Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

128

Transcript of Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

Page 1: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

ISBN 978-88-8459-251-4

Page 2: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013
Page 3: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

Gianni Laterza

INTRUSO

La vera storia di Vito Vasileimputato “abusivo”

Wip Edizioni

Page 4: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

CopertinaGrafica: Studio ArtesiaFoto: Giuseppe Viviani

ISBN 978-88-8459-251-4 1a edizione maggio 2013 2a edizione giugno 2013

WIP Edizioni Srl Via Capaldi, 37/A - 70125 Baritel. 080.5576003 - fax 080.5523055www.wipedizioni.it - [email protected]

Vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, senza l’autorizzazione dell’Autore e dell’Editore.

Page 5: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

5

“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”Mahatma Gandhi

Era un venerdì, il 24 novembre del 2006. Anche quella mattina, l’orologio biologico di Vito Vasile suonò la sve-glia appena dopo l’alba. L’esuberante palesino doc, anima della mitica “Barcaccia” e artefice di mille altre imprese, non aveva bisogno di marchingegni meccanici o elettronici per tirarsi giù dal letto e affrontare, con il piglio e l’energia positiva che l’avevano sempre contraddistinto, una nuova giornata. Solita passeggiata alla piazzetta del lungomare di Palese, a godere della prima luce del giorno e a condividere le chiacchiere, le riflessioni, i pensieri, talvolta le richieste e le lamentele di quelle persone che riempiono le strade del primo mattino. I pescatori di ritorno dalle fatiche not-turne, i baristi impegnati con gli sbuffi delle macchine per il caffè, i carabinieri e i poliziotti alla fine del turno di ronda notturna. Quella mattina tra i tanti pensieri che affollavano la sua mente, qualche preoccupazione in più. L’impresa che ave-va avviato con tanto entusiasmo, dopo qualche anno di tribolazione burocratica nel giugno del 2005, giorno dopo giorno si rivelava sempre più impegnativa. Nel 2000 Vasile, accettando l’offerta/sfida dell’imprendito-re Pasquale Rafaschieri, opzionando un intero settore del grande Piano di Recupero Urbano denominato “San Paolo-Lama Balice” e coinvolgendo nell’impresa i fratelli Simone

Page 6: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

6

da Altamura, costruttori di importante tradizione, non im-maginava che stava mettendo in moto un meccanismo che avrebbe potuto stritolarlo. Un’avventura imprenditoriale ambiziosa: 150 appartamen-ti privati e un grande albergo di 231 camere (prima Parco del Re poi Parco dei Principi) immerso in un parco privato di 13mila metri quadrati, prospicienti la rigogliosa Lama Bali-ce che un giorno sarebbe diventato parco regionale anche grazie alle risorse provenienti dagli oneri di urbanizzazione e dal contributo ministeriale previsto dal Piano a favore del Comune di Bari. Quell’“azzardo” aveva portato il ristoratore/albergatore/piccolo costruttore verso una forte esposizione mediatica, proiettandolo in un mondo non suo e provocando, di con-seguenza, invidie individuali e collettive, rancori malcelati tra le élite della città e contrapposizioni di principio del par-tito degli anti-palazzinari di professione. Dai primi di gennaio, voci, articoli di giornale, lettere più o meno istituzionali avevano investito l’opinione pubblica barese già fortemente orientata verso un ambientalismo preconcetto dallo show esplosivo di Punta Perotti. Certo, Vasile non era il palazzinaro spietato e speculatore dell’im-maginario popolare, la sua reputazione non era negativa, la sua figura non era oggetto di dileggio e di sfottò, ma l’im-patto ideologico di un ecologismo modaiolo portava a san-tificare un gruppo di magistrati della Procura di Bari, ben legati in una sorta di partito ramificato in tutta Italia, che per un ventennio avevano rappresentato la “verità edifica-toria” barese e pugliese, sostituendosi di fatto agli organi pianificatori previsti da un normale stato democratico.Questi erano i pensieri che tormentavano le meningi di un Vasile incapace di comprendere il perché di tanto astio, di tanta cattiveria.

Page 7: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

7

«Non capisco perché si scrivano tante inesattezze – era il suo sfogo nelle chiacchierate mattutine – Abbiamo tutti i permessi in regola. Sulla lottizzazione si sono espressi tutti gli organi del Comune, della Regione, dello Stato. Sono sta-to io il primo a pretendere dai miei tecnici il massimo del rigore. Lasciare un’opera tangibile, valorizzare una parte di Bari dove finora hanno regnato solo degrado e abbandono, sembra che dia fastidio invece che creare consenso. Io amo l’ambiente e sono il primo a difendere la fantastica vegeta-zione mediterranea della Lama Balice».Erano le sette, l’ora del ritorno nel suo Vittoria Parc Hotel. L’ora di informarsi sui fatti della città e del mondo, un’altra sua passionaccia che lo aveva tentato più volte a buttarsi anche nell’editoria. I quotidiani erano pronti sul tavolo della hall, mentre gli schermi piatti irradiavano breaking news a raffica. Sfoglian-do la “sacra” Gazzetta, rimuginava sul servizio televisivo di Matrix della sera precedente che elogiava le nuove avven-ture del gruppo Telenorba. La carta stampata del giorno gli riportava una notizia per lui sconvolgente: “Il Senato converte il decreto sull’esproprio del Teatro Petruzzelli”. «Un brutto segnale – pensò tra sé Vito – quando le on-date emozionali di massa portano uno Stato che si defini-sce democratico ad uccidere il diritto vuol dire che siamo all’ultima spiaggia. è veramente brutta questa Italia dove la piazza e il giustizialismo la fanno da padroni».L’attenzione fu catturata da un argomento che lo coinvol-geva professionalmente. I giornali locali dedicavano intere pagine al Forum Turismo Puglia che la giovane giunta Ven-dola promuoveva in una tre giorni definita cruciale per i destini del turismo nella regione. Le cifre fotografavano un settore da 2,4 miliardi di euro l’anno che stava per essere

Page 8: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

8

dotato, secondo l’assessore Ostillio, di un investimento re-gionale di 200 milioni. «Vedi Rosa – osservò rivolgendosi alla figlia maggiore che gestiva con perizia e responsabilità l’albergo di famiglia – questi sono uguali a quelli di prima. Tanti soldi pubblici da spartirsi tra loro per promozioni, convegni e altro che a noi non hanno mai portato neanche una presenza in più. Sono solo un po’ più bravi nel vendere la mercanzia. Sanno parlare forbito e abbondano in metafore suggestive, ma la sostanza è la stessa dei loro predecessori di prima e se-conda repubblica. Spartiscono denaro pubblico tra gli ami-ci fregandosene degli effetti reali su chi opera veramente nel turismo. Noi, figlia mia, questo albergo continueremo a riempirlo come stiamo facendo solo con la nostra pro-fessionalità e la nostra amabilità. Se dovessimo aspettare Vendola e Ostillio…».

La telefonata.

Quella mattina Vito aveva pianificato di raggiungere il can-tiere dell’aeroporto più tardi del solito. C’erano i tanti, pic-coli, quotidiani problemi da affrontare con la figlia Rosa e poi un po’ del suo tempo per stare insieme ai due nipoti-ni Evita e Vito, certamente la parte più piacevole e serena della sua giornata.«Ciao Vito, sono Giovanni dal cantiere». Il telefonino squil-lò e rimandò la voce del socio capo cantiere che cercava di non fare trapelare tutta la sua apprensione.«Il fattaccio sta per accadere. Al cantiere ho degli ospiti non invitati. I nostri nemici della Procura hanno messo in atto quello che da molti mesi temevamo ma speravamo non accadesse. La Forestale è arrivata con sette gipponi e

Page 9: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

9

una ventina di uomini per notificare a me e a Filippo il de-creto di sequestro preventivo per tutto il cantiere. Vieni a fare un salto subito che qua le cose mi sa che andranno per le lunghe».«Questi sono proprio dei pazzi. Hanno fatto quello che minacciavano da mesi. Un danno pazzesco. Non riesco a capire il perché si debba giocare così sconsideratamente sulla pelle di centinaia di lavoratori e famiglie che aspet-tano la casa tra qualche mese. Che casino. Arrivo subito». I mille metri che dividono il Vittoria Parc Hotel dal cantiere Parco dei Principi furono percorsi fisicamente in un battiba-leno ma per la testa giravano mille pensieri in contempo-ranea. Visioni molteplici di situazioni già vissute che dilata-rono il tempo fisico in un tempo mentale molto più lungo. «Quell’altra volta per il Vittoria ci vollero quattro mesi. Mamma mia!». In questo stato di lucida allucinazione gui-dava la sua station wagon verso il luogo del fattaccio.

Il ristoratore di successo che sognava il grande albergo.

Erano gli anni belli della vita di Vito Vasile. La vecchia trat-toria di Palese, che incoronò l’intraprendente papà Tonino e raggiunse i fasti tra i gourmet baresi con il nome “La Bar-caccia”, dal 1983 passò nella sua piena gestione. La simpa-tia e la vitalità dell’inesauribile quarantenne Vito fecero del locale un posto alla moda per le élite dell’intera città. Allora tutto girava bene: il ristorante macinava incassi, l’at-tività parallela di compravendita e di investimenti immobi-liari dava buone soddisfazioni, la famiglia era unita e coin-volta nell’intero progetto di vita. Ma a Vito non bastava, la spinta ad andare avanti era ancora forte, e dentro di sé iniziava a maturare un nuovo sogno. Confidò a sua moglie

Page 10: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

10

Maria il nuovo progetto di famiglia: costruire e gestire un grande albergo. Inutile anche solo tentare di replicare, di invitarlo alla prudenza. Il bellissimo suolo recuperato sulla litoranea era lì e sembrava solo aspettare il quattro stelle da gestire con lo stile dell’accoglienza dei Vasile. Era il 1990 quando fu istruito l’iter per la costruzione. L’im-pegno economico era talmente oneroso da sembrare im-possibile da affrontare, ma non riuscì a fermare la decisio-ne e la caparbietà di Vito. Tutto procedeva per il meglio: progettazione, burocrazia e poi attivazione del cantiere. Ma anche allora – era il 1994 – arrivò una fatidica telefonata dal capocantiere: «Vito corri al cantiere ci sono i vigili urbani con un decreto di sequestro». Per cause incomprensibili di ordinaria quanto deleteria bu-rocrazia i vigili misero i sigilli al fabbricato che, seppur len-tamente e faticosamente, stava prendendo le sembianze di un albergo. Vasile, senza perdersi d’animo, pianificò la sua battaglia contro una pubblica amministrazione miope e una sonnecchiante Pretura che tentavano di fermare il suo sogno senza un motivo plausibile.Armato di pazienza e di tazebao, per oltre cento giorni, si stabilì sotto i portici del Comune di Bari. L’insolito uomo-sandwich, viso noto a molti dei passanti di corso Vittorio Emanuele, ogni santo giorno ricordava a impiegati, tecnici e politici che frequentavano il municipio l’anomalia e l’as-surdità del sequestro.Un giorno, appena dopo l’insediamento, il sindaco Pietro Leonida Laforgia lo invitò, inaspettatamente, a raggiunger-lo nel suo ufficio. L’austero e autorevole avvocato ascoltò le ragioni di Vasile e gli assicurò che avrebbe approfondito il caso.

Page 11: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

11

Per la prima volta Vito provò fiducia in un politico. Non gli era quasi mai successo. Egli considerava, infatti, quella ca-tegoria sfuggevole e irrimediabilmente inaffidabile.Gli effetti della parola del Sindaco trovarono dopo poco tempo riscontro in un articolo di giornale che, in una bre-ve notizia, dava il resoconto dell’archiviazione del procedi-mento contro il cantiere dell’albergo di Palese e del conse-guente dissequestro dello stesso. Vasile qualche giorno dopo chiese udienza al sostituto della Pretura titolare del fascicolo. «Eccellenza sono Vito Vasile il titolare del cantiere di Palese da lei dissequestrato. Posso permettermi di chiederle i motivi dell’azione cautelare?».«Signor Vasile – rispose il magistrato – ringrazi il Signore che tutto sia andato a posto. Le faccio i miei migliori auguri».Nel 1996 fu inaugurato il Vittoria Parc Hotel, un elegante e accogliente quattro stelle ubicato in via Nazionale 10/F a Bari Palese. Il nome fu abbreviato dal consiglio di fami-glia. Vito Vasile avrebbe voluto chiamarlo “Vittoria contro la burocrazia”.

Il cantiere presidiato.

Oltrepassata la vecchia aerostazione, era chiarissima la vi-sione dell’ingresso del cantiere di Lama Balice presidiato da due campagnole della Forestale con l’azzurro intermittente dei lampeggianti in azione. Da vicino la scena era ancora più forte: intorno al palazzo di undici piani e, diametral-mente dalla Masseria (già sotto sequestro) alla tangente strada provinciale, altre cinque campagnole con altri dieci ossessionanti lampeggiatori bluastri che affondavano fitte dolorose dentro il suo apparato visivo.

Page 12: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

12

Vasile attraversò la barra d’ingresso con la gola ingroppata ma anche con l’adrenalina alle stelle, con la voglia di rego-lare subito un atto che riteneva assolutamente ingiustifica-to rispetto all’obiettivo. E, comunque, era un affronto diffi-cile da sopportare per uno come lui che aveva impegnato una vita intera contro illegalità, ingiustizie e prepotenze di ogni tipo. «La mia vita è stata un continuo combattimento contro la delinquenza organizzata, contro la politica, contro la bu-rocrazia che, ognuno secondo il proprio stile, prevaricano, estorcono, bloccano e rovinano gli imprenditori». Era il re-frain che inframmezzava molti suoi ragionamenti.La sua testa fu percorsa da un flashback. Quella volta – era il 1970 – quando con un carico di furore misto a rabbia, tipico delle situazioni in cui si è costretti a subire ingiustizie e imposizioni arbitrarie, neutralizzò da solo sette sgherri di un noto clan malavitoso barese che, introdottisi di for-za nel ristorante di famiglia, oltre alla pretesa di mangiare gratis, alzarono il gomito e arrecarono fastidio alla cliente-la. Allora, usando pugni, calci e sedie fracassò loro le ossa, nonostante costoro avessero tirato fuori le pistole e spara-to ben cinque colpi, uno dei quali aveva colpito di striscio l’avambraccio di Vito. La polizia fece poi il resto. Il giovane Vasile finì sulle prime pagine dei giornali locali e nazionali e il problema fu risolto con immediatezza.No, non sarebbe stata così rapida la soluzione in questo caso.Posteggiò la station wagon come faceva ogni giorno. Gio-vanni e Filippo Simone, i suoi soci, con il figlio Antonio gli vennero incontro.«Vito questi sono pazzi. Sembra che gli piaccia giocare col fuoco e con la vita delle persone». Filippo aveva smesso l’aplomb del giovane imprenditore di successo, lasciando

Page 13: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

13

via libera ad uno sfogo pieno di frustrazione ma anche del-la consapevolezza del dramma dei dipendenti che sareb-bero rimasti senza lavoro per chissà quanto tempo, degli acquirenti che vedevano andare a rotoli i propri progetti di vita, di tutto l’indotto che ruotava intorno ad un’impresa imponente come quella di Parco dei Principi.Lo sgomento e lo sbigottimento erano evidenti sui volti de-gli ottanta dipendenti privati di botto di un futuro certo. Le stesse sensazioni si percepivano nelle facce e nelle parole di una piccola folla formata dagli acquirenti degli appar-tamenti che si avvicinavano al cantiere man mano che il passaparola si diffondeva.L’atmosfera era pesante. Quantunque qualcuno si azzar-dasse a discettare di legalità, diritto, amministrazione della giustizia, azioni di garanzia e così via, a nessuno riusciva di leggere la ragionevolezza, la logica ed il buonsenso di un’azione così deflagrante quale il sequestro, vale a dire il blocco repentino di un’attività già allo stadio avanzato. Il fabbricato di undici piani era praticamente completato, mentre erano stati già ultimati gli scavi per le fondamen-ta di quello che sarebbe divenuto un grande albergo. Gli acquirenti degli appartamenti privati in quei giorni erano impegnati nella scelta degli ultimi interventi interni (pa-vimenti, ripostigli, bagni, tramezzi). Ma tutto questo non aveva neanche sfiorato l’unilaterale processo mentale dei due sostituti procuratori della Procura di Bari, Roberto Ros-si e Francesca Romana Pirrelli. Per loro il semplice e nor-male esercizio del calcolo costi/benefici che si attua in ogni azione ad impatto sociale, era stato ritenuto “superfluo”.“Su richiesta dei Pubblici Ministeri Dott.ssa Francesca Ro-mana Pirrelli e Dott. Roberto Rossi Sostituti Procuratori presso il Tribunale di Bari, i sottoscritti Isp. Sup. Sc. Albane-se Pietro e Sov.te Marcotrigiano Giuseppe, Ufficiali di P.G. in

Page 14: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

14

servizio presso l’Ufficio in intestazione, in data 24/11/2006 alle ore 10,00 presso il Cantiere di cui al PDC n. 69/2005 sito in Bari Palese, hanno proceduto a notificare l’allegato atto composto da n. 71 (settantuno) pagine su una faccia-ta, in riferimento al Proc. Pen. N. 19525/06 R.G.N.R. datato 23/11/2006, al sig. Simone Filippo in qualità di Ammini-stratore Unico della “Vele al Vento s.r.l.”, titolare del Per-messo di Costruire n.69/2005, committente ed esecutore dei lavori...”.I termini nudi e crudi del “relata di notifica” (settantaduesi-ma pagina dell’ordinanza killer) ebbero l’effetto di un pugno allo stomaco per Vito Vasile. Si trattava del famoso “avviso di garanzia” che “sorto per tutelare l’imputato si risolve invece in una precondanna. Che infama e macera soprattutto chi è innocente” (Giorgio Saviane, L’inquisito, ed. 1994).Certo, formalmente l’inquisito non era lui. Ma, abituato da sempre a prendersi le proprie responsabilità, quell’impre-sa, quel cantiere, quell’idea facevano parte del suo patri-monio intellettuale e materiale. L’inquisito “di fatto”, dunque, era lui. Era lui l’inquisito che, in seguito, aveva appuntato, nelle nottate insonni alla ri-cerca del perché di un’azione così devastante, una profon-da riflessione del Procuratore Piero Luigi Vigna: “Esiste la pena che segue al processo e, dunque, alla condanna che lo conclude, ma esiste anche la «pena» che inizia con il pro-cesso, per il solo fatto di essere sottoposti al processo: e questa seconda «sofferenza» è certamente più intensa per l’innocente, per l’ingiustamente accusato che, tuttavia, per il solo fatto che un’accusa è stata posta, è obbligato a per-correre un cammino, da altri – le regole, il giudice – trac-ciato. Con l’insicurezza, in aggiunta, della tappa finale cui il cammino processuale approderà: l’errore giudiziario non è una fantasia!”.

Page 15: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

15

Avanti, nonostante tutto. In nome del padre.

Quel venerdì si consumò in un’atmosfera rarefatta, piena di rabbia e di mestizia, procurata dalla continua processione – al cantiere fino al primo pomeriggio per proseguire in al-bergo fino a sera inoltrata – degli impauriti acquirenti, dei tecnici collaboratori, dei dipendenti con famiglia al seguito, degli avvocati che già lavoravano al sequestro della Masse-ria, di tanti amici decisi a trasmettere solidarietà a Vito Vasile. Il suo carattere istintivo, genuino, mal sopportava quell’at-mosfera affettata che, per un leone come lui, sapeva trop-po di impotenza, quasi di resa. Nel caso specifico, sfoglian-do distrattamente le settantuno pagine dell’ordinanza di sequestro, la pur minima ipotesi della sussistenza dei pesanti reati contestati dai due Pm baresi lo faceva andar fuori di bestia. «Impossibile, – rimuginava – è assolutamente impossibile che possa essere accaduto tutto questo casino a mia insa-puta. Qui c’è sotto qualcosa di poco chiaro. Devo reagire! Su, su, su. Niente piagnistei. Mio padre mi ripeteva spesso che l’onestà, la moralità e la trasparenza alla distanza pa-gano sempre».Quel padre duro, autoritario, apparentemente senza cuore che, pur non essendosi mai abbandonato ad una carezza nei suoi confronti, gli aveva fornito una bisaccia piena di buoni consigli e di orgoglio che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Tonino il re delle cozze. Così era conosciuto a Palese, il tran-quillo borgo marino di Bari della costa nord, quel mezzo contadino e mezzo pescatore che aveva tirato su, in perio-di di grandi ristrettezze economiche, la sua famiglia di sei persone con l’ausilio di due soli mezzi: una bicicletta e un gozzo. Con la bicicletta riusciva a scarrozzare in una sola

Page 16: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

16

volta un sacco di olive con in groppa uno dei figlioli sul por-tabagagli posteriore, il piccolo Vito su quello anteriore e la moglie sulla canna. Con il gozzo, per sei mesi l’anno, riusci-va a guadagnare il pane per tutti. Al paese contava amicizie importanti, dal farmacista al no-taio, all’ingegnere del Comune. Era il capitano della locale squadra di calcio, ma anche nel ciclismo se la cavava benis-simo. Nell’aprile del 1945, durante le fasi finali della Secon-da Guerra Mondiale, guadagnò le prime pagine dei giornali e un encomio dal presidente americano Harry Truman per aver portato in salvo, con l’aiuto di alcuni amici pescato-ri, gli undici aviatori componenti l’equipaggio di un aereo caduto in mare a tre chilometri dall’aeroporto di Palese, perché colpito dalla contraerea tedesca. Tonino divenne “re delle cozze” con l’avviamento di un ac-corsato sciale sul mare, una piccola trattoria per la degu-stazione delle cozze depurate naturalmente in prossimità di soffioni di acqua dolce proveniente dalle falde freatiche “Acque di Cristo”. Lo sciale sarebbe diventato poi “La Bar-caccia”, il ristorante più in voga della costiera nord di Bari negli anni Ottanta e Novanta. Lo spirito guida del giovane Vito Vasile tanti anni dopo avrebbe visto riconosciuto il suo “titolo” sulla targa del sa-lone delle feste del Vittoria Parc Hotel a lui dedicato, con grande dipinto a olio su tela, proprio come un vero re.

Quelle 71 maledette pagine.

Quella notte Vito la passò a leggere tutte le 71 pagine del decreto di sequestro preventivo. Erano 71 spade che si conficcavano nelle sue carni. Un apparato di imputazioni pesanti che colpivano a fondo la sua onorabilità.

Page 17: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

17

“Sequestrati i cantieri di Lama Balice”. “Lottizzazione abu-siva e reati ambientali: la Procura blocca hotel e palazzo di 11 piani”. I telegiornali locali passarono la notizia nei primi titoli con grande enfasi e un taglio che propendeva a prio-ri verso l’impostazione accusatoria della Procura di Bari. Quasi tutte le redazioni erano omologate alla emotività collettiva locale e nazionale provocata dal grande botto che aveva raso al suolo, in diretta planetaria, il cosiddetto eco-mostro di Punta Perotti appena sette mesi prima. Da allora, ogni notizia di abusi edilizi e/o ambientali che usciva dalla Procura “che sconfisse il mostro del lungomare di Bari”, era presa con delle pinze molto larghe che davano ragione, a prescindere, alle ipotesi accusatorie.L’ampio materiale audio-video contribuì non poco a turba-re ulteriormente la notte bianca del nostro Vito. Il decreto dei sostituti procuratori baresi, oggetto della sof-ferta e attenta lettura notturna, era formato da: illustrazio-ne di Quattro capi d’imputazione per “i fatti commessi in Bari dal 13/6/2005 ad oggi con permanenza”; “premessa in ordine al sequestro preventivo”; “fumus delicti: ricostru-zione in fatto”; “fumus delicti: ricostruzione giuridica”; “di-spone” e “informa”.Il capo d’imputazione “A” contestava la realizzazione in territorio “vincolato dal D.M. 1 agosto 1985; percorso dal torrente Tiflis e sulle relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna (Lama Balice); vincolato dal PUTT della Regione Puglia in quanto sito nell’area an-nessa dei «Corsi d’Acqua» della Lama Balice; vincolato dal PUTT della Regione Puglia in quanto sito nell’area degli am-biti territoriali distinti” di “una trasformazione urbanistica e una modificazione dell’assetto del territorio, in corso di re-alizzazione, costituita dalla realizzazione di immobili e pre-cisamente l’intervento autorizzato con il P.d.C. n.69/2005

Page 18: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

18

avente ad oggetto la realizzazione di due edifici: il primo di edilizia terziario/residenziale (albergo lotto B) ed una parte residua destinata a residenza avente una volumetria pari a 59.147 mc. (di cui 50.506 mc. circa per residenza e 8.640 mc. circa per “terziario”), ed il secondo di edilizia prevalen-temente residenziale (lotto A) avente volumetria di 55.418 mc. (di cui 52.913 mc. circa per “terziario-albergo” e 2.505 per residenze)”.Per il capo d’imputazione “B” si contestava la realizzazio-ne in territorio vincolato “una trasformazione urbanistica e una modificazione dell’assetto del territorio, in corso di realizzazione, costituita dalla realizzazione di immobili di cui al capo A) autorizzati con il P.d.C. n.69/2005, realizzati sulla base di provvedimento autorizzatorio illegittimo (per-ché effettuato in assenza di un piano di lottizzazione valido, in zona sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta e co-munque senza la prescritta procedura) e inefficace perché emesso senza la previa emissione del nulla osta paesistico”.Il capo “C” eccepiva che la costruzione era stata realizza-ta “in mancanza di un piano di lottizzazione valida poiché basato su provvedimento autorizzatorio illegittimo per le seguenti ragioni: per la presenza di divieti di edificazione previsti dal Galassino, dalla L.R. 30/90 e dal PUTT; pur in presenza dei vincoli paesistici sopra descritti non vi è stata esplicita autorizzazione della Sovraintendenza ai beni cul-turali e ambientali, autorità competente alla valutazione dei vincoli e comunque non sono state emesse le prescritte autorizzazioni paesaggistiche; l’immobile è stato realizzato in zona verde – dove è vietata la realizzazione di residen-ze e alberghi – senza un provvedimento di variante di PRG valido atteso che la variante è stata approvata sul falso presupposto che il Programma di Riqualificazione Urbana (PRU) S. Paolo-Lama Balice servisse agli scopi e alle funzioni

Page 19: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

19

della Legge 5 agosto 1978, n. 457; senza il prescritto pare-re preventivo del Comitato Urbanistico Regionale previsto dagli artt. 21 e 27 L. R. 56/80; in tal modo operando una trasformazione urbanistica con autorizzazione lottizzato-ria inefficace e illegittima e comunque in zona sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta in violazione delle prescri-zioni previste dagli strumenti urbanistici e dalle leggi statali e regionali sopra meglio specificati e indicati”.Il Capo “D” indicava “la contravvenzione di cui all’art. 734 c.p. perché, mediante costruzione e demolizione di cui ai capi precedenti distruggeva e alterava le bellezze naturali dei luoghi soggetti alla speciale protezione dell’Autorità”.

Il giorno dopo il sequestro.

