Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

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C'è tanfo di abbandono al Volta. Un'entrata grigio nebbia, sporca; sui muri crepati pochi manifesti sbiaditi e cadenti. La gente passa frettolosa per le porte di ferro e scappa in classe. Fuori c'è la solita fontana lercia e qualche ragazzo che chiacchiera solamente col proprio motorino. Suona la campanel- la, tutti in classe. La lezione passa, la sonnolenza no. Altre due ore, sù, che poi c'è l'intervallo. Scoccano le 11.15, tutti fuori! Ultimamente pe- rò, ha chiuso anche il cortile fumatori: un'altro muro che cade a pezzi. I bagni, ora, puzzano di fumo. An- che di macchinette ce ne sono meno: pochi giorni fa un tizio ne ha presa a calci una perché si era incep- pata. Qualche altro balordo ha sporcato tutta la pa- lestra due, che ora è chiusa per le pulizie. Escono gli alunni. Facce ammazzate dalla monotonia, ecco tutto, sguardi affogati nella torpidezza e nella noia. Nessuno saluta i prof in corridoio. Tempo di scambiare due parole e poi di nuovo in classe. Dai, forza, solo più due ore! Il tempo in aula scorre lentissimo, è fortunato solo chi si riesce ad addormentare nelle ultime file. Suona la penulti- ma campana. Alcuni iniziano già a mettere via l'astuccio - manca poco secondo loro! Altri immagi- nano sul banco una bella pastasciutta fumante, pre- gustandola mentalmente. Altri ancora fissano l'oro- logio tentando di spostare avanti quelle lancette con la forza della loro psiche. Poi improvvisamente un trillo, forte, chiaro, liberatorio! Gli studenti interrompono la spiegazione del professore e fuggono da quella tristissima prigione. Fuggono via dall'intera zona, tornano a casa. Le pizzerie e i ristoranti attorno al Volta cadono in mise- ria per penuria di clienti. Il coro, a causa della scar- sa partecipazione, canta in playback. L'orchestra ha smesso di suonare. Il gruppo di fotografia si occupa solamente delle foto di classe. Non ci sono più as- semblee d'istituto, nessuno ci andrebbe. Il comitato studentesco si riunisce una sola volta all'anno. E per finire in bellezza, il Giornalotto ha chiuso i battenti. La fontana non è mai stata così pulita, ci si può quasi specchiare dentro. Stranamente, molti arrivano prima del tempo davanti a scuola per chiacchierare con gli amici. Altri si piazzano un po' in disparte e ripassano per la verifica del giorno, tra facce preoccupate e qual- che sorriso rilassato. Insomma, la scuola inizia prima delle lezioni. Non avevo mai notato che l'entrata del Volta fos- se di marmo. Da quando alcuni studenti l'hanno ripulita non mi riesco ad abituare, mi meraviglio ogni volta che ci passo davanti: brilla! Le pareti dell'atrio sono tap- pezzate di volantini e c’è anche qualche cartellone: l’invito al concerto dell'orchestra e del coro, lo spetta- colo del gruppo di teatro, la Bacheca del Giornalotto, la locandina delle serate della Società di Lettura, e perfi- no la presentazione di qualche nuovo gruppo pomeri- diano. L'Auletta ha riaperto, e funziona a meraviglia. E' sempre pulita e vi si riuniscono molti gruppi pomeridia- ni. I ragazzi di passaggio si fermano spesso a dare un'occhiata, per poi avviarsi in classe come al solito. Passate le prime tre ore, suona la campana del- l'intervallo. I due cortili si riempiono, le macchinette si svuotano, gente che va, gente che viene, studenti alla disperata ricerca dell'amico, della fidanzata, del pro- fessore, persone su e giù per le scale, parole in libertà, qualche battuta, una boccata d’aria. Poi il secondo tril- lo, e tutti di nuovo in classe. Le ultime due ore trascor- rono rapidamente: c'è assemblea d'istituto! Vista la grandissima partecipazione alle ultime assemblee è stato allestito un palco nelle palestre uno e due: l’aula magna sarebbe stata a dir poco soffocante! Suona anche l'ultima campana: alcuni escono subito per prenotarsi i posti in pizzeria, qualche gruppo si dirige verso casa e altri ancora discutono della loro attività pomeridiana. La maggioranza, però, si stabiliz- za davanti a scuola a chiacchierare. La sera ci sarà la mostra di fotografia… basteranno i posti in aula ma- gna? Due o tre ragazze stanno cercando la loro prof perché hanno già venduto tutti i biglietti per il concerto di fine anno, ne servono altri! C’è interesse, c’è parte- cipazione. Un gruppetto si è radunato proprio accanto alla fontana, sembrano discutere di qualche loro idea; si guardano ridendo, forse la metteranno in pratica. E tra tutta questa bella vitalità, c'è anche un ragazzo che va cercando una copia del Giornalotto, perché nella sua classe sono sparite tutte in un batter d'occhio... Dedicato al Preside Giordano Liceo Volta _ Ottobre 2011 Anno 11° _ Numero 1 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero) giornalotto.forumfree.it/ [email protected] Il GIORNALOTTO The DAYALOT Le JOURNALOT El HYORÑALOTO Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ DIESLOTTUS Speravate di esservene liberati. Speravate giochi senza senso e tutte le peggio cazzate Anno 12°_ Numero 4_ Che Volta volete? Il Direttore, Alessandro Luciano IIIG Voltabuona Voltastomaco _ _

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Il quarto numero del Giornalotto dell'anno scolastico 2011/2012

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C'è tanfo di abbandono al Volta. Un'entrata grigio nebbia, sporca; sui muri crepati pochi manifesti sbiaditi e cadenti. La gente passa frettolosa per le porte di ferro e scappa in classe. Fuori c'è la solita fontana lercia e qualche ragazzo che chiacchiera solamente col proprio motorino. Suona la campanel-la, tutti in classe. La lezione passa, la sonnolenza no. Altre due ore, sù, che poi c'è l'intervallo.! Scoccano le 11.15, tutti fuori! Ultimamente pe-rò, ha chiuso anche il cortile fumatori: un'altro muro che cade a pezzi. I bagni, ora, puzzano di fumo. An-che di macchinette ce ne sono meno: pochi giorni fa un tizio ne ha presa a calci una perché si era incep-pata. Qualche altro balordo ha sporcato tutta la pa-lestra due, che ora è chiusa per le pulizie. Escono gli alunni. Facce ammazzate dalla monotonia, ecco tutto, sguardi affogati nella torpidezza e nella noia. Nessuno saluta i prof in corridoio.! Tempo di scambiare due parole e poi di nuovo in classe. Dai, forza, solo più due ore! Il tempo in aula scorre lentissimo, è fortunato solo chi si riesce ad addormentare nelle ultime file. Suona la penulti-ma campana. Alcuni iniziano già a mettere via l'astuccio - manca poco secondo loro! Altri immagi-nano sul banco una bella pastasciutta fumante, pre-gustandola mentalmente. Altri ancora fissano l'oro-logio tentando di spostare avanti quelle lancette con la forza della loro psiche. Poi improvvisamente un trillo, forte, chiaro, liberatorio! ! Gli studenti interrompono la spiegazione del professore e fuggono da quella tristissima prigione. Fuggono via dall'intera zona, tornano a casa. Le pizzerie e i ristoranti attorno al Volta cadono in mise-ria per penuria di clienti. Il coro, a causa della scar-sa partecipazione, canta in playback. L'orchestra ha smesso di suonare. Il gruppo di fotografia si occupa solamente delle foto di classe. Non ci sono più as-semblee d'istituto, nessuno ci andrebbe. Il comitato studentesco si riunisce una sola volta all'anno. E per finire in bellezza, il Giornalotto ha chiuso i battenti.

La fontana non è mai stata così pulita, ci si può quasi specchiare dentro. Stranamente, molti arrivano prima del tempo davanti a scuola per chiacchierare con gli amici. Altri si piazzano un po' in disparte e ripassano per la verifica del giorno, tra facce preoccupate e qual-che sorriso rilassato. Insomma, la scuola inizia prima delle lezioni.! Non avevo mai notato che l'entrata del Volta fos-se di marmo. Da quando alcuni studenti l'hanno ripulita non mi riesco ad abituare, mi meraviglio ogni volta che ci passo davanti: brilla! Le pareti dell'atrio sono tap-pezzate di volantini e c’è anche qualche cartellone: l’invito al concerto dell'orchestra e del coro, lo spetta-colo del gruppo di teatro, la Bacheca del Giornalotto, la locandina delle serate della Società di Lettura, e perfi-no la presentazione di qualche nuovo gruppo pomeri-diano. L'Auletta ha riaperto, e funziona a meraviglia. E' sempre pulita e vi si riuniscono molti gruppi pomeridia-ni. I ragazzi di passaggio si fermano spesso a dare un'occhiata, per poi avviarsi in classe come al solito.! Passate le prime tre ore, suona la campana del-l'intervallo. I due cortili si riempiono, le macchinette si svuotano, gente che va, gente che viene, studenti alla disperata ricerca dell'amico, della fidanzata, del pro-fessore, persone su e giù per le scale, parole in libertà, qualche battuta, una boccata d’aria. Poi il secondo tril-lo, e tutti di nuovo in classe. Le ultime due ore trascor-rono rapidamente: c'è assemblea d'istituto! Vista la grandissima partecipazione alle ultime assemblee è stato allestito un palco nelle palestre uno e due: l’aula magna sarebbe stata a dir poco soffocante!! Suona anche l'ultima campana: alcuni escono subito per prenotarsi i posti in pizzeria, qualche gruppo si dirige verso casa e altri ancora discutono della loro attività pomeridiana. La maggioranza, però, si stabiliz-za davanti a scuola a chiacchierare. La sera ci sarà la mostra di fotografia… basteranno i posti in aula ma-gna? Due o tre ragazze stanno cercando la loro prof perché hanno già venduto tutti i biglietti per il concerto di fine anno, ne servono altri! C’è interesse, c’è parte-cipazione. Un gruppetto si è radunato proprio accanto alla fontana, sembrano discutere di qualche loro idea; si guardano ridendo, forse la metteranno in pratica. E tra tutta questa bella vitalità, c'è anche un ragazzo che va cercando una copia del Giornalotto, perché nella sua classe sono sparite tutte in un batter d'occhio...

Dedicato al Preside Giordano Liceo Volta _ Ottobre 2011

Anno 11° _ Numero 1 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero) giornalotto.forumfree.it/ [email protected]

Il GIORNALOTTO The DAYALOT Le JOURNALOT

El HYORÑALOTO Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ

DIESLOTTUS

Speravate di esservene liberati. Speravate che fosse solo un incubo di breve durata. Speravate che non sarebbe mai tornato. E invece il Giornalotto risorge dalle proprie ceneri come ogni anno, pronto come sempre ad ammorbarvi con la sua paccata di articoli seri che non legge nessuno, racconti deliran-ti e vignette dal dubbio gusto grafico (ma è proprio in questo cocktail di genio e follia che risiede il nostro fascino, se volete la nostra opinione). Siamo tornati, siamo qui, il vostro mezzo di informazione e divertimento, la vo-stra salvezza da sbirciare durante le lezioni di inglese, la carta per quando siete al cesso e l'avete finita... Un saluto a chi, indurito veterano e vaga-mente masochista, è di nuovo qui tra queste mura, e un fuggite sciocchi! benvenuto a chi per la prima volta mette il piede in questa scuola (siete ancora in tempo per scappare). L'anno è ancora giovane (ma già, lo sappia-mo, fioccano le interrogazioni di "ripasso") eppure voi stringete tra le mani un assaggio di questo Giornalotto. Solo un assaggio, così da far capire, soprattutto a quelli nuovi, chi e cosa siamo. Il Giornalotto è il giornale degli studenti del Volta, il vostro giornale, scritto da voi, su qualsiasi tema vogliate scriverlo. È un mez-zo di informazione dei problemi e delle vi-cende che riguardano noi studenti più da vi-cino, un modo per diffondere un'idea, una riflessione, portare a conoscenza di tutta la scuola un'opinione o alla portata di tutti un dibattito. Ma è anche il luogo dove vengono pubblicati racconti psichedelici e deliranti, orridi scarabocchi che passano per vignette,

giochi senza senso e tutte le peggio cazzate che la vostra mente malata di Voltiani può produrre (del resto se non foste folli non sa-reste qui in primo luogo). La redazione di questo giornale ha solo e soltanto il compito di impaginare gli articoli e dare forma al giornale vero e proprio. Tutti i contenuti vengono dall'intera scuola. Il Gior-nalotto sei tu che lo scrivi. Chiunque voglia farci avere qualcosa può scrivere alla nostra mail, lasciare un saluto sul forum (tutto lì so-pra sotto il nome), contattare un redattore di persona o via Facebook, stringere patti oc-culti col demonio sgozzando un galletto nero in una notte di luna piena... Il tutto senza im-pegno e senza dover entrare "per forza" nel-la redazione (a meno che non abbiate ven-duto la vostra anima, ma questo è un altro discorso). Cosa ci guadagnate, dite? Ma la GLORIA, ovviamente! Il Vostro Nome farà il Giro del Volta, sarete conosciuti, riceverete un posto assicurato in paradiso e... d'accor-do, d'accordo, pure un credito formativo (dalla terza in su). Ma se volete veramente l'erba del vicino, se bramate il potere nelle vostre mani o desiderate enormi camion pie-ni di panna montata, allora non vi resta altro che entrare nella redazione e iniziare a stu-diare il golpe!

La Redazione

Il Giornalotto si riunisce tutti i giovedì alle 14.00 in 2H (piano terra)

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Anno 12°_ Numero 4_

Che Volta volete?

