Geografia

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Capitolo 1 – Le basi scientifiche della geografia umana 1.1 Logiche scientifiche, teorie e modelli. Una qualsiasi disciplina può essere considerata “Scienza” nel momento in cui si viene a identificare e legittimare come tale in termini di: 1) ambito di conoscenze che è in grado di produrre 2) livello raggiunto dal linguaggio specifico usato nel descrivere,organizzare e interpretare le fonti raccolte per produrre conoscenze 3) metodologia seguita e la sua coerenza con le teorie che la ispirano. Perciò “un corpo di conoscenze costituisce una disciplina impostata su basi scientifiche soltanto quando questa disciplina si pone un obiettivo diverso da quello delle altre e raggiungibile attraverso metodi rapportati a teorie sue proprie”. Il triangolo “obiettivo,teoria,metodo” costituisce lo statuto epistemologico della disciplina (in geografia umana è concretizzabile per scissione). Una qualunque produzione scientifica di conoscenza avviene attraverso tre livelli successivi: 1) livello logico = scomposizione dell’oggetto da studiare e analisi dettagliata dei suoi contenuti – in stretto rapporto con i principi di evidenza, riduzione, causalità ed esaustività (LOGICHE DISGIUNTIVE) 1A) Evidenza : accettare tutto ciò che appare chiaro e distinto nella mente, indiscutibile. 1B) Riduzione : il problema da analizzare deve essere scomposto in tante parti o aspetti 1C) Causalità : deve individuare le cause che permettono di interpretare il problema stesso, partendo dall’ipotesi che esista un ordine logico tra i vari oggetti. 1D) Esaustività : il problema deve essere studiato attraverso indagini complete, come i censimenti e le rassegne, in modo da evitare che nulla risulti tralasciato nell’analisi scientifica dell’oggetto. **ES**: Se il fenomeno da studiare fosse il turismo in una determinata area geografica, applicando il principio di evidenza, l’analisi dovrebbe essere circoscritta agli elementi geografici, ambientali, economici ed umani presenti sul territorio oggetto di studio e legati direttamente al turismo (si pensi al clima, alle risorse idroterapeutiche, strutture museali…). Secondo il principio di riduzione lo studioso dovrebbe scomporre il fenomeno turistico in tutti i suoi segmenti (balneare,culturale…) individuando per ogni segmento i luoghi e le aree in cui esso si manifesta. Per il principio di causalità, attraverso il mezzo cartografico, necessario per rappresentare le distribuzioni e interazioni spaziali, il geografo cerca di cogliere le analogie e le differenze messe in luce dalle diverse configurazioni spaziali, e quindi le cause che ne possono fornire una spiegazione. Dagli anni ottanta e novanta del XX secolo, alle logiche scientifiche appena descritte si sono aggiunte nuove teorie, introdotte dal cosiddetto “pensiero

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Capitolo 1 – Le basi scientifiche della geografia umana 

1.1 Logiche scientifiche, teorie e modelli. Una qualsiasi disciplina può essere considerata “Scienza” nel momento in cui si viene a identificare e legittimare come tale in termini di:1)     ambito di conoscenze che è in grado di produrre2)     livello raggiunto dal linguaggio specificousato nel descrivere,organizzare e interpretare le fonti raccolte per produrre conoscenze3)     metodologia seguita e la sua coerenza con le teorie che la ispirano.Perciò “un corpo di conoscenze costituisce una disciplina impostata su basi scientifiche soltanto quando questa disciplina si pone un obiettivo diverso da quello delle altre e raggiungibile attraverso metodi rapportati a teorie sue proprie”. Il triangolo “obiettivo,teoria,metodo” costituisce lo statuto epistemologico della disciplina (in geografia umana è concretizzabile per scissione).Una qualunque produzione scientifica di conoscenza avviene attraverso tre livelli successivi:1)     livello logico = scomposizione dell’oggetto da studiare e analisi dettagliata dei suoi contenuti – in stretto rapporto con i principi di evidenza, riduzione, causalità ed esaustività (LOGICHE DISGIUNTIVE)1A) Evidenza: accettare tutto ciò che appare chiaro e distinto nella mente, indiscutibile.1B) Riduzione: il problema da analizzare deve essere scomposto in tante parti o aspetti1C) Causalità: deve individuare le cause che permettono di interpretare il problema stesso, partendo dall’ipotesi che esista un ordine logico tra i vari oggetti.1D) Esaustività: il problema deve essere studiato attraverso indagini complete, come i censimenti e le rassegne, in modo da evitare che nulla risulti tralasciato nell’analisi scientifica dell’oggetto. **ES**: Se il fenomeno da studiare fosse il turismo in una determinata area geografica, applicando il principio di evidenza, l’analisi dovrebbe essere circoscritta agli elementi geografici, ambientali, economici ed umani presenti sul territorio oggetto di studio e legati direttamente al turismo (si pensi al clima, alle risorse idroterapeutiche, strutture museali…). Secondo il principio di riduzione lo studioso dovrebbe scomporre il fenomeno turistico in tutti i suoi segmenti (balneare,culturale…) individuando per ogni segmento i luoghi e le aree in cui esso si manifesta. Per il principio di causalità, attraverso il mezzo cartografico, necessario per rappresentare le distribuzioni e interazioni spaziali, il geografo cerca di cogliere le analogie e le differenze messe in luce dalle diverse configurazioni spaziali, e quindi le cause che ne possono fornire una spiegazione.Dagli anni ottanta e novanta del XX secolo, alle logiche scientifiche appena descritte si sono aggiunte nuove teorie, introdotte dal cosiddetto “pensiero postmoderno” e conosciute come teorie della complessità, che hanno contrapposto ai precedenti apparati logici le LOGICHE CONGIUNTIVE, basate sui principi di:1)     Pertinenza: ogni oggetto viene definito soltanto in rapporto alle intenzione esplicite o implicite dell’osservatore2)     Olismo: ogni oggetto va percepito globalmente e in relazione all’ambiente cui appartiene3)     Finalità: si devono identificare ipotetici progetti riguardo al fenomeno oggetto di studio4)     Aggregatività: invece di far ricorso a censimenti si ritiene più opportuno far ricorso, all’interno del contesto da analizzare, ad alcuni aggregati di elementi scelti dall’osservatore.(es. interviste ad alcuni testimoni in grado di simulare, con un elevato margine di attendibilità, la struttura dell’intera popolazione). °Secondo i dettami logici cartesiani : il territorio è descritto in termini di relazioni causa – effetto (determinismo logico). Il territorio è concepito come un oggetto.

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°Secondo la logica della complessità, invece : il territorio è descritto in base ai comportamenti (es. comportamento della comunità umana locale nei confronti del ciclo dell’acqua, dei processi di globalizzazione…). Il territorio è concepito in relazione al progetto per cui la conoscenza è prodotta. Sulla base delle logiche (disgiuntive e congiuntive) lo studioso, e quindi anche il geografo, costruisce le sue teorie e modelli. La TEORIA è la costruzione astratta di un modello, che si colloca al di sopra di questo, e può quindi essere paragonata a una struttura logica (costituita da ipotesi,assiomi e sillogismi basati sul rigore logico formale, in grado di condurre lo studioso all’individuazione di una o più leggi generali). A sua volta, una teoria può generare modelli, espressi utilizzando un linguaggio comune o formalizzato ( come quello matematico, utilizzando quindi equazioni e disequazioni). 

