GESU' CRISTO 1 - donboscoparrocchia.pcn.net · Su Gesù abbiamo varie testimonianze non cristiane....
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GESU’ CRISTO
LA SCRITTURA E’ CRISTO
Dio si è rivelato all’uomo per amore e ha dato una risposta definitiva e
sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita.
Egli ha rivelato gradualmente all’uomo il suo mistero attraverso eventi e parole al popolo
d’Israele e si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la
sua alleanza per sempre. Gesù Cristo è la parola definitiva del Padre, cosi che, dopo di lui,
non ci sarà un’altra Rivelazione. ( CCC 68-73 )
Noi conosciamo la rivelazione perché ci è stata trasmessa dalla tradizione della
Chiesa e la troviamo nella Sacra Scrittura, che è ispirata e contiene la Parola di Dio. Tutta la
divina Scrittura è come un solo libro e quest’unico libro è Gesù Cristo; infatti tutta la Scrittura
parla di Cristo e in Lui trova compimento.
Gesù di Nazaret è al centro della rivelazione, irradia in ogni direzione la forza
della verità e dell’amore, è il grande segno di Dio, il rivelatore e nello stesso tempo il
motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma
l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua
morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti,
è il Messia promesso, il Salvatore di ogni uomo, il Figlio di Dio («Il Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal
Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). ” Il mistero infinito ci ha rivolto la parola e
addirittura ci è venuto incontro personalmente con il nome e con il volto di Gesù di Nazaret e
ci ha chiamati a vivere insieme a Lui per l’eternità.
Gesù è la via maestra per arrivare a Dio. “ Io sono la via, la verità, la vita.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me “ (Gv 14, 6 ). Con Cristo dobbiamo dunque
entrare in contato, conoscerlo e accettarlo per giungere a Dio.
FONTI DELLA VITA DI GESU
Di Gesù di Nazaret trattano molti scritti dei primi tempi della Chiesa. Alcuni sono
di un periodo molto vicino ai tempi in cui è vissuto Gesù; altri di un periodo un po’ più lontano.
Alcuni Scrittori sono cristiani, altri eretici, altri non cristiani. Un certo numero di Scritti è
stato accolto dalla Chiesa delle origini, e inserito tra i suoi libri canonici.
TESTIMONIANZE NON CRISTIANE
Su Gesù abbiamo varie testimonianze non cristiane. Plinio il Giovane (62-114 )
dice che i cristiani “solevano riunirsi in un giorno determinato della settimana…a cantare inni
a Cristo come a un Dio “. Traiano nel 112 dice che i cristiani non devono essere cercati, ma se
denunziati non con lettera anonima devono essere puniti, se non accettano di sacrificare agli dei.
Cornelio Tacito (55-120 ) scrive che Nerone punì con raffinati supplizi coloro che la gente
chiamava cristiani, nome che ha origine da Cristo, condannato a morte sotto il regno di Tiberio
dal procuratore Ponzio Pilato. Svetonio Tranquillo ( 75-150 ) dice che ai tempi di Claudio
furono espulsi da Roma i Giudei i quali “ istigati da un certo Cristo provocavano spesso
tumulti” . Giuseppe Flavio tratta con chiarezza sia della condanna a morte di Gesù, sotto
Ponzio Pilato, sia dei cristiani, sia del martirio di Giacomo “fratello di Gesù, detto il Cristo”. Il
Talmud (IV-V secolo), che scrive polemicamente sui cristiani indica come data della morte di
Gesù il 14 di Nissan, che è la stessa data segnalata da Giovanni. Un manoscritto siriano del VII
secolo contiene una lettera in cui un certo Mara Bar Serapion del 73 d. C. asserisce che i
Giudei avevano giustiziato il loro re sapiente e che perciò Israele fu punito. Vari polemisti
pagani tentano di presentare Gesù in forma negativa, ma ne attestano l’esistenza
SCRITTORI CRISTIANI
Molti scrittori cristiani dei primi secoli forniscono testimonianze su Gesù e sui
vangeli. La Didaché (90 circa ) e la Lettera di Clemente Romano ( 96 circa ) citano già i
quattro Vangeli come libri sacri. Papia (120 ) riferisce che Matteo, Marco e Giovanni scrissero
un Vangelo. Le Lettere di Ignazio , le lettere di Policarpo, discepolo di Giovanni (107 ), la
Lettera di Barnaba (98-101? ), l’Omelia dello Pseudo Clemente, il Pastore di Erma, la
Lettera a Diogneto (tutte del 150 circa ) trattano di Gesù Cristo. Ireneo, discepolo di
Policarpo (130 ) parla espressamente dei quattro Vangeli.
APOCRIFI
Oltre i libri accettati nel canone del Nuovo Testamento ce ne sono pervenuti
molto altri che hanno una certa affinità con quelli della Scrittura o sono stati tramandati sotto
il nome di un autore ispirato. Sono scritti giudaici o del primo periodo cristiano, composti
per illustrare dati biblici, per edificare il lettore o per diffondere una falsa dottrina. Non
sono stati accolti nel canone dei libri biblici. I cattolici li chiamano “apocrifi (apokryphos =
nascosto). I protestanti che denominano i libri deuterocanonici “apocrifi”, chiamano gli
apocrifi “preudoepigrafici”. I cristiani diedero al termine il senso di “falsificato” o “falso” e
lo attribuirono ai libri non canonici .
Questi scritti parlano di Gesù, anche se con inesattezze dottrinali e storiche.
Come fonti storiche hanno scarso o nessun valore; tuttavia sono molto utili per ricostruire le
credenze popolari del giudaismo e per rintracciare certe oscure correnti eretiche della chiesa
primitiva.
LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO
Nel Nuovo Testamento sono inclusi, oltre i quattro Vangeli, anche altri 23
libri, scritti tra gli anni 50 e i 100. Si interessano in particolare del presente della Chiesa,
fondata da Gesù. Un gruppo di tredici libri è attribuito all’Apostolo Paolo. Si tratta di 13 lettere:
due dirette ai Tessalonicesi, due ai Corinzi, due a Timoteo una ad ognuna delle seguente
Chiese o persone: Efeso, Colossi, Roma, Galazia, Filemone, Tito, Efesini. Le lettere obbediscono
a necessità derivanti dalla situazione in cui, di volta in volta, si trovavano le comunità
destinatarie e che l’apostolo voleva o era chiamato a fronteggiare. Risaltano in esse la figura di
Cristo con la profondità del suo messaggio, la personalità del mittente, la fisionomia dei
destinatari. Paolo comincia a scrivere le lettere al massimo 20 anni dopo la morte di Cristo,
quando il cristianesimo è ben consolidato nei suoi tratti essenziali.
A questo filone della storia compositiva dei primi documenti riguardanti la vita
della chiesa primitiva, appartengono anche tutti gli altri scritti del Nuovo Testamento. Ne
fanno parte altre otto lettere: tre di Giovanni, due di Pietro, una agli Ebrei, una di
Giacomo, una di Giuda. Fanno anche parte del Nuovo Testamento gli Atti degli Apostoli e
l’Apocalisse. Gli Atti degli Apostoli ci danno informazioni sulla prima chiesa di Gerusalemme,
parzialmente di quella di Antiochia di Siria e dei viaggi di S. Paolo. L’Apocalisse offre un
quadro potente dello scontro tra l’Agnello e le varie bestie antagoniste, culminanti con la vittoria
dell’Agnello stesso, la quale diventa, a sua volta, garanzia della testimonianza cristiana in questo
mondo.
I VANGELI
Ma sono in particolare i Quattro i Vangeli ( Matteo, Marco. Luca. Giovanni ) che
presentato ciò che pensano i cristiani di Gesù. Questi libri, che hanno valore storico,
riferiscono fedelmente le opere e le parole di Gesù, ripensate alla luce degli eventi pasquali
sotto l’influsso dello Spirito Santo. Certamente i vangeli sono espressione della fede degli
evangelisti e della prima comunità cristiana; ma questo non impedisce di considerarli fonte
sicura di informazione, perché la fede cristiana si caratterizza proprio per il suo radicarsi nella
storia.
La Dei Verbum dice: “ La Santa Madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e
costanza massima, che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la
storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini,
effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza fino al giorno in cui fu assunto in
cielo ( Cfr At 1, 1-2 ). Gli Apostoli poi, dopo l’Ascensione del Signore, trasmisero ai loro
ascoltatori ciò che Egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza, di cui essi,
ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo Spirito di verità godevano. E gli
autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano state
tramandate a voce o già per iscritto, alcune altre sintetizzando, altre spiegando con riguardo
alla situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in
modo tale da riferire su Gesù con sincerità e verità. Essi infatti attingendo, sia ai propri ricordi
sia alla testimonianza di coloro, i quali “fin dal principio furono testimoni oculari e ministri
della parola, scrissero con l’intenzione di farci conoscere la “verità” ( Lc 1, 2-4 ), delle cose
sulle quali siamo stati istruiti “ (DV 19 ).
INDAGINI STORICHE
Probabilmente perché Gesù è l’unico personaggio che ha legato il destino eterno
degli uomini alla fede nella sua persona, sui Vangeli che parlano di lui e quindi su Gesù, da 20
secoli si è scatenata una battaglia quale mai ci fu su nessun personaggio della storia e la sua
figura è stata sottoposta alla più vasta e approfondita indagine che la storia registri.
Negli ultimi secoli, ciò che pensano i credenti della Bibbia non è stato ammesso da
vari studiosi . Nel 1700 è iniziata una meticolosa critica di tutta la Bibbia, e in particolare dei
Vangeli, che ne ha minuziosamente vagliato ogni brano, ogni asserzione, ogni vocabolo. Da
allora fino ai primi decenni del secolo scorso si sono succedute in quest’opera varie scuole,
(razionalistica, comparata delle religioni, escatologica, delle forme), le cui interpretazioni erano
spesso inficiate da razionalismo, positivismo, ateismo, ed escludevano per principio ogni realtà
soprannaturale. Il loro sforzo non ha raggiunto il risultato atteso e non è riuscito a demolire
la credibilità della Bibbia.
A proposito del Nuovo Testamento lo scrittore Messori dice che “tutte le ipotesi
sono state fatte, tutte le obiezioni confutate, ribadite, riconfutate all’infinito. Ogni parola del
Nuovo Testamento è stata passata al vaglio mille volte; tra in testi di ogni tempo e paese
questo è di gran lunga il più studiato, con incredibile accanimento”. Ma questa critica anziché
demolirlo ha messo in luce che essi sono rimasti essenzialmente inalterati lungo i secoli e che
consentono di raggiungere l’autentica figura di Gesù, i suoi insegnamenti”.
NUOVE RICERCHE SU GESU’
Dagli ultimi decenni del secolo scorso è in corso una cosiddetta “nuova ricerca
storica di Gesù” , che fonda la sua "novità" sul ritrovamento di nuovi testi e sui risultati di
recenti scoperte archeologiche.
Di veramente nuovo c'è stata, nell'ultimo mezzo secolo, la scoperta e la successiva
laboriosa decifrazione dei manoscritti di Qumran, risalenti all'epoca del Nuovo Testamento e
appartenuti alla setta giudaica degli Esseni. Altra scoperta clamorosa è stata quella della
biblioteca gnostica di Nag Hammadi in Egitto verso la metà del secolo scorso (precisamente
nel dicembre 1945). A questi documenti scritti vanno aggiunti i risultati di scavi archeologici
che hanno stimolato l'indagine sociologica sulle condizioni di vita al tempo di Gesù.