Il Direttore, Alessandro Luciano IIIG

Voltabuona Voltastomaco_ _

Page 2: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Esiste un‟altra Calabria. Una Calabria che lot-

ta la „ndrangheta e vuole scrollarsi di dosso la

triste etichetta che si è creata negli anni.

Ed esistono anche altri calabresi, che hanno

deciso di ricostruire laddove la „ndrangheta,

la cattiva politica e l‟indifferenza complice

hanno distrutto.

Tra gli esempi pratici, si distinguono le coope-

rative a cui sono stati affidati, in seguito

all‟approvazione della legge 109/1996, alcuni

beni confiscati alle famiglie delle cosche.

Dai campi di grano e di

orzo di Isola Capo Rizzu-

to, nel crotonese, fino

all‟agricoltura biologica

della cooperativa “Valle

del Marro” nella piana di Gioia

Tauro, ogni giorno nascono

nuove speranze fatte di imprese

solidali fondate sul binomio am-

biente-legalità.

Qualche giorno fa, noi ragazzi del

PON “Conoscere per essere Liberi” abbiamo avuto l‟occasione di recar-

ci presso alcune di queste coopera-

tive, toccando con mano,

grazie al confronto con

chi le gestisce, una real-

tà fatta di impegno, co-

raggio e tensione ideale.

La nostra destinazione è Annà, frazione di

Melito Porto Salvo, nota per la travolgente e

suggestiva bellezza del suo mare, per le pian-

tagioni di bergamotto ma anche per essere

una zona a forte concertazione mafiosa. Salta

subito all‟occhio il coloratissimo murales

(“Quattro mura di Umanità”) che accoglie i

visitatori del centro “Villa Falco”. La coopera-

tiva, che si occupa della cura dei disabili men-

tali, nasce nel 1988 da un‟iniziativa della Pic-

cola Opera di Don Italo Calabrò, vero e pro-

prio paladino degli esclusi. Prima aveva

un‟altra sede, ma dal 2009 ha trovato nella

villa confiscata al clan Crea-Iamonte otto an-

ni fa la sua definitiva collocazione.

L‟edificio, a più piani e dotato di grandi spazi,

non ricorda neanche vagamente il cliché di cli-

nica psichiatrica fredda e inospitale che, ma-

gari, abbiamo visto in qualche film. Le pareti

hanno colori accesi e sono decorate con

quadri e foto degli ospiti del centro,

mentre le stanze sembrano quasi quelle

di un confortevole bed &

breakfast.

“Le persone che noi acco-

gliamo sono sfortunate,

non avrebbe senso com-

plicare ulteriormente la

loro vita. Noi cerchiamo di offri-

re assistenza, ma anche amore e rispet-

to”. A parlare è Concetta, responsabile

del centro, che ci accompagna in questa

visita.

La “casa-famiglia” si limita ad accogliere

un massimo di 12 persone, per permette-

re agli operatori e agli ospiti di conoscer-

si meglio tra di loro e di socializzare. Si re-

spira un‟aria di singolare intimità, dove ognuno

collabora secondo le proprie capacità e dispo-

nibilità.

“Ci viene naturale considerarli parte della no-

stra famiglia: sono miei fratelli” aggiunge Lui-

gi, un altro dei responsabili.

Il sogno matto dell’ altra Calabria

Gaia Barillà, II H (quarto anno), Liceo Classico

"Tommaso Campanella" Reggio Calabria_

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Concetta ci spiega, poi, che nei “manicomi” di

una volta venivano internati, come in dei veri e

propri lager, anche coloro che semplicemente

non andavano a genio al

boss di turno o erano

considerati in qualche

modo “diversi”. Il mani-

comio di Reggio Calabria

(chiuso nel ’92), ad e-

sempio, pullulava di que-

ste persone, che spesso

venivano private persino

della propria identità.

Riecheggiano nel raccon-

to le storie di un‟umanità umiliata e dimenti-

cata, mentre a Villa Falco la memoria è impor-

tante, come sono importanti le tracce di chi è

stato ospitato in precedenza. Per questo le

pareti delle sale principali della casa sono tap-

pezzate dei volti di coloro che da qui sono

passati, mentre le opere da essi realizzate

(disegni, quadri, pannelli, piccoli oggetti arti-

gianali) abbelliscono gli spazi.

Luigi racconta anche delle occasioni in cui so-

no stati esposti questi lavori, menzionando

mostre anche di carattere internazionale. Gli

ospiti sono stati, inoltre, coinvolti in cortei

carnevaleschi e spettacoli di “teatro-

immagine”, particolare tipo di recitazione che

ha il corpo come protagonista e la partecipa-

zione diretta come metodo interpretativo.

Un‟emozione particolare è emersa dallo scam-

bio di impressione finale con i nuovi “inquilini “

di Villa Falco. All‟inizio frammentario e impac-

ciato, poi sempre più sciolto e confidenziale.

“Come ti trovi qui?” “E‟ stata la scoperta

dell‟America”, ha risposto uno di loro, Davide,

facendoci sorridere ma anche riflettere.

“E‟ conoscendo e rispettando i limiti di ognuno

che si impara il rispetto”, ha concluso Luigi

mentre già ci avviavamo verso l‟uscita.

Una frase che ci ha colpito: l‟abbiamo com-

mentata mentre ci dirigevamo verso Villa Pla-

canica, un altro bene confiscato, un‟altra e-

sperienza gestita da Libera.

“Rispetto”. Una parola che spesso ricorre nel-

le intercettazioni, una dei termini chiave su

cui si basa il vocabolario della cultura mafiosa.

Si tratta, però, di un significato stravolto.

Chi davvero merita rispetto? Chi è un uomo d‟onore?

Mi ritrovo a pensare che per i malavitosi

l‟affronto più grande non è quello della cattu-

ra o del carcere, ma proprio quello di vedersi

privati dei propri beni illegalmente accumulati.

Il fatto che nelle loro “regge” ora abiti la le-

galità è per loro un‟insopportabile umiliazione.

Figurarsi se, come a Villa Falco, vi si sono in-

sediati quelli che per loro erano solo “pazzi” o

“scemi”.

Eppure è proprio da qui, da queste mura colo-

rate, che parte una sferzante lezione su cosa

sia da considerarsi veramente “rispetto”,

“onore” e “dignità”. Da qui parte anche un

messaggio di speranza, una sorta di biglietto

da visita dell‟altra Calabria, che silenziosa-

mente e faticosamente cresce e si conquista

il proprio riscatto, giorno dopo giorno.

Gaia Barillà

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“Mostro, Caligola, mostro. Bisogna andarsene in fretta, subito. Come si può continuare a vivere con le mani vuote quando prima stringevamo l'intera speranza del mondo? Come venirne fuori? (Scoppia in una risata falsa, artificiosa) Fare un contratto con la propria solitudine, no? Mettersi d'accordo con la vita. Darsi delle ragioni, scegliersi un'esistenza tranquilla, consolarsi. Non è per Caligola. (Batte il palmo della mano sullo specchio) Non è per te. Non è vero?”

Sabato, undici settembre; solo due giorni e poi la quinta su cui scivolare. La quinta che ti butta nella vitta, nella corsa e in quel momento c'è tutto nel nulla.

Sabato, undici settembre; uscire la sera tardi e andare a bere una birra per frastornarsi e stare con tutti per sentirsi più soli e correre da Duomo tra le luci sporche e buie della città e le macchine ingrigite, con la gente che urla senza ragione, la plebe che sgocciola dai tetti e ricrea il caos primordiale.

Sabato, undici settembre; e domandarsi se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di guai e, contrastandoli, porre loro fine.

Sabato, undici settembre; e chiedersi se davvero la materia sia energia.

Sabato, undici settembre; e ancora quel respiro che affanna mentre le gambe ti portano senza requie; senza spazi; senza tempo; per urlare anche: “identità!”

E girare l'angolo e le colonne di San Lorenzo e i mortali sull'immortale marmoreo, Roma e le storie e il post-modernismo e il manifesto degli ideali irrisori. È così che tutto diventa elogio di follia. Altri cento passi. La vietta del bar, le gente ammassata, gli orologi impazziti che provano a salvarci correndo verso la mezzanotte. I ragazzi e le ragazze; le convenzioni sociali. Gli ignoti che ti circondando e ti cercano. I sorrisi falsi e quelli veri. I corpi astratti e le anime concrete che affogano nel logorroico ermetismo della mia mente. Le conoscenti. Vederne una, già nota, demonio purissimo, baccanale castissimo ed essere invitati dove tutto è DITIRAMBO metropolitano. Il biondo dei capelli; il caldo più umido, il contatto, la velocità e Dioniso e Dioniso e Dioniso; tutto diventa Dioniso. E il tempo si arrende al bello, la contemplazione estatica, la sensazione, l'esperienza, lo smarrimento qualunque, la struttura mentale e gli adynaton del nonsense. L'odore greve e leggero e le carezze, l'estensione all'infinito su un divano finitissimo, nella speranza umile che tutto rimanga nella memoria, dove si consuma la maggior parte dell'essenza. Le vite che si incrociano senza senso, slegate dal quotidiano tossico e imbevute di mistico-anelante attesa. I baci avvolgenti e caldissimi, l'aria molle, le mani che diventano portali per l'alba di una nuova anima nel domani confuso che è tempesta come il mare in cui Ulisse affonda osservando il Purgatorio. La metafisica che diventa illusione trascendentale ovvero dotta ignoranza.

Sabato, undici settembre; due giorni alla quinta e lo spleen di antibiotici che convive con l'entusiasmo assoluto, perché entusiasmo è avere il dio dentro.

Sabato, undici settembre; e aver posseduto la bellezza e la materia è energia. Saltare di astro in astro circondati dal tuono più grande.

Gioventù! Eroico Furore!Idillio amoroso!

Cerco me stesso tra versi struggenti di solitudine eterna, il nome è Caligola. E non sono Io.

Poesia Notturna

Andrea Mascaretti VH

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CRI$I A FUM€TTI

Nuvole nere su Manhattan. Ma non e’ pioggia: nuvole di enormi locuste oscurano il cielo della capitale del mondo. Sono gli hedge fund e le investment bank che stanno stritolando le borse mondiali. Perche’? Perche’è mangiano derivati e cacano poverta’à (bucce di banana).

Nel����������� ������������������  2008����������� ������������������  esplode����������� ������������������  negli����������� ������������������  Stati����������� ������������������  Uniti����������� ������������������  e����������� ������������������  si����������� ������������������  diffonde����������� ������������������  in����������� ������������������  tutto����������� ������������������  il����������� ������������������  mondo����������� ������������������  l'enorme����������� ������������������  e����������� ������������������  devastante����������� ������������������  bolla����������� ������������������  dei����������� ������������������  derivati����������� ������������������   finanziari.����������� ������������������  Sono����������� ������������������   titoli����������� ������������������   mobiliari����������� ������������������   trattati����������� ������������������   nelle����������� ������������������   Borse����������� ������������������   di����������� ������������������   tutto����������� ������������������   il����������� ������������������  mondo����������� ������������������   da����������� ������������������  un����������� ������������������  ristretto����������� ������������������  gruppo����������� ������������������  di����������� ������������������   intermediari����������� ������������������   finanziari����������� ������������������  per����������� ������������������   massimizzare����������� ������������������   i����������� ������������������   propri����������� ������������������   guadagni����������� ������������������   gonfiando����������� ������������������   il����������� ������������������   valore����������� ������������������  apparente����������� ������������������  di����������� ������������������   questi����������� ������������������   stessi����������� ������������������   titoli����������� ������������������   a����������� ������������������   spese����������� ������������������  dei����������� ������������������  clienti����������� ������������������   ignari����������� ������������������  che����������� ������������������  li����������� ������������������  comprano.����������� ������������������  

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Prologo

AI GIORNI NOSTRI

Sono����������� ������������������  passati����������� ������������������  tre����������� ������������������  anni.����������� ������������������  In����������� ������������������  Europa����������� ������������������  comanda����������� ������������������  la����������� ������������������  Germania����������� ������������������  di����������� ������������������  Angela����������� ������������������  Merkel,����������� ������������������  un����������� ������������������  po'����������� ������������������  contadina����������� ������������������  un����������� ������������������  po'����������� ������������������  strega,����������� ������������������  come����������� ������������������  maga����������� ������������������  Mago’.����������� ������������������  Gli����������� ������������������   altri����������� ������������������  Paesi����������� ������������������  europei,����������� ������������������   a����������� ������������������  paragone,����������� ������������������  sono����������� ������������������  animaletti����������� ������������������   e����������� ������������������   devono����������� ������������������   obbedire.����������� ������������������   Ma����������� ������������������   quattro����������� ������������������   di����������� ������������������   questi����������� ������������������  Paesi����������� ������������������   insospettiscono����������� ������������������   tutti:����������� ������������������   Portogallo,����������� ������������������   Irlanda,����������� ������������������  Grecia����������� ������������������   e����������� ������������������   Spagna.����������� ������������������   I����������� ������������������   cosiddetti����������� ������������������   “PIGS”.����������� ������������������   Sono����������� ������������������   grassi����������� ������������������  perche’����������� ������������������  imbottiti����������� ������������������  di����������� ������������������  debiti,����������� ������������������  di����������� ������������������  debito����������� ������������������  pubblico.����������� ������������������  E����������� ������������������  fanno����������� ������������������  fatica����������� ������������������  a����������� ������������������  trainare����������� ������������������  il����������� ������������������  carro����������� ������������������  dell'economia.

Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, 15 Settembre 2008

Merkel1

I����������� ������������������   p o r c e l l i n i����������� ������������������  europe i����������� ������������������   sono����������� ������������������  stremati.����������� ������������������   Non����������� ������������������  ce����������� ������������������   la����������� ������������������   fanno����������� ������������������  piu’����������� ������������������  a����������� ������������������   t i r a r e����������� ������������������   i l����������� ������������������  carro,����������� ������������������   grassi����������� ������������������   di����������� ������������������  d e b i t i����������� ������������������   c o m e����������� ������������������  sono.����������� ������������������   La����������� ������������������   Grecia����������� ������������������  e’����������� ������������������   svenuta����������� ������������������   e����������� ������������������   si����������� ������������������  profila����������� ������������������   l'Italia,����������� ������������������  quinti����������� ������������������   PIIGS����������� ������������������   ad����������� ������������������  aggiungersi����������� ������������������   al����������� ������������������  gruppo����������� ������������������   di����������� ������������������   crisi:����������� ������������������  P o r t o g a l l o ,����������� ������������������  Irlanda,����������� ������������������   Italia,����������� ������������������  Grecia����������� ������������������  e����������� ������������������  Spagna.

2

Ital

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Grecia

Page 6: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

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La����������� ������������������   Germania����������� ������������������   richiama����������� ������������������   all'ordine����������� ������������������   gli����������� ������������������   Stati����������� ������������������   europei����������� ������������������  piu’����������� ������������������  indebitati����������� ������������������  che����������� ������������������  stanno����������� ������������������  reagendo����������� ������������������  male����������� ������������������  alla����������� ������������������  crisi����������� ������������������  economica����������� ������������������   mondiale.����������� ������������������   Anche����������� ������������������   l'Italia����������� ������������������   entra����������� ������������������  ufficialmente����������� ������������������  nel����������� ������������������  gruppo����������� ������������������  dei����������� ������������������  cinque����������� ������������������  Stati-canaglia.����������� ������������������  La����������� ������������������   Merkel����������� ������������������   si����������� ������������������   accolla����������� ������������������   il����������� ������������������   ruolo����������� ������������������   di����������� ������������������   castigamatti����������� ������������������  europea����������� ������������������  e����������� ������������������  richiama����������� ������������������  tutti����������� ������������������   gli����������� ������������������   Stati����������� ������������������  membri,����������� ������������������  i����������� ������������������   suoi����������� ������������������  porcellini,����������� ������������������   a����������� ������������������   fare����������� ������������������   il����������� ������������������   loro����������� ������������������   dovere����������� ������������������   minacciando����������� ������������������   di����������� ������������������  punirli����������� ������������������  con����������� ������������������  l'esclusione����������� ������������������  dall'Europa.

ACROPOLI DI ATENE

La����������� ������������������  situazione����������� ������������������  precipita����������� ������������������  perche’����������� ������������������  la����������� ������������������  Grecia����������� ������������������  confessa����������� ������������������  di����������� ������������������  aver����������� ������������������   truccato����������� ������������������   i����������� ������������������   conti����������� ������������������   pubblici.����������� ������������������   I����������� ������������������   mercati����������� ������������������  internazionali����������� ������������������   non����������� ������������������   si����������� ������������������   fidano����������� ������������������  piu’����������� ������������������  dei����������� ������������������  titoli����������� ������������������   di����������� ������������������  Stato����������� ������������������  emessi����������� ������������������  in����������� ������������������  euro����������� ������������������  dai����������� ������������������  PIIGS.

4

Nella����������� ������������������   crisi����������� ������������������   internazionale,����������� ������������������  siamo����������� ������������������   nel����������� ������������������   Luglio����������� ������������������  

del����������� ������������������  2011,����������� ������������������  esplode����������� ������������������  il����������� ������������������   caso-Italia:����������� ������������������  siamo����������� ������������������  il����������� ������������������  Paese����������� ������������������  

piu’����������� ������������������   grande����������� ������������������  tra����������� ������������������   quelli����������� ������������������   in����������� ������������������   crisi,����������� ������������������   abbiamo����������� ������������������   1900����������� ������������������  

miliardi����������� ������������������   di����������� ������������������   euro����������� ������������������  di����������� ������������������   debito����������� ������������������  pubblico,����������� ������������������   il����������� ������������������  mondo����������� ������������������  

non����������� ������������������   si����������� ������������������   fida����������� ������������������   piu’����������� ������������������   di����������� ������������������   noi,����������� ������������������   e����������� ������������������   il����������� ������������������   governo����������� ������������������  

Berlusconi,����������� ������������������   travolto����������� ������������������   dagli����������� ������������������  scandali����������� ������������������   privati,����������� ������������������  

non����������� ������������������  ha����������� ������������������  piu’����������� ������������������  nessuna����������� ������������������  credibilita’.

La����������� ������������������  situazione����������� ������������������  politica����������� ������������������  ed����������� ������������������  economica����������� ������������������  italiana����������� ������������������  precipita����������� ������������������  in����������� ������������������   autunno,����������� ������������������   il����������� ������������������   presidente����������� ������������������   della����������� ������������������   Repubblica����������� ������������������   Napolitano����������� ������������������  promuove����������� ������������������   un'iniziativa����������� ������������������   politica����������� ������������������   per����������� ������������������   indurre����������� ������������������  Berlusconi����������� ������������������   a����������� ������������������   fare����������� ������������������   un����������� ������������������   passo����������� ������������������   indietro����������� ������������������   ed����������� ������������������   insediare����������� ������������������   un����������� ������������������  governo����������� ������������������  di����������� ������������������  tecnici����������� ������������������  guidati����������� ������������������  dal����������� ������������������  professore����������� ������������������  Mario����������� ������������������  Monti����������� ������������������  che����������� ������������������  vara����������� ������������������   una����������� ������������������   severissima����������� ������������������  manovra����������� ������������������  finanziaria����������� ������������������   da����������� ������������������  25����������� ������������������  miliardi����������� ������������������  di����������� ������������������  euro����������� ������������������  per����������� ������������������  restituire����������� ������������������  credibilita’����������� ������������������  all'Italia.

Poveri Italiani!

Maga Merkel

... A berlino

L'Italia����������� ������������������  di����������� ������������������  Monti����������� ������������������  recupera����������� ������������������  credibilita’����������� ������������������  in����������� ������������������  Europa����������� ������������������  con����������� ������������������  la����������� ������������������  

sua����������� ������������������   manovra����������� ������������������   durissima����������� ������������������   ma����������� ������������������   lo����������� ������������������   spread,����������� ������������������   cioe’����������� ������������������   la����������� ������������������  

differenza����������� ������������������   di����������� ������������������   prezzo����������� ������������������   tra����������� ������������������   i����������� ������������������   titoli����������� ������������������  di����������� ������������������   Stato����������� ������������������   (Btp)����������� ������������������  

italiani����������� ������������������   e����������� ������������������   quelli����������� ������������������   tedeschi����������� ������������������   (Bund),����������� ������������������  non����������� ������������������   accenna����������� ������������������   a����������� ������������������  

diminuire,����������� ������������������   a����������� ������������������  riprova����������� ������������������  che����������� ������������������  i����������� ������������������  mercati����������� ������������������  non����������� ������������������  si����������� ������������������  fidano����������� ������������������  piu’����������� ������������������  

dell'intera����������� ������������������  Europa.

Nel����������� ������������������   frattempo����������� ������������������   la����������� ������������������   Banca����������� ������������������   centrale����������� ������������������   europea,����������� ������������������  guidata����������� ������������������  da����������� ������������������  Mario����������� ������������������  Draghi,����������� ������������������  studia����������� ������������������  rimedi����������� ������������������  e����������� ������������������  pensa����������� ������������������  di����������� ������������������  aprire����������� ������������������  i����������� ������������������   propri����������� ������������������  forzieri����������� ������������������  e����������� ������������������  immettere����������� ������������������  denaro����������� ������������������  sui����������� ������������������  mercati,����������� ������������������   ma����������� ������������������   ritiene����������� ������������������   che����������� ������������������   la����������� ������������������   Merkel����������� ������������������   non����������� ������������������   glielo����������� ������������������  permetterebbe����������� ������������������  e����������� ������������������  non����������� ������������������  sa����������� ������������������  come����������� ������������������  fare.

EUROTOWER

... A Francoforte 8

3

Page 7: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

12

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La����������� ������������������   tragedia����������� ������������������   del����������� ������������������   Giglio����������� ������������������   scuote����������� ������������������   l'opinione����������� ������������������   pubblica����������� ������������������  mondiale����������� ������������������  e����������� ������������������  butta����������� ������������������   benzina����������� ������������������   sul����������� ������������������  fuoco����������� ������������������  del����������� ������������������  discredito����������� ������������������  che����������� ������������������  brucia����������� ������������������  la����������� ������������������  fama,����������� ������������������  e����������� ������������������  i����������� ������������������  titoli����������� ������������������  di����������� ������������������  Stato,����������� ������������������  dell'Italia.

VOCI DAL VOLTACOSA: La Festa di Pasqua del Volta!!!DOVE: De Sade Club, Via Valtellina 21, MilanoQUANDO: Mercoledì 4 Aprile, in un qualsiasi momento tra le 21 e le 5 di mattina! SPIEGATI MEGLIO...: Attesissima serata con sala privata solo per il Volta (Dj: Frank Warp), Open Bar (bevi tutto quello che vuoi!), ed inizio serata con contest hip hop con vari gruppi e ONE MIC, poi con Dj Simon de Jano e la guest Klass (il Dj di Infinity). Ci sarà perfino un concorso “Mr. and Miss. Volta” con un fotografo privato che scatterà foto agli invitati per poi caricarle su Facebook per la votazione, in un gruppo creato appositamente.COSTO: Il tutto, bevande incluse, a soli 20€!REFERENTI: Mattero Maccarone 4A, Marcella Garcia 3E, Niccolò Campa 4A e Nicolò Salaris 4A, Giacomo Manzoni 4G

Il����������� ������������������   governo����������� ������������������   italiano����������� ������������������   reagisce����������� ������������������   con����������� ������������������   una����������� ������������������   grande����������� ������������������   campagna����������� ������������������   di����������� ������������������  liberalizzazioni,����������� ������������������   utili����������� ������������������   per����������� ������������������   esempio����������� ������������������  a����������� ������������������   ridurre����������� ������������������  il����������� ������������������  prezzo����������� ������������������  della����������� ������������������  benzina����������� ������������������  e����������� ������������������  delle����������� ������������������  medicine.����������� ������������������  L'Europa����������� ������������������  guarda����������� ������������������  con����������� ������������������  interesse...

Testo: Alessandro Luciano IIIG

Disegni: Amalia Castoldi IF

Page 8: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

IMPORTANTE E’...Si  ragazzi,  certe  volte  ci  si  accontenta  anche  del   pareggio,   o   ci   si   accontenterebbe   del  pareggio   (gli  amici   le7ori   interis8   saranno  d’accordo),   tu7avia  in   tempi  come  ques8  il  pareggio   di   bilancio   è   davvero   un   bel  risultato   perché   8   perme7e   non   solo   di  bloccarne   la   crescita,   ma   bensì   di  diminuirlo.   Come?...ma   che   cavolo?...  Ahahahah,   no!   Sono   solo   alcune   delle  reazioni   più   frequen8   a   ciò   che   vi   ho  appena   de7o,   ma   vediamo   come   ciò   sia  possibile:  dovete  sapere  che  l’inflazione  è  la  migliore  amica  dei  poli8ci    in  tempi  di  crisi.  

Con   una   poli8ca   inflaJva   (ovvero  stampando   soldi   a   raffica)   in   passato   i  governi   si   sono   auto-­‐forni8   denaro   da  inves8re   e   hanno   reso   i  prezzi  dei  propri  prodoJ  da  esportare  più  compe88vi  i  un  colpo  solo.  Questo   trickone   però,  ora  che  siamo   in   Europa   e   i   soldi   non   ce   li  stampiamo  più  noi  non  possiamo  più  farlo,  l’inflazione   però   è   tanto   impietosa   con   i  consumatori   quanto   è   generosa   e  disponibile  con  chi  è  al    governo,  infaJ  ...

Si,  raga,  è  una  parabola!

Page 9: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

PAREGGIARE!!!......  se   date   un’occhiata  ai  bei  graficini  che  vi   ho   fa7o   con   tanta   fa8ca   e   amore,  noterete   una   cosa   strana...   Il   debito   si  riduce  da  solo!!!!   In  realtà  è   una  burla,   il  debito   non  diminuisce   nella  cifra,  ma  nel  valore:   l’inflazione   infaJ  che   fa??  Svaluta  il   denaro,   no?   L’obbieJvo   generale  consiste    nell’avere     sempre    più    soldi  e  un  debito  sempre  più  facile  da  pagare  con  un   effe7o   per   cui   persino   i   poli8ci   che  avremo   nei  prossimi     anni   riusciranno   a  cavarsela  dignitosamente  

almeno  su  questo  aspe7o.  Quindi  se  tra   20   anni   abbiamo   ancora   1900  miliardi   di   debito,   con   un’inflazione  annua  del  2,5%,   in   realtà  quei   1900  miliardi   varranno   come   circa   1100  miliardi  di  adesso  e  quindi  ci  sarà  più  facile   ripagarlo.   Che   figata  eh?!    Ma  non   è   tu7o!   Il   PIL   infaJ   tende   a  crescere,   magari   anche   solo   dell’1%    annuo,   ma   cresce,   e   se   con8amo    l’effe7o   esponenziale   (che   voi   tuJ    perfe7amente   conoscete)   cresce  sempre  più  velocemente.

GABRIELE IL GALEOTTO IIIG

Page 10: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Colore?

Ok… hai presente la giacchetta arancione fluo di un parcheggiatore notturno? Esatto, non potevo descri-

vertelo meglio.

