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1 NOVA VOX SCHOLAE Giornalino scolastico I.S.I.S. G.CARDUCCI - D.ALIGHIERI TRIESTE 2017 COLLETTIVO KARDAN Abbiamo deciso di i n t e r v i s t a r e i compagni che hanno fondato il Collettivo studentesco Carducci-Dante, chiamato appunto “Collettivo Kardan”. Ritenevamo giusto lasciare loro uno spazio per poter raccontare chi sono e quali esigenze li hanno spinti ad incontrarsi. Emiliano Tull Visioli MODA La moda come espressione di sé Nicoletta Cernaz 3 F.A.I. Mattinate organizzate dai ragazzi per i ragazzi Rachele Piccolo 4 INTERVISTA a Martino Luxich Mariastella Buzzan 7 ESPERIENZE Il treno della memoria Mariastella Buzzan 5 OROSCOPO Nel fantastico mondo dei segni zodiacali. Giulia Cardi 8

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NOVA VOX SCHOLAE Giornalino scolastico

I.S.I.S. G.CARDUCCI - D.ALIGHIERI TRIESTE 2017

COLLETTIVO KARDAN

Abbiamo deciso di i n t e r v i s t a r e i compagni che hanno fondato il Collettivo s t u d e n t e s c o Ca rducc i -Dan te , chiamato appunto “Collettivo Kardan”. Ritenevamo giusto lasciare loro uno spazio per poter raccontare chi sono e quali esigenze li hanno sp int i ad incontrarsi.

Emiliano Tull Visioli

MODA La moda come

espressione di sé

Nicoletta Cernaz

3F.A.I.

Mattinate organizzate dai

ragazzi per i ragazzi

Rachele Piccolo

4

INTERVISTA a Martino Luxich

Mariastella Buzzan

7ESPERIENZE Il treno della

memoria

Mariastella Buzzan

5 OROSCOPO Nel fantastico mondo

dei segni zodiacali.

Giulia Cardi

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Da cos’è nata l’idea di fondare il Collettivo studentesco Carducci-Dante?

All’inizio dell’anno alcuni di noi, quelli che avrebbero formato il primo nucleo del Col lett ivo, s i sono trovati d’accordo nell’affermare che la nostra scuola, e con nostra intendo di tutti gli studenti del Carducci-Dante, aveva e ha tanti problemi g ros s i e p icco l i , e che lo s tudente singolarmente non ha né le possibilità né le capacità per risolverli. Questa considerazione iniziale ci ha stimolato a creare un gruppo di studenti che ha voluto unire le forze finalizzandole a migliorare l’ambiente scolastico, sia rimuovendo i difetti esistenti sia proponendo nuove attività alternative.

Da chi è formato il Collettivo?

Da studentesse e studenti provenienti dalle classi prime fino alle classi quinte, ad oggi siamo una trentina ma ne fanno già parte persone di ogni indirizzo e di ogni sede.

Quali sono le vostre principali rivendicazioni e obbiettivi?

Abbiamo tantissime idee e progetti da concretizzare e pianificare, ma sappiamo bene che è difficile ottenere tutto e ottenerlo subito, quindi abbiamo pensato di concentrarci per il primo periodo su un ridotto numero di obbiettivi, primo fra tutti quello di far valere il diritto di noi studenti ad avere un’aula autogestita, uno spazio all’interno della scuola cioè dove noi stessi possiamo organizzare e gestire il nostro tempo secondo le nostre necessità e i nostri desideri; potranno usarla come sede delle loro riunioni tutti coloro che sono impegnati in un’attività scolastica, per esempio questo stesso Giornalino, e potrà essere utilizzata anche per ospitare chi volesse studiare in gruppo e non sapesse dove andare, potrà dare asilo a forme di solidarietà dal basso come le ripetizioni a costo zero fra studenti e alle riunioni del Collettivo.

Invece non nell’immediato ci impegnerà una campagna che avrà come oggetto garantire

l’accesso al diritto allo studio a tutte e a tutti; siamo ben consapevoli che è un tema complesso e articolato ma pensiamo di doverlo affrontare, e vogliamo farlo intraprendendo un percorso di progressiva acquisizione di diritti.