Una grandissima importanza hanno i manoscritti di Qumran. Essi però, lungi
dall'indebolire la testimonianza dei Vangeli, su innumerevoli punti ne hanno costituito una
sorprendente conferma, mostrando la corrispondenza di linguaggio e di idee con le correnti
del giudaismo del tempo.
Il ritrovamento dei testi di Nag Hammadi ha avuto anch'esso un'importanza enorme
per la conoscenza dello gnosticismo cristiano e delle sue varie correnti. Assai minore è invece
il loro apporto alla conoscenza del Nuovo Testamento. Questi vangeli apocrifi, compresi
quelli di Tommaso e di Giuda, erano noti, nei loro passaggi e idee centrali, fin dai Padri della
Chiesa che ne citano larghi brani, rivelando anche lo sfondo ideologico da cui provengono.
Nuova, quindi, è l'attenzione che essi hanno richiamato e l'utilizzo che se ne è fatto, più che le
idee in essi contenute.
Quanto alle scoperte archeologiche, la convinzione di poter basare su di esse l'idea
di un Gesù fortemente influenzato dalla cultura greca si è rivelata infondata o esagerata.
Quantunque non si sia trovato nulla di veramente nuovo in queste scoperte, alcuni
scrittori attuali hanno asserito che da esse risulterebbe un Gesù Galileo, o un saggio vagabondo
o un sovversivo, o un autore di aforismi o un giudeo imbevuto di filosofia cinica, o un
propagatore di idee morali di sapienza contadina, ecc.
Albert Schweitzer, all'inizio del '900, aveva concluso la rassegna delle ricerche
sulla vita di Gesù dei due secoli precedenti, dicendo che esse erano inficiate dal tentativo di
modernizzare Gesù, attribuendogli gli ideali in auge nella società. Si era avuto così, di volta
in volta, un Cristo idealista, romantico, liberale, socialista… Alla stessa conclusione
arrivano due grandi esegeti del nostro tempo, Dunn e Meier, nella loro rassegna degli studi
apparsi dopo Schweitzer. Abbiamo avuto via via il Gesù dell'esistenzialismo heideggeriano di
Bultmann, il Gesù rivoluzionario degli anni di Che Guevara e ai nostri giorni il Gesù post-
moderno, dal pensiero debole. Nell’introduzione al suo libro “Gesù di Nazaret”, Benedetto
XVI definisce questi studi «fotografie degli autori e dei loro ideali». Alla nascita di Gesù,
Simeone disse che sarebbe stato «segno di contraddizione perché fossero svelati i segreti di
molti cuori», e così è stato. Scrivendo di lui, ognuno, senza volerlo, manifesta quello che c'è nel
proprio cuore. L’interpretazione data da non pochi critici dell’Ottocento era spesso inficiata da
idee filosofiche non conciliabili con la fede (razionalismo, positivismo, ateismo), con
conseguente esclusione di ogni realtà superiore all’esperienza.
Tuttavia i loro studi, per il guadagno critico realizzato, per l’indagine innovativa
portata avanti, per le vie nuove sperimentate, hanno arrecato anche risultati positivi, per una
migliore conoscenza di Gesù. Gli studiosi cattolici, che hanno combattuto le posizioni
razionalistiche e smascherato errori e preconcetti, hanno accolto le cose serie e
scientificamente accettabili delle varie scuole e usano ora i migliori metodi scientifici del
periodo della critica liberale, ed altri escogitati dopo.
PER UN’ESATTA INERPRETAZIONE
Siccome Dio ha parlato nella sacra Scrittura per mezzo di uomini e alla maniera
umana e il libri sacri, ispirati dallo Spirito Santo , loro autore principale, sono stati scritti
da uomini; per comprenderli bene è necessario studiarli con un metodo storico critico;
occorre conoscere, o almeno cercare di conoscere, la sua preistoria (l'ambiente in cui è nato), il
loro genere letterario (se sono una cronaca, un racconto didattico, una poesia, ecc.) e l'opera
di elaborazione di quelli che hanno raccolto e messo per iscritto le fonti orali o gli scritti
precedenti. Il fine è soprattutto quello di comprendere il significato che l’autore originario
intendeva comunicare ai suoi lettori o ascoltatori, di stabilire cioè con un sufficiente grado di
certezza quale era la sua intenzione nel rivolgersi con quel testo a quei destinatari originari.
Il metodo storico-critico di studio delle fonte evangeliche è oggi ammesso da
tutti ed è di grande importanza: Ma ha i suoi limiti e non se ne può assolutizzare il valore.
Inoltre talora è minato da preconcetti, e da sospetti.
Per conoscere con esattezza la figura storica di Gesù ciò che il metodo storico-
critico può dire di lui deve tener conto del principio generale e dei criteri di seguito i indicati.
Il principio generale per un’esatta interpretazione della Bibbia è che sia letta nello
Spirito. Per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, la Sacra Scrittura deve essere
interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito, mediante il quale è stata scritta.
I criteri concreti che devono presiederne l’interpretazione sono: il contenuto e
l’unità di tutta la Scrittura, la viva tradizione di tutta la Chiesa e l’analogia della fede. Perché c’è continuità tra Antico e Nuovo Testamento e tra i vari libri, la Tradizione viva della
Chiesa è in sintonia con la Sacra Scrittura e la fede coincide sempre con quanto dicono le
Scritture.