Sapore?

Mmm…praticamente è quello di una gomma da ma-sticare Big Babol disciolta in un Crodino.

Nome?

Deliziosamente impronunciabile.

Ecco a voi tutti gli ingredienti che hanno reso l’Irn-

Bru la bevanda che dal lontano 1901 corrobora gli

spiriti di vecchi e piccini nella gloriosa Scozia.

Ebbene si, in questa regione del Regno Unito, tanto

buia e uggiosa, la suddetta gassosa risplende di luce

propria, quasi fosse infusa di uno spirito divino. E

qualcosa di divino, che lo vogliate credere o meno, lo

possiede sicuramente: altro che benefits e welfare, è

l’Irn-Bru che ha fatto dimezzare il tasso di depressio-

ne e suicidi in Scozia.

Degustata fin dai primi mesi di vita dai baby highlan-

ders, ben presto diventa una delle principali compo-

nenti del loro corpo, in coda solamente ad haggis e

single malt. Il ragazzino scozzese non può odiarla,

siccome essa è intrinseca nella sua natura tanto quan-

to il surf in un australiano. I bambini della Primary

School acquisiscono così fin da principio la salutifera

abitudine di bere Irn-Bru in qualsiasi momento della

giornata.

E durante tutto l’iter scolastico (High School compre-sa), i ragazzi, con le loro divise grigie, le scarpe nere

e il cravattino bordeaux, percorrono i corridori della

scuola con l’indimenticabile bottiglietta fluo al loro fianco, che non solo rende più piacevole l’ambiente scolastico, ma persino il perennemente incazzato Mr.

Shandley.

Neanche gli ormoni adolescenziali possono indeboli-

re questa intima relazione tra ragazzo e Irn-Bru: la

coppia Irn-Bru e individuo mantiene la sua prima po-

sizione in classifica.

Ma ecco che con l’adolescenza avviene un cambia-mento. L’Irn-Bru, se nei primi anni di vita viene di-

luita con latte e in

seguito viene bevuta

liscia, ora viene mi-

scelata con vodka o

rum. E così le feste

in casa il sabato sera

acquisiscono un brio

che un qualsiasi

party in una qualsiasi

regione del mon-

do non ha mai

sperimentato.

L’adolescenza giunge al capolinea. I ragazzi divengo-no rugbisti, commessi in negozi di vestiti, assistenti

sociali o cacciatori (queste sono le principali ambi-

zioni di un giovane scozzese dopo 17 anni in cui ha

tirato avanti ad Irn-Bru), ma nessuno di loro, pur a-

vendo avuto successo ed essendo stato promosso ca-

po-commesso, si dimenticherà di questa “Linfa degli Highlanders”, che galvanizzerà ogni componente del-lo scottish volk non solo fino alla morte, ma molto

probabilmente anche nella vita ultraterrena.

Here we are. Il suddetto fatto, sebbene sfumato da

coloriture, sussiste. Non me lo sono inventato di sana

pianta, non dispongo di tanta fantasia. Ma che gli

scozzesi si distruggano alcuni organi (aiutati come

tutti sappiamo dal loro single malt) non è un proble-

ma nostro e perlomeno non è il punto a cui desidero

arrivare. Voglio semplicemente dire che la Scozia è

una regione ricca d’acqua, laghi e fiumi scorrono co-piosi, è una sorta di Eden innevato. Ma loro concepi-

scono a malapena il concetto “water”. L’acqua non si può comperare al supermercato perché non è in ven-

dita. Essi la usano (neanche poi così frequentemente)

solo per lavarsi. Milioni di litri d’acqua all’anno non vengono utilizzati dalla popolazione scozzese e van-

no perduti. Che senso ha tutto ciò in un mondo dove i

2/3 della popolazione non possiede le risorse di disse-

tarsi? Sembra che il governo scozzese non voglia

promuovere una campagna di sensibilizzazione

all’utilizzo di questo bene vitale. Eppure dovrebbe farlo. La popolazione scozzese crescerebbe più sana

(e con ciò non mi sembra che il Ministero della Salu-te avrebbe qualcosa da ridire), imprese nazionali di

grosso calibro esporterebbero grandi quantità d’acqua in paesi più aridi con la diretta conseguenza di un no-

tevole cash in di liquidi (penso che neanche il Mini-

stero della Finanza porrebbe resistenza), popolazioni

intere eviterebbero di essere spazzate via dalla siccità

(beh se la Fao e altre organizzazioni che promuovono

migliori condizioni di vita nei paesi del terzo e del

quarto mondo si opponessero…). E allora cosa si a-spetta ad agire? Conflitti di interessi esistono anche al

di fuori della penisola. Non voglio sostenere che l’Irn-Bru sia talmente potente da soppiantare il governo,

ma questa azienda potrebbe essere un microscopico

elemento di un intricatissimo sistema di fattori estre-

mamente influenti sulle attività decisionali dello sta-

to.

Francesco Melloni 4F

Irn-Bru, la linfa degli highlanders

Page 11: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Era una mattina artica; aveva nevicato tutta la notte, e

il pomeriggio del giorno prima. La neve continuava a

scendere, ma lo faceva con riluttanza, quasi che il

cielo stanco volesse recuperare le forze. Nonostante il

freddo, decisi di andare a piedi; non avevo mai amato

particolarmente la neve, ma camminare immerso nel

bianco, con i fiocchi che si adagiavano lentamente

sulla pelle, mi faceva sentire diverso. Come se ad o-

gni gelido respiro mi liberassi di tutto ciò che mi ren-

deva triste. Poi mi piaceva quando potevo chiudere

gli occhi e alzare la testa; dentro di me, chiedevo ai

fiocchi di colpirmi e purificarmi, di destarmi da quel-

la quotidianità che in qualche modo mi opprimeva,

perché limitava il mio essere alla realtà, quando inve-

ce spesso avrei voluto volentieri immergermi nei pen-

sieri più profondi. Una mattina come quelle è infatti

perfetta per pensare; tutto è fermo, immobile e muto.

Solo fiocchi di neve; e il mio corpo che, come mac-

china perfetta, sa dove andare. Io posso allontanarmi,

rifugiarmi nella mente, in una realtà finalmente infi-

nita. E, cosa più importante, mia e basta. Ero a metà

strada, completamente perso nei pensieri, quando

d’un tratto scorsi una figura in lontananza. Ebbi uno

scossone, come quando ci si sveglia da un sogno; mi

ci vollero alcuni attimi per capire di essere tornato al

mondo, al freddo e ai fiocchi. Ero incuriosito; ogni

passo, volevo scoprire chi si celava dietro a quella

sagoma che diventava sempre più grande, ma mai

abbastanza. Pezzo dopo pezzo, si costruiva

l’immagine di quel piccolo individuo; prima un ber-

retto, poi una sciarpa stretta, un giubbotto ingombran-

te e infine degli scarponi per farsi largo fra la bianca

distesa di neve. Era un bambino, aveva undici, forse

dodici anni; non ricordo molto altro di lui, e non lo

riconoscerei se non avesse ancora gli stessi indumen-

ti. Ma mi rimasero stranamente impressi due partico-

lari; la sua borsa a tracolla e i suoi occhi. Eravamo

ormai prossimi all’incontro; io continuavo a pensare

e a osservarlo. Non riuscivo però a vedere; ero ecces-

sivamente immerso in quell’atmosfera così carica di

qualcosa che probabilmente non potevo comprende-

re, e lottavo con la mia mente per tornare al mondo.

Non sapevo cosa provare; la musica nelle orecchie, i

fiocchi sulla faccia, e il mio corpo che avanzava. I

sensi si erano spenti, potevo cavarmela solo pensan-

do. E pensavo a quella borsa e a quegli occhi. Forse

quegli occhi chiedevano qualcosa; forse aveva paura.

Quella paura di stare al mondo che ci accompagna

ovunque e che a volte prende il sopravvento, e ci co-

manda. Il bambino con la borsa a tracolla e con gli

occhi timorosi si guardava intorno; alzava lo sguardo

al cielo, verso le finestre degli ultimi piani dei palazzi

circostanti. Cercava qualcosa, cercava qualcuno; e io

non sapevo cosa fare. Mi sembrava di rispecchiarmi

in quell’esile figura, e di provare le stesse insicurezze

che provava; entrambi sapevamo dove andare, sape-

vamo perché, sapevamo come e quando. Ma c’era

qualcosa in lui, in me, che ci rendeva tristemente soli,

in mezzo alle proibitive condizioni climatiche che in

fondo rappresentavano quello che provavamo dentro.

Cadevamo come i fiocchi, e come i fiocchi eravamo

freddi. E come i fiocchi, infine, ci sentivamo puntini

impotenti di fronte a tutto. La maggior parte degli

eventi ci appaiono pressoché normali, se non inutili.

Parlo dei fiocchi di neve, del freddo, dei pensieri. Ve-

diamo un incontro non come la possibilità di ottenere

qualcosa, non come uno scambio di emozioni talvolta

incomprensibili. Esso ci appare un semplice fram-

mento di quotidianità, a cui non facciamo più caso;

perdiamo pian piano interesse verso i più puri eventi

della vita. Stiamo ad aspettare che accada

l’eccezionale, e non ci accorgiamo che il semplice, a

volte, offre la possibilità di riflettere più di quanto

possa fare l’insolito. Tutto questo durò appena il tem-

po di rendermi conto di essere tornato alla realtà; il

freddo mi fece rabbrividire, e vidi che accadde la

stessa cosa all’omino che in quel momento mi stava

oltrepassando. Fu curioso vederlo impegnato a siste-

marsi lo scalda collo che lo proteggeva dal vento, e

ancor più buffo era il modo in cui si trascinava lo zai-

netto, quasi volesse dirgli che lui doveva andare da

quella parte, volente o nolente, e nonostante l’idea di

un letto caldo fosse decisamente più allettante. Non

ho più visto quel bambino, né lo avevo visto prima di

allora. O forse l’avevo incrociato parecchie volte, ma

anche io non ne avevo mai dato importanza.

L’incontro

Anonimo/a 4G

Page 12: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

FACEBOOK? NO, FLASHBOOK!

Cinquanta ragazzi che leggono, se-

duti per terra in piazza del Duomo.

Silenzio, si sente solo il frusciare

delle pagine. I passanti, alcuni stu-

piti e altri quasi un po’ seccati, si

fermano a chiedere spiegazioni. Vie-

ne risposto che quello a cui stan-

no assistendo è un “flash book”,

una protesta pacifica brevettata

da alcuni studenti milanesi l’ 11 di-

cembre 2010 che consiste nel ri-

trovarsi in un luogo della città

molto frequentato per leggere si-

lenziosamente ognuno il proprio

libro. Così si vuole reagire alla

violenza sulla cultura. Niente cor-

tei, striscioni e urla. Soltanto una

manciata ragazzi che fa ciò che or-

mai solo pochi fanno: leggere. E

questo dovrebbe smuovere l’inte-

resse dello spettatore che di fron-

te a un chiassoso corteo riesce so-

lo a trovare frasi di protesta con-

tro quei “giovani scioperati” ben di-

versi dalla propria operosa gene-

razione. È proprio la lotta al disin-

teresse e all’indifferenza, quanto

dello Stato che del singolo, il pun-

to nevralgico del flash book per-

ché è proprio questa che priva con-

tinuamente la cultura della sua di-

gnità e importanza. In piena reces-

sione economica, quando gli obbiet-

tivi massimi sono ripagare l’immen-

so debito pubblico e allontanarsi

da quel famoso baratro in cui l’Ita-

lia stava per precipitare solo po-

chi mesi fa, appare chiaro che la

cultura si debba ridurre a un su-

perfluo hobby da coltivare nel

tempo libero. E in un momento in cui

la ricchezza è sempre più un valo-

re, come ha ribadito il Premier Mon-

ti recentemente, appare ovvio e na-

turale che gli altri valori, quelli

che solo la cultura può trasmette-

re, vengano accantonati e dimenti-

cati. Espertissimi tecnici si impegna-

no giorno e notte per salvare l’Ita-

lia dal crollo economico, ma c’è

qualcuno che pensa ancora alla

scuola, che dovrebbe formare cit-

tadini e individui migliori, c’è qual-

cuno che antepone l’importanza di

idee e creatività al bisogno di pos-

sedere oggetti e denaro, c’è insom-

ma qualcuno che salverà l’Italia

dal crollo culturale?

Le situazioni in cui questo pensiero

si riflette sulla realtà dei fatti so-

no molteplici, dagli eclatanti tagli

ai fondi della scuola dell’

“onorevole” precedente Ministro

della Pubblica Istruzione all’ ab-

bruttimento di televisione e cine-

ma, dove ormai imperversano reali-

ty vari e banali polpettoni rosa,

dall’abbassamento del numero di

copie del Giornalotto a sole 700,

per più di mille studenti, al taglio

di attività pomeridiane in altre

scuole. E questo non avviene solo

per decisioni imposte dall’alto, ma

anche e soprattutto per l’ atteg-

giamento del singolo nei confronti

di questo terribile e silenzioso cam-

biamento. Ferisce vedere altri ra-

gazzi che davanti a un flash book

non manifestano né stupore né in-

teresse, ma soltanto un velo di di-

sprezzo verso “quei 50 sfigati che

passano il loro pomeriggio a legge-

re, passatempo da vecchi”. Ferisce

vedere solo una lista candidarsi al

Volta per la consulta provinciale.

Ferisce, insomma, vedere in quale

indifferenza generale crolla il

concetto di cultura che dovrebbe,

attraverso la scuola, educare e

attraverso i libri far crescere.

