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RACCONTO

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RACCONTO “voglio difendere qualcosa che non e’ sanzionato, che non e’ codificato, che nessuno difende, che e’ opera, diciamo cosi, del popolo, di un ’intera storia del popolo di una citta’, dell’infinita’ degli uomini senza nome che pero’ hanno la- vorato all ’interno di un’epoca che poi ha prodotto i frutti piu’ estremi, piu’ assoluti nelle opere d ’arte." (1) P.P. Pasolini, La forma della citta’

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RACCONTO

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“voglio difendere qualcosa che non e’ sanzionato, che non

e’ codificato, che nessuno difende, che e’ opera, diciamo

cosi, del popolo, di un ’intera storia del popolo di una citta’,

dell’infinita’ degli uomini senza nome che pero’ hanno la-

vorato all ’interno di un’epoca che poi ha prodotto i frutti

piu’ estremi, piu’ assoluti nelle opere d ’arte." (1)

P.P. Pasolini, La forma della citta’

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VEDERE L’INVISIBILE

Book I: RACCONTO

Premessa

cap. I: Il disagio insediativo

I.I in Italia

I.II in Abruzzo

cap.II: Piccoli ma unici

II.I Definizione di patrimonio culturale

II.II Paesaggio culturale

cap.III: Il comprensorio delle Gole del Sagittario

III.I L’importanza di una rete

III.II Le Gole del Sagittario lettura e interpretazione del territorio _analisi indiretta raccolta dati _indagine diretta/esperienzaiale patrimonio naturale fotografie cartografie mappe

III.II I borghi _Anversa degli Abruzzi descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Castrovalva descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Villalago descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Scanno descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali _Frattura Vecchia descrizione individuazione e mappatura dei beni materiali/ immateriali

cap. IV: Il turismo della memoria

IV.I il viaggio come strumento di conoscenza

IV.II il viaggio come cammino, il cammino come appropriazione dei luoghi

Note

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Book II: PROPOSTA PROGETTUALE

Approccio progettuale

cap.V: Ospiti Inaspettati

_Frattura Vecchia: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale

cap.VI: Due pause nel paesaggio

_Villalago: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale

cap.VII: Il paesaggio si fa quadro

_Castrovalva: lettura e analisi del territorio mappe fotografie _concept _proposta progettuale

Note

Bibliografia

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PREMESSA

“Vedere l’invisibile” prende avvio da un indagine avviata

nel 2010 durante il corso di laboratorio di progettazione

sui borghi del territorio abruzzese, un patrimonio non suf-

ficientemente conosciuto, socializzato e fruito, ma tipico

del paesaggio e del territorio italiano, perché testimonian-

za vivente di quegli insediamenti umani che hanno defini-

to nella storia della cultura italiana un modello di disegno e

sviluppo delle funzioni antropiche nei contesti naturali.

Tale indagine si e’ approcciata al tema attraverso due mo-

dalita’:

Il testo affronta il problema dell’invisibilita’ di un patrimo-

nio culturale costituito da: patrimonio materiale, patrimo-

nio immateriale, risorse naturali e paesaggistiche, paesag-

gio culturale, patrimonio delle narrazioni.

L’invisibilita’ spesso e’ correlata al fenomeno dell’abban-

dono che ha investito i centri minori: questi, per necessita’

di difesa si sono collocati in territori impervi e di difficile

raggiungimento, condizioni attualmente inadeguate con il

bisogno di facile connessione e accesso.

Oltre a limiti territoriali e a una condizione di fragilita’ e

incapacita’ di adeguarsi all’evoluzione richiesta dal mutare

dei tempi, alcune politiche di rifunzionalizzazione indiscri-

minata ne stanno trasformando integralmente e irrime-

diabilmente la natura, la vocazione, l’aspetto, mettendone

ulteriormente a rischio l’esistenza.

indiretta:

raccolta

informazioni

diretta: visita

esperienziale

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Questa indagine vuole quindi dar voce al modello insedia-

tivo del borgo, bene da valorizzare sia per la potenziale

sostenibilita’ legata alla sua dimensione diffusa e capillare

nel territorio -sfruttabile attraverso dinamiche di sviluppo

basate su reciprocita’ e vicinanza- sia perche’ insieme ar-

monico di beni di diversa scala immersi in territori di parti-

colare bellezza paesaggistica.

La prima parte del racconto offre una raccolta di dati ri-

guardanti il fenomeno del disagio insediativo tipico dei

centri minori, prima effettuata ad una scala nazionale, poi

regionale, per finire all’area ristretta del comprensorio del-

le Gole del Sagittario composto da tre distretti comunali.

La seconda parte approfondisce e definisce il termine “pa-

trimonio culturale” con le sue diverse accezioni.

La terza parte indaga il turismo escursionistico e il recente

aumento del “turismo della memoria”, la cui attenzione si

rivolge all’identita’ e alla storia dei luoghi risultando il pos-

sibile potenziale su cui poter far leva per evitare la totale

dismissione di questi territori, culla di saperi e tradizioni.

Infine, la quarta parte, illustra il progetto di intervento che

si focalizza sulla realizzazione di piccole infrastrutture,

all’interno pero’ di una strategia piu’ ampia che prevede la

diffusione di informazione e di conoscenza di questi bor-

ghi.

Dispositivi minimi capaci di creare aspettative e curiosita’,

capaci di instaurare un dialogo con il preesistente e di tra-

sformarlo dimostrando la possibile convivenza tra opere

contemporanee e contesti storici. Stanze nel paesaggio

che si modellano a seconda del rapporto che si vuole in-

staurare con esso: contemplazione, interazione, rievoca-

zione.

Obiettivo principale del lavoro e’ dunque la valorizzazione

culturale dei borghi abbandonati in Abruzzo attraverso un

progetto di disvelamento e legittimazione dei valori mate-

riali e immateriali in essi presenti.

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CAPITOLO I

DISAGIOINSEDIATIVO

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% piccoli comuni sul totale comuni della regione

IL DISAGIO INSEDIATIVO

A LIVELLO NAZIONALE

percentuale piccoli comuni

sul totale della regione

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piemonte

valle d’aosta

lombardia

trentino a. a.

veneto

friuli v. g.

liguria

emilia r.

toscana

umbria

marche

lazio

abruzzo

molise

campania

puglia

basilicata

calabria

sicilia

sardegna

89%

99%

71%

91%

54%

72%

78%

45%

47%

65%

72%

67%

82%

91%

61%

33%

76%

80%

51%

83%

italia

70,4%

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percentuale popolazione dei

piccoli comuni sul totale della regione

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piemonte

valle d’aosta

lombardia

trentino a. a.

veneto

friuli v. g.

liguria

emilia r.

toscana

umbria

marche

lazio

abruzzo

molise

campania

puglia

basilicata

calabria

sicilia

sardegna

30%

72%

22%

46%

16%

24%

15%

10%

9%

15%

22%

8%

28%

48%

12%

5%

34%

33%

10%

32%

italia

18%

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L’Italia e’ un territorio costellato da un grande numero di

comuni dalle piccole dimensioni, infatti il 70,4 dei comu-

ni italiani (5703 su 8101) ha una popolazione inferiore ai

5000 abitanti. Se scendiamo ancora piu’ nello specifico,

dei 5703 piccoli comuni, il 61,9 % di questi ha una popola-

zione tra i 0 e i 1999 abitanti.