Come sono organizzate le vostre riunioni?

Nelle nostre riunioni cerchiamo di formulare una riflessione collettiva che tenga conto del contributo di tutti i presenti; analizziamo i problemi che abbiamo riscontrato, ci confrontiamo stando attenti a sviluppare davvero una discussione fra pari. Le soluzioni che individuiamo servono a far diventare parte attiva della scuola la sua componente maggioritaria, noi studenti, che solo attraverso proposte alternative a quelle istituzionali possiamo creare la scuola adatta a noi, una scuola degli studenti per gli studenti.

Come possono contattarvi gli studenti interessati?

Noi suggeriamo di provare a partecipare a una riunione, per sapere quando le facciamo basta scrivere alla pagina Facebook Collettivo Carducci-Dante Trieste, oppure potete parlare direttamente con uno di noi: in via Corsi potete rivolgervi a Enrico Bailo, ad Aleksandra Adryanczyk, a Pietro Primavera, in via Giustiniano: a Serena Ralza, a Vittoria Berton; in via Rismondo: a Valentina Tognon, a Emilio Picerna.

Emiliano Tull Visioli

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COLLETTIVO KARDAN

La moda come espressione di sé La moda non è, come molti pensano, un qualcosa di frivolo e inutile, bensì è un fenomeno sociale. Ed è proprio per questo che spesso in Italia nei corsi di fashion design o di comunicazione viene affrontato il tema della psicologia della moda. La psicologia è infatti una materia trasversale applicabile a molti ambiti, anche a quello del fashion, il quale soddisfa bisogni importanti, come quello di conformasi o distinguersi, di appartenenza o di comunicare.

Triangolo invertito

Cosa fare:

1. Essendo le spalle molto larghe e il bacino stretto, cerca di mettere in evidenza più possibile il tuo punto vita: utilizza capi morbidi sopra e più attillati sotto;

2. Ridistribuisci le proporzioni con colori, volumi e proporzioni: sì a capi scuri e semplici per il torace e a capi aderenti e movimentati per fianchi e gambe;

3. Ottime le giacche portate aperte (in modo da rimpicciolire il torace) e i copri spalle scuri;

4. Sì a tutte le maglie e maglioni con le maniche a pipistrello, morbidi e con tessuti opachi;

5. Per quanto riguarda gli abiti il modello migliore è quello incrociato sul seno dove l’incrocio arriva o sotto al seno o alla vita. Può essere inoltre sia un modello fasciante che metta in risalto le gambe, sia un model lo che segn i i l punto v i ta… l’importante è che abbiano  la gonna corta. Un altro tipo di abito perfetto per questo fisico è più morbido sopra e più stretto e

fasciante sotto (di questo tipo è facile trovare gli abiti con le maniche a pipistrello, che sono sempre più morbidi sopra e più attillati sotto);

6. Per quanto riguarda le gonne rimani sui modelli a tubo e su quelli  a metà coscia come le minigonne in modo da mettere in evidenza le gambe;

7. Con i pantaloni, il fisico a triangolo invertito si può davvero sbizzarrire! Le gambe sono il tuo punto forte quindi è bene valorizzarle! Vanno benissimo tutti i tipi di shorts… con paillettes, colorati, con fantasie, tasche e applicazioni. Sono ottimi anche gli skinny o i pantaloni a sigaretta, i modelli aderenti e se decidi di indossare i jeans prediligi quelli chiari. Utilizza fantasie forti e colorate e per te vanno benissimo anche i tessuti traslucidi. Se vuoi mettere in risalto le spalle allora indossa dei pantaloni che siano leggermente a zampa di elefante per creare un po’ di volume sotto, ma stai attenta perchè ti nascondono molto le gambe.

