Giannotti J. (2012) - Incommensurabilita Tassonomica

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Testo di Giannotti sull'incommensurabilità tassonomica e i problemi relativi nell'epistemologia di Kuhn

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  • Universit degli Studi di Genova

    Facolt di Lettere e Filosofia

    Corso di Laurea in Filosofia

    INCOMMENSURABILIT TASSONOMICA

    Joaquim Giannotti

    [email protected]

  • INDICE

    Introduzione

    1. La Struttura Delle Rivoluzioni Scientifiche

    1.1 Le influenze di Kuhn

    1.2. La tesi dell'incommensurabilit

    1.3 Sviluppi successivi e incommensurabilit metodologica

    1. 4. Le differenze con Feyerabend

    1.5 Due obiezioni all'incommensurabilit

    2. L'argomento di Davidson contro l'incommensurabilit

    2.1 Quine e i due dogmi

    2.2 L' attacco di Davidson al relativismo concettuale

    2.3 La distinzione schema-contenuto

    2.4 Intraducibilit completa e parziale

    2.5 La risposta di Kuhn a Davidson

    3. L'incommensurabilit tassonomica

    3.1 Cambiamento Tassonomico

    3.2 Olismo locale e intraducibilit

    3.3 Termini Naturali e principio di non sovrapposizione

    4. Realismo e incommensurabilit

  • 4.1 Avvicinamento alla verit

    4.2 Lessici e verit

    4.3. Un rimedio realista contro la minaccia dell'incommensurabilit

    Conclusioni

    Introduzione. Questa tesi si concentrer sulla versione tassonomica

    dellincommensurabilit proposta dal filosofo Thomas Kuhn in seguito alle critiche

    che la prima versione della tesi dellincommensurabilit ha ricevuto e alle successive

    riflessioni del filosofo che sono durate sino alla sua morte. Il percorso che seguir

    partir dalla formulazione della prima versione dellincommensurabilit, per poi

    passare alle sue critiche concentrandomi maggiormente sulla critica proposta da

    Donald Davidson per poi giungere alla descrizione pi dettagliata

    dellincommensurabilit tassonomica. Concluder mostrando come

    lincommensurabilit tassonomica non minacci il realismo scientifico appoggiandomi

    alle recenti chiarificazioni di Howard Sankey, difendendo cos Kuhn dalle accuse di

    irrazionalit.

  • 1. La Struttura Delle Rivoluzioni Scientifiche

    Il termine incommensurabile viene utilizzato inizialmente da Thomas Kuhn in

    maniera olistica per descrivere le disparit metodologiche, osservative e percettive tra

    paradigmi successivi che ha incontrato analizzando lo sviluppo delle scienze naturali.

    Successivamente, e per i decenni a seguire, anche influenzato dalle critiche ricevute,

    Kuhn ridefinir pi volte il concetto di incommensurabilit fino ad asserire che essa

    dovuta alle differenze nelle strutture tassonomiche di teorie scientifiche che si

    susseguono.

    Ne La Struttura Delle Rivoluzioni Scientifiche (1962) il termine '

    incommensurabile viene usato per caratterizzare la natura olistica dei cambiamenti

    che avvengono in seguito ad una rivoluzione scientifica.

    Kuhn, durante le sue analisi e le sue riflessioni sulla storia della scienza, nota

    come problemi chiave di cui la soluzione di vitale importanza per la vecchia

    tradizione diventino obsoleti, scompaiano o addirittura risultino non-scientifici mentre

    invece, dall'altra parte, problemi insignificanti e trascurabili guadagnano straordinaria

    importanza per la nuova tradizione. Questo fenomeno viene spesso chiamato

    perdita di Kuhn. Da queste osservazioni nasce l'idea che gli esponenti di teorie

    incommensurabili devono avere differenti concezioni sulla loro disciplina e diversi

    punti di vista su cosa conti come scienza valida; queste differenze sono dovute a

    cambiamenti nella lista di problemi da risolvere e ai corrispondenti cambiamenti negli

    standard di ammissibilit delle soluzioni. La teoria di Newton venne inizialmente

    largamente rifiutata in quanto non spiegava le forze attrattive tra la materia (Kuhn,

  • 1962, P. 148), cosa che era invece richiesta dai propositori delle teorie aristoteliche e

    cartesiane. Secondo Kuhn, con l'accettazione della teoria di Newton, la questione

    venne etichettata come illegittima, per poi riemergere soltanto con la soluzione offerta

    dalla teoria della relativit.

    Kuhn conclude che le rivoluzioni scientifiche alterino la ridefinizione della

    scienza stessa. I cambiamenti negli standard e nei valori sono accompagnati da

    cambiamenti concettuali, per cui, dopo una rivoluzione scientifica i vecchi concetti

    (sebbene non tutti) vengono riutilizzati, ma in modo leggermente diverso. Queste

    differenze concettuali riguardano aspetti intensionali ed estensionali, il che significa

    che lo stesso termine possiede differenti significati e viene usato per riferirsi a cose

    diverse quando viene utilizzato da un esponente di una teoria incommensurabile. I

    cambiamenti nell'aspetto intensionale di un concetto risultano esser dovuti al fatto che

    i termini usati per esprimere una teoria sono inter-definiti e dunque i loro significati

    dipendono dalle teorie a cui appartengono. Ad esempio, il significato di termini come

    temperatura e massa dipende dalla teoria in cui vengono interpretati.

    I cambiamenti concettuali derivano anche dall'esclusione di alcuni elementi

    dallestensione di un concetto mentre nuovi elementi sono sussunti ad esso, in questo

    modo i termini giungono a riferirsi a cose differenti. Ad esempio, il termine pianeta

    viene riferito al Sole, ma non alla Terra nella teoria tolemaica, mentre invece viene

    riferito alla Terra, ma non al sole nella teoria copernicana. Le teorie alternative o

    rivali utilizzano dunque gli stessi termini per riferirsi ad insiemi differenti di cose, e

    due scienziati che percepiscono la stessa situazione differentemente, ma tuttavia

    utilizzano lo stesso vocabolario, parlano da due punti di vista incommensurabili

    (Kuhn 1970, p. 201). Da qui nasce una delle pi controverse rivendicazioni di Kuhn

    riguardo l incommensurabilit delle teorie scientifiche: esponenti di paradigmi

  • diversi lavorano in mondi diversi. (Kuhn 1970 [1962], p. 150; cf. Hoyningen-Huene

    1990; 1993).

    Una delle maggiori risorse per la diffusione della nozione di

    incommensurabilit delle teorie scientifiche stata la psicologia della Gestalt.

    Attingendo dagli esperimenti psicologici sulla percezione, Kuhn argomenta che il

    rigoroso allenamento richiesto per l'ammissione di un paradigma condiziona reazioni,

    aspettative e credenze dello scienziato, dunque questo apprendimento applicato ai

    concetti di una teoria determina l'esperienza di uno scienziato quando risolve

    problemi esemplificativi. Per esempio dove Prestley osservava aria deflogistizzata,

    Lavoisier osservava ossigeno; dove Berthollet osservava un composto in varie

    proporzioni, Proust osservava una miscela fisica.

    Secondo Kuhn vi sono tre aspetti dell'incommensurabilit (cambiamento nei

    problemi e negli standard che definiscono la disciplina, cambiamenti nelluso dei

    concetti per definire e risolvere questi problemi e cambiamenti del mondo) che uniti

    costringono all'interpretazione del progresso scientifico come non cumulativo.

    Tuttavia, argomenta Kuhn, il progresso scientifico non semplicemente la

    progressiva scoperta di nuovi fatti debitamente spiegati, anzi, le rivoluzioni

    scientifiche cambiano addirittura ci che viene considerato come fatto.

    Quando le teorie dominanti vengono rimpiazzate da teorie alternative

    incommensurabili, i fatti significanti sono re-descritti secondo nuovi principi teoretici

    incompatibili con i precedenti. Lo scopo principale de La Struttura Delle Rivoluzioni

    Scientifiche fu quello di sfidare l'idea del progresso scientifico come cumulativo;

    invece di comprendere il progresso scientifico come un processo di cambiamento

    verso una verit fissata, Kuhn compara la sua proposta a quella di Darwin: il

    progresso scientifico come l'evoluzione nel modo in cui il suo sviluppo dovrebbe

  • essere capito senza un riferimento fissato, un traguardo permanente. (Kuhn [1970]

    1962, p. 173)

    1.1 Le influenze di Kuhn

    Ludwick Fleck Il batteriologo Ludwick Fleck merita particolare importanza tra le

    fonti per l'incommensurabilit da cui Kuhn rimase influenzato. Fleck fu il primo a

    sviluppare esplicitamente la sociologia delle scienze naturali e anticip molte visioni

    contemporanee sulla costruzione sociale della conoscenza.

    Fleck in Entstehung und Entwicklung einer wissenschaftlichen Tatsache:

    Einfhrung in die Lehre von Denkstil und Denkkollektiv (1935) (Genesis and

    Development of a Scientific Fact, 1979) e altri lavori utilizz il termine

    'inkommensurabel' sia per descrivere i diversi stili di pensiero nelle scienze naturali e

    sia per discutere le diverse ramificazioni dovute cambiamenti concettuali nella storia

    delle scienze naturali. Ad esempio, Fleck utilizza il termine per descrivere le

    differenze tra il pensiero medico e il pensiero scientifico, il primo indirizzato a

    fenomeni irregolari e dinamici come la malattia, il secondo invece indirizzato a

    fenomeni regolari.

    Fleck us il termine 'incommensurabile' anche per descrivere le sostituzioni

    concettuali nelle transizioni teoretiche, che considerava l'essenza delle scienze

    naturali, delle scienze mediche. Per esempio, asser che un vecchio concetto di

    malattia diveniva incommensurabile quando un nuovo concetto lo sostituiva, tuttavia

    non in maniera adeguata. Fleck proponeva cos alcune idee che Kuhn svilupper

    successivamente, anche se rimangono comunque delle importanti differenze

  • riguardanti l'incommensurabilit: Fleck tratta il significato e il cambiamento di

    significato come una funzione di come i concetti vengano ricevuti e sviluppati dalla

    collettivit. Per Kuhn sono gli individui che sviluppano i concetti che fanno

    progredire la scienza. Inoltre per Fleck il cambiamento di significato una

    caratteristica dello sviluppo scientifico, mentre Kuhn distingue il normale sviluppo

    scientifico che non coinvolge il cambiamento di significato dallo sviluppo

    rivoluzionario che invece lo coinvolge.

