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GESÙ TRASFIGURATO. IL VOLTO CHE CI METTE IN CAMMINO BOLLETTINO UISG N. 148, 2012 PREFAZIONE 2 GESÙ TRASFIGURATO. IL VOLTO CHE CI METTE IN CAMMINO 4 “ALZATEVI E NON TEMETE” (MT 17,7) Sr. Lucia Weiler, IDP Sr. Vera Ivanise Bombonatto, FSP LA VITA RELIGIOSA IN AMERICA LATINA E NEI CARAIBI: 27 SPERANZE E SFIDE Fr. Paulo Petry, FSC SANDRA M. SCHNEIDERS: UN FUTURO PROFETICO 40 PER LE RELIGIOSE “LA VITA RELIGIOSA APOSTOLICA FEMMINILE HA UN FUTURO IN QUESTO TEMPO E OLTRE” TESTIMONIANZE 46 LA COMUNITÀ INTERCONGREGAZIONALE DELLA CRB IN HAITI Sr. Marian Ambrosio, IDP LA VITA DELLA UISG 50 L’ESSENZIALE PER LA VITA RELIGIOSA 52

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GESÙ TRASFIGURATO.IL VOLTO CHE CI METTEIN CAMMINO

BOLLETTINO UISG N. 148, 2012

PREFAZIONE 2

GESÙ TRASFIGURATO. IL VOLTO CHE CI METTE IN CAMMINO 4

“ALZATEVI E NON TEMETE” (MT 17,7)

Sr. Lucia Weiler, IDP

Sr. Vera Ivanise Bombonatto, FSP

LA VITA RELIGIOSA IN AMERICA LATINA E NEI CARAIBI: 27

SPERANZE E SFIDE

Fr. Paulo Petry, FSC

SANDRA M. SCHNEIDERS: UN FUTURO PROFETICO 40

PER LE RELIGIOSE“LA VITA RELIGIOSA APOSTOLICA FEMMINILE

HA UN FUTURO IN QUESTO TEMPO E OLTRE”

TESTIMONIANZE 46

LA COMUNITÀ INTERCONGREGAZIONALE DELLA CRB IN HAITI

Sr. Marian Ambrosio, IDP

LA VITA DELLA UISG 50

L’ESSENZIALE PER LA VITA RELIGIOSA 52

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PREFAZIONE

La UISG, che rappresenta quasi duemila superiore generali sparse in tuttoil mondo, oltre ad avere la sede centrale e pulsante a Roma, è costituita ancheda alcuni raggruppamenti minori, nazionali o regionali, chiamati “Costellazioni”,coordinati da delegate, che insieme alla loro equipe cercano di creare spazi dicondivisione tra le superiore generali delle proprie zone geografiche.

Ogni anno e mezzo il Consiglio Direttivo, con sede a Roma, convoca unConsiglio formato dalle Delegate delle Costellazioni. Questi incontri si celebrano,alternativamente, a Roma e in diverse parti del mondo. Questa volta il Consigliodelle Delegate è stato celebrato in Brasile. Perché?

I Consigli precedenti si sono svolti in India, Polonia, Kenia e, quindi, questavolta, toccava all’America Latina! E abbiamo scelto il Brasile perché volevamoincontrare una Vita Religiosa profetica e perché la Conferenza dei Religiosi delBrasile ha accolto la nostra proposta a braccia aperte. Ci è stata suggerita, comesede dell’incontro, la città mariana di Aparecida, centro della religiosità popolareverso Nossa Senhora.

In questo numero offriamo la riflessione teologica presentata, durante ilConsiglio delle Delegate, dalle teologhe brasiliane Sr. Vera Bombonatto, FSP eSr. Lucia Weiler, IDP, che, in perfetta sintonia, hanno presentato il tema “Gesùtrasfigurato: il volto che ci mette in cammino”. Seguendo il metodo del‘Vedere - Giudicare - Agire’ sono partite dalla realtà dei tanti volti sfigurati, trala gente e nella vita religiosa e, in quella luce, hanno offerto una esegesi biblicadel testo. Il volto trasfigurato di Gesù ‘mette in cammino’ la vita religiosa perchétrasfiguri il suo essere, la sua vita, la realtà che ci circonda.

Fr. Paulo Petry, FSC, nella giornata del Consiglio aperta alla partecipazionedei religiosi del Brasile, ha presentato la sua visione su “La vita religiosa inAmerica Latina e nei Caraibi: sfide e speranze” attingendo ad una profondaconoscenza del continente latino-americano come Presidente della CLAR(Confederazione dei Religiosi Latino-America e Caraibi). Forti sfide, soprattuttola violenza, che purtroppo occupa il primo posto, e speranze piene di vita che

n questo Bollettino desideriamo condividere la ricchezza del Consigliodelle Delegate UISG, celebrato all’inizio del dicembre 2011 in Aparecida(Brasile).

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riflettono una vita religiosa profetica nella società latino-americana.

Anche se non possiamo pubblicare la monografia completa della teologanordamericana Sr. Sandra Schneiders, IHM sul “Futuro profetico dellereligiose”, vi offriamo una sintesi giornalistica di essa. Assumere con serenitàla realtà della Vita Religiosa in occidente non impedisce all’autrice di intravvederei nuovi germogli di vita che stanno sorgendo al suo interno e, a partire da questo,avere il coraggio di sognare un futuro diverso, una nuova forma di presenza dellavita religiosa femminile.

Nella sezione Testimonianze riportiamo l’esperienza di una ComunitàIntercongregazionale della CRB in Haiti, che ci è stata presentata durante ilConsiglio delle Delegate di Aparecida da Sr. Marian Ambrosio, Presidente dellaConferenza dei Religiosi del Brasile (CRB). Il dolore della gente le ha fortementetoccate, le ha messe insieme e le ha spinte a dare risposte alternative.

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GESÙ TRASFIGURATO:IL VOLTO CHE CI METTE IN CAMMINO“ALZATEVI E NON TEMETE” (MT 17,7)

Sr. Lucia Weiler, IDPSr. Vera Ivanise Bombonatto, FSP

Sr. Lucia Weiler, IDP, ha conseguito il dottorato in Teologia presso laPontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro ed è docente di Teologiapresso la Scuola di Teologia e Spiritualità Francescana (ESTEF).

Sr. Vera Ivanise Bombonatto appartiene alla Congregazione delle suorePaoline. É dottore in Teologia Dogmatica, docente di Cristologia,responsabile della sezione di Teologia e membro del Consiglio Editorialedelle Edizioni Paoline. Partecipa all’Equipe di Riflessione teologicadella Conferenza dei Religiosi del Brasile e della CLAR (Confederazionedei Religiosi Latino America e Caraibi). É membro della Società diTeologia e Scienze Religiose.

Originale in portoghese

Introduzione

iamo riunite nel nome della Trinità: il Padre che ci chiama a seguireGesù e ci assicura che Egli è il Figlio diletto (cf. Mt 17,5); il Figlioche è la via, la verità e la vita dell’umanità (cf. Gv 14,6); lo Spirito

Santo che ci fortifica e forma in noi l’immagine del Figlio (cf. Gl 4,19).

Ci accoglie, con amore e gioia, questa città di Aparecida, simbolo dellafede, dinamica e trasformatrice, del popolo brasiliano; luogo benedetto checi invita a riflettere sulla presenza di Maria, Madre di Gesù e Madre nostra,nella storia della salvezza, e sulle tante donne consacrate, anonime, chehanno dato la loro vita per la causa di Gesù.

La nostra riflessione di questi giorni si svolgerà a partire da un episodiocentrale nella vita e nel ministero di Gesù, narrato nei Vangeli sinottici: laTrasfigurazione di Gesù.

Seguiremo il metodo del ‘vedere, giudicare e agire’, sviluppando iseguenti punti:

I. In ricerca di un volto trasfigurato (vedere)

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II. In ricerca della luce, per un passaggio necessario: dalla ‘sfigurazione’alla trasfigurazione (giudicare)

III. In ricerca di nuovi modi di seguire Gesù (agire)

I. In ricerca di un volto trasfigurato (vedere)

Questo primo momento della nostra riflessione ha come obiettivo ilsituarci nell’orizzonte, mistico, profetico e sapienziale dell’evento paradigmaticodella Trasfigurazione, perché alla sua luce, i nostri cuori diventino semprepiù sensibili alla realtà dei tanti volti sfigurati del nostro popolo che anelanoalla trasfigurazione e noi possiamo percepire meglio la reale situazione dellaVita Religiosa Consacrata oggi: le sue sfide e le sue speranze, le sue pauree le sue gioie.

Inizialmente vogliamo rivisitare il testo biblico, rileggendo questoepisodio nel Vangelo di Matteo 17, 1-8.

1. Le ragioni della scelta di questo brano evangelico come testoparadigmatico e icona del cammino

Perché abbiamo scelto questo episodio della vita e del ministero di Gesùper la nostra riflessione di questi giorni? Quale relazione esiste tra laTrasfigurazione di Gesù e la Vita Religiosa Consacrata? Quali sono le luci,le forze e le provocazioni della Trasfigurazione di Gesù per la Vita ReligiosaConsacrata oggi? Quale relazione esiste tra la Trasfigurazione di Gesù e lamanifestazione di Dio nell’Apparizione della Vergine Maria, nelle acque delfiume Parnaíba?

Possiamo elencare quattro ragioni che giustificano questa nostra scelta.

1.1 La Trasfigurazione: evento-rivelazione del mistero trinitario

La prima ragione della scelta di questo testo è, senza dubbio, la suapertinenza e rilevanza cristologica e trinitaria, che è anche il cuore della VitaReligiosa. La scena della Trasfigurazione di Gesù è posta al centro dellacristologia neotestamentaria e della rivelazione della Trinità (come vedremomeglio nella seconda parte della nostra riflessione: il momento del giudicare).

Questa esperienza è narrata nei Vangeli sinottici: Matteo, Marco e Luca.Ogni evangelista ha dato a questo evento una propria sfumatura, in relazioneal contesto, ai destinatari, alle comunità interlocutrici e all’obiettivo delproprio Vangelo.

La Trasfigurazione di Gesù è il preludio della sua dolorosa morte diCroce e anticipazione della sua gloriosa resurrezione. Essa ha un dupliceobiettivo: rafforzare la fede dei discepoli e prepararli a vivere il dramma

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della Croce e, nello stesso tempo, confermarli nella certezza della figliolanzadivina di Gesù, per mezzo della sua resurrezione.

Si tratta di un evento-rivelazione del mistero trinitario: la voce del Padrerivela l’identità di Gesù: “Questi è il mio Figlio diletto, ascoltatelo”. Gesùmanifesta la sua divinità. Lo Spirito Santo, rappresentato da una nubeluminosa, avvolge Gesù.

Nel mistero della trasfigurazione intravediamo anche la nostra sublimevocazione: “Dio ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, nongià in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia;grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelatasolo ora con l’apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto lamorte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo”(2Tm 1,9-10).

Il trasfigurato del monte Tabor appare ‘sfigurato’ sulla Croce e ci aiutaa riconoscere i volti sfigurati di tanti fratelli e sorelle, poveri e sofferenti, cheinvocano giustizia e pace. Ci aiuta a vedere anche il volto sfigurato delpianeta, progettato con tanto amore dal Creatore: “E Dio vide che era cosamolto buona” (cf. Gn 1, 1-2,4a ) e distrutto dalla sete di guadagno e di potere.

Con questa riflessione, vogliamo essere in sintonia com la Chiesauniversale, in cammino di trasfigurazione. Vogliamo ricordare anche tantireligiose e religiosi che donano la loro vita, con amore e sacrifício, nellariflessione e nell’insegnamento della Teologia.

1.2 La Trasfigurazione: icona della Vita Consacrata

La seconda ragione per cui abbiamo scelto questo testo è il suo significatoper la Vita Religiosa Consacrata. L’Esortazione Apostolica post-sinodaleVita Consecrata è strutturata attorno all’icona della Trasfigurazione di Gesù.Questo episodio racchiude, in una visione d’insieme, i tratti essenziali dellavita consacrata, in particolare, la dimensione contemplativa in riferimentoalla preghiera di Gesù sulla montagna e la dimensione attiva, che rivela lagloria di Gesù e prepara ad affrontare il dramma della Croce. 1

Secondo questo documento, la contemplazione del volto trasfigurato diGesù rivela alle persone consacrate il mistero della Trinità: il Padre,creatore e datore di ogni bene, che proclama: “Questo è il Figlio mioprediletto, ascoltatelo” (Mt 17,5). Motivato dal suo amore gratuito, il Padreprende l’iniziativa di chiamare; il Figlio, “l’immagine del Dio invisibile”(cf. Col 1,15), la via che conduce al Padre, invita coloro che il Padre hachiamato a seguirlo; lo Spirito Santo consacra ed invia, suscitando unarisposta integrale. 2

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Con questa riflessione, vogliamo essere in sintonia con i religiosi e lereligiose del mondo intero, nel loro sforzo quotidiano di essere, tra la gente,“volto trasfigurato del Figlio amato”.

1.3 La Trasfigurazione: orizzonte ispiratore e meta della Vita Religio-sa latino-americana

La terza ragione della scelta di questo episodio per la nostra riflessioneè la sua affinità con la vita religiosa in America Latina e nei Caraibi.L’orizzonte ispiratore del Piano Globale della CLAR (2009 - 2012) presentadue icone evangeliche che motivano ed illuminano il suo cammino: l’incontrodi Gesù con la donna Siro-Finicia (Marco 7,24-30) e l’esperienza dellaTrasfigurazione di Gesù (Marco 9,2-10).

Di fronte alle sfide dei nuovi scenari che configurano l’attuale contestosocio-economico, politico, culturale, religioso ed ecclesiale, e dei soggettiemergenti, la vita religiosa in America Latina si pone in ascolto della realtàstorica e del “Figlio prediletto del Padre” (Mt 17,5), avendo come obiettivo:nuovi volti di vita religiosa.

Pertanto, questa riflessione vuole metterci in sintonia, in maniera particolare,con la vita religiosa in America Latina e nei Caraibi, nei suoi sforzi diriconoscersi in “Gesù, il Figlio diletto del Padre”, seguire le sue orme eassumere il suo progetto, ascoltando Dio laddove la vita chiama.

1.4 La Trasfigurazione: la Vergine Aparecida simbolo della compas-sione di Dio

Il quarto motivo della scelta di questa scena evangelica della Trasfigurazioneè legato al luogo scelto per ospitare questo incontro: la città mariana diAparecida, centro di fede e terra che genera numerose trasfigurazioni. Corpimartoriati e traumatizzati che, all’ombra della piccola immagine della Vergine,si ricompongono e si trasfigurano, miracolosamente.

Maria di Nazareth, umile serva del Signore, “apparve” a tre semplicipescatori. La piccola immagine trovata nell’acqua ha la testa separata dalcorpo e il colore della razza più disprezzata, la razza nera. La Vergine è afavore dei poveri e degli oppressi ed è diventata il simbolo dei volti sfiguratidi tante persone bisognose. Persone anonime hanno dato inizio al suo culto,hanno curato questa devozione nei primi anni. La prima persona che haricevuto un miracolo è stato uno schiavo. La Vergine è madre e compagnadel popolo nel cammino verso la vita piena.

Nella coscienza del popolo sofferente, che la invoca com i nomi piùdiversi, essa è la madre di Gesù, che ha vissuto una storia di sofferenza. Diedealla luce suo figlio Gesù nella povertà e semplicità, fuggì in Egitto per

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salvare suo figlio, rimase con Gesù a piedi della croce. Salì al cielo, macontinua a rimanere vicina alla umanità sofferente. La sua presenza costantesi situa nell’universo della Passione di Gesù, come madre di compassioneche intercede presso Dio per gli umili e gli oppressi.

