Giornalino fascicolo 4

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PERIODICO DEL LICEO SCIENTIFICO E. FERMI COSENZA FASCICOLO NR. 4 e-mail: [email protected] Il primo Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori per affermare i propri diritti, per rag- giungere i propri obietti- vi, per migliorare la pro- pria condizione. È una data importante, che oltre ad affermare e a ribadire il diritto di ogni cittadino (di qualsiasi razza, sesso, o religione) a partecipare alla vita lavorativa, indica alla nostra e alle future gene- razioni che purtroppo, un diritto inalienabile come il lavoro, spesso può diventare sfrutta- mento, precariato e oppressione da parte di capitalisti dal “ventre obeso, con le mani suda- te e il cuore a forma di salvadanaio”. Ma non solo, dalle ultime pagine di giornale, purtroppo si può apprendere come oggi il lavoro signifi- chi anche morte…. e non a caso infatti, si sen- te parlare sempre più spesso di operai, che sen- za norme di protezione, perdono la vita. Sono in crisi anche i settori lavorativi dell’industria, dell’edilizia, dell’economia, che avrebbero bi- sogno di azioni più incisive da parte dello Stato che si ostina a non preoccuparsi di questi pro- blemi. Con questa amara consapevolezza, mol- ti lavoratori sono scesi in piazza a manifestare e a gridare la loro voglia di giustizia e di diritti in questa giornata particolare. Anche Cosenza lo ha fatto, e i cittadini, un po’ sotto tono e for- se anche un po’ amareggiati a causa della len- tezza della nostra città di crescere e di svilup- parsi, decidendo di festeggiare e di partecipare agli eventi organizzati dalla provincia. Eventi per lo più musicali che hanno visto come pro- tagonisti numerose band giovanili tra le quali “Mazz Gazzaruso & Swing Fratis”, “Acc or- Duò”, “Dejà vù”, “Room of Insole Shoes”, “Melody Soundays”, “Twist Co ntest”, “Babà Sissokò”, che hanno intrattenuto il pubblico fino a mezzanotte e oltre. Cosenza dunque fa festa, però come molte altre città del sud, anco- ra soffre, annaspa, per cercare ciò per cui dav- vero si festeggia: il lavoro! Veronica Gaccione III A Il 9 maggio la Redazione del Fermioscrivo ha incontrato il Dirigente Scolastico Prof. Pasquale De Vita. Siamo stati accolti con cordialità’nella presidenza e dopo esserci acco- modati comodamente sui divani , gli abbiamo chiesto di iniziare la nostra chiaccherata. Arrivato alla fine del suo mandato come si sente ? Mi piace la scuola e il contatto con gli alunni perché in questo modo si rimane sempre giovani. Nella vita ho ri- nunciato anche a posizioni più remunerative pur di fare ciò che mi appassionava. Per questo motivo sono ancora qui dopo aver già esaurito, già quattro anni fa, i miei regolari anni di servizio. Questo dimostra che non ho accettato la scuola come ripiego. In questi anni di presidenza nel Liceo Scientifico “E. Fermi” , si sono verificati episodi poco piacevoli ? Non ci si deve lasciare scoraggiare da episodi poco piacevoli che si alternano,naturalmente,a momenti di grande soddisfazione. Si cerca di fare sempre una sorta di bilancio e, per esempio, è un momento esaltante quello che sto vivendo oggi insieme a voi. Cosa le mancherà maggiormente del suo lavoro ? Gli alunni. Ovviamente anche i professori, con i quali però continueremo a vederci mantenen- do un bellissimo rapporto, mentre perderò la meravigliosa sensazione di sentirmi continua- mente immerso nell’aria giovanile della scuola . La figura del Preside appare in maniera diversa sia agli alunni che ai professori. Lei co- me crede di apparire agli occhi degli studenti e dei suoi colleghi ? Non penso di aver dato l’immagine di una persona che si chiude, sono leale con gli alunni e aperto al dialogo. La cosa che mi irrita maggiormente e che non farei per nulla al mondo è quella di ingannare i giovani. Cosa le hanno lasciato,dal punto di vista umano, questi anni di lavoro ? Molto, basti pensare che ho attraversato l’Italia passando anche per la zona calda di Cittano- va, luogo in cui il problema della mafia era abbastanza presente. Ho diretto anche istituti pro- fessionali dove il rapporto umano deve essere curato al massimo e gestito ancor prima dell’educazione intellettuale, che passa ,quindi ,in secondo piano. Crede che sia doveroso fare delle lezioni interattive per adeguarsi ai tempi di oggi ? Penso che non sia più possibile impostare una lezione di tipo tradizionale, di tipo gentiliano. La lezione deve essere interat- tiva e deve essere utilizzato un sistema di comunicazione a- deguato ai giovani di oggi. E’ necessario privilegiare sistemi come la didattica multimediale e questo comporta che il do- cente si attrezzi. E’ indispensabile avere insegnanti in linea con i tempi. Se lei fosse il Ministro dell’Istruzione cosa farebbe per creare una vera scuola ? Non opererei mai dei tagli, ma investirei. Cosa ne pensa delle manifestazioni contro la Riforma Gelmini ? Io sarei sceso con voi in piazza a protestare adoperando tutti i mezzi che la democrazia mette a disposizione, anche perché non sono mai stato fermo da giovane, ma ho sempre amato lotta- re se era giusto farlo. E’ risaputo che il Fermi è una delle scuole più in vista della nostra provincia, qual è l’ingrediente segreto ? Oltre alla centralità della scuola direi che i Progetti formativi siano la nostra carta d’identità. Ma sicuramente ciò che rende maggiormente produttiva la nostra scuola è la concordia che favorisce la discussione. Pensa di aver commesso degli errori in questi anni e di non aver adempito pienamente alla sua funzione ? Dico sempre che il Santo pecca sette volte al giorno. La verità dei fatti è che, non essendo per- fetto ed essendo il mio lavoro delicato, in un certo senso mi è concesso di sbagliare. Preside, lei come ha vissuto i suoi esami di Stato ? Con incubo! L’orale si sviluppava in due giornate : il primo giorno le materie letterarie e il secondo quelle scientifiche. Gli esami di allora erano un vero e proprio interrogatorio. Cosa ne pensa del fenomeno del bullismo ? Il bullismo esisteva anche ai miei tempi. Ai nostri tempi però c’era più spirito di appartenenza nel senso che, ad esempio, noi maschi sentivamo il bisogno e il dovere di tutelare le nostre compagne di classe. Eravamo molto uniti, tutt’ora io mi sento con i miei compagni delle scuo- le superiori. Adesso che andrà in pensione vuole dedicarsi a qualcosa che la appassiona e per cui non ha mai trovato molto tempo ? Ho molti hobby, amo la musica. Quando ero ragazzo suonavo la tastiera in un gruppo chiama- to“I Vagabondi”. Mi piace anche la fotografia, il cinema e il teatro, in particolare la lirica e in questo periodo mi appassiona Wagner. Ascolto anche altri generi come il jazz e il New Orle- ans. Adoro poi leggere di tutto, è un vero arricchimento spirituale. Al termine della sua carriera quale consiglio vuole dare a noi giovani? Studiate ! Quattro parole per definire la sua esperienza nel Liceo Fermi ? Prudenza, Collaborazione, entusiasmo e nostalgia. La redazione UN PRIMO MAGGIO TRA AMAREZZA E SPERANZA UN NUOVO BEATO NEL REGNO DEI CIELI COSA ACCADDE A MAGGIO 1 maggio 2011 - Giovanni Paolo II viene proclamato beato. 3 maggio 1915- L’Italia ripudia la triplice alleanza. 5 maggio 1946 - Prima schedina della SISAL. 10 maggio 1940 - La Germania invade il Belgio,i Paesi Bassi e il Lussemburgo. 14 maggio 1964 - Israele si dichiara stato indipendente e viene istituito un governo provvisorio. 19 maggio 1897 - Oscar Wilde viene rilasciato di prigione. 30 maggio 1949 - La Germania Est promulga la propria Costituzione. Un uomo che è entrato nel regno dei cieli, lì in una città gremita e palpitante, in quel giorno in cui il sole splendeva alto, levato, quasi a far carpire la sua gioia per lui, uno degli uomini più amati della storia, colui che con la sua semplicità e onestà morale e intel- lettuale ha unito varie culture, popoli, lingue, tradizioni… Giovanni Paolo II, un uomo venuto da lontano, è riuscito a trovare la chiave dei nostri cuori, prima anco- ra di quella del paradiso, è riuscito a scolpire come su un marmo, un ricordo indelebile e marcato, a incidere il suo nome nelle nostre membra, a entrare man mano nella nostra ani- ma per infondere, come un cuore che pompa la linfa vitale, i sentimenti più nobili che un esse- re umano possa racchiudere dentro sé. Nel li- bero mercato di un mondo pieno di falsi miti e di idee sbagliate, con la sua forza ha saputo essere il papa di tutti e proprio come un padre ha saputo gestire una situazione familiare tra le più disparate. Come una roccia di montagna in mezzo a un fiume in piena,ha saputo resistere e combattere a suo modo i mali del mondo e del- la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ha saputo amare maggiormente i figli che più ave- vano bisogno senza trascurare gli altri e con la sua mitezza, ha saputo comunque dimostrare al mondo di dover denunciare gli oppressori, a ribellarsi a coloro i quali come sanguisughe vivono alle spalle degli altri. E’ però ricordato come il papa-boys, il papa dei giovani, colui il quale ha avvicinato al mondo Cristiano in un intenso cammino apostolico i giovani. Ma qual era il suo ingrediente segreto? Forse il suo par- lato mite e melodico, forse la sua semplicità, forse ancora la sua vicinanza ai problemi reali, la sua concretezza… Una cosa è certa però: è un uomo, un beato, presto un santo che non verrà dimenticato da nessuno poiché ognuno di noi ha un ricordo indelebile nella sua memoria che svanirà solo con la morte… Ognuno di noi, chi più, chi meno, avverte la sua presenza vigi- le e costante, una presenza che scruta con occhi attenti ogni minimo particolare senza nulla la- sciare al caso… Forse è proprio oggi che ce lo godiamo di più… Ciao Karol Pierluigi Calvelli II G LA REDAZIONE INCONTRA IL DIRIGENTE SCOLASTICO FOTO RIMOSSA FOTO RIMOSSA

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fascicolo 4

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PERIODICO DEL LICEO SCIENTIFICO E. FERMI COSENZA FASCICOLO NR. 4 e-mail: [email protected]

Il primo Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori per affermare i propri diritti, per rag-giungere i propri obietti-vi, per migliorare la pro-pria condizione. È una data importante, che oltre ad affermare e a

ribadire il diritto di ogni cittadino (di qualsiasi razza, sesso, o religione) a partecipare alla vita lavorativa, indica alla nostra e alle future gene-razioni che purtroppo, un diritto inalienabile come il lavoro, spesso può diventare sfrutta-mento, precariato e oppressione da parte di capitalisti dal “ventre obeso, con le mani suda-te e il cuore a forma di salvadanaio”. Ma non solo, dalle ultime pagine di giornale, purtroppo si può apprendere come oggi il lavoro signifi-chi anche morte…. e non a caso infatti, si sen-te parlare sempre più spesso di operai, che sen-za norme di protezione, perdono la vita. Sono in crisi anche i settori lavorativi dell’industria, dell’edilizia, dell’economia, che avrebbero bi-

sogno di azioni più incisive da parte dello Stato che si ostina a non preoccuparsi di questi pro-blemi. Con questa amara consapevolezza, mol-ti lavoratori sono scesi in piazza a manifestare e a gridare la loro voglia di giustizia e di diritti in questa giornata particolare. Anche Cosenza lo ha fatto, e i cittadini, un po’ sotto tono e for-se anche un po’ amareggiati a causa della len-tezza della nostra città di crescere e di svilup-parsi, decidendo di festeggiare e di partecipare agli eventi organizzati dalla provincia. Eventi per lo più musicali che hanno visto come pro-tagonisti numerose band giovanili tra le quali “Mazz Gazzaruso & Swing Fratis”, “Acc or-Duò”, “Dejà vù”, “Room of Insole Shoes”, “Melody Soundays”, “Twist Co ntest”, “Babà Sissokò”, che hanno intrattenuto il pubblico fino a mezzanotte e oltre. Cosenza dunque fa festa, però come molte altre città del sud, anco-ra soffre, annaspa, per cercare ciò per cui dav-vero si festeggia: il lavoro! Veronica Gaccione III A

Il 9 maggio la Redazione del Fermioscrivo ha incontrato il Dirigente Scolastico Prof. Pasquale De Vita. Siamo stati accolti con cordialità’nella presidenza e dopo esserci acco-modati comodamente sui divani , gli abbiamo chiesto di iniziare la nostra chiaccherata. Arrivato alla fine del suo mandato come si sente ? Mi piace la scuola e il contatto con gli alunni perché in questo modo si rimane sempre giovani. Nella vita ho ri-nunciato anche a posizioni più remunerative pur di fare ciò che mi appassionava. Per questo motivo sono ancora qui dopo aver già esaurito, già quattro anni fa, i miei regolari anni di servizio. Questo dimostra che non ho accettato la scuola come ripiego.

