SAPERE GESU’

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Ufficio Catechistico Diocesi di Lanciano Ortona SAPERE GESU’ Itinerario di iniziazione cristiana per bambini prima elementare con l’accompagnamento dei genitori Itinerari diocesani/1 Sussidio pro manuscripto per la sperimentazione

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Ufficio Catechistico

Diocesi di Lanciano – Ortona

SAPERE GESU’

Itinerario

di iniziazione cristiana

per bambini prima elementare

con l’accompagnamento dei genitori

Itinerari diocesani/1

Sussidio pro manuscripto per la sperimentazione

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PROGETTO CATECHISTICO DIOCESANO

Nel paragrafo 27 del documento Incontriamo Gesù, non a caso definito il «cuore» del documento stesso, ci viene presentato il processo catechistico come un evangelizzare in modo armonico, organico e globale. Il Progetto Catechistico italiano, ci ricordano i nostri Vescovi, vuole dimostrare come l’azione evangelizzatrice ha il compito di introdurre alla relazione con Gesù. Pertanto la catechesi è un «sapere Gesù» (cfr. 2Cor 2,2) e per fare ciò occorre: «incontrarlo, conoscerlo, celebrarlo, viverlo e gustare la sua bontà ed il suo amore» (IG 27). Pertanto il nostro Progetto cerca di coniugare questi verbi che portano a «sapere Gesù» nei vari anni del cammino secondo lo schema che segue: SAPERE GESU’ Itinerario di primo annuncio per i bambini di 6 anni INCONTRARE GESU’ Itinerario di primo annuncio per i bambini di 7 anni CONOSCERE GESU’ Itinerario battesimale verso la Riconciliazione per bambini di 8 anni CELEBRARE GESU’ Itinerario eucaristico per bambini di 9 anni GUSTARE LA BONTA’ DI GESU’ Itinerario eucaristico per bambini di 10 anni GUSTARE L’AMORE DI GESU’ Itinerario crismale per ragazzi di 11 anni VIVERE GESU’ Itinerario crismale per ragazzi di 12 anni TESTIMONIARE GESU’ Itinerario crismale per ragazzi di 13 anni Ogni suggerimento che sacerdoti, parroci, catechisti e genitori vorranno segnalare, sarà attentamente considerato nella stesura definitiva delle guide.

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SCHEMA DELL’ITINERARIO

PRESENTAZIONE ALCUNI SUGGERIMENTI PER L’USO DEL TESTO PRIMA TAPPA: FACCIAMO GRUPPO Primo incontro: Benvenuti amici! Secondo Incontro: Ti chiamo per nome Terzo Incontro: Un nome per te Quarto Incontro: Il mio amico Gesù SECONDA TAPPA: MARIA RACCONTA Primo Incontro: Piacere, sono Maria! Secondo Incontro: Ave Maria, il Signore è con te Terzo Incontro: Artisti per la fede Quarto Incontro: Gesù nasce a Betlemme Quinto Incontro: Facciamo il presepe Sesto Incontro: Prepariamoci a far festa Settimo Incontro: Buon Natale alla mia famiglia TERZA TAPPA: GIUSEPPE RACCONTA Primo Incontro: Ti racconto il mio Natale Secondo Incontro: Piacere, sono Giuseppe! Terzo Incontro: La vita al tempo di Gesù Quarto Incontro: Il mio papà è speciale Quinto Incontro: La mia super-mamma Sesto Incontro: Gesù andava al catechismo? Settimo Incontro: Conosciamo la nostra chiesa QUARTA TAPPA: GESU’ RACCONTA Primo Incontro: Osanna al Figlio di David! Secondo Incontro: Benvenuti a Gerusalemme Terzo Incontro: Un dono d’amore Quarto Incontro: L’amore tradito Quinto Incontro: Gesù muore per noi Sesto Incontro: Alleluia, è risorto! QUINTA TAPPA: VIENI, SANTO SPIRITO Primo Incontro: Il giorno di Pentecoste Secondo Incontro: Siamo luce del mondo Terzo Incontro: Battezzati nello Spirito Quarto Incontro: La Chiesa siamo noi Quinto Incontro: Lo Spirito ci fa pregare CONCLUSIONE DELL’ANNO CATECHISTICO MATERIALE DIDATTICO

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PRESENTAZIONE

L’idea di organizzare un Progetto Catechistico Diocesano nasce dall’incontro dell’Ufficio Catechistico Diocesano con i tanti catechisti impegnati nelle parrocchie della Chiesa frentana. A questa richiesta della base, si aggiunge quella della Chiesa italiana che, attraverso i suoi vescovi, caldeggia ciò nel documento Incontriamo Gesù dove sottolinea la necessità «dell’esistenza di un progetto catechistico diocesano coordinato con un progetto pastorale di evangelizzazione e primo annuncio» (n. 30), ricordando che in tutte le diocesi «si prosegua o si dia avvio ad una progettazione ampia che coinvolga le parrocchie in una proposta uniforme e attui un rinnovamento reale e corale» (n. 54). Ci è sembrato opportuno raccogliere questi inviti e rinnovare così gli itinerari di fede dell’iniziazione cristiana rendendoli più attenti alle esigenze odierne, rispettose dell’età dei ragazzi ed organizzati in modo compiuto. In particolare, con questi nuovi itinerari, vorremmo:

- prestare attenzione al primo annuncio della fede, senza darlo per scontato, lasciando che la bella notizia di Gesù continui a riscaldare il cuore di chi l’ascolta;

- consentire alla famiglia ed alla parrocchia di collaborare insieme valorizzando in particolare il ruolo dei genitori come educatori alla fede.

Questo primo itinerario, dedicato ai bambini della prima classe elementare, ha come obiettivo quello di incontrare, di sapere Gesù, di iniziare ad ascoltare la sua Parola e di accoglierlo come il Risorto. Ciò verrà fatto valorizzando in modo particolare la narrazione del Vangelo e coinvolgendo i genitori ai quali si cercherà di far comprendere che la fede non consiste semplicemente in “cose da sapere”, ma nella “bella notizia da vivere”, mediante una testimonianza credibile da parte di tutti. La presente guida dedicata ai catechisti della prima elementare, li accompagna passo dopo passo, forse a volte anche troppo, ma ciò è stata cosa voluta per facilitare al massimo i catechisti stessi a prendere dimestichezza con questa nuova proposta. Tuttavia, alle parrocchie ed ai catechisti è lasciata la possibilità di riorganizzare il percorso dando spazio alla loro fantasia creativa e pastorale, rispettando però l’impostazione generale del cammino proposto. La partecipazione consapevole e lieta di ragazzi e genitori e, ci auguriamo, il loro desiderio di camminare sulle strade della fede, saranno per noi tutti l’incoraggiamento per portare avanti negli anni questo sforzo di rinnovamento per far crescere nella fede i bambini e ragazzi della Chiesa frentana. Lanciano, 8 settembre 2016, Festa della Natività della B.V. Maria

Carmine Marino + Emidio Cipollone Direttore Ufficio Catechistico Diocesano Arcivescovo di Lanciano-Ortona

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ALCUNI SUGGERIMENTI PER L’USO DEL TESTO

La presente guida, pensata per i bambini di prima elementare, propone cinque tappe, indicando anche, all’inizio di ognuna, il periodo migliore durante il quale proporre ogni singola tappa e gli obiettivi che ogni tappa si prefigge di raggiungere.

L’itinerario è basata prevalentemente sul racconto, prevedendo anche la partecipazione di giovani o adulti interpreti dei vari personaggi che vengono presentati. Per la migliore riuscita dell’esperienza, è necessario che i catechisti si organizzino per tempo individuando ed invitando i diversi interpreti, offrendo loro anche il materiale necessario per prepararsi all’incontro con i bambini. Inoltre molto spazio è dato anche al coinvolgimento delle famiglie dei bambini e, anche in questo caso, è sempre necessario organizzare per tempo il materiale necessario.

Per ogni tappa sono riportati i capitoli e/o le pagine dei Catechismi che fanno riferimento alla tappa stessa e che il catechista è invitato a consultare ed a renderne i contenuti parte integrante del cammino formativo.

Una volta organizzata la “scaletta” degli incontri, si consiglia ai catechisti di prendere visione delle proposte settimanali in tempo utile per poter organizzare, preparare o procurare il materiale che sarò più utile per il miglior andamento dell’incontro stesso.

L’itinerario annuale propone l’uso di materiale che si trova in calce alla guida, nella parte intitolata “Materiale Didattico”. Pertanto, il numero cerchiato in rosso che si trova nella parte descrittiva della guida, fa rimando al materiale didattico che si trova sotto lo stesso numero e che il catechista può liberamente usare per animare gli incontri o sostituire con altro materiale a suo piacimento, purchè rispecchi l’argomento e l’obiettivo da raggiungere.

E’ possibile che nella guida siano riportati link che rimandano a filmati, immagini o audio presenti su Youtube. Gli stessi sono stati inseriti al momento della pubblicazione della presente guida e potrebbe capitare che, negli anni successivi, tali file non sia più presenti o siano stati modificati su Youtube.

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TAPPA 1

Questa prima tappa del percorso, non propriamente catechistica, va curata nei minimi particolari perché rappresenta un po’ il “biglietto da visita” del cammino che vogliamo fare insieme. Per i nostri bambini di 6 anni (prima elementare), probabilmente questa è la prima esperienza di gruppo al di fuori di quella scolastica e, quindi, dobbiamo cercare di renderla bella e coinvolgente, da ripetere e continuare. Perché ciò avvenga è necessaria una preparazione e cura nei minimi particolari cercando, come catechisti, di esprimere al massimo l’inventiva e la creatività.

TEMPI

La prima tappa ci vede impegnati per tutto il mese di ottobre

OBIETTIVI

Creare l’ambiente e le condizioni per “fare gruppo”

Far percepire la gioia di essere parte della “famiglia” dei cristiani ed accendere il desiderio di continuare il cammino con gli amici e i genitori

FFFAAACCCCCCIIIAAAMMMOOO GGGRRRUUUPPPPPPOOO!!!

AAAPPPPPPRRROOOFFFOOONNNDDDIIIAAAMMMOOO………

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PREPARAZIONE DELLA SEDE Troviamo, d’intesa con il parroco, un luogo ben preciso, accogliente e spazioso per ospitare i bambini del primo anno di catechismo, un luogo che possa essere sentito come “casa propria”. Una volta fatto ciò sarà necessario, nei giorni o settimana precedenti il primo appuntamento, provvedere alla pulizia della sede: dal semplice togliere la polvere al ritinteggiare le pareti, dalla pulizia dei vetri delle finestre a quelle dei mobili. Di cosa dotare la nostra sede?

- di un numero sufficiente di sedie per ospitare i ragazzi;

- di almeno un tavolo da utilizzare per le attività;

- di un armadietto dove riporre il materiale;

- di una lavagna o pannello a fogli mobili;

- di materiale di cancelleria necessario per le attività (penne, matite, gomme, colori, pennarelli, ecc.). Sarà poi necessario garantire una buona illuminazione della stanza (magari coinvolgendo qualche papà con l’hobby dell’elettricista!) ed un buon riscaldamento. Può essere anche utile posizionare lungo la parte alta delle pareti della stanza un listello di legno dove poi esporre i lavori realizzati (disegni, cartelloni).

UN SEGNAPOSTO ORIGINALE Sulla parte esterna del retro dello schienale di ogni sedia, si fissa anche con del solo nastro adesivo trasparente, un piccolo tubicino alto circa 4 cm (possono essere utilizzate anche quelle cannucce per bibita con diametro maggiore, facendo attenzione a chiuderne la base sempre con del nastro adesivo). In ognuno di questi tubicini si inseriranno, preparati in anticipo, dei bastoncini (vanno bene anche quelli più grandi utilizzati per gli spiedini) nella cui parte alta sarà riportata fronte/retro, la sagoma in cartoncino di un bambino/a (non conoscendo di preciso il numero dei partecipanti e quanti sono i maschietti e le femminucce si consiglia preparare un congruo numero di tali segnaposto). Bisognerà fare attenzione che le sagome dei bambini vengano fuori dagli schienali e siano ben visibili.

QQQUUUAAALLLCCCHHHEEE IIIDDDEEEAAA………

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Primo Incontro:

Benvenuti, amici!

Nella settimana precedente l’incontro

Predisporre la sede in modo da renderla accogliente (pulizia e arredi) e mettere sedie in circolo

Realizzare lo striscione “Benvenuti, amici!” ed esporlo in modo visibile, procurarsi e mettere nastro all’ingresso per inaugurazione sede (non dimenticare di portare un paio di forbici!), procurarsi un gomitolo di lana per il gioco “Il gomitolo della nonna”

Se si è pensato di realizzare i segnaposti, predisporre gli schienali delle sedie nel modo consigliato e realizzare le sagome in cartoncino dei bambini in numero sufficiente

Preparare il cartello da portare o indossare tipo “uomo sandwich”

Portare un numero sufficiente di lettere da consegnare ai genitori

Preparare sacchetti di caramelle con cartoncino-invito da consegnare ai bambini a fine incontro

Il giorno dell’incontro

Il catechista si fa trovare, già un quarto d’ora prima dell’orario dell’incontro, nel luogo tradizionale di ritrovo dei bambini, portando o indossando tipo “uomo sandwich” un cartello con la scritta “Sono il catechista della prima elementare: Ragazzi e genitori avvicinatevi!”.

Così facendo, si approcciano i bambini in modo simpatico, evidenziando subito che si tratta di un qualcosa di diverso, di più allegro, di bello, piacevole da partecipare. Man mano che i bambini con i loro genitori si avvicinano, il catechista invita questi ultimi a partecipare all’inaugurazione della sede ed a restare con loro per il primo quarto d’ora dell’incontro.

Giunti in sede si esegue il taglio del nastro all’ingresso, magari da parte di un bambino, un papà e una mamma. I bambini saranno invitati a sedersi dove meglio credono. Una volta accomodati, se si è

realizzato il segnaposto, il catechista infilerà nel tubicino dello schienale della sedia il bastoncino con la sagoma di un maschietto o femminuccia a seconda del bambino che occupa il posto.

CCCOOOMMMEEE OOORRRGGGAAANNNIIIZZZZZZAAARRRSSSIII

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Il catechista si presenta usando la tecnica che ritiene più idonea (lo fa da solo, magari in modo originale, oppure si fa intervistare dai ragazzi e genitori).

E’ il momento ora di conoscere meglio i bambini. Il catechista propone di farlo con un gioco.

IL GOMITOLO DELLA NONNA E’ un gioco idoneo a far parlare anche le persone più refrattarie. Si prende un gomitolo di lana dal quale si taglieranno tanti fili quanti sono i bambini presenti, usando lunghezze differenti (non meno di 50 cm). Ogni bambino pesca un filo e, al suo turno, comincia ad arrotolarselo attorno ad un dito della mano, mentre si presenta al gruppo e continuare a parlare fino a che non ha arrotolato tutto il filo. Terminato il giro, ogni bambino sceglie un compagno al quale srotolerà il filo dal dito, mentre dirà tutte le notizie che ha memorizzato del compagno stesso (nome, dove abita, qual è il suo hobby preferito, ecc.).

Terminata la presentazione dei ragazzi, il catechista li invita a scrivere su entrambi i lati del segnaposto il loro nome e poi li invita a riflettere sul cartellone esposto che riporta la scritta: “Benvenuti, amici! ”. Chi ci dà oggi, per essere venuti qui, questo saluto? Sicuramente

Gesù. E’ stato Lui che ci ha riuniti. Ma perché ci chiama “amici” se magari non ci conosciamo? Perché condividiamo la fede in Lui, perché siamo tutti battezzati, perché vogliamo camminare insieme, perché se siamo amici tra noi lo siamo anche con Lui. Oltre a Gesù ci sono anche altre persone che ci danno il benvenuto: i catechisti, il parroco, la parrocchia, la comunità, i genitori.

Prima di concludere l’incontro, può essere simpatico consegnare ad ogni bambino un sacchetto di caramelle, magari con un bigliettino: “Grazie per aver scelto di far parte del nostro gruppo di amici. Ti aspettiamo (indicare il giorno) prossimo sempre alle (indicare l’ora di inizio

dell’incontro catechistico) per continuare il nostro viaggio! I tuoi catechisti X e Y”

Concludiamo con un momento di preghiera. Gesù oggi ci ha dato il suo benvenuto per aver scelto di far parte del suo gruppo di amici. Al termine di questo incontro vogliamo anche noi dare il benvenuto a Gesù e fargli una promessa da vero amico. Perciò ogni bambino che vuole può dire “Benvenuto

tra noi Gesù. Ti prometto che…” ed aggiunge quello che ritiene più opportuno.

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Secondo Incontro:

Ti chiamo per nome

Nella settimana precedente l’incontro

Acquistare o preparare l’opuscolo de “Le preghiere del cristiano”.

Studiare bene il gioco da proporre “Accanto a me c’è un posto vuoto”.

Preparare il foglio per l’intervista ai genitori da consegnare ai bambini

Concordare con il parroco la domenica utile (possibilmente a fine tappa) per celebrare la “Festa del Nome” con i bambini e le famiglie e predisporre i relativi inviti da consegnare ai bambini a fine incontro.

Il giorno dell’incontro

Il catechista consegna ai bambini un opuscolo contenente “Le preghiere del cristiano” che può essere acquistato o realizzato in fotocopia. Poi introduce il tema che verrà trattato: Ti chiamo per nome. Anche Dio ha un nome, quello di Padre, Papà. Quindi lo vogliamo pregare così all’inizio di questo incontro, recitando insieme la preghiera del Padre

Nostro. Il catechista osserva se i bambini conoscono a memoria questa preghiera e, se necessario, dedicherà questo momento per farle memorizzare magari una frase per volta, dandone anche una breve spiegazione. Si può iniziare con: “Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il

tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”. 1

Il catechista presenta il gioco “Accanto a me c’è un posto vuoto”.

I bambini sono tutti seduti in cerchio e accanto al catechista deve essere lasciata una sedia vuota. Il catechista inizia il gioco dicendo: “Accanto a me c’è un posto vuoto e ci vorrei…(indica il

nome di un bambino) ”. Il bambino chiamato andrà a sedersi accanto al catechista, lasciando libero il suo posto. Il bambino che si trova a sinistra della sedia libera pronuncerà la stessa frase: “Accanto a me c’è un posto vuoto e ci vorrei…(indica il nome di un bambino)”. Il bambino chiamato corre verso la sedia vuota. Toccherà poi al bambino che avrà alla sua sinistra la sedia vuota, e così via. Occorre ricordare ai bambini che devono stare attenti a due cose: se qualcuno pronuncia il loro nome e se

CCCOOOMMMEEE OOORRRGGGAAANNNIIIZZZZZZAAARRRSSSIII

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si libera il posto alla loro sinistra. Una volta sinceratosi che i bambini hanno compreso il gioco, il catechista lo inizia, facendo attenzione ad osservare l’attenzione dei bambini stessi, interrompendo il gioco quando si accorge di un calo di interesse. Al termine del gioco, il catechista coinvolge i bambini su quanto appena fatto, facendosi

magari aiutare dalle seguenti domande.

- C’è qualcuno che non è stato mai chiamato?

- C’è qualcuno che è stato chiamato più volte?

- Come mi sento se non sono stato mai invitato?

- Che cosa provo invece se sono stato chiamato spesso?

- Conosco il nome di tutti i miei compagni del gruppo?

- Ci sono bambini che hanno lo stesso nome?

- Che cosa è successo quando è stato chiamato questo nome? Il catechista fa notare ai bambini che comunque tra loro resta sempre un posto vuoto a

significare che c’è ancora un compagno da conoscere, il più importante: Gesù. Di Lui conosciamo solo alcuni aspetti, mentre Lui ci conosce da sempre e da sempre conosce il

nostro nome. Il catechista ricorda l’importanza del nome e chiede ai bambini chi ha scelto il loro e se

sanno anche il perché. Per meglio capire questa cosa, i bambini sono invitati a fare un’intervista ai propri genitori (mamma e papà insieme) in merito alla scelta del loro

nome. Viene così consegnato a ciascun bambino un foglio dove sono riportate già le domanda da

fare ai genitori e relativo spazio per le risposte. 2

Il catechista invita i bambini a trovare un momento durante la settimana per fare insieme ai genitori questa intervista e riportare al prossimo incontro la scheda compilata. Il catechista consegna a ciascun bambino anche un invito, precedentemente preparato in

modo originale, da portare ai propri genitori. Si tratta della “Festa del Nome” che si celebrerà al termine della prima tappa e quindi non prima di due settimane.

Si è parlato del nome e della sua importanza e tutti si sono presentati. Quindi il catechista invita ogni bambino a fare questa preghiera: “Caro Gesù, io insieme a… (il bambino sceglie il nome di un compagno del gruppo) ti ringraziamo per essere stato oggi tra noi”. Tutti gli altri rispondono: “Grazie, Signore Gesù”.

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Terzo Incontro:

Un nome per te

Nella settimana precedente l’incontro

Concordare con il parroco ed eventuali altri catechisti ai quali chiedere collaborazione, il programma dettagliato della “Festa del Nome”.

Studiare le pp. 9-14 del Catechismo “Io sono con voi” che saranno utili per l’incontro.

Preparare, in modo coinvolgente, la presentazione dei personaggi biblici di Geremia ed Isaia.

Predisporre altro invito o comunque un “memo” simpatico da consegnare ai bambini per ricordare alle famiglie la “Festa del Nome”.

Si suggeriscono proposte per organizzare la “Festa del Nome”. 3

Il giorno dell’incontro

L’incontro di apre con la recita del Padre nostro, magari commentandone brevemente l’espressione: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li

rimettiamo ai nostri debitori”. 1

Il catechista invita a leggere le interviste fatte ai genitori durante la settimana. Dopo la

lettura (da parte del catechista o direttamente da parte dei bambini), viene chiesto ai bambini se questa iniziativa è piaciuta sia a loro che ai genitori.

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Subito dopo il catechista introduce l’importanza del nome, prendendo spunto dal Catechismo “Io sono con voi” pp. 9-14. Il nome è il primo dono che i genitori danno ai loro bambini. Dare il nome significa: tu mi appartieni, fai parte della mia vita, della mia

famiglia. Donandoti il nome, ti dico che tu sei prezioso per me, che ti voglio bene. Viceversa, non sentirsi chiamare per nome o sentirlo storpiato è trovarsi soli, dimenticati, disprezzati. Anche noi, a volte, ci rifiutiamo di chiamare per nome qualche persona (magari far interagire i bambini chiedendo quando accade ciò: quando ci dà fastidio la sua presenza, quando ci scomodano le sue richieste, ecc). Anche Dio da molta importanza al nome e questo ci viene confermato nella Bibbia:

Proviamo a conoscere meglio alcuni personaggi. Il catechista inizia a narrare in modo coinvolgente, ma senza dilungarsi, la storia di

Geremia, per arrivare poi a dire che Dio parlò al suo cuore e gli disse: “Prima di formarti nel grembo della tua mamma, io ti conoscevo già, prima che tu nascessi, io pensavo già a te, ti ho scelto per un compito importante” (Ger 1) Qualcosa di simile Dio dice anche ad un altro giovane che si chiama Isaia. Anche questo personaggio viene presentato in modo coinvolgente da parte del catechista, senza dilungarsi, per arrivare a Dio che gli parlò dicendo: “Non temere, io ti libero, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni, tu sei prezioso ai miei occhi perché sei degno di stima e io ti voglio bene” (Is 43). L’incontro, se vi è ancora tempo, può poi proseguire con la lettura della pag. 14 del Catechismo “Io sono con voi” con il testo di Is 49,19 e con la spiegazione dell’immagine in essa contenuta. Prima di concludere l’incontro, il catechista ricorda ai bambini la data della “Festa del

Nome”, magari consegnando un nuovo invito per i genitori dove questa volta è riportato il programma preciso o un altro “memo” simpatico che ricordi l’iniziativa.

Si conclude con un momento di preghiera. Il catechista inizia dicendo “Io sono (il suo nome) ed insieme a (dice il nome del bambino alla sua destra) vogliamo dirti: Grazie Gesù per averci chiamati per nome” ed il catechista ed il bambino chiamato ripetono: “Grazie Gesù per averci chiamati per nome”. Poi tocca al bambino che è

alla sinistra del catechista che dice: “Io sono (il suo nome) ed insieme a (dice il nome del catechista e quello del bambino

alla destra del catechista) vogliamo dirti: Grazie Gesù per averci chiamati per nome” ed il bambino, insieme al catechista ed al bambino alla destra del catechista stesso ripetono: “Grazie Gesù per averci chiamati per nome”. Si continua così scalando sempre di un bambino a sinistra che dopo aver detto il suo nome deve aggiungere quelli di tutti i bambini che sono alla sua destra e del catechista.

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Quarto Incontro:

Il mio amico Gesù

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare il cartellone “La Carta d’Identità di Gesù”. e, a guadagno di tempo, magari estrarre i versetti evangelici utili per la sua compilazione.

Riportare su dei fogli i versetti evangelici utili per compilare “La Carta d’Identità di Gesù”.

Il giorno dell’incontro

L’incontro di apre con la recita del Padre nostro, magari commentandone brevemente

l’espressione: “E non ci indurre in tentazione ma liberaci da male. Amen”. 1

Il catechista riepiloga brevemente il cammino fatto nelle precedenti settimane

sull’importanza del nome ed introduce l’argomento ricordando che anche dei nostri amici conosciamo il nome e magari a qualcuno diamo anche un soprannome (che sia però

simpatico e non offensivo!). Tra tutti i nostri amici, ce n’è uno che dobbiamo conoscere bene ed è Gesù. Il catechista può invitare i bambini a dire cosa conoscono di questo Amico. Terminata la discussione di gruppo, il catechista propone di compilare “La Carta d’Identità

di Gesù”, servendosi del cartellone che avrà precedentemente realizzato e che presenta ai

bambini. 4 Alcune risposte sono facili e probabilmente sono già venute fuori durante

la precedente discussione, ma per dare a tutte la risposta giusta, troviamo indicazioni nei versetti

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evangelici di seguito riportati che potrebbero essere in precedenza scritti a caratteri grandi su singoli fogli e presentati ai bambini perché trovino la risposta esatta da inserire sulla “Carta d’Identità di Gesù”. NOME Lc 1,31; 2,11; 18,18; Mt 16,16 SOPRANNOME Mt 2,23 NATO IL Lc 2,1-5 NATO A Mt 2,1; Lc 2,4-6 PAPA’ Mt 1,18-25 MAMMA Lc 1,26-38 VISSUTO A Lc 2,39-40 PROFESSIONE Mc 6,3; Gv 13,13-14; Mt 4,23 MIRACOLI Gv 9,1-17; 2,1-11; Mt 8,1-4; 8,23-27; 14,13-21 MORTO Lc 23,33 SEPOLTO Lc 27,5-61; Lc 28,1-8 HA UN SEGUITO NEL MONDO? Lc 28,16-20.

Il catechista, ponendo a centro “La Carta d’Identità di Gesù” invita ciascun bambino a ringraziare Gesù per un suo “segno particolare”, per poi rispondere tutti insieme: “Grazie Signore Gesù”.

Magari inizia lui per far meglio capire come pregare. Esempio: Catechista: “Per il tuo essere amico di ogni bambino” Tutti: “Grazie, Signore Gesù”

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TAPPA 2

In questa seconda tappa Maria, Madre di Gesù, accompagna genitori e bambini alla contemplazione del mistero del Natale. L’evangelista Marco non ci parla molto di Maria. Ce la presenta però tra la folla che segue Gesù; a lei è affidato il racconto della nascita di quel Rabbi che ora tutti cercano. Ai bambini viene proposto il racconto del Natale nelle sue due tappe fondamentali: l’annunciazione a Maria e la nascita di Gesù. Attingiamo al Vangelo di Luca, che raccoglie in maniera più estesa la narrazione dei fatti e permette di accostare più diffusamente gli inizi del mistero dell’Incarnazione.

TEMPI

La seconda tappa ci vede impegnati per tutto il periodo di novembre-dicembre

OBIETTIVI

Presentare uno degli elementi essenziali dell’annuncio cristiano: Gesù è vero uomo ed è nato da una donna

Proporre la figura di Maria, madre di Gesù, che lo ha generato pronunciando il suo sì al Padre

Far scoprire ai bambini che anche ora Gesù nasce tra noi, ogni volta che ne accogliamo la presenza e la parola

MMMAAARRRIIIAAA RRRAAACCCCCCOOONNNTTTAAA

AAAPPPPPPRRROOOFFFOOONNNDDDIIIAAAMMMOOO………

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Il racconto dell’annunciazione aiuta i bambini a comprendere l’importanza del sì pronunciato da Maria all’angelo Gabriele. E’ il sì che rende possibile la nascita del Salvatore, un sì che porta una nuova luce al mondo e che rende Maria felice, la più felice tra tutte le donne.

- Riflettiamo insieme: Nell’arco di questa seconda tappa, i genitori verranno coinvolti ed aiutati a discernere nella vita dei loro figli le tracce della presenza di Dio ed accompagnarli a comprendere e accogliere il suo progetto, orientando verso di esso le piccole e grandi scelte educative di ogni giorno.

- Ti racconto della nascita di Gesù : viene chiesta la collaborazione di due mamme, per raccontare ai bambini l’evento dell’annunciazione e la nascita di Gesù. La prima, nei panni di Maria, narra lo straordinario incontro con l’angelo Gabriele; la seconda mamma, possibilmente in attesa di un bambino, introduce la lettura del vangelo della nascita di Gesù attraverso il racconto della propria gravidanza, delle paure e delle emozioni che l’accompagnano.

- Parliamone a casa: il tempo del Natale offre più occasioni per parlare in famiglia di Gesù, luce per il mondo. In particolare viene suggerito di preparare insieme ai bambini il presepio in casa, un segno importante, che esprime la nostra intenzione di fare posto a Gesù anche negli spazi della vita familiare.

- Incontriamoci: in questa tappa si suggerisce di organizzare un incontro invitando tutti i genitori dei bambini, per riflettere e pregare sul mistero del Natale. Si può presentare come un’occasione per conoscersi meglio e farsi personalmente gli auguri, rinnovando ai genitori l’invito a partecipare alle celebrazioni natalizie parrocchiali.

Lasciate che i bambini vengano a me, pag. 100-101

Pagina rivolta ai genitori, per accompagnarli nelle celebrazioni in parrocchia e nella presentazione del racconto del Natale in famiglia.

Io sono con voi, pag. 39-49

Introduzione del mistero del Natale, dall’annunciazione al racconto della nascita di Gesù e dell’adorazione dei pastori. Anche il catechismo fa riferimento al vangelo di Luca, che permette di offrire un racconto comprensibile ai bambini e in molti casi già presente nel loro vissuto religioso.

