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GEOGRAFIA URBANA E REGIONALE Renato Ferlinghetti Università degli Studi di Bergamo Centro Studi Sul Territorio (CST) ‘L. Pagani’ Bergamo, 4 ottobre 2018 Anno accademico 2018-2019 Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione

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GEOGRAFIA URBANA E

REGIONALE

Renato Ferlinghetti

Università degli Studi di Bergamo

Centro Studi Sul Territorio (CST) ‘L. Pagani’

Bergamo, 4 ottobre 2018

Anno accademico 2018-2019

Dipartimento di Lettere, Filosofia,

Comunicazione

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Articolazione del corso

• Modulo 1: Geografia urbana

• (01/10/ 2018 – 21/12/2018)

• Modulo 2: Geografia regionale

• ( 3° e 4° sottoperiodo)

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Orario primo modulo: Geografia

urbana

• Giovedì 11-13

• Venerdì 10 -11

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Bibliografia Modulo 1 Geografia urbana

(frequentanti e non frequentanti)

• G. Dematteis, C. Lanza, Le città del mondo. Una

geografia urbana, UTET, II ed., Torino 2014.

• Uno a scelta tra:

• L. Pagani, Bergamo, lineamenti e dinamiche della città,

Bergamo, Sestante, 2000, pp. 1-177 e pp.267-300.

• M.C. Zerbi, R.Ferlinghetti ( a cura di), Metamorfosi del

paesaggio, Milano, Guerini, 2010. (pagine/pages: 250).

• M.A. Breda, M.C. Zerbi, Rinverdiamo la città. Parchi, orti

e giardini, Giappichelli, Torino 2013.

• Materiali forniti durante il corso e gli itinerari di studio,

elaborati individuali.

• Ulteriori variazioni potranno essere concordate

lungo il corso per gli studenti frequentanti

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Bibliografia Modulo 2 Geografia regionale

( frequentanti)

• Fabrizio Bartaletti, Geografia. Teoria e prassi, Bollati

Boringhieri, Torino, 2012 (escluso capp. 14-18).

• E. Turri, La conoscenza del territorio. Metodologia per

un'analisi storico-geografica, Venezia, Marsilio, 2002.

• Materiali proposti

• Attività sperimentali

• Ulteriori variazioni potranno essere concordate

lungo il corso per gli studenti frequentanti

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Bibliografia Modulo 2 Geografia regionale

( non frequentanti)

• Fabrizio Bartaletti, Geografia. Teoria e prassi, Bollati

Boringhieri, Torino, 2012 (escluso capp. 14-18).

• E. Turri, La conoscenza del territorio. Metodologia per

un'analisi storico-geografica, Venezia, Marsilio, 2002.

• A. Turco, Configurazioni della territorialità, F. Angeli,

Milano 2010, parte I e II, pp. 1-185 (pagine/pages: 250).

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Gli itinerari di studio, l’incontro con i luoghi parte qualificante del

corso di Geografia

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La Summer school di Massa Marittima un’occasione per

imparare a leggere i luoghi in modo interdisciplinare

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La Geografia una disciplina smarrita e fraintesa?

A partire dagli anni Ottanta del secolo la Geografia iniziò

un lento declino dal punto di vista della presenza nei piani

di studio, soprattutto in quelli della scuola secondaria

superiore, attribuendo generalmente tale crisi ad uno

scollamento fra l’università, dove la disciplina aveva

vissuto un rinnovamento epistemologico, e la scuola,

rimasta invece legata a a forme ormai invecchiate di

insegnamento di questa disciplina (Cajani, 2003).

Pregiudizi nelle commissioni ministeriali rispetto alla

disciplina. Spesso i funzionari partecipanti ai lavori delle

commissioni di studio erano totalmente ignari del corpo

scientifico che sta alla base della geografia. (Zanetto,

1998). Da tale situazione la comparso di titoli che

annunciavano:

‘La geografia è morta’…….‘Addio geografia’

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La Geografia una disciplina smarrita ?

- Lo stato di crisi è ricondotto a vari fattori:

- Limitata preparazione dei docenti

- Limitato spazio dedicato alla disciplina

- Editoria scolastica costituita spesso da libri di testo

enciclopedici, di difficile studio e quasi sempre carenti

nel fornire strumenti idonei all’interpretazione corretta dei

fatti territoriali.