Questi piccoli comuni sono dislocati in tutta la penisola e

ne occupano il 70%. Regioni come la Valle d’Aosta, il Pie-

monte, la Lombardia, L’abruzzo sono quelle con una per-

centuale maggiore.

210.935 kmq piccoli comuni

358.589 kmq territorio nazionale

superficie occupata dai piccoli comuni

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137,8 media nazionale italiana

158 media piccoli comuni

Spesso questi territori sono caratterizzati da un basso

tasso di crescita demografica, da un elevato indice di vec-

chiaia e da un basso valore dell’immigrazione. A fronte del

7% della popolazione sotto i 14 anni di eta’ e’ presente il

9% del totale nazionale degli over 65, un valore superiore

di oltre il 20% alla media italiana e vi risiede solo il 3,5%

di stranieri. Entrambi i dati indicano una limitata vitalita’

insediativa caratterizzata da minori spostamenti e movi-

menti della popolazione. (2)

piccoli comuni

italia

immigrazioni

cause: struttura popolazione

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Le negative condizioni strutturali della popolazione uni-

te all’assenza di servizi, all’isolamento, alla mancanza di

lavoro spesso causata da un passaggio di economia non

supportata da una strategia sistemica, all’impoverimento

delle potenzialita’ produttive, allo scarso appeal che que-

ste stesse aree, poco vitali dal punto di vista produttivo,

esercitano sull’esterno e dunque sulla capacita’ di attrarre

nuove imprese e nuovi abitanti, e all’incapacita’ di promuo-

vere una propria identita’ turistica, hanno portato questi

centri minori a una condizione di disagio.

Questo fenomeno di marginalizzazione si sta estendendo

a territori di piu’ ampie dimensioni, e anche secondo alcune

proiezioni di Legambiente, sembra crescere nel tempo.

altre cause...

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ABBANDONODEI CENTRI MINORI

CALO DELLE NASCITE

MANCANZA SERVIZI

MANCANZA POSTI DI LAVORO

ISOLAMENTO

IMMIGRAZIONI

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disagio insediativo in

ABRUZZO

In questa ricerca l’indagine sul disagio che investe diverse

aree del territorio italiano si concentra sull’ Abruzzo.

Questa regione si caratterizza per una densita’ abitativa

relativamente bassa determinata da un territorio preva-

lentemente montuoso e da vaste estensioni di aree pro-

tette. Infatti, oltre l’80% dei comuni presenti nel territoirio

presenta una popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

Le aree interne di montagna sono caratterizzate da una

sostanziale marginalita’, con un’agricoltura particolar-

mente estensiva, un tasso di disoccupazione piu’ elevato

rispetto alla media regionale e una minore qualificazione

professionale degli addetti al ciclo produttivo.

Nonostante il passaggio, agli inizi degli anni ‘60, da un eco-

nomia pastorale a una industriale abbia portato l’Abruzzo

ad uscire da una situazione di depressione, l’articolazione

delle industrie risulta spesso inorganica e poco coordinata.

La dislocazione delle aree industriali lungo specifici assi

, quali quello della val Pescara e del litorale Aprutino, ha

incentivato ulteriormente il divario gia’ preesistente all’in-

terno del territorio stesso, rafforzando il movimento inter-

no dall’alto verso il basso e dai villaggi verso le citta’.

Questo fenomeno ha determinato lo spopolamento delle

aree piu’ montane ed interne caratterizzate da una mor-

fologia piu’ complessa e dalla mancanza di servizi e di poli

attrattori nelle zone circostanti. L’esodo delle forze lavoro

piu’ giovani ha invece determinato un alto tasso di insenili-

mento tanto da raggiungere valori molto elevati dell’indice

di vecchiaia. I piccoli borghi, dislocati spesso lungo le pen-

dici degli appennini, in zone difficili da raggiungere, sono

stati quindi investiti da questo fenomeno di svuotamen-

to.

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2009

fino a 500 residenti 53 16.229

501 -1000 residenti 50 36.465

1001-2000 residenti 89 126.242

2001-3000 residenti 26 63.957

3001-4000 residenti 21 72.237

4001-5000 residenti 12 53.964

251 369.094

comuni popolazione

251

369.094

305 comuni abruzzesi

1.334.675 popolazione abruzzese

DATI PICCOLI COMUNI

53comuni con popolazione

inferiore ai 500 abitanti

54comuni con popolazione

maggiore ai 5001 abitanti

198comuni con popolazione

dai 501 ai 5000 abitanti

densita' popolazione

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52+

0 - 14

14 - 64

65 +

fasce d’eta’

L’indice di dipendenza strutturale e’ il rapporto tra

la popolazione in eta’ non attiva (0 -14 e 65+) e la

popolazione in eta’ attiva (15-64). L’indice di dipen-

denza da’ un’idea del rapporto tra la popolazione

che “sostiene” (ovvero la popolazione tra i 15 - 64

anni) e la popolazione che deve essere “sostenuta”

(giovanissimi e anziani). Valori oltre i 100 mostrano

una situazione in cui gli “inattivi” prevalgono sulla

potenziale classe lavoratrice. L’indice per l’Abruzzo

e’ 52, un po’ piu’ alto della media del Mezzogiorno

(49). (istat 2009)

+

+

+

53

53

49

indice strutturale

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E’ il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quel-

la tra i 0–14 anni, moltiplicato per 100. Questo indice

esprime il grado di invecchiamento della popolazione.

100 esprime il valore di equilibrio tra anziani e giovani,

all’aumentare di questo valore gli anziani prevalgono

sui giovani. Molti comuni dell’abruzzo hanno un indi-

ce di vecchiaia elevato che fa presupporre una totale

assenza di future generazioni e di conseguenza una

“morte” del comune. (istat 2009)

162161156151140132125117109

1993

2009

1995

1997

1999

2001

2003

2005

2007

157

161

118

indice vecchiaia

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popolazione straniera

68,3 %

13,2% 10,9%

7,3%

0,2%

24%

EUROPA OCEANIA ASIAAFRICA

L’AQUILA TERAMO PESCARA CHIETI

AMERICA

romaniaalbaniamacedoniaucrainapoloniabulgariaKosovo

maroccosenegaltunisianigeriaegitto brasile

argentinavenezuelarep.dominicana

cinaindiafilippinegiapponeaustralia

samoanuova zelanda

28% 30%

18%

ABRUZZO

5,2%

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

1,9%

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1.262.397 ab. nel 2001 in abruzzo

59%

13,9

%

13,6

%

14,1

%

17,4

%

59% 58% 46,6% 76,4%

industria

altri servizi

3%

58%

38%

l’aquila

occupati

teramo pescara

4%

63%

33%

3%

59%

38%

5%

61%

33%

chieti

agricoltura

L’analisi occupazionale ha individuato

che il 59% della popolazione totale ri-

sulta occupata. Specificando i dati per

le quattro province si evince che la pro-

vincia di Chieti, con il 76,4% detiene la

percentuale di occupati piu’ alta. Inoltre

la percentuale riscontrata nelle 4 provin-

ce, e’ stata ulteriormente suddivisa nei

settori dell’industria, agricoltura e altri

servizi.

indice struttura della popolazione

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CONSIDERAZIONI

20091861

2009

abruzzo

borghi

1951

1861 1951

Mentre in tutta la regione la popolazione e’ in crescita, nei centri

minori cala drasticamente.

