GIORNALE DI AUGUSTA

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Anno XI Numero 40 Aprile 2011 € 1,50 Mensile d’informazione e cultura Numero 39 - Anno XI Direttore Giorgio Càsole Leonardi Editore Fondato nel 1976 Muscatello Augusta, è ora di far sentire la tua voce FORTE e CHIARA AUGUSTA DALLA A ALLA Z A CURA DELLA ASSOCIAZIONE AUGUSTA PHOTO FREELANCE Inserto fotografico da staccare e conservare - n. 3 Il Castello

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N. 40 APRILE 2011

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Anno XINumero 40Aprile 2011

€ 1,50

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XI

Direttore Giorgio Càsole

Leonardi Editore

Fondato nel 1976

Muscatello Augusta, è ora di far sentirela tua voce FORTE e CHIARA

AUGUSTA DALLA A ALLA ZA CURA DELLA ASSOCIAZIONE

AUGUSTA PHOTO FREELANCEInserto fotografico

da staccare e conservare - n. 3

Il Castello

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Periodico di interesse cittadino e dintorniAnno XI - Numero 40 - Aprile 2011

Direttore responsabile : Giorgio CàsoleFotocomposizione, impaginazione e stampa

HI-TECH s.r.l. - Via XIV Ottobre, 76 - AugustaTel. 0931.976311 - Fax 0931.973061 - [email protected]

Inserti fotografici a cura APFChiuso in tipografia il 26-04-2011

I pezzi non firmati si intendono del direttoree-mail: [email protected]

Facebook: giornale di augustaLEONARDI EDITORESo

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ario

3 Editoriale4Mobilitazione pro Muscatello7Altre giornate di sciopero8Augusta a rischio Chernobyl - Fukushima10 La maledizione dell’uranio impoverito 12Caso Oikotoen1320 anni a Gianfranco Bari14Premiata la stilista Federica Fanti15Inserto fotografico APF19Non è più tempo di Joe Con-forte20Liceo Megara21A scuola con bus ecologici22150 anni dell’unità d’Italia233 secoli di vita religiosa al Circolo Unione24Cronaca e avvenimenti26Settimana dello studente27 Canottieri Club Nuoto28 L’asilo nido della M.M.29 Flash mob dei giovani liceali30 La favola del processo breve

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3Editoriale

Seby è innocente”, è la scrit-ta che, da qualche giorno, campeggia su striscioni, locandine, lenzuola distese

sui muri. La scritta “grida” l’in-nocenza del 31enne augustano Sebastiano Fortuna, sposato, una figlia, rinchiuso nel penitenzia-rio locale, dal 9 marzo scorso, da quando, cioè, la Corte di Cassa-zione ha confermato la condanna a tre anni e cinque mesi inflitta a Fortuna dal tribunale di Siracusa e confermata in appello a Cata-nia, per violenza nei confronti di Y. A., palpeggiata nelle parti inti-me in un afoso pomeriggio del 30 luglio 2003, sulla via principale del centro storico, la Via Principe Umberto, nei pressi di un cantie-re edile, dove Fortuna lavorava. Stando all’accusa, Fortuna, oltre alla violenza fisica, usò anche un frasario oltraggioso nei confronti della giovane donna, ventitreen-ne all’epoca dei fatti, coetanea, dunque, dello stesso Fortuna. La donna, sconvolta, dopo essersi re-cata a casa e dopo aver raccontato l’episodio alla madre e ad alcune amiche, informò dell’accaduto l’allora fidanzato, S. R., oggi suo marito.

Entrambi, l’indomani, ripas-sarono vicino al cantiere dove la-vorava Fortuna, il quale, stando sempre al capo d’accusa, avrebbe detto: “T’è piaciuto ieri? Di’ al cor-nuto del tuo ragazzo che, se vuole, ce n’è pure per lui.” Dalle parole, così offensive e brucianti, si pas-sò sùbito alle vie di fatto. La rissa fra i due, Fortuna e S.R., vide soc-combere il primo. Per reazione,

Fortuna denunciò formalmente l’avversario. Per contraccolpo, circa un mese dopo, la giovane Y.A. presentò una denuncia per violenza contro Fortuna. Il pro-cesso contro Fortuna s’è concluso con la condanna definitiva, quello contro S.R,., invece, non è stato contro S.R. non è ancora definito nemmeno in primo grado. Qual-che giorno fa, davanti al giudice di pace, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto il trasferimen-to dell’udienza ad altra data per-ché l’atmosfera era, diciamo così, surriscaldata dalla presenza dei parenti e familiari del Fortuna, che guardavano in cagnesco i loro avversari per via della ristrettezza di Seby in carcere. Lo stesso Seby ha inviato una lettera, pubblicata su Facebook, per ringraziare tutti i suoi sostenitori che non sono po-chi e si stanno contando, proprio mentre scriviamo, visto che sono state raccolte firme, prima in Piaz-za Duomo, nel cuore del centro storico, e poi in Piazza Fontana, nella parte cosiddetta della Bor-gata. I familiari hanno raccolto le firme per inoltrare al presidente della repubblica una richiesta di

grazia per Seby,che continua però a dichiararsi innocente, negando ogni addebito. In subordine, For-tuna è pronto a riconoscere d’aver fatto soltanto “la mano morta”. Durante il dibattimento sono stati ascoltati gli ex compagni di can-tiere di Fortuna, che hanno testi-moniato in suo favore, ma sono caduti in contraddizione e sono stati deferiti all’autorità giudizia-ria per falsa testimonianza. Quin-di, anch’essi dovrebbero essere sottoposti a processo.

La signora, per cui Fortuna è stato condannato, s’è sentita og-getto d’un’altra violenza, a causa del can can provocato da tutte le iniziative dei sostenitori di Fortu-na, compresa quella della raccolta delle firme in Piazza Duomo, di fronte allo studio notarile dove la signora lavora. L’effetto è sta-to così traumatico che la signora Y.A. non è riuscita nemmeno ad andare a lavorare e si è rivolta al suo difensore, il penalista e uomo politico Puccio Forestiere, che ha convocato una conferenza stam-pa, cui erano presenti la signora e il marito.

L’avvocato Forestiere s’è sca-gliato sùbito contro quei movi-menti femministi pronti a scende-re in piazza, ma latitanti in questo caso. La signora, di cui, fino a quel momento non si conoscevano né volto né identità, tramite Fore-stiere, ha chiesto la rimozione di ogni cartello abusivo pro Seby e la tutela contro ogni altro tentati-vo di offesa nei suoi confronti. La guerra continua?

Di nome si chiama Fortuna

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4 Ospedale

Circa diecimila persone hanno partecipato alla mobilitazione

pro Muscatello, PROVA DI UNO SCIOPERO GENERALE?

Mattina del 26 marzo 2011: la temperatura è mite, la giornata si preannuncia come

una di quelle giornate prima-verili che invitano a uscire. È sabato. Molta gente non lavora e si riversa fuori. I ragazzi delle scuole, nella stragrande mag-gioranza, disertano le lezioni. Da diversi giorni, attraverso tutti i mezzi di comunicazione, compresi il passaparola e la diffusione tramite altoparlante, la cittadinanza di Augusta è av-vertita: sabato 26 marzo gran-de mobilitazione per evitare la chiusura dell’ospedale civico intitolato al notaio augustano Emanuele Muscatello, padre di Giuseppe, il medico più illustre cui la città federiciana ha dato i natali.

La popolazione si mobi-

lita, anche se, in privato, mol-ti confessano che i medici e il personale ospedaliero in gene-re sono caduti di livello rispetto ad alcuni anni fa. Si scende in piazza per il campanile, ma an-che perché, obiettivamente, si ha paura, paura per sé o i pro-pri cari. E se un giorno qualcu-no dovesse subire un ictus o un infarto? Arriverebbe già morto a Lentini, dove dovrebbero es-sere trasferiti alcuni reparti o altrove. A dare corpo alle an-sie, alle preoccupazioni, alle paure e ai giusti risentimenti di tutti è Riccardo Fazio, pe-diatra in pensione (dopo aver lavorato per una vita proprio al “Muscatello”), portavoce del comitato cittadino pro Ospeda-le, trasversale ai partiti politici, costituito da esponenti di varie associazioni e movimenti che, a vario titolo, da anni sono a fianco dei cittadini qualunque,

senza colore politico.La popolazione - circa

diecimila persone, secondo una stima realistica – si è as-siepata nell’area della darsena servizi, da dove si ammira il grande porto, vanto e orgoglio della città, fondata da Federi-co II di Sveva per via della baia ampia e profonda. E proprio al porto, alla “potenza del nostro porto che ogni anno dà all’era-rio venti miliardi di euro” che fa riferimento il medico Fazio improvvisatosi oratore lucido e persuasivo, tanto da riceve-re, ripetutamente, gli applausi durante il suo discorso, che, gradualmente, si fa più vibra-to fino a esplodere in una po-tente arringa proprio quando tocca il tasto dei contributi miliardari (in vecchie lire) che lo Stato riceve da tutte le esa-zioni derivanti dal nostro por-to. “Dovrebbero fare il nostro

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ospedale tutto d’oro” grida Riccardo Fazio, in uno scatto di comprensibile orgoglio campa-nilistico, “prima di spendere i soldi per tutti gli ospedali del-la Sicilia!” Prima d’arrivare a quest’acme di parossismo reto-rico, Fazio ha “fornito informa-zioni “ , come ha tenuto a preci-sare, usando anche l’arma della retorica ironia nei confronti del ministro Brunetta. “Abbiamo studiato prima di parlare”, ha sottolineato l’oratore citando proprio Brunetta.

