GESU' CRISTO 1 - donboscoparrocchia.pcn.net · Su Gesù abbiamo varie testimonianze non cristiane....

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GESU’ CRISTO LA SCRITTURA E’ CRISTO Dio si è rivelato all’uomo per amore e ha dato una risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita. Egli ha rivelato gradualmente all’uomo il suo mistero attraverso eventi e parole al popolo d’Israele e si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la sua alleanza per sempre. Gesù Cristo è la parola definitiva del Padre, cosi che, dopo di lui, non ci sarà un’altra Rivelazione. ( CCC 68-73 ) Noi conosciamo la rivelazione perché ci è stata trasmessa dalla tradizione della Chiesa e la troviamo nella Sacra Scrittura, che è ispirata e contiene la Parola di Dio. Tutta la divina Scrittura è come un solo libro e quest’unico libro è Gesù Cristo; infatti tutta la Scrittura parla di Cristo e in Lui trova compimento. Gesù di Nazaret è al centro della rivelazione, irradia in ogni direzione la forza della verità e dell’amore, è il grande segno di Dio, il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti, è il Messia promesso, il Salvatore di ogni uomo, il Figlio di Dio («Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). Il mistero infinito ci ha rivolto la parola e addirittura ci è venuto incontro personalmente con il nome e con il volto di Gesù di Nazaret e ci ha chiamati a vivere insieme a Lui per l’eternità.

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GESU’ CRISTO

LA SCRITTURA E’ CRISTO

Dio si è rivelato all’uomo per amore e ha dato una risposta definitiva e

sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita.

Egli ha rivelato gradualmente all’uomo il suo mistero attraverso eventi e parole al popolo

d’Israele e si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la

sua alleanza per sempre. Gesù Cristo è la parola definitiva del Padre, cosi che, dopo di lui,

non ci sarà un’altra Rivelazione. ( CCC 68-73 )

Noi conosciamo la rivelazione perché ci è stata trasmessa dalla tradizione della

Chiesa e la troviamo nella Sacra Scrittura, che è ispirata e contiene la Parola di Dio. Tutta la

divina Scrittura è come un solo libro e quest’unico libro è Gesù Cristo; infatti tutta la Scrittura

parla di Cristo e in Lui trova compimento.

Gesù di Nazaret è al centro della rivelazione, irradia in ogni direzione la forza

della verità e dell’amore, è il grande segno di Dio, il rivelatore e nello stesso tempo il

motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma

l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua

morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti,

è il Messia promesso, il Salvatore di ogni uomo, il Figlio di Dio («Il Verbo si fece carne e

venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal

Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). ” Il mistero infinito ci ha rivolto la parola e

addirittura ci è venuto incontro personalmente con il nome e con il volto di Gesù di Nazaret e

ci ha chiamati a vivere insieme a Lui per l’eternità.

Gesù è la via maestra per arrivare a Dio. “ Io sono la via, la verità, la vita.

Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me “ (Gv 14, 6 ). Con Cristo dobbiamo dunque

entrare in contato, conoscerlo e accettarlo per giungere a Dio.

FONTI DELLA VITA DI GESU

Di Gesù di Nazaret trattano molti scritti dei primi tempi della Chiesa. Alcuni sono

di un periodo molto vicino ai tempi in cui è vissuto Gesù; altri di un periodo un po’ più lontano.

Alcuni Scrittori sono cristiani, altri eretici, altri non cristiani. Un certo numero di Scritti è

stato accolto dalla Chiesa delle origini, e inserito tra i suoi libri canonici.

TESTIMONIANZE NON CRISTIANE

Su Gesù abbiamo varie testimonianze non cristiane. Plinio il Giovane (62-114 )

dice che i cristiani “solevano riunirsi in un giorno determinato della settimana…a cantare inni

a Cristo come a un Dio “. Traiano nel 112 dice che i cristiani non devono essere cercati, ma se

denunziati non con lettera anonima devono essere puniti, se non accettano di sacrificare agli dei.

Cornelio Tacito (55-120 ) scrive che Nerone punì con raffinati supplizi coloro che la gente

chiamava cristiani, nome che ha origine da Cristo, condannato a morte sotto il regno di Tiberio

dal procuratore Ponzio Pilato. Svetonio Tranquillo ( 75-150 ) dice che ai tempi di Claudio

furono espulsi da Roma i Giudei i quali “ istigati da un certo Cristo provocavano spesso

tumulti” . Giuseppe Flavio tratta con chiarezza sia della condanna a morte di Gesù, sotto

Ponzio Pilato, sia dei cristiani, sia del martirio di Giacomo “fratello di Gesù, detto il Cristo”. Il

Talmud (IV-V secolo), che scrive polemicamente sui cristiani indica come data della morte di

Gesù il 14 di Nissan, che è la stessa data segnalata da Giovanni. Un manoscritto siriano del VII

secolo contiene una lettera in cui un certo Mara Bar Serapion del 73 d. C. asserisce che i

Giudei avevano giustiziato il loro re sapiente e che perciò Israele fu punito. Vari polemisti

pagani tentano di presentare Gesù in forma negativa, ma ne attestano l’esistenza

SCRITTORI CRISTIANI

Molti scrittori cristiani dei primi secoli forniscono testimonianze su Gesù e sui

vangeli. La Didaché (90 circa ) e la Lettera di Clemente Romano ( 96 circa ) citano già i

quattro Vangeli come libri sacri. Papia (120 ) riferisce che Matteo, Marco e Giovanni scrissero

un Vangelo. Le Lettere di Ignazio , le lettere di Policarpo, discepolo di Giovanni (107 ), la

Lettera di Barnaba (98-101? ), l’Omelia dello Pseudo Clemente, il Pastore di Erma, la

Lettera a Diogneto (tutte del 150 circa ) trattano di Gesù Cristo. Ireneo, discepolo di

Policarpo (130 ) parla espressamente dei quattro Vangeli.