IIINNNSSSIIIEEEMMMEEE AAAIII GGGEEENNNIIITTTOOORRRIII

UUUSSSIIIAAAMMMOOO III CCCAAATTTEEECCCHHHIIISSSMMMIII

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Primo Incontro:

Piacere, sono Maria!

Nella settimana precedente l’incontro

Contattare una mamma o una ragazza che possa interpretare la figura di Maria e raccontare la sua storia ai bambini durante l’incontro (sarebbe opportuno predisporre anche un costume di scena).

Preparare le copie sufficienti per ogni bambino del disegno da colorare sull’Annunciazione ove sul retro del foglio può essere riportato il relativo brano evangelico (Lc 1,26-38) che occorrerà per il terzo incontro.

Preparare le copie sufficienti per ogni bambino del testo del canto “Giovane donna”.

Il giorno dell’incontro

L’incontro si apre con un momento di preghiera. Il catechista introduce il tema di questa seconda tappa che vede protagonista Maria, la Mamma di Gesù e quindi invita a pregarla con le parole dell’Ave Maria. Anche per questa preghiera, qualora il catechista notasse che i bambini non la sanno a memoria, dedicherà del tempo per far

memorizzare almeno la prima parte. Il catechista, nel ricordare il tema della tappa, comunica ai bambini che ha invitato

all’incontro una persona davvero speciale e cioè la Vergine Maria. Sì, proprio la Mamma di Gesù! (al fine di evitare equivoci e fraintendimenti, il catechista potrà spiegare che non

si tratta della “vera e propria” Maria, ma che è un modo per rivivere quella storia). Viene così accolta tra il gruppo Maria di Nazareth (sarebbe opportuno vestire l’interprete con un abito che si rifà all’epoca: un saio, un manto che parte dal capo, ecc.). Dopo una breve presentazione da parte del catechista, “Maria Vergine” può prendere posto tra i ragazzi che siedono a cerchio attorno a

lei e raccontare la sua storia. 5

Terminata la narrazione, il catechista invita i bambini a fare qualche domanda a Maria, chiedendo quello che più li incuriosisce sulla storia appena ascoltata. Naturalmente sarà il catechista stesso ad aiutare l’interprete a rispondere ad eventuali domande, riconducendo

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sempre il discorso affinché i bambini comprendano i seguenti messaggi:

- di fronte alle parole dell’angelo Maria all’inizio prova stupore e turbamento: come reagireste voi bambini se, tutto d’un tratto, vi si presentasse davanti un angelo messaggero di Dio ad annunciarvi quello che dovete fare? Vi spaventate? Ci credereste subito? Che conferma vorreste per essere sicuri che si tratti di un inviato da parte di Dio? Quale sarebbe la vostra risposta?

- il sì che ha pronunciato Maria l’ha resa veramente beata, cioè felice, come l’angelo le aveva promesso: capita anche a voi bambini di sentirvi felici, contenti, soddisfatti, quando fate qualcosa di bello o buono, quando rispondete un pronto sì? Chi sa raccontare un episodio della propria vita durante il quale ha sperimentato questo?

Terminata la discussione, il catechista invita i bambini a ringraziare “Maria” per essere stata a trovarli. Se non c’è più tempo si passa direttamente alla preghiera conclusiva dell’incontro, oppure se vi è ancora tempo disponibile, il catechista può consegnare ad

ogni bambino una fotocopia dove da un lato c’è il disegno che riguarda l’annunciazione a Maria e

dall’altro lato il brano evangelico dell’annunciazione (Lc 1,26-38). 6 I bambini sono invitati a

colorarlo e poi portarlo a casa, invitando i genitori a leggere insieme il brano evangelico riportato sul retro.

Vogliamo ringraziare la Madonna per averci dato Gesù e salutarla anche noi con le parole dell’angelo Gabriele. Il catechista quindi prega alcune intenzioni alle quali tutti i bambini rispondono insieme.

Catechista: Maria, tu che hai accolto con fiducia l’angelo che Dio ti ha mandato, noi ti

salutiamo con gioia: Bambini: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te! Catechista: Maria, tu che hai accettato con gioia quanto il Signore ti chiedeva di fare, noi ti

salutiamo con gioia: Bambini: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te! Catechista Maria, tu che ci hai dato tuo Figlio come amico e maestro, noi ti salutiamo con

gioia: Bambini: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te! Viene poi consegnato ad ogni bambino il testo del canto “Giovane donna” che si inizia ad imparare

e che sarà utilizzato alla fine della tappa per il momento di incontro con i genitori. 7

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Secondo Incontro:

Ave Maria,

il Signore è con te!

Nella settimana precedente l’incontro

Prepararsi copia del racconto di Bruno Ferrero “Il compito di Gabriele”.

Se non realizzato la scorsa volta, predisporre le copie necessarie del disegno da colorare sull’Annunciazione dove sul retro è riportato il relativo brano evangelico di Lc 1,26-38.

Se non lasciate in sede, tenere pronte le copie sufficienti del testo del canto “Giovane donna”.

Il giorno dell’incontro

Il catechista introduce il tema che sarà quello di conoscere come il vangelo di Luca ci presenta il momento dell’Annunciazione che contiene le stesse parole della preghiera dell’Ave Maria che si andrà a recitare tutti insieme.

Il catechista ricorderà l’incontro con “Maria” della settimana precedente e, qualora sia

stato loro consegnato lo scorso incontro, chiederà ai bambini se hanno letto insieme ai genitori il brano del vangelo di Luca ed invita a ricordarne i momenti più importanti.

Dopo che i bambini saranno intervenuti liberamente, il catechista attirerà la loro attenzione

proponendo il racconto di Bruno Ferrero “Il compito di Gabriele”. 8

Terminata la lettura del racconto, il catechista sensibilizza i bambini per conoscere come

hanno interpretato il racconto, facendoli parlare liberamente. Se vi è imbarazzo nel farlo, li può magari aiutare con alcune domande.

* Perché alcune donne non hanno accettato di diventare mamme di Gesù?

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* Avevano motivi seri e importanti o superficiali? * Se proponessero a te di coinvolgerti in qualcosa di importante, come reagiresti? * Nell’accettare di diventare la madre di Gesù, Maria ha vissuto secondo te le stesse cose che la

tua mamma fa per te e con te (lo ha allattato, insegnato a parlare, camminare, giocare, ecc.)? Il catechista, se non già fatto nello scorso incontro, distribuisce il foglio con il disegno da

colorare dell’Annunciazione dove sul retro è riportato il brano evangelico di Lc 1,26-38. Se vi è ancora tempo invita i bambini a colorare il disegno, altrimenti propone di farlo a

casa e leggere con i genitori il brano del vangelo riportato e spiegare loro il significato di questo brano, cercando di ricordare le cose dette durante l’incontro.

Viene consegnato il foglio con le parole del canto “Giovane donna” da ripassare insieme. Il catechista conclude dicendo che Maria è stata brava ad accettare di diventare la mamma di Gesù e quindi è quella persona che più di tutte le altre lo ha conosciuto per bene. Vogliamo pregarla dandogli un titolo, così come si fa per i veri campioni.

I bambini sono così invitati ad “inventare” un titolo da dare a Maria, dirlo ad alta voce ed aspettare che tutti i bambini rispondano “Prega per noi”. Inizia il catechista con un esempio: “Maria, Madre di Gesù, oppure donna umile e coraggiosa, oppure Amica di Dio” e tutti i bambini rispondono: “Prega per noi”. Al catechista seguiranno, uno per volta, i bambini che vorranno dire il loro titolo dedicato alla Vergine e tutti gli altri risponderanno coralmente “Prega per noi”.

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Terzo Incontro:

Artisti per la fede

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare l’ingrandimento del dipinto “L’annunciazione a Maria” del Beato Angelico. Per chi ha la possibilità si può anche proporre il dipinto da un pc portatile o proiettarlo nella sede dell’incontro. Si può anche scegliere di preparare copie a colori del dipinto da consegnare a ciascun bambino.

Prepararsi per bene sul commento del dipinto. .

Prendere visione del Catechismo “Io sono con voi” (da portare poi all’incontro) alle pagg. 40-41 .

Preparare in numero sufficiente per i bambini i cartoncini neri già intagliati, le carte veline colorate, colla e forbici per l’ iniziativa “Costruiamo una vetrata”.

Il giorno dell’incontro

Il catechista ricorda ai bambini che oltre all’Ave Maria c’è un’altra bella preghiera dedicata alla Mamma di Gesù che è la Salve Regina e che sicuramente i bambini non conoscono. Pertanto, il catechista invita a prendere il libretto delle preghiere ed a leggerla tutti insieme o la legge lui per tutti, invitandoli a seguire, per poi dedicare

qualche minuto per imparare a memoria la prima frase. Al termine, il catechista chiede ai bambini di imparare a casa a memoria la preghiera, magari facendosi aiutare da mamma e papà. Il catechista chiede ai bambini di che cosa hanno parlato in questi ultimi incontri,

invitandoli così ad intervenire. Poi prosegue dicendo che la scena dell’Annunciazione è stata rappresentata da diversi artisti famosi e, sempre cercando di attirare l’attenzione dei

bambini, presenta il dipinto del Beato Angelico. 9 Questa presentazione può essere fatta con

un ingrandimento del dipinto, una proiezione, la visione da un pc portatile o anche consegnando a ciascun bambino una copia a colori del dipinto stesso. A questo punto il catechista stuzzicherà l’interesse dei bambini chiedendo loro cosa propone il dipinto e cercherà poi di tirare le conclusioni offrendo loro una lettura del dipinto stesso.

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Il catechista chiede ai ragazzi se è piaciuto il dipinto analizzato e la sua spiegazione ed invita anche loro a diventare degli artisti ed a realizzare una “vetrata” (spiegando magari brevemente cos’è una vetrata) che raffiguri la scena dell’Annunciazione.

Sistemati i bambini in modo che possano lavorare, magari attorno ad un tavolo, il catechista mostra le pagine 40-41 del Catechismo “Io sono con voi” dove è riportata l’immagine dell’Annunciazione, cercando di spiegare anche in questo caso il perché di certe posizioni e dell’uso dei colori. Di che colore ha il vestito l’angelo? La tunica è verde, il colore della natura e quindi della vita; il mantello è rosso come l’amore. Cosa dicono le sue mani? Che segno compie? Con la mano Gabriele benedice Maria; porta a lei il dono della vita di Dio. Ora vediamo la figura di Maria. Di che colore è il suo vestito? Rosso come l’amore. Cosa ci indicano le mani di Maria? Quella sul cuore vuol dire che Maria ama Dio, gli vuole bene con tutto il suo cuore. L’altra mano è aperta e abbassata e ci dice che lei accetta quanto Dio gli dice attraverso Gabriele. A questo punto il catechista consegna a ciascun ragazzo un cartoncino nero che lui stesso

avrà preparato in precedenza. Si tratta di un foglio formato A4 piegato in due dal lato più lungo in modo da formare un depliant di quattro facciate. Considerato che i bambini

sono piccoli, il catechista avrà in precedenza preparato i cartoncini riportando sulla prima facciata la sagoma dell’immagine dell’Annunciazione del Catechismo “Io sono con voi” ed avrà provveduto a ritagliare tutti gli spazi interni. I bambini dovranno ora ritagliare i pezzi di carta velina colorati ed incollarli dietro le varie

finestrelle che si sono formate, in modo da avere la scena tipo “vetrata”. 10 Una volta

terminato, si provvederà ad incollare tra loro la seconda e terza facciata, in modo da avere un bel quadretto della scena dell’Annunciazione. Il catechista invita a portare a casa la “vetrata” realizzata ed esporla in un posto ben visibile

(nella propria cameretta, all’ingresso o in altra stanza ritenuta più opportuna). L’invito è quello di trovare ogni giorno un momento (forse meglio la sera prima di andare a letto)

per recitare davanti alla “vetrata” insieme a mamma e papà un’Ave Maria alla Mamma di Gesù.

Il catechista ha appena spiegato cosa fare della “vetrata” realizzata e, quindi, anche tutto il gruppo farà ora la stessa cosa. Ogni bambino manterrà il proprio lavoro in mano ed insieme si reciterà la preghiera dell’Ave Maria.

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Quarto Incontro:

Gesù nasce a

Betlemme

Nella settimana precedente l’incontro

Contattare una mamma in dolce attesa disponibile a partecipare all’incontro per testimoniare il suo “sentirsi mamma”.

Preparare schede per i bambini dove riportare il brano del vangelo della nascita di Gesù (Lc 2,1-20).

Fotocopiare la pag. 45 del Catechismo “Io sono con voi” per distribuirla ai bambini al fine di imparare il canto “Venite fedeli”. .

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare la preghiera Salve Regina, imparata a memoria a casa (naturalmente il catechista non rimprovererà chi non l’ha fatto!). Magari ci si aiuta ancora con il libretto delle preghiere e si cerca di imparare a memoria un’altra frase.

Il catechista presenta ai bambini la mamma invitata e chiede loro perché essa è

particolare. Verrà certamente detto che è incinta, aspetta un bambino ed il catechista prenderà spunto da ciò per dire che anche Maria ha vissuto questo momento. Noi ora

non possiamo certamente sapere da Maria o intervistarla su quello che ha provato e vissuto in attesa della nascita di Gesù e così abbiamo pensato di invitare una donna che sta vivendo la stessa esperienza di Maria per farci dire cosa si prova. Così il catechista lascia la parola alla mamma. La mamma invitata saluta i bambini e si presenta loro: nome, sposata da quanti anni,

aspetta il primo figlio oppure ne ha altri e quant’altro ritiene utile dire ai bambini per animare poi la discussione.

In modo particolare la mamma dovrà raccontare ai bambini l’esperienza dell’attesa di un figlio: la gioia quando ha saputo che avrebbe avuto un bambino, il timore che qualcosa potesse andare male, il desiderio di avere vicino i suoi cari. Verrà poi lasciato dello spazio ai bambini per domande o per racconti del loro vissuto familiare (ad esempio come hanno loro vissuto l’attesa di un fratellino).

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Il catechista interviene per dire che anche per Maria le cose stavano così. Era felice di

aspettare un bambino e sperava che tutto andasse bene per lui. Ma all’improvviso avviene un imprevisto: Maria e Giuseppe devono partire per il censimento. Così viene distribuito

ai bambini il foglio con il brano evangelico della Nascita di Gesù (Lc 2,1-20) che si legge insieme (può leggerlo il catechista per tutti, farlo leggere alla mamma ospite nel gruppo, farlo leggere a

tutti i ragazzi una frase per volta, ecc.), e che poi viene commentata dal catechista. 11

Terminata la spiegazione della pagina evangelica, il catechista invita i bambini a proporre

le loro riflessioni in merito al brano appena letto e cercherà di guidare la discussione ed evidenziare gli aspetti più significativi che vengono fuori.

Prima di concludere, il catechista anticipa ai bambini che nel prossimo incontro costruiranno un bel presepe e, pertanto, invita tutti a non mancare!

Il catechista sottolinea che anche il canto è una forma di preghiera. Sant’Agostino, infatti, diceva: “Chi canta prega due volte”. Così consegna ai bambini copia della pagina 45 del Catechismo “Io sono con voi” dove è riportato il testo del canto “Venite fedeli” e lo insegna loro. Alla fine della breve prova di canto, si recita tutti insieme, tenendosi per

mano l’Ave Maria.

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Quinto Incontro:

Facciamo il

presepe!

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare tutto l’occorrente per realizzare il presepe (base, personaggi da riportare su cartoncino, colla, nastro adesivo, forbici, colori, ecc) da portare poi all’incontro.

Preparare per ciascun personaggio del presepe il biglietto con il commento da consegnare poi ad ogni bambino.

Preparare un biglietto originale per invitare i genitori a partecipare all’ultimo incontro di catechismo prima delle vacanze natalizie come momento di gioia, di festa, di preghiera e di scambio auguri.

Se non lasciati in sede, portare all’incontro nuovamente i foglietti contenenti il canto “Venite fedeli”.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a pregare la Salve Regina. Si prega insieme e poi, se necessario, si cerca di imparare a memoria un’altra frase.

Il catechista presenta ai bambini l’iniziativa da fare insieme durante l’incontro e cioè quella di costruire un presepe. Cercando sempre di catturare l’attenzione dei bambini, spiega innanzitutto loro da dove ha origine il presepe, aiutandosi magari con le seguenti

notizie. La parola “presepe” significa “mangiatoia” e fu una tradizione inventata da San Francesco d’Assisi. Tre anni prima della sua morte, nel 1223 si trovava a Greccio, e lì gli venne una ispirazione: rivivere la scena del Natale. Allora chiese ad un nobile del posto di nome Giovanni di aiutarlo in

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ciò. Così ci racconta questo episodio Tommaso da Celano: “Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo”. Lo stupore di quella scena rapì di gioia e di letizia Francesco, i frati presenti e la gente; da quel giorno la rappresentazione del presepe venne proposta in ogni angolo del mondo.

Il catechista presenta poi i materiali che avrà precedentemente preparato. Innanzitutto un

cartellone dove sarà già stato disegnato il fondale del presepe 12 e poi le sagome dei

personaggi che consegna ai bambini per essere colorate. 13 Sarebbe opportuno consegnare

ai bambini i personaggi maschili ed alle bambine quelli femminili per realizzare l’attività che segue.

Una volta terminata l’attività di colorazione, il catechista chiede ad ogni bambino di immaginare di essere il personaggio colorato. Cosa diresti? Come racconteresti la storia di quella Notte Santa? Dopo che i bambini sono intervenuti, il catechista consegna loro un

biglietto dove sono riportate delle riflessioni per ogni personaggio ed invita loro a leggerli uno per

volta. 14

Al termine dell’iniziativa, il catechista invita i bambini a portare a casa il foglio con la presentazione del personaggio del presepe che gli è stato assegnato e leggerlo tante volte (o magari impararlo a memoria) perché servirà per la festa che si vorrà organizzare anche

con i loro genitori e così, introduce l’argomento. Inoltre invita a realizzare in casa il presepe con l’aiuto di mamma e papà.

Il Natale è un momento dove si fa festa e per questo si è pensato di organizzare una dove invitare i genitori e, per chi vuole, anche i nonni. La festa è prevista in sede fra due

settimane all’orario solito dell’incontro. Il catechista consegna ai bambini un biglietto-invito per la festa da consegnare a mamma e papà ed anche ai nonni. Poi il catechista ricorda che il prossimo incontro sarà dedicato proprio all’organizzazione della festa e quindi invita i bambini a non mancare ed a saper bene leggere o ripetere a memoria la spiegazione di ciascun personaggio del presepe.

La preghiera conclusiva si fa canto e si ripassano insieme i brani “Giovane donna” e “Venite fedeli” che saranno eseguiti durante la festa con i genitori.

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Sesto Incontro:

Prepariamoci

a far festa

Nella settimana precedente l’incontro

Organizzare nei minimi particolari le fasi ed i tempi della festa in modo da dare ai genitori partecipanti il senso del cammino fatto in questa seconda tappa.

Preparare un altro biglietto-invito che i bambini riconsegneranno come pro-memoria ai genitori e quant’altri per ricordare di partecipare alla festa.

Il giorno dell’incontro

Il catechista apre l’incontro invitando i bambini a recitare le due preghiere mariane dell’Ave Maria e della Salve Regina.

L’incontro serve per organizzare la festa della prossima settimana. I bambini sono invitati a partecipare con attenzione per rendere così la festa un vero momento di gioia per tutti. Il programma da proporre potrebbe essere il seguente.

ACCOGLIENZA I bambini arrivano in orario portando i loro “invitati” (genitori, nonni, ecc.). Tutti verranno accolti nella sede o in altro locale parrocchiale qualora si ritiene la sede poco capiente. Il catechista invita gli ospiti a prendere posto, li ringrazia per la presenza e spiega il perché di questa festa: per incontrarci, farci gli auguri e conoscere il cammino fatto dai bambini. L’ANNUNCIAZIONE Sempre il catechista ricorda agli invitati che i bambini hanno ricevuto la gradita “visita” di “Maria”, la mamma di Gesù, che ha raccontato loro cosa le è accaduto quel giorno dell’annunciazione.

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Abbiamo poi scoperto che il tema dell’Annunciazione ha ispirato tanti artisti famosi. Ne abbiamo preso uno in particolare, il Beato Angelico, osservando e studiando il suo dipinto intitolato appunto “Annunciazione a Maria”, che si propone con l’immagine utilizzata già dai bambini. Il catechista può spiega il quadro facendosi aiutare dai bambini, oppure annuncia la presenza tra loro di un grande critico d’arte (che sarà uno dei bambini) che spiegherà ai presenti il quadro. Al termine della spiegazione, il catechista invita tutti a ringraziare Maria per aver accettato di diventare la mamma di Gesù con il canto “Giovane donna” (si possono distribuire a tutti i foglietti del testo per eseguire insieme, bambini, genitori e nonni presenti, il canto mariano). IL NOSTRO PRESEPE La nascita di Gesù viene rappresentata nelle nostre case attraverso il presepe. Ora vogliamo costruirne qui uno insieme. Il catechista ricorda brevemente, magari con l’aiuto dei ragazzi, la storia del primo presepe di San Francesco. Poi si inizia a comporre il presepe. Sarà esposto il cartellone raffigurante il fondale del presepe e, con un turno da stabilire, ogni bambino mostra il personaggio che ha colorato e lo presenta a tutti con le espressioni che già conoscono (da leggere o ripetere a memoria). Dopo ogni spiegazione, il bambino consegna ad uno dei “suoi” invitati il personaggio per collocarlo nel cartellone-fondale. Ultimata la disposizione dei personaggi, manca solo Gesù Bambino. Il catechista invita un genitore o un nonno a collocare il Bambinello nel presepe in silenzio e poi, tutti insieme, si esegue il canto “Venite fedeli”. A VOI LA PAROLA A questo punto il catechista invita i genitori presenti ad esprimere un proprio pensiero sul cammino fatto o, più in generale, sul Natale. FACCIAMO FESTA Ed ora, prima di concludere con la merenda, il catechista invita a vivere un momento di preghiera tutti insieme, elevando il pensiero alla Mamma di Gesù che ci ha dato il Salvatore del mondo e si reciteranno le preghiere dell’Ave Maria e Salve, Regina. Subito dopo ci sarà una merenda per tutti organizzata dal catechista, il saluto e gli auguri di Buon Natale.

Terminata l’organizzazione della festa, il catechista si assicura che tutti abbiamo capito cosa fare e poi consegna ai bambini un altro invito per ricordare ai genitori di partecipare alla festa della prossima settimana.

L’incontro si conclude con i canti “Giovane donna” e “Venite fedeli”.

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Settimo Incontro:

Buon Natale

alla mia famiglia!

Nella settimana precedente l’incontro

Munirsi di colla o biadesivo per incollare i personaggi del presepe sul cartellone.

Assicurarsi che ci siano a disposizione i foglietti con i canti “Giovane donna” e “Venite fedeli”. .

Parlare con il parroco perché, se la sede risultasse piccola per ospitare tutti, possa mettere a disposizione un altro locale parrocchiale, avendo l’accortezza di portare lì il materiale necessario.

Attrezzare la sede per accogliere gli invitati alla festa (qualche addobbo, più sedie, ecc).

Preparare una merenda per tutti. Se lo si ritiene, si possono coinvolgere le mamme dei bambini invitandole a portare qualche dolce, bibita o altro.

Preparare un regalino per ogni bambino da consegnare al termine della festa.

Preparare un foglio da consegnare a genitori e nonni dove sono riportati gli orari e gli appuntamenti parrocchiali di tutto il periodo natalizio.

Il giorno dell’incontro

Si procederà con il programma della festa così come organizzata durante il precedente incontro, con il coinvolgimento dei bambini e dei loro “invitati”.

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Page 31: SAPERE GESU’

Oltre al programma stabilito, il catechista regala a tutti i bambini un piccolo dono che avrà realizzato/acquistato secondo il suo gusto. Questo viene presentato come un gesto di affetto, ma anche come un grazie per l’impegno che i bambini hanno messo finora per

rendere il gruppo così bello ed affiatato.

Prima di andare via si può consegnare a ciascuna famiglia un foglio dove sono riportati gli appuntamenti più importanti organizzati in parrocchia durante il periodo natalizio.

Si darà poi appuntamento ai bambini per l’anno nuovo, indicando già la data del prossimo incontro.

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TAPPA 3

Giuseppe racconta la vita quotidiana di Gesù nel villaggio di Nazaret; attraverso il suo sguardo osserviamo Gesù fanciullo mentre cresce in una famiglia ebraica, profondamente legata alle consuetudini del tempo. Come gli altri fanciulli ebrei di Nazareth, Gesù impara a pregare, prima in famiglia e poi in sinagoga, studia la Torah e apprende dal padre il mestiere di carpentiere. Gli evangelisti non ci parlano del periodo di Nazaret; in Marco 1,9 troviamo solo un breve accenno: Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea. La vita di Gesù a Nazaret è lasciata nel nascondimento, proprio come ha voluto Gesù, che ha scelto di trascorrere i suoi primi trent’anni di vita in un oscuro villaggio della Galilea. Una vita come quella di molta altra gente, fatta di piccole fatiche e gioie quotidiane.

TEMPI

La terza tappa ci vede impegnati per tutto il periodo di gennaio-febbraio

OBIETTIVI

Scoprire che anche Gesù è stato bambino ed ha affrontato delle fatiche quotidiane per diventare adulto, imparando il mestiere di carpentiere nel laboratorio di Giuseppe

Conoscere alcuni aspetti della vita quotidiana di Gesù: come poteva essere la sua casa, come passava il tempo, quali giochi faceva.

Scoprire che anche Gesù da piccolo “andava a catechismo” e comprendere che ci sono luoghi e segni particolari che ci aiutano a pregare.

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Giuseppe e Maria condividono le responsabilità educative nei confronti del figlio che era stato loro affidato, proteggono, custodiscono e guidano il bambino Gesù nella sua crescita umana e spirituale, lo accompagnano fino alla piena maturità, agli anni della vita pubblica in cui sarà chiamato a svolgere la sua missione di Figlio di Dio. I genitori hanno l’occasione di approfondire la complementarietà dei ruoli nell’educazione religiosa: mamma e papà insieme rivelano al figlio il volto materno e paterno di Dio. I bambini scoprono tutta l’umanità di Gesù, chiamato alla gioia e alla fatica di crescere all’interno di una famiglia e di una comunità.

- Ti racconto della vita di Gesù, bambino ebreo: un papà o un nonno sono invitati a vestire i panni di Giuseppe, per raccontare ai bambini la fede della famiglia ebrea in cui Gesù è cresciuto, i tempi dedicati alla preghiera, lo studio della Torah nella sinagoga. Si tratta di aiutare i bambini ad intuire il legame che in quei trent’anni di vita a Nazaret Gesù ha stretto con la nostra umanità, fatta anche di lavoro manuale e domestico.

- Creiamo insieme: viene proposto ai papà di vivere un’esperienza con i propri figli per costruire e creare “opere d’arte”, mentre alle mamme viene affidata la ricetta del pane dolce ebraico, che le famiglie ebree ancora oggi preparano per la festa del sabato. Attraverso queste iniziative si arriverà a proporre “Il Mercato di Nazaret” per coinvolgere così tutta la comunità parrocchiale.

Lasciate che i bambini vengano a me, pag. 156-157

Il catechismo riprende l’importanza della benedizione e suggerisce ai genitori una preghiera di benedizione dei figli e una della mensa, da dire insieme intorno alla tavola prima dei pasti.

Io sono con voi, pag. 53-54

Presentazione della vita di Gesù nella sua famiglia. Una particolare attenzione è data alle preghiere che diceva in famiglia e all’osservanza del sabato. Si può far riferimento con i bambini alle illustrazioni del catechismo, in particolare a pag. 53, in cui Giuseppe è presentato giovane e sorridente, pieno di tenerezza verso il figlio.

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Primo Incontro:

Ti racconto

il mio Natale

Nella settimana precedente l’incontro

Durante la settimana, trovare un modo anche simpatico per contattare i bambini e le famiglie e ricordare loro l’appuntamento del catechismo dopo le vacanze natalizie.

Preparare un cartellone dove riportare le persone che ci donano quotidianamente qualcosa.

Il giorno dell’incontro

Il catechista, dopo aver dato il “bentornato” ai bambini, introduce la preghiera invitando a prendere il libretto delle preghiere e recitare insieme il “Gloria al Padre” e “Angelo di Dio”, sempre osservando bene se i bambini già le conoscono a memoria o, nel caso, impararle con loro.

E’ il primo incontro dopo le vacanze e così il catechista invita ogni bambino a raccontare

come ha vissuto il Natale: esperienze, giochi, gite, regali ricevuti, regali fatti, sorprese, ecc. Si lascerà parlare liberamente i bambini, annotando magari sulla lavagna o altro i regali

ricevuti per ciascuno. A questo punto, il catechista aiuta i bambini a riflettere che un momento bello del Natale

è quello di ricevere doni, regali e dimostra che ciò avviene anche per loro come si può notare dal cartellone compilato: regali utili, simpatici, divertenti. Ma quand’è che un regalo

è maggiormente gradito? Quando è all’ultima moda? Quando è divertente? Quando è utile? Per

meglio capire ciò, il catechista propone il racconto “Un regalo fuori serie”. 15

Al termine della lettura, i bambini sono invitati a commentare il racconto, magari aiutati dal catechista che propone alcune domande: - Cosa raccontò agli altri regali Brik?

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- Chi ha vinto la sfida... perché? - Quale messaggio ci regala questo racconto? Quindi il catechista aiuta i bambini a riflettere sull’importanza del dono.

La “bambola di pezza” del racconto è un dono, un segno che esprime l’amore di chi si prende cura di noi, di chi vuole essere con noi anche quando non è vicino.

Quanti doni riceviamo dalle persone che ci amano: mamma, papà, nonni, amici... in mille modi ci esprimono il loro amore non si accontentano di donarci «cose», anche se costa loro fatica; il loro desiderio più grande è quello di donarci il loro tempo, le loro energie, la loro attenzione, se stessi. A questo punto il catechista presenta un cartellone dove ci sono diverse colonne, una per ciascuna persona che è scritta in alto sulla colonna stessa: mamma, papà, nonni, fratelli, maestra, catechista. Il catechista chiede ai bambini di indicare i “doni” che ricevono ogni giorno da queste persone. A lavoro concluso il catechista ricorderà quindi che è senz’altro bello ricevere doni a Natale, il giorno del compleanno, ma che ci sono anche tanti doni che ci vengono fatti ogni giorno e che dobbiamo riscoprire. E Gesù che regalo ci ha fatto a Natale? I bambini risponderanno come credono e il catechista concluderà dicendo che il dono più bello è stato quello di farsi nostro Amico.

Prima di concludere l’incontro, il catechista ricorda ai bambini di non mancare al prossimo appuntamento perché ci sarà un ospite davvero speciale. Si conclude con una preghiera di grazie per tutte le cose che le persone ogni giorno ci donano. Ad ogni invocazione i bambini rispondono: Signore, noi ti ringraziamo.

