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GIORNALINO DELLA CLASSE II C - ANNO 1 N° 1 GIUGNO 09 1 Un lungo racconto cominciato 60 anni fa Quando è venuto il signor Agostino ci ha raccontato che ai suoi tempi cʼera la guerra, e che i tedeschi lo stavano per uccidere. Nel primo dopo guerra cʼerano molte emergenze, i quartieri poveri, il piano regolatore, piani parti- colari per gli sfollati, per gli immigrati demolizione delle baracche popolari. Il signor Agostino ci ha detto: come si giocava: con il picchio e la trottola; come si usciva dalla scuola: dopo che si era sentito lo sparo del cannone del Gianicolo; i vestiti erano: un poʼ strappati; come si mangiava: con le mani; come si viaggiava: o a piedi (continua pag. 2) Raccogliere espe- rienze, immagini, di- segni, parole, suoni per ricordare e rac- contare Comincia con questo giornalino la nostra avventura nel percorso dell’apprendere a comunicare le nostre esperienze a voi genitori e a chiunque voglia leggerci. Riflettere e ricordare ciò che abbiamo fatto insieme è un modo per “riappropriarci” ogni volta che lo desideriamo del nostro “diventare grandi” piano piano e anche mettere dei paletti su una lunga linea del tempo perchè ogni tappa raggiunta è in sè un traguardo importante. Buona lettura e se volete! - maestri Carla, Paolo, Lucia. Giovedì 26 marzo (2009) dovevamo partire per il campo scuola, la notte prima del campo scuola eravamo così emozionati che non abbiamo dormito per un po' di tempo. Il giorno dopo ci siamo svegliati alle 6 in punto. Siamo andati a scuola alle 7 e 45. A scuola ci hanno dato le merende. Dopo qualche minuto di attesa sono arrivati i pullman e abbiamo posato i bagagli nel bagagliaio, gli insegnanti hanno fatto l’appello e siamo saliti sul pullman. Il viaggio è stato lungo, secondo noi, perché c’era molto traco, e noi non vedevamo l’ora di arrivare. (continua pag. 2) GEOSTORIA, CONOSCERE IL NOSTRO QUARTIERE: IL RACCONTO DEL SIG. AGOSTINO Il nostro primo campo scuola Emozione indimenticabile!!!!!!! Volta la carta.... c’è un’altra storia

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GIORNALINO DELLA CLASSE II C - ANNO 1 N° 1 GIUGNO 09

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Un lungo racconto cominciato 60 anni fa

Quando è venuto il signor Agostino ci ha raccontato che ai suoi tempi cʼera la guerra, e che i tedeschi lo stavano per uccidere. Nel primo dopo guerra cʼerano molte emergenze, i quartieri poveri, il piano regolatore, piani parti-colari per gli sfollati, per gli immigrati

demolizione delle baracche popolari.Il signor Agostino ci ha detto: come si giocava: con il picchio e la trottola; come si usciva dalla scuola:

dopo che si era sentito lo sparo del cannone del Gianicolo;

i vestiti erano: un poʼ strappati; come si mangiava: con le mani; come si viaggiava: o a piedi (continua pag. 2)

Raccogliere espe-rienze, immagini, di-segni, parole, suoni per ricordare e rac-

contareComincia con questo

giornalino la nostra avventura nel percorso dell’apprendere a comunicare le nostre esperienze a voi genitori e a chiunque voglia leggerci.

Riflettere e ricordare ciò che abbiamo fatto insieme è un modo per “riappropriarci” ogni volta che lo desideriamo del nostro “diventare grandi” piano piano e anche mettere dei paletti su una lunga linea del tempo perchè ogni tappa raggiunta è in sè un traguardo importante. Buona lettura e se volete!

- maestri Carla, Paolo, Lucia.

Giovedì 26 marzo (2009) dovevamo partire per il campo scuola, la notte prima del campo scuola eravamo così emozionati che non abbiamo dormito per un po' di tempo. Il giorno dopo ci siamo svegliati alle 6 in punto. Siamo andati a scuola alle 7 e 45.