La sveglia naturale di Vasile suonò puntuale intorno alle cinque, nonostante l’agitazione e il poco sonno della not-te precedente. Quella mattina decise di annullare il giro in paese. Caffè e colazione in albergo e subito si gettò a capo-fitto sulla mazzetta dei giornali.La notizia del sequestro dei cantieri di Lama Balice cam-peggiava, come previsto, sulle prime pagine di tutti i quoti-diani locali. Già dalla prima occhiata era evidente l’appiat-timento di tutti i cronisti giudiziari sul teorema accusatorio dei sostituti baresi. Così come i servizi televisivi della sera prima e quelli dei telegiornali del mattino.Repubblica Bari titolava “Nuovi sigilli a Lama Balice, stop all’hotel, due indagati”. La sua cronista scriveva: “Questa volta il sequestro è scattato per il cantiere dove due impre-se di Altamura stanno costruendo un albergo ed un edificio destinato ad ospitare appartamenti ed attività commercia-li. Gli uomini del Corpo Forestale, ieri mattina, sono tornati

Page 20: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

20

nell’area della lottizzazione di Lama Balice ed hanno eseguito il provvedimento, disposto dalla Procura. Il quarto dall’inizio dell’anno nella zona. E le accuse, contestate dai magistrati Francesca Romana Pirrelli e Roberto Rossi, non cambiano. In quel punto, sostiene l’accusa, non possono essere realizzati interventi di edilizia residenziale. Giovanni Simone ammini-stratore della Maestrale srl, l’impresa che sta eseguendo i la-vori ed il figlio Filippo, a capo della azienda Vele al Vento che ha commissionato le opere, sono stati iscritti nel registro de-gli indagati con l’accusa di aver violato la normativa ambien-tale. I due imprenditori, in altri termini, avrebbero aperto il cantiere senza avere il nulla osta paesistico della Regione Pu-glia che avrebbe permesso loro di costruire in una zona dove vige il vincolo di inedificabilità assoluto. L’area dove, secon-do i consulenti della procura, scorreva il torrente Tiflis non è distante, così come invece obbliga la legge, 150 metri dagli argini della Lama Balice. Le imprese, quindi, non avrebbero mai potuto realizzare i due immobili. Il primo, un vero e pro-prio intervento di edilizia residenziale, avrebbe dovuto ospi-tare al piano terra attività commerciali, in quelli superiori ap-partamenti e nei seminterrati parcheggi. Il secondo, invece, doveva essere trasformato in un albergo composto da nove piani (al quale si aggiungono i tre interrati) con 234 camere ed un ristorante con quattrocento coperti. Le imprese hanno cominciato a costruire senza avere non solo l’autorizzazione della Regione Puglia, ma anche quella della Sovraintenden-za. E lo hanno fatto in una zona che sulla carta era destinata ad aree verdi. La variante al piano regolatore che pure han-no ottenuto è priva di efficacia perché si basa su un presup-posto che i magistrati definiscono «falso», e cioè che l’area, all’epoca costituita da campagne e terreni, facesse parte del programma di Riqualificazione Urbana San Paolo-Lama Ba-lice. A Giovanni e Filippo Simone la Procura contesta anche

Page 21: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

21

di aver danneggiato e distrutto, con i lavori di realizzazione dell’albergo e degli appartamenti, «le bellezze naturali» del-la zona sottoposta a vicolo. La lottizzazione di Lama Balice che comprende quattro distinti progetti ed interventi è da tempo al centro dell’inchiesta della Procura. Nel marzo scor-so, il sostituto Pirrelli aveva sottoposto a sequestro l’ansa della lama che era stata trasformata in una discarica, riem-pita con materiale di riporto. Un mese più tardi, invece, gli uomini della forestale avevano apposto i sigilli alla masseria Maselli-Gironda risalente al 1700 che, così come prevede il progetto della società Maestrale doveva essere trasformata in un resort di lusso. L’ultimo provvedimento, prima di quello di ieri mattina, risale all’undici luglio. In questo caso fu impo-sto l’alt ai lavori di uno scavo realizzato dalla Edilsquadra per costruire appartamenti e negozi”.Al netto di alcune informazioni errate rispetto ai rappor-ti di parentela tra i Simone, il pezzo di Repubblica mette-va a fuoco già nel titolo una delle più evidenti stranezze dell’inchiesta giudiziaria dei sostituti Rossi e Pirrelli: lo spacchettamento delle misure cautelari. Prima di arrivare al sequestro del giorno precedente, infatti, c’erano già stati – sempre in relazione allo stesso Piano – altri tre provvedi-menti di sequestro cautelare e, come vedremo, altri ce ne sarebbero stati in seguito.«è incredibile l’accanimento di questi magistrati inquirenti – commentava ad alta voce Vito attorno al tavolo del pri-mo conciliabolo di quel mattino – stanno procedendo con il sistema dei sequestri a rate. Probabilmente con l’obiettivo di prendere sempre più tempo per disegnare un castello accusatorio di difficile realizzazione, visto che io continuo a mangiarmi la testa, ad interrogare tecnici, progettisti, consulenti e avvocati che mi confermano la regolarità della carte. Come in effetti io avevo preteso sin dall’inizio. In più

Page 22: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

22

percepisco il loro agire con cattiveria, guidati dal pregiu-dizio più che dall’effettiva sussistenza dei fatti. Ma non mi fermeranno. Li tallonerò passo dopo passo e pretenderò l’accertamento della verità in tempi normali».Quella volta la battaglia sembrava più complicata, anzi sa-rebbe diventata una vera e propria guerra. Episodi della sua vita passata gli tornavano in mente e gli permettevano di rinnovare e moltiplicare le sue riserve di energia.Ricordava la sua passione per la bicicletta che lo portò, dai sedici ai ventidue anni, ad importanti traguardi e a trovare in quello sport anche la sopravvivenza economica. La pri-ma bicicletta da corsa – una Bianchi da 52mila lire – che con tanti sacrifici e nonostante le ristrettezze dell’epoca gli fu regalata da suo padre.Il primo successo arrivò nel ’59 con la vittoria del cam-pionato su strada esordienti Puglia. Fu anche campione regionale nella cronometro a squadre e sempre vittorio-so nelle gare di velocità su pista. Con la bici nello zaino – letteralmente e trasportata come bagaglio al seguito – affrontò le lunghe trasferte in treno che lo portarono in varie regioni del nord Italia, in Belgio e nel Lussemburgo. Con i compensi delle vittorie metteva da parte il picco-lo gruzzolo per la sopravvivenza. Quando, molte volte, il premio era in natura, combinava commerci e traffici come quando in Emilia cedette per 20mila lire una moderna cu-cina a gas, mentre fu alloggiato nello zaino a spalla un in-tero prosciutto, con la zampa che fuoriusciva dall’alto. Nel ’65 Vito appese la bicicletta al chiodo perché i pressanti impegni lavorativi gli impedivano di seguire con regolarità i duri ritmi di allenamento.Gli ritornò con nitidezza alla mente quell’altra sua geniala-ta che gli fece guadagnare la notorietà, il diploma e l’inse-gnamento presso l’Istituto alberghiero di Stato di Potenza.

Page 23: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

23

Era il 1971 e lui trafficava nel ristorante di famiglia tra la cucina e la sala. In quell’ambiente sempre ben frequentato inventò il piatto “Eco di mare” – delle deliziose tripoline ai frutti di mare – con il quale, oltre al successo tra gli avven-tori del ristorante, riuscì a raggiungere la prima posizione nel prestigioso concorso gastronomico nazionale “Premio Expo Milano”.

Come tutto ebbe inizio.

Appena ritirato l’agognato Permesso di Costruire, nel giu-gno del 2005, Vito Vasile, suo figlio Antonio e i soci alta-murani Giovanni e Filippo Simone, entusiasti e orgogliosi, misero a punto in tempi brevissimi un’organizzazione di cantiere professionale e all’avanguardia. Furono reclutate le migliori maestranze sul mercato, non furono lesinate ri-sorse per i più affermati progettisti e le più moderne tecno-logie a disposizione. L’imponente progetto “Parco dei Principi”, pezzo pregiato dell’intero piano “San Paolo-Lama Balice”, decollò alimen-tato dal potente propellente composto dall’enorme ener-gia positiva del sogno di una vita dei Vasile e dalla deter-minazione dei Simone di dimostrare alla città di Bari e ai loro colleghi costruttori del capoluogo la professionalità e la qualità della loro impresa.Tutto procedeva bene con il grande valore aggiunto del vulcanico Vito che dispensava a tutti in cantiere pillole di serenità e di divertimento e spronava tutti ad essere pro-tagonisti del nuovo e importante quartiere di Bari che si andava a costruire.La città delle tante inchieste su abusivismi edilizi di vario tipo e quella dei relativi sequestri ai danni delle più titolate

Page 24: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

24

dinastie di cosiddetti “palazzinari”, sembrava lontana da quell’area di fronte all’aeroporto dove, invece, si lavorava con entusiasmo e con la certezza delle cose fatte per bene e in perfetta regola.Verso la fine del 2005, il senatore Ettore Bucciero, esponen-te del vecchio Msi barese beneficiato dello scranno parla-mentare dal capo di Alleanza Nazionale Pinuccio Tatarella, si scoprì ambientalista spinto e si inventò una sospetta e insistente azione di denuncia contro presunte e gravi irre-golarità rilevate nel piano di recupero urbano “San Paolo-Lama Balice”.Fu preparata una lettera/denuncia al sindaco Michele Emi-liano che, con una delle sue usuali azioni spiazzanti e poco leggibili, la girò immediatamente alla Procura della Repub-blica di Bari. Lo stesso testo fu successivamente trasforma-to in interrogazione parlamentare a firma del medesimo Bucciero, poi addirittura reiterata da un altro collega sena-tore suo sodale nel luglio 2006.L’operazione aveva il sapore di serrata tenzone politica tra il centrodestra di Bucciero e il centrosinistra di Emiliano. In quello stesso periodo una singolare e parallela coincidenza vedeva avversari agguerriti gli stessi due personaggi nel-la spinosa questione dell’ubicazione e della realizzazione del nuovo palazzo di giustizia di Bari. Il senatore aennino-ambientalista sosteneva con troppo e a volte inspiegabile ardore gli interessi della grande impresa Pizzarotti di Parma che, in forza di una semplice ricerca di mercato esplora-ta dal precedente sindaco di centrodestra, aveva spostato energie e professionalità su Bari per attestare un grande progetto di Cittadella della Giustizia, secondo loro a costo zero per la città, in cambio di un imponente e stravolgente intervento di variante al Piano Regolatore. L’impresa par-migiana aveva puntato su una vasta area a destinazione

Page 25: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

25

agricola a ridosso dello stadio San Nicola che avrebbe cam-biato radicalmente la programmazione urbanistica dell’in-tera città. Contro tale progetto si era schierata una vasta fetta dell’opi-nione pubblica cittadina con a capo, appunto, il sindaco Emiliano che si trovò assediato da azioni multiple, dentro e fuori il consiglio comunale, articolate dal nostro senatore coadiuvato dall’ingegnere referente dei Pizzarotti e da un suo vecchio camerata ex-missino allora consigliere comu-nale eletto per paradosso proprio nella lista del sindaco.Il piano “Lama Balice” fu oggetto di pesanti denunce del se-natore che, nell’interrogazione al Ministro dell’Ambiente, già nelle premesse parlava di “una sconvolgente variante urbanistica nelle aree di un esteso comprensorio di elevato interesse e valore paesaggistico, ambientale e archeologi-co, sottoposto per legge a rigidi vincoli di tutela e di ine-dificabilità”. Egli affermava altresì che “le aree interessate dal suddetto P.Ri.U. Lama Balice ricadono, per la maggior estensione, all’interno di un “territorio di elevato interesse ambientale paesaggistico”, tale appunto dichiarato dal de-creto ministeriale 1/8/85, che, testualmente, così definisce le ”lame pugliesi” sottoposte a vincoli di tutela ambientale: “il territorio delle lame (fra cui Lama Balice) …riveste note-vole interesse sotto il profilo paesistico e naturalistico per la presenza anche dell’habitat naturale e dell’eco-sistema an-cora sufficientemente integri. Inoltre spesso conservano i resti di antichi insediamenti umani, ricavati in grotte scava-te dall’uomo lungo i lati delle gravine, o sorti nelle vicinanze per la presenza di brevi corsi fluviali, di cui in genere oggi restano limitate ma significative tracce”. Si scriveva espli-citamente che “le aree interessate dal P.Ri.U. Lama Balice erano, in larga parte, addirittura anche ricadenti nella peri-metrazione del Parco Naturale di Lama Balice istituito con

Page 26: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

26

DPGR n. 352/92; con le sconvolgenti varianti urbanistiche apportate da detto P.Ri.U. la perimetrazione fu variata per far posto ai palazzi di 45 mt. di altezza previsti sul ciglio della lama, dove prima era previsto il Parco”. Il testo dell’interrogazione diventava ancora più incalzante nel passaggio che recitava: “il suddetto P.Ri.U. Lama Balice, riveniente dalla Legge 179/92, era fondato sul presuppo-sto essenziale di legge (art. 16 legge 179/92), della “riqua-lificazione urbana e ambientale” dell’area di intervento, che, invece, era territorio vergine, di elevati contenuti na-turalistici e paesaggistici, caratterizzato da un ecosistema ancora integro e, persino, con presenza di ritrovamenti di antichi insediamenti umani. In sintesi l’area su cui il P.Ri.U. Lama Balice ha previsto palazzoni di 45 mt., con una mon-tagna mostruosa di case e uffici (1400-1500 appartamenti e uffici), non aveva assolutamente necessità di alcun tipo di riqualificazione ambientale, trattandosi di territorio natu-rale integro e vergine, oltre che tutelato da legge”.Entrando sempre più nei dettagli il senatore lanciava gravi denunce scrivendo: “il P.Ri.U. prevedeva due fasi di inter-vento: nella 1a fase la costruzione di edifici per abitazioni e uffici sul ciglio destro della lama (lato quartiere S. Paolo) e nella 2a fase edifici per abitazioni e uffici sul ciglio sinistro della lama (lato aeroporto Bari-Palese). Gli edifici previsti nella 1a fase sono stati già interamente realizzati, con inizio lavori nell’anno 2000-2001 e ultimazione nell’anno 2003-2004, mentre gli edifici della 2a fase, a fronte di istanza di concessione edilizia risalente all’anno 2003, solo nell’anno 2005, e cioè dopo due anni, hanno ricevuto i Permessi di Costruire (PdC–261–2003 del 14/04/2005 e PDC–69-2005 del 13/06/2005). Tali PdC sono stati tra i primi ad essere rilasciati dalla nuova attuale Amministrazione Comuna-le, a firma dell’Assessore all’Urbanistica dott. Ludovico

Page 27: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

27

Abbaticchio, nel mentre la precedente Amministrazione per ben 2 anni si era ben guardata dal rilasciare i pretesi PdC. Il lungo diniego attuato dalla precedente Amministrazione lascia intravedere quanto argomentate dovessero essere le motivazioni contrarie al rilascio dei permessi”.Egli paventò all’allora ministro dell’Ambiente e al Sindaco la consumazione di un grave delitto contro l’ambiente e le regole urbanistiche. L’aria mefitica della città dei sequestri edilizi veniva ulteriormente alimentata dalle continue di-chiarazioni del parlamentare.

Fascicolo aperto alla Procura di Bari.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari vive-va a quell’epoca una fase di transizione durante la quale, a fronte di un capo (Emilio Marzano) ridotto al ruolo di sem-plice prestanome tabellare, si era rafforzata la componen-te degli ambientalisti estremisti. Essi, in nome della difesa del territorio, avevano orientato la Procura verso una linea d’azione che colpiva, a prescindere, qualsiasi intervento urbanistico realizzato (o in fase di realizzazione) in virtù di pianificazioni e relative autorizzazioni ufficializzate dagli enti locali e dalla Regione. La loro tesi poggiava su assiomi di difficile confutazione che trovavano radici nella perversa spirale consociativa che, per tanti anni nel corso della co-siddetta Prima Repubblica, aveva visto andare a braccetto, senza regole e senza chiari confini, la politica, l’impresa, l’economia e la finanza.A Bari, in particolare, questa giovane leva di magistrati in-quirenti si era insediata in una Procura definita “dei ve-leni”, dilaniata da guerre interne, che aveva attraversato con grandi contraddizioni la violenta stagione delle “mani

Page 28: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

28

sulla città” da parte dei forti clan della malavita organizza-ta e quella immediatamente successiva a “mani pulite”. La lotta alle commistioni tra mafia, politica ed economia era stata affrontata, allora, con un taglio prettamente politico dove un’agguerrita squadra di magistrati che faceva riferi-mento al Partito Comunista Italiano tentava di prendere in mano la Procura con finalità non solo e non propriamente di giustizia e di diritto.La Procura degli anni 2000 contava su giovani sostituti formatisi in avamposti duri di lotta alla mafia ma anche in contesti di socialità organizzata, tutti con un minimo comu-ne denominatore: diffidenza a priori verso i blocchi sociali dirigenti, alcuni partiti e le istituzioni del territorio, seppur democraticamente elette.La loro azione aveva sempre un forte impatto mediatico in una società, come quella italiana, che dimostrava tutti i più deleteri segni di un degrado morale e materiale. Ma la forza mediatica era anche la leva che li portò, a Bari come nell’in-tera Puglia, a diventare il primo punto di riferimento di una opinione pubblica disgustata dal malaffare politico e istitu-zionale. Erano loro i magistrati che l’Italia e il mondo intero aveva identificato come i giustizieri del lungomare di Bari. La missiva/denuncia di Bucciero, girata da Emiliano, arri-vò in Procura in questo contesto. Fu subito recepita con l’apertura ufficiale di un fascicolo, quasi fosse già prean-nunciata. Subito dopo il deposito dell’interrogazione for-male al Senato, due sostituti della “squadra ambientale” si misero alacremente al lavoro. Il più titolato Roberto Rossi conduceva la partita, affiancato dall’emergente Francesca Romana Pirrelli, più che mai motivata alla conquista di una forte visibilità pubblica.Qualche giorno prima di Natale i tre tecnici individuati dai sostituti procuratori giurarono per l’incarico di consulenti del

Page 29: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

29

Tribunale a loro assegnato. La scelta ricadde su tre professio-nisti baresi: l’ingegnere dipendente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bari Michele Stella, il geologo e ricercatore del Politecnico di Bari Alessandro Reina e l’ingegnere urba-nista Dino Borri, ordinario dello stesso Politecnico. I tre face-vano parte di gruppi associativi della cosiddetta società civile che affiancavano alcuni partiti del centrosinistra e, specifica-mente, supportavano con pubblicistica ad hoc l’azione della “squadra ambientalista” della Procura di Bari.Il professor Borri dovette rinunciare subito all’incarico per un conclamato conflitto d’interessi, perché lautamente re-tribuito dal Comune di Bari quale consulente della piani-ficazione urbana. Nel fascicolo “San Paolo-Lama Balice” il Comune di Bari era soggetto implicato in prima persona in quanto ente che aveva autorizzato gli interventi urbanisti-ci, in cambio di contributi ministeriali e importante contro-partita in servizi da parte dei costruttori.I due sostituti affidarono ai due consulenti – in special modo all’ingegnere Stella dei cui servigi si erano già avvalsi nel passato – pieni poteri per inquadrare la complessa ma-teria che spaziava dalle problematiche ambientali a quelle urbanistiche.

Indagini e perizie sempre sostenute dai solerti organi di stampa.

Vito Vasile osservava con attenzione i movimenti della Procura, sempre ben supportati mediaticamente, ma pre-feriva impegnare energie e creatività al lavoro quotidiano delle sue aziende. Nonostante la pesante atmosfera che gravava sulla città, non volle mai prendere seriamente sul serio l’ipotesi che

Page 30: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

30

sarebbe potuto incappare in una situazione drammatica e incomprensibile in balia e in ostaggio degli infernali mec-canismi della giustizia italiana. A chi gli ricordava che sta-va facendo un passo veramente molto ampio per la sua portata, sbatteva in faccia con un piglio ironico ma risoluto una delle tante pillole di saggezza popolare di suo padre: «Il pesce grande mangia il pesce piccolo, solo se quest’ul-timo è scemo».L’inchiesta procedeva con gli stessi parametri utilizzati per tanti altri procedimenti riguardanti abusivismo edilizio, inedificabilità, scempio ambientale e quant’altro connota-va l’azione della squadra capeggiata dal dottor Rossi. Si de-finiva, innanzi tutto, il teorema (“la costruzione tale è per definizione illegale”), poi si procedeva a motivare la squa-dra tecnica affinché approntasse le necessarie deduzioni a supporto della formulazione di precisi capi d’imputazione, nel frattempo si guadagnava successo reputazionale pres-so l’opinione pubblica grazie al sistema dell’informazione, in larga parte amico.Per realizzare l’ultimo punto era necessario nutrire gli or-gani di stampa e gli altri mass media con notizie e indiscre-zioni, aggirando ogni obbligo di segretezza e di precauzio-ne. Regola principale: le soffiate dovevano essere sempre smentite con fermezza.Il quotidiano Repubblica cominciava così, con un pezzo del 10 marzo 2006, il “lavoro” di preparazione. Titolo: “Resort di lusso vicino a Lama Balice, per gli esperti ci sono irregolarità”.Testo: “La consulenza degli esperti è chiara. Solleva dubbi, apre scenari che, adesso, il sostituto procuratore Francesca Romana Pirrelli ha deciso di approfondire. Il caso è quello della lottizzazione a pochi chilometri da Lama Balice, del progetto di costruire un resort di lusso e un albergo nella

Page 31: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

31

zona dell’aeroporto di Palese. Alcuni mesi fa il senatore Ettore Bucciero ha presentato un esposto e la procura ha aperto un fascicolo. Dopo l’acquisizione della documenta-zione per ricostruire ogni aspetto e passaggio della lottiz-zazione, il magistrato ha affidato a due esperti il compito di redigere una consulenza per capire se la lottizzazione sia regolare o meno. E i tecnici hanno messo in evidenza al-cune anomalie, prima di tutto, quelle riguardanti la reale distanza dell’insediamento dalla lama. Nella perizia giu-rata, depositata nel 2002 e indispensabile per ottenere le autorizzazioni necessarie per costruire, tre professionisti nominati dalle imprese costruttrici, hanno dichiarato che il limite massimo di distanza, previsto dalla legge Galas-so, è rispettato. Ma il corso di quello che un tempo era un torrente non è regolare e secondo gli esperti, nella perizia giurata, sarebbe stato valutato il reale valore paesaggisti-co di due anse della lama. Per i professionisti, indicati dai costruttori, si tratterebbe di punti non sottoposti a vincolo, di parere contrario, invece, i due consulenti della procura secondo cui, invece, anche in quelle due zone la vegetazio-ne è omogenea con quella della lama. Non solo. A preoccu-pare è anche la presenza di reperti neolitici. Sono stati tro-vati a pochi metri dalla masseria che, così come prevede il progetto, sarà trasformato in un resort di lusso. Il sostituto procuratore Francesca Romana Pirrelli avvierà altri accer-tamenti prima di tutto per capire se la realizzazione di sca-vi e lavori di ristrutturazione possa compromettere i resti dell’antico insediamento e poi per accertare come mai la zona non sia mai stata sottoposta a vincolo archeologico”.Il pezzo fu regolarmente smentito dal professor Dino Borri sullo stesso giornale: “Leggo su Repubblica di ieri che in qualità di consulente del magistrato penale avrei rivelato alcune anticipazioni sulla consulenza stessa, coperta com’è

Page 32: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

32

noto da segreto di ufficio. Smentisco che l’informazione possa essere stata da me fornita”.A questo punto anche Vito Vasile cominciava a seguire con attenzione e con rabbia le tristi liturgie giudiziarie che, con il pretesto di operare per un interesse supremo qual è la ricerca di giustizia e di verità, il più delle volte esercitavano una violenza inaudita sui malcapitati “inquisiti”, con danni morali e materiali di difficile recupero, ma anche su perso-ne come gli acquirenti degli appartamenti del tutto estra-nei alle vicende, ma ugualmente penalizzati nei fatti.Quella volta prese carta e penna e scrisse a Repubblica: “A seguito dell’articolo avente per titolo “Resort di lusso vicino a Lama Balice: per gli esperti ci sono irregolarità”, sono a precisare quanto segue. Nel perimetro della lottizzazione affermo categoricamente, senza timore di essere smentito, che non ci sono irregolarità o abusi. Gli esperti nominati dal pubblico ministero Pirrelli sono stati deontologicamen-te scorretti quando hanno informato la stampa di una loro delicatissima perizia che, secondo la mia modesta persona, doveva essere secretata al fine di dare la possibilità, alla mia società, di produrre documentate controdeduzioni. Ho invitato formalmente il pool di ingegneri e architetti, tito-lari del progetto, a manifestare pubblicamente e attraver-so una memoria tecnica la piena e assoluta legittimità del loro progetto. Diversamente, se non adempiranno tempe-stivamente a tale mia richiesta, chiederò la risoluzione del rapporto professionale in essere. è noto che la mia forza morale mi diviene dal più rigoroso rispetto delle leggi tanto che è risaputo che nel mio fare impresa, combatto quoti-dianamente la delinquenza burocratica (la cui lentezza è l’anticamera della tangente), la delinquenza politica (leggi: tangenti ad Altamura) e, non ultima, la delinquenza comu-ne. Grazie ai miei investimenti, Bari avrà gratuitamente,

Page 33: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

33

finalmente, un parco urbano come Milano e Torino, che io sono obbligato, da questo accordo di programma, a realiz-zare bonificando e rendendo fruibile Lama Balice a tutti i cittadini”.

Mentre ad Altamura c’era odore di mazzette.

Era il 6 febbraio del 2006. La guerriglia mediatica e psicolo-gica della Procura sulle presunte gravi irregolarità nei can-tieri di Lama Balice era in pieno e continuo svolgimento. Come alacre ed asfissiante era il pressing dei consulenti del Tribunale. Quel pomeriggio squillò il cellulare di Vasile: «Ehi Vito. Sono Filippo».«Ciao Filippo bello. Qualche novità?».«Dobbiamo vederci con urgenza. Ho bisogno di parlarti di una questione molto delicata che riguarda le nostre socie-tà. Una faccenda che non si può raccontare per telefono. Quando posso venire a trovarti?».«E cosa sarà mai peggio di quello che stanno provando a fare in Procura? E poi parla liberamente, anzi ti invito espressamente a farlo. Tanto lo sai che un qualche mare-sciallo sicuramente ci sta ascoltando per conto di qualcu-no. Diamogli elementi per meritarsi lo stipendio».«Ah…ah…ah…» la risata di Filippo fu spontanea e riuscì a stemperare la tensione iniziale. «Vabbé Vito, ti anticipo solo il tema: al Comune di Altamura qualcuno ci ha fatto intendere che per andare avanti coi permessi bisogna un-gere. Si proprio così pretendono soldi …insomma una maz-zetta. Io, lo confermo anche al maresciallo in ascolto, pen-so che non dobbiamo cedere al ricatto».

Page 34: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

34

«Filippo on’ a schatta n’cuerp. Sono riuscito da solo a cari-care di mazzate sette delinquenti tutti in una volta, figurati questi politicanti ladri…Vediamoci subito che gli organizzia-mo un bel servizio con i carabinieri».Filippo e il fratello Giovanni raggiunsero Vito in albergo la sera stessa. I fatti erano chiari: alcuni componenti della Giunta e del Consiglio Comunale di Altamura avevano fat-to intendere che il via libera ad una legittima richiesta di lottizzazione della società Vele al Vento non sarebbe mai arrivato senza un “pagamento” di 80mila euro (con l’antici-pazione di 30mila). Vito, furente e risoluto, pretese che ci si rivolgesse imme-diatamente ai carabinieri per concordare con loro un’azio-ne. I suoi soci non fecero passare nemmeno un attimo per aderire alla sua richiesta. Con i carabinieri di Altamura fu predisposta un’azione che avrebbe colto con le mani nel sacco i politici malintenzionati.Per l’appuntamento del successivo 14 febbraio, giorno scel-to dall’assessore per la consegna di una busta con 30mila euro, Filippo fu “microfonato” dai carabinieri, mentre al-cuni di loro (in borghese) presidiavano il bar scelto per lo scambio e le immediatamente vicinanze. L’assessore Mar-roccoli fu colto in flagrante e arrestato e i suoi complici su-birono lo stesso trattamento successivamente.La busta con i 30mila euro fu sequestrata. L’episodio susci-tò grande scalpore in città.A Vasile l’episodio portò delle giornate di euforia che gli permisero di allontanare per qualche tempo il pensiero fis-so delle imprevedibili azioni dei Pm della Procura barese. Egli propose di destinare i soldi del diavolo (la mazzetta da 30mila euro) ad una iniziativa sociale ed educativa nella cit-tà. I fratelli Simone lo appoggiarono con convinzione.

Page 35: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

35

Qualche giorno dopo la Gazzetta del Mezzogiorno riprese con un breve pezzo la notizia titolando “Altamura, la tan-gente finisce all’asta. L’imprenditore concusso: “Non voglio più quei soldi, li do in beneficenza”.

Il sequestro a rate. La Masseria Maselli-Gironda.