In sintesi la situazione è questa: nonostante una legge regionale del 2009 preveda un “potenziamento” dei presìdi ospedalieri nelle aree ad alto rischio di crisi ambientale, l’attuale governo della Regio-ne Siciliana, rappresentato dal catanese Raffaele Lombardo, presidente, e dall’assessore alla salute, Russo, ha deciso la soppressione del “Muscatello”. L’ospedale, in quanto tale, sarà chiuso, ha precisato Fazio, sen-za mezzi termini, avvertendo i cittadini a non farsi turlupi-nare da paroloni come “frazio-namento”, “rimodulazione” o altri apparsi nei giorni scorsi su alcuni organi d’informazio-ne, a proposito del Muscatello. Dietro questi termini, “arcaici” li ha definiti Fazio, c’è un evi-dente disegno politico che vuo-le cancellare il nostro ospedale pubblico, proprio in una città che, come Milazzo e Gela, do-vrebbe rientrare, secondo la citata legge regionale, in quelle aree di crisi ambientale per cui, invece, la struttura ospedalie-ra dovrebbe essere potenziata, invece d’essere depauperata di reparti e servizi, tanto che, a causa della scomparsa di que-sti servizi , non ci sarà più il nu-mero di centoventi posti-letto, numero minimo perché una struttura sanitaria possa esse-re definita ospedale. E, infatti, la nuova sigla c’è già: la strut-tura sarà chiamata PTA, cioè Presidio Territoriale Assisten-ziale non sarà altro che il con-glomerato di tutti i laboratori,

un tempo chia-mata SAUB, at-tualmente ospite del cosiddetto palazzo di vetro di Pippo Ama-ra. “Avremo una guardia medi-ca con maggiore spazio, ma niente di più”, ha chiari-to Fazio, il quale ha toccato il ta-sto dolente della mancanza di po-sti letto in tutta la regione. Fazio, infatti, con tono molto preoccupa-to, ha disegnato uno scenario da incubo. “Se non ci fosse posto a Lentini o a Sira-cusa o a Catania, in caso di acuzie, a seconda della malattia, si può essere smistati dall’altra par-te della Sicilia, a Trapani o a Sciacca o, addirittura a Reggio Calabria, fino a Bari o a Bene-vento”. Fazio ha ricordato tutto l’iter “legale” – ha sottolineato – che ha portato alla situazione odierna e che porterà ala sop-pressione del Muscatello: una serie di decreti dell’assessore Russo, preceduti dal compor-tamento dell’attuale direttore generale, Franco Maniscal-co, del’ASP di Siracusa, da cui dipende il “Muscatello”. Ma-niscalco, definito da Fazio lo strumento tecnico-politico per arrivare a questa legale sop-pressione, non ha mai voluto sostituire i medici trasferiti o pensionati e le cose sono anda-te sempre peggio, producendo un circolo vizioso. A causa del-le indubitabili pecche venute ad accumularsi tanto da allon-tanare i pazienti dal Muscatel-lo, i posti-letto sono apparsi in esubero e, invece, di migliorare l’offerta, si è preferito far affos-sare ancora di più, tanto che il decreto di trasferimento di ta-luni reparti, quali ginecologia e pediatria a Lentini, varato lo

scorso anno, è stato rafforza-to da un decreto del febbraio 2011. A Lentini è stato già tra-sferito il reparto di psichiatria, quando i pazienti – ha informa-to Fazio- sono più numerosi in Augusta e dintorni. Tutto lega-le, dunque, E per questo, Fazio ha ringraziato ironicamente, in senso antifrastico, tutti i politi-ci regionali, dal cosiddetto go-vernatore Lombardo, all’asses-sore Russo, fino a “tutti quelli che qui vengono a fare il pieno di voti”, anche se non ha cita-to i nomi di Pippo Gianni e di Enzo Vinciullo, presenti e con-fusi tra la folla. “Hanno avuto il coraggio questi signori” – ha detto Fazio con spregio – “di non tener conto nemmeno di una petizione a favore del ospedale Muscatello” firmata dall’ammiraglio comandante di Marisicilia, dal direttore del carcere, dal presidente dell’au-torità portuale e dai sindaci di Augusta e Melilli, proprio per significare che il Muscatello serve un’ampia e variegata po-polazione, con varie patologie, che vive a ridosso di industrie ad alto rischio, per di più in un’area dove, incombe, elevato

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stra vitae ammoniva il grande oratore romano Cicerone. Nel 1960 a guidare la rivolta, che non degenerò, perché non ci furono morti né feriti né gravi danni alle cose, fu l’allora vi-cesindaco Giovanni Saraceno, ex comunista, allora socialde-mocratico, vero capopopolo capace di parlare alla gente, ai lavoratori, e indossò la fascia tricolore, in luogo dell’allora sindaco Bordonaro, avvocato di professione, il quale, pro-babilmente, non si sentì la for-za d’affrontare una situazione

così drammatica con altrettan-ta drammaticità. Il coraggio, ri-corda Manzoni a proposito del pavido curato don Abbondio, se uno non ce l’ha non se lo può dare.

A fianco di Riccardo Fazio

era presente, con fascia trico-lore, il sindaco Carrubba, che non ha dimostrato né la forza della parola sprigionata dall’ar-ringa di Fazio (che, all’inizio doveva essere un semplice “comunicato”,quasi dovesse leggere un testo scritto) né se-rietà d’intenti. Della paventata chiusura dell’ospedale si parla da anni. Altre volte ci sono sta-te mobilitazioni, non così folte; come, e sempre il sindaco ha parlato al futuro: “Vedremo, faremo”. Che cosa? Sono state minacciate o battute le vie le-gali? Sono stati esortati tutti i deputati regionali e nazionale che qui raccolgono voti.? È sta-to modificato qualcosa da Lom-bardo e Russo? che, invece, di potenziare quello di Augusta, stanno facendo costruire un altro mega ospedale a Catania, città di Lombardo e un altro, pediatrico, hanno inaugurato a Palermo. Siamo arrivati alla frutta. Che cosa intende fare il sindaco che è, per legge, la massima autorità sanitaria co-munale? Non ci è sembrato di capire che voglia emulare Gio-vanni Saraceno. A chi spetterà la prossima mossa? Al comi-tato cittadino? Ma ci sarà una prossima mossa?

Giorgio Càsole

il rischio sismico. Fazio ha con-cluso la sua concione ammo-nendo il pubblico che questa è stata solo una mobilitazione, una specie di prova generale aggiungiamo noi, di una mobi-litazione più ferrea e stringen-te, cioè un vero sciopero gene-rale, cui far partecipare tutta la cittadinanza, come in quel fati-dico e famoso sciopero del 28 dicembre 1960, da noi più volte ricordato, qui e altrove, quan-do furono bloccati ferrovia e porto, soprattutto quel porto che dava e dà così tanto e che, con un decreto ministeriale, si voleva amministrativamente dividere in due: una parte agli augustani, l’altra ai siracusani, con il pretesto di dare giurisdi-zione a Priolo, Frazione allora di Siracusa.Dopo una giornata di autentica serrata, non quella di appena mezz’ora registrata-si il 26 marzo durante il per-corso del corteo sulla strada principale, dopo un’autentica sommossa popolare, dopo una sola giornata di lotta, dopo una serie di conciliaboli telefonici fra la prefettura e il ministero, il decreto fu definitivamente cassato, revocato, annullato. e Augusta ridiventò padrona a pieno titolo del suo porto. Fu quella una bella, memorabi-le, direi epica, pagina di sto-ria cittadina. Historia magi-

Nella foto in basso un momento della protesta popolare del 28 dicembre 1960, guidata da Giovanni Saraceno, con la fascia tricolore

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7Ospedale

La prossima mossa ci sarà. Il comitato citta-dino ha deciso di pro-clamare per il prossimo

5 maggio una giornata di scio-pero generale di tutte le attivi-tà produttive del territorio con la possibilità di prolungare la protesta anche nei giorni 6 e 7 maggio. La decisione è stata assunta nel corso della riunio-ne del coordinamento del co-mitato cittadino per la difesa dell’ospedale, che si è riunito giovedì 21 aprile nell’aula ma-gna del nuovo padiglione del Muscatello.

La riunione ha fatto segui-to all’incontro tenutosi martedì 19 aprile a Palermo, all’asses-sorato regionale alla sanità, tra l’assessore Massimo Russo e una delegazione di Augusta, guidata dal sindaco Massimo

Carrubba unitamen-te a una rappresen-tanza del comitato difesa ospedale.

“Il comitato” - ha detto il porta-voce Riccardo Fazio - “dopo ampia discus-sione, considerato lo sforzo istituzionale dell’assessore Rus-so, aperto al dialogo e alla disponibilità di una visita ad Au-gusta nei prossimi giorni per capire me-glio il territorio, non avendo di fatto avuto riscontri concreti, ma una netta chiusura alla modifica del decreto 01377 del 25.5.2010 e alla sua revoca, invita le organizzazioni sinda-cali territoriali e la cittadinanza allo sciopero generale di 24 ore di tutte le categorie a sostegno e

a difesa della lotta per la salvaguar-dia dell’ospeda-le Muscatello da tenersi il pros-simo 5 maggio. La cittadinanza tutta, le organiz-zazioni sindaca-li territoriali, le associazioni im-prenditoriali, dei

commercianti e degli artigiani sono inoltre invitati alla mobili-tazione generale con blocco delle attività nei giorni 6 e 7 maggio".

G.d.A.

Il comitato cittadino deciso a non mollareAltre giornate di sciopero ad Augusta a salvaguardia del Muscatello

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8 Ambiente

Gli abitanti del polo chi-mico e petrolifero di Augusta-Melilli-Priolo (nella foto), sanno di

vivere in una delle aree più a rischio e inquinate d’Italia. Lo chiamano giustamente il “golfo della morte”. Alle spalle, le grot-te e le cave naturali dei monti Climiti, per decenni depositi delle armi chimiche in dotazio-ne alle forze armate italiane e statunitensi. Sulla costa, selve di ciminiere, raffinerie e oleodotti: hanno avvelenato le acque e i fondali con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idro-carburi e scorie cancerogene. In-fine il porto, uno dei più grandi d’Italia, 6,8 km di pontili dove si movimentano annualmente ol-tre 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi.

Un’area del complesso è off limits: serve per gli attracchi delle

unità della ma-rina militare im-pegnate nei pat-tugliamenti del Canale di Sicilia e per rifornire di carburante e munizioni la VI Flotta USA e le navi da guer-ra degli alleati NATO. Con la guerra alla Libia il via vai militare si è fatto ancora più intenso ed è sempre meno

raro osservare nel golfo le minacciose sagome dei sottomarini nucleari delle classi “Ohio” e “Los Angeles” della US Navy, quelli che hanno sferrato gli attacchi con centinaia di missili da crociera “Tomahawk” all’uranio impoverito. Presenze dall’inso-stenibile impatto ambientale che mettono ancora più a rischio la si-curezza e la salute della popolazio-ne, ignara - stavolta - di convivere a fianco di reattori simili a quelli della famigerata centrale di Cher-nobyl.

L’intensificarsi nella rada di Au-gusta dei transiti e delle soste dei sot-tomarini USA è stato denunciato dalla Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella e Legambiente Sicilia. Con un’interrogazione al Presidente del-la Provinciali Siracusa, il consigliere Alessandro Acquaviva (Gruppo Mi-sto – SEL), ha chiesto invece di sape-re “se sono state attuate dagli organi competenti tutte le procedure finaliz-

zate a garantire alla popolazione la conoscenza sui rischi radiologici pre-senti e sulle eventuali misure di emer-genza da adottare in caso di incidente nucleare”. “L’art. 130 del decreto legi-slativo 230/95” – aggiunge Acquavi-va - “prevede che le popolazioni che risiedono in prossimità degli impianti siano regolarmente aggiornate sulle misure di protezione sanitaria appli-cate, sulla natura e le caratteristiche della radioattività e suoi effetti sulle persone e sull’ambiente, sul compor-tamento da adottare in caso d’inci-denti e sulle autorità responsabili de-gli interventi di protezione e soccorso. Le informazioni su quanto accade nel siracusano sono invece inesistenti”. Dove si è invece avuto accesso ai pia-ni di emergenza di altri porti nucleari (La Spezia, Taranto, Gaeta e La Mad-dalena), la loro valutazione ha dato esiti assai poso rassicuranti. E i punti di attracco e di fonda delle imbarca-zioni nucleari sono posti a distanze minime da aree densamente abitate.

