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DICEMBRE 2016 Giornalino annuale della Comunità Oklahoma onlus - WWW.OKLAHOMA.IT city OKLAHOMA IN QUESTO NUMERO: IL NOSTRO PRIMO AMBROGINO E’ stata una cerimonia allo stesso tempo sobria, solenne, intensa e partecipata. In questo momento è dif- ficile esprimere le sensazioni che ho provato nel momento in cui insieme a Mimo, Ilirjan e Paolo sono salito sul palco del Teatro Dal Verme per ricevere dalle mani del Sindaco ... Segue a pagina 18 Master Chef Quest’anno mi piacerebbe par- larvi dell’esperienza di stage ... a pagina 10 Progetto Giovani un giorno in comu- nità il mio educatore Andrea mi ha pro- posto ... a pagina 12 Riprendere un pezzetto di cuore ... dopo tante peri- pezie... ho pensato di ritornare ... a pagina 14 Stampato in proprio

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DICEMBRE 2016Giornalino annuale della Comunità Oklahoma onlus - WWW.OKLAHOMA.IT

cityOKLAHOMA

IN QUESTO NUMERO:

IL NOSTRO PRIMO AMBROGINO

E’ stata una cerimonia allo stesso tempo sobria, solenne, intensa e partecipata. In questo momento è dif-ficile esprimere le sensazioni che ho provato nel momento in cui insieme a Mimo, Ilirjan e Paolo sono salito sul palco del Teatro Dal Verme per ricevere dalle mani del Sindaco ...

Segue a pagina 18

Master Chef

Quest’anno mi piacerebbe par-larvi dell’esperienza di stage ...

a pagina 10

Progetto Giovani

un giorno in comu-nità il mio educatore Andrea mi ha pro-posto ...

a pagina 12

Riprendere un pezzetto di cuore

... dopo tante peri-pezie... ho pensato di ritornare ...

a pagina 14

Stampato in proprio

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2 OKLAHOMA city

OKLAHOMA IS FULL OF LIFE

Il 2016 è ormai in dirittura di arrivo…

… come tanti altri, un anno denso di “tanta roba” in Ok-lahoma. Abbiamo avuto l’opportunità di vivere tanti mo-menti significativi sia per l’Associazione Comunità Okla-homa Onlus sia per le comunità educative Oklahoma e Arizona da essa gestite.

Per l’associazione è importante ricordare nell’anno che sta terminando la grande partecipazione all’evento della Mi-lano City Marathon, con il numero record di 55 staffette e 20 maratoneti (…a proposito, quest’anno all’edizione 2017 dobbiamo raggiungere le 60 staffette!), la Festa dell’Or-to di Ale a metà luglio e altri eventi ben riusciti che ci per-mettono di avere sempre una miglior visibilità tra amici e simpatizzanti della nostra realtà.

In ultimo, ma solo per lustrarci ulteriormente gli occhi, la fresca e bellissima sorpresa del riconoscimento da parte della città di Milano, nell’ambito dell’assegnazione dell’Am-brogino d’Oro, dell’Attestato di Civica Benemerenza.

Per le comunità invece le occasioni da ricordare sono an-cora di più, anzi direi che è impossibile riuscire ad elencar-le tutte, perché ormai ogni mese, se non ogni settimana, c’è qualcosa che va oltre l’ordinario… ammesso che un or-dinario nelle nostre comunità esista!!!

Ecco allora che potrei citare, partendo da gennaio 2016, l’ospitalità degli amici Ywam del gruppo di Londra, i pro-getti durante l’anno di “Lingua Sciolta”, che ha visto 7 ra-

“...penso che neanche la più

bella fotografia possa rendere

meglio l’idea di Oklahoma!”

di Andrea Cainarca

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3dicembre 2016

gazzi a giugno ottenere la certificazione CILS, la Cicloffici-na riaperta ad aprile, la seconda annualità dell’Orto di Ale, con l’aggiunta delle diverse qualità di piante aromatiche. I tanti ragazzi, e tanti ex ragazzi, che ad aprile hanno parte-cipato attivamente correndo la staffetta alla Maratona di Milano; ormai per alcuni di loro si parla della terza o quar-ta partecipazione!!

