Gioconda, l3altra verit¿ - L'Invisibile nell'Arte · 2020. 5. 16. · della verit¿ nascosta....

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40 40 DOMENICA 28 APRILE 2019 La copertina del libro, l’autore Silvano Vinceti, Graziano Ballinari e Vincenzo Peruggia, nella foto grande alcuni visitatori del Louvre di Parigi davanti alla Gioconda, capolavoro di Leonardo Da Vinci Lutring disse: «Io avrei tenuto il quadro» MASSINO VISCONTI - Rapinatore te- muto e poi pittore stimato, Luciano Lu- tring (scomparso nel maggio 2013) era tra le persone giuste da sentire in occa- sione del centenario del furto della Gio- conda nell’agosto 2013. «Preferivo banche e gioiellerie - spiegò alla Prealpina l’ex solista del mitra - ma se mi fosse capitato quel quadro l’avrei tenuto il tempo necessario per farne una copia perfetta e piazzarla. Chi ha un Leonardo non lo vende». CULTURA & SPETTACOLI Gioconda, l’altra verità Un libro invita a chiedersi se quella al Louvre non sia solo una bella copia VARESE - A rubare, il 21 agosto 1911, Monna Lisa dal Museo del Louvre fu davvero Vincenzo Perug- gia da Dumenza? Forse. Il quadro recuperato nel 1913 ed esposto al Museo parigino è realmente quel- lo che era stato trafugato? Parliamone. A farlo, po- chi giorni prima del giorno (2 maggio) del cinque- centesimo anniversario della morte di Leonardo Da Vinci, è un libro: “Il furto della Gioconda - Un falso al Louvre?”, uscito per Armando Editore. L’autore è Silvano Vinceti, scrittore, autore e conduttore tele- visivo Rai di programmi storico-culturali. All’attivo può vantare quattro volumi sul Caravaggio, il testo attuale è il terzo dedicato a Monna Lisa: “Alla ri- cerca della Gioconda” e “L’altra Gioconda di Leo- nardo - I misteri di un capolavoro ritrovato” i pre- cedenti. Vale a dire, uno che la materia la conosce. E come tutti quelli che hanno dalla loro la conoscenza, non si accontenta di quello che sa e, ancor meno, delle versioni ufficiali. Quindi, in presenza di nuovi ele- menti, mette in discussione tutto e avvia le ricerche della verità nascosta. Avendo a cuore che i suoi studi siano compresi dal pubblico più ampio possibile, non usa un linguaggio criptico e non fa misteri del suo modo di agire. Così il volume, che cattura dal- l’inizio alla fine l’attenzione, si muove su due piani paralleli: da una parte Vinceti racconta come si muove dalla sua Roma, dall’altra i risultati del suo impegno. L’idea di partenza ci riguarda molto da vicino perché è una telefonata del varesino Graziano Ballinari a suscitare la curiosità dell’autore de “L’e- nigma” di Caravaggio e a dare il via a una serie di incontri. Il clamoroso furto della Gioconda è stato attribuito a Peruggia, imbianchino di Dumenza, che smasche- rato mentre cercava di venderla, confessò di essere il ladro e per questo venne condannato. Che lo facesse per suo tornaconto o per il desiderio di «restituire» all’Italia il capolavoro ancora con precisione non è dato a sapere. Ballinari da tempo sostiene che il buon Vincenzo non sia stato l’autore dell’impresa ma solo l’ultimo anello della catena. Una convinzione maturata da quanto suo padre aveva saputo dalla moglie di Mi- chele Lancellotti. Lui e il fratello erano amici di Vin- cenzo con il quale formavano un trio musicale. La tesi è che a commissionare il furto fu un sedicente mercante d’arte di origine argentina, Eduardo di Valfierno, personaggio ambiguo che faceva la spola tra Los Angeles e Parigi occupandosi principalmen- te di piazzare falsi d’autore. Secondo Maria Monaco - questo il nome della donna che si confidò con Bal- linari senior - il colpo fu messo a segno dai fratelli Lancellotti - Teresa Mai (già) il nome della madre - che lavoravano al Louvre come decoratori. E il pre- sunto eroe Peruggia? Per lei non ideò e non par- tecipò al furto ma fu chiamato in causa solo dopo che l’argentino si tirò a sorpresa indietro dall’affare e diventasse così necessario trovare un altro acqui- rente. Compito, ben remunerato, affidato al mando- linista di Dumenza, che, tra l’altro, al contrario dei due amici, al Museo parigino veniva chiamato solo occasionalmente. A Vinceti la sfida piace, non sposa in toto la causa - e in buona sostanza non la sposa totalmente neppure alla fine del percorso - ma non giudica questa ver- sione campata in aria. Con una squadra di collabo- ratori e conoscenti si mette all’opera per una per- lustrazione a tutto campo che tocca Cadero, il paese dei Lancellotti, quanto Firenze, l’America come la Francia. Leggendo tutto il possibile sull’argomento (parten- do dal libro di Pietro Macchione “Ho rubato la