La popolazione abbandona i centri minori per spostarsi in citta’

poiche’ offre loro tutte le necessita’ di cui ha bisogno.

la popolazione che

rimane nei centri minori

e’ per lo piu’ anziana

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cause dell’ abbandono dei centri minori:

passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia a

una basata sull’industria e sul settore terziario le cui strutture si loca-

lizzano nei grandi centri.

€?

>1 h

pochi

......

mancanza di servizi

troppi distanti dai grandi centri e mancanza di trasporto pubblico

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CAPITOLO II

PICCOLI MA UNICI

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Il modello insediativo del borgo spesso definito patrimonio

“minore” - in quanto privo di grandi attrattori culturali tipici

delle citta’ d’arte - rappresenta un bene da valorizzare per

la sua peculiare identita’ e conformazione. Esso rappresen-

ta un insieme di piccoli segni, di tracce da decifrare per

appropriarsi non dell’oggetto in sé ma del suo significato:

vale a dire le sue matrici culturali, la sua storia, i legami

con il passato.

Al suo interno, infatti, rimangono “intrise” azioni e tracce

svolte nelle epoche precedenti. In ogni tempo, l’uomo, per

soddisfare i propri bisogni e le proprie esigenze trasforma

il territorio, alcune volte snaturandone la propria l’identita’.

Il luogo diventa cosi una sorta di racconto dove pieni, vuo-

ti, colori, luci e ombre diventano parole.

Una terra “diversa”, scampata ai processi di modernizza-

zione, impregnata di storia, di tradizioni, di usi. L’interesse,

quindi, verso i borghi e l’importanza della loro valorizzazio-

ne deriva dal riconoscimento del loro essere detentori di un

patrimonio non sufficientemente conosciuto, socializzato

e fruito, ma tipico del paesaggio e del territorio italiano,

perché testimonianza vivente di quegli insediamenti uma-

ni che hanno definito, nella storia della cultura italiana, un

modello di disegno e sviluppo delle funzioni antropiche nei

contesti naturali.

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Questa estensione di patrimonio culturale a beni diffusi e

non puntuali conduce a una riflessione sul termine stesso

di patrimonio prendendo in esame il sistema normativo.

E’ molto difficile dare una descrizione univoca per il ter-

mine “bene culturale” se si considerano sia la legislazione

nazionale che internazionale che disciplinano il tema, sia la

cospicua letteratura sull’argomento.

Gli enti di riferimento per la definizione istituzionale dei

beni culturali sono a livello nazionale il Ministero dei Beni e

delle Attivita’ Culturali (MiBAC) (3) e a livello internazionale

l’UNESCO, l’ICOM, l’ICOMOS e l’ICCROM.

I riferimenti normativi considerati a livello italiano con il

Testo Unico dei Beni Culturali (D.lg. N°490, del 29 otto-

bre 1999) e il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio o

Codice Urbani (D.Lg n°42 del 22 gennaio 2004), a livello

internazionale la Convenzione Europea sul Paesaggio, e le

varie indicazioni e disposizioni dell’Unesco, come la Conve-

tion Concerning the Protection of the the World Cultural

and Natural Heritage del 1972, la Convention for the sa-

feguarding of the Intangible Heritage del 2003 e le Ope-

rational Guidelines for the Implementation of the World

Heritage Convenction del 2005.

In Italia, nel 1964, la “Commissione di indagine per la tu-

tela e valorizzazione delle cose di interesse storico, ar-

cheologico, artistico e del paesaggio”, meglio nota con il

nome del suo presidente Franceschini, adotta il termine

“beni culturali” in alternativa a “cose d’arte”, proponendo

la definizione unitaria di “testimonianza materiale avente

valore di civilta’”.

Rispetto alla precedente legislazione, che risaliva al 1939 (4), la nuova titolazione avrebbe dovuto indirizzare il valo-

re culturale del bene non alla sua estrinsecazione fisica,

bensi’ alla sua funzione sociale, come fattore di sviluppo

intellettuale della collettivita’ e come elemento storico

attorno a cui si definisce l’identita’ delle collettivita’ locali.

Inoltre spostava il regime giuridico dalla mera conserva-

zione delle cose di interesse storico e artistico, con regime

di tutela vincolistica, ad un intervento diretto a garantire

alla collettivita’ una fruizione ampia ed effettiva del valore

culturale custodito nel bene.

ASPETTI LEGISLATIVI

DEFINIZIONI DI PATRIMONIO CULTURALE

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Il recente Codice dei beni culturali e del paesaggio ( G. U.

n°45 2004) definisce beni culturali “cose immobili e mobili

appartenenti allo stato, alle regioni, agli altri enti pubblici

territoriali, senza fine di lucro, che presentano interesse

artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”quali

ad esempio, raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e al-

tri luoghi espositivi, gli archivi e i singoli documenti dello

stato, raccolte librarie delle biblioteche, o quei beni di in-

teresse culturale dichiarato, “a chiunque appartenenti, che

rivestono un interesse particolarmente importante a cau-

sa del loro riferimento con la storia politica, militare, del-

la letteratura, dell’arte e dell’arte in genere, ovvero quali

testimonianze dell’ identita’ e della storia delle istituzioni

pubbliche, collettive o religiose” (5).

Il MiBAC codifica i Beni culturali secondo diverse categorie,

che corrispondono alle titolazioni delle direzioni generali

di competenza e ai suoi organi periferici (quali direzioni

regionali e soprintendenze): beni storici ed architettonici,

beni artistici, beni demo-etno-antropologici, beni archeolo-

gici, beni paesaggistici, beni archivistico-librari.

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L’Istituto Centrale di Catalogo e Documentazione (ICCD),

organo del Mibac, divide anch’esso i beni culturali secondo

le categorie mobili ed immobili, e li classifica con una serie

di codici in relazione alle seguenti tipologie (6):

Beni Mobili (a):

a1: storico artistico

reperto archeologico

opere/oggetti d’arte

opere d’arte contemporanea

stampe, matrici, incisioni

fotografia

a2: beni storico scientifici

a3: demo-antropologici

beni demo-antropologici materilali

beni demo-antropologici immaterilali

strumenti musicali e organi

numismatica

Beni Immoli (b):

b1: architettonici

architettura

perchi e giardini

b2: monumenti/complessi archeologici

b3: territoriali

sito archeologico

settore urbano/extraurbano

territorio

centro storico

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I beni ambientali contemporaneamente, hanno subito

vicende di riconoscimento piu’ tortuose e complesse: di

volta in volta caratterizzati con accezioni quali “territorio”,

dal senso piu’ marcatamente urbanistico o “paesaggio” con

una prospettiva piu’ antropologica e visualistica. A partire

dalle note categorie di “bello d’arte” e “bello di natura”, sono

stati classificati nel 1964 dalla Commissione Franceschini,

in beni ambientali urbanistici, paesaggistici, aree naturali,

aree ecologiche, paesaggi artificiali, ma senza modificare

davvero la matrice concettuale del 1939 ancorata a valori

di particolare interesse e di bellezza naturale. “In ragione

del loro notevole interesse pubblico, […] [poiche’] hanno

cospicui caratteri di bellezza naturale o singolarita’ geo-

logica”, la cosiddetta, dal nome dell’allora ministro, Legge

Galasso 431/1985 (7), amplio’ significativamente la casisti-

ca, passando dalla protezione dei panorami alla tutela del

paesaggio-territorio nei suoi fondamentali caratteri mor-

fologici. Il Testo Unico (art. 146, 149) esplicita finalmente i

beni ambientale “di interesse paesaggistico” intesi “quale

testimonianza significativa dell’ambiente nei suoi valori

naturali o culturali e comunque vincolati in quanto di in-

solito pregio”.