In questi anni di presidenza nel Liceo Scientifico “E. Fermi” , si sono verificati episodi poco piacevoli ? Non ci si deve lasciare scoraggiare da episodi poco piacevoli che si alternano,naturalmente,a momenti di grande soddisfazione. Si cerca di fare sempre una sorta di bilancio e, per esempio, è un momento esaltante quello che sto vivendo oggi insieme a voi. Cosa le mancherà maggiormente del suo lavoro ? Gli alunni. Ovviamente anche i professori, con i quali però continueremo a vederci mantenen-do un bellissimo rapporto, mentre perderò la meravigliosa sensazione di sentirmi continua-mente immerso nell’aria giovanile della scuola . La figura del Preside appare in maniera diversa sia agli alunni che ai professori. Lei co-me crede di apparire agli occhi degli studenti e dei suoi colleghi ? Non penso di aver dato l’immagine di una persona che si chiude, sono leale con gli alunni e aperto al dialogo. La cosa che mi irrita maggiormente e che non farei per nulla al mondo è quella di ingannare i giovani. Cosa le hanno lasciato,dal punto di vista umano, questi anni di lavoro ? Molto, basti pensare che ho attraversato l’Italia passando anche per la zona calda di Cittano-va, luogo in cui il problema della mafia era abbastanza presente. Ho diretto anche istituti pro-fessionali dove il rapporto umano deve essere curato al massimo e gestito ancor prima dell’educazione intellettuale, che passa ,quindi ,in secondo piano. Crede che sia doveroso fare delle lezioni interattive per adeguarsi ai tempi di oggi ? Penso che non sia più possibile impostare una lezione di tipo tradizionale, di tipo gentiliano. La lezione deve essere interat-tiva e deve essere utilizzato un sistema di comunicazione a-deguato ai giovani di oggi. E’ necessario privilegiare sistemi come la didattica multimediale e questo comporta che il do-cente si attrezzi. E’ indispensabile avere insegnanti in linea con i tempi. Se lei fosse il Ministro dell’Istruzione cosa farebbe per creare una vera scuola ? Non opererei mai dei tagli, ma investirei. Cosa ne pensa delle manifestazioni contro la Riforma Gelmini ? Io sarei sceso con voi in piazza a protestare adoperando tutti i mezzi che la democrazia mette a disposizione, anche perché non sono mai stato fermo da giovane, ma ho sempre amato lotta-re se era giusto farlo. E’ risaputo che il Fermi è una delle scuole più in vista della nostra provincia, qual è l’ingrediente segreto ? Oltre alla centralità della scuola direi che i Progetti formativi siano la nostra carta d’identità. Ma sicuramente ciò che rende maggiormente produttiva la nostra scuola è la concordia che favorisce la discussione. Pensa di aver commesso degli errori in questi anni e di non aver adempito pienamente alla sua funzione ? Dico sempre che il Santo pecca sette volte al giorno. La verità dei fatti è che, non essendo per-fetto ed essendo il mio lavoro delicato, in un certo senso mi è concesso di sbagliare. Preside, lei come ha vissuto i suoi esami di Stato ? Con incubo! L’orale si sviluppava in due giornate : il primo giorno le materie letterarie e il secondo quelle scientifiche. Gli esami di allora erano un vero e proprio interrogatorio. Cosa ne pensa del fenomeno del bullismo ? Il bullismo esisteva anche ai miei tempi. Ai nostri tempi però c’era più spirito di appartenenza nel senso che, ad esempio, noi maschi sentivamo il bisogno e il dovere di tutelare le nostre compagne di classe. Eravamo molto uniti, tutt’ora io mi sento con i miei compagni delle scuo-le superiori. Adesso che andrà in pensione vuole dedicarsi a qualcosa che la appassiona e per cui non ha mai trovato molto tempo ? Ho molti hobby, amo la musica. Quando ero ragazzo suonavo la tastiera in un gruppo chiama-to“I Vagabondi”. Mi piace anche la fotografia, il cinema e il teatro, in particolare la lirica e in questo periodo mi appassiona Wagner. Ascolto anche altri generi come il jazz e il New Orle-ans. Adoro poi leggere di tutto, è un vero arricchimento spirituale. Al termine della sua carriera quale consiglio vuole dare a noi giovani? Studiate ! Quattro parole per definire la sua esperienza nel Liceo Fermi ? Prudenza, Collaborazione, entusiasmo e nostalgia. La redazione

UN PRIMO MAGGIO TRA AMAREZZA E SPERANZA

UN NUOVO BEATO NEL REGNO DEI CIELI

COSA ACCADDE A MAGGIO

�� 1 maggio 2011 - Giovanni Paolo II viene proclamato beato.

�� 3 maggio 1915- L’Italia ripudia la triplice alleanza.

�� 5 maggio 1946 - Prima schedina della SISAL.

�� 10 maggio 1940 - La Germania invade il Belgio,i Paesi Bassi e il Lussemburgo.

�� 14 maggio 1964 - Israele si dichiara stato indipendente e viene istituito un governo provvisorio.

�� 19 maggio 1897 - Oscar Wilde viene rilasciato di prigione.

�� 30 maggio 1949 - La Germania Est promulga la propria Costituzione.

Un uomo che è entrato nel regno dei cieli, lì in una città gremita e palpitante, in quel giorno in cui il sole splendeva alto, levato, quasi a far carpire la sua gioia per lui, uno degli uomini più amati della storia, colui che con la sua semplicità e onestà morale e intel-lettuale ha unito varie

culture, popoli, lingue, tradizioni… Giovanni Paolo II, un uomo venuto da lontano, è riuscito a trovare la chiave dei nostri cuori, prima anco-ra di quella del paradiso, è riuscito a scolpire come su un marmo, un ricordo indelebile e marcato, a incidere il suo nome nelle nostre membra, a entrare man mano nella nostra ani-ma per infondere, come un cuore che pompa la linfa vitale, i sentimenti più nobili che un esse-re umano possa racchiudere dentro sé. Nel li-bero mercato di un mondo pieno di falsi miti e di idee sbagliate, con la sua forza ha saputo essere il papa di tutti e proprio come un padre ha saputo gestire una situazione familiare tra le più disparate. Come una roccia di montagna in mezzo a un fiume in piena,ha saputo resistere e

combattere a suo modo i mali del mondo e del-la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ha saputo amare maggiormente i figli che più ave-vano bisogno senza trascurare gli altri e con la sua mitezza, ha saputo comunque dimostrare al mondo di dover denunciare gli oppressori, a ribellarsi a coloro i quali come sanguisughe vivono alle spalle degli altri. E’ però ricordato come il papa-boys, il papa dei giovani, colui il quale ha avvicinato al mondo Cristiano in un intenso cammino apostolico i giovani. Ma qual era il suo ingrediente segreto? Forse il suo par-lato mite e melodico, forse la sua semplicità, forse ancora la sua vicinanza ai problemi reali, la sua concretezza… Una cosa è certa però: è un uomo, un beato, presto un santo che non verrà dimenticato da nessuno poiché ognuno di noi ha un ricordo indelebile nella sua memoria che svanirà solo con la morte… Ognuno di noi, chi più, chi meno, avverte la sua presenza vigi-le e costante, una presenza che scruta con occhi attenti ogni minimo particolare senza nulla la-sciare al caso… Forse è proprio oggi che ce lo godiamo di più… Ciao Karol

Pierluigi Calvelli II G

LA REDAZIONE INCONTRA IL DIRIGENTE SCOLASTICO

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Page 2: Giornalino fascicolo 4

È da pochi fer-marsi e riflettere sulla propria identità, non tanto anagrafi-ca,quanto perso-nale e spirituale. È da molti asse-rire che si è se stessi anche nel-le più banali circostanze del-la vita, ma in un solo minuto di

seria riflessione il nostro animo comincia a naufragare, a vacillare incessantemente, ci perdiamo in una marea di domande che in quel minuto hanno sconvolto ogni certezza. Nessuno in realtà può conoscere a fondo se stesso da presentarlo al mondo. “Una delle poche cose,anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo”. È conosciuto come uno dei romanzi più celebri di Luigi Pirandello “Il fu Mattia Pascal” il lavoro let-terario che più di ogni altro ha avuto valenza filosofica, interpretativa e personale, che die-de libero sfogo alle teorie di frantumazione dell’io in disparati aspetti, al contrasto tra l’individuo e la società, alla scoperta che la verità oggettiva è inconoscibile. Tali specula-zioni hanno visto il loro fiorire in un’altra opera pirandelliana altrettanto rilevante“ U-no, nessuno, centomila” nella quale Vitange-lo Moscarda procede oltre,sino a rinunciare deliberatamente all’identità e al nome che ne è l’insegna. Mattia è un timido provinciale, che filtra l’inadattabilità nella sua condizione sociale che è quella di piccolo borghese. Il protagonista sente di essere vittima di una trappola sociale e specificatamente familiare che mortifica e spegne la mobilità della vita. Mattia rompe con la fuga. Due eventi fortuiti intervengono a modificare radicalmente la sua condizione:una vincita milionaria alla roulette di Montecarlo e poi la notizia della sua morte. Dinanzi a lui si presentano infinite possibilità di una vita apparentemente diver-

sa; sfoggia una nuova identità,Adriano Meis, assapora la libertà, ma ben presto prova un senso di solitudine e di vuoto. Soffre per es-sere escluso dalla vita degli altri, sente no-stalgia per ciò che abitualmente circonda la vita di una persona:la casa,gli affetti. Decide di reimmergersi nel flusso della vita e arriva a Roma dove,affittando una stanza presso una famiglia piccolo borghese,incontra A-driana della quale si innamora. Ma la sua falsa identità non gli permette di istituire dei legami con lei oltre qualsiasi vincolo dato che anagrafica-mente Adriano Meis non esiste. Simula un suici-dio,liberandosi di questa identità fittizia e ritornan-do a quella origi-naria. Arriva a Miragno, nella trappola iniziale della famiglia e capisce che le circostanze sono cambiate, non può ritrovare più l’ambiente che egli aveva lasciato. Nonostante ciò riprende il suo posto nella biblioteca dedicandosi a scrivere la sua singolare esperienza. Nella pagina conclusiva, dove l’eroe discute delle sue vi-cissitudini con Don Eligio, sorge la morale della vicenda di Mattia Pascal: “fuori dalla legge e fuori di quelle particolarità,liete o tristi che sieno, per cui noi siamo noi,non è possibile vivere”. Il primo marzo alcune quinte del nostro liceo hanno assistito alla rappresentazione teatrale “Il fu Mattia Pa-scal”al teatro-cinema Garden. Lo spettacolo è stato seguito da giovani provenienti da altre scuole,da amanti del teatro in generale. Gli attori si sono immedesimati pienamente nei rispettivi ruoli, il che ha reso la rappresenta-zione non solo interessante e coinvolgente, ma anche ricca di spunti stimolanti soprattut-to per il ragazzo che a breve dovrà affrontare l’esame di maturità.

Sara De Fazio VM

Il Cab Cosenza è un associa-zione sportiva, che si pone l’obiettivo di imparare il gioco del ba-sket a bambini e ragazzi. La società nasce nel 1997 a

Mendicino piccolo paesino della provincia di Cosenza per poi espandersi nel centro di Co-senza, nelle palestre di Via Giulia e di Via Ni-cola Serra. Diventa società ufficialmente affi-liata alla Fip nel 2001, cominciando ad ottene-re i primi risultati di prestigio nei campionati di categoria. Il consiglio direttivo della società è formato dall’avvocato Salvatore Baffa che all’interno della società svolge il ruolo di presi-dente,da Francesco Scarlato fondatore del cen-tro nonché direttore tecnico,da Nicola Morra assistant coach e dai consiglieri Gianfranco Cilento,Roberto Galdini, Antonello Schiumeri-ni e da Aldo Veltri che è il segretario dell’ associazione. Il Cab può contare su un’ottima organizzazione grazie al sapiente lavoro di Co-ach Scarlato ,che da giocatore ha avuto una carriera rosea, infatti già dall’età di 17 anni fu prelevato da Brindisi, squadra che allora mili-tava in serie A2 rimanendovi per 7 anni. Dopo l’esperienza brindisina e’ passato alla seconda squadra di Pesaro,dove ha giocato per ben 5 anni, passando per Potenza e andando a finire nella sua città natia in B1 dove e’ stato uno dei migliori rimbalzisti del campionato. Ha com-pletato la carriera a Catanzaro nel 2001 e si e’ dedicato,solamente, ai ragazzi e alla sua crea-tura il Cab. Attualmente il Cab possiede diversi gruppi, tra cui l’under 17,l’under 14,l’under 13 e gli esordienti. Tutti i gruppi sono molto competitivi, e si fanno valere dappertutto nei campionati di appartenenza. L’under 17 grup-po nato solamente quest’anno, è riuscito a di-

ventare vice-campione provinciale classifican-dosi alle spalle del più affiatato Castrovillari; l’under 14 squadra campione regionale in cari-ca si sta giocando l’accesso alle regionali con il Castrovillari, puntando a bissare,anche quest’anno il successo ottenuto lo scorso anno in finale contro la temibile Nuova Jolly Reggio Calabria; l’under 13 invece sta lottando con Julitta Tortora e Castrovillari Basket per rag-giungere la fase regionale e per riuscirci avrà dalla propria parte il vantaggio di giocare que-sti due scontri diretti, davanti al proprio pubbli-co. Gli esordienti invece hanno avuto un cam-mino abbastanza discontinuo, dovuto all’ ine-sperienza e al fatto di non avere ancora capito cosa significhi fare basket e quale sia realmen-te l’importanza di questo sport. Il Cab Cosen-za, quindi è la chiara dimostrazione che può ridurre il pesante gap che c’è con le società reggine molto più organizzate e messe in con-dizioni di lavorare meglio grazie alle varie infrastrutture, che si trovano sul territorio dello stretto e con le società catanzaresi che da pochi anni hanno capito cosa significa fare basket. Il problema è proprio questo, la mancanza di palazzetti dello sport nella cit-tà dei bruzi che non permette, ai ragazzi più promettenti ,di uscire fuori dal territorio regio-nale e ,magari , in squadre di livello nazionale.

