Il Volto incarnazione del sogno

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IL VOLTO incarnazione del SOGNO

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IILL VVOOLLTTOO,,IINNCCAARRNNAAZZIIOONNEE DDEELL SSOOGGNNOOmosTRA collettiva di BOTTEGA INDACOPALUMBO - ZAKAMOTO - BARDELLA - GIAI BAUDISSARD - GIRAUDO3 0 a g o s t o / 2 8 s e t t e m b r e 2 0 0 8E x C h i e s a A n g l i c a n a - A l a s s i o

A cura di:Nicola Davide Angerame

Ideazione ed organizzazione:

Con il patrocinio di:

Media partners:

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A cura di:Giancarlo Desimine

Assessoratoalla Culturae al Turismodella città di

Alassio

Galleria arte è kaos

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Era il 1899 quando Sigmund Freud diede alle stampe il suo libro L'interpretazione deisogni, ma apparve poi datato nel 1900. Questa trovata pubblicitaria ante litteram eradovuta al fatto che l'opera voleva essere considerata come “epocale” ed in effetti lodivenne. Il nuovo rivoluzionario metodo psicoanalitico usato da Freud per accedereall'inconscio privilegiava, infatti, lo studio dell'attività onirica intesa come una vera epropria lingua del nostro lato “oscuro” nel quale vigevano altre logiche, altre modalitàdel pensiero, spesso anti razionali e pulsionali. Freud ci svelò che le nostre passioniavevano una loro propria logica e il sogno era l'unico elemento, insieme ai lapsus piùsporadici, che permettessero una via d'accesso a quest'incredibile mondo sconosciuto.Oltre un secolo dopo, le nostre conoscenze in merito al sogno sono enormi, al puntoche alcune facili convinzioni dei primi psicanalisti sono oggi diffuse nella nostra culturacome verità di carattere spicciolo, a tutti note. Eppure queste verità non sono dimo-strabili in senso sperimentale come le verità della fisica o della chimica. Nondimenoinfluenzano la nostra vita relazionale quasi come, o forse più, dell'astrologia ovvero diquella sorta di superstizione sui generis che crede all'influenza degli astri sulla vitaindividuale di ciascuno di noi. Prima che giungesse Freud, il sogno vantava una millena-ria tradizione in qualità di eminente serbatoio di saperi e d'iniziazioni. In tutte le culture,a partire da quelle più primitive fino alle grandi civiltà antiche, il sogno è stato al cen-tro di ricerche e d'interpretazioni. Gli antichi li consideravano presagi, gli stregoni liusavano per vaticinare e i sacerdoti come vie di comunicazione con il divino. Anchegli artisti, soprattutto quelli romantici di fine Ottocento, hanno posto i sogni al centrodella loro indagine artistica, sfruttandone principalmente l'aspetto visivo, quel lorocarattere di visioni iperreali eppure assolutamente fantastiche. Con questa mostrasiamo di fronte ad un esempio di rappresentazione odierna del sogno e del suo inal-terato potere suggestivo, che non verrà mai meno fino a che esisterà l'arte.

Marco MelgratiSindaco di Alassio

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Bottega Indaco è una nuova realtà nel panorama nazionale dell'arte. Alassio è una delleprime città a registrarne l'interessante lavoro di “bottega”, intesa in senso rinascimen-tale, grazie a cui diversi artisti e differenti ingegni s'incontrano in uno spazio condiviso,un appartamento con diverse stanze in funzione d'altrettanti studi dove gli artisti quiesposti lavorano ai propri progetti e ne costruiscono di condivisi sulla base di comuniaspirazioni, poetiche, modi di intendere l'arte e la pittura. Vi sono anche grafici, scrit-trici e fotografe, nel gruppo d'intelletti che dà vita a questa realtà che solo in parteappartiene al passato e che oggi, nel pieno centro di una città moderna come Torino,può assumere aspetti originali autonomi, come ad esempio la grande forza comunica-tiva, la capacità di “pensare insieme” e di agire secondo principi comuni all'interno diuna libertà individuale garantita dal reciproco riconoscimento delle singole funzioni etalenti. Questa mostra, che trova nella Ex Chiesa Anglicana uno spazio espositivo difelice consanguineità, rappresenta una delle prime impegnative esperienze di questogruppo d'artisti e intellettuali che hanno deciso di rompere gli schemi del mondo del-l'arte contemporanea e di andare oltre l'individualismo, sempre un po' narcisista,maturato in questi ultimi decenni all'ombra di un individualismo universale inscrittodentro una società massificata ormai a livello planetario, dove l'artista è chiamato adoperare sempre di più secondo schemi produttivi riconosciuti e validi anche per altri“prodotti”. Per fuggire, o comunque indebolire, una logica consumistica che si stasempre più applicando all'arte, Bottega Indaco decide di coesistere come gruppo, diesaltare in esso le qualità comunicative dei singoli, affinché non restino geni solitari inbalia del mercato, che oggi come non mai funziona straordinariamente bene, ma cheper l'arte rappresenta da sempre un pericolo se non moderato attraverso una politicadella qualità e dell'autenticità del sentire artistico.Questo libro, che nasce come un progetto editoriale fuori dalle logiche del catalogo,rappresenta una prima importante tappa di un viaggio che auguro a tutti sia lungo epieno di soddisfazioni. Come un sogno ad occhi aperti che si riflette sulla feliceespressione di un volto.

