“Giovani e legalità a confronto” -...

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Fondazione Comunità Domenico Tardini In Villa Nazareth, tel. 06/666971 Via Domenico Tardini 35, 00167 Roma “Giovani e legalità a confronto “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo” (Paolo Borsellino)

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Fondazione Comunità Domenico Tardini

In Villa Nazareth, tel. 06/666971

Via Domenico Tardini 35, 00167 Roma

“Giovani e legalità a confronto”

“Se la gioventù le negherà il consenso anche

l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”

(Paolo Borsellino)

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Fondazione Comunità Domenico Tardini In Villa Nazareth, tel. 06/666971

Via Domenico Tardini 35, 00167 Roma

Incontro culturale del Gruppo Sud

Bari, 29 dicembre 2010 Sede: “Centro Giovanile Universitario Immacolata dei Miracoli”

Viale Mohandas Gandhi,2

Programma:

ore 9.30: Accoglienza

Saluto e aggiornamento piani di studio: Prof.ssa A. Groppelli e

Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle

Comunicazioni Sociali

ore 10.00: incontro con

Dott. Michele Emiliano, Magistrato e Sindaco di Bari

Don Raffaele Bruno, membro di “Libera Puglia”

Moderatrice: Mariapina Monitillo, studentessa di “Lettere Classiche”

“Giovani e legalità a confronto”

ore 12.30: Santa Messa celebrata da Mons. Claudio Maria Celli (stessa sede)

ore 13.30: Pranzo presso il ristorante “Fratelli La Bufala”- Via C.Rosalba 26

ore 15.30: Visita alla “Cattedrale di San Sabino”

ore 17.00: Saluti e partenze

Referenti in Roma:

Luigi Campa

Nicoletta De Troia

Referenti in loco:

Leonardo Racano

Maria Elisabetta Pinto

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Dott. Michele Emiliano

Michele Emiliano è nato a Bari il 23 luglio del 1959, è coniugato e ha tre figli. Magistrato in aspettativa, comincia ad Agrigento la sua carriera professionale, che prosegue nel 1990 alla Procura di Brindisi e nel 1995 a Bari con la Direzione Distrettuale Antimafia.

Nel 2003, sulla spinta di un ritrovato protagonismo della società civile, Michele Emiliano si candida a sindaco della città di Bari per la coalizione di centro sinistra. A giugno del 2004 viene eletto con il 53,8% delle preferenze e la sua lista civica raggiunge il primato cittadino con il 18% dei consensi.

Durante il suo primo mandato ricopre per l'ANCI le deleghe in materia di Politiche per il Mezzogiorno e di Coordinatore dei Sindaci delle Città Metropolitane. Nell'aprile 2007 assume la carica di presidente del Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale di Bari.

Michele Emiliano si ricandida alla guida del Comune e viene eletto il 22 giugno 2009, al ballottaggio, con il 59.81% dei voti. Il Sindaco di Bari è altresì presidente della Fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari

Attualmente è presidente del Partito Democratico della Puglia, di cui è stato segretario regionale.

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Don Raffaele Bruno

Don Raffaele Bruno è attualmente il cappellano del carcere di Lecce; è stato per diversi anni referente regionale di “LIBERA PUGLIA”, della quale è ancora membro attivo. Tra le battaglie più importanti che ha condotto contro la mafia vi è quella della confisca dei terreni e dei beni dei mafiosi. All’interno di LIBERA è nata da pochi anni LIBERA TERRA, per la quale Don Raffaele Bruno si è sempre impegnato.

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" è nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la

corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane.

Libera Terra . Scopo dell'Agenzia è quello di fornire gratuitamente servizi finalizzati alla nascita, allo sviluppo e all'integrazione di iniziative imprenditoriali di norma in forma di società cooperativa, costituite allo scopo di gestire beni e patrimoni aziendali confiscati alla criminalità organizzata o che comunque seguono percorsi analoghi, sempre cioè impegnate nella 'liberazione di terre" e nella loro restituzione ad un utilizzo sostenibile nel circuito della legalità.