LA SITUAZIONE OGGI
Più di due secoli di discussioni attorno alla questione del “Cristo storico” si sono
concluse con il riconoscimento dell’attendibilità delle fonti evangeliche, le quali hanno retto
al vaglio della critica più minuziosa ed esigente. “I Vangeli sono i libri più vagliati dalla critica
che, anziché demolirli, ha messo in luce che essi sono rimasti essenzialmente inalterati lungo i
secoli. Il contesto storico e geografico dei vangeli si è rivelato sempre più esatto e documentato:
quasi tutti i luoghi citati nei Vangeli sono stati identificati da archeologi e storici; la flora, la
fauna, la situazione agricola, il tenore di vita familiare, il modi di vestire, corrispondono alle
descrizioni contemporanee o agli usi tuttora conservati; i personaggi storici (Erode il Grande,
Archelao, Erode Antipa, Pilato) corrispondono a quelli presenti in altre fonti; le notizie circa la
vita sociale, religiosa, politica del popolo ebreo, le abitudini, le sette, l’autorità degli scribi e dei
farisei, le varie autorità (imperiale, nazionale, religiosa ), i riti, le feste, le tasse, il sabato,
rappresentano una cornice rigidamente storica” (Vedi: Vigano: Gesù persona storica )
La storicità dei Vangeli è facilmente verificabile se vengono studiati senza
pregiudizi e vengono usati i molti strumenti scientifici a disposizione. Essa è l’unica
conclusione logica di ogni vera ricerca.
GESU’ DELLA STORIA
Si può asserire senza possibilità di smentite che tra quelli che prendono sul serio la
storia non c’è nessuno che neghi l’esistenza di Gesù. Il grande esegeta protestante Bultmann
osserva: “il dubbio circa l’esistenza di Gesù manca di fondamento e non merita nemmeno
una parola di replica”. E Schnackenburg, grande esegeta tedesco, ha posto in chiaro come
dato veramente storico il punto decisivo: l'essere relativo a Dio di Gesù e la sua unione con
Lui : «Senza il radicamento in Dio la persona di Gesù rimane fuggevole, irreale e
inspiegabile» .
“Possiamo essere sicuri che i Vangeli ci consentono di raggiungere la figura storica
di Gesù nei suoi lineamenti principali, nelle costanti del suo insegnamento e della sua prassi,
nei momenti cruciali della sua vita pubblica, nella sua assoluta originalità. La figura di Gesù è
così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è
diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla
e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio
agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un’autorità superiore a
quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata.
Eppure queste pretese esorbitanti non risultano odiose in lui, perché vive totalmente al servizio
del Padre e degli uomini, dimentico di sé, fedele fino alla morte in croce. (VVL 80 ).
LA VITA DI GESU
Di Gesù è possibile abbozzare un profilo storico. Nasce a Betlemme, in un periodo
verificabile della storia (Lc 2, 2 ) . Secondo Papia ( morto nel 550 d. C ), che però non segue
un compito del tutto esatto, Gesù sarebbe nato l’anno 754 dalla fondazione di Roma; secondo
studi più accurati risulta invece che è nato circa il 6 a. C.; in un giorno dell’anno che non
conosciamo; ( l’indicazione del 25 di Dicembre come data di nascita di Gesù risale ai tempi di
Costantino, morto nel 337, quando la Chiesa trasformò la festa pagana del “natale del sole
invitto” nella festa cristiana del “sole di giustizia”). Fece parte di una famiglia modesta (Mt
13, 35 ) e per buona parte delle vita si guadagnò da vivere facendo l’operaio ( è chiamato:
“il figlio del carpentiere”) . Passò quasi tutta la vita in Palestina, il cui ambiente presentato
nei Vangeli corrisponde a quello reale del tempo di Gesù (mondo agricolo, notabili, autorità,
sfondo religioso e sociale, celebrazioni, feste, ecc. … ).
Studiando attentamente i dati di Luca 3, 23 e 3, 30 e il Vangelo di Giovanni si può
asserire che il ministero di Gesù ha inizio negli anni 27-28, quando egli è sui 30 anni, e dura
circa due anni e mezzo. E’ preceduto dal battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano, cui
fa seguito una dura tentazione. Gesù passa di villaggio in villaggio predicando a tutti , annunzia
il Regno, compie miracoli, perdona i peccati, invita alla sua sequela. Molti lo seguono, dodici
discepoli sono da lui preparati in modo particolare per continuare la sua opera. La sua
predicazione urta i notabili che lo arrestano e lo condannano a morte. La data più probabile
della morte è quella fornita da Giovanni e corrisponde al 7 Aprile (14 di Nissan ) dell’anno
30. Il terzo giorno dopo la morte risorge, e dopo 40 giorni sale al cielo.
UNA PERSONALITA SORPRENDENTE
Gesù si presenta in maniera sconcertante per la sua personalità per ciò che ha
insegnato, per le opere che ha compiuto, per la sua morte, che approda alla risurrezione.
La personalità. In lui l’umanità ha raggiunto il suo vertice, perché in Gesù si trova mirabilmente
fuso ciò che fa grande l’uomo: magnanimità e umiltà; fortezza e dolcezza d’animo;
intelligenza viva e squisita sensibilità; vicinanza e comunione con Dio santo e attenzione
premurosa e comunione con l’uomo peccatore, elevatezza di pensiero e semplicità
nell’esprimerlo, misericordia verso i peccatori e intransigenza verso il peccato, dignità
altissima e dedizione al servizio. Egli è sempre amorevole, conoscitore del cuore umano, mai
disposto al compromesso, limpido, veritiero, mite, misericordioso, pacifico, tentato come gli
altri uomini e sempre vincitore.