 Cosa evitare:

1. Evita di commettere l’errore di indossare capi larghi e sformati che renderanno la tua figura come una “grande cosa deforme” con le gambe piccoline e magre… infatti mettendo più strati per nascondere una certa parte del corpo in realtà la ingrandiamo e attiriamo l’attenzione proprio lì;

2. Evita tutti i cinturoni enormi;

3. Evita tutte quelle maglie che mostrino troppo le spalle o le mettano in evidenza, ma anche i capi troppo accollati, quelli con lo scollo a barchetta o col collo alto;

4. Gli abiti non sono il punto forte del fisico a t r i a n g o l o i n v e r t i t o q u i n d i e v i t a

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FISICO A TRIANGOLO INVERTITO Molte ragazze hanno difficoltà a capire se il proprio fisico sia a triangolo invertito o a mela… un metodo semplice per comprenderlo è fare attenzione a dove si tende ad ingrassare. La prima tipologia infatti mantiene il bacino molto piccolo e la vita segnata anche quando ingrassa, mentre la seconda no. Quindi abbiamo capito che i punti di forza del fisico a triangolo invertito sono: bacino stretto, pancia piatta e vita segnata. C’è però una grossa sproporzione tra una “grande” parte sopra e una “piccola” parte sotto del corpo, dunque è possibile tracciare immaginariamente un triangolo rovesciato. Ricorda, è proprio attraverso la valorizzazione delle tue caratteristiche maschili che farai risaltare la tua femminilità!

assolutamente tutti i modelli dritti, troppo accollati, senza spalline e con spalline troppo sottili;

5. Evita tutti i tipi di pantalone a palazzo soprattutto se sono molto morbidi;

6. Per quanto riguarda le scarpe evita i tacchi troppo grossi o le zeppe con plateau troppo importanti perché ti sproporzionano la gamba.

Nicoletta Cernaz

FAI : MATTINATE ORGANIZZATE DAI RAGAZZI PER I RAGAZZI

Anche quest' anno il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano), ha dato la possibilità alle scuole di scegliere alcuni alunni volontari per partecipare alle mattinate F.A.I. degli studenti.

Il progetto permette ai ragazzi di confrontarsi con i propri coetanei, provenienti da diverse scuole, e di fare da "ciceroni" spiegando la storia di alcuni luoghi storici della città alle classi in visita.

Quest'anno ai ragazzi è stata data la possibilità di imparare la storia del Palazzo della Regione o Palazzo del Lloyd Triestino, s i t u a t o i n Pi a z z a U n i t à , e d i e s p o r l a successivamente agli interessati.

Le mattinate che hanno coinvolto gli aspiranti ciceroni della nostra scuola sono state quelle dei primi tre giorni di dicembre. Durante questi incontri i volontari hanno esposto ai ragazzi in visita sia l'interno che l'esterno dell'edificio, è stata raccontata la storia del palazzo e descritta la composizione architettonica. All'interno sono state illustrate le opere contenute e la storia degli artisti che hanno lavorato per la loro creazione. Inoltre è

stato fatto fare agli studenti un giro attraverso le stanze più importanti dell'edificio; come, ad esempio, il salone delle feste, la sala della giunta, lo scalone principale dove vi sono delle colonne fatte di marmo rosso di Verona e il soffitto con eleganti stucchi che riportavano al mondo marino (conchiglie, sirene, pesci, ...).

I ragazzi, per arrivare a queste mattinate preparati, hanno partecipato ad alcuni incontri pomeridiani che si sono tenuti a metà ottobre. Durante queste lezioni è stato spiegato ai ragazzi ciò che avrebbero successivamente esposto durante le visite. A metà novembre, inoltre, per fare il punto della situazione, alcuni volontari hanno sostenuto un' interrogazione mirata a valutare il livello di conoscenza, per essere degli impeccabili "ciceroni".

Infine nella serata tenutasi il due dicembre sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai ragazzi ed è stato esposto tutto il percorso fatto

dal F.A.I. negli ultimi dieci anni riguardo le mattinate dedicate agli studenti.