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Introduzione

“La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale,e dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”

Abbiamo voluto iniziare questa nostra brevissima introduzione citando le parole di Paolo Borsellino, perché, a nostro avviso, contengono in nuce tutti i punti più dettagliatamente nelle pagine di seguito riportate. Esse contengono articoli e brani che vorremmo sottoporre alla vostra attenzione.

Innanzitutto le parole chiave di questo incontro culturale: Giovani e legalità.

Possiamo interpretare la cultura della legalità come quel principio che detta comportamenti nel rispetto delle regole condivise dalla società di appartenenza. Tuttavia il mero rispetto delle regole non è sufficiente per costruire una comunità se a questa manca un ethos, un pathos e un logos comune e condiviso. La legalità non è da confondere con la difesa dello Stato, inteso come un sistema che impone norme da rispettare.

Le fonti successivamente riportate dimostreranno che la legalità è l’unico strumento capace di difendere la gente comune e la sua libertà di vivere senza paura. Anzi di più, è l’unico strumento in grado di favorire il progresso e garantire il benessere. Il valore della legalità è in definitiva, contestuale alla società.

Così intesa la legalità, trova i suoi naturali interlocutori nei più giovani; diceva Antoine da Saint-Exupêry:

“Gli adulti non capiscono mai qualcosa da soli, ed è noioso per i ragazzi stare a spiegare loro le cose sempre”.

Di fronte al problema della mancanza di una cultura della legalità che permei fin nelle profondità le maglie della società , le giovani generazioni si fanno depositarie della rabbia dell’innocenza e del coraggio della necessità. Esse colgono immediatamente che non basta mobilitarsi "contro", che non solo bisogna sconfiggere, ma anche costruire qualcosa che sia un bene comune per tutti noi,e per i cittadini del futuro.

Solo il rendere gli individui consapevoli dei propri comportamenti, attraverso il diffondersi di una cultura della legalità, permetterà la costruzione di una migliore convivenza sociale. Questo il messaggio globale che ci pare doveroso sottolineare.

Buona conferenza a tutti

Luigi Campa e Nicoletta De Troia

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La mafia vive in silenzio e di silenzi I giovani sono, da sempre, i più sensibili nel recepire tutto ciò che promana da scelte esistenziali forti, da esempi di vita. Ascoltano più volentieri i testimoni che i maestri. Il maestro sale in cattedra addita una via, un ideale da seguire, il testimone vive questo ideale sulla propria pelle, lo fa suo senza paura di mettersi sempre in gioco, di rischiare il tutto per tutto. Ad una opinione, ad una teoria se ne può contrapporre un’altra, ma chi potrà mai confutare una vita, fatti e comportamenti concreti? Ecco perché i migliori maestri, coloro che riescono ad infondere la “cultura”, sono anche dei testimoni che con il loro esempio mostrano di condividere e praticare le idee, gli ideali, i valori che propugnano. Cerchiamo, dunque, noi adulti di essere il più possibile credibili e coerenti per avvicinarci ad essere dei veri testimoni. Perché, vedete, cari ragazzi, cultura della legalità è qualcosa di più della semplice osservanza delle leggi, delle regole; è un sistema di principi, di idee, di comportamenti, che deve tendere alla realizzazione dei valori della persona, della dignità dell’uomo, dei diritti umani, dei principi di libertà, eguaglianza, democrazia, verità, giustizia come metodo di convivenza civile. La cultura, la conoscenza aprono la nostra mente alla riflessione ed al coraggio, al rispetto degli altri e alla tolleranza; ci rendono migliori, ci rendono più liberi. Nessun regime autoritario potrà mai fermare il nostro pensiero. La legalità è la forza dei deboli, delle vittime dei soprusi e delle violenze dei ricatti del potere. Perché la mafia attenta a tutti questi valori, perché è violenza, sopraffazione, intimidazione, prevaricazione, collusione, corruzione, compromesso, contiguità complicità. La mafia è eclissi di legalità. Forte e diffuso è il rischio di un assordante silenzio, della disattenzione, dello sconforto, della rassegnazione, della rimozione, del rifugio nel mito di martiri ed eroi in una oleografia staccata dalla realtà di oggi. Finché la mafia esiste bisogna ricordarlo, parlarne, discuterne, reagire. Il silenzio è l’ossigeno grazie al quale i sistemi criminali, la pericolosissima simbiosi di mafia economia e potere, si rafforzano, si riorganizzano. I silenzi di oggi saremo destinati a pagarli più duramente domani, con una mafia sempre più forte, con cittadini sempre meno liberi.