L’annunzio e l’opera. Gesù presenta Dio creatore come Padre misericordioso, come amore, e l’uomo
creato come persona redenta e fatta diventare figlio di Dio. Parla di un mondo di pace, di
libertà di rispetto di ogni persona, di amore generoso, di perdono senza limiti, di giustizia
piena. Dice che deve essere bandita ogni discriminazione religiosa e sociale e ogni ipocrisia,
che il parlare deve essere schietto e sereno, il cuore limpido, il pensare e l’agire secondo la
volontà di Dio, la vita vissuta nell’amore e nel servizio dei fratelli. Riassume la legge nell’amore
di Dio sopra ogni cosa e nell’amore del prossimo come se stessi per amor di Dio. Predica un
regno di pace piena, di vita senza fine, di felicità senza ombre, di vittoria sul male, di amore
totale. Dona la vita eterna già ora e per sempre. Assicura l’esistenza dopo la morte e la
resurrezione finale . E s’impegna sempre in favore degli uomini, con la sua opera, con la sua
presenza, con i suoi miracoli, che sono un segno della salvezza che è venuto a portare.
La sua morte.
Eccezionale è la vita, eccezionale è la sua morte. Viene catturato quando lui lo
permette. Processato, pur essendo innocente, non fa nulla per salvarsi, non scende a
compromessi, anzi si dichiara Figlio di Dio e perciò viene condannato. Affronta tutto con
serenità e abbandono al Padre, perdona i suoi accusatori e crocifissori, muore talmente in pace,
che il centurione dichiara che così non può morire che un dio. E tre giorni dopo risorge.
Non lascia indifferenti Davanti ad una persona così non si può restare indifferenti. E infatti alcuni lo
combattono, molti lo riconoscono un grande uomo, il più grande degli uomini “normativi”,
anzi il più grande di tutti gli uomini e molti lo seguono e dicono che non è solo un grande
uomo, ma che è il Messia promesso, il Figlio di Dio e il Salvatore di ogni uomo.
IL MESSIA PROMESSO
L’Antico Testamento è tutto percorso dal “messianismo”; in esso si trovano più di
300 passi messianici. Per messianismo s’intende prima di tutto il desiderio di un mondo
migliore dove trionfi l’armonia dell’universo, abbondi la pace, i rapporti siano improntati
all’amore, dove ci sia riconciliazione universale con Dio, con gli uomini e con la natura. Dal
momento che un tale mondo non può essere costruito dall’uomo, per messianismo s’intende poi
che Dio trasforma quel desiderio in possibilità oggettiva, ma chiede la collaborazione
dell’uomo. Infine per messianismo s’intende il fatto che nella realizzazione di quel mondo
ideale interverrà un personaggio, che riceverà un’investitura propria, un’unzione speciale e
che perciò è indicato come Messia, ossia unto, parola che il greco traduce con Cristos.
Israele ha sempre atteso il Messia anche se non ha avuto idee chiare sulla sua
personalità e nel corso della sua storia alcuni personaggi si sono dichiarati messia e hanno
avuto qualche seguito. Anche oggi gli Ebrei fedeli attendono il Messia .
Ai suoi contemporanei, che attendevano un liberatore e un capo umanamente
potente, Gesù, si presentò con molta discrezione, ma con chiarezza come figlio dell’uomo,
servo sofferente, che sarebbe morto in croce, dichiarò così di essere il Messia promesso e
“spiegò in tutte le scritture quanto lo riguardava”. (Lc 24,27 )
Gli ebrei che conoscevano le Scritture lo riconobbero come il “figlio di David”, il
Messia promesso. Circola ancora oggi la convinzione che Israele non abbia riconosciuto Gesù,
ma è un falso storico. I primi discepoli del Nazareno furono ebrei ed è stata la fede della
comunità giudaica che ha portato il messaggio nell’impero romano. Maria, gli Apostoli, Paolo,
tutti i primi cristiani furono ebrei. I documenti primitivi della nuova fede testimoniano di
migliaia di conversioni tra il popolo eletto; la prima predicazione avviene sempre nelle
sinagoghe e la stessa chiesa di Roma, la chiesa del Papa, ha avuto inizio tra le migliaia di ebrei
residenti nella Capitale. L’avversione di fondo fu dei capi e la frattura tra Giudaismo e
Cristianesimo avvenne in un secondo tempo.
Che un uomo della storia sia stato preannunziato ripetutamente molti secoli prima
della nascita e con l’indicazione di situazioni che si sono avverate è un fatto unico e fuori di
ogni possibilità umana. Solo Dio poteva sapere in precedenza tutto ciò che poi è avvenuto. Dio
ha ispirato le Scritture, Dio ha voluto la storia di Gesù.
GESU MUORE E RISORGE
Gesù di Nazaret fu crocifisso a Gerusalemme, fuori delle mura, come un malfattore,
e fu sepolto nella tomba nuova messa a disposizione da un amico, Giuseppe di Arimatèa. La
storia sembrava finita. I discepoli erano paralizzati dalla paura e dalla vergogna.
Ma qualche settimana dopo, eccoli in pubblico a proclamare, con coraggio e
appassionata convinzione, che Gesù è vivo, è risuscitato, è stato innalzato alla destra di Dio
come Messia e Signore dell’universo. Costituiscono la prima comunità cristiana, dove tutti sono
“un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Si sentono da lui inviati a proseguire la sua missione;
per lui rischiano la vita, affrontano persecuzioni e tribolazioni d’ogni genere. Sono uomini
nuovi, quasi fossero risuscitati anche loro. Deve essere proprio accaduto qualcosa! I discepoli
affermano con sicurezza che è stato Gesù stesso a trasformarli, non una loro riflessione,
immaginazione o esaltazione emotiva: si è fatto vedere vivo e ha donato loro lo Spirito Santo.
Si è imposto alla loro incredulità con un’iniziativa tutta sua, con una nuova chiamata.
L’apostolo Paolo, verso l’anno 55, riassume l’annuncio pasquale della prima
comunità cristiana con quattro verbi, che indicano avvenimenti reali, anche se non tutti
controllabili allo stesso modo: “Cristo morì... fu sepolto... è risuscitato... apparve”; poi
subito fa seguire un elenco di testimoni autorevoli, ai quali bisogna fare riferimento: “apparve
a Cefa (Pietro) e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola
volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a
Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me” (1Cor 15,3-8).