1.2 Metodi, fonti, strumenti, diacronia e sincronia. Considerando il livello del metodo (2), lo studioso di geografia umana può procedere sia per induzione che per deduzione: entrambi i metodi sono oggi seguiti da quasi tutte le scienze sociali.Metodo induttivo = assai frequente, tipico delle scienze sperimentali (chimica, fisica tradizionale, biologia, statistica…) la fase di partenza è costituita dall’osservazione dei fatti umani in quanto distribuiti sulla superficie terrestre o su parte di essa, passando poi a classificarli,descriverli e rappresentarli per giungere infine a generalizzazioni che costituiscono l’aspetto teorico (a posteriori).Metodo deduttivo = tipico delle scienze astratte (scienze matematiche) , si parte dall’aspetto teorico ( a priori) attraverso la fissazione di ipotesi e quindi si imposta tutta una serie di ragionamenti astratti (basati spesso sull’uso dei sillogismi) per giungere a una o più leggi generali. Il livello delle fonti e degli strumenti si manifesta contestualmente a quello del metodo, e si riferisce all’uso combinato dei materiali (bibliografici,statistici…) e dei mezzi di studio ritenuti più opportuni ed efficaci per procedere alla misurazione e alla rappresentazione dei fenomeni oggetto di analisi. Tali strumenti, in geo umana, sono offerti soprattutto da due scienze ausiliarie, la cartografia e la statistica  (che di recente hanno beneficiato della costituzione dei GIS). La geografia umana (un tempo antropogeografia) è la scienza preposta all’analisi della distribuzione, localizzazione e organizzazione spaziale dei fatti umani secondo i loro assetti organizzativi presenti sulla superficie terrestre (aspetto sincronico, contemporaneo) e secondo i processi che nel corso del tempo hanno condotto alla formazione di tali assetti (diacronico). 

1.3 Alcune questioni iniziali di lessico: ubicazione, localizzazione, scala Scala = può assumere un duplice significato: 1) dimensionale                                                                         2) cartografico 1) dimensionale =  contesto spaziale al quale un qualsiasi studioso fa riferimento nell’analizzare un determinato fenomeno.

°Macro= analizzo su scala mondiale, europea.°Meso= analizzo su scala nazionale, regionale.°Micro = analizzo su scala di città,arcipelaghi.

2)cartografico = il rapporto tra un unità convenzionale di distanza lineare fissata sulla carta e la corrispondente distanza lineare nella realtà terrestre.

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 Lo strumento che meglio di ogni altro rappresenta la distribuzione spaziale dei fatti umani è la scala. Ogni carta geografica è dotata di una scala (detta scala di riduzione).S= 1 (cm, dm) : 100.000 -> S= 1/100.000        1 cm sulla carta = 100.000 cm nella realtà (1 km)I fenomeni a grande scala dimensionale su carta sono rappresentati con una scala cartografica molto piccola. Le due scale sono quindi legate da un rapporto inversamente proporzionale. Ubicazione   = è sinonimo di collocazione di un luogo geografico in termini di posizione, si riferisce ad un fenomeno statico (sincronico).Localizzazione = si riferisce ad un fatto dinamico e mutevole nel tempo (diacronico): si manifesta in fasi ed è quindi un processo, un insieme di atti che avvengono in momenti successivi.Es. Ubicazione di una città = definisce la sua posizione tramite coordinate      Localizzazione di una città = si studiano i processi che nel tempo hanno contribuito a trasformarla.Ambiente = è l’insieme delle condizioni che influenzano i luoghi appartenenti ad un determinato spazio geografico (anche condizioni di carattere sociale, umano, culturale e giuridico -> es. leggi per la protezione dell’ambiente, parchi nazionali anni trenta).Territorio = è un sottoinsieme dello spazio geografico, è territorio lo spazio geografico che è stato trasformato radicalmente dall’azione dell’uomo organizzato in società (es. da spazio inutilizzato a spazio agricolo).Le interazioni ambientali e spaziali si intendono rispettivamente in riferimento alle relazioni biunivoche (verticali e orizzontali) = determinano l’individualità geografica di un luogo.Verticali= connessioni esistenti tra i soggetti che agiscono sul territorio e le connotazioni ambientali di ordine fisico, culturale, sociale…Orizzontali= legami che comportano una mobilità spaziale di persone, beni e informazione.- Nell’organizzazione spaziale dei fatti umani i legami verticali e orizzontali interagiscono e si condizionano a vicenda.Es: lo sviluppo delle funzioni portuali di una località costiera non dipende soltanto dalle caratteristiche naturali del sito in cui è ubicata (fondali,orografia… relazioni verticali) , ma anche dal fatto che essa sia prossima a regioni di arrivo/ partenza di forti traffici ( relazioni orizzontali): 

1.5 Spazio geografico e sue categorie Spazio geografico = è un insieme di luoghi geografici, ed è un concetto che si ricollega a quello di spazio geometrico.Evolvendosi il pensiero scientifico si è evoluto parallelamente il concetto di spazio geografico.Agli inizi del 900 lo spazio geografico era considerato ASSOLUTO (luoghi definiti sulla base della posizione topografica). Ma in geografia bisogna considerare la variabile TEMPO.Ciascun luogo geografico lo posso definire in base alla sua posizione topografica.Posizione topografica: 1) latitudine 2) longitudine 3) altitudine1)     Latitudine = è la distanza angolare (in gradi) rispetto all’equatore (parallelo zero) e corrisponde all’arco di meridiano.2)     Longitudine = è la distanza angolare di un luogo geografico rispetto ad un meridiano zero.Dagli anni venti del novecento, lo spazio geo è stato interpretato anche come spazio geo di tipo RELATIVO o FUNZIONALE = quindi non solo più sulla base delle coordinate geografiche, ma anche in base al ruolo esercitato dai luoghi geografici.A partire dagli anni settanta si aggiunge una terza categoria di spazio oggettivo, cioè lo spazio geo di tipo RELAZIONALE ( che si sviluppa a seguito del strutturalismo).

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 1.6 Regione e regionalizzazione

 Strettamente collegato al concetto di territorio e di spazio geografico è quello di REGIONE GEOGRAFICA.-        Prima definizione nel 700   con Buache = si viene ad identificare con il territorio in cui i deflussi convergono verso un corso d’acqua.-        Definizione primi 900 (Vidal, possibilista) = la regione geografica è lo spazio in cui una comunità umana interagisce con uno o più substrati fisici, creando un organismo geo. (substrato inteso come l’insieme delle possibilità che l’ambiente fisico offre al comportamento umano). I fattori fisici negativi sono detti Vincoli.-        Ultima definizione (anni trenta 900) = Regione come porzione di territorio caratterizzata da una comune struttura geologica. La base di una regione è quindi costituita dagli elementi che hanno contribuito a originarla (elementi originari) e da quelli utilizzati dalla presenza umana (elementi derivati).

Regione = termine legato alle geografie ma usato anche in altre discipline. Parti in cui viene suddivisa la superficie terrestre. Concetto risalente all'antichità classica; vie d'acqua come criterio importante per definire tali regioni = Bacino idrografico -> linee spartiacque -> diga fluviale

 Successivamente, per differenziare una qualunque regione geografica dalle altre, gli studiosi hanno attribuito una grande importanza alle “funzioni” che tale porzione di territorio era in grado di svolgere: in questo caso si studiano i luoghi appartenenti ad un ambito regionale in relazione alle loro “funzioni”, mutevoli nel corso del tempo. Si parla allora di regione funzionale, costituita in termini relativi (spazio geo relativo) : la regione viene infatti paragonata ad un campo magnetico, governato da un magnete (capoluogo, polo = città con elevato livello funzionale) che si contrappone ad una periferia, ossia ad uno spazio ad essa subordinato (rapporto centro – periferia). Esempi : Modena (A), Bologna (B) e Milano (C).A partire dagli anni settanta e ottanta del 900, per lo svilupparsi dell’indirizzo sistemico del strutturalismo, nasce il concetto di regione sistemica, nel significato di sistema territoriale da compiersi tramite tre livelli di studio:1) elementare = si prendono in considerazione gli elementi morfologici, climatici ed umani che stanno alla base dell’organizzazione del territorio.2) strutturale = si analizza la trama territoriale originata dagli elementi e dalle loro funzioni, e quindi dalle relazioni spaziali che ne derivano.3) sistemico = si individuano i processi , cioè i comportamenti dinamici della struttura causati da semplici mutamenti di sito degli elementi o da mutamenti delle funzioni svolte ( come nel caso della modernizzazione delle tecniche agricole). Sempre a livello sistemico la regione viene considerata in tre contesti : esterno, di interesse, interno. 