Monica ZioniAssessore alla Cultura di Alassio

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8Il sogno ritrattoTesto critico di Nicola Davide Angerame

20Opere mostra collettiva “Il volto incarnazione del sogno”Ciro Palumbo

38Opere mostra collettiva “Il volto incarnazione del sogno”Akira Zakamoto

54Opere mostra collettiva “Il volto incarnazione del sogno”Luisella Bardella

56Opere mostra collettiva “Il volto incarnazione del sogno”Laura Giai Baudissard

58Opere mostra collettiva “Il volto incarnazione del sogno”Claudia Giraudo

62Un viaggio, dall’illusione della realtà alla realtà del sognoTesto critico di Chiara Manganelli

76Opere mostra personale “Entriamo nel sogno”Ciro Palumbo

94Il filmDati sul video di Akira Zakamoto e Ciro Palumboprodotto in occasione della mostra “Il volto, incarnazione del sogno”

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ggnnoo rriittrraattttoodi Nicola Davide Angerame

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Ciro PalumboLa pittura di Ciro Palumbo siabbevera alla fonte di unalunga tradizione che intendel'arte come lo strumentod'indagine privilegiato delleprofondità dell'animo umano,delle zone oscure dell'esseree di quella sfera irrazionaledel pensiero dove albergano isimboli, una genia di “cose”capaci di assumere su di séla valenza di un intero discor-so, di un'evocazione senzaparole che traghetta sensiplurimi interagendo con leinterpretazioni che ad essi si

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offrono nei differenti momenti storici e nelle divergenti let-ture dei singoli fruitori. Ciro Palumbo segue le orme trac-ciate da A. Böcklin, M. Klinger, C.D. Friedrich e J.H. Füssli,la loro passione pittorica per il sogno che si distingue dallapassione analitica di S. Freud, il quale tentò di tradurre isimboli onirici nel linguaggio razionale di un inconscio alquale la sua “interpretazione dei sogni” ha scoperto i nervi,denudando il gioco criptico delle resistenze e delle pulsionie portandone a galla i contenuti nevrotici. Quella dei pittoriè, al contrario, una “passione sintetica” che cerca di rap-presentare i contenuti dell'Io profondo all'interno del quadrodipinto e quindi di uno schema altamente logico perfeziona-to grazie alla visione prospettica inventata dal Rinascimentocome pilastro di un illuminismo ante litteram che rischiara-va le oscurità presunte del Medioevo. In questo luogo dellamente specifico che è il quadro, Ciro Palumbo segue più davicino le tracce di un linguaggio moderno del sogno messoa punto da Magritte, De Chirico, Dalì e Savinio.La leggerezza, le atmosfere sospese, la continua tentazioned'infrangere la regola aurea del mondo reale quale è la forzadi gravità, fanno della pittura di Palumbo l'ennesima con-turbante proposta di un'evasione controllata, di una scam-pagnata lungo i bordi di una dimensione alla quale è possi-bile soltanto alludere attraverso l'uso dei simboli, poiché

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ogni tentativo di possederne la verità con l'uso dell'immagine è destinato a naufragare.Su questa “impossibilità”, che potrebbe parere una deficienza della pittura si gioca alcontrario tutta la capacità attrattiva dell'arte, poiché come ha dimostrato De Chirico coni suoi manichini e le sue piazze, un simbolo o un'atmosfera sono tanto più forti quantopiù attinti dal vissuto personale dell'artista. Soltanto in questo modo, soltanto attingen-do alla fonte più autentica della propria natura (e quindi anche del proprio silenziosoinconscio), si possono reperire in sé quelle immagini che sanno diventare universali per-ché in qualche modo le ritroviamo nel nucleo duro di ognuno di noi, così in profonditàda non avvertirsi se non grazie a quel dipinto che ce lo rammenta, rivelando una parteim-portante di noi. Da qui, anche una certa peculiare utilità dell'arte all'interno di quelpercorso, che deve impegnare tutta la vita secondo Socrate, che consiste nella massi-ma “conosci te stesso”. Nel caso di Palumbo le isole e tutto il mondo di simboli che vigravita attorno, sono divenute un elemento, un luogo, una dimensione ricorrente a talpunto da rappresentare nella produzione pittorica il topos utopico, il luogo inesistentedove la mente si perde in quel sogno ad occhi aperti che è la pittura...Ma non è solo questo. Non si tratta qui del lavoro di una soggettività arbitraria quantobanale, ma di una oggettività soggettiva della pittura che occorre sondare inevitabilmen-te attraverso l'uso di un linguaggio di carattere esoterico, che la tradizione e la praticadel simbolismo hanno affermato come linguaggio precipuo di una realtà che sta oltrequella percepita quotidianamente e avvertita interiormente come fascio di sentimenti,epidermici seppure trainanti. Nel caso di Palumbo le sue isole ricorrono come luoghi,dice lui, “da raggiungere e abbandonare in un cammino verso l'esistenza”, che non puòessere soltanto il regno del razionale, del programmato, dell'atteso, ma deve essereanche il luogo delle aspirazioni romantiche verso una totalità soltanto intravista e senti-ta dietro la molteplicità dell'essere e la caoticità dell'esistere. Questa Grande Ragione,questo Dio laico, questo Principio Assoluto, sono alcuni modi possibili per indicare aparole e concetti un qualcosa che non ha parola né concetti. La pittura simbolista si aprequindi verso la ricerca di un modo possibile di raffigurare questo “pozzo” che sale versoil cielo stellato almeno tanto quanto scende verso gli inferi più bui del nostro essere.L'oggettività soggettiva di una pittura simbolista efficace, in grado cioè di offrire a chiguarda un indistinto ma concreto di ponte verso questi luoghi di dannazione e di salvez-za, si raggiunge quando il simbolo fa sistema ovvero quando il simbolo non è lasciato ase stesso (come ad esempio nelle raffigurazioni antiche di personaggi storici ritratti conpochi simboli dediti a descrivere il carattere, lo status o la vicenda personale del sogget-to), ma si integra dentro un sistema di simboli tale da ribaltare il reale.Per Palumbo questo sistema è costituito dalla sua torre del piacere, la camera dell'arti-

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sta e quella dell'oracolo, la città, gli alberi frondosi e le rovine di un'architettura classi-ca, i solidi geometrici, il volo, i bambini come “pescatori di sogni” e le navi volanti. Lasua pittura è letteraria, poetica. Possiede una narratività liberata, fantastica, metaforico-allegorica. L'escamotage retorico viene utilizzato, come si fa in poesia, affinché la logi-ca irrazionale, ma non per questo incoerente, del sogno possa offrirsi come una saccadi energia vitale alla quale attingere per contrastare la durezza, a volte disperante, dellarealtà quando questa diviene eccessiva. Da qui, anche la rappresentazione del voltoassume le fattezze di elemento di un sistema che non s'accontenta di rappresentare l'in-dividuo ritratto, la sua psicologica essenza, ma ne offre la maschera portatrice di segniad una interpretazione che legge nel volto sognante un invito al sogno. Il ritratto dell'uo-mo che sogna non è una descrizione ma un'effige iconica che vuole aprire la via a chiguarda, portandolo dalla parte del dipinto, inglobandolo dentro la sua realtà. Le prospet-tive impossibili elaborate da Palumbo servono a questo, come trappole percettive teseall'occhio troppo analitico dello spettatore moderno.