Infine il Codice del 2004, adotta il termine di paesaggio

direttamente nella sua titolazione, dedicandovi specifiche

norme che “salvaguardano i valori che esso esprime quali

manifestazioni identitarie percepibili”.

Il concetto di paesaggio e’ giunto adesso a significare, con

valenza non tanto estetica quanto storicistica ed antro-

pologica la forma visibile del territorio, che e’ a sua volta

forma e immagine dell’ambiente.

Nel 2001, la Convenzione Europea sul Paesaggio ha san-

cito due fondamentali orientamenti: riconoscere all’intero

territorio la qualita’ di bene collettivo, forma visibile di se-

coli di storie condivise; considerare come valore il muta-

mento e invitare a prevedere forme di gestione attiva con

la partecipazione dei tanti soggetti coinvolti. La conven-

zione sul paesaggio e’ stata recepita a livello nazionale nel

2006. Inoltre nel 2003, con la Convention for the safe-

guarding of the Intangible Heritage (8), definisce il patrimo-

nio intangibile come la massima espressione dell’identia’ e

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della diversita’ culturale e quindi come fattore da promuo-

vere per facilitare l’integrazione e la comprensione inter-

culturale a garanzia di uno sviluppo sostenibile in senso

ampio, sociale, etico ed ambientale.

L’approccio territorialista, secondo cui i beni storico-artistici

e paesaggistici vengono visti secondo una nuova prospet-

tiva che li valuta come elementi costituenti il territorio, na-

sce con la gia’ citata commissione Franceschini del 1964,

che introduce anche la definizione di beni culturali come

categorie e non come elenchi. La contemporaneita’ ha ul-

teriormente sviluppato questo concetto legando indisso-

lubilmente i beni culturali al territorio, come documento e

strumento per la costruzione della conoscenza territoriale

e, di conseguenza, per la rappresentazione dell’identita’

della comunita’. Da una parte, continuita’ e contiguita’

rappresentano la forza di una presenza diffusa e capillare,

viva, di un patrimonio anche minore strettamente radicato

nel territorio e motivano la nascita di una cultura che ha

legato il valore di ogni singolo bene al suo innestarsi in

un vitale contesto e in particolare alle condizioni fisiche,

geografiche, storiche e culturali, da cui e’ nato. In questo

modello e’ possibile individuare e distinguere le diverse

funzioni del bene culturale:

una funzione patrimoniale, che si riferisce oltre che al va-

lore istituzionale e culturale, alla proprieta’ giuridica priva-

ta o pubblica e di inalienabilita’ del singolo bene;

una funzione civile: il valore didattico e formativo del

patrimonio culturale viene considerato come elemento

fondante dell’identificazione degli abitanti con i luoghi e

come strumento per il riconoscimento (matrice culturale e

strumento di conoscenza);

una funzione sociale di integrazione e partecipazione col-

lettiva attraverso il coinvolgimento della popolazione alla

sua tutela e fruizione che assume un importante valore

relazionale e contestuale nei confronti della comunita’;

una funzione di sviluppo che e’ legata al concetto di bene

culturale come risorsa.

Si intende quindi col termine patrimonio culturale “l’in-

sieme di quei beni, materiali e immateriali di interesse e

godimento individuale e collettivo che sono espressione

e testimonianza della creativita’ umana o dell’evoluzione

Page 37: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

del paesaggio nella sua interazione tra l’elemento natura-

le e l’opera dell’uomo” (9).

Sono dunque tutti quei beni, di diversa scala e natura, se-

gni fisici e non, che uniti in un unico discorso, costituiscono

la ricchezza di un luogo, l’identita’ della popolazione e l’ere-

dita’ del passato da trasmettere alle generazioni future.

Prendendo a riferimento la catalogazione dei beni culturali

fatta dall’ente ICCD, si possono distinguere quattro decli-

nazioni di patrimonio culturale:

patrimonio materiale

patrimonio immateriale

patrimonio narrato

patrimonio naturale

a questi si puo’ aggiungere il concetto di paesaggio cul-

turale.

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Comprende sia opere puntuali come singoli monumenti

(chiese, castelli, eremi, monasteri, rocche ecc..), sculture,

dipinti, sia sistemi piu’ complessi come siti archeologici o

gruppi di costruzioni isolati o riuniti (borghi) che, per la loro

architettura, per la loro unita’ o per la loro integrazione nel

paesaggio, hanno un valore universale eccezionale, dal

punto di vista della storia, dell’arte o della scienza.

PATRIMONIO MATERIALE

Page 39: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

PATRIMONIO IMMATERIALE

Comprende i saperi, gli usi e costumi, le tradizioni orali, le

lingue, le arti performative, le pratiche sociali, riti e feste,

le conoscenze e le abilita’ artigiane. Tale patrimonio cultu-

rale intangibile, trasmesso di generazione in generazione,

e’ costantemente ricreato dalle comunita’ e dai gruppi inte-

ressati in conformita’ al loro ambiente, alla loro interazione

con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di

identita’ e continuita’, promuovendo cosi il rispetto per la

diversita’ culturale e la creativita’ umana.

Page 40: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

PATRIMONIO NARRATO

Comprende tutte quelle forme di narrazione (scritti, filmati,

rappresentazioni) che ci raccontano frammenti di identita’

del territorio e delle persone che vi abitano.

Page 41: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

Comprende l’insieme degli esseri viventi e inanimati consi-

derato nella sua forma complessiva, nella totalita’ cioe’ dei

fenomeni e delle forze che in esso si manifestano. Zone

naturali precisamente delimitate e non, dotate di caratte-

ristiche omogenee relativamente a vari elementi: clima,

morfologia della superficie, natura dei suoli, forme di vita

animale e vegetale; la cui forma complessiva e’ di parti-

colare rilievo estetico e scientifico (parchi, riserve, laghi,

montagne, ecc..).

PATRIMONIO NATURALE

Page 42: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

PAESAGGIO CULTURALE

Si intende la trascrizione fisica sul territorio di tutti quei

segni naturali e umani, che sono espressione concreta del-

la cultura di una popolazione, risultato di un’ interazione

dinamica e costante tra uomo-natura e uomo-uomo.

Esso in sostanza rispecchia il mondo in cui vive l’uomo, che

ne e’ parte attiva, il mondo dell’esperienza e dell’agire. I si-

gnificati che si possono cogliere nel paesaggio riguardano

il rapporto della cultura con l’ambiente, il suo corregger-

la, umanizzarla, segnarla d’usi e significati. In esso sono

sedimentati tutti i momenti anteriori, e in tal senso ogni

paesaggio e’ in sostanza una “concrezione” di eventi, un

insieme di orme, di segni, di memorie.