Regionalizzazione = processo finalizzato alla suddivisione dello spazio geografico in regioni, divenuto ufficiale solo dal 1970.A partire dagli inizi del '900 per regionalizzare il paesaggio si usano degli elementi umani.Paesaggio = insieme delle fattezze sensibili che caratterizzano una data porzione di spazio geografico ( sensibili -> percepite dai sensi: vista,tatto, olfatto...). Non è costituito solo dalla natura ma quando lo spazio geografico diventa territorio il paesaggio è umanizzato (vedi paesaggio agrario...). Quando il paesaggio è dominato dalla funzione industriale è possibile creare una regione industriale -> il paesaggio può quindi regionalizzare (per regioni umanizzate). Il paesaggio dipende dalle funzioni del territorio. La regione è definita dalla funzione del paesaggio. Realtà dinamiche -> spazio relativoCRITERI PER LA REGIONALIZZAZIONE

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1) Paesaggio2) Relazioni orizzontali = mobilità di beni, persone e informazioni. Se lo studioso definisce lo spazio relazionale , è facilissimo creare un processo di regionalizzazione: dei luoghi A B e D si isolano gli hinterland e si prendono ad esempio i dati di pendolarismo ( quante persone entrano ed escono da una località per lavoro) e si trova la città che attira di più -> definizione dei bacini di gravitazione/ aree di influenza (sistemi locali del lavoro, confini dinamici).Studio rapporto centro - periferia (polo di attrazione - polo di gravitazione)

CAP 2 Il rapporto "natura - uomo" nelle opere dei precursori della geografia scientifica (Dalle origini alla prima metà dell' Ottocento)

Il pensiero geografico ha origine circa 2400 - 2500 anni fa in Grecia.IV sec. a.C. = Erodoto "Storie" : storico precursore della geografia umana. Pur trattando le guerre tra greci  e persiani, egli fa precedere la narrazione storica da descrizioni geografiche : descrizione del clima e delle montagne, pianure, colline e stile di vita delle popolazioni che le abitavano. Creando queste ambientazioni, si era reso conto che per creare una buona storia bisognava creare altresì valide premesse geografiche. Vicende storiche legate dunque alla geografia, analizza perlopiù i fatti storici, perciò non può essere considerato un precursore della geografia umana a pieno titolo. Visitò di persona l'Egitto,applicando il principio metodico dell'osservazione.III sec. a.C. = Eratostene -> importante viaggiatore, apogeo civiltà ellenica, conoscitore di tutti i luoghi legati alla Grecia e all'Egitto (era il celebre bibliotecario della Biblioteca di Alessandria,centro culturale distrutto dagli arabi nel V secolo). Percorre la valle del Nilo fino a Syene (Assuan). Scrive "Geografia" , primo autore a utilizzare questo titolo. Studia i fenomeni legati alla fisica terrestre,precursore della geografia astronomica, si accorge che lungo la valle del Nilo alle 12 i pozzi per l'irrigazione erano completamente illuminati ->calcola distanza di 5000 stadi tra Syene e Alessandria in base all'inclinazione dei raggi solari. Eratostene calcola l'angolo formato dai raggi: 7°_12°. Calcola circonferenza terrestre moltiplicando per 50 i 5000 stadi tra Alessandria e Syene. E' stato il primo geografo, dunque, ad applicare il metodo induttivo. Si convinse che la terra fosse un corpo sferico e non piatto,come si credeva all'epoca -> Tolomeo : ipotizzerà il sistema di astri geocentrico.I sec a.C. =  Il Mediterraneo è dominato dalla civiltà romana. Gli studiosi si rifanno a Erodoto (Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane).Plinio : arida descrizione del mondo allora conosciuto ( in Historia Naturalis),osserva colate laviche PompeiStrabone (64 a.C. - 20 d.C.): primo precursore in senso stretto della geografia umana, osservatore del rapporto natura - uomo. Nel suo "Almagesto" si osserva una prima formulazione delle leggi del sistema planetario geocentrico, nella "Geografia" troviamo il tentativo di aggiornamento nel descrivere i luoghi,i costumi e le istituzioni politiche e civili conosciute ai suoi tempi. Per Strabone la geografia umana illustra i singoli Paesi nella loro situazione, nelle loro caratteristiche climatiche e biologiche,nei loro prodotti, istituzioni e in tutto quanto ha attinenza con gli abitanti. Ma l'intento pratico, il solo che sembra preoccupare veramente Strabone,è quello di fornire un insieme ben coordinato di notizie agli uomini di stato, capi militari, ai rettori delle province ecc. ai quali, secondo l'autore, la geografia è soprattutto necessaria. Geografia concepita quindi come disciplina socialmente motivata.Tolomeo : con lui il termine geografia corrispondeva grossomodo a quello odierno di cartografia e di topografia. Distingue tra corografia (disciplina che descrive le singole regioni terrestri) e geografia (rappresentazione dell'ecumene, ovvero la porzione di terra abitabile,mediante carte).Ricordiamo inoltre che già in epoca romana si conoscevano le regole e gli strumenti della "pianificazione territoriale", in quanto l'espandersi della dominazione romana aveva dato origine a una forma di riordinamento e ridistribuzione delle terre secondo i metodi

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della centuriazione, che consisteva essenzialmente di tracciare due linee fondamentali, il cardo (generalmente da nord a sud) e il decumano (gen. da est a ovest) e di altre linee ad esse parallele, posizionate a distanze fisse, allo scopo di ottenere una quadrettatura regolare del suolo agrario, suddiviso spesso in forma di centuriae, quadrati di 170 m per lato per una superficie di circa 50 ettari. Con la rottura dell'unità dell'Impero Romano l'ecumene iniziò a disgregarsi,mancando un polo di aggregazione come erano state in passato le città di Atene, Alessandria e Roma. Di conseguenza iniziano a disperdersi anche le conoscenze scientifiche recentemente acquisite; durante il periodo medievale la chiesa imponeva i propri testi anche in materia di scienza, per cui alcune concezioni, come quella relativa alla sfericità terrestre, vennero nuovamente messe in discussione con il conseguente radicamento di convinzioni errate risalenti all'età antica, come quella dell'inabitabilità dell'equatore e del circolo polare.Nonostante non mancassero nuove conoscenze offerte dai numerosi viaggiatori arabi, normanni e dai pellegrini in terra santa, le rappresentazioni cartografiche del mondo conosciuto finirono per cristallizzarsi in schemi, come i mappamondi detti "del Beato" orientati con l'est verso l'alto e Gerusalemme al centro del mondo.Anche le concezioni generali sull' Universo, durante quasi tutto il Medioevo, erano fortemente influenzate dalla religione. Dopo il Mille, si assiste a una nuova elaborazione dottrinale ad opera di un secondo movimento cristiano, che va sotto il nome di "Scolastica" e i cui seguaci, chiamati "Dottori", ispirandosi al pensiero greco, giungono al determinare che il commercio internazionale, benchè si debba ritenere uno strumento indispensabile per gli squilibri spaziali tra popolazione e risorse, si debba altresì considerare come una delle cause principali di corruzione del costume nazionale e di debolezza per l'indipendenza dello Stato. Da qui l'unica via conciliabile con il pensiero cristiano, quella del Giusto Prezzo (justum pretium) : secondo tale concezione, la giustizia non era auspicabile solo tra gli uomini ma anche tra le regioni, tra i regni e le signorie,le città e le campagne, e pertanto gli autori dell'epoca condannavano i patrimoni individuali eccessivi, partendo dal principio che era stata la provvidenza a distribuire i vantaggi nello spazio e che quindi era ingiusto che una regione tentasse di arricchirsi a discapito di un'altra (commercio equo-solidale).Perciò, sebbene il Medioevo sia stata un'epoca di grandi scoperte geografiche, bisogna constatare che una delle sue opere di descrizione geografica quale è "Il Milione" di Marco Polo non si discosta più di tanto da quanto enumerato nella "Geografia" di Strabone!