La strana inchiesta sul Piano di recupero urbano “San Pa-olo-Lama Balice” continuava con il suo attivismo mediati-co, mentre i cantieri del complesso Parco dei Principi (150 appartamenti privati più un albergo più il recupero della Masseria Maselli-Gironda) e di Sigma Sud (200 apparta-menti più una multisala, negozi e uffici) marciavano a pie-no ritmo.Nei conciliaboli mattutini di Vasile con i soci altamurani e il consuocero Pasquale Rafaschieri, l’imprenditore edile barese promotore dell’intero Piano, si discuteva e si riflet-teva sui controversi metodi d’indagini dei due sostituti e sulle altrettanto inusuali attività dei loro consulenti, in spe-cial modo dell’ingegner Michele Stella che, già da qualche mese si muoveva con particolare supponenza all’interno delle aree interessate dalle indagini.«Questo Piano vi garantisco che è a prova di bomba». Rafaschieri rassicurava con fermezza i suoi interlocutori. «Ho sudato e sofferto più di cinque anni per completare con correttezza tutto l’iter autorizzativo, tra Regione, Co-mune, Soprintendenza, Ministeri e chissà quanti altri sog-getti. Ho già realizzato e consegnato i 400 appartamenti del primo settore, quello del lato San Paolo. Come fanno adesso questi signori della Procura a pensare di fermare tutti questi cantieri in attività? E poi se ciò dovesse essere, toccherebbe sequestrare tutto il Piano, vale a dire anche

Page 36: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

36

gli appartamenti abitati. Sarebbe un’operazione di deva-stazione sociale oltre che di ordine pubblico».«Non so cosa hanno in testa questi – ribattè Vasile – io so solo che con me non si possono fare montature mediatiche che poi magari si sgonfiano dopo qualche anno e qualche milione di euro di danni. Io sarò il primo a chiedere a Rossi e alla Pirrelli di fare chiarezza. La mia storia dimostra che mai avrei tollerato di agire al di fuori della legge».Filippo Simone cercava di affrontare quella situazione fasti-diosa con molto realismo: «Non metto in dubbio le spiega-zioni di Pasquale e la fermezza di Vito. Io però l’unica cosa che so per certo è che a Bari e con questa squadra di ma-gistrati negli ultimi anni sono accadute cose strane e fatti discutibili nel campo urbanistico».Il 27 aprile del 2006 arrivò il primo atto ufficiale a firma di Rossi e della Pirrelli: “il sequestro preventivo della Masse-ria Maselli-Gironda e di tutta l’area annessa interessata da lavori edilizi e di scavo”.Niente azione unitaria sull’intero Piano, dunque, ma azioni singole di una estenuante partita a scacchi che era comin-ciata dal dicembre del 2005 con l’apertura del fascicolo. Si prospettava insomma una sequela di provvedimenti per i singoli settori (alla fine del procedimento sarebbero stati contabilizzati ben cinque provvedimenti di sequestro caute-lare), una tecnica che avrebbe facilitato gli inquirenti nell’ag-girare lo scoglio dei tempi d’indagine previsti dalla legge.La masseria Maselli Gironda, una costruzione rurale sette-centesca di proprietà del Gruppo Vasile-Simone, testimo-nianza pregevole del sistema di masserie dell’area barese legate principalmente alla filiera olivicola, era interessata da un intervento di recupero autorizzato per riconvertirla in resort turistico. «Pensate un po’ – era solito raccontare Filippo Simone – la Regione Puglia ha addirittura varato una

Page 37: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

37

legge ad hoc per recuperare le masserie storiche pugliesi con tutti i crismi sanciti dalle soprintendenze e inserirle nel circuito virtuoso ricettivo del cosiddetto turismo rurale e culturale».Ma tant’è, la Forestale quel giorno arrivò con i dodici fogli intestati della Procura che affermavano: “Giovanni Simone nella qualità di legale responsabile della “Maestrale srl” società committente dei lavori…realizzava, in difformità totale dalla concessione edilizia ovvero con concessione edilizia illegittima perché in contrasto con gli strumenti urbanistici, su un bene ritenuto dal PUTT/P meritevole di tutela in quanto “Bene Architettonico Segnalato”, insistente altresì in un’area sottoposta a vincolo…i seguenti interventi di trasformazione urbanistico-edilizia: A1) Cambio di destinazione d’uso (per indirizzo turistico ricettivo); A2) Significativa attività di sbancamento…A3) Il muro di recinto dell’orto è stato parzialmente demolito in due diversi punti…A4) Aumenti volumetrici (assentiti in progetto anche se non ancora realizzati) sono riferibili alla realizzazione di un corpo coprente la scala che consentirà di raggiungere il secondo livello del corpo centrale della Masseria dove sono previste due (delle sette di progetto) camere da letto; A5) Difformità nelle piantumazioni delle nuove specie arboree consistenti in pini marittimi e conifere in contrasto con la componente vegetazionale autoctono (la cd “macchia mediterranea”) esistente ed altresì con quanto sottoscritto in sede di conferenza di servizi del 19.04.2002; A6) Parziale difformità da quanto assentito della recinzione, posta in opera lungo il confine di proprietà…; B)…perché, in assenza di autorizzazione paesaggistica legittima o comunque effettuando interventi urbanistico-edilizi non autorizzabili su bene protetto ed in area vincolata…, deturpavano e distruggevano Masseria Maselli ed i territori ad essa

Page 38: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

38

contermini; C)…perché attraverso le attività urbanistico-edilizie di cui al capo A) alteravano la bellezza naturale di luogo soggetto a protezione…Reati accertati in Bari il 16.03.2006 e attualmente permanenti”.Le “carte” della Masseria furono affidate agli avvocati Mi-chele Laforgia e Raffaele Padrone. Nelle prime riunioni di lavoro Vasile fu ampiamente rassicurato sulla prospettiva di un positivo esito processuale, nessuno però riuscì a dar-gli rassicurazioni sui tempi della giustizia. Il sol fatto di esse-re entrato nella spirale pestifera della lentezza del sistema giudiziario italiano lo faceva andare fuori di testa. Si sentiva profondamente ferito nella sua sensibilità e in quei valori quali integrità, moralità e lealtà che suo padre e le espe-rienze di vita lo avevano portato ad abbracciare. Questa situazione lo portò ad intensificare la presenza in cantiere e ad immergersi sempre più nel lavoro, sicuro che il sogno del grande albergo sarebbe andato in porto comun-que. Nel tempo libero – colpevoli anche le scartoffie legali che cominciavano ad accumularsi – si buttava molto spesso in fitte letture tecnico-giudiziarie, ma anche classiche e filo-sofiche per trovare conforto alla convinzione dell’esistenza di alcune categorie fondanti della sua vita quali “Giustizia” e “Imparzialità”. Sperava, insomma, di trovare nelle letture quel “giudice a Berlino” che gli avrebbe tolto il pesante ma-cigno che cominciava a pesargli addosso.Vito ricordava che quella voglia di apprendere e conoscere l’aveva sempre avuta, sin da giovanissimo. Non aveva avu-to la fortuna di conseguire un’istruzione superiore, ma la strada, gli amici e la sua caparbia volontà di capire le cose lo avevano portato a rafforzarsi enormemente nel crogio-lo delle relazioni interpersonali che, poi, si sarebbero ben modellate anche alla capacità di intrapresa.

Page 39: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

39

Ricordava a tal proposito le ore passate ad ascoltare – per loro lui era Vito u’ russ - due tra i suoi più fidati amici di gioventù: Salvatore De Marinis u’leng e Michele Martino u’sinneche. Il primo parlava, parlava e arrotondava di suo-no e di colore anche le espressioni più semplici, il secon-do raccontava con meno sfumature ma aveva su di lui una grande influenza. Tutto avveniva nei lunghi bivacchi alla piazza del pesce, sul lungomare di Palese, nelle scorriban-de a caccia di amori e di illusioni. Vito ricordava anche con piacere e con gratitudine il suo amico universitario che sarebbe diventato successivamen-te l’ingegner Vito Ranieri. Egli aveva la santa pazienza di correggere i suoi scritti e di aiutarlo anche nella corretta dizione. Ricordava quanto gli fosse servito il lungo e fati-coso esercizio di scrivere, durante il servizio militare, lun-ghe lettere al suo amico/collega Ranieri. Lunghe lettere che partivano da Ancona scritte dal marinaio Vasile e in-dirizzate al sottotenente Ranieri di stanza a Ascoli Piceno e ritornavano indietro rivedute e corrette nella giusta forma grammaticale.Quel periodo fu una grande palestra di esperienza e di istruzione che portava con sé anche qualche strascico fasti-dioso che si sarebbe ripetuto più volte nella sua vita. Molti suoi interlocutori, a fronte di lucide e perfette incursioni linguistico-concettuali, gli avrebbero in più occasioni rin-facciato di essersi fatto plagiare da tizio o da caio.

Lama Balice nella Bari delle inchieste sull’abusivismo.

In quel periodo il territorio barese era coinvolto in altre in-chieste sull’abusivismo e l’opinione pubblica, non solo ba-rese, si preparava alla demolizione di Punta Perotti.

Page 40: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

40

La Repubblica in aprile 2006 descriveva lo stato dell’arte dell’abusivismo edilizio barese in un interessante articolo: “Ci sono palazzi che sulla carta dovevano diventare allog-gi per le forze di polizia e che sono stati trasformati in ele-ganti appartamenti. O alberghi che nasceranno a pochi chilometri da una lama. E poi c’è un edificio che ospita gli uffici giudiziari e che è stato costruito laddove al massimo sarebbe potuto nascere un asilo. Punta Perotti è il caso più eclatante, la storia più conosciuta. Ma poi ci sono gli altri su cui la procura continua ad indagare. Il palazzo di giustizia di via Nazariantz è quello che dopo l’ecomostro del lungomare ha fatto più discutere. Il giudice Rosa Calia Di Pinto ha disposto la confisca. In parte ha riconosciuto le tesi dei pm Roberto Rossi e Renato Nitti che avevano chiesto la condanna per i costruttori Antonio e Giuseppe Mininni poi invece assolti. Il giudice come i pm dice che quel palazzo è abusivo. Non è come Punta Perotti che è stato costruito a pochi passi dal mare, è un edificio che è nato in una zona del quartiere dove il prg prevedeva par-chi, uffici postali o scuole materne. Ora i pm Rossi e Nitti continuano ad indagare perché ipotizzano il reato di frode in pubbliche forniture e perché, è chiaro, l’edificio non è adatto ad ospitare gli uffici giudiziari. Il giudice Antonio Civita, invece, attende la perizia di un esperto per sapere se il complesso residenziale realizzato dall’impresa Rubi-no in via Camillo Rosalba possa accedere alla sanatoria. Il pm Ciro Angelillis ha incominciato ad indagare nel ‘97, con il sospetto che i palazzi fossero stati costruiti dove in-vece doveva sorgere una Casa dello Studente. In primo e in secondo grado gli imprenditori Giuseppe e Pietro Rubi-no sono stati assolti. Ora in Tribunale è finita la seconda tranche dell’inchiesta. E sul banco degli imputati ci sono i due costruttori e, per la prima volta a Bari in un’inchiesta

Page 41: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

41

per una lottizzazione abusiva, tre tecnici comunali. Avreb-bero sottoscritto la concessione edilizia, riproponendo at-testazioni di «condono nulle» e permettendo alla impresa di proseguire i lavori. A Poggiofranco ci sono altri palazzi sotto inchiesta. Sono quelli che in via Pappacena sta rea-lizzando l’impresa Degennaro. A dicembre sono stati se-questrati dal pm Rossi. Per l’accusa sono stati costruiti, «utilizzando terreni nei quali non si poteva realizzare re-sidenze private». Ma l’inchiesta più recente riguarda la lottizzazione di Lama Balice, il progetto di costruire case ed alberghi vicino l’aeroporto. Il pm Francesca Romana Pirrelli ha aperto un fascicolo e ha nominato due esperti che hanno avanzato perplessità sulla reale distanza delle costruzioni dall’antico corso d’acqua e sull’esistenza nella zona di un insediamento neolitico”.La Gazzetta del Mezzogiorno aggiornava i baresi sui movi-menti del dottor Rossi nel corso di un sopralluogo a Lama Balice accompagnato dal geologo Reina e dall’ing. Stella. Il cronista si concedeva un “attacco” didattico-cortigiano: “E il pm va a farsi un giretto in Lama Balice, accompagnato dal geologo e dall’ingegnere. Per rendersi conto di perso-na dello «stato dei luoghi»: un elemento di conoscenza in più, che può permettere al magistrato inquirente di farsi un quadro più chiaro della situazione e quindi di interpre-tare la legge con la «luce» preziosa della concretezza”, che proseguiva con la cronaca dell’evento, “ieri mattina, il so-stituto procuratore della Repubblica Roberto Rossi – conti-tolare delle indagini insieme con la collega Francesca Ro-mana Pirrelli – si è recato in Lama Balice, accompagnato dai consulenti della Procura, il geologo Reina e l’ingegnere Michele Stella (quest’ultimo, studioso del territorio, in forze al Centro nazionale delle ricerche) e ha compiuto un giro a piedi nelle aree cantierizzate e in quelle limitrofe. Del

Page 42: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

42

sopralluogo «a più voci» è stato redatto un verbale che è stato allegato al già voluminoso fascicolo d’indagine. Il ma-gistrato inquirente si è incontrato cordialmente anche con alcuni costruttori, fra i quali Vito Vasile, rappresentante di una delle società titolari della concessione edilizia comuna-le, la «Vele al Vento»”. Le attività dei sostituti Rossi e Pirrelli quell’anno non si fer-marono neanche per l’estate. Oltre all’acquisizione di ulte-riori atti riguardanti la progettazione del Piano “Lama Bali-ce”, l’11 luglio procedettero anche al sequestro dello scavo di Edilsquadra. Il capolavoro di pubblicistica distorta e sviante – proba-bilmente ispirata da fonti della Procura barese – si poteva leggere in un pezzo di Repubblica dell’8 giugno del 2006 dal titolo malizioso “Per lama Balice al setaccio le carte sui soldi pubblici”. Nel corpo del pezzo la cronista si espone-va a gravissime insinuazioni diffamatorie: “Più di due mi-lioni di euro. L’attenzione degli investigatori che indagano sulla lottizzazione di Lama Balice si concentra, adesso, sui finanziamenti che il ministero dei Lavori Pubblici ha eroga-to nel ‘98. I sostituti procuratori Francesca Romana Pirrelli e Roberto Rossi, cercando di accertare la regolarità delle procedure seguite per la realizzazione del progetto di co-struzione di alberghi e appartamenti, hanno scoperto che nell’ambito di un piano di riqualificazione più ampia della zona il ministero dei Lavori Pubblici ha erogato fondi per un valore complessivo di 4 miliardi e mezzo di vecchie lire. Soldi di cui avrebbero beneficiato le aziende costruttrici. I magistrati hanno deciso così di approfondire l’aspetto dei finanziamenti. Vogliono capire se le procedure che hanno portato all’erogazione siano regolari, se le imprese aves-sero titolo ad usufruire dei fondi. Gli investigatori hanno acquisito negli uffici di alcune banche, la documentazione

Page 43: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

43

che riguarda le pratiche di finanziamento. I sostituti pro-curatori Pirrelli e Rossi, nei prossimi giorni, nomineranno altri consulenti, questa volta commercialisti che dovranno esaminare le carte e dire se i fondi siano stati utilizzati cor-rettamente”. Alla lettura di simili notizie Vasile andò su tutte le furie. La Procura che forniva le informazioni necessarie e il siste-ma mediatico che eseguiva, concertavano una mostruosa campagna denigratoria tesa ad attestare il teorema degli imprenditori/palazzinari che oltre a compiere illeciti edilizi incameravano anche quattrini pubblici.«è una falsità grande come una casa!». Urlò come mai gli era capitato di fare di fronte ad una piccola folla di amici, acquirenti o semplici curiosi che si era radunata davanti ai cantieri. «è scandaloso che quelli che sono chiamati ad amministra-re la giustizia siano così sfacciatamente faziosi da spacciare menzogne e spargere veleni. Bastava leggersi la legge che regola i Piani di recupero urbano per sapere che il contri-buto ministeriale previsto viene assegnato ai Comuni pro-ponenti. Gli imprenditori privati non prendono una lira. Sono veramente disgustato da queste operazioni di scia-callaggio. Ma non ci fermeremo. Alla fine sono convinto che faremo trionfare la verità».Sulla vicenda fu registrato anche un intervento ufficiale del Comune di Bari che confermava di avere fermi in banca i quattro miliardi e mezzo di vecchie lire di contributo mi-nisteriale che, assommati agli oneri di urbanizzazione che avrebbero versato i costruttori, sarebbero serviti ad avvia-re finalmente la costituzione del Parco naturale Lama Bali-ce. Ma sembra che la cosa non fece né caldo né freddo ai dottori Rossi e Pirrelli e ai loro sodali.

Page 44: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

44

Dopo lo spettacolare sequestro di novembre.

Dopo lo spettacolare sequestro del novembre 2006 si sca-tenò in forma ancora più cruenta una mastodontica cam-pagna diffamatoria contro i “cattivi” costruttori che, secon-do il teorema che si voleva attestare, sarebbero stati degli spietati e spregiudicati devastatori dell’ambiente oltre che avidi divoratori di contributi pubblici. Protagonista della grande messinscena, che si sarebbe protratta per almeno altri tre anni, l’intero sistema dell’informazione pugliese. La forza spettacolare dell’abbattimento di Punta Perotti aveva segnato l’immaginario individuale degli operatori dell’informazione che, facendo più volte scempio dell’eti-ca derivante dall’essere intestatari di un tesserino marrone di grande prestigio, si adagiavano più che passivamente a cronache spettacolari, disinformate e devianti che arreca-vano grande danno alla onorabilità di uomini e donne oltre che serio deterioramento fisico e psichico per molti di loro. L’atteggiamento della Procura di Bari nei confronti dei gior-nalisti, collettivamente e nelle rappresentazioni individuali sia del capo sia dei singoli sostituti, aveva avuto grande in-fluenza sulle loro direttive redazionali. I sussurri, gli ammic-camenti, i segnali assenzienti dei magistrati rafforzavano il pensiero unico colpevolista e giustizialista che aveva preso possesso delle varie redazioni. Repubblica dell’8 dicembre 2006 titolava: “Lottizzazione di Lama Balice i costruttori accusati anche di falso”.Il testo della solita cronista giudiziaria ben informata dal-la Procura illustrava con chiarezza quella che era la nuova tranche d’indagini sul caso. “L’inchiesta sulla lottizzazione di Lama Balice si allarga. Ora la procura indaga anche sui finanziamenti ottenuti dagli imprenditori che hanno presentato i progetti per la

Page 45: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

45

realizzazione di alberghi e appartamenti. Ai responsabili delle quattro società che stanno realizzando i lavori nella zona, a pochi chilometri dall’aeroporto, adesso, i magi-strati Francesca Romana Pirrelli e Roberto Rossi conte-stano anche il reato di falso. Ieri mattina gli uomini della guardia di finanza hanno perquisito le sedi delle aziende, alla ricerca di documentazione, di atti contabili e finan-ziari utili per ricostruire la storia della lottizzazione. Ed i poliziotti sono arrivati anche a Palazzo di Città, negli uf-fici della ripartizione edilizia residenziale dove hanno ac-quisito i fascicoli dei progetti che devono essere realizzati nell’area. L’indagine, sino a questo momento, ha portato già a quattro sequestri. E nel registro degli indagati sono stati iscritti, per violazione della normativa ambientale, Vito Armenise, responsabile legale della “Edilsquadra”, e Filippo e Giovanni Simone, rispettivamente amministrato-ri della “Vele al Vento” e della “Maestrale”. Ora la posi-zione degli imprenditori si complica, con l’accusa di falso, contestata anche a Pasquale Rafaschieri, a cui fa capo la “Sigma Sud”. L’attenzione della procura si concentra, in-fatti, su un particolare. Su un passaggio che ha portato all’approvazione dei progetti. In quel punto, secondo gli investigatori, non potevano essere realizzati alberghi o appartamenti perché, la zona, così come prevede il piano regolatore, è destinata ad aree verdi. Per giungere alla re-alizzazione degli immobili era, quindi, necessaria una va-riante al Prg che, infatti, c’è stata, ma, spiega la procura, è stata approvata «su un falso presupposto», sulla con-siderazione cioè che la zona della lottizzazione, all’epoca costituita da campagne e terreni, rientrasse nel Program-ma di Riqualificazione Urbana. Era stata l’amministrazio-ne comunale, guidata da Simeone Di Cagno Abbrescia, nel ‘96, a individuare tre diversi ambiti territoriali (centro

Page 46: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

46

storico, Stadio della Vittoria e Lama Balice), consenten-do agli imprenditori di presentare proposte di interventi. Il progetto più vantaggioso fu considerato quello delle socie-tà, coinvolte nella lottizzazione. E per questo, dopo il parere favorevole del consiglio comunale, nel ‘98 venne sottoscrit-to il protocollo d’intesa tra il ministero dei Lavori pubbli-ci, la Regione Puglia e Palazzo di Città e il Programma di riqualificazione urbana venne ammesso al finanziamento di quasi cinque miliardi di lire. Sulle procedure che hanno portato all’approvazione del progetto prima e all’erogazio-ne dei fondi poi, quindi, si concentra adesso l’attenzione dei magistrati Rossi e Pirrelli. Per il momento l’accusa di falso viene contestata agli imprenditori, ma non è escluso che le indagini si estendano anche ai dirigenti o agli amministra-tori che hanno seguito l’iter della lottizzazione, dando il via libera al Programma di Riqualificazione Urbana”.

Soldi restituiti a chi vuol tirarsi fuori.

A quel punto la misura era colma anche per uno come Vito Vasile. L’enormità delle accuse dei signori della Procura lo portarono a moltiplicare in maniera esponenziale le sue pur straripanti energie. No, la sua indole di uomo libero e la sua integrità interiore avevano l’obbligo di affrontare di petto il mostro che voleva sopraffarlo.Le giornate correvano quasi senza controllo. C’erano gli ac-quirenti da incontrare, le riunioni estenuanti con il team dei progettisti e con quello degli avvocati, lo studio delle carte giudiziarie e, innanzi tutto, c’era da riflettere con l’aiuto di tutti sulle strategie da attuare per evitare di essere travolti da questa paurosa ondata di menzogna.

Page 47: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

47

L’ufficio di direzione del Vittoria Parc Hotel era presidiato 24 ore su 24 . Vito accolse tutti quegli uomini e quelle don-ne che gli avevano confermato la fiducia acquistando la casa dalla sua società. Per ognuno di loro ascoltò i proble-mi individuali cercando di favorirne la soluzione, talvolta andando oltre le sue oggettive possibilità.Spiazzò tutti – acquirenti, soci e opinione pubblica – an-nunciando senza tentennamenti: «Signori, comunico che sono disponibile a restituire tutte le anticipazioni a chi vuole tirarsi fuori. Siamo incappati insieme in questa incre-dibile e assurda storia, però la mia coscienza mi porta a pensare che qualcuno è meno resistente di me e pertanto va aiutato».La proposta fece scalpore. Non era mai accaduto nulla di simile nella storia della compravendita immobiliare. La proposta non fece che accrescere la fiducia e la stima che i suoi amici acquirenti riponevano in questo imprenditore fuori dal comune. Su 150 famiglie solo 30 decisero di riti-rare i soldi e cercare altrimenti la soluzione alla loro prima casa. Per tutti gli altri iniziò da allora la stagione della lotta insieme ad un uomo che di fronte ai problemi si era aperto alla comunità, anziché nascondersi nel suo privato.Con gli avvocati e con i tecnici Vasile fu molto duro in tutte le riunioni che si susseguirono in quei giorni prima delle feste natalizie. Dagli ingegneri e dai progettisti, dopo aver battuto i pugni sul tavolo e minacciato azioni imprevedibi-li, pretese: «Voglio la verità e le garanzie che tutte le car-te da voi prodotte in questi anni siano a posto. Esigo una relazione dettagliata e chiedo anche un supporto chiaro, una scheda comprensibile che mi permetta di controbat-tere punto per punto alle contestazioni dell’accusa. Invito, inoltre, ognuno di voi a fare azioni di chiarezza e di verità sia all’interno degli Ordini professionali di appartenenza

Page 48: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

48

che all’esterno sui mezzi di comunicazione. In questa barca adesso ci siamo tutti, noi costruttori e voi tecnici».Agli avvocati Vasile fu chiaro fin dall’inizio: “Signori astene-tevi dai linguaggi fumosi e dalle grammatiche degli azzec-cagarbugli. Io pretendo di conoscere la verità e conoscerla subito. Non inondatemi di ovvietà da aule giudiziarie, basta con il ritornello dei tempi lunghi della giustizia. Questa vol-ta siete di fronte ad una capatosta, ad un matto che non vuole espedienti ma giustizia, non posso aspettare anni per sapere se qualcuno mi ha fregato o se sono coinvolto mio malgrado in operazioni poco chiare di altri. Datemi soluzio-ni per correre verso un giudizio e avrete al vostro fianco un uomo che nella sua storia può registrare interventi folli ed estemporanei che più volte hanno stravolto consuetudini e trovato soluzioni”.Un osso duro, insomma, per gli avvocati che per esperienza erano consapevoli della delicatezza e della gravità del pro-cedimento. Gli avvocati Laforgia e Padrone avevano pro-fessionalmente delineato l’iter canonico: richiesta di disse-questro, ricorso al tribunale del riesame, eventuale ricorso in Cassazione.«Con questo – ribatté un Vasile sempre più determinato – mi state dicendo che rischio di morire prima di vedere una sentenza? Non ci sto. Vi chiedo se c’è una soluzione che possa velocizzare i tempi».«Signor Vasile – intervenne l’avvocato Laforgia – ci potreb-be essere la possibilità di chiedere un incidente probatorio. Vale a dire avere subito un pronunciamento che diventa prova per il futuro processo. Per me, in questo caso com-plesso, si possono correre dei rischi imboccando questa via perché, in caso di esito negativo per noi, le cose si mette-rebbero male».

Page 49: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

49

«Avvocato – ordinò Vasile – io sono sicuro di non aver com-messo nessun reato. Se questo incidente probatorio ci può far guadagnare tempo, che lo si faccia!».Così, forse per la prima volta in un caso di procedimento per reati urbanistici e ambientali, la società Vele al Vento fece la richiesta di incidente probatorio il 5 gennaio 2007.Inquadrati nei suoi pensieri la questione degli acquirenti e l’iter giudiziario difensivo, le meningi andavano spremute ora per immaginare un’azione pubblica mirata a tenere il fiato sul collo dei magistrati inquirenti e provare a demolire il castello mediatico accusatorio e diffamatorio edificato da quasi tutti i mezzi di informazione baresi e pugliesi. Nel corso di queste riflessioni gli ritornava più volte alla memoria il periodo del coinvolgimento più diretto nella politica, nel sociale e nell’editoria, quando le “vasiliate” (neologismo coniato dai suoi amici per definire talune impreviste e imprevedibili ma efficaci esternazioni del nostro Vito) fecero tremare fior di sindaci, ministri della Repubblica e umanità varia del sottobosco della politica locale e nazionale.

Decano di Forza Italia, editore/opinionista e performer pubblico.