Non saranno certo quei cinquanta

ragazzi a cambiare un pensiero or-

mai così tristemente radicato, ma

forse quell’ eloquente silenzio ur-

lato sveglierà chi ancora desidera

riempirlo con curiosità e interes-

se, insomma con un po’ di partecipa-

zione.

Agnese Anzani 3F

Page 13: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Daniele Della Pergola 3C

VO

TI

ovviamente,����������� ������������������  secchioni����������� ������������������  esclusi!

Page 14: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Chi non si è almeno una volta trovato nella situazione

di non sapere che macchinetta scegliere? Magari a un

minuto dalla fine dell’intervallo, con una verifica

all’ora successiva e con un’idea fissa in testa: ottenere

la tanto agognata Kinder Delice? Io sì, quindi la vostra

opinione non conta perché tanto sono io che scrivo.

Passiamo dunque senza ulteriori indugi ad analizzare

ogni piano della scuola e a scovarne punti forti e debo-

li.

PT – Il Volta ha chiaramente un’avversione nei con-

fronti dell’adeguato sfruttamento degli spazi di Via

Benedetto Marcello, altrimenti non si spiegherebbe per

quale assurda ragione su tre livelli solo uno sia degno

di nota ai fini di questa guida. E quest’unico non è il

pianterreno, come sarebbe stato logico fare: a questo è

invece relegata la coppia più assurda possibile di mac-

chinette, ovvero bevande calde e fresche. In passato è

possibile dedurre, dai trascritti di recite di certuni can-

tastorie, che vi fosse un “dispensator de le spremote”

in grado di produrre una “substantia licuida” partendo

da frutta color arancio non meglio descritta, tuttavia ad

oggi non vi è traccia di tale marchingegno. Perché ve-

nire qua? Beh, poniamo che non riusciate a trovare la

famosa Kinder Delice…

1P (Settala) – Fotografate la Roma medievale nel pe-

riodo del Giubileo, zoomate sui pellegrini e immagina-

te che alla sinistra, tagliata dalla cornice, vi sia una

macchinetta che dispensa cibarie: noterete una sor-

prendente affinità con la situazione standard di un in-

tervallo qualsiasi al primo piano di Via Settala. La

mente criminale che si cela dietro alla collocazione dei

distributori di questo livello ha infatti ben pensato di

posizionare la principale attrazione proprio accanto

alla curva che permette di accadere alla Grande Scala

(figo dirla così, eh?) e, udite udite, di fronte alla porta

del bagno. Questa machiavellica disposizione ha quin-

di come risultato che tre quarti della sezione di corri-

doio sono occupati da una discutibile fila – unico caso

al mondo in cui una coda ha una triforcazione – e chi

ha sufficiente sangue freddo da avventurarsi nello spa-

zio libero o verrà immancabilmente schiacciato dalla

porta dei servizi aperta di scatto oppure si scontrerà

con chi sbuca dall’angolo senza preavviso. Se vi serve

una chiavetta per non girare con monete in tasca tutto

il giorno o volete perire di morte lunga e dolorosa nel

tentativo di ottenere una Kinder Delice, venite qua.

(Mi segnalano dalla regia che c’è anche una macchi-

netta per le bibite che affianca la principale, ma quella

chi la usa? Eh?)

1P (Benedetto Marcello) – Noto volgarmente come

“il piano sfigato”, è l’unico posto in tutto il liceo a non

avere macchinette e di conseguen-

za è sistematicamente vuoto. Ov-

viamente ciò è dovuto al fatto che

ospita la segreteria e quindi è ne-

cessario che non ci siano file chi-

lometriche ad intasare l’atrio, ma

ciò non impedisce agli studenti

più ingordi famelici di provare

sconforto a inizio anno nello sco-

prire che la loro aula si trova lì. A

onor del vero si narra che un rifor-

nitore esista anche qui: esso sareb-

be situato nei meandri della sezio-

ne proibita che i Sumeri chiamavano “lugal-ki-en-gi-

ki”, approssimativamente traducibile in “antro, spelon-

ca dei professori”; si tratta tuttavia di dicerie che non

trovano spazio al di fuori di libri di leggende.

2P (Settala) – Basicamente l’architetto che ha proget-

tato il Volta si era già stancato per quando era arrivato

a questo piano e ha deciso furbamente di fare Ctrl + V

dopo aver copiato il livello inferiore: il risultato è che

qualsiasi primino venga disgraziatamente inviato in

uno di questi due piani finirà immancabilmente per

perdersi e starà alla bidella di turno ritrovarne il corpo

esanime. Per mantener fede a questa tradizione che

accompagna il liceo sin dalle origini del tempo, anche

chi ha organizzato la disposizione delle macchinette ha

deciso di rispettare le intenzioni originarie

dell’ideatore, con il risultato che ora i rifornitori ivi

presenti altro non sono che una copia carbone del pia-

no appena sotto, se escludiamo la scelta di un distribu-

tore di caffè anziché di bibite (il peso specifico delle

due categorie è indistinguibile). Però ehi, sono riuscito

“Il primo passo per vincere un combattimento è conoscere il campo di battaglia”. Ed è da questa citazio-ne di Noè, talvolta giudicata ingiustamente poco attendibile, che prende piede la:

Page 15: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

a scrivere parecchie righe su un argomento fondamen-

talmente già trattato, urrà per l’italiano ripetitivo!

2P (Benedetto Marcello) – È scritto nel Popol Vuh,

massima antologia di mitologia maya, che in tempi an-

tichi i due eroi gemelli Hunahpu e Xbalanque (non sto

inventando niente, è tutto documentato!) si videro asse-

gnati dalla suprema divinità creatrice Hunab Ku due

regni che gli studiosi non hanno tardato a identificare

con i due piani aggettanti su Via Benedetto Marcello

del Liceo Volta: l’uno era denso di viveri, l’altro ne era

privo. Xbalanque, nato tre minuti dopo e quindi sfigato,

era invidioso dei possedimenti di Hunahpu e dopo aver-

lo assassinato nel sonno con una rivoltella (molti sono i

dubbi sull’autenticità di questo passo del racconto) se

ne impadronì, dando origine alla nota abbondanza di

macchinette di cui il secondo piano si fregia.

Su un lato abbiamo rifornitori molto classici, e l’aspetto

saliente è principalmente il fatto che i tre principali tipi

di templi incontrati precedentemente in questa guida

siano ivi riuniti: l’osservatore si troverà infatti di fronte

bibite, cibarie e bevande calde in un solo colpo. Nel

caso soffriste di diabete mentale (rara patologia che

provoca perdita di sensi se posti di fronte ad elevate

quantità di cibo), girate al largo. Se invece siete colti

dall’incontenibile desiderio di fare incetta di quanti più

zuccheri possibili, benvenuti in Paradiso.

È sull’altro lato, tuttavia, che è possibile ammirare il

magnifico tesoro concesso da Hunab Ku, la farfalla ga-

lattica, ciò che conduce legittimamente a pensare che

Hunahpu fosse effettivamente il figlio prediletto: la

macchinetta spaziale.

Ne è ignota la provenienza: si dice che essa sia discesa

dal cielo in una notte di novilunio e che la mattina dopo

sia stata vista avvolta in un turbinio stellare, un vento

cosmico soprannaturale. La macchina spaziale è banal-

mente il sogno di qualunque studente: la varietà di cibi

che ospita è unanimemente considerata infinita, spa-

ziando dalle merendine Kinder (non Delice ma pazien-

za, ci accontentiamo) al divino binomio

“pan&parmigiano” avvolto nel mistero. Se siete psico-

dipendenti dalle piadine o siete alieni e vi serve un mez-

zo di trasporto per tornare al vostro pianeta natale, que-

sto è il vostro luogo.

Vogliamo infine dedicare qualche riga a due nostre fide

compagne che purtroppo ci hanno lasciati: le macchi-

nette a rotazione che da eoni ormai abitavano il primo

piano Via Settala (o era il secondo?) affiancando e al-

lietando le vite di noi poveri scolari con frizzi e lazzi

(memorabile quando una mi mangiò due euro per tirar-

mi su il morale, bei tempi!). Addio amiche, insegnate

agli angeli a distribuire merendine.

Alessandro De Gennaro, 4C

Andrea Mascaretti 5H

Fumi neri

si levano

dalla mente.

solo, vi osservo

vivere.

certo tutto scorre,

ma io?

mille domande

mi uccidono il fiato.

vibra un fuoco

sotto la pelle

buia nel

giallo umido dei

lampioni elettrici.

la testa gira e la coscienza

corre attorno ai dubbi.

entra ed esce dalla mente.

confuso vi guardavo

vivere

Page 16: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Negli ultimi anni si è discusso molto del diritto allo

studio e all’istruzione, anche considerando le misu-

re prese dal precedente governo che l’hanno effetti-

vamente minacciato da un parte con i pesanti tagli

ma principalmente con una denigrazione della cul-

tura e dell’istruzione il cui scopo appare chiaro:

quella del “popolo bue”, ignorante e facile da go-

vernare, non è infatti una favola ma una triste e

concreta realtà. Senza formazione non vi può esse-

re scelta consapevole.

Il diritto allo studio, che è anche diritto ad

un’istruzione dignitosa e completa e non solamente

a frequentare un istituto, è una fondamentale op-

portunità per l’individuo e rappresenta forse

l’unico mezzo per opporsi realmente ad una società

ingiusta e schiacciata dalle contraddizioni della no-

stra contemporaneità, e per giungere finalmente ad

un’uguaglianza sociale; deve perciò essere ricono-

sciuto da qualunque Stato che miri davvero al pro-

prio sviluppo ed al benessere dei suoi cittadini co-

me diritto prima di tutto, ed in secondo luogo come

dovere: lo Stato deve garantire ad ogni suo cittadi-

no un’istruzione conforme alle inclinazioni ed alle

scelte del singolo, ma è legittimo che l’individuo

venga obbligato a ricevere un’istruzione almeno

fino al raggiungimento della maggiore età essendo

ciò nell’interesse sia del cittadino che dello Stato,

che della società in generale. È dunque giusto che

lo Stato una volta che sia garantita l’istruzione

chieda al singolo di prendervi parte anche per un

suo futuro rendiconto, ma questa fase è solo transi-

toria.

L’istruzione, infatti, forma un cittadino cosciente,

in grado cioè di creare un discrimine tra ciò che è

vero e ciò che è falso, tra il giusto e l’ingiusto, e di

sottrarsi alle distorsioni di una realtà ormai troppo

spesso modificata a vantaggio dei vari poteri; que-

sto perché l’istruzione fornisce alla singola co-

scienza più termini di paragone lungo i quali arti-

colare il proprio giudizio, e questa è proprio

l’essenza della coscienza: la capacità di giungere a

conclusioni proprie, indipendenti nella loro formu-

lazione dalle idee altrui. L’istruzione garantisce poi

la possibilità di giungere alla piena realizzazione

intellettuale e materiale del sé, il quale gode di

questa affermazione personale che è prima di tutto

affermazione sulla propria coscienza e poi sul reale

e sul materiale circostanti, dominati attraverso la

comprensione di essi. Così come il ser-

vo hegeliano riconosceva la propria

forza imprimendo la sua forma

nell’oggetto prodotto del proprio lavo-

ro, allo stesso modo l’uomo apparte-

nente alla nostra contemporaneità deve

riconoscere la propria forza nella sua

affermazione intellettuale su se stesso e

sulla realtà. Il riconoscimento di ciò

che è in potenza la propria forza indivi-

duale non può che portare ad

un’autonomia dell’essere e alla sua to-

tale autodeterminazione ed auto defini-

DIRITTO ALLO STUDIO

Page 17: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

zione.

Ma se l’insieme dei singoli, l’intera collet-

tività, acquisisce interamente (a livello de-

gli individui) sia coscienza della propria

forza che facoltà di giudizio, si giungerà

quindi finalmente ad una totale e vera pari-

tà degli strumenti a disposizione di ognu-

no, seguendo naturalmente le inclinazioni

e le peculiarità di ciascuno.

Sono queste le condizioni di base per la

tanto teorizzata e favoleggiata ma mai rea-

lizzata rivoluzione culturale: se gli indivi-

dui dispongono tutti degli strumenti neces-

sari per comprendere la realtà e per analizzarla cri-

ticamente, non potranno che agire in una direzione

che pone al primo posto il bene di una collettività

più ampia ed al secondo il proprio. In simili circo-

stanze questo non può che accadere, ma non per-

ché la natura umana sia essenzialmente altruista e

portata a fare il bene degli altri, quanto perché il

bene di una collettività nella quale è inserito

l’individuo è in definitiva il bene dell’individuo

stesso, ed il singolo deve solo essere posto nelle

condizioni di capire questo nesso imprescindibile

esistente tra egli stesso e la collettività per agire

difendendo primariamente l’interesse di

quest’ultima.

La rivoluzione culturale porterà finalmente ad una

rivoluzione sociale, che non necessariamente do-

vrà essere violenta. Gli uomini, infatti, quando si

troveranno a padroneggiare ognuno gli stessi stru-

menti si renderanno conto di quanto sia fondamen-

talmente ingiusta una società in cui c’è chi ha trop-

po e chi non ha nulla, poiché la loro condizione

paritaria di partenza sarà a questo divario diame-

tralmente opposta.

Queste condizioni porteranno quindi finalmente

all’abolizione delle classi e ad una società giusta

che non si fonderà più sulle diseguaglianze econo-

miche tra gli uomini, ma che riconoscerà e valoriz-

zerà invece le differenze tra le inclinazioni dei

suoi associati. Una simile collettività non necessi-

terà più di istituzioni che dettino linee da seguire,

poiché essa si autoregolerà attraverso

l’autoregolazione di ognuno. Ogni professione a-

vrà una stessa retribuzione, perché si comprenderà

finalmente che tutte le mansioni svolte concorrono

alla stessa maniera allo sviluppo ed al benessere

dell’intera società. Le disuguaglianze spariranno, e

di conseguenza non svanirà solo la differenziazio-

ne in classi, ma il concetto stesso di classe per co-

me lo si è inteso finora ed i conflitti da esso deri-

vanti.