APOCRIFI

Oltre i libri accettati nel canone del Nuovo Testamento ce ne sono pervenuti

molto altri che hanno una certa affinità con quelli della Scrittura o sono stati tramandati sotto

il nome di un autore ispirato. Sono scritti giudaici o del primo periodo cristiano, composti

per illustrare dati biblici, per edificare il lettore o per diffondere una falsa dottrina. Non

sono stati accolti nel canone dei libri biblici. I cattolici li chiamano “apocrifi (apokryphos =

nascosto). I protestanti che denominano i libri deuterocanonici “apocrifi”, chiamano gli

apocrifi “preudoepigrafici”. I cristiani diedero al termine il senso di “falsificato” o “falso” e

lo attribuirono ai libri non canonici .

Questi scritti parlano di Gesù, anche se con inesattezze dottrinali e storiche.

Come fonti storiche hanno scarso o nessun valore; tuttavia sono molto utili per ricostruire le

credenze popolari del giudaismo e per rintracciare certe oscure correnti eretiche della chiesa

primitiva.

LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO

Nel Nuovo Testamento sono inclusi, oltre i quattro Vangeli, anche altri 23

libri, scritti tra gli anni 50 e i 100. Si interessano in particolare del presente della Chiesa,

fondata da Gesù. Un gruppo di tredici libri è attribuito all’Apostolo Paolo. Si tratta di 13 lettere:

due dirette ai Tessalonicesi, due ai Corinzi, due a Timoteo una ad ognuna delle seguente

Chiese o persone: Efeso, Colossi, Roma, Galazia, Filemone, Tito, Efesini. Le lettere obbediscono

a necessità derivanti dalla situazione in cui, di volta in volta, si trovavano le comunità

destinatarie e che l’apostolo voleva o era chiamato a fronteggiare. Risaltano in esse la figura di

Cristo con la profondità del suo messaggio, la personalità del mittente, la fisionomia dei

destinatari. Paolo comincia a scrivere le lettere al massimo 20 anni dopo la morte di Cristo,

quando il cristianesimo è ben consolidato nei suoi tratti essenziali.

A questo filone della storia compositiva dei primi documenti riguardanti la vita

della chiesa primitiva, appartengono anche tutti gli altri scritti del Nuovo Testamento. Ne

fanno parte altre otto lettere: tre di Giovanni, due di Pietro, una agli Ebrei, una di

Giacomo, una di Giuda. Fanno anche parte del Nuovo Testamento gli Atti degli Apostoli e

l’Apocalisse. Gli Atti degli Apostoli ci danno informazioni sulla prima chiesa di Gerusalemme,

parzialmente di quella di Antiochia di Siria e dei viaggi di S. Paolo. L’Apocalisse offre un

quadro potente dello scontro tra l’Agnello e le varie bestie antagoniste, culminanti con la vittoria

dell’Agnello stesso, la quale diventa, a sua volta, garanzia della testimonianza cristiana in questo

mondo.

I VANGELI

Ma sono in particolare i Quattro i Vangeli ( Matteo, Marco. Luca. Giovanni ) che

presentato ciò che pensano i cristiani di Gesù. Questi libri, che hanno valore storico,

riferiscono fedelmente le opere e le parole di Gesù, ripensate alla luce degli eventi pasquali

sotto l’influsso dello Spirito Santo. Certamente i vangeli sono espressione della fede degli

evangelisti e della prima comunità cristiana; ma questo non impedisce di considerarli fonte

sicura di informazione, perché la fede cristiana si caratterizza proprio per il suo radicarsi nella

storia.

La Dei Verbum dice: “ La Santa Madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e

costanza massima, che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la

storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini,

effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza fino al giorno in cui fu assunto in

cielo ( Cfr At 1, 1-2 ). Gli Apostoli poi, dopo l’Ascensione del Signore, trasmisero ai loro

ascoltatori ciò che Egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza, di cui essi,

ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo Spirito di verità godevano. E gli

autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano state

tramandate a voce o già per iscritto, alcune altre sintetizzando, altre spiegando con riguardo

alla situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in

modo tale da riferire su Gesù con sincerità e verità. Essi infatti attingendo, sia ai propri ricordi

sia alla testimonianza di coloro, i quali “fin dal principio furono testimoni oculari e ministri

della parola, scrissero con l’intenzione di farci conoscere la “verità” ( Lc 1, 2-4 ), delle cose

sulle quali siamo stati istruiti “ (DV 19 ).

INDAGINI STORICHE

Probabilmente perché Gesù è l’unico personaggio che ha legato il destino eterno

degli uomini alla fede nella sua persona, sui Vangeli che parlano di lui e quindi su Gesù, da 20

secoli si è scatenata una battaglia quale mai ci fu su nessun personaggio della storia e la sua

figura è stata sottoposta alla più vasta e approfondita indagine che la storia registri.

Negli ultimi secoli, ciò che pensano i credenti della Bibbia non è stato ammesso da

vari studiosi . Nel 1700 è iniziata una meticolosa critica di tutta la Bibbia, e in particolare dei

Vangeli, che ne ha minuziosamente vagliato ogni brano, ogni asserzione, ogni vocabolo. Da

allora fino ai primi decenni del secolo scorso si sono succedute in quest’opera varie scuole,

(razionalistica, comparata delle religioni, escatologica, delle forme), le cui interpretazioni erano

spesso inficiate da razionalismo, positivismo, ateismo, ed escludevano per principio ogni realtà

soprannaturale. Il loro sforzo non ha raggiunto il risultato atteso e non è riuscito a demolire

la credibilità della Bibbia.

A proposito del Nuovo Testamento lo scrittore Messori dice che “tutte le ipotesi

sono state fatte, tutte le obiezioni confutate, ribadite, riconfutate all’infinito. Ogni parola del

Nuovo Testamento è stata passata al vaglio mille volte; tra in testi di ogni tempo e paese

questo è di gran lunga il più studiato, con incredibile accanimento”. Ma questa critica anziché

demolirlo ha messo in luce che essi sono rimasti essenzialmente inalterati lungo i secoli e che

consentono di raggiungere l’autentica figura di Gesù, i suoi insegnamenti”.

NUOVE RICERCHE SU GESU’

Dagli ultimi decenni del secolo scorso è in corso una cosiddetta “nuova ricerca

storica di Gesù” , che fonda la sua "novità" sul ritrovamento di nuovi testi e sui risultati di

recenti scoperte archeologiche.