- Per tutto quello che papà e mamma fanno per noi ogni giorno R. - Per il dono della vita R. - Per il dono dell’amore R. - Per… ( riprendere i bigliettini scritti dai bambini…)

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Secondo Incontro:

Piacere, sono Giuseppe!

Nella settimana precedente l’incontro

Contattare un papà o un nonno che possa interpretare la figura di Giuseppe e raccontare la sua storia ai bambini durante l’incontro (è il caso anche di predisporre un costume di scena).

Il giorno dell’incontro

Si inizia con la recita delle preghiere “Gloria al Padre” e “Angelo di Dio”, se necessario seguendole sul libretto e insegnandole meglio ai bambini.

Il catechista, come aveva già annunciato durante l’ultimo incontro, presenta un ospite

davvero speciale: si tratta di Giuseppe di Nazareth, lo sposo di Maria ed il papà di Gesù.

Giuseppe viene accolto nel gruppo e racconta la sua storia. 16

Dopo l’intervento di Giuseppe, il catechista lo ringrazia per la sua presenza e invita i bambini a raccontare cosa hanno appreso dal suo racconto, cercando di portarli a riflettere sul fatto che in occasione della nascita di Gesù, Giuseppe ha fatto tre sogni: il

primo, quando l’angelo gli ha detto di non temere di sposare Maria e di accogliere la creatura che porta nel grembo perché è Figlio di Dio; il secondo, quando dopo la nascita di Gesù l’angelo invita Giuseppe a prendere con sé Maria e il Bambino e fuggire in Egitto perché Erode cerca Gesù per ucciderlo; il terzo, quando l’angelo in Egitto appare a Giuseppe dicendogli che Erode è morto e quindi possono felicemente tornare a casa. Il catechista chiede ai bambini se anche loro sognano e quali sono i loro sogni ricorrenti. Poi spiega che oltre ai sogni che si fanno in genere quando si dorme, si dice anche che ciascuno di noi ha “un sogno nel cassetto”, un sogno “da realizzare”, invitando i bambini a dire quali sono i loro “sogni” per il futuro.

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Page 37: SAPERE GESU’

Se lo si ritiene, dopo l’intervento dei bambini, si può leggere loro il racconto “Un padre orientale ai

suoi figli”. 17

Il catechista chiede poi ai bambini se secondo loro anche Gesù ha un sogno e, dopo aver fatto intervenire i bambini che vogliono esporre la loro idea in merito, conclude dicendo che il più grande sogno di Gesù è quello di diventare nostro Amico, per accompagnarci a

diventare santi.

L’incontro si conclude recitando le preghiere già imparate: Padre nostro, Ave Maria, Salve Regina.

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Terzo Incontro:

La vita

al tempo di Gesù

Nella settimana precedente l’incontro

Prendere visione delle pagg. 53-54 del catechismo “Io sono con voi” che verranno poi presentate ai bambini.

Preparare un cartellone dove si evidenzia la vita della famiglia al tempo di Gesù.

Preparare il materiale necessario per fare con i bambini uno dei giochi esistenti all’epoca di Gesù (gioco dell’oca, gioco con le biglie, tiro alla fune, Gioco del Mondo).

Preparare la lettera da consegnare attraverso i bambini ai papà.

Il giorno dell’incontro

Si recitano le preghiere “Gloria al Padre” e “Angelo di Dio”. Il catechista, introduce l’argomento dicendo che dopo la nascita di Gesù, la Sacra

Famiglia tornò a vivere a Nazaret. I vangeli non ci raccontano nulla di come Gesù vivesse da piccolo, come giocava, cosa faceva a casa o con gli amici. Sappiamo soltanto dal

vangelo di Luca che “Gesù cresceva in età, sapienza e grazia” (Lc 2,52) e che sia vissuto a Nazaret con la sua famiglia ce lo ricorda l’evangelista Marco che dice: “Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea”. Tuttavia, le scoperte archeologiche ci hanno portato a conoscere come vivevano le famiglie al tempo di Gesù e quindi possiamo farci un’idea abbastanza vicina alla realtà.

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Page 39: SAPERE GESU’

A questo punto il catechista legge dal catechismo “Io sono con voi” le pag. 53-54 dove viene presentata la vita in famiglia di Gesù. Poi, attraverso un cartellone che avrà precedentemente preparato, illustra ai bambini come viveva una famiglia al tempo di Gesù e inviterà i bambini a

paragonare ogni momento con quelli vissuti oggi nelle loro famiglie, notando le differenze. 18

Dopo questa presentazione il catechista propone ai bambini di fare insieme uno dei

giochi esistenti all’epoca di Gesù. A seconda del materiale predisposto, si può proporre il gioco dell’oca, oppure il tiro alla fune, o il tiro di palline cercando di centrare barattoli, o il

Gioco del Mondo (“campana”) disegnando magari sul pavimento con del nastro gommato le caselle. Terminato il gioco, il catechista chiede ai bambini se si sono divertiti, che cosa hanno apprezzato di più e che differenza ci sono tra i giochi al tempo di Gesù e quelli di oggi. Prima di concludere l’incontro, il catechista propone una iniziativa da fare a casa durante

la settimana. Ai tempi di Gesù, i bambini seguivano i papà per imparare il loro mestiere. Infatti, come vuole la tradizione, anche Gesù avrà sicuramente appreso da Giuseppe il

mestiere di carpentiere e falegname. Si tratta allora di organizzarsi in settimana con il proprio papà e realizzare con lui un lavoretto di qualsiasi tipo (un quadro, una scultura, un oggetto per la casa, ecc.). Al prossimo incontro, ogni bambino dovrà essere accompagnato dal proprio papà e portare in sede il lavoro realizzato e, insieme a lui, spiegarlo a tutti gli altri. Per meglio presentare l’iniziativa, il catechista consegnerà a ciascun bambino una lettera-invito da consegnare al proprio

papà dove saranno riportate tutte le indicazioni. 19

Ricordando la nostra vita familiare e la nostra giornata tipo, preghiamo insieme il Signore ringraziandolo per i tanti doni che ci offre. Il catechista può iniziare proponendo una intenzione alla quale i bambini rispondono insieme: Ti ringraziamo, Signore Gesù.

- Per averci dato una casa ed una famiglia R. - Per averci permesso di andare a scuola R. … si può continuare con altre intenzioni proposte dai bambini.

Page 40: SAPERE GESU’

Quarto Incontro:

Il mio papà è

speciale!

Nella settimana precedente l’incontro

Contattare i bambini per chiedere loro come va avanti la realizzazione dell’ “opera d’arte” e ricordare la partecipazione al prossimo incontro, insieme ai papà, per presentare il loro lavoro.

Approfondire il tema del cibo usato all’epoca di Gesù.

Predisporre in sede sedie necessarie per far accomodare anche i papà invitati.

Concordare con il parroco la domenica dove ospitare l’iniziativa “Il mercato di Nazaret”. Sarebbe opportuno impegnare la domenica successiva all’ultimo incontro di questa tappa.

Preparare i foglietti con i messaggi da consegnare ai papà, mettendoli in un cestino o una scatola.

Preparare copie sufficienti della “Lettera alle mamme” e della ricetta del dolce ebraico.

Preparare copia per i papà presenti de “La preghiera di un papà”

Il giorno dell’incontro

Nel dare il benvenuto ai papà, si invita anche loro ad unirsi alla preghiera iniziale. Questo incontro è dedicato a loro e quindi porterà a conoscere e riflettere meglio sulla figura del padre. Questo è il nome che Gesù ci ha detto di dare a Dio e, formando un bel cerchio tenendosi tutti per mano, bambini e papà, si recita il Padre nostro.

Il catechista fa accomodare i papà presenti, li ringrazia per aver aderito a questa iniziativa

e li invita, uno alla volta, con il proprio bambino, a presentare agli altri “l’opera d’arte” realizzata.

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Page 41: SAPERE GESU’

Il catechista invita quindi ciascun papà a presentare la propria attività lavorativa ed a raccontare come è arrivato a fare quel mestiere (era una fissa sin da bambino, è maturato nel tempo, è arrivato così per caso, ecc). Può essere interessante far intervenire anche i bambini con eventuali domande ai papà.

Terminata la presentazione, il catechista introduce un altro aspetto della vita quotidiana e

familiare ai tempi di Gesù e cioè quello del cibo. 20

Questa presentazione darà lo spunto perché il catechista proponga un’altra iniziativa che però, questa volta, vedrà come protagoniste le mamme dei bambini. Si tratta di realizzare a casa, bambini e mamme insieme, un dolce tipico ebraico che, con molta probabilità, anche Maria avrà preparato per il suo piccolo Gesù. Quindi il catechista consegna ad ogni bambino una lettera-invito da consegnare alla propria mamma, insieme anche alla ricetta del

dolce ebraico. 21 Pertanto, così come oggi sono stati invitati i papà, al prossimo incontro saranno invitate le mamme ad essere presenti con i loro bambini, magari portando ciascuna alcune fette del dolce ebraico realizzato. Il catechista presenta ai bambini ed ai papà l’iniziativa de “Il mercato di Nazaret”. I bambini

del gruppo, insieme ai loro genitori, saranno invitati nella domenica concordata (della quale è opportuno già dire la data) a partecipare alla santa messa principale della

parrocchia per presentare l’iniziativa a tutta la comunità. In quell’occasione sarà allestito fuori la chiesa oppure appena dopo l’ingresso o in un altro luogo ritenuto idoneo, “Il mercato di Nazaret”, un banco dove verranno esposti i lavori oggi presentati realizzati dai bambini con i loro papà (magari si invita i papà a creare altri lavoretti in questo periodo che ci separa dalla data del “mercato”) ed i dolci realizzati dalle mamme. La comunità parrocchiale sarà invitata a visitare il “mercato” ed acquistare i prodotti esposti. Il ricavato di questa vendita sarà donato all’Ufficio Missionario Diocesano per aiutare il progetto scelto per il periodo di Avvento. Prima di concludere l’incontro, il catechista propone un’iniziativa a modo di gioco. Ogni

bambino sceglierà da un cestino o scatola un pensiero da donare al proprio papà che, una

volta ricevuto, lo leggerà a voce alta. 22

Si chiede ai papà l’impegno di provare a vivere il messaggio del biglietto che è stato scelto per lui.

Il catechista consegna ai papà il testo della “Preghiera di un padre” 23 ed invita loro a

concludere l’incontro pregando insieme, mentre i bambini ascolteranno. La preghiera potrà essere preparata dai catechisti anche su una pergamena o comunque in un modo più elegante rispetto ad una semplice fotocopia, in modo da

poter essere lasciata ai papà presenti, quale segno di ringraziamento per la loro collaborazione.

Page 42: SAPERE GESU’

Quinto Incontro:

La mia super -

mamma!

Nella settimana precedente l’incontro

Contattare i bambini per chiedere loro come va avanti la realizzazione del “Pane di Sabbath” e ricordare la partecipazione al prossimo incontro, insieme alle mamme.

Predisporre in sede sedie necessarie per far accomodare anche le mamme invitate.

Preparare il cartellone “La mia mamma…”

Preparare i foglietti con i “messaggi” da consegnare alle mamme presenti mettendoli in un cestino o in una scatola.

Preparare copia per le mamme presenti de “La preghiera di una madre”

Il giorno dell’incontro

Nel dare il benvenuto, si invitano le mamme ad unirsi alla preghiera iniziale. Questo incontro è dedicato a loro e quindi porterà a conoscere e riflettere meglio sulla figura della mamma. Pregheremo quindi insieme la nostra Mamma celeste con le preghiere che abbiamo già imparato: Ave Maria e Salve, Regina.

Il catechista fa accomodare le mamme presenti, le ringrazia per aver aderito a questa

iniziativa e le invita, una alla volta, magari facendosi aiutare dal proprio figlio, a presentare il “Pane di Sabbath”, spiegando se è stato difficile realizzarlo, se è piaciuto a casa, ecc.

Terminata la presentazione, si possono assaggiare i vari dolci realizzati e magari esprimere un giudizio (applausometro, voto numerico, voto per alzata di mano, ecc.).

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Page 43: SAPERE GESU’

Il catechista, approfittando della presenza delle mamme, invita i bambini a riflettere su

questa importante figura nella loro vita. Attraverso un cartellone in precedenza preparato,

invita i bambini completarlo riportando le loro esperienze. 24

Si invitano anche le mamme ad intervenire sulle risposte date. Da questa attività verrà fuori che tutto quello che la mamma fa per i propri figli lo fa per amore e non per interesse. E’ bello allora

concludere leggendo il racconto “Gratuitamente date”. 25

Il catechista, propone un’attività a modo di gioco. Da un cestino o una scatola, ogni

bambino estrae un foglietto che consegna alla sua mamma. La mamma lo apre e lo legge a voce alta in modo che tutti possono ascoltare e magari intervenire con le loro riflessioni

in merito. 26

Prima di concludere l’incontro, il catechista presenta alle mamme quanto già anticipato ai papà e cioè l’iniziativa de “Il mercato di Nazaret”. I bambini del gruppo, insieme ai loro genitori, saranno invitati nella domenica concordata (della quale è opportuno già dire la

data) a partecipare alla santa messa principale della parrocchia per presentare l’iniziativa a tutta la comunità. In quell’occasione sarà allestito fuori la chiesa oppure appena dopo l’ingresso o in un altro luogo ritenuto idoneo, “Il mercato di Nazaret”, un banco dove verranno esposti i lavori presentati realizzati dai bambini con i loro papà e i dolci “Pane di Sabbath” realizzati dalle mamme (magari si invitano le mamme in questo periodo che ci separa dalla data del “mercato” a realizzare altri dolci da confezionare). La comunità parrocchiale sarà invitata a visitare il “mercato” ed acquistare i prodotti esposti. Il ricavato di questa vendita sarà donato all’Ufficio Missionario Diocesano per aiutare il progetto scelto per il periodo di Avvento.

Il catechista consegna alle mamme il testo della “Preghiera di una madre” ed invita loro a

concludere l’incontro pregando insieme, mentre i bambini ascolteranno. 27

La preghiera potrà essere preparata dai catechisti anche su una pergamena o comunque in un modo più elegante rispetto ad una semplice fotocopia, in modo da

poter essere lasciata alle mamme presenti, quale segno di ringraziamento per la loro collaborazione.

Page 44: SAPERE GESU’

Sesto Incontro:

Gesù andava al

catechismo?

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare la spiegazione della vita religiosa al tempo di Gesù e dei vari simboli ad essa legati.

Preparare immagini ingrandite o magari anche da proiettare che riguardano luoghi ed oggetti del culto ebraico.

Leggere e prepararsi sulle pagg. 56-58 del catechismo “Io sono con voi”.

Preparare dei biglietti-invito per ricordare ai genitori l’iniziativa de “Il mercato di Nazaret”, indicando la data scelta insieme al parroco e magari dando già qualche indicazione più precisa ed anche per invitarli al prossimo incontro per conoscere la chiesa parrocchiale.

Il giorno dell’incontro

Il catechista introduce l’argomento dell’incontro. Parleremo della vita di fede di Gesù da bambino. Sicuramente Lui aveva imparato dai suoi genitori le preghiere da fare nei momenti della giornata: al mattino, ai pasti, la sera, ecc. Anche noi vogliamo imitare Gesù ed imparare le preghiere del cristiano. Quindi il catechista invita a prendere il

libretto delle preghiere e propone di leggere la Preghiera del Mattino per iniziare ad impararla. Il catechista presenta ai bambini la vita di Gesù da piccolo, in particolare il modo di fare

scuola e di pregare all’interno della sinagoga. Presenterà anche quelli che sono gli elementi caratteristici della religione ebraica al tempo di Gesù: innanzitutto la sinagoga, luogo di

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Page 45: SAPERE GESU’

incontro del popolo ebraico, e poi alcuni elementi significativi come i rotoli della Torah, il

candelabro a sette braccia, il kippah (tipico copricapo ebraico). 28

Naturalmente il catechista dovrà essere bene a conoscenza di questi argomenti, ma soprattutto trovare i modi e le formule più congeniali per presentarli ai bambini, magari usando anche immagini, proiezioni, disegni e soprattutto un linguaggio accessibile a tutti (ad esempio si può presentare lo schema di come era formata una sinagoga, oppure costruirla insieme con un piccolo plastico, oppure proporre qualche scena di films che parlano dell’infanzia di Gesù o del periodo ebraico e quindi della vita nella sinagoga. Molto belle le scene del Gesù di Nazaret di Zeffirelli di Gesù tra i dottori del Tempio e di Gesù nella sinagoga di Cafarnao). Nel presentare ciò il catechista cercherà sempre di tenere viva l’attenzione dei bambini, magari coinvolgendoli nel discorso e verificando attraverso domande o i loro spontanei interventi la comprensione degli argomenti trattati. Al termine dell’esposizione, il catechista chiederà ai bambini il loro parere sull’argomento

presentato durante l’incontro, magari dando maggiori spiegazioni qualora dovessero venire fuori incomprensioni. Poi il catechista anticipa che, come Gesù da piccolo

conosceva e frequentava la sua chiesa, la sinagoga, così anche il nostro gruppo il prossimo incontro farà una visita della chiesa parrocchiale per conoscere i vari luoghi che vi sono e spiegarne il significato. A questa visita, volendo, possono partecipare anche i genitori. Per questo il catechista consegna ai bambini il biglietto-invito da portare ai genitori dove, oltre ad invitare chi vuole a partecipare al prossimo incontro per visitare la chiesa parrocchiale, ricorda anche

l’iniziativa “Il mercato di Nazaret”. 29

Nel terminare l’incontro, il catechista ricorda quindi la giornata di Gesù che, sicuramente era segnata anche dalla preghiera, come ad esempio la sera prima di andare a dormire. Anche noi cristiani abbiamo la “Preghiera della Sera”. Si invitano i bambini a prendere il libretto delle preghiere ed a leggere tutti insieme, magari anche

più volte, la Preghiera della Sera. Il catechista inviterà i bambini ad imitare il piccolo Gesù che, andando alla sinagoga, imparava a memoria i brani della Bibbia e quindi propone loro di iniziare ad imparare a memoria durante la settimana, a casa, con l’aiuto di mamma e papà, le Preghiere del Mattino e della Sera, oggi presentate.

Page 46: SAPERE GESU’

Settimo Incontro:

Conosciamo la

nostra chiesa

Nella settimana precedente l’incontro

Avvisare il parroco della visita alla chiesa con i propri bambini.

Preparare bene la spiegazione dei vari luoghi della chiesa.

Coinvolgere il parroco o il sagrestano o qualche ministrante più grande per spiegare ai bambini come si prepara una celebrazione liturgica.

Il giorno dell’incontro Il catechista raduna tutti i bambini e gli eventuali genitori presenti e li accompagna nella

chiesa parrocchiale. La prima sosta sarà all’ingresso per spiegare la presenza

dell’acquasantiera e del gesto da compiere. 30

Poi ci si sposta davanti al tabernacolo per un momento di preghiera e la spiegazione del luogo.

Il catechista ricorda ai bambini, che una volta entrati in chiesa, la prima cosa da fare dopo aver preso l’acquasanta, è quella di andare a salutare il padrone di casa, Gesù, che si trova nel tabernacolo. Quindi insegna loro come fare bene la genuflessione e con quali parole accompagnare il gesto. Fatto ciò i bambini, sempre davanti al

Tabernacolo, posso pregare insieme il Padre Nostro. La visita continua spiegando ai bambini sicuramente l’altare, il confessionale, il fonte

battesimale, l’ambone. 30

Naturalmente ogni catechista, oltre alle indicazioni generiche sul luogo, darà anche eventuali indicazioni sulla particolarità e valenza artistica degli stessi (ad esempio un particolare ambone o

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Page 47: SAPERE GESU’

pulpito presente, il decoro di un altare, ecc) e presenterà anche quelle opere particolari presenti nella propria chiesa parrocchiale (dipinto o statua del santo protettore, magari dando ai bambini notizie sulla sua vita e fede, particolari cappelle presenti, ecc.). Naturalmente il catechista dovrà ben prepararsi a ciò, presentando il tutto in modo accattivante, simpatico, magari facendo intervenire i bambini stessi. Al termine della visita, i bambini potranno incontrare il parroco, oppure il sagrestano o

uno dei ministranti più grandi che spiegano come si prepara e vive una celebrazione liturgica, in particolare la santa messa (abiti liturgici, vasi liturgici, ecc.). A conclusione, il

catechista può chiedere ai bambini se sono rimasti interessati dalla visita e che cosa li ha maggiormente colpiti. Poi ricorda la data della domenica concordata (preferibilmente quella successiva all’incontro) per realizzare “Il mercato di Nazaret” ed invita i bambini ad essere presenti con i loro genitori.

L’incontro si conclude davanti ad una immagine della Vergine Maria con la recita delle preghiere Ave Maria e Salve, Regina.

Page 48: SAPERE GESU’

TAPPA 4

Siamo al cuore dell’annuncio della nostra fede: il racconto della passione, della morte e della risurrezione di Gesù. Solamente a Gerusalemme, ai piedi della croce e alla porta del sepolcro, comprendiamo il grande amore di Gesù per ogni uomo, a Gerusalemme acquistano un nuovo significato le parole e i gesti compiuti da Gesù nella sua vita terrena. Marco parte da qui: inizia a scrivere il vangelo trascrivendo gli ultimi fatti della vita di Gesù, nella certezza che vadano ricordati più di ogni altro evento. I suoi occhi brillano ancora della luce del mattino di Pasqua: legge tutta la vita di Gesù alla luce del mistero pasquale e custodisce negli ultimi capitoli del suo Vangelo i gesti e le parole che Gesù voleva affidare ad ogni uomo.

TEMPI

La quarta tappa ci vede impegnati per tutto il periodo di marzo-aprile

OBIETTIVI

Comprendere che Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza

Capire che non vi è abisso in cui l’uomo sia precipitato che non possa essere colmato dall’amore misericordioso del Padre

Comprendere che Gesù, vincendo la morte e risorgendo nella vita eterna, sconfigge la morte di ogni uomo e a tutti promette la vita eterna: morti con lui, come lui possiamo anche risorgere

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Page 49: SAPERE GESU’

Accompagniamo bambini e genitori negli ultimi momenti della vita di Gesù per rimanere con lui ed accogliere ai piedi della croce il dono della sua vita. Non sarà più un personaggio a guidarci ma la Parola del Vangelo, resa ancora più eloquente da un’immagine artistica. Gli affreschi di Giotto presenti nella Cappella degli Scrovegni di Padova possono aiutare fanciulli e genitori a contemplare il mistero. Non si tratta di sostituire la catechesi con una lezione di storia dell’arte, preoccupandosi di spiegare Giotto e le novità della sua pittura; lasciamo parlare le immagini, offrendo semplicemente alcuni spunti evangelici. I particolari iconografici della pittura di Giotto sono particolarmente curati, fedeli al testo sacro e attenti ad esprimere i sentimenti dei protagonisti. Essi aiutano bambini e genitori a sentirsi partecipi di quanto narrato, perché il triduo pasquale che si preparano a celebrare raggiunga la loro mente e il loro cuore. Gli eventi significativi della passione, morte e risurrezione vengono presentati ai bambini attraverso un episodio della passione di Gesù: ci si limita ad un primo annuncio, nel quale gli eventi del Vangelo parlano direttamente ai bambini, partendo dal loro vissuto e lasciando intuire il grande dono d’amore che custodiscono.

- Insieme a Gerusalemme: i genitori vengono invitati ad accompagnare i bambini a visitare virtualmente luoghi significativi della città di Gerusalemme. Oggetti e immagini della Terra Santa possono aiutare a collocare storicamente la morte e la risurrezione di Gesù in un tempo e luogo preciso.

- Partecipiamo: il mistero della morte e risurrezione di Gesù prima di essere spiegato e approfondito va contemplato. Proponiamo ai genitori di seguire le tappe percorse dai figli accompagnati dagli affreschi di Giotto realizzando di volta in volta le iniziative proposte.

- In chiesa con la comunità parrocchiale. Può essere interessante trovare in famiglia almeno un’occasione per partecipare alla via crucis parrocchiale. Pur mantenendo la caratteristica di preghiera devozionale a volte un po’ desueta, è occasione preziosa per pregare e meditare sulla morte nel tempo quaresimale.

Lasciate che i bambini vengano a me, pag. 102 -105

Presenta le due pagine dell’istituzione dell’Eucaristia e della risurrezione di Gesù.

Io sono con voi, pag. 72-91

Presenta il racconto della passione, morte e risurrezione di Gesù seguendo generalmente il vangelo di Marco. Viene riproposto il brano del vangelo in un linguaggio semplificato: può essere utile per integrare la lettura del vangelo nei passi più difficili.

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Page 50: SAPERE GESU’

Primo Incontro:

Osanna al

Figlio di David

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare la cartina della Palestina all’epoca di Gesù (una grande da esporre in sede oppure copie più piccole da fotocopiare per ogni bambino).

Preparare lo scatolone contenente gli oggetti necessari per spiegare il senso della festa.

Preparare per ogni bambino una copia a colori dell’affresco di Giotto riguardante l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e diverse “nuvolette” dei fumetti per dare voce ai protagonisti.

Preparare il biglietto-invito per i genitori al prossimo incontro per “visitare” insieme ai bambini Gerusalemme.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita a pregare con l’Ave Maria, Salve Regina, Padre nostro, Preghiera del Mattino, Preghiera della Sera.

Il catechista presenta il cammino di questa tappa che porterà alla celebrazione della Pasqua. Vivremo i momenti che Gesù ha trascorso a Gerusalemme e, attraverso la cartina della Palestina, spiega ai bambini i luoghi in cui Gesù è stato dalla sua nascita in poi:

Betlemme, Nazaret, Cana, Cafarnao, il Lago di Tiberiade, fino ad arrivare a Gerusalemme, in una

giornata particolare di grande festa, quella che noi oggi chiamiamo Domenica delle Palme. 31

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Page 51: SAPERE GESU’

Nell’introdurre questo tema, il catechista porta uno scatolone con dentro tutto ciò che caratterizza una festa: dolce, pasticcini, patatine, bibite, regali, palloncini, biglietti per gli inviti, musica.

Ogni bambino sceglie un oggetto che secondo lui non può mancare ad una festa e spiega agli altri il perché della scelta. Commentare e riflettere insieme: - Perché si festeggia? Arriva l’invito: sottolineare la bellezza di un annuncio importante e atteso. - Di che cosa abbiamo bisogno? Aiutare i bambini a comprendere che l’elemento essenziale è l’incontro tra amici: bibite, dolci e pasticcini non sono la festa, ma servono per la festa! - Che cosa proviamo durante la festa: emozioni, attese, disattese….Far provare i due punti di vista: del festeggiato e dell’invitato. Quando sono felice? Quando sono deluso?

Il catechista poi ricorda come in ogni festa che si rispetti c’è sempre da fare una foto, magari anche solo con il telefonino. All’epoca di Gesù non vi erano certamente i fotografi, né tantomeno gli strumenti tecnologici di oggi. Eppure abbiamo tante

immagini, tante fotografie che ci ricordano anche i momenti più importanti della vita di Gesù. Ad esempio, a Padova vi è la Cappella degli Scrovegni che ospita il ciclo più completo di affreschi realizzati da Giotto e riguardanti la vita di Gesù e della Madonna. E durante questi incontri osserveremo proprio alcuni di questi dipinti per meglio capire che cosa sia accaduto a Gesù una volta arrivato a Gerusalemme. Il primo affresco riguarda proprio l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il catechista consegna a ciascun bambino una copia a colori dell’affresco e, dopo

aver letto il brano evangelico di Mc 11,4-10, insieme a loro cerca di spiegarne i contenuti. 32

Terminata la spiegazione del dipinto, il catechista chiede ai bambini che differenza c’è tra un quadro ed un film e, magari aiutandoli, si arriverà a dire che nel quadro i personaggi non parlano. Allora propone loro

di fare una “magia” e cioè di far parlare i personaggi dell’affresco di Giotto appena presentato. Quindi ad ogni bambino consegna una “nuvoletta” dei fumetti, invitando ciascuno a scegliere un personaggio che lo colpisce di più tra: l’asino, i bambini sugli alberi, la gente di Gerusalemme, gli amici di Gesù, Gesù. Ogni bambino scrive il suo pensiero e, alla fine, si sceglieranno le espressioni più belle, significative o solo simpatiche e si formerà quindi il fumetto dell’affresco.

Prima di concludere l’incontro, il catechista anticipa ai bambini che nel prossimo incontro faranno un “viaggio” alla scoperta della città di Gerusalemme. Sarebbe bello fare ciò insieme ai loro genitori e, pertanto, consegna ad ogni bambino un biglietto-invito da dare

a mamma e papà per invitarli a partecipare al prossimo incontro. Su detto invito, che dovrà essere simpatico e coinvolgente (ad esempio potrebbe essere tipo biglietto aereo), si riporta la data e l’orario dell’incontro invitando caldamente entrambi i genitori ad essere presenti.

Il catechista invita ogni bambino a pregare completando la frase: “Gesù, tu sei la mia festa, perché…” e ad ogni frase tutti insieme si risponderà: “Grazie, Signore Gesù”.

Page 52: SAPERE GESU’

Secondo Incontro:

Benvenuti

a

Gerusalemme!

Nella settimana precedente l’incontro

Predisporre in sede le sedie necessarie per accogliere anche i genitori.

Preparare il cartellone “Benvenuti a Gerusalemme” ed eventuale ulteriore materiale per arricchire la presentazione (affreschi di Giotto, files con gli episodi da proporre, pc e/o proiettore, ecc.).

Preparare foglietti con le domande che i bambini devono fare ai genitori su Gerusalemme.

Preparare foglietti con la “Preghiera dei genitori”.

Il giorno dell’incontro

Il catechista, invita bambini e genitori ad iniziare l’incontro con un momento di preghiera recitando quelle già imparate (magari, per evitare l’imbarazzo di qualche genitore, mettere a disposizione qualche libretto delle preghiere!). Al termine il catechista invita i genitori, qualora ce ne fosse bisogno, di aiutare a casa i bambini a

memorizzare queste preghiere.