Il pescatore, un uomo del popolo, che ha portato l’immagine ‘sfigurata’nella sua casa, in un gesto di amore e di gratitudine, l’ha restaurata, incollandola testa sul corpo con cera d’api Arapuá, nera e appiccicosa. L’immagine diMaria è stata ‘riciclata’ e ricomposta nella sua forma umana, grazie aldinamismo e la creatività propria della cultura oppressa. Riciclando l’immagine-simbolo, il popolo dei devoti ha ricostruito l’immagine-significato.

Nella fragilità, questa piccola immagine rivela la compassione di Diopiccolo e le persone semplici, che devono affrontare gravi problemi epericoli quotidiani, trovano conforto e forza per continuare la lotta per lasopravvivenza.

Questa riflessione sulla Trasfigurazione di Gesù ci avvicina ai corpisfigurati del nostro popolo sofferente, ma trasfigurati per la loro fede e perl’intercessione della Vergine Maria, che ci dice: “Fate quello che vi dirá” (cf.Gv 2,5) . Essa ci avvicina anche alla realtà della vita religiosa oggi, in cuitanti corpi sfigurati di religiosi e religiose anelano ad una nuova vitatrasfigurata.

2. Il grido dei volti sfigurati del popolo latino-americano e caraibico

L’opzione per i volti sfigurati del popolo è uno dei tratti caratteristicidella Chiesa latino-americana, del nostro modo di essere cristiani e di viverela vita consacrata. Questa opzione “è implicita nella fede cristologica in quelDio che si è fatto povero per noi, per arricchirci com la sua povertà (cf.2 Cor, 8-9)”. 3

A Medellín, la Chiesa ha udito il grido di milioni di uomini e donne, chechiedevano ai loro pastori una liberazione che non ricevevano da nessunaparte e ha fatto una chiara e profetica opzione preferenziale e solidaria peri poveri.4

Puebla invitò i cristiani a riconoscere nel volto dei poveri “i trattisofferenti del Cristo, il Signore che ci interroga e ci interpella” e presentòun elenco dei lineamenti dei poveri e dei piccoli nei quali siamo chiamati ariconoscere il volto sfigurato di Gesù Cristo: bambini abbandonati, giovanidisorientati, indigeni e campesinos sfruttati, operai sottopagati, sottoccupatie disoccupati, emarginati ed anziani. 5

Santo Domingo affermò che “scoprire nei volti sofferenti dei poveri ilvolto di Gesù (cf. Mt 25,31-46) è qualcosa che sfida tutti i cristiani ad una

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profonda conversione personale ed ecclesiale”.6

Aparecida ha, quindi, riaffermato che “questa opzione nasce dallanostra fede in Gesù Cristo, il Dio fatto uomo, che si è fatto nostro fratello (cf.Eb 2,11-12)” ed ha riconosciuto che la globalizzazione ha fatto emergere, nelnostro popolo, nuovi volti della povertà: migranti, vittime della violenza,sfollati e rifugiati, vittime del traffico di persone e di sequestri, desaparecidos(scomparsi), malati di AIDS e di malattie endemiche, tossicodipendenti,anziani, bambini vittime della prostituzione, della pornografia, della violenzasessuale e del lavoro minorile, donne maltrattate, vittime della esclusione edel traffico sessuale, persone diversamente abili, gruppi di disoccupati,esclusi a causa dell’analfabetismo tecnologico, persone che vivono sullestrade delle grandi città, indigeni, afro-americani, agricoltori senza terra eminatori. 7

La Vita Religiosa Consacrata, in America Latina e nei Caraibi, camminainsieme a questi volti sfigurati, difendendo la vita, ovunque essa è minacciata.Per assumere questa causa, che è la causa di Gesù, siamo “circondati da ungran nugolo di testimoni” (Ebrei 12,1), che hanno dato la vita fino almartirio, come suor Dorothy Stang. E questa lotta continua!

Chi sta sfigurando questo lungo elenco di volti? Dio li trasfigura cometrasfigura Gesù, perchè sono i suoi figli e figlie prediletti.

Suggerimenti per una dinamica:

1. In piccoli gruppi, individuare:- le espressioni dei volti sfigurati del nostro popolo e i segni di

trasfigurazione- le espressioni dei volti sfigurati della vita religiosa e i segni di

trasfigurazione2. Riunione plenaria con condivisione creativa3. Sintesi: MAPPATURA

Volti sfigurati che desiderano la trasfigurazione a) gente; b) VitaReligiosa

Segni di trasfigurazione a) gente; b) Vita Religiosa.

II. In ricerca di luce per un passaggio necessario: dalla‘sfigurazione’ alla trasfigurazione (giudicare)

Dopo aver illustrato le ragioni che ci hanno portato a optare per unariflessione sull’evento della trasfigurazione e dopo aver considerato la realtàattuale dei volti sfigurati del nostro popolo e della vita religiosa che anelanoalla trasfigurazione, passiamo al secondo momento della nostra giornata distudio: l’illuminazione di questa realtà, per mezzo della Parola di Dio.

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Metodologicamente contempleremo più da vicino il primo racconto diMarco, facendo alcune considerazioni circa i particolari narrati in Matteo eLuca. Daremo anche uno sguardo ad altri passi biblici, considerati come testidi riferimento, in particolare Giovanni, la prima lettera ai Corinzi e laseconda lettera di Pietro. L’obiettivo e l’orizzonte principale della nostraricerca è quello di trovare la luce per il cammino della Vita ReligiosaConsacrata in questo momento storico, in cui è chiamata a favorire ilpassaggio–la pasqua dalla ‘sfigurazione’ alla trasfigurazione.

1.Uno sguardo bíblico-esegetico-ermeneutico

Il Sinodo della Parola ci invita a contemplare la stessa Parola comeVolto. Il Figlio di Dio è la Parola, è il Logos - Dabar: la Parola eterna (cf.Gv 1,1e ss). Questa Parola si è fatta piccola, così piccola da entrare in unamangiatoia. Si è fatta bambino, perchè la Parola potesse essere compresa danoi. Adesso, la Parola non solo è udibile, non solo possiede una voce, ora laParola ha un volto, che dunque possiamo vedere: Gesù di Nazareth (VerbumDomini n. 12). E il volto di Gesù che si trasfigura apre a infinite possibilitàdi trasformazione che ancora devono venire. Siamo un costante ‘venire-a-essere’.

Per questo, diamo ora uno sguardo più attento ai racconti biblici.

1.1 Etimologia e origine della parola ‘trasfigurazione’ e significatobiblico-teologico

Il termine ‘trasfigurazione’ è la traduzione di una parola greca:

Ì å ô á ì ü ñ ö ù ó ç .

Possiamo trovare l’idea di una trasformazione degli esseri divini oumani nella mitologia greca e romana. Tramite la poesia ellenistica e romanaconosciamo uma serie di leggende sulle trasformazioni (Nikandros, P. OvidiusNaso). Ma il concetto di metamorfosi appartiene all’essenza dei “misteri”della tarda antichità.

Nella Bibbia questo termine appare solo quattro volte nel Nuovo Testamento:Mc 9, 2; Mt 17,2; Rom 12,2; 2 Cor 3,18. E in questi quattro casi si trova in

forma passiva µεταµορφοοµαι. 8

Luca narra l’episodio della trasfigurazione, ma non fa menzione deltermine µεταµορφοσε (cf. Lc 9,28-36). Anche nella lettera di Pietro(2 Pt 1, 1-21) troviamo il racconto di questa esperienza, riletta come paroladi commiato ed attribuita allo stesso Pietro.

Morphe, tradotto come trasfigurarsi o trasformarsi, può avere varisignificati biblici:

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a) Una trasformazione visibile esternamente (Mc 9,2 par. Mt 17,2): E futrasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vestidivennero candide come la luce (Mt 17,2);

Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche (Mc 9,2b.3).Luca narra l’accaduto (Lc 9, 28-36), ma non usa il termine trasfigurazione:E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divennecandida e sfolgorante (Lc 9, 29). Non si tratta di una trasformazionedell’essenza di Gesù. Nella trasfigurazione la vera essenza di Gesù simanifesta ai tre discepoli scelti e prediletti: Pietro, Giacomo e Giovanni.Il verbo metamorfoomai (passivo divino) si riferisce ad um’azione divina.

b) La trasfigurazione può essere intesa anche come contrapposizione ad unatteggiamento di conformismo con questo mondo (αιϖν). Rm 12, 2propone l’esigenza cristiana del cambiamento di mentalità, vale a dire, lametanoia, la conversione, il cambiamento di vita. Secondo Paolo, questoè l’autentico culto gradito a Dio: “Vi esorto dunque, fratelli, per lamisericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santoe gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi allamentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente,per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito eperfetto”. (Rm 12,1-2).

c) In 2 Cor 3,18 troviamo una chiara allusione alla forza trasformatrice delKyrios, cioè il pneuma. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in unospecchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesimaimmagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.

L’obiettivo dell’azione dello Spirito è la trasfigurazione fino a diventareimmagine del Cristo glorificato, del Cristo esaltato. La visione faccia afaccia, a viso scoperto, del Signore glorioso, quindi del nostro Dio, checi viene donata dallo Spirito ci rende simili a ciò che contempliamo. Sitratta di un processo dinamico, sia della glorificazione di Dio che deltraboccare della sua doxa su tutti i cristiani, che sono così trasformati asua immagine e somiglianza.

Il contenuto (non la parola) si incontra anche nell’idea di trasformazionein 1Cor 15, 35ss: qui troviamo la garanzia che nel compimento dellasalvezza, nella risurrezione, tutti avranno lo stesso nuovo modo di essere:la vita nuova. Questo ricorda il carattere provvisorio della corporeitàumana, paragonadola ad un seme corruttibile che morendo risusciterà o sitrasformerà in seme incorruttibile. Questa corporeità effimera, mortale,corruttibile “deve” scomparire e ricomparire in una nuova figura (1Cor 15,53),seguendo l’esempio di Cristo, primogenito di molti fratelli (Rm 8,29). La

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continuità dell’esistenza umana è pura grazia di Dio, nella discontinuitàdella nuova creazione escatologica (cf. 1 Cor 15, 36.42). Nell’orizzonteapocalittico vi è la promessa di un nuovo futuro, una trasformazionecompleta, sostanziale, qualitativa, una nuova creazione.

d) Nella seconda lettera di Pietro il significato teologico mette in risalto ilcarattere esperienziale. La metafora della Tenda, dimora di Dio in mezzoa noi (Gv 1, 14) diventa anche metafora del corpo umano di Pietro.

A poco a poco il significato di Metamorfosi – tradotto con Trasfigurazione- riceve una interpretazione teologica più profonda:

a) una rivelazione divina della glorificazione del Gesù terreno e della suamanifestazione nella gloria, anticipata, ai discepoli e, attraverso il racconto,anche a noi lettori del Vangelo.

b) un processo di trasfigurazione che si realizza nei cristiani tramite la fedee il riconoscimento del Signore glorificato ed esaltato. Tale riconoscimentocomporta la progressiva configurazione all’immagine di Gesù Cristo e, diconseguenza, una consegna libera e consapevole alla volontà di Dio, chedeve passare anche per la croce e la morte. La trasfigurazione assume,così, un carattere testimoniale o martiriale. 9

1.2 L’evento della Trasfigurazione nei Vangeli Sinottici

La Trasfigurazione è narrata nei tre vangeli sinottici: in Matteo, Marcoe Luca. Questo è segno che tale episodio contiene un messaggio importanteper le prime comunità. Voleva essere un aiuto a superare la crisi che la crocee la sofferenza provocavano nei discepoli. Anche oggi la Trasfigurazionecontinua ad essere un aiuto per superare la crisi provocata dalla croce e dallasofferenza. I tre discepoli addormentati possono fungere da specchio per noi.La voce del Padre dice a loro e a noi: “Questo è il mio Figlio diletto:ascoltatelo!”

É importante notare che, da un punto di vista letterario e tematico, ilracconto della Trasfigurazione, nei tre vangeli sinottici, è posto subito dopoil primo annuncio della Passione. Questo è significativo perchè indica laprospettiva della passione di Gesù. Gesù era già entrato in conflitto con leautorità varie volte. All’interno di quella società l’annuncio del Regno, nelmodo in cui Gesù lo faceva, non era tollerato. O egli tornava indietro, osarebbe morto! Non vi era altra alternativa. Gesù non tornò indietro. Perquesto la croce appare all’orizzonte, non come una possibilità, ma come unacertezza. Insieme alla croce appare la tentazione di seguire il cammino delMessia Glorioso e non il cammino del Servo Crocifisso.

Facciamo una sinossi dei tre racconti come appaiono nei tre Vangeli

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sinottici. Osserviamo i dettagli e le particolarità di ciascun vangelo elasciamoci toccare da essi.

Mt 17,1-9

1 E dopo sei giorni,

Gesù prese con sé Pietro,Giacomo e Giovanni suo fratelloe li condusse in disparte, su unalto monte.

2 E fu trasfigurato davanti a loroe il suo volto brillava come ilsole.

e le sue vesti divennero candidecome la luce

3ed ecco apparvero loro Mosèed Elia,

che conversavano con lui.

4Prendendo allora la parola,Pietro disse a Gesù:

Signore, é bello pernoi starequi.

Se vuoi, farò tre tende: una perte, una per Mosè e una per Elia.

Mc 9,2-10

2 E sei giorni dopo,

Gesù prese con sé Pietro,Giacomo e Giovanni e li portòsopra un monte alto, in un luogoappartato, loro soli.

E si trasfigrò davanti a loro

3 e le sue vesti divennerosplendenti, bianchissime;nessun lavandaio sulla terrapotrebbe renderle così bianche;

4e apparve loro Elia con Mosè,

e discorrevano con Gesù

5E prendendo allora la parolaPietro disse a Gesù:

Maestro, é bello per noi starequi.

facciamo tre tende: una per te,una per Mosè e una per Elia.

Lc 9,28-36

28Circa otto giorni dopo questidiscorsi,

[e] prendendo con sè Pietro,Giacomo e Giovanni, salì sulmonte a pregare;

29e, mentre pregava,

il suo volto cambiò d’aspetto,

e la sua veste divenne candidae sfolgorante.

30Ed ecco due uomini parlavanocon lui: erano Mosè ed Elia,

31apparsi nella loro gloria,parlavano della sua dipartita chestava per compiersi inGerusalemme.

32 Pietro e i suoi compagni eranooppressi dal sonno; tuttaviarestarono svegli e videro la suagloria e i due uomini che stavanocon lui.

33E mentre questi si separavanoda lui, Pietro disse a Gesù:

“Maestro, è bello per noi starequi.

Facciamo tre tende, una per te,una per Mosè e una per Elia”.

Quadro sinottico della Trasfigurazione

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5 Egli stava ancora parlandoquando una nuvola luminosa liavvolse con la sua ombra.

e udirono una voce dalla nubeche diceva:

Questi è il mio Figlio diletto, nelquale mi sono compiaciuto:ascoltatelo!

6All’udire ciò, i discepoli cadderocon la faccia a terra e furonopresi da grande timore.

7E Gesù si avvicinò e toccandolidisse loro: Alzatevi e nonabbiate paura!

8Alzando gli occhi non videropiù nessuno se non Gesù solo.

9 E mentre discendevano dalmonte, Gesù ordinò loro:

“Non parlate a nessuno diquesta visione, finché il Figliodell’uomo non sia risorto daimorti”.

6 Non sapeva infatti che cosadire, poiché erano stati presidallo spavento.

7 Poi si formò una nube che liavvolse nell’ombra.

e dalla nube uscì una voce:

Questi è il mio Figlio diletto:ascoltatelo!

8E, subito, guardandosi intorno,non videro più nessuno se nonGesù solo con loro.