    Fleck argoment che la scienza non si avvicina alla verit perch successivi

    stili di pensiero avanzano nuovi problemi e fanno scartare vecchie forme di

    conoscenza, sottolineando anche il fatto che i termini acquisiscono il loro significato

    attraverso la loro applicazione in un particolare contesto teoretico e questi significati

    cambiano con le teorie durante il progresso scientifico. Al cambiamento gestaltico,

    Fleck continua dicendo che uno stile-di-pensiero non determina solamente il

    significato di un concetto nel suo uso, ma anche la percezione del fenomeno che deve

    essere spiegato.

    Fleck conclude dicendo che il progresso scientifico non cumulativo, che le

    differenze concettuali tra membri di differenti comunit scientifiche creano difficolt

    comunicative tra di essi, e successivamente anche per gli storici che cercano di

    studiare le vecchie idee. Enfatizza anche che il cambiamento di significato nel corso

    del progresso scientifico causa il fallimento della traduzione tra le teorie, anticipando

    cos l'idea centrale di Kuhn riguardo la successiva incommensurabilit tassonomica.

    Psicologia Della Gestalt e Organizzazione Della percezione L'altra importante

    risorsa di Kuhn per l'idea di incommensurabilit delle teorie scientifiche, come

    accennato precedentemente, la psicologia della Gestalt, in particolar modo il

  • contributo di Kholer, il quale concentra l'attenzione sul ruolo attivo

    dell'organizzazione nella percezione e argomenta che in psicologia uno inizia con i

    gestalten (interi organizzati come gli oggetti della percezione umana o comportamenti

    umani identificabili) per procedere e riconoscere le loro parti naturali (che

    compongono i gestalten).

    Kholer suggerisce che mentre in psicologia i gestalten sono comuni, la loro

    esistenza in fisica violerebbe le leggi fondamentali della scienza esatta e sostiene che

    le idee e il linguaggio della fisica sono stabiliti da un'altra prospettiva, differente da

    quella della psicologia della Gestalt. (Kholer, 1938 [1920], p. 17) La strategia di

    Kholer per tentare di superare questo problema riguardo la riduzione degli interi

    psicologici ai concetti riduzionistici della fisica quella di trovare i primi in fisica.

    Troviamo dunque un esempio chiaro di anticipazione della tematica kuhniana della

    discussione di Kohler sulla relazione tra i concetti mentali della psicologia e i concetti

    materiali in fisica, tema su cui Kohler utilizza esplicitamente il concetto di

    incommensurabilit:

    Per orientare se stessi nel gruppo delle scienze naturali, la psicologia deve scoprire le

    connessioni, dove pu, tra i propri fenomeni e quelli delle altre discipline. Se questa

    ricerca fallisce allora la psicologia deve riconoscere che le sue categorie e quelle delle

    scienze naturali sono incommensurabili. (Kohler ,1938 [1920], p. 17).

  • 1.2 La tesi dellincommensurabilit

    Dopo aver presentato le idee di Kuhn nel classico La Struttura Delle Rivoluzioni

    Scientifiche, in questa sezione passo ad esporre con maggior dettaglio la tesi

    dell'incommensurabilit nelle sue caratteristiche principali.

    La tesi dell'incommensurabilit pu essere caratterizzata, senza improprie

    semplificazioni, da tre relazioni semantiche tra teorie alternative: variazione di

    significato, fallimento della traduzione e incomparabilit del contenuto. L'idea di base

    che il contenuto delle teorie non in grado di essere comparato a causa del

    fallimento della traduzione dovuto alla variazione di significato del vocabolario.

    (Sankey, 1997, pp. 425-45)

    L'idea della variazione del significato nasce dal rifiuto dell'idea empirista che i

    termini d'osservazione ricevano un significato empirico fissato in assenza di teoria.

    Feyerabend e Kuhn hanno entrambi argomentato che il significato del vocabolario

    osservazionale deriva dal contesto teoretico nel quale occorre. Piuttosto che acquistare

    il significato direttamente dall'esperienza o dalle sue condizioni di applicazione, un

    termine osservazionale ottiene il significato dalla teoria che spiega l'oggetto cui si

    applica. Conseguentemente, il significato del vocabolario osservazionale varia rispetto

    al contesto teoretico. Tale variazione di significato si estende allo stesso modo ai

    termini teoretici, dal momento che tali termini sono definiti sulla base di leggi

    teoretiche fondamentali o principi, che sono essi tessi soggetti alla variazione della

    teoria.

    Ma la semplice variazione di significato non sufficiente per l'incomparabilit

  • del contenuto. E' ulteriormente richiesto che le affermazioni fatte da una teoria non

    siano esprimibili usando il vocabolario di un'altra teoria. In altre parole, la variazione

    del significato deve risultare dal fallimento della traduzione da un vocabolario di una

    teoria a quello di un'altra. Per sostenere che le affermazioni di una teoria non possono

    essere tradotte nel linguaggio di un'altra teoria, non necessario che il contenuto di

    una teoria possa non essere comparabile con il contenuto di un'altra. In assenza di

    traduzione, nessuna proposizione di una teoria pu essere asserire o negare la stessa

    cosa come ciascuna controparte dall'altra teoria.

    La tesi dell'incommensurabilit pu essere dunque riassunto sinteticamente nel

    seguente modo. Due teorie scientifiche alternative sono incommensurabili se e solo

    se:

    1) c' variazione di significato tra il vocabolario delle teorie

    2) la traduzione fallisce tra le teorie

    3) come risultato di 1) e 2) il contenuto di tali teorie non pu essere comparato.

    Alcune problematiche conseguenze seguono immediatamente dall'affermazione che

    teorie scientifiche alternative possono essere incommensurabili. Da una parte, se il

    contenuto delle teorie incomparabile, non chiaro come ci possano essere teorie

    alternative o rivali tra le quali effettuare una scelta. D'altra parte, se le affermazioni

    fatte da una teoria n asseriscono n negano le affermazioni fatte dall'altra, non

    chiaro come la transizione tra tali teorie possa condurre al progresso nel senso di

    avanzamento alla verit. Queste conseguenze formano il nucleo delle critiche alla tesi

    dell'incommensurabilit, in particolare la seconda all'apparenza una minaccia al

    realismo scientifico. Tuttavia, nella parte conclusiva della tesi, mostrer come la

    versione tassonomica dell'incommensurabilit non minacci alcun modo il realismo e

  • la visione di un progresso verso la verit.

    1.3 Sviluppi successivi e incommensurabilit metodologica

    Kuhn ha continuato a sviluppare e definire continuamente le sue idee

    sull'incommensurabilit sino alla sua morte avvenuta nel 1996. Sebbene i suoi

    sviluppi passarono attraverso diversi stadi, nel 1987 afferm di aver compiuto "una

    serie importante di svolte" (Kuhn 2000 [1993], p. 228) che sono raccolte in saggi e

    lezioni raccolte in un ancora non pubblicato libro sull'incommensurabilit. La natura

    di questi cambiamenti controversa, per alcuni si tratta di revisioni sostanziali della

    tesi di Kuhn (Sankey 1993) per altri si tratta di ridefinizioni del nucleo centrale

    dell'idea. (Hoyningen-Huene 1993, p. 212; Kuhn 2000, [1983], 33ff.; Chen 1997).

    L'iniziale caratterizzazione olistica dell'incommensurabilit stata distinta in

    due tesi separate. L'incommensurabilit tassonomica coinvolge cambiamenti

    concettuali e contrasta l'incommensurabilit metodologica che coinvolge i valori

    epistemici usati per valutare le teorie. (Sankey 1991; Sankey and Hoyningen-Huene

    2001). Ci occuperemo in quanto segue dellincommensurabilit metodologica

    Quando Kuhn inizi a parlare dell'incommensurabilit come uno specifico tipo

    di incompatibilit concettuale, alcuni commentatori iniziarono a distinguerla

    dall'incommensurabilit metodologica. L'incommensurabilit metodologica l'idea

    per cui non vi sono standard oggettivi di valutazione di una teoria scientifica

    condivisi, per cui non vi sono standards esterni o neutrali che determinano

    univocamente la valutazione comparativa di teorie rivali tra di loro. (Sankey and

    Hoyningen-Huene 2001, xiii)

  • L'idea principale nasce dal rifiuto di Kuhn e Feyerabend della visione

    tradizionale per cui la caratteristica che contraddistingue la scienza un invariato e

    uniforme metodo scientifico, che rimane fissato attraverso i suoi sviluppi. (Kuhn

    1970 [1962], p. 94, p. 103; Feyerabend 1975, pp. 2332; cf. Farrell 2003).

    Feyerabend, come noto, ha argomentato che ogni proposta metodologica stata

    fruttuosamente violata nel corso del progresso scientifico, e che soltanto rompendo

    queste regole che gli scienziati hanno fatto quei progressi per cui sono ricordati.

    Concludendo con l'idea che un metodo scientifico fissato e storicamente invariabile

    sia un mito, Feyerabend asserisce che l'unica regola metodologica universalmente

    valida applicabile ''anything goes'' (qualunque cosa va bene, tutto concesso), che

    compra la sua universalit al costo di essere vuota. (Feyerabend, 1970a, 105)

    A differenza di Feyerabend, Kuhn da una parte sfida la visione tradizionale del

    metodo scientifico come insieme di regole, dall'altra afferma che gli standard di

    valutazione di una teoria, come semplicit, accuratezza, consistenza, scopo e

    successo, dipendono e variano dal paradigma corrente dominante. Trova cos un

    punto fisso che non semplicemente espressione di "anything goes"; non vero che

    "anything goes", ma c' qualcosa che permane, ed il quadro del paradigma

    dominante per cui non tutto concesso, ma solo quanto rientra nel paradigma. Kuhn

    spesso citato per aver reso noto che, come in una rivoluzione politica, cos nella

    scelta di un paradigma non ci sono standard pi elevati dellassenso della comunit

    rilevante (Kuhn, 1970 [1962], p. 94). E avendo argomentato che non c un

    algoritmo razionale per la scelta della teoria, sostiene che nessuna procedura

    sistematica pu condurre, anche se propriamente applicata, ogni individuo del gruppo

    alla stessa decisione. (Kuhn, 1970, p. 200).