Fu una stagione esaltante per Vasile quella che cominciò a delinearsi in Italia dopo il terremoto di “tangentopoli”. Dal 1992/93 la cosiddetta Prima Repubblica fu affossata dall’of-fensiva giudiziaria e con essa schemi, personaggi e partiti protagonisti della politica dal dopoguerra fino ad allora. La eco del “nuovo” arrivò ben amplificata alle orecchie del singolare ristoratore e poi albergatore di successo, fuori dalle storie della politica, anche se contiguo ai protagonisti

Page 50: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

50

di tutte le fazioni solo perché nel suo ristorante ci erano passati tutti con grande soddisfazione.Alla fine del ’93 Vito prestò molta attenzione alle notizie che riguardavano un insolito imprenditore milanese, pa-tron della più grande azienda televisiva privata del Paese, che stava pensando di scendere in politica con strumenti e schemi nuovi e alternativi ai vecchi partiti. Come suo so-lito, quando è convinto di una cosa, Vito anticipò tutti in Italia e costituì il primo Club di Forza Italia, una sigla che tanto successo avrebbe avuto nella politica italiana degli anni a seguire.La notizia solleticò l’attenzione di Silvio Berlusconi e Vasile fu immortalato in una foto a tutta pagina sul settimanale Panorama, al fianco del leader.Da allora, da decano dei forzisti baresi e pugliesi, seguì sempre con il suo spirito critico e per taluni pericoloso la crescita di questa nuova forza politica sul territorio.Fu coinvolto (e naturalmente ebbe subito a criticare) nelle operazioni organizzative delle elezioni politiche del 1994. Fu il debutto di Forza Italia in Puglia affidato operativamente (“maldestramente” secondo Vasile) ai due funzionari Finin-vest Livio Rabbia (Standa) e Piergiorgio Franci (Publitalia). Fu l’anno del grande imbroglio pugliese ai danni del nuovo partito berlusconiano che fu privato della presenza del sim-bolo sulla scheda elettorale a causa di un furbesco “raggiro” dell’ex missino Pinuccio Tatarella, ordito grazie alla consape-volezza di avere di fronte a sé dei dilettanti della politica. Tatarella, leader indiscusso di Alleanza Nazionale, partito alleato del Cavaliere, giocò sull’inesperienza degli azienda-listi forzisti che si ritrovarono la lista respinta dalla commis-sione elettorale per irregolarità sulle firme.Vito Vasile, che aveva contribuito a raccoglierne migliaia di quelle firme, aveva un buon rapporto di conoscenza

Page 51: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

51

con Tatarella e capì subito l’antifona. Da quelle elezioni Pinuccio Tatarella uscì leader indiscusso della coalizione di centrodestra, vice Presidente del Consiglio e “viceré” della Puglia. Il suo vecchio amico ristoratore gli affibbiò da allora l’appellativo di “simpatico imbroglione”. Al di là dell’incidente che aveva decimato le presenze forziste pugliesi in Parlamento, le idee liberali e antipartitocratiche prendevano piede e, soprattutto, caricavano sempre più un Vasile impetuoso già di suo. Le riunioni e le assemblee da lui promosse raccoglievano l’adesione di migliaia di persone nuove ed entusiaste ma anche di vecchi marpioni riciclati dai partiti del passato (“con la piena arriva anche lo sterco”, era una delle sue battute più usate).L’attivismo di Vasile si estese su più fronti, con metodi che portavano molti a storcere il naso ma tanti (quelli non in-vischiati nelle pastette della vecchia politica) ad acclamare e applaudire.I suoi interventi in assemblea potevano andare da una presenza silente ma arcigna e monitoria, rigorosamente in prima fila, che “disturbava” le liturgie predisposte dagli apparati, a documenti ficcanti e provocanti nella sostanza e nella forma. Un documento a sua firma del 1996 recitava: “L’avevo pre-visto: quando la nave affonda i topi sono i primi a scappa-re. Rossana Di Bello, Luciano Sardelli, Mattia Mincuzzi, due giannizzeri al Comune pronti a tutto per un viaggio a Berlino, tanti altri pseudo-dirigenti mediocri, minuscoli, inetti, coop-tati, con la faccia di bronzo, sputano oggi nel piatto dove hanno mangiato. Guido Viceconte non può essere l’agnello sacrificale sull’altare del nulla. In Forza Italia il primato deve tornare alla politica. Tutti coloro che fino a oggi hanno fatto solo tappezzeria devono tornare a casa…”.

Page 52: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

52

A volte le esternazioni di Vasile erano anche materiali e fisi-che, vale a dire per qualcuno ci fu anche l’effettiva punizio-ne con le “mazzate”. La segnalazione arrivò anche da una notizia breve di Panorama (29/2/1996), corredata da una foto del nostro Vito al pianoforte, dal titolo “Basta con le risse, o picchio”: “In gioco ci sono le candidature del Polo in Puglia. Fatto sta che Vito Vasile, 52 anni, 1,75 metri d’altez-za per 115 chili, decano dei Club Forza Italia, è nervosissi-mo. Nei giorni scorsi si è scagliato contro Vincenzo Donadio, già candidato sindaco di Bitonto. A mettere fine alla zuffa ha pensato l’amico-nemico Giuseppe Tatarella di An, nomi-nando Vasile «anima creativa di Forza Italia». Tanto creati-va che Vasile ha lanciato i club Pro Berlusconi leader. Vuole esportarli al nord. Per mettere fine alle zuffe nel Polo”.All’amico-nemico Pinuccio Tatarella, ma anche ai perso-naggi di cui si era attorniato per “regnare” in Puglia, Vasi-le riservò un trattamento di continuo “pelo e contropelo” diventando editore del settimanale “Nessuno” (diretto da Gianni Laterza), “birichino e irriverente” secondo le defini-zioni più amichevoli.Il viceré chiese un recapito privilegiato e in anteprima del periodico, che ispirò, per i numerosi articoli e reportage di denuncia sulle malversazioni della pubblica amministrazio-ne, molti fascicoli aperti in quel periodo dalla Procura della Repubblica di Bari. Su “Nessuno” Vasile pubblicava una rubrica settimanale dal titolo “Palazzo di Vetro”, lo stesso nome di un’associa-zione politica da lui presieduta che nacque proprio con l’in-tenzione di rendere trasparenti i palazzi del potere.I suoi interventi sul giornale, scritti con un linguaggio tal-volta troppo diretto ma sicuramente efficace, non rispar-miarono nessuno.

Page 53: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

53

“Gli imprenditori del turismo devono far quadrare i bilanci, gli assessori al turismo semplicemente devono coltivare il consenso. Gli uni sudano la proverbiali sette camicie per aggredire un mercato sempre più concorrenziali, gli altri si-mulano scenari di economia turistica girando in lungo e in largo il globo e distribuendo prebende, tutto rigorosamen-te con denaro pubblico”. La riflessione aveva come princi-pale destinataria Rossana Di Bello, astro nascente forzista e assessore regionale al turismo, che fu oggetto anche di una feroce battuta in assemblea da parte del nostro Vasile che, riferendosi a un paio di vistosi orecchini a palla da lei ostentati, non si trattene dal dire: «La signora tarantina gli “attributi” ce li ha solo appesi alle orecchie».Il rapporto con Tatarella continuò sul doppio binario della simpatia privata e della contrapposizione pubblica. L’im-portante uomo politico più volte si presentò da lui “per rilassarmi e passare qualche minuto in serenità”. E Vasile lo coccolava preparandogli il brodetto di spigola con i ca-pellini spezzati.Un giorno l’allora vice Presidente del Consiglio gli fece una domanda a bruciapelo: «Vito, io ti devo dare una cosa. Dimmi tu cosa vuoi: un incarico, una nomina…».«Pinuccio – rispose Vasile – io ho tutto per fortuna, non mi serve niente. Anzi, una cosa te la posso chiedere, qui, davanti ad un testimone eccellente (il noto penalista bare-se avvocato Aurelio Gironda). Questo è un mazzo di carte, dobbiamo fare una partita a scopa e tu mi devi fare vince-re». Vasile era consapevole di quale importante significato scaramantico avesse la “scopa” per Tatarella.«No, Vito. Chiedimi tutto ma la mia imbattibilità a scopa no».Di lì a pochi anni Tatarella morì prematuramente e il raf-finato confronto tra i due amici/avversari fu troncato con troppe cose lasciate in sospeso.

Page 54: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

54

Con il passare del tempo le passioni accese nel ’93 si spense-ro piano piano. Il partito del Cavaliere andava ad omologarsi al vecchio andazzo di Prima Repubblica e Vasile ricominciò a dedicarsi sempre più alle sue attività imprenditoriali. Ma non perse il gusto dell’intervento a sorpresa, puntando, que-sta volta, agli ambienti associativi e mettendo nel mirino le vecchie liturgie dell’Associazione degli Industriali.Nel 2004 ritornò sulle scene nazionali con una nuova pro-vocazione contro le liste “sporche” di Forza Italia che l’Adn-Kronos divulgò con il titolo: “Palese (Bari), ti regalo 10 euro se a votare non ci vai”.“Roma, 28 mag. (Adnkronos) - Non gli è piaciuta la scel-ta dei candidati di Forza Italia, tanto che vuole addirittura organizzare una ‘campagna di bonifica’ delle stesse liste elettorali azzurre che concorrono alle comunali di Palese, in provincia di Bari. Ma la protesta di Vito Vasile, impren-ditore alberghiero e tra i primissimi tesserati di Forza italia in Puglia, non si ferma qui: è arrabbiatissimo e regalerà 10 euro ai primi 1.000 elettori della Cdl che diserteranno le urne e che lunedì 14 giugno potranno esibire, come ‘pro-va’, il certificato elettorale non vidimato. ‘’La mia decisione -spiega Vasile- deriva dal fatto che si è preferito mettere in lista persone ‘chiacchierate’ e oggetto di accuse per reati contro la Pubblica amministrazione. Per questo invito tutti coloro che credono in ciò che esprimono nell’urna a non votare’’. Astenuti e rimborsati”.Il 2004 portò una novità sulla scena politica barese. Michele Emiliano, sostituto della Procura di Bari, decise di “buttarsi” in politica e raccolse consensi da destra e sinistra che con-vogliò nella sua lista civica. Il personaggio, anche in virtù della stima e della conoscenza con i suoi genitori, riaccese la passione per la politica di Vasile.

Page 55: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

55

Al magistrato in aspettativa furono aperte molte porte e messi a disposizione mezzi e uomini.Emiliano vinse trionfalmente le elezioni ma dimenticò le promesse e non coinvolse quel suo atipico supporter. Va-sile incassò la delusione ma non liquidò il personaggio. Da allora Vito sostituì Emiliano a Tatarella nei suoi incontri-scontri che sarebbero durati negli anni a venire sugli scena-ri della politica, del calcio e anche della spinosa questione di Lama Balice.

Organizzare la resistenza sotto i portici del Comune.

La questione Lama Balice montava. La Procura completò i sequestri a rate con l’ultimo del 14 febbraio 2007 ai danni della Sigma Sud. I continui incontri di Vito Vasile con gli acquirenti e le ma-estranze portarono a decidere un’azione forte di protesta che avrebbe fatto emergere il grande problema sociale all’attenzione di tutta la città. La paura di tutti, infatti, era quella dell’oblio, vale a dire quella di diventare un semplice numero di un fascicolo abbandonato per anni in qualche angolo delle cancellerie del tribunale. I tempi lunghi im-paurivano tutti e a quelli della Procura sembrava importa-re di più l’esposizione mediatica piuttosto che risolvere il dramma di posti di lavoro perduti, famiglie scombinate e costi che lievitavano senza controllo.Vasile optò per l’azione diretta, quella di mettere in gioco il proprio corpo al servizio della giustizia e della verità.Fu quello stesso febbraio che si decise l’occupazione per-manente dei portici di corso Vittorio Emanuele sotto il Pa-lazzo di Città. Solo così si sarebbe potuto sbattere in faccia

Page 56: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

56

alla politica, in faccia alla città, l’enorme dramma provoca-to in nome della giustizia.Davanti al portale del teatro Piccinni fu allestito un piccolo accampamento d’emergenza con una poltrona, sedie, co-perte e qualche stufa per combattere il freddo della notte. Fu attrezzato il tavolo dove si confezionavano tazebao e manifesti con il pennarello perché i passanti del corso po-tessero leggere le ragioni della gente che manifestava.Sin dai primi giorni la sfilata della solidarietà fu ininterrotta. Sindaco, consiglieri comunali e provinciali, rappresentanti politici di tutti gli schieramenti, rappresentanti della pre-fettura, semplici cittadini, professionisti. Furono in tanti a fare visita e rappresentare vicinanza a quell’imprenditore che caparbiamente passava notti e giornate all’addiaccio mettendo a repentaglio la salute.L’occupazione durò per un mese intero e terminò alla metà di marzo solo grazie alle pressioni del Sindaco e del Prefetto che, al di là del tenere a cuore il problema dei dimostranti, avevano, soprattutto, la necessità di lasciare libero il centro della città per la visita del presidente russo Vladimir Putin.In un documento, Francesco Paolo Sisto, avvocato difensore di Sigma Sud, chiosò: “Il teatro Piccinni, settore «portici», ha ospitato negli scorsi giorni un’amara rappresentazione. Giovani, meno giovani, anziani, tutti provenienti dalle ca-tegorie sociali più semplici e per questo spontanee, hanno pacificamente manifestato in difesa della propria casa sita nella zona di Lama Balice e del diritto di abitarla. Uno spet-tacolo vero, una festa popolare, con tanto di cantastorie che commentavano, a richiesta, acquerelli di genere, affissi sulle austere colonne del teatro in cui Emiliano e Putin davano il cambio a sequestri e «Bio-Topi», con tanto di coda e orec-chie a sventola. Questa la gente che, tra panzerotti e mu-gugni, lacrime e pacche sulle spalle stanche, ha chiesto alla

Page 57: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

57

Città il perché del sequestro della propria casa, frutto delle fatiche di una vita”.Giornali, radio e televisioni riportarono più volte notizie dal fronte dell’occupazione. La Gazzetta del Mezzogiorno scri-veva il 23 febbraio: “davanti al portone di Palazzo di Città, prosegue la protesta per il sequestro degli edifici in costru-zione della lottizzazione di Lama Balice da parte di acqui-renti degli appartamenti e costruttori. Poltrone in similpelle amaranto e tavolino con annessi volantini, slogan, mani-festini e striscioni contro magistratura e amministrazione comunale. Ecco il quartier generale dell’imprenditore Vito Vasile, incurante anche dell’indagine avviata dalla Procura con l’accusa di aver fomentato le proteste dei proprietari. Con ogni probabilità, si preparava anche una manifesta-zione per rivendicare i propri diritti al cospetto della mas-sima assise cittadina, ma la scivolata sulla classica buccia di banana da parte della maggioranza ha mandato tutto all’aria: solo 16 consiglieri presenti all’appello (su 24 neces-sari) e seconda convocazione prevista per oggi”.Dopo l’occupazione, si formò un vero e proprio blocco so-ciale interclassista (imprenditori, acquirenti, lavoratori, tecnici e professionisti) che rivendicava la soluzione legale di un problema che per le sue connotazioni non poteva es-sere liquidato e trattato come un qualunque procedimento giudiziario. Non poteva, quindi, subire i tempi biblici del-la burocrazia giudiziaria e la routinaria disattenzione degli operatori di giustizia. Ogni ora, ogni giorno che passava, provocava gravissimi danni economici per i costruttori, per gli acquirenti, per i lavoratori, ma soprattutto creava quell’insopportabile stillicidio mentale che è l’anticamera della malattia sociale. La forza degli uomini e delle donne che individuavano in Vito Vasile il punto di riferimento per condurre la battaglia

Page 58: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

58

della propria vita, era la forza della disperazione che, se non correttamente incanalata, avrebbe potuto portare a tragedie individuali e familiari ancora più gravi.Vasile accettò di buon grado la guida e mise come sempre a disposizione di quella causa la sua vita. Riuscì così a conte-nere le esuberanze e a indirizzare nel solco della legalità e della ragionevolezza le energie e la rabbia di quelle persone.

Grandi aspettative per l’incidente probatorio.

Dopo la richiesta di incidente probatorio del 5 gennaio 2007 “perché – secondo il collegio di difesa della società Vele al Vento – il procedimento trattava di questioni squi-sitamente tecniche”, il Gup presso il Tribunale di Bari An-tonio Lovecchio nominava periti Paolo Avarello, professo-re ordinario di Urbanistica presso l’Università Roma3, e il geologo Fabrizio Millesimi, già presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio.Ad essi furono posti i quesiti finalizzati alla verifica della legittimità dell’intervento edilizio. Fu chiesto, in pratica, a due luminari di fama nazionale se le accuse dei Pm Rossi e Pirrelli avessero o meno fondamento.I lavori andarono avanti per mesi, nel più assoluto contrad-dittorio delle parti e con dei segnali di forte fastidio mani-festato dai rappresentanti dell’accusa e dai loro consulenti.I tecnici nei primi giorni di agosto 2007 depositarono due relazioni inequivocabili, dalle quali emergeva la totale insussistenza delle tesi accusatorie e la completa legittimi-tà dell’intervento edilizio.Queste notizie galvanizzarono Vito Vasile e portarono un filo di sorriso sui volti disperati di tante persone. «Adesso cari amici – disse rivolgendosi ad una platea di oltre 400

Page 59: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

59

persone in palese tensione – dobbiamo stringere i denti, credo che siamo arrivati all’atto finale che, come ho sem-pre affermato, confermerà le nostre ragioni. Adesso dob-biamo vigilare affinché le udienze di esame e controesame possano svolgersi il prima possibile». Nel frattempo si registrava un certo nervosismo negli am-bienti della Procura. Le manifestazioni di piazza avevano messo in allerta i due accusatori che, presumibilmente con il consenso del Procuratore capo, aprirono un nuovo fasci-colo contro i due costruttori Vito Vasile e Pasquale Rafa-schieri perché avrebbero aizzato i lavoratori e gli acquirenti contro la Procura “istigandoli a delinquere”.L’intera vicenda dell’incidente probatorio e l’arrivo di due consulenti del giudice finalmente non baresi e al di fuori dei soliti tre/quattro che da oltre 15 anni si avvicendava-no al servizio del pool anti-abusivismo, portarono ulteriore scompiglio tra le fila dell’accusa. C’era il rischio che il teore-ma di ferro attestato finora, cominciasse a scricchiolare e la sicumera di registrare a Bari una Punta Perotti 2 perdesse sempre più consistenza. Fatto sta che i dottori Rossi e Pir-relli, con i loro consulenti, prepararono una forte strategia d’attacco per il confronto in aula. Negli anni successivi – per caso e sempre per la caparbie-tà di Vasile – avremmo registrato seri sospetti circa alcune intercettazioni telefoniche definite “fantasma” che l’accu-sa aveva tentato di mantenere nascoste e che, a parere di molti, avrebbero potuto contenere interventi non proprio ortodossi proprio sui due consulenti del Gup Lovecchio. In un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 21 aprile 2011 Nicola Pepe, in riferimento alla querelle sulle intercet-tazioni negate, scriveva: “Perché tanto mistero sulle inter-cettazioni? Il dubbio è che tra quelle intercettazioni vi possa essere qualcosa di scomodo: tra l’agosto 2006 e il marzo

Page 60: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

60

2007 (data degli ascolti eseguiti dalla Digos), il gup Antonio Lovecchio nomina come suo perito il prof. Paolo Avarello per l’incidente probatorio su alcuni cantieri di Lama Bali-ce che si conclude con esito favorevole per i costruttori e il Comune che ha rilasciato i permessi. Avarello smentisce la tesi del consulente dei pm, ing. Michele Stella, e dichiara la legittimità degli atti. Il perito, in aula, viene torchiato e colto da infarto”.Il grave episodio raccontato dal cronista della Gazzetta si verificò il 5 ottobre 2007. I due Pm, forse perché timorosi di una possibile débacle, arrivarono in aula incarogniti. L’escussione dei due periti, in particolare quella di Avarello, si rivelò una vera e pro-pria aggressione psicologica. Il dott. Rossi, in particolare, sembrò quello più aduso alle tecniche di interrogatorio di polizia ampiamente descritte nei manuali di psichiatria cri-minale. Il prof. Avarello fu colpito più volte nella sua dignità e all’ennesimo affondo strumentale le sue coronarie dettero segni di cedimento. Quell’udienza fu sospesa a causa del ricovero in ospedale del perito. Ma il completo svolgimen-to dell’incidente probatorio segnò nel profondo molti at-tori di quella vicenda. Avarello se la cavò con un periodo di ricovero in ospedale ma lo stesso presidente di quelle udienze – il Gup Antonio Lovecchio – per l’amarezza e la violenza di quel conflitto finì per imboccare la via oscura di una grave malattia invalidante. Il solo sospetto di essere stato “spiato” da alcuni colleghi minò senza possibilità di ritorno l’animo e il corpo di un servitore della giustizia che aveva fatto della professione una missione. Gli uomini e le donne coinvolti loro malgrado nell’affare Lama Balice – tra gli acquirenti, i lavoratori e i tecnici erano

Page 61: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

61

oltre 500 le famiglie implicate – avevano riposto tutte le loro speranze nell’incidente probatorio. Essi seguirono con attenzione quelle poche notizie che tra-pelavano nel corso dei lavori dei periti e appresero con sol-lievo le prime indiscrezioni positive successive al deposito della perizia nei primi di agosto. Ma dopo la fine dell’estate l’estenuante attesa delle udienze divenne un vero e pro-prio calvario.Vito Vasile continuava in questi mesi ad ascoltarli e cerca-va di essere per loro un sostegno morale e talvolta anche materiale.Per il martedì 16 ottobre del 2007, giorno dell’udienza dell’incidente probatorio, fu preparato nei giorni del we-ekend un piano particolare. Fu deciso che una presenza im-portante davanti al Tribunale avrebbe rafforzato la carica co-municativa dei loro problemi rispetto all’opinione pubblica. Furono preparati alla bell’e meglio con pennarello e fogli di cartoncino – non v’erano professionisti della comunicazione tra loro – dei cartelli da esporre a mo’ di tazebao e fu dato appuntamento a tutti per le nove in via Nazariantz.Sui cartelli campeggiavano alcuni slogan scritti con il cuo-re: “Lama Balice, il grido degli innocenti”, “Chi ha peccato scagli la prima pietra”, “Stanchi delle parole ora vogliamo i fatti”, “Troppi rinvii, basta! La povera gente compra voi sequestrate”.Si ritrovarono in parecchi con la voglia di gridare a tutti – magistrati, avvocati, operatori della giustizia, gente comune – la triste realtà del sequestro. Man mano che arrivavano le auto dei magistrati essi si avvicinavano per mostrare i car-telli e manifestare le proprie ragioni. La tensione era alle stelle anche perché la loro manifestazione si era mischiata a quella degli ambientalisti che si opponevano alla costruzio-ne della centrale termoelettrica di Modugno.

Page 62: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

62

Qualche spintone, qualche urlo di troppo, un po’ di tram-busto avevano fatto intervenire la Polizia Municipale che aveva rimesso tutto sotto controllo evitando che la situa-zione precipitasse.Dall’interno del Palazzo, a metà mattinata, arrivò la notizia del rinvio dell’udienza, così i manifestanti di Lama Balice decisero di convergere verso il Municipio per incontrare il Sindaco. Furono ricevuti da Michele Emiliano e dall’assessore all’Am-biente Maria Maugeri. Essi volevano rappresentare alle istituzioni la dura realtà al di là delle chiacchiere: «Noi continuiamo a pagare le cam-biali, ma la casa non l’abbiamo». Oltre alle parole tranquillizzanti di prassi, il Sindaco non poté offrire loro se non solidarietà. «Ormai mi vengono ri-conosciuti poteri quasi divini – affermò Emiliano – ma io, più che costituire il Comune come parte offesa nella vicen-da di Lama Balice, cosa posso fare? Questa vicenda non dipende da noi ma dalla Procura». Questi fatti il giorno dopo sui giornali – e la stessa sera in tv – furono rappresentati con un’enfasi esasperata e un taglio manipolatorio unidirezionale.Il Corriere del Mezzogiorno scriveva. “Pugni e calci contro l’auto del sostituto procuratore Roberto Rossi e insulti in-vece per la pm Francesca Romana Pirrelli… Ad aggredirli sono stati i giovani che hanno acquistato gli appartamenti sotto sequestro”. La Gazzetta del Mezzogiorno, con un tito-lo da cronaca nera (“Lama Balice, gli acquirenti attaccano fisicamente i pm”), riportava: “un manifestante si è seduto sulla Fiat 500 in transito di uno dei magistrati inquirenti, il sostituto procuratore Roberto Rossi, e un altro ha sferrato contro l’auto un calcio e un pugno. Altri manifestanti hanno insultato l’altro pubblico ministero che coordina le indagini,

Page 63: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

63

la dottoressa Francesca Romana Pirrelli. Inoltre sei donne si sono incatenate a un palo”.I mass media contribuirono, forse non in completa autono-mia di giudizio, a rappresentare il quadro classico dei ma-nifestanti “cattivi” contro l’istituzione “buona”. In più ave-vano quasi all’unisono fatto trasparire un palleggiamento della patata bollente tra la Procura e il Comune.Non mancarono le improvvide dichiarazioni del Procura-tore Emilio Marzano, che già in passato non aveva brilla-to per obiettività nella vicenda, riportate dal Corriere del Mezzogiorno: “Quella delle manifestazioni di strada è una prassi che non giova alla serenità del processo. Le modali-tà di queste manifestazioni possono far sentire il pubblico ministero un guerriero solitario, e possono indurre le difese a usare toni accesi. Soprattutto quando si tratta di indagini difficili come questa, anche se è fatto salvo il diritto dei cit-tadini a manifestare”.Dal canto suo il Sindaco Emiliano aveva acceso il fuoco contro la Procura con le sue dichiarazioni ai manifestanti, sempre riportate dal Corriere del Mezzogiorno: “Vi stanno strumentalizzando, se qualche magistrato vi manda in Co-mune commette un illecito disciplinare”.Ancora una volta fu registrato un intervento a gamba tesa del sindaco-magistrato sulla vicenda “Lama Balice”. La sua azione contraddittoria e altalenante – prima quasi ispira-tore con l’inoltro della lettera di Bucciero alla Procura, poi in vari tempi a cavalcare i diritti degli acquirenti, quindi ancora come parte lesa in rappresentanza del Comune – lasciò nel tempo ampie zone grigie. Quasi a voler alimen-tare l’ipotesi di una questione tutta “politica” tra il pool di magistrati anti-abusivismo e uno di loro che aveva cambia-to campo, passando dall’altra parte.

Page 64: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

64

L’esposto/denuncia “atecnico”.

La continua lettura delle carte e l’attenta disamina dei do-cumenti aveva fatto di Vito Vasile un esperto sui generis di questioni giudiziarie. Ma la vicenda Lama Balice aveva rafforzato in lui la convinzione di quanto labile fosse il con-cetto astratto di giustizia che, con passione e con piacere, andava ricercando nei testi classici.«La verità – era solito riflettere ad alta voce – è che la cate-goria “giustizia” si deve poi per forza coniugare con la real-tà dove essa viene amministrata». E in quella realtà lui si era ormai, seppur in forma coatta, immerso. Ne aveva individuate – talvolta con il solo fiuto – le anomalie riscontrabili nella confusione delle innume-revoli leggi e leggine di italico vizio, ma soprattutto aveva ben compreso che gli uomini avevano un ruolo primario nell’esercizio di quella categoria delicata. Gli uomini por-tatori di valori e di convincimenti che, facendosi ideologia, diventavano armi di offesa contro altri uomini, senza tene-re conto di quello che l’apparato di regole di un epoca e di un contesto prevedeva.I sequestri “a rate”, l’atteggiamento stesso dei magistrati inquirenti e dei loro consulenti, l’approccio con il pragma-tismo dell’oggettivo problema sociale, erano tutti elementi che avevano fatto di questo procedimento una mostruosa anomalia che nulla aveva più a che vedere con l’accerta-mento della verità e la certificazione del diritto.Tutte queste riflessioni, con l’attenta osservazione anche dello sviluppo del procedimento parallelo sulla Masseria Maselli-Gironda, avevano riempito più pagine di annota-zioni che sarebbero poi state trasformate in un esposto/denuncia atecnico (come gli avevano fatto notare le vari

Page 65: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

65

Procure incocciate) inoltrato alle Procure di Bari, Lecce, Pe-rugia e alla Suprema Corte di Cassazione.Troppe cose non quadravano, troppi incroci di magistrati “amici di corrente” nei vari livelli della magistratura por-tarono Vasile a leggere in un’ottica diversa alcuni passaggi del canonico iter accusa/giudici indagini preliminari/giudi-canti di primo grado/appello/Cassazione.L’esposto fu inviato il 5 ottobre 2007 e diventò anche l’enorme post di apertura di un blog che inaugurava l’allar-gamento della battaglia anche su internet. “Sono un imprenditore che opera nel settore alberghiero ed edilizio in generale.Nella detta veste, quindi, in questi ultimi anni mi sono de-dicato, con fervore e determinazione, alla realizzazione di un nuovo complesso edilizio residenziale in grande stile e all’avanguardia dei canoni della modernità metropolitana. E tanto, si badi bene, nella piena consapevolezza delle nu-merose difficoltà che governano e dominano il “mondo del mattone” legate:- alla complessità ed impenetrabilità dell’elefantiaca macchina amministrativa e burocratica, specificità tutta di stampo italiano, i cui ingranaggi, quando non pren-dono il sopravvento per scaraventarti in un labirinto di carte, code e timbri, certamente avanzano con lentezza esasperante a dispetto della velocità con cui ti muovi per realizzare compiutamente i tuoi progetti. (Basti pensare soltanto che per avviare una qualsiasi attività imprendito-riale sono necessari ben cinquantaquattro certificazioni di varia natura, in altri termini, significa doversi rivolgere e avere a che fare, ahi noi, con altrettanti funzionari dipen-denti della P.A. impermeabili alla concezione stimolante di produttività ed efficienza);

Page 66: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

66

- e, in seconda analisi, alla nota instabilità turbolenta dei molteplici centri politici istituzionali soggetti a silenziose ed ignote variabili indipendenti, nonché condizionanti e condi-zionati dalle pressioni dei così detti “poteri forti”.Nonostante ciò, al fine di eseguire il progetto obiettivo, ho contribuito, con l’aiuto di altre personalità animate da spi-rito partecipativo e piene di iniziativa creativa, a fondare e costituire la “S.r.l. Vele al Vento” e la “S.r.l. Maestrale”, delle quali attualmente sono presidente del C.d.A. e nella cui veste odiernamente scrivo.In particolare, con riferimento all’assetto societario delle sunnominate società, queste appartengono per una quota pari al 50%, ai miei stretti congiunti familiari e, per l’ulterio-re 50%, ai fratelli Simone.Orbene, qualche mese prima che il cantiere nel quale ope-ra la “S.r.l. Vele al Vento” venisse posto ufficialmente sotto sequestro dall’autorità inquirente, “provocato” dalle antici-pazioni, diramate dai vari giornali e televisioni, di un immi-nente provvedimento di sequestro che avrebbe interessato, per l’appunto, i lavori del cantiere della “S.r.l. Vele al Vento”, avevo espresso per iscritto, per conto delle quote detenute dal mio gruppo familiare, l’intendimento:- in primo luogo di bloccare i lavori;- e, in secondo luogo, di procedere, nei confronti degli ac-quirenti degli appartamenti del suddetto complesso edilizio residenziale, alla restituzione delle relative caparre da cia-scuno di essi già versate(Cosa che fu attuata per tutti quelli che ne fecero richiesta, mettendo a dura prova la stabilità economica della società).Puntualmente alle anticipazioni mediatiche, come sempre, era seguito il sequestro “vero e proprio”, ossia quello con il legittimo provvedimento dell’autorità giudiziaria, per in-tenderci.