Si potrebbe obiettare: se Gesù davvero è risorto, perché non si è manifestato anche al
sinedrio, a Ponzio Pilato, a tutto il popolo? Per incontrare Dio, bisogna prima cercarlo
umilmente; non ha senso un miracolo per costringere a credere. Del resto Dio è sovranamente
libero nelle sue decisioni: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a
tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui
dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10,40-41).
Gli incontri del Risorto con i suoi avvennero a Gerusalemme e in Galilea. Ma è
impossibile per noi stabilirne la successione e le modalità. I racconti pasquali, riportati nei
quattro Vangeli, presentano divergenze in numerosi dettagli. Questi dettagli a volte, più che
ricordi, sembrano essere mezzi letterari per esprimere la concretezza o il significato
dell’incontro. La struttura dei racconti è però costante: iniziativa del Risorto, che si fa vedere,
viene, si avvicina, sta in mezzo, si manifesta; riconoscimento da parte dei discepoli, senza
possibilità di equivocare con qualche spirito o fantasma; missione affidata agli apostoli, che fa
della loro testimonianza il fondamento della Chiesa. L’insistenza sull’oggettività
dell’esperienza è tale, che le apparizioni sono in realtà da considerare veri e propri incontri
interpersonali concreti. Questa oggettività trova riscontro e conferma nella scoperta del
sepolcro vuoto: un fatto che a Gerusalemme doveva essere pubblicamente noto, altrimenti non
sarebbe stato possibile proclamare che Gesù era risuscitato, senza essere subito ridotti al silenzio
e coperti di ridicolo. Il sepolcro vuoto, sebbene da solo non possa provare la risurrezione,
costituisce però un’apertura verso il mistero e un segno dell’identità del Risorto con il
Crocifisso. Il sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto e la radicale conversione dei discepoli
convergono nell’indicare la realtà obiettiva della risurrezione.
FIGLIO DI DIO
Il fatto straordinario della risurrezione dai morti fa capire appieno agli Apostoli
che Gesù è Figlio di Dio. Nessun uomo è mai risorto e tanto meno nessun morto si è mai
risuscitato. L’esclamazione di Tommaso dice chiaramente la fede degli Apostoli: “Mio Signore
mio Dio”(Gv 20, 28) . Con la risurrezione Gesù pone il sigillo alla sua persona e alla sua opera,
si compie l’autorivelazione di Gesù. Infatti, riappropriandosi della propria vita, Gesù, in
quanto Dio, dimostra di essere ”padrone della vita” e mostra che il suo Regno è in mezzo a
noi. Nessun uomo è mai risorto e tanto meno nessun morto si è mai risuscitato.
Un’altra grande opera contribuisce a dischiudere il mistero della personalità di
Gesù: è l’annunzio del Regno, cuore del suo messaggio, è la Buona Novella, il Vangelo. Il suo
è il Regno in cui si fa la volontà del Padre e Dio regna dove si compie la sua volontà. La
signoria di Dio (basileia tou theou) deve far fronte a continue resistenze, contrasti, avversità. La
condizione prima per l’avvento del Regno e per la partecipazione ad esso, è il riconoscimento
di Gesù come Figlio di Dio, come Messia, che non è soltanto il profeta del Regno, ma colui
che lo realizza .
Inoltre il mistero profondo della sua divinità Gesù lo dichiara ripetutamente
con le parole e con le opere, durante la sua vita. Spesso agisce come Dio: perdona i peccati ed
è rimproverato perché solo Dio può fare questo, con la stessa autorità del Padre promulga la
legge della montagna (“avete sentito dire, ma io vi dico”), fa miracoli ( “lo voglio, sii
mondato”), dichiara che tutto ciò che ha il Padre lo ha dato a lui, dice chiaramente che chi
vede lui vede il Padre. Il Padre approva quanto lui fa e quanto dice con molti miracoli e lo
proclama suo Figlio nel Battesimo e nella trasfigurazione (“Tu sei il mio Figlio prediletto in te
mi sono compiaciuto” Mc 1,11; “ Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono
compiaciuto” (Mt 17, 5 ) ed è proprio perché egli stesso si dichiara apertamente Figlio di Dio
che viene condannato a morte (“Tu dunque sei il Figlio di Dio? Ed egli disse loro: “ lo dite
voi stessi: io lo sono” (Lc 22, 70 ).
Dopo la risurrezione, per l’azione dello Spirito Santo donato, la Chiesa lo ha sempre
ritenuto "Signore” (Adonai- Kirios), ossia Dio. Spesso con questo titolo lo si indica nel NT :
es. “Gesù è il Signore” (1 Cor 12, 3; Rm 10, 9 ) ; “Per noi c’è un solo Dio, il Padre…… e un
solo Signore, Gesù Cristo” ( 1 Cor 8, 5). ”Vieni, Signore” . ( 1 Cor, 12, 22; Ap 22,20)
La Chiesa crede che Gesù è il Verbo, il Figlio di Dio, Dio come il Padre, che si
fatto uomo (“In principio era il Verbo…il Verbo era Dio. ... e si fece carne e venne ad abitare
tra gli uomini”. ( Gv 1, 2 ss ) “Annientò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte”
(Paolo ). Lo considera da sempre vero Dio e vero uomo, che dopo la morte siede alla destra
del Padre ( Ecco io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che alla destra di Dio” At 7,
56 ) ed è il Dio con noi, l’Emmanuele, che può rassicurare i discepoli: “Io sarò con voi fino
alla fine del mondo” (Mt 28, 20 ).