Il catechista introduce l’argomento dicendo ai genitori che in questo periodo che andrà fino a Pasqua, i bambini rifletteranno sui più importanti momenti della vita di Gesù che sono accaduti dopo il suo arrivo a Gerusalemme. Pertanto, la prima cosa da fare insieme

è conoscere e scoprire questa bella città. Per rompere il ghiaccio, il catechista invita i genitori a rispondere ad alcune domande che i bambini proporranno:

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Page 53: SAPERE GESU’

- Di quale stato Gerusalemme oggi è la capitale? (Israele) - Quanti abitanti conta oggi Gerusalemme: più o meno di cinquecentomila? (più: 706.000) - Come si chiamano gli abitanti di Gerusalemme? (Gerosolimitani) - Si dice che Gerusalemme è la città delle Tre Religioni: una è il cristianesimo; quali sono le altre due? (Ebraismo e Islamismo)

Il catechista ricorda che Gerusalemme, ai tempi di Gesù, era davvero una città importantissima per la presenza del Tempio che era stato ampliato dal re Erode che ne aveva fatta una costruzione grandiosa. In questo luogo tutti gli ebrei venivano in

pellegrinaggio per offrire sacrifici in occasione delle feste pasquali. Prima di entrare in città attraverso le porte delle antiche mura, gli ebrei si fermavano per intonare un Salmo: era una preghiera di lode, con cui chiedevano pace per la città di Gerusalemme ed esprimevano la gioia nell’entrare nella loro città. Anche Gesù era venuto quando era ancora piccolo per celebrare la Pasqua e Maria e Giuseppe lo avevano perso durante il viaggio di ritorno. A questo punto il catechista può chiedere a qualche bambino se ricorda questo episodio e, magari, raccontarlo ai genitori presenti.

Ora il catechista presenta cinque luoghi significativi della città di Gerusalemme dove sono avvenuti gli episodi che i bambini conosceranno in questo periodo. Viene così presentato un cartellone con il titolo “Benvenuti a Gerusalemme”, o altro titolo che viene fuori dalla

fantasia del catechista. Sul cartellone è disegnata una strada, un percorso, con cinque tappe dove sono collocate le foto dei cinque luoghi ed il loro nome. Ogni luogo verrà presentato dal catechista che vi inquadrerà anche l’episodio di Gesù ad esso legato e che sarà oggetto di

approfondimento nei prossimi incontri. 33 Per ogni luogo presentato, un bambino sceglierà un genitore diverso dal suo al quale fare una domanda (il catechista preparerà i foglietti con la domanda da dare ai cinque genitori coinvolti) e poi tutti ascolteranno la risposta. Questa iniziativa può essere arricchita da parte del catechista mettendo ad esempio a fianco di ciascun luogo anche la riproduzione dell’affresco di Giotto che si andrà a prendere in considerazione.

Al termine della presentazione, il catechista spiegherà come si svolgeranno gli incontri e cioè che per ogni luogo ed episodio della vita di Gesù i bambini riceveranno la copia dell’affresco di Giotto conservato nella Cappella degli Scrovegni di Padova e riguardante

l’argomento esaminato. L’immagine verrà dal bambino portata a casa e, insieme ai genitori, si troverà un momento della settimana per osservarla insieme e fare quelle piccole attività che verranno di volta in volta proposte.

Nel ringraziare i genitori per la presenza e l’impegno che si assumeranno per meglio vivere anche in famiglia il periodo quaresimale, il catechista consegna i genitori un

foglietto con la Preghiera dei genitori, 34 invitandoli a pregare con queste parole,

mentre i bambini si uniranno alla loro preghiera con l’ascolto e il silenzio.

Page 54: SAPERE GESU’

Terzo Incontro:

Un dono

d’amore

Nella settimana precedente l’incontro

Realizzare per ogni bambino un foglio formato A4 dove è riportato un labirinto che conduce a Gesù.

Preparare per ogni bambino una copia a colori degli affreschi di Giotto riguardanti L’ultima cena e la Lavanda dei piedi, sul retro dei quali riportare i relativi brani evangelici.

Preparare un asciugamano da portare in sede per l’iniziativa legata al brano della Lavanda dei piedi.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare la Preghiera del Mattino e la Preghiera della Sera.

Il catechista consegna a ciascun bambino un foglio (meglio uno formato A4 o addirittura anche più grande per facilitare il lavoro di ricerca) dove è riportato un grande labirinto

con al centro l’immagine di Gesù. 35 Invita poi i bambini a raggiungere Gesù al

centro attraverso le tortuose strade del labirinto. Alla fine del gioco, il catechista farà notare che non è sempre facile trovare Gesù: ci sono strade senza via d’uscita e a volte è facile perdersi. Abbiamo bisogno di alcune indicazioni per raggiungerlo. A questo punto si può animare l’incontro chiedendo ai bambini quali sono le indicazioni, i “segreti” che Gesù ci ha lasciato per incontrarlo.

Terminata la discussione, il catechista ricorda che Gesù vuole essere trovato e ci ha lasciato in modo particolare due indicazioni e lo ha fatto una sera subito dopo il suo arrivo a Gerusalemme. Il catechista presenterà questi due indizi: la lavanda dei piedi e

l’istituzione dell’Eucaristia durante l’ultima cena. Per attirare maggiormente l’attenzione dei

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bambini, questi due episodi possono essere presentati mediante un filmato e poi con la lettura dei brani evangelici di riferimenti (Gv 13,1-9; Mc 14,12-25).

Il catechista consegna a ciascun bambino la riproduzione delle due scene della lavanda dei

piedi e dell’ultima cena dipinte da Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova. 36

Sul retro del foglio il catechista avrà riportato i brani evangelici di riferimento appena letti. Iniziando dall’affresco dell’ultima cena, il catechista invita i bambini a dire e spiegare quello che vedono nel dipinto. Al termine, cercherà di fare una sintesi del messaggio, ricordando che l’obiettivo non è quello di approfondire l’istituzione dell’Eucaristia (non stiamo ancora preparando i bambini alla messa di Prima Comunione), ma di far intuire il grande amore di Gesù che ci ha amato così tanto da voler restare con noi per sempre attraverso l’Eucaristia.

Si passa poi ad osservare l’affresco della lavanda dei piedi e, dopo aver coinvolto i bambini nella spiegazione, si sintetizza che si è trattato di un grande gesto di amore e di

servizio che Gesù ha lasciato come testimonianza: “Vi ho dato infatti l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi”. Per meglio comprendere l’importanza del servizio, il catechista mostra un asciugamano: ci ricorda il gesto di amore di Gesù nei confronti dei suoi amici. Ma per noi oggi, che cosa vuol dire “lavare i piedi a qualcuno”? Pensiamo ad un gesto che possiamo fare per esprimere la nostra attenzione nei confronti di un amico.

Il catechista parla per primo; passa poi l’asciugamano ad un bambino e così via: ognuno dice il gesto che ha pensato “per lavare i piedi oggi”.

I bambini tendono ad essere generici: lavare i piedi vuol dire essere buoni, essere pazienti: aiutarli a concretizzare i loro impegni, perché siano verificabili. Sono buono quando apparecchio la tavola…, sono paziente se lascio guardare al mio fratello il suo programma preferito e rinuncio al mio… Prima di concludere, il catechista invita i bambini ad organizzare per mamma e papà una

piccola “caccia al tesoro” in casa. Ogni bambino dovrà prendere le due immagini degli affreschi di Giotto e li nasconderà in casa in posti diversi. Poi inviterà il papà a cercare

una delle immagini, aiutandolo magari con il classico indizio “acqua, acqua”, “fuoco, fuoco” se il papà si allontana o avvicina al nascondiglio. Una volta trovato, si chiede al papà di leggere il brano del vangelo che si trova dietro l’immagine. Stessa cosa si farà con la mamma chiedendole di cercare l’altra immagine rimasta e, una volta trovata, leggere il brano evangelico. Terminato il gioco il bambino dirà ai suoi genitori che questi sono i due “segreti” che Gesù ci ha lasciato per dirci che per seguirlo occorre mettersi a servizio degli altri e donare un po’ di noi stessi, del nostro tempo, a qualcuno. Segue poi la premiazione di mamma e papà per aver vinto la caccia al tesoro: un bel bacio forte accompagnato da un abbraccio! Si può anche chiedere ai genitori di compiere, durante la settimana, un gesto di servizio verso qualcuno (i nonni, qualche anziano vicino di casa, ecc.).

La preghiera finale è affidata a tutti i bambini che sono invitati a dire: “Gesù, grazie perché all’incontro di oggi ho capito che….” E ad ogni invocazione tutti rispondono: “Grazie, Signore Gesù”.

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Quarto Incontro:

L’amore

tradito

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare il cartellone con la sagoma di un ragazzo ed i fumetti da consegnare ai bambini per poi incollarli una volta compilati sul cartellone (non dimenticare la colla!).

Preparare per ogni bambino una copia a colori dell’affresco di Giotto riguardante L’arresto di Gesù, sul retro del quale riportare il relativo brano evangelico.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare alcune preghiere sinora imparate.

Il catechista presenta ai bambini un cartellone dove è disegnato un bambino come loro, che potremmo chiamare Arturo (o comunque un nome diverso da quello dei bambini presenti). Coinvolgendo l’attenzione dei ragazzi, il catechista presenta questo personaggio:

Arturo vive con la mamma, il papà e un fratello; frequenta la prima elementare e si impegna nello studio, anche se qualche volta fa i compiti con poca voglia, distratto dal pallone e dai suoi video giochi preferiti. Ha degli amici e passa con loro molto tempo; si divertono insieme e qualche volta non si capiscono e litigano: allora non si parlano più ma poi tutto torna come prima. Supponiamo ora che ad Arturo succedano alcuni episodi… Proviamo ad indovinare come reagisce:

- riceve un regalo inaspettato;

- la mamma gli prepara la sua torta preferita;

- qualcuno gli dà uno spintone per sbaglio;

- il giorno della partita l’allenatore chiama un altro portiere;

- il suo miglior amico dice alla maestra che Arturo copia sempre i compiti ;

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- i compagni lo incolpano ingiustamente di un astuccio scomparso.

I bambini aiutati dal catechista cercano di definire le sue reazioni, scrivendo la risposta su alcuni fumetti che verranno poi incollati sul cartellone intorno alla sagoma di Arturo. L’obiettivo di questo gioco non è formare la coscienza morale dei fanciulli, conducendoli a meditare sui loro comportamenti; semplicemente si tratta di aiutarli a comprendere come venga spontaneo a tutti gli uomini e a tutti i ragazzi (inclusi loro!) rispondere al bene con il bene, al male con il male. La scelta del personaggio Arturo, che non si identifica con nessuno di loro, li aiuta a rispondere con sincerità, senza sentirsi giudicati.

Gesù non è come Arturo; quando decide di voler bene vuole bene sempre, anche quando il suo bene non è ricambiato. Per comprendere ciò, il catechista consegna ai bambini l’immagine dell’affresco Il bacio di Giuda di Giotto, dove dietro avrà riportato il brano

evangelico di questo momento: Mc 14,43-47. 37 Dopo la lettura del brano, il catechista

invita i bambini ad immaginare di essere i cronisti presenti quella sera per riprendere i fatti. Ognuno immagina di avere una telecamera in mano e riprende la scena soffermandosi su alcuni particolari, sui volti, sui gesti di alcuni personaggi; a ciascun personaggio dare il nome e descrivere ciò che sta facendo. Il catechista, sentiti i bambini, arriverà a concludere che la reazione di Gesù al male che gli stanno facendo non è rispondere con il male, anzi nello sguardo che rivolge a Giuda che lo tradisce, vi è amore.

Terminata, l’attività, il catechista invita i bambini a portare a casa l’immagine dell’affresco di Giotto e, insieme a mamma e papà, leggere il brano evangelico che vi è sul retro e poi ogni bambino può spiegare ai suoi genitori chi sono i personaggi dell’affresco e le loro

azioni.

L’incontro si conclude con un momento di preghiera. Tutti i bambini, tenendosi per mano, recitano il Padre nostro.

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Quinto Incontro:

Gesù muore

per noi

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare il racconto della passione e morte di Gesù scegliendo magari parte di un film da proiettare, lettura del vangelo o del catechismo “Io sono con voi”.

Preparare per ogni bambino una copia a colori dell’affresco di Giotto riguardante La crocifissione di Gesù, sul retro del quale riportare il relativo brano evangelico.

Prepararsi il racconto “Il lumino generoso”

Preparare i biglietti per i genitori per invitarli a partecipare al prossimo incontro prima della vacanze pasquali.

Portare all’incontro un crocifisso da utilizzare per il momento della preghiera finale.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare alcune delle preghiere già imparate.

In questo incontro vogliamo accompagnare i bambini ai piedi della croce, perché possano vedere con i loro occhi fino a che punto Gesù ci ha voluto bene. Il catechista presenta la passione e la morte di Gesù nel modo che ritiene più coinvolgente (lettura del vangelo Mc

cap. 15; visione della parte di un film o cartone che riguarda il tema, utilizzo delle pagg. 80-83 del catechismo “Io sono con voi”).

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Il catechista chiede ai bambini se sanno come è fatta una croce, magari facendola disegnare su un foglio o lavagna. Si tratta di due pali legati insieme, uno orizzontale e uno verticale. Spiegare con semplicità la simbologia della croce: la dimensione orizzontale

abbraccia la terra, la realtà dell’uomo che Gesù ha pienamente condiviso; quella verticale ci conduce verso il cielo, verso quel Padre che egli ci ha fatto conoscere. Le due dimensioni si incontrano in Gesù crocifisso, che ci ha voluto bene tanto da lasciarsi inchiodare sulla croce, stendendo le sue braccia tra il cielo e la terra.

Il catechista consegna ad ogni bambino l’immagine dell’affresco di Giotto riguardante La

crocifissione dove sul retro sarà riportato il brano di Mc 15,33-38. 38 Nello spiegare il

dipinto, il catechista ricorda come la morte di Gesù in croce è un evento che coinvolge il cielo e la terra. Infatti si nota nell’affresco che Gesù è in croce al centro, mentre nella parte alta si nota la reazione del cielo a questo evento ed in quella bassa la reazione della terra. Come partecipa il cielo alla morte di Gesù? Osservare gli angeli dipinti da Giotto che in diverso modo esprimono la disperazione: chi alza le braccia in segno di stupore, chi si strappa la vesta per esprimere la lacerazione del cuore, chi raccoglie il sangue di Gesù perché ne conosce il valore. Abbassando poi lo sguardo ai piedi della croce, vediamo come reagisce la terra, l’umanità a questo evento: le donne sono distrutte da dolore, alcuni soldati pensano solo a guadagnare qualcosa con le sue vesti, c’è chi ride, chi indica Gesù come fosse uno spettacolo.

Per meglio spiegare il sacrificio di Gesù in croce e l’importanza del donarsi, si può leggere

il racconto “Il lumino generoso”. 39 Dopo la lettura il catechista può invitare i bambini a

dire cosa hanno compreso del brano e poi trarre le conclusioni.

Il catechista consegna ad ogni bambino un invito per i genitori a partecipare al prossimo incontro prima delle vacanze pasquali.

Si conclude con un momento di preghiera. Il catechista presenta un crocifisso ed invita i bambini a tenerlo in mano, ed esprimere una preghiera di ringraziamento a Gesù morto in croce. Dopo aver detto la propria espressione, il bambino bacia il crocifisso e

lo passa al compagno che ha a fianco che farà la stessa cosa. Terminato il giro si conclude con la preghiera del Padre nostro.

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Sesto Incontro:

E’ risorto,

alleluia!

Nella settimana precedente l’incontro

Durante la settimana contattare le famiglie dei ragazzi, ricordando di partecipare insieme all’incontro.

Predisporre in sede le sedie necessarie per ospitare anche i genitori o preparare luogo più ampio in parrocchia dove svolgere l’incontro.

Preparare lo schema della celebrazione da fare con bambini e genitori.

Preparare le croci da donare a tutti i bambini.

Preparare il calendario con i vari appuntamenti liturgici della Settimana Santa da consegnare ai genitori.

Procurarsi un uovo di Pasqua per fare festa a fine incontro.

Il giorno dell’incontro

Il catechista, nel ringraziare i genitori per la presenza, li invita ad unirsi ai bambini per una preghiera iniziale che può essere quella del Padre nostro.

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Una volta accomodati tutti, il catechista riepiloga ai genitori presenti il cammino fatto in questa tappa ed il fatto che i bambini stessi hanno coinvolto i genitori in questo cammino portando a casa le immagini degli affreschi di Giotto. Si può invitare ad intervenire

qualche genitore che lo desidera per commentare il lavoro ed il coinvolgimento della famiglia.

Il catechista consegna ad ogni bambino l’immagine dell’affresco La risurrezione di Giotto

40 dove sul retro è riportato il brano evangelico Gv 20,1-18 (si può evitare di leggerlo

se si proporrà poi il momento di preghiera dove è previsto parte dello stesso brano). Il catechista coinvolgerà i bambini a “leggere” i vari elementi dell’affresco, evidenziando alcuni aspetti. Il vessillo che Gesù tiene in mano indica la sua vittoria sulla morte. La donna in ginocchio è Maria Maddalena: Gesù risorto appare ai suoi amici e li rassicura. Sulla roccia a sinistra gli alberi sono ancora secchi, mentre quelli accanto a Gesù sono verdi, rigogliosi, segno della vita. Il catechista conclude la spiegazione ricordando come la croce non è più un simbolo di tortura, di morte, ma è diventato per Gesù un mezzo per portarci la salvezza. E proprio per questo motivo

invita tutti ad un momento di riflessione e preghiera. 41 Terminata la celebrazione, il catechista potrebbe consegnare ai genitori presenti il

calendario dei vari appuntamenti liturgici della Settimana Santa e spiegare il loro significato. Si conclude poi l’incontro con un momento di festa. Il catechista propone un

uovo di Pasqua, chiedendo ai bambini se sanno qual è il suo significato. Dopo averli ascoltati, il catechista spiega il significato simbolico dell’uovo. Esso è collegato alla vita nascente: per venire al mondo un pulcino deve rompere il guscio dell’uovo. Anche la morte è come un guscio che ci tiene prigionieri; Gesù spezza il guscio della morte e risorge a vita nuova, sconfiggendo definitivamente la morte di ogni uomo. La vera sorpresa di Pasqua è la bella notizia della risurrezione di Gesù, una sorpresa che non delude mai. Al termine dell’incontro, il catechista ringrazia i genitori per la presenza, ci si scambiano gli auguri di una Santa Pasqua e si ricorda la data del prossimo incontro.

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TAPPA 5

In questa ultima tappa del cammino catechistico, i bambini inizieranno a “fare conoscenza” dello Spirito Santo, partendo proprio dal racconto del giorno di Pentecoste. Attraverso poi il simbolo del fuoco, si cercherà di meglio comprendere come essere luce nella propria vita ed in quella di chi ci sta accanto. Approfondendo quando già introdotto nella prima tappa, i bambini verranno guidati ad approfondire il sacramento del Battesimo attraverso la comprensione del significato degli elementi e simboli che lo caratterizzano, per poi arrivare a conoscere lo Spirito come l’anima, la forza di ogni nostro agire. La tappa si conclude introducendo l’importanza della preghiera nella vita cristiana. In tutto ciò verranno, come sempre, coinvolti i genitori attraverso varie iniziative ed attività.

TEMPI

La quinta tappa ci vede impegnati per tutto il mese di maggio

OBIETTIVI

Conoscere ed approfondire il racconto della Pentecoste

Riconoscere come l’opera dello Spirito anima la testimonianza degli apostoli

Riflettere sul proprio battesimo e sull’azione dello Spirito per la nostra vita di fede

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Page 63: SAPERE GESU’

- Preghiamo insieme: i genitori saranno invitati durante tutta la tappa a vivere quotidianamente in famiglia brevi momenti di preghiera, iniziando così a comprendere come essa deve essere l’asse portante della vita familiare ed accompagnare tutti i momenti importanti della giornata, ma anche della famiglia stessa

- Ricordiamo insieme: La memoria del Battesimo dei propri figli è affidata anche a testimonianze visive: foto, filmati, bomboniere, la veste bianca e la candela, l’eventuale “Ricordo del Battesimo” rilasciato dal parroco, ecc. Questi segni e ricordi aiuteranno, genitori e figli, a rivivere quel momento, commentarlo ed approfondirlo.

Io sono con voi, pagg. 100-102; 111-123; 151-153

Presentazione del tema “Voi siete la luce del mondo”, per poi approfondire il Battesimo che ci rende figli di Dio e fratelli di Gesù. Lo Spirito Santo in noi ci insegna anche a pregare.

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Primo Incontro:

Il giorno di

Pentecoste

Nella settimana precedente l’incontro

Prepararsi la lettura di At 2,1-11.

Preparare per ogni bambino un disegno da colorare che ricorda la Pentecoste.

Preparare un lumino e dei fiammiferi da portare all’incontro per spiegare il segno del fuoco.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a prendere il libretto delle preghiere e pregare insieme il Gloria al Padre,. Qualora i bambini non dovessero saperla a memoria, il catechista impegnerà un po’ del tempo per insegnarla.

Il catechista chiede ai bambini se hanno mai sentito la parola “Pentecoste” e se sanno cosa significa. Con molta probabilità le risposte non saranno precise e, quindi, il catechista spiegherà che Pentecoste significa “cinquanta giorni dopo la Pasqua”. Ma che cosa è successo

in quel giorno?

Il catechista racconta quello che avvenne il giorno di Pentecoste, leggendo il brano degli Atti degli Apostoli ( At 2,1-11) oppure raccontando l’episodio o proiettando la scena di

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Page 65: SAPERE GESU’

qualche film. Poi consegna ad ogni bambino un disegno della Pentecoste. 42 Al termine della

lettura, il catechista chiederà ai bambini di osservare bene il disegno e di indicare chi sono i personaggi. Al centro c’è Maria, la mamma di Gesù, e intorno a lei ci sono gli apostoli, precisamente undici (manca ovviamente Giuda). Volendo il catechista, prendendoli da At 1,13, può indicare i nomi degli apostoli presenti (“C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo”) e farli scrivere dai bambini vicino ad ogni apostolo, magari indicando con Giovanni il più giovane, con Pietro il più anziano o quello più vicino a Maria, ecc.

Poi il catechista chiede ai bambini come si è presentato lo Spirito Santo e certamente verrà detto come fuoco, fiamma. Per capire il perché viene usato questo simbolo, il catechista propone un esperimento. Prende un lumino che accende e, attraverso alcuni

gesti che fa compiere ai bambini, spiega i compiti del fuoco e li paragona a quelli dello Spirito Santo. ILLUMINA: spegnere la luce e oscurare se possibile le finestre. Cosa fa la fiamma? Illumina.

Questo è anche un compito dello Spirito Santo che illumina la nostra vita ed il nostro cammino, evitandoci di inciampare negli ostacoli.

RISCALDA: Provare a passare la mano sulla fiamma. Ci accorgiamo che essa riscalda. Anche

lo Spirito Santo riscalda i nostri cuori perché la sua è una fiamma d’Amore. BRUCIA: Provare ad avvicinare un pezzo di carta alla fiamma. Brucia. Anche lo Spirito

Santo brucia, elimina il male che è in noi. Si possono aggiungere altre caratteristiche. Pensiamo al fuoco che purifica. Ad esempio, nel periodo medievale, c’erano malattie contagiose come la peste: i cadaveri venivano bruciati per impedire l’epidemia, annientando il batterio e purificando gli ambienti. Pensiamo anche al fuoco che modifica, raddrizza. Per lavorare il ferro lo si mette nel fuoco in modo che, arroventandosi, diventa modellabile e quindi gli si può dare la forma che si vuole. Anche lo Spirito Santo, operando in noi, ci rende meno duri e ci plasma e modella a seconda della volontà di Dio.

Prima di concludere, il catechista invita i bambini a riportare a casa il disegno della scena di Pentecoste, di colorarlo a loro piacere e poi trovare ogni giorno un momento, insieme a mamma e papà, per riunirsi attorno al disegno e recitare insieme la preghiera del Gloria

al Padre.

Il catechista invita i bambini a comporre una breve intenzione di preghiera allo Spirito Santo usando una delle espressioni presentate. Esempio: “Spirito Santo, illumina la nostra via… scalda…. Brucia…purifica….modella…”,

ecc. Ad ogni invocazione tutti gli altri possono rispondere insieme: “Vieni, Santo Spirito”.

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Secondo Incontro:

Siamo luce

del mondo

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare i brani evangelici sul tema della luce (Gv 8,12; Gv 1,9-10; Mt 5,14-16) e loro commento.

Studiare il catechismo “Io sono con voi” pagg. 100-102.

Preparare il racconto “un nuovo arrivo”.

Preparare per ogni bambino un cartoncino con sagoma candela.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare le preghiere del Gloria al Padre, l’Eterno riposo (assicurarsi che i bambini la sappiamo a memoria o dedicare del tempo per insegnarla).

Al termine della preghiera, il catechista chiede ai bambini di cosa hanno parlato all’incontro precedente e riprende così il tema delle fiamme di fuoco apparse su Maria e gli apostoli. Ricorda anche l’esperimento del lumino acceso e sottolinea l’aspetto

dell’essere luce, dell’illuminare.

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Gesù parla spesso nel vangelo della luce, dell’essere luce per gli altri e per il mondo intero. Si presentano alcuni brani evangelici che parlano di questo tema (Gv 8,12; Gv 1,9-10; Mt 5,14-16) che possono essere semplicemente letti dal catechista, oppure dati in copia ad

ogni bambino. 43

Dopo la lettura, sempre coinvolgendo i bambini, il catechista cercherà di spiegare il significato di questi versetti evangelici, magari facendosi anche aiutare dalle pagg. 100-102 del catechismo “Io sono con voi”. Per meglio comprendere l’argomento, il catechista propone la lettura o la narrazione del

racconto “Un nuovo arrivo” 44 e, al termine, coinvolge i bambini nella discussione,

magari facendosi aiutare dalle seguenti domande:

- Cosa pensate del comportamento iniziale di Giulia? Capita anche a voi?

- Vi è già capitato di non sertirvi accolti da altri bambini?

- Che cosa fa cambiare l’atteggiamento di Giulia nei confronti di Barbara?

- Quali sono i gesti d’attenzione di Giulia verso Barbara?

- Che ne dite del finale del racconto?

- In che cosa Giulia può esserci di esempio?

- In che modo Giulia è stata “luce del mondo”?

Al termine, il catechista consegna a ciascun bambino un cartoncino dove è riportata

l’immagine di una candela. 45 Partendo dal racconto appena letto o narrato, chiede ai

bambini di scrivere sul cartoncino un’azione concreta che possono fare per “illuminare” chi ci sta accanto (genitori, fratelli e sorelle, amici, compagni di scuola, di gruppo, ecc.). Terminata l’attività il catechista chiede di leggere le azioni scritte, invitando i bambini a commentarle.

Per il momento di preghiera a conclusione dell’incontro, il catechista invita ogni bambino a prendere il cartoncino con la candela ed a trasformare in preghiera l’azione riportata. Ogni bambino dovrà dire: “Signore, che io sia luce quando…”, aggiungendo

l’azione da lui scritta. Dopo che tutti i bambini hanno pregato in questo modo, si recita coralmente la preghiera del Padre nostro. Il catechista invita i bambini a portare a casa il cartoncino con la candela e l’azione scelta per e spiegare l’iniziativa ai propri genitori, chiedendo anche a loro quale azioni farebbero per illuminare la propria famiglia.

Page 68: SAPERE GESU’

Terzo Incontro:

Battezzati

nello Spirito

Nella settimana precedente l’incontro

Studiare le pagg. 111-123 del catechismo “Io sono con voi”.

Preparare il pacco regalo da far arrivare al gruppo.

Preparare per ciascun bambino un foglio dove riportare l’intervista da fare ai genitori.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare le preghiere del Gloria al Padre e l’Eterno riposo, Angelo di Dio. Quest’ultima preghiera è “nuova” rispetto alle altre e quindi, se non la si sa a memoria, ci si può aiutare con il libretto delle preghiere e poi iniziare ad insegnarla

a memoria con l’aiuto del catechista.

Al termine della preghiera, avendo preparato tutto con “complicità”, un catechista entra nella sede portando con sè una scatola indirizzata al gruppo e dicendo che è un regalo per tutti loro. Il catechista cercherà di aumentare la curiosità dei bambini (ma sei sicuro che è

per noi? Chi l’ha portato?). Una volta accettato il “regalo”, il catechista prima di aprire chiederà ai bambini secondo loro che cosa può contenere. Poi aprirà il pacco ed estrarrà il contenuto: una bottiglietta d’acqua, una bottiglietta o vasetto con olio, una candela ed un pezzo di stoffa bianca. Ancora una volta il catechista coinvolgerà i bambini per capire che cosa rappresentano questi elementi.

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Page 69: SAPERE GESU’

A prescindere se i bambini indovinano o meno che si tratti dei simboli del battesimo, il catechista suggerisce per capire meglio, di riflettere sulle caratteristiche di ogni elemento, magari senza ancora parlare di battesimo se l’argomento non è emerso.

A cosa serve l’acqua? (lava, pulisce, disseta, irriga) A cosa serve l’olio? (a dare sapore, a lubrificare). A cosa serve una stoffa? (a coprire, a vestire) Perché bianca? (colore della purezza). A cosa serve una candela? (offre una fiamma, illumina, scalda).

Dopo la presentazione dei quattro elementi, il catechista ricorda ai bambini che questi sono quattro simboli del sacramento del Battesimo che ognuno ha ricevuto in quel giorno. Viene chiesto ai bambini se hanno mai visto o partecipato al rito di un Battesimo

e se ricordano come e quando vengono usati questi elementi. Poi cerca di spiegarli sempre in

riferimento al rito del Battesimo. 46 Può essere utile anche usare le pagg. 111-123 del

catechismo “Io sono con voi”.

Terminata la spiegazione, il catechista chiederà ai bambini se ricordano il proprio battesimo. La risposta sarà sicuramente negativa perché erano piccolissimi. Allora si chiederà loro se ne hanno sentito parlare, hanno visto qualche fotografia o filmato, sanno

maggiori notizie (dove è avvenuto, chi fu il padrino o la madrina, ecc). Dopo gli interventi, il catechista rilascerà ad ogni bambino un foglio da portare a casa che

contiene alcune domande sul loro battesimo, invitando i genitori a rispondere. 47

Il catechista ricorda che il giorno del loro battesimo, i genitori hanno fatto una professione di fede. Ora, ricordando quel momento, a conclusione dell’incontro, si vuole ripetere la stessa cosa per sottolineare la nostra fede.

Il catechista pone le domande e tutti rispondono: Credo.

Catechista: Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?

Bambini: Credo!

Catechista: Credete in Gesù Cristo, suo unico figlio, nostro Signore, che nacque da

Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra

del Padre?

Bambini: Credo!

Catechista: Credete nello Spirito Santo, la santa chiesa cattolica, la comunione dei santi,

la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?

Bambini: Credo!

Catechista: Questa è la nostra fede. Questa è la fede della chiesa e noi siamo contenti di

professarla in Cristo Gesù nostro Signore.

Bambini: Amen!

Page 70: SAPERE GESU’

Quarto Incontro:

La Chiesa

siamo noi!

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare i sassi o i cartoncini a forma di mattoni per il gioco “Pietre vive”.

