Giornalino15c
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2
Poesia p. 3
Gratitudine p. 4
Noi … del Consiglio p. 5
Ministeri e Dimensioni p. 7
L’Oggi di Dio per il Domani p. 18
L’educazione: radici e fiori p. 20
La Voce dei Territori p. 25
Parliamo di… p. 48
Semi di riflessione p. 56
Anno Vita Consacrata p, 58
Auguri p. 60
SOMMARIO
3
Aspetto il Natale ancora piu’ùricco di luce e carico di quell’acqua che fa germogliare ogni buon seme. Tante sono le tenebre che ci avvolgono; molto sangue di fratelli dissecca la terra e i cuori. Nell’oscurita’ della terra, protetto dalla gioia dei poveri, nascera’àda Maria il Figlio di Dio. La grotta ci consegnera’à lo splendore del cielo; e per quanti entreranno nel suo mistero, diverra’àsorgente di pace. Con la fede dei piccoli e con l’animo dei semplici andiamo ad abbeverarci
4
.
Gratitudine
Mentre la nostra “Finestra sulla Provincia” si appresta ad essere data alla stampa, veniamo
raggiunte dalla notizia della nomina della Superiora Provinciale.
Con lo spirito di fede che ci ha sempre caratterizzato, accogliamo Madre Luisa Merlin e le
auguriamo di svolgere serenamente il suo nuovo servizio, camminando con noi verso quella
comunione e quell’unità che ci hanno portato a sentirci “Provincia”, la Provincia che, nel nome di
“S. Maddalena di Canossa”, intende custodire, con cura filiale, il carisma della Fondatrice.
Le auguriamo di lasciarsi guidare dalla “nube” dello Spirito e di saper “scrutare” l’orizzonte
con vigile attenzione, per discernere, attraverso i segni dei tempi, i passi profetici che il Signore ci
chiederà di attuare.
Nell’accogliere con fiduciosa speranza Madre Luisa Merlin, non possiamo fare a meno di
esprimere un caloroso e sentito grazie a Madre Marilena Pagiato che, in questi sei anni, ha arato
faticosamente il terreno della Provincia unificata, spianando la strada a chi ora subentra nella
guida.
La nostra gratitudine vuole essere riconoscimento del suo infaticabile donarsi nell’incontrare
Sorelle e Comunità, nel rispondere agli appelli territoriali, nell’affrontare i non lievi compiti
provinciali: assicurare informazione e formazione a tutti i livelli; curare significatività e
sostenibilità nelle opere; garantire qualità di vita alle Comunità di infermeria; farsi carico con le
Econome dei problemi gestionali, pervenire a necessarie decisioni dopo Consulte e discernimenti
vari; delineare il Progetto Apostolico per il prossimo futuro decennio della Provincia.
Nel rendere grazie al Signore per il bene da lei seminato a piene mani, rinnoviamo la nostra
adesione al Vangelo della gioia e al carisma del più grande Amore, perché il Nome di Dio sia
glorificato anche attraverso la nostra testimonianza gioiosa e profetica.
Con cuore dilatato nella speranza, andiamo incontro al Signore, che anche oggi viene nella
nostra storia.
La redazione
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NON PASSA MESE CHE …
noi del Consiglio non ci ritroviamo per
fare il punto della situazione: ci si
informa e si discutono le problematiche
dei singoli Territori; si verifica il
cammino formativo svolto; si ricercano
possibili soluzioni circa i problemi
economico - gestionali; si lascia spazio a
“eventuali e varie”; si precisa il
calendario dei prossimi incontri.
Il tutto secondo un preciso ordine del
giorno.
VERONA – SAN FIDENZIO 17- 27 agosto
Si svolge in questo periodo il CAPITOLO
PROVINCIALE APPLICATIVO.
Le dieci capitolari, partecipanti al
Capitolo Generale restituiscono
all’assemblea i loro vissuti, illustrano i
problemi emersi e il contenuto dei
“gruppi di focalizzazione”: la nuova
evangelizzazione e le periferie alla luce
dell’Evangelii Gaudium; la formazione ,
la leadership condivisa, il problema della
donna, i mezzi di comunicazione e
l’amministrazione dei beni economici.
Presentano, infine, il Documento
Capitolare: la sua struttura , la ricchezza
del testo e l’iter seguito per la sua
stesura.
Momento saliente l’intervento della
Madre Provinciale che illustra le varianti
apportate al Progetto Apostolico di
Provincia e la situazione della realtà
canossiana italiana. Richiama, inoltre, le
problematiche relative alle nostre Scuole
e fa conoscere l’attuale difficoltà della
gestione economica e finanziaria in
questo tempo di recessione e di crisi.
La FASE PROGETTUALE che segue vede
la partecipazione attiva e coinvolgente
delle capitolari che, secondo le direttive
del Consiglio di Presidenza, alternano ai
lavori in gruppo quelli assembleari, per
giungere, infine, alla formulazione delle
Delibere Provinciali e degli Statuti
rinnovati.
CRONACA “Giubilei 50°”weekend 27-29 giugno
Venerdì 19/ 06, quattordici Madri
convengono ad Ottavia per sciogliere il loro
“Te Deum” al Signore per i loro
cinquant’anni di vita religiosa. L’incontro, i
ricordi, la condivisione sono motivo di gioia
dopo tante primavere spese a donare, in
spirito di servizio, le proprie energie
migliori.
Sabato 28/ 06: La mattinata in Vaticano
offre loro l’opportunità di partecipare
all’Eucaristia all’altare di S. Giovanni Paolo
II e, in seguito, di visitare i Musei Vaticani:
La visita, accompagnata da un’esperta
guida, consente al gruppo di ammirare l’arte
scultorea cristiana e i capolavori di
Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e di altri
illustri pittori.
La contemplazione di tanta bellezza eleva lo
spirito.
Domenica 29/ 06, nella bella Cappella della
Casa Generalizia, solenne S. Messa di
ringraziamento, celebrata da P. Sergio
Pinato, al termine della quale la consegna
della pergamena con la benedizione di Papa
Francesco. In un clima di gioiosa
convivialità, si conclude l’indimenticabile
celebrazione giubilare
CRONACA “ Gruppo Voti Perpetui 2009” (26 luglio – 2 agosto)
Per celebrare i cinque anni dai Voti Perpetui (2009 – 2014), il gruppo delle sei Sorelle interessate vive una sosta spirituale nel Monastero di Bose “San Masseo” ad Assisi. Una settimana dedicata agli Esercizi spirituali con la partecipazione alla Lectio divina sui Salmi ascensionali e alla suggestiva Liturgia comunitaria delle Ore. La disposizione dell’animo, la cornice ambientale col suo paesaggio dolce e silente favoriscono la riflessione, l’accoglienza della Parola e la preghiera personale.
Al termine della settimana si vorrebbe volare!
Noi … del Consiglio
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CRONACA “KOINONIA”: fine settimana 07- 09 novembre
Koinonia, trent’anni di Voti perpetui! Un
lungo cammino segna la crescita ed il
consolidarsi del gruppo di Sorelle così
denominato. Le componenti di esso, 14 in
tutto, si ritrovano in festa nella Casa di Via
Don Orione, a Roma.
Il programma delle loro giornate
celebrative comprende una tappa in S.
Pietro con la partecipazione alla S. Messa
nella Cappella ungherese, attigua alla
tomba del Beato Paolo VI, e la visita ai
Musei Vaticani con una sosta conclusiva
nello splendore della Cappella Sistina.
Della bellezza non ci si stanca mai!
Il breve, ma intenso soggiorno della
“Koinonia”, nella comunità “Mater Dei”, ha
portato una fresca ventata di allegria e un
piacevole “chiasso” suscitato dal racconto
di simpatici momenti passati.
APPUNTAMENTO ANNUALE “Ex Alunne”: 12 ottobre
Si è giunti al quinto Convegno provinciale
delle Ex Alunne.
Considerata la partecipazione che via via è
andata aumentando, si può ora parlare di
“tradizione”.
La risposta entusiasta alla proposta ha
consolidato nella creativa commissione
organizzativa la certezza della positività di
questo incontro annuale che, quest’anno, si
è svolto a Schio, già teatro di importanti
celebrazioni per i 150 anni di presenza
canossiana e per l’ampliamento della
Scuola.
Madre Adriana Sicilia ha aperto il Convegno
con un saluto di benvenuto carico di
entusiasmo e gratitudine.
La Madre Provinciale, M. Marilena Pagiato,
ha poi brillantemente svolto il tema: “Un
cammino di libertà”, concretizzandolo
nell’oggi alla luce dell’ esperienza di
S. Bakhita.
L’attenzione era palpabile.
Al termine, dopo numerose testimonianze da
parte delle partecipanti, l’onorevole Maria Pia
Garavaglia, ex alunna di Legnano, ha
sottolineato l’importanza dell’acquisizione
dello spirito di servizio, indispensabile in ogni
ambito: “servizio” e non ricerca del proprio
interesse, atteggiamento difficile ai nostri
giorni.
Dopo la Messa, celebrata nella Cappella di S.
Bakhita, il momento conviviale del pranzo in
un ristorante della città.
La fase conclusiva ha visto ancora il folto
gruppo (circa 250 persone) radunato nel
salone teatro della Scuola per un pomeriggio
culturale.
Laura Curino, straordinaria interprete del
teatro di narrazione civile, occupa il palco e lo
riempie della sua presenza.
Inizia un monologo e, dalle prime battute,
l’effetto magico accende mente e cuore. E’ la
storia di Bakhita che s’intreccia con quella
dell’attrice che rielabora “Una storia
meravigliosa” di Ida Zanolini.
Il prolungato e caloroso applauso
dell’assemblea è un meritato riconoscimento
al lavoro teatrale di notevole spessore, già
portato in scena in altre località.
Cala il sole su questo quinto Convegno e il
commiato è dolce, accompagnato dalla
promessa di un nuovo raduno il prossimo
anno. Dove?
Per ora non è dato di saperlo.
M. Giovanna Radice
Questa cronaca è l’ultima del mio mandato. Nel prendere congedo da voi lettori, sorelle e amici, mi auguro di aver contribuito, con l’informazione trimestrale, ad accorciare le distanze tra Nord e Sud, collaborando al cammino verso l’unità della nostra Provincia Italia.
Noi … del Consiglio
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“Bisogna camminare tanto per raggiungere
quello che ci sta vicino” Josè Saramago
Ogni anno, nel periodo estivo, noi madri canossiane, proponiamo agli adolescenti che desiderano crescere nella capacità di vivere insieme agli altri, di porsi al servizio di persone povere, di approfondire o imparare a relazionarsi con Dio una settimana di formazione e volontariato a Roma o a Trieste, mentre ai giovani è offerta la possibilità di vivere un’esperienza in Albania (o all’estero tramite il Voica) e, per i più robusti, come dice il salmo, il campo, breve, ma intenso, di lavoro e preghiera. Grazie agli articoli di chi vi ha partecipato, condividiamo con voi queste esperienze nella speranza che adolescenti e giovani di Bagnolo possano continuare a prendervi parte in numero sempre crescente.
1. Roma: la capitale, ma di cosa? 2 campi di volontariato, ma non solo…
Quest’estate i mie genitori hanno avanzato
una proposta nei miei confronti: “Perché non ti
rechi a Roma, una settimana, a compiere del
buon volontariato?”. Capite bene quale possa
essere stata la mia reazione, la reazione, cioè,
di un normale adolescente di questi tempi,
abituato e affezionato alla comodità di casa:
“State scherzando, vero?”. Capii la serietà
della questione un istante dopo, quando mio
padre arricciò le rughe sulla fronte. “È
un’esperienza nuova per te, fallo per noi”
Ecco la frase magica: “Fallo per noi”.
Di fronte a queste parole, non sono mai stato capace
di opporre resistenza. Fui costretto ad accettare.
Ecco perché il 27 giugno mi trovavo a Roma,
immerso in un gruppo di trenta ragazzi della mia
età, che si sono rivelati diversi dalle aspettative:
insomma, pensavo che ad un’opera di volontariato
partecipassero solo adolescenti santi, futuri preti e
suore. E invece no: tutti ragazzi come me, normali,
con un’unica caratteristica comune: la buona
volontà.
E’ stato proprio questo a consentirmi di avvicinarmi a loro con grande facilità e ad
instaurare con la maggior parte degli stessi, sin dai primi giorni, un rapporto di amicizia
disinteressata e costruttiva.
Le proposte estive delle Madri Canossiane
Ministeri e Dimensioni
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Ministeri e Dimensioni
Trascorso il pomeriggio, in cui ho avuto modo
di conoscere gli altri ragazzi, mi illudevo che
più di una missione di volontariato potesse
trattarsi di una vacanza, ma mi sbagliavo.
Sin dal giorno seguente, e poi per il resto della
settimana, ci svegliavamo di buon’ora per un
momento di preghiera, seguito dalla colazione
e poi dalle attività mattutine, che potevano
variare dal cucinare al lavare i piatti, dal
riordino delle stanze alla pulizia dei bagni.
Ora vi chiederete come abbia potuto fare un adolescente che mai, prima d’allora, aveva
preso in mano una scopa e che sapeva preparare a malapena pane e nutella, a svolgere
simili mansioni.
La risposta sta nella collaborazione e nell’affiatamento
tra compagni: posso assicurare (ho prove fotografiche
a riguardo) che anch’io, tanto abituato a trovare la
colazione pronta la mattina e alzarmi dal tavolo da
pranzo senza sparecchiare, sono riuscito a compiere al
meglio questi compiti.
Ma non è tutto: non vi
nascondo di aver
trovato una certa
soddisfazione, a tratti
rivelatasi divertimento nell’aiutare.
Complice era certo la compagnia degli altri ragazzi, e
perché no la simpatia delle Madri accompagnatrici. Se
affrontati con volontà, anche i lavori più pesanti possono
rivelarsi piacevoli.
Merita una nota anche il momento dedicato alla preghiera:
ci riunivamo non per la solita e – permettetemi - talvolta
noiosa ripetizione di Ave Maria, Padre nostro, o chi ne ha
più ne metta, ma confrontavamo le nostre opinioni e
affrontavamo da un punto di vista diverso, forse più
profondo, tematiche universali quali l’importanza
dell’ascolto, il ruolo della speranza, la battaglia dei
pregiudizi, sì, esattamente quei pregiudizi infondati che per
poco mi avrebbero fatto trascorrere l’estate a casa.
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Ministeri e Dimensioni
Dopo pranzo, a seguito di un meritato momento di
riposo, ci recavamo alla Caritas, la mensa all’interno
della quale uomini in condizione di bisogno
economico trovano un pasto caldo e, in taluni casi,
anche l’alloggio. Fu qui che ebbi modo di ricredermi,
un’altra volta: ero certo che i poveri o gli immigrati
fossero, in un certo senso, diversi. Ma il dialogo
diretto con loro, la gentilezza quasi innaturale con
cui mi mascheravo nei loro confronti, mi hanno
fatto capire che essi non hanno nulla in meno
rispetto a me, e anzi conoscono il vero significato
della parola umiltà.
Umiltà… ma cos’è l’umiltà: “Umiltà è ritenerti uguale a me, nero immigrato per guerra,
senza lavoro né famiglia, con alcuno sbocco per il futuro”- mi disse uno di loro. Altro
elemento che mi ha colpito, condiviso più o meno da tutti i disagiati cui servivamo il pranzo,
è il loro rimboccarsi le maniche, anche in condizioni disperate. Sarò sincero: io, nella loro
situazione, temo che dopo essere caduto non mi rialzerei più, ma sprofonderei ancora più in
basso. Al contrario loro trovavano la forza di continuare, stimolati da chissà quale energia
nascosta, forse l’accontentarsi del nulla, e com’era bello quel sorriso che illuminava la loro
faccia ogni volta che si cominciava con loro una conversazione.
Dopo il servizio in Caritas, visitavamo gli splendidi monumenti della città eterna, con tanto
di contestualizzazione storica e illustrazione delle caratteristiche da parte di qualcuno di noi
oppure delle associazioni che si dedicano alla carità, come il centro Astalli o la comunità di
Sant’Egidio ...
Finalmente rincasati e sazi della cena, si
tenevano gli ultimi servizi serali e un momento
di riunione nel quale ripercorrevamo le attività
del giorno.
Infine il letto: mi ero molto affezionato a quel
letto, in quanto mi conferiva, stanco della
giornata intensa trascorsa, una sensazione di
appagamento e un sonno davvero intenso.
Chissà perché…
Ma veniamo a noi: quest’esperienza di
volontariato ha aperto i miei orizzonti e mi ha
reso consapevole di quanto poco sia sufficiente
per rendere felici le persone.
Ho capito un po’ meglio cosa significhi pensare prima agli altri che a se stessi, ho conosciuto
molti ragazzi miei coetanei e abbattuto numerosi stereotipi che ritenevo sacrosanti. Non
sono uno che ama fare complimenti se non quando lo ritengo strettamente necessario, ma,
al termine della settimana, ho raggiunto i miei genitori in stazione e le prime parole che ho
detto loro sono state: “Grazie, perché mi avete reso felice nel sacrificio per gli altri”.
(Alessandro Cionfoli 4 superiore, Bagnolo Mella)
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Ministeri e Dimensioni
2. Trieste: città di frontiera Quale significato diamo noi al termine PERIFERIA ESISTENZIALE? Quanto ci sentiamo
lontani dalle periferie del mondo in cui viviamo? E possediamo anche noi delle periferie
esistenziali, delle mancanze che
ostacolano l'incontro con l'altro,
con chi è diverso? Sono queste le
domande che ci sono state poste
durante il campo di volontariato
canossiano di Trieste, che anche
quest'estate ci ha messo alla
prova, facendoci avvicinare con
consapevolezza a quelle periferie
verso cui Papa Francesco tanto ci
invita a spingerci.
Quest'anno il gruppo di noi volontari
è stato suddiviso in quattro piccoli sottogruppi e ad ognuno di essi è stato affidato un
diverso servizio in alcune comunità dell'associazione San Martino al Campo: alcuni hanno
collaborato con ragazzi che hanno abbandonato la scuola, altri con ex carcerati o
senzatetto, altri ancora, tra cui anch'io, con persone affette da disturbi psichici.
Durante i momenti che ho trascorso a contatto con i malati, ma anche durante il confronto
tra noi ragazzi riguardo ai vari tipi di servizio, ho potuto capire che in realtà le periferie
esistenziali si trovano al centro del nostro mondo e sono ogni giorno sotto i nostri occhi; ciò
che da cristiani noi siamo chiamati a fare è avere compassione e fare condivisione,
come Papa Francesco ha ricordato durante l'Angelus dello scorso 3 agosto: “Gesù ci chiede
di con-patire l'altro, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di
sé, perché così è Gesù: soffre con noi e soffre per noi”. Ma questo atto di compassione
deve essere anche accompagnato da una condivisione, che significa mettersi al servizio del
prossimo sostenendolo nella vita quotidiana, condividendo, appunto, anche semplici lavori
domestici, come pulire una cucina, ordinare una soffitta, fare la spesa, sistemare il giardino
ecc... piccole commissioni che io stessa ho svolto in questa settimana e che hanno fatto
capire agli ospiti della casa di cura “Brandesia” che noi volontari eravamo disposti a
condividere parte della nostra vita con loro e non a guardare da un'altra parte per trovare
un modo educato di dire “arrangiatevi da soli”.