Da metà maggio a metà giugno abbiamo ospitato 13 ragazze e un ragazzo degli Ywam di San Francisco; nono-stante le difficoltà linguistiche è stata un’esperienza inten-sa di amicizia e condivisione tra loro e i nostri 20 minori ospiti. Tra momenti belli e altri un po’ più faticosi. Alla loro partenza ci hanno salutato regalandoci un quadro fatto da loro con un po’ di pensieri in italiano e un po’ in inglese; in mezzo a questi una scritta: “OKLAHOMA is full of life”!

Ecco, penso che neanche la più bella fotogra-fia possa rendere meglio l’idea di Oklahoma! E penso che chi entra in contatto con Oklahoma (intesa come l’insieme delle comunità gestite) si accorga subito, tra gioie e dolori, tra luci e ombre, come sia veramente un posto pieno di vita, in tutte le sue accezioni. Diversamente non potrebbe essere, accogliendo ragazzi tra i 14 e i 18 anni che, nonostante tutte le loro difficol-tà, altro non chiedono che di crescere e vivere!

Quest’anno poi abbiamo anche conosciuto tutta la dram-maticità di un posto “pieno di vita”. L’abbiamo fatto attra-verso la triste vicenda di Albert, ragazzo che abbiamo vi-sto uscire da Arizona diciottenne a maggio con “tutto”, documenti in regola, un buon lavoro e un posto dove abi-tare dopo la comunità. A luglio Albert è stato ucciso, “per caso”, in una situazione assurda, dove non c’entrava nulla. La sua triste storia ci ha disorientato e riempito di tristez-za; ma ancora una volta, in un posto “full of life” ci ha aiu-tato a capire quanto la vita sia importante, quanto nulla è scontato e come dobbiamo provare a rendere sensato ogni istante che viviamo. La stranezza di tutto ciò è che, ancora una volta, mentre proviamo ad insegnare qualcosa ai ragazzi, siamo noi adulti che ri-impariamo !

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4 OKLAHOMA city

In casa Oklahoma, era il compleanno di Bayram.

Ho fatto una torta al cioccolato, c’era un profumo di dolce che coinvolgeva tutti. Sono convinta che in tutte le case del mondo il luogo più accogliente sia la cucina.

Posso dirvi che ho perso il conto di tutte le buonissime torte che abbiamo fatto in questi anni e di tutte le volte che ho coinvolto i ragazzi in cucina: è bellissimo vederli la-vorare e imparare!

Mi fanno ridere quando stanno a litigare con il pelapata-te o a piangere tritando le cipolle. Sono sicura che chi si è messo alla prova in cucina porta con sé una grande sod-disfazione.

Appena arrivati i ragazzi non parlano la lingua, ma in cu-cina ci capiamo benissimo, il cibo integra, il cibo è cultura.

Quando assaggiamo qualcosa a chi di noi non viene in mente un ricordo che ci teletrasporta in un posto o ci fa pensare a una persona cara.

A me riempie il cuore quando sento dire “questo profu-mo mi ricorda casa, la mia mamma”. L’obiettivo è quello di non sentirsi lontani da casa, rimanere “collegati”, prepa-rando e mangiando ogni tanto, come dico io, il cibo cultu-rale, il cibo delle radici.

I nostri ragazzi, provenienti da varie culture, ci danno l’op-portunità di assaggiare una varietà di pietanze, e così pos-siamo conoscere il mondo gastronomico e certamente loro stessi sono i migliori critici e buongustai!!

UN POSTO ACCOGLIENTEdi Rocio

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5dicembre 2016

Quest’anno abbiamo avuto l’occasione d’ospitare tante persone e il nostro team di ragazzi ha dato il miglior con-tributo. Per me è gratificante quando chiedono di poter fare la torta per il compleanno di un amico: “io sono ca-pace, mi hai insegnato tu” mi dicono. Da Torte a Pizze, da macedonie a ragù siamo diventati imbattibili.

Vorrei farvi un invito: quando avrete voglia di donare, con-dividete con noi le vostre ricette, le vostre idee per crea-re nuovi patti. Nel posto più accogliente che abbiamo: la nostra cucina.