Gio- conda”), concentrandosi su verbali di interrogatorio, articoli di giornali, interviste e altro in modo da ave- re le idee più chiare possibili. Le contraddizioni nel- la deposizioni del Peruggia, che viene anche accu- sato di mentire, il sospetto, legittimato dalle dichia- razioni di alcuni testimoni, che al momento del furto davvero non fosse al Louvre aprono a Vinceti nuovi scenari. Portandolo, insieme ad altri elementi e qual- che ombra sulla perizia, addirittura a chiedersi se quella al Louvre sia la vera Monna Lisa o solo una bella copia. Altro che domanda delle cento pisto- le... Diego Pisati © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scrittore e conduttore Rai Silvano Vinceti riesamina il caso Vincenzo Peruggia ipotizzando che furono altri a rubare Monna Lisa nel 1911 Quel colpo grosso visto anche al cinema e in tv VARESE - Alessandro Preziosi, Enzo Cerusico ma anche George Chakiris e Willi Forst: sullo schermo Vincenzo Peruggia ha avuto volti diversi. Il furto della Gioconda e il suo protagonista hanno più volte susci- tato l’attenzione di registi di cinema e tv e di documen- taristi, partendo dalla Germania del 1931 per giungere agli Stati Uniti del 2013. Primo lungometraggio sul te- ma è stato il tedesco “Il ratto della Gioconda”, diretto da Géza Von Bolvary. Qui l’imbianchino di Dumenza appare in una versione un po’ distante da quella uffi- ciale: lo troviamo infatti innamorato di una cameriera, interpretata da Trude Von Molo, che poco dopo lasciò la Germania nazista, da lui ritenuta somigliante alla Gioconda. Ruberà il quadro per fare colpo su di lei, salvo poi, una volta arrestato, proclamare di avere agi- to da patriota per restituire il capolavoro all’Italia. Dalla storia d’amore alla commedia, a questo genere appartiene “Il ladro della Gioconda”, coproduzione italo-francese datata 1966. Nel film, conosciuto anche con il titolo significativo di “Le avventure di golden boy”, diretto da Michelle Deville, a impersonare il no- stro Vincenzo, in questo caso trasformato in Vincent, è Charikis, ballerino e attore, vincitore cinque anni prima di un Oscar nella categoria migliore non prota- gonista per “West Side Story”. Anche qui c’è di mez- zo, seppure non figura centrale, una bella cameriera. Nel cast Marina Vlady e Margaret Lee, sceneggiatura firmata anche da Nina Companeez che alla fine degli anni Ottanta girò a Varese “La grande cabriole”, film per la tv francese interpretato da Fanny Ardant. La Rai scende in campo, su musiche composte dal grande Nino Rota, nel 1975 con “Il furto della Giocon- da”, sceneggiato in tre puntate. Diretto da Renato Ca- stellani, schierava nei panni del Peruggia un Enzo Ce- rusico destinato a rendere il varesino ancora più sim- patico del solito, Philippe Leroy in quelli di Leonardo da Vinci, Bruno Cirino interpretava Pablo Picasso e Michele Mirabella - già, quello di “Elisir” - Giuliano Apollinaire. Curiosità, la parte del commissario Lépi- ne era affidata a Renzo Palmer, che nella pellicola di Deville figurava come uno dei ladri intenzionati a de- rubare Vincent. Del 2006 la risposta di Canale 5 con una miniserie in due puntate, “L’uomo che rubò la Gioconda”, regia di Fabrizio Costa. Coproduzione italo-franco-svizzera, Vincenzo da Dumenza ha il fascino di Alessandro Preziosi, nel cast Violante Placido. Il fattaccio del 21 agosto 1911, quando Monna Lisa scomparve dal Louvre, è stato al centro di due documentari. Il primo, “Furto della Gio- conda”, realizzato nel 1999 per la Televisione Sviz- zera Italiana dal regista varesino Renato Pugina e pro- posto in anteprima a Palazzo Verbania di Luino. Tar- gato Usa, uscito nel 2013, in occasione del centenario del ritrovamento della Gioconda, è “The Missing Pie- ce - Mona Lisa, her Thief, The True Story”, diretto da Joe Medeiros. Opera di 85 minuti, risultato finale di un lavoro impegnativo: più di 400 ore di girato e un anno intero dedicato al montaggio. Vesna Zujovic © RIPRODUZIONE RISERVATA Enzo Cerusico nello sceneggiato Rai del 1975 “Il furto della Gioconda”

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  • 4040 DOMENICA 28 APRILE 2019

    La copertina del libro,l’autore Silvano Vinceti,Graziano Ballinarie Vincenzo Peruggia,nella foto grande alcuni visitatoridel Louvre di Parigi davantialla Gioconda, capolavorodi Leonardo Da Vinci

    Lutring disse: «Io avrei tenuto il quadro»MASSINO VISCONTI - Rapinatore te-muto e poi pittore stimato, Luciano Lu-tring (scomparso nel maggio 2013) eratra le persone giuste da sentire in occa-sione del centenario del furto della Gio-conda nell’agosto 2013.