Le ore impiegate per queste attività verranno aggiunte alle ore di alternanza scuola l a v o r o d e g l i s t u d e n t i volontari, perciò questa è stata un'attività, a detta dei volontari e dei visitatori, che p e r q u a n t o r i g u a r d a l'alternanza scuola lavoro ha

funzionato bene e in modo efficiente, lasciando tutti soddisfatti, dai ragazzi, ai professori, ai referenti del F.A.I. anche se alle prime armi con progetti di questo genere.

Per chi fosse interessato le visite saranno ancora aperte per le scuole in alcune giornate di primavera.

Rachele Piccolo

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Il treno della memoria

2 marzo 2017, sono in treno.

Sto guardando fuori dal finestrino e mi rendo conto che l'ultimo viaggio fatto in treno è stato quello di un mese fa a Cracovia, Promemoria_Auschwitz.

"Sono qui, ad Auschwitz I, in lontananza vedo quella scritta, "ARBEIT MACHT FREI", il lavoro rende liberi. Nulla sembra cambiato, la scritta è intatta, le strade sono le stesse, il filo spinato è ancora li. Nell'aria c'è un odore indescrivibile. L'aria è leggera ma allo stesso punto pesantissima, sa di morte. L'atmosfera è cupa, sono già passate le 10 del mattino ma sembra stia per sorgere l'alba. L'alba non sorge e restiamo con questa luce tutto il giorno. Iniziamo la nostra visita. Ci vengono lette alcune parole di Primo Levi. Finita la lettura restiamo tutti in silenzio, con gli occhi lucidi e non vogliamo credere a ciò che abbiamo appena sentito. Attraversiamo il cancello della morte, e passando sotto quella scritta che il tempo non ha cancellato sento come se vicino a me ci fosse un deportato che sottovoce me la legge e mi ricorda quale sia il suo vero significato: "La vostra libertà sarà la morte". Dopo aver deglutito quella poca saliva che avevo in bocca continuo a camminare per le strade percorse sia dai Nazisti che dai deportati. Entriamo nelle "casette" e la guida ci fa vedere qualche foto e ci racconta tante cose che però nella mia testa vengono solo registrate ma non assimilate. Continuiamo il percorso e visitiamo le celle dove gli SS, ridendo, mettevano a morire dei deportati. Tocco i muri e sento le urla di quelle persone rinchiuse in quelle celle grandi come un nostro box doccia. Li stavano in 4. Tutti in piedi. Li morivano. C'era troppa poca aria per sopravvivere ma allo stesso punto, troppa aria per morire subito. Lì passavano ore di sofferenza. E tocco quei muri, i muri urlano. Riesco a percepire la sofferenza. Mi viene da piangere.

Continuiamo a visitare altre stanze, ci sono tonnellate di capelli tagliati alle donne, migliaia di

pentole-pentolini, un mucchio gigantesco di scarpe, tante valige, centinaia di occhiali... Fa tutto così impressione. Nella mia testa risuona una semplice parola, un'unica domanda: "perché?". Continuiamo il nostro percorso e continuo a non trovare risposta. I miei occhi vedono un sacco di cose e s'immaginano le persone intorno.

Giungiamo alla stanza dei disegni dei bambini. Uno tra tanti mi colpisce. Sono tre uomini impiccati, un

quarto uomo (soldato) sta calciando via lo sgabello dai piedi di un deportato con la corda al collo. Resto allibita da ciò che i miei occhi hanno appena visto. Io sto guardando un disegno di un bambino di 7/8 anni, ma quel bambino per aver disegnato ciò significa che deve averlo visto con i propri occhi.

Il nostro viaggio continua e arriviamo al poco distante Auschwitz II, più comunemente conosciuto come Birkenau. Oltrepassiamo quel casermone di mattoni rossi che sembra accoglierci a braccia aperte. Si apre una distesa di 175 ettari. Non si riesce a capire dove sta la fine d i que l la te r r ib i l e macchina dello sterminio fatta da uomini, per altri uomini.