IL TORNEO DI CALCIO di Mohamed

Mi chiamo Mohamed, vengo dall’Egitto e ho sedici anni.

Due mesi fa ho iniziato un torneo di calcio “contro il razzi-smo”. I ragazzi della comunità che giocano con me sono Ibrahim, ElSayed, Botros, Basim, Marouane, Sam, Davide.

L’allenatore è Antonello e il suo secondo è ElSayed.

Abbiamo giocato assieme ad altre squadre di diversi quar-tieri di Milano, con il rispetto delle regole e degli avversa-ri per rappresentare al meglio la comunità; insieme agli educatori, nella riunione del giovedì sera, abbiamo par-lato tanto di come rappresentare la comunità Oklahoma, di cosa vuole dire, nelle manifestazioni esterne essere la “faccia dell’Oklahoma”.

Abbiamo fatto sei partite; anche se le abbiamo perse tut-te, anche perché gli avversari sono tutti più grandi di noi, siamo risultati simpatici e rispettosi delle regole del gioco e degli avversari.

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6 OKLAHOMA city

Sono quattro anni ormai che sono approdato in Oklahoma, quattro anni di sorprese e di impegno.

Prima di arrivare qui non avevo la benché minima idea di cosa fossero le comunità educative per minori. Negli anni dell’Università, se qualcuno mi avesse detto “farai l’edu-catore” probabilmente non gli avrei creduto, o comunque non avrei capito. Eppure eccomi qui, ormai da quattro anni.

Ricordo ancora il primo periodo, appena arrivato: la mia più grande paura era di non ricordare il nome dei ragazzi. Ho avuto sempre problemi a ricordare i nomi, non i volti, ma i nomi sì.

Mi faceva così paura perché penso che non ricordare il nome di qualcuno sia molto offensivo, come se non rico-noscessi l’altro. Ma i nomi sono arrivati, assieme ai volti, ai sorrisi e alle lacrime. Dei primi 20 ragazzi che ho conosciu-to al mio arrivo, molti altri ne sono arrivati, con le loro sto-rie, i loro nomi e le loro vite. E altri ne arriveranno.

La vita ti riserva sempre sorprese, o almeno così è stato per me. In Oklahoma ho scoperto di poter fare cose che non immaginavo, anche arrabbiarmi con qualcuno. Per me che tento di evitare i conflitti il più possibile, scoprire di poter usare la mia voce per comunicare il disappunto e la delusione è stata una vera scoperta.

QUATTRO ANNI IN OKLAHOMA

di Sirio

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7dicembre 2016

Penso che Oklahoma mi abbia accolto, a braccia aperte. Non è da tutti scommettere e puntare su un neo laureato di 32 anni con un Curriculum strano come il mio. Di que-sto ringrazio Oklahoma, di aver puntato anche su di me e avermi dato l’opportunità di mettermi in gioco e dimostra-re il mio valore.

Ora come ora, non penso che la mia vita professionale sarà tutta qui in Oklahoma. Forse, come per molti ragazzi, questo è un passaggio: importante, faticoso, bello, gratifi-cante, ma un passaggio.

Una situazione che deve cambiare. Non so per quanto an-cora resterò qui in Oklahoma, ma comunque sia lavorare, e vivere qui, è un’esperienza unica.

Grazie a tutti.

RENATO

Mi chiamo Renato Mullaj, vengo dall’Albania e ho 18 anni. Lavoro in un ristorante a Milano come cameriere da 2 mesi.

Sono in comunità dall’agosto 2015 e qua ho imparato a parlare italiano.

La comunità mi ha insegnato ad aver grande pazienza, mi ha dato l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro e ho conosciuto molte persone che sono diventate mie amiche.

Quest’estate ad agosto siamo andati in vacanza a Rova-to e abbiamo passato una giornata al parco acquatico Le Vele.

Mi sono divertito perché c’erano molti scivoli belli, tante persone e ho visto anche la bandiera dell’Albania. Ad aprile uscirò dalla comunità Oklahoma e mi mancherà tantissimo.

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8 OKLAHOMA city

LA VITA IN COMUNITÀ

Sono arrivato qua in Italia quando avevo 14 anni, con la barca.