- Limitata attenzione in ambito accademici ai temi della

didattica della geografia

- Marginale peso delle associazioni geografiche

accademiche nelle riforme scolastiche

- G. Rocca, Il sapere geografico tra ricerca e didattica, 2011

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La Geografia una disciplina smarrita?

Ma qual è il cuore dell’interesse

geografico?

• Geografia: scienza che indaga e

rappresenta le manifestazioni prodotte

sulla superficie terrestre dalla presenza

umana e dalla sua interazione con la

natura

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Territorio, l’esito dell’interazione

tra società e natura

• “Diciamo spazio un’estensione della

superficie terreste dotata di meri attributi

fisici e chiamiamo territorio uno spazio

sopra cui si è esercitato un qualche lavoro

umano; il processo attraverso il quale

questo artefatto si costruisce ed evolve è

la territorializzazione.” (A. Turco, 1988)

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Dallo spazio al territorio, dalla Terra al Mondo

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Teoria della territorializzazione

• - Il processo di territorializzazione si articola in tre fasi:

• 1) Controllo intellettuale; manifestazione che riguarda la sfera intellettuale

• Denominazione

• 2) Controllo materiale; manifestazione che riguarda la sfera materiale

• Reificazione

• 3) Controllo strutturale; manifestazione che riguarda la sfera dell’organizzazione sociale

• Strutturazione

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La superficie terrestre, un manto di nomi

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• 1) La denominazione una forma di controllo intellettuale

• Ogni fiducia nel mondo comincia con i nomi (…): dando alle cose ilnome appropriato si eliminerà l’inimicizia tra di esse e l’uomo,trasformandola in un rapporto di pura utilità. Lo spavento che haritrovato la parola è già superato’ H. Blumenberg, 1991

• La denominazione riguarda un tratto della superficie terreste che,per questa via, si fa luogo. Il nome è lo strumento che irrompe nellospazio e dilagando sulla superficie terrestre consente, in modopreciso, di istituire un ordine e di comunicarlo.

• Designando tratti della superficie terreste, l’attore crea identità,ossia complessifica il mondo dotandolo di attributi nuovi: i nomi«prima» non esistevano né, soprattutto, esistevano i fenomeni nellaforma in cui essi li rappresentano.

L’Homo geographicus si trova costantemente confrontato ad una

superficie terrestre fenomenologicamente sovraccarica ma

semanticamente povera – o, in certi casi, addirittura vuota. Ciò vuol

dire che vi è un divario tra realtà e rappresentazione e in tale

divario risiede un limite dell’agire sociale.

A. Turco, Configurazioni della teritorialità, 2010

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‘Il primo fare è un comprendere’

Lo sguardo dell’osservatore, ignaro e perciò stesso preoccupato,

si posa su un mondo chiassoso nella sua varietà che però non

confessa nulla. Non dice niente su come stanno le cose: si limita

ad esibire la propria ridondanza. Un paradosso, certo, che tuttavia

marca alle origini ogni geografia: ogni sforzo, diciamo, rivolto a

fare di un lembo della superficie terrestre la casa dell’uomo, uno

spazio dove la società – una qualunque società – si insedia

creando e rendendo stabili le condizioni della propria esistenza e

della propria riproduzione…

Ma le cose, gli eventi che esibisce (la natura!), se da un lato

sovraccaricano l’osservatore di stimoli numerosi e multiformi,

dall’altro lato lo costringono a un obbligo imperioso e costante di

decifrazione: giacché essi, tacendo sul modo in cui funzionano,

non danno con la loro presenza nessuna garanzia riguardo alla

durata né alla qualità dell’esistenza umana.

A. Turco, Configurazioni della teritorialità, 2010

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Denominazione: dire la terra è fare la terra• Designatori referenziali: hanno lo scopo semplice eppure

fondamentale di istituire riferimenti sulla superfice terrestre epossono essere considerati, per lo più, come abbreviazioni didescrizioni. (Monterosso)

• Designatori performativi racchiudono a loro volta concetti la cuiforza risiede in un contenuto di verità empiricamente accertata orazionalmente giustificata – saperi territoriali Politico /giuridico/funzionale/ agronomico (Comunalia-Campagna, Bandita, Fontedella Febbra, Groane/Brughiera)

• Designatori simbolici: cristallizzano al suolo valori di tipo religioso,morale, estetico socialmente prodotti e diffusamente condivisi; essisono concettualmente assai densi e si fondano su credenze chealimentano il serbatoio metafisico della comunità, con implicazioniideologiche vigorose e assai finemente ramificate (Portone delDiavolo, Malamorte, Bosco delle fate, Montebello, Capo di BuonaSperanza, Oceano Pacifico, Alessandria, ecc. )

• Il lavoro intellettuale condensato nei designatori viene esercitatosulla natura non solo per carpirne i segreti funzionaliall’orientamento, alla mobilità o alla produzione di risorse, ma altresìper conferire ad essa delle proprietà simboliche precise…. Direinfatti controllo simbolico significa imprimere il proprio calcolinguistico allo spazio: a quel che è dato, e si scruta, si misura, siinventaria.