    «Preferivo banche e gioiellerie - spiegòalla Prealpina l’ex solista del mitra - mase mi fosse capitato quel quadro l’avreitenuto il tempo necessario per farneuna copia perfetta e piazzarla. Chi ha unLeonardo non lo vende».

    CU LT U R A &SP E T TA C O L I

    Gioconda, l’altra veritàUn libro invita a chiedersi se quella al Louvre non sia solo una bella copiaVARESE - A rubare, il 21 agosto 1911, Monna Lisadal Museo del Louvre fu davvero Vincenzo Perug-gia da Dumenza? Forse. Il quadro recuperato nel1913 ed esposto al Museo parigino è realmente quel-lo che era stato trafugato? Parliamone. A farlo, po-chi giorni prima del giorno (2 maggio) del cinque-centesimo anniversario della morte di Leonardo DaVinci, è un libro: “Il furto della Gioconda - Un falsoal Louvre?”, uscito per Armando Editore. L’autore èSilvano Vinceti, scrittore, autore e conduttore tele-visivo Rai di programmi storico-culturali. All’attivopuò vantare quattro volumi sul Caravaggio, il testoattuale è il terzo dedicato a Monna Lisa: “Alla ri-cerca della Gioconda” e “L’altra Gioconda di Leo-nardo - I misteri di un capolavoro ritrovato” i pre-cedenti.Vale a dire, uno che la materia la conosce. E cometutti quelli che hanno dalla loro la conoscenza, nonsi accontenta di quello che sa e, ancor meno, delleversioni ufficiali. Quindi, in presenza di nuovi ele-menti, mette in discussione tutto e avvia le ricerchedella verità nascosta. Avendo a cuore che i suoi studisiano compresi dal pubblico più ampio possibile,non usa un linguaggio criptico e non fa misteri delsuo modo di agire. Così il volume, che cattura dal-l’inizio alla fine l’attenzione, si muove su due pianiparalleli: da una parte Vinceti racconta come simuove dalla sua Roma, dall’altra i risultati del suoimpegno. L’idea di partenza ci riguarda molto davicino perché è una telefonata del varesino GrazianoBallinari a suscitare la curiosità dell’autore de “L’e-nigma” di Caravaggio e a dare il via a una serie diincontri.

    Il clamoroso furto della Gioconda è stato attribuito aPeruggia, imbianchino di Dumenza, che smasche-rato mentre cercava di venderla, confessò di essere illadro e per questo venne condannato. Che lo facesseper suo tornaconto o per il desiderio di «restituire»all’Italia il capolavoro ancora con precisione non èdato a sapere.Ballinari da tempo sostiene che il buon Vincenzonon sia stato l’autore dell’impresa ma solo l’ultimoanello della catena. Una convinzione maturata da

    quanto suo padre aveva saputo dalla moglie di Mi-chele Lancellotti. Lui e il fratello erano amici di Vin-cenzo con il quale formavano un trio musicale.La tesi è che a commissionare il furto fu un sedicentemercante d’arte di origine argentina, Eduardo diValfierno, personaggio ambiguo che faceva la spolatra Los Angeles e Parigi occupandosi principalmen-te di piazzare falsi d’autore. Secondo Maria Monaco- questo il nome della donna che si confidò con Bal-linari senior - il colpo fu messo a segno dai fratelliLancellotti - Teresa Mai (già) il nome della madre -