Quando sono arrivato in Italia ero contento perchè ero ar-rivato, ma ero triste perchè ho lasciato la mia famiglia.

Da quando ero piccolo sentivo che l‘Europa era una bel-la città.

Volevo venire per aiutare la mia famiglia, perchè ho tre fratelli che vanno a scuola, mia madre non lavora e mio padre non lavora tutto il giorno perchè è vecchio. Tutti i miei fratelli devono andare a scuola però non ci sono soldi e io sono il più grande e allora ho deciso di ve-nire in Italia.

In Oklahoma mi sento come con la mia famiglia perchè mi aiutano a fare tante cose come andare a scuola, uscire a passeggiare, a divertirmi, a giocare e sono tutti simpatici con me e con gli altri.

Qualche volta andiamo in piscina e in estate andiamo al lago.

Senza la comunità non so come avrei fatto. Avrei dormito in strada o avrei rubato per mangiare qual-che cosa.

Però qua mi aiutano per tante cose, come rispettare le re-gole, leggere, scrivere e anche tante altre cose.

Ringrazio tutti per quello che hanno fatto per me.

BASEM

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9dicembre 2016

BOTROS 2.0

Ciao a tutti! Mi chiamo Botros ed è già la seconda vol-ta che scrivo un articolo per questo giornalino...uno l’ho scritto l’anno scorso quando ero in Prima Accoglienza!

Ho deciso di scrivere un pezzo riguardante una mia espe-rienza qui in comunità.

Forse molti di voi c’erano alla festa dell’orto organizzata nel nostro giardino a giugno di quest’anno!? Io ero quello che aveva fatto le pizze, quello che serviva dietro il buffet, quello che portava i piatti ai tavoli...quello che verso fine serata ha anche ballato!

Però sono lo stesso che mentre in molti se ne andavano ho litigato con un mio compagno di comunità e ne è venuta fuori una “bella” rissa!

Mi spiace che i presenti abbiano concluso la bella serata con questo brutto momento. Mi scuso con tutti!

Il giorno dopo ho realizzato quello che avevo fatto, è stato talmente brutto che gli educatori avrebbero potuto man-darmi via dalla comunità...ma non l’hanno fatto!

Erano arrabbiati con me e mi han fatto tanti colloqui per spiegarmi dove avevo sbagliato. Mi han dato anche del-le punizioni, quelle di lavorare nell’orto per tutta l’estate. Sono rimasto sorpreso dal loro intervento e ringrazio di essere ancora qui...mi han dato una seconda possibilità! E’ da qui che è “nato” Botros 2.0!!

Oggi ho 18 anni, ho un prosieguo per concludere il mio progetto; ho ripreso la scuola e tra poco inizierò un tiro-cinio in una pizzeria (un mio sogno!!)...ma soprattutto ora sto molto più attento a non litigare con nessuno e non c’è stata più nessuna rissa!

Grazie a tutti!!!

BOTROS

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10 OKLAHOMA city

Io mi chiamo Mohamed Radim e questo è il mio quarto (qua-si quinto) anno alla comunità Oklahoma. Da quando sono arrivato sono cambiate tante cose e io sono cresciuto mol-to. Quest’anno mi piacerebbe parlarvi dell’esperienza di sta-ge che ho fatto attraverso la scuola Galdus, corso di addetto alla ristorazione, presso un ristorante di San Donato Milane-se.

Quando ho iniziato lo stage avevo un sacco di aspettative. Ad esempio mi aspettavo di poter lavorare con colleghi di-sponibili ad aiutarmi e rispettosi di me e del mio bisogno di imparare, possibilmente in un ambiente di lavoro che per-mettesse di lavorare senza troppo stress.

Mi aspettavo anche di trovare una cucina molto grande che permettesse a tutti di muoversi con comodità; e poi, mi aspettavo di imparare a cucinare con ritmi di lavoro più velo-ci rispetto a quelli della scuola e più adeguati ai tempi lavora-tivi di un ristorante, in modo che questa esperienza potesse davvero servirmi per il mio futuro lavorativo. Alcune di que-ste aspettative sono state realizzate, altre no.