In sostanza, soltanto inginocchiandoci di fronte ai più bisognosi, possiamo comprendere
che questa Vita, che ci è stata donata, sarà vera vita solo se a nostra volta la doneremo
agli altri, come dice la canzone “Saremo vita”, che è stata l'inno del nostro campo a Trieste.
(Alice Aratti, studentessa universitaria, Bedizzole)
Ministeri e Dimensioni
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Ministeri e Dimensioni
3. Albania: una terra fatta di volti
1-15 Agosto 2014, quindici giorni di servizio, amicizia e preghiera.
Il desiderio di vivere un'esperienza di volontariato era presente in me ormai da molto e,
per un insieme di fattori propizi, quest’anno
sono partita, non sapendo bene cosa
aspettarmi, ma con una curiosità che cresceva
ogni giorno di più. Così il "fatidico" venerdì, 1
agosto, ha avuto inizio il viaggio verso una
terra sconosciuta, l' Albania.
Proprio così: Sconosciuta!! Tutto ciò che
pensavo di conoscere su questa terra ed i suoi
abitanti si è rivelato niente rispetto a ciò che
questo viaggio mi ha rivelato. Una terra che si
sta risollevando dalle molte oppressioni e che
punta sul turismo per potersi valorizzare
veramente; ma, nonostante voglia migliorarsi
sempre più, non vuole perdere quelle tradizioni
che la rendono unica e che ne hanno costituito la storia. Una terra fatta di contraddizioni,
dalle città in alcune parti molto pulite e curate, in altre decisamente trasandate, fino alle
persone ed in particolare alle donne, il cui ruolo sta lentamente cambiando, ma che non
permette loro ancora piena libertà nella società.
L'esperienza albanese è stata arricchente non solo per i luoghi conosciuti e scoperti, ma
anche e soprattutto per i compagni di viaggio, sia italiani che albanesi, i quali hanno reso
i giorni trascorsi insieme davvero unici.
Dall'Italia siamo partiti in 15, accompagnati da Madre Antonella e Madre Gabrysia che
sono state i nostri punti di riferimento imprescindibili con uno stile semplice ed attento
che ha reso la loro presenza davvero importante
Io non conoscevo nessuno dei compagni di viaggio
e questo da un lato è stato inizialmente difficile
poiché non è semplice trovare da subito un
equilibrio nella convivenza e nel lavoro, ma, allo
stesso tempo, vincente perché mi ha permesso di
mettermi in gioco, veramente fino in fondo, nel
lavoro, nella conoscenza e nella convivenza
quotidiana.
I giorni insieme sono stati resi ancora più speciali
dagli amici albanesi che abbiamo incontrato sul
nostro cammino: i nostri tre angeli custodi, Anjeza,
Marinela e Shejnaze che ci hanno accompagnati
per le due settimane e ci hanno accolto ed insegnato tanto sulla loro terra; gli animatori
albanesi con cui abbiamo organizzato mattinate di lavoro e condiviso risate, balli,
amicizia e preghiera e che hanno conquistato un posto speciale nel mio cuore; e soprattutto i bambini che incontravamo tutte le mattine, i quali hanno dato un senso
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Ministeri e Dimensioni
a questo viaggio con il loro affetto disinteressato, i loro sorrisi abbaglianti ed una voglia di
vivere travolgente.
Se penso all'Albania, mi vengono in mente dei volti che mi hanno conquistata ed hanno
fatto in modo che una parte del mio cuore rimanesse là con loro e, a pensarci, sembra
quasi incredibile come i sentieri di 15 italiani, così diversi tra loro, si siano incontrati
sull'unica strada che aveva come direzione la Shqiperia (Terra delle Aquile) e questa a sua
volta sia stata il luogo di convergenza di molti altri sentieri di amici albanesi. Insomma è
chiaro che qui c'è lo "zampino" di Qualcuno più grande di noi.
Grazie, Signore, per gli amici italiani che mi hai permesso di conoscere, per le amiche
albanesi che hanno camminato fianco a fianco con noi, per le Madri che ci hanno guidato in
questo viaggio, per i bambini con la loro semplicità e per i ragazzi con la loro accoglienza
ed amicizia... Grazie anzi Faliminderit!!
(Elisabetta, universitaria)
4. All’eremo da padre Giuseppe Castelli per…
rimanere in Gesù e portare frutto nella vita
“Tutto può aspettare, ma la ricerca di Dio no”
diceva spesso George Harrison, il più solitario
dei Beatles. Questa frase mi è risuonata più
volte durante i preparativi al campo di lavoro
e la preghiera per giovani che avrei vissuto
con le Madri Canossiane.
Immersi nella spiritualità dell’Eremo di San
Lorenzo, nei pressi di Castiglion Fiorentino,
siamo rimasti in ascolto della Parola e
abbiamo fatto della relazione a tu per tu con
Dio la nostra priorità.
All’interno di questa relazione fondamentale
si gioca infatti la nostra identità cristiana: per diventare discepoli siamo chiamati a
rimanere in atteggiamento umile di ricerca. Il frutto di questo percorso sarà la gioia di aver
incontrato e riconosciuto il volto del Signore.
Alle riflessioni delle Madri Canossiane, ben tre: madre Elena, Mariagrazia e Marisa, e di
padre Giuseppe Castelli, sacerdote bresciano e moderno eremita, su alcune figure chiave
del Vangelo come le discepole Maria e Marta, Maria Maddalena, gli operai della vigna …
seguivano momenti prolungati di silenzio, meditazione e condivisione.
13
Ministeri e Dimensioni
Dedicavamo un tempo speciale al lavoro:
scrittura su tavolette di legno, pulizie
dell’eremo e cucina per noi ragazze, mentre i
giovani più coraggiosi disboscavano e
accatastavano legna.
L’Eucarestia quotidiana, la veglia sotto le stelle,
l’adorazione eucaristica notturna si sono rivelate
occasioni privilegiate per consegnare al Signore le
nostre esperienze di crescita, la ricerca di felicità,
bene, pienezza di vita, i nostri sogni, ma anche le
fatiche e le paure della giovinezza, imitando così Maddalena di Canossa che, nella
relazione fiduciale con Lui, ha intuito dove e come spendere la propria vita perché fosse
ricca di senso.
Custodiremo le cose preziose sentite e vissute in questi giorni,
i momenti di fraternità e allegria in cui abbiamo assaporato il
gusto della tua dolce amicizia, Signore.
Grazie per il dono della fede, piccola, ma capace di metterci
sempre in ricerca; sostienici con la tua grazia perché, sapendo
che “vivere è cercare Dio, ma vivere veramente è averlo
incontrato!”, ci sia dato di passare dal vivere al vivere veramente.
(Elisa Gatti, studentessa universitaria, Pontevico)
Fare volontariato quest’estate è stata un’esperienza fantastica che ci ha cambiato la vita,
perché ci ha fatto vedere una realtà diversa dalla nostra, ci ha fatto crescere e apprezzare
le cose che abbiamo, cose che alcune persone non hanno e non possono permettersi e, per
questo, possiamo considerarci fortunatissime.
Un’esperienza scioccante, non in senso negativo, anzi, ma perchè abbiamo potuto
constatare con i nostri stessi occhi che in Italia c’è davvero molta povertà; non avremmo
mai pensato che ci fosse gente così bisognosa di aiuto.
Non potremo dimenticare i volti, i sorrisi di quelle persone che abbiamo conosciuto e,
soprattutto, non dimenticheremo le loro storie che, a volte, ci hanno commosso, perché
sono storie tristi, toccanti, storie che si sentono solo nei film ma che, quando vengono
raccontate di persona, seduti ad un tavolo, si capisce che anche quella è vita.
Solo una cosa possiamo dire: questa non è stata una vacanza, anche se ci sono stati
momenti di svago. Non si va alla Mensa della Caritas per divertirsi, si va per lavorare. Non
dimenticheremo mai quanto eravamo stanche al rientro negli alloggi, ma ci siamo rese
conto che tutta quella fatica, alla fine, era piacevole, perché portava felicità agli altri,
perché stavamo facendo del bene.
E’ stato triste andare via, dire addio agli altri volontari, non rivedere più alcuni volti a cui
ormai ci eravamo affezionate. Una settimana trascorsa in fretta, ma che sicuramente ci ha
cambiato la vita.
(Iurato Anastasia, Ferrario Martina, Comunian Elisa, Manganoni Sofia Lazzaroni Paola IV Scienze umane
14
Ministeri e Dimensioni
una particolare esperienza a Lumini
Con il gruppo di ragazzi preadolescenti, che si stanno preparando alla Cresima, sabato, 29
novembre, alle ore 14.45 ci siamo ritrovati insieme, genitori e catechiste, davanti alla chiesa di
Costermano, in partenza per Lumini, un paesino tra il verde, ai piedi del Baldo.
Il parroco, don Renato Mastella, e tre animatori erano già andati in anticipo per aprire e
riscaldare la casa. La breve trasferta ci ha fatto apprezzare, lungo il tragitto, il bellissimo
panorama; per grazia ricevuta, quel giorno, il sole era splendido.
Dopo l’arrivo, sistemazione bagagli, giro di ricognizione, finalmente, ha inizio la "grande
avventura”.
Subito ci siamo resi conto che i ragazzi avevano preso la
cosa seriamente e si erano predisposti all'ascolto. Infatti,
appena introdotto il tema: “Quale atteggiamento mi
impedisce di capire il dono che io sono" con la
distribuzione delle maschere, ci hanno stupiti per la loro
serietà. mentre noi ci aspettavamo una inevitabile
confusione. Al pomeriggio, poi, il momento centrale con
la parabola dei talenti.
Con i pochi mezzi a disposizione, i ragazzi hanno
interpretato il brano del Vangelo in modo da renderlo
comprensibile e “accattivante” ai loro occhi. Si sono divisi
in tre gruppi, seguendo la traccia che avevamo
preparato, hanno lavorato bene e la condivisione è stata buona.
E’seguito il tempo della merenda: ci voleva proprio: un the caldo con le torte preparate dalla
nostra supercuoca…. Che bontà! Al termine della pausa sono iniziate le note dolenti, con il
tempo di deserto che, per i ragazzi, è risultato il più faticoso in assoluto. Sembravano tutti
concentrati e, di fatto, lo erano ...... ma, poi, non sono stati capaci di esprimere, tra le 4
domande poste loro, neppure un concetto un po' profondo, che partisse dell'anima, solo
qualche espressione vaga e niente più.
Questo ci ha un po’ deluso, ma ci ha fatto molto riflettere
sul nostro compito di catechiste: forse anche noi non
siamo state capaci di coinvolgerli in modo adeguato e
convincente, forse dobbiamo studiare un modo più
creativo e adeguato nel presentare i valori perché
vengano accolti con responsabilità personale e non
accontentarci del minimo. C’è sempre da imparare anche
dai nostri ragazzi e ripartire con speranza e coraggio.
La cena è stata animata da tanta allegria, seguita dai
giochi con gli adolescenti, le crêpes con la Nutella, una
goduria e poi...... la lunga notte di confusione!!! Ma non
dormono mai questi ragazzi? Dopo la “sfuriata” della
supercuoca alle 2 di notte, finalmente siamo riusciti a dormire sonni tranquilli.
Domenica 30 novembre è stato il momento culminante: l'arrivo dei genitori e dei fratellini,
l'incontro con gli adulti, per puntualizzare la presentazione dei cresimandi in parrocchia il
giorno dell'Immacolata, la Santa Messa celebrata tutti insieme, il pranzo… Una domenica per
le famiglie riuscita bene, in clima di festa, nella condivisione dei valori della nostra fede. Un
grazie a tutti per aver partecipato e collaborato alla buona riuscita. Le catechiste Sr. Giancarla e Barbara
15
Monsignor Angelo Ramazzotti, Vescovo di
Pavia, nel 1800 diceva alla Superiora Madre
Luigia Grassi:” Lei deve rimanere qui per
continuare a suonare la “Campana”.
“Dio non è amato, perché non è
conosciuto”.
E allora ecco il mio piccolo racconto come
testimonianza che la “CAMPANA suona
ancora”.
Una Canossiana suona ogni giorno la
campana dell’AMORE
nella Casa di riposo
“Mons. F. Pertusati in
Pavia. Lentamente
tanti anzian, ospiti di
questa Casa, giorno
dopo giorno si aprono
a Dio. E’ un cammino
lento ma prezioso:
persone che si aprono
a Dio.
Il loro modo di socializzare quando arrivano
in questa Casa di Riposo non è sempre
buono. C’è in loro tristezza, rifiuto... .sono
scostanti gli uni con gli altri. Si sentono
strappati dai loro nidi, dove forse
mancavano di tutto, ma avevano la loro
libertà. Sui loro volti si legge tristezza,
sconforto.
1. Ma la “Campana” ogni giorno suona: una
preghiera.... un canto mariano. una musica
dei loro tempi.... un racconto di vita ....
una carezza... un sorriso ed altro ancora.
A vicenda raccontano la loro vita e
imparano ad amarsi, a perdonarsi, ad
aiutarsi. E’ tanto bella questa esperienza di
vita.
Un giorno chiedo a una di loro: “come
stai?. Come ti trovi qui con noi?”. Mi
risponde:” Non è la mia casa, ma con voi
mi trovo bene, siete brave perché riuscite
a farci sentire Famiglia”.
Arriva una nuova ospite con un carattere
molto difficile; è stata già allontanata da un
altro ospizio. Collerica, volgare nel suo
modo di rapportarsi. Il tempo passa. Alla
Chiesa, alla Consacrata non si avvicina,
poveretta, forse non era mai stata amata
da nessuno. Un’infanzia infelice, non
sappiamo. Sappiamo però che dobbiamo
fare di tutto per amarla.
Un giorno la incontro, le porgo un
affettuoso saluto. Allontanandosi dice:”Ma
cosa ci stanno a fare le Suore in questa
casa? Non ne abbiamo bisogno. Forse tu,
Madre, pensi di riuscire a farmi pregare...
poveretta veramente ti sbagli... Non saprai
mai guadagnarmi come fai con tutti.”
Passa e ripassa ogni giorno davanti alla
nostra cappella, ma non entra, ha quasi
paura Non oso disturbarla, prego, ci
penserà Lui, il Signore della Vita, ad aprirle
il cuore.
Per motivi di salute devo assentarmi dal
mio apostolato per un po’ di tempo. Al
ritorno, eccola, è proprio lei che bussa alla
porta del mio ufficio, mi saluta e mi offre
una foto di Papa Francesco e mi dice:
“Madre Rita, ho trovato questa foto di Papa
Francesco in una pattumiera, mi permette
di tenerla”. Le rispondo:“Ma certo
Francesca, anzi già che ci sei voglio
regalarti il settimanale di ‘Famiglia
Cristiana’”. Mi alzo e l’abbraccio dicendo:
“Francesca, ti voglio bene”. E lei: “Madre,
permetta che le dica: grazie, grazie per
questa sua presenza in mezzo a noi.
Anch’io mi sono accorta che mancava, con
ansia abbiamo atteso tutti il suo ritorno. La
sua presenza conforta e dà vita, a me ha
aperto la porta della speranza.Tornerò
ancora e sicuramente ogni domenica verrò
alla Santa Messa.”
E’ Madre Luigia Grassi che, attraverso le
sue figlie sparse nel mondo, continua a
suonare la “Campana”.
M. Rita Montagna
Ministeri e Dimensioni
16
Secolari abeti bianchi, faggi e castagni della foresta casentinese innalzano al cielo le tante
preghiere che, dai tempi di Romualdo e Francesco, lodando Iddio, inneggiano al nome del
Signore, gli Halleluyah della comunità monastica della Verna, si uniscono a quelli di
Camaldoli, in un unico canto.
Mentre le orme dei pellegrini e dei viandanti, che sono passati e passano numerosi per
questi luoghi, si cancellano alla prima nevicata, le acque dei ruscelli e gli alberi maestosi
invece, immemori, ne tracciano il passaggio.
Francesco amava rifugiarsi in solitudine, silenzio
e preghiera tra i tagli aperti del Monte Verna: a
riscaldarlo, nel suo abito di saio mentre dormiva
sopra la nuda pietra, solo la notte e il calore degli
anfratti nella roccia. Abbracciato dalle ferite della
pietra, che ne rivelava le sue nudità, purificando
ed elevando sempre più al cielo la sua anima,
fattosi sempre più simile al Cristo, ricevette in
dono le sue stesse ferite.
Era proprio l’atmosfera del luogo che spinse,
non molto lontano, a Camaldoli, Romualdo, un
paio di secoli prima, a costruire le prime
cinque celle di orientale ed eremitica memoria
e che Francesco visitò in occasione dell’inaugurazione della chiesa. A valle, il Monastero,
una volta pronto soccorso di corpi affaticati di pellegrini e abitanti della zona, oggi soccorso
di anime di pellegrini e abitanti di ogni dove.
A monte, l’Eremo.
A dare i primi insegnamenti ai monaci che decidono di varcare la soglia, la ‘Porta Speciosa’.
Se il gufo, dall’esterno della porta, ammonisce ad un’esistenza solitaria, notturna e sempre
vigile, mentre il cranio e l’albero promettono all’uomo nuovo Vita dopo la morte, all’interno
della porta, come libro aperto e a caratteri d’oro, sono elencate le 7 virtù che, ormai presa
la decisione di entrare, possono essere ottenute grazie ad uno sguardo sempre attento
dentro se stessi: e a sussurrarle ancora una volta, il vento fra gli alberi….
“Tu dunque sarai cedro per nobiltà di sincerità e santità,
acacia per puntura di correzione e penitenza,
mirto per discrezione di sobrietà e temperanza,
olivo per gioia di pace e di misericordia,
abete per altezza di meditazione e sapienza,
olmo per opera di sostegno e pazienza,
bosso per modello di umiltà e perseveranza”.
Ministeri e Dimensioni
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Liberamente Francesco e Romualdo decidevano di trascorrere parte delle loro vite in
solitudine e ancora oggi liberamente il monaco varca l’Eremo per apprezzare come allora,
quel dialogo più intimo con Dio e mettere in pratica quella Libertà che diventa tanto più
forte quanto più è suggellata da una forte Volontà.
Questo il contesto che si è offerto al nutrito gruppo di 42 persone che, puntualmente, ha
risposto all’invito di M. A. e ha partecipato, anche quest’anno, agli Esercizi Spirituali
tenutisi a Camaldoli fra il 10 ed il 14 agosto.
Le parole di Padre A. Barban sul tema “Cristo ci ha liberati per la libertà”, i momenti di
preghiera, le passeggiate nella foresta, oggi, come duemila anni fa, invitano ad ascoltare
ancora il vento sussurrare tra i rami….”sincerità, sobrietà, pazienza, umiltà, pace,
meditazione, sapienza….”
Grazia Rago
“…. ancora una volta ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza unica e ricca.
Mi è piaciuto sentire che la Chiesa è accoglienza, inclusione del fratello , che Dio non
esclude nessuno…..
mi sono sentita “arricchita” , liberata da preconcetti accumulati negli anni, legati ad
esperienze poco positive della vita.