I reattori utilizzati per la pro-pulsione di mezzi militari navali pongono serissimi problemi di sicu-rezza. “I sottomarini nucleari sono inevitabilmente sistemi accident pro-ne, ovvero possono subire vari tipi di incidenti, anche molto gravi, con frequenza notevolmente maggiore rispetto ai sistemi nucleari civili”, segnala uno studio pubblicato nel novembre 2004 dal Politecnico di Torino, a firma di Massimo Zucchetti (docente di Impianti nucleari), Fran-cesco Iannuzzelli (Peacelink) e Vito Francesco Polcaro (CNR). “In campo civile esistono numerosi sistemi di si-curezza e di emergenza che sono ob-bligatoriamente presenti nel reattore nucleare, senza i quali l’impianto non ottiene il permesso di funzionamento

Golfo di Augusta a rischio Chernobyl-Fukushima

Quando nella baia di Augusta approdarono l’incrociatore Belknap e la portaerei Kennedy, unità navali americane dotate di armi nucleari, entrate in collisione

Al contrario di altri porti nucleari: La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena, qui mancano le informazioni sui piani di emergenza

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da parte delle autorità preposte. Su un sottomarino, la presenza di questi sistemi è assai più contenuta, per ra-gioni di spazio, di peso e di funziona-lità. Inoltre, essendo vascelli militari, i sottomarini nucleari sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità milita-ri, notoriamente e costituzionalmente poco sensibili al problema dell’impat-to ambientale dei loro armamenti e della salute di coloro che li adopera-no. Di conseguenza ci ritroviamo col paradosso che reattori nucleari che non otterrebbero la licenza di eserci-zio in nessuno dei paesi che utilizzano l’energia atomica, circolano invece li-beramente nei mari”.

“I sottomarini sono progettati in genere per resistere alla pressione del mare non oltre i 500 metri di pro-fondità”, aggiungono i tre ricercatori. “Se quindi uno di essi affonda e finisce a profondità maggiori, il vascello si danneggia irrimediabilmente e non si può fare affidamento sul contenimen-to di eventuali sostanze inquinanti a bordo. Siamo, cioè, di fronte a una bomba ecologica aperta e soggetta ad interazione con le acque, incapace di impedire la dispersione nell’am-biente delle sostanze radioattive”. I sommergibili affrontano inoltre con-dizioni operative, anche in tempo di pace (esercitazioni, pattugliamento, etc.), che “possono comportare altri incidenti come l’esplosione di siluri, collisioni, urti col fondale, dalle con-seguenze pericolose per l’impianto nucleare a bordo”. La statistica sul numero e la gravità di incidenti av-venuti in passato a questo tipo di re-attori è amplissima, con dispersioni in mare di grandi quantità di radio-attività e molte vittime. In quaranta anni, si sono verificate un centinaio di emergenze nucleari o radiologiche. “Ricerche in corso dimostrano la cor-relazione fra la presenza di sommer-gibili a propulsione nucleare e la con-centrazione di elementi radioattivi alfa-emettitori in matrici biologiche marine”, segnala lo studio del Politec-nico di Torino.

“Le caratteristiche dei reattori civili e militari sono analoghe, ma su un mezzo navale non possono essere imbarcate pesanti schermature di cemento e calcestruzzo, né potrà es-sere sempre garantita nelle vicinan-

ze un’adeguata assistenza in caso di incidente”, segnala il fisico Giuseppe Longo dell’Università di Bologna. Dal punto di vista della tipologia degli in-cidenti e della quantità di radioattività diffusa, nel caso di navi e sottomarini, oltre alla veicolazione degli inquinan-ti nell’atmosfera si ha una diffusione anche attraverso l’acqua, con effetti sull’ecosistema marino. Tutt’altro che remota la possibilità di un surriscal-damento del nocciolo del reattore per il mancato funzionamento del circu-ito di raffreddamento e finanche la fusione parziale o totale del nocciolo, un incidente dalle conseguenze cata-strofiche. “La fusione del nòcciolo è un evento ipotizzato dai piani di emer-genza di Taranto e La Spezia”, rileva il fisico Antonino Drago dell’Universi-tà di Napoli. “Ciò provocherebbe un possibile cataclisma tipo maremoto, dovuto allo sfondamento dello scafo

da parte del nòcciolo che fonde o eva-pora a milioni di gradi fondendo an-che tutto ciò che incontra; si leverebbe una nube radioattiva che spazzerebbe larghe zone seminando morte, provo-cando un inquinamento del mare in proporzioni inimmaginabili, e in de-finitiva, attraverso le piogge, dell’ac-qua potabile e dei prodotti agricoli”.

Un caso di avaria all’impianto di raffreddamento, con conseguente perdita di refrigerante (LOCA = Loss of Cooling Accident) è avvenuto il 12 maggio 2000 al sottomarino d’attac-co britannico HMS Tireless, mentre transitava al largo della Sicilia. Dopo aver ha spento il reattore, il coman-

dante chiese di potere fare ingresso in un porto italiano, ma il permesso gli fu negato dalle autorità compe-tenti per motivi di sicurezza. Alla fine il sottomarino si diresse nel porto di Gibilterra; l’entità dei danni subiti dal reattore costrinse l’unità all’ormeggio per diversi anni, generando le pro-teste della popolazione e una querel-le diplomatica fra Gran Bretagna e Spagna.

Una tragedia ancora più grave avvenne venticinque anni prima nelle acque del Mar Ionio meridionale. La notte del 22 novembre 1975, la por-taerei USS John F. Kennedy entrò in collisione con l’incrociatore USS Belknap, armato di missili nuclea-ri “Terrier”. A bordo di questa unità scoppiò un incendio che giunse a po-chi metri dalle testate (fu lanciato uno dei più alti livelli di allarme nucleare, il cosiddetto broken arrow – freccia

spezzata). Le fiamme causarono la morte di 7 uomini dell’equipaggio. “Se le fiamme avessero raggiunto le testate atomiche, sarebbero esplose con effetti facilmente immaginabili, provocando la contaminazione ra-dioattiva di un’area enorme, in teoria gran parte dell’Italia meridionale”, ha commentato l’esperto di Greenpeace International William Arkin, in for-za all’esercito USA dal 1974 al 1978. L’incrociatore Belknap, parzialmen-te distrutto, fu rimorchiato nel porto di Augusta da un’altra unità navale USA. Nella città siciliana approdò il successivo 26 novembre pure la portaerei John F. Kennedy, anch’es-

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sa dotata di armi nucleari. Mentre il Belknap restò in rada per diversi giorni, la portaerei lasciò Augusta il 28 novembre per dirigersi a Napoli, dove fu sottoposta ad alcuni lavori di riparazione.

Su quanto accadde realmente quella maledetta notte del 1975 nel-le acque ad est della Sicilia esistono scarne informazioni. Un rapporto del giugno 1976 del Comando del Car-rier Airborne Early Warning Squa-dron 125 dell’US Navy ricorda che il 14 novembre 1975 “era stata avviata un’esercitazione di guerra anti-aerea (Anti-Air Warfare Exercise) per va-lutare ulteriormente le capacità di intercettazione a largo raggio dei ve-livoli E-2C ed F-14”. “Alle ore 22 del 22 novembre, la Kennedy e il Belknap si urtarono in mare durante le opera-zioni aeree notturne”, prosegue il rap-porto. “Gli E-2C dello Squadrone 125 presero immediatamente il controllo della pista di volo della portaerei e misero rapidamente in salvo tutti gli aeroplani in una struttura diversa, la facility aeronavale di Sigonella, in

Italia. A bordo della Kennedy suona-rono i sistemi d’allarme e la nave fu impegnata nel combattere le fiam-me che si svilupparono. Gli appelli eseguiti per tutta la notte permisero di localizzare tutto il personale dello squadrone, e parecchi degli uomini s’impegnarono attivamente nelle ope-razioni di spegnimento dell’incendio e di salvataggio”.

Ancora più drammatico il rac-conto di Tom Pruitt, uno dei militari imbarcati nella fregata USS Borde-lon, giunta in soccorso delle unità in collisione. “La task force navale era posta sotto il commando dell’ammi-raglio Dixon che seguì ogni fase di quella notte, dando personalmente gli ordini di assistenza al Belknap. Metà dell’incrociatore era investito dalle fiamme e successivamente ho appre-so dagli uomini a bordo, che quelli che stavano a prua non sapevano se lo scafo si fosse squarciato a metà. Così come non lo sapevano quelli che stavano a poppa. Inizialmente l’am-miraglio Dixon ordinò alla fregata USS Claude Ricketts di posizionarsi

L’accelerazione impressa all’inchiesta avviata dal procuratore capo di La-nusei, Domenico Fior-

dalisi, sulla vicenda delle armi all’uranio impoverito preoccupa i dipendenti degli Stabilimen-ti Militari, fra i quali quello di Augusta. Il Ministero della Di-fesa ha sempre smentito di aver utilizzato armi all’uranio impo-verito, ma il fatto che l’innalza-mento di casi di leucemia fra gli abitanti che risiedono nei pressi del poligono di Salto di Quirra e una dettagliata relazione della competente Asl ha dato un nuovo impulso all’inchiesta che era sta-ta avviata anni orsono. La ma-gistratura vuole capire se l’Italia ha avuto a disposizione tali tipi di armamenti ed eventualmente come sono stati stoccati e impie-gati, mentre i lavoratori dell’ente umbro pretendono ora di sapere se il personale tecnico civile ne è venuto a ‘contatto’, al punto da averli addirittura lavorati. Nel

Augusta, la maledizione dell’uranio impoverito

a fianco del Belknap controvento, per spegnere l’incendio. Dopo alcune ore, egli si rese conto che non era questo il lavoro che andava fatto. Fu allora ordinato alla Bordelon di affiancare il Belknap sottovento alle fiamme e al fumo, in modo da poter dirigere il getto d’acqua nell’area dove nessu-no poteva accedere in altro modo. Il nostro skipper, George Pierce, tenne la Bordelon a meno di 15 piedi dal-la fiancata della Belknap – in mare aperto – fino a quando le fiamme non furono messe sotto controllo. Succes-sivamente la Bordelon rimorchiò il Belknap sino alla baia di Augusta, in Sicilia, e aiutò l’equipaggio dell’incro-ciatore nelle attività di riparazione che durarono tre giorni”.

La foto di un ufficiale dell’US Navy immortalò l’incrociatore in rada ad Augusta il 23 novembre 1975. Anche se il ponte appare in parte in-tatto, la struttura d’alluminio dello scafo sembra essersi fusa del tutto.

Antonio Mazzeo

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11Ambiente

2001 era stata presentata un pre-cisa interrogazione all’ex Mini-stro della Difesa, Mattarella: “Il personale tecnico militare e civi-le di un deposito di armamenti in Italia ha richiesto nel mese di gennaio 2001 che siano effettua-ti i controlli e analisi per i rischi collegati all’uranio impoverito; tale personale ha effettuato veri-fiche e lavorazioni su una serie di munizioni all’uranio impoverito su di un lotto ritornato dalle ope-razioni della Somalia”.

L’interrogazione riguardava i colpi di artiglieria fabbricati da una società israeliana che van-no sotto la dicitura di proiettili 105/51mm APFS-DS-DM33. Alcuni lotti furono sicuramente arricchiti con uranio impoverito così da consentire ai colpi stes-si di penetrare qualsiasi corazza: difficile però al momento stabi-lire se furono anche questi acqui-stati dall’Italia. Lo Stabilimento Militare di Baiano di Spoleto lavorò quel tipo di colpi, molti anni più tardi da quell’interven-to militare in Somalia (1993) che finì al centro del documento che i parlamentari posero in interro-gazione.