Page 67: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

67

Si rese necessaria, a seguito di ciò, una sostanziale modifi-ca societaria. La S.r.l. Vele al Vento venne trasformata da S.r.l. con socio amministratore unico, rispondente al nome di Filippo Simone indagato, a S.r.l. con consiglio di ammini-strazione il cui presidente è l’odierno scrivente. Stessa ope-razione fu attuata per l’altra società Maestrale S.r.l. che vedeva indagato Giovanni Simone.Dinanzi a questa nuova realtà, avevo ritenuto di difendere la società che rappresento, nel processo, il cui esito confida-vo essere quello di una soluzione positiva dell’intera vicen-da nonostante il voluminoso provvedimento di sequestro, (con la sua lunga serie di rilievi accusatori circostanziati e dettagliati), avesse messo in crisi la mia certezza di avere tutte le “carte in regola”.Ecco perché, a sequestro compiuto, chiesi con “forza” la ri-chiesta di incidente probatorio, premettendo che, nella mia buona fede, ero sicuro di aver rispettato gli iter stabiliti.Dal mio punto di vista, tale procedimento avrebbe potuto far emergere con auspicabile estrema chiarezza la respon-sabilità dei diversi soggetti, interni ed esterni, che a vario titolo avevano partecipato, ognuno nel proprio ambito di competenza funzionale, alle fasi dell’opera.Nell’eventualità che fosse emerso un qualsiasi tipo di erro-re, di tipo progettuale, di non rispetto delle distanze legali ovvero di errori di funzionari che avevano partecipato al rilascio dei permessi, avrei potuto rivalermi nei confronti dei responsabili individuati.Con mio grande sollievo e soddisfazione, le conclusioni dei consulenti nominati dal Gup non sembrerebbero far emer-gere responsabilità e/o errori di alcun genere.Alla luce di quanto sopra, gli accordi tra i soci intervenuti prevedevano che la gestione della vicenda fosse meno di-fensiva e più offensiva.

Page 68: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

68

Chiesi al Sig. Filippo Simone, che aveva accompagnato gli avvocati nell’udienza in Cassazione il 20/09/07 di elaborare un resoconto sulle eventuali anomalie verificatesi nell’iter procedurale che coinvolgeva la società Maestrale S.r.l. a causa del sequestro della masseria Maselli-Gironda.A seguito di tale richiesta, il 03/09/07 il mio socio scrive: Caro Vito,ti informo che la suprema Corte di Cassazione, III sez. pen. in data 20/09/2007 ha rigettato il ricorso proposto da Si-mone Giovanni in qualità di amministratore della società Maestrale S.r.l., avverso il provvedimento del Tribunale della Libertà di Bari che accoglieva l’appello dei PP.MM. e disponeva nuovamente il sequestro di Masseria Maselli, di-chiarando inammissibile quello proposto dai Direttori dei Lavori Laborante e Amoruso.Mi corre l’obbligo di specificarti che, a mio avviso, in udienza, è successo un fatto grave. Infatti il Giudice relatore Cons. dott. Fiale, in apertura della relazione ha testualmente detto: “ ….Simone Giovanni, amministratore della società Vele al Vento s.r.l., ha interposto ricorso avverso…” Ho personalmente controllato il fascicolo, ho consultato i nostri legali, ed ho verificato che da nessuna parte degli atti risulta coinvolta in alcuna maniera la società Vele al Vento, né mai nominata. Deduco, dunque, che qualcuno abbia effettuato una indebita interferenza e quindi avevi ragione tu allorquando sostenevi l’inutilità a discutere il ricorso in Cassazione e l’utilità a rinunciarvi dopo essere venuto a conoscenza che era stato nominato relatore il Dott. Fiale, notoriamente legato e collegato al dott. Rossi, con quest’ultimo più volte conferenziere e addirittura redattore dell’ultima fatica letteraria del dott. Roberto Rossi (Cacucci Editore, Bari, 2006 “Diritto penale dell’ambiente”). Mi auguro che il

Page 69: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

69

dott. Fiale, motivando il rigetto per Masseria Maselli, non interferisca anche con le vicende Vele al Vento.Ripercorrendo a ritroso le vicissitudini in cui siamo rimasti immischiati, nonostante tutto, a ben vedere, anche in occa-sione della discussione dell’appello proposto dai PP.MM. di-nanzi al Tribunale del Riesame nel 21/03/2007, è accaduto un disdicevole accadimento.In previsione dell’astensione dalle udienze degli avvoca-ti penalisti, l’avv.. Laforgia contattò il relatore Dott. Puti-gnano, per avvertirlo dell’astensione e chiedergli quindi un rinvio. Costui manifestò disappunto specificando che trattandosi di una procedura cautelare reale, non era soggetta alle “regole” dell’astensione e quindi lo invitava ad essere presente. Il giorno dell’udienza e cioè il 21/03 cambiò completamente atteggiamento, caldeggiando un rinvio, basato sempre, strano a dirsi, sull’astensione degli avvocati, circostanza che solo qualche giorno pri-ma era irrilevante. Il nostro avv. Laforgia ci comunicò tutto ciò, manifestando indignazione e forti perplessità. Verificammo nella stessa giornata che il dott. Rossi era in ferie quel giorno. L’udienza fu quindi rinviata il 02/04/2007 ed il dott. Rossi fu presente.In quest’ultima data il P.M., prima che iniziasse l’udienza, conferì, circostanza anch’essa anomala e sospetta, per qua-si un’ora con il relatore dott. Putignano, chiusi nella stanza destinata a Camera di Consiglio, l’antistante aula di udien-za. Ti rammento che in queste due ultime occasioni eri pre-sente unitamente all’arch. Laborante, a tuo figlio Antonio, mio fratello Giovanni e ovviamente i tre difensori Laforgia, Padrone e Profeta. Riferendomi a quanto detto sino ad ora dal Sig. Filippo Si-mone nella sua relazione mi preme aggiungere che nel di-battimento del suddetto Riesame, il P.M. dott. Rossi espose

Page 70: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

70

le ragioni dell’accusa. Terminato il suo intervento andò via immediatamente senza ascoltare le ragioni della difesa, puntuali ed efficaci degli avvocati Laforgia e Profeta.Questo atteggiamento quanto meno irrispettoso nei con-fronti della controparte mi fece pensare subito: la “CAUSA” del Dr. Rossi è “SERVITA”.Tale sentenza ripristinava il sequestro della Masseria Ma-selli-Gironda precedentemente dissequestrata dal GIP. De Benedictis.Riprendendo il racconto il mio socio Filippo Simone af-ferma:“… Altro episodio sconcertante si è verificato il 13/04/2007, in occasione dell’accesso dei periti e delle par-ti ai luoghi sottoposti a sequestro nell’ambito del proc. Pen. Vele al Vento. Nell’occasione il P.M. dott.ssa Pirrelli, per iscritto (scrittura manuale) autorizzò ad accedere in loco solo i periti, i consulenti di parte, i PP.MM. e il GIP, testual-mente scrivendo che “…ogni altro soggetto va mandato via o, ove insista per entrarvi va, previo intervento della forza pubblica, identificato e denunciato…”. Nemmeno i difensori e le parti furono in un primo momento autorizzati e solo l’intervento del GUP evitò che si perpetrasse un vero e pro-prio abuso in atti d’ufficio.Intollerabili sono state e sono le lungaggini processuali (dal primo sopralluogo effettuato dal Corpo Forestale dello Stato nel lontano agosto 2005, al sequestro “preventivo” dei fabbricati del settore D eseguito nel novembre 2006, ai tempi lunghi, circa 1 anno per espletare l’incidente proba-torio). Ancora più intollerabile è che, a perizie depositate, peraltro favorevoli in tutto e per tutto alle tesi difensive, i PP.MM. procedenti, non ritengano di chiedere l’archiviazio-ne e disporre il dissequestro, così manifestando buona fede ed onestà intellettuale.

Page 71: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

71

Che dire, caro Vito, da ultimo, del fumus persecutionis e dell’animus belligerandi sottostante all’incedere del con-sulente dei PP.MM. ing. Michele Stella, il quale, come ri-corderai, si è spinto a sostenere nella sua relazione del 16/05/2007 e nella successiva discussione dell’08/06/2007 dinanzi ai periti che il PUTT/P indicherebbe come territori vincolati tutte quelle aree sottostanti le figure geometriche presenti nelle cartografie, laddove invece, come poi affer-mato dallo stesso perito prof. Avarello, trattasi di meri sim-boli. Per avvalorare tale errata tesi, si è spinto a produrre una documentazione fotografica ritraente vegetazione co-stituita da olivi, perastri, fichi d’india ed altre specie. Cioè vegetazione autoctona meritevole di tutela. In realtà tale vegetazione non esiste nelle aree de quibus e le fotografie sono false perché ritraggono altre aree non oggetto né di indagine né di sequestro.Prendi questo mio scritto come uno sfogo personale.Fin dalle prime illegittime anticipazioni mediatiche del se-questro del cantiere della “S.r.l. Vele al Vento”, volevo spor-gere querela a danno dei giornalisti delle testate della car-ta stampata “Corriere della Sera, Repubblica e Gazzetta del Mezzogiorno, nonché di quella televisiva, “Telenorba”, le quali avevano costruito servizi giornalistici, se così si posso-no ancora denominare, tutti a senso unico e appiattite sulle tesi accusatorie dei PP.MM. (ancora oggi mi domando: ma quali sono state le fonti di tali informazioni? E a quale fine sono state diffuse?).I difensori, pur consapevoli che vi erano gli estremi per le querele, erano per una gestione soft della vicenda, mi consigliavano di non incattivire gli animi, di moderazione e dialogo nei confronti degli inquirenti per aiutarli a com-prendere.

Page 72: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

72

Avevo chiesto loro anche di chiedere una rettifica imme-diata al procuratore capo Dr. Marzano, il quale, durante un “botta e risposta” con la Dott.ssa Dentamaro contenuto in un’intervista giornalistica, incautamente dichiarò: “… i co-struttori si sono sbrigati a costruire per non perdere i soldi pubblici…”. (La rettifica non fu mai chiesta).Trovo questa dichiarazione davvero incomprensibile che di-mostra inequivocabilmente come il procuratore capo fosse del tutto disinformato sul caso.Invero, i costruttori non hanno usufruito di nessun contribu-to pubblico per il Piano di Riqualificazione Urbana!Continuando il giorno 03/08/2007, ho presentato una ri-chiesta, formale, per il rilascio, presso la cancelleria della Procura di Bari, del certificato di iscrizione sul mio conto nel registro degli indagati per il reato di istigazione a delinque-re. A tutt’oggi, nonostante i netti rifiuti opposti dal cancel-liere e tutti motivati dal rispetto della privacy (ero io stes-so e non persona delegata che mi recavo negli uffici della procura per avere notizie sulla mia persona), sono riuscito a sapere soltanto verbalmente che a mio carico esiste un procedimento formale iscritto al RG sotto il num. 4086/07, modello 21.Che significa tutto questo?Orbene, le ragioni della mia richiesta furono giustificate dalla circostanza che da febbraio 2007 tutte le testate gior-nalistiche e televisive summenzionate reiteratamente ap-profittarono di qualsiasi occasione per affermare che ero indiziato per istigazione a delinquere.La realtà è che queste informazioni giornalistiche avevano il solo fine di intimorire la mia persona!!CUI PRODEST?I voluminosi fascicoli fatti di ordinanze, memorie di vario genere, consulenze, pareri ed altri astrusi strumenti,

Page 73: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

73

atteggiantisi quasi a mezzi con il solo fine di non ricercare puntigliosamente la verità bensì di tortura giuridica, pure riconoscendo tutti i miei limiti di non operatore del diritto anzi di profano della cultura giuridica, mi fanno ulteriormente sprofondare nell’incertezza.E tanto ahimè a dimostrazione dell’impotente e progres-siva erosione, ma sarei tentato dal dire distruzione, della funzionalità della legalità che non tutela il cittadino calpe-standolo e maltrattandolo.Mi si conceda, alla fine di questo mio sofferto scritto, di concludere, con parole, piene di profondo significato, pro-venienti da ALTO MAGISTRATO, primo presidente della Cor-te di Cassazione, il dr. Nicola Marvulli, il quale in un recente pezzo apparso sul Riformista, senza pregiudizi e preconcetti dogmatici ha dichiarato: “Ho sempre creduto che rendere giustizia agli uomini non è soltanto un ambizioso e velleita-rio desiderio che lambisce i confini irrealistici di un sogno, ma è anche e soprattutto una profonda e avvertita neces-sità, perché laddove si calpesta il diritto e prevale l’arbitrio, trionfano la frode, la violenza, la sopraffazione, e la menzo-gna si sostituisce alla verità”.Parole amare proprio perché vere e piene di riscontro e del-le quali ormai sempre più spesso si ha diretta conoscenza ed esperienza”.Il blog vitovasile.ilcannocchiale.it diventò in breve tempo la piazza virtuale dove gli acquirenti di Lama Balice (sia degli appartamenti di Vasile sia di quelli di Rafaschieri) si ritrovavano con frequenza plurigiornaliera per scambiarsi informazioni sull’andamento delle procedure giudiziarie, raccontarsi anche fatti personali, sfogare la tensione, ma anche condividere pareri e consigli sugli immediati inter-venti da fare in merito al dissequestro.

Page 74: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

74

In questi continui botta e risposta il buon Vasile usava in-serirsi per sostenere, aiutare a risolvere problemi pratici, anche semplicemente a riscaldare l’ambiente con battute di spirito e interventi spot come da suo “repertorio”. Nei due anni di grande attività, il blog accumulò migliaia di commenti e, soprattutto, riuscì ad amalgamare e “governa-re” le reazioni di moltissimi uomini e donne provati e molto spesso disperati. Al banco di regia sempre il “signor Vito”, con una parola, un gesto, una semplice strizzatina d’occhi per tutti.Quel continuo prodigarsi per gli altri gli servì ad allentare le tensioni e attutire quel senso profondo di frustrazione che ogni tanto gli entrava dentro e lo portava verso momenti di buio. Quell’azione fu per lui in qualche modo terapeutica. Gli permise, in quegli anni di dura battaglia contro le assur-dità del sistema giudiziario italiano, di non cadere nella di-sperazione e nello stesso tempo di incamerare quell’energia necessaria per combattere contro un’istituzione granitica e senza sensibilità. Gli venne in mente quando si rimboccò le maniche e si mise al comando di un gruppo di volontari per rendersi utile nel-la drammatica emergenza causata da una violenta calamità naturale che colpì l’Irpinia.Era il 1980 quando quella terra campana affine e confinante con la Puglia fu sconvolta da un violentò terremoto. Esatta-mente alle ore 19.34 del 23 novembre 1980 una devastante scossa sismica di magnitudo 6.9 distrusse quei luoghi sfortu-nati lasciando sul campo 2.194 morti, 8.848 feriti e 280mila senzatetto.Vito Vasile a quell’epoca dirigeva le mense universitarie di Bari e, apprese quelle drammatiche notizie, subito, il matti-no dopo, coinvolse i suoi colleghi per allestire in brevissimo tempo una colonna attrezzata con cucine da campo, tende

Page 75: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

75

e scorte alimentari. Riuscì a reclutare anche un grande numero di volontari e così si avviò verso l’Irpinia per por-tare aiuto agli abitanti di quelle terre.«Fu per me una grande esperienza di vita – raccontava così la grande avventura – Arrivammo nella zona di Capo-sele in provincia di Avellino e, dopo esserci subito resi con-to della gravità della situazione, montammo la mensa e la cucina da campo e riuscimmo subito ad avviare una strut-tura perfetta e funzionante che sfornava sette/ottomila pa-sti caldi al giorno per gli sfollati, i militari e gli operatori che si prodigavano notte e giorno. Ricordo l’atmosfera di quei giorni, la stanchezza che ci passava solo vedendo qualche viso rinfrancato dal nostro cibo. Tutti noi ci autotassavamo per risolvere più velocemente ogni problema e portare un po’ di ristoro a quegli sfortunati».La gente irpina non dimenticò le gesta eroiche dell’impren-ditore barese e gli tributò, successivamente nel 2000, la cittadinanza onoraria di Caposele.

Il confronto/scontro con il Pm Rossi.

Vito Vasile nel periodo di aspra contrapposizione con gli uomini della Procura barese, aveva conservato sempre una sorta di rispetto verso il Pm Rossi. Quell’uomo, apparente-mente schivo e molto religioso, che aveva perseguito con caparbietà la sua specializzazione nei reati di tipo ambien-tale, proprio non riusciva a collocarlo nei suoi schemi. Era l’uomo con cui avrebbe voluto un serrato confronto per poter riuscire a fargli comprendere le proprie ragioni. Ma così non sarebbe mai stato: tanta formale cordialità nei po-chi incontri vis à vis, nessun confronto, mai.

Page 76: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

76

Vito aveva apprezzato la sua pervicacia quasi ossessiva che lo aveva portato negli anni ad una carriera brillante, fino ad uno scranno quale componente del Consiglio Su-periore della Magistratura. Aveva altresì registrato la sua forte componente ideologica che era sfociata più volte in una sorta di opportunismo di parte che a volte mirava più al successo del gruppo di appartenenza e meno al trionfo puro delle ragioni dello stato di diritto.Quel magistrato rivendicava nel suo curriculum breve di aver “svolto numerosissime indagini in campo ambientale, di tutela del paesaggio e per reati di pubblica amministra-zione. Tra le rilevanti inchieste il sequestro e la demolizio-ne del complesso edilizio, costruito in violazione di legge, Punta Perotti”. Il caso più spettacolare nella storia dei reati ambientali e paesaggistici e contemporaneamente quello più contro-verso in merito alle ragioni della categoria del diritto, era il vessillo che il dottor Rossi sbandierava quale punto d’onore della sua carriera. Vasile fu particolarmente colpito quell’8 settembre del 2007 quando, a piazza del Ferrarese a Bari, su un palco insieme a Beppe Grillo per il V-Day, quell’uomo si confrontò con un pezzo della politica, condividendone modi e contenuti.Il suo accusatore aveva disobbedito alle regole della so-brietà imposte dalla delicata professione. Per Vito queste cose non erano perfettamente in armonia con quanto più volte letto nei testi sacri che discettavano dei modelli di vita degli amministratori della giustizia. Ma tant’è, il suo sempre vivo spirito sarcastico riuscì a fargli apprezzare una dichiarazione di Rossi (“Da sempre i «buffoni» hanno una valenza culturale. Dicono cose che altri non hanno il corag-gio di dire”) e immaginare, scrivendolo, un sogno.

Page 77: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

77

Il sogno.

«...Il signor Keuner camminava in una valle quando improv-visamente notò che i suoi piedi affondavano nell’acqua...».La voce possente, intonata e scevra da particolari infles-sioni dialettali arrivava sapientemente miscelata da un im-pianto di amplificazione. Proveniva da un luogo occultato alla mia vista da un alto palazzo. Quel luogo, a mia vecchia memoria, comprendeva una larga piazza dalle geometrie urbanistiche infinite. Una piazza ideata per i grandi raduni. Quelle grandezze sconfinate - forse l’Alexander Platz di Ber-lino, forse la Piazza Rossa di Mosca - che incutono timore, ma anche grande riverenza, a metà tra la profonda spiri-tualità e la massiccia materialità.L’aria frizzante delle prime ore della notte accompagnava la mia passeggiata prima di andare a dormire. Ma, quella sera, la forza attrattiva di quelle frasi forti artificialmente amplificate mi portò diritto alla fonte. Una cinquantina di passi, a destra del gigantesco palazzo, e guadagnai la gran-de piazza. La pianificazione del riposo fu immediatamente smontata. La voce della piazza azzerava la mia voglia di sonno.«...Allora capì che la sua valle era in realtà un braccio di mare e che si avvicinava l’ora dell’alta marea. Si fermò subito per guardarsi attorno in cerca di una barca e rimase fermo finché sperava di trovarla. Ma quando si persuase che non c’era nessuna barca in vista, abbandonò questa speranza e sperò che l’acqua non salisse più. Solo quando l’acqua gli fu arrivata al mento abbandonò questa speranza e si mise a nuotare. Aveva capito che egli stesso era una barca».Le casse dell’amplificazione rimbalzavano con enfasi la ci-tazione dal Bertolt Brecht di “Storie da Calendario”.

Page 78: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

78

L’oratore continuava la sua appassionata esposizione al centro di un grande palco. La sua figura, modesta in altez-za e non eccessivamente fulgida nei lineamenti, acquistava valore e vigore scenico grazie ad un podio ricavato su un praticabile teatrale in materiale trasparente. Un metro di altezza su strutture tubolari cromate che “sparavano” ri-flessi stellari ai fari dell’impianto luci.La sua mano destra era poggiata sul leggio, anch’esso in plexiglas trasparente. Talvolta essa abbandonava il rassi-curante appiglio per roteare in aria, accentuando partico-lari passaggi del discorso, o per indicare ad effetto verso l’interlocutore frasi di forte impatto. La mano sinistra gua-dagnava sistematicamente la tasca, quasi a segnare il rit-mo delle parole.Alle sue spalle due grandi schermi che rilanciavano imma-gini catturate dalle tre telecamere, abilmente coordinate da un capelluto regista, comodamente spaparanzato tra i monitor digitali del suo banco mixer di ultima generazio-ne. Alle immagini “live” dei tre cameramen, il regista al-ternava filmati di repertorio che accentuavano o illustra-vano i passaggi oratori del nostro “uomo solo sul palco”. Dietro il palco si agitavano sei/sette operatori, ognuno dei quali sembrava sovrintendere ad un pezzo della surreale kermesse. Alcuni di loro, guidati da cuffie digitali, gestico-lavano in continuazione verso il banco regia. Altri quattro seguivano tracce scritte su grandi notes. Il loro nervosismo si percepiva forte ad ogni passaggio dell’oratore. Controlla-vano ogni parola che si irradiava dal palco. Osservavano la postura del relatore. Registravano la cadenza. A me, quell’”uomo solo sul palco”, aveva catturato com-pletamente l’attenzione. Le sue argomentazioni, secondo dopo secondo, inviavano stimoli di grande effetto. La sua

Page 79: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

79

dialettica era accattivante. Le sue affermazione ben infor-mate e di percettibile caratura.Il suo discorso si sviluppava su una linea politica che riusciva a coinvolgerti. Perfino le tantissime affermazioni dotte ed alcuni concetti altamente specialistici nello specifico campo della giurisprudenza riuscivano di gradevole ascolto. Ero fermo nel centro della piazza, a notevole distanza dall’oratore. Seguendo il filo del discorso, ed aiutandomi con le immagini dei megaschermi, cercavo di mettere a fuoco il personaggio.Avevo compreso da subito che si trattava di una prova, preludio ad una manifestazione di grande importanza che, probabilmente, si sarebbe realizzata in quella piazza qual-che giorno dopo. Tant’è che la squadra di operatori dietro il palco - sicuramente autori di testi, spin doctor, specialisti della comunicazione - più volte invitava l’oratore a ripetere alcuni passaggi del discorso. Talvolta a rifare determinate posture.«Ecco chi è l’uomo sul palco!». Comunicai a me stesso la scoperta fatta dopo una buona mezz’ora di osservazione e di ascolto. «è Roberto Rossi. Il pubblico ministero bare-se idolo di girotondini, ambientalisti integralisti e grillini dell’ultima ora». «E che ci fa in questa piazza?». Rimandai la risposta alla fine dell’”esibizione”. Anzi, glielo avrei chiesto direttamen-te: «Dottor Rossi, prove tecniche di discesa in campo nella politica?». Per ora ero tutto concentrato all’ascolto.Il discorso si sviluppava su tematiche di attualità e di gran-de interesse per l’agenda politica locale e nazionale. L’am-biente, le problematiche sociali, l’etica e la moralità pub-blica, la legalità, la giustizia. Tutti temi che mi portano a nozze. E trattati da colui che è stato protagonista dei grandi

Page 80: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

80

“sconvolgimenti” baresi che hanno segnato le linee di indi-rizzo politico, economico e sociale della città molto più delle istituzioni preposte. Parlava - e come! - il pubblico ministero del sequestro di Lama Balice (questione nella quale sono coinvolto come imprenditore), dell’affare Punta Perotti, della Fibronit, dei casi Cascina e La Fiorita, di Telemarket, e via discorrendo. I passaggi sull’ambiente erano trattati con alta competenza e con la passione “fredda” di chi mette la materia nell’aset-tico e rigoroso campo del diritto e della legalità. Niente di gratuitamente estremistico, ma durezza e intransigenza che molto spesso si scontrano contro il senso comune e contro le dinamiche economiche e sociali che regolano le comunità della nostra civiltà occidentale.Il Pm di ferro affrontava con molta veemenza le spiegazioni tecniche riguardanti i concetti di lottizzazione abusiva e con-seguenti azioni dell’autorità giudiziaria. Ma riusciva anche a inserire uno spiraglio di colore con un’introduzione qua-si infantile: «In una fredda giornata di novembre del 2003, Topolino, passeggiando amabilmente con Minni, si accorge che in una zona periferica di Topolinia, stanno realizzando un gigantesco immobile. Al di fuori dell’immobile vi è un car-tello, indicante l’esistenza di una concessione edilizia, datata novembre 1999, intestata alla società Macchia Nera Spa di cui è rappresentante legale Spennacchiotto. Immediatamen-te il buon Topolino, tramite Basettoni, comunica l’esistenza dell’immobile al Pubblico Ministero Eta Beta. Quali indagini deve delegare Eta Beta e quali reati deve ipotizzare?». Io continuavo a seguire, divertito e appagato, le parole del dottor Rossi. Anche quando gli uomini dello staff lo invita-vano a ripetere più volte alcuni passaggi. Ed intanto passa-vano le ore. Eravamo quasi alle tre di notte.