    Kuhn sviluppa lidea che tali standard epistemici non funzionano come regole

  • che determinano razionalmente la scelta della teoria, ma come i valori che meramente

    la guidano. (Kuhn, 1977, 331). Scienziati diversi applicano questi valori

    diversamente, e possono anche spingerli in direzioni diverse, per cui ci pu essere un

    disaccordo razionale tra gli scienziati appartenenti a paradigmi incommensurabili, che

    supportano differenti teorie a causa del peso diverso che danno agli stessi valori.

    1.4 Le differenze con Feyerabend

    Mentre sia Kuhn e Feyerabend iniziano ad usare il termine 'incommensurabilit' allo

    stesso tempo, inizialmente non lo usarono per esprimere la stessa idea. Kuhn

    originariamente usa il termine per descrivere le differenze metodologiche, semantiche

    e percettive che impediscono la comunicazione tra esponenti di paradigmi rivali

    (Kuhn, 1970a, 140-150). Per contrasto, Feyerabend introduce il termine nel contesto

    di un attacco al modello empirico della riduzione, specificatamente per esprimere il

    punto che la riduzione di una teoria in un'altra tramite deduzioni pu fallire a causa

    della variazione dei termini usati dalle teorie (Feyerabend, 1981b, p. 67).

    Nei lavori successivi, Kuhn restringe l'incommensurabilit alle relazioni

    semantiche tra le teorie, sebbene il suo uso del termine continu ad evolversi. Ad un

    punto di questa evoluzione, traccia una relazione molto vicina tra

    l'incommensurabilit e l'indeterminatezza della traduzione quineana (Kuhn 1970b, pp.

    268-269). Tuttavia successivamente Kuhn si distanzi dalla visione di Quine, e

    argomenta invece per il fallimento localizzato della traduzione esatta tra le

    ramificazioni di termini all'interno dello speciale vocabolario delle teorie (Kuhn,

    1982, . pp. 670-671). Questa sua posizione finale, che uno degli argomenti centrali

    di questa tesi, pu essere brevemente riassunta nell'affermazione che i termini dei tipi

    naturali provenienti da una struttura tassonomica di una teoria non possono essere

  • introdotti nella struttura tassonomica di un'altra, a causa della relazione di non-

    sovrapposizione tra le estensioni dei termini di tipo naturale (Kuhn, 1991, p. 4, 1993,

    pp. 318-319). Spiegher pi in dettaglio cosa questa affermazione significhi nella

    parte centrale della tesi.

    Con poche eccezioni, invece, l'uso di Feyerabend del termine

    'incommensurabile' limitato ad aspetti semantici. La nozione Feyerabend

    dell'incommensurabilit si sviluppa da una critica all'idea empirista di un linguaggio

    d'osservazione neutrale (Feyerabend, 1981a). Feyerabend argoment che il significato

    dei termini osservativi dipende dalla teoria in cui occorrono. Dal momento che

    l'ontologia di base e l'apparato concettuale delle teorie pu differire, i termini

    impiegati da una teoria possono fallire nell'essere definiti nel contesto di un'altra

    teoria (Feyerabend, 1981c, 65-67). Data incapacit di interdefinire i termini, tali

    teorie, possono non condividere proposizioni in comune. Dunque, Feyerabend

    concluse che tali teorie sono incommensurabili nel senso che non possiedono

    nessuna conseguenza comparabile, osservazionale o altrimenti (Feyerabend, 1981c,

    p. 93).

    1.5 Due obiezioni allincommensurabilit

    Due specifiche obiezioni hanno provato essere particolarmente costruttive nell'analisi

    delle problematiche dell'incommensurabilit.

    La prima si concentra sull'apparente equivoco che si presenta nell'inferenza

    dalla variazione di significato all'incomparabilit del contenuto. Mentre pu darsi il

    caso che il senso di un termine possa variare assieme al contesto teoretico, non ne

  • segue che anche il riferimento del termine debba variare con esso. Ma dal momento

    che la somiglianza di riferimento tutto ci di cui necessario per il paragone di

    contenuto, l'incomparabilit non segue necessariamente dalla variazione del senso dei

    termini impiegati dalle teorie.

    La seconda obiezione coinvolge l'apparente incoerenza dell'idea di

    intraducibilit. Supponiamo che venga affermato che un termine scientifico fuori

    moda sia intraducibile per ogni termine scientifico contemporaneo. Il fatto che il

    vecchio termine possa essere capito dai parlanti contemporanei suggerisce che possa

    essere in realt tradotto nel linguaggio moderno. Altrimenti difficile vedere come il

    termine possa essere riconosciuto come intraducibile in alcun termine moderno. La

    stessa abilit di capire il vecchio termine, paradossalmente, suggerisce che si possa

    tradurre ci che non pu essere tradotto.

    Sia Kuhn e sia Feyerabend hanno offerto risposte simili ad ognuna delle

    obiezioni. Con particolare riguardo all'obiezione che il riferimento possa sopravvivere

    al cambiamento di significato, Kuhn e Feyerabend hanno replicato che in casi

    particolari d'interesse il riferimento soggetto alla variazione cos come il senso

    (Feyerabend 1981c, p. 98; Kuhn 1970b, p. 269). Per quanto riguarda la traduzione

    dall'intraducibile, entrambi gli autori hanno risposto argomentando che il fallimento

    della traduzione non preclude la comprensione, cosicch uno possa capire i termini

    senza essere in grado di tradurli (Feyerabend, 1987, p. 266; Kuhn 1982, pp. 671-673).

    In pi, Kuhn ha argomentato che il fallimento della traduzione localizzato a stretti

    sottoinsiemi di termini, che rendono le differenze semantiche responsabili

    dell'intraducibilit discutibili all'interno di un linguaggio di sfondo che le recinti. Una

    simile risposta pu essere data in buona parte da Feyerabend. (Sankey 1994, pp. 107-

    108).

  • 2. Largomento di Davidson contro lincommensurabilit

    L'enfasi di Kuhn sulla dipendenza del significato delle espressioni scientifiche dalla

    loro cornice teoretica implica l'olismo semantico (almeno per quanto concerne le

    espressioni scientifiche).

    La teoria di Frege del senso e del riferimento ci dice che il senso di una parola

    il modo di determinare il riferimento. Nell'olismo semantico il senso di una parola

    (il significato) determinato dalla posizione della parola in una rete di significati.

    Questo significa che se due differenti reti corrispondono a differenti cornici teoretiche

    contenenti la stessa parola (qui si intende 'parola segno'), il senso di quella parola sar

    differente. Se assumiamo che il senso determina il riferimento, non possiamo essere

    certi della somiglianza del riferimento, cio non siamo giustificati nell'assumere che

    entrambe le parole si riferiscano allo stesso oggetti, che ci che il realista vorrebbe

    affermare. Anche Kuhn sembra suggerire che a causa di differenti background

    teoretici possiamo concludere che questi segni-parola non hanno infatti lo stesso

    riferimento.

    A causa dell'approccio di Kuhn all'incommensurabilit come problema

    linguistico, dobbiamo discutere ora della nozione di traducibilit, partendo da una

    citazione di Kuhn:

    ''Applicando il termine ' incommensurabilit' alle teorie, intendo solamente

    insistere che non vi un linguaggio comune al cui interno possano essere pienamente

    espresse e che possa essere usato in un paragone punto per punto tra di loro'' (Kuhn

    1976, p. 189).

    Ora il problema di comparare le teorie diventa parte di un problema di traduzione.

  • Tradurre da un linguaggio all'altro coinvolge il compromesso (imperfezione). Questo

    si applica anche alla traduzione da una teoria nel linguaggio di un'altra ed questo ci

    che Kuhn chiama incommensurabilit:

    Applicato al vocabolario concettuale impiegato intorno ad una teoria scientifica, il

    termine 'incommensurabilit' funziona metaforicamente. La frase 'nessuna misura

    comune' diventa 'nessun linguaggio comune'. L'affermazione che due teorie sono

    incommensurabili dunque l'affermazione che non c' alcun linguaggio, neutrale o

    altrimenti, nel quale entrambi le teorie, concepite come insiemi di proposizioni, possano

    essere tradotte senza residui o perdite. (Kuhn 1982, pp. 35-36)

    Secondo Howard Sankey (Sankey 1997, pp. 427-45), la versione semantica della tesi

    dell'incommensurabilit di Kuhn ora caratterizzata dalle differenze semantiche tra le

    teorie alternative. Queste differenze sono la variazione di significato, il fallimento

    della traduzione, e, come risultato di queste, una incomparabilit del contenuto tra le

    teorie. In sintesi dunque due teorie scientifiche alternative sono incommensurabili se

    1) c' variazione di significato tra i vocabolari delle teorie e questa variazione

    derivata dalle differenze nel contesto teoretico, e

    2) la traduzione tra le teorie fallisce a causa dell'assenza del linguaggio comune nel

    quale esprimere entrambe.

    Come risultato di 1) e 2), il contenuto di tali teorie non pu essere comparato.

    Cos il contenuto delle teorie alternative incomparabile a causa del fallimento della

    traduzione dovuta alla variazione di significato nel loro vocabolario.

    Donald Davidson si oppone all'idea che l'impossibilit della traduzione esista.

    Principalmente la sua idea che se possiamo tradurre un linguaggio nel nostro, ci

    deve essere una sovrapposizione negli schemi concettuali associati con questi

    linguaggi. Non c' ragione di assumere che vi siano linguaggi intraducibili nel nostro

  • (dal momento che non saremmo in grado di definirli linguaggi). E cos non vi

    ragione di assumere che vi siano schemi concettuali radicalmente differenti dai nostri.

    In 'On the very idea of a conceptual scheme' (Davidson 1974) Davidson attacca la

    nozione di incommensurabilit e del relativismo del significato in generale. La

    posizione filosofica di Dadivson vicina a quella di W.V.O Quine, ma differisce in

    alcuni aspetti importanti. Una di queste differenze concerne il relativismo semantico,

    che trova nei lavori di Quine alcuni argomenti a favore, mentre trova in Davidson

    argomenti decisamente contrari. L'argomento di Davidson contro

    l'incommensurabilit semantica di Kuhn da una parte segue le idee di Quine

    (riguardanti il naturalismo) e dallaltra diverge dal relativismo semantico di Quine

    (sebbene entrambi si definiscano 'epistemologi naturalizzati'). Il punto principale di

    Davidson che la distinzione 'schema concettuale contenuto' che l'empirismo

    ammette dovrebbe essere eliminata. Davidson chiama questa distinzione 'il terzo

    dogma dell'empirismo'. Per comprendere l'argomento di Davidson spiegher

    brevemente la critica di Quine (dei primi due dogmi) dell'empirismo e perch Quine

    ammetta l'olismo del significato. Dopodich spiegher l'argomento di Davidson pi

    nel dettaglio. Dopo di ci spiegher la reazione iniziale di Kuhn all'argomento di

    Davidson. Nel capitolo 9, approfondir i cambiamenti nella tesi di Kuhn che furono

    anche un risultato (parziale) della critica di Davidson.