Di veramente nuovo c'è stata, nell'ultimo mezzo secolo, la scoperta e la successiva

laboriosa decifrazione dei manoscritti di Qumran, risalenti all'epoca del Nuovo Testamento e

appartenuti alla setta giudaica degli Esseni. Altra scoperta clamorosa è stata quella della

biblioteca gnostica di Nag Hammadi in Egitto verso la metà del secolo scorso (precisamente

nel dicembre 1945). A questi documenti scritti vanno aggiunti i risultati di scavi archeologici

che hanno stimolato l'indagine sociologica sulle condizioni di vita al tempo di Gesù.

Una grandissima importanza hanno i manoscritti di Qumran. Essi però, lungi

dall'indebolire la testimonianza dei Vangeli, su innumerevoli punti ne hanno costituito una

sorprendente conferma, mostrando la corrispondenza di linguaggio e di idee con le correnti

del giudaismo del tempo.

Il ritrovamento dei testi di Nag Hammadi ha avuto anch'esso un'importanza enorme

per la conoscenza dello gnosticismo cristiano e delle sue varie correnti. Assai minore è invece

il loro apporto alla conoscenza del Nuovo Testamento. Questi vangeli apocrifi, compresi

quelli di Tommaso e di Giuda, erano noti, nei loro passaggi e idee centrali, fin dai Padri della

Chiesa che ne citano larghi brani, rivelando anche lo sfondo ideologico da cui provengono.

Nuova, quindi, è l'attenzione che essi hanno richiamato e l'utilizzo che se ne è fatto, più che le

idee in essi contenute.

Quanto alle scoperte archeologiche, la convinzione di poter basare su di esse l'idea

di un Gesù fortemente influenzato dalla cultura greca si è rivelata infondata o esagerata.

Quantunque non si sia trovato nulla di veramente nuovo in queste scoperte, alcuni

scrittori attuali hanno asserito che da esse risulterebbe un Gesù Galileo, o un saggio vagabondo

o un sovversivo, o un autore di aforismi o un giudeo imbevuto di filosofia cinica, o un

propagatore di idee morali di sapienza contadina, ecc.

Albert Schweitzer, all'inizio del '900, aveva concluso la rassegna delle ricerche

sulla vita di Gesù dei due secoli precedenti, dicendo che esse erano inficiate dal tentativo di

modernizzare Gesù, attribuendogli gli ideali in auge nella società. Si era avuto così, di volta

in volta, un Cristo idealista, romantico, liberale, socialista… Alla stessa conclusione

arrivano due grandi esegeti del nostro tempo, Dunn e Meier, nella loro rassegna degli studi

apparsi dopo Schweitzer. Abbiamo avuto via via il Gesù dell'esistenzialismo heideggeriano di

Bultmann, il Gesù rivoluzionario degli anni di Che Guevara e ai nostri giorni il Gesù post-

moderno, dal pensiero debole. Nell’introduzione al suo libro “Gesù di Nazaret”, Benedetto

XVI definisce questi studi «fotografie degli autori e dei loro ideali». Alla nascita di Gesù,

Simeone disse che sarebbe stato «segno di contraddizione perché fossero svelati i segreti di

molti cuori», e così è stato. Scrivendo di lui, ognuno, senza volerlo, manifesta quello che c'è nel

proprio cuore. L’interpretazione data da non pochi critici dell’Ottocento era spesso inficiata da

idee filosofiche non conciliabili con la fede (razionalismo, positivismo, ateismo), con

conseguente esclusione di ogni realtà superiore all’esperienza.

Tuttavia i loro studi, per il guadagno critico realizzato, per l’indagine innovativa

portata avanti, per le vie nuove sperimentate, hanno arrecato anche risultati positivi, per una

migliore conoscenza di Gesù. Gli studiosi cattolici, che hanno combattuto le posizioni

razionalistiche e smascherato errori e preconcetti, hanno accolto le cose serie e

scientificamente accettabili delle varie scuole e usano ora i migliori metodi scientifici del

periodo della critica liberale, ed altri escogitati dopo.

PER UN’ESATTA INERPRETAZIONE

Siccome Dio ha parlato nella sacra Scrittura per mezzo di uomini e alla maniera

umana e il libri sacri, ispirati dallo Spirito Santo , loro autore principale, sono stati scritti

da uomini; per comprenderli bene è necessario studiarli con un metodo storico critico;

occorre conoscere, o almeno cercare di conoscere, la sua preistoria (l'ambiente in cui è nato), il

loro genere letterario (se sono una cronaca, un racconto didattico, una poesia, ecc.) e l'opera

di elaborazione di quelli che hanno raccolto e messo per iscritto le fonti orali o gli scritti

precedenti. Il fine è soprattutto quello di comprendere il significato che l’autore originario

intendeva comunicare ai suoi lettori o ascoltatori, di stabilire cioè con un sufficiente grado di

certezza quale era la sua intenzione nel rivolgersi con quel testo a quei destinatari originari.

Il metodo storico-critico di studio delle fonte evangeliche è oggi ammesso da

tutti ed è di grande importanza: Ma ha i suoi limiti e non se ne può assolutizzare il valore.

Inoltre talora è minato da preconcetti, e da sospetti.

Per conoscere con esattezza la figura storica di Gesù ciò che il metodo storico-

critico può dire di lui deve tener conto del principio generale e dei criteri di seguito i indicati.

Il principio generale per un’esatta interpretazione della Bibbia è che sia letta nello

Spirito. Per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, la Sacra Scrittura deve essere

interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito, mediante il quale è stata scritta.

I criteri concreti che devono presiederne l’interpretazione sono: il contenuto e

l’unità di tutta la Scrittura, la viva tradizione di tutta la Chiesa e l’analogia della fede. Perché c’è continuità tra Antico e Nuovo Testamento e tra i vari libri, la Tradizione viva della

Chiesa è in sintonia con la Sacra Scrittura e la fede coincide sempre con quanto dicono le

Scritture.