A scuola ci hanno dato le merende. Dopo qualche minuto di attesa sono arrivati i pullman e abbiamo posato i bagagli nel bagagliaio, gli insegnanti hanno fatto l’appello e siamo saliti sul pullman. Il viaggio è stato lungo, secondo noi, perché c’era molto traffico, e noi non vedevamo l’ora di arrivare. (continua pag. 2)

GEOSTORIA, CONOSCERE IL NOSTRO QUARTIERE: IL RACCONTO DEL SIG. AGOSTINO

Il nostro primo campo scuolaEmozione indimenticabile!!!!!!!

Volta la carta....c’è un’altra storia

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IL RACCONTO DEL SIGNOR AGOSTINO (CONTINUA DA PAG. 1)

o in bicicletta; come si scriveva: con il penni-no; comʼerano i palazzi: un poʼ bassi;comʼera Roma: era compresa dentro le mura Aureliane; comʼera la scuola: grandissima.Il signor Agostino ci ha detto che, quando uscivano da scuola, si sporcavano il grem-biule dʼ olio.Quanti anni hai? 86Che lavoro facevi? MontatoreIl signor Agostino ci ha raccontato di quando era piccolo, che la sua scuola era grandis-sima, e poi a quei tempi si faceva la fila, per la mensa dei poveri e si mangiava la mine-stra. Da piccolino giocava con il picchio e la trottola; e la sua casa ed anche altre erano poco più che baracche.Roma tanto tempo fa era compresa dentro le mura Aureliane per cui era molto più piccola di oggi. I costruttori e i muratori, volevano distruggere le baracche dei baraccati per poi costruire delle nuove case molto più bel-

le. Ma le case belle che volevano costruire costavano troppo, allora i poveri costruirono di nuovo altre baracche, per avere un posto

per vivere. Purtroppo negli anni 60 vennero costruiti (continua sotto...)

tanti palazzi e case in tutta Roma, per fortuna nella nostra zona ancora esistono il parco degli acquedotti e altri parchi.

(continua da pag. 1) La destinazione era Civitella Cesi-Blera un piccolissimo

paesino in provincia di Viterbo. Durante il viaggio ci siamo fermati solo una volta e poi siamo ripartiti e abbiamo

cantato ed eravamo eccitati e contenti. Poco prima di arrivare abbiamo visto un paesino con poche case. Eccoci, abbiamo pensato, siamo arrivati e abbiamo visto un albergo, vicino all’albergo c’erano delle capanne, infatti siamo andati al centro “ANTIQUITATES” di archeologia sperimentale e noi eravamo felicissimi.

L’albergo era in campagna ed era bellissimo. Marina la responsabile dell’albergo ci ha fatto vedere le nostre stanze e subito dopo abbiamo cominciato la prima attività.

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Le attività che abbiamo fatto nei due giorni del campo scuola ci hanno aiu-tato a capire come viveva-no gli uomini primitivi a cavallo fra il PALEOLITI-CO (da Paleos = Antico; e Litios = Pietra cioè età del-la pietra antica) ed il NEOLITICO (Neos = nuo-vo; Litios = Pietra, cioè età della pietra nuova). La TavolettaLa prima attività che ab-biamo svolto al campo scuola è stata quella di di-segnare una piccola tavo-letta di legno, abbiamo di-segnato un animale a scel-ta nostra con il carbone, e 2 tipi di polvere di terra: una gialla e una rossa. Po-tevamo disegnare un ca-

vallo oppure un mammut. La nostra guida ci ha fatto vedere come si faceva poi ciascuno di noi ha disegna-to l'animale scelto passan-doci ll legnetto di carbone e scegliendo la terra colo-rata appoggiata sul tavolo e colorando con le dita.Tiro con la lancia e pro-pulsoreLa seconda attività è stata il tiro con la lancia: Leo-nardo la nostra guida ci ha fatto vedere il tiro con la lancia e poi abbiamo pro-vato a tirare, dovevamo tirare con (continua sotto)

i colori erano ottenuti con i diversi tipi di terra mescolandoli fra loro

animale cacciato

disegni a “calcomania” cioè fatti con le mani sporcate di terra rossa.

lance rudimentali

cacciatori con sembianze umane

di solito i graffiti erano dipinti o scolpito su grandi rocce dentro le caverne

figura 1 uomo del neolitico con lan-ciafigura 2 il nostro albergo

ATTIVITÀ CHE ABBIAMO FATTO AL CAMPO SCUOLA

Poter ripercorrere dal vivo le attività dei nostri antenati, gli uomini primitivi vissuti fra il paleolitico ed il neolitico è stato davvero entusiasmante!