In tal senso, perciò, il diritto allo studio, che si og-

gettiva nell’istruzione e concorre attraverso essa

alla formazione della cultura, rappresenta l’unica

fondamentale difesa a nostra disposizione contro

le armi di distruzione di massa del capitalismo, e

l’unico contropotere che possiamo opporgli; di

conseguenza è anche qualcosa di più: l’unica via

per raggiungere una società, finalmente, giusta.

Pietro Costantini 5H

Page 18: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Il Dio sbagliato Don Francesco era un bravo prete. Era l'incon-testata guida morale della sua piccola parroc-chia di campagna, dove si incontravano e si svagavano tutti i contadini del vicinato. Don Francesco era molto pio. Pregava tutti i giorni, diceva la messa credendoci davvero – cosa rara a quei tempi – e mai aveva pensato di arricchirsi tramite la propria carica: era un peccato che Dio non avrebbe perdonato. Don Francesco nelle sue prediche parlava mol-to di Dio ai contadini che ascoltavano ammirati le storie dell'Antico Testamento, così come gli episodi del Nuovo Testamento. Parlava con mistica passione ispirata di Giobbe e Mosè, ma tale estasi si frantumava in puro amore quando parlava di Gesù e della buona novel-la. «Gesù con le sue parole e con il suo pati-mento», spiegava ai popolani affascinati, «ha voluto salvare l'umanità dal peccato e mo-strarle l'unica vera via per arrivare alla gra-zia di Dio». Narrava storie di martiri morti per la “vera dottrina”, eventi prodigiosi di sicura opera divina, racconti di esempi sommi di virtù cristiana. Raccontava della fulminea conversio-ne di San Paolo, della predica di Gesù al Tempio e della fuga in Egitto, mantenendo sempre una pura e limpida gioia nel trasmet-tere la sua fede. Don Francesco aveva letto un libello diffuso dalla Curia che adduceva i “veri motivi per i quali la Santa Romana Chiesa Apostolica fosse l'unica dispensatrice di verità in un mondo cor-rotto dalla mendacia e dalla blasfemia”, spie-gati da un incomprensibile punto di vista teolo-gico. Il povero prete non aveva compreso mol-to di quel testo, tuttavia nelle sue prediche, con un'ingenua ostinazione, continuava ad ammoni-re il popolo dal commettere l'errore di seguire una falsa dottrina. Senza molto capire quanto stesse dicendo, predicava a una folla che ca-piva ancora meno di lui: «Voi non dovete com-piere l'errore degli infedeli; voi dovete seguire la retta via dell'unico vero Dio e di suo figlio Gesù Cristo! Seguite ordunque le indicazioni della Santa Chiesa che illumina la via agli uo-mini. Seguite l'esempio di Paolo che, converti-tosi alla vera fede, si diede da fare per far trionfare la verità del messaggio di Cristo.»

Don Francesco era certo che una volta morto sarebbe andato in Paradiso. Era molto orgo-glioso di questa sua condizione privilegiata in un mondo di peccatori e, non senza un pizzico di superbia, ne parlava nelle sue orazioni su-scitando l'ammirazione degli astanti. «Voi do-vete guadagnare l'eterna grazia divina del Paradiso. Dio con la sua infinita misericordia avrà pietà di voi poveri peccatori così come l'avrà di me! Pregate e fate la carità ai poveri – come faccio io – e avrete la via spianata per il paradiso.» Un giorno don Francesco morì. Fu una morte rapida e indolore e, quasi senza accorgerse-ne, il buon prete si ritrovò, insieme a milioni di anime, nell'oltretomba. Era in una lugubre sel-va nel cui punto più buio svettava una porta con incomprensibili scritte; lo sciame di anime lo conduceva, quasi spontaneamente, verso il terribile ingresso, oltre il quale il prete si trovò di fronte ad un mastodontico fiume. Don Fran-cesco, un po' frastornato da tanta folla, era certo di essere diretto al Purgatorio e per questo era di animo lieto e mostrava molta tranquillità in mezzo a quella folla inquieta. Quand'ecco che improvvisamente apparve un diabolico traghettatore che faceva salire le anime sulla barca spintonandole in malo modo. «Strano: non mi aspettavo che ci fosse un tra-ghettatore di anime anche in Purgatorio, pen-savo che Caronte fosse solo all'Inferno.». Don Francesco aveva letto di Caronte, il traghetta-tore infernale di anime, ma mai si sarebbe a-spettato di trovarlo in Purgatorio. La cosa lo turbò un poco ma riuscì comunque a mantenere il suo buon umore. Tuttavia, quando toccò a lui salire sul traghetto, si azzardò, morso dalla curiosità, a chiedere spiegazioni al traghetta-tore: voleva sapere dove fosse il tanto merita-to Purgatorio. La diabolica figura in tutta ri-sposta proruppe in una risata inquietante e iniziò a guidare la barca verso l'altra sponda del fiume. Improvvisamente don Francesco si sentì svenire e, un attimo dopo, risvegliatosi, si ritrovò in un luogo oscuro. L'aria era squarciata da terribili grida e, talvolta, un'anima triste scorreva velo-ce davanti al povero prete che pure comincia-

Page 19: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

va a rattristarsi. Don Francesco si sentiva tra-sportato da una forza invisibile e ineluttabile che lo trascinava fuori dalla sua volontà. Pian piano perse la capacità di spostarsi autono-mamente: ormai poteva solo abbandonarsi al-la forza invisibile che lo tirava. Improvvisamen-te sentì un atroce dolore al ventre e tutto di-ventò freddo e lugubre. Fece appe-na in tempo a vedere un piccolo diavolo che ritraeva una spada dalla sua pancia. Boccheggiando dal dolore si abbandonò completa-mente alla forza misteriosa speran-do di trovare conforto al suo dolo-re, che però non si attenuava. «Ma in che razza di posto sono finito!», esclamò don Francesco indignato, non appena ebbe recuperato un po' di forza, «Che Purgatorio è mai questo do-ve dei diavoli trafiggono le anime destinate alla contemplazione della grazia divina!». «Non sei al Purgatorio, caro prete.», disse una voce fioca e pacata che affiorò dall'ombra, «Questo è l'Inferno e tu sei dannato eterna-mente per essere stato un seminatore di discor-die» «Ma tu chi sei?», chiese don Francesco, un po' stupito per una tanto inattesa risposta, «Che ne sai tu di dove sono? Perché mi prendi in gi-ro?» Rispose la voce, con fare annoiato come se a-vesse ripetuto lo stesso discorso centinaia di volte: «Io sono colui il quale ha descritto anco-ra in vita questo posto pur senza immaginare che ci sarei arrivato da morto. Io sono il sommo poeta fiorentino a cui tutti in terra si ispirano. Io ho speso tutta la mia vita nella lode dell'a-more divino e credevo davvero che Colui che lodavo fosse l'unico vero Dio al mondo. Ma mi sbagliavo. Arrivato all'Inferno ho scoperto con lo stesso tuo rammarico che un unico vero Dio effettivamente esiste ma ispira una religione diversa dalla nostra. Ho venerato un Dio inesi-stente credendo di ottenere la gloria eterna attraverso la sua grazia e invece, una volta morto, ho trovato che il cammino per la grazia passa attraverso un altro Dio. Ho cantato le lodi di un Dio falso e bugiardo e ora mi trovo qui, punito con la stessa pena che io avevo pensato per i seminatori di discordie, perché ho diffuso un'idea mendace di Dio, distoglien-do le persone dal vero percorso di grazia. La

tua colpa è la stessa: nelle tue prediche hai indirizzato le persone verso una fallace via e pertanto sei dannato.» Avevano intanto compiuto un intero giro della bolgia infernale e stavano passando di nuovo dal diavolo che li trafiggeva: questa volta, pe-rò, la ferita inferta fece più male perché al

dolore fisico si era unito un profon-do senso di frustrazione per aver perso la vita dietro a un falso Dio. Don Francesco era scosso da mille pensieri e mille domande ed era preso da un profondo risentimento contro il vero Dio che lo aveva pu-nito: perché non lo aveva avvertito ancora in vita del suo errore? A-vrebbe potuto rimediare; dopotutto lui non aveva fatto altro che pre-

gare e servire il Dio che tutti veneravano e non aveva mai avuto neanche il minimo sentore che il suo Dio fosse falso e bugiardo. Il poeta fiorentino, come se avesse letto nella mente del povero prete, riprese a parlare: «Nel mondo terreno nessuno di noi ha mai pensato neanche all'eventualità dell'esistenza di un altro Dio. Tutti veneravano lo stesso Dio e qualsiasi dubbio riguardo anche solo la sua natura veniva messo a tacere con la paura e la riprovazione sociale. Un Dio falso e bugiar-do ci è stato imposto e nessuno è stato così for-te e coraggioso da opporsi all'opinione comu-ne e captare i numerosi segnali che il vero Dio ci aveva mandato. Rinunciando a indagare il mondo coi nostri occhi, abbiamo preso per cer-to quello che la società ci ha trasmesso, senza accorgerci che così ci precludevamo la via del-la verità e della salvezza.». Dette queste ulti-me parole, il poeta fiorentino fu trasportato lontano dall'incessante bufera che li avvolge-va. Don Francesco era avvilito: aveva dedicato una vita intera a Dio, per lui aveva fatto sacri-fici per poi scoprire che tutto era stato inutile. Voleva salire dagli inferi e, solo per poco, tor-nare vivo per emanciparsi dall'uniformità di idee imposta dalla società, cercando il vero Dio. Chissà, magari sarebbe andato in Paradi-so. Ma ormai era tardi: aveva sbagliato il Dio da venerare e ora era eternamente dannato.

STEFANO SCHMIDT 3G

Page 20: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Ogni anno al Volta si registrano un sacco di mor�

per denutrizione ed è in crescita il numero di

vi�me dell'anoressia. Già, proprio un sacco; questo

perché durante l'intervallo la gente non dispone

mai di abbastanza soldi per potersi salvare la vita

con dei Taralli.

La situazione sta andando di male in peggio... Ma

come fare?

State tranquilli! Dopo avervi salvato la vita da un

catetere, vi salverò la vita con una nuova guida:

Come non morire di fame all'Intervallo.

Tu� mangiano a scuola, anche non durante

l'intervallo, dal prof. Alb... coff coff che manda i

suoi studen� in orario curricolare a comprare i

canestrellini e caffè, alla prof. *** (sì, come nei

Promessi Sposi) che sequestra la pata�ne agli

alunni per poi mangiarsele.

(Nota bene: ques� prof. non esistono. Già, come

Babbo Natale o la Mafia)

INGREDIENTI:

- soldi (non obbligatorio)

- fame

PREPARAZIONE:

Se avete i soldi, probabilmente non vi sarete

neanche pos� il problema. Andate a comprare le

vostre merendine, ciccioni!

Ma comunque ho una guida per voi per mangiare

di più!

Metodo per chi ha i soldi A:

1) Raccogliete tu� insieme i vostri soldi

2) Infilateli in quel buco ver�cale in alto a destra

Come non morire di fame all'Intervallo Renzo Averia

2B presenta

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N° Morti

N° Morti

Grafico de�o delle Montagne Russe, meglio conosciuto come Grafico Averia-Ballante.

Si possono notare i picchi (in relazione agli anni preceden�) di mor� del 2008 e del 2012 che confermano così il fa-

moso deFo popolare: “Anno Bisesto anno funesto”.

La causa di queste mor� non è ancora stata trovata anche se si pensa alla dras�ca es�nzione di esemplari di Grisbì

al cocco e Kinder Delice.

Page 21: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

nella macchineFe (no, non meFeteci le banconote

piegate!)

3) Afferrate il vostro dito e premete quella cosa che

sembra un telefonino sulle macchineFe

4) Prendete la merendina, scartatela e mangiatela

davan� a tuFe le ragazze che si sono messe a dieta

per l'estate (qualcuno vuole un po' di estate?)

Metodo per chi ha i soldi B (O il 2x1):

1) Andate alla macchineFa spaziale in Via

BenedeFo Marcello 2 (si, quella con i pulsan�

enormi a prova di scemo)

2) Superate la fila

3) Selezionate il numero corrispondente ai

tramezzini o ai taralli

4) AspeFate che si blocchi (capita una volta su tre)

5) Non toccate niente e riselezionate lo stesso

prodoFo

6) Alla fine scenderà una merendina e se ne

bloccherà un'altra, ma tranquilli, basta dare una

spallata e tu� si risolve

7) Mangiate il vostro prodoFo e vantatevi con gli

altri del vostro cibo

Se invece siete dei barboni (o semplicemente avete

“dimen�cato il portafoglio a casa”) con�nuate a

leggere, ho altre guide e consigli.

Metodo per chi non ha soldi A:

1) Procuratevi un passamontagna e un coltello

2) Indossate il passamontagna

3) Chiedete gen�lmente al primino di turno di

prestarvi dei soldi (tenendo bene in mostra il

coltello)

4) Nascondete il passamontagna e il coltello e

comprate da mangiare alle macchineFe

Metodo per chi non ha soldi B:

1) Alla ma�na presto, prima di andare a scuola

accendete il computer

2) Controllate su Facebook i compleanni e cercate

uno della scuola

3) All'intervallo recatevi nella sua classe con un

sorriso e fingete di essere dei compagni d'asilo del

festeggiato

4) Tagliate una feFa di torta e scappate con il

malloppo in un luogo sicuro

Metodo per chi non ha i soldi C:

1) Camminate in una zona affollata della scuola,

possibilmente vicino ad una macchineFa

2) Iniziate a camminare a zig-zag

3) Accasciatevi violentemente a terra implorando

aiuto e dicendo di avere un calo di zuccheri

4) Appena una merendina vi si poserà sopra

alzatevi e correte per il corridoio urlando

saltellando: “Miracolo, Dio benedica i Kinder

Bueno!”