Page 43: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

Il paesaggio che noi osserviamo racchiude tutto cio’ che

e’ stato compiuto in esso nel passato e nel presente,

quindi diventa memoria collettiva, luogo da osservare

per poter conoscere la nostra storia. (10)

Page 44: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

Dal quadro normativo risulta evidente come l’importanza

dell’inalienabilita’ del “bene-borgo” e l’importanza di leg-

gerlo come uno dei segni all’interno di un contesto piu’

ampio e’ riconosciuto sia a livello nazionale che interna-

zionale.

L’interesse dell’indagine non si limita soltanto al singolo

nucleo abitativo ma si estende all’intero paesaggio che lo

circonda. Ma cosa si intende per paesaggio?Partendo da un’analisi etimologica, il termine paesaggio

deriva dalla commistione del francese paysage con l’ita-

liano paese. Tradizionalmente il suo significato si legava

in particolar modo alla pittura e al realismo di certe vedute

paesistiche. Proprio per questo il paesaggio non ha sen-

so se non esiste un uomo che lo osservi, lo contempli, lo

viva.

Esso e’ composto da forme viventi, quindi mutevoli, come

la vegetazione, gli agenti atmosferici e l’uomo, e’ la rappre-

sentazione di forme, naturali o artificiali, in continuo dive-

nire. Il paesaggio e’ lo spazio comune della partecipazione,

la scena dell’agire dell’uomo, della natura e del divino: uno

spettacolo offerto allo sguardo. Spettacolo che contiene

molto piu’ di invisibile che di visibile. Storie, miti, sguardi,

valori si fanno parole.

PAESAGGIO CULTURALE

PAESAGGIO COME TEATRO

Page 45: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

“Il paesaggio e’ una realta’ molto piu’ profonda e concreta

[…] ha una profondita’ da scandagliare per scoprire l’abis-

so del suo pozzo.” (11)

Il territorio e’ quindi formato da tanti segni riconoscibili,

che possono essere letti e interpretati. Un’ interpretazione

che non riguarda pero’ semplicemente i singoli elementi,

isolati attraverso un ‘operazione di scomposizione, come

le parole di un discorso, ma piuttosto l’insieme, i modi in

cui i singoli elementi assumono funzionalita’ e significato

in quanto parti di un unicum, ossia come e perche’ sono

connessi nello spazio. Il paesaggio diventa una grande la-

vagna le cui parole scritte vanno decifrate.

a ciascuno il suo paesaggio

Page 46: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

Ma il paesaggio e’ anche un’entita’ tattile, uno spazio tan-

gibile dove l’uomo si muove. Il camminare infatti e’ la prima

forma di trasformazione che compie l’uomo su di esso, o

un’azione che e’ simultaneamente atto percettivo e atto

creativo, che e’ contemporaneamente lettura e scrittura

del territorio.

Questi due atteggiamenti di osservare e agire che compie

l’uomo nei confronti del paesaggio sono meglio riassunti

dalla definizione di “paesaggio come teatro” coniato da

Eugenio Turri.

“l’ uomo e la societa’ si comportano nei confronti del ter-

ritorio in cui vivono in duplice modo: come attori che tra-

sformano, in senso ecologico, l’ ambiente in vita, impri-

mendovi il segno della propria azione, e come spettatori

che sanno guardare e capire il senso del loro operare sul

territorio.” (12)

Tra di loro, queste due azioni, instaurano un rapporto di

retroazione, di feed-back, per cui il percepire e’ il presuppo-

sto del conoscere e del rappresentare e questo a sua volta

dell’agire, consentendo di recepire e di ri-rappresentare gli

effetti di quell’agire. Uno scambio tra uomo che guarda e

uomo che opera, tra “attore e spettatore”.

Le micro-infrastrutture proposte in questo lavoro voglio-

no quindi dialogare con l’intero paesaggio che lo circonda,

vogliono, nella concezione di “paesaggio come teatro” di

Eugenio Turri, diventare attori-spettatori delle trasforma-

zioni, memoria dell’agire.

Page 47: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

“L’ uomo non si sofferma solo ad ammirare il paesaggio in

lontananza, cosi come assiste ad uno spettacolo teatrale,

ma e’ anche protagonista della trasformazione e dell’evo-

luzione di questo, che diventa cosi’ la scenografia delle

sue azioni.

Il paesaggio che noi osserviamo racchiude tutto cio’ che e’ stato compiuto in esso nel passato e nel presente, quindi

diventa memoria collettiva, luogo da osservare per poter

conoscere la nostra storia.” (13)

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CAPITOLO III

IL COMPRENSORIO

DELLE GOLE DEL

SAGITTARIO

Page 50: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

L' IMPORTANZA DI UNA RETE

Vista la complessita’ del contesto in cui si va ad operare,

la valorizzazione dei borghi deve necessariamente passa-

re attraverso la creazione di processi virtuosi che rendano

sinergica la preservazione dell’identita’ storica, con l’indi-

viduazione di funzioni strategiche da attivare e connet-

tere ad una rete efficiente di partecipazione collettiva e

condivisa (Valentino, 1994), legando quindi strettamente

recupero e sviluppo attraverso la tutela architettonica e

paesistica, la programmazione e la pianificazione, la riqua-

lificazione ambientale, l’accessibilita’, la promozione. A

tale scopo il progetto prevede di operare all’interno delle

STL ovvero Sistemi Turistici Locali promossi dalla Legge

Quadro 135/2001 che prevede un’organizzazione sistemi-

ca di percorsi comuni di sviluppo per aree che presentano

stesse caratteristiche e criticita’. Questo ci ha portato ad

individuare un comprensorio ristretto di tre comuni: Le

Gole del Sagittario, in cui attivare un “effetto domino” che

parta dalle condizioni del contesto, in grado sì di generare

un modello di azione situato e quindi da declinare di volta

in volta, ma nel contempo di focalizzare un nucleo centrale

di pratiche di promozione, in cui la replicabilita’ non stia

nella forma ma nel processo individuato.

La decisione di operare a livello sistemico facendo inte-

ragire piu’ comuni e’ giunta anche a seguito di un’indagi-

ne che ha evidenziato come i centri minori - in grado di

organizzarsi secondo un modello reticolare e diffuso sul

territorio - siano riusciti a non essere colpiti dal fenomeno

di disagio.

Page 51: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

A24

A25

A14

A1

marche

lazio

molise

campania

L’AQUILA

dimensione

450 ha

coordinate

long. 13°48’17’’ 28 Elatit. 41°59’41’’ 28 N

altitudine

min: 400 m.s.l.m.

max: 2000 m.s.l.m.

provincia dell' aquila

GOLE DEL SAGITTARIO

Page 52: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

La scelta di prendere il comprensorio delle Gole del Sagit-

tario e’ stata dettata sia dall’eterogeneita’ dei borghi che

costellano questo territorio, caratterizzati da diversi gradi di

abbandono, sia perche’ l’intera area e’ unificata dalla riserva

naturale di cui fanno parte e da cui deriva in nome stesso.

Nello specifico il comprensorio e’ costituito da tre comuni,

Anversa degli Abruzzi e la sua frazione Castrovalva, Villala-

go e Scanno con la frazione di Frattura Vecchia.