9 E mentre scendevano dalmonte, ordinò loro

di non raccontare a nessuno ciòche avevano visto, se non dopoche il Figlio dell’uomo fosserisuscitato dai morti.

10 Ed essi tennero per sé la cosa,domandandosi però che cosavolesse dire risuscitare daimorti.

Egli non sapeva quel che diceva

34 Mentre parlava così, venneuna nube e li avvolse; all’entrarein quella nube, ebbero paura.

35E dalla nube uscì una voceche diceva:

Questi è il mio Figlio, l’eletto:ascoltatelo!

36 E appena la voce cessò,

Gesù rimase solo,

Essi tacquero e in quei giorninon riferirono a nessuno ciò cheavevano visto.

Per approfondire questo tema con uno sguardo esegetico-biblico, siamoinvitate a contemplare, con maggiore intensità, il primo racconto che èattribuito a Marco. Non possiamo dimenticare che Marco fu amico edinterprete di Pietro. Pertanto, si tratta certamente di una esperienza raccontatadallo stesso Pietro, che successivamente ha assunto lo stile narrativo-letterarionello scritto evangelico.

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1.3 Comprendere la Trasfigurazione in tempo di crisi, di notte oscura,avendo come orizzonte la croce (Mc 9,2-8)

Il racconto della trasfigurazione, nel suo contenuto e nella sua struttura,ha origine nel vangelo di Marco. Nella struttura complessiva del Vangelo diMarco il racconto della Trasfigurazione rappresenta un momento culminanteche, nella prima parte, corrisponde alla scena del battesimo (Mc 1, 9-11).Ancora una volta qui la voce divina proclama Gesù: Questo è il mio Figliodiletto: ascoltatelo! (Mc 9,7b). 11

a) Uno sguardo al contesto

Il Vangelo di Marco è stato scritto al culmine della crisi dellaGalilea, sull’orlo della distruzione del Tempio di Gerusalemme, che è stataeffettuata nell’anno 70 della nostra era. Un Vangelo che racconta di Gesùcome di un uomo che affronta i conflitti con la libertà del Figlio di Dio. Perquesto Marco inizia proclamando: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figliodi Dio (Marco 1,1). E alla fine troviamo la professione di fede del centurioneromano: “Allora Gesù, dando un forte grido e spirò. Il velo del tempio sisquarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava difronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo eraFiglio di Dio!”. (Mc 15, 37-39).

Un filo conduttore del Vangelo è il Segreto Messianico, che giustamenteha lo scopo di rivelare e nascondere il vero messianismo del Servo e non ilMessianismo trionfalista del Re. La chiave di interpretazione del SegretoMessianico si trova nel verso finale della pericope della Trasfigurazione (Mc9, 9.10): “E mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro di non raccontarea nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosserisuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però checosa volesse dire resuscitare i morti.”

La cornice di questo testo della Trasfigurazione è costituita daidue racconti dei ciechi. All’inizio il cieco di Betsaida, anonimo (Mc 8, 22-26), seguito dalla professione di fede di Pietro (Mc 8, 27-30). Aentrambi, Gesù raccomanda il segreto messianico. Nella parte centrale abbiamoi tre annunci progressivi della passione, morte e risurrezione, seguiti dauna chiamata a seguire Gesù (Mc 8, 31-33: 1 ° annuncio della passione - eprima istruzione di sequela - prendere la croce ogni giorno e seguire Gesù - Marco 8, 34-38).

Come episodio finale, troviamo l’istruzione sul servizio, in cui il Figliodell’Uomo è presentato come modello (Mc 10, 42-45), che si conclude conla scena del cieco Bartimeo (Mc 10, 46-52), con la conferma: E Gesù glidisse: ‘Và, la tua fede ti ha salvato’. Nello stesso istante egli riacquistò la

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vista e seguì Gesù… (Mc 10,52).

Al centro di questo contesto troviamo il testo della trasfigurazioneintrodotto da un’affermazione ponte: “Ed egli disse: ‘In verità vi dico: alcunidi quelli che sono qui non morranno senza aver prima visto il Regno di Diovenire con potenza’ (Mc 9,1).”

Il testo culmina con la chiave interpretativa del segreto messianico, cioèla morte e la resurrezione di Gesù, cui segue il dibattito sul significato dellaRisurrezione e della venuta di Elia (Mc 10, 9-13).

b) Commentare e ricreare il significato del testo come Parola di Dio pernoi, ieri ed oggi

Mc 9,2: Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovannie li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfiguròdavanti a loro.

Lo scenario è creato tramite un tempo cronologico simbolico: “Seigiorni dopo”. Dalle informazioni del vangelo non possiamo comprendere aquale evento cronologico si riferisce il testo. Per questo si pensa che si trattidi un numero simbolico o che indichi qualcosa che ancora non è completo,perfetto, ma che sta per accadere. Secondo una ipotesi si tratta di sei giornidopo la professione di fede di Pietro. In Mc 7 troviamo l’episodio della donnasiro-fenicia che chiede le briciole dei figli e viene lodata da Gesù. Alla finedi questo stesso capitolo troviamo una bellissima conclusione: “Pieni diammirazione dicevano: Ha fatto bene ogni cosa. Fa udire i sordi e fa parlarei muti” (Mc 7,37).

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un montealto, in un luogo appartato, loro soli. La Montagna evoca il Monte Sinai,dove, in passato, Dio aveva manifestato la sua volontà al popolo, consegnandola legge a Mosè. Il luogo appartato e il rimanere da soli indica la ricerca diuno tempo di preghiera (cf. Lc 9,28). Il passivo divino rivela che Gesù nonha dato una dimostrazione del suo potere, ma alla sua trasfigurazionepartecipano il Padre e lo Spirito.

Mc 9,3: E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessunlavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.

Le vesti bianche ricordano Mosè che diventava splendente quandoconversava con Dio sulla Montagna sulla quale ha ricevuto la legge (cf. Es34,29-35). Notiamo che la scena della trasfigurazione segue lo schemaclassico delle teofanie bibliche. La scena della epifania ha una dimensioneescatologica. L’espressione apocalittica metamorfousthai significa latrasformazione in un’altra esistenza, in un essere celestiale. La dimensione

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dossologica riempie l’essere di Gesù trasformando il momento che stavivendo nel momento più kenotico della sua esistenza, della sua missionemessainica: il cammino della croce. Il volto, che è la parte maggiormenterivolta verso gli altri, irradia qualcosa di divino. Le vesti diventano rilucenti,perchè non riescono a nascondere la gloria luminosa del corpo trasfiguratodi Gesù. Gesù riceve questa doxa come anticipazione e garanzia della suarealtà escatologica. Le immagini dell’apocalittica giudaica (splendere comeil sole, essere bianco come la luce) esprimono la manifestazione della sferadivina. Matteo 13,43 dice: “E i giusti risplenderanno come sole nel Regnodel Padre suo!”

Gesù non riceve in questo momento la sua natura divina (come affermavala teoria dei misteri ellenistica), ma egli la rende visibile ai suoi discepolipiù intimi, rivelandola attraverso la metamorfosi ossia la trasfigurazione. InMarco, la trasformazione della figura esterna di Gesù è visualizzata nellevesti risplendenti (Mc 9,3); Matteo parla del volto che splende come il sole(Mt 17,2); e in Luca Gesù si trasforma, si trasfigura mentre prega (Lc 9,29).Come abbiamo già visto, il passivo divino mostra che è Dio che operafacendo trasparire la natura divina di Gesù. 12

Mc 9,4: E apparvero Mosè ed Elia e conversavano con Gesù.

Elia e Mosè, le due più importanti autorità dell’Antico Testamentoconversano con Gesù. Mosè rappresenta la Legge, Elia la profezia. Comerappresentanti della Legge e dei Profeti, essi testimoniano la messianicità diGesù, nota importante per Matteo (cf. Mt 5,17; 7,12; 11.13; 22,40) poichè perMatteo Gesù è colui che compie la Legge e i Profeti. Luca informa che laconversazione riguardava la Morte o l’Esodo di Gesù a Gerusalemme (Lc9,31). Quindi, è chiaro che l’Antico Testamento, tanto la Legge che i Profeti,già insegnava che per il Messia Servo il cammino della gloria doveva passareper la croce.

Mc 9,5-6: E, prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, èbello per noi stare qui. Facciamo tre tende: una per te, una per Mosè eun’altra per Elia”. Non sapeva, infatti, che cosa dire, poiché erano statipresi da spavento.

Pietro esprime una sensazione di benessere e vuole prolungare questomomento piacevole sulla Montagna. Si offre di costruire tre tende. La“tenda” è la dimora concreta del popolo durante l’esodo che diventa pure unarealtà simbolica nell’espressione: “la tenda dell’incontro”. Delle 129 voltein cui appare l’espressione “tenda dell’incontro” nel Pentateuco, 33 volteessa appare nel libro dell’Esodo. La Tenda, associata con l’immagine della“nube”, può essere segno sia di permanenza che di itineranza per il popolodi Dio.

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Nonostante il suggerimento spontaneo di Pietro, Marco dice che egli eraspaventato, e non sapeva cosa dire e Luca aggiunge che i discepoli dormivano(Lc 9,32). Essi fanno fatica a comprendere la Croce! Come noi oggi!

Alcuni commenti sottolineano che la proposta di Pietro di costruire tretende non è altro che un malinteso.13 Egli ha in mente la “Festa dei Tabernacoli”eterna e definitiva e confonde (non compreende) il segno che indica che talerealtà deve essere realizzata nella croce-resurrezione.

Marco 9,7: E poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra. E dallanube uscì una voce:”Questo è il mio Figlio diletto: ascoltatelo!”

La nube che scende e avvolge con la sua ombra è una immaginesimbolica che troviamo in tutta la Bibbia, soprattutto nel libro dell’Esodo,e che indica un finale aperto (Es 40, 34-38). Troviamo la stessa espressionenel Vangelo di Luca, nella pericope dell’annuncio dell’Angelo a Maria: “LoSpirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenzadell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio(Lc 1,35).

Poi, una VOCE proveniente dalla nube rafforza la presenza di Dio e lasua manifestazione. La voce che esce dalla nube, nella trasfigurazione,indica un’altra voce, ossia, una nuova Parola di Dio, venuta come BuonaNotizia: “Questo è il mio Figlio diletto: ascoltatelo!” (Mc 9,7b. cf. Mt 17,5).La madre di Gesù, nelle nozze di Cana, indica nella stessa direzione: “Fatetutto quello che Egli vi dirà” (Gv 2, 5).

Alla visione divina si aggiunge l’ascolto: la voce che esce dalla nube èuna dichiarazione di fiducia in Gesù. È anche una interpretazione di unevento che non viene dall’uomo, ma dalla logica di Dio. Si comprende,quindi, che la sola visione non è sufficiente. È necessario ascoltare e seguire.E, secondo Giovanni, arrivare a “credere senza vedere” (Gv 20,29).

Marco 9, 8 - E, subito, guardandosi intorno, non videro più nessuno, senon Gesù solo con loro.

Dunque, la pericope si chiude nello stesso modo in cui è iniziata: Gesù,da solo con i suoi discepoli sulla montagna. La presenza dei tre discepolinella solitudine, gli stessi che saranno presenti nel Getsemani (Mc 14,33e ss.) lascia intendere che si tratta di un’esperienza che illumina il drammadella morte violenta di Gesù. Il cammino di Gesù verso Gerusalemme dovemorirà, non è una rassegnata sottomissione ad una fatalità storica, non è ilfallimento di un progetto, ma la rivelazione della sua vera identità. Egliapparirà come il Figlio fedele in una relazione unica con Dio. È la donazionetotale del suo amore e della sua piena libertà. “Questo amore e questa libertàsi riferiscono ad un mondo che già traspare nei suoi gesti e nelle sue parole

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quotidiane e che i discepoli e le discepole hanno potuto vedere in manieraprivilegiata” 14.

Giovanni sintetizza questa stessa esperienza subito all’inizio del suoEvangelo: “E noi contempliamo la sua gloria, gloria come di unigenito dalPadre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14b). Inoltre, Gesù stesso è la Voce,la Parola, il volto di Dio incarnato che ha posto la sua tenda in mezzo a noi(Gv 1,14 a).

La rivelazione della voce divina indica anche l’impegno che i discepolidevono assumere: non la contemplazione estatica della bellezza, nè la pauraparalizzante di fronte al divino, ma una adesione piena e responsabile allasua Voce, Parola-Vita: “Ascoltatelo!”.

Si tratta di accogliere le parole di Gesù sulla via della croce, nellasequela: “Chi vuole seguirmi prenda ogni giorno la sua croce e mi segua”.Gesù risorto è già presente in mezzo a noi e per la sua forza trasformatricedi vita possiamo compiere il suo stesso cammino di sequela fino alla croce.

Quando Mentre Gesù è avvolto dalla gloria, una voce dal cielo dice:“Questo è il mio Figlio diletto! Ascoltatelo!”. L’espressione “Figlio diletto”ricorda la figura del Messia Servo, annunciato dal profeta Isaia (cf. Is 42,1).L’espressione “Ascoltatelo!” ricorda la profezia che prometteva la venuta diun nuovo Mosè (cf. Dt 18,15). In Gesù si realizzano le profezie dell’AnticoTestamento. I discepoli non possono più dubitare. Gesù è realmente il Messiaglorioso e il cammino verso la gloria passa per la croce, secondo quanto èstato annunciato nella profezia del Servo (Is 53,3-9). La gloria dellaTrasfigurazione ne è la prova. Mosè ed Elia lo confermano. Il Padre è ilgarante. Gesù accetta. 15 Infine, Marco dice che, dopo la visione, i discepolinon videro più nessuno, ma Gesù solo.

Matteo offre una informazione ulteriore aggiungendo che i discepoli,all’udire la voce, caddero col volto a terra. E Gesù si avvicinò loro e li toccòdicendo: “Alzatevi e non temete!” (Mt 17,7)

Questo imperativo diventa il motto di questo incontro:

“Vita Religiosa: alzati e non temere!”

III. In ricerca di nuovi modi di seguire gesú (Agire)

In questo terzo momento, vogliamo riprendere alcuni aspetti significatividella nostra riflessione perchè illuminino il nostro essere ed il nostro agire,ci guidino nella scelta delle nostre priorità, rafforzino il nostro camminocome popolo di Dio.

Dopo aver fatto l’esperienza della Trasfigurazione, Gesù prende la

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decisione di affrontare, con amore totale e in piena libertà, il cammino dellacroce. Questa sua decisione è in sintonia con il suo insegnamento: “Sequalcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce emi segua” (Mt 16,24; Lc 9,23). É la motivazione della sequela di Gesù, ciòche dà senso alla croce. Il desiderio di seguire Gesù è in primo luogo unachiamata, una grazia, perchè siamo attirati dal Padre. E la nostra risposta èla libera disponibilità ad entrare nella dinamica Pasquale del “perdere pervincere” e vivere, così, una felicità alternativa secondo lo spirito deleBeatitudini. Tre elementi fondamentali sono collegati all’evento dellatrasfigurazione: il desiderio/ perdere per vincere/ felicità nello spirito dellebeatitudini. 16

La Vita Religiosa Consacrata è chiamata, nell’oggi della sua storia, aprendere la decisione di abbracciare la Croce di Gesù, che non è una Crocedi fallimento e di disperazione, ma una Croce dell’amore donato, della gioiadi servire: la Croce della certezza della risurrezione. Il volto trasfigurato diGesù ci convoca e ci provoca a metterci in cammino, alla sequela radicaledei suoi passi. In questo cammino si trasfigura il nostro essere e la nostra vitae anche la realtà che ci circonda.

a) Trasfigurare il nostro essere e la nostra vita

Il volto: Il suo volto brillò come il sole (Mt 17,2).