Decido di percorrere un pezzo del mio cammino sulle rotaie, proprio quelle rotaie costruite da donne. Perché le donne? Coloro che danno alla luce la vita sono state costrette a costruire quel terribile percorso che avrebbe portato alla morte centinaia di vite. Sento che i miei caldi scarponcini cercano di evitare le gelide lacrime versate su quelle travi di legno. Non riesco ad evitarle tutte. Sono troppe.

Continuiamo a percorrere quelle strade dissestate, con la neve, il ghiaccio, il silenzio che parla. La guida ci invita ad ascoltare questo silenzio. E questo silenzio parla, eccome se parla.

Ad un certo punto decido di staccarmi un po dal gruppo che mi dava la forza per camminare e mi fermo a guardare oltre il filo spinato. Vedo delle baracche distrutte. Ho paura di avvicinarmi troppo a

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quel filo spinato. Ho paura che ci sia quella tensione elettrica accesa dove i corpi di uomini uguali a me, nati e cresciuti come me, con un nome e un cognome, una storia, si gettavano con le poche forze e ormai denudati da qualsiasi forma di dignità, pur di porre fine alle loro sofferenze.

Oltre quella recinzione costruita come se ci dovessero stare all'interno degli animali, mi appare una bambina con occhi vuoti ma che dicono tutto. Mi volto e mi rendo conto che il gruppo è avanzato molto e quindi decido di sbrigarmi e di raggiungerli, per non sentirmi abbandonata. Do le spalle a quella bambina. Pensavo fosse l'ultima volta in cui l'avrei rivista.

Arriviamo nella selva posta alla "fine" del campo. La guida ci fa fermare davanti ad una fotografia, ed eccola li, quella bambina che poco prima avevo visto oltre il filo spianto. La guida ci racconta quale sarebbe stata la sua fine. Morta nelle docce. Continuiamo il nostro percorso e giungiamo alle docce. Vicino a me sento quella piccola mano che prende la mia. Quella mano così piccola mi accompagna per tutto il mio percorso. Arriviamo alle docce e mi mostra quanto fosse grande quella vetrata che dava sui campi. Fa impressione. La dolce bambina dallo sguardo vuoto mi porta fino alla fine di questo percorso. Dopo aver visto tante altre cose, giungiamo alla fine di quelle maledettissime rotaie. Lo spirito di quella bambina mi sta ancora tenendo la mano con forza. Arrivo alla fine e mi volto verso l'inizio. Vedo quel terribile edificio di mattoni rossi e dentro me sento una voce, probabilmente di una ragazza della mia età che mi dice di annotare queste parole: "Vedi, dall'inizio del campo non si vede la fine, ma dalla fine si riesce a vedere l'inizio. Purtroppo, una volta raggiunta la fine del campo, sono giunta alla fine della mia esistenza!". Mi si gela il sangue nelle vene. Quelle sono le parole che avrei potuto scrivere io se fossi stata deportata in questi posti alla stessa età di quella ragazza che mi ha sussurrato quelle parole.

Sento scivolarmi via la mano della piccola e dolce bambina. Mi sta dicendo "io sono morta qui, ora tu torna a casa".

E a casa io ci sono tornata. Non ho vissuto quella terribile sofferenza in prima persona. Ma d'altronde quale colpa aveva quella piccola bambina dagli

occhi smarriti? La sua unica colpa era quella di essere nata!

Ci congediamo da questa terribile macchina costruita da uomini come noi, guardo il celo. E' un cielo infuocato, ci sta salutando. Quel tramonto mozzafiato che spacca le nuvole cupe dell'intera giornata sembra volerci dire qualcosa.

Mi piace pensare che quel tramonto è opera delle innumerevoli vittime di questo terribile periodo storico. Ogni singola vita, con nome e cognome ci sta ringraziando per esser stati li. Ci ringraziano di averli ricordati. Ci ringraziano per aver restituito loro un'identità.

Care vite spezzate, per noi non siete numeri, non siete pezzi. Per noi siete esseri umani come noi. "

Ecco cos'ho provato durante la visita di questi luoghi. Per me è stata un'esperienza indescrivibile. Non esistono parole per descrivere esattamente cos'ho provato.