RICOSTRUZIONE DI UN GRAFFITO RISALENTE ALL’INIZIO DEL NEOLITICO

il propulsore e colpire uno degli animali finti, cioè la sua sa-goma di legno. Il propulsore è una specie di laccio con un pez-zo di legno sulla cui punta si mette la lancia e serve per lan-ciare più lontano. Come cacciatori è risultato che non avrem-mo avuto molto da mangiare!

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LA CAPANNA DEL NEOLITICO UNA GRANDE CASA PER UNA PICCOLA COMUNITÀ

La terza attività era quella della capanna. Siamo entrati in una capanna che è stata ricostruita studiando i resti, ben conservati, ritrovati alcuni anni fa un paio di metri sot-to il livello dell'acqua nel lago di Bolsena, non molto lontano da dove eravamo.Lì dentro sembrava di sentire gli odori e i rumori degli uomini e delle donne del neoli-tico.Ci hanno fatto vedere: le pietre, le ossa, le pelli, la carne seccata di alcuni animali, gli oggetti artigianali utilizzati all'interno, le ar-mi, l'angolo per gli animali domestici, le ar-mi. La capanna era fatta di bastoncini le-gati fra loro e tenuti insieme dal fango sec-cato, nel tetto di sopra c’era anche un pò di paglia. La porta di entrata era fatta

di bastoncini tutti intrecciati. Una specie di “piccolo palazzo” concentrato per un bel numero di persone per difendersi dai peri-coli e dal freddo. Ogni 5/6 anni dovevano aggiustarla perchè la pioggia e il vento al-

lentavano il fango secco.

LE CAPANNEQueste capanne risalgono al Neolitico avanzato, i più grandi di terza hanno dormito in queste capanne, qualcuno dice che nei posti nascosti si aggirasse Gogu, un uomo del neolitico, per controllarci e proteggerci dagli animali feroci!!!!!

Al campo scuola ci siamo anche divertiti molto! Nella stanza abbiamo giocato un pò con i nostri compagni a nascondino e ci siamo diver-titi un mondo, poi siamo an-dati a fare le attività e non

ci sia-

mo fermati un attimo.Notte. Dopo la cena siamo andati nel grande tendone per la serata discoteca poi siamo andati in camera per andare a dormire ci siamo lavati i denti, le mani e la faccia ci siamo messi il pi-giama e ci siamo messi a letto però qualcuno parlava, raccontava barzellette o cose divertenti e tutti quel-li che volevano dormire non ci riuscivano. Qualche volta il nostro maestro veniva per vedere se ci comportavamo

bene o se dormivamo, dopo tanti tentativi il maestro per l’ennesima volta comin-ciò a dirci che era ora del silenzio ma, dopo qualche minuto tutti cominciarono a dormire tranquil-lamente e p r o-f o n d a-mente, in f o n d o e r a g i à m e z z a-notte!

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Abbiamo svolto anche l’attività dello scavo, cioè abbiamo gio-cato agli archeologi! Questa at-tività l'abbiamo svolta in una specie di capanna con dentro della terra nera molto friabile, facile da scavare. Leonardo, una delle guide, ci ha detto che do-vevamo usare degli attrezzi che si usavano anche per scavare e per costruire le case, abbiamo scavato e abbiamo trovato mol-ti oggetti che in storia possono essere chiamati sia DOCU-MENTI che FONTI: le pietre, le ossa del dinosauro, dei pezzi di ceramica e altre cose. C’erano tre bambini che ave-vano in mano degli attrezzi, essi si chiamano: paletta di fer-ro, cartina per segnare il punto del ritrovamento, il pennello per pulire gli oggetti che avremo

trovato, gli oggetti che trova-vamo li portavamo agli archi-viatori, che prendevano nota su apposite schede da archiviare per studiare poi con calma i do-cumenti ritrovati, poi ci siamo scambiati i ruoli. Leonardo ci ha detto di risotterrare gli ogget-ti che avevamo trovato, per fare uno scherzo agli altri bambini che venivano a scavare dopo di noi.E’ stato uno modo meraviglioso di imparare come lavorano gli archeologi!

ognuno col suo incarico, chi scava, chi pulisce, chi cataloga

descrizione precisa

e ipotesi periodo in

base al tipo

catalogazione per tipo e luogo ritrovamento

raccolta degli oggetti in una cassettina

figura 1 disegno del nostro scavo figura 2 Leonardo ci spiega come fare l’attività di scavo e catalogazio-ne degli o$etti ritrovati.