Lo ricorda oggi il Segreta-rio Regionale della USB Difesa,

Ettore Magrini. “Il nostro ente, mi pare di ricordare che fosse il 2005, fu chiamato a operare al-cune modifiche a quei colpi isra-eliani. Proprio in quei giorni uscì un articolo-inchiesta de La Re-pubblica che parlava dell’ura-nio impoverito applicato a simili colpi di artiglieria e mi precipitai a chiedere delucidazioni sia alla direzione militare, sia al servizio prevenzione e protezione”. La risposta fu precisa, anche se mai messa per iscritto: “Ci dissero che dovevamo stare tranquilli perché quei colpi di artiglieria non era-no stati arricchiti con materiali radioattivo – continua Magrini – e che tutto era in regola per la sicurezza dei lavoratori, sia per i meccanici, chiamati a interveni-re sull’ogiva, sia per gli artificieri. Non ci fu una risposta scritta, ma ricordo bene di aver messo a ver-bale la mia richiesta”. Domani comunque il sindacato tornerà a farsi sentire chiedendo stavolta un impegno preciso anche se “le lavorazioni sui DM33” conclude Magrini “sono finite circa due anni fa”. Esprime preoccupazio-ne anche il sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti, in merito ai possibili scenari che coinvolge-rebbero lo stabilimento di Baia-

no di Spoleto. “È chiaro che se le cose corrispondessero al vero” ha detto Benedetti “ci si tro-verebbe di fronte a uno scenario molto preoccupante. In si-tuazioni così delica-te non sono ammis-sibili né ambiguità né indeterminatez-za. Abbiamo biso-gno di sapere con tempestività come stanno esattamente le cose. Vogliamo rassicurazioni pre-cise e puntuali. Per questo chiediamo

che il Ministero della Difesa fac-cia totale chiarezza sulla questio-ne. Siamo molto vicini ai lavora-tori e a tutti i cittadini di Baiano e condividiamo i timori e la pres-sante richiesta di risposta anche da parte del sindacato. Sarà fatto tutto il possibile da parte di que-sta amministrazione per ottene-re dal Ministero le informazioni necessarie per avere un quadro certo sulla questione e scongiu-rare ogni possibile situazione di incertezza che mette a rischio la salute dei cittadini”. In Sardegna intanto l’attenzione sull’inchiesta è altissima tanto che nelle ultime ore si registra la presa di posizio-ne anche dell’assessore alla sanità Antonello Liori: ‘Chiedero’ per-sonalmente al ministro La Russa che lo Stato si faccia carico delle spese di uno studio epidemiolo-gico nella zona del Poligono di Quirra, curato però direttamente dalla Regione.

E’ un problema di salute pubblica che rischia di danneg-giare pesantemente l’economia del territorio ed è necessario ac-certare la verità. Perciò dobbia-mo affidarci a uno studio serio, documentato, imparziale. Ecco perché la Regione si deve candi-dare alla sua gestione, ovviamen-te in stretta collaborazione con istituti specializzati, in primis l’Istituto superiore di sanità, da affiancare alle Aziende sanitarie regionali.

G. T.

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12

Al processo Oikotoen, che è in corso di svol-gimento, a Siracusa, davanti al giudice del

tribunale (presidente Giancarlo Cascino; a latere, Simona Ragaz-zi e Angela Geraldi), è stato esa-minato e controesaminato l’ex dirigente dell’ufficio Ecologia del comune di Augusta, Roberto Passanisi che in questa “doloro-sa” vicenda giudiziaria riveste il ruolo di vittima di un tentativo di concussione posto in essere nei suoi confronti dal sindaco Mas-simo Carruba. Il processo infat-ti vede sul banco degli imputati proprio il capo dell’ Ammini-strazione comunale di Augusta perché, secondo il pubblico mi-nistero Musco, avrebbe cercato di “condizionare” le decisioni del dirigente dell’ufficio Ecologia in relazione alla richiesta autoriz-zazione a costruire una piatta-forma polifunzionale da parte della società Oikotoen.

Il tanto agognato parere che avrebbe dovuto rilasciare il funzionario a corredo della do-manda della Oikotoen, fu poi espresso dal funzionario Rober-to Passanisi, ma il suo esito non sarebbe affatto piaciuto al sinda-co Carruba che, tuttavia, facendo buon viso a cattiva sorte, confer-mò, sia pure a denti stretti, il pa-rere contrario di Passanisi alla realizzazione della piattaforma polifunzionale della società Oi-kotoen.

Ma, allora, se non rilasciò l’autorizzazione alla Oikotoen, come mai è finito nel tritacar-ne dell’inchiesta giudiziaria per rispondere del reato di tentata

concussione? A rispondere al quesito è il Roberto Passanisi il quale afferma, e per questo mo-tivo si è costituito parte civile contro il sindaco Carruba che, dopo quel suo parere negativo dell’autorizzazione amministra-tiva alla Oikotoen, lui è stato emarginato e sottoposto a “pres-sioni” psicologiche di ogni tipo al punto che ritenendosi ormai un nemico da abbattere con le buone o con le cattive da parte degli amministratori comunali lui stesso prese la decisione di togliere il disturbo e di mettersi anzitempo in pensione.

Nel corso dell’esame cui è stato sottoposto dal pubblico mi-nistero Maurizio Musco, dall’av-vocato Luigi Latino che peraltro è il suo difensore di parte civile, e dall’avvocato dello Stato Mai-mone, Roberto Passanisi ha ri-evocato la sua drammatica espe-

rienza di funzionario comunale messo in un angolo per avere tutelato gli interessi della città e dei suoi concittadini.

Roberto Passanisi ha ricor-dato infatti che la piattaforma polifunzionale doveva sorgere sulla falda acquifera da cui viene prelevata l’acqua che sgorga dai rubinetti delle case degli augu-stani. Passanisi tuttavia, è stato messo in difficoltà dai difenso-ri del sindaco Carruba, Fiorella Intrepido e Francesco favi. Nel corso del controesame, infatti, i difensori del sindaco hanno strappato all’ex funzionario co-munale l’ammissione che ha la-vorato come consulente della so-cietà Gespi, fornendo alla stessa una preziosa collaborazione in-sieme a Domenico La Ferla.

I legali del sindaco hanno ricordato che La Ferla è un geo-logo ed è stato un consulente del pubblico ministero, e che la Ge-spi è una società concorrente alla Oikotoen. Il processo proseguirà il prossimo mese con l’audizione di altri testimoni dell’accusa.

Pino Guastella

Caso OikotoenCARRUBBA CONTRO PASSANISI PASSANISI CONTRO CARRUBBA

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13Sentenza

È sfuggito alla pena dell’ergastolo, che nei suoi confronti aveva chiesto il pubblico mi-

nistero Antonio Nicastro, per avere ucciso la fidanzata Fran-cesca Ferraguto e aver poi di-strutto il suo cadavere, facen-dolo a pezzi con il flex.

Allo squartatore di Augu-sta, Gianfranco Bari, invece, il giudice dell’udienza prelimi-nare, Michele Consiglio, ha in-flitto la pena di vent’anni anni di reclusione.

Il Gup ha riconosciuto Gianfranco Bari colpevole dei reati di omicidio volontario e distruzione del cadavere, ma non ha riconosciuto sussisten-te la circostanza aggravante di avere agito con crudeltà, che, viceversa, aveva ritenuto sus-sistente il pubblico ministe-ro, che gliel’aveva contestata all’inizio del processo celebra-to con il rito abbreviato.

E, conseguentemente, essendo venuta meno questa aggravante di avere commes-so l’omicidio con crudeltà, la pena è scesa a 30 anni ed è sta-ta ridotta ulteriormente a 20 anni di reclusione in conside-razione dello sconto spettan-te a Gianfranco Bari per aver chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Gianfranco

Bari è stato condanna-to al risarcimento dei danni in favore del pa-dre, della madre e dei due fratelli di Francesca Ferraguto, da liquidarsi in separata sede, ma, in attesa che il giudice del tribunale civile stabilisca l’entità dell’indennizzo, l’imputato dovrà paga-re una provvisionale di 130 mila euro in favore le quattro parti ci-vili. La sentenza ha gettato nello sconforto i genitori della povera Francesca Ferraguto, tutelati in giudizio dall’avvocato Beniamino D’Augusta, che, in sede di discus-sione, si era battuto per l’affer-mazione della penale responsa-bilità di Gianfranco Bari eaveva auspicato che fosse condannato a pagare una provvisionale di 500 mila euro alle parti civili.

Nessun commento è stato fatto dal pubblico ministero che, comunque, non esclude di im-pugnare il verdetto del Gup. In-vece, grande soddisfazione per la sentenza del Gup viene espressa dall’avvocato Giuseppe Cristiano, difensore di Gianfranco Bari. Il penalista aveva auspicato l’esclu-sione della circostanza di aver agi-to con crudeltà, perché, prima gli atti di indagine e successivamen-te lo psichiatra che ha sottopo-sto a consulto l’imputato, hanno escluso che la povera Francesca

Ferraguto aves-se sofferto per le percosse subite dall’omicida.

Per l’avvo-cato Cristiano ha fatto bene il Gup a escludere l’ag-gravante perché, come già ha sotto-lineato il suo con-

sulente psichiatra, s’è trattato di un omicidio d’impeto, e non c’è stato alcun accanimento da parte di Gianfranco Bari ad allungare la sofferenza del-la vittima prima che la stessa morisse. In effetti, secondo quanto accertato dai carabi-nieri, e anche sulla base della confessione resa dallo stesso imputato nel momento in cui venne arrestato, Gianfranco Bari colpì a mani nude o con un corpo contundente la po-vera Francesca Ferraguto, la quale, battendo il capo contro il pavimento o un mobile, morì sul colpo. Poi, ma già con l’av-venuto decesso della giovane donna, Gianfranco Bari ha fat-to scempio del suo cadavere, segandolo a pezzi con il flex. Ma questo macabro cerimo-niale avviene immediatamen-te dopo il decesso di Francesca Ferraguto.

P.G.

PROCESSO ABBREVIATODecisione del giudice dell’udienza preliminare Michele Consiglio

20 Anni di carcere a Gianfranco Bari

Lo squartatore di Francesca Ferraguto

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12 Personaggi

Il premio Franca Florio per la moda è stato assegnato alla stilista augustana Federica Fanti con la seguente mo-

tivazione: “Ambasciatrice della Sicilia come giovane imprenditri-ce nel campo dell’Alta Moda nel Mondo.” , nella sede dell’Assem-blea Regionale Siciliana in Sala Gialla del Palazzo Reale di Paler-mo, oggi meglio conosciuto come Palazzo dei Normanni, dove, nei giorni scorsi, si è svolta la ceri-monia di consegna del Premio Franca Florio, conferito a profes-sionisti manager e imprenditori, quale riconoscimento per il loro ruolo di Ambasciatori della Sicilia

(nella foto, Federica Fanti con Costanza Afan de Rivera Flo-rio).