Sono tornata a casa “carica”, serena e piena di gioia per l’ascolto della Parola e,
soprattutto, per aver condiviso l’esperienza con persone “speciali”.
Questi appuntamenti annuali stanno diventando per me davvero importanti. Grazie
ancora per la proposta di esperienze così “alte”.
Giuseppina Creddo
Ministeri e Dimensioni
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tempo non ha nessuna divisione
visibile che ne segni il passaggio,
non una tempesta con tuoni, né
squilli di tromba che annuncino l’inizio di un
nuovo mese o un nuovo anno” (T. Mann)...
eppure ci sono certi “tempi nuovi” che,
pur non essendo evidenti né festeggiati in
grande stile, segnano tuttavia nel cuore
dell’uomo dei passaggi significativi,
lasciandovi un segno indelebile.
Così è stato per noi il 2 ottobre 2014,
giorno in cui abbiamo inaugurato il nostro
secondo anno di Noviziato.
Celebrare un passaggio - che sia
importante - significa non solo aver
compiuto un certo tratto di strada, ma
anche averlo vissuto da protagoniste
attive, da giovani donne che hanno scelto di
mettersi in gioco accogliendo tutte le
conseguenze che tale opzione comporta;
ciò per noi ha voluto - e vuol dire -
interiorizzare i contenuti che ci sono
stati proposti perché dalla mente possano
scendere a lambire e ad abbellire le
“stanze” del nostro cuore e possano
consegnarci la chiave per aprire alcuni
angoli ancora inesplorati e ignoti.
Questo è stato lo spirito con cui abbiamo
cercato e cerchiamo di vivere, passo dopo
passo, sia nelle notti oscure sia nei giorni
radiosi.
Celebrare un passaggio presuppone,
pertanto, un prima che si lascia per
aprirsi al nuovo che verrà: una storia
passata sulla quale contare per
costruire il futuro e per la quale rendere
grazie al Signore.
Attraverso il momento di preghiera con
cui siamo ufficialmente entrate nel
secondo anno di Noviziato, abbiamo
voluto intonare il nostro “grazie” per
ogni momento dell’anno trascorso:
per il tempo della gioia e della speranza
che ha colorato le nostre giornate e
ravvivato l’entusiasmo di chi, come noi,
cerca di dare un senso pieno alla
propria vita; per il tempo carico di
nostalgia e di solitudine, perché
affrontare e superare queste fatiche ci
ha rese più forti e, inoltre, ci ha portato
inevitabilmente, senza possibilità di
scappatoie, a rimotivarci, a riscoprire e
rafforzare il perché del nostro essere
alla sequela di Gesù e di esserlo
ripercorrendo le orme tracciate da
Maddalena.
Un “grazie” per il dono-carisma che,
attraverso il soffio dello Spirito, il
Signore ha ispirato a Maddalena: un
tesoro prezioso che, per grazia,
abbiamo inaspettatamente incrociato e
che ci ha conquistate fino al punto da
stravolgere le nostre vite.
In questi anni di formazione lo stiamo
scoprendo e amando sempre più,
apprezzandone l’altezza spirituale, la
purezza evangelica, la modernità
trascinante che in esso sono dischiuse.
L’ Oggi di Dio per il domani
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Un “grazie” per il dono della Parola e del
Pane spezzato, che abbiamo scoperto
essere per noi incontro vitale attraverso cui
Dio si rivela a noi, ci educa e ci insegna a
guardare il mondo e gli altri con i Suoi occhi.
Questo è anche il tempo in cui il Signore, Lui
che “è sempre giovane e fonte costante di
novità” (Evangelii Gaudium, 11), ci
interpella chiedendoci di accogliere di
nuovo la Sua chiamata sempre inedita.
Ogni “sì” pronunciato, dai “sì feriali e
ordinari” ai “sì straordinari e solenni”, ha un
sapore e una sfumatura particolari; quello
pronunciato oggi è un “sì” che ci apre al
futuro e ci proietta alla concretizzazione di
un sogno chiamato vocazione, ma è
soprattutto un sì che rinnova, con
consapevolezza maggiore e con gioia
ardente, il desiderio di percorrere
insieme a Dio il Suo infinito cammino,
un cammino che conduce a una meta
precisa, l’abbraccio con il Padre stesso.
È per noi fonte di incoraggiamento e di
consolazione - e ne abbiamo avuto la riprova
in questi giorni - la certezza che in questo
“viaggio” non siamo sole, ma che c’è una
famiglia, il nostro Istituto Canossiano, che
“fa strada” con noi, ci insegna la via, prega
per noi.
E allora un “grazie” è anche per voi,
care Sorelle e Madri, perché davvero ci
sentiamo accolte, amate e accompagnate
con discrezione, tenerezza saggezza;
a voi consegniamo i nostri passi ancora
incerti e inesperti, perché, semplicemente
con uno sguardo, una parola, un
abbraccio, una preghiera, con la vostra
presenza silenziosa, possiate suggerirci,
attingendo alla vostra sapienza di vita
vissuta, il segreto di un’esistenza donata
per Amore e nella piena libertà. Desideriamo mettere il nostro cammino
sotto lo sguardo amorevole della nostra
Fondatrice, Santa Maddalena, e di Colei
che “fu quella che ottenne dal Signore
l’esecuzione di quest’opera”, Maria, Madre
della Carità sotto la Croce, “per mezzo
della quale” - ci ricorda Maddalena -
“possiamo ottenere ogni grazia”: ci
affidiamo a loro perché sempre più le
nostre vite lascino trasparire la
bellezza di un Dio che è Padre.
Inoltre, prendendo in prestito alcune
parole di padre Turoldo, “A Dio, fonte
della gioia”, che ci ha chiamate per nome
e in esso ha racchiuso tutta la nostra
storia, domandiamo questo:
“guida i nostri passi
sulla Tua via,
perché possiamo giungere
dove Tu ci attendi,
e lì finalmente cantare
solo canti di Gioia”.
Alessandra Cantaluppi
L’ Oggi di Dio per il domani
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Cosa fa di una giornata a SCHIO un felice momento d'incontro?
Tutto è programmato e, come sempre, nei minimi dettagli. Non si coglie rigidità,
ma il desiderio che la giornata intitolata alle ex alunne/i d’Italia continui a essere
possibilità d’incontro, di dialogo, di racconto delle più svariate esperienze. S’intrecciano
storie e ricordi appassionati di ex-bambine/i, di ex-giovani studentesse e studenti, ora
spose, madri, professionisti … che contribuiscono a maturare grande consapevolezza di
sé e di amore per la vita che cambia e trasforma.
È la comunità di Schio, quale custode privilegiata della preziosa memoria di Bakhita,
ad accogliere la numerosa schiera. Non si risparmiano saluti calorosi e abbondanti offerte
di caffè e biscottini. Spontaneamente e alla spicciolata il gruppo si ramifica nei luoghi in
cui è vissuta la nostra Santa Negretta: la cella, il museo, la chiesa, ecc. ambienti
essenziali, composti che si aprono, senza segreti, come intense pagine scritte di “una
storia meravigliosa”.
Pagine vive che accompagnano le nostre ex e fanno rivivere la presenza di quell’
extracomunitaria canossiana che si accredita, con Maddalena, il primato di testimone
generosa, paziente e amabilissima.
Scoccano le nove; come viaggiatori in esplorazione, ci si ritrova nell’auditorium della
scuola. Qui si alternano interventi riferiti al tema: Bakhita e la sua fede,
nell’interpretazione del nostro oggi.
Sintesi dei lunghi messaggi: non si tratta di risvegliare chissà quali valori, né di
riproporre superate utopie, ma di mantenere desti il nostro cuore e la nostra
preoccupazione per la missione consegnata a ognuno. È come un rinnovato invito a nozze
che ci vuole pronti e disposte ad un “Sì” deciso e irrevocabile.
C’è un disegno già tracciato di fede e di umanità nella nostra storia personale, come lo è
stato per Bakhita, una consegna perché si contribuisca a essere seme e sale per una
società più equa e giusta. È una rivoluzione culturale consapevole di quale tristezza possa
generare in numerose persone, famiglie e popoli la povertà, la paura di un domani già
bruciato nell’oggi.
Educazione: radici e fiori …
“ Verso una fede adulta… sui passi di Bakhita”
Felice momento
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Le testimonianze si rincorrono, dopo gli interventi ufficiali, sono racconti di adulti che da
scolaretti si sono imbattuti, faccia a faccia, con la Madre “Moretta”. Semplici opportunità,
mai dovute al caso, convertite poi nel tempo in profonde riflessioni, interrogativi, propositi
di bene … in lettere di riconoscenza, in richieste … Incontri che
hanno guidato e ispirato percorsi quotidiani di famiglia, di
chiesa, di lavoro delle nostre EX.
Bakhita, personaggio cuore della giornata, continua a essere
accolta come modello femminile unico, insuperabile, esempio
di fedeltà e di alto spessore umano, cristiano e religioso, e ,
nel clima di festa pomeridiano, la sua presenza parla ancora
dentro il canovaccio, ben studiato, di una narrazione poetica.
Si sente che è tra noi e ciò fa si che sia da tutti accolta con
affetto e favore.
Ci si avvia a fine giornata, abbondano dall’assemblea i
grazie per quella fedeltà granitica che continua ad attrarre, per la densa spiritualità che
ancora emoziona, in un tempo, il nostro, in cui si cede senza troppi scrupoli alla
presunzione, alla rivendicazione, al fanatismo.
È stata la giornata dell’incontro di ex allieve/i che, raccontando della Santa, si sono
raccontate/i. Due realtà lontane nel tempo e nello stile eppure legate dal bisogno di
esprimere, di far sentire propria la chiamata e l’appartenenza al mondo canossiano.
Ieri come oggi, uomo o donna, avere il coraggio delle proprie scelte significa pensare
e scegliere con il proprio cuore e la propria testa, in mezzo ad un chiasso di idee
contraddittorie.
Un incontro Ex contrassegnato da ricordi, sogni e ricorrenti domande che, sicuramente,
hanno generato movimenti al proprio interno, ma che sono il profilo della nostra realtà
cresciuta, eppur sempre in divenire, nella consapevolezza che quanto appreso dai sani
insegnamenti della scuola canossiana possa essere ritrasmesso.
Si riparte per strade diverse riconfermando la promessa di auto-impegno, perché rimanga
saldo il senso di appartenenza alla famiglia canossiana, poiché da questo atteggiamento
dipende buona parte di quella fiducia in cui potrà svilupparsi la speranza e la forza
profetica che crea futuro.
Abbiamo bisogno di vivere spalancando orizzonti di senso e di domande di solidarietà,
di amicizia, di relazione, di incontri.
Buon viaggio! Ma:
“Se vuoi costruire una nave, non cominciare a ordinare alle persone: tu fa’ questo, tu porta la vela …, ma risveglia in loro la nostalgia del viaggio, racconta loro la bellezza del mare, instilla in loro l’amore per gli orizzonti sconfinati del mare aperto” (A. de Saint-Exupéry).
Sr. Liliana Ugoletti
Educazione: radici e fiori …
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Educazione: radici e fiori …
Tutto a Schio, domenica 12 ottobre, ha
dato l'impressione di un evento preparato
“con amore”: dall'accoglienza delle Madri
della casa, alla conduzione piacevole e
frizzantina della coordinatrice madre Liliana
Ugoletti, al portachiavi offerto come
aperitivo prima del buon pranzo al
ristorante.
Tutto ben organizzato, compresa la
sostituzione di una protagonista importante
come l'interprete della fiction su Bakhita,
trattenuta a Roma per un turno di lavoro
domenicale!
In quanti eravamo? Circa 250 tra laici e
sorelle, di varie regioni e di varie età.
Naturalmente la figura di Bakhita ha fatto
da collante ai singoli momenti.
Infatti, nell'incontro in teatro, dopo la
preghiera iniziale, la madre Marilena
Pagiato ha avviato la giornata con la sua
riflessione autorevole e chiara sulla
“libertà”. Belle e toccanti le testimonianze
successive. Sono intervenute le tre
bambine – ora graziose adolescenti –
presenti nella fiction e poi, via via, altre
persone, tra cui una privilegiata: era
bambina quando su di lei e sulle sue sorelle
è stata posata per una benedizione la mano
ormai inerte di Madre Moretta. già volata in
cielo. Ebbene: lei e le due sorelle sono
diventate... missionarie canossiane!
Solenne nella semplicità la S. Messa
davanti all'urna di Bakhita. Solo un flash
dell'omelia di padre Amedeo Cencini: in
discoteca trionfano i sensi, ma “ non si
trova il senso”, in chiesa patiscono i sensi,
ma “si trova il senso”.
Dopo il momento conviviale, di nuovo in
teatro per una vera sorpresa. In realtà, sul
dépliant del programma era già prevista la
Rappresentazione teatrale con Laura
Curino. Però, almeno per noi, un monologo
di due ore, dalle 15 alle 17, non avrebbe
suscitato un grande entusiasmo.
E, invece, che meraviglia! L'artista è
riuscita con la voce, la mimica, l'arte – in
una parola – a regalare momenti di
pathos e di intensa partecipazione.
Brava! E' stata una rivisitazione della
vita di Bakhita fatta in chiave moderna e
artistica, come la fiction in TV del resto,
vero segno che la nostra umile sorella
africana non ha ancora finito di parlare e
di testimoniare, oggi più che mai.
A fine giornata ( e a fine articolo ) il
nostro grazie affettuoso a madre Adriana
Sicilia, anima e mente delle iniziative per
le ex alunne, ormai sempre più grande
famiglia nel suo cuore.
Sr. Silvana Bettinelli Sr Armida, Mara
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Educazione: radici e fiori …
“Sarà perché con gli anni è aumentato anche il desiderio di ritrovarci con le compagne della
nostra adolescenza, ma è con grande entusiasmo che partecipiamo a questi incontri delle ex
allieve Canossiane. Ogni anno le nostre Madri scelgono un luogo speciale dove la santità è
presente, ti penetra e ti fa sentire partecipe di una comunità accogliente che accresce i
sentimenti di fratellanza e solidarietà.
Questo incontro è stato davvero emozionante e la storia incredibile di Bakhita ci ha fatto
molto riflettere. Lei che, bambina, ha subito violenze e crudeltà, non ha covato odio e
rancore, ma ha saputo donare amore e serenità.
Bakhita è stata con noi quel giorno, ci è rimasta dopo nel cuore; il suo esempio deve
motivarci ad essere più aperte ed attive per migliorare la qualità della vita di chi ha
bisogno, affrontando i problemi e non voltandoci dall'altra parte.
Grazie alla Senatrice Maria Pia Garavaglia per il suo impegno e la capacità di trasmetterci
energia ed entusiasmo, incitandoci ad assumerci, con responsabilità, l’ impegno a difesa del
bene comune. Grazie a Laura Curino che ci ha emozionato e commosso, interpretando, con
sentimento e partecipazione, la sconvolgente e meravigliosa vita di Bakhita.
Grazie alle Madri Canossiane che, con abnegazione e competenza, tanto si impegnano nella
vita quotidiana e grazie a loro anche per la brillante organizzazione di questi nostri incontri
che dimostrano la grande umanità, la disponibilità e la lungimiranza di cui sono animate”.
Giuditta del gruppo di Como “Bakhita ?
Laura Curino, grande interprete, ci porta la sua storia a teatro. Nell’era della comunicazione,
la sua interpretazione avvince, commuove, fa riflettere.
Ma quando, tanto tempo fa, prima ancora che diventasse Beata e poi Santa, ho sentito
parlare di Madre Bakhita?
Ma certo, dalla nostra cara Madre Benilde, quando frequentavo la scuola media (1957/1960)
Madre Benilde, dal nome battagliero ( in germanico hild= battaglia ), ma di estrema
dolcezza e umiltà che, attraverso il suo esempio e i suoi racconti, fra cui quello di madre
Bakhita, ha fatto crescere in noi il senso di giustizia, di uguaglianza, di libertà di tutti gli
esseri umani.
Forse subito non me ne sono resa conto, ma l’incontro di Schio mi ha fatto fare un cammino
a ritroso. E là , nell’Istituto delle Madri Canossiane, ho trovato il punto di partenza”.
Una ex alunna
“E’ stato emozionante ritornare alle nostre radici canossiane. Le Madri ci hanno lasciato un
imprinting che, nelle relazioni con gli altri, ci contraddistingue. E' formativo per noi
continuare, nel tempo, a condividere esperienze e idee con il gruppo delle Ex. Al Convegno
mi sono sentita riconosciuta e accolta. Mi hanno colpito molto le testimonianze di quanto
l'amore per Bakhita possa aiutare persone che, come noi, non hanno potuto avere la fortuna
di conoscerla.
La giornata è iniziata con un viaggio in pullman durante il quale abbiamo potuto condividere
l'entusiasmo di vivere questa esperienza insieme. Io e Paolo, in particolare, ex alunni
canossiani della Scuola Primaria di Villafranca (VR) del '90, in questa giornata nazionale,
abbiamo condiviso la nostra fede che, grazie a Dio, continua ad essere viva e a portare
frutto.
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Educazione: radici e fiori …
"verso una fede adulta ..... sui passi di Bakhita”
Abbiamo potuto confrontarci su come il servizio venga vissuto nella nostra comunità
parrocchiale e sulle nostre esperienze di carità.
E' stato bello per me, sapere che non sono sola in questa cammino verso la santità. Spero
che possa continuare.”
Amelia Sorio
“E’ stato per me un Convegno molto interessante; in particolare sono rimasto colpito dalle
tre testimonianze delle attrici, allora bambine, protagoniste nel film,
"Bakhita, la santa Africana" .
Ho vissuto, in maniera molto intensa, la visita al santuario.
La Santa, il cui corpo è visibile nell’urna, mi ha lasciato l’importante
messaggio di continuare a credere nella presenza di Dio, soprattutto
nelle difficoltà e nelle prove, come ha fatto lei, nella sua vita, in Africa
prima e, poi, in Italia.
Per noi giovani è essenziale avere modelli a cui ispirarsi, perchè ci
danno la forza necessaria per andare avanti, per perseguire, con
costanza e coraggio, obiettivi importanti e costruire qualcosa di grande.
Un grazie riconoscente alle Madri Canossiane e agli ex alunni/e che, quotidianamente, si
impegnano nella vita, ricordando l’esempio di questa Santa”.
Paolo Petrin
Testimonianze di due ex raccolte da sr. Maria Carla Frison
Gianna Pojer di Schio ha dato al Convegno la testimonianza dell’affido; ha ancora in cuore
l'eco di quanto vissuto come "un dolce dolore che è rimasto nel cuore, un'umiltà
semplice che cerco di vivere ogni giorno".
Gianna è rimasta colpita dal discorso di m. Marilena e, durante il pranzo, l’ha avvicinata per
ringraziarla personalmente. Le sembrava - ha detto - di rivivere la sua giovinezza, la gioiosa
attesa dei tempi dello studio, una grande nostalgia, un desiderio di continuare a conservare
nel cuore memorie ed esperienze su cui ha costruito la sua vita.