Durante il mio tirocinio ho seguito principalmente lo Chef del ristorante Nonna Emilia, soprannominato Fanta, ma anche altre figure professionali come il sous-Chef e il lavapiatti. Il ristorante prepara piatti tipici della cucina dell’Emilia-Roma-gna, e il mio ruolo all’interno della cucina durante la prima parte della mattinata era aiutare lo Chef e il Sous-Chef nel-la preparazione della linea: pulire le verdure, affettare salu-mi e dedicarmi alla preparazione dei contorni sono solo al-cuni esempi delle attività che ho svolto. Durante il servizio, a partire dalle 12:00 mi dedicavo alla preparazione dei panini, dei contorni, a grigliare gli hamburger... Ma lavorare in cucina non è un lavoro che si può fare da soli, è importante lavora-re in gruppo e ascoltare gli altri, dal cameriere che porta le

MASTER CHEFdi Mohamed Radim “Mimo”

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11dicembre 2016

comande alle persone che si occupano della preparazione dei primi e dei secondi. La cucina era molto piccola e calda e non proprio come mi sarei aspettato dalla cucina di un gran-de ristorante. Un episodio per me significativo del mio tiroci-nio è stato quando, tagliando il formaggio, mi sono affettato un dito: mi sono spaventato perché la ferita era molto pro-fonda, ma lo Chef mi ha subito medicato la ferita.

Sicuramente posso considerare questa esperienza di tiroci-nio molto positiva perché ho imparato cose che mi serviran-no in un futuro lavoro: come preparare alcuni piatti e come lavorare insieme ad altre persone.

In generale ho trovato persone disponibili ad aiutarmi e ri-spettose, a parte una ragazza che a volte dava risposte non troppo gentili. Questo mi ha insegnato che nel mondo del la-voro non sempre le persone sono gentili come credevo.

Per quanto riguarda il carico di lavoro tutti i compiti erano ben divisi tra le persone che lavoravano in cucina.

I ritmi di lavoro sono stati decisamente più veloci rispetto a quelli dei laboratori a scuola, ma questo è stato positivo per-ché ho imparato a cucinare con ritmi e tempi di una cucina da ristorante e questa cosa mi sarà molto utile per il mio fu-turo lavorativo.

Per quanto riguarda il confronto con il precedente tirocinio i due lavori erano molto diversi: al bar passavo più tempo a contatto con i clienti, con ritmi meno veloci e con prepara-zioni più semplici. Non saprei dire quale esperienza mi sia piaciuta di più perché le considero entrambe positive ma al bar del tirocinio dello scorso anno ho stretto un rapporto mi-gliore con i colleghi rispetto a quest’anno.

Nonostante fosse la mia prima esperienza in un ristorante il carico di lavoro è stato adeguato alle mie capacità: dopo una prima spiegazione dello Chef riuscivo a svolgere in autono-mia i compiti che mi venivano dati.

Vorrei chiudere questo articolo ringraziandovi per aver letto la mia storia e augurando a tutti buon Natale.

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12 OKLAHOMA city

Mi chiamo Ibrahim, sono egiziano e ho quasi 18 anni, da 3 anni sono in Italia.

Io ho partecipato ad una vacanza invernale (sopra Bolza-no) e ad una vacanza estiva a Bisceglie (in puglia).

Vacanza invernale:

Un giorno in comunità il mio educatore Andrea mi ha pro-posto di partecipare al progetto giovani, io senza fare do-mande ho accettato mi sono lanciato a testa alta in que-sta nuova avventura, sono partito con gli altri ragazzi di Milano.

All’inizio non conoscevo nessuno ma dopo poche ore, no-nostante la mia fatica nel capire e parlarle la lingua italia-na, ho iniziato a fare conoscenza con gli altri ragazzi della vacanza.

La prima sera è stata molto importante per me perchè la serata si incentrava sul tema della conoscenza e quindi sono stato facilitato nell’entrare in confidenza con gli altri ragazzi; da quella sera è stato tutto in discesa!

Un’altra attività molto bella che ho vissuto nella vacanza è stato un gioco notturno incentrato sul tema della paura, mi è piaciuto molto perche ci facevamo molti scherzi di-vertenti e paurosi allo stesso tempo.