Michele Spadafora III D

Specchi, sale grosso e biglietti del bus. Citando tre oggetti ho espresso l'unicità dell'esperienza vissuta du-rante il progetto "Libera le idee" di scienze. L’iniziativa ha visto coin-volti molti alunni della scuola che, oltre a lavorare su terremoti, peso specifico, vulcani e monete, abbia-mo anche avuto l'occasione di visi-tare l'UNICAL. Siamo stati seguiti da un tecnico universitario che, in modo pratico e semplice ci ha spie-gato e fatto sperimentare quanto la storia della geologia terrestre sia

interessante, in particolare abbiamo potuto osservare il mondo dei mi-nerali e delle rocce associato alla luce.

Claudia Galdini, I H

In questi ultimi anni i governi italiani che si sono succeduti hanno poco valorizzato le bellezze artistiche e culturali che possia-mo trovare in ogni angolo della nostra penisola . Ciò com-porta l'abbandono e il declino delle opere e degli artisti che han-no contribuito a co-stituire il patrimonio

artistico dell'Italia e dei quali voglio ricordarne alcuni tra i più grandi: Michelangelo, Leonar-do, Raffaello, Donatello, Caravaggio, Bernini e Canova. Le loro grandi opere hanno accompa-gnato la nostra ascesa culturale e ci hanno fatto diventare il grande paese che siamo oggi, ma le scelte dei governi orientate verso altri settori ritenuti più importanti,hanno sminuito la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio arti-stico. Infatti le risorse finanziarie per restaurare le opere architettoniche sono sempre di me-no,così come i fondi per l'istruzione e per la formazione. Tramite un breve sondaggio fatto

tra i compagni del liceo ho appurato che pochi conoscono veramente i nostri pittori e scultori e le loro grandi opere che hanno dato onore e pregio alla nostra terra. . Ma se da una parte lo Stato sembra meno atten-to a ottimizzare il nostro patrimonio a r t i s t i -co,dall’altra,noi, abbiamo l'opportu-nità, attraverso internet di essere informati e parteci-pare attivamente alle iniziative arti-stico-cul turali del nostro paese. Un’ottima ini-ziatica potrebbe essere quella di sensibilizzare gli enti locali affinché organizzino mostre gui-date ed incentivino le didattiche museali per conoscere l’arte e viverla.

Luca Tedesco II F

CAB: CAMPIONI SI NASCE

L’ARTE: UN BENE MANCATO

IL FU MATTIA PASCAL

LIBERA LE IDEE

LA LIRICA AL CINEMA

L’Associazione Culturale Cinè ha organizzato “una stagione lirica primaveri-le” presso la sede del Supercinema Modernissimo, mettendo in scena ben cinque spetta-coli provenienti dai più importanti teatri italiani ed

esteri come il Real di Madrid e la Royal Ope-ra House di Londra. Le opere che nel corso della stagione verranno presentate al pubblico sono fra le più emozionanti della produzione lirica, infatti sono state già proposte Il barbie-re di Siviglia di Gioacchino Rossini e l’Aida di Giuseppe Verdi. Aspetteremo con ansia

l’opera Lucia di Lammermoor di Gaetano Do-nizzetti, Le nozze di Figaro di Amedeus Mo-zart e Macbeth di Giuseppe Verdi. La vera novità di questa iniziativa sta proprio nell’unire due mondi così differenti ma non poi così lontani: il teatro e le sale cinemato-grafiche, favoren-do, inoltre, una nuova sperimenta-z i o n e q u a l e l’approccio dei giovani, facendoli diventare partecipi spettatori di una realtà teatrale po-co conosciuta ma che di certo rappresenterà un’esperienza indimenticabile.

IL FERMI A TEATRO

La nostra scuola il 6 aprile ha assistito ad un meraviglioso spettacolo, che ha messo in sce-na le parti più emozionanti dell'opera dell' illustre poeta italiano Dante Alighieri: la Divi-na Commedia. La rappresentazione si è tenuta presso il teatro Rendano di Cosenza e ha visto in scena ballerini,cantanti e attori che ci hanno fatto rivivere,in modo coinvolgente,il poema che ci ha reso famosi in tutto il mondo. L'ini-ziativa rappresenta un modo originale di avvi-cinare i giovani alla cultura attraverso il diver-timento.

Cariati Mariafrancesca

Presta Debora Librandi Chiara

IIIB

FOTO RIMOSSA

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BACHECA LIBRI ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO: PROGETTO PER IL FUTURO

INCONTRO CON LA STORIA: LEONARDO FALBO E L’ICSAIC

INCONTRO CON FRANCESCO MINISCI E ARCANGELO BADOLATI

- In un corpo senza carne, Sara. La giovane Sara appena dicianno-venne è una ragazza come tante con qualche problema a pagare l’università e così trova un posto in una fabbrica, nella speranza di potersi permettere la facoltà di psicologia, con un contratto a breve termine.. ma tutto ciò si muterà in un lungo incubo. Sara subisce vio-lenza fisica dal proprietario della fabbrica, e ancora sotto shock viene investita con la sua auto. La giovane inizia a selezionare il cibo, a

lavarsi spessissimo per eliminale lo sporco che lui le ha provocato. Iniziano così tre anni terribili per la povera Sara che non denuncerà mai il suo aggres-

sore. - La ragazza con l’orecchino di perla, Chevalier Tracy. Nel 600 nella cittadina olandese di Delft la sedicenne Griet viene assunta dal noto pittore Johannes Vermeer. Il suo compito è accudire i figli, non urtare il carattere suscettibile della suocera del pittore e soprattutto non irritare sua moglie, una donna tanto affascinante e bella quanto gelosa. Griet si nutre di Amore e Arte; due passioni che la vedranno

legata al pittore fiammingo che la dipingerà nella nota opera La ragaz-za con l’orecchino di perla in una posa scandalosa per quel tempo.

- La bambina di vetro, Picoult Jodi. Willow è nata con la osteogene-si imperfetta, una malattia genetica che provoca anomalie alla sintesi del collagene, il suo scheletro è fragilissimo e appena nata la piccola aveva 6 fratture per un totale di 52 fino all’età di 5 anni. Ma Charlotte e Sean, i genitori di Willow, si chiedono a volte come sa-rebbe stato “se fosse nata sana” o “se non sarebbe nata affatto..?”; interrogativi che avranno una sola risposta Willow è Willow. Un ro-

manzo devastante da leggere con il cuore in mano.

- Le ceneri di Angela, Frank McCourt. Franky è il maggiore di tanti fratelli, vive in Irlanda circondato dalla miseria del tempo e sotto la guida di un padre alcolizzato e una madre sempre incinta e disperata per la morte prematura di molti di quei bambini. Fra la prima e la seconda guerra mondiale l’Irlanda è flagellata da continue epidemie e miseria che caratterizzeranno tutta la vita di Franky. Sarà proprio lui divenuto adolescente a prendersi cura della sua famiglia dopo l’abbandono di suo padre. Una storia vera che fa commuovere e ri-flettere.

- Ti ricordi di me?, Kinsella Sophia. Lexi Smart ha venticinque an-ni, non è bella ed è in sovrappeso. Una sera esce con le amiche ma scivola e sbatte la testa. Lexi crederà di risvegliarsi il giorno dopo, ma da quella sera sono passati ben tre anni in cui, come per magia Lexie è cambiata radicalmente: fisico perfetto e capelli sempre in ordine e con il lavoro dei suoi sogni. Tuttavia non è tutto oro quello che luccica e Lexie lo capirà presto.. Ancora una volta la scrittrice ci fa divertire fra le pagine del suo libro con umorismo e frivolezza.

Spano Valentina III A

Sabato 7 maggio presso la Biblioteca Nazionale di Cosenza è stata ufficializzata la RETE del LIBRO, una “ragnatela” tra biblioteche scolasti-che, istituzioni e asso-ciazioni culturali della città nata con lo scopo

di favorire tra i giovani la cultura del li-bro , il piacere della lettura e la circolarità delle idee. Promotore dell’iniziativa il li-ceo scientifico “E. Fermi” che ha fatto rete con alcune scuole della città ( I.T.I.S “Monaco”, I.T.G. “Quasimodo” e I.T.C. “Serra”, Scuola secondaria di 1° “Misasi”), con la Biblioteca Nazionale , le associazioni culturali “Dante Alighie-

ri”,“Soroptimist I n t e r n a t i o n a l d’Italia” e la Pel-legrini editore. Favorire incontri tra studenti, legge-re e discutere di libri con gli autori, confrontarsi e in-contrarsi sono le finalità delle Rete

del libro. In occasione della sua nascita ufficiale, la Rete del libro ha incontrato il sostituto procuratore della Repubblica a Roma, Francesco Mìnisci e il giornalista Arcangelo Badolati, autori del volume “La giustizia italiana raccontata a un alie-no”. Un incontro interessante e coinvol-gente durante il quale i due autori hanno spiegato a noi studenti i motivi che li han-no indotti a scrivere sul tema della giusti-zia: far conoscere a tutti, specialmente ai giovani, i mali e le ingiustizia che avvele-

nano la vita del nostro pianeta, in partico-lare dell’Italia. Si tratta di un libro denun-cia. Un alieno proveniente da A n d r o m e d a pone delle do-mande e un giudice italiano gli risponde con molta fran-chezza. Dopo aver letto il libro, e ancor di più dopo aver ascoltato gli autori , noi giovani sia-mo molto arrabbiati e pronti a reagire con armi pacifiche. Siamo consapevoli dei problemi e dei rischi derivanti da un tota-le fallimento della lotta contro la crimina-lità. Se dovesse morire la giustizia sulla Terra, non ci rimarrebbe altra soluzione che quella di recarci su Andromeda. Poi-ché, però, questa è solo un’utopia, non possiamo far altro che seguire il consiglio di Francesco Mìnisci e Arcangelo Badola-ti : studiare con passione e serenità. Solo con la cultura, infatti, si può sconfiggere l’ignoranza, madre di tutti i mali, e sperare che la giustizia trionfi! III I

La storia “parla” e lo fa con lo uno sto-rico cosentino Leo-nardo Falbo, respon-sabile della Sezione didattica dell’ Istitu-to calabrese per la storia dell’ antifasci-smo e dell’Italia contemporanea (Icsaic), incontrato

in biblioteca nell’ aprile scorso. Al centro del suo discorso il Risorgimento che è stato quel lungo processo che ha portato al raggiungimento dell’Unità Nazionale , all’organizzazione dello Sta-to unitario, al concetto di patria. Accanto agli o-biettivi primari dell’indipendenza e dell’unità na-zionale, il movimento risorgimentale mirava a tra-sformare la nazione in un Paese europeo , con un adeguato livello di sviluppo sociale ed economico. Di questo programma si fecero carico i patrioti, ovvero gli intellettuali e i borghesi che si posero alla guida del movimento nazionale. Il coinvolgi-mento del popolo interessò principalmente le città, e soltanto agli inizi degli anni Sessanta si diffuse una prima consapevolezza dello spirito nazionale. Le fasi più importanti del Risorgimento furono i moti italiani del 1820-21 che furono caratterizzati dall’insurrezione nel Regno delle Due Sicilie, l’insurrezione in Piemonte e la repressione nel Lombardo-Veneto. A seguire vi furono i moti del 1830-31 di cui fecero parte personaggi come Giu-seppe Mazzini. L’ideale mazziniano si può riassu-mere con le formule “libertà e patria” e “ Dio e popolo”. Nei suoi numerosi scritti,Mazzini indicò nella Repubblica l’unica forma di governo in grado di garantire lo sviluppo democratico in una Nazio-

ne, contrapponendosi a Cavour. Inoltre Mazzini fondò la Giovine Italia, una società che raccolse l’adesione degli intellettuali borghesi e che orga-nizzò azioni armate in molte località italiane, che però finirono in modo drammatico. Poi nel 1834-36 fondò la Giovine Europa, un’organizzazione europea che mirava a raccogliere e coordinare l’esperienza di tutti gli esuli politici che lottava per l’indipendenza dei rispettivi paesi. Infine nel 1848 fondò l’associazione nazionale italiana, un’organizzazione non più segreta che sosteneva l’indipendenza dell’Italia.. Molto importante fu anche Goffredo Mameli, uno dei più giovani che abbandonarono gli studi per prendere parte attiva-mente agli eventi politici che stavano maturando. Combatté nella Prima Guerra di Indipendenza e nella battaglia del ’49 per la difesa di Roma. Inoltre compose un canto nazionale, musicato da Michele Novaro, che divenne assai popolare tra i patrioti e fu infine adottato come inno nazionale nel 1946. Dopo la Seconda Guerra di Indipendenza e con Garibaldi e l’impresa del Mille vi fu la Proclama-zione del Regno d’Italia. Il 17 Marzo 1861, a Tori-no,il Parlamento italiano proclamò ufficialmente la nascita del Regno d’Italia e dichiarò Vittorio Ema-nuele re d’Italia. A questo seguì una Terza Guerra di Indipendenza con la conquista di Roma Capita-le . In questo magma, c’è un elemento importante: la forza del Risorgimento cosentino e della Cala-bria che, allora divisa in Calabria Ulteriore e Cite-riore, partecipò in maniera attivissima ai moti rivo-luzionari dimostrando lungimiranza e spirito nazio-nale.