La cerimonia è stata anticipata da una tavola rotonda sul tema Imprenditori di Sicilia.

Il Premio, giunto alla sua 4^ edizione, è stato ideato e orga-nizzato dalla Patrizia Livreri, do-cente di elettronica alla la facoltà di ingegneria dell’ università di Palermo, nonché presidente re-gionale della fondazione Marisa Bellisario, istituita in ricordo e per onorare una delle donne, Ma-risa Bellisario appunto, che ha

Il premio “Franca Florio” alla stilista augustana Federica Fanti

contribuito in modo significativo al progresso della Sicilia, espor-tando per eccellenza la cultura e il dinamismo in tutto il Mondo.

Federica Fanti è figlia di un sottufficiale di Marina, di origi-ne veneta, di stanza ad Augusta, e di una giovane donna augustana. Federica sin da giovanissima ha manifestato doti artistiche. Oggi fa la pendolare fra la città natale e Catania

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Augusta dalla A alla ZInserto fotografico a cura dell’associazione APF

Il Castellon. 3

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1 - Bastione N/W (Marco Moschitto)2 - Notturno (Romolo Maddaleni)3 - Vedute del porto (Carmelo Micieli)4 - Cinta a mare (Giuseppe Schermi)5 - Veduta del Rivellino (Giuseppe Scapellato)6 - Torre Bugnata (Sebastian Brusca)7 - Stemmi Ingresso (Romolo Maddaleni)8 - Veduta da Nord (Maria Gadaleta)9 - Veduta da L. Rossini (Corrado Di Mauro)10 - Veduta dal Ponte Federico II (Gaetano Cannavò)11 - Vedute dal parco (Duccio Luglio)12 - Interni (Felice Cucinotta)13 - Caletta sotto le cinte (Marco Moschitto)

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19Personaggi

Vi ricordate la tradizio-nale vendita all’asta che veniva svolta ad Augusta il 19 marzo

per la festa dedicata a San Giu-seppe, quando dal balcone di fronte alla chiesa si affacciava, impellicciato, quel noto perso-naggio, di nome Joe Conforte, accerchiato dalle sue bionde sventole e dai suoi “strani” col-laboratori? Tradizionalmente i devoti, grandi e piccini, parteci-pavano in massa, accorrevano da ogni quartiere della città, anche se a oggi non si è capito se per devozione al Giuseppe santo o al Giuseppe (Joe) uomo.

Il dubbio rimane, visto che oggi la gente non accorre più come prima, cioè da quando Joe Conforte, fuggito per frode fiscale dal Nevada in Brasile, non potrà più raggiungere la sua citta natìa, Augusta . Si sa solo che Joe era

un personaggio di gros-so “calibro” e gli piaceva tanto apparire imboccan-do il suo enorme sigaro, in attesa che si finisse la vendita degli articoli “alla portata di tutti” per ac-quistare e a caro prezzo i bastoni di torrone alle mandorle, e il bastone di Giuseppe, il santo ovvia-mente. Una grande sod-disfazione per Joe Con-forte, l’amico di Frank Sinatra, il ragazzo emigrato in cerca di fortuna da Augusta negli Stati Uniti d’America, in cerca di una dea bendata che non tardò ad arrivare perché, secondo le dichiarazioni da lui stesso rese all’epoca al prof. Giorgio Càsole durante un’intervista televisiva , nella vita il segreto del succes-so si divide in tre parti: bisogna cogliere l’occasione giusta, avere tanto cervello e tanta forza.

Una vera forza la sua, si sa, con le sue case da gioco, il casi-no, il casinò e, soprattutto, tanto cervello, lo stesso che lo indot-to ad abbandonare tutto in età avanzata per andare in Brasile in esilio dorato. La conoscono tutti ad Augusta la vera storia di Joe Conforte, una notorietà resa ancor più brillante dal film biografico che dall’America ar-rivò nella sala cinematografica di questo nostro ridente paesot-to di provincia, nella sala dell’or-mai dismesso cinema Impero, oggi ridotto a un pugno di “ma-cerie” perché distrutto dal tem-po e dall’indifferenza dei nostri amministratori comunali che non hanno saputo acquisire al patrimonio comunale un loca-le che poteva diventare un sala teatrale in pieno centro storico,

per non parlare di quell’altro monumento in via di degrado che è il Kursaal Augusteo.

E non solo al cinema Joe Conforte si faceva ammirare, con sequenze riprese dal vivo pro-prio qui ad Augusta della proces-sione di Joe con le sue sventole e il sigaro in bocca, seguito da-slla banda musicale e dal mare-sciallo delle guardie municipali. perché, si ricorderà, anche la stampa nazionale e il settima-nale L’Espresso non seppero , all’epoca, sottrarsi al fascino misterioso del nostro illustre concittadino, che fu persino in-tervistato dal celebre e popolare giornalista televisivo e della cata stampata Enzo Biagi.

Il tradizionale bastone di torrone venduto all’asta di San Giuseppe, invece, quest’anno è stato acquistato da un arbi-tro di calcio a 5, Sebastiano Di Franco, conosciuto meglio come Frankie, ragazzo di buona fami-glia e devoto a San Giuseppe, il santo.

Giuseppe Tringali

Nella foto sopra Joe Conforte, nella foto accanto: Frankie Di Francobollette relative al pagamento

All’asta di San Giuseppe il tradizionale bastone NON è più tempo di Joe Conforte

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20

Anche in quest’anno sco-lastico, Il liceo “Mèga-ra” ha accolto i ragazzi che si trovano all’ultimo

anno della scuola media e devo-no compiere una scelta impor-tante: l’indirizzo di studi da se-guire per i prossimi cinque anni. Il liceo cittadino attualmente of-fre tre indirizzi : classico, scien-tifico e delle scienze umane .

Dal prossimo anno scola-stico potrà attivare anche l’indi-rizzo di liceo linguistico giacché l’assessorato regionale alla pub-blica istruzione ha dato parere favorevole, con il decreto n. 740, alla richiesta formulata anni ad-dietro dal collegio docenti del li-ceo. La conferma è stata data dal dirigente scolastico, Giuseppe

S. Adònia, visibilmente soddi-sfatto per il risultato raggiunto, “che premia” – ha sottolineato- “gli sforzi compiuti dalla nostra scuola per ampliare il ventaglio dell’offerta formativa e per con-sentire ai tanti ragazzi di Augu-sta, che frequentano scuole di altre città vicine, di sottrarsi alla fatica del pendolarismo per poter studiare le lingue fondamentali dell’Unione europea o altre lin-gue di Paesi emergenti; la nostra scuola è prontissima ad attivare questo nuovo indirizzo linguisti-co, non solo per numero di locali destinati ad aule, ma anche per la presenza di attrezzatissimi la-boratori linguistici”. Spetterà al collegio docenti definire e sta-bilire nella sua strutturazione

questo nuovo indirizzo,”che s’in-serisce nel solco della sperimen-tazione attivata dal nostro liceo negli anni scorsi, quando sono stati impartiti insegnamenti cur-riculari di francese oltre a quelli tradizionali di inglese”, ha osser-vato la docente Carmela Circo, incaricata della funzione stru-mentale all’orientamento post scuola media.

In occasione dell’iniziativa denominata “liceo aperto”, in primo luogo sono stati gli stessi liceali ad accoglierea gli alunni delle scuole medie e i loro ge-nitori, e con i docenti li hanno informati sui diversi percorsi di studio, quali materie compren-de ognuno di essi e la durata media delle lezioni scolastiche . Su indicazione dei profes-sori, genitori e alunni han-no “esplorato” la scuola vi-sitando aule e laboratori . I laboratori sono tre : quello di fisica, quello di chimica, e il la-boratorio linguistico,tutti e tre di nuovissima generazione. In ogni laboratorio una rappre-sentanza di studenti e l’inse-gnante della materia specifica hanno mostrato ai visitatori gli strumenti, i materiali a disposi-zione e le attività che si svolgo-no nelle ore di studio e il mag-giore coinvolgimento e interesse che questo suscita negli studenti rispetto alla stessa materia ap-presa attraverso l’uso dei libri di

Liceo Mègara “aperto” anche quest’anno, anche linguistico dal prossimo

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21Scuola

testo. Nel laboratorio linguisti-

co la professoressa Brunno ha mostrato il video del backstage di “and so this is Chritsmas”, lo spettacolo in lingua inglese mes-so in scena dagli studenti di tut-ti e tre gli indirizzi prima delle vacanze natalizie, sotto la guida degli insegnati d’inglese. Sono stati effettuati collegamenti via internet e sono state mostrate le varie attività che si svolgono du-rante l’ora di inglese, che svilup-pano le abilità di ascolto e par-lato, spesso trascurate in classe, come il dettato con le canzoni su internet, il gemellaggio con una scuola della Romania tramite l’ E-twinning space per l’esercita-zione nella conversation e per sviluppare uno scambio cultu-rale tra la nostra città e quella degli studenti stranieri. I visi-tatori hanno potuto osservare e utilizzare in prima persona le tecnologie didattiche più avan-zate di cui il laboratorio è dotato. Un elemento che ha suscita-to molto interesse nei ragazzi è stata la lavagna multimediale : uno strumento che, grazie alle sue caratteristiche interatti-ve, rende piacevoli e di imme-diata comprensione le lezioni. Grazie al continuo coinvolgimen-to da parte di studenti e profes-sori, i ragazzi delle medie hanno mostrato interesse e curiosità per ogni attività illustrata e alla fine sembravano entusiasti. È stata un’attività ben organizza-ta, stimolante e indispensabile per studenti così giovani che si troveranno fra qualche mese di fronte a una scelta di fondamen-tale importanza.

Martina Errante Dalla

Libia arrivano le immagini orri-

Durante l’attività di stu-dio e approfondimento effettuato da un gruppo di studenti della nostra

classe II D L.S., sotto la guida del prof. Pietro Latino, riguardante la statistica, abbiamo effettuato un’indagine sui mezzi di tra-sporto utilizzati dagli studenti del liceo classico “Mègara” per recarsi a scuola e per rientrare nelle proprie abitazioni. Sono stati intervistati gli alunni di tut-te le classi; poi, servendoci di un foglio elettronicoe propeie abita-za classe II D L., abbiamo siste-mato i dati ed elaborato il grafico sottostante.

Dato il prevalente uso di mezzi di trasporto come moto, automobili e autobus, possiamo dedurre che, per la maggior par-te degli alunni, la sede scolastica si trova distante dalla abitazio-ni.

Noi pensiamo che la scuola dovrebbe essere ubicata in un punto baricentrico rispetto al territorio di riferimento in modo da ridurre l’uso di questi mez-zi a motore che oltre ad essere causa della for-mazione di in-gorghi e qual-che incidente, contribuiscono n o t e v o l m e n -te all’inquina-mento acustico e atmosferico.

Per sol-vere il proble-ma alla radice sarebbe utile impegnarsi per

Per andare a scuola meglio bus piccoli

ecologici e più frequenti

I liceali in movimento ad Augusta per raggiungere la loro scuola

una delocalizzazione dell’istituto scolastico.