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Denominazione: dire la terra è fare la terra

• Referenzialità può essere originaria (Costa Azzura, Capo Verde,Cresta Rossa, Monte Rosa ec.) o riflessa (Lombardia, Carsotriestino): la prima, fa leva su disegnatori che colgono proprietàspaziali; la seconda insegue la traccia dell’uomo, la cattura, sino aconferirle, a volte, una preminenza informativa.

• Designatori originari

• La denominazione originaria si colloca nel dominio della natura esebbene possa riguardare ogni suo componente, di fatto assumequelli più semplici e stabili, legati al tema generale delladrammatizzazione del profilo visivo e quindi alla rottura dellacontinuità strutturale del paesaggio

• Colori associati a proprietà spaziali, qualificazioni attinenti laposizione, la dimensione, la flora, la fauna, ecc.

• Designatori riflessi

• Inseguono la traccia dell’uomo

• Il territorio come archivio culturale

• Stratifica nel processo denominativo la storia sociale economica eculturale,

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• Coren

• Corna i

• Corna del Coriani

• Corna dèl Or

• Corna Carné

• Corna dèle pere

• Corna rosa

• Corna Tiragna

• Cornarebol (?)

• Corne dei Tu

• Corne dei Tu

• Corne dei Tof

• Corne dè la Pantera

• Cornèle

Le rupi elementi di frattura

dell’orizzonte dolomitico

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A caccia di designatori originali e riflessi

Bosco, brughiera, campo, prato, chioso quali quelli

originali, quali quelli riflessi?

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Teoria della territorializzazione

• - Il processo di territorializzazione si articola in tre fasi:

• 1) Controllo intellettuale; manifestazione che riguarda la sfera intellettuale

• Denominazione

• 2) Controllo materiale; manifestazione che riguarda la sfera materiale

• Reificazione

• 3) Controllo strutturale; manifestazione che riguarda la sfera dell’organizzazione sociale

• Strutturazione

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• 2) Controllo materiale; manifestazione che riguarda la sfera materiale

• Reificazione

• Consiste nell’abitare la Terra e nello sfruttarne le risorse, dando così vita a processi in cui l’uomo plasma la Terra non più solo con la forza del suo pensiero, ma anche con l’abilità della sua mano (Homo faber).

• Chiamiamo per l’appunto reificazione il processo che istituisce e/o conserva il controllo pratico, il quale contempla un duplice ordine di manipolazioni: le une, assicurano la trasformazione di una materialità naturale in qualche materiale costruita; le altre si rivolgono non già allo spazio ma al territorio: sicché ricavano da una materialità costruita una nuova materialità, anch’essa costruita.

• L’uomo in situazione sociale, traccia sentieri, incendia la savana, abbatte alberi e ne protegge, perfora, ammucchia, spiana, rialza; e ancora, costruisce strade e città, e ponti, argina fiumi, scava canali, terrazza i versanti delle montagne; insomma interviene massicciamente e nei modi più disparati a modificare le fattezze della superficie terrestre.

• Pure, a dispetto dell’evidenza, stenta a penetrare nella coscienza collettiva l’idea che anche in questi casi ci si trova di fronte ad una produzione di oggetti, non diversi nella loro natura da una tunica, da un carro, da una spada, da un galeone, anche se straordinariamente più arditi nella concezione e più onerosi nella costruzione come nella conservazione. (…)

• La reificazione al pari della denominazione, è certamente un atto trasformativo, in sé conchiuso – pensiamo alla costruzione di una diga, ad esempio. Al tempo stesso, occorre non dimenticare il suo carattere di «momento» di una serie, di anello di una catena, e, in breve, di componente di un processo che lo trascende e che, in ogni caso, rimane aperto ad una molteplicità di percorsi evolutivi

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Bosco, brughiera, campo, prato, campagna, chioso

quali pratiche d’uso del suolo ci suggeriscono? In

che sequenza? La dinamica è uni o pluridirezionale?