LO SCAVO: GIOCHIAMO ALL’ARCHEOLOGO

Prendere gli attrezzi, cominciare lo scavo con una paletta, se si sente qualcosa proseguire con pennellino o mani, tirare fuori il reperto, pulirlo e catalogarlo con precisione.

ARCHEOLOGI IN ERBA!

LA DISCOTECADopo aver cenato al ristorante siamo andati in discoteca abbiamo ballato e giocato e ci siamo divertiti come matti anche le maestre hanno ballato e giocato c’era la stufa che ci riscaldava, perché faceva freddino, la musica e le luci e siamo andati nelle nostre stanze alle dieci e mezza. Ci siamo lavati, sistemati messi il pigiama e ci siamo raccontati tante storie, fino a mezzanotte prima di addormentarci. Ogni tanto i maestri venivano per darci la buonanotte!

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PRANZO E MOMENTI MANGERECCI

Il primo giorno abbiamo pranzato al sacco con il cibo che ci hanno dato dalla scuola un sacchetto per ogni bambino con dentro: i biscotti, la cioccolata, la mela, l’acqua e 3

panini. Visto che le cuoche della scuola ci hanno dato il sacchetto non potevamo mangiare al ristorante. Poi la sera, la colazione ed il pranzo del se�condo giorno abbiamo mangiato nella ca�panna ristorante riscaldata da un bel cami�netto, abbiamo mangiato sempre tutto e qualcuno ha fatto il bis, era tutto buono e noi affamati!Lo svagoDopo qualche attività siamo andati al cam�po da calcio, per svagarci un po', alcuni bambini hanno giocato a calcio, altri a cor�

rere nel grande prato, o altre cose. Tutti i bambini si sono divertiti anche il nostro

maestro Paolo si è divertito molto con gli alunni a calcetto perché parava molti goal!

ACCENSIONE DEL FUOCO, MACINA DEI CEREALI, L’ARGILLA

Sabrina ci ha fatto vedere co-me accendevano il fuco gli

uomini primitivi, ha preso due pietre e le ha fatte sfregare una con l’altra per ottenere delle scintille, poi ha messo della paglia vicino alle scintille e noi abbiamo soffiato così dopo un pò si è acceso il fuo-co con la paglia, veniva poi messo sotto la legna e conser-vato acceso con molta cura.

Noi lo abbiamo poi spento per evitare pericoli.

La macina dei cerealiIl secondo giorno Sabrina ci ha fatto vedere come si faceva la farina, c’era una pietra piat-ta con sopra il grano e una più piccola e ovale con cui si stru-sciava sul grano. Poi ci ha fat-to vedere un'altra pietra a forma di conca dove dentro ci stavano i chicchi di grano e una ro tonda per girare den-tro la conca che strusciava sopra per rica-vare la farina. Tra questi due metodi abbia-mo capito che il metodo più facile per rica-vare più farina è quello con la pietra a forma di macina con

una leva per fare più forza girando dentro la conca. La farina alla fine c'era, ma che fatica!!! Oggi al supermercato la troviamo già macinata!

L’argillaSiamo andati sotto un grande tendone dove c’erano dei ta-voli di legno grezzo, lì le no-stre guide ci hanno fatto vede-re come gli uomini primitivi avevano (continua pag 7)

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LA FUSIONE DEL METALLO

L'ultima attività, il pomeriggio prima del viaggio di ritorno, ma come già finito? A quando il pros-simo camposcuola è stata la nostra prima do-manda ai maestri appena saliti sul pullman per il ritorno, Concetta ci ha fatto vedere come face-vano a fondere il metallo gli uomini primitivi. Ha preso due pietre molto grandi, le ha legate con due elastici di ferro e due bastoni o due pezzi di metallo fusi in precedenza.Poi Concetta ci ha fatto vedere il forno con il fuoco acceso e ci ha detto che la dentro c’era un vasetto di argilla con dentro metallo che con l’altissima temperatura diventa sostanza liquida, ha messo dentro le due pietre, dopo il tempo necessario alla fusione (aveva messo il metallo a fonder già molto tempo prima ma a noi ha fatto vedere le varie fasi) le ha tirate fuori, le ha fatte raffreddare, dopo qualche minuto ha tolto gli elastici, i bastoni e aprendo le due pietre è uscito fuori un coltello molto affilato e appuntito di bronzo! E così abbiamo

imparato come gli uomini primitivi forgiavano il metallo.Sicuramente erano più bravi di noi ha fare le cose con le mani!