    2.1 Quine e i due dogmi

    Il naturalismo di Quine centrato sull'idea che la nostra conoscenza derivi solamente

    dai nostri sensi. Nel suo The two Dogmas of Empiricism, Quine afferma che il

    linguaggio e il mondo sono connessi attraverso le esperienze. Le nostre frasi sono

  • segnali vocali associati a combinazioni di dati neurali, e le teorie scientifiche non sono

    altro che la ricombinazione di proposizioni d'osservazione che esprimono aspettative

    condizionali (come quando nevica, freddo). Le teorie dunque sono connesse alle

    esperienze. Secondo lui, tuttavia, l'empirismo contiene due dogmi che non

    possiedono un chiaro fondamento e dunque devono essere abbandonati.

    Il primo dogma quello della distinzione analitico-sintetico. Questa

    distinzione afferma che le proposizioni analitiche sono vere o false in base al loro

    significato, indipendentemente dai fatti. Ad esempio la proposizione uno scapolo

    un uomo non-sposato analitica, perch la definizione di scapolo uomo non-

    sposato. Gli enunciati sintetici, invece, sono veri o falsi in base ai fatti del mondo.

    Per verificare se una proposizione analitica sia vera bisogner osservare il mondo. Per

    esempio, per verificare la verit della proposizione la Stella del Mattino la Stella

    della Sera si dovr il riferimento di entrambi i termini (in questo caso il riferimento

    per entrambi Venere, rendendo dunque la proposizione una verit sintetica). Quine

    conclude che il valore di verit di una proposizione simile pu essere analizzato come

    coinvolgente una componente linguistica (il significato delle parole) e una

    componente fattuale (una situazione del mondo che renda vera o falsa la

    proposizione). Per Quine sembra essere ragionevole assumere che vi siano delle

    proposizioni prive di tale componente fattuale (ad esempio le proposizioni sugli

    unicorni), dunque queste proposizioni dovrebbero essere definite come analitiche

    (in quanto il valore di verit, non dipendendo da fatti del mondo, sar stabili solo in

    base alla componente linguistica). Ma tale conclusione lascia Quine con molti dubbi

    riguardo l'assunzione dell'esistenza di tali proposizioni analitiche.

    La distinzione analitico-sintetico altamente problematica per l'empirismo in

    quanto non vi sia tracciato un confine chiaro tra ci che sia analitico e ci che sia

  • sintetico. Quine contrario all'idea di tale confine e si domanda perch l'empirismo

    debba assumere tale distinzione. Dopotutto, il significato per l'empirismo dovrebbe

    alla fine condurre sempre alle esperienze. Senza analizzare nei dettagli

    largomentazione complessa di Quine, basata sulla circolarit della definizione di

    analitico, ci basta riassumere il punto chiave sulla nozione di sinonimia, ovvero

    uguaglianza di significato: la relazione di sinonimia, come ad esempio scapolo

    essere sinonimo di uomo non-sposato, pu essere conosciuta solo attraverso l'uso

    dei termini. Dal momento che tutte queste relazioni dipendono dal loro uso (e quindi

    dalle nostre esperienze), non vi ragione di assumere la distinzione tra analitico e

    sintetico, tra ci che dipende dal linguaggio e ci che dipende dai fatti. Mostrare dove

    possa essere tracciato il confine tra analitico e sintetico compito degli empiristi, ma

    dal momento che non possibile, la distinzione un dogma non-empirico

    dell'empirismo.

    Il secondo dogma riguarda il riduzionismo, cio la tesi secondo cui il

    significato di proposizioni isolate (cio totalmente separate da altre proposizioni)

    consiste nel metodo della loro verifica empirica. Secondo Quine, trattando con

    proposizioni riguardo al mondo, dobbiamo trattare con la totalit delle nostre

    esperienze sensoriali. Le nostre espressioni contengono parole che si riferiscono a tali

    esperienze, ed un dogma assumere che possiamo consegnare un valore di verit a

    proposizioni separate dalla totalit delle nostre esperienze. Essendo pur possibile

    imparare il significato di alcune parole senza usarne altre, una volta posseduto un

    linguaggio completo nel quale queste parole sono mescolate con altre, molto

    difficile o impossibile, stabilire cosa sia il significato di una proposizione isolata dal

    linguaggio come intero. Gli empiristi non hanno ragione di assumere che ci possa

    essere fatto, e dunque il riduzionismo il secondo dogma dell'empirismo.

  • Il rifiuto dei due dogmi dell'empirismo porta Quine ad ammettere l'olismo

    semantico. Se il significato di una proposizione dipende dalla sua relazione con la

    totalit del suo linguaggio, interamente possibile per una proposizione significare

    due cose molto diverse nel contesto di due linguaggi differenti. Dal momento che

    l'empirismo non pu assumere il riduzionismo, il relativismo del significato

    inevitabile. Ovviamente questo non significate che una proposizione possa avere lo

    stesso significato in due linguaggi diversi, ma non possiamo esserne certi. Questo

    conduce Quine all'indeterminazione della traduzione, per la quale non possiamo mai

    essere certi che una traduzione specifica sia quella corretta.

    2.2 L attacco di Davidson al relativismo concettuale

    La filosofia naturalistica di Quine e lo scarto dei due dogmi dell'empirismo formano

    lo sfondo della filosofia di Davidson, che comunque, non accetta totalmente le idee di

    Quine. Nella sezione seguente, spiegher come Davidson attacca il relativismo del

    significato (cos come l'olismo di Quine) tramite l'eliminazione del terzo dogma

    dell'empirismo.

    Davidson accetta il naturalismo di Quine e il rifiuto dei due dogmi

    dell'empirismo, e introduce la nozione di schema concettuale con il quale si intende

    la struttura totale dei concetti di cui un linguaggio consiste. Secondo Davidson, il

    linguaggio organizza le nostre esperienze, e dunque, uno schema concettuale d forma

    ai dati che riceviamo tramite i nostri sensi. La nozione di Davidson di schema

    concettuale pi o meno la stessa nozione che Kuhn d di Paradigma (almeno per

  • quanto riguarda il linguaggio). Il punto chiave dellattacco di Davidson alla nozione

    di schema concettuale connesso al tema del relativismo concettuale: la teoria per cui

    persone o gruppi di persone (culture e comunit) possono avere differenti schemi

    concettuali (questo ci che affermano sia Kuhn che Quine): dallipotesi che tali

    schemi concettali non si sovrappongono completamente, o che allinterno di una

    stessa comunit le persone posseggono solo parzialmente lo schema concettuale

    deriva la tesi dellincommensurabilit degli schei concettuali (la terminologia di

    Kuhn; Quine utilizza il termine indeterminatezza della traduzione' che rimanda a una

    nozione un poco differente).

    In 'On the very idea of a conceptual scheme' (Davidson 1974) Davidson offre

    due argomenti distinti contro l'incommensurabilit (e gli altri tipi di relativismi del

    significato). Primariamente, argomenta che la stessa idea di differenti schemi

    concettuali non intelligibile. Secondariamente, argomenta che non abbiamo ragioni

    di sospettare l'esistenza di schemi concettuali che differiscano radicalmente. Per

    entrambi questi argomenti Davidson assume che, se vi sono schemi concettuali

    differenti, la traduzione delle proposizioni da uno di questi schemi concettuali alle

    proposizioni di un altro possibile solo se esiste un sistema sottostante sul quale

    confrontare questi differenti punti di vista (per provvedere una base per la

    traduzione):

    ''Punti di vista differenti hanno senso, ma solo se c' un sistema di coordinate sul

    quale confrontarli...'' (Davidson 1974, p. 184).

    Non essendo in grado di tradurre tra diversi schemi concettuali significa che non c'

    una controparte per le speranze, i desideri e le conoscenze di una persona da uno

    schema ad un altro. (Davidson afferma che ci che conta come reale in uno schema

  • potrebbe non esserlo in un altro).

    Se quindi associamo uno schema concettuale con il linguaggio (vedendo il

    linguaggio come qualcosa che organizza le nostre esperienze, cosa che sia Quine che

    Davidson fanno), possiamo assumere che dove gli schemi concettuali differiscono

    differisca anche il linguaggio. Ma se c' la possibilit della traduzione, ci deve essere

    (almeno in parte) uno schema concettuale condiviso. Gli schemi concettuali

    corrispondenti a linguaggi traducibili mutuabili sarebbero dunque parte dello stesso

    'sottostante' schema concettuale. Dunque, da una parte l'impossibilit di tradurre

    sarebbe una ragione per assumere l'esistenza di differenti schemi concettuali; ma

    dallaltra, assumendo che vi sia possibilit di traduzione, schemi concettuali

    apparentemente diversi si riconducono a uno schema concettuale sottostante e

    unitario.

    2.3 La distinzione schema-contenuto

    Come risultato dello scarto dei due dogmi dell'empirismo, Quine accetta l'olismo

    semantico. Davidson, tuttavia, pur accettando lidea dellolismo semantico, si oppone

    al modo in cui viene presentato lolismo da parte di Quine. Secondo Davidson,

    l'olismo del nuovo empirismo il risultato di un nuovo dogma (che deriva dal rifiuto

    dei primi due). Davidson spiega come questo nuovo dogma provochi il relativismo.