COMUNE DI ANVERSA

DEGLI ABRUZZI

COMUNE DI

VILLALAGO

COMUNE DI

SCANNO

dimensione comune

frazione

anversa degli

abruzzi

castrovalva

scanno

frattura vecchiavillalago

LE GOLE DEL SAGITTARIO

LETTURA E INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIO:

ANALISI INDIRETTA (RACCOLTA DATI)

Page 53: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

1.934

popolazione del 2001

432 387

1.689

636 621

3.766

2.133 1.986

5,1

9,8

5,0

popolazione del 2010

tasso di nativita’ (2009)

popolazione del 1901

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1.986

621

387

145

228

642

popolazione comunale

anziani (eta’ 64 anni e piu’).

In una situazione di equilibrio tra po-

polazione giovane (0-14 anni) e po-

polazione anziana il valore e’ di 100.

Piu’ il valore aumenta piu’ il tasso di

anzianita’ e’ elevato.

33

0

Page 55: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

693

483

271

abitazioni vuote

totale abitazioni per comune

394

878

1.824

Page 56: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

La potenzialita’ di questi borghi di funzionare a sistema e’

dettata, oltre dal fatto di essere immerse in un paesaggio

comune e omogeneo, quello delle Gole, anche dal fatto che

sono disposti lungo un’unica arteria carrabile i cui capi coinci-

dono con i centri piu’ conosciuti e di richiamo turistico - quali

Anversa degli Abruzzi, famosa perche’ luogo di ambientazio-

ne del testo La Fiaccola sotto il moggio di Gabriele D’Annun-

zio e Scanno perche’ oltre ad essere stata il soggetto di molti

fotografi, tra cui Henry Cartier Bresson, Mario Giacomelli e’

anche punto di partenze di molti sentieri e degli impianti sci-

istici per raggiungere le piste di Collerotondo.

L’unita’ di questi territori e’ riconosciuta anche da letterati e

artisti nelle cui opere, l’intero paesaggio delle Gole e’ trattato

come un’unica entita’ che gli fa da sfondo. Tra gli esempi piu’

conosciuti, oltre al testo gia’ citato di D’Annunzio si annovera

il film Uomini e lupi del regista Giuseppe De Santis e le lito-

grafie dell’artista Maurits Cornelis Escher.

Un’altra trama meno percettibile ma che intensifica le rela-

zioni tra i borghi e’ la rete costituita da sentieri che attraver-

sano l’intera gola e tessono una maglia solidale tra i nuclei

abitativi. In particolare Frattura Vecchia e’ uno nodo passan-

te di molti sentieri.

LETTURA E INTERPRETAZIONE DEL TERRITORIO:

ANALISI DIRETTA

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anversa degli abruzzi

scanno

frattura vecchia

villalago

castrovalva

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IL PAESAGGIO

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Nella suggestiva cornice delle gole calcaree del Fiume Sa-

gittario, in quel lembo di terra che, ai viaggiatori inglesi

Richard Keppel Craven e Edward Lear, apparve “pauroso

e bello” sorge la Riserva Regionale “Gole del Sagittario”.

Il canyon e’ il risultato dell’azione erosiva svolta nei secoli

dal corso d’acqua attraverso imponenti strati di roccia cal-

carea.

ll Sagittario e’ il principale affluente dell’Aterno-Pescara.

Il suo percorso di 21 chilometri nasce sotto l’abitato di Vil-

lalago da sorgenti alimentate per infiltrazione delle acque

del Lago di Scanno e attraversa una delle piu’ belle e sug-

gestive valli fluviali abruzzesi.

Le Gole del Sagittario si estendono per 450 ettari, da An-

versa degli Abruzzi al borgo di Scanno.

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Il lago di S. Domenico e’ un invaso artificiale, creato nel

primo dopoguerra dall’Enel per esigenze di approvvigiona-

mento elettrico. Dal lago partono alcuni sentieri che si col-

legano con l’abitato di Villalago, con le montagne adiacenti

come Rosa Pinnola e Valle Preziosa e con il famoso Eremo

di San Domenico.

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Il Lago di Scanno, originatosi per una frana staccatasi dal

Monte Genzana, che ha sbarrato il corso del fiume Tasso

in epoca post-glaciale, e’ situato a 930 mt. di quota slm.,

ha coste molto ridotte, adibite a spiagge ma quasi prive

di sabbia. Si trova a valle del paese di Scanno, ed e’ il lago

naturale piu’ grande della regione.

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Le principali montagne che abbracciano le Gole del Sa-

gittario sono il Monte Genzana e Rognone e la Montagna

Grande.

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anversa degli abruzzi

castrovalva

villalago

frattura vecchia

scanno

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12’ 8,7 km

13’ 10,8 km

13’ 8,9 km

11’ 5,6 km

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anversa degli abruzzi

castrovalva

villalago

frattura vecchia

scanno

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I BORGHI

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ANVERSA DEGLI ABRUZZI

CASTROVALVA

VILLALAGO

FRATTURA VECCHIA

SCANNO

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ANVERSA DEGLI ABRUZZI

Altitudine 560 m.s.l.m.

Superficie 31,69 kmq.

Abitanti 389 (nel 2010)

Tasso nativita’ 0,0 (nel 2010)

I. vecchiaia 145

Abitazioni vuote 271 (483 totale abitazioni)

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Anversa degli Abruzzie’ un borgo medievale in pietra arroccato tra le

montagne all’ingresso delle gole del Sagittario, proprio al di sopra della

valle dove scorre il fiume Sagittario.

Le case sono tutte ammassate le une alle altre, divise da strette viuzze,

spesso scalinate che partono tortuose dalla via principale, via Duca degli

Abruzzi, e si arrampicano sul fianco della montagna (o scendono verso

la valle sottostante fino alle ultime case che si affacciano sul dirupo).

Il borgo e’ piccolo, una piazzetta, qualche chiesa. Di rilievo, i resti di un

castello Normanno del XII secolo.

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PATRIMONIO MATERIALE

1 2

4 53

7 86

10 119

12 13 14

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PATRIMONIO RAPPRESENTATO

PATRIMONIO IMMATERIALE

16 17

15

18 19

20

Borgo

Portale tardogotico (Chiesa S. Marcello)

Necropoli

Chiesa di San Marcello

Reperti archeologici

Tabernacolo XVI sec.

Porta Pazziana

Castello Normanno

Casa dei Maestri Comacini

Prodotti tipici in ceramica

Portale rinascimentale di Santa Maria delle Grazie

Santa Maria delle Grazie

Trittico ligneo della Vergine con San Tommaso

Prodotti tipici: formaggi

Litografia di M.C. Escher 1930

Fotografia di Olinto Cipollone 1881

G.d’Annunzio, La fiaccola sotto il moggio, 1981

Il sapere di lavorare la ceramica

Tradizione legata alla pastorizia

Festa di San Marcello

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

18

19

20

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CASTROVALVA

Altitudine 865 m.s.l.m.