Akira ZakamotoLa sua esperienza di rebirther lo porta a ripercorrere tappe di un'infanzia dimenticata,che si traduce in una pittura essenzialista, dove gli sguardi in primo piano di infanti fun-gono da traghettatori del nostro sguardo interiore verso una dimensione cosmica, anti-ca e futura come il viaggio che Stanley Kubrick fa compiere all'astronauta Bowman in2001 Odissea nello spazio. Ad una tale odissea, interiorizzata e cosmica al tempo stes-so, si riferisce la pittura di Zakamoto, che presenta alcuni punti di contatto con l'esteti-ca giapponese dei manga, fumetti giocati esclusivamente sulle valenze emotive e narra-tive dell'immagine, che incontra nel colore un importante luogo di assimilazione del con-cetto, di esasperazione della realtà e di trasfigurazione dello spazio-tempo lineare inimmagine fantasiosa.In un suo dipinto intitolato Il mondo ci osserva, abbastanza esemplificativo della serie,Zakamoto esalta l'azzurro degli occhi di un bimbo e il suo sguardo rivolto verso le alti-tudini incommensurabili di uno spazio siderale, dove a volte interi pianeti cadono in fran-tumi. “Per me hanno il significato di un cambiamento”, dice Zakamoto. Il bimbo pos-siede uno sguardo indagatore ma anche di stupore metafisico, dettato dal miracolo diun esserci, qui e ora, e di essere posto di fronte alla magnificenza annichilente del crea-to. Sul suo volto, una macchia della pelle a forma di continente americano, ne trasfor-ma le fattezze reali in una carta geografica dove macrocosmo e microcosmo, l'universoe l'uomo, si rispecchiano l'uno nell'altro. I colori si fissano in questi ritratti come zonepiatte di azione statica, come continenti di una mappa “politica” dell'Atlante. Zone di

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confine, patchwork, puzzle di zone-colore che diventano volti, sguardi, domande. Le lucie le profondità sono l'effetto di un accostamento di tinte separate e cucite insieme, cia-scuna intenta a produrre un proprio risultato, a sviluppare un frammento di linguaggiopop dove la sparizione delle sfumature, l'appiattimento del campo cromatico reso lucci-cante dall'uso delle lacche rappresenta una dichiarazione estetica. Zakamoto sceglie unapittura pellicolare, zonale, dichiaratamente propensa ad una semplificazione artificialedella pittura affinché questa possa trasmettere sensazioni primarie, essenziali. Una pit-tura che non vuole distogliere attraverso l'esaltazione del particolare ma comunicareimmediatamente, istintivamente, la forza di un sentimento che è quello di un'infanziaperduta e ritrovata da Zakamoto attraverso una pratica, quella del rebirthing, che è para-gonabile forse ad un sogno controllato, un viaggio interiore nei meandri di ricordi ance-strali, quelli dei primi anni di vita di cui non abbiamo coscienza ma che agiscono den-tro di noi come meccanismi inconsci, come traumi che scavano la personalità e forseanche come sogni, immaginazioni, desideri che determinano scelte di cui non sappiamo,ormai adulti, dare una spiegazione esauriente. Come se un fiume carsico scorresse den-tro la nostra anima scavandovi sentieri ininterrotti ai quali Zakamoto tenta di dare un volto.

Laura Giai BaudissardLa fotografia di Laura Giai Baudissard si nutre di una natura salvifica che s'impossessadella pelle dell'uomo, lo tatua infiltrandosi nei suoi tessuti donandogli un nuovo respiro.L'espressione si dilata e abbraccia nuove zone di confine, quelle dove la vegetazioneimpera al di fuori del mondo umano. La natura rigenerante diventa soggetto di un sognoad occhi aperti, in cui la fotografia digitale è chiamata a pre-figurare una nuova specie,più evoluta e in sintonia con l'ecosistema in cui vive ma non domina, dove proliferasenza devastare. Di scottante attualità, il tema ecologico diviene qui lo sfondo di unaricerca in cui l'introspezione e il desiderio dell'artista di “trasferirsi in campagna” produ-cono questo nuovo innesto grazie al tatuamento elettronico del volto. La tecnologia,l'elaborazione elettronica e il disegno digitale sono gli strumenti paradossali, eppureforse gli unici che ci restano in quanto abitanti di città sempre più liquide, sempre piùdigitalizzate ed interconnesse con spazialità differenti da quella fisica e che aprono spazivirtuali ricchi d'inedite possibilità oniriche. Laura Giai Baudissard pare intenzionata asfruttarne alcune possibilità richiamando in causa un'idea edenica contrapposta alladurezza del cemento che regna in città. Il ricongiungimento immaginario, sognato, conuna natura materna è il risultato di una indigestione metropolitana. L'artista rigurgitanatura, ma non per aver compiuto una scorpacciata, bensì per l'aspirazione eccessivadi un'anima che cerca il proprio ambiente e che proietta il sogno di un paradiso perdu-

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to sulla pelle di un'umanità transgenica, impegnata in una fase evolutiva ulteriore.

Luisella BardellaI volti di Luisella Bardella sono il ritratto di una nuova umanità costituita da africani fierie dallo sguardo severo, i cui volti riportano sulla pelle tatuaggi di marchi di multinazio-nali. Un cortocircuito tra la durezza dell'esistenza africana, da sempre connotata da pri-vazioni, riti ancestrali e violenza (come se fosse questa la radice del nostro essere), e lafase evolutiva finale di un mondo globalizzato dove il segno identitario tribale, vecchio dimigliaia di anni, viene sostituito dai loghi di aziende commerciali divenute nell'ultimosecolo padrone non solo di molte ricchezze materiali, ma soprattutto di buona parte delnostro immaginario oramai colonizzato grazie agli strumenti insinuanti della pubblicità,dello spettacolo e del marketing. Malgrado ciò, la lotta, impari, è ancora in corso, comespiega questa pittura giocata su un realismo alimentato da trattamenti esogeni del colo-re e della pennellate, dove aspetti informali e materici vengono in luce quasi inaspetta-tamente dentro il campo d'azione di una pittura eseguita con ricercatezza formale, comedimostra il quadro intitolato La scelta del sogno.