Piero Grasso

Procuratore Nazionale Antimafia

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Agnese Borsellino scrive ai giovani:

“Costruite l’Italia di domani”

“Carissimi giovani, mi rivolgo a voi come ai soli in grado di raccogliere davvero il messaggio che mio marito ha lasciato, un’eredità che oggi, malgrado le terribili verità che stanno mano a mano affiorando sulla morte di mio marito, ha raccolto mio figlio Manfredi, e non, badate, offrendo sterili testimonianze come vittima di una subdola guerra che gli ha tolto quando aveva appena 21 anni il padre, ma come figlio modello, di cui non posso che andare orgogliosa, soprattutto

perché, insieme alle sue sorelle, serve quello stesso Stato che non sembra avere avuto la sola colpa di non avere fatto tutto quanto era in suo potere per impedire la morte del padre. Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le recenti notizie apparse in questi giorni sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto che può avere avuto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui. Io e miei figli non ci sentiamo persone speciali, non lo saremo mai, piuttosto siamo piccolissimi dinanzi la figura di mio marito che ribadisco ancora una volta, anche a molti di voi che non eravate nati l’anno delle stragi, non è voluto sfuggire alla sua condanna a morte, ha donato davvero consapevolmente il dono più grande che Dio ci ha dato. Io non perdo la speranza in una società più giusta ed onesta, sono anzi convinta che sarete capaci di rinnovare l’attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia, l’Italia del domani.”

Agnese Borsellino

(moglie di Paolo Borsellino)

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Il Papa ai giovani: "Mafia strada di morte" (da “Giornale di Sicilia”, articolo del 3 Ottobre 2010)

PALERMO. "La mafia" è "una strada di morte, incompatibile con il Vangelo": lo ha detto papa Benedetto XVI parlando ai giovani siciliani a Palermo, in piazza Politeama, ultimo appuntamento della sua visita apostolica. "Non cedete alle suggestioni della mafia - ha affermato il pontefice - che è una strada di morte,

incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto". Siate alberi che affondano le loro radici nel 'fiume' del bene" e "non abbiate paura di contrastare il male. Così papa Benedetto XVI si è rivolto questa sera ai giovani siciliani riuniti in piazza Politeama, indicando loro alcuni esempi da seguire: da Chiara Badano, morta di tumore nel 1990 e recentemente beatificata, a Rosario Livatino, magistrato ucciso, nello stesso anno, dalla mafia a 38 anni, ora al centro di una causa di beatificazione. "Insieme - ha detto il Papa ai giovani - sarete come una foresta che cresce, forse silenziosa, ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modo profondo la vostra terra". Parlando di Livatino e di altri giovani morti prematuramente nella fede, papa Ratzinger ha osservato che "spesso la loro azione non fa notizia, perché il male fa più rumore, ma sono la forza, il futuro della Sicilia". Proseguendo poi nella metafora dell'albero, di cui ricorda la radice biblica, Benedetto XVI ha sottolineato il ruolo della famiglia, fondamentale "non solo per una giusta tradizione" "molto sentita dai siciliani". L'importante - ha detto - è che "il senso della vità" "germoglia nella relazione con la madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono i primi collaboratori di Dio, per la trasmissione della vita e della fede". Una famiglia che il Papa vede come una "piccola Chiesa" inserita nella "grande Chiesa" "che Cristo è venuto a formare". "Conosco le vostre difficoltà - ha detto infine il Papa concludendo il suo discorso ai giovani - che sono le difficoltà dei giovani e delle famiglie di oggi, in particolare nel sud d'Italia". E ha citato ancora don Pino Puglisi, esortando ad avere fiducia nei sacerdoti che, come lui, "sono per voi autentici padri e fratelli nella fede".