Considerato che questa so-luzione è di difficile attuazione, intanto sarebbe opportuno mi-gliorare i mezzi di trasposto pub-blici aumentandone la frequenza nelle ore di ingresso e uscita dal-la scuola utilizzando mezzi più ecologici e più piccoli, conside-rato che le nostre vie hanno di-mensioni ridotte. Tutto questo, però, può realizzarsi solo con la consapevolezza, il consenso e la partecipazione di tutti: noi stessi e coloro che decidono per il pre-sente e il futuro della nostra città. Ai nostri amministratori ci rivol-giamo, pertanto, affinché possa essere preso in considerazione il problema e possano essere adot-tate strategie per risolverlo.

Francesco Arcidiacono, Sharon Bandiera, Andrea Costagliola, Gloria Iacono, Fabrizio Neri, Mattia Tor-retti, Giuseppe Valenti

Page 22: GIORNALE DI AUGUSTA

22 Manifestazioni

La mattina di mercoledì 16 marzo, vigilia del giorno dichiarato festivo per il centocinquantesimo anni-

versario dell’unità d’Italia, nel cor-tile del plesso denominato “Cap-puccini”, del I Circolo Didattico “Giovanni Pascoli”, i bambini si sono esibiti in un “omaggio” cano-ro e poetico per i propri genitori. I bambini, come si può vedere dalla foto, erano tutti vestiti come piccoli garibaldini e il plesso della scuola era pavesato dal tricolore italiano. Così gli alunni della scuola prima-ria hanno voluto festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia, intonando canti, recitando poesie e leggendo alcune riflessioni sulla “bandiera,” simbolo di unità e di fratellanza per l’intera nazione, come ha vo-luto sottolineare la dirigente scola-stica Rossella Miraldi, che, con le sue maestre, ha dato il benvenuto ai genitori, orgogliosi e commossi per “l’esibizione” patriottica dei loro figlioletti.

C. C.

Nella foto: un momento dei bambini che cantano

Il 17 marzo, il Circolo Unione, la Croce Rossa Italiana, l’ As-sociazione Musicale Shloq, il I° Istituto Comprensivo P.

Di Napoli, insieme, hanno ricor-dato le lotte, i sacrifici e i caduti per la difesa dei valori, degli ide-ali, del patrimonio monumenta-le, artistico,letterario e culturale di “UNITALIA”. Il logo, frutto del lavoro di una qualificata équi-pe della “P. Di Napoli”, altamen-te espressivo e rappresentativo dell’importanza di raggruppare tutte le varie entità locali e regio-nali sotto un’unica bandiera trico-lore, è stato scelto dal Ministero che l’ha riportato nella home-pa-ge nazionale del PON 2007-2013 in occasione della celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia.

Per fare spazio al numero-so pubblico accorso, nel salone di rappresentanza del Circolo sono state aperte anche le porte prospi-cienti la Piazza Duomo e sono stati rimossi parecchi mobili antichi e artistici.

Una calorosa e gioiosa atmo-sfera fatta di dolci sorrisi, di recite di brani letterari , di commoventi brani musicali, di intonazione di canti patriottici ha caratterizzato la serata. Protagonisti della scena i giovanissimi alunni del coro e dell’ orchestra del sopracitato Istituto. Sulle note di violini, di chitarre, di clarinetti, del pianoforte e attra-verso le strofe cantate e recitate, il pubblico ha potuto ripercorrere le varie fasi che hanno caratterizzato il travagliato percorso che ha por-tato all’Unità d’Italia e che hanno

contribuito a realizzare quanto ar-dentemente desiderato già da pa-recchi secoli dai grandi della storia italiana.

“Risulta indispensabile un nuovo Risorgimento” - hanno sot-tolineato la presidente del Circolo Unione, Gaetana Bruno Ferragu-to, l’ispettrice provinciale della Croce Rossa Italiana, Pasqualina Moscuzza e la dirigente scolasti-ca della “Principe di Napoli”, Tea Sortino - “che possa accomunare tutti gli italiani in un unico obiet-tivo, che facendo leva sulle no-bili e antiche origini e tradizioni contribuisca a far rinascere tutti i veri valori e ideali e a far di nuo-vo grande la nostra Italia. In tal senso occorre rendere partecipi di tale progetto i nostri giovani. A questi ultimi , da parte degli adulti, è fatto obbligo di offrire dei validi modelli di riferimento basati an-che sull’osservanza di saldi e sani principi etico-morali.

Altri qualificati attori della se-rata sono stati Camillo Spina che con la relazione “ Risorgimento Italiano in chiaro scuro Siciliano” ha ben descritto il contesto storico dell’epoca con le varie ripercussio-ni, non totalmente positive, sulle popolazioni del Regno delle Due Sicilie, e Salvo Tempio che con al-tro componente della Scuola Mu-sicale Shloq ha eseguito due briosi brani musicali.

Indimenticabile serata che ha visto, nel segno dell’Unità d’Italia, una convergenza di ideali e di la-vori da parte di parecchie organiz-zazioni rappresentative del mondo

I 150 anni dell’unità d’Italia festeggiati dai bambini e dal Circolo Unione Nelle foto: momenti delle manifestazioni al C. U.

Page 23: GIORNALE DI AUGUSTA

23Cultura

della cultura, della scuola, dell’arte e non ultimo del volontariato.

Un particolare riconoscimen-to ai docenti, musicisti e maestri di canto e musica della “P. Di Napo-li,” che hanno preparato gli alun-ni e partecipato direttamente alla manifestazione: Giuseppe Salemi , Marina Apollo, Katia Cipriano, Giuliano Giuseppe, Giuseppa Romina, Luca Patania Giuseppe Pattavina.

Gaetano Gulino

Sabato 24 aprile si è chiusa la mostra organizzata dal Circolo Unione “Vita civi-le e vita religiosa ad Au-

gusta: un legame secolare” , ini-ziativa che ha coinvolto, a vario titolo, la presidente, il direttivo, i soci del circolo e i cittadini che, numerosi, otre 3000, hanno vi-sitato l’esposizione.

La mostra ha permesso ai vi-sitatori di scoprire un passato della nostra città fatto di piccole cose, di quotidianità, di gesti e riti che han-no accompagnato lo svolgere del tempo e hanno plasmato il proprio intimo rapporto con la religiosità. Inoltre si è voluto dare ai giovani uno spunto di riflessione su un” angolo di piccola storia”.

Sono stati esposti oltre 170 oggetti che hanno documentato, soprattutto, la religiosità domesti-

ca che, per alcuni secoli, ha costituito ad Augusta un momento fondante dell’essere “famiglia”. Si è evitato di dare una mera lettura estetica agli oggetti di arte religiosa popolare, cercando in-vece di tentare la rico-

struzione dei loro contesti d’uso, di ciò che è stato il loro “ senso” all’interno della casa. I “santini”, le acquasantiere, le stampe devo-zionali, i piccoli messali, le antiche coroncine, hanno spesso dipanato nei visitatori il gomitolo dei ricordi della propria infanzia. E poi gli olii, le incisioni, le pitture su vetro, le cartapeste destinate a fasce sociali più alte, insieme alla testimonian-za di atti di una “vita civile”, hanno completato la mappa di un percor-so culturale che ha segnato la vita di una larga parte della nostra co-munità cittadina condizionandone i quadri di riferimento, i sistemi di rappresentazione, i rapporti socia-li, i sogni.

L’evento è stato reso possibile grazie alla generosità dei proprie-tari dei pezzi esposti, alla contri-buzione degli sponsor ( H o t e l Venus, Biemme Car) e al patro-cinio della Provincia Regionale di Siracusa. Gaetana Bruno Ferraguto

Chiusa la mostra si ci chiede quale tipo di con-tributo abbia apportato nella società augustana.

Di certo non supportata dai “po-tenti” locali, da quelli religiosi in quanto ritenuta un po’ pagana, da quelli civili in quanto vista come fonte di ulteriore confusione in un clima di moltepli-ci iniziative più o meno culturali, la mostra ha saputo elevarsi al di so-pra delle umane e meschine critiche

e raggiungere un obiettivo alta-mente nobile, riscuotendo in tal modo un vero successo. In effet-ti tramite i vari oggetti, messi in esposizione, ben descritti e allo-cati nei vari contesti storici da tre validi professionisti che inces-santemente si sono alternati alla guida dei visitatori, la mostra ha permesso di riesaminare varie fasi di vita di un tempo che fu.

Usi, abitudini, riti, testimo-nianze di un popolo cresciuto tra sacrifici e sofferenze ma conforta-to dall’osservanza di regole e mo-delli civili e religiosi che di fatto ne hanno nobilitato il breve passag-gio terreno. Un esempio per tutti: parecchi ragazzi, prima in visita scolastica organizzata, sono torna-ti successivamente con i rispettivi genitori o nonni a cui con entu-siasmo hanno espresso colorite frasi tipo- “Vedi papà, vedi non-no, quella è un frammento della famosa tela del sabato santo, che veniva calata in Chiesa Madre con una cerimonia del tutto par-ticolare, al cui termine la gente si abbracciava e faceva la pace, anche gli nemici acerrimi dimen-ticavano i dissapori accumulatisi nell’anno-. Risposta del familia-re-” ahimè, con la scomparsa di questa tradizione è cessata anche la sana abitudine di fare la pace per Pasqua. Sarebbe opportuno ricercare e riattivare molte delle nostre antiche tradizioni-.

G.G.

Nella foto (di Gaetano Gulino): una sezione della mostra

"3 secoli di vita religiosa al Circolo Unione"

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24 Avvenimenti

Giovedì 24 marzo, ore 11 circa del mattino: il pri-mo immigrato a sbar-care dal portellone della

nave San Marco è un tunisino che si regge sulle stampelle. Poi tutti gli altri 549migranti. Ad attenderli, sulla banchina dell’area commer-ciale di Punta Cugno, nella rada di Augusta, un imponente cordone di sicurezza con oltre duecento uomi-ni delle forze dell’ordine. Gli immi-grati sono i imbarcati sui bus no-leggiati per l’occasione e condotti presso il “villaggio degli aranci” di Mineo. Molta la cautela e i control-li a causa di un possibile pericolo di infiltrazioni terroristiche tra gli immigrati, come ha fatto balenare il direttore del Dipartimento infor-mazioni per la sicurezza, Gianni De Gennaro. Intanto da Mineo ,dove i primi quattro pullman sono giunti alle ore 13 dello stesso 24 marzo, arrivano notizie di una clamorosa protesta.

All’arrivo dei primi immigrati sindaci e amministratori dell’area etnea tentano di non far entrare i pullman , ma dopo qualche minu-to di tensione, le forze dell’ordine riescono a fare entrare i pullman. Secondo quanto si è appreso da fonti ministeriali questo della San Marco dovrebbe essere il primo di tre viaggi che consentirà il tra-sferimento da Lampedusa di circa 1800 immigrati.

C.C.

Una vincita milionaria è stata realizzata al concor-so gratta e vinci, nella città federiciana. Un anonimo

scommettitore ha vinto 1 milione di euro. La vincita milionaria è stata realizzata nell’edicola – bar – ta-bacchi di Angelo Aversente, ubica-ta nei pressi del piazzale Fontana. Il fortunato scommettitore ha rea-lizzato la mega vincita grattando un biglietto del concorso del costo di appena 10 euro.