LA SITUAZIONE OGGI

Più di due secoli di discussioni attorno alla questione del “Cristo storico” si sono

concluse con il riconoscimento dell’attendibilità delle fonti evangeliche, le quali hanno retto

al vaglio della critica più minuziosa ed esigente. “I Vangeli sono i libri più vagliati dalla critica

che, anziché demolirli, ha messo in luce che essi sono rimasti essenzialmente inalterati lungo i

secoli. Il contesto storico e geografico dei vangeli si è rivelato sempre più esatto e documentato:

quasi tutti i luoghi citati nei Vangeli sono stati identificati da archeologi e storici; la flora, la

fauna, la situazione agricola, il tenore di vita familiare, il modi di vestire, corrispondono alle

descrizioni contemporanee o agli usi tuttora conservati; i personaggi storici (Erode il Grande,

Archelao, Erode Antipa, Pilato) corrispondono a quelli presenti in altre fonti; le notizie circa la

vita sociale, religiosa, politica del popolo ebreo, le abitudini, le sette, l’autorità degli scribi e dei

farisei, le varie autorità (imperiale, nazionale, religiosa ), i riti, le feste, le tasse, il sabato,

rappresentano una cornice rigidamente storica” (Vedi: Vigano: Gesù persona storica )

La storicità dei Vangeli è facilmente verificabile se vengono studiati senza

pregiudizi e vengono usati i molti strumenti scientifici a disposizione. Essa è l’unica

conclusione logica di ogni vera ricerca.

GESU’ DELLA STORIA

Si può asserire senza possibilità di smentite che tra quelli che prendono sul serio la

storia non c’è nessuno che neghi l’esistenza di Gesù. Il grande esegeta protestante Bultmann

osserva: “il dubbio circa l’esistenza di Gesù manca di fondamento e non merita nemmeno

una parola di replica”. E Schnackenburg, grande esegeta tedesco, ha posto in chiaro come

dato veramente storico il punto decisivo: l'essere relativo a Dio di Gesù e la sua unione con

Lui : «Senza il radicamento in Dio la persona di Gesù rimane fuggevole, irreale e

inspiegabile» .

“Possiamo essere sicuri che i Vangeli ci consentono di raggiungere la figura storica

di Gesù nei suoi lineamenti principali, nelle costanti del suo insegnamento e della sua prassi,

nei momenti cruciali della sua vita pubblica, nella sua assoluta originalità. La figura di Gesù è

così singolare che nessuno avrebbe potuto immaginarla, se non si fosse imposta da sé. Gesù è

diverso dai grandi uomini religiosi: non manifesta incertezze, non si riconosce peccatore; parla

e opera con una sicurezza e un potere senza pari. Identifica concretamente se stesso e il proprio

agire con la presenza di Dio e la venuta del suo regno; rivendica un’autorità superiore a

quella dei profeti; si considera decisivo per la salvezza, esigendo dedizione incondizionata.

Eppure queste pretese esorbitanti non risultano odiose in lui, perché vive totalmente al servizio

del Padre e degli uomini, dimentico di sé, fedele fino alla morte in croce. (VVL 80 ).

LA VITA DI GESU

Di Gesù è possibile abbozzare un profilo storico. Nasce a Betlemme, in un periodo

verificabile della storia (Lc 2, 2 ) . Secondo Papia ( morto nel 550 d. C ), che però non segue

un compito del tutto esatto, Gesù sarebbe nato l’anno 754 dalla fondazione di Roma; secondo

studi più accurati risulta invece che è nato circa il 6 a. C.; in un giorno dell’anno che non

conosciamo; ( l’indicazione del 25 di Dicembre come data di nascita di Gesù risale ai tempi di

Costantino, morto nel 337, quando la Chiesa trasformò la festa pagana del “natale del sole

invitto” nella festa cristiana del “sole di giustizia”). Fece parte di una famiglia modesta (Mt

13, 35 ) e per buona parte delle vita si guadagnò da vivere facendo l’operaio ( è chiamato:

“il figlio del carpentiere”) . Passò quasi tutta la vita in Palestina, il cui ambiente presentato

nei Vangeli corrisponde a quello reale del tempo di Gesù (mondo agricolo, notabili, autorità,

sfondo religioso e sociale, celebrazioni, feste, ecc. … ).

Studiando attentamente i dati di Luca 3, 23 e 3, 30 e il Vangelo di Giovanni si può

asserire che il ministero di Gesù ha inizio negli anni 27-28, quando egli è sui 30 anni, e dura

circa due anni e mezzo. E’ preceduto dal battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano, cui

fa seguito una dura tentazione. Gesù passa di villaggio in villaggio predicando a tutti , annunzia

il Regno, compie miracoli, perdona i peccati, invita alla sua sequela. Molti lo seguono, dodici

discepoli sono da lui preparati in modo particolare per continuare la sua opera. La sua

predicazione urta i notabili che lo arrestano e lo condannano a morte. La data più probabile

della morte è quella fornita da Giovanni e corrisponde al 7 Aprile (14 di Nissan ) dell’anno

30. Il terzo giorno dopo la morte risorge, e dopo 40 giorni sale al cielo.

UNA PERSONALITA SORPRENDENTE

Gesù si presenta in maniera sconcertante per la sua personalità per ciò che ha

insegnato, per le opere che ha compiuto, per la sua morte, che approda alla risurrezione.

La personalità. In lui l’umanità ha raggiunto il suo vertice, perché in Gesù si trova mirabilmente

fuso ciò che fa grande l’uomo: magnanimità e umiltà; fortezza e dolcezza d’animo;

intelligenza viva e squisita sensibilità; vicinanza e comunione con Dio santo e attenzione

premurosa e comunione con l’uomo peccatore, elevatezza di pensiero e semplicità

nell’esprimerlo, misericordia verso i peccatori e intransigenza verso il peccato, dignità

altissima e dedizione al servizio. Egli è sempre amorevole, conoscitore del cuore umano, mai

disposto al compromesso, limpido, veritiero, mite, misericordioso, pacifico, tentato come gli

altri uomini e sempre vincitore.