Maria Lucanto Michael D’Ambrosio

II N

Presso il Liceo Scientifico E.Fermi si e’ svolto, nell’anno scolastico in cor-so, un progetto di alter-nanza scuola-lavoro in collaborazione di alcune aziende, in particolare, l'Arpacal (L'Agenzia Re-

gionale per la Protezione dell'Ambiente della Ca-labria). Il progetto è stato organizzato dal Profes-sore dell'Istituto Tecnico”A.Monaco “,Gianfranco Scarpino, che rispondendo ad alcune domande ci ha mostrato le modalità organizzative e i dettagli del progetto.

Cosa promuove il progetto?

Il progetto è stato inserito nell'alternanza scuola-lavoro, una delle direttive sancite dalla riforma Moratti e riconfermate dalla riforma Gelmini. Questa fa entrare la scuola in contatto con il mon-do del lavoro, mostrando le varie applicazioni del diploma. I licei lavorano presso enti pubblici, uffi-ci, ecc.. mentre gli istituti tecnici si stabiliscono nelle aziende. I ragazzi del Liceo Scientifico E. Fermi di Cosenza, infatti, dopo aver concordato un programma,hanno lavorato all'interno dell'Arpacal a contatto con le applicazioni della chimica e della fisica, imparando anche le norme legislative che tutelano l'ambiente e conoscere la regolamentazio-ne cui sono sottoposti le aziende da enti regionali e nazionali.

Quanto dura il progetto?

La durata è molto corposa, vi sono cento ore da fare sul campo e trentadue ore che si dividono in sedici all'inizio e sedici alla fine, a carattere forma-tivo. In queste ore i ragazzi imparano ad elaborare un curriculum o un business plan, un progetto im-portantissimo che sta alla base di tutte le aziende. Piuttosto che andare alla ricerca di un posto di la-voro statale,in questo modo, i ragazzi hanno le basi per conservare l'ambizione di costruire qual-cosa cercando di migliore la Calabria contribuendo ad eliminarla dall'aree represse.

Da chi viene finanziato il progetto?

Viene finanziato dalla Confindustria, dall' Union-camera Calabria (l'insieme delle cinque camere di commerco della calabria), dalla Regione Calabria, e dal Ministero istruzione università e ricerca che ha dato il suo contributo lo scorso anno. I finanzia-menti, in particolare, servono a pagare il tutore dell'alunno, infatti le aziende sono molto piccole e composte da poche persone che svolgono diversi compiti .

Vi sono state difficoltà di gestione?

Molte, di natura economica perchè infatti non è sufficiente il contributo economico,e questo anche perché le aziende sono più di una e il costo va di-stribuito. Vi sono stati anche problemi di tipo bu-rocratico per il cambiamento del direttore della sede cosentina dell'Arpacal. Oltretutto i ragazzi hanno avuto disagi per gli orari, per gli impegni, per le attività scolastiche e per lo studio ed è stato difficile riuscire a conciliare il tutto tenendo conto della corposità delle ore del progetto.

Quali scuole sono coinvolte?

Sono coinvolte più scuole, in particolare hanno partecipato i licei scientifici “E. Fermi “e “G. Scorza” capitanati dall'istituto tecnico “A. Mona-co” che e’ scuola è presentatrice mentre tutte le altre sono associate.

L'ultima domanda. Quale modalità di verifica dell'attività sono richieste?

In questo progetto la verifica è frequente, non c'è un esame finale, infatti giornalmente vi sono inse-gnanti che vigilano e appuntano la frequenza . Ol-tretutto il ragazzo possiede un quaderno che testi-monia il percorso che ha seguito.

Rita Dodaro III A

FOTO RIMOSSA

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Page 4: Giornalino fascicolo 4

BORSA DI STUDIO AL LICEO SCIENTIFICO E. FERMI

LA TUA IDEA D’IMPRESA

PRESENTAZIONE UFFICIALE DI MOVING IDEAS II EDIZIONE

Sabato 14 maggio si e’ tenuta a Ca-strovillari la cerimonia di p remiaz ione del 16° con-corso “Antonio Stinca”. Il Co-

mitato Organizzatore stabilisce ogni anno l’ argomento di carattere religioso e originale su autori e opere, feste e riti, pietà e tradizioni popolari,canti e preghiere, musiche e poesie. Per l’anno 2010/2011 il tema è stato “Eucarestia e vita:la bellezza del quotidiano”. Lo scopo del concorso,oltre a mettere in gioco e in una sorta di sana competizione i giovani,è stimolarli ed educarli alla lettura e di conse-guenza alla ricerca ed allo studio del pensiero e dei valori cristiani nelle opere di autori italiani e in particolare castrovillaresi e calabresi. L’alunna Sara De Fazio della classe VM del Liceo Scientifico “E.Fermi” si è aggiudicata il 2° posto con un elaborato dal titolo “Eucarestia:pane per l’umanità”, premio una borsa di studio di 130 euro e una targa. Il lavo-ro dell’alunna è stato seguito e curato dalla prof.ssa di Italiano e Latino Teresa Giardino. L’alunna ha affrontato ,con diligenza e autenti-cità, una tematica quanto mai attuale ma poco presente tra le file non solo dei giovani ma an-che delle persone adulte. Si sofferma sul con-cetto di pane,che incarna il frutto del lavoro quotidiano dell’uomo e di eucarestia , inteso non solo come icona della presenza cristiana nel mondo che contiene,seppur in modo non sensibilmente manifesto,il corpo e il sangue di Cristo,ma anche sui vari aspetti attraverso i

quali essa si può manifestare. E’ infatti un mo-do di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la sua testimonianza, mira a irradiar-si nella società e nella cultura. Ma Sara chiari-sce come sia difficile che questo processo prenda un posto tangibile nella società attua-le,in cui è costante e secolare la lotta tra bene e male,con la prevalenza di quest’ultimo. L’angoscia maggiore è che l’uomo sembra es-sere anche inconsciamente attratto da esso. Fa anche un breve accenno alla precarietà dell’esistenza umana,vuoto che i veri fede-li riescono a colmare attra-v e r s o l ’eucares t ia , cuore e culmi-ne della vita della Chiesa,e che cercano con ogni mezzo di applicare alla società,che paradossalmente si presenta amma-lata di egoismo e di prepotenza ed è attanaglia-ta dal peccato . Sara conclude la sua produzio-ne rievocando il messaggio di Gesù durante l’ultima cena,che è stato smarrito dai dramma-tici eventi che si sono avvicendati nel corso della storia dell’umanità,e anche il canto XI del Paradiso, che contiene il senso della vita cristiana: “Colui che si discosta dal cammino di fede non può aspettarsi un’esistenza ricca e luminosa…Chi dissemina odio e violenza non può che essere ripagato con la stessa moneta”.

Angela Mancuso

V M

Sabato 30 aprile il cinema Modernissi-mo di Cosenza è stato teatro di una conferenza d’ ecce-zione: un confronto diretto tra Confindu-stria e gli studenti del cosentino coin-

volti nel progetto “La tua idea d’impresa”. Tale sperimentazione, avviata alcuni mesi fa, consiste in una competizione tra i vari progetti sviluppati dai ragazzi. Con la guida degli spe-cialisti, nonché dei docenti, gli allievi delle scuole coinvolte hanno avuto la possibilità di sviluppare l’originalità delle proprie idee, pur confrontandosi con gli ostacoli concreti che un’azienda deve affrontare ogni giorno. Il pro-getto, accolto con entusiasmo, è stato svilup-pato nelle produzione di idee molto originali, pur dimostrando da parte dei ragazzi una gran-de attenzione all’ambiente, alle nuove tecnolo-gie e al turismo ecocompatibile. La conferenza

di sabato, oltre alla proiezione dei vi-deo prodotti dagli studenti, ha dato spazio a un dibatti-to, moderato dal presidente di Con-findustria Rosario

Branda, che ha coinvolto Natale Mazzuca (vicepresidente della Confederazione degli industriali bruzi), Raffaele Avantaggiato (direttore generale Banca Ubi Carime) e Giu-seppe Lombardi (responsabile area Affari am-ministrativi), i quali hanno fornito ai ragazzi ogni tipo di delucidazione, mettendo a disposi-zione il loro ampio bagaglio di esperienze sul campo. Il Liceo Scientifico “E. Fermi” ha partecipato con tre progetti, tutti coordinati dalla professores-sa Flora Brazza-lotto:“Biofuel”, di Francesco Barlet-ta, Roberto Bos-sio, Walter Bova, Agnese Bruni, Mario Ciardullo, Cristina Clausi, Elisa Fiorino, Denys Nigro e Flavia Perri; “Scarpe personalizzabili” di Alfredo Corvino, Eugenio Fazio, Pierluigi Guarnieri, Mirko Iaquinta, Francesca Lambrè, Marco Leonetti, Francesca Maria Luca, Gian-marco Scarcelli e Giulia Vecchione; “Gazzè”, di Nicola Caruso, Andrea Catalano e Aldo Pisano. Doverosi sono i ringraziamenti alla Confindustria di Cosenza, che ci ha permesso, sognando, di dare spazio alla creatività.

Prof.ssa Flora Brazzalotto

Giorno 29 aprile alle ore 18,00 presso la casa editrice Pelle-grini di Cosenza si è tenuta la presentazio-ne della seconda edi-zione del libro di letteratura inglese “MOVING IDEAS (a mash up of old and new worlds)”, alla quale sono inter-venuti l’ autrice, Fa-

biola Salerno,insegnante di lingua e letteratura inglese presso il liceo scientifico “E. Fer-mi”(CS) e tutor nel Piano Nazionale Plurilin-gue Poseidon; Marilena Parlati, docente di letteratura inglese presso l’Unical; Amelia Nigro, docente di storia e filosofia al liceo scientifico “G. Galilei”di Paola; Valeria Vac-caro, insegnante di lingua e letteratura inglese al liceo scientifico “E. Fermi”; Antonietta Cozza, membro dell’ufficio stampa CPE mo-deratrice della presentazione e infine le voci di vari studenti. Si tratta di un libro intelligen-te, che stimola le intelligenze, prima fra tutte quella interpersonale, stimola gli studen-ti ,mette in discussione i docenti e racconta la letteratura, creando le condizioni di un sano dialogo tra presente e passato in un momento storico che va declinando. Intento dell’autrice è proprio quello di conservare questo senso storico, prendendo coscienza del valore etico della letteratura che sta nel reale, nelle ottiche quotidiane. Vengono riproposti luoghi e tempi d’apprendimento; viene creata quella lentezza nel senso di uno spazio ideale, nel quale lo studente si trova a pensare e a studiare, lentez-za che si riesce a mediare attraverso l’uso de-gli strumenti che l’autrice propone, integrando la didattica tradizionale con il mondo del cine-ma, del teatro, della musica e della tecnologia, formando un connubio di elementi che dà luo-go a un metodo di insegnamento del tutto in-novativo e originale. Non sono presenti analisi guidate, percorsi schematici che vengono soli-

tamente proposti dagli attuali autori, ma libere interpretazioni. Le risposte sono libere e aper-te , in quanto la letteratura non fornisce verità assolute ma stimola la mente ad andare alla ricerca di queste verità. “Rassicurare” il ra-gazzo, coinvolgerlo emotivamente vuol dire motivare il ragazzo, non banalizzare. Bisogna fornire gli strumenti giusti in modo tale che egli abbia la capacità di aprirsi a nuove pro-spettive e di confrontarsi con nuove metodo-logie, e “MOVING IDEAS” coglie appieno questo intento. Stravolge,dunque, la struttura statica dei classici manuali, alquanto standar-dizzati, alcuni dei quali fanno fatica a stimola-re la curiosità e l’interesse dell’alunno. La pluralità di linguaggi e l’ausilio della tecnolo-gia e di altre forme consentono all’alunno di trovare un proprio percorso all’apprendimento e di spaziare i propri interessi in vari ambi-ti,sfruttando così la sua intelligen-za. Si trat-ta ,quindi. di un progetto di studio del tutto alternati-vo,moderno che attira l’attenzione di docenti e alun-ni e che permette loro di svolgere attività col-lettive, dialoghi e scambi reciproci di idee. Complimenti all’autrice del libro, Fabiola Sa-lerno, per l’ottimo lavoro svolto, per aver con-seguito un obiettivo prezioso che è l’approccio e la chiara comunicazione con gli alunni, per l’ impegno costante nei confronti dell’ insegnamento e ,soprattutto, per l’amore per il sapere che infonde nei suoi alunni.