E L’ARGILLA CONTINUA DA PAG 6

IL RITORNOSicuramente molto stanchi ma entusiasti abbiamo affrontato il ritorno, quasi tutti,

dormendo ma fantasticando sul prossimo camposcuola, abbiamo cominciato a scommettere sul numero dei giorni, sul posto ecc, vuol dire che ci è piaciuto, vero?

a lavorare l'argilla per fare oggetti utili per conservare va-ri tipi di cibi e anche comincia-re a cucinarli. Abbiamo fatto un cestino per il porta penne o altri oggetti simili, come vole-vamo o riuscivamo per poi ri-portarli a casa come ricordo del campo-scuola. Però era un po’ difficile perché l'argilla quando si asciuga si rompe, si screpola tutta, se lo si fa sottile si rischia di rompere ogni mi-nimo pezzetto.Si parte facendo dei “colom-bini” cioè delle specie di grossi spaghetti, devono essere sem-pre umidi e si modellano cer-

cando di dare subi-to la for-ma desi-derata, altrimenti le mani asciugano l'argilla che si sbriciola, poi si la-scia asciugare all'aria o si fa sec-care col fuoco vicino.

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Una mattina è venuto il papà di RAUL nella nostra classe e aveva portato diversi strumenti musicali. La maggioranza di questi strumenti erano a fiato e altri due erano a corda.Appena arrivato ha preso l’ac-cordatore elettronico per ac-cordare la chitarra con tre lucette, quella verde ai centro segnala il suono giusto. Per primo ha suonato l’Ukulele una specie di piccola chitarra a quattro corde strumento tipico delle Hawaii.Ha preso gli strumenti a fia-to, e li ha messi sulla catte-dra e man mano che li pren-deva ci diceva il loro nome e da dove provenivano. Così prese un flauto lo suonò e tutti sentivamo la melodia. Gli uomini con la musica in-tendevano imitare i suoni della natura.

Alcune tribù Indios suonavano un grosso flauto con un suono molto grave, per spaventare i nemici all’inizio di una batta-glia.Gli Indios conoscevano solo cinque suoni (pentafonia, pen-ta-cinque, phonos-suono) poi con l’arrivo degli spagnoli usarono anche loro le sette note. Poi ci ha fatto sentire i suoni di strumenti diversi che ave-vano melodie diverse, di posti diversi e con nomi differenti. Ecco alcuni nomi degli stru-menti che ha portato: bombo, tarcas, diafanos, pallas, ron-dador, pingullos, flauto di pan o antara eccetera. Infine ci ha cantato una canzone con la chitarra. E’ stato un evento fantastico!

figura 1 Carlos suona l’Ukelele figura 2 gli strumenti musicali spie-gati da Carlos con nome e breve storia e poi suonati....

UN INCONTRO MUSICALE, CARLOS E GLI STRUMENTI A FIATO ED A CORDA

GEOSTORIA: L’USCITA NEL QUARTIERE

Un giorno siamo andati a scuola e stavamo studiando il nostro quartiere. Per studiarlo meglio i nostri maestri ci han-no portati in giro per il quartiere, appena siamo usciti c’era un po’ di vento e noi era-vamo molto emozionati. Subito dopo l'usci-

ta da scuola abbiamo visto i secchioni dell’immondizia; ma non erano tutti uguali: uno era bianco, uno blu e uno verde, in quello bianco si butta la carta, cartone, in quello blu ci si butta il vetro la plastica e in quello verde si butta tutto quello che non si ricicla. Andando avanti abbiamo visto i cartelli stradali: quello dell’attraversamento pedonale, dello stop,

il cartello del senso unico e il cartello di pericolo.Poi abbiamo visto la chiesa Maria Mazzarello. Ai giardinetti abbiamo incontrato il signor Agostino che stava facendo una passeggiata nel parco. La vicino abbiamo visto il supermer-cato Pewex, la piazza, la fermata dell'au-tobus, la scuola media e quella superiore.Dopo siamo tornati a scuola molto felici di questa uscita, e speriamo di rifarla al più presto perchè questo modo di imparare ci è piaciuto molto.