Si deve però attendere il XV secolo, con le imprese di Vasco da Gama,Colombo, Vespucci ecc., se si vuole assistere al capovolgimento delle concezioni medievali, basate sull'idea di giustizia e del justum pretium. In questo periodo infatti i riflessi delle grandi scoperte geografiche si fanno sentire sullo sviluppo del pensiero scientifico: avvento del mercantilismo, il cui carattere essenziale si basa sulla volontà di rafforzare il principe e la nazione, ritenuta sua proprietà personale, giungendo a un vero e proprio annullamento dei principi che avevano dominato l'intero Medioevo.All'inizio dell'età moderna la ricchezza, costituita principalmente dai metalli preziosi, viene considerata come la causa principale della potenza del principe,in quanto la sua forza in tempo di pace dipende dalla sua politica economica.Secondo tale concezione la guerra costituisce il mezzo per arricchirsi a scapito delle economie vicine, pertanto sia in strategia militare che sul piano economico bisognava attuare una concentrazione delle energie nello spazio. Quindi :epoca medievale = commercio di tipo locale, al massimo su scala interregionaleDal XV secolo = in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo, ingenti quantità di metalli preziosi, spezie e legname pregiato affluiscono in Europa dando origine a un mercato sempre più ampio e diversificato, sia in termini di beni di largo consumo ( patata, pomodoro e cotone) sia in termini di beni voluttuari. Mercantilismo = si fa più che altro riferimento a una corrente di pensiero priva di un corpo dottrinario in quanto derivante da sollecitazione e direttive legate al mondo del commercio e degli uomini di stato

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preoccupati del miglioramento della politica di governo. Questo sodalizio tra statisti e mercanti permarrà fino alla metà del XVIII secolo.JEAN BODIN (1530 - 1596) =  precursore della geografia politica, è il primo scrittore che paragona il mondo ( considerato come una repubblica universale ) al corpo umano. Secondo questo criterio di classificazione, le regioni del mondo, così come accade per gli organi, svolgono un'attività particolare, e gli scambi che avvengono tra esse, culturali e commerciali, sono indispensabili alla loro vita. Nella sua opera più importante, Les six livres de la République (1593) Bodin non crede a una forma di governo ideale da considerarsi valida per ogni luogo e tempo. Profondamente relativista,si sforza di dimostrare l'esistenza tra le varietà presenti nella natura umana e le aree geografiche del globo terrestre.Secondo il suo modello, le regioni terrestri dovrebbero dividersi in meridionali, temperate e settentrionali, sulla base di tre fasce latitudinali di 30 gradi, ciascuna partendo dall'equatore verso i poli (0-30 gradi, 30-60, 60-90). Come aveva già precisato nel suo Méthodus (1566) , questo tipo di analisi era da ritenersi particolarmente valida in prossimità della zona intermedia (30-60), per cui la regione settentrionale risultava ubicata tra il 50 - 60 parallelo,la regione meridionale tra il 30-40 e la regione temperata tra il 40-50.Ognuna di queste aree climatiche doveva essere messa in correlazione con popolazioni caratterizzate da diverse inclinazioni e abilità e differenti stili di vita.abitanti regioni settentrionali = maggiore predisposizione alle attività manuali e in seguito sviluppatesi nelle tecniche artigianali più svariate (meccanica, metallurgica, tipografica...)abitanti zona intermedia = attitudine ai commerci, all'economia e alla politica.abitanti zona meridionale= maggiore versatilità alle attività di tipo intellettuale, avendo acquisito una lunga tradizione di "contemplazione".La teoria Bodiniana si incentra quindi su due fattori : la posizione geografica assoluta e il clima, capaci di spiegare i diversi caratteri dei popoli e le conseguenti attività economiche.GIOVANNI BOTERO (1522 - 1617) = di origini piemontesi, studia in seminario gesuita e diventa sacerdote. Ha quindi la possibilità di seguire Carlo Borromeo come suo segretario: risiede in vaticano dove può accedere ai documenti degli archivi vaticani (grande privilegio durante la Controriforma). Viene inviato a monitorare la situazione in Europa della chiesa cattolica, e di questi viaggi stenderà relazioni (le relazioni degli ambasciatori erano organizzate come questionari che riguardavano anche la morfologia dei territori, lo stato delle acque, le condizioni del clima, i comportamenti della popolazione, informazioni sulle abitudini, vita sociale,economica e religiosa dell'insediamento...) = notizie importanti dal punto di vista scientifico e geografico, materiale che permetteva delle comparazioni e dei confronti. Botero fu infatti il primo studioso a utilizzare  il metodo comparativo in modo scientifico: nei suoi scritti confronta i luoghi visitati (per es. piemontesi e friulani).Opere : "Delle ragioni di stato" poco interesse geografico, influenzato da Machiavelli e Bodin (filosofia politica). "Sulle cause della grandezza e della magnificenza delle città" = nel '500 si assiste all'espansione e allo sviluppo delle città, in particolare di quelle mercantili : incremento del fenomeno urbano come conseguenza dei commerci, non più legati a principi religiosi ma ai principi dello stato assoluto (precursore della geografia urbana, applica il principio di causalità). "Relazioni universali" opera enciclopedica in 5 tomi, l'ultimo pubblicato postumo = vero trattato di geografia che mette però in luce la fonte, il materiale di studio su cui si basa l'opera, ovvero le relazioni degli ambasciatori. in quest'opera si descrivono le parti del mondo allora conosciute, non più copiate da Strabone, con aggiunte ed errori, ma con descrizioni molto realistiche di tutti i territori dell'Europa, Medio Oriente, Vicino Oriente ed Estremo Oriente (grazie a missionari come Matteo Ricci). Le Relazioni Universali hanno dato adito ad un notevole dibattito (opera con fine non scientifico ma politico) all'inizio del '900 da parte di Federico Chabod e Alberto Magnaghi (storico il primo e studioso di geografia storica il secondo)sulla scientificità delle relazioni universali.Chabod la critica perchè la valuta da storico, osservando le inesattezze riportate, usando un approccio di tipo sincronico ( opera di 400 anni prima valutata con gli occhi e i metodi del '900).

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Magnaghi fa notare l'errore di Chabod per cui l'opera doveva essere giudicata sulle possibilità e i mezzi a disposizione dello studioso all'epoca della stesura dell'opera: Botero non si è mai dichiarato geografo, e un'opera che è un trattato geografico la chiama, con onestà intellettuale "Relazioni universali" = si rifà a Bodin e Machiavelli perchè sono due grandi autori che l'hanno preceduto. Originalità nell'uso del metodo scientifico comparativo, buon descrittore ma non generalizzatore ( osservazione e interpretazione accurate dei fenomeni).