Metodo per chi non ha soldi D:

1) Leggete i fume� che trovate da qualche parte in

questo numero

2) Recatevi da Lorenzo Miano in 4H e

complimentatevi con lui, dicendo che diventerà un

famoso fume�sta e che i suoi fume� sono geniali

3) Chiedete gen�lmente con gli occhi dolci un

pezzo della feFa di torta che avrà in mano (Miano

ha sempre delle torte)

Metodo per chi non ha soldi E:

Provate a risolvere i giochi nelle ul�me pagine del

GiornaloFo!

Se usando queste tecniche non avete ancora

mangiato, abbracciate una macchineFa, non sia

mai che vi regali qualche merendina per questo

gesto d'affeFo…

“Meno male che c'era la mia Fiesta!”

(Andrea Bocelli)

Page 22: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

» Theresianer

Birra rossa, come il sangue del salasso che ho subito per comprala (4,50€ x 0,4l). L’ho ordinata in un postaccio buio e malfamato dalle par di Piazzale Susa. Per intenderci al bar che fa chupi a 1,50€ ( a me li farà a 1€ per la pubblicità occulta che sto facendo con questa recensione). Non amo le birre rosse; che dire, era decente. Ma devo scrivere di più se no mi pagano poco: dopo aver sollevato il bicchiere, lo avvicinai alle labbra e, lentamente, molto lentamente, iniziai a gustarla. In seguito al conta.o fra il liquido e le mie papille gusta ve avver i un sapore dolciastro e vagamente fru.ato. Rifle.endoci dopo a mente fredda (ovvero bevendo altra birra in altri pos malfama ) credo che fosse stata fa.a dai baris cinesi con scar di pere fermentate e mercurio (nessuno ignora l’amore del popolo cinese per questo metallo) e spacciata per Theresianer. Che dite, ho scri.o abbastanza? Riuscirò a guadagnarmi quanto basta per un'altra sbronza? Non lo so, comunque era poco corposa, con schiuma poco persistente. Ma che significa “persistente”? sto usando parole a caso … Vabbè, alla fine non sapevo il tasso alcolico, quindi ho dovuto dedurlo con complessi calcoli astronomico – biochimici. Dopo un’a.enta analisi in cui centravano la quan tà delle mie urine, il calore specifico dell’alluminio, l’orbita di Mercurio a.orno al sole e la posizione di Venere durante l’aperielio rispe.o a una qualunque delle lune di Giove, credo che fosse il 5% Forse è meglio farsi uno o più chupitos.

» Mc Callum’s Stout

Ho bevuto quest’oAma birra, che dà il meglio di sé alla spina, in una pra ca boAglia da 0,5l. Per chi fosse interessato a provarla, e a supportare la causa comunista, vi dico che l’ho presa alla Coop. Buona, corposa ma meno di una Guinnes. Densa. Liquida. Ontologica. In fondo è più o meno come la Krusovice, che, se non la avete provata, non saprete com’è fino alla prossima recensione. Che è qui so.o.

» Krusovice

Birra nera. Ha un fantas co retrogusto di fumo e caffè. Ma solo per i primi sorsi, poi, non so perché, passa. È normalissimo che al primo sorso torni il ricordo di lunghe noA passate in una sconfinata steppa siberiana gelata, so.o un cielo cupo, con un cane da sli.a come unico compagno di viaggio. È normalissimo anche se non avete mai vissuto niente del genere … La schiuma è così densa e abbondante che potrete farne simpatriche palle di neve da lanciare ai vostri compagni di bevute. Tasso alcolico sui 4,5. Amara e, potete non credermi, si abbina da dio con gorgonzola spalmato su pane caldo.

» Bohemian Imported

L’Orrore… l’Orrore… c’è, in alcuni individui, una strana forza, che li spinge a cercare esperienze estreme. Sfidare la morte per sen rsi vivo, si, io sono uno di quelli. È così che ho scoperto questa liquida mostruosità. Mi chiedo se sia fisicamente possibile che la birra si trasformi in aceto; forse un intervento del Diavolo stesso può. Era acida, una birra acida!?! La spiegazione forse deriva dalla sua nefasta provenienza: in un oscura camera della sede del mio gruppo scout (lo amme.o, non sono solo un ubriacone, ma anche uno scout), situata negli scan na di una chiesa sconsacrata usata come luogo di culto da una se.a di satanis (persone bravissime, ad ogni modo), la boAglia malefica giaceva in a.esa, dormendo il suo sonno senza sogni. Prima che subentrassero il delirio e le allucinazioni, che devono essere effeA ordinari di questa birra, mi sono pure accorto che era calda e sgasata. Sull’e che.a non c’era il tasso alcolico, ma c’erano alcune maledizioni che ho riconosciuto come opera di un rabbino di Praga dedito alla magia nera vissuto nel XVIII secolo. Comunque ho già provveduto a purificare e distruggere la boAglia.

Gianfranco Di Lorenzo 4F (Birre bevute da Daniele Florean 4F)

Page 23: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Tu�o ebbe inizio nell’o�obre scorso, quando alla sorella

venne in mente la terribile, quanto malsana, idea di

prendere e occuparsi di un animale domes�co, cioè la

povera e disgraziata creatura, che in futuro avrebbe

pregato Dio di passare a miglior vita il più rapidamente

possibile.

La sorella chiese alla madre una creatura di genere

bes�ale, quadrupede, peloso, che abbaiasse o che

miagolasse.

La madre le rispose con un calmo e civile “COL

CAVOLO”.

Ebbe inizio una grande ba�aglia composta di: sfuriate,

minacce di violenza da parte della madre, da rica)

assurdi dalla sorella e da una grande ro�ura di palle per

me durante la sera.

Tu�o questo marasma terminò dopo tre se)mane con

la vi�oria della sorella, però a pa�o che la creatura non

fosse né mammifero né quadrupede, ma al contrario

pinnata, cioè un pesce. Nonostante leggermente delusa,

la sorella ste�e alle condizioni della madre e il giorno

seguente andò a comprare la creatura pinnata.

Dopo l’acquisto la sorella riempì subito la boccia,

giurando solennemente alla madre di nutrire e amare i

pesci e anche di pulire la boccia dalla merda.

Amme�o pubblicamente che avevo fa�o una

scommessa, cioè avevo scommesso che i pesci

sarebbero crepa� dopo appena due se)mane.

Miracolosamente i pesci sopravvissero e confesso che la

sorella era piu�osto brava a prendersi cura di loro, però

era brava fino a quando se ne ricordò, infa), lei

con�nuò a pulire la boccia ogni volta che occorreva, ma

durante dicembre lei smise di farlo. Ancora oggi, quando

studio o faccio i compi�, appena giro lo sguardo verso la

boccia, vedo galleggiare auten�che file di escremen�

lunghe dai tre ai cinque cen�metri mentre l’acqua della

boccia assume un colore par�colare a tal punto da farmi

le�eralmente schifo.

Sfortunatamente questa è solo la fase uno del

problema, infa), anche se non sembra, l’acqua dai

contenu� misteriosi e rivoltan� emana un fetore

tremendamente letale se non molto pericoloso a livello

ecologico per l’ambiente circostante. A causa di ciò, ogni

volta che avverto la presenza di quel tanfo assassino,

devo me�ermi la maglie�a davan� al naso e, se

possibile, tra�enere il respiro il più a lungo possibile.

Non so più da quan� giorni prego Dio che quel pesce

vada all’inferno.

Il mancato lavaggio della boccia, e anche tu�e le

conseguenze che esso comporta, mi sta arrecando

problemi di natura psicologica:

Una volta sono stato preso dai miei genitori mentre

scagliavo contro la creatura marina insul� di ogni genere

e provenienza;

In un altro episodio, invece la sorella mi ha beccato

mentre scrivevo una lista di piani su come sbarazzarmi

di quel dannato pesce. Nella lista erano menzionate

idee come: comprare un ga�o e trasformare l’acquario

in un sushi bar in modo da poter nutrire il felino,

invitare degli amici e fare una grigliata di pesce,

venderlo in un’osteria etc. Insomma a causa di quella

malede�a creatura ora ho problemi mentali e mi

vengono in mente idee da pazzo maniaco, e ora temo

seriamente che, se con�nuo così, andrò a finire in un

manicomio.

Le Cronache della Sorella

Il Caso del Pesce

Fratello disperato

Page 24: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Questo testo voleva essere la recensione di un film,

poi si è trasformato in uno pseudo-racconto con

recensione; è però anche l’esternazione di sensazioni

che, sono sicuro, a mol� sembreranno esagerate e

che mi faranno passare come un fana�co. Spero però

piaccia a coloro che magari con me condividono

questa passione.

In sala c’è brusio; l’ul�mo trailer proie�ato ha riscosso molto successo tra il pubblico che ora lo sta commentando so�o le luci semispente. Il buio cala completamente in sala e l’a�enzione degli spe�atori si focalizza sul grande schermo nero in cui compare, a�esa, una scri�a turchese: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…”

La scri�a dura pochi secondi ma bastano al mio cuore per iniziare a ba�ere forte mentre nella mia testa si affannano tan� pensieri. 13 anni. Sono passa� 13 anni da quel fa�dico giorno di se�embre di cui purtroppo non ricordo più nulla. Avevo tre anni e i miei genitori mi portarono a

vedere al cinema Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma. Non ricordo se avessi già visto la Trilogia Originale in TV, su quelle vecchie VHS che tu2 hanno dimen�cato. Tu�avia, quel film mi colpì profondamente. Dico spesso che è colpa dell’aver visto quel film a tre anni se sono diventato un fanat un fedelissimo fan come lo sono ora. Non so bene cosa fu a colpirmi in de�aglio: fu probabilmente il film nel suo complesso, l’adrenalinico susseguirsi di vicende, la presenza di un protagonista bambino e di una regina ragazzina, la Forza, le spade laser, le navi spaziali… Sorrido allo schermo e penso proprio che sarebbe bello avere uno specchio per vedermi: occhialini 3D sugli occhi e un sorriso ebete sul volto. Forse scende qualche lacrima quando l’iconico tema musicale di John Williams irrompe con forza nella piccola sala del cinema. Il �tolo del film in quell’ormai celebre cara�ere giallo compare davan� al cielo stellato. La scri�a indietreggia mentre il testo inclinato avanza. Scene che hanno segnato diverse generazioni e che hanno segnato anche me. Mi sembra la prima volta. Una sensazione di gioia monta nel mio cuore mentre leggo quel testo che conosco quasi a memoria… Sono estasiato, ma non solo dalla conversione 3D, quanto dal fa�o di vedere quel film sul grande schermo e non sul televisore di casa. Il film procede senza intoppi, se non fosse per i commen� di un bimbo che vuol fare il saputello qualche fila dietro; cerco comunque di guardarlo con occhi diversi, cercando di pensare cosa abbia provato un fan della prima trilogia nel vedere La Minaccia Fantasma. È ovvio che non piacque: ci sono più intrighi poli�ci e meno ba�aglie spaziali, c’è Jar Jar, una sceneggiatura macchinosa e… Non voglio però scrivervi cosa non piacque. Per me però è sempre Star Wars quindi è bello ed io con�nuo ad apprezzare questo film, non ritenendolo però uno dei migliori della saga.

Il ritorno della minaccia fantaSma

Page 25: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

L’incupimento dei toni, le simbologie che collegano la poli�ca con la corruzione e il male, quell’aria orientale sono i pun� a favore del film in sé. Per quanto riguarda questa sua nuova veste, la conversione in 3D è o2ma, i piani medi sono quelli che risultano meglio e si capisce come questo fa�o della conversione non sia stato (solo) un’operazione di marke�ng, ma una cosa voluta dire�amente da Lucas fin dal 2003. La resa infa2 è naturalissima, c’è una maggior profondità di campo e mancano, fortunatamente, trucche2 come ogge2 che escono dallo schermo. Ormai siamo a metà del film e nuovamente mi sento sorpreso vedendo la corsa degli sgusci nel deserto di Tatooine… In poche parole: è una figata assurda! Il 3D rende al massimo in ques� minu� in cui con�nuo a sperare che Anakin riesca a vincere quella dannata corsa. Siamo ormai verso la fine del film ed infuriano ba�aglie sui campi di Naboo, nei suoi cieli e nel suo palazzo. Cerco di tornare a guardare il duello tra i due cavalieri Jedi e il misterioso Sith dalla spada a doppia lama e dal volto tatuato pensando di essere un vecchio fan che nel ’99 vedeva il film. Guardare per la prima volta uno scontro non più lento, cerebrale ma un comba2mento più che veloce con schivate, mosse di ar� marziali, sal� e capovolte sarà stato per i vecchi fan una cosa molto più che spe�acolare. Ma ora il film è finito, John Williams con la sua musica torna prepotentemente in sala mentre le luci si riaccendono pian piano. Gli spe�atori si alzano e si tolgono gli occhialini per il 3D, iniziano a prendere le giacche e a uscire. Resterei lì per tu�a la durata dei �toli di coda ma inizio ad avere fame. Mi alzo con lentezza e col solito sorriso ebete sul volto. Mi s�racchio e tolgo gli occhialini ed estremamente soddisfa�o me ne torno a casa… Da vedere perché:

- È Star Wars!