L’esperienza di Gesù è profonda e investe il suo corpo rendendololuminoso e questa luminosità si rivela nel volto, sintesi della sua identitàpersonale. Dio ci ha parlato dapprima per mezzo della parola dei profeti e deisaggi di Israele. Nella pienezza dei tempi, il Verbo si è fatto carne e si è resovisibile tramite uma vita corporale, perchè la nostra comunicazione con Diofosse sempre più intima.

Gesù è “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15). Egli è il volto dellaParola, identificato con gli affamati, gli assetati, forestieri, nudi, malati ecarcerati (Mt 25,35-36). Proprio lui grida sulla croce come un povero eabbandonato, e il suo grido, come quello di tutti i poveri, viene ascoltato eaccolto da Dio. Non è un grido di angoscia pura, ma di fede, perché in essoè il gemito dello Spirito

La Vita Religiosa Consacrata è chiamata ad essere volto tenero emisericordioso di Dio tra la gente. Il volto luminoso del religioso è un’espressionedella consacrazione di tutto il suo essere, della sua vita vissuta nella sequelaradicale di Gesù, via, verità e vita dell’umanità. Attraverso il corpo, unapersona stabilisce relazioni con tutti gli esseri creati e con il Creatore. I nostricorpi sono chiamati alla trasfigurazione, segno della risurrezione, che vienegenerata in noi.

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E la domanda: Quale volto di Dio testimoniamo? Quale volto di Diostiamo rivelando alla gente? Come trasformare o lasciar trasformare il nostrovolto perchè sia uno specchio più fedele e creativo di Dio?

L’esodo: Elia e Mosè apparsi nella loro gloria, parlavano della suadipartita che stava per compiersi in Gerusalemme (Lc 9,31).

Gesù parla con Mosè ed Elia, due grandi personaggi del VecchioTestamento: Elia rappresenta la profezia e Mosè rappresenta la legge. Gesùentra nella logica di Dio, nel modo misterioso con cui Egli guida la storia.Gesù sente che la sua decisione di andare a Gerusalemme è in sintonia colmodo di agire di Dio. Il suo esodo, che ha avuto inizio quando ha lasciato ilPadre, arriva fino a noi e trova compimento nella tragica fine della sua vita,in cui egli ci rivela la solidarietà di Dio con l’umanità.

Sull’esempio di Gesù, anche noi siamo invitati a compiere, ogni giorno,il nostro esodo, cioè il passaggio dalla nostra logica umana e limitata allalogica di Dio, assumendo il suo modo di essere, di agire nella storia, percontinuare il suo progetto di pienezza di vita per tutti.

Quali sono gli esodi che la Vita Religiosa Consacrata deve compiereoggi? Con chi parliamo di questo? Come possiamo assumere l’esodo dellepersone in questo tempo di passaggio?

L’ascolto: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto,ascoltatelo (Mt 17,5).

Gesù si sente desiderato e amato dal Padre e grazie a questo amorereciproco si realizza un incontro inseparabile tra il Padre e il Figlio, cheinsieme ci offrono il dono della vita. Tanto la proposta del Padre, che larisposta di Gesù, nascono da un amore senza limiti tra i due e aperto a tuttinoi, senza escludere nessuno.

Se ci mettiamo alla scuola del Figlio diletto e ascoltiamo ciò che egli cidice, siamo invitati ad entrare nell’intimità di questo amore che unisce lepersone divine, a sentirci amati, ad aprirci alla logica dell’amore trinitarioe ad irradiare questo amore.

Ci sentiamo amati da Dio e dalle suore della nostra Congregazione?Irradiamo questo amore? In che modo accogliamo il dono della vita che laTrinità ci offre? Siamo diffusori di una vita nuova? Che cosa significaconcretamente unire la visione e l’ascolto a partire dal testo?

La decisione: Mentre scendevano dal monte (Mt 17,9).

Pietro vuole prolungare questa esperienza gratificante del contemplareGesù trasfigurato. Ma Gesù è confermato dal Padre nella sua decisione:scendere dalla montagna per salire a Gerusalemme e realizzare il suo

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supremo atto di amore, consegnandosi alla morte.

Quando ci sentiamo amati e trasfigurati nel nostro incontro con Dio, cisentiamo anche scelti e inviati per una missione. Non per realizzarla da soli,ma in comunione con lui e le nostre sorelle.

Quali decisioni dobbiamo prendere perchè la nostra Vita ReligiosaConsacrata sia maggiormente in sintonia con il piano di Dio? Da qualemontagna di gloria la vita religiosa deve scendere per camminare con lagente, con i poveri, i prediletti di Dio?

b) Trasfigurare la realtà

L’altro: Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e licondusse in disparte, su un alto monte. (Mt 17,1).

Gesù non sale sulla montagna da solo. Egli invita i tre amici più cari:Pietro, Giacomo e Giovanni, per pregare con lui. I tre sono con lui findall’inizio della sua itineranza ed è importante che essi partecipino a questaesperienza di Gesù. Elia e Mosè sono due grandi profeti che hanno incontratoDio sull’Oreb e sul Sinai, in momenti decisivi della loro vita. Gesù compiela sua missione in dialogo con la storia e con gli amici del suo tempo. La suaesperienza di Dio è con gli altri (il prossimo) e nella storia.

In Gesù, Dio è diventato l’altro, prossimo e misterioso, debole e forte.Dio è comunione che arricchisce e dà pienezza, ma è anche differenza cheespande la comunione al di là di ogni frontiera. In Dio, l’altro è per noireligiosi un dono che arricchisce, ma può anche essere una differenza che ciscuote, una povertà che libera dall’egoismo.

Che cosa dobbiamo fare per migliorare il nostro rapporto con l’altro? Ledifferenze sono per noi una ricchezza o una minaccia?

Il cosmo: ... Li condusse in disparte su un alto monte ...le sue vestidivennero candide come la luce ...una nube luminosa li avvolse con la suaombra (Mt 17, 1-5).

La montagna è il luogo ecologico scelto da Gesù per l’incontro intimocon il Padre. Le vesti, sintesi dello sforzo umano che manipola i diversielementi della creazione, anch’esse sono investite da questa esperienza. Lanube appare, ma nel suo fascino inaccessibile, non può essere dominata. Èil sacramento del mistero della bontà di Dio. La montagna, gli abiti e la nubesimboleggiano l’intero cosmo: ciò che possiamo e ciò che non possiamodominare appaiono integrati nella Trasfigurazione.

Il cosmo è la casa che ci accoglie, è lo scenario in cui ci muoviamo, checi nutre e ci sostiene. Questo cosmo, luogo sacramentale della rivelazione di

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Dio, è minacciato dai tanti progetti che non promuovono la vita, ma la morte.La ferita ecologica e la ferita dell’ingiustizia esigono um’azione concreta afavore della vita nella sua pienezza, secondo il progetto di Gesù.

Siamo “dominatori” o “custodi” delle realtà create da Dio con amore ebontà? Sappiamo avere uno sguardo sacramentale nei confronti dell’universo?

La storia: Signore, é bello stare qui (Mt 17,4).

I discepoli, che hanno fatto l’esperienza della trascendenza, non pensanodi scendere dalla montagna e continuare il progetto del Padre. Gesù si senteafferrato in tutta la sua persona, dal dinamismo più profondo che conduce lastoria verso la riconciliazione universale. Fortificato dall’incontro con ilPadre, s’incammina verso Gerusalemme.

La vita, la passione e la morte di Gesù ci rivelano che Dio assume lastoria umana. Egli non è lontano dal dolore degli oppressi della storia. La suadecisione di scendere dal monte rivela che Dio è dalla parte delle vittime.Con Gesù, la vita religiosa è chiamata a percorrere i sentieri della storia,proseguendo il suo progetto.

Siamo capaci di aderire al dinamismo dello Spirito che, in ogni momento,ci rinnova o rimaniamo fissi nel nostro modo di essere e di agire? Discerniamoe aderiamo al progetto del Padre, anche quando esso implica un sacrificio?

La comunità: E giunti presso i discepoli, li videro circondati da moltafolla ... (Mc 9,14).

Gesù scende dal monte con Pietro, Giacomo e Giovanni, incontra lacomunità dei discepoli e desidera rafforzare la loro fede in modo che possanoresistere e rimanere fedeli nel momento della prova. Nella dinamica comunitaria,Gesù rispetta il ritmo delle persone, che lentamente vanno assimilando i suoiinsegnamenti e superando le dinamiche interne di divisione.

Siamo la famiglia di Dio ed egli si prende cura di ognuno di noi, ciaccompagna nel nostro cammino di ricerca, di solitudine e di conflitto, maanche di gioia e di festa. Dio in Gesù si è manifestato come nostro servitore.La vita religiosa è chiamata a dare testimonianza di comunione e le nostrecomunità sono serve, a servizio del Regno e della pienezza di vita.

Quale posto occupa la comunità nella mia vita? Considero la comunitàcome un'espressione dello Spirito che ci unisce con forza, contro le dinamichedistruttive ed egoiste che agiscono contro l’unità e la comunità?

c) Un imperativo, un incoraggiamento e una mistica: Alzatevi e nonabbiate paura (Mt 17,7)

Il tocco stesso e le parole pronunciate da Gesù ai suoi discepoli caduti

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con la faccia a terra, ora sono rivolte alla vita religiosa: alzati e non temere!

Questo passaggio ricorda anche il profeta Elia quando camminava versoil monte Oreb, senza alcuna prospettiva pil futuro esenza speranza:

Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sottoun ginepro... Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia!”.Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventie un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi.

Venne di nuovo l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Su mangia,perché è troppo lungo per te il cammino”. Si alzò, mangiò e bevve. Con laforza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta nottifino al monte di Dio, l’Oreb. (cfr 1 Re 19, 4-8)

Qual è il cibo, la mistica che può sostenerci nel cammino dellatrasfigurazione? Come percepire oggi il ‘tocco’ che ci invita ad alzarci,mangiare, andare avanti?

Per “IN-CON-CLUDERE”:

Siamo invitati a leggere questa memoria della trasfigurazione che laseconda lettera di Pietro ci ha fatto pervenire come parola di commiato. Evogliamo parafrasarla, estendendo il suo significato alla Vita ConsacrataReligiosa:

Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo (vita religiosa consacrata,serva, discepola e apostola di Gesù Cristo), a coloro che hannoricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia delnostro Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace sia concessa a voi inabbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.

La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguardala vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamaticon la sua gloria e potenza.

Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano statipromessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della naturadivina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa dellaconcupiscenza.

Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede lavirtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la temperanza, allatemperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’amorefraterno, all’amore fraterno la carità.

Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosiné senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chiinvece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere statopurificato dai suoi antichi peccati. Quindi, fratelli, cercate di render

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sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se faretequesto non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente apertol’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.Perciò penso di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate estiate saldi nella verità che possedete.

Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desticon le mie esortazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa miatenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo.E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvidi queste cose. Infatti, non per essere andati dietro a favoleartificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e lavenuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimonioculari della sua grandezza.

Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosagloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nelquale mi sono compiaciuto”. Questa voce noi l’abbiamo udita scenderedal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E così abbiamoconferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene avolgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro,finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta aprivata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai unaprofezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da partedi Dio. (2 Pt 1, 1-21).

Quali sono le sfide pratiche per il nostro agire concreto, per noi Religiosiche vediamo e udiamo volti e segni di ‘sfigurazione’ e, nello stesso tempo,condividiamo tanti segni di trasfigurazione dei molteplici volti di Gesù?Cosa lasciamo come testimonianza ed eredità alle generazioni future?

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Riferimenti bibliografici

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1 GIOVANNI PAOLO II, Vita Consecrata,n. 14.

2 GIOVANNI PAOLO II, Vita Consecrata,n. 17-19.

3 BENEDETTO XVI, Discorsi del PapaBenedetto XVI in Brasile, p. 111.

4 Cf. CELAM, Documento di Aparecida, n.396.

5 CELAM, Documento di Puebla, nn. 32-39.

6 CELAM, Documento di Santo Domingo,n. 178.

7 CELAM, Documento di Aparecida, nn.392 e 402.

8 cf. BALZ & SCHNEIDER. ExegetischesWörterbuch zum Neuen Testament. BandII.Stuttgart, Berlin, Köln, Mainz:Kohlhammer, 1981, col. 1021-1022

9 Idem, ibidem10 KONINGS, Johan. Sinossi dei Vangeli di

Matteo, Marco, Luca e della fonte “Q”.São Paulo: Loyola, 2002.

11 VVAA. I Vangeli (I). São Paulo: Loyola,1990, p.519

12 BAUER,J.B. Dizionario Biblico –Teologico, São Paulo: Loyola, 2000.p. 432

13 Idem p. 43214 Idem, p. 52015 Vari commenti si ispirano ai due sussidi

di Carlos MESTERS16 Cf. ALEIXANDRE, Dolores, „Memoria

viva del ‘Gioco Pasquale‘- Mistica ecompiti della Vita Religiosa oggi”.Bollettino UISG, n. 108,1998, pp. 36-55.

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LA VITA RELIGIOSA IN AMERICA

LATINA E NEI CARAIBI: SPERANZE E

SFIDE

Fr. Paulo Petry, FSC

Fr. Paulo Petry, FSC, è laureato in Scienze Religiose, Pedagogia eTeologia. Si è poi specializzato in Comunicazioni Sociali ed ha conseguitoun Master in Filosofia e un dottorato in Scienze. Ha lavorato per diversianni nella pastorale giovanile e vocazionale della sua congregazione. E’attualmente il Presidente della CLAR (Confederazione dei ReligiosiLatino America e Caraibi).

Originale in spagnolo

a grazia del Signore ci accompagni e ci sostenga per vivere etestimoniare fedelmente la nostra identità, la sua luce ci illumini perabbracciare con saggezza la missione che Egli ci ha affidato, il suo

amore ci incoraggi per continuare a chiamare i giovani al servizio del Regno,mentre testimoniamo la nostra vocazione e missione di consacrati nel mondodi oggi,.

Care sorelle e fratelli, vi saluto augurandovi che la pace e la gioia dellepersone consacrate al Dio della vita illuminino la nostra esistenza e, soprattutto,che Gesù viva nei nostri cuori, perché quando Egli dimora in noi, possiamocomprendere meglio, accogliere con grande carità e amarci sempre di più.

La carità, la comprensione reciproca e l’accoglierci come fratelli esorelle sono semi che dobbiamo spargere nella nostra terra, semi di bene cheil Signore della messe irriga, ma che anche noi, suoi operai, siamo chiamatia piantare. Noi persone consacrate, troviamo in America Latina e nei Caraibiun terreno fertile, che promette grandi raccolti, montagne e pianure adattealla semina della Parola di Dio, della bontà, della giustizia, della carità, dellagioia e della fede. Il nostro continente è un terreno fertile di per sé, ricco disperanza e di promessa di vita.

Come dice il Vangelo: (Mt 13,24-30). “Dove cresce il grano, nasconoanche le erbacce”. Questo è quanto costatiamo anche nei Paesi dell’AmericaLatina e dei Caraibi, è ciò che ci interpella e ci pone sfide che a volte portanola gente alla disperazione, a credere che il male abbia l’ultima parola e chenon vale la pena diffondere i germi di bene, di bellezza e di verità.

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In questo breve lasso di tempo, vorrei presentare una visione panoramica,anche se parziale, della Vita Religiosa Consacrata in America Latina e neiCaraibi. In un primo momento parlerò di alcune sfide e provocazioni, che avolte sono simili a ciò che abbiamo identificato poco fa come le erbacce inmezzo al grano che siamo stati chiamati a coltivare. D’altra parte, non tuttele sfide e le provocazioni sono negative: alcune si convertono in ‘motori’ chespingono la Vita Religiosa ad andare avanti, che la provocano e la invitanoad un’azione creativa, generosa e solidale; motori che fanno sì che la VResprima la sua dimensione profetica di annuncio, denuncia e discernimento.In un secondo momento, prenderò in considerazione alcuni segni di vita e disperanza che invitano la Vita Religiosa ad esprimere la sua mistica con unapresenza luminosa nella società.