Page 81: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

81

Si diffondeva, intanto, il peana accorato per un’etica e una morale della pubblica amministrazione. Il Pm barese scio-rinava - come un rosario desolato - gli innumerevoli casi di mala politica e di mala amministrazione pubblica che ave-va affrontato nella sua lunga carriera. Fino a lanciare un’accorata supplica alla Comunità Euro-pea: «Non erogate più finanziamenti all’Italia. I soldi che arrivano dall’Europa aumentano le metastasi che stanno divorando il mio Paese. Nel 2006 l’Italia ha ottenuto fon-di illeciti dall’Unione Europea, l’ha quindi truffata, per 318 milioni e 104 mila euro con 1.221 casi denunciati. Ha mi-gliorato in un solo anno la sua performance di 90 milioni di euro. Siamo primi in Europa. Primi nel calcio. Primi nelle frodi. L’Italia froda nei fondi agricoli. Froda nei fondi strut-turali per lo sviluppo delle aree più arretrate. E mi sto rife-rendo unicamente alle frodi accertate. Dalla Comunità Eu-ropea arrivano ogni anno in Italia miliardi di euro. Che fine fanno? I cittadini italiani non lo sanno. Per avere informa-zioni possono solo rivolgersi ai giudici. Ma i giudici, quando intervengono, vengono sempre bloccati dal Governo, dai partiti. E allora rimaniamo sempre all’oscuro di tutto». Tra prove e riprove era quasi alba fatta. Così i collaboratori del giudice Rossi decidevano di provare la chiusa del discor-so. Una chiusura ad effetto sulla giustizia, con una citazione dal commento al Salmo 14.«Notate quel che dice: E pratica la giustizia. Non ha detto: pratica la castità; non ha detto: pratica la sapienza, pratica la fortezza. Eppure queste virtù sono di primissima qualità (...) Ma la giustizia, da sola è una virtù importante, ed è la madre di tutte le altre. Qualcuno dirà: come mai la giustizia è più importante delle altre virtù? Le altre virtù rallegrano chi le possiede: la giustizia rallegra non chi la possiede, ma gli altri. Se sono sapiente la sapienza mi rallegra; se sono

Page 82: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

82

forte la mia fortezza mi rallegra; se sarò casto, la castità è la mia gioia; al contrario, la giustizia non giova a chi la possiede, ma agli altri infelici che ne sono privi. Metti che un povero sia in lite con un mio fratello; metti che quel mio fratello sia un potente e con la sua potenza tiranneggi un altro; voglio dire uno che per me è un estraneo, povero e sventurato; la mia sapienza che cosa giova al povero? La mia castità che cosa giova al povero? La giustizia gli giova, perché non guardo in faccia al mio fratello, ma giudico in favore della verità. La giustizia non conosce fratello, non conosce padre, non conosce madre; conosce la verità, non guarda in faccia a nessuno, imita Dio. Ha detto: E pratica la giustizia proprio perché non si credesse che non tiene conto delle altre virtù. Colui che si adira per portar sollievo a un altro, colui che non si rallegra per le disgrazie altrui, costui è un uomo giusto».D’impeto e con grande partecipazione emotiva scoppiai in un applauso fragoroso, come mai mi era capitato nel-la vita. Ero da solo, in quello spazio immenso, ma la mia percezione prefigurava centinaia di migliaia di persone che inneggiavano al nuovo personaggio. Nella mia testa si con-fondevano slogan da stadio (“Giudice Rossi, sei tutti noi!”, “Rossi, alè, alè”). La forte dose di populismo e di demago-gia che veniva fuori dalle parole del giudice Rossi stava co-minciando a sollecitare le corde della mia coscienza.Raggiunsi quasi di corsa il retro del palco. La prova-kermes-se era terminata. I tecnici ed i collaboratori dell’oratore co-minciavano a smontare le attrezzature. Nell’aria si allarga-va un dolce profumo di cornetti appena sfornati. I thermos di caffè si moltiplicavano.«Complimenti, dottor Rossi. Un discorso veramente forte. Ha scelto di fare sul serio per la discesa in campo?».

Page 83: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

83

«Eh sì, caro Vasile. Voglio mettere al servizio vero di tutti la mia esperienza. Alcuni amici - molti dei quali in verità lo erano anche nel corso della mia normale attività di pub-blico ministero alla Procura di Bari - mi hanno convinto a dare una mano a quei “quattro inadeguati” del Parlamen-to. Come vede anche lei, la politica è oggi alla frutta. Ma della cosiddetta antipolitica non credo ci si possa così tanto fidare...tant’è - mi consenta la frecciatina cattivella - che in questa nuova categoria potrei annoverare anche lei che è stato, probabilmente, l’unico mio strenuo avversario che ammiro. Credo, pertanto, che l’unica collocazione affidabi-le posso trovarla all’interno di quella che definiscono “Cosa Rossa”. Lì sento di trovare una casa anche per me».«Queste parole mi fanno molto piacere, esimio Rossi. Ave-vo già una mezza idea. Ma adesso la convinzione si va sem-pre più consolidando. Scendo anch’io in politica. Ci confron-teremo, anche se su fronti diversi. Per me, lei lo sa bene, la libertà e la tolleranza vengono innanzi a tutto».La prima luce fa capolino nella mia camera da letto. Mi stropiccio gli occhi. Intorno a me tutto è familiare. Nessuna piazza, nessun impianto d’amplificazione. Mi alzo a prepa-rare il primo caffè.è stato un sogno. Un bellissimo sogno.

L’amico/acquirente colpito per la seconda volta dal “siste-ma Giustizia”.

Il blog di Vito Vasile contribuì a incoraggiare molte delle persone coinvolte nel moltiplicare interventi e manifesta-zioni pubbliche. Incominciava così un’opera di pressione sui mezzi di comunicazione, sulle istituzioni giudiziarie locali e nazionali, sulla politica a tutti i livelli. L’opinione pubblica

Page 84: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

84

barese doveva prendere sempre più contezza dell’emer-genza sociale che un sequestro lungo e immotivato aveva provocato in una fetta importante di cittadinanza barese.Si fece avanti Salvatore De Marinis, u’ leng, il vecchio fra-terno amico di Vasile u’ russ, una vita di impegno sindacale ai massimi livelli e un’educazione alla libertà che lo aveva sempre portato a non assecondare anomalie o perverse consuetudini che molte volte il potere (giudiziario, politico, economico) si concedeva ai danni dei cittadini, più volte relegati al ruolo di sudditi.Egli, già reduce da una negativa esperienza con il sistema giudiziario, aveva comprato casa da Vasile nel complesso Parco dei Principi, rimanendo beffato ancora una volta da incomprensibili inghippi.Approfittando del cambio della guardia alla Presidenza del Tribunale di Bari (si era insediato nel novembre 2007 Vito Sa-vino), De Marinis scrisse una lettera aperta a lui indirizzata. La lettera, epigrafata con l’amaro aforisma “L’ingiustizia si può anche sopportare. è essere colpiti dalla Giustizia che brucia”, fu pubblicata dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 21 novembre. “Per quasi 30 anni ho ricoperto incarichi di vertice in un’organizzazione sindacale di categoria, in un settore dove il contenzioso tra lavoratori e azienda è sempre sta-to all’ordine del giorno. Mai – sottolineo mai – ho fatto ricorso alle aule di tribunale per dirimere questioni e as-sicurare diritti a coloro che ne erano legittimi destinata-ri. Ho evitato, in questo modo, l’angosciante rincorsa al diritto che un’organizzazione della giustizia come quel-la italiana sembra voler disumanamente incoraggiare. Nel gennaio del 2005, l’appartamento di mia proprietà si-tuato a Santo Spirito è stato distrutto da un incendio, insie-me ad altri 15 dello stesso condominio. La mia famiglia sta

Page 85: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

85

subendo da allora grandi disagi e forte sensazione di preca-rietà. Siamo alla fine del 2007 ed ancora il Tribunale di Bari – la “Giustizia” – non ha segnato la parola fine alle indagini riguardanti l’evento. Questo ha significato il blocco di ogni altro meccanismo assicurativo di protezione e risarcimento che la mia e le altre 15 famiglie avevano precauzionalmen-te attivato. Ancora un altro doloroso esempio di maltratta-mento violento che sto subendo dalla “Giustizia” italiana.Ho acquistato un appartamento dalla società Vele al Vento, nel complesso “Parco dei Principi” situato in prossimità del-la Lama Balice. L’acquisto è avvenuto nella mia piena cono-scenza della legittimità delle autorizzazioni amministrative e nella mia completa fiducia verso coloro che stanno curando la realizzazione del complesso. Inopinatamente è interve-nuto un provvedimento di sequestro da parte dell’Autorità Giudiziaria. I tempi si sono dilatati a dismisura. Ancora una volta l’impossibilità da parte mia di poter conoscere tempi e modi dell’azione giudiziaria. Ancora una volta sconcerto, incertezza e timore. Ancora una volta estremo disagio, cau-sato al cittadino-utente da parte della “Giustizia”.La civiltà del diritto e la sempre maggiore maturità demo-cratica hanno portato ad un più completo paniere di norme che tutelano il cittadino-utente nei confronti di coloro che gli forniscono beni e servizi. Questo avviene in tutti i campi, tranne che in quello della Giustizia. Il servizio “Giustizia” nel nostro Paese contravviene sistematicamente ad ogni ragionevole norma contemplata nei più moderni codici dei diritti del consumatore. L’intervento della “Giustizia” italia-na - quantunque attivato in nome di Minerva ed in plastica aderenza al simbolo della bilancia, che adorna diffusamen-te le nostre aule di tribunale – continua ad essere sempre intempestivo, con durata al di fuori di ogni ragionevole tolleranza, pregiudizialmente punitivo, con scarse e difficili

Page 86: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

86

garanzie di trasparenza e conoscenza da parte dei cittadini colpiti dai provvedimenti.Quasi il 50 per cento del reddito da me prodotto – come avviene per tutti i cittadini italiani – si riversa nelle casse dell’erario pubblico sotto forma di tassazione. Questi sol-di servono a far funzionare la macchina dello Stato nel suo complesso. Sono indispensabili alla regolare eroga-zione dei servizi essenziali al cittadino. Tra questi, il ser-vizio “Giustizia” ricopre un ruolo di primaria importanza. Ma, se per altri servizi (sanità, trasporti, energia, servizi sociali, ecc.) il cittadino-utente ha disponibili carte dei di-ritti, norme per l’utenza ed altri strumenti regolativi, per il servizio “Giustizia” tutto ciò gli è negato. In caso di cattivo funzionamento degli operatori del servizio “Giustizia”, il cit-tadino-utente è disarmato. Non possiede alcuno strumento a sua disposizione. Non può conoscere tempi e modi dei provvedimenti. Perde il diritto individuale a programma-re la propria esistenza. È colpito di fatto nella sua dignità, senza la possibilità di difendersi ad armi pari dagli eccessi degli operatori della Giustizia che – è bene ribadirlo – sono adeguatamente retribuiti con i suoi soldi.Al Presidente del Tribunale di Bari il sottoscritto chiede un intervento deciso per rimettere nei tempi e nei modi che regolano tutte le articolazioni di una comunità moderna, civile e democratica, le questioni operative e procedurali riguardanti la lottizzazione di Lama Balice.In quella casa la mia famiglia ha investito i suoi risparmi e ha programmato il suo futuro prossimo. Abbiamo il diritto di conoscere il nostro destino. E con tempi che non disgreghi-no irrimediabilmente la nostra economia e la nostra psiche. “Nell’esercizio della funzione bisogna tener presenti anzitut-to le esigenze dell’utenza: dobbiamo assicurare ai cittadini il servizio della Giustizia. In second’ordine passano perciò le

Page 87: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

87

esigenze di coloro che gestiscono questo servizio, dai giudi-ci al personale amministrativo…C’è bisogno di motivazioni essenziali nella sentenza, perché la gente ha bisogno solo di sapere se ha ragione o torto, non segue le dialettiche giuri-diche”. (La Gazzetta del Mezzogiorno, 18/11/2007)Da queste Sue pregevoli affermazioni, signor Presidente, mi aspetto immediati atti consequenziali che restituiscano alla mia famiglia – e ad altre 400 – la fiducia nelle Istituzioni”.

La battaglia per il dissequestro.

L’incidente probatorio si era concluso con una vittoria net-ta per la società Vele al Vento. Vasile, con l’irruenza che gli è solita, tentò di scansare tutte le “consuetudini” che gli rappresentavano gli avvocati. Egli riteneva tutta la trafila estremamente lenta, così chiese con forza di presentare velocemente l’istanza di dissequestro.La richiesta fu presentata alla Procura della Repubblica il 9 novembre del 2007 dall’avvocato Michele Laforgia. “Atteso l’esito inequivocabile delle perizie – si leggeva nelle poche righe dell’atto – chiedo il dissequestro del complesso edili-zio Vele al Vento a Lama Balice”.La solarità delle conclusioni dei periti Avarello e Millesimi avrebbe ragionevolmente previsto che i Pm Rossi e Pirrelli avrebbero accordato il dissequestro.Non fu così. Il tandem accusatorio persistette nell’accani-mento vessatorio negando il dissequestro qualche giorno dopo e rimettendosi alle decisioni del Gip Jolanda Carrieri.Vasile, come prevedibile, non riuscì proprio a ingoiare l’en-nesimo rospo preparato dalla Procura. Prese carta e penna e, in un nuovo esposto/denuncia, scrisse: “Il parere negati-vo al dissequestro da parte dei Pm è legittimo, ma offende

Page 88: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

88

l’eccellente lavoro svolto dal Gup dott. Lovecchio e dai suoi consulenti prof. Avarello e Millesimi, nella gestione dell’in-cidente probatorio… Le consulenze di Stella e Reina, nomi-nati dai Pm, sono state smentite dai consulenti (non bare-si) del Gup Lovecchio… Pensavo che i Pm avrebbero preso le distanze da quei consulenti che, con la loro imperizia, li avrebbero indotti a sbagliare… Non ho dimestichezza con le aule di tribunale ma, per quel poco che leggo, i Pm nella ricerca delle prove a carico degli imputati, quando trovano le stesse favorevoli, hanno il dovere deontologico di eviden-ziarle. Ciò premesso, chiedo siano sospese le parcelle in fa-vore dei consulenti Stella e Reina per la loro manifesta im-perizia, evidenziata dai risultati dell’incidente probatorio”.Dal fronte del Gip Carrieri si registrava soltanto uno striden-te e sospetto silenzio. Passarono giorni, settimane e anche mesi senza alcun pronunciamento. Quel silenzio, associato alla caparbia accusatoria della Procura, dava ulteriori ele-menti di forza alle ipotesi di sotterranee e mai dichiarabi-li intese “partitiche” tra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti che Vasile aveva fatto ampiamente rilevare nel suo esposto/denuncia di ottobre. Finalmente – il 20 dicembre – il Gip Jolanda Carrieri pro-dusse il tanto atteso verdetto: l’istanza di dissequestro ve-niva rigettata con motivazioni pretestuose e giuridicamen-te scorrette. La dottoressa Carrieri dimostrò perfetta sintonia con Ros-si e Pirrelli continuando a sostenere la irrilevanza dell’esito dell’incidente probatorio rispetto all’impianto accusatorio basato su consulenze di parte (sia pure pubblica). Essa, ade-rendo perfettamente alle tesi della squadra della Procura, non tenne conto che l’incidente probatorio, svoltosi nel più puntuale contraddittorio e nel trasparente confronto, è una

Page 89: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

89

“prova anticipata e proiettata nella fase del giudizio dalla quale non può prescindersi”.Il Natale e le festività di fine anno furono per Vasile giorna-te di intenso lavoro per organizzare, con tecnici, avvocati e consulenti, un nuovo anno di lotta e di pressioni.Nelle stesse giornate di festa gli avvocati della Vele al Vento prepararono l’appello al Tribunale del Riesame di Bari.Dal canto suo Vito confermò con gli atti quello che aveva più volte affermato: «Io mi sono sentito sempre coinvol-to in questo procedimento. Anche se hanno formalmente indagato Giovanni e Filippo Simone, i signori della Procura devono sapere che Vito Vasile non si sottrae personalmen-te, né si nasconde dietro ad altri, alla voglia di giustizia».Pretese (e ottenne con piacere dei suoi soci) la nomina a presidente della società Vele al Vento e così, con una qual-che probabile leggerezza formale, i sostituti Rossi e Pirrel-li lo decretarono formalmente inquisito. E quell’inquisito (poi imputato) “abusivo” non avrebbe mai mollato le tra-me di quel procedimento kafkiano. A supporto della richiesta del collegio difensivo di Vasile, il Comune di Bari, nella persona del suo sindaco Michele Emiliano e per mano del suo avvocato Gianfranco Gran-daliano, in qualità di persona offesa, depositò al Tribunale della Libertà una lunga memoria che ripercorreva, con do-vizia di fonti, l’intera storia del Piano di Riqualificazione Ur-bana “San Paolo-Lama Balice”, dimostrando la correttezza di tutti gli atti prodotti dai suoi uffici. Per Vito Vasile quei primi mesi del 2008 portarono anche il primo riscontro importante alle sue denunce “atecniche”. Fu convocato dal sostituto procuratore della Procura di Roma, dott. Paolo Giorgio Ferri. Un incontro sereno e co-struttivo che cominciava a far intravedere i possibili squarci nella granitica e preconcetta posizione della Procura di Bari.

Page 90: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

90

Con magistrati e consulenti non baresi i teoremi di Rossi e Pirrelli, ben supportati dal loro capo Emilio Marzano, co-minciavano a prendere forma di randelli sfoderati per af-fermare ideologia piuttosto che verità e giustizia.Il 3 marzo del 2008 Angela Nettis (Presidente), Alessandra Piliego (Giudice) e Giovanni Anglana (Giudice relatore), componenti il Tribunale della Libertà presso la Terza Se-zione Penale del Tribunale di Bari, con un’ordinanza, de-positata il successivo 8 marzo, resero giustizia cancellando le aberrazioni giuridiche contenute nel provvedimento di rigetto del Gip e disposero il dissequestro del fabbricato Parco dei Principi e dello scavo dell’albergo.Nel provvedimento veniva sancito “l’esito inequivoco del-l’incidente probatorio, della legittimità dell’intervento ur-banistico ed edilizio e della mancanza di qualsiasi sconfina-mento nella vincolistica ambientale”.

Il dissequestro da difendere con i denti.

Il giorno e l’ora fatidica fu annunciata a tutti i mezzi di co-municazione: “La Guardia forestale ci ha invitati, presso il loro Comando, domani 11/03/08 alle h 10:00 per sotto-scrivere formalmente il verbale di dissequestro del cantiere Parco dei Principi. Grazie per la collaborazione. Il Presiden-te del Cda Vito Vasile”.Il dissequestro portò un’ondata di felicità fra tutti quelli che in qualche maniera erano coinvolti nella vicenda. Vito coordinò con Giovanni Simone la riapertura del can-tiere in tempi brevissimi, Filippo Simone e Antonio Vasile moltiplicarono le ore e le energie quotidiane a tallonare le banche, i fornitori, gli uffici comunali per la risoluzione dei tanti gravosi problemi burocratici.

Page 91: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

91

Le 144 famiglie acquirenti degli appartamenti cominciaro-no ad abbozzare qualche sorriso e a rimboccarsi le mani-che per predisporre gli ultimi ritocchi per la tanto agognata casa nuova e, per i più giovani, prima casa.Il quotidiano Barisera fotografò con le parole la frenesia di quei giorni in un pezzo del 10 marzo intitolato: “Lama Bali-ce, raddoppia il cantiere. Assunti 85 operai in più”.“Il cantiere è raddoppiato: le 85 persone che ci lavorava-no un anno e mezzo fa sono diventate 170. Inizieranno in queste ore i lavori per portare a termine i palazzoni della società Vele al vento, che sorgono nei pressi di Lama Ba-lice, finiti sotto sequestro sedici mesi fa e liberati dai sigilli sabato scorso. Domani è prevista la notifica del provvedi-mento. Dopo la sentenza del Riesame (15 pagine firmate dai giudici della Terza sezione penale Angela Nettis, Ales-sandra Piliego e Giovanni Anglana), i costruttori hanno ri-chiamato sul posto non solo gli 85 lavoratori già impegnati nel novembre del 2007, ma ne hanno arruolati altrettanti. “Vogliamo fare in fretta, e battere il ferro finché è caldo” ammette il presidente della società Vele al Vento, Vito Vasi-le. Il pensiero va a qualche intoppo che potrebbe rallentare la costruzione: il progetto prevede un megalbergo di 300 stanze, e 144 appartamenti già venduti. “Non credo possa esserci parere negativo dei pm” rassicura l’avvocato di Va-sile, Francesco Paolo Sisto. E le polemiche sulle perizie ordi-nate dai gup Lovecchio e dal gip Jolanda Carrieri, che con-fermarono il no al dissequestro? “È tempo di pace, basta con le battaglie, preferiamo sventolare i ramoscelli d’ulivo”, è ironico Vasile. “Gli atti del Comune erano tutti in regola”, ha commentato a caldo l’assessore all’urbanistica Ludovico Abbaticchio, “come abbiamo sempre sostenuto”. Al lavoro sono tornate 85 persone, più altre 85. Qualcuno ha dovu-to all’improvviso ritornare dal Nord, chi da Treviso, chi da

Page 92: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

92

Padova, dove avevano trovato un’occupazione riparatrice, per rimettere mano al vecchio cantiere abbandonato”.Il punto di vista del Comitato Acquirenti Lama Balice fu af-fidato alla Gazzetta del Mezzogiorno del 12 marzo con un intervento a firma del portavoce Salvatore De Marinis ben sintetizzato nel titolo: “Ma per noi l’incubo della casa non è ancora finito”.“Abbiamo esternato la gioia e la commozione durante un sabato di marzo che ci ha fatto intravedere un chiaro squar-cio di luce nella lugubre e pesante cappa grigia che sta av-viluppando i nostri progetti di vita da due anni. Abbiamo condiviso queste emozioni con i costruttori che, godendo della nostra fiducia fin dai principio, si sono prodigati ben oltre il mero interesse aziendale e commerciale. L’imponen-te copertura mediatica delle ore immediatamente succes-sive alla divulgazione del provvedimento di dissequestro, ha provocato, però, in noi confusione e sbandamento. E, soprattutto, il timore che il “polverone” di qualche giorno possa far dimenticare che la difficile questione “Lama Bali-ce” non è assolutamente risolta. Le oltre 400 famiglie coin-volte, vivono ancora nella completa incertezza, che ha già provocato gravi problemi familiari, matrimoni rimandati, difficoltà economiche.Agli articoli ed ai servizi televisivi di giusta e doverosa infor-mazione, si sono aggiunti interventi dalla fantasiosa “co-lorazione” e dalla variegata provenienza che potrebbero generare speculazioni e/o irrigidimenti umani. Il Comitato intende ricordare a tutti i “tifosi” – istituzionali e non – che l’intero procedimento è ancora alla fase delle indagini pre-liminari. Che i rappresentanti della pubblica accusa hanno già annunciato il ricorso in Cassazione.Quello di oggi, dunque, è un importante tassello per la ri-composizione del puzzle sociale e personale delle oltre 400

Page 93: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

93

famiglie coinvolte, ma non il definitivo. Il grande problema sociale “Lama Balice” – il più grande problema sociale di Bari degli ultimi 40 anni – rimane in piedi tutto. Pertanto, per le istituzioni del territorio (Comune, Regione, Prefetto, Curia) non è ancora arrivato il tempo dei commenti, del-le analisi e dei consuntivi. Men che meno quello per affib-biarsi o farsi affibbiare attestati di merito e pagelle. Deve permanere, invece, l’alto livello di attenzione perché tutti gli eventuali adempimenti burocratici possano essere com-piuti con i tempi certi e le problematiche di ordine e salute pubblica prevenute per tempo.Il Comitato, proprio alla luce degli ultimi risultati giudiziari, intende incalzare il dialogo e rafforzare la collaborazione con la Magistratura, per fare chiarezza su ogni aspetto del-la vicenda. L’azione del Comitato deve continuare ad essere di supporto ai magistrati, al fine di espletare – nei tempi e nei modi che non arrechino danno agli interessi individuali e dell’intera comunità – il “servizio Giustizia” per il quale gli stessi sono delegati”.

Il Comitato Acquirenti Lama Balice.

Dopo i primi interventi di Salvatore De Marinis sul “sistema Giustizia”, nel novembre/dicembre 2007, fu deciso di costi-tuire il Comitato Acquirenti Lama Balice (lottizzazioni Parco dei Principi, Sigma Sud, Edilsquadra).Il 18 gennaio del 2008 il Comitato fu presentato alla stam-pa e all’opinione pubblica.«Il Comitato – spiegò De Marinis – si è costituito per tute-lare gli interessi degli acquirenti, soggetti terzi rispetto al contenzioso in atto, che subiscono disagi personali e fami-liari oltre che ingenti danni materiali dal protrarsi di questa

Page 94: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

94

situazione. Il blocco arreca danni e disagi anche alle 500 famiglie che abitano da due anni negli appartamenti della prima lottizzazione del Pru. Quegli acquirenti, infatti, non possono ancora fruire dei servizi previsti dall’intero Pru (strutture sportive e del tempo libero, scuole, verde, ecc.), per la cui realizzazione il Comune di Bari dispone già di co-spicui finanziamenti».«L’azione del Comitato – precisò il portavoce – può essere di supporto alla Magistratura al fine di espletare – nei tem-pi e nei modi che non arrechino danno agli interessi indi-viduali e dell’intera comunità – il “servizio Giustizia” per il quale la stessa istituzione è delegata».Al Comitato spiegarono anche che sarebbe stata avviata una pressante azione di stimolo e di dialogo nei confron-ti delle altre istituzioni del territorio (Comune di Bari, Re-gione Puglia, Prefettura), finalizzata alla sanatoria, in tem-pi brevi, delle eventuali inadempienze burocratiche e alla prevenzione delle possibili problematiche inerenti l’ordine e la salute pubblica. Fu altresì confermata la convinzione («Presa visione di tutti gli atti giudiziari finora prodotti») dell’inesistenza dei reati più gravi contestati dai Pm, tra i quali la lottizzazione abusi-va, l’inedificabilità assoluta ed il falso negli atti procedurali. «Il Comitato – affermò in conclusione De Marinis – rileva che, in ogni caso, i danni finora arrecati agli acquirenti sono ingenti e che l’ulteriore protrarsi delle vicende aggravereb-be ancora di più la situazione. Il Comitato ha attivato un gruppo di lavoro, supportato da avvocati consulenti, per lo studio delle eventuali azioni risarcitorie, prendendo in esa-me nell’immediato la possibilità di diffidare formalmente quei soggetti privati e/o istituzionali che arrecherebbero con la loro azione ulteriore danno».