1600, 1700 = il geografo era confuso con il cartografo e lo statistico. Bisogna aspettare la metà dell'800 per una distinzione.Ora si parla di Statistica = studio dei fatti legati alla vita degli stati.Nel 1600 - 1700 regnava l'assolutismo statale. Il significato di statistica era diverso da quello odierno,ovvero = metodologie che stanno alla base della misurazione di tutti i fatti naturali e artificiali. In quell'epoca lo statistico era lo studioso degli affari di stato (popolazione,forme di governo dei vari stati).Anche la cartografia aveva un significato diverso da quello attuale, in cui il cartografo è competente nella costruzione delle carte e il geografo ha il compito di leggerle e interpretarle.Nel 1600/1700 la figura del cartografo coincide con quella del geografoVauban (1633-1707) , noto ingegnere militare francese è considerato il padre della geografia applicata e della pianificazione regionale. Egli sarebbe anche stato il primo a introdurre in maniera sistematica l'impiego di questionari,modelli di inchieste e di tavole statistiche valide ancora oggi. Nella sua nota del 1699 propone un vero e proprio modello di inchiesta geografica per la valorizzazione di un paese nuovo, dove sostiene la necessita di fare analizzare un anno o due prima il Paese, sia quello già abitato sia quelli che non lo sono ancora e che sono idonei al popolamento, e a questo scopo inviarvi buoni ingegneri ed esperti capaci di analizzare la qualità dell'aria,quella delle acque,la fertilità del suolo, la facilità del commercio, i vantaggi che presentano determinati siti, le comodità dei corsi d'acqua e così via. In un'altra relazione,questo geografo del re oltre ad attribuire particolare importanza all'analisi pedologica e ai condizionamenti imposti dalla vegetazione naturale, stima che nel 1910 il Canada raggiungerà una consistenza demografica pari a 6,4 milioni di abitanti, prevedendo un aumento a 25,6 nel 1970. Le rilevazioni ufficiali ne hanno calcolato 24 milioni circa nel 1980.Per Vauban, "il primo interesse del re è quello della conservazione dei suoi popoli e del loro incremento,perché la più grande disgrazia che possa accadere allo stato è il loro deperimento. Il mezzo per impedirlo è di conoscerli,di saperne il numero, le diverse qualità, le disposizioni generali e particolari in cui si trovano". Per realizzare tutto ciò, Vauban auspica la creazione di un corpo ufficiali e commissari al censimento della popolazione. Vauban studiò inoltre il Canal du Midi in Francia, molto importante perché la rete stradale era pessima (costituzione di canali artificiali, come i navigli degli Sforza a Milano). Il Canal du Midi secondo Vauban doveva essere il diretto collegamento tra il Mediterraneo e l'Oceano Atlantico per evitare la circumnavigazione di Spagna e Portogallo (stessa funzione del Canale di Suez). Vauban ritiene che il Canal du Midi (o di Linguadoca) sia totalmente imperfetto, soprattutto per l'esistenza di due parti terminali non idonee, quella costituita dal porto di Sète, zona paludosa soggetta ad insabbiamenti, sia quella rappresentata dal tratto terminale del corso della Garonna, in cui il canale sfocia e in cui si presentano spesso piene rovinose. Precursore della GEOGRAFIA APPLICATA = applica le conoscenze geografiche per risolvere problemi reali di gestione del territorio.Michail Lomonosov (1711 - 1765) = Cartografo,costruisce le carte per risolvere i problemi dei confini dell'Impero Russo,sempre più in espansione verso l'Europa (con la fondazione di San Pietroburgo).Lomonosov stabilì il confine convenzionale che separa l'Europa e l'Asia presso la catena degli Urali,sul fiume Ural, sulle coste del Mar Caspio e la catena del Caucaso. Anche lui è un precursore della geografia applicata: aldilà di questo confine bisognava russificare, quindi confine fisico per separare territori diversi dal punto di vista umano e culturale. Nel suo pensiero emerge il concetto si uno spazio da analizzare in virtù delle trasformazioni storiche subite dal paesaggio, e quindi da studiare sulla base di un metodo

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comparativo basato sul confronto dell'organizzazione spaziale contemporanea con quella relativa ad epoche passate. 

Inizio 1800 = formazione dei principi della scuola tedesca di geografia. Prima sede Heidelberg, a fine '700, dove insegna Kant, filosofo e geografo, che scrive un trattato di geografia in cui applica il principio del razionalismo.Alexander von Humboldt (1769 - 1859) = Supportato soprattutto dall'osservazione diretta, derivante dai suoi numerosi viaggi in Europa, in America e in Siberia. Nella sua opera principale, "Kosmos" si basa su una concezione sistematica dello spazio, dove i diversi fattori che decidono il carattere geografico di una regione sono circoscritti a quelli di ordine naturale (clima,altitudine,flora,risorse del sottosuolo ecc.). Scrisse opere in tedesco e francese (lingua della cultura e delle relazioni internazionali) : "Les voyages" e "Kosmos". E' il primo studioso che studia il paesaggio naturalistico individuando le relazioni tra gli elementi e interpretandole.Karl Ritter (1779 - 1859) = anche lui docente come Humboldt all'università di Berlino, nella sua opera più importante, "Erdkunde", considera lo spazio geografico come un ambito terrestre da interpretare secondo il binomio natura - storia, per cui l'azione storica dell'umanità viene concepita da Ritter come il più attivo e il più potente degli agenti di trasformazione dello spazio terrestre.In Italia , nella prima metà dell'Ottocento :Melchiorre Gioia = evidenzia l'importanza svolta da alcuni fattori geografici delle attività umane (clima, flora, condizioni pedologiche ecc.) e mostra come andrebbe condotta una descrizione metodica del territorio, offrendo al lettore due casi di studio, riferiti all'analisi di due dipartimenti lombardi. All'epoca la separazione tra Statistica e Geografia non era neppure stata presa in considerazione,per cui quando egli parla di metodo statistico si riferisce sempre a considerazioni di ordine geografico.Gioia afferma inoltre che gli elementi topografici, come il clima, influiscono su tutte specie viventi e quindi anche sull'uomo, che però rappresenta la specie che più facilmente riesce a sottrarsi a tali influenze. Tanto più le facoltà intellettuali sono sviluppate, tanto più l'uomo riesce a sottrarsi all'azione del clima.Se Gioia è un precursore delle relazioni esistenti tra uomo e natura, si devono attendere gli studi del Cattaneo per avere un quadro delle relazioni spaziali di tipo socio-economico.Carlo Cattaneo (1801-1869) = fondatore della rivista "Il Politecnico",è forse il primo studioso capace di comprendere come i processi di dilatazione urbana legati agli investimenti di capitale tendano ad unire e spazi sempre più ampi al potere della città dominante. Riesce poi ad estendere tale concezione fino a far coincidere lo spazio metropolitano con il territorio occupato da un'intera nazione e a far comprendere lo spazio periferico nella prospettiva di vasti mercati coloniali. Si riferisce, per esempio, alle città padane dalle quali si diramano tutte le industrie e i capitali come a dei centri di gravità.A partire dal Cattaneo, il termine territorio inizia ad assumere il significato geografico contemporaneo, nel senso di stato morfologico dell'ambiente antropico.Inoltre, mettendo a confronto la Lombardia con altre regioni italiane, Cattaneo giunge a generalizzare che in Italia le condizioni del suolo si collegano intimamente agli avvenimenti storici.Nei suoi scritti economici analizza il rapporto "città-campagna" in Italia, giungendo alla conclusione che la città costituisce il motore dello sviluppo delle attività commerciali, che a loro volta incentiverebbero lo sviluppo dell'agricoltura. In altre parole, secondo Cattanep città e campagna costituirebbero due elementi interdipendenti del territorio, non potendo esistere l'una senza l'altra; da questo deriverebbe il concetto secondo cui una regione risulterebbe tanto più omogenea quanto maggiore appare l'equilibrio tra città e campagna.Infine, secondo Cattaneo il "sito" costituirebbe "l'opportunità del luogo", nel senso che un luogo acquista valore se viene sottoposto all'elaborazione dell'uomo che con il suo lavoro lo rende idoneo all'insediamento. Nel pensiero di Cattaneo il territorio è "l'area di pertinenza

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economica e di influenza culturale  della città , e per questo motivo l'area territoriale non è statica ma è soggetta a continue modificazioni".

Cap 3 IL DETERMINISMO FISICO - AMBIENTALE = Nella seconda metà del XIX secolo si assiste a un balzo in avanti nell'evoluzione del pensiero geografico, il quale, sulla base delle logiche razionaliste proposte da Kant e su quelle disgiuntive di Comte, viene a creare due filoni autonomi di ricerca scientifica del tutto distinti uno dall'altro: la geografia fisica, che inizia ad essere intesa come scienza della Terra, e la geografia umana, che inizia ad essere considerata una scienza umana. Inoltre, con la pubblicazione dell'opera di Charles Darwin "L'origine della specie" (Londra, 1859), secondo la quale l'uomo non veniva più considerato il re della creazione, bensì il frutto di un caso o di una necessità dell'evoluzione, lo stesso pensiero umano diventava quindi un fenomeno tra i fenomeni e come tale, facendo parte del mondo, doveva essere spiegato come il mondo.Il presupposto dell'esistenza di una sorta di continuità negli organismi viventi permetteva di applicare le leggi comportamentali e selettive della Biologia alle stesse manifestazioni umane, con òa conseguenza che " i gruppi umani, soggetti anch'essi alla selezione naturale, esprimono un'etica, un'organizzazione e comportamenti che sono il prodotto dell'ambiente fisico in cui vivono, secondo un'elementare relazione causa-effetto".