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GEOSTORIA: LA GUERRA

Nell’estate 1943 i bombardamenti aerei degli alleati colpiscono anche Cinecittà e vengono distrutti alcuni teatri di posa.L’attività produttiva che già era andata via via dimi-nuendo si paralizza definitivamente con l’8 settembre 1943.Nei giorni successivi l’8 settembre il materiale tecnico di Cinecittà fu oggetto di un furioso saccheggio: men-tre i depredatori anonimi asportarono non solo mate-riali tecnici ma perfino i rubinetti dei “gabinetti di decenza” i tedeschi si impadronirono di tutte le appa-recchiature cinematografiche allo scopo della loro salvaguardia e le trasportarono in Germania, pochi mezzi furono salvati, nascosti nell’edificio del ministe-ro delle finanze ed in magazzini e alcune case di gente fidata della città di Venezia (nella città che faceva par-te della neonata repubblica di Salò dove nacque il cinevillaggio) che fu destinata alla conservazione dei mezzi e materiale non ancora requisiti.Quelli destinati alla Germania e quelli da trasferire a Venezia furono sistemati in 16 vagoni ferroviari 8 di esse, giunti a Verona sarebbero stati smistati per la città della laguna.

L’errore o la malizia, fecero si che tutti i vagoni prose-guirono per la Germania. I materiali andavano ad arric- chire tutto il tesoro di apparecchi che Tedeschi ave-vano prelevato a Vien- na, a Praga,in Fran- cia, in Polo-nia, Bucarest e Bu- dapest. Inda-gini accorte e trat-tative prudenti fece-ro sì che gli 8 va-goni fossero rin-trac- ciati atten-den- done la resti-tuzio- ne… Ci fu un perio- do di vuoto a Cinecitttà dal secondo semestre del 1943 al 1946-47: non solo per le occupazioni dei tedeschi e degli Allea-ti, ma anche per dover far posto ai tanti sfollati. Quando si riprese a girare, ciò avvenne nei locali del dopolavoro adattati per l’occasione.

LA RICOSTRUZIONE DI ROMA E LA COSTRUZIONE DI CINECITTÀDal 1950 si comincia a ricostruire la città, nascono tanti quartiere e la città si ingrandisce con la costru-zione di nuove case.

La tipologia edilizia della parte più vicina al centro e quella con palaz-zi alti e pochissimo verde tipica degli anni 50 e 60 (come in zona Don Bosco e Appio Claudio). Man mano che ci si allontana verso la periferie prevalgono invece sia edificazioni estensive almeno in parte nate estensivamente (Quarto Miglio, Quadraro, Cinecittà, ecc). Le prime costruzioni si fanno in

via Cartagine, vengono costruite anche chiese e negozi e riparano gli studi di Cinecittà.Il bisogno di case aumenta anche

perché molti sfollati erano stati raccolti nei capannoni di Cinecittà per cui si comincia a costruire un vero e proprio quartiere intorno agli studi cinematografici nella zona Cecafumo, chiamato così perché c’era una specie di fornace dove bruciavano i rifiuti che face-va tanto fumo che non si vedeva, da qui il nome “Cecafumo”.

Nasce quindi la zona di don Bosco intorno alla chiesa delicato al santo fondatore dei salesiani e si svilup-pa in modo disordinato, molti sono appartamenti piccoli per facilitarne la vendita. Solo dopo vengono co-struite le scuole. Viene emanato il piano di zona detto Piano di zona 34 che comprendeva le case priva-te ed i servizi come le strade, le scuole complete e i giardini o spazi verdi del quartiere, circa 40 anni fa. Intorno al 1970 il signor Ago-stino viene a vivere qui ed è in quel periodo che ha iniziata anche la vita di questo nostro quartiere (attraverso il concorso san Paolo).

