Giovanni GRAZIANI - Il nostro statuto è il contratto La Cisl e lo statuto dei lavoratori (SOMMARIO...

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Giovanni Graziani

Il nostro Statutoè il contrattoLa Cisl e lo Statuto dei lavoratori(1963-1970)

Prefazione di Vincenzo Saba

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© copyright 2007Edizioni Lavoro Romavia Lancisi 25

copertina di Fausto Bonaserain copertina:

composizione: Typeface, Cerveteri (Roma)finito di stampare nel gennaio 2007dalla tipolitografia EmpographVilla Adriana (Tivoli)

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Sommario

Prefazionedi Vincenzo Saba IX

Il nostro Statuto è il contratto 5

Premessa

Capitolo 1Una storia difficile da raccontare

1963-1970: una vicenda minore dentro alla storia del centro-sinistra, p. 7 - Ascesa, sconfitta e rimozione delle idee dellaCisl, p. 9 - Vecchi equivoci e nuove ipotesi su «legge e con-tratto» secondo la Cisl, p. 17 - Una vicenda tutta da ricostrui-re, p. 30 - La poca fede di san Pietro e quella della Cisl, p. 32

Capitolo 2Gli antenati dello Statuto 35

Turati e i lavoratori come «condòmini», p. 35 - Di Vittorio:uno Statuto per il partito nella fabbrica, p. 37 - Fiorentino Sul-lo e Giorgio Bo preparano l’incontro fra democristiani e socia-listi, p. 41 - Nenni e la «Costituzione nelle fabbriche», p. 44

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Capitolo 3La risposta di Storti: il nostro Statuto è il contratto 47

La proposta della Cisl è l’accordo quadro, p. 47 - Lo Statutodei lavoratori è contro l’accordo quadro, p. 49 - Le obiezionidi merito della Cisl: forti perplessità sui licenziamenti, contra-rietà al riconoscimento delle commissioni interne, p. 51 -L’ottimismo della Cisl e i limiti del centro-sinistra, p. 54 - Lealternative all’accordo quadro: lo Statuto, il «sostegno», l’ar-ticolo 39, p. 56

Capitolo 4La «giusta causa» e la sconfitta della Cisl 61

L’operazione Statuto non decolla, p. 61 - «L’espediente delquestionario» e il «fittizio sostegno», p. 65 - La Cisl e la Con-findustria per gli accordi, Nenni e la Cgil per la legge, p. 71 -La legge ricalca l’accordo, ma cancella l’autonomia delle par-ti, p. 75 - Il no alla «giusta causa», una battaglia solitaria, p. 79

Capitolo 5L’unità sindacale cambia le carte in tavola 87

I pesanti strascichi della «giusta causa», p. 87 - Le idee dellaCisl si fanno meno chiare, p. 93 - La Fim si mette alla testadella «nuova Cisl», p. 95 - La legislazione di sostegno control’accordo quadro, p. 97 - Giugni, 1967: una «moderna legisla-zione» invece dello Statuto, p. 101 - Giugni, 1968: la saldatu-ra fra legislazione di sostegno e Statuto dei lavoratori, p. 103 -La linea della Fim: il contratto per gli iscritti e la legislazionedi sostegno, p. 111

Capitolo 6Dal no allo Statuto dei lavoratorial silenzio sullo «Statuto dei sindacati» 117

La commissione Giugni disegna il prototipo dello Statuto, p.117 - La rappresentatività, chiave di volta del sostegno legi-slativo, p. 120 - La reintegrazione, misura eccezionale di tute-la per i sindacalisti, p. 122 - La prima risposta della Cisl è una

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non risposta, p. 123 - Il Pci impone l’accelerazione decisiva,p. 127 - L’iniziativa di Brodolini come male minore, p. 130 -Poco entusiasmo al Senato per il testo del governo, p. 132 - Ildisegno di legge Brodolini: un compromesso dalle prospettiveincerte, p. 135 - La reintegrazione viene estesa alla tutela da-gli atti discriminatori, p. 140 - Sostegno al sindacato senza re-golazione della rappresentanza, p. 142 - Ambiguità e oggetti-ve difficoltà della Cisl, p. 145

Capitolo 7Da Brodolini a Donat Cattin 149

Il punto di equilibrio ritorna in discussione, p. 149 - La leggeviene riscritta, con la partecipazione del Pci, p. 153 - La meta-morfosi della reintegrazione procede, p. 155 - Le idee confusedella commissione lavoro: sì ai diritti sindacali e anche allecommissioni interne, p. 158 - Sulla rappresentanza sindacaleregge il compromesso di Brodolini, p. 160