Angela Mancuso

V M

GLI SBARCHI DELLA SPERANZA

Il fenomeno immigra-torio non è una piaga sorta di recente ma ha origini piuttosto anti-che, da quando l’uomo ha dato il via alla scoperta di nuove terre, quando è stato apportato l’utilizzo di nuovi mezzi di tra-

sporto, prerogative che spesso sorgono da un solo principio: l’assenza della sicurezza inter-na del proprio Paese. Molti sono i nostri con-nazionali costretti a lasciare questa terra e ri-fugiarsi altrove alla ricerca di condizioni sicu-ramente migliori. Nonostante viviamo un’epoca dove il progresso ha investito gran parte del nostro pianeta, il flusso immigratorio raggiunge costantemente cifre considerevoli. L’avvento dei nordafricani in Italia è da ricon-dursi alla rivolta avvenuta principalmente nel territorio libico a causa della dittatura istituita dal colonnello Gheddafi e dalle sue coalizioni che hanno reso difficili le condizioni di vita nel Paese,accentrando nelle sue mani poteri vastissimi,subordinando al suo “cospetto”la dignità personale di ogni singolo cittadino. Ma in questi paesi la cittadinanza non è un diritto,nemmeno una conquista ,ma assume i caratteri di una partita persa già prima di co-minciare. La conseguente immigrazione ha registrato tassi considerevoli soprattutto nell’isola di Lampedusa dove le difficili situa-zioni di dignitosa accoglienza hanno dato vita a scontri ed episodi che dovrebbero smuovere la coscienza di tutti noi:durante la navigazio-ne,a causa di un naufragio,sono stati trovati in mare sessantotto corpi di espatriati. Gli immi-grati urlano,piangono e colti dalla disperazio-ne si abbandonano anche ad atti vandalici. Le difficoltà sono esplose anche nel momento in cui l’UE gela l’Italia non sostenendo tale que-stione e nonostante le continue esortazioni dei

ministri,l’Europa chiude il vertice per proble-mi “più importanti”. Per una questione storica come questa bisogna utilizzare le giuste misu-re affinché il fenomeno venga attenua-to,facendo un salto nel passato e studiandone accuratamente le cause principali. Il presente oggi è duro,lo è per molti di noi ma fortunata-mente finora non siamo stati costretti a scap-pare,rifugiando le nostre speranze altrove,ma purtroppo ci sono ragazzi che non hanno la stessa fortuna perché vedono,giorno dopo giorno,bruciarsi le loro illusioni pagando cari gli errori che commettono gli altri. I turba-menti e le preoccupazioni provenienti dall’immigrazione sono molteplici,non è faci-le lasciare una famiglia,una casa e tutti gli affetti per cercare di creare un destino miglio-re,più giusto,per costruire una felicità più du-ratura.

Sara De Fazio V M

FOTO RIMOSSA

FOTO RIMOSSA

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Page 5: Giornalino fascicolo 4

VVIZI DEGLI ITALIANIL’ANIMA PIENA DI STELLE CADENTI

È solo nei momenti più bui, quando tutto sembra distan-te, quando tutti sembrano sparire nell’ infinita voragi-ne del vuoto, quando si è solo ed unicamente a con-tatto con se stessi … che scopriamo come siamo ve-ramente. L’anima di un uo-mo, la parte più oscura e

remota del corpo umano è spesso difficile da carpire, ardua da comprendere, faticosa da penetrare … La foresta pura e incontaminata di quel pezzo di materia impalpabile, chiamata anima, è l’ angolo in cui con-fluiscono e scorrono come fiumi in piena tutti i senti-menti che, durante l’ arco di una vita, sarebbe impos-sibile enumerare. Ma è proprio quando si è da soli, quando togliamo i nasi rossi da pagliaccio e le ma-schere da commedianti, quando riusciamo a riflettere con noi stessi che riusciamo pienamente a compren-dere quali e quanti sentimenti e pensieri ci passano per la testa, è solo in quei momenti che riusciamo a capire chi siamo e cosa vogliamo o cerchiamo di essere. Nel mondo dell’apparire, nella triste e buia finestra della vita adolescenziale, piena di falsi miti e ideologie, si è soliti vagabondare nel teatro dell’assurdo. Forse è la stessa società che ci impone dei canoni da rispettare, è forse la società industria-lizzata che fissa i paletti di quello che è giusto o non è giusto essere, fare … Non siamo altro che dei pesci rossi che prima o poi finiranno in una boccia, attana-gliati da una morsa chiamata qualunquismo, delimi-tati da confini, privi di sogni in cui credere e pieni solo di false ideologie, marchiati come buoi d’allevamento. Non saremo più registi, dunque, della nostra vita ma solo miseri attori marginali che impa-rano un copione a memoria, senza possibilità di ria-dattarlo alle nostre esigenze, ai nostri bisogni, alle nostre volontà. È psicologicamente ,dunque, una so-cietà che cerca di condurre nel paese dei balocchi tutti coloro che sono deboli e che non hanno la ben-ché minima capacità di reagire e di proporre nuovi motivi che potrebbero rendere sicuramente migliore e prospera una società che fino ad oggi è stata mano-vratrice di menti. Vogliamo dunque finire nella boc-cia dei pesci rossi, stolti e ottusi o librarci nel cielo azzurro, capaci di comprendere ciò che si sta facen-do, ciò che si vuole realizzare? Avere delle proprie idee ed esserne pienamente convinti, nonostante il pensiero degli altri ,non è cosa da tutti, come non è da tutti essere coerenti in tutto ciò che si fa. Oggi

non si compie un’azione perché si è pienamente con-vinti di quello che si fa e, nonostante possa sembrare strano, la si fa per dimostrare al branco che si è vali-di, per entrare a pieno titolo nel gioco dei “clan”, per essere qualcuno di importante o per dimostrare che semplicemente si è capaci di farlo. Ma quella siga-retta chiamata vita ha sempre un momento in cui tutto finisce e, alla fine, cosa resta? Il nulla eterno, l’incapacità di essere stati artefici della propria vita, la dimostrazione di essere succubi dell’orco, del più forte psicologicamente e corporalmente, e il gran desiderio di spiccare il volo e di provare quella sen-sazione di libertà mai percepita, di guardare tutti da lontano e dire “quanto è bella la vita” e ,soprattutto, di prendere le redini e spronare il proprio cavallo a vivere intensamente ogni momento, ogni singolo istante, flash, emozione, sentimento, ricordo. È for-se un’ età di transizione tra la fanciullezza e l’età adulta, forse solo la voglia di sentirsi accettati dagli altri che ci spinge a fare ciò, forse la fragilità, la de-bolezza e la poca intraprendenza sono ciò che in un certo senso ci rovinano. Con tutto ciò la gioventù di oggi non è “bruciata” perché ogni generazione ha un qualcosa di diverso, ed è giusto così, i simboli della giovinezza nelle diverse generazioni cambiano come anche i giochi, come mutano sicuramente i modi di approcciarsi al mondo, di fare amicizia, di rela-zionarsi. Stare attorno ad un camino non è sicuramente una delle prerogative giovanili di oggi, forse lo era in passato. È dunque l’esigenza di nuove regole, nuovi canoni, nuove forme espressive quello che differenziano le generazioni ed è bello confrontare quanto e come si cresce, si cambia, che sia in meglio o in peggio. Sa-rebbe sicuramente migliore però un mondo in cui la verità, la franchezza e l’onestà morale ed intellettua-le prendessero il posto che oggi occupa la falsità e l’ipocrisia. Sarebbe bello essere nuvole e avere un sogno da inseguire, sempre.

Pierluigi Calvelli

II G

Qualche tempo fa (18-03- 2011), sul quoti-diano “La Stam-pa” un articolo di Ernesto Fer-rero, scrittore e critico lettera-

rio, direttore del Salone del libro di Torino, mi ha particolarmente incurio-sito. Nell’articolo dal titolo “Leopardi che scostumati questi italiani” si legge: “Nelle operette morali, Leopardi sotto-linea l’assenza di un’etica civile. Così un testo scritto nel 1824 sembra descri-vere i vizi di oggi.” Il testo in questione consiste in una serie di dialoghi tra per-sonaggi di geniale invenzione: Folletto e Gnomo, Torquato Tasso e il suo Ge-nio familiare, Pietro Guitierrez che in-tervista Cristoforo Colombo, un islan-dese che discute persino con la Natura. È proprio da questo ultimo dialogo che emerge lo spirito romantico del poeta, soprattutto quando afferma che “il pen-siero ci serve per soffrire più consape-volmente, ci droghiamo di illusioni e ce ne accontentiamo”; spirito in “contrapposizione” con quanto affer-merà nel Dialogo sopra lo stato presen-te dei costumi degli italiani. Infatti, se i temi principali delle Operette mora-li riguardano il rapporto uomo-storia, uomo-uomo, uomo-natura, nella secon-da opera Leopardi esprime idee sicura-mente derivanti da una formazione illu-ministica e, nonostante le due opere siano contemporanee, sembra un’altra persona a scrivere, addirittura una per-sona del nostro tempo. In sostanza le Operette consistono in una serie di dialoghi in cui, ad ironia, satira e ma-linconia si affianca una certa idea di cultura. Se, però, a questa opera si ag-giunge la seconda si ottiene un vero e proprio trattato di filosofia politica; si legge infatti, in alcune di quelle pagine:

“Perché siamo così diversi da Francia ed Inghilterra? Nessuno di noi si sente parte di una “squadra”, di un unico pa-ese a cui tra l’altro manca un centro riconosciuto da tutti; non si tiene in considerazione il giudizio e la stima degli altri; manca l’amor proprio, causa di un mancato rispetto per chi ci sta intorno; nella mentalità degli italiani manca il confronto, la capacità di con-divisione e di ascolto; inoltre, questi non hanno usi e costumi, bensì usi e abitudini, le abitudini cambiano da per-sona a persona, i costumi sono invece, “condivisi dalla comunità”. Leopar-di scrive tutto ciò nel 1824, periodo in cui cominciano sì a nascere i primi sen-timenti patriottici ma, di certo, non era ancora nata la patria. L’Italia né gli italiani c’erano all’epoca, eppure le riflessioni del poeta sembrano scaturire dall’analisi della situazione odierna. È probabilmente questo ostinato individualismo, a cui oggi credo un po’ tutti ade-riscano, a divi-dere così tanto il paese e a diversi-ficare fino a tal punto la mentali-tà e i principi di ognuno. Sono diffusi cinismo e trasgressione e non la con-vinzione che una “vita non traguardata su progetti importanti è pura vanità, fonte di male e di immoralità”. È a questo punto che il pensiero del poeta di Recanati ricorda un po’ quello del grande illuminista Immanuel Kant la cui idea politica era quella di persegui-re la pace e il bene sociale, seguire un’etica e raggiungere i propri obietti-vi.