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LA VILLA DI COSTANTINO NELL’EX AEREOPORTO DI CENTOCELLE La villa cd. AD DUAS LAUROS(da un articolo di giornale di pochi anni fa) La villa,

sorta all’inizio dell’impero e ristrutturata nell’età del-l’imperatore Adriano si estendeva sino alla Predesti-na, li vicino si trovavano le catacombe di Pietro e Marcellino e il cimitero degli Equites singulares, in pratica i soldati della guardia del corpo dell’imperato-re a cavallo dell’imperatore sulla cui caserma del La-terano, proprio al tempo di Costantino, fu costruita la Basilica di San Giovanni.Nel 455 vi fu ucciso l’imperatore Valentiniano (terzo) tra le rovine (dalle quali quando erano ancora piutto-

sto consistente ed estese, derivò il nome popolare di Centocelle dato della località) alla fine del Settecento furono rivenute numerose statue, la più famosa delle quali, raffigurate il dio Eros e Conservata ai musei vaticani, fu detta per l’appunto Eros di Centocelle. La villa si presentava come grosso e compatto blocco unitario, suddiviso e articolato al suo interno da una gran quantità di ambienti affiancati e giustapposti se-condo una schema rigidamente rettilineo e con alcu-ne parti sporgenti dal perimetro rettangolare e uni-forme.Speriamo di poterla visitare a più presto!

70 ANNI FA CIRCA, COSA C’ERA E COME SI FACEVANO LE COSE....

La scuola finiva quando si sentiva un colpo di cannone del Gianicolo che sparava a salve e dava lo scoccare del mezzogiorno e uscivano gli

alunni. Tanto tempo fa non esistevano i giochi di oggi. Giocavano con giocattoli di-versi cioè: il picchio (una trottola), il saltapicchio, alle biglie e a goccia. Le prime case stavano al Quadraro e le famiglie che vi abitavano cercavano lavo-ro. Le strade erano libere perché non c’erano le mac-chine. Solo i ricchi andava-no nelle carrozze. Le case erano basse e povere. Poco a poco costruirono palazzi. Tanto tempo fa non si viag-giava con le macchine o con altri mezzi ma con il treno o con la bicicletta. A scuola non esistevano le penne ma si scriveva con

l’inchiostro e il pennino. La gente si vestiva con i ve-stiti strappati e aveva solo un vestito buono detto “della domenica” perchè si metteva nelle feste. Quan-do la gente andava a man-giare dovevano fare la fila in un posto dove andavano i poveri come alle mense del-la caritas oggi.Le perso-ne in casa non ave-vano i piatti per mangiare ma aveva-no le sco-delle.

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LA STORIA DEGLI STUDI CINEMATOGRAFICI DI CINECITTÀ IN BREVE

Agli inizi il cinema italiano produce una serie di pre-gevoli lungometraggi che, nei primi due decenni del 1900, lo avevano fatto conoscere nel mondo (primo fra tutti il film “Cabiria” restato nei cinema di New York per ben dieci mesi) negli anni venti l’industria Cine-matografia italiana entra in crisi venendo messa in ombra sia dalla cinematografia americana che da quel-la tedesca. Nel 1931 il regime fascista guidato da Mussolini, dato che alcuni sostenevano l’importanza del cinema come strumento di diffusione delle idee fasciste, fece una legge che voleva penalizzare i film stranieri e a stimolare la produzione nazionale.Nel 1934 Luigi Freddi venne incaricato di costituire una Direzione generale della cinematografia, finaliz-zata al controllo ideologico, ma anche a far conoscere la cinematografia italiana nel mondo.Nel 1939 la produzione cinematografica nazionale veniva aiutata dalla legge Alfieri con aiuti economici. Fra le iniziative della cinematografia ci fu la costitu-zione dell’Ente Nazionale Industrie cinematografiche

(ENIC), nel quale nacque Cinecittà, i cui studi dove-vano rappresentare l’industria propagandistica e ci-nematografica del paese.Nella notte del 26 settembre 1935 erano andati distrut-ti in un misterioso incendio gli studi della casa di pro-