Ha ripensato la sua vita familiare, dipanata con gioie e dolori, i più inattesi per chi cerca di
vivere sempre nella volontà d Dio, situazioni quotidianamente illuminate dallo sguardo di
Bakhita che ogni giorno incontra durante l’eucaristia nella nostra chiesa.
Ornella Dovigo ha raccontato di aver dato il nome di Bakhita a sua figlia. Non abita vicino,
ma è ritornata a Schio, dopo il 12 ottobre., per riassaporare l’incontro e mi ha parlato di
come aiuta gli altri lasciandomi stupita per la sua saggezza.
Esprime la sua bella fede con tanta umiltà ed evangelizza in ogni circostanza, con l’esempio,
con l’amicizia e con il consiglio che offre anche con lo scritto, donando incoraggiamento e
conforto. La chiamerei proprio una riparatrice di brecce, una luce che trasforma in feritoie le
tante ferite di chi l’avvicina.
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Sabato 6 settembre ore 18.00 saliamo in macchina… si parte, destinazione: S. Stefano
(VR).
Per la prima volta qui, a Verona, andiamo alla rinnovazione dei voti religiosi di sr.
Margherita. La strada questa volta è più breve, considerato che gli anni precedenti ci
riunivamo a Bologna, nello studentato universitario di via Sant’Isaia. Per lei questo è il sesto
“SI” che pronuncia e che la porta ad iniziare il settimo anno di cammino nella famiglia
canossiana. Per noi familiari invece è sempre come fosse la prima volta.
Arriviamo in Istituto e veniamo subito ben accolti dalla comunità, dai tanti bei volti che, nel
corso degli anni, abbiamo imparato a conoscere: sr. Annalisa, sr. Laura, sr. Elena, sr.
Maria, sr. Maria Grazia, sr. Luciana, sr. Zita, sr. Luisa, Katerina e Alessandra.
Entriamo nella cappella per partecipare al
vespro, un momento semplice, ma ricco, ogni
volta, di significato e di commozione. Non siamo
in molti tra suore, familiari ed amici, ma è bello
stringerci attorno a Margherita in un abbraccio
ancora più intimo.
In questo momento ci sentiamo molto vicini e
partecipi di quanto andrà rinnovando, perché
anche ognuno di noi, con la propria diversità ed
unicità, ha modo di rispecchiarsi nel suo “SI”,
confermando nuovamente la propria chiamata.
Sul foglietto della preghiera troviamo scritto: “Il
futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, ed è così che
Margherita oggi, davanti al Signore e alla comunità riunita, condivide quel sogno che, anno
dopo anno, si colora sempre più per sè e per le tante altre persone che, ogni giorno,
incontra sulla sua strada.
Con la lettura della formula della Professione Religiosa
riesprime e conferma la sua scelta nel seguire Gesù
casto, povero ed obbediente. In questo particolare
momento il mio cuore vibra e palpita ancora di più
quando sr. Annalisa stringe, in un caloroso e
avvolgente abbraccio, mia sorella!
Fortunatamente il canto e il suono della chitarra
aiutano e danno gioia e ritmo sufficienti per
concludere la celebrazione.
La festa assume poi toni più familiari: molti sono gli
abbracci, i sorrisi, le foto ricordo, il tutto ben armonizzato dalla musica e da gustosi
manicaretti. E noi tutti siamo felici di aver condiviso questo piccolo, ma importante, passo di
vita! Grazie!
Giuseppina Girelli
La Voce dei TERRITORI VERONA
Un SI’ che si rinnova
26
La Voce dei TERRITORI VERONA
fogliare le pagine di un diario
scritto a più mani, per oltre un
secolo e mezzo, è sempre
affascinante!
Con lo scorrere degli anni le
problematiche sembrano ripetersi pur con
forme e modalità diverse: conti che non
tornano, malattie che si susseguono,
disorientamenti a più livelli, mezzi a
disposizione – sempre pochi e poveri –
guerre e opposizioni di vario genere …
sono le sfide quasi quotidiane, in ogni
epoca storica, che affrontano coloro che
responsabilmente vogliono collaborare alla
costruzione di un mondo più giusto e
fraterno. Tuttavia la fiducia in un Dio che
fa storia con noi e che ha scelto di stare
dalla parte degli ultimi fa diventare
intraprendenti anche donne umili e di poca
cultura.
Il 21 novembre 1864 sei canossiane
arrivano in questa casa posta al lato della
parrocchia di S. Stefano, per prendersi
cura dell’educazione delle figlie delle
lavandaie e dei carbonai che popolano la
zona. Il 28 novembre aprono la scuola e
sono circa duecento le bambine e le
ragazzine che la frequentano. Imparano a
“leggere, scrivere e far di conto” e “ad
amare il lavoro”, ma soprattutto, come S.
Maddalena invitava, sono introdotte nella
conoscenza di “Gesù Cristo giacché Egli
non è amato perché non è conosciuto”.
Due quindi le attenzioni da sempre
presenti nelle scuole canossiane: la cura
nel far conoscere Gesù Cristo “istillando
loro una pietà tenera, ma veramente
soda” e “l’avere una singolare attenzione
perché riescano abili ed anche eccellenti
nei loro lavori (…) per guadagnarsi il pane
onorevolmente”.
Il 9 marzo 1945 la casa è bombardata
insieme a molte altre dei dintorni.
Nel primo dopoguerra la vita riprende con
rinnovato entusiasmo: educandato,
elementari, asilo, scuola di lavoro,
doposcuola, dottrine parrocchiali, oratorio
festivo…
La ripresa, però, ha costi economici
elevati e così, dopo varie
sperimentazioni, si decide di chiudere sia
l’attività educativa sia la casa.
La responsabile d’Istituto presenta la
decisione al Vescovo Mons. Giuseppe
Carraro, il quale accoglie la chiusura delle
opere educative tradizionali, ma invita la
superiora a tenere aperta la casa per
dare nuovo sviluppo all’evangelizzazione.
Profondo conoscitore di S. Maddalena di
Canossa invita le Canossiane a ripensare
la loro presenza nell’ambito della
catechesi, ministero “singolarmente”
incoraggiato dalla Fondatrice.
Mons. Carraro, nell’omelia tenuta in
cattedrale l’8 settembre 1960 in
occasione della festa della Madonna del
Popolo, con un accorato appello, aveva
detto: “Aiutateci nell’opera
dell’evangelizzazione (…) Aiutateci a
diffondere e a formare la coscienza di
questo in surrogabile impegno cristiano
27
La Voce dei TERRITORI VERONA
dell’istruzione religiosa (…) Aiutateci a scegliere, a formare e a usare gli strumenti più idonei (…) Aiutateci con la preghiera.” Un monaco benedettino ha scritto: “A volte Dio vuole aprire una strada nuova per tutto un popolo. Lui sa che un popolo, per avere voglia e coraggio di camminare, ha bisogno di seguire delle orme. I popoli però non lasciano orme. Normalmente le orme le lascia un uomo che segue una stella. Tutte le strade sono nate così: hanno una stella al loro inizio e città sui loro cigli.” (M. Menapace, Los Toldos, Argentina)
Dopo pochi mesi dall’appello del
Vescovo, il 28 gennaio 1961, sotto la sua
guida e in sinergia con sacerdoti e
religiosi, inizia – in questa casa - il CIFR
(Centro Istruzione e Formazione
Religiosa).
Fin dall’inizio le giovani partecipanti sono
più di cento. Dopo pochi mesi
dall’appello del Vescovo, il 28 gennaio
1961, con sacerdoti e religiosi, inizia –
in questa casa - il CIFR (Centro
Istruzione e Formazione Religiosa).
Fin dall’inizio le giovani partecipanti sono più di
cento. Parallelamente si aggiungono altri centri:
Desenzano, Legnago, Villafranca. Alla fine del
primo anno, sono più di trecento le giovani che
coronano l’anno formativo partecipando ad uno
degli otto corsi di esercizi spirituali preparati per
loro. La formazione per queste giovani prosegue
fino agli inizi del 2000.
Sfogliando le pagine alla ricerca di notizie
ritrovo questo mio appunto di anni e anni or
sono: “Che cos’è il CIFR?” “Io lo definirei: una
scuola dove s’impara a scoprire Cristo … Con
questa scoperta io ne ho fatto un’altra: quella
della mia vocazione alla vita religiosa … “
Altra attenzione formativa è la pastorale nelle
fabbriche, che inizia a settembre del 1961 e
continua per alcuni decenni.
Oggi le sorelle presenti nella comunità
accompagnano la formazione dei catechisti
parrocchiali in collaborazione con l’Ufficio
Catechistico Diocesano e sono presenti tra
adolescenti e giovani, sia in alcune scuole, sia
nella pastorale giovanile, con particolare
attenzione “alla formazione del cuore” …
“dipendendo ordinariamente dall’educazione la
condotta di tutta la vita”, come affermava
S. Maddalena di Canossa.
sr. Maria Laura Venturi
28
"Gli ostacoli non mi danno alcuna pena, vuol dire che sarà ancor più bello in avvenire! Non vi spaventate: tutto io spero andrà bene.
Non si fanno grandi acquisti senza grandi fatiche". M. Di Canossa
on il primo giorno di scuola, lunedì 15
settembre si sono aperte le porte della
nuova ala della scuola Primaria di
Schio (VI), chiamata familiarmente
“CANOSSA 2”. Un ampliamento reso possibile
grazie alla ristrutturazione di un edificio che,
da sempre, è parte integrante del complesso
di pertinenza delle Figlie della Carità di Schio,
ma che in precedenza era solo in parte
utilizzato perché non idoneo alle attività
didattiche.
La nuova ala dell'Istituto, che sorge dove
durante la Grande Guerra c'era l'ospedale
delle Madri Canossiane, è stata
completamente ristrutturata e restituita in
pieno alle attività dell'Istituto, di cui è
diventato ora un
fiore all'occhiello. Un
grande risultato
concreto, ma anche
simbolico,
considerato che è
stato avviato e
ottenuto proprio
nell'anno del 150ennale della presenza della
Congregazione a Schio. Il tutto grazie
all’impegno dell’Istituto, ma anche dell’intera
Comunità di Schio, che, ancora una volta, si è
confermata attenta e partecipe alla vita e ai
bisogni della madri Canossiane.
La nuova ala è stata inaugurata domenica 5
Ottobre con la benedizione di Sua Eminenza il
Vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol,
che in precedenza aveva presieduto, per
l'occasione, una Santa Messa nel Duomo,
particolarmente affollato di fedeli.
La breve cerimonia di inaugurazione ha visto
la presenza anche della Vicaria della
Provincia d’Italia, m. Giovanna Radice, del
Sindaco di Schio e della Giunta Comunale,
quasi al completo, ed è stata accompagnata
addirittura dalla Banda cittadina.
Per l'occasione la nuova scuola si è
mostrata in tutta la sua bellezza agli occhi
dei genitori,degli alunni e degli ex alunni,
venuti numerosi a farle “festa”.
La struttura ospita le classi 4^ e 5^ della
scuola primaria. L'intervento edilizio ha
permesso di ottenere due saloni
polifunzionali, quattro aule ampie e
luminose, la biblioteca, la sala insegnanti,
un parlatorio per i colloqui individuali e un
grande aula informatica, che al momento è ancora sguarnita, ma che col tempo…
Tra le peculiarità da segnalare, una vasta
copertura wi-fi e l’impianto per la bonifica e
rigenerazione dell’aria, che consentirà di
evitare agli allievi l’inspirazione di agenti patogeni e allergeni.
I più entusiasti della nuova ala della scuola
sono proprio loro, i bambini. Ecco alcune loro considerazioni.
“La scuola è bella e moderna e mi dà tanta gioia
entrare qui. Ma le aule sono su diversi piani e
dobbiamo fare tante scale, perché non ci lasciano
usare l’ascensore.”
“Questa scuola me la sento tanto mia perché l’ho
proprio vista nascere.”
“Abbiamo aspettato due anni prima di poter
entrare: io avevo paura di dover andare alle
medie senza poterci stare!”
“Io sono stato fortunato: farò qui 4^ e 5^. Mia
sorella non ha fatto in tempo a stare nella
Canossa 2 perché è andata alle medie”.
“La scuola nuova è bellissima e luminosissima,
una favola…Manca solo una sala RELAX”
“Due laboratori, un’aula informatica, saloni
polifunzionali…Spero non significhi che dobbiamo
studiare di più!”
“Qui mi sento proprio uno studente GRANDE”
La Voce dei TERRITORI VERONA
29
Lettera di un Genitore al Sindaco della Città
Carissimo Sig. Sindaco,
ti ringrazio di cuore della Tua presenza (che vale molto sapendo anche dei tanti impegni
che in questo periodo Ti assillano).
Qualcuno ha notato come fossero presenti anche il Consigliere Regionale ed ex sindaco
Giuseppe Berlato Sella, l'ex sindaco Luigi Dalla Via. Tre sindaci, tre epoche, tre visioni
anche diverse di Amministrazione, presenti e accomunati (oltre che per testimoniare
l'affetto e la riconoscenza della Città di Schio alle Suore Canossiane nel loro 150°
anniversario di presenza a Schio) per un evento sinonimo di speranza ed investimento
nel futuro quale l'inaugurazione della Canossa 2.
Ho detto al mio bambino che è fortunato perché di questi tempi poter vedere e
frequentare una scuola nuova è più unico che raro! Così penso per la nostra città che
ora si arricchisce di una struttura nuova, con ampi spazi e tante potenzialità.
Oltre alle mura però servono le persone, le idee, l'impegno delle Madri Canossiane (che
hanno fatto una grande scommessa su Schio!), del corpo insegnante, ma anche dei
genitori e delle autorità civili e quindi siamo oltremodo felici di averti avuto con noi a
condividere e testimoniare la Tua vicinanza.
La Celebrazione e la Benedizione di sua Eccellenza il Vescovo di Vicenza, Beniamino
Pizziol, ha dato lustro alla giornata. Il tutto, come avrai certamente notato, in un
contesto di grande semplicità (che a me piace molto) che caratterizza il mondo delle
Suore Canossiane. Pochi "fronzoli", ma tanta sostanza!
Augurandoci tutti che le Figlie della Carità possano festeggiare con la Città di Schio
ancora tanti anniversari e ricorrenze, penso di poter esprimere a Te (e per Tuo tramite
agli Assessori e Consiglieri Comunali presenti), il più vivo ringraziamento anche a
nome delle Madri Canossiane e dei genitori della Scuola.
Grazie!
Gianfrancesco Sartori
La Voce dei TERRITORI VERONA
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Gruppo famiglie
Il campo scuola estivo è senz’altro una delle esperienze che segna il cammino del nostro
gruppo per l’intensità e l’entusiasmo con i quali grandi e piccoli vivono insieme la bellissima
settimana di condivisione e comunione.
Da qualche anno ci ospitano a Casa Betania le suore Canossiane di Coredo (TN): è una gioia
arrivare con bagagli, passeggini, borse, zaini, palloni e tutto il resto… ed essere accolti dal
sorriso delle Madri della comunità!
Casa Betania è davvero un luogo accogliente per le
famiglie: ci ha offerto ogni comodità e tanto spazio
per far giocare i nostri bambini in piena libertà.
Sale adatte a svolgere le nostre attività ci hanno
consentito di lavorare in gruppi e il bellissimo
giardino, ben curato dalle Madri, ci ha permesso
di vivere tanti momenti all’aperto e di godere
l’aria fresca a pura della montagna.
Nella chiesetta silenziosa e accogliente, la
preghiera ci ha accompagnato giorno dopo
giorno, regalandoci momenti preziosi di ascolto e
meditazione della Parola di Dio.
Ringraziamo il Signore e ringraziamo di cuore Madre Carmen e tutta la comunità di Casa
Betania per l’amore e la dedizione che offrono a tutte le persone che passano e trascorrono
del tempo nella loro casa!
Manuela,Pietro, Tommaso, Francesco e tutte le famiglie del campo di Conselve
Un gruppo di ragazzi della parrocchia di Pavullo (MO) da sette anni viene da noi per il
camposcuola.
“Siamo in campeggio con il nostro parroco don Luciano, a Coredo, ospitati dalle Suore nella
“Casa Betania” Per noi ragazzi la casa è molto bella, non solo per la struttura, ma anche per
l’accoglienza nelle camere e i molti posti disponibili (cortile grande, diversi calcetti, un
campo calcio ecc…)
Le suore sono gentili, generose e molto pazienti nel sopportare il chiasso e la confusione di
50 vivacissimi ragazzi delle elementari e delle medie.
In questa settimana ci siamo molto divertiti non solo per le passeggiate, ma anche per tutte
le attività che abbiamo fatto: la preghiera comunitaria, i momenti di formazione, di
riflessione e di ricreazione. La casa offre la possibilità di vivere momenti particolari nella
semplicità e nella familiarità.
Noi tutti speriamo di ritornare un altro anno, perché siamo stati proprio bene e ritorniamo a
casa contenti.
Gabriele, Andrea, Micael, Nicolò, Giulio, Alessandro
La Voce dei TERRITORI VERONA
Luogo di accoglienza e condivisione
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Un gruppo di spagnoli alla ricerca di un luogo dove dormire….
Erano circa le ore 21,00 di una giornata d’estate. Si aprì il cancello pian piano e apparve
un giovane sacerdote con alcuni giovani che timidamente chiesero: “Casa Betania?”. Alla
risposta positiva aggiunsero: “Siamo giovani spagnoli che, in quest’anno della fede,
vogliamo visitare alcuni Santuari per rafforzare la fede. Siamo stati a S. Romedio e
pensavamo di trovare ospitalità…ma nessuno ha risposto. Abbiamo pensato di trovare
qualche campeggio…ma non abbiamo avuto nessuna indicazione. Abbiamo visto “Casa
Betania” e abbiamo pensato: “Casa di accoglienza “ e così abbiamo tentato di entrare.”
La casa era occupata dalle famiglie della parrocchia di Conselve e non sapevamo come
rispondere all’esigenza di un pernottamento. Interrogammo la responsabile del gruppo
che ci venne incontro spostando alcune persone e offrendo dei posti letto. Al mattino il
giovane sacerdote ringraziò entusiasta e riconoscente dicendo: “Casa Betania è proprio
casa di accoglienza”. E’ questo lo spirito che ci anima e che cerchiamo di nutrire con la
preghiera, aiutandoci ad essere testimoni gioiose e credibili nel nostro servizi di
accoglienza!
Festa Patronale e anniversari Novantacinque anni di “Carità Canossiana”
La festa patronale di Coredo, il 14 settembre, l’Esaltazione della S. Croce, cui la chiesa
parrocchiale è dedicata, quest’anno è stata caratterizzata da momenti significativi di
carattere storico, artistico, religioso e vocazionale.
Il paese ha voluto dare risalto alla testimonianza delle Madri Canossiane, ricordando i 95
anni di presenza e di servizio pastorale ed educativo nella catechesi e nella scuola
materna. In particolare ha ricordato le due Madri native del posto: Sr. Daniela Rizzardi e
Sr. Ida Sicher, che hanno festeggiato rispettivamente i 25 e i 60 anni di vita religiosa.