L’annunzio e l’opera. Gesù presenta Dio creatore come Padre misericordioso, come amore, e l’uomo

creato come persona redenta e fatta diventare figlio di Dio. Parla di un mondo di pace, di

libertà di rispetto di ogni persona, di amore generoso, di perdono senza limiti, di giustizia

piena. Dice che deve essere bandita ogni discriminazione religiosa e sociale e ogni ipocrisia,

che il parlare deve essere schietto e sereno, il cuore limpido, il pensare e l’agire secondo la

volontà di Dio, la vita vissuta nell’amore e nel servizio dei fratelli. Riassume la legge nell’amore

di Dio sopra ogni cosa e nell’amore del prossimo come se stessi per amor di Dio. Predica un

regno di pace piena, di vita senza fine, di felicità senza ombre, di vittoria sul male, di amore

totale. Dona la vita eterna già ora e per sempre. Assicura l’esistenza dopo la morte e la

resurrezione finale . E s’impegna sempre in favore degli uomini, con la sua opera, con la sua

presenza, con i suoi miracoli, che sono un segno della salvezza che è venuto a portare.

La sua morte.

Eccezionale è la vita, eccezionale è la sua morte. Viene catturato quando lui lo

permette. Processato, pur essendo innocente, non fa nulla per salvarsi, non scende a

compromessi, anzi si dichiara Figlio di Dio e perciò viene condannato. Affronta tutto con

serenità e abbandono al Padre, perdona i suoi accusatori e crocifissori, muore talmente in pace,

che il centurione dichiara che così non può morire che un dio. E tre giorni dopo risorge.

Non lascia indifferenti Davanti ad una persona così non si può restare indifferenti. E infatti alcuni lo

combattono, molti lo riconoscono un grande uomo, il più grande degli uomini “normativi”,

anzi il più grande di tutti gli uomini e molti lo seguono e dicono che non è solo un grande

uomo, ma che è il Messia promesso, il Figlio di Dio e il Salvatore di ogni uomo.

IL MESSIA PROMESSO

L’Antico Testamento è tutto percorso dal “messianismo”; in esso si trovano più di

300 passi messianici. Per messianismo s’intende prima di tutto il desiderio di un mondo

migliore dove trionfi l’armonia dell’universo, abbondi la pace, i rapporti siano improntati

all’amore, dove ci sia riconciliazione universale con Dio, con gli uomini e con la natura. Dal

momento che un tale mondo non può essere costruito dall’uomo, per messianismo s’intende poi

che Dio trasforma quel desiderio in possibilità oggettiva, ma chiede la collaborazione

dell’uomo. Infine per messianismo s’intende il fatto che nella realizzazione di quel mondo

ideale interverrà un personaggio, che riceverà un’investitura propria, un’unzione speciale e

che perciò è indicato come Messia, ossia unto, parola che il greco traduce con Cristos.

Israele ha sempre atteso il Messia anche se non ha avuto idee chiare sulla sua

personalità e nel corso della sua storia alcuni personaggi si sono dichiarati messia e hanno

avuto qualche seguito. Anche oggi gli Ebrei fedeli attendono il Messia .

Ai suoi contemporanei, che attendevano un liberatore e un capo umanamente

potente, Gesù, si presentò con molta discrezione, ma con chiarezza come figlio dell’uomo,

servo sofferente, che sarebbe morto in croce, dichiarò così di essere il Messia promesso e

“spiegò in tutte le scritture quanto lo riguardava”. (Lc 24,27 )

Gli ebrei che conoscevano le Scritture lo riconobbero come il “figlio di David”, il

Messia promesso. Circola ancora oggi la convinzione che Israele non abbia riconosciuto Gesù,

ma è un falso storico. I primi discepoli del Nazareno furono ebrei ed è stata la fede della

comunità giudaica che ha portato il messaggio nell’impero romano. Maria, gli Apostoli, Paolo,

tutti i primi cristiani furono ebrei. I documenti primitivi della nuova fede testimoniano di

migliaia di conversioni tra il popolo eletto; la prima predicazione avviene sempre nelle

sinagoghe e la stessa chiesa di Roma, la chiesa del Papa, ha avuto inizio tra le migliaia di ebrei

residenti nella Capitale. L’avversione di fondo fu dei capi e la frattura tra Giudaismo e

Cristianesimo avvenne in un secondo tempo.

Che un uomo della storia sia stato preannunziato ripetutamente molti secoli prima

della nascita e con l’indicazione di situazioni che si sono avverate è un fatto unico e fuori di

ogni possibilità umana. Solo Dio poteva sapere in precedenza tutto ciò che poi è avvenuto. Dio

ha ispirato le Scritture, Dio ha voluto la storia di Gesù.

GESU MUORE E RISORGE

Gesù di Nazaret fu crocifisso a Gerusalemme, fuori delle mura, come un malfattore,

e fu sepolto nella tomba nuova messa a disposizione da un amico, Giuseppe di Arimatèa. La

storia sembrava finita. I discepoli erano paralizzati dalla paura e dalla vergogna.

Ma qualche settimana dopo, eccoli in pubblico a proclamare, con coraggio e

appassionata convinzione, che Gesù è vivo, è risuscitato, è stato innalzato alla destra di Dio

come Messia e Signore dell’universo. Costituiscono la prima comunità cristiana, dove tutti sono

“un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). Si sentono da lui inviati a proseguire la sua missione;

per lui rischiano la vita, affrontano persecuzioni e tribolazioni d’ogni genere. Sono uomini

nuovi, quasi fossero risuscitati anche loro. Deve essere proprio accaduto qualcosa! I discepoli

affermano con sicurezza che è stato Gesù stesso a trasformarli, non una loro riflessione,

immaginazione o esaltazione emotiva: si è fatto vedere vivo e ha donato loro lo Spirito Santo.

Si è imposto alla loro incredulità con un’iniziativa tutta sua, con una nuova chiamata.

L’apostolo Paolo, verso l’anno 55, riassume l’annuncio pasquale della prima

comunità cristiana con quattro verbi, che indicano avvenimenti reali, anche se non tutti

controllabili allo stesso modo: “Cristo morì... fu sepolto... è risuscitato... apparve”; poi

subito fa seguire un elenco di testimoni autorevoli, ai quali bisogna fare riferimento: “apparve

a Cefa (Pietro) e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola

volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a

Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me” (1Cor 15,3-8).