Preparare la lettura o il racconto della parabola dei talenti (Mt 25,14-30) e relativa spiegazione.

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare la Preghiera del Mattino, la Preghiera della Sera, il Gloria al Padre, l’Eterno riposo e Angelo di Dio.

Al termine della preghiera, il catechista chiede ai bambini se hanno fatto l’intervista ai loro genitori sul battesimo e li invita a mostrare le schede compilate che poi i bambini conserveranno.

Il catechista poi consegnerà ad ogni bambino un sasso (o al suo posto un cartoncino marrone simile ad un mattone) sul quale è scritta una lettera dell’alfabeto (nel prepararli, fare attenzione ad inserire un numero di vocali e consonanti adatte per formare parole). I

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Page 71: SAPERE GESU’

bambini sono invitati a formare, ognuno mettendo a disposizione il proprio sasso o cartoncino, la parola più lunga possibile, cercando di sfruttare tutte le lettere a disposizione. Per coinvolgere maggiormente tutti, si possono fare più prove dello stesso gioco.

Terminato il gioco, il catechista chiede ai bambini che cosa esso voleva significare. Si porterà la riflessione ad evidenziare che il senso di questo gioco è quello di percepire il concetto di essere “pietre vive” della Chiesa. Ognuno di noi non è isolato, ma è collegato

con gli altri con i quali forma la comunità. Quindi ognuno di noi non è un soggetto “statico”, ma al contrario è vivo, deve dare il proprio contributo affinché la comunità cresca, si muova. Ognuno di noi è chiamato a dare qualcosa sulla base dei talenti che ha ricevuto.

Il catechista spiega che su questo tema dei talenti, dei doni che ognuno di noi ha, ne ha parlato anche Gesù proponendo una parabola e precisamente la parabola dei talenti che il

catechista leggerà o racconterà ai bambini (cfr. Mt 25,14-30). 48

Dopo la riflessione, il catechista sottolineerà il fatto che i talenti di ciascuno fruttano ancora di più se messi in comune con quelli di altri amici. Soltanto insieme si può formare

la Chiesa. A questo proposito legge il racconto “Intorno al fuoco” 49 che poi,

coinvolgendo i bambini, cerca di spiegare. Dopo la riflessione, il catechista spiegherà che i talenti di ciascuno fruttano ancora di più se messi in comune con quelli di altri amici. Soltanto insieme si può formare la Chiesa.

Prima di concludere il catechista invita i bambini a fare un gioco a casa. Insieme al papà dovranno indicare quali sono i talenti della mamma e poi, insieme alla mamma, indicare quali sono i talenti del papà e riportarli su un foglio .

Per concludere l’incontro, il catechista propone di recitare insieme una preghiera di Santa Teresa di Calcutta.

Catechista: Signore, vuoi le mie mani per passare questa giornata aiutando i poveri e i

malati che ne hanno bisogno? Signore, oggi ti do le mie mani.

Bambini: Signore, oggi ti do le mie mani

Catechista: Signore, vuoi i miei piedi per passare questa giornata visitando coloro che

hanno bisogno di un amico? Signore, oggi ti do i miei piedi.

Bambini: Signore, oggi ti do i miei piedi

Catechista: Signore, vuoi la mia voce per passare questa giornata parlando con quelli che

hanno bisogno di parole d'amore? Signore, oggi ti do la mia voce.

Bambini: Signore, oggi ti do la mia voce

Catechista: Signore, vuoi il mio cuore per passare questa giornata amando ogni uomo

solo perché è un uomo? Signore, oggi ti do il mio cuore.

Bambini: Signore, oggi ti do il mio cuore

Page 72: SAPERE GESU’

Quinto Incontro:

Lo Spirito

ci fa

pregare

Nella settimana precedente l’incontro

Preparare il cartellone “La mia giornata” ed il foglio per le indicazioni sulla preghiera.

Leggere e preparare commento alle pagg. 151-153 del catechismo “Io sono con voi”.

Preparare le schede per le mamme e i papà su “La mia giornata” da consegnare ai bambini.

Preparare per ciascun bambino la scheda per “La preghiera della mia famiglia”

Preparare per ciascun bambino il testo della “preghiera di un bambino”

Il giorno dell’incontro

Il catechista invita i bambini a recitare il Gloria al Padre, l’ Eterno riposo e l’ Angelo di Dio.

Il catechista presenterà il cartellone dal titolo “La mia giornata” chiedendo ai bambini di indicare come trascorrono le ore del giorno e della notte. Si lasceranno parlare i bambini iniziando il conteggio dal momento della sveglia e fino alla sveglia del giorno successivo,

indicando le azioni principali (pulizia personale, colazione, scuola, pranzo, gioco, TV, studio, ecc.). Una volta compilato il cartellone, il catechista inviterà i bambini a dire quanto tempo dedicano a ciascuna delle attività, facendo quindi una media e segnando sul cartellone stesso a fianco di ciascuna attività il tempo dedicatovi, magari non mettendo il numero ma una fila di cerchietti o quadratini, in modo che anche visivamente apparirà subito la differenza di tempi.

CCCOOOMMMEEE OOORRRGGGAAANNNIIIZZZZZZAAARRRSSSIII

Page 73: SAPERE GESU’

Una volta terminato ciò, si possono, per esempio fare dei confronti fra il tempo dedicato al riposo e al sonno e a quello dedicato alla scuola, fra il tempo dedicato ai compiti e quello dedicato al gioco o passato davanti alla TV. Se fra le diverse azioni della giornata i

bambini fanno anche un cenno al tempo dedicato alla preghiera, si può partire da questo per proseguire nella conversazione, altrimenti… Quanto tempo dedichiamo alla preghiera? Si scriva su un altro foglio bianco a grandi caratteri a colori la parola PREGHIERA. Si chieda ai fanciulli: quand’è che pregano i cristiani? Quanto tempo vi dedicano ogni giorno? Dove si prega? Lasciare che i bambini intervengano liberamente e scrivere sul foglio le risposte più significative.

Una volta terminato ciò, osserviamo quanto tempo noi dedichiamo alla preghiera. E’ molto poco se lo confrontiamo con quello che passiamo a scuola, o nel gioco, o nel riposo. Eppure pregare è una cosa importantissima. Il catechista può leggere dal

catechismo “Io sono voi” le pagg. 151-153.

Il catechista propone ora un’attiva che coinvolge i genitori dei bambini. A ciascun

bambino consegna due fogli, uno per la mamma ed uno per il papà 50 e chiede ai

bambini di invitare i loro genitori a compilarlo riportando le attività della loro giornata-tipo ed il tempo ad ognuna di esse dedicato. Una volta terminata la compilazione, il bambino chiederà sia alla mamma che al papà di indicare in fondo al foglio quanto tempo i genitori dedicano quotidianamente alla preghiera. Sicuramente, come per i bambini, verrà fuori che tale tempo è davvero poco.

Il catechista propone allora un esperimento. Invita i bambini a vivere durante la settimana momenti di preghiera con i propri genitori e di riportare sulla scheda “La preghiera della mia

famiglia”, che consegnerà a ciascuno, i risultati ottenuti. 51 Questa scheda poi dovrà

essere portata al prossimo incontro.

Il catechista ricorda ai bambini che pregare non significa ripetere delle formule a memoria, ma soprattutto parlare con Gesù. Ecco allora che consegna ai bambini il

testo di una preghiera di un bambino 52 da recitare insieme e da portare a casa e

magari recitare durante la settimana.

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Conclusione

dell’anno

catechistico

A conclusione dell’anno catechistico è opportuno organizzare un momento comunitario con la presenza dei bambini e le loro famiglie. Lasciamo questo momento alla fantasia creativa del catechista, suggerendo soltanto alcuni spunti che si riallacciano al programma svolto. UNA DOMENICA IN FESTA Organizzare una intera giornata per le famiglie dei bambini, con la santa messa animata da loro, il pranzo insieme ed un pomeriggio di giochi per tutti, bambini e genitori. CACCIA AL TESORO Organizzare una caccia al tesoro, magari con domande e prove relative agli argomenti trattati (Annunciazione, Natale, Passione, morte e risurrezione di Gesù, Pentecoste). GITA DI GRUPPO Organizzare una gita con le famiglie dei bambini del gruppo. Diverse ed impegnative possono essere le mete: dalla Cappella degli Scrovegni a Padova, alla Santa Casa di Loreto; da un laboratorio di falegnameria ad un santuario mariano; da una località che ha un artistico Battistero ad un luogo sacro dedicato allo Spirito Santo o alla Trinità. POMERIGGIO DI FESTA Organizzare un pomeriggio che sia di divertimento per i bambini e i loro genitori, condividendo insieme anche una merenda ed un momento di preghiera conclusivo. Si potrebbe anche ipotizzare una festa da organizzare, nei modi ritenuti opportuni, anche con le stesse classi prime delle altre parrocchie vicine. .

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Page 76: SAPERE GESU’

SAPERE GESU’

Itinerario di primo annuncio

Appendice

MATERIALE DIDATTICO

Nelle pagine che seguono sono riportati, per ogni tappa, i materiali

che possono essere utilizzati per lo svolgimento dei vari incontri.

Naturalmente essi sono soltanto degli esempi e possono essere

sostituiti e/o integrati a seconda della fantasia e creatività del

catechista.

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TAPPA 1

1 MICRO-COMMENTO AL “PADRE NOSTRO”

PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI: Questa è un’invocazione di fiducia in Dio Padre, un Padre nostro, non mio, davanti al quale siamo tutti figli quindi fratelli e sorelle. Che sta nei cieli, quindi grande e potente. SIA SANTIFICATO IL TUO NOME: Concretamente diciamo” fatti riconoscere come Padre”, tu che sei la sorgente della vita di tutti, che vuoi il bene di ogni creatura, fa che ciascuno si riconosca tuo figlio e contribuisca così a santificare il tuo nome. VENGA IL TUO REGNO: … così come Gesù è venuto ad annunciare. Chiediamo a Dio che il Vangelo si realizzi sempre più nel mondo SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ COME IN CIELO COSI’ IN TERRA: Preghiamo affinché Dio compia il suo progetto, e perché tutti gli uomini l’accettino, conformando la loro vita a Gesù, modello perfetto di chi fa la volontà di Dio. DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO: Questa richiesta simboleggia tutto ciò che è necessario alla nostra sussistenza giorno dopo giorno a partire dai bisogni materiali fino ai bisogni più alti cui corrisponde la Parola di Dio, l’Eucarestia e lo Spirito Santo. RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI: Il nostro vero debito verso Dio e verso il prossimo è peccato, un ostacolo che sbarra il nostro progresso di figli del Padre. E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE: Il verbo indurre non significa che “Dio tenta al male”, ma è un’espressione di fiducia nella potenza liberatrice del Padre, come se dicessimo: non lasciarci soccombere alla tentazione. MA LIBERACI DAL MALE: E’ una richiesta che rinforza la precedente: non ci indurre in tentazione, ma al contrario liberaci, anzi strappaci dal male.

FFFAAACCCCCCIIIAAAMMMOOO GGGRRRUUUPPPPPPOOO!!!

Page 78: SAPERE GESU’

2 SCHEDA INTERVISTA GENITORI SULLA SCELTA DEL NOME

Cari mamma e papà, al catechismo abbiamo parlato dell’importanza del nome e pertanto voglio farvi un’intervista su come avete scelto il mio. Vi invito allora a rispondere insieme a queste domande: Come siete arrivati a scegliere il nome che mi avete dato? ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Perché avete scelto proprio questo nome? ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Sapete dirmi qual è il significato del mio nome? ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Mi sapete dire qual è il giorno del mio onomastico e qualche notizia sul santo che porta il mio nome? ____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Grazie per aver risposto a tutte le domande!

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3 PROPOSTE PER LA “FESTA DEL NOME”

A conclusione della prima tappa del cammino catechistico, si propone di organizzare e celebrare con i bambini, le loro famiglie e la comunità parrocchiale la FESTA DEL NOME. Tempi (un’intera giornata, un pomeriggio, una mattinata), luoghi (in parrocchia o in un luogo diverso) ed iniziative (momenti di gioco, di riflessione, di preghiera) sono lasciati alla fantasia e creatività dei catechisti: l’importante è che tutto venga programmato per bene in ogni particolare. Una volta individuata la data, sarà opportuno creare appositi inviti e “memo” da far recapitare alle famiglie dei bambini ogni settimana o trovare altra forma più incisiva (telefonata, visita in casa, SMS, mail, messaggio vocale su cellulare, ecc.) Qui di seguito riportiamo un programma della Festa del Nome dal quale può essere comodo attingere idee e spunti per la sua organizzazione. La proposta è riferita ad un’intera giornata (domenica), ma ogni gruppo può scegliere di organizzarsi nei modi e tempi ritenuti opportuni.

FESTA DEL NOME Programma – Tipo

RADUNATI NEL SUO NOME

Partecipazione alla S. Messa domenicale delle ore _____ e presentazione alla

comunità dei bambini che iniziano il cammino di catechesi.

UN INCONTRO SPECIALE

Dopo la S. Messa ci ritroveremo tutti (bambini e genitori) presso_________ per

incontrare un personaggio davvero speciale!

RISTORANTE “FAMIGLIA”

Pranzo dove condividere le specialità offerte da ogni famiglia partecipante

FACCIAMO FESTA

Alle ore ____ i bambini si incontrano presso ______ per giochi e divertimenti,

mentre i genitori si incontrano presso______ per un momento di confronto.

INSIEME PER DIRE GRAZIE

Alle ore _____ presso____ momento conclusivo di preghiera con tutte le

famiglie partecipanti.

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RADUNATI NEL SUO NOME La Festa del Nome inizia con la celebrazione eucaristica domenicale alla quale parteciperanno tutti i bambini della prima elementare e le loro famiglie. Durante la celebrazione si possono vivere questi momenti: Processione d’ingresso: I bambini partecipano alla processione d’ingresso della santa messa, insieme al sacerdote ed ai ministranti, avendo un cartellino con su scritto in modo leggibile il proprio nome (può ad esempio essere il segnaposto dell’iniziativa proposta ad inizio della prima tappa). I bambini avranno poi un proprio posto durante la celebrazione o nei primi banchi o sull’altare. Saluto iniziale da parte del celebrante: All’inizio della celebrazione, il parroco spiega alla comunità riunita il perché di questa presenza: “Sono i bambini della prima elementare che quest’anno iniziano il loro cammino di catechesi. In questo primo periodo hanno riflettuto sull’importanza del nome, dell’essere chiamati per nome. Oggi sono qui, insieme ai loro genitori per celebrare la Festa del Nome e presentarsi a tutta la comunità parrocchiale. Li accogliamo con affetto e preghiamo per questi bambini e le loro famiglie perché camminino sulla strada di Gesù e del suo Vangelo”. Presentazione dei bambini alla comunità parrocchiale: Dopo l’omelia, o prima della benedizione finale, il parroco invita i bambini a presentarsi alla comunità, invitandoli a disporsi sull’altare o in un luogo ben in vista. Ogni bambino (magari con l’aiuto del microfono!) pronuncerà il proprio nome ed il suo significato: “Mi chiamo Leonardo ed il mio nome significa ‘forte come un leone’). Dopo questa presentazione il parroco interviene: “Carissimi bambini, quando siete nati i vostri genitori hanno scelto per voi il nome che ci avete appena presentato. Con questo nome siete chiamati ogni giorno da chi vi conosce. Ci sono anche altri bambini che hanno lo stesso vostro nome, ma nessuno è uguale all’altro. Ognuno di voi è unico per i suoi genitori, per gli insegnanti, per gli amici ed anche per Dio che vi ha scelti da sempre. Ascoltate cosa vi dice ora il Signore”. Un catechista legge: “Prima che tu nascessi io ti conoscevo, prima di formarti nel grembo di tua madre conoscevo già il tuo nome. Prima che i tuoi occhi si aprissero al mondo eri già importante e prezioso ai miei occhi. Oggi, che sei qui nella mia casa insieme ai tuoi genitori per far festa in parrocchia, io ti chiamo con il tuo nome per parlare al tuo cuore, per farmi conoscere da te come Padre dell’amore e della vita. Intanto ti dico grazie: grazie a te ed ai tuoi genitori per aver iniziato il cammino catechistico in parrocchia durante il quale ti prometto che riempirò il tuo cuore di luce perché possa illuminare la tua vita e ricordarti sempre l’amore con cui io ti amo ogni istante, ogni ora, ogni giorno”. Il sacerdote conclude: “O Dio, benedici questi bambini e le loro famiglie. Sostenuti dalla grazia del tuo Spirito, ti incontrino, ti amino e trovino in te la sorgente della vita e della gioia. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo Figlio, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli”. Preghiera dei fedeli: Un bambino, un genitore ed il catechista presentano una particolare intenzione di preghiera. Processione offertoriale: I bambini possono offrire il segnaposto con il proprio nome da consegnare al celebrante, mentre un catechista spiega il gesto alla comunità. Congedo: Al termine della messa, il parroco invita i fedeli ad avvicinarsi per salutare i bambini e le loro famiglie e fare loro gli auguri di un buon cammino.

Page 81: SAPERE GESU’

UN INCONTRO SPECIALE Dopo la santa messa, ci si può ritrovare, catechisti, bambini e genitori insieme, per incontrare un ospite davvero speciale: Tobia, il papà di Benjamin. Con qualche settimana di anticipo, il catechista avrà invitato un adulto della parrocchia ad interpretare questo personaggio. All’inizio dell’incontro comunitario, il catechista attira l’attenzione dei bambini e dei genitori. Quando Gesù si trova lungo il lago di Galilea, è circondato da molta gente: c’è chi lo segue da tempo, chi spera di assistere ad un miracolo, chi si avvicina per semplice curiosità; ci sono anche dei bambini, accompagnati dalla mamma e dal papà. Infatti, quando un rabbi conosciuto passava per un villaggio, i genitori avevano l’abitudine di presentargli i figli, perché invocasse la benedizione di Dio su di loro, imponendo le mani. Abbiamo invitato un uomo che era presente lì, sul lago di Galilea, si chiama Tobia ed è il papà di Benjamin che ci ha raggiunto per raccontarci la sua storia. Il catechista introduce quindi l’invitato speciale (si avrà l’accortezza di curare alcuni aspetti scenici come un vestito da mercante dell’epoca da far indossare al personaggio). Il nostro ospite viene presentato e si rivolge ai presenti ad esempio con un discorso del genere: «Shalom, bambini! Credo che nella vostra lingua shalom possa voler dire “pace a tutti voi”! Io sono Tobia, sono un mercante di verdure e il mio banco, al mercato del paese, è sempre il più fornito: sentiste che dolci sono i miei datteri! Il mio bambino, Benjamin… a guardarvi credo abbia proprio la vostra età. Tu, quanti anni hai? Ecco, proprio come il mio Benjamin… è proprio un birichino! Sentite un po’ cosa mi ha combinato l’altro giorno. Dunque stavo come al solito preparando le mie verdure nelle ceste per portarle al mercato quando mia moglie Sara mi dice che non trova più Benjamin: non era in nessuno dei posti dove di solito va a giocare e neppure in quelli dove si nasconde quando sa di averne combinata una delle sue. Così ho pensato di andare dai nostri vicini a chiedere se lo avevano visto, ma… - volete sapere una cosa curiosa? - non c’era nessuno! Dove erano andati tutti quanti? - mi sono chiesto. E così mi sono incamminato velocemente, insieme a mia moglie, per la strada che porta in paese. Quando siamo arrivati nella piazza abbiamo visto che all’ombra di quell’albero di fichi che c’è al centro, era seduto un giovane con dei lunghi capelli, come li portano i nazareni. Era vestito sobriamente e aveva gli occhi dolci e sereni, ma anche autorevoli, proprio gli occhi di una persona buona e saggia, che ti viene voglia di ascoltare e che ti ispira subito sicurezza e fiducia. Intorno a lui c’erano i nostri compaesani che gli mostravano i loro figli, anzi volevano proprio che li accarezzasse e li benedicesse… e tra tutta quella folla, ma indietro, perché è piccolino e non ce la faceva a farsi posto più avanti, c’era anche il mio Benjamin! Lo chiamo e non appena mi vede, mi dice: “corri, corri, papà, voglio anche io andare a salutare Gesù!” Gesù?! Ma chi era questo Gesù? Qualcuno mi spiega con molto entusiasmo che è un rabbi, vuol dire maestro, che viene dalla Galilea e che parla di Dio con parole che tutti possono capire, parole che consolano e che aiutano a sentirsi davvero sereni e poi sa anche guarire gli ammalati… Pensate un po’: io che praticamente vivo al mercato dove passa gente che arriva anche da paesi lontani non ne avevo sentito parlare per niente! Beh, allora prendo subito Benjamin sulle spalle e mi avvicino, un po’ a spintoni a dire il vero. Intorno a Gesù c’erano altri giovani, forse erano suoi amici: cercano di allontanare tutti quei papà e quelle mamme e anche li sgridano un po’. Intanto io riesco ad arrivare proprio davanti a lui e sapete cosa succede? Fa un cenno al mio Benjamin di avvicinarsi e lo prende in braccio! Pensate, una persona così speciale! E quando Benjamin si è seduto sulle sue ginocchia, siccome i suoi amici continuano a sgridare la gente e ad allontanarla ( forse, poverini, pensavano che lui fosse stanco di tutta quella confusione) …beh, allora Gesù, accarezzando sulla testa il mio bambino dice delle parole che non ho mai dimenticato: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio!” e poi ha preso in braccio anche gli altri bambini e li ha benedetti tutti! Che gioia abbiamo provato allora noi genitori… non sapevamo come spiegarcelo, ma avevamo capito che, attraverso i nostri bambini, Gesù aveva voluto incontrare e conoscere anche noi!

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Ora torno al mio paese: ho tante cose da fare là, ma ci tenevo molto a farvi partecipi di questa mia gioia e di augurare anche a ciascuno di voi, piccoli e grandi, di essere felici come lo siamo stati io e il mio Benjamin quando abbiamo potuto incontrare e conoscere Gesù!».

Al termine de racconto, il papà di Benjamin può restare con i partecipanti e magari interagire durante il momento di dialogo che il catechista introdurrà formulando una domanda: che cosa vi ha colpito di questo racconto? Lasciare intervenire i bambini, stimolando anche qualche intervento da parte dei genitori. Sottolineare la sorpresa che l’incontro con Gesù ha suscitato tra i grandi e i bambini e la fortuna che hanno avuto di poter incontrare Gesù. Il catechista conclude dicendo che anche oggi avviene quello che è capitato a Tobia e a Benjamin: siamo qui perché vogliamo incontrare Gesù.

RISTORANTE “FAMIGLIA”

Per vivere insieme il momento del pranzo sarà stato necessario informare preventivamente almeno le mamme di questa iniziativa. Ogni famiglia può portare una pietanza che messa in comune alle altre, può essere consumata in un locale della parrocchia, magari con la presenza dei catechisti e del parroco. Per rendere anche questa momento simpatico, ogni mamma (o anche il papà) potrebbe dire il suo nome e presentare la pietanza preparata e portata.

FACCIAMO FESTA

Dopo il pranzo, parte del pomeriggio sarà dedicato a due incontri separati: uno di gioco dedicato ai bambini ed uno di incontro e confronto dedicato ai genitori.

Momento di gioco per i bambini:

Si possono organizzare, al chiuso o all’aperto, giochi che riguardano la conoscenza, il nome, o anche giochi da ricondurre alla storia di Tobia e suo figlio Bejanim. Si suggerisce di coinvolgere altri catechisti per l’animazione dei bambini, mentre quelli che seguono direttamente la classe è opportuno che partecipino all’incontro con i genitori, in modo da crare con loro più familiarità.

Si suggeriscono due giochi da realizzare.

I FRUTTI DI TOBIA

Mentre Tobia corre per le strade della Galilea gli cade il cesto di frutta. Aiutiamo il papà di Benjamin a raccogliere la frutta sparsa nel prato…

Preparare un memory con frutti tipici della terra di Israele (melograni, fichi, datteri, uva…) e disporre le figure capovolte in ordine sparso sul prato (misura minima: un cartoncino formato A4). Dividere i bambini in due squadre e disporli in fila indiana dietro ad un cesto di vimini; al via il primo concorrente corre al luogo dove sono poste le figure, ne gira due e dice ad alta voce il nome del frutto trovato. Se i due frutti sono uguali li porta nel cesto della sua squadra, altrimenti li rigira e lascia il turno agli avversari. Vince la squadra che ricostruisce più coppie di frutti.

Page 83: SAPERE GESU’

BRUFOLI!

Occorre preparare dei bollini adesivi tondi colorati di rosso o nero. Ci si mette in cerchio. Uno dei giocatori, Luigi, dice di chiamarsi come i 2 compagni che si trovano alla sua destra e alla sua sinistra. Per esempio: Mi chiamo Cecilia e Valentina e ho 0 brufoli e poi subito il nome di un altro del gruppo, per esempio Francesco! A sua volta Francesco dice di chiamarsi come i 2 compagni che si trovano alla sua destra e alla sua sinistra. Per esempio: Mi chiamo Roberto e Manuela e ho 0 brufoli e poi subito il nome di un altro del gruppo... e cosi via! Chi sbaglia prende un brufolo, e cioè gli viene messo in faccia un bollino adesivo. Ovviamente man mano aumentano i brufoli aumentano le difficoltà nel fare attenzione di chiamare le persone con l'esatto numero di brufoli. Per esempio: se io ho a destra Maria con due brufoli e a sinistra Pietro con tre brufoli, dovrò dire: Mi chiamo Maria e Piero ed ho 5 brufoli. Vince chi ha meno brufoli

Incontro per i genitori E’ animato dai catechisti che seguono il gruppo e/o dal parroco. Se i genitori sono tanti, si possono dividere in piccoli gruppi per facilitare il confronto tra loro. Per rompere il ghiaccio si può iniziare a chiedere ai genitori di presentarsi e che cosa ne pensano del cammino catechistico che i propri figli hanno appena iniziato in parrocchia, fino ad arrivare ad una domanda specifica: come vivono i nostri figli il loro incontro con Gesù? Ogni genitore è invitato a ripensare al proprio figlio e alla sua disposizione all’incontro con il Signore, mettendo in evidenza alcuni aspetti concreti. Ad esempio, si può dare ai genitori la seguente scheda:

Osservando la vita religiosa di mio figlio mi colpisce: Un suo gesto: ______________________________________________________________ Una sua riflessione: ______________________________________________________________ Una sua domanda: ______________________________________________________________

Si può poi suggerire ai genitori di cercare in famiglia occasioni adatte per parlare a loro figlio di Gesù, creando l’attesa di un incontro. Si può consegnare ai genitori la scheda che segue e porre loro la domanda: “Se dovessi parlare di Gesù a tuo figlio, quale episodio sceglieresti e perchè?”.

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Se dovessi parlare di Gesù a tuo figlio, quale episodio sceglieresti?

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3 2 1

VITA DI GESÙ

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Si possono consegnare ai genitori fotocopia delle pagine 66-67 del Catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”, indicandole come esempio di come noi adulti, genitori e catechisti, possiamo parlare di Gesù ai nostri bambini. L’incontro si può concludere presentando ai genitori l’itinerario del cammino annuale, le sue motivazioni, il coinvolgimento dei genitori.

INSIEME PER DIRE GRAZIE La Festa del Nome si conclude con un momento comunitario di preghiera che vedrà insieme bambini e genitori con i catechisti e il parroco. Si suggerisce il seguente schema. Lettura ed esegesi del Vangelo di Marco Il sacerdote (o il catechista) legge il brano del Vangelo di Marco 10,13-16 e lo commenta brevemente ai presenti. Gli presentavano dei bambini: è un gesto che avveniva normalmente con i rabbi di quel tempo. I genitori conducevano loro i figli per ottenere una semplice benedizione. Ma i discepoli li sgridavano: forse perché temevano che i bambini potessero disturbare il maestro o perché ritenevano fuori luogo la motivazione che spingeva i genitori da Gesù. I discepoli seguono da tempo il Signore, intuiscono la profondità del suo messaggio: che cosa possono comprendere dei bambini? Perché disturbare il maestro per così poco? Gesù, al vedere questo, si indignò: Gesù sgrida i discepoli e chi vorrebbe subito le carte in regola nei percorsi della fede, stabilendo criteri che egli non ha posto. Lui accoglie grandi e piccoli: chi desidera ricominciare un dialogo interrotto, chi muove i primi passi nella fede. Accoglie tutti e attende con pazienza il cammino di crescita di ciascuno, dando piena dignità all’esperienza di fede vissuta in ogni stagione della vita. A chi è come loro appartiene il Regno di Dio: Gesù addita i bambini quale modalità per accedere al Regno. Anche gli adulti hanno qualcosa da imparare. Prendendoli tra le braccia li benediceva: Gesù abbraccia i bambini della Galilea e allo stesso modo vuole bene anche ai nostri figli, li bene – dice (dice tutto il bene possibile!), manifestando in questo gesto l’amore di Dio Padre verso di loro. Al termine alcune intercessioni che possono essere lette dai catechisti, dai bambini o dai genitori e a ciascuna si risponde tutti insieme: LETTORE Gesù, tu che hai accolto i bambini della Galilea, accogli anche i nostro bambini

perché crescano alla luce della tua Parola TUTTI Tu ci vuoi bene, Signore Gesù, e ci chiami per nome

LETTORE Gesù, tu che hai raccolto intorno a te tanti bambini, mamme e papà, ti diciamo

grazie per questo momento di festa che abbiamo vissuto TUTTI Tu ci vuoi bene, Signore Gesù, e ci chiami per nome LETTORE Gesù, tu che ami tutti i bambini del mondo, stai vicino soprattutto a quei bimbi

che soffrono per la fame, la guerra e le ingiustizie del mondo. TUTTI Tu ci vuoi bene, Signore Gesù, e ci chiami per nome TUTTI Padre nostro….

Page 86: SAPERE GESU’

4 CARTA DI IDENTITA’ DI GESU DI NAZARET

NOME ___________________________

SOPRANNOME ___________________

_________________________________

NATO IL _________________________

NATO A _________________________

PAPA’ ___________________________

MAMMA ________________________

VISSUTO A ______________________

_________________________________

PROFESSIONE ___________________

_________________________________

SEGNI PARTICOLARI _____________

_________________________________

MIRACOLI _______________________

_________________________________

_________________________________

MORTO _________________________

SEPOLTO ________________________

_________________________________

HA SEGUITO NEL MONDO?