PROGETTO GIOVANIdi Ibrahim

“Un’altra attività molto bella

che ho vissuto nella vacanza

è stato un gioco notturno

incentrato sul tema della

paura...”

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13dicembre 2016

Vacanza estiva:

Prima di partire per la vacanza è morto Albert, un mio caro amico della comunità, e purtroppo durante la vacan-za continuavo a pensare a lui ed ero triste per questo.

I ragazzi che ho conosciuto durante questa esperienza mi hanno aiutato molto per poter passare una bella vacanza in compagnia.

La destinazione era Bisceglie, il viaggio è stato molto lungo e sia-mo partiti con quattro pulmini.

In questi giorni ho incontrato per-sone che avevo già incontrato du-rante l’inverno e potuto conoscere altri ragazzi.

La vacanza è durata 15 giorni nei quali siamo andati al mare, abbia-mo visitato il castello di Bisceglie e svolto numerose attività una di queste consisteva nel mettersi in cerchio e raccontare di se stessi alle altre persone.

Durante la vacanza invernale ero molto più chiuso e non riuscivo a dire agli altri quello che avrei voluto dire di me stesso.

Mentre durante la vacanze estiva sono riuscito a parlare di più con gli altri e questo mi ha aiutato molto per poter di-ventare animatore.

Ora grazie a questa esperienza sono diventato animatore per le prossime vacanze.

È stata una bella esperienza che mi ha fatto capire cose importanti della vita come ad esempio la pazienza, il riu-scire a relazionarmi con persone che non conosco e sono riuscito a parlare meglio in italiano rispetto alla vacanza invernale.

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14 OKLAHOMA city

Quasi dieci anni fa, nel giugno 2007, varcavo per l’ultima volta da educatore la soglia della comunità Oklahoma.

Che emozione ripensare a quegli anni e a quei momenti! E pensare che ho lavorato in Oklahoma soltanto tre anni e mezzo… ma posso dirlo senza timore di smentita: per me sono stati gli anni più formativi in assoluto.

E così questo posto fantastico, unico, mi è rimasto nel cuore per tutti questi anni. Anzi, come ho detto spesso, sono stato io a lasciare un pezzetto del mio cuore qui. Nel-la mia memoria ci sono tutti i volti dei colleghi e dei ragaz-zi con cui abbiamo condiviso così tanto…

Ma adesso basta con le smancerie!

Cosa ci faccio qui? Beh, è successo che dopo tante peripezie, ricerche universitarie, lavori accademici e non, soggiorni all’estero, ho pensato di ritornare a riprendere il pezzetto di cuore che avevo lasciato. In realtà non solo in Oklahoma, bensì più in generale nel mondo del sociale, un mondo in cui posso mettere a a frutto tante cose che ho imparato.

Così ho iniziato ad adoperarmi per aiutare Oklahoma nel promuovere meglio ciò che è, la sua filosofia, le cose in-credibili che fa, e nello sviluppare alcune idee e alcuni pro-getti.

Ho conosciuto così il progetto orto, la ciclofficina, la Maratona di Milano, e ho incontrato tanti ragazzi oggi ospiti della comunità che mi ricordano così tanto quelli che ho conosciuto e cercato di aiutare negli anni in cui ero educatore qui.

Lavorando insieme con il Consiglio Direttivo, con i coordi-

RIPRENDERE IL PEZZETTO DI CUORE

di Emanuele Serrelli

“E così questo posto fantastico,

unico, mi è rimasto nel cuore

per tutti questi anni. Anzi, come ho detto spesso,

sono stato io a lasciare un

pezzetto del mio cuore qui”

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15dicembre 2016

natori, con gli educatori e gli operatori, abbiamo scoperto ciò che già potevamo immaginare: che Oklahoma è fortis-sima, che ha un valore immenso che tutti vogliono cono-scere, assaporare, aiutare…

Negli ultimi anni abbiamo raggiunto traguardi di tutto ri-spetto: partecipatissime feste, la scoperta di tantissimi amici su Fa-cebook (con picchi di migliaia di visite per i nostri post più popola-ri), più di 230 runner alla Maratona di Milano 2016, una raccolta fon-di collegata, donazioni per l’avvio della ciclofficina e di altri progetti da persone che si sono appassio-nate alla comunità, la partecipa-zione - con nove altri partner - a un grande bando sui Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA), e so-prattutto l’Ambrogino d’Oro, la più alta onorificenza che la Città di Mi-lano conferisce alle sue “eccellen-ze”. E questo è solo l’inizio…

Nel frattempo non dimentichiamo che c’è il quotidiano, il duro lavoro di tutti i giorni, che è svolto soprattutto dagli educatori e dai coordinatori, e che è il vero motore, il vero cuore pulsante che in tutti questi anni nonostante le diffi-coltà non si è mai fermato, anzi è diventato più bello.