Si potrebbe obiettare: se Gesù davvero è risorto, perché non si è manifestato anche al

sinedrio, a Ponzio Pilato, a tutto il popolo? Per incontrare Dio, bisogna prima cercarlo

umilmente; non ha senso un miracolo per costringere a credere. Del resto Dio è sovranamente

libero nelle sue decisioni: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a

tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui

dopo la sua risurrezione dai morti” (At 10,40-41).

Gli incontri del Risorto con i suoi avvennero a Gerusalemme e in Galilea. Ma è

impossibile per noi stabilirne la successione e le modalità. I racconti pasquali, riportati nei

quattro Vangeli, presentano divergenze in numerosi dettagli. Questi dettagli a volte, più che

ricordi, sembrano essere mezzi letterari per esprimere la concretezza o il significato

dell’incontro. La struttura dei racconti è però costante: iniziativa del Risorto, che si fa vedere,

viene, si avvicina, sta in mezzo, si manifesta; riconoscimento da parte dei discepoli, senza

possibilità di equivocare con qualche spirito o fantasma; missione affidata agli apostoli, che fa

della loro testimonianza il fondamento della Chiesa. L’insistenza sull’oggettività

dell’esperienza è tale, che le apparizioni sono in realtà da considerare veri e propri incontri

interpersonali concreti. Questa oggettività trova riscontro e conferma nella scoperta del

sepolcro vuoto: un fatto che a Gerusalemme doveva essere pubblicamente noto, altrimenti non

sarebbe stato possibile proclamare che Gesù era risuscitato, senza essere subito ridotti al silenzio

e coperti di ridicolo. Il sepolcro vuoto, sebbene da solo non possa provare la risurrezione,

costituisce però un’apertura verso il mistero e un segno dell’identità del Risorto con il

Crocifisso. Il sepolcro vuoto, le apparizioni del Risorto e la radicale conversione dei discepoli

convergono nell’indicare la realtà obiettiva della risurrezione.

FIGLIO DI DIO

Il fatto straordinario della risurrezione dai morti fa capire appieno agli Apostoli

che Gesù è Figlio di Dio. Nessun uomo è mai risorto e tanto meno nessun morto si è mai

risuscitato. L’esclamazione di Tommaso dice chiaramente la fede degli Apostoli: “Mio Signore

mio Dio”(Gv 20, 28) . Con la risurrezione Gesù pone il sigillo alla sua persona e alla sua opera,

si compie l’autorivelazione di Gesù. Infatti, riappropriandosi della propria vita, Gesù, in

quanto Dio, dimostra di essere ”padrone della vita” e mostra che il suo Regno è in mezzo a

noi. Nessun uomo è mai risorto e tanto meno nessun morto si è mai risuscitato.

Un’altra grande opera contribuisce a dischiudere il mistero della personalità di

Gesù: è l’annunzio del Regno, cuore del suo messaggio, è la Buona Novella, il Vangelo. Il suo

è il Regno in cui si fa la volontà del Padre e Dio regna dove si compie la sua volontà. La

signoria di Dio (basileia tou theou) deve far fronte a continue resistenze, contrasti, avversità. La

condizione prima per l’avvento del Regno e per la partecipazione ad esso, è il riconoscimento

di Gesù come Figlio di Dio, come Messia, che non è soltanto il profeta del Regno, ma colui

che lo realizza .

Inoltre il mistero profondo della sua divinità Gesù lo dichiara ripetutamente

con le parole e con le opere, durante la sua vita. Spesso agisce come Dio: perdona i peccati ed

è rimproverato perché solo Dio può fare questo, con la stessa autorità del Padre promulga la

legge della montagna (“avete sentito dire, ma io vi dico”), fa miracoli ( “lo voglio, sii

mondato”), dichiara che tutto ciò che ha il Padre lo ha dato a lui, dice chiaramente che chi

vede lui vede il Padre. Il Padre approva quanto lui fa e quanto dice con molti miracoli e lo

proclama suo Figlio nel Battesimo e nella trasfigurazione (“Tu sei il mio Figlio prediletto in te

mi sono compiaciuto” Mc 1,11; “ Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono

compiaciuto” (Mt 17, 5 ) ed è proprio perché egli stesso si dichiara apertamente Figlio di Dio

che viene condannato a morte (“Tu dunque sei il Figlio di Dio? Ed egli disse loro: “ lo dite

voi stessi: io lo sono” (Lc 22, 70 ).

Dopo la risurrezione, per l’azione dello Spirito Santo donato, la Chiesa lo ha sempre

ritenuto "Signore” (Adonai- Kirios), ossia Dio. Spesso con questo titolo lo si indica nel NT :

es. “Gesù è il Signore” (1 Cor 12, 3; Rm 10, 9 ) ; “Per noi c’è un solo Dio, il Padre…… e un

solo Signore, Gesù Cristo” ( 1 Cor 8, 5). ”Vieni, Signore” . ( 1 Cor, 12, 22; Ap 22,20)

La Chiesa crede che Gesù è il Verbo, il Figlio di Dio, Dio come il Padre, che si

fatto uomo (“In principio era il Verbo…il Verbo era Dio. ... e si fece carne e venne ad abitare

tra gli uomini”. ( Gv 1, 2 ss ) “Annientò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte”

(Paolo ). Lo considera da sempre vero Dio e vero uomo, che dopo la morte siede alla destra

del Padre ( Ecco io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che alla destra di Dio” At 7,

56 ) ed è il Dio con noi, l’Emmanuele, che può rassicurare i discepoli: “Io sarò con voi fino

alla fine del mondo” (Mt 28, 20 ).

IL SALVATORE DEL MONDO

Al di là della grande personalità, delle opere e degli insegnamenti, di Gesù conta

soprattutto il dono totale di sé, maturato durante tutta la vita e portato a termine con la sua

morte. Egli “non è venuto per essere servito ma per servire e dare la propria vita in riscatto

per molti” ( Mt 10,45), si è identificato con la figura del Servo del Signore e ha rivelato e

attuato così la presenza salvifica del Dio-Amore.