Attualmente la comunità, che svolge il suo servizio pastorale, per il secondo e terzo
Ministero, nelle quattro parrocchie limitrofe con un unico parroco, accoglie gruppi
parrocchiali e famiglie che, nel corso dell’anno, arrivano per momenti di formazione,
campi scuola e vacanze. Durante l’estate, offre uno spazio alle nostre Sorelle per gli
Esercizi Spirituali e per alcuni giorni di riposo.
Alle nostre carissime
Sorelle: Elia, Carmen,
Loriana, auguriamo di
continuare ad essere una
presenza di gioiosa fedeltà
al carisma canossiano,
nello spirito del “più
Grande Amore”, nel loro
quotidiano servizio
pastorale in mezzo alla
gente.
La Voce dei TERRITORI VERONA
Alcune testimonianze di gruppi diversi
32
La Voce dei TERRITORI MILANO
Il Nostro Percorso di Pastorale Scolastica
La nostra comunità educante, fedele al Vangelo e al progetto di Santa Maddalena, ha a
cuore la formazione integrale dei suoi alunni che prevede non solo l’acquisizione di
conoscenze e lo sviluppo di competenze, ma comporta soprattutto una crescita interiore e
spirituale.
Il nostro itinerario di pastorale scolastica è proprio pensato per affiancare gli studenti nel
loro cammino di fede e di maturazione, per questo pone al centro ogni ragazzo con
l’intento di accompagnarlo nel suo viaggio di realizzazione umana e di ricerca della Verità.
Il tema del percorso cambia ogni anno per rispondere, di volta in volta, ai bisogni che
emergono e con il proposito di mantenere un collegamento con gli eventi del territorio e le
tematiche proposte dalla Diocesi.
Il progetto che ci accompagnerà nei prossimi mesi è collegato all’EXPO, una rassegna
espositiva di respiro internazionale che ruoterà attorno a un tema decisivo, quello
dell’alimentazione, e vedrà la città di Monza coinvolta in prima linea.
Il titolo sintetizza il senso dell’itinerario spirituale che guiderà le nostre riflessioni: IL PANE:
CIBO PER LA VITA. NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA.
- l pane come dono, alimento semplice, fatto di pochi ingredienti che evocano la natura: diventa simbolo di un creato da tutelare e custodire.
- Il pane come cibo da condividere, una straordinaria risorsa che deve essere a disposizione di tutti gli uomini e non può essere privilegio di pochi: diventa metafora della condivisione e della solidarietà.
- Il pane come uno dei patrimoni più importanti dell'umanità che non deve essere sciupato o distribuito in modo iniquo: diventa emblema di una cultura che valorizza le relazioni e condanna lo spreco consumistico.
- Il pane nell’Eucarestia, simbolo di un nutrimento non solo fisico, ma soprattutto spirituale.
Il nostro calendario sarà scandito da eventi che appartengono ormai alla tradizione del nostro Istituto e che coinvolgono in modo diretto studenti e insegnanti.
Un appuntamento quotidiano è la preghiera del mattino, un momento di riflessione per
meditare la Parola di Dio e dare il via agli impegni della giornata.
Nel corso dell’anno scolastico, per sottolineare alcune occasioni particolarmente
significative (l’inizio dell’anno scolastico, il Santo Natale, la Santa Pasqua, la festa della
Fondatrice, Santa Maddalena di Canossa), la comunità si riunisce per le Celebrazioni
eucaristiche animate dai canti e dalle preghiere dei ragazzi. La preparazione alle grandi
feste liturgiche è fondamentale per avviare riflessioni comunitarie e per coinvolgere gli
studenti nell’attività caritativa: le adozioni a distanza in tempo di Avvento e la raccolta di
viveri per i poveri in Quaresima. In questi periodi forti dell’anno, alcune mattinate sono
dedicate al sacramento della Riconciliazione e in tempo di Quaresima gli allievi hanno la
possibilità di vivere una giornata di ritiro spirituale. Don Stefano, vicario di Concorezzo,
segue da alcuni anni i nostri ragazzi: li sa accogliere, motivare, sostenere e, per molti di loro, è diventato ormai una guida.
I docenti vivono tutti questi momenti di festa e di preghiera con i loro alunni, ma hanno
anche degli spazi dedicati, degli incontri di spiritualità, appositamente pensati, per dare nuovo vigore alla propria fede e alla propria missione educativa.
La sfida più grande per la nostra comunità è quella di riuscire a coinvolgere ragazzi spesso
fragili, disorientati, in cerca di risposte e di punti di riferimento coerenti, coniugando
un’attenzione costante alla Parola di Dio con i loro bisogni e le loro richieste. La pastorale
autentica si ha quando si riescono ad associare questi aspetti e ad inserire la Parola di Dio,
eterna ed immutabile, nella realtà concreta e mutevole della scuola di oggi, e soprattutto
nella vita, spesso complessa e complicata, dei nostri ragazzi.
Le Sorelle della comunità di Monza
33
Nel contesto delle celebrazioni giubilari del Pio Istituto Sordomuti di Milano le Sorelle sono
state invitate a ricordare l’opera svolta dalle Madri in un periodo in cui la sordità dalla nascita
era un problema assai rilevante. In questo breve articolo potremo incontrare volti nuovi o
cogliere aspetti inediti di persone conosciute per motivi diversi.
1907-1977 – Le Canossiane nel “PIO ISTITUTO SORDOMUTI POVERI”
di Milano, Via Settembrini
Ci riportiamo mentalmente nella vecchia Milano assai più povera di quanto si creda. Un
articolo di Vania Scotti, Le Canossiane e l’istruzione delle sordomute nella Milano del XIX
secolo1, presenta statistiche drammatiche. Stando ai censimenti, pare che nel Regno
Lombardo Veneto, nei primi decenni dell’Ottocento, i sordomuti fossero più di 2000, una
cifra probabilmente approssimativa. La condizione degli individui affetti da sordomutismo
era particolarmente grave, sia per il loro elevato numero, sia per il prevalere di un
atteggiamento globalmente negativo nei loro confronti, derivante anche da una serie di
pregiudizi di carattere psicologico, fisiologico, giuridico e sociale; vi erano inoltre ancora
forti dubbi sulla loro educabilità. La società civile li ignorava completamente e la scienza
non si era ancora interessata a fondo ai loro handicap: soltanto la carità li aveva presi a
suo carico. Nel citato articolo si afferma che, dal 1853 al 1883, ben 203 sordomute
furono istruite ed educate nell’Istituto di Via della Chiusa.
Nella sua tesi di Magistero in Scienze Religiose M. Leda Pastorino spiega
dettagliatamente la genesi e lo sviluppo dell’opera a partire dalle due iniziative attuate in
Milano dal 1834: la scuola delle sordomute e l’accoglienza delle pericolanti.
Don Francesco Rossi, Prevosto di S. Nazaro, affidò alle Figlie della Carità una giovane
sordomuta di 27 anni per essere istruita nelle principali verità di fede e ricevere così, con
maggiore consapevolezza, il sacramento del matrimonio.
A Milano c’era l’I. R. Stabilimento che aveva avuto un’origine privata, assunta poi dal
Governo austriaco. Le Sorelle si rivolsero ad una sordomuta già preparata in
quell’ambiente. Una Suora assisteva alle istruzioni. Poi la Superiora, M. Maddalena
Crippa, fece preparare alcune maestre, così che le Figlie della Carità in seguito fossero in
grado personalmente di educarle: tra queste allieve c’era Sr. Luigia Grassi2.
Le Canossiane accoglievano le giovani rifiutate dall’I. R. Stabilimento, perché avevano
superato l’età o erano di ottuso intelletto. Le sordomute, ospitate nel Convitto, erano 35.
L’opera fu sostenuta in proprio dalle Madri dal 1834 al 1854, quando venne fondato il
“Pio Istituto Sordomuti poveri di campagna”.
Quando ai primi del Novecento si dovette trasmigrare in Via Settembrini, fu nuovo
l’edificio, ma non il “Pio Istituto Sordomuti Poveri”. Nell’Archivio storico di Via della
Chiusa troviamo la Cronaca della Casa “Sante Anime Purganti”.
1 In Storia della Lombardia, 1/2003, Rivista quadrimestrale, pp. 5 e ss. 2 M. Luigia Grassi sarà la fondatrice della Casa di Pavia (1852), e la promotrice delle Missioni Canossiane in
Estremo Oriente (1860).
La Voce dei TERRITORI MILANO
Le Canossiane nel “PIO ISTITUTO SORDOMUTI POVERI”
34
Ne leggiamo l’inizio. «13 ottobre 1907» L’Istituto delle sordomute è sempre stato in
Casa Madre3 (Via Chiusa, 9) dalla sua fondazione, 1854. Ma essendo aumentato il
numero delle allieve, i locali risultavano troppo ristretti e per di più inadatti alle nuove
esigenze scolastiche.
Il Rettore dei sordomuti, Mons. Luigi Casanova, promosse la beneficenza per l’acquisto
dell’ex cimitero di San Gregorio, allora in vendita, e la fabbrica di un Istituto per le
sordomute, che rispondesse alle moderne idealità. Molti generosi benefattori risposero
all’appello.
Nel 1903 S. Emin. Il Cardinale Andrea Carlo Ferrari di s. m. pose solennemente la prima
pietra dell’erigendo Istituto per le sordomute povere e annesse opere di carità per le
fanciulle del popolo nell’area dell’ex cimitero di S. Gregorio. Nell’ottobre del 1907
l’Istituto era ultimato e fu trasferito da Via della Chiusa l’arredamento che in parte
apparteneva alla Casa e in parte era proprietà della Commissione dirigente l’Opera dei
Sordomuti.
M. Mercalli Teresa4 fu preposta Superiora della nuova fondazione in Via Settembriini, 4,
sotto la protezione delle Sante Anime purganti. Furono qui collocate le sordomute in
corso di formazione e le loro maestre.
Il 13 ottobre S. Emin. Il Cardinale delegò il M. Rev. Mons. Rettore Luigi Casanova a
benedire la cappella e così fu inaugurato l’Istituto nella sua nuova sede. La Rev. Madre
Primaria, Adalgisa Pessina, molto insistette e finalmente ottenne che all’Istituto delle
sordomute fosse unita una scuola gratuita di lavoro per le fanciulle del popolo e gli
oratori festivi in appositi locali. Le Sorelle si recarono subito in diverse parrocchie per
spiegare la dottrina, richieste dai Parroci. Tutte queste opere presero grande sviluppo».
Dalla documentazione conservata nell’archivio storico relativa ai settant’anni di
presenza canossiana in Via Settembrini possiamo rilevare l’impegno costante di
aggiornamento metodologico finalizzato allo sviluppo integrale della persona e al suo
inserimento nella società. L’Istituto era fornito delle migliori attrezzature e organizzava
in continuità corsi di specializzazione per le maestre che intendevano dedicarsi agli
audiolesi.
Quando per il diminuito numero delle Sorelle si dovette ritirare la comunità da Via
Settembrini, l’Istituto finalizzato all’educazione dei minorati nell’udito ha proseguito la
sua missione in altre sedi, in forme aggiornate alle mutate condizioni dei tempi. D’altro
canto le Canossiane hanno assicurato una continuità di rapporto con le ex-alunne,
organizzando periodicamente raduni di animazione spirituale.
Un buon numero di sordo-parlanti che erano state educate in Via Settembrini, vivono
tuttora presso le nostre comunità e, pur essendo ormai attempate, come del resto
molte di noi, fin che possono, offrono una preziosa collaborazione.
Sr. Caterina Geranio
3 La dizione esatta sarebbe: Casa Primaria.
4 Sorella di Giuseppe Mercalli, il famoso studioso dei vulcani e dei movimenti tellurici.
MILANO La Voce dei TERRITORI
di Milano, Via Settembrini
35
Durante i mesi di luglio e agosto 2014
sono state accolte dalla Comunità di
Milano, via della Chiusa, due Suore
Cinesi appartenenti alla Congregazione
delle Figlie di Maria Immacolata (fondata
da un Padre del PIME nel 1921 e rifiorita
recentemente dopo la persecuzione).
Esse si trovano in Italia per studio e
durante l’anno soggiornano presso il
Collegio Missionario “Mater Ecclesiae” di
Castel Gandolfo. I loro nomi sono: Wang
Yu (sr. Lucia) e Yu Hairui (sr. Teresa).
La prima ha trascorso alcune settimane
a Porto San Giorgio. La seconda invece –
contrariamente al programma iniziale -
si è fermata a Milano, ma ha potuto
godere di varie uscite interessanti e
distensive; ad esempio ha partecipato
alla gita dei bambini sul lago di Como.
Le due Suore hanno visitato insieme la
Comunità di Bergamo Rocchetta, ma
anche le altre Case di Infermeria:
Seregno e Tradate.
La mattina del 18 agosto sono tornate a
Roma con un giovane sacerdote, loro
connazionale.
Dalla capitale, in aereo, sono ripartite per la
Germania, dove hanno partecipato ad un
corso di aggiornamento sulla dottrina sociale
della Chiesa.
Abbiamo capito che in Cina non c’è libertà
religiosa.
Che cosa spinge i Cinesi a studiare all’estero
se non il bisogno di superare il
condizionamento ideologico del regine
politico?
Le Suore abitualmente vestono in borghese,
proprio per non essere identificate.
Soltanto il giorno dell’Immacolata
Concezione, quando insieme rinnovano i Voti
della loro speciale consacrazione, indossano
una divisa bianca con la fascia azzurra.
La Voce dei TERRITORI MILANO
36
La Voce dei TERRITORI MILANO
A Rocchetta siamo abituate ad accogliere persone e gruppi che vengono nella nostra casa
per una visita, per un ritiro spirituale o per una festa, ma l’esperienza vissuta durante
l’estate è stata particolarmente significativa ed arricchente.
E’ passata la nostra Madre Territoriale, Madre Natalina, con due suore cinesi che si
trovavano in Italia per un programma intercongregazionale di formazione. Di loro abbiamo
saputo poco; anche il nome, difficilmente pronunciabile, ci sfugge, ma ci sono rimasti
impressi nella mente il loro volto e i tratti tipici della loro cultura.
Durante la visita è stato evidentemente impossibile comunicare con le parole, ma è stato
efficace il linguaggio del sorriso, dello sguardo, dei gesti semplici e sinceri.
Ci è venuto spontaneo riandare all’esperienza delle prime Sorelle missionarie, pioniere
evangelizzatrici in Cina, a Hong Kong, nell’Ottocento: partivano dall’Italia forti della fede e
del coraggio comunicato loro dallo Spirito Santo, senza la minima conoscenza delle lingue
straniere. Eppure si compiva, tramite loro, il miracolo della prima evangelizzazione “ad
gentes” in un contesto culturale, linguistico e sociale a loro del tutto sconosciuto e per le
quali erano del tutto impreparate.
Abbiamo anche ripensato al valore profondo dell’accoglienza che non ha bisogno di grandi
capacità espressive, perché il suo linguaggio è universale e arriva direttamente al cuore,
comunicando sentimenti positivi.
Così ci siamo proposte, una volta di più, di rendere la nostra casa
Il luogo della carità semplice e gioiosa,
in cui ogni ”viandante” si possa trovare
bene, accolto con un sorriso sincero, uno
sguardo benevolo, un gesto cordiale.
Siamo infatti convinte che, oltre il modo
di porsi legato alla propria cultura, c’è
una persona, un “fratello”, una “sorella”
di Gesù, che ritiene offerto a Sé anche
un bicchiere d’acqua donato con amore
e che ci lascia nel cuore, come
ricompensa, l’arricchimento di un
nuovo, inedito incontro.
M. Giuseppina Corti
37
Da qualche giorno nella nostra Comunità di Bergamo, via Borgo Palazzo,7 si respirava
un’aria di festa e di preparativi. Per quale motivo -vi chiederete- e i motivi di fatto per
gioire sono diversi e tutti nello stesso giorno. L’8 maggio era la festa tradizionale della
nostra Fondatrice Santa Maddalena di Canossa, donna ben riuscita nella storia della
Chiesa e dell’Istituto e madre dal cuore ricco di tenerezza.
Un secondo motivo è stato l’annuncio dell’avvenuta elezione , da parte del Capitolo,
della nuova Madre Generale, Madre Anna Maria Babbini, con grande soddisfazione di
noi tutte. Ma non è finita, c’è un terzo motivo: il nostro Vescovo, Mons. Francesco
Beschi, dopo una lunga promessa, è venuto a farci visita, proprio l’8 maggio.!
Puntualmente, come aveva annunciato, è arrivato alle ore 11,15 e subito ha
celebrato la S. Messa.
La benedizione del Signore è stata
abbondante e ci ha colmato di gioia.
S.Ecc.za ci ha offerto un’omelia stupenda
mantenendo un parallelo tra la parola di Dio
e il pensiero della nostra Fondatrice, in
particolare sulla povertà che rende ricca la
nostra vita di consacrazione, perché fa
donare agli altri qualcosa di noi stesse,
essendo la nostra vita, non un semplice
volontariato, ma qualcosa che ci
appartiene.
Con il Vescovo hanno concelebrato il suo segretario , il Parroco di S. Anna, Don Eliseo
con i suoi due curati, Don Angelo e Don Daniele, il parroco delle Grazie, don Valentino,
e il Padre Guardiano dei frati Cappuccini, Padre Marcello. Sembrava che anche la
nostra cappellina si sentisse orgogliosa di tale evento e, a questo proposito, voglio
sottolineare che la preparazione dei suoni e dei canti, la bellezza dei paramenti è stata
lodevole grazie alla generosità e alla disponibilità delle Sorelle.
Verso le dodici, il Vescovo ha voluto visitare, ad una ad una, le suore ammalate e
subito dopo, in un spazioso salone, è stato servito il pranzo preparato con grande
attenzione e decoro. Se si fosse voluto dare un nome a questo incontro-evento,
avremmo potuto definirlo: “Un gioioso incontro di famiglia dove i cuori hanno trovato il
loro spazio felice”!
Il tutto si è concluso alle 14,30 con un sentito canto di ringraziamento al Signore.
S.Ecc.za ci ha lasciate con un pensiero che riassumeva i sentimenti della giornata:si
augurava di poter trovare ogni tanto uno spazio di quiete come era avvenuto in questo
8 maggio.
La Voce dei TERRITORI MILANO
38
A Monno, ameno paese della Valcamonica, dal 2006 non ci sono più le Canossiane, ma la
gente le ricorda ancora con affetto e riconoscenza, specie quelle che condividevano la loro
vita dodici mesi all’anno. In particolare i Monnesi serbano in cuore e nella memoria M.
Sandra Corti e M. Lina Villa quali persone costantemente al servizio dei poveri, dei piccoli e
fraternamente unite tra loro. Un giornale locale, La voce del popolo, il 10 luglio 2014 ha
pubblicato un articolo molto significativo: Due Suore “Sante”, una sola comunità per
ricordare la cerimonia con cui Monno aveva reso loro omaggio. Infatti il 29 giugno, in
occasione della festa patronale della parrocchia dedicata ai SS. Pietro e Paolo erano state
benedette le lapidi al cimitero in loro memoria. Alla cerimonia era presente M. Natalina
Mossini a doppio titolo: come Consigliera Territoriale e come Monnese doc. Queste le
sue parole di ringraziamento:
“Rivolgo la mia espressione di profonda riconoscenza al Sindaco, Roberto Trotti, e ai
membri dell’Amministrazione Comunale, al Parroco, Don Giacomo Zani, ai membri del
Consiglio Pastorale e a tutti i Monnesi.