Applausi e grida di gioia hanno accompagnato le parole di Benedetto XVI sulla mafia pronunciate oggi a Palermo, durante l'incontro con i giovani in piazza Politeama. Due volte il pontefice ha dovuto interrompere il suo discorso, quando ha detto che "la mafia è una strada di morte" e poi quando ha affermato che essa è "incompatibile con il Vangelo".

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Il valore della legalità

“ Parlare oggi di mafia, senza una tragedia alle spalle, può sembrare un esercizio astratto. Siamo troppo abituati alla lacrima del giorno dopo per non stupirci di fronte a una riflessione fuori delle contingenze. Eppure di questa riflessione c’è bisogno per ricostruire le basi di un nuovo impegno. Sono molti i segnali di pubblica distrazione; ne cito uno soltanto. Dopo l’arresto di Provenzano molti commentatori hanno chiesto: “Chi sarà il successore?”. La domanda era frutto di una valutazione “neutrale” della mafia a sua volta derivante da un’acquisita normalità della sua presenza nel nostro Paese. Si è parlato di Provenzano come si trattasse del capo di un governo o del segretario di un partito politico . Avvertiamo oggi dentro noi stessi l’insufficienza del presente e il rischio della retorica quando si ricorda il passato. Le date chiave della memoria, la strage di Capaci, la strage di via Mariano D’Amelio, l’ uccisione di Pio Latorre, l’ uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa, sono vissute più spesso come tappe di un doloroso pellegrinaggio degli stessi di sempre, con nuovi innesti non sempre esenti dal sospetto, invece che come occasioni per nuovo impegno di nuove generazioni. E mentre nel mondo politico le parti si scontrano per problemi spesso estranei ai bisogni del Paese, la mafia continua a stendere i suoi fili, ad allungare le sue mani, a svuotare i gusci della rappresentanza politica. Non ha più intermediari con la borghesia perchè è diventata essa stessa borghesia; non ha più intermediari con il potere politico, perché è diventata essa stessa potere politico. […] Facciamo leva sulla società onesta. Nella società c’è la mafia, ma ci sono anche forze, soggetti, movimenti che con il loro lavoro, con le loro analisi rendono possibile una risposta civile. Libera, l’associazione di associazioni antimafia, che ho concorso a fondare nel 1995, e che è guidata in modo esemplare da Luigi Ciotti, mobilita in misura crescente, migliaia di giovani e ha inventato il sistema delle cooperative di giovani che gestiscono i beni confiscati alla mafia, con risultati economici interessanti. La Fondazione Falcone, ogni 23 maggio, fa arrivare a Palermo da tutta Italia centinaia di giovani studenti che discutono con autorità di governo della lotta alla mafia. Rita Borsellino, con il suo movimento “Un’altra storia”, parla ai giovani siciliani e a chiunque voglia ascoltare parole pulite. Queste vostre Giornate per la Legalità che impegnano tanta parte della società italiana impegnata contro le mafie sono un ulteriore segno della nostra vitalità e della nostra voglia di dedicare alla legalità parte della nostra vita. Non c’è più, e non potrebbe essere altrimenti, la mobilitazione tumultuosa delle coscienze che ci fu dopo le stragi. È intervenuta una salutare razionalizzazione. Ciò che era estemporaneo, dettato dall’emozione e dall’indignazione, è stato ordinato, è diventato flusso continuo di relazioni, scambio di idee, costruzione di pratiche nuove.