Capitolo 8La frettolosa approvazione della legge 163

Al Senato gli ultimi ritocchi per uno Statuto sempre meno deisindacati, p. 163 - La scelta per la reintegrazione diventa defi-nitiva, p. 165 - Rappresentanze aziendali sempre meno sinda-cali, p. 168 - Il perdurante silenzio di una Cisl divisa, p. 170 -L’ultimo tentativo di Storti, p. 172 - La Camera approva senzadiscutere, p. 175 - L’immediata rimozione dell’alternativa al-lo Statuto, p. 179

Capitolo 9A chi ha dato ragione la storia? 185

Una riflessione da riprendere, p. 185 - Un equivoco e le sueconseguenze, p. 186 - La vittoria della contrattazione articola-ta e la rivincita del diritto privato, p. 187 - Sulla rappresentan-za la battaglia decisiva, p. 193 - Una questione non solo italia-na, p. 195 - Libertà di associazione e diritto alla contrattazio-ne come pietra angolare del diritto sindacale nel mondo, p.199 - La centralità della questione giuridica, p. 204

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AppendiceDocumentazione

Documento 1Conferenza stampa d’inizio anno del segretariogenerale della Cisl, Bruno Storti (1964) 209

Documento 2Proposta di accordo quadro per la contrattazionecollettiva della segreteria confederale Cisl (1964) 216

Documento 3Documento sullo Statuto dei lavoratoridel Comitato esecutivo Cisl (24 marzo 1964) 220

Documento 4La risposta della Cisl al questionario del ministroDelle Fave sullo Statuto dei diritti dei lavoratori (1964) 231Documento 5Licenziamenti individuali (giusta causa): sì al contratto,no alla legge (1966) 237

Documento 6II Assemblea organizzativa della Fim Cisl.Rapporti conclusivi (1968) 302

Documento 7Ordini del giorno approvati dal VIII Congressoprovinciale della Fim Cisl di Milano (1969) 304

Documento 8Intervento del segretario generale della Cisl Bruno Stortisul testo dello Statuto approvato dal Senato (1970) 306Documento 9Dichiarazione dell’Oil sui principi e i diritti fondamentalinel lavoro e i suoi seguiti (1998) 309

Cronologia 315

Indice dei nomi 323

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Prefazionedi Vincenzo Saba

Dobbiamo essere grati all’autore di questo libro, Giovanni Gra-ziani, che svolge già da tempo un lavoro molto interessante nelcampo degli studi di storia del diritto del lavoro e di storia delmovimento sindacale, per questa sua opera sulla storia dello Sta-tuto dei lavoratori. Un libro nato dalla «curiosità» dell’autore, su-scitata da un problema storiografico vero, di «come fosse statopossibile che a una vicenda non secondaria come questa non fos-se stato dedicato alcun libro, né alcun contributo specifico di unacerta consistenza». Gli dobbiamo essere grati per il fatto, una vol-ta individuata la lacuna, di aver tentato di colmarla, con il grandeimpegno di ricerca che l’impresa richiedeva, e con risultati ecce-zionali, come tenterò di mettere in evidenza. L’autore stesso, delresto, mostra di avere consapevolezza dell’importanza e della dif-ficoltà della sua impresa.

Con questa mia prefazione non vorrei fare altro, comunque,oltre a esprimere il mio apprezzamento, che richiamare l’atten-zione sull’importanza di questi risultati per il progresso degli stu-di nel campo della storia del movimento sindacale in Italia. Lofarò appoggiandomi a due dei nove capitoli dell’opera, il primo el’ultimo, che hanno funzione esplicativa, introduttiva e conclusi-va, rispettivamente, rispetto a quella che potremmo chiamare or-mai «la questione storiografica dello Statuto» così come si poneoggi agli studiosi. Anche gli altri sette capitoli, che hanno funzio-ne essenzialmente narrativa, sono, evidentemente, di grande inte-

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resse. Essi, seguendo il filo della storia dello Statuto, ci possonoaccompagnare e aiutare a meglio conoscere avvenimenti impor-tanti della storia del periodo che va dal 1963 al 1972: la storia,nell’ordine cronologico, degli «antenati» dello Statuto (Di Vitto-rio, Sullo, Bo, Nenni); la risposta della Cisl (l’accordo quadro), ele alternative all’accordo quadro (lo Statuto e il «sostegno») la«giusta causa» e la sconfitta della Cisl (il no alla legge sui licen-ziamenti, una battaglia solitaria); l’unità sindacale che cambia lecarte in tavola (le idee della Cisl si fanno meno chiare e la Fim simette alla testa della «nuova Cisl»); dal no allo Statuto dei lavo-ratori al silenzio sullo «Statuto dei sindacati»; da Brodolini a Do-nat Cattin (le legge viene riformulata); la frettolosa approvazionedella legge (il perdurante silenzio di una Cisl divisa).