A voi esprimo gratitudine per aver
pensato e organizzato questo momento
celebrativo, con il dono al paese di una
lapide, su cui domina e brilla il volto di
Madre Sandra Corti, facendo così riaffiorare
alla mente i gesti di bontà che hanno
caratterizzato la vita di questa Figlia della
Carità nei suoi 35 anni di servizio e di
permanenza a Monno.
Alle note di riconoscenza e di affetto,
oltre i limiti del tempo e dello spazio, che si
sono elevate in questa celebrazione, voglio
unire il ricordo particolare delle Madri
Canossiane, della Provincia Italia, specie del
Territorio di Milano, che più da vicino hanno
conosciuto e amato
Madre Sandra e che di lei custodiscono in
cuore il volto, la vita e i gesti di accoglienza
e di amore. Tutti guardiamo a Madre Sandra Corti come ad un altissimo esempio e ad
una vera testimone di umanità profonda, di fede salda e di carità particolare e universale,
soprattutto per i più piccoli. I poveri erano le perle del suo cuore: le sapeva custodire nel
segreto della sua maternità e le illuminava con il sorriso e la gioia.
Affidiamo a Madre Sandra la missione di risvegliare nel cuore di qualche giovane il
desiderio e l'impegno di vivere, in questo oggi di Dio, la bellezza di essere Figlia della
Carità Serva dei poveri nella fedeltà e nella gioia di un servizio radicale e gratuito.
Maddalena, nostra Fondatrice e Madre, che ha indicato il cuore di Cristo come somma
Carità ed ha identificato lo spirito canossiano nell’amore che serve e che si dona, ci aiuti ad
essere madri, sorelle e serve gioiose e profetiche verso tutti nel mondo di oggi. Con Lei e
con Madre Sandra sua dilettissima figlia, che dimorando fra queste bellezze montane, ha
impresso nel cuore della gente un segno indelebile di generosità e vera umiltà,
continuiamo il nostro cammino verso la bellezza dell’amore e la pienezza della santità
quotidiana, ricercando il bene comune e la Gloria di Dio. Il mio saluto e ricordo si fanno
preghiera, affinché il Signore continui a benedire questa terra e i suoi abitanti e, soprattutto,
custodisca ciascuno di voi.”
La Voce dei TERRITORI MILAN0
ameno paese della Valcamonica
39
Oggi celebrare il compleanno di un secolo di vita non è più evento tale da suscitare lo
stupore di una volta, ma quando a questo traguardo vi si approda godendo ancora di una
buona qualità di vigile consapevolezza, ci si può permettere anche il lusso e l’onore di
un angolo di cronaca!
Madre Maria Zucchinelli ha compiuto, il 28 febbraio scorso, i suoi cento anni!! Li ha
compiuti gestendo – pur tra dinieghi e ritrosie ( “ nessuna festa, per favore!”) la grande
kermesse con la sua proverbiale capacità di coagulo di amicizie, sentimenti e affetti .
E’ stato un vero tsunami di telefonate da parte di parenti, amici e conoscenti, quanti ( e
veramente tanti!) hanno camminato accanto a lei, per brevi o lunghi tratti del suo lungo
cammino.
Nel pomeriggio, alle 15,30, sotto la guida di un nipote particolarmente affezionato che
ha collaborato alla regia, è iniziata la
festa con una schiera di bambini ( i
numerosi pro nipotini della Madre) che
hanno scortato il viaggio della
festeggiata, dalla sua stanza alla
Cappella, accompagnandone la
carrozzella, in silenzio, con i visetti raggianti di gioia compunta, reggendo,ciascuno, un
fiore bianco: una scena da Poemetto Sacro!
La S. Messa, presieduta dal nostro Cappellano, concelebrante il Parroco, don Alberto
Maranesi, ha solennizzato il "Grazie" per la lunga vita di M. Maria in un clima di
partecipazione affettuosa, da parte di tutti, con preghiere e canti.
Abbiamo fraternamente introdotto la liturgia e la festa con queste parole:
“Eccoci, finalmente, Cara Madre Maria, a festeggiare, nel mistero della santa Eucarestia ,
il dono della tua vita, dei tuoi cent'anni di vita!!
Siamo qui tutti! Siamo qui per dire grazie al Signore che ha saziato di giorni la tua
esistenza e dire grazie a quanti, questa esistenza, l'hanno voluta, nutrita, educata,
formata alla Fede, alla Grazia, all'arte del dono di se, nella Carità
Siamo qui per dire, di tutto, grazie con te , ma anche per dire grazie a te: il tuo dono
di vita e di saggezza, il tuo contributo alla missione educativa e pastorale del nostro
istituto , la bontà costruttiva della tua testimonianza e della tua fraterna compagnia sono
beni preziosi di cui siamo consapevoli e profondamente grati.
Voglia il Signore, che ci concede il privilegio di dirti queste cose non a modo
figurato e di congedo, come spesso, purtroppo, facciamo ai funerali delle nostre sorelle
che vanno in paradiso, ma direttamente, avvolti dalla percezione viva di tutto I' affetto
che riempie oggi questa nostra casa, alla luce bella di questo vent'otto gennaio 2014,
voglia il Signore, diffondere serenità e bene sui giorni che ti rimangono ancora da vivere a
lode della Sua Gloria e per la nostra gioia.
M. Maria ha scandito, con voce tremula e commossa, la sua preghiera di ringraziamento
sulla quale si era misurata, con molte prove, per non essere sorpresa dalla commozione
Una grande torta, offerta dal CFP , ha riempito di festa la sala di soggiorno
M. Isa Roda
La Voce dei TERRITORI BRESCIA
Due Appunti di cronaca
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Durante la celebrazione della S Messa
comunitaria nella nostra cappella
abbiamo partecipato ad un evento molto
significativo: la prima . Comunione di
una delle nostre cuciniere, Rosa
Landa’zuri Prado, colombiana.
La donna, giovane vedova, madre di un
figlio ventenne, aveva manifestato da
tempo il desiderio di partecipare alla
Mensa Eucaristica e perciò ha
collaborato con determinazione, a prezzo
anche di sacrificio di ritagli preziosi di
tempo, alle esigenze del cammino di
preparazione che le abbiamo chiesto di
fare.
Disinvolta e determinata, pienamente
integrata nella nostra cultura nella quale
è inserita da parecchi anni ella conserva
una traccia tenace della iniziazione
cristiana ricevuta da piccola, per questo
desiderava , assistendo alla Messa della
Domenica, fare la Comunione, quella
Prima Comunione che ella, di famiglia
cattolica, segnata, a suo tempo, dalla
grazia del Battesimo e della Cresima,
non ha potuto ricevere da bambina a
causa della forte distanza che la sua
piccola canoa doveva superare per
passare, sul grande fiume, dal suo
sperduto villaggio alla lontana
Parrocquia de santo Cristo candelillas'
,della diocesi di Tumaco in Colombia.
Rosa, per ragioni di lavoro, ha preferito
celebrare questo grande momento nel mattino
della vigilia (e, perciò, già della festa!) del
Corpus Domini onde poterlo vivere in intimità
fraterna con noi e con i propri cari.
E Così, sabato 21 giugno, elegante nel suo
bell’abitino bianco, accompagnata da una
sorella e da una nipote, ella ha trovato posto
privilegiato nel suo banchetto ornato di drappi,
davanti all’altare sfolgorante di pizzi e di fiori e
noi, con gioia, abbiamo cantato e pregato per
lei dicendole:
“La nostra comunità, profondamente lieta del
felice compimento del tuo desiderio, si raccoglie
con gioia e fervida preghiera attorno a te
chiedendo al Signore di tener sempre viva nel
tuo cuore e in quello di ognuna di noi, che
quotidianamente ci accostiamo alla Mensa del
Signore, la meraviglia e la gratitudine per
l'immenso dono della Eucarestia, “ Fons et
Culmen"- come dice il Concilio - cioè sorgente
prima della effusione della grazia di Dio
sugli uomini e vetta insuperabile della
Lode che gli uomini Gli offrono attraverso il
sacrificio di Gesù.
A te, Rosa, auguriamo di trovare sempre nella
Comunione eucaristica sostegno, gioia,
preziosa”.
M. Isa Roda
La Voce dei TERRITORI BRESCIA
Prima Comunione di Rosa
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Quando si apre un testo che contiene le lettere della nostra Fondatrice e
ci si sofferma a leggerne anche una sola ….., si trova scritta una
sua immancabile “facezia”, …. quel semplice pensiero che aiuta a
tenere alti i cuori, a sdrammatizzare, a strappare un sorriso….
Con la sua profonda umanità comunicò sempre gioia, quella gioia
dipinta di allegria e arricchita dell’ aria di Monte Baldo; aria
veronese, origine delle sue battute spassose.
In un libretto a lei dedicato anni orsono, vi si legge in merito: “ E’
l’onda irrefrenabile che possiede chi, agganciato saldamente a una
visione di fede delle cose e delle vicende, da dare ad esse il giusto
peso. Sono gradini di salita al “Monte degli amanti”. Questa letizia
potenziata dalla Sapienza, si diffonde e dona pace e consolazione,
speranza e fiducia, e crea clima che si comunica, si diffonde…”.
La ricordiamo quando incoraggia a non lavorare troppo: “ …. Si ricordi di non fare troppo,
essendo meglio polenta che dura, che capponi che finiscono!”.
E, se veniva a sapere che il cuore di una figlia soffriva: “ … se le vostre angustie
potessero spedirsi, come si spedisce il velo da festa, vorrei che trovaste un’occasione
da mandarmele…”.
Ben sapeva sdrammatizzare riguardo la sua cagionevole salute: “Non solo me la passo
bene di salute, ma ho anche buon tempo da mettere magazzino”.
“ Non si prenda mai pena che già sa che, se anche mi tagliano la testa, resto viva”.
“I medici, poi, bisogna lasciarli a casa loro altrimenti si riverisce presto il
camposanto”.
Alla tristezza non si può far spazio, e allora: “ … la malinconia la spediscano a Mosca”.
Questo dono, questa ricchezza del cuore di Maddalena, è proprio da desiderare!
Abbiamo da poco intrapreso il nuovo cammino formativo post-capitolare, …. e non c’è da
scherzare. Abbiamo bisogno di una forza nuova, che ci attraversi nella sua bellezza e
semplicità: l’ aria di Monte Baldo … Sarà una preziosa medicina che aiuterà ad essere
davvero testimoni gioiose e profetiche….
Maddalena lo è stata anche se, nella sua umiltà, lo ammetteva con riserva….
Nel lontano 1830 l’abate Rosmini, da Roma, le scrisse : “Sento grandi cose de’ suoi
Veronesi. Mi faccia grazia di darmene un’idea, e di dirmene il suo sentimento”.
E non tardò la sua risposta : “Delle donne non le parlo, perché di queste si aspetta a
lodarle con proposito in Paradiso, singolarmente poi le Veronesi, che attesa l’aria
sopraffina, non si sa cosa pensarne fino che non sono morte”.
Che sia vero? E’ meglio non perdere tempo…..
Sr. Giulia Gallocchio
La Voce dei TERRITORI PADOVA
Le “facezie”… di Maddalena
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“Eredi di un passato,
responsabili di un presente, costruttori di un futuro”
70 anni di presenza! Esattamente il 26
ottobre 1944, con la mediazione di Mons.
Castolo Maria Ghezzi - sacerdote
zagarolese, insigne benefattore,- richieste
dal vescovo di Palestrina, Cardinale Salotti,
l’allora Protettore dell’Istituto, che aveva
indicato le Canossiane come l’Ordine
religioso “ più adatto per aiutare i Parroci
nella formazione della gioventù femminile
alla vita cristiana e sociale”, arrivarono da
Roma le prime “missionarie”.
La Comunità canossiana si trovò ad
abitare in un primo
tempo in un edificio
fatiscente. Le madri
non si scoraggiaro-
no e, da missionarie
quali erano ( tanto
più per il fatto che
facevano parte del gruppo anche sorelle in
attesa di partire per altri Continenti)
iniziarono subito a pulire, rassettare,
ordinare l’edificio in modo da renderlo
abitabile; successivamente l’ambiente
venne ampliato e reso idoneo per l’avvio
delle opere tipiche del carisma canossiano:
accoglienza, animazione, formazione delle
ragazze, scuola materna, elementare, corsi
professionali, ospitalità e collegio per
orfane, catechesi per le due parrocchie,
animazione liturgica e altro.
Basta dare un rapido sguardo alle Cronache
dei primi anni e, ancor meglio, porre
ascolto a quanto viene dalla viva memoria
degli zagarolesi per cogliere la ricchezza di
seminagione fatta a piene mani da queste
nostre Sorelle nel corso degli anni.
Con il loro generoso servizio esse hanno
notevolmente contribuito, attraverso la
Catechesi, la Scuola, le Colonie estive,
i Ritiri, l’ Animazione liturgica, l’ Oratorio
e altro, alla formazione della gioventù,
soprattutto delle donne, giovani e
adolescenti.
Sempre attente ai bisogni del luogo e del
tempo, le Sorelle non si sono risparmiate
nella disponibilità, anche quando essa
richiedeva di rispondere a domande
impegnative come, ad esempio, quella di
accogliere ed accudire - dalle prime ore del
mattino fino a sera - i bambini di madri
costrette a recarsi in campagna a lavorare
la terra o per togliere dalla strada
bambinette e ragazzine avviando scuola di
cucito, di canto, di teatro…
La carità vera è sempre creativa.
La lista sarebbe veramente lunga se si
volesse percorrere più dettagliatamente un
così lungo e ricco percorso di bene.
La celebrazione dei 70 anni di presenza è
stata, pertanto, semplicemente, un atto di
doverosa gratitudine da parte nostra e da
parte di tante persone per il bene dato e
ricevuto nel reciproco dono di stessi e delle
proprie risorse; un dono che ha lasciato
un’impronta nella vita di ciascuno.
In occasione della festa liturgica di
S Maddalena, l’8 maggio scorso, con una
Lettera aperta si è voluto coinvolgere tutti,
chiedendo la disponibilità a collaborare per
organizzare l’evento, condividendo iniziative
e risorse e alimentando la memoria
celebrativa col racconto di fatti, esperienze,
eventi, aneddoti significativi.
Ed è stata un vera esperienza di
comunione.
Tramite la stampa locale abbiamo espresso
a tutti i nostri vivi sentimenti di gratitudine
con un articolo, che qui riportiamo, di
cordiale ringraziamento.
M. Mariuccia Donghi
La Voce dei TERRITORI CATANIA
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“E’ ancora viva negli occhi e presente nel cuore – e non si cancellerà facilmente! – il convenire di molti, di tanti zagarolesi che hanno conosciuto, apprezzato, amato le Canossiane e che si sono “alimentati” della loro cura materna nel corso di 70 anni. E’ stata davvero una manifestazione di affetto, di amicizia e soprattutto di gratitudine nella consapevolezza di aver sperimentato lungo il cammino della propria vita il dono della presenza e della compagnia delle Madri Canossiane. Gratitudine grande è anche per noi canossiane aver vissuto – e continuare a vivere - in questa porzione di terra; una gratitudine che esprimiamo anche a nome di tutte le nostre sorelle che, nel tempo, vi hanno lavorato con amore generoso. La forza della condivisione nell’attuazione dell’ispirazione iniziale, la tenacia e la fedele tessitura dei differenti doni personali hanno reso possibile il “miracolo” che: insieme si può. Sì, il raccolto è assicurato quando ognuno mette a disposizione il proprio dono, sapendo che per compiere un’impresa la cui firma non è personale, è necessario fornire il proprio talento nella consapevolezza di aver bisogno del contributo di tutti gli altri. E così è avvenuto e ne abbiamo fatto fruttuosa esperienza. Tutto ha concorso - compreso il cielo! - a rendere l’ anniversario bello, sereno, armonico nello svolgersi dei diversi momenti di incontro, di festa, di convivialità, di ascolto e di celebrazione. Perciò, con animo vibrante di gioia, la nostra comunità esprime a tutti e a ciascuno il proprio: GRAZIE! Grazie per aver risposto all’ invito con una numerosa, cordiale e significativa presenza, con la gioia nel cuore proprio di chi condivide profondamente le ragioni di una festa. Grazie per la collaborazione di quanti hanno partecipato a questo anniversario offrendo il proprio contributo di bellezza, di genio, di disponibilità, di tempo, di gratuità affinché tutto si svolgesse in armonia e rendesse così lode al Signore della Vita. Grazie perché in sintonia con l’azzurro del cielo e con l’intima letizia del nostro cuore abbiamo liberato e rinnovato i desideri grandi e infiniti, che motivano il nostro essere e il nostro agire nella società e nella Chiesa.”
La Voce dei TERRITORI CATANIA
... Anniversario di una presenza:
26 ottobre 1944 – 26 ottobre 2014
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I.’undici settembre la Chiesa di Favignana
si è arricchita di un nuovo sacerdote:
VincenzoTorrente, già Canossiano, è stato
ordinato sacerdote per le mani del
Vescovo di Trapani mons. Pietro Maria
Fragnelli.
Vincenzo da dieci anni aveva iniziato il
cammino di discernimento tra i padri
canossiani.
ll 14 settembre 2013 ha raggiunto il
traguardo della consacrazione religiosa,
emettendo i voti perpetui, affidando così,
per sempre, la sua vita al Signore a
servizio dei piccoli e dei poveri, secondo lo
spirito di S. Maddalena di Canossa.
In seguito ha vissuto l’anno di diaconato
in preparazione al sacerdozio.
A Favignana si è vissuta con grande gioia
e curiosità, l’attesa del grande evento: da
50 anni non c’èra un sacerdote
savignanese !!!
L’intera comunità è stata invitata a
collaborare.
Tutto è stato preparato con cura nei
minimi particolari per rendere bello
l’eccezionale evento: preghiera, canto,
festa, convivialità.
I giovani esperti in tecnologia, hanno
predisposto le riprese in diretta visibili su
You tube...
L’ultimo momento di preparazione
spirituale è stata la sera del 10 sera.
Abbiamo vissuto un’ intensa veglia di
preghiera scandita da tre momenti con
segni che mettevano in evidenza gli
aspetti basilari della vita sacerdotale.
INCENSO: il presbitero non può vivere
senza preghiera...
IL SACRO CRISMA: il presbitero si sente
custodito da Dio.
L’ODORE DELLE PECORE: il presbitero è
chiamato a riversare sulla gente l’unzione
spirituale ricevuta.
Il giorno li settembre Favignana, festane e
stupita, si è stretta intorno a Enzo: nel 2014
c’è ancora chi crede che vale la pena di
essere prete!
Vengono in mente le parole del Vangelo:”
Da Nazaret può venire qualcosa di buono?”
Sì, a Favignana, piccola e sperduta isola del
Mediterraneo, è sorto un faro, una luce per
risvegliare la fede e aiutare a credere che la
vita donata al Signore è ancora possibile ed
è sempre fonte di vera gioia
Riportiamo qualche voce da! popolo.