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E tuttavia dobbiamo stare attenti ad un equivoco. Tutte queste nostre iniziative, pur validissime, per l’assenza di una più generale spinta ad allargare la platea delle persone impegnate, rischiano di restare confinate in un’area specialistica o addirittura aristocratica. Hanno il rispetto di tutti, ma parlano ancora ad una minoranza del Paese e proprio per questo rischiano esse stesse di assumere toni e carattere minoritari, puramente oppositivi e quindi di smarrirsi. Dobbiamo far diventare la lotta contro la mafia impegno generale e costante. Ma cosa rende difficile questo obbiettivo? Alcuni aspetti del contesto globale non aiutano. La mafia schiaccia i diritti dell’uomo, ma proprio sul terreno dei valori umani stiamo registrando un drammatico balzo all’indietro. […] La disumanità, quindi, non è un'esclusiva della mafia. È uno dei caratteri del nostro tempo. Sembra anzi che il nostro tempo abbia acquisito, drammaticamente, alcuni caratteri una volta propri solo delle organizzazioni mafiose. […] Per ridare forza alla legalità ed efficacia alla lotta contro la mafia, le classi dirigenti italiane devono tener fede al loro dovere primario. Il loro dovere primario è dare un obiettivo al Paese, dare un senso alla vita delle persone facendole sentire parte di un progetto comune. Le relazioni tradizionali tra politica e società sono in genere imperniate sullo scambio servizi-consenso. Ma nei paesi civilmente avanzati questo scambio si muove all’interno di una idea di appartenenza alla nazione determinata da forti legami sociali e dalla condivisione attiva di valori civili. Potremmo parlare di patriottismo civile, per definire una patria costruita insieme da cittadini che praticano i valori civili e da classi dirigenti che quei valori sostengono e incoraggiano anche con la coerenza dei comportamenti. […] In questa carenza di patriottismo civile la mafia trova l’ambiente più idoneo per svilupparsi e per conservare la propria immunità. Se il mondo si regge sui rapporti di forza, ebbene la mafia è in grado di mettere in campo uno straordinario repertorio di azioni di forza. Se il potere pubblico non assicura il primato della legge, ci pensa la mafia in molte aree del Paese a ricostruire un ordine, il suo ordine. Tra le classi dirigenti le maggiori responsabilità spettano alla politica. Da che cosa sono determinate le omissioni della politica nella lotta contro la mafia? I fattori rilevanti sono diversi nelle due coalizioni ma qui non intendo soffermarmi su questi aspetti, che sono assai complessi. Intendo invece esporre un concetto semplice. La mafia sta nella società e dalla società parte per giungere nella politica, nel mercato, nella burocrazia. Se è così, la lotta contro la mafia non sarà vincente sinchè i partiti si limiteranno a riflettere la società senza un progetto per cambiarla. Se la politica si limita a riflettere la società, ad inseguire i sondaggi di opinione per dare ai cittadini ciò che i sondaggisti dichiarano che la maggioranza vuole non sarà mai possibile tagliare via ciò che nella società è marcio e liberare le forze sane e oneste. Compito della politica è cambiare la società costruendo forti legami sociali, risollevando lo spirito della nazione italiana, richiamando la forza interna del