    L'empirismo tradizionale afferma che gli enunciati analitici sono veri o falsi

    sulla base del loro significati, e gli enunciati sintetici sia sulla base del loro significato

    sia sulla base del loro contenuto empirico. Se rinunciamo alla distinzione analitico-

    sintetico l'unica cosa neutrale per compare i linguaggi sarebbe tramite il contenuto

    empirico delle proposizioni, che qualcosa come la nostra esperienza, i fatti, il

  • mondo, etc. Dal momento che ancora assunto (da Quine e da altri relativisti) che vi

    sono differenti punti di vista (diversi schemi concettuali), questo ci lascia con l'idea

    del linguaggio come incorporante uno schema concettuale e il contenuto empirico che

    organizzato da esso. L'idea che questi punti diversi ordinano il contenuto empirico

    differentemente. Dopo aver rinunciato alla distinzione analitico-sintetico (come

    proposta da Quine), gli empiristi non possono pi distinguere cosa sia teoria e cosa sia

    linguaggio. Le teorie sono cos parte di un 'intero' del linguaggio. Dunque tutto il

    'significato' diventa contaminato dalla teoria e cos Kuhn, Quine e gli altri empiristi

    concludono che un cambiamento di teoria implica un cambiamento dello schema

    concettuale e un cambiamento nel significato del linguaggio associato con quello

    schema. Questo conduce al relativismo semantico. Cos invece del vecchio dualismo

    (analitico-sintetico) abbiamo un nuovo dualismo dello schema concettuale e del

    contenuto empirico. Questo ci che Davidson chiama il terzo dogma

    dell'empirismo:

    Voglio sottolineare che questo dualismo di schema e contenuto, di un sistema

    organizzativo e qualcosa che deve essere organizzato, non pu essere reso

    intelligibile e difendibile. E' esso stesso un dogma dell'empirismo, il terzo

    dogma. Il terzo, e forse l'ultimo, per il quale se vi rinunciamo non chiaro se

    rimane qualcosa di distintivo da essere chiamato empirismo. (Davidson 1974,

    189).

    Davidson conclude che dovremmo rinunciare al dualismo schema-contenuto.

    L'idea di diversi punti di vista infondata, un dogma. Una volta che rinunciamo al

    terzo dogma dell'empirismo, rinunciamo all'idea di diversi punti di vista e rimaniamo

  • solo con il contenuto empirico delle proposizioni.

    Se rinunciamo al dualismo, rinunciamo alla concezione del significato che va con

    esso, ma non dobbiamo abbandonare l'idea del contenuto empirico: possiamo

    mantenere, se vogliamo, che tutte le proposizioni hanno contenuto empirico. Il

    contenuto empirico dunque spiegato dal riferimento ai fatti, al mondo, alle

    esperienze, la sensazione, la totalit degli stimoli sensoriali, o qualcosa di simile.

    (Davidson 1974, p. 189).

    Sebbene Davidson non attacchi direttamente il dualismo schema-contenuto, egli

    mostra limplausibilit della tesi per cui un cambiamento di teoria implica un

    cambiamento nel nostro apparato concettuale e nel significato del nostro linguaggio.

    Questo porta Davidson al suo primo argomento, riguardante la non-intelligibilit

    dell'idea di diversi schemi concettuali.

    Come, argomenta, saremmo in grado di rivolgerci a qualcuno se parla un altro

    linguaggio, se sembrato proprio come il nostro (dopo un cambiamento di teoria)? Le

    parole dopo il cambiamento di teoria possono significare la stessa cosa come le parole

    prima del cambiamento di teoria. Per stabilire che vi sia un linguaggio simile al

    nostro, ma differente, abbiamo bisogno di un punto di vista comune neutrale. Ma sono

    persone come Kuhn e Feyerabend che negano l'esistenza di un linguaggio comune o

    neutrale. Inoltre, se prendiamo che sia il soggetto della materia dei differenti linguaggi

    a fornire il punto di vista comune, la traduzione sarebbe possibile.

    Davidson cos argomenta che se qualche linguaggio intraducibile, possiamo

    ammetterlo solamente da un punto di vista neutrale. Se non c' tale punto di vista, non

    possiamo stabilire l'esistenza di un linguaggio intraducibile; ma se c' un punto di

  • vista neutrale questo sarebbe una base per la traduzione (attraverso l'interpretazione),

    contro lipotesi di un linguaggio intraducibile. Stando a Davidson, dunque l'idea di un

    linguaggio intraducibile e la corrispondente idea di differenti schemi concettuale

    (come l'incommensurabilit suggerisce) un dunque un concetto non-intelligibile.

    2.4 Intraducibilit completa e parziale

    Intraducibilit completa Dal momento che differenti schemi concettuali conducono

    all'incommensurabilit e altri tipi di relativismo, Davidson argomenta contro l'idea

    stessa di diversi schemi concettuali. Abbiamo visto che l'impossibilit della

    traduzione sarebbe una ragione per assumere l'esistenza di differenti schemi

    concettuali, Davidson dunque argomenta nel suo secondo argomento contro la

    possibilit dell'intraducibilit.

    Il fallimento dell'inter-traducibilit una condizione necessaria per stabilire le

    differenze negli schemi concettuali e l'esistenza di schemi concettuali differenti.

    Stando a Davidson, se non ci sono linguaggi intraducibili, non c' ragione di assumere

    che vi siano schemi concettuali differenti e questo significa che il relativismo del

    significato infondato.

    Nel suo secondo argomento, riguardante l'esistenza di schemi concettuali

    differenti, Davidson considera due casi, l' idea di completa e parziale intraducibilit.

    La completa intraducibilit vorrebbe dire che non ci sono (significanti) range di

    proposizioni in un linguaggio che possano essere tradotte nell'altro. L'intraducibilit

    parziale avviene quando alcune proposizioni possono essere tradotte, mentre altre non

    possono.

  • Considerando la completa intraducibilit, Davidson si domanda come sia

    possibile confermare che una certa attivit sia un linguaggio se non possiamo tradurre

    tale attivit. Abbiamo visto che il rifiuto di Davidson del terzo dogma ci lascia

    soltanto con il contenuto empirico delle proposizioni per comparare i linguaggi.

    Questo contenuto empirico delle proposizioni visto da Davidson come l'espressione

    delle nostre esperienze (che la base pi neutrale per la quale comparare il linguaggio

    che ci rimasta). Davidson, allora, propone che qualcosa un linguaggio (associato

    con uno schema concettuale), sia se possiamo tradurlo o meno, se in una certa

    relazione con l'esperienza. difficile dire quale sia esattamente questa relazione e

    Davidson pensa che certamente non possiede un criterio per il linguaggio che sia

    totalmente indipendente dall' idea di traduzione (nel nostro linguaggio familiare).

    Comunque, questa relazione all'esperienza che rende il linguaggio interpretabile.

    Seguendo il primo argomento, Davidson riflette che l'idea della completa

    intraducibilit non-intelligibile, dal momento che non abbiamo alcuna prova per

    sospettare che qualche attivit sia linguaggio (comportamento verbale) se non

    possiamo anche interpretarlo nel nostro linguaggio. Davidson argomenta che se

    possiamo riconoscere qualche forma di attivit come un linguaggio, saremmo anche

    in grado di interpretarlo. Se questo non possibile allora l'attivit non pu essere

    chiamata linguaggio (dal momento che non abbiamo basi per stabilire che tale attivit

    sia linguaggio). Se possiamo interpretare il linguaggio, allora non ci pu essere

    l'intraducibilit completa.

    Dal momento che l'idea di un completo linguaggio intraducibile non-

    intelligibile, non vi ragione per assumere che vi siano linguaggi intraducibili.

    Dunque non possibile assumere l'esistenza di diversi schemi concettuali sulla base

    dalla completa intraducibilit. L'idea sottostante a questo approccio alla traducibilit,

  • che le parole e le proposizioni rappresentano le attitudini del parlante e che il

    linguaggio dunque fortemente in relazione all'esperienza. Davidson pensa che i

    linguaggi che organizzano le esperienze (che sono uguali o simile alle nostre) saranno

    linguaggi come il nostro e a causa dell'espressione delle stesse attitudini saranno

    traducibili nelle nostre. Bisogna comunque tenere a mente che Davidson assume che

    le persone hanno simili esperienze e anche che stiamo parlando della traducibilit in

    principio (la traduzione in pratica potrebbe essere molto difficile alle volte). Davison

    argomenta che, dato abbastanza tempo, possibile raccogliere tutte le informazioni

    necessarie per interpretare correttamente il parlante nativo. Dall'aver iniziato a

    tradurre il nativo tramite l'interpretazione abbiamo passo dopo passo raffinato la

    nostra teoria riguardo al linguaggio del nativo. L'approccio di Davidson all'idea della

    completa intraducibilit costituisce la base per il suo approccio all'idea di

    intraducibilit.

    Intraducibilit parziale Se c' una base per l'interpretazione, argomenta Davidson,

    non ci pu essere una cosa come l'intraducibilit completa. Nella sezione precedente,

    abbiamo visto che Davidson considera l'intero concetto di intraducibilit come non-

    intelligibile. Davidson dunque analizza se l'intraducibilit parziale un'opzione e una

    ragione per assumere l'esistenza di diversi schemi concettuali.

    Il discorso di qualcuno non pu essere interpretato a meno che non si abbia buona

    conoscenza delle credenze della persona, e non possiamo comprendere le sottigliezze

    delle credenze senza comprendere il linguaggio. Stando a Davidson, possiamo

    accettare attitudini molto generali verso le proposizioni come prova di base per una

    teoria dell'interpretazione radicale. Testando le condizioni sotto le quali un parlante di

    un altro (sconosciuto) linguaggio ritiene le sue proposizioni vere o false, possiamo

  • farci un'idea delle condizioni di verit di tale espressione, questo processo chiamato

    interpretazione radicale (del tutto analogo al processo di traduzione radicale illustrato

    dal famoso esempio di Quine della parola 'Gavagai').

    Sapere meramente che un parlante ritiene una proposizione come vera non ci

    d alcuna informazione riguardo a cosa significa la proposizione, quale credenza

    venga ritenuta come vera. L'interpretazione ci d un modo di astrarre una teoria del

    significato praticabile e un'accettabile teoria della credenza. Anche nel nostro proprio

    linguaggio re-interpretiamo le parole per poter preservare una ragionevole teoria della

    credenza. Per essere in grado di interpretare dobbiamo essere in grado di assumere un

    accordo generale sulle credenze. Questo rende il disaccordo sui significati possibile.