Ne sono il frutto e la prova i ragazzi che vivono oggi in Oklahoma (e di cui abbiamo imparato ad apprezzare le moltissime doti, come quelle di recitazione, musicali, cu-linarie…) e quelli che escono, intraprendendo una nuova vita da cittadini liberi e attivi nella società.

So, keep up with the good work!

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16 OKLAHOMA city

È iniziata la raccolta fondi “Tutti a bordo!”. La raccolta sarà poi collegata alla Maratona di Milano 2017, ma già da ora donare è possibile e molto facile: basta inquadrare questo codice con il proprio cellulare:

Se avete una carta di credito o un conto PayPal, con un clic e pochi euro potrete aiutarci a raggiungere l’obiettivo ambizioso che ci siamo posti…

La raccolta fondi è anche raggiungibile dal nostro sito www.oklahoma.it, e se invece preferite donare in altri modi vi ringraziamo moltissimo: contattate la comunità via email o telefonicamente per chiedere come!

Salite a bordo con gli operatori e con i ragazzi ospiti del-la Comunità Oklahoma Onlus! Donate una cifra, piccola o grande, e ci aiuterete ad acquistare qualcosa di veramen-te necessario e un po’ al di fuori della nostra portata: un furgone per la Comunità!

TUTTI A BORDOdi Emanuele Serrelli

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17dicembre 2016

Andare al supermercato, giocare una partita al campo sportivo, recarsi tutti insieme a fare uscite e attività, racco-gliere materiali da recuperare nei laboratori e nella cicloffi-cina, ritirare donazioni come quella mensile del banco ali-mentare, aiutare i compagni più grandi a traslocare nelle loro nuove case, ma anche svolgere attività in comune con altre associazioni oppure organizzare la vacanza estiva…

Con 4 ruote e 9 posti, un mezzo di trasporto degno di questo nome, gli operatori potranno svolgere tutti questi ed altri compiti essenziali al lavoro educativo con i 20 ra-gazzi ospiti della comunità.

Fare le cose insieme non è solo una necessità, ma anche un valore: il va-lore del gruppo, il valore del poter fare esperienze e dell’andare tutti in-sieme, accompagnati da un adulto, a scoprire cose che sono al di fuori del-le normali possibilità di ragazzi che si spostano a piedi, in bicicletta, o so-prattutto con i mezzi pubblici.

Certo, in comunità fare le cose in-sieme è anche una necessità: l’edu-catore in turno deve potersi muove-re con un buon numero di ragazzi. Altrimenti, tutti devono rinunciare.

Non parliamo poi delle vacanze estive, impensabili senza un mezzo di trasporto! La spesa poi non è quella di una normale famiglia: non ci sta in un bagagliaio!

Allora cosa aspettate? Con il vostro piccolo contributo potrete rendere ancora più efficace e sostenibile l’attività della Comunità Oklahoma.

Ci sarà un bullone, uno specchietto, un sedile, una cintura di sicurezza o uno spinterogeno intitolato a voi!

E in estate, se riusciremo a realizzare questo progetto, in onore di tutti voi che ci aiuterete faremo uno speciale tour che avrà finalità benefiche e che avrà anche lo scopo di ringraziarvi di persona con tutto il nostro cuore!

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18 OKLAHOMA city

Chissà se Angelino, Giangiacomo e i Soci Fondatori dell’Oklahoma sapevano che la loro creatura un giorno avrebbe ricevuto dal Sindaco di Milano l’Ambrogino d’oro.