1. Sfide

Voglio iniziare con un tema di particolare importanza, che sembracostituire lo sfondo di tutto il resto e che, negli ultimi tempi, ha occupatobuona parte delle agende delle nostre Conferenze Nazionali. Mi riferisco allaviolenza, che si manifesta in forme diverse, rivestita di abiti diversi, a voltecon una tale crudeltà che supera il potere della morte di alcuni paesi in guerrao devastati dal terrorismo fondamentalista internazionale.

1.1. La violenza

La violenza esiste praticamente in tutti i nostri paesi, le sue vittime sonogeneralmente le persone povere, i migranti, gli sfollati e gli esclusi daqualsiasi possibilità di aspirazione ad una vita migliore. Qui, tutta la VRCè sfidata soprattutto nel contesto afro-americano e indigeno. In questa realtàla Chiesa latinoamericana e caraibica e la VR rispondono alla sfida e sonopiù presenti e attive nelle comunità afroamericane e indigene e nei quartieripoveri ed emarginati delle grandi città, popolati da milioni e milioni dipersone oppresse dalla violenza e dall’ingiustizia. In questi luoghi di mortegermogliano anche semi di vita. Qui dobbiamo ascoltare il grido del nostropopolo afroamericano, degli indigeni e degli sfollati. Uno stesso grido chesi alza da aree geografiche diverse, grida e suppliche che possiamo sentirenelle nostre realtà di povertà e di violenza.

1.2. Vite giovani in pericolo

Questa violenza abbonda sia nei grandi centri urbani che nelle zonerurali. Possiamo individuarla in ognuno dei nostri paesi, a cominciare dalnostro, dal Brasile, dove si sta svolgendo questo incontro. Qui la violenza harivelato un volto ancora più tragico e crudele perché colpisce la vita dei piùgiovani. In questo contesto, i Religiosi e le Religiose sono sfidati a difendere

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la vita dei bambini, minacciata dal traffico e dalla vendita nazionale edinternazionale di organi umani. I bambini perdono le loro illusioni, i lorosogni e i loro desideri. Inoltre, a causa del lavoro minorile, cui sono avviatiin età molto precoce, perdono il diritto di vivere uno stile di vita adeguatoalla loro tenera età, sono privati del diritto ad una educazione di base, algioco, allo sviluppo delle proprie potenzialità ed abilità ed alla soddisfazionedelle loro necessità fondamentali. In questo paese, dove lo sterminio deigiovani è una realtà quotidiana, i Religiosi sono sfidati a difendere la vita deigiovani. Infatti, esiste un movimento coordinato da diverse agenzie pastorali,che ci permette di compiere azioni in difesa della vita dei giovani, minacciatada interessi che tendono ad escluderli. La stessa Conferenza dei Religiosi delBrasile (CRB) si unisce a questo grido in favore della vita dei giovani ediffonde appelli tramite il suo sito web (http://crbnacional.org.br), ma organizzaanche incontri e utilizza tanti altri mezzi, per una campagna conto l’assassiniodei giovani. Esistono persone consacrate che rischiano la propria vita proprioper difendere quella dei giovani e che denunciano lo sterminio di bambini,adolescenti e giovani del Brasile.

1.3. Violenza per interessi economici

In Brasile e in quasi tutti i paesi dell’America Latina e dei Caraibipossiamo trovare anche una violenza collegata al narcotraffico. Dal sud alnord e da est a ovest si ode il grido della vita che si eleva contro la violenzae la morte provocate da questo flagello. La VRC si unisce a tante altre vociche difendono la vita minacciata dalla droga e da coloro che da essa traggonoprofitto economico. La società messicana nella sua lotta per la pace è unodegli esempi più forti di questo movimento a favore della vita e contro laviolenza. Il Messico è un paese ricco, ma a causa della disuguaglianza, hacirca 50 milioni di poveri. A causa dell’insicurezza provocata dal narcotraffico,dal crimine organizzato e dalle politiche migratorie, la crisi è drammatica.La Conferenza dei Superiori Maggiori del Religiosi del Messico (CIRM) siè unita alla società civile a favore della vita, partecipando alla Carovana delConsiglio per la Pace con Giustizia e Dignità, che ha percorso le città di quelpaese martoriato. Ho solo toccato la realtà del Messico ma, ripeto, questaproblematica della tossicodipendenza e del narcotraffico si è diffusa praticamentein tutti i nostri paesi.

1.4. Gli sfollati

In stretta connessione al problema della violenza dovuta al narcotraffico,troviamo i grandi movimenti migratori che accentuano la fragilità degliindividui che si sforzano in tutti i modi di vivere con dignità. In questo caso,nessuno dei nostri paesi costituisce un’eccezione: la vita è minacciata da

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ogni parte, per la gente che cerca spazi migliori per costruire un futuro riccodi speranza, condizioni migliori per poter vivere una vita dignitosa. Evidenziamodue aspetti di questa ricerca disperata: il primo è il “sogno/incubo” diattraversare le frontiere per entrare negli Stati Uniti, con l’illusione ditrovare la “terra promessa”; il secondo riguarda i nostri fratelli e sorelle diHaiti anch’essi in ricerca di una “terra promessa”, questa volta nei vicinipaesi dell’America Latina, come l’Ecuador, il Brasile, l’Argentina, il Perù… Entrambe queste situazioni, che implicano movimenti migratori, hannoun denominatore comune: l’illusione di una vita più dignitosa per coloro cheemigrano e per le loro famiglie. In questo caso, non si temono gli sforzi, nèsi calcolano le conseguenze, quasi sempre fatali, a causa della disperazioneche opprime e confonde questi nostri fratelli e sorelle.

1.5. Problemi interni che generano violenza

In Ecuador la VCR vive una sfida che nasce all’interno della Chiesa. LaConferenza Ecuadoriana dei Religiosi (CER) ha colto questo profondodolore e sconcerto. Tutto questo ha avuto inizio il 30 ottobre 2010, con unaserie di eventi di dominio pubblico, relativi alla Chiesa di San Michele diSucumbíos (ISAMI). La Giunta Direttiva della CER ha riconosciuto congratitudine tutto ciò che questa Chiesa, evangelicamente comunitaria, hafatto per incarnare le opzioni della Vita Religiosa dell’America Latina e deiCaraibi (CLAR) e dello stesso Ecuador (CER). E, in una lettera aperta 1,afferma che: “Amiamo svisceratamente la nostra Chiesa nei suoi diversiaspetti, e desideriamo che essa sia realmente, in fedeltà al Vangelo, «ungiardino di verità e di amore, di libertà, di giustizia e di pace …»2. Desideriamodecisamente percorrere insieme ad essa i percorsi della comunione, come ciincoraggia lo stesso Giovanni Paolo II: «Cercare l’unione senza scoraggiarcidi fronte alle difficoltà che possono presentarsi lungo questo cammino »(Redemptor Hominis, 6).

In questo nostro tempo caratterizzato da un grande pluralismo, dove ildialogo con il diverso è essenziale, ci addolora profondamente che la nostraChiesa non sia disponibile al dialogo aperto e sincero, per arrivare a soluzionipacifiche ed accogliere anche ciò che si considera diverso, contraddicendo,in tal, modo la descrizione della essenza costitutiva della Chiesa-Popolo diDio emersa ad Aparecida: “Il nostro Dio va in cerca della pecora perduta,l’umanità sofferente e disorientata. Quando Gesù parla, nelle sue parabole,delpastore che va in cerca della pecora smarrita, della donna che cerca ladracma perduta, del padre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia,non si tratta di semplici parole, ma della spiegazione del suo proprio essereed agire” (DA 136).

Qui troviamo una sfida, non solamente per la VRC, non solo per la

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Chiesa, ma per la società umana, per la costruzione di una società in cui sipossa realizzare il Regno di Dio. La sfida a che ogni comunità, ogniIstituzione, acquisisca la capacità di dialogare, di promuovere le relazioniumane, di cercare l’unità nella diversità. A questo si riferisce il nuovoPrefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Societàdi Vita Apostolica, Mons. João Braz Aviz, durante l’intervista concessa allarivista spagnola ‘Vida Nueva’: “Non si deve mai spegnere la luce della VitaConsacrata nella Chiesa e si deve curare maggiormente la relazione travescovi e religiosi” 3. Troviamo le soluzioni ai problemi che ci affliggono,internamente ed esternamente, tramite il dialogo, la trasparenza e l’affettocon chi siamo impegnati nella costruzione del Regno, tramite la ricerca diuna comunione profonda a favore della vita e della vita in abbondanza.

1.6. Altre sfide

Potremmo continuare ad enumerare e ad approfondire molte altre sfidedella società nella quale viviamo la nostra consacrazione. Ma, il nostroproposito è di parlare sia delle sfide che delle speranze. Sono consapevoleche, in questo breve spazio, non possiamo affrontare entrambi questi aspettiin maniera esauriente, soprattutto quando vogliamo dimostrare che le primealimentano la speranza e che quest’ultima diventa la realizzazione dei nostrisogni. In questa linea, prima di passare alla seconda parte della nostrariflessione, mi permetto di enumerare alcune sfide che spingono la VRC adessere sempre più creativa, per poter dare risposte adeguate. Riconosciamo,quindi, che in alcuni paesi, i governi populisti favoriscono solo i propriinteressi, mentre in altri impera la corruzione o la mancanza di politiche chepossano garantire una vita dignitosa a tutti gli esseri umani. La secolarizzazionedi alcuni paesi è visibile e crescente. Inoltre, non possiamo dimenticare lamancanza di educazione per la partecipazione dei cittadini, la perdita dellamemoria storica, il relativismo imposto dai media, perché se una correnteviene definita di sinistra, è così e se un’altra viene definita di destra, è così… Sfortunatamente, nel nostro Continente non esiste la formazione allacittadinanza attiva. Spesso, obbedienti a quanto ci viene chiesto dal poterecostituito, diffondiamo “un vangelo buono per gente buona”.

Questa panoramica identifica la violenza senza limiti e senza frontierecome il problema principale che, oltre tutto ciò che abbiamo già detto ariguardo, si manifesta anche nello sfruttamento e nella distruzione dellanostra madre terra, nel lavoro che schiavizza, nella tratta di persone, specialmentedonne e bambini, nella compravendita non solo di beni di consumo, ma diorgani e di esseri umani. Nonostante questa problematica non sia intrinsecaalla VC, dobbiamo riconoscere che non siamo completamente privi di colpa,soprattutto quando taciamo di fronte a queste situazioni. D’altra parte, la VR

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mostra un volto luminoso, un cuore appassionato, un impegno contagioso perla difesa della vita in tutte le sue manifestazioni, dalla nascita alla mortenaturale. Ma, mentre affermiamo che le provocazioni e le sfide sono evidentie che non tutti i Religiosi sono impegnati nel loro ruolo profetico, saremmoingiusti se non riconoscessimo anche tante persone che, in maniera anonimao pubblicamente, come Suor Dorothy Stang, hanno donato quotidianamentela loro esistenza in difesa della vita, contro ogni violenza e minaccia dimorte.

Infine, ripetiamo che pur parlando delle provocazioni e delle sfide chela VR deve affrontare, non possiamo affermare che esse sono totalmenteesterne, come se provenissero solo da fattori che non ci riguardano.

Conversando sulle luci e le ombre del nostro cammino in America Latinae nei Caraibi, possiamo sperimentare l’incertezza di quei due discepoli diEmmaus (cfr. Lc 24,13-15) che rimane latente nei problemi affettivi, nellaidolatria del personalismo, nel rifiuto della istituzione, nelle difficoltànell’esercizio dell’autorità e dell’animazione, nell’equilibrio tra autonomia-flessibilità-esigenza, nella irruzione di nuovi modelli culturali caratterizzatidalla virtualità, nelle nuove malattie psichiche, nella frammentazione dellafamiglia, nella concentrazione delle crisi nella vita comunitaria, nellatrasposizione dei problemi individuali alla comunità, nella tendenza allafuga come forma di evasione, nel gap generazionale, nella ricerca diprotagonismo, nella indifferenza e nella immaturità, nella diversità deiconcetti di Vita Consacrata, nella nostra mancanza di coerenza,nell’accumulazione di responsabilità, nelle difficoltà della nostra missione,nell’inerzia dei nostri programmi formativi, etc.

2. Speranze

Finora abbiamo presentato più ombre che luci, più aspetti negativi chepossibilità e realizzazioni positive, più segni di morte che di vita. Senzadubbio, come affermavo all’inizio, il nostro continente latino-americano ecaraibico è un suolo che promette vita, terra fertile, in cui i buoni semipossono essere seminati da un estremo all’altro dagli operai, con gioia,allegria e speranza. Mettendo da parte tutto ciò che potrebbe essere consideratocome un’anemia dell’essenziale, passiamo ora a riconoscere le speranze e isogni di questo Continente, a partire dalla identità della VRC, vale a dire, apartire dal nostro essere donne e uomini del Regno.

Come consacrati e appartenenti alla CLAR, cerchiamo di ascoltare Dioladdove la vita chiama e seminare, così, semi di speranza, di pace, digiustizia e di gioia, semi di solidarietà, i semi del Regno di Dio. Col cuorepieno di gioia abbiamo elaborato, fratelli e sorelle, il Piano Globale 2009-2012

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e lo stiamo vivendo. Si tratta sia di un itinerario per il coordinamento el’animazione della Vita Religiosa Consacrata in America Latina e nei Caraibi,che di una proposta per organizzare progetti di formazione nella e per lamissione, di un progetto elaborato comunitariamente da tanti, con il lorolavoro e la loro dedizione generosa.

In questo impegno siamo guidati da un proposito biblico: l’invitoall’ascolto di Dio. Già in Deuteronomio 6, 4-9, Yahweh ci chiede: “AscoltaIsraele!” e ci dà le indicazioni per amarlo con tutto il cuore, con tutta la mentee con tutte le forze. In seguito, Egli si rivela a Mosè nel deserto e gli dice cheaveva ascoltato il grido del suo popolo che soffriva la schiavitù in Egitto eche aveva deciso di liberarlo. Il nostro Dio è il Dio della Vita, che sicommuove al grido della vita che soffre. Gesù è la risposta totale di questoDio Padre-Madre alla sete ed alla fame di vita dignitosa, di vita libera, di vitasolidale, di vita che libera. Egli ci chiama e ci consacra come Sorelle eFratelli e ci affida la missione di difendere e promuovere la vita.

Ascoltiamo questa voce nella vita che grida, osservando la realtà,contemplando le sfide dei Nuovi Scenari e riconoscendo in essi i SoggettiEmergenti, con le loro speranze e i loro dolori, i loro desideri e le loroproposte, la loro storia e le promesse ... Siamo consapevoli dei nostri limiti,ma confidiamo nella grazia e nel dono di vivere in comunità, che ci rendeforti. Come diceva il poeta: “Viandante, non esiste un cammino, si facammino l’andare!” Continuiamo ad animare la VRC con questo gridopaolino di speranza: “Dal punto cui siamo arrivati, continuiamo ad andareavanti!”.

Mentre ascoltiamo Dio laddove la vita chiama, siamo sicuri di esseremotivati a lasciarci trasformare dallo Spirito, fonte di mistica, di profezia edi speranza. Così, l’orizzonte ispiratore della CLAR definisce l’ObiettivoGenerale e definisce le Convinzioni che devono alimentare la nostra ricercadi fedeltà creativa alla nostra vocazione, consacrazione e missione al serviziodel Regno.