Page 95: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

95

Nei giorni successivi fu attivato un blog al servizio degli acquirenti ed aperto anche alla libera consultazione ester-na, con tutti i documenti e gli atti giudiziari del caso Lama Balice, una rassegna dei mass media, notizie ed interventi esterni utili. Il 16 febbraio si tenne la prima assemblea generale del Co-mitato. La partecipazione fu massiccia e gli interventi si mol-tiplicarono denunciando casi di disperazione e situazioni al limite della sopportabilità. La gran parte dei partecipanti chiedeva l’attiva partecipazione del loro “mito” Vito Vasile. «Ancora una volta – intervenne l’imprenditore palesino – vi ringrazio di cuore per la fiducia e gli attestati di stima. Non posso essere formalmente alla vostra testa, ma sarò sempre al vostro fianco, come è già successo, in ogni occa-sione. E poi tutti voi siete ben motivati per attivare azioni di grande efficacia. Io non mi fermo. Sono sicuro che tutti insieme ce la faremo a far trionfare la giustizia e recupere-remo anche tutti i gravissimi danni che abbiamo subito».«Stiamo preparando – annunciò il portavoce De Marinis – incontri ufficiali con i vertici della Procura e del Tribunale, il Sindaco di Bari, il Prefetto e il Vescovo della Diocesi Bari-Bitonto». Tutti furono chiamati a forti segnali di responsabilità e di sensibilità di fronte alla questione “Lama Balice” che, pro-prio per l’enorme numero di persone “normali” coinvolte, diventava la più drammatica questione sociale di Bari.“Noi acquirenti degli appartamenti previsti dal Priu “San Paolo-Lama Balice” di Bari – si leggeva in una missiva che il Comitato fece pervenire a tutti i vertici della Procura e del Tribunale di Bari, oltre che a Comune e Regione – siamo l’esempio plastico di vittime del sistema Giustizia, innocenti ed indifese. Noi siamo persone che hanno investito i rispar-mi di anni di lavoro per un proprio progetto di vita e che si

Page 96: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

96

trovano, ancora oggi, in balia di un sistema - quello della Giustizia - che opera in forma totalmente avulsa dalla re-altà dei fatti. Questa situazione sta annientando la vita di migliaia di persone. Gente normale che ha investito tutti i propri risparmi per comprare la prima casa. Gente consu-mata nel fisico e nello spirito dalle assurde manifestazioni di questa Giustizia. Gente al limite del collasso economico e del disagio sociale, che non riesce più a sopportare difficili convivenze con i genitori, che ha rimandato, con forti pena-lità, matrimoni già organizzati da tempo, che al danno di una Giustizia che gli ha bloccato la casa in cui abitare, sta subendo la beffa – dalla medesima Giustizia – di un decreto di sfratto dalla casa in affitto. Di questo grande problema sociale – il più grande problema sociale di Bari degli ultimi anni – le istituzioni sembrano non farsene carico. Il Comune non è mai andato al di là della strategia dell’apparire. La Regione, nonostante la proclamata sensibilità sociale della sua testa, ha brillato per la sua assenza. La Procura ha op-posto solo un assordante silenzio, quando non ha tentato subdolamente di inquadrare il malessere di 400 famiglie in una teoria delinquenziale. Il “sistema Giustizia” continua a marciare con completo distacco dalla realtà, senza peritar-si degli ingenti danni materiali e biologici di cui noi, incolpe-voli cittadini acquirenti, siamo già ampiamente aggravati”.

Accanimento giudiziario.

I pubblici ministeri Roberto Rossi e Francesca Romana Pir-relli sembravano sicuri di possedere la verità al di là di ogni ragionevole pronunciamento terzo. Il saggio avvertimento di Albert Einstein (“La ricerca della verità è più preziosa del suo possesso”) era stato da loro capovolto. Inviarono, così,

Page 97: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

97

il 17 marzo del 2008 in Cassazione il ricorso contro il dis-sequestro del cantiere della Vele al Vento in Lama Balice. I due pubblici ministeri avevano sicuramente letto con at-tenzione la motivazione di quindici pagine redatta dal giu-dice Giovanni Anglana (componente relatore del collegio del Tribunale della Libertà), ma con altrettanta sicurezza non l’avevano per niente condivisa. I due magistrati inquirenti difendevano ad oltranza la pre-sunta correttezza del lavoro dei loro consulenti tecnici. L’accanimento inquisitorio li portò a considerare il risulta-to dell’incidente probatorio frutto dell’errore di valutazio-ne dei periti del giudice dell’udienza preliminare Antonio Lovecchio. Si continuava a “giocare” con la salute delle persone a cau-sa di una mappa non riconosciuta e di pochi metri di diffe-renza nel computo della distanza tra le costruzioni e il ciglio della lama. La sicumera eccessiva degli accusatori e la solita, altrettan-to eccedente, amplificazione mediatica della stessa porta-rono l’inquisito “abusivo” Vito Vasile ad attuare una forma di protesta forte davanti al palazzo della Procura. Il verbale della Polizia Giudiziaria, redatto in seguito al suo fermo, descriveva così l’episodio: “Alle ore 9,00 odierne (18 marzo 2008), il sig. Vasile Vito, si presentava nei pressi dell’ingresso principale al di fuori del cortile di pertinenza della struttura giudiziaria di questa via Nazariantz con la finalità di distribuire un volantino dal titolo “DI SILENZIO SI NUTRE LA GIUSTIZIA – L’ACCANIMENTO DEI PM SU LAMA BALICE”…Interveniva il Maresciallo Capo XXXXX che pro-cedeva alla identificazione di Vasile Vito. Sui fatti veniva informata questa sezione di P.G., che valutando estremi di reato in relazione all’art. 342 c.p., nei fatti invitava il Va-sile presso gli Uffici della Sezione…al fine di assicurare la

Page 98: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

98

fonte di prova del reato commesso ed evitare il protrarsi dello stesso, si procedeva al sequestro di iniziativa di nr. 103 copie del volantino…”.Vasile fu accusato, per l’art. 342 c.p., di “oltraggio a un Cor-po politico, amministrativo o giudiziario”, rischiando “la pena della reclusione da uno a quattro anni”.Il volantino fu redatto con un “attacco” forte: “L’afferma-zione di San Bonaventura «di silenzio si nutre la giustizia» non è mai stata presa in considerazione dalla Procura di Bari! È scandalosa l’esposizione mediatica dei P. M. di que-sta Procura, la cui loquacità ha raggiunto limiti intollerabi-li! I processi non vengono tenuti in aula e le comunicazioni agli indagati vengono, sistematicamente, anticipate e in-viate a mezzo stampa!”.Nel prosieguo si forniva informazione sugli esposti/denun-cia contro quattro magistrati baresi e sull’audizione alla Procura di Roma.In conclusione Vasile poneva alcune domande che mai avrebbero trovato risposta: “La «senatrice» dott.ssa Pir-relli, moglie del «senatore» Carofiglio (mi viene in mente Incitatus, il famoso cavallo di Caligola), non ritiene che in questo momento storico politico, in presenza di una torna-ta elettorale che vede coinvolto il proprio marito nelle liste di Veltroni, in un’elezione certa causa «legge Porcellum», debba doverosamente tenersi alla larga dal palcoscenico mediatico? Il ricorso in Cassazione comunque è l’ultimo anello di una strategia persecutoria che travalica sicura-mente, a nostro avviso, le questioni di diritto e sconfina nella consapevolezza che qualunque azione intentata, an-che la più ingiusta e immotivata non esporrà coloro i quali ne sono protagonisti ad alcuna responsabilità di carattere disciplinare o economico. A pagare, infatti, saranno i con-tribuenti. Nella consapevolezza che dal provvedimento del

Page 99: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

99

Tribunale del Riesame si evidenzia che sul piano del diritto noi non abbiamo commesso alcuna violazione, il cantiere rimarrà aperto e i lavori proseguiranno a pieno regime”.

La Corte di Cassazione: stop per sempre ai sequestri.

Il ricorso dei Pm della Procura di Bari contro il dissequestro del complesso Vele al Vento di Lama Balice era inammissibi-le. Fu il responso della Corte di Cassazione con la sentenza emessa nel tardo pomeriggio di venerdì 6 giugno 2008.La Gazzetta del Mezzogiorno, il giorno successivo, raccontò il fatto con dovizia di particolari: “La Cassazione conferma il dissequestro della lottizzazione «Vele al Vento» in Lama Ba-lice. Non solo: i giudici della Suprema Corte hanno stabilito che non possono essere apposti mai più i sigilli al cantiere che si trova fra il quartiere San Paolo e l’aeroporto di Palese. Mai più, almeno nell’ambito di questa inchiesta della Procu-ra della Repubblica di Bari. Quindi i lavori possono prosegui-re. Il verdetto è stato emesso ieri sera, pochi minuti prima delle 19, dai magistrati romani della terza sezione penale (presidente Claudio Vitalone), che, tecnicamente, hanno di-chiarato «inammissibile» il ricorso presentato dai pubblici ministeri baresi Roberto Rossi e Francesca Romana Pirrelli contro il dissequestro, già deciso dal Tribunale del riesame di Bari l’8 marzo scorso. Il collegio di piazza Cavour ha condi-viso in pieno, quindi, la tesi degli avvocati Michele Laforgia, Raffaele Padrone e Alfredo Gaito, difensori dei costruttori altamurani Filippo e Giovanni Simone, e dell’avvocato Fran-cesco Paolo Sisto, legale della società «Vele al Vento» di Vito Vasile, proprietaria del cantiere e quindi destinataria del se-questro «cancellato», quindi, anche dalla Cassazione. Del resto, in mattinata, anche il sostituto procuratore generale

Page 100: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

100

«romano», dottor Passacantando, aveva chiesto il rigetto del ricorso della Procura di Bari…la Corte di Cassazione, quindi, consacra la valutazione dei periti nominati l’anno scorso dal giudice dell’udienza preliminare Antonio Lovecchio…”.L’incubo dei cantieri fermi era definitivamente fugato. Ades-so Vito Vasile era proiettato alla veloce riorganizzazione dei lavori. Gli appartamenti bisognava consegnarli entro pochi mesi e bisognava prevedere anche la rinuncia alle ferie.Quell’agosto, però, fu portatore di cattivi presagi che, poi, si tramutarono in sofferenza e malattia per il corpo sempre in tensione del guerriero Vasile.Quella tremenda storia giudiziaria aveva minato piano pia-no, impercettibilmente la sua salute . Da agosto a dicembre del 2008 egli subì alcuni importanti interventi chirurgici per quattro aneurismi negli ospedali di Bari, Acquaviva, Lugo di Romagna e Bologna. Dopo quel calvario arrivò un nuovo allarmante verdetto: linfoma non Hodgkin. E la trafila tra i letti di ospedale ricominciò con cicli di chemioterapia presso il Policlinico di Bari. La stazza del vecchio combattente riusciva a reagire bene contro quel male che nasceva dal sistema linfatico e si svi-luppava attraverso i linfociti. Maria, sua moglie, gli fu vicino con costanza, diventando un fondamentale sostegno prati-co e psicologico. I figli, Rosa, Elena e Antonio, coccolavano il padre e facevano a gara nel riportargli sempre ottime noti-zie sull’andamento delle aziende di famiglia. La dimensione complessiva della famiglia allargata, con i nipotini Evita, Vito, Martina, Elisabetta e Edoardo riusciva a fargli superare i mo-menti di scoramento e le fasi in cui percepiva solo il buio.Vito non perse la sua giovialità e la sua notoria attitudine alla battuta facile. Divenne un “mito” anche per i medici e gli infermieri che era costretto ad incontrare ciclicamente per la terapia.

Page 101: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

101

Ricordava con tratti di tenerezza i momenti di quella do-lorosa esperienza: «Ho incontrato sulla mia strada delle persone – professioniste della sanità in un centro d’eccel-lenza barese – che sono diventate il punto di riferimento solido e personalizzato per la mia terapia, il conforto e la fiducia che in simili situazioni sono la cura più efficace del-la medicina stessa. Si tratta di tre donne, salentine, medi-ci stimati della nostra sanità pubblica: Giorgina Specchia, Tommasina Perrone, Clara De Risi. I miei tre angeli custodi hanno organizzato una struttura che fa muovere tutti gli operatori in armonia con eccellenti risultati professionali ma, soprattutto, con grande spessore umano. Per la prima volta ho concretamente provato sulla mia pelle cosa vuol dire praticare una sanità per le persone e non per le fredde cartelle cliniche. E così queste gentili professioniste mi han-no convinto a destinare un congruo contributo finanziario all’Associazione Italiana contro le Leucemie, che vede una di loro quale coordinatrice regionale». Anche nei momenti difficili Vito non dimenticò quella vo-glia di fare qualcosa per quelli che avevano avuto meno fortuna di lui nella vita.Il “sistema Giustizia” lo aveva colpito nel fisico provocan-dogli un grave danno biologico. Molteplici pareri medici avevano attestato che la sua malattia era riconducibile a situazioni estreme di stress.

Michele Stella, l’ingegnere dalle consulenze d’oro.

L’ingegnere Michele Stella aveva puntellato negli anni l’apparato inquisitorio dei Pm Rossi e Pirrelli con perizie tecniche che, senza mai segnare neanche la più leggera

Page 102: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

102

sbavatura, diventavano la perfetta pezza d’appoggio al te-orema impostato per il caso Lama Balice.Quel professionista, iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Bari, dipendente del Cnr in qualità di dirigente di ricerca in tecnologie e materiali delle costruzioni, acquisì, dal 2005 al 2012, il monopolio delle consulenze tecniche per conto dei sostituti della Procura di Bari specializzati in abusivismo edilizio e reati ambientali che, nel contempo, lo “prestava-no” anche ai colleghi di Brindisi, Lecce, Foggia, Trani, Lucera e Vasto. Massima affidabilità e massima efficacia: i teoremi preimpostati trovavano sempre riscontro nella consulenza tecnica di Stella. Per quei magistrati inquirenti quel modello facilitava il la-voro e, trattandosi di materia ostica e pressoché recente, orientava con buoni margini di successo anche le decisioni dei giudicanti.A Stella, che agli inizi della carriera aveva tentato (rinun-ciando dopo i primi passi) la professione privata, veniva ga-rantita una tale mole di lavoro che aveva sempre destato sospetti tra i colleghi dell’Ordine. Il suo lavoro rimase sem-pre un enigma che avrebbe fatto andare in tilt un qualsiasi audit professionale rispetto alla innaturale disponibilità di tempo lavorativo: chi provò a fare i conti rilevò che la sua giornata operativa superava abbondantemente le 24 ore. Massimiliano Scagliarini e Giovanni Longo scrivevano sul-la Gazzetta del Mezzogiorno del 17 novembre 2012: “Non meno di 12 consulenze tecniche d’ufficio in tutte le più im-portanti inchieste in materia di urbanistica. Con parcelle a cinque – o a volte – anche a sei zeri. Non deve stupire, dunque, se per i compensi liquidati all’ingegner Michele Stella (un ricercatore del Cnr nel settore delle tecnologie e dei materiali da costruzione) si siano spesso innescati veri e propri bracci di ferro di fronte al presidente del Tribunale,

Page 103: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

103

cui spetta per legge esprimersi sulla congruità dei conti presentati dai consulenti. Per l’inchiesta sulla Dec, come la “Gazzetta” ha raccontato ieri, Stella ha finora presentato (ottenendone la liquidazione) due maxiparcelle da 38.000 e 101.930,82 euro per i parcheggi interrati di piazza Cesare Battisti, piazza Giulio Cesare e corso Cavour (mai realizza-to): dal 23 febbraio 2007 al 25 novembre 2008 il profes-sionista ha dichiarato di aver lavorato per la Procura 540 giorni su 610, cioè praticamente ogni giorno esclusi sabato, domenica e festivi. Il fatto è che in quello stesso periodo Stella ha svolto per conto della Procura anche tre consu-lenze d’ufficio del procedimento “Lama Balice” (riguardano Sigma Sud, Vele al Vento, Edil Squadra e Masseria Maselli), altrettante per i parcheggi, due per altri filoni del caso Dec (via Pappacena e Direzionale), e ancora quelle alla base dei fascicoli Domino, “Zona artigianale Giovinazzo” e “Iberotel Ugento”. Di questo, sono finora note solo le sette parcel-le che riguardano la lottizzazione “Vele al Vento”, per un importo complessivo di 84.769,59 euro a fronte di costi di giustizia totali per 219.763,86 euro. È dunque ragionevo-le supporre che il totale complessivo delle parcelle di Stella possa agevolmente superare il milione di euro”.In una tabella del Tribunale di Bari, riportata sullo stes-so giornale il 23 marzo 2013, Stella risultava recordman di consulenze per il 2008 (161.322 euro) e per il 2009 (238.806 euro).Ma l’operoso e mirabolante ingegnere barese non si fer-mava solo alle consulenze giudiziarie e al suo impiego di dipendente statale, riusciva a trovare spazio nelle 24 ore anche per la direzione di onerosi e ben finanziati progetti di ricerca internazionali.Stella prese la direzione del Progetto Sitrus per il turismo sostenibile a Lama Balice, che si sviluppò per dodici mesi

Page 104: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

104

a partire dal 2006, nello stesso periodo in cui l’intera area contigua era sotto sequestro giudiziario e i consulenti dei Pm (Stella, Marchetta, Borri) circolavano quotidianamente per quei luoghi svolgendo, dunque, contemporaneamente due lavori.Il Progetto fu finanziato per un totale di 955mila euro e vi fu il coinvolgimento (presumibilmente retribuito) dei suoi colleghi consulenti del procedimento giudiziario e anche dello stesso Pm Roberto Rossi. Negli stessi luoghi oggetto di indagini da parte dei Pm Rossi e Pirrelli e negli stessi gior-ni, l’ingegnere Michele Stella operò, fotografò, catalogò, analizzò sdoppiandosi in una situazione schizofrenica dove agivano in contemporanea le due sue personalità: il con-sulente del giudice inquirente e il direttore scientifico del progetto Sitrus. La retribuzione, naturalmente, fu doppia. A fronte di questi fatti a dir poco sorprendenti, Vito Vasile aveva presentato il 1 aprile 2011 un esposto al Presiden-te del Tribunale Vito Savino chiedendosi come fosse stato possibile che un consulente avesse potuto espletare, quasi contemporaneamente, incarichi di quella complessità.Nell’esposto si leggeva. “…si chiede di valutare se l’ing. Mi-chele Stella possegga, in più e meglio rispetto ad altri suoi meritevoli colleghi, particolari e peculiari conoscenze tecni-che nelle citate discipline o l’attribuzione di altrettanti spe-cifici titoli accademici, tali da giustificare gli ipertrofici inca-richi, relativi a consulenze tecniche, ricevuti in un ristretto arco temporale…Nell’espletamento del suo incarico si ave-va modo di osservare un comportamento molto più che inquisitorio e di parte e ciò ad onta del fatto che l’organo dell’accusa – e quindi a fortiori anche il suo esperto tecnico – “svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favo-re della persona sottoposta alle indagini” art. 326 c.p.p..Il sottoscritto ha avuto modo di assistere personalmente alle

Page 105: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

105

modalità con cui – arrivato sul cantiere sequestrato sempre a bordo delle autovetture del Corpo della Forestale - im-partiva ordini agli stessi ufficiali e agenti di P.G. delegati, nonché al trattamento riservato agli indagati presenti sui luoghi oggetto di sequestro. Ebbene si aveva la netta per-cezione che, anziché assumere un atteggiamento accusa-torio basato su una accertamento tecnico non preconcetto, fosse, invece, mosso da un particolare fervore giustizialista e di pregiudizio della colpevolezza degli indagati, ritenuta dallo stesso ormai conclamata…Tale attività ha consentito di rilevare, appunto, una singolare predisposizione all’affi-damento degli incarichi in altrettanti procedimenti penali all’Ing. Stella, pur in casi in cui le sue specifiche specializ-zazioni – meminisse iuvabit, dirigente di ricerca in tecnolo-gie e materiali delle costruzioni - non fossero così attinenti all’oggetto dell’indagine da espletare, ossia problematiche di diritto urbanistico, ambientale. A conferma di detta cir-costanza si citano, qui di seguito, alcune delle consulenze affidate, peraltro in un ristretto arco temporale, al citato professionista, ovviamente si tratta soltanto di quelle note al sottoscritto, mentre vi è fondato motivo di ritenere che ve ne siano altre: Procedimento “Lama Balice” (Sigma Sud, Vele al Vento, Edil Squadra, Masseria Maselli); Procedimen-to “Parcheggi” (Piazza Cesare Battisti, Piazza Giulio Cesare, Corso Cavour); Procedimenti Dec (Via Pappacena, Piazza Europa); Procedimento stralcio Domino; Procedimento zona artigianale Giovinazzo; Procedimento Iberotel Ugen-to; Progetto Sitrus. Un primo lecito interrogativo si impone: come possa avere potuto ottemperare a tutti questi incari-chi così ponderosi e particolarmente complessi, a detta del-lo stesso Ing. Stella, svolti, peraltro, dovendo anche assicu-rare il suo pregevole contributo accademico presso il Cnr?

Page 106: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

106

A tutto ciò deve aggiungersi, a volte, la contemporaneità dello svolgimento delle consulenze…”.

Francesca Romana Pirrelli, il sostituto procuratore “mo-glie di”.

Francesca Romana Pirrelli, sostituto procuratore co-tito-lare di Roberto Rossi, intravide nel procedimento Lama Balice l’occasione per rafforzare una sua importante espo-sizione mediatica utile per rimpolpare il curriculum. Ma per lei, il pervicace attivismo era anche finalizzato a soste-nere la difficile concorrenza casalinga di un marito (il noto magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio) che proprio allora raggiungeva le vette dello star system editoriale mondiale con i legal thriller alla barese dell’avvocato Guerrieri. Non solo, quella notorietà gli sarebbe servita per ottenere uno scranno senatoriale, generosamente omaggiatogli dal se-gretario del Partito Democratico, Walter Veltroni.Vito Vasile percepiva in quella donna un distacco eccessi-vamente professionale rispetto ai problemi del mondo rea-le. Si negava ad ogni richiesta di incontro da parte di coloro sui quali indagava. E anche quando acconsentì di ricevere sei donne non indagate, rappresentanti gli acquirenti degli appartamenti, riservò loro freddezza burocratica e scarsa propensione all’ascolto delle drammatiche problematiche umane e sociali.Tutto questo, con l’aggiunta del conflitto d’interessi so-pravvenuto con l’elezione a senatore del coniuge, lo por-tò a scrivere una lunga e articolata lettera/denuncia alla Suprema Corte di Cassazione, al Consiglio Superiore della Magistratura e al ministro della Giustizia.

Page 107: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

107

“La dott.ssa Francesca Romana Pirrelli esercita con gran-de diligenza la professione di magistrato inquirente presso la Procura della Repubblica di Bari. La stessa è felicemen-te coniugata con il dott. Gianrico Carofiglio, già sostitu-to procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia, valente scrittore di legal thriller all’italiana e, dall’aprile 2008, senatore della Repubblica eletto nelle liste del Parti-to Democratico nella Circoscrizione elettorale pugliese. Il sostituto procuratore Pirrelli dispone quotidianamente di informazioni riservate che contengono una grande quan-tità di dati sensibili di migliaia di cittadini che risiedono nel territorio di competenza della Procura barese. Tali dati rivengono dalle tradizionali attività d’indagine, rafforza-te negli ultimi tempi dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali di cui, notoriamente, la Magistratura fa ampio uso. Bruno Tinti, magistrato inquirente della Procura della Repubblica di Torino, rivela a “La Stampa” del 24/9/08. “Quasi nessuno sa che i cittadini possono essere intercet-tati senza controllo del giudice. Lo dice l’articolo 226 delle disposizioni di attuazione al Codice di procedura penale secondo cui servizi segreti, polizia, carabinieri e guardia di finanza possono intercettare telefonate e conversazioni ambientali (con le famose cimici e perfino in casa propria) con una semplice autorizzazione del procuratore della Re-pubblica. Questo tipo di intercettazioni è chiamato pre-ventivo perché si possono fare anche se non c’è un reato: bastano «esigenze di prevenzione». E poi si tratta comun-que di intercettazioni poco pericolose, perché non posso-no essere utilizzate nel processo penale; e se ne deve (do-vrebbe) immediatamente distruggere la registrazione e il verbale riassuntivo”.La dott.ssa Pirrelli dispone, dunque, di un immenso archivio composto da privatissime conversazioni di migliaia di cittadini

Page 108: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

108

ignari di essere spiati dal buco della serratura. Viene a conoscenza, così, degli sfoghi furiosi di quando una giornata è andata storta, delle malignità nei confronti di un collega, del racconto di un’avventura piccante, delle propensioni particolari in materie sensibili quale sesso, religione, salute. Insomma, tutto quello che a chiunque può esser capitato di dire per telefono. È ragionevole presumere che tali informazioni siano quotidianamente condivise e dibattute con il proprio coniuge per piacevoli chiacchierate intime, per lodevoli scambi di idee sulla professione, per valido supporto di riflessione che può arricchire una professione complessa come quella del magistrato. Tale comportamento è naturale conseguenza degli impegni assunti dai coniugi quando contraggono il matrimonio, che non è un semplice contratto ma un’istituzione umana presociale. Un “coniugio”, cioè la congiunzione spirituale e carnale di due individui che danno origine ad un’entità singola.In questo caso il coniuge, che è anche rappresentante di una parte politica, acquisisce informazioni che possono avere grande importanza nella comprensione e nella cono-scenza del territorio in cui esercita l’azione politica, e po-trebbero portare posizioni di vantaggio al proprio partito.Con certezza, due magistrati di spessore, quali sono i co-niugi Pirrelli e Carofiglio, hanno maturato negli anni una serietà ed un’etica professionale che li porta naturalmente alla sobrietà, alla correttezza ed a comportamenti ineccepi-bili in pubblico ed in privato. Ma questa situazione crea og-gettivamente per migliaia di cittadini della provincia di Bari – non iscritti né simpatizzanti della parte politica del dottor Carofiglio coniugato Pirrelli – un forte disagio nell’esercizio quotidiano dei propri diritti sanciti dalla Costituzione ita-liana. In particolare, i diritti che regolano il libero esercizio

Page 109: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

109

delle idee finalizzato a competere alla gestione ed alla am-ministrazione della cosa pubblica. Il Titolo IV della nostra Carta Costituzionale regola i rapporti politici e all’art. 51 recita: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’al-tro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cari-che elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uo-mini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appar-tenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro”.Le condizioni di uguaglianza evocate dalla Costituzione de-vono essere totali. Vale a dire che tutti i cittadini, uomini e donne, devono poter partecipare ai momenti elettorali con condizioni di partenza eque. Il solo sospetto, dunque, che il rappresentante di una parte politica possa detenere elementi di conoscenza particolari e riservati sui suoi com-petitori, depotenzia le regole del gioco e danneggia una o più parti dello stesso. Si può configurare, nel caso specifico, un conflitto di inte-ressi, che si verifica quando viene affidata un’alta respon-sabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi per-sonali o professionali in conflitto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in causa. Il verificarsi di un conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze.Data ancora una volta per scontata la correttezza dei coniu-gi Pirrelli e Carofiglio, dunque, il problema non è rimosso.A tal proposito, Daniel Gilbert, professore di Psicologia a Harvard, in un intervento sul New York Times del 14 aprile 2008, sostiene che “Tutti siamo prevenuti e i nostri giudizi

Page 110: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

110

sono inevitabilmente dei pregiudizi. Ci illudiamo, tutti, di poter essere “obiettivi” o quantomeno equanimi nel pren-dere una decisione a prescindere dal nostro interesse di-retto. Ci crediamo, ci crediamo assolutamente, non siamo in cattiva fede“. “Ma pensate un po’ – continua Gilbert – a cosa facciamo quando nel privato del nostro bagno saliamo sulla bilancia. Se lo strumento indica che siamo più grassi di quanto vorremmo, scendiamo e poi risalia-mo cercando di assicurarci che non abbiamo messo un piede in modo sbagliato o la bilancia stessa non sia mal collocata. Se invece scopriamo di pesare meno di quanto temevamo, ce ne andiamo tranquilli e contenti evitando accuratamente di risalire. Basta questo per influenzare la valutazione del nostro peso”. A conclusione del lungo articolo, l’accademico di Harvand scrive: “Medici, giudi-ci, consulenti e vicepresidenti si sforzano di arrivare alla verità più di quanto noi non ci rendiamo conto, ma an-che mancano l’obiettivo più di quanto non si rendano essi stessi conto. Poiché il cervello non può osservare se stesso che imbroglia se stesso, l’unico modo affidabile per evita-re un pregiudizio è evitare le situazioni che lo producono”.A mia conoscenza, le norme in tema d’incompatibilità dei magistrati non contemplano casi come quello della dott.ssa Francesca Romana Pirrelli, ma il buonsenso, la sensibilità sociale e la volontà di tutelare il prestigio e la credibilità della Magistratura, dovrebbero orientare il Consiglio Superiore della Magistratura verso un approfondimento particolare del “caso Pirrelli” che coinvolge migliaia di cittadini in forte disagio. A Milano un giudice è stato trasferito per “incompatibilità ambientale” solo perché con le sue dichiarazioni alla stampa aveva “creato ‘allarme’ nell’opinione pubblica e ‘disagio’ negli ambienti giudiziari”.

Page 111: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

111

Il rinvio a giudizio.