Claudia GiraudoIl lavoro di Claudia Giraudo presenta una ricerca pittorica che tratta il colore e la pennel-lata come strumenti di reinvenzione del volto e come appropriazione artistica di un datoreale, rappresentato dalle persone ritratte. La scelta di usare il rosso e comporre operequasi monocromatiche, con pochi cenni di azzurro negli occhi, come nel dipinto intito-lato Sangueblu, richiama l'attenzione sullo sguardo del soggetto, la sua capacità dicomunicare una divagazione interiore dentro il labirinto del pensiero o della fantasia.Sempre presenti, alcuni elementi decorativi sono studiati per nobilitare il volto sognan-te di una giovane donna usando delle sfere ricoperte di tessuto damascato. Queste ricor-rono anche in altri ritratti fungendo quasi come elementi catalizzatori di una eleganza inpittura che non rifiuta una certa violenza d'approccio nei confronti del volto, nella con-vinzione che l'impatto sensoriale possa scardinare le porte del senso, trasformando cosìuna figura in una presenza, e una presenza in un sogno, una visione, un miraggio.L'immagine si concretizza e nello stesso tempo svanisce grazie al peso del rosso, unrosso impastato, poco propenso a lasciar fuggire la luce, ma anzi teso ad assorbirne inquantità, come a volere inghiottire il lume razionale che rischiara i dati della coscienza,per introdurre la mente in una dimensione diversa, alternativa. La dimensione di un pit-tura insoddisfatta del reale, dei suoi colori e delle sue luci, ma anche delle espressioniche assume su di noi, nei nostri sguardi e sorrisi.

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CCIIRROO PPAALLUUMMBBoo Nasce a Zurigo nel 1965, e in Italia, la sua terra, si innamora del mare.Egli cresce e impara a creare immagini, a costruirle e dirigerle, ma comincia a sentire,profondo, un altro richiamo, canto di sirene, che lentamente lo riconduce a quell’im-mensa distesa d’acqua. Così lo dipinge, il mare, e diviene il pittore delle isole; e seb-bene ancora non sia chiaro verso quale scoglio lo guidi il suo vento, le sue isole respi-rano sulle tele e le sue navi partono alla ricerca di nuove sfumature, indagando traforma e colore, e trasportano l’immagine di un uomo, coraggioso, che vive sognando,anche per gli altri.Le principali esposizioni degli ultimi anni, oltre alla partecipazione alle principali fiered’arte internazionali con Falpapromozionearte, sono: L’Atelier degli angeli presso AtelierBorghini - Pistoia - 2004, Rassegna d’arte contemporanea presso Villa La Colombaia -Ischia - 2004 e 2005, Il pittore delle isole presso Palazzo Marchini - Giaveno (To) - 2005,33 Artisti i giudizi di Sgarbi presso Arteincontri - Torino (2005), Le Roccaforti del sognopresso Torre della Filanda - Rivoli (To) - 2006, Omaggio a Luchino Visconti presso Palazzodi Parte Guelfa e Galleria del Palazzo Coveri - Firenze - 2007, La Metafisica dei colorimostra personale presso La Galleria del Palazzo Coveri - Firenze - 2007, La nave dei follipresso Museo della Basilica di Clusone (Bg) - 2007, Bellissima mostra in omaggio aLuchino Visconti - Maschio Angioino (Na) - 2008.

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Tutt’attorno a meolio su tela

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La Smarritatecnica mista e olio su telacm 110x110

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Cosa ho nella testa?olio su telacm 70x140 25

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I sogni di Chiaraolio su tela

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Lassù una stella a osservarolio su telacm 100x100

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L’Angelo liberatoolio su telacm 70x100

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Diversi mondi paralleliolio su telacm 50x50

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L’astratto concessotecnica mista e olio su telacm 46.5x44.5

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Lo sguardo di Claudiatecnica mista e olio su tela

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Viaggiatoreolio su telacm 60x85

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L’altro giocoolio su telacm 50x80

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Guardamiolio su telacm 40x80

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aakkiirraa zzaakkaammoottooNasce a Tokyo il 6/6/1974, la madre Rumiko Toho (produttrice cinematografica) e ilpadre Toshiro Zakamoto (attore), iniziano il piccolo Akira al mondo dell'arte fin dallatenera età.Luca Motolese nasce a Torino il 19/10/1974, la madre Franca Patrucco (chef) e il padreSergio Motolese (musicista) incontrano la famiglia Zakamoto nel 1980 a Torino.Nell'estate del 1982, mentre le due famiglie sono in vacanza in Puglia, Akira Zakamotoe Luca Motolese scompaiono, le ricerche durano un intero anno finché i bambini nonvengono ritrovati a Biella il 19 giugno 1983, entrambi sosterranno in seguito tra lo stu-pore generale, di essere stati rapiti da creature non umane e di avere visitato altri mondi.Come scrive Zakamoto nel suo Diario di un angelo (pubblicato da Yuasa) "Dopoun’esperienza di vita inutile iniziai a percepire i segni del grande cambiamento", aseguito di questa percezione Zakamoto e Motolese, iniziano a ricordare la loro espe-rienza con gli esseri di altri pianeti.Negli ultimi anni con una serie di progetti ed esposizioni artistiche (Le Roccaforti delsogno, Pietre venute dallo spazio, Dea, U.F.O., I creatori di mondi, DreamFrame) einstallazioni video (Gli ultimi 3 min. di A.Nimoy, A-Fasia, Veraevoluzione, Microfood,2015 scatti) Akira Zakamoto e Luca Motolese (come gemelli ipotetici) portano nelmondo il messaggio affidatogli dagli extraterrestri: "Stiamo per assistere alla nascitadi una nuova dimensione creata dall'amore, dal sogno, dalla magia e dalla follia".Assieme a Ciro Palumbo fondano "Bottega Indaco" atelier di pittura e spazio di incontro econtaminazione tra pittura, teatro, poesia, cinema e comunicazione.