Francesca Barbieri II C

“Maria era la madre di tutti: questa era mia madre”... Con queste parole il figlio di Angela Maria Aie-ta, Juan Carlos Dante Gullo, leader della Juventud Peronista e attualmente deputato del Fonte della Vitto-ria, ricorda sua ma-

dre. Sono tante le parole dedicate nel documento-film visto nell’auditorium del Liceo Classico “B. Telesio” il 4 marzo 2011. Maria era una donna di origini calabresi, emigrata in Argentina, dove si dimostra capace di rompere gli schemi, ha il corag-gio di ribellarsi alla dittatura e far prevalere i diritti umani. Muore il 5 agosto del 1976 a Buenos Aires inghiottita sul cosiddetto “volo”: le persone veniva-no portate con l’inganno su un aereo con la speran-za che fosse un viaggio di salvezza e di liberazione anziché un viaggio di morte. Tutto questo si riassu-me in una sola parola “DESEPARASIDOS”. Il 24 marzo 1976 una giunta golpista, guidata da Jorge Videla, aveva destituito la “Presidentessa” Maria Estela Martinez, vedova di Juan Domingo Peron , meglio conosciuta come Isabelita, assumendo il potere ed esercitandolo con abusi e violenze al solo scopo di distruggere ogni forma di partecipazione democratica e terrorizzare la popolazione con uno sterminio silenzioso ed aberrante: il VOLO . Nel

documento-film, si è anche assistito al racconto dei sopravvissuti, infatti, in quel momento storico, le persone che avevano un ideale e volevano farlo prevalere, venivano rinchiuse in campi di concen-tramento e torturate insieme ai familiari mentre al-tre persone come Maria, con suo figlio Dante, tenta-vano di salvarle. Dante, come gli altri testimoni, ci racconta come le donne incinte venivano trattate: venivano fatte partorire e i loro figli venivano dona-ti con falsa adozione alle case militari sotto un’altra identità: “Sono 500- dice l’ambasciatore argentino- 101 sono stati ritrovati ed è stata restituita loro la vera identi-tà. Di que-ste famiglie abbiamo una banca del DNA anche nei consolati italiani” Estela, non-na di uno di questi bambini perduti, ci trasmette con le sue paro-le la voglia di ritrovare quel suo bene e la forza che, donne come lei e Maria, fanno emergere e sanno sfruttare. “Tutti noi speriamo, crediamo di poter rivedere Maria, perché lei è viva nei nostri ricordi”.

Maria Spizzirri IV L

IL DRAMMA DELLA DESAPARECIDA

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI

Alice e Mattia, i protagonisti di questo romanzo, sono due persone speciali, che viag-giano sullo stesso “binario”, ma so-no destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi incapaci

di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi personali. Già nel titolo si prefigura questa condizione poi-ché emerge una qualità dell’animo uma-no e una condizione irreversibile che è quella dei “numeri primi”. Ci si imbatte in “numeri primi” dunque sempre più isolati e si avverte il presentimento ango-sciante che il vero destino sia quello di rimanere soli. Mattia pensava che fosse più vicino ad Alice ma non è riuscito ad esserlo mai abbastanza per unirsi a lei, per “toccarsi davvero”. Lei è divorata dall’anoressia , lui è attanagliato dai sen-si di colpa per la scomparsa della sorella di cui si sente la colpa . Due storie che portano con sé tutta la loro autenticità e drammaticità. Alice e Mattia sono acco-munati come tutti i giovani dal desiderio di vivere la vita ma si portano dentro insicurezza,disagio e fragilità che li ren-dono incapaci di risolvere i propri con-flitti col passato. Paolo Giordano, fisico matematico,descrive la parabola di questi due giovani attraverso parole commosse, eppure lucidissime. L’autore ha rappre-

sentato i due universi giovanili creando le storie attraverso episodi separati che obbligano il lettore a spostare l’ attenzio-ne da un personaggio all’altro. Forse per l’autore è stata una scelta funzionale a mantenere costantemente distinte le due storie. La solitudine dei numeri primi è un romanzo delicato, ma terribile nello stesso tempo, perché al posto degli ado-lescenti perfetti e belli, appaiono due figure contrariate , tristi. Il titolo lascia intuire la conclusione della storia, in ef-fetti a leggerlo si rimane un po’ perples-si , ci si aspetta che Alice e Mattia, pren-dano in mano la loro vita e invece è tut-to sospeso. Un romanzo aperto dun-q u e , s e n za lieto fine e soprattutto permeato da un intenso pessimismo, da una leg-gera ama-rezza di una realtà caratterizzata da rassegnazione, staticità e turbolenza in-teriore. È una storia adatta per riflettere. Noi alunni della 1G lo abbiamo fatto insieme, durante l’anno scolastico, con la prof. di italiano, lo abbiamo letto. L’esperienza di lettura condivisa è stata veramente stimolante e ci ha permesso anche di riflettere e affrontare diverse tematiche legate al vissuto giovanile.

Classe IG

FOTO RIMOSSA

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UN’AZALEA PER LA VITA E CHI PENSA A LORO? Violenza, tsunami ed ef-fetto Fukushima: migliaia di corpi lasciati lì a de-comporsi per la radioatti-vità. Ma cos’è la radioatti-vità di cui tanto sentiamo parlare? “Emissione di particelle dannose per

l’uomo e per l’ambiente. “Questo fenomeno è chiamato radioattività”- sintetizzano Giovanni e Antonio-. Ma il dolore per una terra che vive lo strazio e lo scempio dei suoi figli in un silenzio dignitoso non può che colpire l’opinione pubbli-ca.” “Ogni nostro pensiero è rivolto a questo paese disastrato e sconvolto e ognuno di noi spera che il Giappone possa, un giorno forse lontano, riacquistare l'antico splendore” sottoli-neano Rita, Luigina e Francesca . Ma lo scon-forto aumenta se pensiamo “alle persone che sono rimaste in vita, perché se è vero che la morte li ha risparmiati, può chiamarsi fortuna,

vivere ‘nel veleno’? I cibi sono contaminati, l’aria è contaminata, la loro salute è in gravi condizioni”. Ilaria riflette su questo dato signifi-cativo e Davide e Roberta non possono non pensare a questo dramma mondiale, ma dai tele-giornali hanno appreso che “non ci dovrebbe essere rischi e pericoli per il resto del pianeta”. I dati degli esperti non bastano e Marco, Benedet-to e Denise pensano “alla vita di migliaia di bambini rimasti soli al mondo, senza il conforto di una mamma”. Desolazione e tristezza ma pensano ad alta voce Ilaria, Stefania e Serena quando sostengono che bisogna “stare più atten-ti quando si costruiscono centrali nucleari, per-ché nessuno vorrebbe andare incontro ad un'al-tra Cernobyl”. E c’è un altro dramma che Silvia rimarca: “Fin da bambina, mi hanno insegnato che bisogna portare rispetto per le persone che non ci sono più. E a tutti quei morti sotto le ma-cerie ci penserà qualcuno?” Classe II L

La nostra scuola, anche quest’anno, sì è impegnata a rea-lizzare l’iniziativa promossa dall’Airc: “Un’azalea per la ricerca”. I proventi dell’ l’acquisto della pianta sono stati inte-

ramente devoluti all’Associazione Italiana Ricerca contro il Cancro, a sostegno della scienza per sconfiggere le malattie tumorali femminili. Grazie a questa scelta il nostro liceo vuole non solo sostenere la ricerca, ma soprattutto intende trasmettere ai giovani

alcuni valori indispensabili come la solida-rietà e la generosità. Occorre far capire che l’iniziativa non è qualcosa di astratto, ma di concreto perché può riguardare ognuno di noi. Pertanto, è necessario,oltre che sostene-re la ricerca, intraprendere campagne di sen-sibilizzazione per combattere questo male che affligge la nostra società.

Cariati Mariafrancesca Presta Debora

Librandi Chiara III B

“Nelle pagine che seguono proverò che esiste una tecnica psicologica la quale rende possibile l’ interpretazione dei sogni e che, se tale metodo viene ese-guito, ogni sogno appare come una

struttura psichica con un preciso significato, inseribile in un punto da individuarsi nell’attività mentale della vita da svegli. Cercherò poi di chiarire i processi da cui derivano la stranezza e l’ incomprensibilità dei sogni, e di dedurne la natura delle forze psichiche che con la loro azione concorrente o reciprocamente opposta danno origine ai sogni”. Sigmund Freud, neurologo e psicoa-nalista austriaco, così comincia il capitolo della sua celebre opera “L’ interpretazione dei sogni”. Si tratta di colui che ha elaborato una teoria secondo cui l’inconscio esercita un potere determinante su comportamento e pensiero dell’uomo e ha cercato di studiare le strutture fisiche del cervello insieme alla spaventosa complessità della mente umana.

Il mondo onirico è stato per molto tempo antagonista di quello matematico e scientifi-co, poiché il primo, classificandosi irrazio-nale per definizione, entrava in contrasto col secondo, assolutamente difensore della ra-zionalità. Secondo le popolazioni antiche i sogni erano un mezzo attraverso il quale si poteva entrare in una dimensione divina capace di svelare profeticamente il futuro o metterci in contatto con i cari nel mondo dell’aldilà. “Ogni rumore percepito indistin-tamente desta corrispondenti immagini oni-riche. Il fragore di un tuono ci collocherà nel mezzo di una battaglia; il canto del gallo può trasformarsi nel grido di terrore di un uomo. Se la nostra coperta cade durante la notte, potremmo sognare di cadere nell’acqua. Se la nostra testa va a finire sot-to il cuscino potremmo sognare di essere sopraffatti dall’enorme perso di una roccia”. Riusciremo, un giorno, ad interpretare i no-stri sogni? A registrarli su un dispositivo e poi rivederli, per non rischiare mai più di dimenticarli al risveglio? Alla scienza, l’ardua sentenza!

Maria Naccarato IV G

INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

Arturo Arturi III M

MISSIONE VOLONTARIATO

Il volontariato, fondamental-mente, si basa sull’ azione di per- sone capa-ci di così tanto amore, da met tere la propria vita a disposi-zione di chi è

stato segnato da un destino “ostinato e con-trario”. Sappiamo quanta povertà e miseria generate dalle guerre o dall’indigenza esista-no nel mondo. Basta aprire un giornale, o guardare un Tg per accorgersi quanti Stati, assetati di potere, lasciano marcire il proprio popolo sotto piogge di proiettili e di bombe. Quanta povertà, ancora, esiste ai margini delle civilissime città, dove nei cassonetti d ’ i m m o n d i z i a , p i e n i d i r e s t i dell’abbondanza, si lanciano mani magre e scarne per sopravvivere. È un mondo iniquo, dall’America all’Europa, dall’Est al Sud del mondo. Allora, persone semplici, sacerdoti, medici, e tutti coloro che fondano la loro vita su principi di uguaglianza e di amore verso il prossimo, creano associazioni, missioni, campi affinché gli ultimi della società trovi-no la speranza o almeno un po’ di fiducia in più verso il prossimo. “Emergency”, ad e-sempio, fondata da Gino Strada, è un’organizzazione non governativa di medici volontari, i quali ogni giorno mettono la loro professionalità a servizio dei civili feriti in guerra. “Amnesty International,” difensore dei diritti umani, la FAO, l’UNICEF che hanno valenza non solo umanitaria ma di stimolo verso la legalità. Ed è proprio nel nome di questa parola che consiste la volon-tà di cambiamento, la forza di liberare popoli dall’oppressione e dalla legge del più forte. Un alto esempio viene proprio dalla Cala-bria, terra d’“illegalità ‘ndranghetista”, dove

l’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini, ha strappato tanti giovani dalla strada e dalle mani della malavita dando loro un’opportunità di lavoro. Infatti, usando i terreni e i beni confiscati alla criminalità or-ganizzata, ha riunito giovani volontari in cooperative agricole. A questi esempi a li-vello internazionale e locale, si possono ag-giungere le semplici persone che si prestano ogni giorno all’assistenza dei portatori di handicap, dei malati terminali, di chi si occu-pa della solitudine degli anziani, di chi soc-corre i profughi di terre lontane, di chi riesce a salvare anche un solo disperato. Non esiste una preferenza particolare verso questa o quella associazione, ente o persona, perché quand’è in gioco la vita dell’uomo, se siano in tanti o uno solo che riesce ad aiutare, si ha la più grande manifestazione di “pietas” ver-so quella umanità che ha pari dignità, diritti e uguaglianza di coloro che hanno già tutto. Il nostro è un mondo imperfetto e, nel suo continuo divenire, lascia vecchi valori, ce-dendoli ad altri. Spesso si parla di consumi-smo, di moda, di superfluo, lasciando ad altri il compito di guardare quale sia la vita reale. Si pensa solo a se stessi, ai propri bisogni, alle proprie necessità, non badando ad esem-pio al vicino di casa che soffre, ad un amico bisognoso della nostra attenzione. Bisogne-rebbe scuotere le coscienze di tutti, special-mente dei giovani, intensificare gli insegna-menti di parole come “solidarietà”, “generosità”, “altruismo”, affinché i vecchi e buoni valori di una volta costruiscano i futuri volontari del domani. Volontari di cui si ha bisogno poiché, quelli che esistono sono an-cora troppo pochi… in questo mondo imper-fetto.