    Non possiamo iniziare la nostra interpretazione senza assumere che le nostre credenze

    e quelle del parlante corrispondano. Abbiamo bisogno di assumere un principio di

    carit, cos come abbiamo visto nell'ultima sezione dobbiamo assumere che la

    maggior parte delle credenze di un parlante siano vere quando vogliamo

    comprenderlo e dobbiamo assumere che queste credenze sono simili alle nostre. La

    carit una condizione (non una opzione) per avere una teoria lavorabile:

    La carit forzata su di noi; sia che ci piaccia o meno, se vogliamo comprendere gli

    altri, dobbiamo ritenerli giusti nel pi delle cose. Se possiamo produrre una teoria che

    riconcilia la carit e le condizioni formali di una teoria, abbiamo fatto tutto ci che

    poteva essere fatto per assicurare la comunicazione. Nulla di pi possibile, e nulla di

    pi necessario. (Davidson 1974, p. 197)

    Il principio di carit da essere visto come la base sulla quale la comunicazione e

    l'interpretazione avvengono. Se assumiamo che i parlati di un linguaggio nativo

    esprimono e intendono esprimere proposizioni vere, possiamo iniziare interpretando

  • cosa le proposizioni significhino. Ovviamente, una volta che impariamo di pi sul

    linguaggio del nativo possiamo scoprire che alcune delle proposizioni espresse sono

    in realt false.

    Davidson allora argomenta che l'idea del fallimento di traduzione parziale non

    pi chiara che quella della completa intraducibilit. Data l'idea dell'interpretazione

    radicale e accettando il principio di carit non vi nessuna base per giudicare che gli

    altri abbiano concetti e credenze radicalmente differenti dalle nostre. Dal momento

    che l'intraducibilit non un'opzione, ci sar una parte del linguaggio nativo che

    potremmo comprendere. Se possiamo comprendere parte del linguaggio attraverso

    l'interpretazione radicale, possiamo anche interpretare il resto di esso (di nuovo

    Davidson non sta considerando la traduzione pratica, si sta occupando della

    traduzione in principio).

    Per essere in grado di identificare schemi concettuali differenti abbiamo

    bisogno di assumere la traducibilit (altrimenti non potremmo accettare il contenuto

    di uno schema). Ma cos come con le credenze di un parlante nativo, non possiamo

    semplicemente essere in una posizione di giudicare se lo schema concettuale

    differisce radicalmente dal nostro dal momento che la traducibilit implica che lo

    schema non pu essere differente dal nostro. L'argomento di Davidson dunque che

    non c' ragione di assumere che vi siano schemi concettuali differenti dal nostro.

    Davidson cos argomenta che rinunciando al terzo dogma (che causa la scompare

    dell'idea di differenti punti di vista) il relativismo concettuale scompare.

    Riassumendo, abbiamo visto che Davidson argomenta che, se differenti

    schemi concettuali esistessero, questi schemi avrebbero differenti linguaggi associati

    con essi che sarebbe mutualmente intraducibili. Dunque linguaggi differenti non

    necessariamente appartengono a differenti schemi concettuali. Se due linguaggi sono

  • inter-traducibili, appartengono allo stesso schema concettuale. Principalmente,

    Davidson argomenta che l'idea stessa di differenti schemi concettuali incoerente e

    non-intelligibile, e che il terzo dogma dell'empirismo (la distinzione schema-

    contenuto) che porta alla nascita dell'idea di differenti schemi concettuali dovrebbe

    essere abbandonato. Secondariamente, Davidson argomenta che non vi prova che

    dimostri l'esistenza di linguaggi intraducibili (parzialmente o completamente) e

    possiamo quindi concludere che non c' prova per assumere l'esistenza di schemi

    concettuale che sono differenti dai nostri.

    Secondo Davidson l'idea dell'esistenza della completa intraducibilit richiede

    una sorta di 'spazio sottostante', che renda possibile distinguere tra i differenti schemi

    concettuali (e che cos rende possibile stabilire se via siano linguaggi intraducibili). Se

    non c' tale spazio sottostante non possiamo essere in grado fare tale distinzione. Dal

    momento che Quine ha gi scartato i due dogmi dell'empirismo, possiamo assumere

    che non vi alcun 'insieme' di significati fissati di cui questo spazio sottostante

    composto. E non possiamo assumere una teoria indipendente dalla realt. Non c'

    dunque alcuna ragione per assumere che uno spazio sottostante esista. Dunque, non vi

    alcun criterio per stabilire se una certa attivit sia un linguaggio se non

    interpretabile. L'idea della completa intraducibilit dunque una nozione non

    comprensibile, e dovrebbe essere abbandonata.

    L'intraducibilit parziale potrebbe essere una possibilit, ma dopo il rifiuto del

    terzo dogma non c' ragione di sospettare che questo conduca al relativismo

    concettuale o all'incommensurabilit. Sapendo che un parlante ritiene una certa

    proposizione esser vera non ci d alcuna informazione ulteriore riguardo al contenuto

    di questa credenza del parlante. Senza la conoscenza sulla credenza del parlante non

    possiamo iniziare ad interpretare questo linguaggio. Dunque, dobbiamo assumere il

  • 'principio di carit'. Quando dunque assumiamo che le credenze di un parlante e le

    nostre largamente corrispondono, non c' ragione ulteriore per assumere che credenze

    differenti esistano. Se dunque questo cos non vi alcuna ragione per assumere

    l'esistenza di differenti schemi concettuali sulla base dell'intraducibilit parziale.

    Sia l'intraducibilit completa e parziale, stando a Davidson, non giocano pi un

    ruolo nella teoria riguardo al relativismo concettuale o all'incommensurabilit.

    Davidson cos argomenta che l'incommensurabilit impossibile, perch

    l'intelligibilit (essere in grado di giudicare se uno schema concettuale sia differente)

    implica la traducibilit e cos la commensurabilit. E cos le idee di Kuhn sono non-

    intelligibili.

    2.5 La risposta di Kuhn a Davidson1

    Secondo Kuhn, il fatto che gli storici e gli antropologi sembrino in grado di produrre

    interpretazioni soddisfacenti sembra essere un'assunzione fondamentale

    1 Ovviamente vi sono altre critiche a Davidson sul suo attacco al relativismo concettuale che hanno qualche collegamento teorico, ma sono indipendenti della critica di Kuhn. Stando a Stich e Goldman (Stich, 1990) il principio di carit potrebbe si anche essere una necessit, ma Davidson non ci d ragioni per asserire che assumerlo corretto. Non non chiaro onoltre quanta carit debba essere assunta esattamente (un parlante nativo sempre corretto?). Una forte interpretazione del principio significa che i parlanti di linguaggi differenti hanno fortemente o non hanno differenti credenze. Assumere la razionalit di un parlante nativo non pu essere assunta e basta, ma dovrebbe essere soggetta ad una indagine empirica. Stando a Igor Douven e Henk De Regt (Douven, I. & de Regt, H. W., 2002), anche se possiamo non trovare e identificare un linguaggio intraducibile possiamo assumere un 'principio verificazionista'. Questo principio ci dovrebbe dire che dall'essere non in grado di stabilire qualcosa possiamo inferire che questo qualcosa non infatti il caso. Assumere questo principio non sembra molto plausibile. Davidson pu soltanto concludere che non vi prova per l'esistenza di differenti schemi concettuali, non che differenti schemi concettuali non esistano.

  • dell'argomento di Davidson contro l'incommensurabilit. Kuhn afferma che

    l'argomento di Davidson dipende criticamente sull'equazione di interpretazione e

    traduzione, che trova la sua fonte in 'Word and Object' di Quine (Quine, 1961).

    Sebbene la risposta di Kuhn presentata come una reazione al secondo argomento di

    Davidson, Kuhn in realt risponde solamente al riferimento di Davidson alla teoria di

    Quine della interpretazione radicale ed evita completamente l'argomento reale di

    Davidson (che come vedremo porter Kuhn ad alterare la tesi

    dell'incommensurabilit).

    Davidson, abbiamo visto, assume che se qualcosa pu essere interpretato, pu

    essere anche tradotto. Kuhn argomenta che linterpretazione non la stessa cosa della

    la traduzione. La reale traduzione pu coinvolgere l'interpretazione, ma Kuhn precisa

    che questi devono essere visti come due distinti processi. La traduzione qualcosa

    fatto da una persona che conosce due linguaggi, nei quali le parole o una stringa di

    parole da un linguaggio vengono sostituite da parole o stringhe di parole dell'altro

    linguaggio (con lo stesso significato e riferimento). Un interprete, comunque, in una

    traduzione radicale parte sempre dal suo linguaggio per poi confrontarsi con un range

    inintelligibile di rumori e simboli, iniziando cos ad apprendere il nuovo linguaggio.

    L'abilit di imparare un linguaggio non garantisce l'abilit di tradurlo nel nostro o di

    tradurre in quello. Il traduttore radicale di Quine, come nell'esempio della parola

    'Gavagai', di fatto un interprete e anche un apprendista della lingua ma non un

    traduttore. (Kuhn 1989, p. 61).

    L'interprete deve assumere che il buon senso pu essere fatto dall'apparente

    comportamento linguistico e dagli inizi della produzione di ipotesi. L'interpretazione

    di successo significa diventare bilingue. Imparare un linguaggio dunque non la

    stessa cosa come la traduzione, sebbene spesso assunto nella discussione filosofiche.

  • Essere abili ad imparare un nuovo linguaggio non implica che uno sia in grado di

    tradurlo nel proprio. Una traduzione perfetta dovrebbe preservare i significati, le

    intenzioni e in concetti (non soltanto i riferimenti). Dunque non vi sono traduzioni

    perfette e un traduttore radicale deve essere dunque anche un interprete. Supponete

    che non vi sia in il coreferenziale inglese per il termine 'gavagai', allora i parlanti che

    imparano ad usare il termine dovrebbero parlare il linguaggio nativo e non l'inglese

    mentre proferiscono il termine. Questo non essere in grado di tradurre, secondo Kuhn,

    l'incommensurabilit (Kuhn, 1982, pp. 39-40).

    Stando a Kuhn, molto probabile non essere in grado di tradurre un

    linguaggio straniero in linguaggio che gi si parla. Ma questo non significa che non si

    possa imparare un nuovo linguaggio tramite l'interpretazione. Quine propone che noi

    facciamo esattamente questo quando ci confrontiamo con un linguaggio nativo.

    Sembra ora che l''incommensurabilit di Kuhn sia la stessa dell'indeterminazione

    radicale di Quine. Ma, critica Kuhn, Quine in errore sull'idea che dobbiamo

    concludere che ci sia sempre l'indeterminatezza della traduzione:

    la maggior parte o tutti gli argomenti di Quine per l'indeterminatezza della

    traduzione, possono con forza eguale, essere diretti ad una conclusione opposta:

    invece che esserci un infinito numero di traduzioni compatibili con tutte le normali

    disposizioni del comportamento verbale, non ce ne sono spesso nessuna. (Kuhn,

    1989, p. 61).