_________________________________

_________________________________

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TAPPA 2

5 TESTIMONIANZA DI MARIA DI NAZARET

Il mio nome è Maria e vengo da un villaggio chiamato Nazaret. Da qualche tempo ho lasciato la mia casa e passo le mie giornate lungo le rive del lago di Tiberiade, confusa tra la folla che segue Gesù. Desidero tanto vederlo e farmi da lui vedere ma non è sempre facile: molta gente gli si stringe intorno per ascoltare le sue parole, per chiedergli qualcosa, per toccarlo… Vado lì ugualmente: mi basta essere vicino a lui, scoprire quante belle cose fa per gli altri. Mi sento felice e orgogliosa, anche se qualche volta preferirei averlo ancora tutto per me. Ogni tanto qualcuno mi riconosce e sento delle voci confuse fra la folla: “E’ lei, è quella giovane donna!”. “Quella con il mantello marrone?”. “Certo, non vedi come lo guarda con tenerezza?”. “La mamma di Gesù? Beata lei!”. Qualcuno poi si avvicina e mi rivolge direttamente la parola: “Gesù è tuo figlio? Beata te!”. Vedo negli occhi di quella gente, nelle loro domande il desiderio di sapere qualcosa di più sul mio Gesù. Da dove viene quel maestro affascinante che oggi tutti cercano? E’ nato come gli altri bambini? O è sempre stato un bambino speciale? Allora mi siedo, distolgo per un po’ lo sguardo da Gesù maestro e ritorno con il pensiero al mio piccolo Gesù, al momento in cui cominciò a far parte della mia vita… Era il mese di marzo di trent’anni fa e io avevo quindici anni. Ero contenta perché presto avrei sposato Giuseppe, un lontano discendente del re Davide; io lo amavo e avrei passato con lui tutta la mia vita. Un giorno mi trovavo sola in casa quando all’improvviso mi apparve una luce bianchissima che prese lentamente la forma di un angelo. Ricordo perfettamente le parole che mi rivolse: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Rimasi colpita e anche un po’ spaventata: non capivo il senso di quelle parole. L’angelo si accorse del mio timore e subito mi rassicurò: “Non avere paura, Maria, mi disse con dolcezza, ma sii felice. Il Signore ti vuole bene e ti ha scelto per un compito importante. Presto avrai un bambino e lo chiamerai Gesù. Sarà chiamato Figlio di Dio: lo attendono da tanti anni, è lui il messia promesso. Verrà per salvare il suo popolo e il suo regno durerà per sempre”. Lo ascoltavo in silenzio, continuavo a non capire. Alla fine presi coraggio e manifestai tutti i miei dubbi: “Come è possibile? Come posso avere un bambino se non vivo ancora insieme a Giuseppe?”. Ma l’angelo mi rispose: “Il bambino sarà figlio di Dio. Vedrai: nulla è impossibile a Dio”. Le sue parole allontanarono da me ogni dubbio e timore: non comprendevo certamente ogni cosa ma cominciavo già a sentirmi beata, fortunata tra tutte le donne, proprio come mi aveva chiamato l’angelo quando mi aveva salutata. Ora toccava a me rispondere: mancava solo il mio sì… Un sì che avrebbe portato gioia a me, a Giuseppe ma anche a molte altre persone. Risposi senza esitare: “ Eccomi, sono pronta a seguire la volontà del Signore”. L’angelo se ne andò ma non mi lasciò sola: da quel momento c’era con me Gesù. Come ogni mamma anch’io mi presi cura del mio bambino, per farlo crescere dentro di me, sereno e forte. Sapevo che un giorno avrebbe fatto cose grandi.

Oppure….

Ciao, io mi chiamo Maria e sono la mamma di Gesù. Ho vissuto la mia infanzia a Nazaret, una piccola città del Nord di Israele. Ero una bambina normalissima e facevo tutto quello che facevano le altre bambine: giocavo con le amiche, aiutavo mia madre nei lavori di casa, andavo a prendere l’acqua al pozzo...ho persino imparato a cucirmi i vestiti. Qualche settimana fa sono stata promessa in sposa al falegname Giuseppe della casa di Davide. Egli, in verità, è molto più grande di me, ma mia madre Anna mi ha detto che ciò non ha importanza, che imparerò comunque a

MMMAAARRRIIIAAA RRRAAACCCCCCOOONNNTTTAAA

Page 88: SAPERE GESU’

volergli bene perché è un uomo onesto, operoso e buono. Per la festa di fidanzamento mia madre ha cucito per me un abito bellissimo, di un azzurro chiaro come l’acquamarina; lo avrei indossato con il manto blu che è già stato suo e della nonna prima di lei. Il giorno della festa ho incontrato il mio fidanzato. È anziano, sì, ma ha un sorriso dolcissimo e gli occhi fanciulli. Sono sicura che imparerò a volergli bene. Però...l’altro giorno, mentre ero in casa a preparare la cena, ho visto una luce intensa riempire tutta la stanza. Quella luce sembrava volesse impadronirsi di ogni cosa, penetrare ogni angolo. Persino il mio petto ne è stato invaso e io sono caduta a terra senza fiato. Non avevo paura, stavo in attesa. La luce è diventata, dinanzi a me, come un Angelo, e l’ho sentita parlare. “Ti saluto, o piena di Grazia” ha detto”il Signore è con te”. Non riuscivo a capire il significato di quelle parole e sono rimasta in silenzio, incapace di rispondere. Allora l’Angelo, pensando che fossi spaventata, ha continuato. “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Io continuavo a non capire...un figlio... un re...un regno? Sicuramente quell’Angelo aveva sbagliato casa; magari, preso dalla fretta e ingannato dalle luci tenui del tramonto, aveva imboccato una falsa via. Ne ero certa. Tanto più che io sapevo bene di non aspettare alcun figlio: mi ero appena fidanzata e Giuseppe non mi aveva dato nemmeno un bacetto! Glielo dovevo dire, all’Angelo, che stava portando a me l’annuncio destinato a un’altra. Io glielo dissi, così, cercando di essere chiara e sincera: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Allora egli mi ha rivelato una cosa straordinaria: il mio bambino non sarà figlio di un uomo ma figlio di Dio, concepito grazie allo Spirito Santo. Poi mi ha detto anche che mia cugina Elisabetta, che è già molto grande (ha quasi quarant’anni), anche lei aspetta un figlio, concepito per volontà di Dio. Nulla è impossibile a Dio. Tutto mi è stato chiaro e così ho risposto all’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

6 L’ANNUNCIAZIONE A MARIA

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Dal vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)

Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

7 CANTO: “GIOVANE DONNA”

Giovane Donna, attesa dell’umanità:

un desiderio d’amore e pura libertà.

Il Dio lontano è qui vicino a te,

voce e silenzio, annuncio di novità.

Ave, Maria. Ave, Maria!

Dio t’ha prescelta qual madre piena di bellezza

e il suo amore t’avvolgerà con la sua ombra.

Grembo per Dio venuto sulla terra

tu sarai madre di un uomo nuovo.

8 “IL COMPITO DI GABRIELE” – Racconto di Bruno Ferrero L’arcangelo Gabriele non stava più nelle piume. Il Signore del Cielo e della Terra gli aveva affidato un compito di fiducia e responsabilità enormi. L’incarico più importante mai esistito dalla Creazione in poi: trovare una madre per il Messia, il Figlio di Dio, Dio stesso fatto uomo sulla terra. Una missione davvero delicata, ma Gabriele non era preoccupato. Tutte le donne della terra (ed erano tante) sarebbero state onorate di diventare la mamma del Messia. Quindi tutto si sarebbe risolto in un rapido voletto di qualche ora. Gabriele planò lemme lemme sulla terra. Fece un largo giro di ispezione e si fermò su una villa magnifica circondata da un grande parco. Accanto ad una fresca fontana, una signora bella ed elegante scherzava con un gruppo di amici simpatici, abbronzati e sorridenti.«La mamma giusta e il posto giusto per il Figlio di Dio!», pensò Gabriele.

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Si presentò alla signora e le parlò a colpo sicuro: «Vuoi essere la madre del Messia?»La signora lo guardò con aria frivola: «Scherzi? Siamo tutti in partenza per una crociera che farà il giro del mondo, figurati se mi metto a pensare a un bambino…». Gabriele riprese il volo brontolando: «Sì, forse è meglio una mamma meno ricca, più pratica…». Sorvolò una grande centro di uffici e in uno di questi scorse una donna efficiente e sicura, alle prese con un voluminoso fascicolo. «Questa sarà una madre fantastica…», pensò il buon Gabriele che si fermò in bilico sulla scrivania e le fece senza tanti preamboli la sua proposta. La risposta però gli arruffò tutte le penne delle ali: «Un bambino? Adesso? Ma tu sei matto! Hai idea di quante società ho messo insieme per dare la scalata alla Borsa? Sto arrivando al top, capisci? Non posso certo fermarmi ora. Per un bambino, poi…!». «Ma è il Messia…» replicò Gabriele timidamente. «E allora?», rispose la donna in modo distaccato. Gabriele riprese il volo ma il suo ottimismo era svanito. «Forse devo cercare una donna che abbia già dei bambini… Sarà più facile», pensava un po’ preoccupato. Volò e volò, in lungo e in largo, finché trovò una donna indaffarata e sempre di corsa, ma felice, con tre bambini vivaci e giocherelloni. «Mamma, Alberto ha ingoiato la mia biglia!»; «Mamma, Lucia ha strappato il mio libro di storie!»; «Mamma, ho fame, ho sete, sono stanco e non so che cosa fare!». L’angelo Gabriele fu costretto a urlare per farsi sentire dalla signora e fece la sua proposta. La donna lo guardò con aria stralunata e poi sbottò: «Un altro bambino? Ma come farei? Questi tre mi divorano viva! non vedo l’ora che siano cresciuti!». Gabriele se ne andò a piedi, con le ali basse. Ora era proprio nei guai. Ma non poteva fallire. La sua missione era la più importante nei secoli dei secoli! «Devo trovare qualcuno più giovane… più coraggioso… più generoso… una donna dall’anima grande…ma veramente grande…immensa. Ma dove la trovo una così?». Gabriele riprese il suo volo. Volò e volò, in lungo e in largo, a nord e a sud. Per mesi, per anni. Un giorno, in un paesino minuscolo, aggrappato a una collina di Galilea, trovò una ragazza giovane giovane, forse quindicenne, che mentre lavorava cantava e pregava, povera, libera e felice.«E’ lei!», si disse Gabriele. E si buttò in picchiata con l’angelico cuore che batteva all’impazzata. La fanciulla si chiamava Maria. L’angelo entrò in casa e le disse: «Ti saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmata di grazia».A queste parole Maria rimase sconvolta e si domandava che significato poteva avere quel saluto. Ma l’angelo le disse: «Non temere, Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai nome Gesù. Egli sarà grande: Dio, l’Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio; il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà per sempre sul popolo d’Israele. Il suo regno non finirà mai». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile questo, dal momento che io non ho marito?». L’angelo rispose: «Lo Spirito Santo verrà su di te, l’Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per questo il bambino che avrai sarà santo, Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio. Tutti pensavano che non potesse avere bambini, eppure è già al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio!». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto». Poi l’angelo la lasciò.

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9 “L’ANNUNCIAZIONE A MARIA” del IL BEATO ANGELICO

Si tratta di un dipinto eseguito da un pittore, un frate domenicano vissuto nel 1400, fra’ Giovanni da Fiesole, soprannominato e conosciuto come il Beato Angelico. Per lui dipingere era un modo di pregare, di rendere gloria a Dio. Prima di eseguire ogni suo quadro, il Beato Angelico pregava; si metteva da solo, meditava, leggeva il vangelo e poi dipingeva. Partiamo da in alto a sinistra. Ci sono tre persone. Le due davanti sono Adamo ed Eva cacciati dal paradiso terrestre e dietro di loro c’è un angelo vestito di nero con in mano una spada e con l’altra mano poggiata sulla spalla di Adamo, a significare che Dio ha punito i due, ma allo stesso tempo gli incoraggia d andare avanti. Un po’ come succede anche a ciascuno di voi: a volte la mamma vi sgrida, ma poi il pranzo ve lo prepara lo stesso! Vediamo ora il centro del dipinto. Vediamo una scena: l’Angelo e Maria all’interno di una casa, sotto un porticato. L’Angelo: è vestito di rosso e se ci fate caso indossa anche le scarpe, anch’esse rosse. È un rosso molto tenue, quasi rosa, che ci richiama il momento del sorgere del sole, l’alba, quindi l’inizio della giornata. Qui sta ad indicare l’inizio di una bella storia. L’Angelo è bellissimo, le sue ali sono variopinte e ancora dispiegate, segno che è appena arrivato. Guardiamo ora le mani dell’Angelo. Una ha l’indice puntato, verso la colomba dello Spirito Santo, mentre l’altra indica il grembo di Maria. L’Angelo dice due frasi, sono scritte in oro, abbreviate, in latino. Maria risponde con quest’altra frase, al centro. Guardiamo Maria adesso. E’ seduta su un trono ed il suo vestito, a differenza del rosso dell’Angelo, è molto più acceso, segno della sua regalità; ha un manto azzurro, segno della contemplazione, del divino. Le mani sono incrociate, racchiuse sul petto, segno della sua disponibilità, ma anche come se stesse abbracciando il figlio ormai presente in Lei. In questo quadro manca un personaggio che è Giuseppe, lo sposo di Maria.

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Se guardate bene, però, vedrete che al centro di due archi, sulla colonna che divide l’Angelo da Maria, c’è un medaglione. Qui è raffigurato il profeta Isaia. Perché? Il profeta Isaia, sei secoli prima di Gesù, aveva detto:«Ecco, la Vergine concepirà un figlio, lo darà alla luce e lo chiamerà Emanuele, che vuol dire “Dio con noi”».

10 LA VETRATA DELL’ANNUNCIAZIONE

2. Ricaviamone una immagine stiliz-zata

(come quelle usate per lo stencil) e

riportiamola sulla prima facciata di un

cartoncino nero piegato a doppio.

Ritagliamo con un taglierino le parti scure.

1. Riprendiamo la scena dell’Annun-

ciazione riportata nel Catechismo “Io sono con voi” (pp. 40.41).

4. Incolliamo i bordi della seconda e terza

facciata del cartoncino nero tra loro ed avremo la “vetrata” pronta per essere portata a casa dai bambini.

3.. Dai bambini facciamo inserire all’interno

del cartoncino doppio dei pezzi di carta velina colorata a seconda della tipologia dell’immagine.

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11 LA NASCITA DI GESU’

Dal vangelo secondo Luca (Lc 2,1-20)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la

terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.

Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.

Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla

Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con

Maria sua sposa, che era incinta.

Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,

perché non c'era posto per loro nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro

gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di

luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi

annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un

salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in

fasce, che giace in una mangiatoia".

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro:

"Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto

conoscere".

Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella

mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.

Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e

visto, com'era stato detto loro.

RIFLESSIONI

vv.1-6: Stiamo parlando di una storia concreta, non di una favola. Siamo in tempo concreto, “quando era imperatore Cesare Augusto”, ad indicare che questo evento è nella storia. Quindi Gesù viene nella storia, nella mia storia, anche se povera, apparentemente brutta. Alcuni studiosi, storici e filosofi, dicono che la storia degli uomini è fatta di 3 grandi “ salti nell’essere”, momenti da cui tutto dopo è cambiato: la rivoluzione francese e rivoluzione industriale da cui è nata l’era tecnologica; l’Impero Romano, da cui è nata una nuova idea di politica, di legge; la nascita di Gesù che ha segnato un nuovo modo di essere uomini, con al centro un amore da ricevere e donare. Immaginiamo di togliere dal mondo leggi e tecnologia. . . si potrebbe vivere? Si, forse si, ma senza amore la storia di noi uomini, la nostra storia sarebbe molto vuota e triste. Pensiamo a quanti giorni siamo tristi e vuoti . . . non è forse perché ci manca l’amore? L’amore di Gesù ha cambiato tutta la storia.

v. 7- “ lo depose in una mangiatoia . . . non c’era posto”: L’amore non ha posto nel mondo. Ci piace avere intorno persone che ci vogliono bene, che ci amano, ma spesso facciamo fatica ad

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accogliere, accettare quello che gli altri ci vogliono dare se è differente da ciò che chiediamo. Quando nacque Gesù, tutti si aspettavano l’arrivo di un Dio forte, come un re, invece arriva un fragile bambino. Lui si “depone” in una mangiatoia…pronto per esser da noi preso, mangiato, cioè fatto nostro affinché ciascuno di noi possa diventare come Lui.

vv. 8-9: i pastori: Di loro non si diceva bene all’epoca, un po’ come succede oggi tra noi per gli zingari e gli immigrati, eppure Gesù sceglie loro come primi annunciatori della sua nascita. Perché? Perché Dio sceglie i più umili, i più deboli, i più bisognosi e desiderosi di amore, i “peggiori”. Gesù sceglie anche noi, vuole guarire ogni parte più povera e brutta che c’è in noi, quelle più nascoste, anche quelle che ci vergogniamo di dire di avere, e che nascondiamo a noi stessi.

12 FONDALE DEL PRESEPE

da realizzare su cartoncino tipo Bristol f.to 70x100

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13 PERSONAGGI DEL PRESEPE

Sagome

personaggi

presepe da

riportare su

cartoncino e

ritagliare

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14 PRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI DEL PRESEPE

STELLA COMETA Sono la stella cometa ed ho attraversato il cielo per arrivare qui dove nascerà il Figlio di Dio. Con la mia grande luce voglio illuminare le strade del mondo per portare tutti a Gesù. RE MAGI Siamo i Re Magi, partiti da terre lontane, guidati da una stella. Siamo qui per trovare il Re della pace e dell’amore ed offrirgli in dono oro, incenso e mirra. ANGELI Siamo gli angeli mandati da Dio nella Notte Santa per dire a tutti: Sveglia! Sveglia! E’ avvenuta una cosa straordinaria. Nella capanna qui vicina troverete un bambino avvolto in fasce: è Gesù, il Figlio di Dio! PASTORE 1 Noi siamo i pastori e tanti dicono male di noi, che siamo dei briganti. Eppure proprio noi questa notte siamo stati protagonisti di una storia meravigliosa. PASTORELLA 1 Un angelo ci è apparso e ci ha detto di andare ad adorare il Figlio di Dio appena nato nella grotta qui vicina. PASTORE 2 Siamo andati lo abbiamo trovato in una mangiatoia, vicino alla sua mamma Maria ed al suo papà Giuseppe e scaldato da un bue e un asinello. PASTORELLA 2 Sappiamo che ad ogni bambino che nasce si porta un regalo, ma quella notte noi non eravamo preparati e così gli abbiamo offerto quello che avevamo: un agnellino, un po’ di latte e del formaggio fresco. ASINELLO Io sono l’asinello che ha portato in sella Maria durante il suo viaggio da Nazareth a Betlemme. Sono arrivato stanco morto, ma non era ancora finita. Il mio fiato è stato utile per scaldare il Bambino Gesù. BUE Io invece sono il bue che si trovava nella stalla. All’inizio ero un po’ scocciato quando mi misero visino un’asinello che non conoscevo, ma poi ho capito che insieme potevamo fare qualcosa di bello e cioè dare calore a Gesù. GIUSEPPE Io sono Giuseppe il falegname e Dio Mi ha chiesto di diventare qui sulla terra il papà di suo Figlio. Ho obbedito subito, felice di poter avere tra le braccia ed educare il Re dei Re. MARIA Sono Maria, una ragazza di Nazareth che Dio ha scelto per diventare sua madre. Anch’io mi sono fidata di Lui ed ho detto il mio sì e questo mi ha dato tanta gioia, perché rispondere sì ogni volta che Dio ci chiama è davvero bello.

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TAPPA 3

15 RACCONTO: “UN REGALO FUORI SERIE” Nel magazzino di fiducia di Babbo Natale tutto era già pronto e ordinato sugli scaffali, in attesa delle varie destinazioni. II padrone del magazzino se ne tornò a casa soddisfatto dei suoi ultimi acquisti. Disse tra sé: «Sarà felice Babbo Natale di poter soddisfare il desiderio di tanti bambini...». Nel grande silenzio della notte, i giocattoli si animarono, come se fossero stati vivi. Si guardarono curiosi, un po’ incerti per la nuova esperienza. II gufo più chiacchierone disse: «Perché non facciamo un po’ di conoscenza?». «È un’ottima idea» rispose Bamby. I giocattoli cominciarono: «Io sono Stik, un pupazzo che cammina e fa le capriole, so di essere stato ordinato da un bambino che frequenta la scuola materna; che gioia, quanto mi divertirò con lui». «Io sono Lary, sono l’idolo dei ragazzi, tutti mi vogliono perché li faccio sempre giocare, sono molto costoso, mi ha ordinato un bambino, io sono il più prezioso». «Io sono Sufi, la più bella e raffinata tivù al plasma, ho una padroncina che mi preferirà a tutti gli altri, perché sono una novità in assoluto». Barbie con aria sostenuta di autosufficienza, disse: «Io sono la bambola più famosa di questo mondo, perché possiedo un ricchissimo guardaroba, una villa di sogno... non mi manca nulla di quanto una bambina può desiderare». Intanto Geny, una piccola bombola di pezza situata sullo scaffale più alto, aveva alzato la mano per chiedere la parola. Barbie vedendola le disse: «Certo hai un gran coraggio di chiedere di presentarti, sei solo una bambola di pezza! Hai solo il musino un po’ simpatico!». Geny arrossì per le parole superbe e offensive di Barbie, ma non rinunciò a presentarsi, e disse con coraggio: «lo so di non essere un regalo fra i più costosi e pubblicizzati, sono una semplice bambola di pezza, scelta da qualcuno, per esprimere qualcosa di grande». E non riuscì a dire altro. Barbie disse: «Vorrei proprio sapere chi si può divertire con te che non vali nulla, ma propongo una sfida: qualcuno dovrà controllare chi tra noi sarà il prediletto e al momento opportuno riferirà il risultato». Tutti i giocattoli iniziarono a commentare la proposta, ma non si decidevano chi di loro potesse fare da giudice a questa scommessa. «Ci penso io», disse Brik, un cucciolotto di cane che aveva ascoltato tutto dalla finestra aperta del magazzino. Intanto, con l’avvicinarsi della mezzanotte, tutti i giocattoli tornarono immobili ed improvvisamente entrò Babbo Natale che cominciò a riempire i suoi sacchi con i giocattoli da consegnare. Brik lo seguì durante tutto il tragitto per poi poter raccontare ai giocattoli il risultato della sfida. Babbo Natale entro nella casa di Ketty che aveva scritto questa letterina: «Caro Babbo Natale, io credo che sarei molto felice se tu mi portassi una bella Barbie, sai come quella che si vede in tivù, con tanti bei vestitini per ogni occasione». Ketty infatti voleva che il suo regalo fosse il più bello, il più nuovo, il più raffinato tra tutti quelli dei suoi compagni di scuola. Ma c’era per Ketty anche un pacchettino con la scritta: «Per la mia carissima Ketty». Al mattino Ketty si svegliò presto per l’attesa e la curiosità di vedere esauditi i suoi desideri. Corse subito ai piedi del letto: «Evviva!, Papà, mamma venite! È arrivato Babbo Natale, guardate!». Un grosso pacco con un grande fiocco argentato stava lì in attesa di essere aperto. Ketty non esitò un istante, non vide altro, ed ecco uscire una bella Barbie con un guardaroba zeppo zeppo di vestiti.

GGGIIIUUUSSSEEEPPPPPPEEE RRRAAACCCCCCOOONNNTTTAAA

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Ketty non vedeva l’ora di andare a scuola per mostrare a tutti il suo bel regalo. E così avvenne: appena arrivata posò il suo grande scatolone sul suo banco ed aspettò il suo turno. Luca presentò la sua bella macchina telecomandata; Patty mise in azione la sua minitivù al plasma; Marco fece funzionare il suo computer con i suoi giochi preferiti. Era la volta di Ketty che, con molto orgoglio, aprì il suo regalo. «Il mio, disse, è il più bello di tutti, guardate quanti vestiti ha: sportivo, elegante, per l’ufficio, per i monti, per il mare ..». «Ora tocca a te Marta», disse la maestra. «Anch’io», disse Marta, «ho ricevuto una bambola, è stupenda, non ha tanti vestiti; quelli glieli posso fare io, ma parla, ride, mi sveglia al mattino dicendomi: “Buon giorno”, se la guardo mi sorride, mi ricorda l’ora dei compiti...». E, mentre Marta parlava, Ketty si sentiva delusa ed arrabbiata perché non aveva chiesto un regalo come quello di Marta; la sua Barbie era proprio niente al confronto di quella di Marta. Quel giorno tornò a casa triste. Il babbo la osservava sorpreso: «Ketty, le disse, perché sei così irritata... eppure hai ricevuto il regalo che desideravi!». «Proprio per quello, sbottò Ketty, Marta l’ha ricevuto molto più bello del mio! Il mio è già vecchio!». «Ketty, disse la mamma, sei sicura di aver aperto tutti i pacchetti?». «Sì», disse Ketty. «Guarda meglio», disse la mamma. Ketty corse nella sua stanza e vide là sotto la sedia un pacchetto con un fiocco rosso. Lo aprì ma senza tanto entusiasmo: era così piccolo! Dentro c’era una bambolina di pezza, ma con la faccina molto simpatica. Pareva che dicesse: «Ti voglio bene, voglio stare con te». Nella tasca del vestitino c’era un biglietto: «È solo un piccolo segno che ho chiesto a Babbo Natale per te, per ricordarti che ti voglio bene. La tua nonna». Ketty sentì il cuore riempirsi di gioia... era commossa... Questa era una gioia diversa da quella del mattino, aveva una voglia matta di buttare le braccia al collo a Babbo Natale, per ringraziarlo di aver esaudito il desiderio della nonna lontana, ma ormai non c’era più. Ketty, però, non poteva tenere solo per sé quella gioia che sentiva dentro. Corse allora tra le braccia del suo papà, stringendo forte la sua bambolina di pezza... Certo non era bella come Barbie: né raffinata come quella di Marta, ma era molto di più, non era un semplice regalo, ma un dono segno di qualcuno che le voleva molto bene. Sarebbero davvero diventate amiche inseparabili. Certo la bambolina di pezza non sapeva dire molte cose, ma le diceva continuamente: «ti voglio bene, voglio stare con te sempre: quando dormi, quando fai i compiti, quando giochi, quando se sola... io ti ricorderò sempre che c’è qualcuno che ti vuole ancora più bene di me». Brik il giorno seguente ritornò in ognuna delle case dove erano finiti i regali di Babbo Natale e raccontò tutto quello che aveva visto e udito.

16 TESTIMONIANZA DI GIUSEPPE

Cari bambini, mi presento: sono Giuseppe di Nazareth, il falegname e sono lo sposo di Maria ed il papà di Gesù. Ho saputo che prima del Natale al catechismo avete conosciuto come è avvenuta la nascita di mio Figlio e che addirittura mia moglie Maria è venuta a trovarvi. Bene, sono davvero contento di ciò e, se permettete, anch’io voglio raccontarvi la mia esperienza di quel momento davvero importante non solo per la mia famiglia ma per il mondo intero. All’epoca ero un giovane poco più che ventenne, ma già avevo un lavoro. Mio padre mi aveva insegnato l’arte del falegname. Guadagnavo abbastanza tanto da poter pensare a mettere su famiglia. Ero infatti fidanzato con Maria, una ragazza di qualche anno più giovane di me, bella ma soprattutto era molto buona. Ma una mattina Maria venne di corsa a trovarmi sul lavoro. Mi prese le mani tra le sue e con voce tremante mi raccontò di una visione. Mi disse che era stata visita da un angelo che l’aveva chiamata “Ave Maria, piena di grazia” e che gli chiese di diventare la madre di Dio. Io veramente ci rimasi un po’ male e, ad essere sincero, in un primo momento non credevo a quella storia. Ma cosa potevo fare? Non volevo umiliarla davanti a tutto il villaggio e così decisi in segreto di mandarla via e di rompere il nostro fidanzamento. Così facendo credevo di aver risolto il problema ed

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andai a dormire sereno. Ma quella notte avvenne qualcosa di davvero prodigioso: fui svegliato da una forte luce e davanti a me vidi un angelo che mi disse: “ Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Subito allora pensai che Maria aveva ragione e che anch’io ero stato chiamato a collaborare a questo grande progetto d’amore. Da quel giorno il tempo passò in fretta. Maria si preparava a far nascere il Figlio di Dio ed io l’accompagnavo come potevo, non perdendola d’occhio un istante. Ma un giorno in paese si sparse una notizia che ci colse tutti di sorpresa: l’imperatore Cesare Augusto aveva indetto un censimento e siccome io sono originario di Betlemme, sarei dovuto tornare lì con Maria per farmi registrare. Furono giorni di cammino faticoso, soprattutto per Maria in quello stato. Giunti a Betlemme, Maria mi fece capire che il momento del parto si avvicinava. Dove trovarle un rifugio idoneo? Mi recai presso tutte le locande del paese, ma non c’era posto per noi. Uscimmo verso la campagna in cerca di un riparo e trovai una grotta. Era l’unico posto e così ci sistemammo proprio lì. Un bue ruminava in un angolo. L’asinello che ci aveva accompagnati in tutto il viaggio, gli si sdraiò accanto. Con paglia e fieno, preparai un giaciglio. Maria vi si adagiò dolcemente, mentre io uscii fuori all’aperto. Ad un certo punto vidi una grande stella con una coda bellissima fermarsi sulla grotta ed un coro di angeli che cantava: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”. Entrai nella grotta e Maria mi presentò mio figlio, il piccolo Gesù: era bellissimo e appena lo presi in braccio mi fece subito un bel sorriso. Poi mi accorsi che arrivava gente: erano i pastori che guidavano nella notte le loro pecore. Ci portarono ogni ben di Dio: latte, pane, formaggio. Maria ringraziava e sorrideva a tutti. Vennero a trovarci anche alcuni Magi provenienti dall’Oriente. Ricordo ancora i loro nomi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, e portarono al Gesù Bambino doni preziosi: oro, incenso e mirra. Sembrava tutto tranquillo quando una notte un angelo tornò a parlarmi : “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto. Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Obbedimmo, incamminandoci silenziosi, nel buio della notte. Ma il Signore non ci abbandonò mai: trovammo una casa dove alloggiare e continuai a fare il mio mestiere di falegname per guadagnare qualcosa per la mia famiglia. Restammo in Egitto pochi mesi e una notte ancora un angelo mi disse che Erode era morto e che potevamo tornare a casa. E così eccoci a Nazareth, dove il piccolo Gesù illuminava le nostre giornate.

17 RACCONTO: “UN PADRE ORIENTALE AI SUOI FIGLI” Un padre orientale, ormai al passo supremo della vita, così si rivolse ai suoi figli: "Figli cari, abbiate un sogno! Abbiate un bel sogno, il sogno di tutta la vita. La vita umana che ha un sogno è lieta. Una vita che segue un sogno si rinnova di giorno in giorno. Figli miei cari, abbiate un sogno, passate la vita cercando di realizzare quest'unico sogno, senza distogliervi lo sguardo, senza sostare, avanzando sempre sulla stessa strada. Ma ricordate: se questo sogno sarà piccolo, anche il frutto della vostra vita sarà piccolo; se questo sogno sarà basso, anche la vostra vita sarà meschina. Ma se il vostro sogno sarà bello, sarà grande, sarà originale, anche la vostra vita sarà bella, grande, originale. Un sogno così non può avere di mira l'interesse egoistico; il vostro dev'essere un sogno che mira a rendere liete non soltanto le persone tutte, ma l'intera umanità, anche quelli che verranno dopo di voi. Se il vostro sogno sarà cosa che fa gioire tutta l'umanità, farà gioire anche il Signore".