Classe III A

Ogni anno studenti afflitti da ogni sorta di stress scolastico. Ma ogni anno si parte! Malgrado venga comunemente definito in modo alquanto burocratico "viaggio d'istruzione", la gita deve considerarsi a tutti gli effetti un importante passo per la vita di ogni studente perché, non solo ci si sente più autonomi e liberi dal controllo dei genitori, ma anche per-ché si “esplorano” in gruppo posti nuovi e si impara divertendosi allo stesso tempo. Visitare località che trasudano arte e storia è più diverten-te in compagnia e poi in gita è tutto diverso, dal momento che, oltre a

comportarsi con serietà ed educazione, indispensabili sia a scuola che al di fuori di essa, si è ap-punto più autonomi. E poi, i professori in gita si trasformano (incredibile ma vero), tanto da essere non controllori col mitra spianato ma compagni di viaggio con cui affrontare un'avventura! Que-sto è quanto i ragazzi delle classi IVF, IIIG e IIIL hanno vissuto durante il viaggio d’istruzione in Romagna. Hanno atteso il giorno della partenza, segnando i giorni che mancavano,aspettando una data che sembrava non dovesse arrivare mai. E poi… Come disse il buon Leopardi, quando "il sabato del villaggio" arriva, è come se fosse ormai già passato. Non fai in tempo ad accorgerti di essere partito, che già pensi al “tristo” momento del ritorno e quasi quasi ti rovini la festa.

Giuseppe Lico IV F

SI’...VIAGGIARE!

Anche quest’anno la n o s t r a s c u o l a , nell’ambito del proget-to legalità, ha parteci-pato all’ iniziativa "Nave della Legalità", promossa dalla Fonda-zione “Falcone” insie-

me al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca che onora la memoria delle vitti-me della mafia grazie ad uno scambio e ad un’ unione simbolica tra gli studenti delle regioni italiane con i nostri coetanei siciliani. La parte-cipazione all’iniziativa nasce dal concorso “ Il mondo che vorrei” in cui si richiedeva un ela-borato artistico, ideato dalla Prof.ssa Giuseppi-na Di Fatta e realizzato sotto la guida della Prof.ssa Salerno Maria Rosaria, che ci ha per-messo di classificarci tra le prime tre scuole ca-labresi. Dal 22 al 24 maggio, a bordo delle navi

“Giovanni e Paolo” messe a disposizione della Snav Toscana ,abbiamo vissuto tre giorni ricchi di attività, conferenze e spettacoli musicali tutte accomunate dal tema della lotta alle mafie. L’evento ha avuto inizio alle 15.00 di domenica 22 maggio presso il molo Angioino all’interno dell’area “Terminal Snav” nel porto di Napoli, dove le massime autorità hanno salutato tutti i partecipanti prima della partenza. Lo sbarco a Palermo la mattina del giorno dopo, per visitare diversi villaggi della legalità ,accolti da perso-nalità e figure istituzionali importanti tra cui il Sostituto Procuratore Antimafia, Piero Grasso, il Ministro dell’Istruzione ,Maria Stella Gelmini e la sorella del giudice Falcone, Maria Falcone. Esperienza significativa perché “gli uomini passano ma le idee restano”.

Fabiano Maria, Lindia Ida,

Leonetti Sara, Litrenta Tania V L

NAVIGANDO NELLA LEGALITÀ

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CCASA DELLA MUSICA

TERZO CLASSIFICATO IL GIORNO DELLE MIMOSE

STRALCI DEI LAVORI VINCITORI DEL CONCORSO “LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”

PRIMO CLASSIFICATO Caro ami-co, è così che voglio continuare a chiamar-ti, è così che voglio continuare a pensarti.

Nel buio della notte ti aggiravi per i vi-coli più ciechi e sconosciuti, in compa-gnia della solita bottiglia di whisky. Silenzio, paura, dolore, buio, tormento, angoscia questo e nient'altro è il ricordo ancora vivo nella mia mente. Potrà sem-brare paradossale , ma il volerlo cancel-lare mi costringerebbe a riportarlo in vita,forse, per giustificare a me stessa lo stato di abbandono in cui versa il mio "io" distrutto. Dicono che gli occhi rap-presentino lo specchio dell'anima. C'è chi comunica felicità, chi serenità, chi sofferenza , chi il nulla, chi il vuoto. Sì, il vuoto… L'abisso più profondo…Il buio più totale, la vita che non c'è... Quella notte fui abbandonata al suolo: indifesa, sporca dentro e fuori, calpesta-ta nella mia dignità, come germogli e

petali di fiori schiacciati dall'odio e dal-la violenza. E così dietro quell' ubria-chezza hai "sfiorato" la mia pelle in mo-do barbaro e violento, assaporandone il frutto, ignaro della bestialità dell'atto. Pensavo all’amore e non all’odio, agli uomini come buoni protettori, non come delle volgari bestie. È bastato quell'atti-mo e ad un tratto il mondo è apparso nella sua più cruda realtà: putrido, male-odorante, insulso, insensato. Grazie a te, amico mio, sono sempre più convinta che la donna non ha conquistato alcuna parità, il potere è tutto degli uomini. Così da quel giorno è come se un laccio, legato alla mia anima, avesse trascinato con sé un pezzo di te, della tua brutalità, della tua ossessione interiore e avesse trovato in me lo sfogo di ogni suo tor-mento. Ecco perché mi ostino a chia-marti amico. Un amico inconsueto, ma pur sempre un amico, perché l'amicizia come l'amore consiste nella condivisio-ne di gioie e dolori, ed insieme ,oggi, possiamo dire di condividere la stessa disperazione... d'animo.

Laura Guzzo IV B

Come ti sentivi? mi guardavo allo specchio,non riuscivo più a riconoscere la persona che lì si riflet-teva. Perché? cosa c'era di diverso in me? Eppure ero la stessa di ieri, già ieri...in fondo è solo una parola ma, ieri, attraverso i miei occhi,vidi l'orrore scontrarsi con il mio corpo. Io, che ero una ragazza così piena di vita e di allegria, beh, hanno fatto di me una ragazza che molla facilmente. Soffro per me, per tutto quello che ho passato. Come ti chia-

mi? -Mi chiamo Melanie, la classica ragazza carina con le labbra dipinte e le so-pracciglia ritoccate che, come tutte le ragazza , ha un sacco di sogni nel cassetto. Tutto andava nel migliore dei modi ma, ad un tratto,la felicità mi voltò le spalle. Perché fuggivi? Non so se stavo scappando perché avevo paura o se avevo paura perché stavo scappando. Me lo chiedo da quando sono arrivata in Italia e ancora non riesco a venirne a capo. Cos'è che ti turba tuttora? Quell'ombra nera mi perse-guita, mi sommerge la mente sempre più spesso; ho bisogno di trovare un sollievo immediato, ho bisogno che questa orribile massa di fango scompaia all'istante. Sono stata violentata e ricordo ogni minuto, ogni secondo, ogni dettaglio di quei momenti... Voglio dirti che non sei morta dentro…

Jessica Greco III C

È lo spettacolo in lingua ingle-se che si terrà mercoledì 8 giugno presso il cinema-teatro “Tieri”. In sce-

na, con una punta d’ironia, sfileranno mostri tipici della letteratura inglese e italiana oltre che del teatro comico mo-

derno. Grande spazio avrà il linguaggio del corpo attraverso la danza. Parteci-pano le classi III B, III E, V I,V F, V L, V H,V B, IV I e IV L. Con l’occasione le classi quinte saluteranno il Dirigente Scolastico. Vi aspettiamo numerosi.

Classe III I

Giovedì 4 marzo 2010. Ieri per la pri-ma volta nella mia vita ho avuto paura di me s t e s sa guardandomi allo specchio, non ho ricono-sciuto i miei

occhi; non ero io quella persona, non ero io quella donna […] Guardai gli ennesimi lividi che mi ave-va lasciato su gambe e braccia e scoppiai in un pianto isterico. Ero stanca! stanca della mia incapa-cità di reagire e stanca di vivere ogni giorno nel terrore di colui che solo pochi anni prima, con le sue parole dolci come il “fiele” mi aveva fatto inna-morare, facendomi giurare davanti a tutti e a Dio, amore eterno. Sabato 6 marzo 2010. Oggi ho davvero creduto di non farcela..mentre ero lì inerme sotto di lui e la furia dei suoi pugni, ho sentito ad un tratto il mio corpo cedere. Un solo pensiero : ” questa volta non si fermerà!”..sembrava davvero che volesse ucci-dermi. Domenica 7 marzo 2010. Ricordo quando, nel pie-no dei miei anni più felici, nel mio caro diario scri-vevo delle pazzie fatte con le amiche, delle discus-sioni con i miei genitori e di amori fugaci nati fra i banchi di scuola. Stamattina mia madre ha provato inutilmente a rintracciarmi. Non appena è comparso sul display del telefono il suo numero, ho rinuncia-to a rispondere. Non la sento ormai da due mesi..da

quando è iniziato l’inferno. Ogni volta che cerca di chiamarmi non ho il coraggio di risponderle, non ho il coraggio di dirle ciò che mi sta accadendo. Non riuscirei a trovare le parole per dirle tutto, non riuscirei a trovare la forza per dirle che mio marito, da quando ha perso il suo lavoro, passa le sue gior-nate fuori di casa a bere e, quando torna scarica con violenza la sua frustrazione su di me, che non ho il coraggio di reagire, che non ho il coraggio di dire “basta!”. Lunedì 8 marzo 2010. Stamattina quando mi sono svegliata, lui non c’era nel letto..era già uscito di casa. Non sapevo quando sarebbe ritornato…non mi importava perché avevo ormai deciso che non mi avrebbe più trovato al suo ritorno. Assicuratomi che lui fosse davvero uscito, cominciai a riempire una valigia delle mie cose più care, i miei, i vestiti di mia figlia. Prendemmo la sua macchina e andam-mo insieme alla caserma dei carabinieri. Pronta a r i p r e n d e r e i n ma n o l a mi a v i t a Martedì 8 marzo 2011. Sono serena.. ad un anno dalla denuncia, posso finalmente dire di esserlo […] Solo più tardi, mi sono resa conto di aver de-nunciato il mio “aguzzino” nel giorno della festa delle donne … giorno che fino ad allora non condi-videvo, non capivo, ora lo apprezzo nella sua pie-nezza.

Veronica Garofalo III B SECONDO CLASSIFICATO

IO VIVO

MONSTERS AND INCREDIBILE CREATURES

Il 5 maggio il celebre cantau-tore Franco Battiato ha inau-gurato, con uno speciale ta-glio del nastro, la Casa Della Musica, alla presenza di per-sonalità politiche quali il sin-daco di Cosenza e il presiden-te del CDA. Dinanzi ad una

platea, anche di tanti giovani, il Sindaco, Salvatore Perugini, ha sottolineato come questa nuova opera pubblica rafforzi la vocazione di un intero quartie-re. Le prime note ad essere suonate nell’auditorium sono state quelle degli strumenti dell’ orchestra sin-fonica del Conservatorio “S. Giacomantonio”, com-posta da docenti e allievi. Il pubblico ha apprezzato

i solisti Mario Mazzul-la, Giovanni De Luca e Francesca Fiore. Lunghi applausi per l’orchestra sinfonica del Conserva-torio. Il Conservatorio ha già organizzato un fitto calendario di even-ti.

Maria Teresa D’Amico II G

SCIENZA E FILOSOFIA La vita dell’uomo è un crescendo. Sicu-ramente questa affer-mazione sembrereb-be alquanto ovvia poiché (quasi) nessu-no decresce, ma i significati che si pos-sono attribuire al verbo crescere, so-

prattutto se messo in una frase relativa all’essere umano, sono molteplici. In questo caso non lo è dal punto di vista biologico, bensì dal punto di vista intellettivo nel senso che la mente umana è un flus-so continuo ed instancabile di domande, di questio-ni, di dubbi. Non era Gustavo Zagrebelsky che so-steneva un’interessante tesi sulla curiosità umana stimolata dalla forza indomabile del dubbio? E non era Yehoshua Ben Yosef che predicando per le strade di Gerusalemme diceva “ Sono venuto per portare il fuoco culla Terra” ? Ebbene sì, il dubbio pervade la nostra mente e quindi la nostra intera vita. Principalmente le domande sono due : “come” e “perché.” Il “come” viene inesorabilmente lascia-to alle classiche e razionali menti degli scienziati, mentre il “perché”, solitamente, tocca ai mat-ti ,meglio catalogati sotto il nome di filosofi. Ogni libro di filosofia è una Corte dei Miracoli dove il cuore, accostato alla ragione, si sbizzarrisce dando il via a danze e feste in cui le idee prodotte si innal-zano e si impongono in maniera incontrastata… perché sono vere!. La Scienza? È un rigido tribuna-le dell’inquisizione dove ogni cosa deve essere ob-bligatoriamente messa in ordine e non deve assolu-tamente produrre disordine. Due cose molto distan-

ti, quindi, la filosofia e la scienza anche se Aristo-tele era matematico, fisico, geologo e astronomo. Anche se Bacone ha iniziato a rompere l’anima a tutte le menti dell’epoca perché necessitava l’uso di un metodo, anche se Galilei ha smontato una teoria millenaria facendo uscire un po’ di fumo dalle o-recchie alle Chiesa cattolica, anche se Newton ha scoperto che, guarda caso, le mele cadono verso il centro delle Terra ! Eppure è stato proprio lui ad affermare : “ Abbiamo scoperto la forza di gravi-tà… ma ancora non ne abbiamo scoperto la causa prima” e il caro Sir ha voluto indirettamente conti-nuare a dire che Dio esiste. Un Dio che, giustamen-te, la Ragione Kantiana non può comprendere altri-menti si surriscalda ed esplode. Un Dio che risulta avere dei connotati diversi rispetto al Dio cristia-no, di cui Kierkegaard temeva la collera, quello stesso Dio di quella stessa Chiesa che, secondo Nietzsche, era riuscita a sopprimere la bestia uma-na, ma lo schizofrenico filosofo lo disse al Papa che sarebbe stato un male. Un Dio che Aristotele ha scientificamente trasformato in un motore im-mobile. Credo, dunque, che si possa iniziare a cre-dere quanto la scienza e la filosofia abbiano tanto in comune poiché entrambe, alla fin fine, sono sor-rette da processi che funzionano solo se sostenuti da un rapporto causa-effetto. A dirla tutta, però, la Filosofia afferma che l’uomo ha bisogno di quel sentire, di cui parlava Pascal, che lo rende perfetta-mente consapevole del tutto e che gli dà l’occasione di confrontarsi con quell’infinito, così da portarlo, almeno una volta nella vita, ad un per-fetto, integro e sbalorditivo stato di sublimazione kantiana.