I designatori come traccia della storia della reificazione di un

territorio

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La reificazione un processo continuo e infinito.

L’isola bergamasca, tra Adda e Brembo, leggiamo i segni della

reificazione

L’assetto romano

L’assetto medievale

L’assetto moderno

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L’Isola bergamasca, tra Adda e Brembo, i segni della reificazione

romana il reticolo delle due centuriazioni del I sec. a.C e del I sec.

d.C.

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Gli esiti della reificazione territoriali contemporanea, la città diffusa

uno dei volti della megalopoli padana

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Gli effetti dell’espansione contemporanea dei tessuti urbani.

L’invesione nel rapporto tra spazi aperti (campagna) e quelli

edificati. I primi un tempo dominanti sono oggi spesso interclusi e

isolati nella matrice dell’edificato

Vista dell’area a sud di Brescia

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La città diffusa il paesaggio che ci accoglie ogni volta che entriamo

in aula!

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Dalla città diffusa alla megalopoli, il corpo urbano di maggior

complessità territoriale

Le anime della megalopoli padana: 1 le fasce a maggiore urbanizzazione, 2 Il

cuore verde, 3 Gli ambiti a grande naturalità, 4-7 Le polarità urbane.

Da E. Turri, La megalopoli padana, Marsilio, Venezia 2000, pp. 18-19.

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La Valle Seriana, una città lineare frutto ‘dell’ingolfatura’ della città

diffusa in una valle prealpina

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Teoria della territorializzazione

• - Il processo di territorializzazione si articola in tre fasi:

• 1) Controllo intellettuale; manifestazione che riguarda la sfera intellettuale

• Denominazione

• 2) Controllo materiale; manifestazione che riguarda la sfera materiale

• Reificazione

• 3) Controllo strutturale; manifestazione che riguarda la sfera dell’organizzazione sociale

• Strutturazione

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• 3) Controllo strutturale; manifestazione che riguarda la sfera dell’organizzazione sociale

• Strutturazione

• Il controllo si esercita attraverso la suddivisione del territorio in porzioni, ognuna delle quali possiede un proprio profilo funzionale, nel senso che è caratterizzata da determinate forme di uso della superficie terrestre e delle sue risorse, e nello stesso tempo è soggetta a un determinato regime normativo e all’autorità di determinati soggetti decisionali. Funzioni, confini, diritto e apparato decisionale costituiscono quindi un complesso di fattori e condizioni attraverso il quale la superficie terrestre è coinvolta in strategie, da quelle puntuali previste dai piani urbanistici nelle singole parti di una città a quelle di ampio respiro, delineate dalla politica infrastrutturale di un determinato paese.

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La strutturazione: la compartimentazione del

mondo

• La faccenda si complica se pensiamo che la compartimentazione

statuale è solo un aspetto di un processo ben più generale che è la

strutturazione. Gli uomini hanno un’autentica passione per la

divisione, le quadrettature, le griglie. Nessuna di questa è

esclusiva: le linee si sovrappongono. Ognuno degli spazi che

queste linee delimitano è, precisamente, una struttura: l’area di

estensione di un insieme organizzato di relazioni. Si tratta, in

fondo, dei contesti territoriali in cui la società realizza i suoi

obiettivi. Essi possono avere le dimensioni più svariate; del pari, le

finalità sociale possono essere le più diverse. Ciò che veramente

importa è che ogni finalità è associata ad un contesto.

• A. Turco, Configurazioni della territorialità, F. Angeli, Milano 2010 p. 73

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Dal regolamento condominiale alla norme della circoscrizione a quello comunali i

sovracomunali l’uso del territorio è controllato da un articolato apparato

normativo

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• ‘Un altro spazio ancora, molto più grosso, e vagamente

esagonale, è stato circondato da una grossa linea

punteggiata ed è stato deciso che tutto quello che si

fosse trovato all’interno della linea punteggiata

sarebbe stato colorato di viola e sarebbe chiamato

Francia, mentre tutto quello che si fosse trovato

all’esterno della linea punteggiata sarebbe stato

colorato in modo diverso e sarebbe chiamato

diversamente’

• G. Perec, Espèces d’espace, Galilèe, Paris 1974. Specie

di spazi, Bollati Boringhieri, Torino 2008

La strutturazione: la compartimentazione del

mondo. Il viola non è solo viola!