Fatte queste premesse, è facile comprendere in cosa consista lo spirito del determinismo fisico-ambientale di cui Federico Ratzel (1844-1904) viene a costituire il principale esponente, per il merito di avere proposto un concetto sistematico di spazio più integrale di quello di Von Humboldt: se quest'ultimo era riuscito a stabilire le diverse interrelazioni nello spazio, esse riguardavano esclusivamente i fattori naturali. Ratzel, invece, nella sua Anthropogeographie (1882) considera uno spazio in cui le interrelazioni avvengono ancora tra ambiente fisico e uomo, ma secondo un determinismo più attento e meno meccanicistico. Nello spazio concepito da Ratzel vengono messi in risalto i modi di distribuzione dei gruppi umani, con un'interpretazione basata sulla valutazione dell'influenza + o - determinante esercitata dall'ambiente naturale nei confronti degli individui e della società. In quel periodo, il pensiero scientifico era dominato da una visione della realtà disegnata dalla meccanica razionale, ovveor qualunque tipo di realtà veniva immaginata come una macchina, e pertanto quell'idea induceva a credere che l'ambiente fisico fosse la struttura, e quindi la causa, e che la presenza umana, così come le forme d'uso di un territorio, fossero l'effetto. La componente umana veniva quindi ritenuta determinata dalla Natura. In termini così radicali quella visione fu manifestata solo da pochi geografi, ma ispirò comunque le impostazione del XIX e XX secolo, sia pure indirettamente. In quel contesto di riteneva che la geografia umana dovesse studiare soprattutto la distribuzione delle popolazioni sulla superficie terrestre, la forma degli stati e dei loro confini, le razze e le attività economiche. L'utilità e l'interesse di questi studi risiedeva nel porre gli apetti antropici in relazione con la morfologia, la geologia e gli altri aspetti dell'ambiente fisico, che venivano assunti come la sola base da cui partire per descrivere e spiegare la presenza umana e le sue manifestazioni. La suddivisione sistematica effettuata da Ratzel   nel suo trattato comprende innanzitutto tematiche relative ai rapporti uomo-ambiente, popoli - territorio - mobilità, specie, intensità, origine e direzione dei movimenti etnici,migrazioni, per dedicare ampio spazio ai concetti di posizione geografica, estensione e superficie e quindi ad argomenti di geografia fisica quali coste, acque, continenti e isole, le forme del territorio e il clima. Tale struttura dimostra il persistere di un orientamento di studio in cui le scienze fisiche costituivano il punto di riferimento del geografo, anche quando si interessava ai fenomeni umani. A Ratzel si è debitori anche dell'opera Politische Geographie (1897) che segna da un lato la nascita della geografia politica moderna e dall'altro la fine dell'idea di un ruolo politico della geografia.

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Infatti, lo Stato era per Ratzel (influenzato dalle teorie darwiniane) come un organismo biologico, la cui superficie o territorio mutuava e fluttuava con il passare del tempo: esso tendeva naturalmente ad espandersi e a conquistare nuove aree, per cui l'integrazione e la fusione tra gli Stati diventavano indispensabili e si realizzavano anche grazie all'intreccio demografico dei loro abitanti. Secondo Ratzel, Stati più grandi confinanti con Stati più piccoli dovevano necessariamente annettere prima i territori ricchi e vicini, poi i meno ricchi e lontani... L'espansione avveniva soprattutto perchè sia lo Stato che la popolazione sentivano il bisogno di uno spazio più ampio. Lo spazio (Raum) veniva pertanto inteso come spazio vitale, e cioè come l'agente capace di regolare il destino dei popoli. Altro elemento essenziale era la posizione (Lage).Così, per la concezione Ratzeliana, che spesso fa coincidere erroneamente le valutazioni generali con quelle relative alla situazione germanica, "quanto più vasto è lo spazio che un popolo occupa, tanto maggiori sono i contatti che esso ha con gli altri popoli, e questi contatti lo obbligano a tener sempre desta la sua attività per non essere sopraffatto politicamente ed economicamente". Inoltre, gli uomini moderni non possono accontentarsi dello spazio che bastava ai loro predecessori. Inoltre, "Maggior spazio vuol dire migliori condizoni di esistenza, maggior respiro per l'insediamento e maggiore energia vitale" e a questo tendono i popoli dotati di capacità di espansione (vedi i Romani nell'Antichità, gli Inglesi, i Russi ,i Giapponesi gli USA...). Microstatismo significa invece isolamento. Ratzel parla di Raumsinn (senso dello spazio) che i popoli posseggono in grado diverso, per cui vi sarebbero popolazioni predisposte a dominare vasti spazi e altre meno. Troviamo successivi sviluppi di questa teoria nella geopolitica tedesca e negli studi dell'italiano Umberto Toschi   che individua diverse configurazioni geografiche di  "spazio vitale": da un lato quella restrittiva di territorio nazionale   in cui vive un determinato popolo, dall'altra quella più ampia che comprende i territori esterni a quello nazionale dove lo Stato è in grado di esercitare una sorta di dominanza culturale   (vedi colonialismo). Sempre secondo Toschi, bisogna distinguere la componente nucleare dello spazio vitale (cioè il territorio nazionale) dalla componente complementare (su cui viene esercitata l'attrazione).Il punto forse più innovatore della geografia umana ratzeliana si individua nella sua ispirazione diffusionista, un approccio impostato alla ricerca dei nessi che intercorrono tra il movimento nello spazio e la cultura, e legato alla considerazione che i tratti culturali rilevanti di un popolo si genererebbero laddove le condizioni sono favorevoli e poi si diffonderebbero in aree anche lontane.

Sul finire dell'800, il determinismo fisico- ambientale viene messo in crisi. Elisée Reclus   (1830-1905)  si fa portavoce di un'impostazione storicistica e sociologica. Nella sua ultima opera, L'homme et la Terre (1905) egli ritiene corretto che lo spazio geografico debba essere concepito in virtù delle azioni umane, in quanto l'uomo è la natura che prende coscienza di se stessa.Reclus può essere considerato tra i precursori del volontarismo (spazio dominato dall'intervento volontario e pianificato dell'uomo sull'ambiente) , visione che ritroviamo nel geografo americano George P. Marsh  e in particolare nella sua opera principale, L'uomo e la natura (1840), dove valuta positivamente l'uomo in quanto agente spaziale capace di reagire per fini economici ai condizionamenti fisico-ambientali e dall'altra parte valuta negativamente l'azione umana quando si trasforma in forza distruttrice. Quello di Marsh è pertanto uno spazio geografico dove l'uomo dovrebbe agire sulla base di un rapporto "costi - benefici" ogni qualvolta egli debba utilizzare le risorse naturali per fini economici.

IL POSSIBILISMO VIDALIANO = Sul finire dell'800 il determinismo fisico-ambientale registra una forte crisi, dovuta soprattutto al fatto che in Francia si stava sviluppando una scuola sociologica presso l'Ecole Normal Supérieure di Parigi frequentata dai geografi legati a Vidal de la Blache (1845 - 1918), fondatore di un indirizzo di orientamento neoidealista.