    che lavoravano al Louvre come decoratori. E il pre-sunto eroe Peruggia? Per lei non ideò e non par-tecipò al furto ma fu chiamato in causa solo dopoche l’argentino si tirò a sorpresa indietro dall’affaree diventasse così necessario trovare un altro acqui-rente. Compito, ben remunerato, affidato al mando-linista di Dumenza, che, tra l’altro, al contrario deidue amici, al Museo parigino veniva chiamato solooccasionalmente.A Vinceti la sfida piace, non sposa in toto la causa - ein buona sostanza non la sposa totalmente neppurealla fine del percorso - ma non giudica questa ver-sione campata in aria. Con una squadra di collabo-ratori e conoscenti si mette all’opera per una per-lustrazione a tutto campo che tocca Cadero, il paesedei Lancellotti, quanto Firenze, l’America come laFrancia.Leggendo tutto il possibile sull’argomento (parten-do dal libro di Pietro Macchione “Ho rubato la Gio-conda”), concentrandosi su verbali di interrogatorio,articoli di giornali, interviste e altro in modo da ave-re le idee più chiare possibili. Le contraddizioni nel-la deposizioni del Peruggia, che viene anche accu-sato di mentire, il sospetto, legittimato dalle dichia-razioni di alcuni testimoni, che al momento del furtodavvero non fosse al Louvre aprono a Vinceti nuoviscenari. Portandolo, insieme ad altri elementi e qual-che ombra sulla perizia, addirittura a chiedersi sequella al Louvre sia la vera Monna Lisa o solo unabella copia. Altro che domanda delle cento pisto-le...

    Diego Pisati© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Lo scrittore e conduttore RaiSilvano Vinceti riesaminail caso Vincenzo Peruggia

    ipotizzando che furono altri a rubareMonna Lisa nel 1911

    Quel colpo grosso visto anche al cinema e in tvVARESE - Alessandro Preziosi, Enzo Cerusico maanche George Chakiris e Willi Forst: sullo schermoVincenzo Peruggia ha avuto volti diversi. Il furto dellaGioconda e il suo protagonista hanno più volte susci-tato l’attenzione di registi di cinema e tv e di documen-taristi, partendo dalla Germania del 1931 per giungereagli Stati Uniti del 2013. Primo lungometraggio sul te-ma è stato il tedesco “Il ratto della Gioconda”, direttoda Géza Von Bolvary. Qui l’imbianchino di Dumenzaappare in una versione un po’ distante da quella uffi-ciale: lo troviamo infatti innamorato di una cameriera,interpretata da Trude Von Molo, che poco dopo lasciòla Germania nazista, da lui ritenuta somigliante allaGioconda. Ruberà il quadro per fare colpo su di lei,salvo poi, una volta arrestato, proclamare di avere agi-to da patriota per restituire il capolavoro all’Italia.Dalla storia d’amore alla commedia, a questo genereappartiene “Il ladro della Gioconda”, coproduzioneitalo-francese datata 1966. Nel film, conosciuto anchecon il titolo significativo di “Le avventure di golden

    boy”, diretto da Michelle Deville, a impersonare il no-stro Vincenzo, in questo caso trasformato in Vincent,è Charikis, ballerino e attore, vincitore cinque anniprima di un Oscar nella categoria migliore non prota-gonista per “West Side Story”. Anche qui c’è di mez-zo, seppure non figura centrale, una bella cameriera.Nel cast Marina Vlady e Margaret Lee, sceneggiaturafirmata anche da Nina Companeez che alla fine deglianni Ottanta girò a Varese “La grande cabriole”, filmper la tv francese interpretato da Fanny Ardant.La Rai scende in campo, su musiche composte dalgrande Nino Rota, nel 1975 con “Il furto della Giocon-da”, sceneggiato in tre puntate. Diretto da Renato Ca-stellani, schierava nei panni del Peruggia un Enzo Ce-rusico destinato a rendere il varesino ancora più sim-patico del solito, Philippe Leroy in quelli di Leonardoda Vinci, Bruno Cirino interpretava Pablo Picasso eMichele Mirabella - già, quello di “Elisir” - GiulianoApollinaire. Curiosità, la parte del commissario Lépi-ne era affidata a Renzo Palmer, che nella pellicola di

    Deville figurava come uno dei ladri intenzionati a de-rubare Vincent. Del 2006 la risposta di Canale 5 conuna miniserie in due puntate, “L’uomo che rubò laGioconda”, regia di Fabrizio Costa.Coproduzione italo-franco-svizzera, Vincenzo daDumenza ha il fascino di Alessandro Preziosi, nel castViolante Placido. Il fattaccio del 21 agosto 1911,quando Monna Lisa scomparve dal Louvre, è stato alcentro di due documentari. Il primo, “Furto della Gio-conda”, realizzato nel 1999 per la Televisione Sviz-zera Italiana dal regista varesino Renato Pugina e pro-posto in anteprima a Palazzo Verbania di Luino. Tar-gato Usa, uscito nel 2013, in occasione del centenariodel ritrovamento della Gioconda, è “The Missing Pie-ce - Mona Lisa, her Thief, The True Story”, diretto daJoe Medeiros. Opera di 85 minuti, risultato finale di unlavoro impegnativo: più di 400 ore di girato e un annointero dedicato al montaggio.

    Vesna Zujovic© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Enzo Cerusico nello sceneggiato Raidel 1975 “Il furto della Gioconda”

    p40 Spettac-Varese (Sinistra) - 28/04/2019 varese domenica 48