Credo sia importante che ogni essere umano abbia il diritto di provare e sentire ciò che ho sentito io. Ogni persona ha diritto di riconoscersi in questa mia lunga lettera.

Spesso si dice che noi giovani non abbiamo voglia di scoprire. Ebbene vi sbagliate. Noi giovani vogliamo conoscere e vivere in prima persona tante esperienze. Vogliamo viaggiare e toccare con mano ciò che solitamente ci limitiamo a leggere sui libri di scuola.

Il viaggio Promemoria_Auschwitz è un viaggio che ti cambia la vita, ti fa capire che nulla è dato per scontato e perciò bisogna godersi quello che si ha perché ogni singola cosa potrebbe esserci tolta da un momento all'altro come è successo circa settant'anni fa a ragazzi come noi. Questo viaggio ti arricchisce e ti fa capire l'importanza del voler bene e del non odiare mai, perché ciò che è stato fatto, è stato creato da uomini come noi!

Questo viaggio ti fa aprire gli occhi e senti che i muri di filo spinato costruiti intorno al campo sono gli stessi muri che ora vengono costruiti ai confini dell'Europa.

Quest'esperienza ti fa venire la voglia e la forza di non essere uno come tanti ma di lottare e voler fare la differenza. La differenza che ha fatto il signor Jan

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Liwacz decidendo di ribaltare la lettera B sulla scritta "ARBEIT MACHT FREI" andando così a simboleggiare un senso di libertà, di forza estrema della coscienza dell'uomo.

Mariastella Buzzan

INTERVISTA A MARTINO IN CINA

Martino Luxich, studente della 5M è stato invitato a rappresentare -alla fine di settembre- il nostro istituto in Cina.

Ecco qui quello che ci ha raccontato di questa fantastica esperienza:

Giornale: Come hai avuto l'occasione di partecipare a quest'esperienza?

Martino: Ho saputo di essere coinvolto in questa esperienza dopo che il prof. Canelles mi ha chiamato chiedendomi se avessi voluto avrei potuto prendere parte a questo progetto partito dal ministero. Mi è stato detto che sarei andato in Cina e a Hong Kong per rappresentare il nostro istituto assieme ad altri ragazzi di altre scuole italiane.

G.: Cosa pensi di quest'opportunità?

M.: Sono veramente felice che la scuola mi abbia dato questa opportunità. Ho avuto modo di scoprire una cultura completamente diversa dalla nostra: dal modo di comportarsi alle pietanze... Ho potuto anche parlare con alcuni ragazzi del luogo, che mi hanno spiegato un sacco di cose riguardo il loro stile di vita.

G.: Chi sono stati i tuoi compagni di viaggio "italiani"?

M.: Gli altri partecipanti a questo progetto (oltre alla Prof. Quasimodo, il prof. Xu e la prof. Tommasi) erano dei ragazzi provenienti da un istituto alberghiero siciliano, uno pugliese e un istituto tecnico superiore che si occupa di moda in ambito tecnico/scientifico a Firenze, con i loro professori e dirigenti. Nel corso del viaggio, anche se breve, siamo riusciti a legare molto e non abbiamo mai avuto contrasti. Abbiamo lavorato come una squadra!

G.: Chi hai incontrato in Cina?

M.: In Cina ho incontrato alcuni membri del ministero, che hanno dato vita al progetto, e la console, che ci ha fatto partecipare a una fiera

mondiale del cibo (simile all'EXPO di Milano). Poi, nel viaggio verso Hong Kong, siamo passati per Shunde, dove c'era un istituto politecnico in cui abbiamo potuto parlare con scolaresche e docenti. Infine, ad Hong Kong, siamo stati alla Raffles, un college internazionale di design, nel quale ho incontrato con uno studente di marketing con cui ho confrontato le nostre diverse culture.

G.: Hai avuto occasione di visitare un po' Hong-Kong?