    Quine conclude dalla sua 'tesi dell'indeterminatezza' che il concetto di significato

    debba essere abbandonato (secondo Quine non possiamo mai stabilire l'esatto

    significato (Quine 1961)) e afferma che il riferimento nei linguaggi naturali sia in

    quelli scientifici sia inscrutabile. Kuhn pensa, al contrario, che ci che un termine

  • significa e ci a cui si riferisci in un altro linguaggio soltanto molto difficile da

    scoprire, ma non necessariamente impossibile. Anche se Kuhn pensa che sia possibile

    scoprire significato e riferimento dei termini di un linguaggio, ammette anche che uno

    non pu essere mai assolutamente certo di aver avuto successo. Questo rende

    l'incommensurabilit e l'indeterminatezza tesi leggermente differenti, sebbene

    abbastanza simili in molti aspetti.

    Per vedere come queste tesi differiscono, analizziamo l'esempio seguente.

    Kuhn pensa che il paragone delle teorie coinvolga solamente l'identificazione del

    riferimento. Questa identificazione resa pi difficile dall'intrinseca imperfezione

    della traduzione, ma non impossibile in principio. Compariamo la teoria del flogisto

    con la scienza moderna. Ora possiamo correttamente affermare che il termine

    'flogisto' sia intraducibile? Possiamo, dopo tutto, in diversi modi descrivere nel

    linguaggio moderno a cosa il termine si riferisca e dunque una traduzione nel

    linguaggio moderno apparirebbe possibile. Ma questo, secondo Kuhn, sbagliato: il

    riferimento di 'flogisto' descritto in un numero di frasi che contengono altri termini

    intraducibili, come 'principio' e 'elemento'. Insieme, questi termini, costituisco un

    insieme inter-definito che deve essere appreso come intero. E' solo quando impariamo

    l'intero linguaggio associato a quella teoria che possiamo comprendere correttamente

    a cosa il termine 'flogisto' si riferisca. comunque impossibile tradurre il termine

    nella terminologia moderna. Questo rende il termine 'flogisto' incommensurabile con

    la scienza moderna.

    Possiamo vedere che una vecchia teoria non parla delle stesse sostanze

    individuali e degli stessi processi, ma struttura il mondo differentemente. Il suo

    riferimento non necessariamente determinato comunque, dal momento che le

    condizioni sono date da il suo significato (il significato determina il riferimento) e il

  • significato diventa conosciuto quando acquisiamo il linguaggio associato. Infatti

    quando si paragonano le teorie o i linguaggi, le persone utilizzano differenti criteri per

    l'identificazione dei riferimenti. Questi criteri non sono meramente convenzionali,

    tuttavia. Il linguaggio che le persone parlano adattato al mondo in cui vivono, e

    apparentemente il mondo non presenta oggetti e situazioni che condurrebbero le

    persone a differenti identificazioni. I parlanti dello stesso linguaggio sono membri

    stessa cultura, nella quale uno pu aspettarsi gli stessi oggetti e le stesse situazioni. Un

    parlante deve apprendere tramite l'esperienza quando un termine si applica o non si

    applica alle situazioni (quando apprendiamo riguardo l'uso del termine 'gatti'

    dobbiamo anche imparare a non applica il termine ai cani). Questo sottolinea

    l'approccio olistico di Kuhn al linguaggio. Kuhn afferma che linguaggi differenti

    impongono differenti strutture sul mondo. I criteri per il riferimento saranno connessi

    ad un termine in una rete lessicale con certi termini e distanza da altri termini. Questo

    lessico specchier aspetti del mondo e imiter i fenomeni che possono essere descritti

    con questo lessico. Un'anomalia nella scienza richieder dunque l'adattamento delle

    relazioni tra i termini nel lessico, alterando cos il linguaggio.

    Secondo Kuhn, i membri di una comunit linguista possiedono l'omologa

    struttura lessicale e per essere in grado di comunicare, le loro strutture tassonomiche

    dovranno combaciare:

    Ma le loro strutture tassonomiche devono corrispondere, dove il linguaggio

    differente, il mondo differente, il linguaggio privato e la comunicazione cessa

    fintanto che un partito non acquisisce il linguaggio dell'altro. (Kuhn 1982, p. 52)

    Nel caso della traduzione, i termini non hanno bisogno di essere condivisi, ma le

  • espressioni riferenti in un linguaggio devono avere espressione co-referenziali

    nell'altro e le strutture lessicale di entrambi i linguaggio devono essere la stessa. La

    tassonomia deve essere preservata. E per questo che il flogisto non corrisponde a

    nulla nella chimica moderna. Se la traduzione non possibile, sono richiesti metodi

    molto differenti di traduzione e acquisizione del linguaggio.

    La commensurabilit e l'incommensurabilit, come presentate nei lavori

    successivi di Kuhn, sono termini che denotano una relazione che si ottiene tra le

    strutture lessicali linguistiche. Ci sono due punti sottostanti a questa riformulazione

    linguistica della nozione di incommensurabilit:

    (i) la traduzione esatta tra due linguaggi incommensurabili non possibile, sebbene

    varie parafrasi possono essere sufficienti per una comunicazione adeguata.

    (ii) la terminologia scientifica tecnica occorre sempre in famiglie di termini

    essenzialmente inter-relazionati.

    Sul punto (ii) occorre specificare che queste categorie tassonomiche non hanno

    sovrapposizioni due diverse categorie non hanno alcuna istanza in comune (a meno

    che una categoria non che comprenda completamente un'altra). I termini inter-

    relazionati possono anche essere termini i cui significati sono determinati in parte da

    leggi scientifiche relazionate ad essi. Dunque un cambiamento nella comprensione o

    nella formulazione di una legge rilevante deve risultare fondamentale nelle differenze

    nella comprensione dei termini corrispondenti. Dunque questi termini inter-relazionati

    sarebbero incommensurabili.

    Una prosecuzione della critica kuhniana viene fatta da Sankey Stando a

    Howard Sankey (Sankey 1990), possiamo riconoscere un linguaggio non solamente

    dalla sua traducibilit nel nostro, ma anche da caratteristiche formali e contestuali,

  • come i suoni e le inscrizioni. Noi riconosciamo segni antichi su una pietra usa come

    linguaggio senza essere necessariamente essere in grado di tradurlo. Non chiaro

    perch la conoscenza del contenuto semantico (tale come le credenze del parlante o

    dello scrittore) debbano essere necessariamente per una attribuzione del linguaggio

    come Davidson vorrebbe affermare. Sankey argomenta che le caratteristiche formali e

    contestuali contano anch'esse per qualcosa. La seconda guerra mondiale e la guerra

    fredda hanno mostrato che i codici possono essere riconosciuti come codici senza

    essere rotti. L'archeologia ci ha mostrato che i frammenti delle lingue morte possono

    essere riconosciute come tali a priori, prima di averne fatto una traduzione. Il fatto che

    iniziamo ad interpretare e tradurre implica che sappiamo che un parlante possiede un

    linguaggio, prima di iniziare il processo di traduzione.

    3. Lincommensurabilit tassonomica

    3.1 Cambiamento tassonomico

    Ne La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Kuhn sottolinea l'aspetto non

    cumulativo del cambiamento che avviene in una rivoluzione scientifica. Un aspetto

    importante di questo cambiamento riguarda il mutamento nella tassonomia. Questo

    tema sar sviluppato con maggiore approfondimento negli scritti successivi, in

    particolare in Commensurability, Comparability, Communicability (1982) e in

    What are Scientific Revolutions? (1987)

    Secondo Kuhn, le rivoluzioni scientifiche sono caratterizzate dal cambiamento

    degli schemi tassonomici nel senso in cui le teorie classificano le entit nei domini

  • delle loro applicazioni. A supporto di questa visione, Kuhn si avvale di molti esempi

    storici, come il cambiamento nella categoria di pianeti e stelle, e le categorie chimiche

    di composto e mistura. Queste categorie contengono oggetti che le teorie raggruppano

    insieme sulla base di propriet caratteristiche o comportamenti. Kuhn suggerisce

    dunque come sua tesi centrale che ci che caratterizza una rivoluzione scientifica il

    cambiamento tassonomico, cambiamento che comprende la stessa definizione della

    tassonomia di una teoria durante una rivoluzione scientifica:

    Ci che caratterizza una rivoluzione scientifica... il cambiamento in alcune della

    categorie tassonomiche pre-requisite dalle descrizioni scientifiche e dalle descrizioni.

    Questo cambiamento... un aggiustamento non soltanto del criterio rilevante alla

    categorizzazione, ma anche del modo in cui oggetti e situazioni sono distribuite tra le

    categorie pre-esistenti. (Kuhn, 1987, pp. 19-20)

    Il cambiamento scientifico rivoluzionario non tuttavia ristretto a ci che le teorie

    asseriscono riguardo agli insieme condivisi di categorie. Anzi, questo cambiamento

    altera il sistema classificatorio nel senso in cui ogni elemento che vi si trova viene

    determinato come membro, ci conduce a cambiamenti sia nei criteri di

    classificazione, sia nei criteri di appartenenza alle categorie. Uno degli esempi

    standard di Kuhn per mostrare il cambiamento tassonomico la transizione

    dall'astronomia tolemaica a quella copernicana:

    prima che la transizione avvenne, il Sole e la Luna erano considerati pianeti,

    mentre la Terra no. Dopo di essa, la Terra fu un pianeta, come Marte e Giove, il Sole

    divenne una stella, mentre la Luna divenne un nuovo corpo: un satellite . (Kuhn,

  • 1987, p. 8)

    Qui Kuhn sembra scrivere che le entit stesse subiscono dei cambiamenti che non

    riguardano solamente la tassonomia. La transizione copernicana possiede quelle

    caratteristiche che Kuhn ha in mente riguardo al cambiamento tassonomico:

    (1) presente un insieme fissato di entit in questo caso i corpi celesti

    che costituisce un dominio comune di oggetti che condiviso tra diversi

    sistemi di classificazione.

    (2) il cambiamento tassonomico non un cambiamento completo nello

    schema tassonomico, dal momento che le vecchie categorie (come pianeti)

    vengono mantenute.