Tutte pagine fra le più interessanti e, nello stesso tempo, fra lepiù problematiche della storia del diritto del lavoro e della storiadel sindacato; e nelle quali, nel libro di Graziani, c’è sempre qual-che cosa che viene detta per la prima volta o viene detta, comun-que, in una prospettiva nuova. Ma, come ho già detto, sono so-prattutto il primo e l’ultimo capitolo che, senza perdere in effica-cia narrativa, ci forniscono la chiave per capire tutta la «questio-ne» e ci allargano gli orizzonti storiografici in cui molti degli av-venimenti già noti rivelano un nuovo significato.

Il primo capitolo ci aiuta anzitutto ad aver presente che la sto-ria dello Statuto è «una vicenda dentro la storia del centro-sini-stra», e che quell’espressione «Statuto dei lavoratori» è un’e-spressione polisemica che è stata usata con una grande varietà disignificati; e che le posizioni della Cisl sono quindi da valutarein relazione alle diverse questioni di volta in volta sul tappeto,oltreché ai contesti sempre vari in cui si collocano. Allo stessomodo il primo capitolo ci aiuta ad aver presente che la storia del-lo Statuto rientra altresì nei fatti che contemporaneamente accad-dero in ambito sindacale, dove in quel momento ci fu una vera epropria «cesura»: fra un «prima», rappresentato dal progetto sin-dacale costruito intorno al principio della libertà e del plurali-smo, e un «dopo», che invece si impose attorno al 1969, attraver-so la pratica conflittuale, in nome dell’unità e in forza di un’in-terpretazione classista del sindacato. Su questa «cesura», inoltre,si è creata una nebbia che ha consentito l’equivoco del «conti-nuismo» fra il «prima» e il «dopo», anche perché le posizionidella Cisl sullo Statuto, dal 1969 in poi, sembravano fatte più di

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silenzi e di mediazioni confuse che di prese di posizione esplici-te e coerenti.

Ed è da questo equivoco che bisogna uscire, nel riscrivere lastoria dello Statuto, assumendo necessariamente un punto di par-tenza diverso, in cui le scelte iniziali della Cisl per il contratto ri-spetto alla legge, in particolare nella vicenda dell’articolo 39, puòessere letta come la conseguenza della volontà della Cisl di esserepartner di relazioni economiche e sociali su un piano di libertà:«il che pone come esigenza ineludibile la rivendicazione di un in-quadramento giuridico privatistico, e che si sviluppa in una seriedi posizioni che non sono la ripetizione di un unico giudizio chetutte le contiene ab origine, ma nascono da un pensiero continuoche si forma dentro l’organizzazione e costruisce rispetto alle do-mande concrete che ad essa si pongono, usando e perfezionandostrumenti giuridici forgiati nella ricerca di soluzioni tecniche e in-termedie in relazione ai bisogni che si pongono».

Una storia complessa, quella dello Statuto, se letta assumendoquesto nuovo punto di partenza; ed è per questo che Graziani,nell’ultimo punto del primo capitolo, parla di «una vicenda tuttada ricostruire». Ed è quello che Graziani dice di voler comunquecominciare a fare, nonostante la difficoltà dell’impresa: ipotiz-zando che la Cisl abbia compiuto, a cavallo tra il 1969 e il 1970,una (piccola o grande) rinuncia a se stessa e che oggi, «col distac-co che è possibile avere quattro decenni dopo, alcune scelte di po-litica del diritto fatte, o subite, dalla Cisl possono essere viste co-me il frutto delle proprie paure, più che mosse da ragioni oggetti-ve». Il che può suggerire, dice Graziani concludendo questo pri-mo capitolo, la considerazione che oggi «non tira più il vento cheallora poteva spaventare».

Il tempo trascorso dai fatti e i fatti accaduti nel frattempo pos-sono consentire, aggiunge Graziani nell’ultimo capitolo della suaopera, se non di trarre conclusioni definitive, quantomeno di per-venire a parametri di sufficiente oggettività.

È di queste considerazioni che è fatto l’ultimo capitolo, nonmeno importante e non meno utile, e non meno ricco di riferi-menti alle vicende accadute in Italia, in ordine allo Statuto, dal1966 in poi, e con riferimento altresì alle ultime indicazioni diimportanti organismi internazionali sulla «libertà di associazionee il diritto alla contrattazione come pietra angolare del diritto sin-dacale nel mondo».

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La mia prefazione andrebbe troppo lontano, a questo punto, secedessi alla tentazione di dare conto anche di questa parte del la-voro di Graziani. Ma non so rinunciare a riassumere il testo delladomanda che Graziani ritiene necessario porsi: se ci sia qualcheripensamento culturale da fare sia sulla legge n. 300 sia su quelleche sono state considerate le alternative possibili, in particolaresull’accordo quadro: cominciando col domandarsi se l’altra stra-da, rispetto allo Statuto-legislazione di sostegno, cioè la strada diun sistema di regole costruito con gli strumenti dell’autonomiaprivata e sulla volontà delle parti come base necessaria e suffi-ciente, possa essere una strategia valida oggi, a cominciare dal te-ma della rappresentanza sindacale.

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