2.1. Orizzonte ispiratore

Radicato nel cammino dell’ultimo triennio e nel cammino del nostropopolo latico-americano e caraibico, oggi, vogliamo rispondere alle sfideattuali assumendo un Orizzonte Ispiratore che passa, lo ripeto nuovamente,dall’incontro di Gesù con la donna siro-fenicia (Mc 7,24-30) all’esperienzadella Trasfigurazione (Mc 9,2-10). In effetti, Gesù, vincendo le sue resistenzerispetto a questo incontro e dialogo con la diversità culturale, di genere, dirazza e di religione … vive la cosiddetta “crisi di Galilea”: riformula la suamissione e ricrea l’esperienza fondante dell’Amore incondizionato. Questo

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stile di missione viene confermato dalla Trasfigurazione: “Questo è il mioFiglio diletto: ascoltatelo!” (Mc 9,7).

Consapevoli dei nuovi scenari che costituiscono il nostro contestosocio-economico, politico, culturale, religioso ed ecclesiale, accogliamol’invito del Dio della Vita a riconoscere e ad abbracciare la diversità deinuovi soggetti emergenti, le loro necessità e desideri. L’incontro tra l’ascoltodella realtà, “Abbi pietà” (Mt 15,22), e la Parola, “Questo è il mio Figliodiletto: ascoltatelo!” (Mt 17,5), illumina e incoraggia, con l’azione delloSpirito, i nostri processi di opzione per i poveri, di umanizzazione, dicomunione, di rivitalizzazione e di trasfigurazione in fedeltà creativa (VC37) al Regno, amando fino al martirio (cfr. Gv 13,1).

2.2. Possiamo esprimere le nostre speranze attraverso le seguenticonvinzioni:

a) La Parola di Dio è la roccia della Chiesa, l’asse trasversale della VitaConsacrata, l’anima della teologia, della spiritualità, della formazione edella pastorale, essa ci conduce all’incontro personale con Gesù Crsitovivo.

b) L’ascolto autentico è obbedire ed agire, è far fiorire nella vita la giustiziae l’amore, è offrire sia nella propia esistenza che nella società, unatestimonianza, nella linea della chiamata dei profeti, che costantementeunivano la Parola di Dio e la vita, la fede e la rettitudine, il culto el’impegno sociale (Cf. Mensaje Final del Sínodo, 10).

c) I volti sofferenti dei poveri sono i volti sofferenti del Cristo. Essi interpellanoil cuore della Vita Consacrata e del nostro impegno cristiano. Tutto ciòche riguarda Cristo, riguarda i poveri e tutto ciò che si riferisce ai poverisi riferisce a Gesù Cristo (Cf. DA 393).

d) L’America Latina e i Caraibi, una e plurale, è la nostra grande patria, lacasa comune di popoli identificati per la loro posizione geografica, la lorostoria, la loro cultura, la loro lingua, la loro ricchezza e povertà, i lorovalori, la loro fede, le loro difficoltà e le speranze, la loro coscienzaecologica. Il futuro dei nostri paesi passa anche attraverso le ConferenzeNazionali, tramite un’integrazione che rispetta il cammino di ognuno eglobalizza la solidarietà, riflettendo l’unità e la diversità della comunionetrinitaria (Cf. Puebla, Santo Domingo, Aparecida).

e) Un nuova Vita Consacrata è possibile: incarnazione viva della mistica,della profezia e della speranza, a servizio della vita minacciata, in sintoniacon la creazione, con uno stile di vita minoritario, ma più significativo edevangelico, con una presenza attiva, che interpella e che rende protagonisti

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gli indigeni, gli afro-americani, i giovani, le donne, che diventa semprepiù pluralistica, interculturale e decolonizzata.

f) Durante questi 50 anni di memoria e di profezia, la CLAR ha contribuitoa creare un nuovo modo di essere Chiesa, di leggere la Parola e di viverenella storia alla luce della sequela di Gesù di Nazareth e dell’annuncio delsuo Regno. 4

2.3. Atteggiamento profetico

In comunione, assumiamo continuamente i valori fondamentali dellavita, del progetto di Dio e della dignità umana. Questa comunione ciincoraggia a denunciare tutto ciò che distrugge l’immagine di Dio Padre-Madre nei nostri fratelli e sorelle poveri. In questo senso, affrontiamo lagrande sfida che è allo stesso tempo un grande segno di speranza, di “lavorareperché la nostra Chiesa latino-americana e caraibica continui ad esserecompagna di cammino per i nostri fratelli e sorelle più poveri, anche fino almartirio” (DA 396). Come Religiosi e membri delle Conferenze Nazionaliche costituiscono la Confederazione Latinoamericana, ci sentiamo chiamatiad un impegno comune a favore della vita. Con gioia, vediamo nascere tantiprogetti che potremmo definire “profetici”, azioni ed iniziative realizzatedai Religiosi in tutti i nostri paesi e che promuovono e difendono la vita. Leprovocazioni e le sfide, che abbiamo presentato prima, rivelano volti escenari per i quali la CLAR vuole offrire segni di speranza. Uno di questisegni sono i seminari promossi dalla CLAR che cercano di dare una rispostaa necessità specifiche. Li presenterò, offendo anche un commento per alcunidi essi.

2.4. Segni di speranza attraverso l’animazione

Questi incontri organizzati dalla CLAR ci invitano ad andare avanti, anon fermarci, ci permettono di scoprire che le nostre lotte e i nostri sognisono uguali, ci aiutano ad avere una visione più ampia per vedere ciò chestiamo realizzando nei diversi paesi, ci arricchiscono col contributo coraggiosodi ognuno e ci incoraggiano nello sforzo di andare sempre avanti. Così,riaffermiamo le nostre convinzioni circa l’identità, il territorio, l’organizzazione,la difesa della vita, la vita che grida, l’ecologia, la bioetica, la formazionee anche l’importanza della trasformazione, dei cambiamenti delle strutturesociali, perché la Vita Religiosa abbia il suo spazio nella società e nellaChiesa. Queste dinamiche ci invitano costantemente a superare stereotipinelle relazioni interpersonali ed interculturali.

2.4.1. Segni di speranza a partire dalla VR afroamericana ed indigena

Le nostre affermazioni teologico-pastorali trovano la loro origine nel

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Documento di Aparecida: “Gli indigeni e gli afroamericani emergono oranella società e nella Chiesa. Questo è un Kairós che spinge ad approfondirel’incontro della Chiesa con questi settori umani che reclamano il riconoscimentopieno dei loro diritti individuali e collettivi, di essere considerati nel cattolicesimocon la loro visione del cosmo, i loro valori e identità particolari, per vivereuna nuova Pentecoste ecclesiale” (DA 91). Questo testo illuminante ci spingead annunciare la presenza e l’azione di Dio a partire dalla cultura afroamericanae indigena. Si tratta di un Dio vicino, provvidente, allegro e benevolo. 5

2.4.2 Segni di speranza che nascono dal seminario di formazione deglianimatori

Contemplando la vocazione e la missione della VRC nel nostro Continente,scopriamo diversi segni di speranza. E, se rimaniamo con lo sguardo fisso,constatiamo con gioia la diversità culturale e di età delle nostre sorelle e deinostri fratelli di comunità, la loro passione per Cristo e per i poveri, la lorocapacità di ascolto, la loro pedagogia del discernimento, la loro testimonianzamartiriale, la molteplicità di doni e carismi, la vita di preghiera, le dinamichedi circolarità e di decentramento tipico degli ultimi tempi, la vitalità deinostri giovani e dei nostri anziani, la leadership condivisa, la crescita nellalibertà, la solidarietà, la corresponsabilità e la trasparenza …

Dopo il Seminario di Formazione degli Animatori e Animatrici diComunità, arricchito da un laboratorio di umanizzazione e da un dialogointerpretativo dei tempi attuali, i partecipanti sono tornati nelle loro comunità,alle loro conferenze, nei propri paesi con l’intenzione di animare il nuovocammino scaturito da quanto appreso:

a) Coltivare nella nostra interiorità e in quella dei membri delle nostrecomunità la capacità di bontà, per dare senza ricevere ricompensa, perascoltare senza giudicare, per amare senza condizioni.

b) Essere attenti alla crescita disumana della spirale di violenza che opprimei nostri popoli e che ci circonda e ci influenza, per rispondere concreatività offrendo segni di umanizzazione, speranza e vita.

c) Aprire le porte delle nostre comunità ad impegni inclusivi con la societàcivile in progetti per i diritti umani, la giustizia sociale, la pace el’ecologia”. 6

2.4.3 Segni di speranza nella Lettura Orante della Parola

Un altro segno di speranza sono gli sforzi fatti dalla CLAR per animaresia gli impegni profetici che l’atteggiamento mistico dei Religiosi tramite lecomunità e le Conferenze Nazionali. In questa linea, bisogna mettere inevidenza l’uso della Lectio Divina, che illumina la nostra vita e la nostra

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missione, la nostra profezia e la nostra mistica. L’equipe di Teologi eTeologhe, consulenti della Presidenza (ETAP) ha elaborato materiale per lariflessione, la preghiera e la meditazione, condivisa tramite la Rivista dellaCLAR. Si tratta di testi pieni di vita, di luce, di realtà, di speranza, dellaParola di Dio. A questi si aggiunge anche il ciclo di ritiri spirituali dellaCLAR, organizzato dalla Commissione Biblica (Hna. Lúcia Weiler, FreiCarlos Mester e Padre Pièrre Jubinville). Si tratta di un trittico di eserciziideato per questi tre anni. Il primo volume ha trattato il tema dell’Ascoltoed ha avuto una ripercussione positiva, perfino oltre i confini latinoamericani.È già quasi pronto anche il secondo volume che guiderà la nostra riflessionee la nostra preghiera sul tema della Compassione. Il terzo volume ci guideràsui percorsi della Trasfigurazione.

Diffondendo questi semi della Parola, tramite la Lectio Divina e i ritirispirituali, la CLAR vuole raggiungere uno dei suoi obiettivi principali: laformazione al discepolato. Si tratta di sussidi che vogliono offrire opportunità,tempo e spazio per la santa presenza di Dio in ognuno di noi, nelle nostrecomunità, nelle nostre congregazioni, nelle nostre Conferenze e, allo stessotempo, mirano a creare unità nella riflessione teologica e nella mistica dellanostra VRC, perché illuminati dalla Parola possiamo offrire una testimonianzaprofetica unitaria e diversa, nel nostro modo di amare, servire e animare.

2.5. Tutti i seminari

Non è possibile racchiudere in poche righe la ricchezza degli altriseminari e della altre attività della CLAR. Mi limito a citarli e invito avisitare la nostra pagina web (http://www.clar.org), in cui potete trovare iprogrammi, i contenuti, i messaggi e le conclusioni delle nostre riflessioni:

a) Seminario sulla VR Afroamericana.

b) Seminario sulla VR Indígena.

c) Seminario sui Fratelli Religiosi.

d) Seminario sulle Questioni di Bioetica e l’Azione Evangelizzatrice.

e) Seminario sul Carisma e sul Laicato: aperta agli organismi della societàcivile che lottano per costruire un mondo più umano e più giusto, piùfraterno e solidale, più gioioso e più ecologico, la CLAR promuove ilvalore del laicato, perché riconosce in esso la presenza dei nostri carismicongregazionali.

f) Seminario Amazonia: questo seminario vuole creare legami di solidarietàinter-congregazionale e inter-istituzionale e reti di speranza per una vitaecologica minacciata non solo in questa parte del mondo, ma in tutto ilpianeta, perché viene colpito il suo “polmone”. Con questa proposta, la

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VRC spera di trovare illuminazione per aiutare ad alleggerire le nostreistituzioni perché possano agire in maniera più rapida ed efficace, piùrinnovatrice e trasformante.

g) Haiti: la missione inter-congregazionale. In questo paese colpito da unterremoto, non solo storico e recente, ma permanente, la presenza dellaVR autoctona è numerosa e significativa. Nello stesso tempo, la presenzadella VR internazionale è stata generosa e determinante. Ora si occupadella novità della inter-congregazionalità promossa dalle ConferenzeNazionali, come ad esempio in Brasile ed in Ecuador. Inoltre, la Presidenzae le Conferenze Nazionali della CLAR hanno celebrato in Port au Princela Giunta Direttiva di questo anno, come segno profetico di solidarietà eprossimità, di ascolto e di apprendimento, punto di partenza per unimpegno sempre più efficace con i poveri, la Chiesa e la Vita Religiosadi Haiti.

h) Il Secondo Congresso delle Nuove Generazioni (NG) di VR. QuestoCongresso ha come obiettivo la rivitalizzazione della VR e delle NuoveGenerazioni. A partire dal cammino già percorso dalla CLAR, le nuovegenerazioni sono invitate ad esprimere i loro bisogni nel contesto delproprio carisma e della propria cultura, per suscitare e promuovere nuovivolti di Vita Religiosa, a partire dall’incontro personale con Gesù, fontedi mistica e di profezia per i consacrati che si mettono in ascolto e indiscernimento e imparano a costruire una nuova umanità.

2.6. In conclusione

“Per realizzare bene la missione di diffondere la speranza, la VRC devecostruire la comunione tra i Religiosi. Normalmente formiamo comunità opartecipiamo a gruppi di animazione, non sulla base di simpatia o amicizia.Il Signore ci ha convocati. Egli ci darà la sua divina Ruah perché, purrimanendo congregazioni distinte, possiamo costruire una comunione semplicee gioiosa, evangelica e profetica. Questa è una grande sfida che richiedecreatività e iniziativa da parte nostra. Per realizzare la nostra missione ecostruire la comunione dobbiamo investire tempo, sforzi, talenti e affettinella realizzazione di alcuni compiti. Vivere come Religiosi Consacrati alRegno di Dio è, soprattutto, una grazia. Ci offre la possibilità di incontrarealtre persone e, tramite esse, incontrare lo stesso Gesù Cristo (cf. Mt 25,40);ci mette a contatto con l’esperienza di Vita Religiosa di altre Congregazionie di altri Paesi; ci permette di ascoltare Dio laddove la vita chiama; cipermette di sostenere tanta gente che soffre e desidera una vita migliore.Infine, ci permette di incoraggiare le nostre sorelle e fratelli a costruire ilRegno in questo mondo, a partire dalle nostre città, paesi e continenti. Cioffre infinite occasioni di essere mediazione della grazia salvatrice di Dio

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per gli altri. Vivere, in una donazione totale, la propria consacrazione èmezzo di santificazione e di trasformazione in Gesù Cristo”.7

2.7. Piste di riflessione per riconoscere le sfide e le provocazioni e perarricchire, interiorizzare e concretizzare le nostre speranze:

1ª. Quali scenari e soggetti interpellano la nostra vita e missione diConsacrati?

2ª. Quali sono le implicazioni di questi nuovi scenari e soggetti emergentinella nostra formazione e nella nostra vita e missione?

3ª. Quali elementi dei nostri carismi di congregazione coincidono con lesfide e le speranze dell’America Latina e dei Caraibi?

4ª. In che modo queste sfide e speranze possono determinare le nostrescelte e i nostri impegni?

5ª. I nostri impegni personali e di congregazione stanno contribuendoconcretamente al riconoscimento della cittadinanza teologica dei poveri?Quali?

1 Carta aperta della CER sulla ISAMIS –Per la CEE, il Nunzio Apostolico e gli altriVescovi, lunedì 23 maggio 2011.

2 Preghiera Eucaristica V/b.

3 Rivista ‘Vida Nueva’, 2.767, dal 10 al 17settembre 2011, pp. 8-13, España, 2011.

4 Piano Globale della CLAR 2009-2012,pp. 10-13.

5 Questa riflessione è presa dal messaggiodei seminari dei VR Afro e Indigena,

promossi dalla CLAR nel triennio 2009-2012.

6 Proiezioni elaborate dai partecipanti alSeminario degli Animatori ed Animatricidi Comunità, organizzato dalla CLAR neltriennio 2009-2012.