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nostro Paese. Non siamo una mezza-nazione. […] Sono moltissimi gli Italiani che si dedicano ad attività di volontariato, riconoscendo l’esistenza e il valore di un modo di essere cittadini che non si esaurisce nel rincorrere il proprio privato interesse. […] Queste donne e questi uomini, indipendentemente dalla loro collocazione politica, sono evidentemente un’entità ragguardevole se l’Italia resta comunque uno dei grandi Paesi nel mondo. Nella loro vita quotidiana, anche se non ne sono consapevoli, rendono attivi e vitali i valori della Costituzione della Repubblica che sono invece estranei alla mafia e a chi la favorisce. Ma queste donne e questi uomini rischiano di perdere la fiducia nelle loro forze e nel loro futuro se vedono che tutt’ intorno prevalgono l’arrivismo e la rissa. Hanno bisogno di una politica che ne sostenga la scelta di vita, che li renda visibili e protagonisti, che valorizzi quello che sono e quello che fanno,che offra un contesto di ideali, regole e principi, nel quale costruire presente e futuro. […] E’ nostro compito richiamare agli italiani i valori della legalità e della Costituzione come orizzonte pratico e ideale; così si riconosce la loro cittadinanza civile, così si riconosce il senso nazionale del loro lavoro. Così si individua il contesto dei valori all’interno dei quali si colloca la lotta contro le mafie. Perciò occorre che si sviluppi in tutte le forze politiche un radicale processo di rinnovamento di quadri, di idee, di costumi. Questo rinnovamento è più importante dell’azione repressiva. La risposta penale continui ad esserci; ma senza una bonifica politica è come svuotare il mare con un mestolo. Infatti gli arresti e le condanne non impediscono l’affluire di nuove leve nelle organizzazioni mafiose. Né si può puntare solo sulla repressione. Senza il rinnovamento della politica, una strategia fondata soltanto sui controlli di polizia e sul processo penale, avrebbe come effetto un ingessamento della vita economica e sociale e un intollerabile eccesso di potere della magistratura e delle forze di polizia nella vita dei cittadini. Ma se tutta la politica italiana scegliesse la via del rinnovamento e della legalità, è evidente che scatterebbe una riscossa politica e morale che azzererebbe questi rischi. La mafia di oggi ha deciso di lavorare silenziosamente, nuotando sotto il pelo dell’acqua. Questa scelta le ha consentito di riprendere fiato, di riorganizzare le forze e di continuare indisturbata nelle attività ”economiche”: usura, corruzione, estorsione, appalti truccati. […] Dovremmo evitare che, a nostra insaputa, giungano nella stanza dei bottoni, mentre noi continuiamo, distratti, a discutere scrutando l’orizzonte.”

On. Luciano Violante

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Iniziative per creare un “mondo di legalità”…

SARÀ IN PUGLIA LA SCUOLA DI LEGALITÀ E LOTTA ALLE MAFIE

(da “Nuovo Corriere Bari Sera” articolo del 2 settembre 2010)

BARI – Una scuola europea di legalità in Puglia. Dall’anno prossimo parte la Summer school per contrastare la criminalità organizzata, con tanto di crediti formativi per gli studenti e una rete con le Università pugliesi. Obiettivo: estendere all’Europa la normativa sulla confisca dei beni appartenuti alle cosche mafiose, dato che solo tre su 27 Paesi la applicano. Ad annunciarlo oggi, l’assessore alle politiche giovanili Nicola Fratoianni, nel suo bilancio sull’Ole (Otranto legality experience), una tregiorni di forum che si sta concludendo in queste ore nella città salentina. “Vogliamo fare della Puglia un territorio d’eccellenza”, ha spiegato Fratoianni, “perché l’appuntamento di studio di questa prima edizione possa diventare un evento fisso”. Sono 180 i partecipanti dell’edizione in corso, di questi, 70 sono stranieri. Al centro delle riflessioni, i rischi che la globalizzazione comporta dal punto di vista della criminalità organizzata. “Sappiamo che la mafia europea ha le sue propaggini in Andalusia, in Germania, fino in Australia e America Latina. Questo dobbiamo combattere”, rilancia il presidente della Regione Nichi Vendola. “Sono particolarmente orgoglioso che la Summer school nasca in Puglia. E non sarà, vi assicuro, un evento retorico o una sfilata di divi”. Per il presidente “è importante agganciare l’Europa che ha occhi per guardare perché la capacità dello sguardo è un fatto politico. Quando il procuratore Antonio Laudati ci aiuta a ricostruire la visione dei fenomeni criminali in Puglia – continua Vendola – lo fa offrendoci la visione d’insieme, il mosaico e non i piccoli tasselli. Ecco occorre su questi temi uno sguardo lucido”. D’altronde i numeri parlano chiaro: il 41% delle proprietà immobili al Sud sono sotto ipoteca finanziaria, e questo blocca l’attività imprenditoriale. “Dobbiamo costruire il presente e non pensare alla criminalità in termini di passato remoto”, commenta il presidente di Flare, Michele Curto. “Facciamo qualcosa per rendere più libere le cooperative”, asserisce Vittorio Agnoletto, coordinatore dell’Ole, e gli fa eco don Luigi Ciotti (presidente di Libera), anche lui in conferenza, “sarà una sfida culturale, serve una convivialità delle differenze”. Il messaggio di don Ciotti è quanto mai chiaro: “Lo Stato dia di diritto ciò che la mafia concede come favore”.