    (3) il cambiamento della tassonomia coinvolge lo spostamento degli

    oggetti o degli insiemi degli oggetti tra le categorie, cos come l'introduzione

    di nuove categorie (Cf. Kuhn, 1970b, p. 269).

    (4) dal risultato di questa re-classificazione le entit che erano prima

    considerate non appartenenti alla stessa categoria, adesso si ritrovano nella

    stessa.

    Questo cambiamento tassonomico coinvolge anche una serie di cambiamenti a

    livello semantico. Occasionalmente, il cambiamento dell'ontologia o l'aggiunta di

    nuove categorie pu risultare dall'aggiunta di un nuovo vocabolario che varia

    semanticamente dal precedente. Comunque, in molti casi, il vocabolario precedente

    viene mantenuto attraverso il cambiamento di tassonomia, ed dunque soggetto al

    cambiamento di significato. Dove un cambiamento viene a coinvolgere il criterio di

  • applicazione di una categoria, questo pu alterare il senso del termine. Ma nei casi in

    cui gli oggetti sono trasferiti da una categoria tassonomica ad un'altra, il termine in

    questione pu anche subire dei cambiamenti in estensione

    3.2 Olismo locale e intraducibilit

    La variazione semantica dovuta al cambiamento tassonomica giace al cuore

    dell'incommensurabilit. Anzich l'interruzione (breakdown) comunicativa totale,

    Kuhn argomenta a favore del fallimento dell'esatta traduzione tra sottoinsiemi di

    termini inter-definiti che riguarda lo speciale linguaggio delle teorie. Questo

    fallimento dovuto a ci che Kuhn chiama olismo locale. (Kuhn, 1987, pp. 7-22).

    Secondo Kuhn il cambiamento rivoluzionario nella struttura tassonomica,

    differentemente dai cambiamenti frammentari della scienza normale, conduce verso

    l'olismo. Questo dovuto al trasferimento di termini durante il cambiamento

    tassonomico:

    Dal momento che questa ridistribuzione coinvolge sempre pi di una categoria, e

    dal momento che queste categorie sono inter-definite, questa sorta di alterazione

    necessariamente olistica. Questo olismo radicato nella natura del linguaggio, il

    criterio rilevante la categorizzazione sono ipso facto i criteri che etichettano i nomi a

    quelle categorie al mondo. (Kuhn, 1987, p. 20)

    La natura olistica del cambiamento tassonomico riflessa dall'interdefinizione dei

    termini che si riferiscono alle categorie tassonomiche, dal momento che questi termini

    sono definiti da concetti interconnessi. A causa dell'interdefinizione dei termini, pu

    essere impossibile tradurre nomi da una categoria tassonomica di una teoria ad

  • un'altra. Un esempio discusso da Kuhn l'esempio del flogisto contro l'ossigeno.

    Mentre buona parte del linguaggio utilizzato dai propositori della teoria del flogisto

    ancora in uso, Kuhn afferma: un piccolo gruppo di termini rimane senza equivalenti

    offerti dal vocabolario della chimica moderna (Kuhn, 1983, p. 675). Termini come

    flogisto, aria deflogistizzata e principio formano una ramificazione concettuale

    di termini in relazione tra di loro che non possono essere definiti sulle basi del

    vocabolario speciale della teoria dell'ossigeno. Essi costituiscono dice Kuhn un

    insieme inter-definito che deve essere acquisito insieme, come intero, prima che

    ognuno dei termini venga applicato ad un fenomeno naturale (Kuhn, 1983, p. 676).

    Come risultato del fallimento della traduzione dovuta all'interdefinizione olistica della

    ramificazione dei termini categoriali, l'incommensurabilit emerge come fenomeno

    localizzato, ristretto a sottoinsiemi di termini presenti in teorie alternative.

    3.3 Termini naturali e principio di non sovrapposizione

    Come abbiamo visto il trattamento successivo alle critiche

    dell'incommensurabilit caratterizzato dallenfasi sulla semantica dei termini di tipo

    naturale. Per Kuhn, tali termini si riferiscono non solo a tipi naturali intesi come

    corrispondenti ad insiemi o raggruppamenti arbitrari e indipendenti dagli esseri

    umani, ma anche a tipi naturali il cui significato dipende dalluso condiviso di essi in

    una comunit specifica e vengono appresi attraverso il contrasto o attraverso la

    relazione con altri insiemi di termini (Kuhn, 1993). Un termine di tipo naturale,

    secondo Kuhn, presente in una struttura tassonomica fallisce nell'essere tradotto in un

    altra a causa delle restrizioni riguardanti le relazioni tra termini naturali, derivate da

    ci che egli chiama principio di non-sovrapposizione.

  • Prima di parlare di questo principio necessario introdurre la nozione di lessico

    per Kuhn.

    In un primo momento Kuhn parl di paradigmi e successivamente utilizz

    termini come lessico o struttura lessicale. Alle volte Kuhn descrive il lessico

    come un modulo mentale che immagazzina i concetti e il vocabolario (cf. 1993, pp.

    315, 329). Pi specificatamente un lessico un vocabolario strutturato di termini

    naturali, che rappresenta una tassonomia di termini naturali (Kuhn, 1983, pp. 682-3,

    1991, pp. 4-5). Kuhn afferma che affinch la comunicazione riesca non necessario

    che i parlanti utilizzino gli stessi criteri per applicare i termini al mondo. Viene

    richiesto soltanto che i parlanti utilizzino strutture lessicali omologhe, cio un

    vocabolario strutturato che incorpori lo stesso sistema tassonomico (Kuhn, 1983, p.

    683). Analogamente, affinch la traduzione di un termine di un lessico ad un altro

    abbia successo, le teorie necessitano unicamente della condivisione della stessa

    tassonomia lessicale. Se non lo fanno, sono incommensurabili.

    La tesi per cui l'omologia della struttura lessicale sufficiente alla traduzione,

    pu suggerire che la somiglianza del riferimento sia sufficiente alla traduzione: si

    potrebbe infatti supporre che lessici che condividono la stessa struttura tassonomica

    siano quelli di cui i termini semplicemente hanno la stesse estensione. Ma Kuhn

    rifiuta questa posizione e, al contrario, sostiene che le costrizioni estensionali sulla

    traduzione sono inadeguate, dal momento che la traduzione che conserva il

    riferimento pu fallire nel preservare alcuni aspetti cruciali del significato (Kuhn,

    1983, pp. 679-80). E in questo contesto che l'enfasi di Kuhn sui termini naturali

    acquista maggiore rilievo. La richiesta di omologia lessicale non si limita a conferire a

    termini naturali provenienti da lessici inter-traducibili la stessa estensione, ma

    assicura che termini si riferiscano allo stesso tipo naturale. Un singolo insieme di cose

  • pu appartenere infatti ad un numero distinto di tipi naturali, come nel caso di una

    specie che l'unica appartenente ad un genere monotipico. A causa di ci, il

    riferimento ad un dato tipo naturale richiede che i suoi membri debbano essere

    individuati come membri di quel tipo, piuttosto che in una maniera meramente

    estensionale. La richiesta del riferimento allo stesso tipo naturale , dunque, una forte

    costrizione alla co-estensivit.

    Negli ultimi lavori di Kuhn, la richiesta del riferimento allo stesso tipo

    naturale diventa l'ingrediente principale nel suo argomento per l'incommensurabilit.

    Pi specificatamente, l'ultimo argomento di Kuhn per il fallimento di traduzione tra

    strutture lessicale avanza una riflessione riguardante la natura gerarchica delle

    tassonomie dei termini naturali:

    Non due termini di tipo... possono sovrapporsi nei loro riferimenti a meno che

    non siano in relazione come la specie al genere. Non vi sono cani che sono anche

    gatti, non vi sono anelli d'oro che sono anche anelli d'argento, e cos via: questo ci

    che rende cani, gatti, oro e argento un tipo. (Kuhn, 1991, p. 4)

    In altre parole, un tipo naturale pu includere altri tipi (o membri di altri tipi)

    come membri, solamente se tipo di ordine pi alto che contiene tipi subordinati

    all'interno della stessa tassonomia. Kuhn chiama questo principio principio di non-

    sovrapposizione perch preclude la sovrapposizione tra l'appartenenza di tipi. Lo

    scopo del principio di non-sovrapposizione ristretto ai tipi di una tassonomia data,

    piuttosto che presenti in tassonomie alternative. Infatti le teorie possono classificare le

    cose in maniera diversa. Un tipo naturale riconosciuto da una teoria pu contenere

    membri che appartengono ad un numero differente di tipi secondo un'altra teoria.

  • All'interno di una tassonomia, comunque, tale classificazione incrociata non

    permessa dal principio di non-sovrapposizione. precisamente a causa di tassonomie

    alternative che classificano differentemente che il principio di non-sovrapposizione

    risulta fallire nel tradurre strutture lessicali che incorporano diverse tassonomie.

    Come il principio di non-sovrapposizione conduce all'intraducibilit pu essere

    illustrato dal significato dell'esempio di Kuhn sulla tassonomia celeste citato

    precedentemente. Supponiamo che uno abbia cercato di tradurre il termine tolemaico

    pianeta nel lessico dell'astronomia copernicana. Come abbiamo visto pi sopra,

    oltre ai pianeti che sono classificati come tali dall'astronomia copernicana, la categoria

    tolemaica pianeta include anche il Sole e la Luna. In questo modo, la traduzione del

    termine tolemaico pianeta nel lessico copernicano richiederebbe incorporamento

    nella successiva tassonomia di una singola categoria contenente i membri di tre

    distinte categorie copernicane. Ma una categoria del genere non pu essere introdotta

    come un tipo naturale della tassonomia copernicana, dal momento che la categoria

    tolemaica unisce insieme entit come membri di un singolo tipo che lo schema

    copernicano tratta come membri di distinti tipi naturali. Di certo, questo porta alla

    questione sul perch un tipo appartenente ad una tassonomia non pu essere integrato

    in una tassonomia rivale.

    La risposta di Kuhn non del tutto chiara, ma egli suggerisce che il problema

    coinvolge la proiettabilit dei termini di tipo (Kuhn, 1993, pp. 316, 318). Dal

    momento che i termini di tipo sono proiettabili, il loro uso presuppone che essi si

    riferiscono alle cose che mostrano un comportamento regolato. Infatti, Kuhn assume

    le leggi che governano il co