7 P. Fernando Torre, msps, Presidentedella CIRM, in occasione della elezionedei membri della Giunta Direttiva dellaConferenza dei Religiosi del Messico.

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SANDRA M. SCHNEIDERS: UN FUTURO

PROFETICO PER LE RELIGIOSE‘LA VITA RELIGIOSA APOSTOLICA

FEMMINILE HA UN FUTURO IN QUESTO

TEMPO E OLTRE’

Questo articolo è stato scritto da Heidi Schlumpf, editorialista per ilNational Catholic Reporter (www.ncronline.org). È un eccellenteriassunto della monografia “ALLORA … E OGGI. Passato, presente e futurodelle Religiose negli Stati Uniti” scritta da Suor Sandra Schneiders epubblicato dal Collegio Santa Maria, Notre Dame, IN.

Originale in inglese

OTRE DAME, Ind., 27 settembre 2011 – Le voci riguardanti la scomparsadella vita religiosa, per parafrasare Mark Twain, sono davvero esagerate,ha affermato la teologa Sr. Sandra M. Schneider nella sua conferenza

del 24 settembre scorso, suscitando gli applausi del pubblico, presente alCollegio Santa Maria, soprattutto quando ha pronunciato l’espressione: “Vengoa lodare questa vita non a seppellirla”.

“La vita religiosa apostolica femminile ha un futuro in questo tempo eoltre”, ha dichiarato Schneider, professore emerito presso la Scuola di Teologiadei Gesuiti a Berkeley, in California. “La nostra fisionomia attuale o futuranon sarà simile a quella del passato, sia nell’aspetto esteriore, o riguardoall’età, ai numeri, lo stile di vita o il ministero. Ma saremo quello che siamostate fin dal primo secolo: discepole chiamate personalmente da Cristo perconsacrarci totalmente a lui”.

La vita religiosa continuerà, ha affermato Schneiders, ma le comunitàreligiose saranno numericamente ridotte, rinnovate tramite una riconfigurazionee meno istituzionali nel loro ministero. E, come il resto della popolazionestatunitense, le religiose saranno meno giovani, ma ancora attive nella loro etàavanzata.

Schneider è un membro delle Suore Serve del Cuore Immacolato di Mariadi Monroe, nel Michigan. Il suo intervento, “Il futuro della vita religiosa”, èstato voluto dal Centro di Spiritualità del College e si è svolto in collaborazione

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con “Donne & Spirito: le suore cattoliche in America”, una mostra itinerante,che rimarrà presso il Centro per la Storia nel South Bend fino al 31 dicembre,prima di passare al Museo di Storia della California, Donne e Arti a Sacramento.

La mostra, patrocinata dalla Conferenza delle Religiose degli Stati Uniti(LCWR), racconta la storia di circa duecentocinquantamila donne cattolicheche, sin dall’arrivo delle prime suore Orsoline a New Orleans quasi tre secolifa, hanno contribuito a plasmare il paesaggio sociale e culturale dell’America.

La maggior parte della mostra mette in risalto ciò che Schneiders chiamail “periodo del boom istituzionale”, che va dalla metà del secolo XIX alla metàdel XX secolo, quando migliaia di religiose, molte delle quali missionariestraniere, assicuravano istruzione, cure mediche e servizi sociali per le grandiondate di immigrati che arrivavano negli Stati Uniti dall’Europa.

“Quel periodo ci ha offerto un modello glorioso, ispiratore esorprendentemente produttivo di grandi contingenti di suore impegnate inministeri ecclesiali guidati gerarchicamente in istituzioni cattoliche, qualiscuole, ospedali e servizi sociali”, ha detto Schneider. “Ma questo modello èadatto a quel tempo, non più al nostro. Allora era così, oggi è diverso”.

Dopo la seconda guerra mondiale troviamo un numero elevato di donneche entrano in convento, con oltre di 180.000 religiose negli Stati Uniti,mentre oggi ve ne sono circa 60.000.

“Un ‘esercito’ di 59.000 - 60.000 persone totalmente impegnate nellaricerca di Dio e nella realizzazione del Regno Gesù in questo mondo non è,certamente, un disastro ecclesiale, e tanto meno uno scandalo”, ha dettoSchneider. “Oggigiorno esistono molte situazioni su cui piangere nella nostrachiesa, ma sono del parere che la vita religiosa femminile non sia una di esse”.

Infatti, oggi, negli Stati Uniti sono presenti circa 10.000 religiose in piùrispetto al periodo compreso tra il 1720 e il 1900, un’epoca più simile allanostra, quando poche religiose “in piccoli gruppi, ampiamente dispersi, facevanotutto ciò che era necessario fare per chiunque avesse bisogno e con chiunquevolesse aiutarle”, ha detto.

I numeri eccezionalmente alti nel periodo 1900-1960 dimostrano che ildeclino, che ha avuto inizio dopo il 1970 - causato soprattutto da fattori storicie sociali, quali famiglie cattoliche meno numerose e maggiori opportunitàprofessionali per le donne -, è stato particolarmente rapido e alcuni lo hannoattribuito alla infedeltà, cosa che Schneiders definisce “un non-senso pseudo-teologico”.

“La stessa logica con cui si afferma che l’epidemia di AIDS è il modo cheDio usa per eliminare l’omosessualità sembra suggerire a queste persone cheDio sta purificando la chiesa anche dalle ‘cattive suore’ del Vaticano II”, ha

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affermato Schneiders, aggiungendo che la convinzione opposta, vale a direquella per cui Dio premia la fedeltà con il successo mondano, è sostenutaanch’essa da riflessioni teologiche erronee.

“La vita religiosa non è un’impresa a scopo di lucro il cui prodotto habisogno di una nuova confezione o di una nuova campagna pubblicitariaperché il bilancio finanziario non mostra un profitto”, ha detto. “La veradomanda è: le persone che vivono la vita religiosa oggi sono veramentechiamate a questa vita? La vivono con coerenza e con passione? E la propongonoin maniera chiara e convincente alle persone che sono realmente chiamate adessa oggi, anche se, per molte ragioni, queste ultime saranno probabilmentemeno numerose rispetto al passato?”

La sua risposta è stata un sonoro sì.

“La vita religiosa è la più antica forma di vita vocazionale nella Chiesa,che ha preceduto sia il matrimonio che il ministero ordinato, in quantovocazioni pubbliche nella chiesa”, ha detto. “E anche nei suoi momentipeggiori di corruzione interna e di persecuzione esterna, la chiesa non è maistata completamente priva di questa forma di vita. Anzi, a volte essa è statala migliore speranza della chiesa nei tempi di crisi. Nonostante la retoricaromantica affermi il contrario, la vita religiosa è più simile a un robusto dentedi leone che ad un rosaio delicato nel giardino spesso trascurato della chiesa”.

Ciò che sarà diverso in futuro, tuttavia, è l’età della maggior parte dellereligiose e, soprattutto, il loro ministero, ha affermato Schneiders.

Le religiose continueranno ad essere più anziane rispetto alle generazionipassate, dato che molte di esse godono di una maggiore aspettativa di vita inbuona salute, mentre un numero inferiore di giovani sceglierà la vita consacrata.Ma questo rispecchia la situazione generale della cultura americana, in cui glianni più produttivi della vita adulta sono ora gli anni tra i 50 e i 75, piuttostoche quelli tra 35 e 45, ha detto Schneiders.

Negli ultimi anni l’aumento delle aspettative di vita e una salute migliorehanno spinto a rivedere il modello tipico del ciclo di vita, persino nella nostracultura ossessionata dal mito della gioventù e dal rifiuto dell’invecchiamento”,ha affermato. Non è insolito vedere persone che diventano genitori a 50 anni,maratoneti a 60 anni, candidati a cariche politiche a 70 anni, giudici dellaCorte Suprema a 80 anni e religiose che operano nel ministero, anche a 90 anni.

“Qualunque sia stata la situazione nel 1950, la vita religiosa odierna nonè una opzione per bambini”, ha continuato Schneider, descrivendo gli effettidi questi cambiamenti del ciclo di vita per la vita religiosa. “Credo che questaforma di vita diventerà, d’ora in poi, una vocazione per adulti ... Probabilmentenon è auspicabile che le persone entrino nella vita religiosa, prima dei 20 o 30

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anni d’età perché è improbabile che siano culturalmente e psicologicamentepronte per un impegno di vita permanente”.

Certamente, meno persone sceglieranno la vita religiosa, ma ancora unavolta Schneiders ha osservato che la vitalità della vita religiosa non dipendedai numeri.

“Dubito che potremmo assistere ancora ad un afflusso simile a quelloverificatosi dopo la II Guerra Mondiale. Ma, come dimostrano i primi centoanni di vita religiosa in questo paese, non abbiamo bisogno di orde di novizieper sfregare chilometri di corridoi luccicanti in case madri gigantesche oeserciti di giovani suore per fornire personale alle istituzioni di una chiesaghetto che si difende dal mondo. La nostra vocazione non è certamente quelladi fornire un enorme gruppo di lavoratori docili e non retribuiti per i progettidella gerarchia”, ha commentato.

Questo passaggio dai ministeri istituzionalizzati - che la maggior partedei cattolici oggi associa alle religiose - a nuove forme di apostolato potrebberivelarsi il cambiamento più drammatico e più difficile da accettare per alcuninella chiesa, data la propensione a considerare il modello precedente, in cuile suore fornivano personale alle scuole e agli ospedali, come l’unico possibile.

“Anche se disponiamo delle risorse necessarie per rilanciare gli apostolatiistituzionali dell’epoca pre-conciliare, in particolare quelli diretti principalmenteai bisogni delle persone che si trovano alle due estremità del ciclo di vita - ibambini ed i malati e i morenti -, questi ministeri potrebbero non essere quelliche necessitano maggiormente della presenza delle religiose oggi”, ha aggiunto.

La scomparsa di molte di queste istituzioni, come le scuole cattoliche,hanno lasciato le religiose “non solo economicamente senza lavoro, ma ancheapostolicamente ‘senzatetto’ “, ha continuato Schneiders. Questo ha spintomolte religiose a impegnarsi nei ministeri parrocchiali e diocesani, dovespesso subiscono l’abuso della struttura di potere clericale. Schneiders ha poiaggiunto scherzando: “Probabilmente le religiose detengono il record tra lenumerose persone che sono licenziate per la loro competenza!”.

Sempre più, le religiose hanno posto la loro professionalità in ministeriche, pur in continuità con quelli del passato e derivanti direttamente daicarismi delle loro comunità, non sono quelli che la maggior parte dei cattolicitende ad associare alle “suore”.

Schneiders li ha classificati in quattro ‘gruppi’:

* I ministeri della giustizia sociale che mirano al cambiamento sistemico ostrutturale, il cui “collante teologico” tende ad essere la dottrina socialecattolica. Questi ministeri includono scienziati sociali, attivisti, avvocati,politici e organizzatori di comunità, economisti e sociologi, agricoltori

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urbani e legislatori.

* I ministeri che operano direttamente con le vittime dell’ingiustizia socialeo dei disastri naturali, il cui collante teologico è la profonda compassioneper il corpo sofferente di Cristo. Questi ministeri includono cappellani,assistenti sociali, consulenti, tutori per l’alfabetizzazione, persone che siprendono cura di bambini o di anziani, gestori di alloggi a basso affitto,coloro che lavorano nei rifugi per senzatetto o con le vittime di torture odella tratta del sesso.

* Intellettuali, studiose e artiste, il cui collante teologico è l’approfondimentodella ricerca di fede nel nostro tempo. Questi ministeri includono compositori,artisti, giornalisti, scrittori, insegnanti e ricercatori in teologia, filosofia escienze.

* Ministeri che si rivolgono alla sete di senso e di trascendenza, il cui collanteteologico è lo sviluppo e la crescita spirituale. Essi lavorano nei centri dispiritualità, nella pastorale universitaria, nella direzione spirituale, ritiri,ministero della guarigione o come scrittori popolari o relatori per conferenzee laboratori di studio.

Questi ministeri carismatici e profetici differiscono da quelli precedentinon nel loro servizio o nella testimonianza, ma principalmente nella loroindividualizzazione, che alcuni hanno visto inizialmente come una “perditadell’identità comune, perché le suore non facevano tutte la stessa cosa”, haaffermato Schneiders.

Ma tale individualizzazione - in parte dovuta alla specializzazioneprofessionale delle religiose - non deve portare all’individualismo, ha aggiunto.“L’uniformità non è l’unico tipo, o addirittura il tipo migliore, di collantesociale, né i grandi gruppi omogenei rappresentano l’unico modo di esserecomunità”, ha continuato Schneiders . “La diversità può generare un altro tipodi unità, più organico, ma più impegnativo”.

Proprio come le prime religiose arrivate in America, che sono passate daigrandi monasteri europei alle casette di legno nel deserto, allo stesso modo lesuore di oggi sono flessibili riguardo al loro modo di vivere. “Rispondere aibisogni del Popolo di Dio è ciò che determina dove e come viviamo”, ha dettoSchneiders. “Prima di tutto, la predicazione del Vangelo laddove è piùnecessaria. Poi, tutto il resto”.

Questi nuovi ministeri comportano, in misura maggiore, la collaborazionecon i laici, inclusi i membri associati, e spesso essi sposano un approcciougualitario e collegiale che nasce dalla coscienza femminista di molte religiose,che può portare al conflitto con la “sensibilità patriarcale della chiesa istituzionale”,ha affermato Schneiders.

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“Questo non significa che ci sarà inevitabilmente un conflitto incessanteo irrisolvibile o che dovremo abbandonare gli sforzi di lavorare insieme inmaniera efficace”, ha continuato. “Ma questo significa che, come al tempo deiprofeti dell’antico Israele e del profeta Gesù, in rapporto al giudaismo istituzionaledel loro tempo, oggi i religiosi possono aspettarsi una tensione continua conla gerarchia. Accettare questa dissonanza sempre dolorosa, piuttosto chenegarla, sentendosi in colpa riguardo ad essa o cercando di placare coloro cherifiutano il femminismo in teoria e in pratica, fa parte del nuovo modelloministeriale che sta emergendo nella vita religiosa”.

Promuovere la visibilità delle donne religiose è, tuttavia, una delle piùgrandi sfide di questo nuovo modello ministeriale. “Come essere visibili,corporativamente e personalmente, in una varietà di modi non appariscenti,piuttosto che attraverso un abbigliamento identico o addirittura bizzarro o perla comune dimora o uniforme di lavoro è una sfida che stiamo ancora cercandodi affrontare”, ha sottolineato Schneiders.

“Se riusciamo a recuperare e ri-articolare la nostra identità ministerialein termini contemporanei, cosa che credo siamo già in procinto di fare,diventeremo nuovamente visibili nella chiesa”, ha aggiunto. “Quando ladimensione ministeriale della vita diventerà più coerente essa attrarrà alcunigiovani adulti seri e spiritualmente sensibili che sceglieranno questa vita, noncome una soluzione per la loro ansia legata ad una prolungata identitàadolescenziale, né come un biglietto di ingresso per uno status elitario eprivilegiato nella chiesa o per assicurarsi la solidarietà dei membri del gruppo,né come un rifugio in un assolutismo per proteggersi dalle ambiguità dellaresponsabilità adulta in una cultura spaventosamente complessa.

“Piuttosto”, ha aggiunto, “essi sceglieranno questa vita in risposta allavocazione autentica di cercare Dio, escludendo qualsiasi altro impegno primariodi vita, e di promuovere il Regno di Dio in questo mondo con tutta l’energiadella loro vita”.

Heidi Schlumpf, National Catholic Reporter

Articolo riprodotto col permesso del National Catholic Reporter, 115 E

Armour Blvd, Kansas City, MO 64111, www.ncronline.org.

(Chi desidera leggere la monografia integrale di quaranta pagine può

richiederla al St. Mary’s College, Notre Dame, IN 46556, al semplice prezzo

di spedizione postale).