Aldo Pisano V F

Thel Catacutan I N

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BULGARIA

16 novembre 2009 È iniziata male ed è finia be-ne. Sciopero del personale e annullamento del volo, riemissione del biglietto, pernottamento in hotel convenzionato, spostamento del rientro in Italia, smarrimento di documenti nel passaggio tra una gate e l’altra, blocco alla frontiera bulgara ma, dopo questa sequenza di eventi disperati, fi-nalmente abbiamo potuto raggiungere il suolo bulgaro. Siamo stati accolti molto bene dalla Di-rigente Petya Yosifova e dal pedagogista Vladimir Aleksandrov in primis e dall’intero corpo docente della scuola ODZ 48 Grimm Brothers. Siamo stati condotti nelle vie di Sofia a scoprire i segreti e le particolarità di una città avvolta nella nebbia ma affascinante e misteriosa. Il sistema scolastico bulgaro è organizzato in maniera molto organica, esiste una grande disciplina e una certa attenzione all’utilizzo di metodi e strategie funzionali all’apprendimento. Colpisce la grande cura, pur

nel recente sviluppo del paese, verso l’architettura scolastica che appare funzionale ai bisogni dei suoi fruitori. Mancano infrastrutture e dotazioni ma non certo l’organizzazione, l’attenzione, la diligenza, l’operosità, il senso del dovere e la cre-atività che meraviglia l’osservatore esterno. Non sono mancati incontri di lavoro e scambi per co-noscere i reciproci sistemi scolastici e confrontare analogie e differenze. Numerose le performances dei bambini della scuola primaria tutti coinvolti nel progetto. Ogni classe, con grande motivazione aveva realizzato attività di notevole qualità. Non è mancata la cordialità dei colleghi e dei partners con i quali abbiamo condiviso la visita della città.

Prof.sse Carmela Perri - Roberta Sacco

23 Maggio 2010 L’incontro presso la scuola “Nostra Signora de Perpetuo Sucurro” in Rota provincia di Cadice è stato caratterizzato da un’accoglienza cordiale e festosa. La scuola e gli allievi erano mobilitati per mostrare a tutti noi, per le sezioni dell’infanzia, primaria, media e secondaria, le attività di studio e di lavoro compiute in aule confortevoli e ben strut-turate sia negli spazi che nelle dotazioni. Nella sala ginnica della scuola si sono succedute numerose performances musicali, espressive, ludiche e mo-torie ispirate alla tematica del progetto. Nei giorni successivi abbiamo incontrato le autorità del posto, visto luoghi di interesse storico e culturale, visitato la base Nato posta nelle vicinanze e partecipato a numerosi eventi organizzati dall’associazione dei genitori e dei docenti, quali: presentazioni di mo-stre e visita a fondazioni e circoli culturali signifi-cativi per il territorio. Abbiamo visitato le aule laboratorio e gli studenti ci hanno mostrato i loro “esperimenti sul campo”. Ci sono stati momenti di scambio e di confronto circa le pratiche e i modelli di insegnamento -apprendimento dei rispettivi pae-

si. Non è mancato uno spettacolo di flamenco del tutto inusuale ma estremamente coinvolgente cui hanno partecipato allievi e docenti in un’atmosfera di grande amicizia e vicinanza. L’ultima sera la manifestazione ha visto riunite tutte le componenti della vita scolastica della scuola del “Perpetuo Su-curro” che hanno voluto festeggiare, con i sapori di Spagna e le armonie e sonorità della propria terra, con giochi di gruppo e gare canore, l’incontro di popoli e civiltà. I saluti e le promesse di rivedersi alla successiva occasione, sono stati amichevoli e cordiali. L’organizzazione scolastica spagnola, pur con alcune differenze rispetto al si-stema italiano, ha mostrato diverse affinità con il nostro modello operativo che ha ispirato anche l’organizzazione del progetto di scambio. L’esperienza ci consentirà di riflettere e di miglio-rare la nostra pratica professionale alla luce delle nuove consapevolezze acquisite con la conoscenza di differenti sistemi scolastici. Prof.sse Carmela Perri - Carmela Perrone

SPAGNA

COMENIUS: I PARTNERS AL FERMI

L’Italia ha ospitato presso il Liceo Scien-tifico “E. Fermi” di Cosenza, diciassette partners provenienti da cinque ,e origina-riamente, sei nazioni europee, Turchia compresa, dal giorno 9 al giorno 12 marzo 2010. Nell’ambito delle attività relative al P ro ge t to Co me n ius , p ro mosso dall’Agenzia Nazionale Longlife Learning Programme, che ha per tema “I giochi folkloristici nell’educazione dei giovani” si realizzano nelle rispettive scuole attività di scambio tra dirigenti e docenti stranieri provenienti da:Spagna, Bulgaria, Romania e Islanda. Il progetto diretto dal Dirigente Scolastico ,Prof. Pasquale De Vita e coor-dinato dalla prof.ssa Carmela Perri, ha coinvolto più di sessanta studenti che han-no preparato, sotto la guida di numerosi docenti, molte performances e diverse atti-vità. Non è mancata la partecipazione dei genitori dei nostri allievi che hanno in-

contrato e accolto gli ospiti durante la ma-nifestazione inaugurale. Nelle quattro giornate sono state realizzate esperienze didattiche in diversi ambiti disciplinari, sono stati presentati: filmati e prodotti multimediali, attività motorie ed espressi-ve, teatrali, musicali e non ultimo danze e canti popolari. I partners sono stati accolti sia dalle Istituzioni locali che dalle Scuole del territorio ed hanno potuto apprezzare le bellezze naturali, l’organizzazione delle nostre scuole e la cucina tipica calabrese. Dirigente e docenti del Liceo Scientifico “E. Fermi” credono nel valore dello scam-bio e della cooperazione quali esperienze necessarie a rafforzare la dimensione eu-ropea dell’istruzione e a promuovere la conoscenza e la comprensione delle diver-sità culturali e linguistiche.

Lo staff di progetto

ROMANIA

ISLANDA

Ottobre 2010 Dopo un lungo viaggio giungiamo a Satu Mare dove Pop Eztabeta e Gabriela Suprane ci accolgono gioiose. Giungono gli altri colleghi e tutti siamo entusiasti di poter trascorrere belle giornate di lavoro insieme. Davanti l’ingresso della scuola ci attendono direttrice, autorità scolastiche e civili, insegnanti e due bellissimi bambini con i vestiti tradizionali che ci offrono, come da loro usanza, pezzettini di pane da intingere in una ciotola contenente del sale. Entriamo, dopo questo benvenuto, e ci si presentano una miriade di bambini nei loro costumi va-riopinti che danzano e cantano per noi. Ogni singola classe ci ha accolto con gli scolari vestiti da rumeni o da ungheresi e con manifestazioni diverse e gioiose. Realizziamo pienamente quanto lavoro, dedizione e amore abbiano profuso le nostre colleghe per preparare le attività con straordinari risultati, visti i mezzi a disposizione. Rimaniamo profondamente colpiti. Durante quelle giornate affron-tiamo le tematiche progettuali che ci siamo programmati con entusiasmo ed inte-resse e il tempo scorre veloce tra confronti e attività pratiche. Assistiamo al con-certo degli alunni più grandi, partecipiamo alla cena in onore degli ospiti del Co-menius e al saluto del sindaco di Satu Mare, visitiamo luoghi d’ interesse culturale ed eno-gastronomico. Ma non è finita qui la grande accoglienza a noi riservata. L’ultimo giorno ci aspetta una grande sorpresa: un pranzo tipico della tradizione in una dacia privata non lontana da Satu Mare dove gustiamo dell’ottimo cibo e del buon vino accompagnati dalla musica struggente di tre violinisti eccezionali. L’atmosfera è sinceramente molto coinvolgente, rilassata ed entusiasmante ma, forse, leggermente velata da un po’ di tristezza perché l’indomani ognuno di noi ritornerà alla vita di sempre. Abbiamo ripreso la nostra realtà quotidiana ma sicu-ramente più carichi, più arricchiti umanamente e culturalmente, più disposti a la-vorare insieme per dare il massimo di noi stessi, più consapevoli delle realtà altrui perché vissute in prima persona e certamente meno propensi ai pregiudizi. Prof.ri Rosina Pasqua - Francesco Cavalcanti

Maggio/Giugno 2011 Il progetto volge al termine, siamo or-mai all’ultima meta. In questa fase si confrontano i lavori e le attività svolte nei due anni di durata del progetto. Lo scambio è veramente costruttivo. Sembra impossibile ma si riescono a trovare sinergie e contatti umani e professionali anche a di-stanze così rilevanti. Il Comenius ci ha fatto vivere esperienze che hanno accresciuto la nostra motivazione di far migliorare la scuola e di far acquisire agli allievi competenze trasversali. Attraverso il confronto si esprimono qualità e differenze che, in questa dimensione globale, rappresentano opportunità e al tempo stesso prospettive. Reykjavik è un luogo fantastico e l’Islanda è una terra dove ancora fenomeni geologici ancestrali dominano l’ambiente e le forme di vita. Eppure, in questa “oasi selvaggia” dalla natura incontaminata, la scuola rappre-senta una risorsa eccellente e determinante per lo sviluppo in-tellettuale delle nuove generazioni. Prof.ssa Carmela Perri

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Page 9: Giornalino fascicolo 4

25 Maggio 2011 Carissimo Preside, GRAZIE! Questa per noi non è una semplice targa, è un manifesto del nostro affetto, della nostra gratitudine per tutto quello che, in questi anni, ci avete insegnato. Siete stato un MAESTRO e una GUIDA! La vostra disponibilità, la vostra porta sempre aperta vi ha contraddistinto. Ci avete insegnato a condividere grandi e piccoli mo-menti con ogni persona del nostro liceo e come PADRE buono di una grande famiglia avete saputo dare ad ognu-no lo spazio giusto. Con competenza e affetto ci avete fatto crescere e miglio-rare: ci avete insegnato che si può sbagliare e ci avete a-iutato a sistemare gli errori con pazienza e grande spirito di collaborazione. La vostra presenza a scuola è stata sempre costante: 24h su 24! e ha dato ad ognuno di noi la certezza del con-fronto e della responsabilità condivisa. Sappiamo bene che dirvi GRAZIE non basta, perche in realtà vorremmo dirvi : “Preside NON VE NE ANDA-TE!”, ma sappiamo anche che questo non è possibile… allora vi facciamo una promessa: saremo TESTIMONI del vostro lavoro, della vostra dedi-zione alla scuola, vi promettiamo che terremo vivi lo spirito di accoglienza e il clima di sereni-tà che ci avete regalato! GRAZIE!

Il sempre vostro Liceo Scientifico ‘Fermi’

LETTERA DI RINGRAZIAMENTO

IL FERMIOSCRIVO SI CONGEDA

La redazione del “Fermioscrivo” dà appuntamento al nuovo anno scolastico ringraziando tutti coloro che han-no contribuito alla riuscita del nostro fascicolo scolastico. Il lavoro di squadra ci ha contraddistinto, la fattiva colla-borazione di tutti i docenti ha decretato il successo del la-voro svolto. Quattro fascicoli pieni di notizie e novità della nostra piccola realtà scolastica in cui abbiamo cer-cato di distinguerci per professionalità, dedizione e for-mazione, sicuri che il continuo miglioramento, dialogo e raffronto possano costituire la carta vincente per un “Fermioscrivo” ancora più maturo. Il giornale è stato per l’intera comunità scolastica motivo di orgoglio e fie-rezza perché compendio e frutto delle attività che hanno caratterizzato la nostra offerta formativa.

La redazione

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