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Il mondo ci osserva #2olio su telacm 90x90

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Rifugioacrilico su telacm 20x30

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Mondi gemelliolio su telacm 150x60

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Mattia nel bosco granatoolio su telacm 20x28

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Sophia indacoolio su tela

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Osservatoreolio su telacm 140x70

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Chloé su Marteolio su telacm 20x28

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Osservando l'apocalisseolio su telacm 30x40

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Un angelo avvistaacrilico su telacm 100x150

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La Scelta del Sognotecnica mista e olio su tela

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lluu iisseellllaa bbaarrddeellllaaImpulso creativo, necessità, sperimentazione: l'arte di Luisella Bardella, nata a Rivoli (To)nel 1971, mostra queste componenti distintive, che caratterizzano una poetica introspet-tiva espressa tramite linguaggi non convenzionali. La forza creativa conduce l'artista adipingere, scolpire, decorare, insegnare, sperimentando e cimentandosi in diverse tecnicheed espressioni artistiche. L'attività di Luisella Bardella, rivolta su più fronti, tocca neglianni gli ambiti della scenografia, del restauro, del trompe l'oeil e della decorazione diinterni, fino ad approdare alla collaborazione come pittrice e scultrice con l'atelier“Bottega Indaco”.Nella collettiva “Il volto, incarnazione del sogno” la pittura incontra il tema onirico comese si trattasse di una sceneggiatura teatrale tutta da scrivere e recitare: tratta da unaquotidianità da cui l'artista estrae la volontà di perseguire i propri sogni, essa narra lapossibilità di scegliere e rivendicare con forza le proprie aspirazioni, attraverso la cono-scenza di se stessi e dei propri desideri. Al di là del reale l'artista offre allo spettatore lapossibilità di intravedere, dietro il sipario delle convenzioni e delle vicende ordinarie, unospazio alternativo, orizzonte a cui tendere in un anelito costante, che ci ricorda che esistealtro oltre la realtà in cui siamo immersi, e ci evoca l'invito rivolto da Ulisse ai suoi com-pagni, prima di intraprendere un viaggio alla ricerca del sapere: fatti non foste a vivercome bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.

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llaauurraa ggiiaaii bbaauuddiissssaarrddFrancis Bacon sosteneva, indagando le radici dell'animo umano: “La natura è spessonascosta, qualche volta sopraffatta, molto raramente estinta." Nella ricerca di Laura GiaiBaudissard l'incontro con la natura reale dell'uomo appare come una necessità, un'in-cessante ricerca da svolgersi tramite un percorso spirituale che coinvolge lo spettatorecosì come l'artista, messi in relazione tra loro dal mescolarsi e sovrapporsi delle tecni-che, dall'intersecarsi artistico di sogno e realtà. Nata a Giaveno (To) nel 1978, l'artista,dopo l'esperienza del liceo scientifico, si riavvicina alla sua passione per le arti visive,diplomandosi in Illustrazione presso l'Istituto Europeo di Design di Torino, e continuandoa coltivare la passione per la grafica e la pittura, che la conducono, quattro anni dopo,all'incontro con lo Studio d'Arte Palumbo, con il quale collabora tuttora in veste di graficaed assistente alla pittura. La collettiva “Il volto, incarnazione del Sogno” offre all’artistal'occasione per sperimentare la commistione delle tecniche, dando l'opportunità allospettatore di prendersi una pausa da se stesso. I ritratti, delineati in termini fotografici,sebbene non ci identifichino, in qualche modo ci racchiudono. Un sottile intrico vegeta-le vela la nostra natura ma la svela nel contempo lasciando intravedere la parete sotto-stante, il muro che l'edera copre e mantiene saldo. L'interiorità traspare dal volto,mappa riconoscibile dai tratti che consente agli altri individui di conoscerci e riconoscerci,nonostante i condizionamenti imposti negli anni dalle diverse realtà, alle quali inconscia-mente lasciamo imporre maschere sui volti impedendoci di entrare in contatto con lanostra natura originaria. Il sentimento che si prova ad osservare le opere della GiaiBaudissard è lo smarrimento che si prova davanti all'inaspettato apparire del misterocelato dietro l'apparenza delle cose.

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La struttura originariafotopitturacm 48x70

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Sangueblutecnica mista e olio su tela

cm 50x50

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ccllaauuddiiaa gg iirraauuddooFissare sulla tela l'istante in cui il Sogno e la Realtà si compenetrano altalenandosi, sem-bra essere la priorità attuale per Claudia Giraudo, artista nata nel 1974 a Torino, luogoin cui tuttora risiede e collabora attivamente con l'atelier Bottega Indaco. L'artista giungea questa collettiva dopo una serie di esperienze artistiche che le hanno consentito diidentificare i principi cardine della sua poetica, che indaga i rapporti tra filosofia e spiri-tualità. Il diploma ottenuto nel 2001 presso l'Accademia di Belle Arti di Torino avvia unaricerca intimista che rivela un gusto estetico affinato dalla passione per l'arte classica,il successivo sperimentare la porta ad avvicinarsi a tecniche diverse ed a specializzarsiin vetrofusione. Negli ultimi anni ha partecipato a varie mostre, tra le più importanti:Antologica dell’incisione piemontese presso L’isola di San Rocco al ponte delle Ripe -Mondovì (Cn) - 2000, Documento Arte 2000 a cura di Ludovico Gierut - presso il CentroFrà Benedetto - Sillico (Lu) - 2000, Segni presso La Cavallerizza Reale - Torino - 2007,Nella proposta elaborata per questa specifica occasione l'artista si concentra sul voltocome tramite di un messaggio. Coinvolgendo in parte il vissuto personale, ma carican-dolo di un messaggio da decriptare, come se si trattasse di una lingua sconosciuta chelo spettatore deve tradurre alla luce delle proprie personali esperienze e conoscenze, laGiraudo poggia delicatamente sulla tela soggetti che, resi messaggeri, ci appaionoeterei, evanescenti attori spiriti dell'aria, ed in aria si son tutti dissolti, in un'aria sottileed impalpabile. E come attori inconsapevoli del ruolo che assumono, i soggetti di ClaudiaGiraudo si muovono su fondali movimentati da un sostrato materico che è anche onirico,quasi a ricordarci che siamo fatti anche noi della stoffa di cui son fatti i sogni; e nellospazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