duzione Cines di via Veio a Roma, nel quartiere di San Giovanni. L’occasione era perfetta, fu individuata lungo la via Tuscolana, in piena campagna romana, un’area di cir-ca 500.000 metri quadri che era nota come località Cecafumo, in quanto adibita allo smaltimento per la combustione dei rifiuti della città. I lavori ini-ziarono il 26 gennaio 1936 con la posa della prima pietra e dopo soli 15 mesi, il 28 aprile 1937, ci fu l’inaugura-zione dei nuovi stabi-limenti del Quadraro.I progetti dei primi 12 teatri di posa furono elaborati dall’architetto Gino Peressuti e all'ingegnere Carlo Roncoroni; ol-tre ad essi venne prevista la creazione di un centro industriale cinematografico integrato che compren-deva stabilimenti di sviluppo,stampa e montaggio, la nuova sede dell’istituto Luce e quella del Centro Spe-rimentale di cinematografia.Nel 1937 vi furono prodotti 19 film fra i quali “Il feroce saladino”, ispirato all’omonimo e famosissimo concor-so di figurine bandito della Perugina.Nel 1940 furono 48 i film ivi girati; nel 1942 i film fu-rono 59. Nel 1943 la produzione di pellicole crollò a 25, e nello stesso anno molti dipendenti di Cinecittà furono licenziati. Dal settembre del 43 il cinema fasci-sta si trasferisce a Venezia nei padiglioni della Bienna-le presso i giardini di castello e in alcuni studi di posa alla Giudecca (Cinevillaggio).Negli ultimi due anni di guerra, gli stabilimenti di Cinecittà vennero prima occupati dai nazisti, che li utilizzarono come luogo di concentramento di civili rastrellati nei dintorni di Roma, poi, dopo la libera-zione della città, come ricovero di sfollati.

GOSSIP O PICCOLO SPETTEGOLEZZOPurtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, gli studi di Cinecittà negli ultimi

anni sono ritornati ad essere famosi per la trasmissione chiamata “Il grande fratello”, dove, al contrario di chi è in carcere, lotta per rimanere il più a lungo possibile dentro la casa più famosa d’Italia poco lontano dal giardino della nostra scuola!!!!!

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Dopo la guerra l’at-tività di produzione riprese con una cer-ta lentezza e solo nel 1947, tre anni dopo la liberazione di Roma, venne gi-rato nei suoi studi il primo film del dopoguerra:Cuore” dall'omo-nimo romanzo. Negli anni ’50 av-venne l’esplosione di Cinecittà,con le produzioni ameri-cane: è del 1951 “Quo vadis?”, del 1959 “Ben Hur”. Tale boom ebbe origine dalla com-

petitività economica degli studi romani, chiamati in seguito anche “la Hollywood sul Tevere”, complice anche una apposita legge che non consentiva ai produttori stranieri di esportare i guadagni realizzati in Italia.

Il successo delle produzioni americane intro-dusse nella società italiana degli anni '50, ancora assai provinciale fenomeni di mon-danità “moderne” quali il divismo, i parties, i fotografi invadenti (che a Roma si chiamaro-no “paparazzi”), e i nightclub. “La dolce vi-ta” e il film simbolo di questo periodo e del modo di pensare la vita. Cinecittà divenne in quegli anni un mito per tutte le ragazze ita-liane che gareggiavano a miss Italia. L’indu-stria cinematografica era molto importante per l’economia della città per la produzione e vendita dei film. Con la diffusione della te-levisione cambia la produzione cambia e si fanno die films chiamati Kolossal (è un tipo di film che racconta la storia con moltissime comparse, tanti personaggi e grandi scenari).Nel 1978 l’istituto Luce e Piazza Cinecittà viene ceduto al comune di Roma e viene uti-lizzato come sede del X Municipio. Nel 1986 ce stata l’inaugurazione del primo centro commerciale di Roma con vicino un campo da calcio, il Bettini. Negli ultimi anni gli studi di Cinecittà sono stati privatizzati e moder-nizzati con la digitalizzazione con un rilan-cio anche economico anche mettendo gli spazi a disposizione di autori stranieri.

figura 1 il Colosseo riprodotto a Cinecittà figura 2 ingresso agli studi

HOLLYWOOD SUL TEVERE

Come è nato il giornalinoabbiamo diviso la classe in quattro gruppi e ogni gruppo ha elaborato dei testi e fatto delle ricerche con dei disegni, poi abbiamo scannerizzato i disegni, scritto i testi al computer, stampati per i cartelloni e inseriti nel giornalino e poi ci sarà pure un blog....

gruppo 1

Gaia, Raul, Alejandro, Mattia e Anastasia

gruppo 2

Claudia, Riccardo, Matteo, Giulia e Tobia

gruppo 3

Chiara, Andrea, Davide, Asia C., Nicolò, Flavia

gruppo 4

Asia F., Miriana, Alessandro, Michela, Denis

Buone Vacanze dalla classe II C!