IL SALVATORE DEL MONDO
Al di là della grande personalità, delle opere e degli insegnamenti, di Gesù conta
soprattutto il dono totale di sé, maturato durante tutta la vita e portato a termine con la sua
morte. Egli “non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto
per molti” ( Mt 10,45), si è identificato con la figura del Servo del Signore e ha rivelato e
attuato così la presenza salvifica del Dio-Amore.
Per la sua obbedienza al Padre, la sua coerenza, il suo amore per gli uomini
subisce umiliazioni, persecuzioni e minacce di morte. L’ostilità contro di Lui è alimentata da
chi, senza comprenderne le opere e l’insegnamento, lo considera un sovvertitore della
religione e un pericoloso agitatore delle folle. Gesù è consapevole della morte che lo attende,
ma va incontro ad essa con coraggio, per essere fedele al Padre. Più volte tentano di ucciderlo,
ma lo catturato nell’orto degli Ulivi solo quando egli vuole. Dopo la cattura, viene sottoposto
dal Sinedrio ad una farsa di processo, durante il quale si dichiara apertamente “Figlio di Dio”
e per questo viene condannato a morte come bestemmiatore, poi viene portato in giudizio di
fronte a Pilato, che, pur riconoscendolo innocente, lo manda a morte. Flagellato, coronato di
spine, portato al calvario, subisce la crocifissione e muore in croce, abbandonato da tutti,
eccetto che da poche persone.
Dal punto di vista storico la morte di Gesù è dovuta alle autorità giudaiche e
romane, ma ad un livello diverso tutti gli uomini ne sono responsabili, come dice San Paolo:
“Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture”, cioè secondo il disegno di Dio che
vuole salvare l’uomo il quale col peccato, che è disobbedienza a Dio, si è chiuso all’amore e
ai doni di Dio .
Come comprendere tutto ciò? L’uomo è stato creato simile a Dio, per vivere unito
a Lui, avere da Lui indicazioni di vita, forza per eseguirle e raggiungere, dopo la vita terrena,
la felicità eterna . Dio da sempre ha indicato all’uomo come comportarsi perché la sua vita
avesse senso, ma l’uomo da sempre ha fatto di testa sua, non ha ascoltato la voce di Dio, e con
la sua disobbedienza ha tradito l’amore del suo Signore, offendendolo gravemente. Il peccato
ha creato una frattura insanabile tra l’umanità e la divinità, un fossato incolmabile, ha eretto un
muro divisorio infrangibile, che non permette all’uomo di entrare in contatto con la fonte
stessa della sua vita, la roccia della sua esistenza, la radice della sua felicità e ha reso l’uomo
schiavo della colpa, inconsistente, con una vita priva di senso. Dopo il peccato l’uomo non
aveva più alcuna possibilità di riconciliarsi con Dio, di valicare il fossato, di infrangere la
parete divisoria. Solo Dio poteva fare questo, ma non era giusto e dignitoso né per Dio, né per
l’uomo operare una semplice “sanatoria”. Era necessaria una riconciliazione, una riparazione,
una purificazione, il perdono del peccato. Dio ha voluto assumersi il compito di riparare,
perdonare, purificare gratuitamente. E ha stabilito che Gesù Cristo fosse il mediatore della
salvezza divina per tutti gli uomini. Perciò ha mandato il Figlio suo unigenito, ha voluto che
prendesse un corpo umano, lo ha reso del tutto solidale con l’umanità. Gesù Cristo, Dio e
uomo, condividendo l’amore del Padre, si è consegnato agli uomini, vivendo sempre in
perfetta obbedienza a Dio, nonostante tutto, fino alla morte di croce. Il Padre ha accolta tanto
amore, tanta obbedienza, tanto sacrificio, lo ha risuscitato al terzo giorno dalla morte e lo ha
costituito Salvatore, che libera dal peccato e da ogni male.
Per la morte e risurrezione di Gesù, l’offesa è stata riparata, il peccato
perdonato, la barriera tra l’umanità e Dio infranta, l’uomo riceve lo Spirito Santo, ed è
salvo, può entrare di nuovo in contatto con Dio, fonte della vita e di ogni felicità.
Ciò significa che per avere la salvezza ed esser reso giusto l’uomo deve credere a
Gesù Cristo, che è il solo che ottiene e dona la salvezza. Ciò vale per ogni uomo, perché Gesù
è il solo salvatore di ogni uomo.
I MISTERI DI GESU
Tutta la vita di Cristo è Rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni, i
suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: “Chi vede me,
vede il Padre” (Gv 14,9), e il Padre: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35).
Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, ( Eb 10,5-7) i più
piccoli tratti dei suoi Misteri ci manifestano “l'amore di Dio per noi” ( 1Gv 4,9).
Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi
tutto del sangue della croce, (Cf Ef 1,7; Col 1,13-14; 1Pt 1,18-19 ) ma questo Mistero opera
nell'intera vita di Cristo: nella sua Incarnazione, per la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti
con la sua povertà; (Cf 2Cor 8,9) nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, (Cf Lc
2,51) ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; (Cf Gv
15,3 ) nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali “ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17); (Cf Is 53,4 .) nella sua Risurrezione, con la quale
ci giustifica (Cf Rm 4,25).
Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e
sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto: allorché
si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve
ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto
in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio. Per questo appunto Cristo è passato
attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio
(Sant'Ireneo di Lione, Ad.s haereses, 3, 18, 1). (C.C.C. 516-518 )
Tutta la ricchezza di Cristo “è destinata ad ogni uomo e costituisce il bene di
ciascuno” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 11). Cristo non ha vissuto la sua
vita per sé, ma per noi , dalla sua Incarnazione “per noi uomini e per la nostra salvezza” fino
alla sua morte “per i nostri peccati” (1Cor 15,3) e alla sua Risurrezione “per la nostra
giustificazione” (Rm 4,25). E anche adesso, è “nostro avvocato presso il Padre” (1Gv 2,1),
“essendo sempre vivo per intercedere” a nostro favore ( Eb 7,25). Con tutto ciò che ha vissuto e
sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre “al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb
9,24).
Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello : ( Rm 15,5;
Fil 2,5) è “l'uomo perfetto” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 38), che ci invita a
diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare,
(Cf Gv 13,15) con la sua preghiera, attira alla preghiera, (Cf Lc 11,1) con la sua povertà,
chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni (Cf Mt 5,11-12).
Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che
egli lo viva in noi. “Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo”
(Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 2). Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli
ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e
come nostro modello.
Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i
Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la
sua Chiesa. Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e
continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole
comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo
egli vuole completarli in noi (San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu, cf Liturgia delle
Ore, IV, Ufficio delle letture del venerdì della trentatreesima settimana). (C.C.C. 519-521)
ALCUNE EREDITA’
Il calendario col quale datiamo il tempo in occidente ha inizio con la nascita di
Cristo. E’ un segno di un fatto reale: Gesù ha cambiato la storia, ha posto in essa una
potenzialità rivoluzionaria e pacifica, che punta sulla convinzione e conversione e perciò
richiede un lungo tempo ma che porterà sempre più ad un mondo diverso, al Regno. Di questo
mutamento, anche coloro che non credono che egli sia il messia, il salvatore, il Figlio di Dio,
possono vedere almeno alcuni segni innegabili che parlano alto di lui e della sua opera.
La Chiesa
Gesù ha istituito e lasciato un’eredità molto significativa, che è nel mondo un suo
segno luminoso. Se consideriamo le infinite contraddizioni del pensiero umano, è sorprendente
che in quasi duemila anni la Chiesa, pur composta di persone che hanno sbagliato e si sono
corrette in molte cose, sia rimasta sempre fedele alla verità rivelata e alla stessa professione di
fede, malgrado abbia subito, nelle diverse epoche, pressioni culturali, sociali e politiche di ogni
genere. Se pensiamo alla debolezza di ogni uomo non possiamo che stupirci per le vette di
santità che sono state raggiunte nella Chiesa.
Ci sono ombre e luci nella storia del popolo di Dio; in essa ci sono santi e
peccatori, grano e zizzania che vivono insieme fino alla fine dei tempi, ma in essa c’è una
potenza che non ha spiegazione umana. Essa è fondata su un solido fondamento e non solo
non crolla ma vive una perenne giovinezza. Il fondamento è Gesù stesso che ha promesso: “ Le
potenze degli inferi non prevarranno”. Ed ha come anima lo Spirito Santo che la conduce e la
rinnova.
In essa in ogni epoca c’è una forza potente per tutti che proviene dai Sacramenti, c’è
una schiera sterminata di santi, continuano a verificarsi nel nome di Gesù «guarigioni,
miracoli e prodigi» (At 4,30), come agli inizi. E’ sorprendente che simili fatti avvengano
costantemente in circostanze religiose, in connessione con il Cristo e secondo la sua
promessa.
I Santi
Un segno grande innegabile che sta sotto gli occhi di tutti sono i santi, alcuni dei
quali hanno segnato secoli interi. Per esempio uomini e donne come Giovanni XXIII,
Giovanni Paolo II, Padre Pio, Madre Teresa hanno impressionato grandemente durante il
secolo da poco trascorso Questo fenomeno della santità eroica pone domande serie. Come mai
persone di ogni provenienza e ceto sociale, uomini, donne, bambini, giovani, colti o analfabeti,
dotati o poco dotati di carismi, sono giunti a vette tanto alte di santità? Sebbene i credenti
risultino in gran parte mediocri e peccatori, tuttavia in ogni epoca, in situazioni e forme
diverse, si rinnova la sublime testimonianza di numerosi cristiani totalmente rivolti a Dio e
ai fratelli. La sola spiegazione è che Dio opera nei santi e « rivela vividamente agli uomini la
sua presenza e il suo volto», perché solo dall’alto può venire la forza che rende possibile
l’eroismo permanente, la gioia che il mondo non conosce, capace di alleggerire le fatiche e di
illuminare la sofferenza e la morte. E questi santi sono tutti seguaci di Cristo.
Valori più alti Chi conosce la storia vede che in essa, tra mille contraddizione ed errori, lentamente
ma sicuramente, stanno avanzando valori alti: sacralità della vita umana, libertà, fratellanza,
giustizia, rispetto dell’uomo, pari dignità tra uomo e donna, grandezza della famiglie, ecc. Se si
va a fondo ci si accorge che essi provengono tutti da Gesù Cristo. Egli ha segnato più di ogni
altro la storia umana.
CHI E’ GESU CRISTO
Gesù è il Figlio dell’uomo, il Messia promesso, è Pastore, Salvatore, Figlio di
Dio, Signore. E’ la luce del mondo “che illumina ogni uomo” ( Gv 1, 9 ), è la verità; è il
punto di riferimento di ogni valore, è colui che dà la risposta a tutte le domande umane.
Gesù è l’unica via al Padre fonte dell’amore, è la via di ogni realizzazione umana, è la vita
vera, è la risurrezione. E’ Gesù, che, col Padre, ci dona lo Spirito, che ci guida nella vita, ci
dirige, ci cambia il cuore, ci sostiene, ci dona la forza.
Gesù annunzia l’intervento definitivo di Dio nella storia, come re e salvatore. La
regalità divina si afferma senza clamore nel tessuto della vita ordinaria; si rivela come amore
gratuito e misericordioso, rivolto a tutti, specialmente agli oppressi e ai peccatori. Chi l’accoglie
con umiltà e fede, fa esperienza della beatitudine già ora tra le angustie della vita presente e
cammina con coraggio verso un futuro pieno di speranza.