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Il pensiero proposto da Vidal, noto con il nome di possibilismo vidaliano, si basa su un metodo che considera come precetto essenziale il "partire sempre dal reale, evitare tutto ciò che sa di teoria, la costruzione a priori". Inoltre il metodo vidaliano si basa essenzialmente su due punti: 1) l'analisi dei rapporti spazio-temporali dei fenomeni studiati 2) la conseguente ricerca delle loro cause, attribuendo particolare importanza allo studio dei "generi di vita" che lo stesso Vidal definisce come comportamenti abituali manifestati dai gruppi umani, e cioè le diverse forme organizzative di insediamento messe in atto dalle società umane nell'occupazione dello spazio allo scopo di giungere ad un utilizzo delle risorse offerte dall'ambiente naturale in modo da provvedere al soddisfacimento dei loro bisogni. Ridotto all'essenziale, il possibilismo può essere ricondotto all'assunto secondo cui "la natura permette e l'uomo dispone". Secondo Vidal de la Blache, la natura non esprime soltanto vincoli (condizionamenti), ma offre ai gruppi umani un ventaglio di possibilità nei modi di occupazione del territorio e di utilizzazione delle risorse naturali. Di conseguenza, i gruppi umani vengono ad effettuare delle scelte tra le suddette possibilità loro offerte dal contesto fisico; tali scelte vengono compiute in maniera differente a seconda del livello culturale raggiunto dai gruppi umani e in relazione alle loro capacità tecnologiche di intervento sul territorio. I gruppi umani, anzichè subire i condizionamenti imposti dalla natura, diventano essi stessi un fattore geografico capace di influire sulle componenti fisiche dello spazio. Con una siffatta impostazione vengono valorizzati 2 concetti : quello di paesaggio, inteso come l'insieme delle fattezze materiali riguardanti un determinato territorio e quindi causate da fattori di ordine materiale (clima ,morfologia...) e umano, e quello di regione, intesa come la porzione di territorio distinguibile da altre porzioni sulla pase di componenti paesaggistiche differenti.Nel suo "Tableau de la géographie de la France" (1903) Vidal tende a raffigurare una Francia immobile, al cui interno ciascun luogo e ciascun uomo assumono una posizione e una funzione definitive. Vidal riconosce che si stanno per produrre grandi cambiamenti, am che sostanzialmente saranno solo un "colpo di vento" (la rivoluzione industriale e la colonizzazione) che agiterà la superficie di "un'acqua chiarissima" (la Francia). Vidal sostiene di conseguenza che "ciò che è fisso e permanente deve restare più che mai la nostra guida". Da queste osservazioni appaiono i limiti del possibilismo vidaliano,basato sull' analisi di permanenze. I tableaux (intesi come scenari di riferimento) hanno la finalità principale di rilevare le caratteristiche specifiche della relazione tra le eredità storico -culturali (la civilisation) e le condizioni naturali. Questo è anche il limite vidaliano : la regione diventa un impedimento a un'interpretazione più approfondita del territorio e allo stesso progredire della geografia umana.In conclusione, il possibilismo, avendo introdotto l'uomo e le sue motivazioni culturali e socio-economiche, è venuto soltanto ad ampliare il precedente pensiero determinista.

DAL FUNZIONALISMO ALLA "NEW GEOGRAPHY" = intorno alla metà del '900 nel pensiero scientifico è andata via via diffondendosi la cultura strutturalista, in base alla quale la realtà ha iniziato ad essere immaginata composta da "strutture" intese come gruppi di elementi interagenti capaci di generare "funzioni" e in continua evoluzione. Lo strutturalismo è venuto ad influenzare molti ambiti disciplinari, tra cui la geografia umana, che ha iniziato a spostare la sua attenzione dalle forme del territorio alle funzioni prima e alle relazioni poi, capaci di qualificare il territorio per effetto delle attività svolte dall'uomo.Così, se il concetto di spazio assoluto aveva dominato il pensiero geografico fino al possibilismo vidaliano, successivamente si introduce un concetto di spazio , lo spazio relativo, da cui prende avvio la cosiddetta nuova geografia. Infatti, se è vero che Vidal aveva sostituito al concetto di "spazio naturale" quello di "spazio umanizzato", in entrambi i casi lo spazio era sempre concepito come assoluto, legato alla visione formulata da Newton e Kant, nel significato di "contenitore" dove ogni corpo contenutovi ha una posizione assoluta e unica. Si può anche notare che le proprietà dello "spazio assoluto" sono definibili mediante la geometria euclidea. Lo strutturalismo favorisce quindi lo svilupparsi in geografia umana dell'analisi delle funzioni esercitate dal territorio, che a sua volta conduce al concetto di

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"spazio relativo" secondo il quale "risulta impossibile considerare tutti i fenomeni compresi entro un certo spazio". Dobbiamo pensare alla città come oggetto inserito nello spazio. Nello "spazio assoluto" essa sarà collocata in una certa posizione, definita da latitudine,longitudine, altimetria, presenza di acque correnti ecc. Nello spazio relativo ,invece, la città si esprimerà attraverso le sue funzioni, legate alle attività urbane, di mercato,amministrative,culturali ecc. Inoltre, la città porrà problemi di individuazione dei limiti della regione da analizzare. Lo spazio relativo, venendo a costituire un prodotto dell'azione sociale, è tale soltanto se visto come effetto delle relazioni che in esso si manifestano, evidenziate dai flussi di persone, beni e informazioni che caratterizzano il territorio oggetto di studio. Lo spazio geografico viene percepito come una "tessitura di campi di forza" dove per es. la città è il magnete e la sua area di gravitazione il campo di forza.Tutto ciò, durante gli anni '70 e '80, ha dato vita all'instaurarsi di legami tra la geografia umana e le scienze economiche, fino all'affermarsi di una "scienza regionale" caratterizzata dal frequente ricorso all'uso dei modelli matematici. Scopo della nuova geografia è quello di passare dall'interpretazione retrospettiva alla previsione in prospettiva, perciò non si tende più a ricostruire la realtà ma a porre schemi concettuali, i modelli, che verranno poi sviluppati nel successivo indirizzo sistemico.

L'INDIRIZZO SISTEMICO E IL PROBABILISMO = a partire dalla seconda metà degli anni '70, si è andata affermando la concezione sistemica dello spazio relazionale (indirizzo così denominato perché influenzato dalla Teoria del Sistema Generale, enunciata nel 1968) secondo la quale la realtà viene immaginata come un complesso di strutture che si evolvono, adattandosi e modificandosi, non soltanto interagendo tra loro ma anche relazionandosi con l'ambiente esterno allo scopo di raggiungere un preciso obiettivo. Questa teoria introduce 3 nuovi concetti nella visione e interpretazione del mondo che ci circonda : 1) il cambiamento 2) l'ambiente esterno 3) l'obiettivo. L'indirizzo sistemico in geografia umana da un lato proponeva una versione aggiornata dell'ecologismo fondato da Vidal de la Blache, dall'altro veniva incontro alla domanda sociale di ricerca sulle implicazioni ambientali dei modelli di organizzazione.In definitiva, la nozione di sistema presuppone il soddisfacimento di 3 condizioni: 1) la presenza di una serie di elementi  2) una serie di relazioni tra questi elementi  3) ulteriori relazioni tra il sistema e l'ambiente, che è l'insieme di tutti i sistemi. In altre parole, nella concezione sistemica dello spazio relazionale "alle relazioni semplici tra oggetti o elementi spaziali si sostituiscono strutture complesse di relazioni che si influenzano reciprocamente e inoltre agiscono sugli elementi che le originano,modificandoli". Le proprietà dello spazio relazionale dipendono pertanto dalle " interazioni tra elementi, sottoinsiemi e sistema, in quanto è solo attraverso queste relazioni che si possono definire le proprietà dei singoli fenomeni considerati".Nell'analizzare le relazioni sistemiche, che sono sempre di tipo biunivoco (connessioni) Harvey, nella sua opera "Explanation in Geography" (1969), ne individua 3 categorie fondamentali:1) relazioni in serie : il comportamento dell'elemento A influisce su quello del B che influisce su quello del C e così via.2) relazioni in parallelo: il comportamento dell'elemento A influisce simultaneamente su quello di B e C che a loro volta danno vita ad altri rapporti.  3) relazioni retroagenti: il comportamento dell'elemento A, dopo aver influenzato altri elementi, può originare una catena di rapporti che finiscono col ritornare all'elemento A di partenza.Questi 3 tipi di interazione possono a loro volta combinarsi simultaneamente dando origine alle cosiddette relazioni composte.