M.: Purtroppo il tempo non era a nostro favore, siccome avevamo un sacco di impegni in agenda, ma siamo riusciti a vedere la fiera di Canton e a fare

un giro sul battello per vedere lo skyline dopo il tramonto. A Shunde abbiamo visitato l'enorme istituto politecnico e a Hong Kong siamo stati sul Victoria's Peak, il punto panoramico, dal quale si può vedere quasi tutta la città. L'ultimo giorno siamo rimasti nel centro di Hong Kong e abbiamo fatto compere tra le bancarelle disseminate per le strade.

G.: Qual'è la cosa che ti ha colpito di più?

M.: Personalmente, la cosa che mi è rimasta più impressa e non riuscirò mai a levarmi dalla testa, è

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stato vedere come vengono costruiti i grattacieli nel centro di Hong Kong. Essendo una metropoli che, anno dopo anno, acquista sempre più abitanti, ha bisogno di espandersi, quindi la terra estratta dalle colline circostanti alla città è stata usata per allargarla verso il mare, stringendo così la baia. Inoltre, i grattacieli più bassi vengo abbattuti per costruirne di più grandi usando impalcature fatte interamente di bamboo, nonostante le vertiginose altezze degli edifici!

La Redazione augura a Martino che questo sia solo l'inizio di una lunga carriera musicale in giro per il mondo!

Mariastella Buzzan

L’OROSCOPO di Giulia Cardi Ariete (21 Marzo - 20 Aprile)

L'Ariete è nato per essere leader.

Toro (21 Aprile - 20 Maggio)

Un Toro non ti parla alle spalle. Se ha qualcosa da dirti, lo farà faccia a faccia.

Gemelli (21 Maggio - 21 Giugno)

Un Gemelli è un ottimo ascoltatore.

Cancro (22 Giugno - 22 Luglio)

Un Cancro odia le scene, il dramma.

Leone (23 Luglio - 23 Agosto)

Un Leone è molto generoso e ha una grande umanità; riesce a dare un ottimo supporto a chiunque lo circondi.

Vergine (24 Agosto - 22 Settembre)

Un Vergine non è solito puntare il dito contro gli altri: sa sempre prendersi le proprie responsabilità.

Bilancia (23 Settembre - 22 Ottobre)

Un Bilancia sa perfettamente quando intervenire e quando, invece, restare in silenzio.

Scorpione (23 Ottobre - 22 Novembre)

Lo Scorpione non dà nulla per scontato.

Sagittario (23 Novembre - 21 Dicembre)

Un Sagittario a volte se ne esce con frasi a dir poco scortesi, ma, alla fine, è solo ciò che pensa.

Capricorno (22 Dicembre - 20 Gennaio)

Il Capricorno è un pessimista cronico.

Acquario (21 Gennaio - 19 Febbraio)

Un Acquario dice sempre ciò che pensa e questo lo porta a non essere sempre in buoni rapporti con le persone.

Pesci (20 Febbraio - 20 Marzo)

Un Pesci non mente e non fa promesse che non può mantenere.

Editoriale

Ed eccoci finalmente, dopo lunghi mesi, orgogliose di aver stampato la prima edizione del nuovo giornalino scolastico. Sono passati tre anni da quando è uscita l'ultima edizione de "La gazzetta del profeta", giornalino del Carducci. Serviva una nuova idea, una nuova testata che coinvolgesse tutto il nostro istituto: il Carducci-Dante. Così abbiamo deciso di riprendere il nome del vecchio giornalino scolastico del liceo Dante, "nova vox scholae". Ci auguriamo di trovare numerosi lettori tra i nostr i compagni, ma soprattutto nuovi "giornalisti" che come noi abbiano la voglia di ricreare una redazione efficiente. Per il lavoro svolto fino ad ora ringraziamo la nostra dirigente scolastica Oliva Quasimodo, la vicepreside Zudini, il professor Alessio Marzi, Giulia Cardi, Beatrice Fabbro, Chiara Mechilli, Mariele Pangrazi, Rachele Piccolo, Emiliano Tull Visioli.Firmato: Mariastella Buzzan, Nicoletta Cernaz, Valentina Cipria.

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