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18 NOTIZIE PER LA REALIZZAZIONE DEL CARTELLONE:

UNA GIORNATA AL TEMPO DI GESU’ LA CASA A Nazaret le case erano a uno o due piani. Se la famiglia possedeva pecore o bovini, c'era una stalla apposita. La famiglia durante la notte dormiva nel piano rialzato. L'illuminazione era ottenuta con lucerne di terracotta che funzionavano ad olio. Il tetto, a terrazza, era raggiungibile grazie ad una scala esterna. All'interno, nel sottosuolo di roccia calcarea, veniva scavata una buca che serviva da cantina e magazzino per le carni salate e i cibi secchi. LA GIORNATA TIPO Vivendo in Palestina, un paese molto caldo, le famiglie ebraiche si alzavano all’alba, in modo da poter svolgere parecchie attività prima che il sole diventasse troppo caldo. Spesso la madre si alzava prima di tutti ed accendeva il fuoco. Dopo colazione, gli uomini e i ragazzi più grandi andavano nei campi a lavorare, mentre la madre e le ragazze iniziavano a sbrigare le loro attività quotidiane. I ragazzi più piccoli badavano agli animali della famiglia (capre, polli, asino, ecc.). Un altro lavoro quotidiano era quello di andare a prendere l’acqua per la famiglia, compito che spesso facevano le ragazze più grandi. Portavano otri di pelle di capra che riempivano d’acqua alla fonte più vicina e la riportavano a casa, con cura, reggendola sui fianchi o sulla spalla. Ogni giorno veniva anche preparato il pane, attività svolta abitualmente dalle donne di casa. Occorreva poi fare il bucato per la famiglia. Talvolta lo si faceva in un ruscello e si stiravano i panni bagnati tra due pietre piatte. Le donne utilizzavano un sapone fabbricato in casa con l’olio d’oliva o con un olio vegetale. I GIOCHI I giochi al tempo di Gesù erano facili e semplici e molti di loro sono ancora conosciuti, come ad esempio il tiro alla fune che vedeva impegnati soprattutto i maschietti. Le femminucce, invece, avevano bambole di terracotta, alcune anche con le braccia, le gambe e la testa che si muovevano. Molto diffusi erano anche i giochi da tavolo, come il gioco dell'oca e quello degli scacchi. I più piccoli giocavano con le biglie che non erano di vetro, ma di pietra o ricavate da ossa di pecora. Scavavano delle buche e mettendosi ad almeno tre metri di distanza, tiravano le biglie cercando di centrare una delle buche. Altri giochi erano: Mosca-cieca, dove un giocatore veniva bendato e, colpito a turno dai compagni doveva indovinare chi lo colpiva. Poi c’era il Gioco del Mondo, che è arrivato fino ai nostri giorni con il nome di “campana”: un giocatore saltando su una gamba, spingeva una pietra da un quadrato all'altro disegnati per terra. Se toccava le linee con due piedi usciva dal gioco. LA SCUOLA I primi insegnanti dei bambini erano i papà che spiegavano la storia del loro popolo, delle loro usanze e tradizioni ed in più insegnavano l'osservanza delle Leggi (le Leggi maggiormente considerate dagli Ebrei erano ovviamente quelle religiose). A sei anni i bambini frequentavano la scuola "elementare", il loro insegnante era un Rabbino, una persona che sapeva molte cose sulla Bibbia, sui libri antichi, sulle tradizioni del popolo. Il Rabbino era la guida religiosa della comunità, la scuola per i bambini infatti si teneva nella sinagoga. I bambini imparavano a leggere, a scrivere ed a memorizzare brani della Bibbia. La scuola serviva per conoscere Dio e le sue Leggi. Durante la lezione i bambini si sedevano in cerchio con il maestro in mezzo, egli prendeva un rotolo e leggeva un brano scandendo le parole perchè gli alunni dovevano poi impararlo a memoria. In una tavoletta di argilla scrivevano le consonanti dell'alfabeto Ebraico.

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19 MODELLO LETTERA PER I PAPA’ Carissimo papà, In questo periodo durante gli incontri di catechismo dove partecipa anche tuo/a figlio/a, stiamo conoscendo come si viveva in famiglia ai tempi di Gesù. Tra le tante cose scoperte, che speriamo ti siano state raccontate, abbiamo appreso che i papà dell’epoca portavano con loro a lavoro i figli, introducendoli così ad apprendere il mestiere che veniva tramandato appunto da padre in figlio. Lo stesso Gesù, con molta probabilità, ha seguito il papà Giuseppe nella sua bottega, apprendendo l’arte del falegname e del carpentiere. Partendo da ciò, abbiamo pensato di organizzare una iniziativa simpatica, ma allo stesso tempo educativa. Ti invitiamo, durante la settimana, a trascorrere del tempo con tuo/a figlio/a per realizzare insieme un lavoro artigianale di qualsiasi genere (quadro, scultura, oggetto, utensile, ecc.) e con qualsiasi materiale (carta, cartone, legno, stoffa, vetro, ecc.). Poi, in occasione del prossimo incontro di catechismo del giorno (indicare la data) alle ore (indicare

orario), ti invitiamo a venire con tuo/a figlio/a, portare la vostra “opera d’arte” e presentarla a tutti gli altri bambini e papà presenti. Siamo convinti che aderirai con gioia a questa iniziativa che non ti chiede altro di trascorrere un po’ più di tempo con tuo/a figlio/a e non pensiamo che ciò sia un sacrificio o una seccatura. Grazie ancora per la disponibilità e ti aspettiamo, insieme a tutti gli altri papà del gruppo, il giorno (riportare nuovamente data e orario) presso la nostra sede in parrocchia. Un caro saluto. Il catechista (riportare il nome del/dei catechista/i)

20 IL CIBO AI TEMPI DI GESU’ A Roma si consumava molto pane, invece in Palestina se ne consumava molto di meno, anche se era l'alimento principale di entrambe le popolazioni. La dieta in Palestina era a base di legumi, frutta fresca e secca, zuppe, latticini e formaggio. Gli adulti consumavano due pasti al giorno, ma quello di metà giornata era un pasto freddo a base di pane, latte e formaggio. Alla sera, dopo aver nutrito gli animali, la gente cenava tranquillamente. Le donne e i bambini si sistemavano vicino al fuoco, gli uomini su delle stuoie, al centro c'era un solo piatto da portata dove ognuno si serviva da solo. La carne, di pecora, vitello e capra, veniva mangiata solo durante le feste e le occasioni importanti. Era vietato mangiare alcuni tipi di carne, detta impura, per evitare infezioni e malattie, mentre gli alimenti permessi venivano detti "Kasher", cioè puri. Queste regole igieniche erano diventate norme religiose in modo che ogni gesto fosse fatto con il pensiero sempre rivolto a Dio, anche il mangiare.

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21 MODELLO LETTERA PER LE MAMME Carissima mamma, in questo periodo durante gli incontri di catechismo dove partecipa anche tuo/a figlio/a, stiamo conoscendo come si viveva in famiglia ai tempi di Gesù. Tra le tante cose scoperte, che speriamo ti siano state raccontate, abbiamo appreso anche come mangiavano in quell’epoca e, proprio partendo da ciò, abbiamo pensato di organizzare una iniziativa simpatica, ma allo stesso tempo educativa. Ti invitiamo, durante la settimana, a trascorrere del tempo con tuo/a figlio/a per realizzare insieme una ricetta ebraica. Si tratta del “Pane di Sabbath”, il Pane del Sabato, un dolce che veniva preparato proprio nel giorno di festa. Ti alleghiamo qui la ricetta, invitandoti a realizzarla a casa insieme a tuo/a figlio/a. Poi, in occasione del prossimo incontro di catechismo del giorno (indicare la data) alle ore (indicare

orario), ti invitiamo a venire con tuo/a figlio/a, magari portando qualche fetta del dolce preparato, per parlare insieme di questa esperienza e capire altre cose interessanti. Siamo convinti che aderirai con gioia a questa iniziativa che non ti chiede altro di trascorrere un po’ più di tempo con tuo/a figlio/a e non pensiamo che ciò sia un sacrificio o una seccatura. Grazie ancora per la disponibilità e ti aspettiamo, insieme a tutte le altre mamme del gruppo, il giorno (riportare nuovamente data e orario) presso la nostra sede in parrocchia. Un caro saluto. Il catechista (riportare il nome del/dei catechista/i)

RICETTA DEL “PANE DI SABBATH”

Pane di Shabbat o Challah: il pane del sabato nella cucina ebraica Per la festa del sabato gli ebrei preparano un pane dolce

intrecciato detto Challah; presenta varianti differenti a seconda

della comunità. La ricetta riportata è quella di una comunità

ebraica della toscana.

INGREDIENTI. 1 Kg di Farina; 4/5 Cucchiai di Zucchero (solo

1 nella ricetta originale); 25 Gr di Lievito di Birra; 1 Uovo; 4

Cucchiai di Olio di Oliva; 1 Cucchiaino di Sale; Semi di Anice.

PREPARAZIONE. Sciogliere il lievito di birra in mezzo

bicchiere d’acqua tiepida con 1 cucchiaio di zucchero e 1

cucchiaio di farina. Lasciare riposare per circa mezz’ora.

Formare una fontana con la farina e porre al centro il lievito.

Lasciare riposare per circa mezz’ora. Aggiungere lo zucchero

rimanente, il sale, l’olio e acqua (o latte) quanto basta. Impastare

aggiungendo l’anice e tendere poi la pasta col mattarello.

Formare 2 palle di pasta: con ognuna di esse fare una treccia e

lasciare lievitare per 1 ora. Cospargere con uovo sbattuto per

lucidare. Infornare a 130 gradi per 1 ora.

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22 MESSAGGI DA CONSEGNARE AI PAPA’

* Ama la mamma * Sii per me un vero modello da imitare * Restami sempre vicino * Dammi sempre sicurezza * Incoraggiamo e dammi forza * Perdonami sempre

* Sii sempre mio padre * Raccontami la nostra famiglia * Insegnami a risolvere i problemi di scuola e di vita * Aiutami a conoscere Gesù

23 PREGHIERA DI UN PADRE

Grazie Signore per avermi donato i miei figli, grazie per avermi fatto provare la gioia di una vita che nasce, di un bimbo che sorride e dona amore, di una luce che illumina un mondo grigio. Grazie Signore per le notti in bianco, per le preoccupazioni ed i dolori, perché ho capito cosa vuol dire amare. Aiutami o Signore ad imparare a far camminare i miei figli, in un mondo privo di valori veri. Aiutami o Signore ad essere un buon padre, non perfetto, ma un buon padre. Grazie Signore per ogni ora che passo con loro e li vedo crescere e cambiare, piangere e amare. Grazie Signore, ti sento vicino come un padre al figlio.

24 CARTELLONE SULLA MAMMA

LA MIA MAMMA…

È paziente quando ____________________

È brava quando _______________________

È allegra quando ______________________

È triste quando ________________________

È contenta quando _____________________

E’ super quando _______________________

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25 RACCONTO: “GRATUITAMENTE DATE”

Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano. Con aria stranamente ufficiale il bambino pose il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto: "Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 Euro Per aver riordinato la mia cameretta: 1,50 Euro Per essere andato a comprare il latte: 0,50 Euro Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 Euro Per aver preso due volte "ottimo" a scuola: 2 Euro Per aver portato fuori l'immondizia tutte le sere: 1 Euro Totale: 9 Euro". La mamma fissò il figlio negli occhi teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse: "Per averti portato in grembo 9 mesi: 0 Euro Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 Euro Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 Euro Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 Euro Per tutto quello che ti ho insegnato giorno dopo giorno: 0 Euro Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene, e i panini che ti ho preparato: 0 Euro Per la vita che ti do ogni giorno: 0 Euro". Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: "Pagato". Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci. Messaggio del racconto: Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L'amore o è gratuito o non è amore.

26 MESSAGGI DA REGALARE ALLE MAMME

Mamma, fammi fare qualche lavoretto a casa e ti accorgerai di aver messo al mondo un campione! Non temermi nella naftalina, non mettermi subito in cassa integrazione!

Mamma, insegnami a perdonare: parlami del perdono e vivi il perdono.

Mamma, insegnami la gratitudine. La parola “grazie” aiuta a sopportare tutte le fatiche, addolcisce la vita, mi insegna ad apprezzare tutto ciò che viene fatto per me.

Mamma, quando alla sera torni a casa, dammi un abbraccio, un sorriso e non un muso lungo!

Mamma, parlami qualche volta di Gesù, questo mi aiuta ad avere una marcia in più!

Mamma, educami alla tenerezza: parlami con tono calmo, caldo e rassicurante, non fare economia di coccole, non vergognarti di farti vedere emozionata

Mamma, educami alla gentilezza, circondami di buone maniere, perché il mio sorriso non sia solo di facciata, ma qualcosa che nasce da dentro di me!

Mamma, insegnami l’ottimismo: non chiedermi “oggi cosa non ha funzionato?” ma chiedimi “cosa hai fatto di bello oggi?”.

Mamma, ogni tanto, specialmente la sera, sii tu la prima a spegnere la TV: insieme a papà proviamo a fare noi una bella trasmissione fatta di coccole, risate, gioco per poi andare a nanna felici di essere una bella famiglia!

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27 PREGHIERA DI UNA MAMMA

Signore, ti ringrazio d'avermi resa madre. E ora che mio figlio è da tempo svezzato, e gli anni corrono come lampi nel cielo, dammi la forza e la grazia per continuare la mia missione di madre. Dammi forza nelle mani quando stanca, a sera tardi, ho ancora da stirare; forza nelle gambe, quando mi trascino da una stanza all'altra per qualcosa ancora da sistemare. Dammi braccia grandi come ali di aquila per abbracciare tutti all'unisono, perché nessuno provi la cocente sensazione del rifiuto o della dimenticanza. Rendi i miei occhi capaci di scrutare le ansie di ognuno, anche le più nascoste, e ispirami la parola che solleva e conforta. Fa' che il sorriso non si spenga mai sulle mie labbra e il mio cuore materno sia faro e punto di riferimento sicuro Dammi la forza di dire sempre SI anche quando vorrei risparmiarmi, e la forza di dire NO quando è giusto disapprovare, perché la vita, una madre, non la dà soltanto al momento del travaglio, ma la continua a dare giorno dopo giorno, come pane quotidiano, condito d'amore. Dammi, o Signore, la forza di educare i figli secondo la tua legge, che è legge d'amore e di misericordia, affinché io ti possa mostrare orgogliosa i figli che mi hai dato, e con essi lodarti e benedirti insieme a tutto il creato.

28 LA VITA SCOLASTICA DI GESU’ DA BAMBINO

Tutti i bambini, appena compiuti i 6 anni di età, venivano tutte le mattine accompagnati dalle mamme alla sinagoga per andare a scuola. La scuola iniziava presto la mattina e durava fino a mezzogiorno. Le lezioni duravano tutto l’anno e non vi erano le vacanze estive. A scuola però andavano solo i maschietti, mentre le femminucce dovevano restare a casa ed aiutare la mamma nelle faccende domestiche. I bambini erano seduti tutti a terra sopra il proprio stuoino intorno al maestro, che sedeva invece su uno sgabello per essere da tutti ben visibile. Accanto al maestro vi erano i rotoli della Torah, della Bibbia. Come prima cosa il maestro insegnava a scrivere. Aveva una tavoletta di cera dove riportava le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e ogni bambino le ricopiava sulla propria tavoletta. Una volta imparate le lettere, si iniziavano a formare le prime parole e poi le frasi intere della Bibbia ebraica.

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Una volta imparato bene a scrivere e leggere, il maestro leggeva le frasi della Bibbia e i bambini dovevano ripeterle a memoria. Gli allievi più bravi erano quelli che riuscivano a ricordare il maggior numero di frasi a memoria.

LA SINAGOGA

La sinagoga è il luogo dove gli ebrei si riuniscono a pregare, ma è molto diversa da una chiesa cristiana. Il suo nome deriva dal greco e significa letteralmente “luogo dove ci si riunisce”, ma per gli ebrei ha anche altri nomi e cioè “casa di studio” o “casa di riunione”. Il popolo ebreo, durante i quarant’anni di esilio, non aveva un posto fisso dove pregare, ma una specie di “santuario nomade” composto dall’Arca dell’Alleanza, che conteneva le Tavole della Legge (i dieci comandamenti che il Signore aveva dato a Mosè). Con la conquista della Terra Promessa, il popolo di Israele fonda la sua capitale in Gerusalemme e qui il Re Salomone fa costruire un grande Tempio dove conservare l’Arca dell’Alleanza e questo era l’unico luogo dove tutti gli ebrei andavano a pregare ed offrire animali per il sacrificio. Il grande Tempio di Gerusalemme fu completamente distrutto nel 70 d.C. dall’imperatore romano Tito ed oggi resta solo un grande muro rivolto ad occidente, denominato il Muro del Pianto. Con il passare degli anni, vengono istituite altre sinagoghe nelle città e villaggi di Israele. Per fondare una sinagoga è necessario che vi siano almeno dieci uomini adulti e che al suo interno vi sia un rotolo con scritto a mano la Torah, la Legge, e cioè il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia. Nella sinagoga non potevano entrare le donne che secondo i rabbini (i sacerdoti del popolo ebreo) potevano disturbare la concentrazione degli uomini durante la preghiera. Le donne quindi potevano occupare un posto in alto, su una specie di balcone (questo luogo si chiama matroneo) che affaccia all’interno della sinagoga. Nella sinagoga, a differenza delle nostre chiese, non vi sono immagini sacre o statue. Proviamo a capire come era formata una sinagoga. Prima dell’ingresso vi era un atrio con una grande vasca usate per le abluzioni. Entrando vi era una grande sala rettangolare, disposta in modo che le persone fossero rivolte verso Gerusalemme. Di solito la sala era divisa in navate da colonne; sopra di esse si poggiava il matroneo, la balconata riservata alle donne. All’interno della sala l’oggetto principale era l’armadio sacro o arca, dove si custodivano i rotoli delle Sacre Scritture. L’armadio era protetto da una tenda e davanti ad esso ardevano una o più lampade. La sala aveva anche un pulpito mobile o fisso dove saliva il lettore per proclamare la Scrittura e spiegarla. Il popolo si riuniva nella sinagoga il giorno di sabato e durante le principali feste ebraiche. L’adunanza di apriva con la preghiera dello “Shemà Israel” (Ascolta Israele), poi si recitavano 18 brevi preghiere, si leggeva la Sacra Scrittura nella lingua ebraica. Ora, considerato che al tempo di Gesù il popolo ebreo parlava la lingua aramaica, c’era sempre uno che traduceva la Scrittura al popolo presente. Dopo la lettura della Scrittura vi era la spiegazione della stessa e si terminava con una benedizione. Anche Gesù partecipava il sabato al momento di preghiera nella sinagoga e questo episodio è riportato nel vangelo di Luca (cfr. Lc 4,16-30). Inoltre, quando Gesù aveva dodici anni, fu portato dai suoi genitori in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme, come ci racconta sempre Luca nel suo vangelo (cfr. Lc 2,41-50). I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme in occasione della Pasqua, come faceva ogni buon ebreo. Secondo la legge, Maria, come donna, non era obbligata a fare questo viaggio e neppure Gesù prima del suo 13° anno. Tuttavia molte donne accompagnavano i loro mariti, e i padri più osservanti conducevano i figli anche prima dei 13 anni. Quando si partiva da luoghi

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lontani come Nazaret, si formavano carovane di parenti ed amici, che viaggiavano e pernottavano insieme nelle soste lungo il cammino. Si giungeva a Gerusalemme qualche giorno prima del 14 Nisan e si rimaneva fino al 15 o anche per tutta l'ottava della solennità pasquale. Gesù quell’anno rimase a Gerusalemme. In Oriente, chi fa parte della carovana osserva il tempo della partenza e dell’arrivo, e per il resto rimane libero. Lungo il cammino la comitiva si divide in gruppi e solo alla sera i partecipanti giunti alla sosta di pernottamento si trovano insieme. Un ragazzo di 12 anni, che i giudei consideravano quasi emancipato, partecipava a questa elastica disciplina carovaniera. Così, nella prima giornata di cammino, i genitori credettero che Gesù fosse unito a qualche altro gruppo della carovana. Quando giunsero alla prima sosta di pernottamento, videro che Gesù mancava. Allora ritornarono a Gerusalemme e lo cercarono nei due giorni seguenti. Trovarono Gesù in un atrio del Tempio,dove i dottori si radunavano per discutere. La partecipazione alla discussione di quel dodicenne sconosciuto era straordinaria per la precisione delle domande e l'acutezza delle osservazioni, così da stupire i sottili giuristi di Gerusalemme. Certamente Maria e Giuseppe assistettero ad una disputa. Maria manifesta a Gesù la sua preoccupazione e il suo dolore. Gesù afferma di avere Dio come Padre, e quindi i suoi rapporti e impegni con lui superavano quelli della famiglia umana. È la prima manifestazione della sua coscienza di essere il Figlio di Dio. L’episodio può essere presentato anche con le pagg. 56-58 del catechismo “Io sono con voi”.

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IL CANDELABRO A SEI BRACCIA Questo candelabro si trovava all’interno del Tempio di Gerusalemme ed è diventato il simbolo della religione ebraica. Ha sette braccia. Il sette nella Bibbia è il numero della perfezione. Ricorda i sette giorni della creazione, ma anche i sette pianeti e quindi tutto il cielo. A vederlo bene, il candelabro ricorda molto un albero dove le luci hanno preso il posto dei frutti. Questo candelabro era apparso a Mosè sul monte Sinai e Dio gli aveva chiesto di realizzarlo (cfr. Es 25,31-39). Per molti esso rappresenta anche il roveto ardente dal quale uscì la voce di Dio che parlò a Mosè sul monte Horeb. Altri identificano questo albero rappresentato dal candelabro con il mandorlo

che è simbolo della rinascita e della risurrezione. Esso è infatti il primo albero a sbocciare in primavera, a rappresentare quindi il rinnovarsi della natura dopo il letargo invernale.

I ROTOLI DELLA TORAH

Dalla Sacra Scrittura sappiamo che Dio “scrisse” con il suo dito sulle Tavole della Legge. Gli antichi popoli scrivevano prima su un pezzo di ceramica che riusciva bene a tenere l’inchiostro, oppure si scriveva sulla pietra o, con una “penna” di ferro, su una tavoletta di argilla fresca che poi si lasciava essiccare. Più tardi si iniziarono ad usare le pergamene, realizzate con la pelle di capre, pecore, antilopi, ecc. Ci fu poi il papiro, una pianta che cresceva lungo i fiumi e il cui interno veniva fatto essiccare in piatte strisce e, messe una accanto all’altra, formavano un foglio. Questi fogli non erano rilegati come oggi lo sono i nostri libri o quaderni, ma venivano uniti l’uno all’altro in modo da formare una

lunga striscia che veniva ai due bordi fissata a due bastoni che servivano per arrotolarlo e svolgerlo. Il rotolo che si formava veniva chiamato in greco “biblion”, e quando si avevano più rotoli, si indicava con il termine plurale “biblia”. Quindi, la raccolta di tutti i rotoli della Scrittura, si chiama “biblia” dal quale deriva il nostro termine Bibbia. Questi rotoli, a differenza dei nostri libri, erano scritti da destra verso sinistra e sul bordo di ogni rotolo vi era una etichetta con il titolo dell’opera ed il nome dell’autore.

LA KIPPAH

La kippah è un piccolo copricapo, simbolo di appartenenza alla fede ebraica. Gli ebrei non lo portavano quotidianamente, ma era obbligatorio indossarlo per i maschi quando si entrava nella sinagoga, durante lo studio dei testi sacri e nella celebrazione di feste in famiglia. Indossare questo copricapo è un segno di rispetto nei confronti di Dio, significa riconoscersi creatura limitata, che vive “sotto il cielo”, cioè sotto lo sguardo di Dio. Per altri la kippah rappresenta la mano di Dio sul capo dell’uomo, come se fosse una guida.

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29 IL MERCATO DI NAZARET

Preparazione:

All’incontro della settimana prima dell’iniziativa, inviare mediante i bambini una lettera-invito a tutti i genitori dove ricordare i momenti da organizzare: - nel pomeriggio del giorno prima dell’iniziativa è necessario far avere in parrocchia (magari

specificare un orario dove si troverà il catechista presente) tutte le “opere d’arte” realizzate dai papà e il “Pane di Sabbath” preparato dalle mamme e confezionato singolarmente. In tale incontro il catechista approfitterà anche per chiedere ad alcuni genitori (almeno una mamma ed un papà, ma meglio sarebbe tanti genitori quante sono le frasi da leggere) di animare la processione offertoriale, consegnando già loro quello che devono leggere.

- Allestire già dal pomeriggio antecedente il banco nel luogo più opportuno individuato, avendo cura di esporre uno striscione o un cartello con la scritta “Il mercato di Nazaret”. Al fine di evitare paragoni e confronti, potrebbe essere consigliabile dare un unico prezzo alle opere d’arte ed un unico prezzo ai dolci.

- La domenica mattina i bambini e genitori devono arrivare almeno dieci minuti prima dell’inizio della santa messa per finire ad allestire il banco del mercato.

Il giorno dell’iniziativa Tutti i bambini con i loro genitori sono presenti alla santa messa domenicale almeno dieci minuti prima dell’inizio. Il parroco all’inizio della celebrazione può salutare le famiglie dei bambini della prima elementare e presentare brevemente l’iniziativa. Prima della processione offertoriale, alcuni papà e mamme (almeno due, ma meglio se tanti quanti sono gli interventi da fare), presentano l’iniziativa alla comunità: PAPA’ Siamo i genitori dei bambini della prima elementare che frequentano la Scuola

Catechistica della nostra Parrocchia. MAMMA Da dopo le vacanze natalizie i nostri bambini, guidati dai loro catechisti, hanno

conosciuto come viveva Gesù in famiglia, a scuola e nella sinagoga nel periodo della sua fanciullezza, coinvolgendo anche noi genitori in questo percorso.

PAPA’ Noi papà, sull’esempio di San Giuseppe, siamo stati coinvolti ad insegnare ai nostri bambini a svolgere qualche lavoretto e, insieme a loro, abbiamo creato delle piccole “opere d’arte” che oggi presentiamo.

MAMMA Noi mamme, invece, imitando la Vergine Maria, durante queste settimane abbiamo imparato a realizzare insieme ai nostri bambini il “Pane di Sabbath” un tipico dolce ebraico che si consumava in ogni famiglia nei giorni di festa.

PAPA’ Questi nostri prodotti verranno oggi presentati nella processione offertoriale, a significare la nostra partecipazione, il nostro lavoro, il nostro impegno per crescere nella fede insieme ai nostri figli.

MAMMA Al termine della messa, troverete in fondo alla chiesa (oppure specificare il luogo preciso) il Mercato di Nazaret dove potrete acquistare i nostri lavori e i nostri dolci.

PAPA’ Con il ricavato di questa vendita, i nostri bambini offriranno un po’ di sollievo e di gioia ad altri bambini meno fortunati di loro.

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Seguirà la processione offertoriale dove ogni famiglia (mamma, papà e bambino) porterà all’altare almeno un’opera d’arte ed un dolce da loro realizzati. Al termine della messa, “Il Mercato di Nazaret” sarà animato dai bambini e loro genitori (magari anche simpaticamente vestiti con abiti dell’epoca) che inviteranno i presenti ad avvicinarsi ed acquistare i loro prodotti. Qualora lo si ritenga opportuno, si può lasciare aperto “Il Mercato di Nazaret” anche durante le altre messe che si dovessero eventualmente celebrare in parrocchia, magari organizzando una turnazione di famiglie per l’animazione che potrà essere sempre la stessa). Nelle settimane successive verrà poi organizzato un incontro dove tutte le classi catechistiche di prima elementare che hanno partecipato all’iniziativa de “Il Mercato di Nazaret”, doneranno il ricavato delle vendite all’Ufficio Missionario Diocesano che lo devolverà all’iniziativa adottata dalla diocesi per il periodo di Avvento. Di tale incontro verrà data comunicazione dall’Ufficio Catechistico Diocesano, unitamente con quello Missionario.

30 I LUOGHI DELLA CHIESA PORTA D’INGRESSO Prima di entrare fermiamoci un attimo davanti alla porta d’ingresso e proviamo a descriverla: è come le nostre porte di casa? Bisogna suonare il campanello per entrare? La porta d’ingresso della chiesa è sempre aperta, ed è più grande di una semplice porta, a dimostrare che tutti possono entrare a salutare Gesù. ACQUASANTIERA Entrando in chiesa, la prima cosa che troviamo è l’acquasantiera, un recipiente di varie forme e materiali diversi (pietra, argento, ottone, ecc.) che contiene l’acqua benedetta. Avvicinandosi ad essa, si bagnano leggermente le dita nell’acqua benedetta e si fa il segno della croce. Molti pensano che questo sia un atto penitenziale, per chiedere a Dio di purificarci e perdonarci, mentre in realtà questo gesto deve ricordarci la partecipazione alla salvezza per mezzo del Battesimo. Infatti l’acqua benedetta presente all’interno dell’acquasantiera ci ricorda l’acqua battesimale nella quale siamo stati immersi, lavati e purificati. Con quest’acqua tracciamo il segno di croce sulla fronte, che richiama l’intelligenza, sul cuore, che richiama la volontà e gli affetti, sulle spalle, che richiamano l’attività e il lavoro. TABERNACOLO Dopo essere entrati in chiesa e presa l’acqua benedetta, la prima cosa da fare è andare a salutare Gesù. Quando sono invitato ad una festa, innanzitutto saluto il padrone di casa che mi ha invitato. Quindi ci dirigiamo davanti al tabernacolo che riusciamo ad individuare come quel luogo davanti al quale c’è sempre un lume o un cero acceso. Certamente non possiamo stringere la mano a Gesù, ma il nostro saluto sarà una genuflessione davanti al tabernacolo stesso, in segno di devozione e adorazione verso la presenza reale di Gesù Eucaristia. Una corretta genuflessione si fa portando il ginocchio destro a toccare terra. Questo gesto che compiamo davanti al tabernacolo è un segno della nostra fede e del nostro amore verso Gesù. Sarebbe cosa buona poi, dopo la genuflessione, mettersi in ginocchio davanti al tabernacolo e pregare per qualche istante, magari con parole proprio o con preghiere di adorazione (“Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento”).