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LA COMUNITÀ INTERCONGREGA-ZIONALE DELLA CRB IN HAITI

Sr. Marian Ambrosio, IDP

Presidente CRB (Conferenza Religiosi Brasile)

Tratto dalla relazione di Marian Ambrosio sulla Vita Religiosa in Brasile,

presentata al Consiglio delle Delegate UISG, Aparecida SP, 28 novembre-

3 dicembre 2011.

Originale in portoghese

l 12 gennaio 2010 un violento terremoto di magnitudo 7 della scalaRichter ha colpito Haiti. Tre milioni di persone sono rimaste vittime diquesto terremoto che ha causato la morte di oltre 230.000 haitiani. Il

dolore è ancora vivo e tende a crescere col passar dei mesi e con il diminuiredell’attenzione della comunità internazionale. E anche questo nuovo doloreferisce il nostro cuore e ci spinge a donare la nostra vita in solidarietà e asostegno dei nostri fratelli e sorelle del paese più povero d’America.

Abbiamo sentito molte parole, abbiamo visto molte immagini di questoterremoto e delle sue conseguenze per Haiti. Quello che desideriamo ora èandare avanti coraggiosamente per rispondere al Dio della vita che ci chiamaad essere, insieme alle comunità haitiane, una presenza di testimonianzaprofetica, ma anche una presenza generatrice di trasformazione e di speranza.

La terra dapprima gemette e pianse. Tutte le persone raccontano allostesso modo: si udì un suono come un lamento che proveniva dalle visceredella terra (…). Prima di poter capire cosa fosse questo lamento, tutto ècrollato. È stata una scossa impossibile da descrivere. Pochi secondi chehanno sradicato le fondamenta ed hanno distrutto la vita: la terra, il mare, lepiante e molte, molte persone. Durante questi pochi secondi di terremoto,non si udì solamente il pianto della terra, ma anche il grido umano che, nelmedesimo istante, sgorgava dal cuore ferito dei due milioni di abitanti di PortAu Prince. Subito dopo, il silenzio totale e la lenta, molto lenta percezionedelle conseguenze della morte. Questo grido, questo silenzio di dolore e di

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impotenza sono stati uditi dal cuore sensibile e missionario del popolobrasiliano. Insieme a tante altre iniziative della società civile, la Chiesa delBrasile ha fatto un passo coraggioso e profetico: inviare non solo acqua, ciboe denaro, ma anche persone. Con l’approvazione del Consiglio Pastoraledella Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile e con il sostegno dellaCaritas brasiliana, la Conferenza dei religiosi e religiose del Brasile hapreparato e inviato una comunità formata da sei religiose di sei diversecongregazioni per vivere, fianco a fianco, questa esperienza di vita e dirisurrezione delle comunità haitiane.

L’impatto causato dal primo contatto con la realtà della città di Port auPrince è stato violento: macerie e accampamenti dappertutto. Vedere questemacerie e questi accampamenti (circa 800 nella sola città di Port au Prince)ci è stato utile per orientare in maniera concreta il nostro desiderio di aiutarea ricostruire la città. Ma era necessario un altro passo coraggioso. Eranecessario smettere di visitare luoghi, case, tende. Dovevamo andare incerca della gente, entrare nelle tende, trovare i bambini, sederci con loro,prendere tra le braccia il dolore di questa gente per comprendere cosa eraimportante fare e compiere, poi, le scelte giuste. Il nostro compito principaleera ed è quello di essere presenti, il nostro compito principale era ed è quellodi richiamare le persone alla vita, mentre continuiamo a sostenere iniziativecoraggiose di ricostruzione.

Ciò che più ci ha colpito nel nostro primo contatto con le comunità diHaiti è stata la fame. La fame di per sé è mostruosa, la fame è un mostroperché disumanizza, perché brutalizza.

“ Sono qui ad Haiti dal 14 settembre 2010 e da quando sono arrivata ciòche mi ha fatto più soffrire è stata la fame” (Suor Marcellina).

“Arrivo nelle tende e una madre con un bambino in braccio si guarda lapancia e dice: ‘sé, gangú’, che significa: ‘sorella, ho fame!’ Questo mi fasempre molto male al cuore e quando torno a casa, mi siedo a tavola e a voltenon ho il coraggio ...” (Suor Vera)

La fame dei bambini è un indegnità, la fame dei bambini non hastrategia, non ha metodologia, non bussa alla porta. Arriva e li schiaccia. Èquesto il momento in cui abbiamo il coraggio di decidere cosa fare ad Haiti.Il popolo di Haiti ha bisogno prima di tutto della nostra presenza, il popolodi Haiti ha bisogno di sapere che siamo lì, che non sono soli, che vogliamocostruire insieme a loro una nuova speranza, che i bambini vivranno. Supereremoquesto momento.

Sembra facile dire: semina, raccogli, alimenta, ma non è così facile darealizzare. Manca la terra, manca l’acqua, manca l’irrigazione, mancano i

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semi, mancano persone capaci di guidare, manca un luogo decente perl’incontro, mancano le risorse umane, le risorse finanziarie, materiali per illavoro, mancano molte cose e l’elenco è molto lungo.

Molto toccate da questa realtà ci siamo rimboccate le maniche.

Le sei suore, in questo momento, operano su tre fronti di missione. Ilprimo fronte è il superamento della fame: ‘quando troviamo un campo, unazona, un buon terreno, immediatamente ci mettiamo a piantare’. Le Suore sisono unite alle comunità del popolo di Haiti, hanno seminato ed hanno avutola gioia del primo raccolto. E continuano a piantare.

“Questo lavoro di insieme, è un ottimo lavoro perché questa zona è privadi alimenti e tante persone passano giorni e giorni senza mangiare. É unlavoro che viene fatto insieme, un lavoro di gruppo, nella certezza che lasituazione migliorerà (Suor Marcelina)”.

Il secondo fronte è una conseguenza immediata di questo primo econsiste nella produzione diretta di alimenti. Le donne si riuniscono epreparano una alimentazione sana e sufficiente, che è anche frutto delproprio lavoro. Il terzo fronte consiste principalmente nel riunire adolescenti,giovani e donne con l’obiettivo di realizzare lavori di artigianato. ‘Ricamando,cucendo, cantando, dipingendo, si occupano le mani, la mente, il cuore e lacreatività. E alimentiamo la speranza che questa possa diventare una fontebella e positiva di reddito per alcune famiglie’.

“Le suore che stanno ad Haiti per il progetto di solidarietà tra le dueChiese, sono qui in nome della Chiesa, quindi la prima cosa che dobbiamosempre ricordare è che sono state inviate per noi. In secondo luogo, ciò chestanno facendo è ciò che Gesù ha fatto nell’esercizio della sua missione: essevivono con il popolo haitiano, sono una presenza amica e solidale tra i piùpoveri e bisognosi. In terzo luogo, esse non sono qui per imporre qualcosa,ma, vivendo con il popolo di Haiti, sono qui per offrire piccoli gesti e progettidi promozione umana, di valorizzazione della vita (Don Sergio Castriani)”.

“Abbiamo dato vita a questo gruppo di donne che seguono un corso chesi chiama: promozione e formazione delle donne haitiane. Il corso si svolgein tre fasi: la fase della cucitura che si svolge già da tre mesi; vi è poi il lavorocon le donne in gravidanza; vi è il corso di decorazione guidato dalla suorae, infine; vi è un gruppo di donne con cui la gente si riunisce una volta al meseper pesare i bambini. É un ottimo lavoro e la gente rimane affascinata e iodevo solo ringraziare voi in Brasile per tutto ciò che fate per noi qui” (SuorVianna).

Si tratta di un progetto di tutta la Chiesa del Brasile, in stretta comunionecon la Conferenza Episcopale di Haiti e con la Conferenza dei Religiosi e

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Religiose di Haiti. Le sei religiose appartenenti a sei diverse congregazioniche, in questo momento, sono presenti ad Haiti, vivono in comunità, si sonoorganizzate come comunità e alimentano quotidianamente la mistica che lesostiene, mistica che si basa sulla stessa fede e sulla stessa vocazione.

“L’importanza della presenza di queste suore è fondamentale. Nonesiste missione senza missionari. Il missionario è un segno dell’amore diDio, il missionario è un segno della presenza di Dio, ma il missionario èanche chi va a nome della sua Chiesa, a nome di coloro che lo inviano acompiere una missione secondo il cuore di Gesù” (Don Sergio).

In conclusione, faccio mie le parole del francescano Dario Angel Carrero,teologo portoricano: “In questo momento della vita di Haiti, la terra promessanon è un luogo: sono le persone. Ognuno di noi ha l’opportunità di uscire dase stesso. Nella sua estrema povertà, Haiti, ci offre le sue braccia aperte. Ètempo di uscire dalle macerie delle nostre parole e dei sentimenti passeggeri.Siamo segno del nuovo Esodo, che ci riunisce in un abbraccio. Siamol’umanità promessa da Dio per la Terra che Egli ha creato” (Fra’ AngeloDario Carrero).

“Ringrazio il popolo brasiliano per il sostegno che ci ha offerto in questamissione così difficile e così piena di speranze per questo popolo che soffre”(Suor Aparecida).

“Sappiamo che senza il vostro aiuto il nostro progetto missionario disolidarietà qui ad Haiti sarebbe impossibile” (Suor Yolanda).

“Facciamo subito arrivare ai poveri ogni contributo che viene dalBrasile, perché anche questa è la nostra missione qui” (Suor Maria Dalvani).

É molto importante contribuire alla ricostruzione di Port au Prince. Portau Prince è una bellissima città, situata in un meraviglioso contesto geografico,in riva al mare, costantemente immersa nella meravigliosa luce del sole. Ilpopolo di Haiti è un popolo allegro, determinato, forte, amichevole e accogliente,un popolo che canta, un popolo con una solida identità culturale, un popolosovrano, signore della sua vita e del suo futuro.

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LA VITA DELLA UISG

l Prefetto della Congregazione dei Religiosi, Don João Braz de Aviz,è stato nominato Cardinale da Papa Benedetto XVI, durante unacerimonia celebrata in Vaticano il 18 febbraio 2012. Nel pomeriggio

dello stesso giorno, alcuni membri del Consiglio Direttivo hanno fatto visitaa Don João per congratularsi con lui a nome delle quasi duemila SuperioreGenerali membri della UISG e per esprimere il desiderio di continuare alavorare in stretta collaborazione per la rivitalizzazione della Vita Religiosanella Chiesa.

Il Dicastero dei Religiosi ha nominato come sottosegretaria Sr NiclaSpezzati delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.

Il 13 e 14 gennaio 2012 si è svolta la riunione della Costellazione diRoma sul tema Identità in Relazione. Vi hanno partecipato settanta superioregenerali che, alla luce di “due sguardi esterni” alla Vita Religiosa, laico eprotestante, hanno approfondito gli elementi essenziali della Vita Religiosaoggi. L’incontro con il Prefetto del Dicastero dei Religiosi, Don João Brazde Aviz, è stato un’occasione per poter rispondere a vari interrogativi e harafforzato la fiducia reciproca.

L’Università Gregoriana ha organizzato a Roma, dal 6 al 9 febbraio2012, un Simposium per Vescovi e Superiori e Superiore Generali sugli abusisessuali, sul tema Verso la guarigione e il rinnovamento. Hanno partecipato,per la UISG, undici superiore generali.

Regina Mundi in Diaspora. Quando, nel 2006, è stato chiuso il Centrodi studi Regina Mundi, la UISG ha deciso di continuare a perseguire l’obiettivoiniziale di favorire la formazione teologica delle religiose nei paesi in via disviluppo. Con una parte della rendita proveniente dall’affitto dell’immobilesi è creato un fondo per l’offerta di borse di studio, che è ora ai suoi primipassi. Potete trovare ulteriori informazioni nella nostra pagina web www.uisg.org.

La COSMAM, la Confederazione delle Conferenze dei Superiori Maggioridi Africa e Madagascar, istituita nel 2005, ha celebrato, nei primi giorni difebbraio, la sua seconda assemblea in Uganda. Ad essa hanno partecipato 55delegati e delegate provenienti da 22 paesi, impegnati a vivere con verità ecoerenza e a cercare le vie per creare comunione tramite la collaborazioneper la giustizia e la pace. P. David K.Glenday ha partecipato all’incontrocome rappresentante della UISG e della USG. Sr Marie Therese Diene, Figlia

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del Sacro Cuore di Maria, è stata eletta Presidente della COSMAM. P. JulioOcaña dell’Etiopia è il nuovo Vice-presidente.

Anche se la UISG non ha membri in Cina, alla notizia dell’esistenza diun gruppo di Superiore Maggiori in questo paese, la Segretaria Esecutiva èentrata in contatto con la coordinatrice di questo gruppo che ha rispostosubito con grande gioia. Sono stati, quindi, inviati gli ultimi bollettini ininglese. Le suore recentemente hanno chiesto il permesso di tradurre ilbollettino in cinese “perché possa essere utilizzato da un maggior numerodi religiose cinesi e anche da sacerdoti”. Il Consiglio Direttivo della UISGha accolto questa proposta con grande entusiasmo.

Il 23 gennaio 2012 un gruppo di membri delle curie generali della UISGe della USG è stato invitato dal Consiglio per l’Unità dei Cristiani per unincontro con gli studenti dell’Istituto Ecumenico di Bossey (Svizzera),presenti a Roma. La finalità di tale incontro era quella di far conoscere la vitareligiosa cattolica ai membri di diverse chiese cristiane che, dopo la presentazionefatta dai religiosi, hanno posto le più svariate domande.

Tom Fox, direttore del National Catholic Reporter e Joyce Meyer(Hilton Fundation for Sisters), hanno avuto un incontro a Roma con alcunimembri della UISG per proporre un progetto il cui obiettivo è quello di darevisibilità a ciò che fanno le religiose, a cominciare dall’Asia e dall’Africa.Queste esperienze possono essere una vera profezia per il mondo odierno, maspesso passano inosservate e il progetto ha proprio lo scopo di metterle inluce. Al momento stanno cercando di creare reti di comunicazione.

Data dell’Assemblea Plenaria 2013

L’Assemblea Plenaria della UISG, che si celebra ogni tre anni a Roma,si svolgerà nei giorni 3-7 maggio 2013. Ci auguriamo che il giorno 8 maggio,mercoledì, i membri dell’Assemblea possano partecipare all’udienza generalecol Papa. Comunicheremo, prossimamente, il tema e altri dettagli, madesideriamo indicare subito la data perchè le Superiore Generali possano giàconsiderarla nella loro Agenda.

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Possiamo rinunciare a…

Grandi strutture/opere

Case per ferie

Case di spiritualità

Gloriosi progetti

Ritenerci indispensabili

Essere professioniste

Identità studiata a tavolino

Nostri interessi personali

Velo

Punto di vista personale

Un ruolo gerarchico

Incensare il carisma

Ma non a …

Incontrare le persone a ‘tu per tu’ dentro efuori la comunità

Essere accoglienti, vedere ed ascoltare congli occhi e il cuore di Dio

Essere persone con una forte improntaspirituale

Andare dove la gente ‘geme’

Spendere la vita per le ‘persone inutili’

Alta qualità di donna e madre

Identità in dialogo con la storia ed aperta aDio

Vivere la comunione in fraternità

Vivere con passione quell’identità che ci èdata dalla nascita e che necessita di continuaconversione

Lasciarci provocare da un pensare ‘diverso’ o‘contrario’

Nostra parte di storia e di profezia nellaChiesa e nel mondo

Condividere il carisma anche tra coloro cheprofessano una religione diversa o non credono

L’ESSENZIALE PER LA

VITA RELIGIOSA

(Assemblea della Costellazione di Roma, Gennaio 2012)