Per la sua obbedienza al Padre, la sua coerenza, il suo amore per gli uomini

subisce umiliazioni, persecuzioni e minacce di morte. L’ostilità contro di Lui è alimentata da

chi, senza comprenderne le opere e l’insegnamento, lo considera un sovvertitore della

religione e un pericoloso agitatore delle folle. Gesù è consapevole della morte che lo attende,

ma va incontro ad essa con coraggio, per essere fedele al Padre. Più volte tentano di ucciderlo,

ma lo catturato nell’orto degli Ulivi solo quando egli vuole. Dopo la cattura, viene sottoposto

dal Sinedrio ad una farsa di processo, durante il quale si dichiara apertamente “Figlio di Dio”

e per questo viene condannato a morte come bestemmiatore, poi viene portato in giudizio di

fronte a Pilato, che, pur riconoscendolo innocente, lo manda a morte. Flagellato, coronato di

spine, portato al calvario, subisce la crocifissione e muore in croce, abbandonato da tutti,

eccetto che da poche persone.

Dal punto di vista storico la morte di Gesù è dovuta alle autorità giudaiche e

romane, ma ad un livello diverso tutti gli uomini ne sono responsabili, come dice San Paolo:

“Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture”, cioè secondo il disegno di Dio che

vuole salvare l’uomo il quale col peccato, che è disobbedienza a Dio, si è chiuso all’amore e

ai doni di Dio .

Come comprendere tutto ciò? L’uomo è stato creato simile a Dio, per vivere unito

a Lui, avere da Lui indicazioni di vita, forza per eseguirle e raggiungere, dopo la vita terrena,

la felicità eterna . Dio da sempre ha indicato all’uomo come comportarsi perché la sua vita

avesse senso, ma l’uomo da sempre ha fatto di testa sua, non ha ascoltato la voce di Dio, e con

la sua disobbedienza ha tradito l’amore del suo Signore, offendendolo gravemente. Il peccato

ha creato una frattura insanabile tra l’umanità e la divinità, un fossato incolmabile, ha eretto un

muro divisorio infrangibile, che non permette all’uomo di entrare in contatto con la fonte

stessa della sua vita, la roccia della sua esistenza, la radice della sua felicità e ha reso l’uomo

schiavo della colpa, inconsistente, con una vita priva di senso. Dopo il peccato l’uomo non

aveva più alcuna possibilità di riconciliarsi con Dio, di valicare il fossato, di infrangere la

parete divisoria. Solo Dio poteva fare questo, ma non era giusto e dignitoso né per Dio, né per

l’uomo operare una semplice “sanatoria”. Era necessaria una riconciliazione, una riparazione,

una purificazione, il perdono del peccato. Dio ha voluto assumersi il compito di riparare,

perdonare, purificare gratuitamente. E ha stabilito che Gesù Cristo fosse il mediatore della

salvezza divina per tutti gli uomini. Perciò ha mandato il Figlio suo unigenito, ha voluto che

prendesse un corpo umano, lo ha reso del tutto solidale con l’umanità. Gesù Cristo, Dio e

uomo, condividendo l’amore del Padre, si è consegnato agli uomini, vivendo sempre in

perfetta obbedienza a Dio, nonostante tutto, fino alla morte di croce. Il Padre ha accolta tanto

amore, tanta obbedienza, tanto sacrificio, lo ha risuscitato al terzo giorno dalla morte e lo ha

costituito Salvatore, che libera dal peccato e da ogni male.

Per la morte e risurrezione di Gesù, l’offesa è stata riparata, il peccato

perdonato, la barriera tra l’umanità e Dio infranta, l’uomo riceve lo Spirito Santo, ed è

salvo, può entrare di nuovo in contatto con Dio, fonte della vita e di ogni felicità.

Ciò significa che per avere la salvezza ed esser reso giusto l’uomo deve credere a

Gesù Cristo, che è il solo che ottiene e dona la salvezza. Ciò vale per ogni uomo, perché Gesù

è il solo salvatore di ogni uomo.

I MISTERI DI GESU

Tutta la vita di Cristo è Rivelazione del Padre: le sue parole e le sue azioni, i

suoi silenzi e le sue sofferenze, il suo modo di essere e di parlare. Gesù può dire: “Chi vede me,

vede il Padre” (Gv 14,9), e il Padre: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35).

Poiché il nostro Signore si è fatto uomo per compiere la volontà del Padre, ( Eb 10,5-7) i più

piccoli tratti dei suoi Misteri ci manifestano “l'amore di Dio per noi” ( 1Gv 4,9).

Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi

tutto del sangue della croce, (Cf Ef 1,7; Col 1,13-14; 1Pt 1,18-19 ) ma questo Mistero opera

nell'intera vita di Cristo: nella sua Incarnazione, per la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti

con la sua povertà; (Cf 2Cor 8,9) nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, (Cf Lc

2,51) ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; (Cf Gv

15,3 ) nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali “ha preso le nostre infermità

e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17); (Cf Is 53,4 .) nella sua Risurrezione, con la quale

ci giustifica (Cf Rm 4,25).

Tutta la vita di Cristo è Mistero di Ricapitolazione. Quanto Gesù ha fatto, detto e

sofferto, aveva come scopo di ristabilire nella sua primitiva vocazione l'uomo decaduto: allorché

si è incarnato e si è fatto uomo, ha ricapitolato in se stesso la lunga storia degli uomini e in breve

ci ha procurato la salvezza, così che noi recuperassimo in Gesù Cristo ciò che avevamo perduto

in Adamo, cioè d'essere ad immagine e somiglianza di Dio. Per questo appunto Cristo è passato

attraverso tutte le età della vita, restituendo con ciò a tutti gli uomini la comunione con Dio

(Sant'Ireneo di Lione, Ad.s haereses, 3, 18, 1). (C.C.C. 516-518 )

Tutta la ricchezza di Cristo “è destinata ad ogni uomo e costituisce il bene di

ciascuno” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 11). Cristo non ha vissuto la sua

vita per sé, ma per noi , dalla sua Incarnazione “per noi uomini e per la nostra salvezza” fino

alla sua morte “per i nostri peccati” (1Cor 15,3) e alla sua Risurrezione “per la nostra

giustificazione” (Rm 4,25). E anche adesso, è “nostro avvocato presso il Padre” (1Gv 2,1),

“essendo sempre vivo per intercedere” a nostro favore ( Eb 7,25). Con tutto ciò che ha vissuto e

sofferto per noi una volta per tutte, egli resta sempre “al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb

9,24).

Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello : ( Rm 15,5;

Fil 2,5) è “l'uomo perfetto” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 38), che ci invita a

diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare,

(Cf Gv 13,15) con la sua preghiera, attira alla preghiera, (Cf Lc 11,1) con la sua povertà,

chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni (Cf Mt 5,11-12).

Tutto ciò che Cristo ha vissuto, egli fa sì che noi possiamo viverlo in lui e che

egli lo viva in noi. “Con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo”

(Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 2). Siamo chiamati a formare una cosa sola con lui; egli

ci fa comunicare come membra del suo Corpo a ciò che ha vissuto nella sua carne per noi e

come nostro modello.

Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, in fine, completare gli stati e i

Misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la

sua Chiesa. Il Figlio di Dio desidera una certa partecipazione e come un'estensione e

continuazione in noi e in tutta la sua Chiesa dei suoi Misteri mediante le grazie che vuole

comunicarci e gli effetti che intende operare in noi attraverso i suoi Misteri. E con questo mezzo

egli vuole completarli in noi (San Giovanni Eudes, Tractatus de regno Iesu, cf Liturgia delle

Ore, IV, Ufficio delle letture del venerdì della trentatreesima settimana). (C.C.C. 519-521)

ALCUNE EREDITA’

Il calendario col quale datiamo il tempo in occidente ha inizio con la nascita di

Cristo. E’ un segno di un fatto reale: Gesù ha cambiato la storia, ha posto in essa una

potenzialità rivoluzionaria e pacifica, che punta sulla convinzione e conversione e perciò

richiede un lungo tempo ma che porterà sempre più ad un mondo diverso, al Regno. Di questo

mutamento, anche coloro che non credono che egli sia il messia, il salvatore, il Figlio di Dio,

possono vedere almeno alcuni segni innegabili che parlano alto di lui e della sua opera.

La Chiesa

Gesù ha istituito e lasciato un’eredità molto significativa, che è nel mondo un suo

segno luminoso. Se consideriamo le infinite contraddizioni del pensiero umano, è sorprendente

che in quasi duemila anni la Chiesa, pur composta di persone che hanno sbagliato e si sono

corrette in molte cose, sia rimasta sempre fedele alla verità rivelata e alla stessa professione di

fede, malgrado abbia subito, nelle diverse epoche, pressioni culturali, sociali e politiche di ogni

genere. Se pensiamo alla debolezza di ogni uomo non possiamo che stupirci per le vette di

santità che sono state raggiunte nella Chiesa.

Ci sono ombre e luci nella storia del popolo di Dio; in essa ci sono santi e

peccatori, grano e zizzania che vivono insieme fino alla fine dei tempi, ma in essa c’è una

potenza che non ha spiegazione umana. Essa è fondata su un solido fondamento e non solo

non crolla ma vive una perenne giovinezza. Il fondamento è Gesù stesso che ha promesso: “ Le

potenze degli inferi non prevarranno”. Ed ha come anima lo Spirito Santo che la conduce e la

rinnova.

In essa in ogni epoca c’è una forza potente per tutti che proviene dai Sacramenti, c’è

una schiera sterminata di santi, continuano a verificarsi nel nome di Gesù «guarigioni,

miracoli e prodigi» (At 4,30), come agli inizi. E’ sorprendente che simili fatti avvengano

costantemente in circostanze religiose, in connessione con il Cristo e secondo la sua

promessa.

I Santi

Un segno grande innegabile che sta sotto gli occhi di tutti sono i santi, alcuni dei

quali hanno segnato secoli interi. Per esempio uomini e donne come Giovanni XXIII,

Giovanni Paolo II, Padre Pio, Madre Teresa hanno impressionato grandemente durante il

secolo da poco trascorso Questo fenomeno della santità eroica pone domande serie. Come mai

persone di ogni provenienza e ceto sociale, uomini, donne, bambini, giovani, colti o analfabeti,

dotati o poco dotati di carismi, sono giunti a vette tanto alte di santità? Sebbene i credenti

risultino in gran parte mediocri e peccatori, tuttavia in ogni epoca, in situazioni e forme

diverse, si rinnova la sublime testimonianza di numerosi cristiani totalmente rivolti a Dio e

ai fratelli. La sola spiegazione è che Dio opera nei santi e « rivela vividamente agli uomini la

sua presenza e il suo volto», perché solo dall’alto può venire la forza che rende possibile

l’eroismo permanente, la gioia che il mondo non conosce, capace di alleggerire le fatiche e di

illuminare la sofferenza e la morte. E questi santi sono tutti seguaci di Cristo.

Valori più alti Chi conosce la storia vede che in essa, tra mille contraddizione ed errori, lentamente

ma sicuramente, stanno avanzando valori alti: sacralità della vita umana, libertà, fratellanza,

giustizia, rispetto dell’uomo, pari dignità tra uomo e donna, grandezza della famiglie, ecc. Se si

va a fondo ci si accorge che essi provengono tutti da Gesù Cristo. Egli ha segnato più di ogni

altro la storia umana.

CHI E’ GESU CRISTO

Gesù è il Figlio dell’uomo, il Messia promesso, è Pastore, Salvatore, Figlio di

Dio, Signore. E’ la luce del mondo “che illumina ogni uomo” ( Gv 1, 9 ), è la verità; è il

punto di riferimento di ogni valore, è colui che dà la risposta a tutte le domande umane.

Gesù è l’unica via al Padre fonte dell’amore, è la via di ogni realizzazione umana, è la vita

vera, è la risurrezione. E’ Gesù, che, col Padre, ci dona lo Spirito, che ci guida nella vita, ci

dirige, ci cambia il cuore, ci sostiene, ci dona la forza.

Gesù annunzia l’intervento definitivo di Dio nella storia, come re e salvatore. La

regalità divina si afferma senza clamore nel tessuto della vita ordinaria; si rivela come amore

gratuito e misericordioso, rivolto a tutti, specialmente agli oppressi e ai peccatori. Chi l’accoglie

con umiltà e fede, fa esperienza della beatitudine già ora tra le angustie della vita presente e

cammina con coraggio verso un futuro pieno di speranza.