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Parliamo ora del tabernacolo. Sembra una piccola casetta o una cassaforte. Esso infatti accoglie e custodisce un tesoro davvero prezioso e cioè il Corpo di Cristo presente nelle ostie consacrate durante la santa messa. La parola tabernacolo deriva dal latino “taberna” che indica una piccola dimora in legno, mentre in ebraico significa “tenda”, intesa come dimora, casa, abitazione. All’epoca del popolo ebraico, il tabernacolo era il santuario portatile che gli ebrei conducevano con loro durante la peregrinazione nel deserto. Ancora oggi nelle nostre chiese è la Casa di Gesù Eucaristia, la cui presenza è sempre confermata da un cero o lume che arde davanti ad esso. FONTE BATTESIMALE O BATTISTERO In ogni chiesa vi è un fonte battesimale dove viene amministrato il sacramento del Battesimo. Anticamente il battistero era un edificio distinto dalla chiesa, proprio perché il battesimo rappresentava la porta d’ingresso nella Chiesa. Spesso era una grande vasca dove il battezzando da una parte scendeva per venire immerso e dall’altra usciva purificato, per meglio esprimere il passaggio da una vita di peccato ad una vita di grazia. Con il passare del tempo questa usanza del battesimo chiamata “per immersione” viene sostituita dal battesimo “per infusione”, cioè versando semplicemente l’acqua sul capo, come avviene ancora oggi nella maggioranza dei casi. Il fonte battesimale più che un monumento, un accessorio, deve essere un luogo, uno spazio pasquale. Ecco perché vicino ad esso vi è sempre il cero pasquale, a significare che il battesimo ci fa entrare nel mistero di Cristo risorto. AMBONE Il termine ambone deriva dal verbo greco “anabaino” (=salire), facendo così riferimento ad una postazione elevata verso la quale si sale per proclamare qualcosa di importante. L’ambone è il luogo della proclamazione della Parola di Dio e, proprio dal suo significato, si configura come un luogo alto, sopraelevato, importante: è segno visibile dell’annuncio della risurrezione ed è una presenza monumentale. Possiamo dire che l’ambone è “il luogo della Parola”, come l’altare è “il luogo dell’Eucaristia”, che rappresentano le due Parti della santa messa. ALTARE E’ situato nella zona detta del presbiterio ed è sempre al centro non solo per essere ben visibile a tutti i fedeli, ma anche per ricordarci che esso è il centro della nostra fede. E’ stato Dio stesso a comunicare a Mosè come doveva essere costruito un altare (cfr. Es 27,1-8; 23,1-10). Nell’antico Israele, l’altare era il luogo dove venivano immolati i sacrifici di animali per celebrare il culto a Dio. L’animale sgozzato e privato del sangue veniva bruciato sull’altare. Anche oggi l’altare nella chiesa è il luogo del sacrificio di Cristo, quindi non solo ricorda l’ultima cena, ma anche il sacrificio della croce che Gesù ha fatto per noi. L’altare rappresenta anche Cristo: per questo lo si bacia, lo si incensa, lo si onora e, addirittura, per consacrarlo, si unge con il sacro crisma. CONFESSIONALE Entrando in una chiesa probabilmente il nostro occhio cadrà su una piccola casetta che ha delle porte o una tendina. Questo luogo si chiama confessionale ed è qui dove chiediamo scusa e perdono a Gesù per averlo fatto soffrire con i nostri peccati e dove il sacerdote, a nome di Gesù, ci regala il perdono.

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TAPPA 4

31 CARTINA DELLA PALESTINA

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32 GIOTTO: INGRESSO DI GESU’ A GERUSALEMME

I SEGNI DELLA FESTA Alcuni spunti per l’analisi iconografica

Il mantello ai piedi di Gesù. In questo episodio il gesto di stendere il mantello al passaggio di Cristo è raffigurato in crescendo: l'uomo a destra nell'atto di sfilarsi la manica, il fanciullo in procinto di liberarsi del manto dalle mani e dalla testa, il giovane inginocchiato e che ha già steso a terra il mantello.

L’asino. Per gli ebrei l’asino è una cavalcatura regale in tempi di pace. Lo troviamo citato anche nella profezia di Zaccaria 9,9.

I rami di ulivo e la citazione del salmo 118: sono tipici elementi della Celebrazione della festa delle Capanne.

Il termine Osanna ai tempi di Gesù aveva ormai perso il suo originario significato di preghiera (=salva!) ed era divenuta un’espressione di lode e di giubilo. Poiché il Salmo 118 era interpretato in senso messianico la gioia del grido Osanna era legata all’attesa del discendente di Davide che avrebbe portato la salvezza.

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33 CARTELLONE “BENVENUTI A GERUSALEMME”

LA PORTA BELLA Si trovava sotto la spianata del Tempio, ed è attualmente murata. Con molta probabilità è questa la porta dalla quale Gesù fece il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, in quella che per noi oggi è la Domenica delle Palme.

Domanda da porre ad un genitore: Anche oggi Gesù vuole entrare nella nostra vita. Attraverso quale porta può entrare?

IL CENACOLO

In questa stanza Gesù mangia la cena pasquale con i suoi amici. È la sua ultima cena: Gesù spezza il pane per loro e promette di restare con loro per sempre.

Domanda da porre ad un genitore: Gesù come segno di amicizia spezza il pane per i suoi discepoli. E noi, quale gesto di amicizia possiamo compiere a casa?

GESTEMANI (ORTO DEGLI ULIVI) E’ un giardino situato appena fuori la città di Gerusalemme, lungo la strada che porta a Betania. In questo luogo Gesù si ritirò a pregare dopo l’ultima cena e qui venne tradito da Giuda ed arrestato.

Domanda da porre ad un genitore: Giuda tradì Gesù con un bacio. Come tradiamo noi oggi la sua amicizia?

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GOLGOTA E’ un colle situato appena fuori la città di Gerusalemme detto anche Monte Calvario che significa “luogo del cranio”. Qui Gesù venne crocifisso e morì. Oggi la cima di questo colle si trova all’interno della basilica del Santo Sepolcro dove sotto l’altare vi è un’apertura dove è possibile mettere la mano: è il foro scavato per piantare la croce di Gesù.

Domanda da porre ad un genitore: Gesù morì per noi sulla croce e noi cosa possiamo fare per Lui oggi?

IL SEPOLCRO DI GESÙ

Proprio vicino al Golgota vi era un giardino ed in esso un sepolcro nuovo di proprietà di Giuseppe d’Arimatea che lo offrì alla famiglia di Gesù per seppellirvi il Maestro che vi rimase tre giorni prima di risorgere. Oggi questo luogo è una basilica e la pietra dove il corpo di Gesù è rimasto per tre giorni è coperta da marmo prezioso.

Domanda da porre ad un genitore: Anche noi, come Gesù, risorgeremo dopo la morte. Come possiamo prepararci a ciò?

34 PREGHIERA DEI GENITORI O Dio, che ci inviti a condurre a te i nostri figli, perché vuoi incontrarti con loro, aiutaci in questa grande e sublime missione. Rendici capaci di percorrere accanto a loro, con entusiasmo, il cammino verso di te, per farti amare dai nostri figli e amarti in loro. Vigila sul nostro cammino di genitori, perché la nostra strada sia luce alla loro strada, la nostra mano sia guida alla loro inesperienza, la nostra vita sia testimonianza per la loro vita. Supera i nostri limiti e le nostre debolezze, ama i nostri figli come noi non siamo capaci e chiamali ogni giorno facendo conoscere a loro la tua volontà. Benedici le nostre preoccupazioni, le ansie del nostro cuore, vivi sempre accanto a noi, genitori e figli insieme, nella nostra casa. Ti preghiamo per Gesù Cristo, che è tuo Figlio e nostro Signore. Amen.

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35 LABIRINTO: ALLA RICERCA DI GESU’

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36 GIOTTO: LAVANDA DEI PIEDI E ULTIMA CENA

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37 GIOTTO: IL BACIO DI GIUDA

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38 GIOTTO: LA CROCIFISSIONE

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39 RACCONTO: “IL LUMINO GENEROSO”

C'era in un piccolo paese di montagna una chiesa molto famosa per i suoi meravigliosi quadri. Oltre a questi capolavori, in un angolo quasi dimenticato vi era anche un crocifisso di legno; a differenza dei quadri, ben visibili a tutti i visitatori, perché illuminati da potentissimi fari, il piccolo crocifisso, posto nel buio, passava quasi sempre inosservato. Così era molto triste e sconfortato, perché si rendeva conto che nessuno poteva vederlo e quindi non poteva fare quello che doveva fare. Un giorno uno spiraglio di luce riuscì ad illuminare una zona di quell'angolino. Il crocifisso cercò di vedere cosa c'era lì attorno e con grande sorpresa notò, proprio accanto a lui, due lumini. Con un po' di coraggio tentò di attirare la loro attenzione: "Salve, io sono il Crocifisso di legno e avrei un gran bisogno del vostro aiuto". Uno dei due lumini, con aria da superiore e un po' infastidito, rispose: “Il mio aiuto? E perché dovrei aiutarti? Non ho proprio voglia di fare niente! E poi non saprei proprio cosa fare per te". Il crocifisso, turbato dalla risposta, ribatté: "Come non sai come potermi aiutare?! Non sai che tu hai la capacità di generare luce?!". Riprese il primo lumino: "Luce? E come potrei produrla? A me nessuno ha mai detto per che cosa sono stato creato; mi hanno lasciato qui e qui sono rimasto, senza farmi tante domande". Replicò il crocifisso: "Allora te lo dico io: tu, con la tua cera e con il tuo stoppino, hai la possibilità di dar vita ad una luce piccola, ma sufficiente ad illuminarmi. Purtroppo però, questa luce non è eterna: la fiamma da cui proviene scioglie con il suo calore la cera e la consuma". E il primo lumino, spaventato: “Cosa vuoi dire? Che mi vedrò morire a poco a poco?". Rispose il crocifisso: "Sì. E voglio dirti che ad un certo punto non ci sarai più". "Neanche a pensarci - disse il lumino - io non farò niente di quello che tu mi hai detto. Preferisco stare qui, in questo angolo buio, piuttosto che rovinarmi e perdere ciò che ho". Il crocifisso, ascoltate le parole del lumino, perse la speranza. Ad un tratto però, si sentì chiamare: "Scusa! Ehi crocifisso, mi senti? Posso parlarti un secondo?". Il crocifisso volse lo guardo; capì che quella vocina proveniva dal secondo lumino e rispose: "Sì che puoi parlarmi!". Allora il secondo lumino domandò: "Ma è vero che io ho il dono di creare luce? E che così facendo potrei aiutarti?". Rispose il crocifisso: “Sì, è proprio vero. Ma è anche vero che per aiutarmi dovrai sacrificare te stesso". Il secondo lumino stette un po' in silenzio; poi, con sicurezza, sentenziò: "Ok, ti aiuterò. Lo faccio perché è ciò che voglio fare. Ora che sono a conoscenza del mio dono, voglio farlo fruttificare, anche se dovrò andare incontro alla mia fine. Tu non preoccuparti perché aiutando te, farò qualcosa anche per me stesso: mi renderò utile!". Il crocifisso, commosso, ringraziò di tutto cuore il lumino generoso. Si sentiva molto felice perché adesso, illuminato dal suo piccolo amico, poteva fare ciò per cui era stato creato: mostrare l'immagine del Figlio di Dio, Gesù, che ha sacrificato se stesso, facendosi crocifiggere, per noi, per salvarci dal nostro peccato. E l’altro lumino, vi chiederete? È sempre lì, nella chiesetta, oramai vecchio e coperto di polvere, abbandonato e solo nel suo buio angolino; mentre si racconta ancora di un lumino generoso, che ormai non c'è più, ma che ha lasciato traccia di sé nel cuore di un crocifisso, che, grazie a quel gesto gentile e coraggioso, può narrare, ancora oggi, l’umiltà e la bontà di chi ha scelto di vivere e morire per noi.

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40 GIOTTO: LA RISURREZIONE

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41 CELEBRAZIONE CONSEGNA DELLA CROCE GLORIOSA

Ci si raduna all’ingresso della chiesa. Il parroco accoglie i bambini con i loro genitori (in mancanza potrà farlo un catechista) e, come avvenuto nel giorno del Battesimo, invita i genitori a fare un segno di croce sulla fronte del proprio figlio. Poi si entra processionalmente in chiesa. Una volta accomodati, viene consegnato ai presenti un foglietto e insieme si legge la preghiera di adorazione della croce:

Signore Gesù, la tua croce risplende di fronte a noi. Questo strumento di morte è diventato segno di vita. Tu sei stato crocifisso dalla cattiveria e dal peccato degli uomini. Ma tu sei più forte del nostro peccato e sei più forte della morte. Il tuo amore ha rotto le catene della morte e ha aperto ad ogni uomo un passaggio verso la vita. Signore, tu sei risorto e ora vivi sempre accanto a noi.

Mettiamoci ora in ascolto della Parola di Gesù dal Vangelo di Marco (15,1-8) Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. Il parroco o il catechista propone qualche spunto di riflessione: Le donne che vanno al sepolcro non pensano proprio alla possibilità che Gesù sia risorto e anche quando ricevono l’annuncio rimangono disorientate. La notizia sembra troppo grande per essere vera! Esse poi, con i discepoli, incontreranno il Signore e capiranno che lui è vivo. La croce a quel punto si trasforma: essa non è più uno strumento di morte, ma la possibilità di vita. Quella che ha trovato Gesù e quella che troviamo anche noi se rimaniamo uniti a lui e alla sua croce. Subito dopo, si invita ad un momento di preghiera. I genitori possono leggere delle invocazioni e tutti rispondono insieme: La tua croce è la nostra vita, Signore

- Quando siamo tristi

- Quando siamo senza speranza

- Quando il male ci rende prigionieri

- Quando nella nostra casa viviamo momenti difficili

- Quando manca il dialogo nella nostra famiglia

A questo punto il parroco e/o il catechista invita i bambini a presentarsi davanti all’altare per ricevere una croce. Si consiglia di offrire ai bambini un cordoncino con una croce in vetro: in tal caso essa risulta particolarmente luminosa, oppure scegliere una croce realizzata in ambienti missionari sudamericani (Perù), in genere colorata e ricca di segni di vita.

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Dopo la consegna della croce, i bambini e i genitori sono invitati a prendersi per mano e recitare insieme la preghiera del Padre nostro.

Al termine il parroco o catechista conclude:

Signore Risorto, oggi accogliamo ancora una volta la tua croce. Aiutaci a ricordare che tu sei risorto e sempre ci accompagni. Aiutaci a ricordare che solo l’amore vince il male e la morte. Mentre portiamo con noi questa piccola croce, insegnaci a custodire sempre la tua presenza nella nostra famiglia e nella nostra vita. Tu sei sempre con noi, nostro fratello e Signore che vivi con il Padre e lo Spirito per i secoli eterni. Amen.

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TAPPA 5

42 LA PENTECOSTE Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11) Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".

VVVIIIEEENNNIII,,, SSSAAANNNTTTOOO SSSPPPIIIRRRIIITTTOOO!!!

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43 VERSETTI EVANGELICI SUL TEMA DELLA LUCE Gesù disse loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". (Gv 8,12) Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. (Gv 1,9-10) Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (Mt 5,14-16).

44 RACCONTO: “UN NUOVO ARRIVO”

Nello stesso condominio di Giulia, di fronte al suo alloggio, è arrivata una nuova famiglia. Insieme al papà e alla mamma ci sono anche una bambina che, più o meno, è grande come Giulia e un maschietto più piccolo. Proprio in quel momento, la ditta specializzata nel trasloco sta terminando di scaricare, da un grosso camion, gli ultimi mobili. Giulia è alla finestra incuriosita da quanto avviene sotto casa. Ad un certo punto la bambina, che segue dal marciapiede le fasi del trasloco insieme al papà, solleva lo sguardo verso l’alto scorgendo Giulia alla finestra, e le sorride timidamente. Giulia, invece, fa finta di niente: “In fin dei conti non la conosco neppure”, si giustifica tra sé. Tre giorni dopo, nel pomeriggio, Giulia scende in cortile per giocare a pallavolo con gli altri bambini del condominio. Si riescono a formare due squadre di quattro giocatori ciascuna e la partita inizia subito. A Giulia piace un sacco giocare a pallavolo. Per niente al mondo vi rinuncerebbe quando si organizza una partita. Ad un tratto si accorge che, dal balcone di casa, la bambina che è arrivata da pochi giorni sta osservando il loro gioco. Nessun’altro l’ha notata. Lei, invece, non può fare a meno, ogni tanto, di sollevare lo sguardo verso quel balcone. Si sente un po’ in imbarazzo. “Se mi trovassi al suo posto… mi piacerebbe stare a guardare gli altri che si divertono?”, si domandava pensierosa. Ma subito dopo: “Che cosa ci posso fare io? Oltretutto le quadre hanno lo stesso numero di giocatori… Non c’è posto per un’altra bambina”. Proprio in quel momento, la mamma la chiama dalla finestra: “Vieni a casa. C’è Federica al telefono”. Federica è la sua migliore amica. La partita viene quindi interrotta mentre lei corre in casa. “Cia Fede… Hai bisogno di qualcosa?”, le chiede al telefono. “Mi puoi dire le pagine del libro di catechismo da studiare? L’ultima volta ero assente”. “Certo. Un attimo soltanto”. Posa il telefono e si precipita in camera. Sfoglia in tutta fretta le pagine del libro per arrivare all’ultima lezione quando, ad un tratto, la sua attenzione è attratta dalla frase che aveva sottolineato con l’evidenziatore azzurro: “Essere la luce del mondo vuol dire amare Dio Padre sopra ogni cosa e fare le opere dell’amore”. Si sofferma un momento pensare al significato di quelle parole, mentre le viene in mente la bambina appena arrivata nel condominio. “Mamma, torno a giocare in cortile”, avvisa, dopo aver spiegato a Federica la lezione da studiare, ed esce di casa.

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Adesso è sul pianerottolo e non può evitare di guardare la porta dell’alloggio di fronte, dove abita la nuova famiglia. Le parole del libro di catechismo le tornano in mente. E allora si decide. Vincendo la timidezza, suona il campanello dei vicini. Viene ad aprire proprio la bambina che osservava la partita di pallavolo. “Vuoi venire a giocare con noi?” , le chiede Giulia. “Volentieri, grazie! Lo dico a mia mamma e ti raggiungo subito”, è la risposta felice della bambina. “Io mi chiamo Barbara”, le dice sorridendo la bambina. “Io sono Giulia”. E continuano a chiacchierare finchè arrivano in cortile. Giulia presenta Barbara ai suoi amici, poi la partita di pallavolo riprende. Questa volta, però, Giulia ha deciso di fare l’arbitro: il suo posto in quadra lo ha ceduto a Barbara.

45 CARTONCINO: LA CANDELA

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46 I SIMBOLI DEL BATTESIMO

L’acqua è il segno della vita: come l’acqua purifica, toglie le

macchie, lava ciò che è sporco, chi si immerge nell’acqua del

Battesimo benedetta la notte di Pasqua, viene lavato dalla

macchia del peccato per la forza dello Spirito.

Il papà accende una candela dalla fiamma del cero pasquale: è il

segno della luce di Cristo che noi riceviamo per essere anche noi

luce per il mondo. La fede è come una fiamma accesa che illumina

e riscalda: ai genitori è chiesto di custodire e alimentare questa

fiamma e a fare in modo che non si spenga.

Nell’antichità gli atleti venivano unti con l’olio per essere più forti. L’olio

del Battesimo viene consacrato dal Vescovo e rappresenta il dono dello

Spirito Santo, è il segno della forza che ci dona Cristo affinché abbiamo

una fede forte, per essere protetti dal male e per renderci capaci di scelte

coraggiose.

La veste bianca è il simbolo dell’uomo nuovo creato da Dio. E’

bianca perché indica l’uomo pulito, senza macchia di peccato,

significa che si è “rivestito di Cristo”: in lui c’è la vita nuova, la

vita di Dio.

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47 INTERVISTA PER I GENITORI SUL BATTESIMO Cari mamma e papà, perché avete scelto di farmi battezzare?

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Dove sono stato battezzato?

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Nella chiesa dedicata a

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Che giorno era?

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Perché avete scelto questo nome per me?

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Il mio padrino è

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La mia madrina è

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Perché li avete scelti?

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Conservate ancora il cero e la veste bianca che il sacerdote vi ha consegnato durante il Battesimo?

Posso vederli?

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Cosa ricordate di quel giorno? Raccontatemi qualcosa

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Abbiamo fotografie o riprese del mio Battesimo? Le possiamo vedere insieme?

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48 PARABOLA DEI TALENTI (Mt 25,14-30)

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Riflessioni Raccomandò loro i suoi beni C´è qualcosa di sospeso nella narrazione: non sappiamo perché il padrone distribuisce i suoi beni, né il motivo del viaggio, né qual è la finalità della parabola. La quantità, che il signore affida a ognuno dei servi, è enorme. Il talento, più che una moneta, era una specie di lingotto d´argento, di circa trenta chili, ed era equivalente a 6.000 denari o salari di un operaio (lo stipendio di sedici anni di lavoro). Si tratta, pertanto, di 30.000, 12.000 e 6.000 denari rispettivamente. Una esagerazione. E qui viene una prima osservazione: il talento non si guadagna, non si conquista, non si merita. Si riceve. I tre impiegati della parabola hanno ricevuto un dono diverso per la quantità, ma sempre un dono. Nella “carriera” cristiana nessuno si è fatto da solo. L´esistenza si costruisce con un materiale, che è stato messo a nostra disposizione, che abbiamo ricevuto gratuitamente. Tutto è grazia. Il nostro compito non è che la risposta a un dono. L´operaio del Regno non è un locatario, come i coltivatori della vigna, che lavoravano con un contratto (la legge); è un invitato ad amministrare liberamente, personalmente e responsabilmente i beni. La responsabilità è più grande perché il signore si assenta e lascia la sua proprietà in mano dei suoi servi. Molti considerano la fede come un nascondere e conservare i doni ricevuti; sanno che Dio li salva (qualcuno neppure quello), e pensano che la cosa migliore è starsene tranquilli, senza fare niente di cattivo (e nulla di buono). Essere cristiano, invece, richiede attività, sforzo e impegno.

Chi aveva ricevuto… se ne andò I due primi impiegati lavorano e raddoppiano i talenti. Ma chi aveva ricevuto un talento lo sotterra, per conservarlo e non perderlo. Per Gesù bisogna lavorare i talenti ricevuti; non solo non spenderli male -nessuno dei tre servi lo fa- ma moltiplicare i frutti. I primi due servi hanno la funzione di evidenziare, come un contrasto, il comportamento del terzo, che nasconde il tesoro sotto terra.

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Non importa se i talenti sono molti o pochi, l´importante è non rimanere oziosi. Nessuno è così povero che non abbia qualcosa da offrire. In questo senso ricco, non è chi tiene di più, ma chi dà di più, chi più offre. Bene, servo buono e fedele “Dopo molto tempo tornò il signore”. I due primi impiegati, che avevano raddoppiato il capitale, dicono la stessa cosa: “… mi hai dato; qui hai…”. E il padrone risponde allo stesso modo. La quantità è relativa: ognuno produce secondo la sua capacità. Dio non fa il paragone con quello che gli altri hanno prodotto; ci chiederà se abbiamo dato tutto il frutto possibile. I due primi sono stati “fedeli nel poco”. Che cosa vuol dire? Che hanno fatto quello che dovevano e potevano fare: il lavoro che hanno realizzato non è stato un atto straordinario di eroismo..., semplicemente sono cresciuti come persone. Ciò che ci è stato dato gratuitamente lo sviluppiamo con il nostro lavoro, perché siamo un progetto, non una realtà finita. La vocazione di ogni essere umano consiste nel crescere fino ad arrivare alla maturità, mai definitivamente raggiunta. Ho avuto paura e ho nascosto il tuo talento Il terzo impiegato sotterrò il talento e lo restituì integro. conservò la quantità che aveva ricevuto, ma improduttiva. Quel servo non ha fatto niente di male; non ha fatto niente. Siamo abituati a vedere il peccato come qualcosa di cattivo, mentre qui Gesù condanna la passività, il non fare nulla. Gesù ci chiede di essere lavoratori del suo Regno. Quel servo alla fin fine non aveva sprecato il denaro del suo signore. E´ stata più grande la sua pigrizia o la sua paura? Ha agito con prudenza? La fiducia, che il padrone aveva posto in lui, gli produsse una paura, che uccise la sua libertà per trafficare, la sua spontaneità e la sua creatività. Quello che dice, come scusa per la sua azione, mostra che ha una idea sbagliata rispetto al suo signore. Così anche noi possiamo vedere in Dio un padrone severo. Di fronte a un Dio così, l´essere umano ha paura e si nasconde dietro l´osservanza esatta e meschina della legge. Né la grande Chiesa, né la piccola comunità, né il credente concreto devono inciampare in questa pietra. La responsabilità dei credenti non è di “conservare” congelato il vangelo di Gesù, ma di renderlo operativo con audacia; non conservarlo come un seme, ma seminarlo; non adorarlo come pane, ma mangiarlo. La paura è il contrario della fede, come la pigrizia lo è del dare frutto. I “talenti” non si identificano semplicemente con le qualità o i doni naturali, che ogni uomo possiede, ma con la vocazione dei discepoli, che hanno ricevuto gratuitamente la rivelazione dei “misteri divini”, che devono far fruttificare. La fede è risposta gratuita all´iniziativa gratuita di Dio. Seguire Gesù è un rischio più che una sicurezza. Esigenza feconda più che conformità sterile. Urgenza d´amore più che soddisfazione per il dovere compiuto. Servo miserabile e pigro Il terzo servo conosceva il suo signore; almeno aveva tanti motivi per conoscerlo come gli altri due. Però, è evidente che non lo amava, solo aveva paura di lui. Lo chiama “uomo duro”. E quando non si ama, servire costa molto. L´amore dà coraggio per servire la persona amata. La pigrizia, frutto della disaffezione, porta all´indifferenza verso tutti. La parabola è dura per chi tutto lo calcola. Manifesta rifiuto per chi è inattivo, per quelli che sfuggono dalle proprie responsabilità, per quelli che non vogliono sapere niente di niente, per quelli che non sbagliano mai perché non si impegnano mai nel fare qualcosa sul serio, per quelli che cercano la loro sicurezza personale nell´osservanza delle leggi.

A chi non ha, gli sarà tolto Molte volte si trovano dei paradossi nell´insegnamento di Gesù. E´ una caratteristica del suo linguaggio e del suo modo di essere religioso e personale. I paradossi servono per avvertire che il suo insegnamento e quello che lui offre supera i nostri modi, i nostri stili, i nostri progetti. Non li distrugge, li rispetta. Ma li corregge e li supera.

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La parabola ha come finalità di far comprendere la vera natura della relazione che esiste tra Dio e l´uomo. Il servo vigilante e attento, ci dice Matteo, è colui che, superando il timore servile e la meschina concezione farisaica del dovere religioso, traduce il messaggio in atti concreti, generosi e coraggiosi. Aspettare il padrone significa assumere il rischio della propria responsabilità. Dio non vuole che gli restituiamo quello che ci ha dato, ma molto di più. A coloro che si muovono nel terreno dell´amore e corrono il rischio delle decisioni, si aprono prospettive sempre nuove. Invece, chi rimane immobile e pauroso, si rende sterile e gli sarà tolto perfino quello che ha.

49 RACCONTO: “INTORNO AL FUOCO”

C’erano una volta alcuni uomini che si erano seduti a chiacchierare insieme. Quando la notte li

coprì con il suo nero manto, fecero una bella catasta di legna ed accesero il fuoco. Se ne stavano

seduti ben stretti, mentre il fuoco li scaldava ed il bagliore della fiamma illuminava i loro volti. Ma

uno di loro, ad un certo punto, non volle più rimanere con gli altri e se ne andò per conto suo, tutto

solo. Si prese un tizzone ardente dal falò e andò a sedersi lontano dagli altri. Il suo pezzo di legno

in principio brillava e scaldava, ma non impiegò molto ad illanguidire ed a spegnersi. L’uomo

che sedeva da solo fu inghiottito dall’oscurità e dal gelo della notte. Ci pensò un momento, poi si

alzò, prese il suo pezzettino di legna e lo riportò nella catasta dei suoi compagni. Il pezzo di legno

si riaccese immediatamente e divampò di fuoco nuovo. L’uomo si sedette nuovamente nel cerchio

degli altri. Si scaldò ed il bagliore della fiamma illuminava il suo volto”.

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50 SCHEDE PER I GENITORI SULLA PROPRIA GIORNATA

LA GIORNATA

DEL MIO PAPA’

SVEGLIA ORE _______

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A NANNA ALLE ORE __________

Nella giornata quanto tempo dedico all’attività suggeritami da mio/a figlio/a?

Ogni quadratino indica il periodo fino ad un’ora.

Quindi, mettere una crocetta per ogni ora dedicata

all’attività svolta. (Es: colazione = meno di un’ora,

mettere croce su un solo quadratino; lavoro mattina = 5

ore, mettre croce su cinque quadratini, ecc.)

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LA GIORNATA

DELLA MIA MAMMA

SVEGLIA ORE _______

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A NANNA ALLE ORE __________

Nella giornata quanto tempo dedico all’attività suggeritami da mio/a figlio/a?

Ogni quadratino indica il periodo fino ad un’ora.

Quindi, mettere una crocetta per ogni ora

dedicata all’attività svolta. (Es: colazione =

meno di un’ora, mettere croce su un solo

quadratino; lavoro mattina = 5 ore, mettre croce

su cinque quadratini, ecc.)

Page 136: SAPERE GESU’

51 SCHEDA SULLA PREGHIERA IN FAMIGLIA

LA PREGHIERA

CON LA MIA FAMIGLIA

Durante la settimana ho pregato così con mamma e papà:

PREGHIERA

DEL

MATTINO

PREGHIERA

PRIMA

PRANZO

PREGHIERA

PRIMA

STUDIO

PREGHIERA

PRIMA

CENA

PREGHIERA

DELLA

SERA

DOMENICA

LUNEDI

MARTEDI

MERCOLEDI

GIOVEDI

VENERDI

SABATO

Mettere una crocetta se nel giorno indicato si è vissuto il momento di preghiera

riportato anche se solo con uno dei genitori.

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52 PREGHIERA DI UN BAMBINO

Caro Gesù,

ti offro ogni mio pensiero,

ogni mia azione,

ogni mio sorriso.

Ti offro il mio impegno,

la vita della mia famiglia,

i miei desideri, il mio gioco

ed il mio studio.

Tu prendi e moltiplica il bene che ti offro

Perché tutto quello che io faccio,

se Tu sei con me,

si colora di Amore.

Amen