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di Chiara Manganelli

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Mi aggiro, come profugo in cercadi companatico, tra gli anfratti sci-volosi e impervi di un universoambivalente e cangiante. Sono inviaggio, ma ho perso la bussola.La mia nave è governata da ventiveementi e disforici. Il mio mare èin rivolta, sconquassato dalle tem-peste, e si aggroviglia su se stessorimescolando i desideri, confondendo

A Luca, Ciro, Claudia, Laura e Luisellache hanno donato linfa, fuoco e ricchezza ai miei Sogni,

aperto nuove porte alla mia anima e al mio cuore,e senza i quali non sarebbero mai esistiti né questo testo,

né la persona che l'ha scritto

Con l'augurio che possano sempre avere la forzae la tenacia per dare consistenza e forma ai loro Sogni

“Non si vede bene che con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi”Il Piccolo Principe, A. de Saint-Exupery

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le emozioni e occultando i tesoricustoditi dagli abissi. Scorgo - osogno? - la dolcezza di un'Itacaaccogliente abbarbicata tra le lucisoffuse dell'orizzonte, ma nondistinguo più l'illusione dalla realtà.Dopo un tempo indefinibile eindefinito approdo su una terrasconosciuta e straniera: un'isoladai profumi di spezie, dalla lumino-sità intensa e sfolgorante, che cullale pupille tra le sinuosità dei suoimisteri ammalianti e imperscrutabili.E' la mia agognata Itaca oppure èun territorio ostile e insidioso,abitato da una Circe conturbantee ingannevole?

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Inizia così il mio esodo dal mondo materiale delle illusionialle suggestioni raffinate di queste due mostre che voglio-no celebrare il Sogno in tutte le sue sfaccettature e incar-nazioni. S. Freud riteneva che l'artista fosse in grado di attingere aimoti più segreti dell'anima, sublimando i propri desiderireconditi e le proprie pulsioni nascoste. E' indubbio che lapittura possegga valenze euristiche, esegetiche ed evocati-ve sconfinate. Nessun'altra forma d'arte riesce a metterein luce in modo altrettanto pregnante e potente il magmaincandescente dell'inconscio.Il Sogno qui viene assurto quasi ad archetipo universale,ed è un mezzo per accedere sia al proprio inconscio indi-viduale, sia a quella dimensione psichica, comune a tuttigli esseri umani, che G. Jung chiamò inconscio collettivo.La personale di Ciro Palumbo accoglie le risonanze delSogno e le trasla sulla tela conferendo ad esse molteplicisembianze, mentre l'esposizione collettiva (C. Palumbo, A.Zakamoto, C. Giraudo, L. Giai Baudissard e L. Bardella)esplora il volto umano in quanto elemento ermeneutico percomprendere il Sogno, che ci conduce ad esso attraversouna sorta di processo epagogico denso di caratteristichemetacomunicative. Il mio è un viaggio emozionale all'interno di questo percorso

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artistico, che oscilla tra vari ruoli e identità. E' un bizzarro gioco teatrale di metamorfosi esdoppiamenti.E, come un benevolo Caronte, cercherò di traghettare le anime dalla sponda del mondoconosciuto alle rive di universi stupefacenti e seducenti, dal mondo limitato e circoscrittodella realtà spuria e immanente al mondo sterminato e sconfinato del Sogno.

Vedo in lontananza viaggiatori intrepidi e impavidi che si inerpicano lungo sentieri incan-tati e frastagliati. Mi avvicino lentamente a loro, di soppiatto, acquattandomi e nascon-dendomi in mezzo alla fitta vegetazione, come inspiegabilmente attirata dall'irresistibilitàgravitazionale di un magnete. Portano con sé bisacce ricolme di misteri. Il loro bagaglioè leggero, il loro passo sicuro e veloce. Sembra sappiano dove dirigersi.Li guardo, osservo i loro occhi, che paiono diamanti opalescenti, gocce di densa rugiadache brillano alla luce dell'alba. Il loro sguardo è una sferzata languida che scintilla lungoi cunicoli di un labirinto arcano e sdrucciolevole. Dove vanno quegli uomini e quelledonne? Qual è la loro meta ultima?Mi guardano e mi sorridono, come se mi aspettassero da sempre. Mi avvicino ancorpiù, con circospezione e prudenza.“Vieni con noi” mi sussurrano con voce armoniosa che pare una musica inebriante.Mi prendono per mano e mi portano via.

Con le opere di Ciro Palumbo “Entriamo nel Sogno” in modo sconcertante e visionario,percorriamo il fascino di miti e leggende dell'antichità, ci troviamo attorniati da simbo-lismi, contrasti, parossismi e giochi cromatici che ci ricordano i grandi mostri sacri dellaScuola Metafisica e del Surrealismo (G. De Chirico, A. Savinio, R. Magritte, S. Dalì), maPalumbo reinventa e reinterpreta la tradizione formale di queste due grandi correntiartistiche per approdare a una pittura del tutto personale e originale. Affondo nelle poliedriche sfumature oniriche che popolano le sue opere, rovisto oltre lasuperficie per scoprire il significato ultimo che esse intendono esprimere. Mi sento ungiullare ramingo, un viandante smanioso, un Orfeo irrequieto che contravviene agliammonimenti di Plutone e si volta indietro per cercare l'Amore.Mi perdo tra i suoi palcoscenici gremiti da dei, semidei, eroi e chimere, teatri dove lacommedia umana, tra mito, sogno e realtà, si consuma e si perpetra dalla notte deitempi, sempre uguale ma sempre diversa. Vago come un naufrago tra eterei oceani inte-riori; incespico come un giullare da avanspettacolo tra frammenti di giochi circensi.Balzo come un funambolo da un'isola all'altra, cercando spasmodicamente salvezza eriparo dalle tempeste dell'anima. E la Bellezza esteriore e interiore è un baluardo inop-

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pugnabile, è il “filo di Arianna” che ci guida lungo i sentieri seducenti di questa peregri-nazione incessante.Spesso ci si fonde con l'oggetto osservato, soprattutto se esso racconta una storia edevoca emozioni ancestrali impresse nella memoria biologica e psicologica della nostraspecie.Riprendo il mio cammino, avventurandomi alla scoperta di questi ed altri Sogni…

Da un viaggio incerto e confuso, intrapreso per caso, eccomi immersa in un viaggiocosmico, lungo spirali vorticose che trascendono il tempo e lo spazio.Questi uomini e queste donne, adornati da sogni sgargianti, mi conducono tra le pieghemorbide e voluttuose di sarabande fiammeggianti e respiri infiniti, accesi da colori rug-genti e mondi avvolgenti.Palpita la mia carne, e il mio sangue pulsa nuovamente di un rosso cremisi che screzial'anima di vita e passione.