La vita di Vasile procedeva fra alti e bassi. Il “male” lo aveva costretto a una mobilità più ridotta e sempre più prediligeva il buen retiro di Villa Pipino dove, avvolto nella coltre protet-tiva della famiglia, passava sempre più tempo diradando le presenze al “fronte” del cantiere. Ma la curiosità e la voglia di informarsi e di leggere non lo aveva abbandonato.«Io tutto sommato mi ritengo fortunato – soleva ripetere agli amici in visita – il Signore a me almeno ha mandato il preav-viso, così posso trovare il tempo di chiudere molte vicende prima di lasciare questo mondo. Per questo combatterò con ogni spicciolo di energia che mi resta per vedere la fine di questa assurda vicenda. La mia voglia di verità e di giustizia resta forte, nonostante la malattia che mi ha aggredito».Nell’aprile 2011 rimase colpito dalla lucidità delle analisi e delle idee racchiuse nel saggio di Vito Marino Caferra, pre-sidente della Corte d’Appello di Bari.Dopo quella lettura scrisse alcune annotazioni che trovaro-no la pubblicazione su Barisera.“La coinvolgente lettura delle oltre trecento pagine de “La Giustizia e i suoi nemici”, l’ultimo saggio di Vito Marino Ca-ferra, presidente della Corte d’Appello di Bari, mi ha fatto rivivere il film della mia allucinante esperienza con la Giu-stizia negli ultimi quattro anni. Per la cronaca, io sono – in-sieme ad altre 400 famiglie baresi – l’oggetto senza colpa ostaggio del gruppo di magistrati inquirenti protagonisti del noto caso “Lama Balice” di Bari. Sono stato – in parte lo sono ancora – la vittima di “una diffusa visione giustizialista che tende ad esasperare il conflitto nel processo (e intorno al processo) con l’obiettivo di risolvere per via giudiziaria pro-blemi di natura politica”, come scrive Caferra. “Le condotte di singoli magistrati che si manifestano sulla scena pubblica

Page 112: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

112

con le finalità proprie dell’attività politica, ricercando il con-senso sociale ed interagendo con i media” (Caferra continua ad aiutarmi con il suo testo) hanno distrutto lentamente e subdolamente per oltre quattro anni la mia “normale” quo-tidianità. Oggi, quando quasi tutto sembra alle spalle, il mio corpo rimane segnato duramente, nella sua fisicità e nella sua interiorità, da questo inaudito “espansionismo giudizia-rio”. Il successivo sviluppo delle vicende giudiziarie che mi ri-guardano ha acclarato quanto “la via dei media costituisce per un Pm il percorso naturale per acquisire visibilità e con-senso”. Per il mio pool di riferimento: uno dei protagonisti occupa oggi l’importante scranno del Csm, un’altra stringe al braccio un consorte senatore (anch’egli pm), un altro ancora esercita politica attiva nell’ambito della Regione Puglia.Io (imprenditore colpevole solo di aver creduto in un pro-getto “normale”) e altre 400 famiglie baresi (responsabili solo di aver creduto nei duri sacrifici per acquistare la casa dove abitare), invece, restiamo a contabilizzare con ama-rezza gli ingenti danni – materiali, morali e biologici – cau-sati da una “Giustizia” ignara degli elementari principi del diritto positivo, che sanciscono l’illiceità di qualsiasi azione a danno di chi non ha commesso alcun reato.Non posso non convenire con l’esimio “magistrato” Cafer-ra quando scrive che oggi la Magistratura “fa registrare la tendenza a svolgere ruoli impropri mediante il processo-in-chiesta: oggetto della responsabilità non sono più i singoli reati e le responsabilità individuali, ma i grandi fenomeni sociali”. Questa amara verità, tuttavia, sortisce il doloroso effetto di incidere in profondità nella pelle di tantissimi cit-tadini italiani, perché l’ingiustizia si può anche sopportare, ma essere colpiti dalla Giustizia brucia”.Il 13 luglio del 2011 arrivò la richiesta di rinvio a giudizio a conclusione delle cinque indagini riguardanti il Priu “San

Page 113: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

113

Paolo-Lama Balice”. Il Pm inquirente Francesca Romana Pirrelli, rimasta titolare unica dopo l’elezione di Rossi al Csm, unificò tutto in un solo fascicolo e chiese il rinvio a giudizio per undici indagati, cinque imprenditori e sei fun-zionari del Comune di Bari. La tecnica dello spacchettamento utilizzata per i cosiddetti “sequestri a rate” fu capovolta e nell’unico fascicolo rien-trarono i complessi “Sigma Sud”, ancora sotto sequestro a quell’epoca, degli imprenditori Pasquale e Francesco Rafa-schieri, e “Vele al Vento” dei costruttori Giovanni e Filippo Simone e dell’imprenditore alberghiero Vito Vasile. Nel fascicolo confluì un altro filone di indagine riguardan-te l’inchiesta sul “cronoprogramma”, aggiunta alla fine del procedimento, quando, dopo l’incidente probatorio di Vele al Vento e ulteriori sviluppi, i Pm cominciarono a prendere consapevolezza di qualche scricchiolio nell’impianto accu-satorio originario. Le nuove accuse riguardavano il presun-to mancato rispetto della tempistica prevista dal Piano per la realizzazione delle opere (impianti sportivi, scuole, centri polifunzionali) che i privati avrebbero consegnato al Comu-ne di Bari. Per queste accuse fu chiesto il rinvio a giudizio anche per i sei funzionari comunali, Sigismondo Cellamare, Antonio Colaianni, Annamaria Curcuruto, Vito Nitti, Fran-cesca Mallardi e Vincenza Palmiotto. L’udienza preliminare fu fissata per il successivo 30 settembre.

La rinascita. Ecco il folgorante Parco dei Principi Hotel Congress & Spa.

Il pranzo della famiglia-tribù di Vito, quel giorno di fine agosto del 2011, si consumava come al solito nel patio ombreggiato di Villa Pipino. C’era una bella atmosfera, i

Page 114: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

114

cinque nipotini, Vito e Evita, Martina, Elisabetta e Edoardo, scorrazzavano tra il prato e la piscina, incuranti delle urla di nonna Maria che li chiamava a tavola per il pranzo. L’attenzione di tutti era catturata dalla nuova arrivata Mariarosa che, pacificamente adagiata all’ombra nel suo passeggino, ciucciava il biberon.La tavolata di quel giorno contava quindici coperti, bambini compresi. Vito sedeva a capotavola. Accadeva solo in vacan-za, perché il resto dell’anno, per piacere/deformazione pro-fessionale, il suo posto era sempre al tavolo single numero uno del ristorante del Vittoria, così da dominare (quindi os-servare, quindi controllare) sempre l’intera sala.Il suo umore era, come sempre da qualche tempo, quasi di-sforico, con alti e bassi e lunghi periodi di distacco che solo la vitalità dei bambini riusciva a squarciare di tanto in tanto.A tavola si parlava del nuovo albergo. Fu Antonio che lan-ciò, quasi all’improvviso, un segnale di allerta al padre.«Babbo, preparati. Per la fine di settembre ti possiamo consegnare le chiavi del Parco dei Principi Hotel Congress & Spa. Il “bestione” è tutto pronto e arredato. È venuto una meraviglia. Solo il centro benessere avrà bisogno di qualche altro mese. Adesso, però, tocca a te farlo marciare. Forza, lascia la tua poltrona! Mo’ facci sognare».Quelle parole furono per Vito come una scossa elettrica che lo destò dal torpore e dall’abulia. Gli occhi si illumina-rono e l’emozione gli frenò in gola il fiume di parole che il suo cervello aveva programmato. Il cambiamento repen-tino fu percepito da tutti. Il vecchio leone era rinato, più caparbio e determinato che mai.Nei giorni successivi, ferie o non ferie, Vito predispose per-sonalmente gli ultimi dettagli. Aveva comunicato a tutti che era fermamente intenzionato ad aprire il nuovo albergo entro la fine dell’anno.

Page 115: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

115

Formò la squadra delle governanti, lo staff della reception, la squadra commerciale, gli chef e la ciurma di cucina, il team di sala, i manutentori. Un’impresa che avrebbe dovu-to far girare un “mostro” a quattro stelle con la governan-ce, ogni santo giorno, di almeno tre/ quattrocento persone da far dormire, mangiare e divertire e di un altro migliaio che avrebbero occupato per otto ore al giorno le sale e i saloni del centro congressi.Questa fervida e faticosa attività gli fece quasi dimenticare i fastidi e gli impedimenti causati dalla malattia. Scoprì con stupore e piacere che riusciva ancora a muoversi con una certa rapidità oltre che con efficienza e la tenuta comples-siva gli imponeva solo la semplice pennichella pomeridiana di qualche ora.Nel vortice dei mille impegni, Vito immaginò un segno tangibile di amore e di gratitudine per la moglie Maria, la donna che lo aveva sempre seguito con pazienza e affetto senza apparire, che lui definiva il suo “guard rail”. «Con una donna come Maria – chiosava spesso – non pos-so che essere con convinzione monogamo. Solo lei è stata capace di incanalare bene le mie virate e smussare le mie asperità. Lei è, insomma, il mio guard rail che mi ha evitato molte volte di sbattere».Per Maria, commissionò all’artigiano/scultore di Palo del Colle Potenzieri Pace una grande scultura in pietra locale che la raffigura attorniata dai tre figlioli. Per lei, istoriati nella pietra, anche quattro versi di grande intensità: “A Ma-ria che sopporta con dolcezza/Alla donna che prevale con levità celestiale/Alla madre che sussurra pillole di saggez-za/Alla compagna che concede amore senza condizioni”.L’opera fu collocata davanti all’ingresso del Parco dei Principi.

Page 116: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

116

Quando si pose il problema della intitolazione delle sale e dei saloni del centro congressi, Vito pensò con soddisfazio-ne di attingere dal suo pantheon personale, composto da personaggi irregolari e controcorrente.Così – caso unico, probabilmente, per i centri congresso d’Italia – le sale e i saloni furono dedicati a Leonardo Scia-scia, Indro Montanelli, Giuseppe Prezzolini, Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Luigi Pirandello, Giovanni Gentile, Trilussa, i baresi Pietro Leonida Laforgia e Silvio Bettocchi, Marcello Veneziani e Vittorio Sgarbi.Gli ultimi due, scrittori e intellettuali suoi amici personali, furono volutamente associati nella doppia intitolazione del salone delle feste. A fronte del reciproco risentimento (i due notoriamente non si volevano bene) emerso in una cu-riosa querelle riportata dalla stampa nazionale, Vito scrisse loro una lettera di amore e di provocazione. “Carissimi Marcello Veneziani e Vittorio Sgarbi, la colpa è mia e soltanto mia. Ho celebrato il vostro «matrimonio» con lucida deliberazione, con un pizzico di visionaria follia, con la perfida convinzione che solo così avrei potuto co-stringervi alla «consumazione», quantunque nelle forme più estreme e ficcanti che sono proprie a due potenti indi-vidualità condannate per sempre alla «singolar tenzone».Con la semplice apposizione di una targa sobria, quasi si-billina, ho trasformato un grande salone nel vostro talamo virtuale. Ho immaginato, così, che tutte le opinioni, le idee, le proposte, che, negli anni, occuperanno quello spazio do-vranno idealmente passare al vaglio di due colossi della libertà e della genialità, della ragione e della follia, della moderazione e della rivoluzione. Abusando dei vostri nomi – in virtù dello spessore dell’amore e dell’amicizia che mi legano ad entrambi – ho esorcizzato

Page 117: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

117

quei saloni dalle malefiche presenze di politici dozzinali, di burocrati supponenti, di caste devastanti.È impossibile negare che il fascino e la profondità dell’antica filosofia cinese hanno portato soccorso alla mia volontà per-versa. Il concetto di Yin e Yang, del giorno che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno, è l’emblema del-la dualità fondamentale esistente in ogni parte del cosmo. Yin e Yang non hanno alcun significato morale Buono/Cat-tivo. Proprio come Vittorio (Yin) e Marcello (Yang), espri-mono l’ambiguità umana: una sempre crescente ricerca della perfezione, ma anche il bisogno di una vita imprecisa, sempre legata alla voglia di imperfezione interiore.Confesso che l’intitolazione dei saloni del mio nuo-vo albergo è stata l’azione più esaltante di tutta l’opera. Dopo il sangue, il sudore e le lacrime versate per combat-tere (e vincere) burocrazie ed altri poteri di questo nostro scassato Paese, il mio complesso alberghiero si erge mae-stoso, quasi ad ammonire che «osare si può e si deve».Marcello & Vittorio continuate a congiungervi nell’alcova partorita dalla mia immaginazione. Fatelo senza perdere il vigore e la causticità dei vostri contrasti. Egoisticamente vi confesso che la strenua lotta dell’uno contro lo Sgarbistan e le rivoluzioni dell’altro per la bellezza nella politica, mi danno enorme piacere.P.S. Se proprio non potete sostenere questa convivenza, ho pronte per voi le due suite «presidenziali». Unico problema: una è situata al nono piano, l’altra al decimo. A chi dei due tocca il Paradiso?”Il Parco dei Principi Hotel Congress & Spa aprì i battenti l’8 dicembre del 2011. La sua bellezza architettonica, la sua maestosità e il suo com-fort unico e, soprattutto, il magico know how dell’accoglienza

Page 118: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

118

firmato Vasile, lo avrebbero portato a divenire in poco tem-po il quattro stelle cult del Sud Italia.Il direttore Vasile pretese nel suo ufficio una targa: “Que-sta opera non ha ricevuto contributi pubblici. Essa è stata realizzata grazie allo spirito di intrapresa e di abnegazione delle Famiglie Simone e Vasile”.

Il giudizio abbreviato e il giudice ritrovato.

I nuovi, importanti impegni portarono Vito a un maggiore distacco dall’annosa vicenda giudiziaria. Ma la volontà di arrivare alla verità non l’aveva mai abbandonato. Per que-sto propose ai soci e agli avvocati di chiedere il giudizio ab-breviato per guadagnare tempo. Il procedimento giudiziario fu trattato dal coordinatore dei Gip Antonio Diella, sostituto del giudice Antonio Lovecchio, che aveva presieduto le udienze dell’incidente probatorio ed era stato colpito da una grave e irreversibile menoma-zione per cause forse ascrivibili anche alla violenza di quei drammatici momenti. Sin dalla prima udienza Diella riuscì a portare in aula un cli-ma di serenità che produsse grande giovamento al confron-to tra l’accusa e la difesa. Quell’uomo riusciva con la sua umanità a restituire il valore originario alla categoria “Giu-stizia” che, specialmente in Italia, non aveva goduto di gran-de credito. La sua attenzione all’ascolto, il suo rispetto alla persona, i suoi modi semplici e immediati, trovarono il con-senso persino di Vito Vasile che, come era noto, non aveva mostrato grande fiducia nell’italico “sistema Giustizia”.Il diacono impegnato nel volontariato, già presidente nazio-nale dell’Unitalsi, cittadino onorario di Lourdes, era diventa-to per l’imputato “abusivo” Vasile il suo “giudice a Berlino”.

Page 119: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

119

Nell’udienza preliminare gli avvocati della difesa Michele Laforgia, Alessandro Dellorusso, Raffaele Padrone e Gio-acchino Ghiro avevano richiesto il rito abbreviato, che fu accordato.Nel processo, agli imputati veniva contestato di avere: “edi-ficato in contrasto “con la normativa relativa alle distan-ze degli edifici di nuova costruzione dalle strade – D.M. 1.4.1968 n. 1404”; realizzato opere in violazione di vincoli ambientali e paesaggistici; operato “una trasformazione urbanistica con autorizzazione lottizzatoria inefficace ed illegittima”; alterato bellezze naturali; commesso “frode nell’esecuzione della Convenzione Generale stipulata in data 27.8.1999 tra la Sigma Sud ed il Comune di Bari” in quanto, mediante “condotte commissive e omissive”, non rispettavano “fraudolentemente” gli impegni assunti in detta convenzione, “rendendosi così inadempienti al con-tratto” e, conseguentemente, “consegnando un’opera di-versa per quantità e qualità da quella concordata”.Gli avvocati di Vasile produssero in aula una grande mole di documenti e cartografia per smontare le tesi accusatorie e richiesero per gli imputati l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Vasile, per parte sua, volle rappresentare con una lettera dalla prosa intensa al presidente Diella i suoi auspici e, in-nanzi tutto, la necessità che il giudizio fosse stato risolto nel più breve tempo possibile. “Eccellente Signor Presidente,oggi sono impossibilitato ad essere presente all’udienza del processo che mi vede coinvolto. Non posso essere in aula perché ricoverato presso il reparto di Ematologia del Po-liclinico di Bari per la mia ciclica seduta di chemioterapia, uno dei segni tristi che mi trascinerò fino alla fine dei miei

Page 120: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

120

giorni quale strascico doloroso di questa incredibile vicen-da giudiziaria che sto vivendo/subendo da quasi sette anni.La prego Signor Presidente, proceda con ponderata spedi-tezza per poter appagare prima dello scoccare dei fatidici sette anni (5 novembre 2012) la mia incontenibile sete di conoscenza e di verità sulle questioni aperte di questa vi-cenda denominata “Lama Balice”.La mia assenza non sia ostacolo al proseguimento del pro-cedimento. Affido a questo mio scritto alcune considerazio-ni che avrei voluto testimoniare di persona. Per me è vitale mettere la parola fine a questo calvario e, soprattutto, co-noscere veramente se le gravi nefandezze di cui sono accu-sato hanno una base reale oppure sono solamente ascri-vibili a teoremi ostili costruiti sulla base del pregiudizio e dell’ideologia.In questo procedimento sono un intruso che è diventato “imputato inconsapevole”, per parafrasare un suo collega in aspettativa che ha sfondato nel mondo dell’editoria. Io sono una persona che ha intrapreso con fatica e caparbietà nel corso della sua vita, che ha investito risorse ed energie in un’impresa affascinante e onerosa, con la consapevolez-za di operare nel solco della legalità e dell’etica personale e che si è ritrovato tra capo e collo un elenco di accuse da far tremare.Mi creda, Signor Presidente, quando i due rappresentati originari della pubblica accusa hanno steso le prime ordi-nanze, con relativo provvedimento di sequestro, per gravi reati ambientali ed urbanistici ai danni della società Vele al Vento, nella mia testa sono serpeggiati innumerevoli dub-bi: i tecnici mi hanno ingannato? I miei soci hanno operato nell’illegalità a mia insaputa? Chi ci ha ceduto una parte del Priu “Lama Balice” era in malafede?

Page 121: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

121

Al continuo martellamento interiore si aggiungeva un con-testo esterno ostile e negativo, organizzato ad arte con dichiarazioni da fonti giudiziarie ufficiali e non amplificate da un sistema mediatico che andava alla ricerca del nuovo eclatante caso di abusivismo spinto. Questa dura situazio-ne mi portò a pressare i miei soci ed i miei avvocati al fine di trovare la via giudiziaria più veloce per chiarire fatti e circo-stanze. Allora con la richiesta di un incidente probatorio mi sono “intrufolato” ufficialmente nella vicenda, prendendo la responsabilità legale della società.La procedura che avrebbe messo qualche barlume di chia-rezza in tempi più brevi, aprì una sequela di schermaglie giocate sul filo della lama che separa la legalità dalla il-legalità. Le posizioni ideologiche della pubblica accusa so-stenute da labili impalcature di consulenti troppo disinvolti furono smontate nel corso dell’incidente probatorio.Finalmente si allontanava lo spettro della colpevolezza, seppur non diretta. Nonostante una ingente mole di inter-cettazioni telefoniche trasversali, una campagna fortemen-te denigratoria e un accanimento senza eguali, la mia rab-bia cominciava a trovare momenti di tranquillità.E se le conclusione del dott. Avarello, il consulente del Gup, avevano fissato parecchi punti di chiarezza in direzione dell’inconsistenza delle accuse, la Procura di Bari non inte-se procedere di conseguenza. La battaglia adesso diventava sempre più intensa e viscera-le. Sgombrato il campo da responsabilità pesanti e/o errori penalmente rilevanti, adesso toccava smontare pezzo per pezzo quell’ingranaggio malefico che vorrei definire “Si-stema Giustizia”. Esso a volte sembra come un’idra senza testa ma con mille tentacoli che avvinghiamo contempora-neamente, senza una logica. O meglio, con la logica del più

Page 122: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

122

forte, in questo caso di colui che può farsi scudo di poteri speciali rispetto ai normali cittadini.La logica degli eventi, per come si è sviluppata, avrebbe fat-to presagire un’archiviazione del caso. Ciò non è avvenuto. In più si è configurato così l’imputato inconsapevole, vale a dire colui che è stato rinviato a giudizio seppur impossibili-tato a commettere i presunti reati contestati, in quanto non ricopriva incarichi di responsabilità. Ma anche che si è vo-lontariamente intestato la paternità della società proprio per arrivare ad un pronunciamento favorevole, che di fatto c’è stato con il risultato dell’incidente probatorio.L’imputato inconsapevole Vito Vasile, così, ha dovuto af-frontare anche la battaglia delle intercettazioni ambienta-li e telefoniche che, forse perché scomode e scottanti per qualcuno, dapprima gli sono state negate e successiva-mente concesse. Ma a che prezzo. A leggere gli eventi con il dovuto distacco, posso ben af-fermare che oltre che imputato inconsapevole sono stato vittima di una Procura dilaniata da lotte interne tra magi-strati che hanno portato danni materiali e sofferenza alle persone. Recenti inchieste giornalistiche ci consegnano uno spaccato fatto di un perverso sistema di “cricche” che ha di fatto commissariato negli ultimi vent’anni buona parte della politica urbanistica ed economica dell’intera Puglia e del suo capoluogo. La vicenda “Lama Balice”, che ora posso raccontare con pa-catezza, non è riuscita a minare le mie aziende ma le ha ap-pesantite con ulteriori costi che con caparbietà e spirito di sacrificio stiamo cercando di onorare. Essa però ha lasciato dei segni profondi sulla mia pelle e nel mio corpo e tanta amarezza nella mia vita. Per questo motivo non posso essere in aula oggi, Signor Presidente, e per questo motivo Le rinnovo una pressante

Page 123: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

123

richiesta: ho bisogno di conoscere il finale di questa storia nella sua forma più compiuta”.L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Domenico Minardi, subentrato ai due titolari originari del procedi-mento Rossi e Pirrelli, fece richiesta di condanne per un anno e quattro mesi a Vito Vasile, per due anni e sei mesi a Filippo e Giovanni Simone.

La sentenza.

Dopo sette anni e mezzo fu emessa una sentenza. Era il 5 aprile del 2013, un venerdì come il giorno famigerato del sequestro preventivo nel 2006.In dirittura d’arrivo, il dispositivo finale del procedimento Lama Balice subì un ulteriore ritardo di tre mesi. Era atteso, infatti, per la fine di dicembre del 2012, ma la complessi-tà della causa, l’immensa mole di documenti da vagliare e anche un banale incidente domestico del giudice Diella, provocarono lo slittamento all’anno successivo.Vito Vasile quel giorno decise di presentarsi in tribunale. Aveva sempre delegato a qualcuno, nelle passate udienze, il resoconto in tempo reale degli accadimenti.L’udienza era stata fissata per le 12 e 30, ma l’aula, quella più grande del piano dedicato ai Gip, era già occupata per un precedente processo e si liberò intorno all’una.L’affollata platea dei protagonisti e dei comprimari del fa-scicolo Lama Balice attendeva con apprensione il verdetto. Vito era con loro, più elettrico che mai.Il presidente Diella fece “chiamare” la causa e, in poco più di mezz’ora, sbrigò le ultime questioni preliminari. Prese, quindi, un’altra mezz’ora di tempo per la sua ultima camera di consiglio.

Page 124: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

124

Erano le 14 e 10 quando, ripresa l’udienza, si udì la voce del Presidente Diella scandire: «In nome del popolo italia-no dichiaro assolti gli imputati Vasile Vito, Simone Filippo e Simone Giovanni perché il fatto non sussiste!». La stessa formula fu pronunciata per tutti gli altri imputati.Vito non riuscì a nascondere l’emozione e si avvicinò al Pre-sidente per ringraziarlo e condividere con lui un affettuo-so ricordo per uno dei protagonisti di quella vicenda – il giudice Lovecchio – che era stato più sfortunato degli altri perché condannato da una grave invalidità permanente.L’ex imputato “abusivo” affidò a Facebook una sua rifles-sione a caldo: “È accaduto alle ore 14.10. Un giudice a Bari ha messo la parola fine ad un incubo che mi ha per-seguito e martoriato per 7 anni e mezzo. Mi sono emo-zionato alle lacrime nell’ascoltare la voce del dott. Diella pronunciare la dolcissima formula: “Assolto perché il fatto non sussiste”. La sporca storia di Lama Balice è chiusa de-finitivamente. Da quell’ora è iniziata per me una nuova vita, spero ricca ancora di soddisfazioni positive. Il mio primo pensiero è andato alla mia famiglia, ai miei figli e a tutti quelli che hanno condiviso e subito insieme a me la violenza della menzogna e l’accanimento di certa ide-ologia. Un abbraccio particolare va a tutti gli acquirenti degli appartamenti di Parco dei Principi. Agli uomini e alle donne che non mi hanno lasciato solo e con i quali ho con-diviso giornate e nottate al freddo”.Nel pomeriggio si concesse con piacere al redattore del-la Gazzetta del Mezzogiorno Massimiliano Scagliarini per qualche domanda.L’intervista fu pubblicata il giorno successivo con il titolo: “Dai Pm 8 milioni di danni. Mi hanno fatto ammalare”.«Sono un uomo che ha avuto tutto dalla vita. Nei miei confronti sono stati fatti molti errori, ma il principale è

Page 125: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

125

che mi hanno considerato una lepre mentre io sono il cac-ciatore».Intende andare fino in fondo Vito Vasile, l’imprenditore al-berghiero di “Vele al Vento”, uno che lotta con i denti.Vasile è in lotta anche contro una grave malattia.Sulla sua scrivania ci sono le bozze di un libro (“Si chiame-rà “L’Intruso”, sottotitolo “Imputato inconsapevole”), nel cassetto le richieste di risarcimento danni rivolte al consu-lente tecnico della Procura: «Ciò che mi conforta - dice - è che la sentenza sia arrivata prima della mia fine. Non sono dovuto andare a Berlino per poter avere i miei giudici. Ce n’erano due, a Bari, che mi hanno dato ragione, così come ha fatto pure la Cassazione. Se la Procura farà appello noi non accetteremo la prescrizione ormai imminente. Aveva-mo scelto il rito abbreviato proprio perché non volevamo perdere tempo, perché volevamo rapidamente la verità».Si sente un perseguitato, signor Vasile?«I Pm mi ricordavano Torquemada e Vyshinsky, ma devo ringraziarli perché mi hanno tenuto in vita. Mentre sull’in-gegner Michele Stella sono ancora in dubbio: potrebbe avere ingannato i pm oppure potrebbe aver scritto una pe-rizia che supportava le loro opinioni».Quali sono gli errori che lei addebita alla Procura della Repubblica?«Ce ne sono tanti ma, in particolare, vorrei ricordare i se-questri a rate e le intercettazioni triangolari. Le intercetta-zioni sono costate 46mila euro e non è venuto fuori nulla, tranne che la Procura ha intercettato i consulenti del giu-dice per le indagini preliminari, Avarello e Millesimi, ed in questo modo ascoltava il giudice Antonio Lovecchio che do-veva decidere. I sequestri, che andavano fatti tutti insieme, sono stati effettuati uno alla volta, uno ogni sei mesi, così alla fine abbiamo perso 5 anni».

Page 126: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013

126

Quanto vi è costato?«Abbiamo avuto danni per oltre 8 milioni di euro, perché durante il sequestro sono state approvate le nuove norme antisismiche ed è stato necessario rifare tutti i progetti: una spesa imprevista che ha lesionato la nostra situazione economica. Avvocati e perizie difensive ci costeranno anco-ra molte centinaia di migliaia di euro, soldi che peraltro in questo momento non ho. Ma non è tanto una questione di soldi, o il fatto di essere stati fermi 3 anni, ma il danno mag-giore è la mia situazione fisica ormai menomata perché è provato, ho i documenti medici, che i miei mali sono dipesi da questa storia».

Page 127: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013
Page 128: Gianni Laterza, Intruso-La vera storia di Vito Vasile imputato "abusivo" - Wip Edizioni Bari, 2013