- È in un 3D decente che calza bene al film.

- Comba2men� ultra-fighi e corse spe�acolari

Da non vedere se: - Non amate Star Wars

Giorggggio BBBBondì 3HHHH

Page 26: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Pitura Freska – Pin Floi (album ignoto, forse

“ossigeno”)

15 luglio 1989. Venezia. Migliaia di giovani e non, quasi 200.000 si riversano nella ci�à per il concerto AGGRATIS dei Pink Floyd, alles)to su uno za�erone ancorato davan) a piazza san Marco… siamo in Italia, checché sostengano Bossi e compagnia a riguardo, e l’evento sfugge totalmente alla ges)one delle autorità, senza inciden) ma lasciandosi dietro un po’ di immondizia in piazza… e questa bellissima canzone dei Pitura Freska, gruppo reggae veneto un po’ demenziale e un po’ serio. Vecchio purtroppo non esistono più, si sono sciol). Il testo è in mezzo veneto, ma si capisce, e il pesante accento rende il tu�o molto piu simpa)co&divertente. Vi trascrivo il climax della canzone. "Siete qui per i Pin Floi?" Risposta: "Hi hi, hu hu, ho

ho, ha ha, he he" "Ritenete gius� concer� di queste dimensioni proprio a Venessia?"

"No parche' l'e' na cita' tropo picola

pero l'e' a gra�s. Vuito du �ri?"

"Grassie." RotFront – Revolu�on Disco (da “Emigrantski

republik”)

Ques) ragazzi sono una sfida seria. Ma seria forte. Riuscite a immaginarvi della musica balcanico/russa suonata in levare, )po ska? Non è troppo difficile, credo… ora aggiungeteci un po’ di ele�ronica e i tes) in inglese, con pezzi rap in tedesco. È come ascoltare del gulasch accompagnato da una zuppa di cavoli fumando marijuana e bevendo birra chiara. È fichissimo. Liberi di non crederci ma dovete provarlo. Conviene ascoltare (le trovate tu�e su

Youtube) oltre alla canzone sopra indicata anche “emigrantski ragamuffin” e “sovietoblaster”, che immagino sia un ghe�oblaster ancora più grosso di fabbricazione sovie)ca… magari con una stella rossa. Che spara proieEli calibro 7.65. Kalashnikov – Pravda the Overdriver (album

ignoto… lo svantaggio di recensire ‘ste canzoni da

youtube. Forse “Roman�c songs of dissidence”)

Non è punk. Non è power metal. Ma che diavolo è? Mi serve un nome. Solo per loro, signori, invento l’Epic melodic distorted Punk. Chitarre, tas)ere, buona melodia, ba�eria incalzante, tes) eccezionali. Sono italiani, e cantano in italiano, e ci sta bene. Sono stupito, la nostra lingua è abbastanza so�ovalutata per questo genere di canzoni… o io sono abituato male e associo “buona musica italiana” a “cantautori di anta anni fa”. Ritornando sul seminato, non ho capito di che parli questa canzone… ma mi ha lasciato una bellissima immagine poe)ca: “No�e. Fuoco in un bidone di metallo. Scalo ferroviario merci di qualche posto. Sullo sfondo una ci�à di etro e luci molto cyberpunk… e a�orno al fuoco, dei lupi mannari, in forma umana ma sono lupi mannari, ves)) con giacche di pelle o jeans, anfibi, borchie e ferramenta varia, che bevono birre scaden) da laEna. A un certo punto, sentono qualcosa, nel vento, lo fiutano… prima si alza una ragazza, la capobranco, ovvero Pravda, e poi tuE ge�ano le birre finite nel fuoco, si me�ono a correre e saltano su un treno che li porterà alle montagne, mentre alle loro spalle al ci�à esplode in un grande incendio.” Fico no?

The B-Sides

la musica NON per i deboli di orecchie e di

stomaco o per gente priva di sense of

humor.

Page 27: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Gli Atroci – Metallo o morte (2009)

E vai con la recensione di un intero CD. Nello scorso numero avevo de�o che i Rhapsody sono il più noto gruppo metal italiano in lingua inglese. Doverosa precisazione, visto che Gli Atroci sono molto meglio, molto più noto sopra�u�o molto più simpa)ci… e cantano in italiano. Abbiamo temuto molto per la morte recen)ssima del bassista, l’ Orrendo Maniscalco (pace all’anima sua), che avrebbe potuto portarli allo scioglimento. Ciò non è avvenuto. Per fortuna. Ma parliamo di Metallo o Morte. Per ascoltarlo dovete 1) essere metallari o quantomeno apprezzare il genere e 2) possedere un’ingente quan)tà di autoironia. Se no non riuscirete ad ascoltare masterpieces quali “acciaio e salsiccia” o “rivolta metallara totale”. La prima

traccia, “Il drago infuocato nel bosco incantato”, è un’eccezionale, epica presa per il culo di tuE gli stereo)pi del power metal. “morte alla techno” è il mio inno personale. “pennellen”, perfe�a per tuE gli aman) dei Rammstein, cantata in un simil-tedesco alla Sturmtruppen. Forse so�otono rispe�o alle altre 20 tracce, “sfinterator” e “radiazioni”. Abbastanza scaden). Si in totale sono 22 tracce, ma non tu�e sono canzoni… Gli Atroci spesso fanno precedere una canzone da un breve intermezzo recitato. Vi ho de�o che è metal demenziale? No, fa nulla lo faccio ora. Avete amato gli skiantos? Amerete anche loro… e viceversa. Ul)ma nota: Musicalmente, coi controcazzi. Provate a non ascoltare i tes), e ve ne accorgerete.

Daniele Florean 4F

Page 28: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

PAROLE CROCIATE BIFRONTALI*

1

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9 10 11

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14 15 16 17

18 19

20 21 22

23

Orizzontali

1. Persona priva di poteri magici - 7. American Airlines - 9. Sorella e moglie di Zeus - 10. Becco adunco

dei rapaci - 12. Vive sotto il Big Ben - 14. Logaritmo Naturale - 15. Se la “G” fosse un prodotto Apple - 16. ... lux et lux facta est (rev.) - 18. Era... lungo il Tamigi (rev.) - 19. “Codice fiscale” di sfinire - 20. For-

ma più antica dalla quale si ritiene risalga una parola (rev.) - 22. Il successore di Tutankhamon - 23. L’ingegner Dedalo ne costruì la prigione (rev.).

Verticali

1. Celebre esclamazione di Shorty - 2.

Piccolo Pokémon coperto interamente da

un’armatura di colore grigio - 3. Il... co-

gnome dei “Ray” - 4. “Grazie” dove sorge il sole - 5. La valle delle mele - 6. Messo

al tappeto (rev.) - 7. Modo di comportarsi

(rev.) - 8. Azienda Ospedaliera - 11. Ve-

loce oltre Manica (rev.) - 13. Per Elizabeth

è “already” - 17. Il miglior amico di Bender

- 18. Il più grande uccello australiano - 20.

Origine... dell’origine - 21. Est-Ovest.

*Dove la definizione termina con l’indicazione “(rev.)” la parola è scritta in senso inverso.

SUDOKU

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4

I GIOCHI DEL GIORNALOTTO

Edoardo Centolani 3H

Page 29: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

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���

Page 30: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Risparmiate l'acqua, fate la

doccia con un amico.

–Mae West

Fare l’amore allunga la vita. Ora vieni qui e rendimi immortale.

«Fai uscire di qui ancora qualcosa di mio e i

tuoi figli saranno i tuoi compagni di classe.»

–Mauro Albera commenta con Agalbato

la bacheca del Giornalotto

Tu durante le mie ore provi le stesse

emozioni che può avere un topo davanti a

un pezzo di marmo. Non può neanche

mangiarlo.

«M

i sem

bra

di a

vere

a che

fare

con

un

a g

en

era

zion

e d

i zom

bie

»

Nessun uomo dovrebbe sposarsi fino a che non ha studiato anatomia e sezionato almeno una donna.

–Honoré de Balzac Can February March? No, but April May!

«Il Bello è sem

pre bizzarro

–Charles Baudelaire

Scusate, avevo le

mani bagnate.

Ho

stato io

ad an

nu

llare il gol a

Man

taro! N

on

son

o fato

app

osto

!

–Z

io M

ike

08

/02

Au

gu

ri C

arl

o!

«...Un ritorno al Petrarca, ma

senza attributi, un Petrarca

metaforicamente evirato...»

–Prof Romanò

Tra romani:

–Ti piace la mia armatura?

–Sì, bella…

–LORICAmata io stesso! Il coro spacca!

I moroni

Langoni � Figo

Concordo Mapperfavore!

–Sei contento di questo sciopero?

–A ‘facc ‘ro

cazz!

FREE S

CH

ETT

INO

! –È Shakespeare, è una parafrasi. –Ecco perché non capivo nulla!

Testa sul testo affinché il testo sia nella testa –Prof Caputo

PIAZZA TI AMIAMO <3

Dankeschön!

di

“S.P.Q.R.: SONO PADANO

QUINDI RUTTO”

–Il Senatùr sul celebre acronimo

«Anche i diavoli sono sottoposti a Dio,

non vivono nella Libera Repubblica di

Satania Indipendente» –Prof Pocchetto

The difference betwe

en the

USA and a yogurt is

that

after 200 years a yo

gurt

generates a culture.

“Se organizzi quattro eventi mondiali in un anno

certo che te lo pigli al cxxlo, sei un coglixxe.”

–Deca su Olimpiadi di Roma

MINKIA GUADDI! Tua drema!

L’ho fatta io!

GIADA [h:22:51]

E io chi sono, il figlio della serva? AGA [h:22:42]

Noblesse oblige

I numeri non son

o

fondamentali per

la

matematica. (Ludw

ig

Wittgenstein)

Saggio è chi sa di non sapere. La

filosofia del voltiano medio.

Più

inte

lligen

za

avra

i, p

iù s

offrira

i. [

Sch

openhau

er ]

Page 31: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

–Un suicida nella religione cristiana

non va nemmeno in chiesa. –E certo, è morto.

“Un teschio con le labbra. No! Una testa decappottata!” –Follia traducendo durante inglese

Ma

scu

si pro

f, alla

fine

pe

r

Le

op

ard

i biso

gn

ere

bb

e vive

re

allo

stato

bra

do

!

Io odio le mimose. Sono puzzolenti e

gialle. Come i cinesi.

Dante e’ devasdante! La pessimaaaa! Datti fuoco!

Le vignette okay, ma

Miano è davvero un

personaggio improbabile.

R. I. P. Germano Mosconi

Ora vai e insegna agli angeli

a bestemmiare.

Co

ro

pu

zz

a

W o

rc

hestr

a

Kev

in P

rin

ce!

Free Misseri (lo zio d’Italia)

5 minuti… 2 minuti… 10 secondi… GIÙ LE PÉNNE! –Prof Romagnoli

Ciao (: E.

Saba unico

DIO

In p

rin

cip

io e

ra

la

ra

na

da

l v

an

ge

lo

se

co

nd

o K

er

mit

–P

ro

f C

oz

zi

I don’t like

drugs

but

drugs like

me!

(Marilyn M

anson)

Ho

stato

io a

da

re il sc

hia

ffo a

d

Aro

nic

o. V

og

lio d

iec

i an

ni d

i

squ

alific

o!

(Cit. M

ike M

isseri)

Gran

de p

erfo

rman

ce a

i gio

chi o

limpi

ci d

i let

tere

.

Sex is like pizza.

When it’s good, it’s really good.

When it’s bad, it’s still pretty good.

Why six is afraid of seven? Because seven ate nine! It isn't. Six and seven are numbers, and cannot

feel emotions such as fear.

Lo sapevate che fino a qualche anno fa, durante i

battesimi, il padrino doveva giurare di

“rinunciare a Satana e le sue pompe”? –P.f.

Qualcuno mi spiega cosa sarebbero

queste “pompe di Satana”?

Pompo nelle casse!

Son

o co

ntra

rio a

i rap

porti

prim

a

del m

atrim

onio

, fan

no a

rriv

are

tard

i alla

cer

imon

ia.

Di tutte le perversioni sessuali,

la castità è la più strana.

Page 32: Giornalotto N°4 A.S. 2011/2012

Briganta

ggio

di passo

Daniele Florean 4F

Assalto a una nave

di Sua Maestà

Giorgio Bondì 3H

Corruzione

con soldi

del Monopo

li

Amalia Cas

toldi 1F

La Propaganda Il Ciclostile

Il Boja Mauro Albera

La Pula La signora delle fotocopie

se trovati, prego rivolgersi a

Ricercati vivi o morti (ma meglio morti)

per i seguenti crimini

Stalking v

ia

Chatroulett

e

Robert Ballante 3A

Associazione a delinquere,

spaccio di Giornalotti e

sfruttamento di redattori minorenni

Alessandro Luciano 3G

Eresia di

ffusa

e recidiv

a

Filippo

Agalbato

5C

Papponaggio

acuto e maldestro

Leonardo de Castro 3G

Aver sparso la pest

ilenza con

untumi unguenti e a

ltri malefizi

Giada Carioti 3E

Violenza sessuale su

oggetti inermi

Andrea Piazza 1F

Tentat

ivo di

golpe

fallit

o

Federi

co Lom

bardi

4G

Aver sputato e p

isciato

sulle Croce d’oro

Alessandro de

Gennaro 4C

Furto di biciclette a

mano armata

Stefano Schmidt 3G

Plagio multiplo

e mal riuscito

Lorenzo Miano 4H Luoghi osceni in atti pubblici Renzo Averia 2B

Rapimento di orfani e richiesta

di riscatto ai genitori

Agnese Anzani 3F