La strada che porta al Sogno, dunque, è lunga, piena di sorprese, folgorazioni e impre-visti. E sul cammino incontro altri arditi cantastorie che aprono le porte dei loro mondiallo spettatore che voglia scoprire i segreti racchiusi nelle loro opere. Il Sogno si trasforma, si scinde in infinite possibilità, perlustra miriadi di identità e pro-spettive. E dalle affabulazioni di Palumbo entriamo nel “futurismo” di Akira Zakamoto,che, attraverso impasti cromatici potenti e accesi, annuncia un futuro “in nuce”, che è,sarà ed è già avvenuto, perché nel suo Sogno la linearità del tempo perde di pregnanzae rilevanza, e la convenzionalità spazio-temporale a cui il mondo contingente ci avvez-za viene trascesa e superata. Il Sogno, nella pittura di Zakamoto, assume un significatoescatologico, e si abbarbica tra gli sfavillanti sguardi vaticinanti di esseri puri e profetici.Bambini avvolti dall'indaco detengono la chiave che apre la via al cambiamento univer-sale e ne preconizzano la realizzazione sospingendo il genere umano verso un'evoluzionenaturale e necessaria che ha valenze endogene prima ancora che collettive. I suoi mondiesplodono, si disgregano e si destrutturano non per nichilismo e disfattismo, bensì perseguire e assecondare le correnti di un flusso inesorabile che si tinge di luce e positività.Ogni fine preannuncia sempre un inizio. Questo processo è scevro da scotomizzazioni eseparazioni: è una confluenza. Le dicotomie non sono dolorose lacerazioni, ma diversiaspetti di un'unica dimensione olistica e “panica” che contiene e armonizza anche leapparenti contrapposizioni. La deflagrazione del vecchio non intende essere una fratturaconflittuale, insanabile e traumatica, ma rappresenta una continuità evolutiva connotatada fiducia e autoconsapevolezza. Come affermava Eraclito, non ci si può immergere due

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volte nello stesso fiume, perché “panta rei”. Il viaggio di Zakamoto è ascendente, maidiscendente, ed è prima di tutto un viaggio spirituale e interiore.

I due uomini e le tre donne si muovono con passo eterico ed evanescente. I loro sognihanno trame e storie diverse, eppure si intrecciano come un ordito tessuto dalle ditaaffusolate e sapienti di un dio irriverente e giocoso.Questi esseri si abbeverano di desideri tenaci e sfrontati, e si sfamano dei loro munificisogni per regalare al mondo delle forme immanenti cascate di colori caleidoscopici e iri-descenti.

E in questo viaggio esorbitante che non ha mai fine, vedo occhi simili ai miei, fieri e lim-pidi, di lunari creature femminee che dispensano linfa vitale all'arte, perpetrano lapropria forza sotterranea e affermano la propria divina e orfica identità.Le elaborazioni fotografiche di Laura Giai Baudissard ci portano alla radice filogeneticadel nostro essere, esprimendo l'anelito a un ricongiungimento con la sacralità della naturaintesa come “physis”, forza generatrice e propulsiva che profonde vita, amore, interezzae movimento all'essere umano, elargendo un senso profondo alla sua esistenza. Maprima ancora di recuperare un contatto con la terra e la natura, l'uomo deve riconnet-tersi con il proprio inconscio, dunque con la propria natura primordiale. Perché soloritrovando l'armonia interiore è possibile raggiungere un'armonia con ciò che ci circon-da. Giai Baudissard ci comunica che viviamo in un mondo di illusioni sistematiche, endo-gene ed esogene, che ci sviano costantemente dalla strada che ci dovrebbe riportare araggiungere noi stessi. Ed è necessario superare il frastuono fragoroso che ogni giornoci disorienta e ci inganna per tornare a immergerci dentro la nostra essenza autentica,in sintonia con il Tutto.

Questi rabdomanti scavano nei recessi delle loro anime con l'ingenuità lieve di bambinirapiti dall'enfasi di una Bellezza assoluta, che risucchia chiunque la sfiori dentro i suoimaliardi vortici di irruente eternità.Si specchiano dentro laghi lattiginosi di dolce ambrosia che accarezza i sensi e si espandetra i sentieri scoscesi del piacere. Non si compiacciono della propria bellezza come stoltiNarcisi smembrati e trasformati in petali caduchi, bensì cantano, come aedi che oscillinoattraverso il tempo e lo spazio, la Bellezza di universi assopiti tra le radure dell'anima umana,e la cecità diviene sguardo sapiente che si spinge oltre le frontiere della consuetudine. La lorovoce è il pennello, e volteggiano tra bianche tele su cui riversano mestiche di mistici coloriche risuonano come profetiche melopee intonate da vibranti e magnifiche cetre.

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Da sinuosi tentacoli d'edera avvoltolati attorno a sguardi scintillanti, sprofondo in nuvolevermiglie che celano un sorriso ammiccante e lucente. La pittura di Claudia Giraudo sisnoda lungo palcoscenici calcati dal passo nobile ed elegante di attori senza tempo, avvi-luppati da broccati preziosi e monili pregiati. Questi personaggi sono avulsi da qualsiasicontesto storico e spazio-temporale, perché simboleggiano l'inesauribile gamma dellepossibili identità dell'essere umano. Essi giocano sulle tele, si trastullano con i colori egli oggetti, ma Giraudo non intende rappresentare dei guitti sornioni e grotteschi che siburlano di se stessi e degli altri, bensì figure altere e perfette che inventano e plasma-no infinite maschere, in quanto individui liberi di essere chiunque pur mantenendo lapropria identità ontologica più intima e profonda. Attraverso questo gioco faceto e ironi-co di seducenti metamorfosi, Giraudo vuole encomiare ed esaltare la bellezza dell'indi-viduo nel momento in cui si spoglia delle sue fattezze e vestigia abituali, esce dalle pri-gioni dell'immobilità e della prevedibilità, supera gli schemi, le aspettative, lo stigmadella categorizzazione che la società e il Super Io gli impongono, per lambire la libertàdi essere se stesso fino in fondo. Un Sogno, dunque, che ha il vago sapore di un para-dosso, perché, attraverso l'incarnazione di personaggi (maschere) diversi da sé, si rea-lizza la personificazione della propria eterna e assoluta bellezza, ed è proprio in virtù diquesto meccanismo che ci si emancipa dalla propria persona (intesa come maschera,secondo l'accezione latina del termine).