“Grande è stata la gioia e l’emozione dell’11
settembre 2014 che ci ha regalato il nostro
fratello Enzo, figlio della nostra piccola
comunità, sacerdote: è stata la prima
ordinazione sacerdotale a cui ho
partecipato.
Quel “ sì” pronunciato davanti al Vescovo, a
18 sacerdoti e al Padre Generale dei
Canossiani, ha riempito di commozione e di
stupore me e tutta la popolazione.
La vocazione è arrivata come un dono di Dio
e come tale lo abbiamo accolto e vissuto.
Enzo, che tutti conosciamo e con cui molti di
noi hanno condiviso pezzi della sua vita di
giovane, dall’undici settembre, è sacerdote
non solo per se stesso, ma per l’intera
comunità.
Enzo ti auguriamo di essere il prete della
Parola e degli umili; di contagiare molti
giovani vivendo tra loro l’amore di Gesù che
ogni giorno riempie la tua vita.
Noi ti aiuteremo, come tu ci hai chiesto nella
tua prima celebrazione eucaristica, con il
dono di tre Ave Maria al giorno.
Grazie ,Vincenzo, per quanto ci hai
trasmesso.
M.S. laica canossiana
.
La Voce dei TERRITORI CATANIA
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Favignana
La Voce dei TERRITORI CATANIA
Conosco ENZO da tanto tempo.
Ragazzino lavorava nel mio esercizio,
faceva il cameriere. Attento, silenzioso,
educato, preciso nell’accoglienza dei
clienti, li metteva a loro agio tanto da
farli tornare ancora. Buona dote
questa, che andava a scontrarsi con
l’emozione nel servire quanto ordinato
dai clienti, rovesciando addosso loro la
granita o il cappuccino. Questo era
Enzo, un tipo sempre al centro
dell’attenzione.
Poi, come tanti altri giovani, un giorno
lascia l’isola per cercare un lavoro
sicuro che gli dia stabilita’ economica,
ma alla fine chi trova?
Trova la CHIAMATA del Signore che gli
va incontro e gli dona una nuova vita:
la vita sacerdotale.
Lui medita questa chiamata in cuor suo
da qualche tempo: è sconvolto dalla
testimonianza di fede che danno i Padri
e le Madri Canossiane nello svolgere le
loro opere, dall’attenzione ai giovani: il
Grest, l’Oratorio quotidiano dove lui è
un attento collaboratore.
Coltiva questa chiamata con il sostegno di un
sacerdote in particolare, fino a dire il suo Si.
Ora ci ritroviamo Enzo sacerdote, un Dono
speciale che il Signore ha voluto dare alla
nostra comunità, soprattutto se pensiamo
alla crisi di vocazioni che in questo momento
storico la chiesa sta attraversando.
Oltre al regalo di p. Enzo il Signore ci ha
fatto un altro dono quest’anno: la promessa
dei primi quattro laici Canossiani.
Ringraziamo il Signore per tutto e per averci
fatto conoscere il carisma di S. Maddalena di
Canossa attraverso la testimonianza dei
Padri e delle Madri Canossiane che si sono
succedute dal 1971 nelle nostre isole.
Grazie a Madre Teresa che mi ha dato
l’opportunita’ di testimoniare con questo
breve scritto quanto sia stato importante la
presenza della famiglia Canossiana nella
nostra comunità.
GRAZIE di cuore, ve ne saremo eternamente
grati.
Salvatore Tammaro
Laico Canossiano
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La Voce dei TERRITORI CATANIA
Il Grest sulle note della Missione Popolare
Circa duecentocinquanta giovanissimi sono
stati protagonisti, durante l’estate, del Grest
promosso dalle nostre Sorelle. L’iniziativa ha
coinvolto bambini e ragazzi dai 5 ai 12 anni
in attività di gruppo, balli, canti e visite
guidate. Una esplosione di colori e
divertimento che ha accomunato tutti in un
grande gioco a squadre, in rappresentanza
dei vari continenti.
Il tema “Più su il mondo appartiene a chi
osa” è stato un invito a vivere la vita alla
luce del messaggio evangelico, tenendo
presenti valori importanti, educandosi al
bene, al bello e al vero.
Giunto alla 19° edizione, il Grest, animato da
cinquanta giovani volontari con il contributo
dei Frati Minori Francescani, che avevano
portato a termine una missione nella
Parrocchia di san Pietro,
e del gruppo della Pastorale Giovanile,
è stato coordinato dalla Superiora,
M. Giovanna Della Luna.
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Dopo il successo del grest estivo che ha avuto per tema
“Il Gabbiano Jonathan Livingston”, una rivisitazione
del testo di Richard Bach, in occasione delle festività
natalizie l’istituto Suore Canossiane di Avella ha
pensato di “far ritornare Jonathan”, organizzando una
manifestazione canora a cui è stata data il nome “Le
strenne di Natale”.
La manifestazione, che si svolge in forma itinerante
nelle piazze dei paesi dalle ore 16.00 alle 18.00, vede
ancora una volta protagonisti i bambini del Centro
Ricreativo Canossiano. E il fine dell’evento è quello di riscoprire insieme il senso dell’Attesa,
perché “nell’attesa, dicono le suore Canossiane, usciamo da noi stessi verso Colui che cerca il
nastro cuore, lo fa battere con più forza, colmando la nostra attesa.
Oggi molti non riescono più ad attendere. Vivano il tempo di Avvento, non come tempo di
attesa, ma solo come un Natale passato”.
E così il giovane gabbiano, conosciuto in estate al grest, ha insegnato, durante i giorni
trascorsi insieme, a “volare per amare” e, una volta appreso come volare insieme e perché
farlo, ha spiccato il volo alla ricerca di nuovi bambini da incontrare.
‘La scelta della strenna natalizia itinerante, dicono le suore
Canossiane, ci e parso il modo piu semplice e genuino per
diffondere, attraverso la musica, i messaggi di Jonathan. Un
modo essenziale per ricordarci che il Natale non e quello che
c’e intorno a noi pandora, regali, ecc, ma è dentro di noL
Quando I nostri nonni erano bambini, aspettavano con
impazienza questa festa, non certo per i regali, ma per
festeggiare in armonia con amici e familiari, con i vicini
davanti al presepe, cantando la novena”.
E le piccole voci, unite a quelle del coro, diretto da Angelica Napolitano, sono scese
in campo, domenica 30 novembre in piazza Convento ad Avella, per far scoprire che il
Natale è davvero una festa speciale che ... ti mette le ali!
Il prossimo appuntamento è per domenica 7 dicembre a Sperone, in piazza Luigi Lauro; si
continuerà il 14 dicembre a Baiano, in piazza F. Napolitano; il 21 dicembre a Mugnano del
Cardinale, in piazza P. Pio; il 23 dicembre di nuovo ad Avella in piazza Municipio.
L’orario delle manifestazioni è sempre dalle 16.00 alle 18.00 -
La Voce dei TERRITORI CATANIA
“Le strenne di Natale” del Centro Ricreativo Canossiano nelle piazze del Baianese per “riscoprire” il Natale
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M. A. mi spinge ancora una volta, con la sua
amicizia e la sua stima, a calarmi nelle tante
pieghe della testimonianza e dell'opera di
Enrico Medi: una vita spesa fra la scienza, la
fede, l'impegno civile e politico, percorsa fra
le sconvolgenti novità del Secolo breve,
eppure segnata da un'incrollabile fiducia
nell'uomo e nella storia.
Nel 1950 in un frangente drammatico per
l'umanità, che si affaccia sulla guerra di
Corea e sul rischio allora assai concreto di
una terza e definitiva guerra mondiale, Medi
si alza dal sua banco della Camera dei
deputati e pronuncia un discorso tutto
fondato sulle potenzialità del progresso
tecnico-scientifico.
E' vero: c'è nelle parole di Medi qualche
facile ottimismo, dovuto alle conoscenze
dell'epoca, o qualche accento che la Chiesa
del Concilio ha voluto superare.
Ma di fronte ad un'umanità che sembra di
nuovo sprofondare nel baratro, Medi parla a
lungo, profeticamente e laicamente, delle
grandi opportunità che la scienza e la tecnica
aprono nella lotta contro la fame, le
malattie, la povertà.
Il suo slancio politico è una mistura di
profezia della storia e responsabilità,
radicate nella Scrittura. Di fronte all'accusa
tanto ricorrente che gli scienziati con i
propri studi e con le proprie ricerche
abbiano creato la bomba atomica,
risponde: "non è la civiltà che ha
preparato il dolore degli uomini; è
l'incapacità di usare quei beni che ha
preparato il dolore [...]
Il male non è nell'esistenza della bomba
atomica; il male è nell'uso del delitto e
dell'odio, che portano la guerra e la
rovina nel mondo" (seduta alla Camera
dei deputati dell'8 novembre 1950).
Medi insegna che la fede non è
vagheggiare un ritorno nel passato, non
è un rifiuto del mondo moderno. Medi è
un uomo moderno a tutto tondo, figlio
della rivoluzione scientifica. Affronta
sfide, scavalca ostacoli, supera scogli con
la fiducia di chi ritiene la storia umana
orientata dal soffio dello Spirito.
Parliamo di
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Ma al tempo stesso sa di essere stato
posto da Dio al centro del Creato e questo
gli assegna una responsabilità ineludibile:
l'uomo moderno, che governa il mondo
con gli strumenti della scienza e delle
tecniche, non è un apprendista stregone
che scatena, con i suoi giochi e la sua
sete di profitto e di dominio, forze
distruttive incontrollabili. La sua è fiducia,
non ingenuità.
E' questa la grande lezione di Enrico Medi
che contribuisce da laico al formarsi
dell'insegnamento della Chiesa degli anni
seguenti: dai documenti del Concilio
Vaticano II alla Fides et Ratio di Giovanni
Paolo II, dall'appello agli uomini di buona
volontà della Pacem in terris di Giovanni
XXIII alle recentissime voci di speranza
che continuamente ascoltiamo dal
magistero di papa Francesco.
Come nel 1950 l'umanità che sembrava a
un passo dal precipizio della guerra
atomica incrociò l'insegnamento di Medi,
così nella crisi di Cuba di inizio anni
Sessanta si è sentito l'anelito alla pace di
Giovanni XXIII e, più di recente, davanti
alla terza guerra mondiale che si consuma
a capitoli, si leva l'impegno di papa
Francesco.
E' la continuità che lega gli uomini di
pace, che tiene per mano i discepoli e gli
amici di Gesù. Ogni testimone con la sua
specificità è lì, pronto sul terreno della
storia, a ricordarci che i carismi nella Chiesa
sono tanti e diversi: e il carisma di Medi fu
quello di portarci nel mondo contemporaneo e
nelle sue sfide con la fiducia nei mezzi della
scienza e della tecnica e con la responsabilità
verso gli altri.
Medi ci mostra la missione dell'uomo nel
mondo e le parole di un suo discorso
pronunciato ai giovani di Prato nel 1970 ci
invitano a un compito esaltante, il compito
riservato da Dio all'ultima delle creature
generate dal suo amore.
E allora noi guardiamo a queste stelle,
guardiamo a questo cielo e sentiamo la gioia
immensa di poter trasformare in parola
vivente ciò che la materia inerte parola
vivente non può donare! Siamo noi i
fabbricanti del mondo! La natura non canta,
l'usignolo non canta, fa poche note
disarticolate.
E' l'uomo che ascoltandolo, col suo cuore lo fa
cantare! È l’uomo che prendendo una corda
metallica, fa che le vibrazioni di quella corda si
trasformino in musica!
È l'uomo che raccogliendo a, bi, ci, di, e, elle,
emme, eccetera,. compone quelle parole che
pensiero esprimono, pensiero diventano e,
cuore a cuore, anima ad anima, in un canto
sublime di verità e di amore uniscono! Sentite
quanto è bello essere creature! Essere uomo,
donna, bambino, vecchio, giovane!
Andrea Fedeli
Consigliere Parlamentare
Senato della Repubblica
Parliamo di
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Il “Tutto “ è partito in modo provvidenziale; sono quelle piccole luci che si accendono
nella mente, le coltivi nel cuore, ti trovi a progettarle e, alla fine, a viverle con stupore e
riconoscenza ….perchè tanti , tanti sono i segni di Amore.
Abbiamo vissuto giornate di ascolto, di condivisione, di preghiera, di fraternità e
gratuita accoglienza, di contemplazione delle bellezze artistiche.
Ascolto
La prima persona ascoltata è stata madre Marilena. E’ stato un grande dono . Con la
profondità e l’umanità che la caratterizzano ha voluto donarci 6 chiavi di lettura per
aiutarci a rileggere questo lungo tratto di 30 anni e più di vita religiosa canossiana.
- Dall’entusiasmo alla consapevolezza
- Dal donare al bisogno di ricevere
- Dal desiderio di fuga all’esperienza del pellegrinaggio
- Dal dover lasciare all’esperienza del dono
- Dal prevalere della conoscenza al valore dell’esperienza
- Dal tutto possibile alla realizzazione tra risorse e limiti.
Constatare che siamo in cammino, che la maturazione della vita è questo oscillare tra il
già e il non ancora, ma il cuore e il desiderio puntano all’essenziale e alla pienezza …è
consolazione e grazia insieme.
Grazie, Madre, per il dono della tua parola, per la tua gioia e la tua umanità.
Ascolto di un Padre missionario : Padre Michele Vezzoli che ha voluto donarci una lectio
del brano di Giovanni 15.
Ci ha rafforzate nella consapevolezza che una vita senza Cristo è nulla , è vuota, è
infeconda e, parallelamente, per chi vuole essere veramente “discepolo “ tutta
l’esistenza deve ruotare attorno a queste “TRE “ preposizioni : PER – CON – IN CRISTO .
Solo sentendoci profondamente amate da Dio che in Cristo ci unifica …in noi tutto è
grazia e possibilità di vita.
Condivisione di Fede, di vita di quanto la Grazia e la Fedeltà di Dio hanno
gratuitamente operato in noi e con noi.
Fare “Memoria “ di momenti vissuti insieme , rivedere fotografie, ripercorrere
tappe significative, scalda il cuore e rafforza la comunione. Così è avvenuto!
Sembrava che fossimo sempre state insieme . Grazie ! il dono di essere sorelle è
veramente speciale e grande.
Parliamo di
Sorelle della
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Preghiera. Sì, diversi sono stati i momenti nei quali abbiamo riconsegnato, con abbandono e fiducia a Dio, tutta la nostra vita : passato, presente unito al desiderio di un futuro che si fa accoglienza e decisione di camminare con speranza sulle orme della
nostra grande Madre, perché la gioia del Vangelo e l’Amore di Cristo possano giungere fino ai confini della terra e nessuna “periferia “ sia priva della sua Luce.
Fraternità e gratuita accoglienza. Veramente grande è stata l’ospitalità che la comunità di via Don Orione e quella di S.Michele ci hanno riservato. Accoglienza che ci ha fatto sentire veramente a casa. Grazie, carissime sorelle. E’ proprio vero …ovunque andiamo troviamo una casa e molto di più. E’ il centuplo quaggiù. Infine …
Contemplazione delle bellezze artistiche.
Meraviglia delle meraviglie nel visitare i Musei Vaticani e contemplare l’opera
“rinnovata” nel suo splendore della Cappella Sistina, accompagnate da una sapiente
guida.
Con il naso in su non ci si stancava di ammirare e gli occhi e il cuore si riempivano
di tanta bellezza.
Cos’ è l’uomo Signore, nella sua creatività, nel suo genio artistico ? Creatura, opera
meravigliosa delle tue mani.
Dopo questa immersione di Grazia, di Fraternità… si riprende il cammino con Fiducia
e Speranza in quei luoghi di grazia e di benedizione nei quali Dio ci ha chiamate a
seminare il suo Vangelo.
A tutti un Grazie sentito e riconoscente.
In particolare a Madre Marilena e a Madre Giovanna che con noi hanno camminato,
su di noi pongono fiducia, stima e incoraggiamento ad essere segni gioiosi e
profetici .
Il Signore ci benedica con abbondanza di Grazia.
Una sorella a nome del gruppo Koinonia
Parliamo di
Trent’anni di cammino di Voti Perpetui 1984 – 2014
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Grande festa oggi 6 dicembre 2014 nella Casa di Reclusione di Paliano per la cresima
impartita ad alcuni detenuti da Mons Domenico Sigalini, vescovo della diocesi di
Palestrina
Al nostro arrivo tutto era pronto.
Tutti ci aspettavano!
Sembrava chissà quale autorità
dovessero aspettare!
Grande è stata la sorpresa vedere la
direttrice del Carcere di Paliano,
Nadia Cersosimo, una dirigente
davvero speciale per una casa di
detenzione, venirci incontro con
un'affabilità non comune.
Lei stessa ha fatto gli onori di casa offrendoci un caffè e facendoci visitare i locali, in
primis la cucina, ove alcuni detenuti erano alle prese con il pranzo da offrire agli ospiti
convenuti per l’occasione: il Coro polifonico “Musica Insieme” guidato dal direttore Ida
Scanu, proveniente da una zona di Roma, che ha animato la Liturgia dell’Eucarestia
con il Rito della Confermazione con bellissimi canti, la Radio Vaticana rappresentata dai
giornalisti Davide Dionisi e Stefano Leszcynski e Rai Tre da Isabella Di Chio.
Tutto è stato molto partecipato e vissuto con grande commozione. Ancor più
emozionante è stato il Coro delle persone detenute che, con il canto “Dolce sentire” e
alla Madonna “Mia madre” ha toccato il cuore di tutti per l’intensità espressiva delle
loro voci e la profondità delle parole da loro stessi coniate.
La Cappella che risale al Castello dei Colonna era decorata con fiori natalizi e quindi si
respirava un’aria di grande Attesa. Del resto, chi meglio di una persona ristretta può
capire l’attesa e viverla con trepidazione? L’attesa diventa per loro motivo di speranza,
di vita rinnovata e migliore. A fine celebrazione, Sr Rita Del Grosso, volontaria da molti
anni nelle carceri e collaboratrice anche in questo evento, ha voluto lasciare in dono
una corona, segno di unione e comunione tra tutti.
Con la spontaneità e giovialità da subito sperimentata, la Direttrice ci ha invitati a
passare “dalla mistica alla mastica” (così simpaticamente si è espressa) e a
raggiungere una sala che i detenuti hanno allestito per il pranzo da loro stessi
preparato con arte e servito con grande galanteria.
Ci dicono che in quel carcere tutto è da loro fatto e confezionato e tutti lavarono e
questa è già una grande soddisfazione. Le loro attività sono tutte dedicate alla
manutenzione, a corsi di formazione e all’apprendimento di arti e mestieri in modo da
poter ricevere a chi vi partecipa un titolo spendibile all’esterno.
Parliamo di
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Come è noto, il carcere di Paliano è
interamente dedicato ad ospitare
collaboratori di giustizia. Parlando con
alcuni di loro, ci dicono di non vivere questo
tempo di pena come un’ingiustizia nei loro
confronti, piuttosto ammettono che è
doveroso pagare per errori commessi di cui
ora sono seriamente pentiti. Si avverte in
loro un desiderio forte di purificazione e di
cambiamento. C’è voglia e ansia di
intraprendere una vita nuova, un cammino
diverso e propositivo.