Chissà se Salvatore, Silvio, Mario se Giampaolo, Markos, Lella e tutti i dipendenti e i volontari storici, immagina-vano che il loro impegno un giorno avrebbe portato la Comunità Oklahoma a ricevere il più importante ricono-scimento che l’Amministrazione Comunale conferisce alle proprie “eccellenze”.

Il 7 Dicembre la Comunità Oklahoma ha ricevuto, nell’am-bito delle celebrazione per l’Ambrogino d’oro, l’Attestato di Benemerenza Civica.

E’ stata una cerimonia allo stesso tempo sobria, solen-ne, intensa e partecipata. In questo momento è difficile esprimere le sensazioni che ho provato nel momento in cui insieme a Mimo, Ilirjan e Paolo sono salito sul palco del Teatro Dal Verme per ricevere dalle mani del Sindaco, Giuseppe Sala e del Presidente del Consiglio Comunale, Lamberto Bertolé questo premio.

EMOZIONE. Sento ancora l’emozione di Mimo, che era seduto al mio fianco: “Emanuele, come fac-cio a muovermi? Mi tremano troppo le gambe…”. Mimo è stato scelto per salire con me sul palco perché il nostro lavoro e il nostro impegno è sempre stato per lui e per quelli come lui, nostri fratelli più piccoli, che hanno bi-sogno di un aiuto.

ORGOGLIO. Sento ancora l’orgoglio di Ilirjan, un nostro ex-ragazzo che è stato ospitato all’Oklahoma oltre 10 anni fa. Lui è venuto sul palco in rappresentanza di tutti i ragaz-zi che sono passati dall’Oklahoma e di quelli che ci passe-ranno. Oggi lavora stabilmente come operaio presso una

IL NOSTROPRIMO AMBROGINO

di Emanuele Martinoli

Sento ancora l’emozione

di Mimo, che era seduto al

mio fianco: “Emanuele, come faccio

a muovermi? Mi tremano

troppo le gambe…”

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19dicembre 2016

ditta che opera nel settore della vendita e manutenzione degli impianti di condizionamento e, con il consenso del suo datore di lavoro, ha avviato una sua piccola attività di elettricista. Mi raccontava del suo lavoro, felice di farmi sa-pere che l’aiuto ricevuto dall’Oklahoma non era stato spre-cato. Poi sempre con un pizzico di orgoglio, ma sottovoce e quasi imbarazzato ha aggiunto “.. e poi da pochi mesi ho ottenuto la cittadinanza italiana….”.

GRATITUDINE. Negli occhi di Paolo, che è salito sul pal-co in rappresentanza di tutti quelli che come Soci, Di-pendenti o Volontari si dedicano all’Oklahoma, ho visto la gratitudine per questo inaspettato riconoscimento. All’Oklahoma, in realtà, siamo e siamo sem-pre stati abituati a fare quello che è “giusto”, senza aspettarci che qualcuno riconoscesse il valore della nostra attività. Però una grati-ficazione come quella conseguente al ricevi-mento dell’Ambrogino d’oro è qualcosa che rimane nel profondo.

E allora GRAZIE

A Elisabetta Strada, che ha accolto il suggerimento di Luisa Brambilla e Antonio Strada, e che ha proposto il nostro nome per l’Ambrogi-no d’oro (e voglio nominarli espressamente perché anche loro sono persone che fanno quello che ritengono “giusto” senza aspettarsi che qualcuno dica loro “bravi”).

A tutti i Soci, Dipendenti, Collaboratori, Volontari e Amici che in tutti questi anni ci hanno aiutato a fare della Comunità Oklahoma un piccolo punto di riferimento o co-munque un posto dove la parola “solidarietà” ha ancora un significato. Alcuni di loro li ho menzionati per nome all’ini-zio, ma la gratitudine è estesa ovviamente anche a chi, per motivi di spazio, non è stato menzionato.

Ora la sfida è non accontentarsi. L’Ambrogino d’oro non è un punto d’arrivo, ma deve essere solo l’inizio di una nuo-va partenza per questa esperienza che raccoglie tante energie positive.

Da domani dovremo darci da fare per dimostrare di essere degni di questo riconoscimento, ma oggi dobbiamo asso-lutamente essere felici e festeggiare!!!

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