Questi cantori, oracolanti acrobati a caccia della magia sinuosa del Sogno, conduconome, spettatore inerme e ignaro, dentro questo viaggio sorprendente, e plasmano i mieiocchi come fossero perle indaco di plastilina da reinventare e rimodellare, per forgiaresguardi nuovi e strabilianti.Un viaggio nel viaggio. Il mio, che si incrocia con il loro. Il loro, che diventa anche ilmio. Mi specchio nella mia frammentazione per imprimere respiro alle contorsioni tor-bide e farraginose dei miei Sogni. E i miei sogni si stagliano sui loro, vi si adagiano e visi mescolano, rigenerandosi all'infinito. Un gioco di specchi che si riflettono l'uno nel-l'altro, incessantemente, intrecciando baluginii silenti e sottili, ossimori, paradossi, sim-boli onirici, frammenti di passato e futuro, in una sarabanda dionisiaca che scuote i nervie scandaglia le fibre tortuose dell'inconscio.

Luisella Bardella ci conduce sulla soglia di un Sogno intimo e delicato che prefigura qual-cosa che ancora non esiste, eppure stanzia già nelle viscere, e forse lì vi si accoccolada sempre: due lembi di una sola anima si ricongiungono nell'atemporalità del Sognoprima ancora che nella realtà fenomenica. Il legame unico e meraviglioso che unisce in

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modo simbiotico e indissolubile una madre a una figlia diviene una scelta intensa e tena-ce, che si erge oltre la confusione del caos. Dunque il Sogno annienta la casualità del fatoe forgia la realtà perseguendo desideri e aspirazioni personali. Il dolce contrappunto di dueanime che si cercano e si fondono, trascendendo il tempo lineare e anticipando la com-penetrazione materiale dei corpi, ci fa comprendere che gli eventi del mondo fisico sonoil riflesso manifesto di un mondo più sottile e misterioso, e nulla avviene mai per caso,ma ogni cosa, consciamente o inconsciamente, viene scelta da noi. Questo “paradig-ma” conferisce all'essere umano il ruolo di nocchiere e auriga della propria vita, e, allostesso tempo, lo cala in una dimensione di responsabilità ineludibile nei confronti di sestesso e degli altri. Bardella ci porta anche, attraverso le proprie opere, dentro intriganti mondi materici dovela manipolazione della materia diviene catarsi e sperimentazione continua, alimentata daun flusso creativo che permette di esprimersi inventando nuovi e imprevisti tessutisemantici. E le forme consuete e desuete acquistano significati diversi e originali, cosìcome forme sconosciute possono combinarsi e ricombinarsi per essere ricondotte asimboli visivi noti e familiari.

Ogni tanto ci viene concesso il privilegio di uscire dalla caverna platonica in cui siamoimprigionati e intrappolati, e possiamo così percepire non solo ombre cinesi che bruli-cano su un muro, ma anche la realtà che le genera.Guardo ancora i volti di questi profetici maieuti, volti trasognanti che generano e parto-riscono altri volti sfolgoranti e sfavillanti. E non distinguo più la consistenza della carneviva dall'amalgama di colori impressi su filigrane di cotone. Forse non è possibile com-piere questo discernimento. Perché quando l'apogeo del viaggio si avvicina, tra realtà esogni non esiste più alcuna differenza.

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E’ te che voglio!olio su telacm 80x90

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Stanze magicheolio su tela

dittico, cm 50x80

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La torre del piacereolio su teladiametro cm 60

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La stanza dei sogni surrealiolio su telacm 70x70

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Il pescatore di sogniolio su telacm 50x60

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Terrazze nel cieloolio su tela

cm 100x100

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Paesaggio oniricoolio su telacm 40x80

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Magica atmosferaolio su telacm 40x40

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Sotto la lunaolio su telacm 30x60

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Un’isola profumatatecnica mista e olio su tela

cm 30x30

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Nel ventotecnica mista e olio su telacm 30x30

Sospensioni di un raccontotecnica mista e olio su telacm 30x35

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La casa delle stelleolio su telacm 50x80

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In volotecnica mista e olio su telacm 60x70

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Via, verso realtà nuoveolio su telacm 70x70

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Isole dell’abbandonotecnica mista e olio su telacm 50x60

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iill ffiillmmIn occasione della mostraè stato realizzato il video “Il volto, incarnazione del sogno”(formato “dv CAM”, durata 4'), diretto da Luca Motolese e Ciro Palumbo,interpretato da Maria Mancini,colonna sonora originale di Antonello Aloise.

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Una radiografia che scandaglia i segreti e le emozioni di un volto umano, che ci conducedentro un'affascinante e ambivalente doppia mediazione sensoriale. [...] La macchina dapresa, col suo sguardo quasi voyeuristico, permette di cogliere particolari minuscoli,impercettibili e nascosti, servendosi di un gioco ambiguo, illusorio e sottile di cui spessoci dimentichiamo: non siamo mai noi che guardiamo ciò che desideriamo e scegliamo divedere; noi possiamo guardare solo attraverso lo sguardo di chi dirige la macchina dapresa, e dunque la realtà che osserviamo non sarà mai né la nostra, né tantomeno la real-tà oggettiva, ma la realtà di un altro essere umano. E con questo sguardo dobbiamo iden-tificarci e fonderci, perché solo così ci è concesso di poter vedere.

Chiara Manganelli

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Direzione artistica:Markab Inside . Creatività ad Arte . Torino

Graphic Design:Laura Giai Baudissard

Servizio fotografico e riproduzione dipinti:Valter Fiorio

© Immagini:Studio d’Arte Palumbo . www.palumbociro.it

Realizzazione editoriale:Acca in...arte editrice . Roma

Finito di stampare nel mese di agosto 2008presso Tipolitografia A. Spada . Ronciglione (Vt)