“Non sappiamo chi sia il vinci-tore” – dicono Angelo Aversente e la moglie Irina Boeva , felici ovviamen-te dell’inaspettata fama che ha sùbi-to circondato la loro rivendita . “Ab-biamo appreso della super vincita solo attraverso il bollettino ufficiale della Lottomatica che ci ha inviato il diploma della fortuna. Dal nostro locale passano centinaia di clienti giornalmente e, quindi, per noi è impossibile risalire all’identità del prescelto dalla dea bendata, il fortu-nato fresco milionario”. La vincita, secondo i gestori della rivendita, ri-salirebbe a una decina di giorni fa. Nel punto vendita si erano registra-te altre vincite, ma mai prima d’ora così alte.

C. C.

La crisi libica coinvolge anche il porto di Augusta, base militare strategica e porto commerciale fra i più importanti in Italia.

Vincita milionaria nell’edicola bar tabacchi di Angelo Aversente

Pur senza la consueta unani-mità (i rappresentanti della Lega Nord hanno espresso voto contrario) il governo

Berlusconi ha deciso di rendere fe-stivo il 17 marzo. Perché proprio il 17 marzo?

Perché il 17 marzo 1861 è la data di nascita del Paese, con-segnato al re Vittorio Emanuele II con legge n. 4671 del Regno di Sardegna, quando a Torino, prima capitale dello Stato, venne procla-mato il Regno d’Italia. Da un’Italia divisa in sette Stati, oppressa dalla sottomissione all’ Austria, nasceva un Regno Unito, che dal Piemonte alla Sicilia si riconosceva in un uni-co governante, un sistema di leggi univoco e una tradizione culturale accreditata sul piano internazio-nale. Il via ufficiale ai 150 anni di storia unitaria venne dato a Pa-lazzo Carignano, nuova sede del Parlamento, che si era riunito per la prima volta il 18 febbraio dello stesso anno 18611. Le rappresen-tanze popolari erano state rinno-vate con elezioni del gennaio: su quasi 26 milioni di abitanti, il di-ritto a votare fu concesso dai nuovi governanti solo a 419.938 persone (circa l’1,8%) e alla fine i voti validi si ridussero a 170.567.

La proclamazione del Re-gno d’Italia si configurò come una prosecuzione del Regno di Sarde-gna, tanto che Vittorio Emanuele II continuò a mantenere, tra le prote-ste della sinistra storica, la nume-razione originaria della dinastia dei Savoia. Nell’ articolo, approva-to il 17 marzo, si leggeva: “Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d’Ita-lia”. Non vi fu inoltre la costituzio-ne di una nuova entità statuale, ma solo un cambio di nome. Sono gli elementi di quel “vizio d’origine costituito dall’impronta dell’accen-tramento piemontese”, più volte ri-cordato da’attuale presidente della

repubblica, Napolitano, che ne ha chiesto il superamento.

Il primo presidente del Con-siglio, proclamato il 23 marzo 1861, fu Camillo Benso Conte di Cavour, che, rivestendo tale carica, morì il 6 giugno dello stesso 1861.

Il Regno d’Italia rimase in vita fino alla proclamazione della repubblica il 2 giugno 1946.

L.S.

Il 17 marzo di 150 anni fa

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25Avvenimenti

Ha destato grande scal-pore il tragico gesto compiuto da una per-sona nota per il suo ca-

rattere affabile, Giuseppe Lup-pino, 65enne, pensionato, che, nel pomeriggio di lunedì 28, si è sparato alla tempia mentre si trovava all’interno della sua auto, parcheggiata sul piazzale antistante il cimitero.

Luppino non è morto sul col-po. Sentito il botto e visto l’uomo in condizioni tragiche, il custode del cimitero ha chiamato l’am-bulanza e il pensionato è stato immediatamente trasportato al pronto soccorso dell’ospedale cittadino, quello stesso ospedale dove Luppino aveva lavorato per molti anni, stimato da tutti. Le speranze di salvarlo sono appar-se subito inconsistenti. Luppino, infatti, è morto l’indomani. Non si conoscono le motivazioni che hanno indotto l’anziano uomo a compiere l’estremo gesto, dal momento che era da tutti consi-derato una persona dal carattere fondamentalmente mite.

Sembrerebbe che la pistola usata da Luppino fosse detenu-ta illegalmente. Indagini sono tutt’ora in corso da parte delle forze di polizia.

D.C.

Si toglie la vita nel piazzale del cimitero un pensionato di 65 anni

La notte fra venerdì 25 e sabato 26, in contrada Vetrano, in un anfratto di una delle più belle sco-

gliere di Augusta è stato ritrova-to, grazie alla scoperta compiuta da un pescatore e da alcuni pas-santi, il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, di una donna, che poteva avere trenta-cinque-quarant’anni.

Le operazioni di recupero sono state condotte dai vigili del fuoco, mentre la polizia ha avviato sùbito le indagini. La notizia è stata lanciata breve-mente durante l’edizione po-meridiana del tiggì regionale della RAI, lo stesso sabato 26. Un’altra trasmissione te-levisiva, Chi l’ha visto? Di RAITRE, settimane fa, si oc-cupò della scomparsa di una donna, bianca, dell’età della donna ritrovata fra gli scogli di Augusta. Potrebbe essere stata la cor-rente a trasportare il cadavere della donna sfortunata, identifica-ta dai parenti, anche sulla scorta della pro-tesi dentaria, come la quarantenne Maria Pelaia scomparsa il 2 marzo scorso, dal-la località Serra San Bruno, vicina a Vibo Valentia, in Calabria. L’identificazione è stata rapidamente compiuta dal fratello e dagli zii della donna che, prima di scom-parire, evidentemen-te gettandosi in acqua, aveva abbandonato la propria auto,

c o n a l l ’ i n -terno i d o c u -ment i , a Davoli Marina nell’area di Catanza-ro. L’autopsia è stata compiu-ta dal medico legale Giuseppe Bulla, il quale ha chiesto due settimane di tempo per de-positare i risultati della sua perizia. Al momento si esclu-de l’ipotesi di violenza o, peg-gio, di omicidio. Sembra più probabile l’ipotesi che si sia trattato di un atto volontario, quello del suicidio, giacché la quarantenne soffriva di un grave forma di depressione, a causa di un’attività commer-ciale, ereditata dal padre, che aveva subìto un autentico dis-sesto finanziario.

Cecilia Càsole

Nella foto: un momento dell’intervento dei vigili del fuoco, nell’altra Maria Palaia

Cadavere di donna trovato in contrada Vetrano

Page 26: GIORNALE DI AUGUSTA

26 Sport

Giorno 7 febbraio 2011

all’interno del Pa-lajonio di Augusta, si sono svolte le finali del

torneo di calcetto della settima-na dello studente 2011 del nostro liceo. La settimana dello studen-te è una piacevole tradizione del nostro istituto durante la quale vengono organizzate, dagli stessi studenti, varie attività sportive (calcetto, pallavolo, ping pong, caccia al tesoro, ecc…).

Quest’anno la sfida tra le varie classi si è dimostrata av-vincente. Il programma delle finali ha previsto la finale 3°-4° posto, tra IV C e IV D, e la finalis-sima per il 1° posto, tra la IV A e la VB, tutte del liceo scientifico. Il primo incontro ha visto il pre-dominio della IV D, che ha avuto la meglio sull’avversario con lo strepitoso punteggio di 13-5. La finalissima, molto combattuta, si è decisa nelle fasi finali ed è terminata con la vittoria della IV A per 6-4.

Al termine è avvenuta la premiazione, in cui sono state consegnate coppe e medaglie alle squadre di pallavolo, clas-sificatesi prima e seconda, e alle compagini del torneo del calcet-to, in cui l’intero podio è stato premiato.

Ottavio Pugliares

La settimana dello studente si chiude con un’avvincente partita a calcetto

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27Sport

Sabato e domenica 19/20 marzo ha avuto inizio la stagione agonistica 2011. Nelle due giornate

si sono misurati i migliori atleti siciliani sulle distanze olimpi-che.

Ottime prestazioni per i gio-vani canottieri della Canottieri Club Nuoto Augusta conside-rando che questi atleti augusta-ni hanno totalizzato pochissi-me uscite in acqua e solo grazie all’ospitalità degli amici del cir-colo Canottieri Ortigia di Siracu-sa che hanno permesso qualche allenamento presso la loro strut-tura sul fiume Anapo

Negli Allievi”B” maschile oro nel doppio con Matteo Li-cata e Luca Dettori, nel singolo 7,20 argento per Matteo Lica-ta, buona la prestazione per il singolo7,20 femminile Beatrice Prato.

Grandissima la prestazione degli Allievi “C” che ha visto la vittoria nel singolo 7,20 di Se-bastiano Galoforo, doppia vit-toria per il doppio di Salvatore Contento e Giuseppe Cipriani , il quale in coppia con il C.C. Or-tigia hanno vinto anche il 4 di coppia. Nei cadetti 2 argenti per il singolo Giuseppe Urso. Ar-gento anche con il singolo 7,20 per Sebastiano Galoforo che si è cimentato nella categoria supe-riore, poi insieme agli altri due allievi “C” Contento e Cipriani si

sono classificati secondi nel 4 di coppia Cadetti.

Un buon secondo posto per il doppio cadetti di Sebastiano Greco e Matteo Sciacca. Nella categoria Ragazzi soddisfacenti i 4 quarti posto dal nostro Ro-sario Galoforo totalizzati 2 nel singolo e 2 nel doppio uno con la C.C.Ortigia e uno con il com-pagno di squadra Andrea Farini che ha fatto anche un quarto po-sto nel singolo. Terzo posto an-che per Domenico Moschitto nel singolo senior.

Questa squadra augustana prepara con tantissime sacrifici e ambizioni il prosieguo della stagione e prossimamente la re-gata nazionale di Piana degli Al-banesi sperando di poter tornare ad allenarsi al più presto nelle acque amiche della nostra Augu-sta.”, ha detto Vincenzo Gorofo-lo, vicepresidente della squadra augustana

V. G.

Allievi d’oro della Canottieri Club Nuoto Augusta

Page 28: GIORNALE DI AUGUSTA

28 Cronaca cittadina

Sono pochi gli uomini che sanno guardare la morte negli occhi per il bene di altre persone e Simone

Neri, al pari di eroi altrettanto giovani come il carabiniere Sal-vo d’Acquisto, merita un posto d’onore nella nostra memoria”. Mai parole come queste sono state così adeguate e tempe-stivamente pronunciate per conferire la medaglia d’oro al valore civile, alla memo-ria, di un giovane eroe dei nostri tempi. ll 27 novembre del 2009 parole e medaglia furono pronunciate e con-segnata dal presidente della Repubblica Giorgio Napoli-tano ai familiari del venten-ne sottocapo della Marina Militare Simone Neri, che il l° ottobre dello stesso anno aveva perso la vita per sal-vare un bambino rimasto intrappolato nella cameret-ta dell’abitazione devastata dall’ alluvione che sconvolse il villaggio di Giampilie ri. Avrebbe compiuto trent’an-ni da lì a pochi giorni, essen-do nato a Messina il 15 otto-bre del 1979.