Ida Galise

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…Iniziative per creare un “mondo di legalità”

AVVIATA LA CAMPAGNA 'CORROTTI' PER LA LOTTA ALLA CORRUZIONE

(da “Puglia live.net” articolo del 7 dicembre 2010)

BARI- “A due giorni di distanza dalla ricorrenza del 9 dicembre, Giornata internazionale contro la Corruzione indetta dall’Assemblea generale dell’ONU, in concomitanza con diverse città d’Italia (tra cui Reggio Calabria, Firenze, Roma, Perugia e Bologna), il Comune di Bari ha aderito ufficialmente alla campagna contro la corruzione, promossa dalle associazioni “Libera” e “Avviso Pubblico”, entrambe attive per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata. Si tratta di una “sensibilizzazione” dei cittadini al problema che fa scivolare l’Italia tra gli ultimi posti (precisamente al 67º posto, livello più basso dal 1995) nell’ultimo rapporto di Transparency International sulla trasparenza delle decisioni pubbliche. Con una raccolta firme fino al 21 marzo 2011: chi intende aderire alla campagna potrà recarsi all’URP dei vari comuni coinvolti, nelle piazze, nei luoghi ricettivi interessati, per sottoscrivere una cartolina diretta al Presidente della Repubblica. «L’obiettivo – ha dichiarato il vicepresidente di “Avviso Pubblico” Cosmo Damiano Stufano – è quello di raggiungere un milione di firme in tutti i Comuni: mobiliteremo tutti i nostri soci a livello nazionale perché per contrastare le mafie e la corruzione non si può delegare tutto alla polizia e alle forze dell’ordine, ma devono esserci politiche adeguate». Una volta raggiunto il numero necessario, le associazioni chiedono allo Stato di applicare la convenzione internazionale dell’ONU del 2003, ratificata dall’Italia, per una norma sulla “confisca e l’uso sociale dei beni sottratti ai corrotti” (secondo la denuncia della Corte dei Conti la cifra per le operazioni di corruzione ammonta a circa 60milioni di euro) da affiancare a quelli confiscati. Lo slogan dell’iniziativa, infatti, recita: «per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato». Un’idea ribadita anche dal referente regionale di “Libera”:«in questi anni ci si è soffermati molto sui beni da confiscare alle mafie trascurando quelli provenienti dalla corruzione e il 9 dicembre presenteremo la campagna a Bruxelles perché vogliamo che abbia una dimensione europea oltre che nazionale e che colpisca tutti i livelli sociali». Del resto, corruzione e mafia sono due facce della stessa medaglia.”

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Per approfondimenti:

“Il ciclo mafioso” -Luciano Violante; edizioni Laterza 2002

“Cantata per la festa dei bambini morti di mafia”- Luciano Violante; edizioni Laterza

1994

“I ragazzi di Locri, testi di Annarosa Macrì e Gianfranco Manfredi

“Il piccolo principe" -Antoine da Saint-Exupêry; Paperback 2005

"Forcella tra inclusione ed esclusione sociale"- Luigi Merola; Guida Editore 2007

“il profumo della legalità”-Ministero della gioventù del governo italiano

Onda Libera- Album dei Modena City Ramblers; parte del ricavato è stato devoluto a

“LIBERA TERRA”