Abitanti circa 26 (nel 2010)

Tasso nativita’ 0,0 (nel 2010)

Abitazioni vuote circa 100 (135 totale abitazioni)

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Castrovalva e’ una piccola frazione di Anversa degli Abruz-

zi, in provincia dell’Aquila. L’antico borgo fortificato, sito su

uno sperone roccioso che si erge sulla Cresta di Sant’Ange-

lo, da’ l’immagine, come ebbe a scrivere la Macdonnel, di un

Nido d’Aquila. Il borgo di Castrovalva ha le caratteristiche

di un insediamento su di un crinale dove prevale l’utilizzo

della pietra. Castrovalva e’ nota per la litografia esposta

al Museum of Art di Washington, realizzata nel 1930 da

Escher.

Un famoso critico cosi’ la descrive:“la natura di questo luogo sconosciuto, di questo sentie-

ro montano, di queste nuvole, dell’orizzonte, della valle,

l’essenza dell’intera composizione e' una profonda sintesi.

Su questo suggestivo foglio, Castrovalva risulta in tutta la

sua essenza di bene comune comprensibile a tutti”.

Castrovalva e’ un bene comune della Valle del Sagittario, e

di tutto l’Abruzzo. L’opera di Escher e’ un momento di sin-

tesi artistica che consente di far conoscere questi luoghi

in tutto il mondo.

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PATRIMONIO MATERIALE

21

43

65

7 8

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PATRIMONIO RAPPRESENTATO

Chiesa San Michele Arcangelo

Palazzo ottocentesco di don Pelino

Arco medievale

Via della fonte

Chiesa di Santa Maria Nives

Chiesa Madonna delle Grazie

Borgo

Ceramiche

litografia diM.C. Escher, Castrovalva, 1929

Il sapere di lavorare la ceramica

Tradizione legata alla pastorizia

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

9

PATRIMONIO IMMATERIALE

1110

Page 86: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

VILLALAGO

Altitudine 930 m.s.l.m.

Superficie 32,28 kmq.

Abitanti 613 (nel 2010)

Tasso nativita’ 1,6 (nel 2010)

I. vecchiaia 228

Abitazioni vuote 394 (693 totale abitazioni)

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Villalago e’ un antico borgo fortificato posto sulla sommita’

del Monte Argoneta, tra il lago artificiale di S. Domenico e

il lago naturale di Scanno.E’ situata 25 Km. a sud di Sul-

mona, ed e’ sorta nell’XI secolo per ispirazione cristiana e

benedettina, trovando in San Domenico Abate il fondatore

del monastero di San Pietro il Lago, nell’alta valle del Sa-

gittario.

Il centro storico di Villalago si caratterizza per la bellezza

dell’insieme delle masse murarie. Dai punti di vista delle

colline circostanti, si nota il suo ergersi armonico e pro-

porzionato, digradante sulla montagna Argoneta (mt. 930

s.m.l.). L’andamento dei vicoli piu’ antichi e’ la risultante

attuale delle antiche cinte murarie, sulle quali vennero

ricavati i tipi abitativi in verticale, caratteristici di queste

contrade. All’interno di queste abitazioni vennero ingloba-

te anche le torri difensive , a pianta circolare, che fanno

da coronamento alla Torre medievale, cerniera sulla quale

ruota tutto il nucleo antico.

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PATRIMONIO MATERIALE

21 3

54 6

7 8

109 11

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Chiesa Madonna Addolorata

Chiesa Madonna di Loreto

Vicolo storico

Chiesa San Michele

Arco medievale

Torre medievale

Eremo San Domenico

Borgo

Casa baronale

Costume tipico

Piatti tipici

Dipinto storico

Mappa antica

Festa patrono

Festa con processione

Usi e costumi legati alla pesca

Sapere del fare: arte della lavorazione del legno

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

PATRIMONIO RAPPRESENTATO

PATRIMONIO IMMATERIALE

14 15

16 17

12 13

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FRATTURA VECCHIA

Altitudine 1260 m.s.l.m.

Abitanti 0 (nel 2010)

Tasso nativita’ 0

Abitazioni vuote 29 (36 totale abitazioni)

Comune Scanno

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Page 94: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

Frattura e’ una frazione di Scanno, da cui dista 6 km.

Il borgo deve il nome alla frattura generatasi in epoca prei-

storica dal Monte Genzana che sbarro’ il fiume Sagittario

formando cosi’ il lago. Il 13 gennaio 1915 il terremoto

della Marsica genero’ una nuova frattura che rase al suolo

Frattura Vecchia. Dell’antico abitato rimangono dei ruderi

dell’originario nucleo. Il centro venne ricostruito tra il 1932

e il 1936 su un altro sperone del Monte Rava, ma legger-

mente piu’ vicino al capoluogo comunale.

Da Frattura si diramano molti sentieri usati per trekking,

passeggiate nella natura, equiturismo e cicloturismo.

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PATRIMONIO RAPPRESENTATO

Borgo

Ruderi

Ruderi via principale

Torre storica

Chiesa di San Rocco

Film, Uomini e lupi di Silvana Mangano

e Yves Montand

1

2

3

4

5

6

PATRIMONIO MATERIALE

2

54

6

1

3

Page 98: VEDERE L'INVISIBILE-parte_0-issuu

SCANNO

Altitudine 1050 m.s.l.m.

Superficie 134,04 kmq.

Abitanti 1966 (nel 2010)

Tasso nativita’ 6,1 (nel 2010)

I. vecchiaia 642

Abitazioni vuote 878 (1824 totale abitazioni)

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Scanno e’ adagiata su uno sperone del Monte Carapale,

nell’Alta Valle del Sagittario, al termine del bacino del lago

omonimo, che si trova a circa 3 km. a nord dell’abitato.

Il nome “scamnum” deriva dal luogo, simile ad uno “sga-

bello”, con le case tutte addossate fra loro, in modo che le

strade risultino essere molto strette, con numerosi vicoli

ciechi.La maggior parte delle abitazioni del centro storico

e’ raggiungibile solo attraverso ripide scalinate esterne

con pianerottoli, dette “cimmause” (cimmose), frequentate

dalle donne per prolungare i lavori domestici ed artigianali,

sfruttando al massimo la luce del giorno.

La popolazione e’ andata scemando negli ultimi decenni, a

causa del movimento migratorio che ha interessato tutti i

cantoni montani abruzzesi, dovuto principalmente, in que-

sto caso, al progressivo decadimento dell’industria armen-

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taria, fra le piu’ fiorenti in Italia fino all’inizio del secolo ap-

pena concluso. Scanno e’ il borgo piu’ fotografato d’Italia.