Mercoledì 6 aprile 2011, tutti i familiari di Simone Neri erano presenti alla cerimonia d’intito-lazione a Pasquale Simone Neri dell’asilo nido che il comando di Marisicilia ha fatto costruire nel comprensorio denominato Cam-po Palma, in Augusta.

More solito, la cerimonia è stata celebrata in pompa magna, con tanto di picchetto, composto da marinai uomini e marinai don-

L’asilo nido della M.M. Intitolato all’eroe di Giampilieri, Pasquale Simone Neri

ne, davanti a un folto pubblico di invitati, fra cui l’ex prefetto di Si-racusa oggi a Messina, Alecci, l’as-sessore Giuseppe Isgrò, in rappre-sentanza del sindaco di Messina, Buzzanga, il sindaco Carrubba di Augusta. Al taglio del nastro due madrine: Maria Angela e Vittoria Neri, sorelle di Simone, orgoglio-

se, ovviamente, del fratello eroe, ricordato dal fratello minore Sal-vatore come “una persona sola-re, generosa e simpatica, pronta ad aiutare il prossimo. Ci manca, ma lo sentiamo comunque vicino a noi. Ringrazio la Marina a nome della mia famiglia e soprattutto di Simone”. Salvatore, Maria Angela , Vittoria e il loro padre hanno pre-sieduto al taglio dell’enorme torta, riproducente la facciata dell’asilo nido, preparata, come, tutto il re-

sto del pran-zo offerto dalla Marina, dai cuochi, o maestrini, per usare il sostantivo in uso da loro, interni alla base. Ovviamente compiaciuto il “padrone di casa”, l’ammiraglio di div. Ruzittu, co-

mandante di Marisicilia, non solo per la riuscita della cerimonia , ma per l’apertura di un asilo nido aziendale, cioè per i figli dei di-pendenti della Marina, ma anche aperto alla gente di Augusta.

“C’è una convenzione in iti-nere con il Comune”, ci ha detto il maresciallo Paolo Antonuccio, che ha la responsabilità, diciamo così, militare dell’asilo, gestito da una cooperativa di Palermo che ha as-sunto personale locale: tre educa-

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29Cronaca cittadina

La popolazione parla! Que-sto slogan ha contraddi-stinto lo Scream Flash Mob, una manifestazione

avvenuta il 16 marzo nella Piaz-za Duomo di Augusta. Un flash mob è un evento durante il quale si riunisce un gruppo di perso-ne all’improvviso in uno spazio pubblico per poter fare qualcosa di stravagante. In questo caso, la manifestazione aveva come fine quello di risvegliare la popola-zione “addormentata” di Augu-sta ed è significativo il fatto che sia stata organizzata da giova-nissimi, aiutati dal passaparola sui social network, ma non solo.

Alle 19.30 all’improv-viso, in piazza Duomo, sfidando la pioggia, mentre fervevano i preparativi per le ce-lebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, un gruppo assai numero-so di ragazzi è rimasto immobile per un paio di minuti e alcuni di loro tenevano in mano delle lettere, formando la frase cogito, ergo parlo.

Dopo questa fase

di cogito, al segnale di un’or-ganizzatrice, i ragazzi iniziano a urlare fortissimo, attirando l’attenzione dei passanti, per svegliare simbolicamente la cit-tà. Entusiasmo alle stelle per alcune delle organizzatrici, in-tervistate al termine dell’evento. Per Federica Giangrande: “Fi-nalmente, dopo tanto silenzio, i giovani hanno deciso di scate-narsi in un grande urlo e per dire basta a tanta omertà”. Per Anna Guerrisi: “ Quest’urlo è simbolo

di un nuovo inizio, non staremo più zitti e sempre più faremo sentire la nostra voce, perché lo spettacolo siamo noi”.

Anche per Fiorella Tringali il successo di questa manifesta-zione rappresenta un punto di partenza perché sono intenzio-nate a organizzarne altri in fu-turo. Questo grido di speranza da parte dei giovani non può che rendere orgogliosi i cittadini di Augusta, consapevoli che questi ragazzi possono assicurare dav-vero un futuro migliore a tutta la città.

Ottavio Pugliares

Nelle foto: momenti dell’evento

Tutti zitti e poi un urlo fortissimo

Flash mob organizzato da giovanissimi liceali

trici e due ausiliarie. – Come mai di Palermo? Domandiamo.”La Marina ha bandito una gara d’ap-palto in campo europeo e la gara è stata vinta da una cooperativa pa-lermitana, mentre le illustrazioni delle pareti esterne sono state of-ferte gratuitamente dai docenti e dagli allievi del liceo artistico di Giarre: la Marina si è limitata a fornire l’occorrente per eseguire le illustrazioni”. -Quanti sono i bam-bini che attualmente frequentano l’asilo? “Sono sei, ma l’asilo può ospitare trenta bambini: sei posti sono destinati a figli di augustani, non appena sarà firmata la con-venzione che, in questo momento, è in fase di definizione.”

Vicino a noi, mentre intervi-stavamo il maresciallo Antonuc-cio, l’assessore messinese Isgrò, cui abbiamo chiesto come mai non viene delocalizzato il villaggio di Giampilieri che è sotto l’incubo delle frane dovute alle alluvioni. “La gente non se ne vuole andare, è radicata in quei posti, Giampi-lieri di sopra, Gimpilieri di sotto e altri, che non possiamo certo spo-stare e, volendo trasferire questa gente, non sappiamo nemmeno dove possa essere trasferita. Ma stiamo lavorando per mettere in sicurezza questi posti.”

In alto: Simone Neri;Sin.: il ns.

direttore mentre intervista l’assessore

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30 Opinioni

Noi italiani siamo convinti di essere molto furbi. Più furbi degli altri e orgoglio-si di ciò. Non c’è barzel-

letta che abbia come protagonisti, per dire, un francese, un tedesco e un italiano che non ci veda pre-valere alla grande. Ma forse siamo cambiati. Perché ormai ce le bevia-mo tutte con allegria. Da tempo, infatti, ci prendono in giro e siamo contenti. Ci ingannano e godiamo. Cadere in trappola ci inebria.

Formule come “riforma (epo-cale) della giustizia” e “processo breve” sono né più né meno che ipocrisie degne della peggior pro-paganda ingannevole. Se le parole avessero ancora un senso, e non fossero usate come conigli estratti da un cilindro, sarebbe chiaro che di riforma della giustizia si potreb-be parlare soltanto se si facesse qualcosa per accelerare la conclu-sione dei processi.

Ma se non si fa niente in que-sta direzione, parlare a vanvera di riforma della giustizia equivale a sollevare spesse cortine fumoge-ne intorno al vero obiettivo: che è quello di mettere la magistratura al guinzaglio della maggioranza politica del momento (oggi, doma-ni e dopodomani), buttando nella spazzatura ogni prospettiva di leg-ge uguale per tutti.

Quanto al sedicente “processo breve”, siamo al gioco di prestigio. La riforma, infatti, avrebbe come effetto non un processo breve ma un processo ammazzato a tradi-mento (con l’aggravante dei futili motivi). Ovviamente schierarsi contro il processo breve è da folli. Sarebbe come rifiutare una medi-cina efficace contro il cancro. Qui però non si tratta neanche dell’eli-sir di Dulcamara! Non basta urlare a squarciagola che il processo sarà breve. Occorre fare qualcosa di se-

rio (procedure snellite; più mezzi agli uffici giudiziari) perché si pos-sa arrivare a sentenza in tempi più rapidi. Se non si fa nulla è come proclamare ai quattro venti che la squadra di calcio del Portogruaro vincerà sicuramente la Champions, confidando nella disattenzione o dabbenaggine di chi ascolta.

Ora, come per vincere la Champions ci vuole una squadra attrezzata, così per avere un pro-cesso davvero breve ci vogliono interventi che il processo lo faccia-no finire prima: ma finire con una sentenza nel merito (innocente o colpevole), non con una dichia-razione di morte per non aver ri-spettato un termine stabilito ex novo, più o meno a capocchia. In verità, la riforma ha un sapore di truffa (verbale), perché i tempi non saranno ridotti ma castrati, e i pro-cessi non saranno abbreviati ma morti e sepolti. In parole povere: si fissa un termine che deve essere ri-spettato a pena di morte senza mi-nimamente preoccuparsi del fatto che l’attuale sfascio del sistema non consentirà di rispettarlo in un’ infinità di processi. È come preten-dere che un palombaro vestito da palombaro percorra i cento metri in pochissimi secondi, sennò muo-re. Assurdo, esattamente come il sedicente processo “breve”. Una mannaia che impedirà di accertare colpe e responsabilità e conclude-rà il processo con un’attestazione di decesso (estinzione) tanto bu-rocratica quanto definitiva e tom-bale. Uno schiaffo alla fatica che le forze dell’ordine compiono per as-sicurare alla giustizia fior di delin-quenti. Uno schiaffo al dolore e alla sofferenza delle vittime dei reati. Uno schiaffo alla sicurezza dei cit-

tadini. Proprio quella sicurezza su cui sono state costruite solide for-tune elettorali. Sicurezza che ora diventa – di colpo – roba di scarto, rivelando con assoluta evidenza come il tema sia considerato un’op-portunità da sfruttare biecamente, anche gabbando la povera gente, più che un problema da risolvere. E tutto questo perché? Per fare un favore a LUI, all’altissimo (ed ecco i futili motivi). Non sfugge a nessu-no, difatti, che l’obiettivo vero non è tanto ammazzare migliaia di pro-cessi, quanto piuttosto sopprimere – nell’ammucchiata – anche quel paio di cosucce che appunto inte-ressano a LUI.

Con tripudio di un esercito di scippatori, borseggiatori, topi d’al-loggio e ladri assortiti, truffatori, sfruttatori di donne, spacciatori di droga, corruttori, usurai, bancarot-tieri, estortori, ricattatori, appal-tatori disonesti, pedofili, violenti d’ogni risma, operatori economici incuranti delle regole che vietano le frodi in commercio e tutelano la salute dei consumatori, imprendi-tori che spregiano la sicurezza sui posti di lavoro e via elencando... Questo catalogo già sterminato di gentiluomini che la faranno fran-ca, che si ritroveranno impuniti come se avessero vinto al totocal-cio senza neppure giocare la sche-dina, si “arricchirà” all’infinito con la cosiddetta “prescrizione breve”: un’altra misura che sa di presa per il naso, l’ennesima leggina ad personam (meglio, la fotografia di LUI in persona) che fa a pugni col principio di buona fede legi-slativa. Sarebbe poco se fosse una di quelle barzellette che il premier usa raccontare in pubblico per il divertimento di chi ama l’ossequio servile. Invece si tratta di una ba-stonata in testa a una giustizia che già sta affogando. Una catastrofe per l’Italia, perché il feudo di Arco-re possa continuare a svettare sulla palude nella quale annaspano i co-muni mortali in cerca di giustizia.

(°) Procuratore della Repub-blica a Torino già procuratore del-la Repubblica a Palermo

La favola del processo brevedi Gian Carlo Caselli(°)

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