Ci conferma questo l’unica educatrice che incontriamo, Fatima Cesari: "Sono
contentissima di lavorare qui. Quando sono arrivata ero abbastanza giovane e
obbiettivamente un po' spaventata. Invece mi sono trovata benissimo, al di là di tutto il
contesto lavorativo, qui ci sono dei rapporti umani splendidi con tutti, anche con i
detenuti"
Insomma, una grande famiglia è il carcere di Paliano. Questa è la prima impressione
che si riceve quando si entra. Credo che la grande protagonista del carcere sia proprio
l’accoglienza squisita, cordiale e rispettosa a partire dalla Direttrice, all’Ispettore, al
personale addetto alla sicurezza e agli stessi detenuti.
Un lavoro intenso e delicato, riferisce la direttrice, facilitato però dagli ottimi rapporti
umani con il personale e con gli stessi detenuti. E’ proprio questa la formula magica:
creare rapporti basati sulla semplicità, onestà, sulla fermezza, ma anche su tanto amore
e rispetto della persona.
Non vorrei fare qui l’apologia della Direttrice, ma una donna come lei ce ne vorrebbero
dentro e fuori del carcere. Una donna estremamente semplice, ma grande per umanità
ed eccezionale professionalità, un’amministratrice energica, instancabile e soprattutto
entusiasta del suo lavoro. La sua è una chiamata speciale, una vocazione vera al servizio
degli “ultimi”.
Alla domanda come sia riuscita a creare questo clima di grande collaborazione e
familiarità, ha risposto di definirsi un direttore “ruspante”, da battaglia, non un direttore
convenzionale, un direttore senza schemi preordinati. Questo è il carcere di Paliano.
La realtà del carcere non è quella che spesso si descrive quando qualcuno ne danneggia
l’immagine, è piuttosto un mondo da conoscere, amare e rispettare perché lì dove c’è
una persona, lì c’è la “carne di Cristo” con tutte le sue ferite e sofferenze.
A noi dal Natale arriva l’invito a non guardare oltre la capanna, ma a fermarci e inchinarci
a riflettere su quel bambino e a vederci già il volto sfigurato di Cristo, il volto dei nostri
fratelli sfortunati che chiedono comprensione, amore e perdono.
Sr Emma Zordan
Referente Carceri Usmi Nazionale
Parliamo di
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Quando nell’ ottobre del 1991 da Catania, dove per quarantanni avevo insegnato nella
scuola speciale per non udenti, venni trasferìta a Trapani, conobbi il Gruppo Poetico della
provincia e ottenni l’invito a parteciparvi.
Accolsi volentieri la proposta e nella preghiera domandai al Signore Gesù di danni la
capacità necessaria per essere membro attivo dell’Associazione che aveva lo scopo di
diffondere la fede e l’amore attraverso la poesia.
La poesia religiosa è l’espressione dell’ anima innamorata di Dio e del prossimo,
espressione dell’anima che vuole donare Dio ai fratelli e portare i fratelli al Padre, I pensieri
che, per dono gratuito di Dio, ho potuto verbalizzare e raccogliere in un libretto formano un
beI numero di poesie che il Presidente, Salvatore Vassallo, ha avuto la geniale idea di
stampare.
Questa raccolta poetica, frutto di amore e di riflessione, mentre esprime i miei sentimenti
profondi, vuole giungere a tanti fratelli e sorelle per portare loro messaggi che elevano lo
spirito; vuole essere una lettura amena che parla al cuore .
Sr. Fortunata Agliozzo
Ecco alcuni frammenti delle poesie:
Salvator mundi Spande doni di grazia sulla terra L’Emanuele, figlio di Maria, l’unico vero Salvator del mondo.
Natale Per la forza di amare Si carica di debolezza E innalza a sé l’umanità redenta
Nel grembo di Maria Immagine sublime della Chiesa Con Cristo Capo Porta l’Eterno In suo materno seno.
Parliamo di
FEDE E POESIA
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Sono una fedele lettrice dI “Una finestra sulla Provincia” e intendo esprimere un plauso
sincero per l’evoluzione positiva di questo opuscolo informativo.
PRIMI PASSI
Fin dalla sua nascita, seguita alla costituzione della Provincia “S. Maddalena di Canossa”,
l’obiettivo è stato palese: coinvolgere e rendere partecipi tutti della nuova realtà e
soprattutto favorire la comunicazione all’interno fra le diverse comunità e sviluppare
sentimenti di appartenenza e di comunione.
Come ogni creatura che per crescere necessita di tempo, di tentativi, di errori, di
correzioni, di incoraggiamento, di sostegno, così la rivista dopo i primi numeri troppo
colorati nei caratteri di stampa e appesantiti da disegni superflui, ha raggiunto edizioni via
via più sobrie fino a giungere alla copia N° 14.
AI NOSTRI GIORNI
La veste tipografica è davvero pregevole. Chi sfoglia “La Finestra” avverte quale lavorio di
ricerca e di confronto sia stato fatto per un simile positivo risultato. Il rettangolo verde, in
alto ad ogni articolo, indirizza la lettura; i semplici disegni decorativi sono stati sostituiti da
fotografie funzionali ai testi e capaci di catturare la memoria visiva.
Gli articoli, diventati via via più interessanti, sono proposti in una forma di facile lettura. Mi
piacciono le cronache esposte con piccoli flash preceduti da un breve sottotitolo in
grassetto. Mi attirano più di una lunga pagina senza pausa di respiro.
IN FUTURO
“Una Finestra sulla Provincia” mi sembra avviata ad una vita dinamica, tesa a nuove mete,
capaci di suscitare desiderio di partecipazione.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta: basta consultare il sommario e decidere in quale
settore inserirsi.
I lettori sono il motore della redazione che non può non tener conto delle loro aspettative e
della sete di conoscenza.
RINGRAZIAMENTI
Desidero esprimere, insieme alla lode, un ringraziamento sincero a tutti componenti della
redazione che nell’anonimato si sono dedicati alla composizione della rivista. Ad ognuno di
essi, alla loro sensibilità, alla capacità di selezione nel rispetto di ciascun articolo, alla loro
tenacia, infinita gratitudine.
Non mi è possibile ringraziare la direttrice responsabile in quanto non mi è dato di
conoscere il nome.
Auspico che in futuro le generalità del regista siano esplicitate, non tanto per lusinghe
pubblicitarie, quanto per un punto di riferimento cui attingere preziose direttive.
Vorrei che la mia franchezza non venisse intesa come sterile critica e, se dalle mie parole,
qualcuno è stato contrastato chiedo scusa. Non era nelle mie intenzioni.
Irene Darica
Parliamo di
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Semi di riflessione
ottobre 2013 - agosto 2014
Grande attesa, forte impegno, provata speranza. Li definirei così i tempi del nostro
primo Capitolo Provinciale d’Italia. Tempi del vissuto. Espressioni colte qua e là, in Assemblea Capitolare.
Una sessantina di sorelle così diverse e
così uguali, così radicate e così
proiettate, così navigate e così neofite
nel cogliere il “nocciolo” della
questione: il bene possibile, il meglio per
la nostra famiglia religiosa in Italia. Un
tempo di grazia il Capitolo. Sicuramente!
Ma anche un tempo di faticoso
discernimento personale e comunitario.
Esercizio spirituale che domanda sempre
molta “libertà interiore”: lo spazio
necessario per guardare la realtà come
la guarderebbe il Signore, insieme a noi;
lo spazio prezioso dove ama farsi sentire
lo Spirito, in maniera “delicata” e
“tuonante”, se il bene in questione lo
esige; lo spazio coltivato abitualmente
nella contemplazione, nella relazione
fraterna, nel prendersi cura dell’altro,
nell’esercizio feriale della responsabilità
di governo; lo spazio dove si torna a
parlare con “Dio solo”, nei momenti più
intensi ed impegnativi della vita, come
faceva Maddalena.
Prima tappa: Roma, ottobre 2013. Si
tratta di far dialogare i cinque Territori
in un un’unica grande Provincia, per la
prima volta riunita in Capitolo. Un
cambiamento non indifferente, per tutte
noi. Quale diversità e complessità.
Riusciremo a creare quel clima di fiducia,
di dialogo e di ricerca sincera,
comprensiva di tutte le visioni?
Presupposto necessario per lavorare
insieme. Saremo in grado di mettere da
parte inevitabili precomprensioni, fatiche
e risentimenti accumulati nel tempo,
progetti in itinere, se necessario? Il
“compito” che ci attende ci fa sentire
sorelle nell’esercizio della corresponsabi-
lità? cioè libere di parlare e tacere, di
valorizzare e dissentire, di confrontarsi e
discutere, di pregare e attendere il
capire insieme, prima di decidere?
Seconda tappa: Verona, agosto 2014.
Ancora insieme. Le stesse persone tornano ad
incontrarsi per riprendere il cammino avviato,
alla luce del Capitolo Generale. Si coglie
un’aria diversa. L’accento cade spesso su ciò
che “facilita” lo sguardo sulla realtà, mentre
si naviga a vista o ci si proietta sul futuro. Il
bene delle sorelle e delle comunità, la
passione per le opere. E’ questo l’orizzonte
che interpella e rafforza l’unità nella diversità.
Il desiderio di mettersi in ascolto, prima di
orientarsi e prendere decisioni, è molto forte.
Si percepisce in chiesa come in aula
capitolare. Si avverte nel piccolo gruppo come
in assemblea.
La realtà del “piccolo gruppo” che si confronta
continuamente con l’intera Assemblea
Capitolare, ha favorito enormemente un clima
di fiducia, di libertà di espressione, di sincera
condivisione. Il detto di ciascuna ha trovato
l’ascolto di tutte; l’ascolto condiviso è
diventato sintesi condivisa; la sintesi
condivisa una vera mappa interattiva, utile
nel procedere della riflessione, della
discussione e della condivisione, senza
mortificare nuove intuizioni e suggerimenti
personali maturati in coscienza. La fase
veronese del nostro Capitolo sembra essersi
caratterizzata per lo stile maggiormente
partecipativo. Tornando a casa. E’ lecito
chiedersi: cosa è arrivato alle comunità
dell’esperienza capitolare? Un testo scritto?
Le Delibere, il grazie delle sorelle Capitolari, la
presentazione del percorso formativo, nella
sua scansione annuale? Tutto utile ed anche
bello. Ma il Capitolo Provinciale non è solo
contenuto, confezionato in alcune pagine,
sintetizzato in poche righe. E’ metodo e
percorso. L’esercizio dell’autorità, anche ai
massimi livelli, è partecipata e condivisa. Non
si improvvisa. Sbiadire la fiducia nella sua
“funzione” ed “autorevolezza” sarebbe
preoccupante per chi governa, ma anche per
chi sceglie di vivere radicalmente in
obbedienza, come desidera ardentemente la
Fondatrice. Tornare a riflettere, a pregare, a
condividere … può far solo bene. Sr. Santina Marini
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Il Capitolo Provinciale applicativo si è
concluso da alcuni mesi. Non è il caso
di riproporne la cronaca perché le
notizie principali, corredate di
immagini didascaliche, sono circolate
in tempo reale sul sito della Provincia.
Che cosa ne è rimasto? Veramente
bisognerebbe chiedersi che cosa sta
innescando, se si vuole considerarlo
in termini di efficacia; ma porsi tale
interrogativo, in questo momento,
può essere prematuro, se non ozioso.
Qui posso limitarmi a riportare alcune
percezioni, condivise, per altro, con
una o l’altra delle capitolari:
- Il senso di continuità fra le fasi del
Capitolo provinciale ed il Capitolo
generale. Se può servire
l’immagine: come se un fiume,
insieme ad altri, sia confluito in un
bacino molto più ampio (il Capitolo
generale, appunto) e ne sia uscito,
per continuare il suo percorso, con
una portata maggiore, più estesa e
di più largo respiro .
La presenza sana e salutare delle
“differenti anime” della Provincia,
non dipendente dall’età o dalla
formazione, ma dalla ricchezza
delle identità personali e dalla
molteplicità delle esperienze, pur
vissute nello stesso Istituto. Nelle
fasi di ricerca e di dibattito, specie
in quella applicativa, non sono
mancate tensioni ed opposti che ci
si è sforzate di elaborare in sintesi
più “nuove”. Per esemplificare,
ricordo lo studio sull’ipotesi di
nuove modalità di governo.
- Una aumentata conoscenza reciproca, che
ha promosso scambi più franchi, diretti e
liberi, pur nel rispetto e nell’apprezzamento
personale.
- L’impegno nella preghiera, individuale e
comunitaria. Abbiamo vissuto momenti forti
che hanno intensificato la penetrazione della
Parola di Dio e del nucleo del nostro
Carisma. Frutto di questi momenti il
desiderio (continuiamo a pregare perché non
resti solo tale) di poter essere “profezia”,
perché questa è la peculiarità richiesta alla
vita consacrata: essere segno di
contraddizione come era Gesù e come è
stata, secondo il suo tempo e la sua
chiamata personale, S. Maddalena.
Non resta che ringraziare per il dono di questa
esperienza: prima di tutto il Signore, poi il
nostro Istituto in particolare e tutte le Madri.
Che il senso di responsabilità che ci ha guidato
durante il Capitolo, possa continuare ed essere
diffuso fra tutte.
Sr. Gabriella Oneta
Semi di riflessione
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L a realtà della Vita Consacrata, carisma
che ha arricchito la vita della Chiesa fin
dagli inizi del Cristianesimo, è, pur tra i
limiti e le incoerenze che segnano ogni
processo umano, la forma storicizzata di
quella tensione al “ di più” che è insita
nella proposta evangelica.
Per questo la Chiesa, nelle sue attenzioni
pastorali, fa riferimento ricorrente ad
essa come ad uno dei più preziosi “gioielli
di famiglia”che vanno tutelati dall’usura
del tempo e dalla svalutazione.
Papa Francesco, all’inizio dell’anno
dedicato, appunto, alla Vita Consacrata,
indetto in occasione del Cinquantesimo
anniversario della Costituzione dogmatica
’Lumen gentium’ e del Decreto ‘Perfettae
caritatis’, coglie l’occasione per un
messaggio lungo ed articolato in cui
questa sollecitudine pastorale si diffonde
su tutto l’arco storico della Vita
Consacrata per vederne e assumerne le
istanze profonde:
la Gratitudine per il passato;
la Passione per il presente;
la Speranza per il futuro
La gratitudine per il passato, a cui
invita il Papa, è un atteggiamento che,
se penetrato di stupore (senza
archeologismi e nostalgie!), ma anche
di umiltà e di realistica consapevolezza di
ombre e limiti, può rafforzare le famiglie
religiose nell’identità originaria e nella
comunione
e sollecitarle ad intraprendere cammini
nuovi di aggiornamento e conversione.
Sul presente è vibrante, nel testo
pontificio, l’invito appassionato alla fame di
un Vangelo vissuto con la coerenza e
l’entusiasmo dei primi credenti; di una
Missione condotta, con coraggio, sui
sentieri dove realmente cammina la società
e la cultura di oggi; di una Comunione,
proposta a un mondo, più che mai lacerato
dall’odio, dallo scontro e dalla divisione, “ sul
modello concreto di comunità” che vivano
coraggiosamente e sinceramente rapporti
fraterni a misura di Vangelo.
Lo sguardo al futuro dà occasione al Papa
di richiamarci alla pratica di una speranza
autenticamente radicata sulla fiducia in
Colui al quale nulla è impossibile.
Su uno sfondo drammatico di una società
dominata da problemi economici, dalla crisi
finanziaria mondiale, dalla globalizzazione,
dal relativismo, dal secolarismo, la Vita
Consacrata sarà chiamata, nel prossimo
futuro, a confrontarsi con ulteriori sfide quali
la diminuzione di vocazioni,
l’invecchiamento, l’ emarginazione, la
irrilevanza sociale.
Una condizione tipica da ‘ Piccolo resto
di Israele’, di reminescenza biblica, che,
umiliando le nostre forze, ci liberi provviden-
zialmente dalla ricorrente tentazione di
confidare troppo in esse per affidarci,
veramente, alla forza della fede in Dio.
L’Anno della Vita Consacrata
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La gioia e proprio la gioia, malgrado e grazie alla fatica, è la profezia con la quale i Consacrati
sono chiamati a “SVEGLIARE IL MONDO”! M. Isa Roda
L’Anno della Vita Consacrata
Nella seconda e terza parte del
Documento dedicate alla proiezione delle
Attese e degli Orizzonti che si potrebbero
aprire con la celebrazione esistenziale di
quello che Francesco definisce come ”Anno
di grazia della vita consacrata ”il Papa
ritorna , con ” l’ignaziana” concretezza del
caustico osservatore di Interni ecclesiastici
e religiosi a richiamare ad una comunione
fondata su relazioni adulte e ariose, libere
dalle piccole logiche da vicinato, aperte
alla vera accoglienza evangelica ed alla
condivisione.
Incoraggia, ancora, alla prassi del pensare
e progettare insieme, oltre i confini del
proprio Istituto, come antidoto alla
“malattia dell’ “Autoreferenzialità” e come
opportunità per ottimizzare le risorse e
premere l’acceleratore, perché ” c’è una
umanità intera che aspetta”.
Un incoraggiamento significativo va a tutto
il popolo cristiano in un’ epoca
crepuscolare in cui, per il lento, ma
sensibile venir meno della presenza dei
religiosi nelle opere di forte rilevanza
sociale, va attenuandosi anche il consenso
nei loro confronti
Papa Francesco chiama a prender
coscienza che l’eredità dei Fondatori
E delle loro Famiglie è una grande
ricchezza della Chiesa da tutelare e
incoraggia tutti, Vescovi, sacerdoti,
coniugati, appartenenti a comunità e
chiese di tradizione diversa da quella
cattolica ad accogliere i religiosi in un
abbraccio di simpatia, di gratitudine,
condivisione e collaborazione.
La nota più eclatante e più tipicamente
‘bergogliana’ cade, comunque, sempre
sulla Gioia. Una gioia solare e pervasiva
da vivere, da diffondere, da trasmettere
per contagio.
I Consacrati, sanno come gli altri, che c’è
un tempo per nascere ed uno per morire,
uno per essere tristi ed uno per essere
lieti. ”Anche noi - dice il Papa - come tutti
gli altri uomini e donne, proviamo
difficoltà, notti dello spirito, delusioni,
malattie, declino di forze dovuto alla
vecchiaia..”
Ma proprio per questo possiamo e
dobbiamo indicare dove stanno le segrete
scaturigini della perfetta e inossidabile
letizia ad una società che, sotto
l’ostentazione del culto dell’efficienza, del
salutismo, del successo, nasconde, spesso,
la ferita del soffrire privo della evangelica
consapevolezza del significato luminoso
del soffrire.
Il messaggio di fondo dell’anno che è
iniziato sta forse, proprio qui:
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“Il Natale non è soltanto una ricorrenza temporale oppure un ricordo di una cosa bella:
Il Natale è di più: …
noi andiamo per questa strada per incontrare il Signore. Il Natale è un incontro!
E camminiamo per incontrarlo: incontrarlo col cuore, con la vita; incontrarlo vivente, come Lui è;
incontrarlo con fede.”
Papa Francesco (Omelia S.Messa Capp. S. Marta)