E’ stato immortalato da molti fotogarfi famosi come:Henry Cartier Bresson

Gianni Berengo Gardin

Giovanni Bucci

Mario Cresci

Mario Giacomelli

Jill Hartley

Claudio Marcozzi

Pepi Merisio

Lynn Saville

Ferdinando Scianna

Yoko Yamamoto

Hilde Lotz Bauer

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PATRIMONIO MATERIALE

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PATRIMONIO IMMATERIALE

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Borgo

Chiesa di San G. Battista

Chiesa Madonna del Carmine

Chiesa di S. Antonio da Padova

Chiesa di S. M. dell’Annunziata

Chiesa di S. Eustacchio

Chiesa di S. M. di Costantinopoli

Stemma Chiesa di S. G. Battista

Chiesa di S. M. della Valle

Eremo di S. Egidio

Fontana San Racco

Palazzo Serafini-Ciancarelli

Portale palazzo Serafini

Palazzo Mosca

Chiesa SantAntonio Abate

Vicolo tipico

Costume muliebre di Scanno

Gioielli

PATRIMONIO RAPPRESENTATO

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H.C. Bresson, Donne con la legna

M.Giacomelli, Scanno

M. Giacomelli, Scanno 1953

Amy Atkinson, Scanno,1907

H.C. Bresson, Mater Carmeli

Yoko Yamamoto, Scanno

Stampa antica, lago di scanno

foto d’epoca, Fonte pisciariello

R. Austin, A woman of Scanno

H.C. Bresson, Messa di mezzanotte

H.C. Bresson, Scanno, 1951

H.C. Bresson, Una strada,

H.C. Bresson, Donne , 1953

Yoko Yamamoto, Scanno

Festa patrono

Usi e costumi legati alla pesca

Sapere del fare: arte del tomborlo

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CAPITOLO IV

IL TURISMO DELLA

MEMORIA

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Acquisita quindi la consapevolezza che la rete dei borghi

rappresenta una grande ricchezza del territorio italiano su

cui investire, il turismo di qualita’ appare come strumento

idoneo per il rilancio di questi luoghi.

Indagini compiute dall’ente Isnart (15) (Istituto nazionale

ricerche turistiche) registrano un cambio di tendenza: la

motivazione che porta molti stranieri a indirizzare i propri

viaggi in Italia, risulta essere l’interesse per quei luoghi

detentori di tradizioni e identità. Lo stesso Prof. Ulderico

Bernardi sottolinea il fatto che tra le tante forme di turi-

smo, quello definito come “culturale” mostra la maggiore

dinamica di crescita. (14)

Si e’ di fatto avviata una nuova forma di curiosita’ sotto lo

stimolo di un piu’ generale interesse per l’identita’ cultura-

le propria e altrui. Coerente, del resto, con l’accelerazione

delle relazioni plurietniche che sollecita al dialogo fra cul-

ture, a partire da una buona conoscenza della propria.

La Travel Industry Association of America (16), anni addie-

tro,

TURISMO DELLA MEMORIA

IL VIAGGIO COME STRUMENTO DI CONOSCENZA

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ha svolto un’indagine su un campione significativo di per-

sone riguardo ai loro programmi di viaggio; ne e’ risultato

che il 49% aveva in mente di visitare luoghi storici, e il

45% progettava di assistere a manifestazioni culturali,

privilegiando le rappresentazioni storiche. Contemporane-

amente, in Gran Bretagna, uno studio sugli atteggiamenti

pubblici riguardo ai musei ha rilevato che il 93% dei visita-

tori dichiara essere importante la conoscenza del passato,

e, a una controverifica, solo il 49% dei non visitatori soste-

neva il contrario.

Un tale approccio al viaggio che arricchisce ha compor-

tato un cambiamento anche nelle abitudini del turista

medio, che oramai preferisce investire meno sul comfort

del trasferimento (aumento di voli e aeroporti low-cost) e

alloggio (aumento di strutture ricettive alternative a quel-

le alberghiere tradizionali), per riservare la maggior parte

delle proprie risorse alla scoperta del territorio in cui va a

soggiornare per un periodo limitato di tempo.

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Il turismo si arricchisce quindi necessariamente di conte-

nuti, e’ un ritorno al concetto di viaggio, inteso come sco-

perta dei luoghi e al contempo riscoperta di se stessi. Non

e’ solo lo spostarsi da un punto ad un altro ma e’ proprio

l’atto in se di camminare di vivere e guardare il paesaggio

dal di dentro. Camminare permette all’uomo di immergersi

nel paesaggio, di soffermarsi a sentire i suoni, i rumori, i

silenzi, di ascoltare e ad interagire nella mutevolezza di

questi spazi.

E’ un viaggio non solo attraverso lo spazio, ma anche nel

tempo: tempo in cui fu costruito il borgo, tempo in cui si e’

conformato il terreno, le montagne ...

Il viaggio tra queste terre immerse nella natura, risveglia

l’animo intorpidito del turista, é un continuo rimando di se-

gni e memorie del passato. Diventa occasione “per leggere

il territorio, per dare ad esso valore di paesaggio, ricono-

scendogli quelle valenze che derivano dalla capacita' di

farsi spettatori attivi, non inerti, dei palcoscenici che ac-

colgono le nostre storie e le nostra gesta” (17) .

La proposta progettuale vuole fare leva proprio sull’atto

del camminare, recupera il sistema di sentieri diffusi su

tutta la rete che la rendono un unicum continuo. Fa ral-

lentare i ritmi del turista, lo spinge a guardarsi intorno, a

soffermarsi sugli svariati elementi che incontra, a porsi

nuovi interrogativi. Si rivolge al “turismo della memoria”

rispettoso del proprio passato e di quello altrui, curioso di

conoscere, un turismo che oggi sta prendendo sempre piu’

piede visto la necessita’ dell’uomo moderno alienato, di re-

cuperare le proprie radici, di mettersi in gioco socialmente,

sentimentalmente e fisicamente.

IL VIAGGIO COME CAMMINO, IL CAMMINO COME

APPROPRIAZIONE DEI LUOGHI

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Richard Long, A line made by walking, 1967

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1 P.P. Pasolini, La forma della città, film prodotto dalla RAI TV e diretto da Paolo Brunatto, 1973

2 dati tratti dal censimento dell’istat

3 Il MIBAC, già ministero per i Beni Culturali e l’ambiente ha adottato la nuova titolazione per D.lgs n°368 del 20 ottobre del 1988

4 Legge 1 giugno 1939, n°1089, tutela delle cose di interesse artistico e storico, e Legge 21 giugno 1939 n°1497, protezione delle bellezze naturali

5 parte I, titolo I, capo I, art.10, comma 1 e 2, D. lgs 42/2004

6 sistema informativo generale del catalogo (SIGEC), norme catalogra-fiche, marzo 2004

7 Legge 8 agosto 1985, n°431, conversione in legge, con modificazioni, del D.L.27 giugno 1985, n°312 recante disposizioni urgenti per la tutela di zone di particolare interesse ambientale

8 L’UNESCO definisce più in dettaglio “Intangible Cultural Heritage” tut-te le seguenti forme (convention, 2003 art.2) (a) tradizioni ed espressioni orali come il linguaggio, considerato veicolo di Beni culturali immateriali, (b) performing arts(c) pratiche sociali, riti, eventi, feste(d) conoscenze e pratiche relative alla natura e più in generale all’uni-verso (e) artigianato tradizionale

NOTE

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9 Vlad Borelli, 2003

10 E.Turri, Antropologia del paesaggio, di Comunita, Milano, 1974

11 M.V.Ferriolo, L.Giacomini, E.Pesci, Estetica del paesaggio, Guerini scientifica, Milano, 1999

12 E.Turri, Il paesaggio come teatro: dal territorio vissuto al territorio rappresentato, Marsilio, Venezia, 1998

13 ibidem

14 U. Bernardi, Rievocazioni Storiche del Veneto: definizione, valuta-zione, riqualificazione, Longo Angelo, Ravenna, 2006

15 Isnart, Istituto Nazionale Ricerche Turistiche

16 Travel Industry Association of America, Associazione Americana che promuove il turismo come potenziale di sviluppo

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