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A partire dagli anni 80 si è pensato inoltre che lo spazio geografico debba essere analizzato sulla base di 3 livelli:1) il livello elementare = costituito dagli attributi, ossia le caratteristiche variabili in quantità da un luogo a un altro, che servono rispettivamente a definire le funzioni dei luoghi e la loro gerarchizzazione spaziale.2) il livello relazionale = parte dalla trama (ossia dalla distribuzione degli elementi secondo un certo disegno) dove le interazioni che legano gli elementi costituiscono la struttura del sistema, che in un primo tempo è statica ma che con il passare del tempo tende inevitabilmente a trasformarsi.3) il livello sistemico = analizza i processi sia attraverso la dinamica temporale della struttura, sia attraverso la diffusione spaziale dell'innovazione, nata dalla struttura stessa.Da ciò scaturisce che un processo genera un sistema.

Se indichiamo con A l'insieme degli elementi (a,b,c...) che compongono e organizzano il sistema, con R l'insieme delle relazioni semplici ( in serie,in parallelo,retroagenti) e composte, che danno origine alla trama,alle strutture e ai processi, con F l'orientamento manifestato dal sistema e capace di analizzarne i processiIl sistema S potrà essere definito secondo una relazione del tipo =   S = (A, R , F) Più in particolare, dato uno spazio di riferimento E, scomponibile in un certo numero di sottoinsiemi spaziali (le regioni), costituito da elementi (a,b,c...) dotati a loro volta di attributi, si potrà dire che l'appartenenza di tali elementi a S   definisce la cosiddetta regione - sistema, da intendersi come formazione geografica dinamica e aperta, in quanto soggetta a mutamenti e collegata ad un sistema superiore, l'ambiente, in grado di influenzarla e distinta dagli altri elementi spaziali e orientata a una specifica finalità F, la quale, attraverso l'instaurarsi di relazioni aleatorie con l'ambiente, è indirizzata a massimizzare la propria autonomia verso l'esterno, vale a dire rispetto all'insieme delle altre regioni. Con l'introduzione della concezione sistemica in geografia umana si ha il rifiuto del modo relativista di intendere la regione, poiché essa non viene più considerata come un'area contraddistinta dalla presenza di un insieme di elementi tra loro cementati da un certo livello di interdipendenze, ma come una realtà oggettiva, costituita da un insieme di elementi, umani e fisici, interconnessi e mossi dallo stesso processo aperto alle relazioni esterne e capace di opporsi a eventuali comportamenti degradativi.Sempre nella visione sistemica, l'attenzione si focalizza sul principio di aggregatività secondo cui, essendo impossibile cogliere tutta la realtà, sono gli aggregati fondamentali a costituire l'oggetto della conoscenza. tuttavia, occorre tenere presente che la regione  è un sistema territoriale aperto : la sua esistenza non dipende soltanto dalle relazioni esistenti tra gli elementi che la compongono, ma anche dalle relazioni che essa intrattiene con le altre regioni. E' quindi fondamentale distinguere le relazioni esogene dalle relazioni endogene.Lo spazio sistemico geografico comprende pertanto "strutture fisiche" (hardware) e "strutture concettuali" (software) strettamente interconnesse. L'hardware è costituito dal territorio, mentre il software è costituito dalle strutture organizzzative, tecniche informative, decisionali, di controllo ecc. per cui in ciascun sistema si possono distinguere il processo ( temporale) e la struttura (spaziale). Infatti, se attraverso la struttura possiamo riconoscere la TRAMA REGIONALE, con il processo si sottolinea L'EVOLUZIONE TEMPORALE della trama stessa.Uno spazio sistemico regionale dovrà essere analizzato a livello esterno (riguardante l' ambiente in cui si colloca il sistema) a livello di interesse (coincidente con il sistema principale) e a livello interno (comprendente gli elementi che interagiscono nel sistema di interesse). Inoltre, la scienza regionale si arricchisce grazie agli isomorfismi scientifici. Uno degli isomorfismi più affascinanti è quello dell' ENTROPIA, secondo cui tutta l'energia passa inesorabilmente da uno stato di quiete a uno di disordine. Questo concetto  ha rivoluzionato non solo le concezioni geografiche, ma anche quelle economiche.

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Nasce pertanto il concetto di spazio autopoietico che serve a contraddistinguere i sistemi locali, la cui funzione consiste nel produrre e riprodurre se stessi, sia attraverso processi interni che relazioni con l'esterno.Ogni evento ( e quindi anche ogni fatto geografico) che si potrebbe indicare con y, può essere previsto e interpretato soltanto in una certa misura, non sempre quantificabile, dato che alle cause certe, che identifichiamo con x spesso se ne aggiungono altre sconosciute e imprevedibili &. L'evento y può essere indicato come :    y = f(x) + &E' così possibile affermare che la rendita urbana varia al variare della distanza dal centro, al variare della massa urbana e della densità delle superfici costruite, mentre per il restante 25% le cause sono casuali.Ritornando alla concezione sistemica, va osservato che gli spazi regionali aperti tendono di norma verso un crescente grado di organizzazione, e tutto ciò contrariamente a quanto avviene nei sistemi isoltai o chiusi.In altre parole, in un sistema isolato l'entropia cresce fino al suo massimo, mentre in un sistema aperto gli apporti esterni possono controbilanciare la tendenza al disordine. Per il geografo è molto utile l'analisi stocastica (che considera appunto "Il caso") quando egli deve procedere all'impostazione di "modelli probabilistici", ossia alla costruzione di quelle simulazioni i cui al comportamento spaziale degli uomini si viene ad attribuire una quota indeterminata legata al caso.

LA GEOGRAFIA "RADICALE" = A partire dagli anni '70, sempre nel cosiddetto pensiero strutturalista, in geo umana come in altre scienze sociali prende corpo, prima in USA poi in Europa, un indirizzo che va spesso sotto il nome di materialismo storico , il quale ha messo in dubbio la capacità dell'approccio razionalista. Secondo l'approccio radicale ogni struttura socio-territoriale costituisce un "prodotto storico" e non un dato naturale. Da questa affermazione consegue che 1) i processi di trasformazione del territorio, oltre a non essere sempre facilmente individuabili in ogni tempo e luogo, sono spesso in conflitto fra loro, e quindi tutt'altro che riconducibili a modelli generali, 2) ogni struttura socio-territoriale è irreversibile e ha un valore storico, 3)  il territorio assume una posizione rilevante riguardo i conflitti sociali.Vi sono alcuni problemi reali che soltanto negli anni '70 vengono realmente percepiti, quali il problema ecologico, la segregazione sociale nelle città nordamericane,la guerra del Vietnam, la rivolta dei neri ; non a caso, alla base della geografia radicale vi è l'adozione del modello centro-periferia e dello sviluppo ineguale, visti nelle dinamiche del cambiamento e del conflitto con una scelta di temi quali i ghetti urbani, il Terzo Mondo, gli squilibri economici tra aree interdipendenti. Harvey rifiuta sia la via dell'idealismo che della fenomenologia, e ritiene che la strategia più proficua consista nell'operare in una zona di conoscenza in cui certi aspetti del positivismo, del materialismo e della fenomenologia in parte coincidono.A partire dal 1973 negli USA la geo radicale diventa sempre più sinonimo di geo marxista, mentre in molti paesi europei la reazione radicale si produce contemporaneamente al diffondersi delle tendenze quantitative, provocando una grande crisi, tanto è vero che nella geo francese la presa di coscienza della necessità di un mutamento sociale viene pubblicamente manifestata nel 1973 quando Yves Lacoste scrive che "La geografia non sembra più in grado di darci una descrizione del mondo che risponda alle nostre preoccupazioni".In quegli anni altri geografi sperimentano lo stesso tipo di inquietudine, che si traduce nella costituzione della rivista "Hérodote" nel 1976. Anche in altri paesi, come la Germania e l'Italia, si diffonde il marxismo come corrente di pensiero capace di offrire il quadro della nuova prospettiva radicale; quest'ultima viene a concepire lo spazio come un prodotto dovuto essenzialmente alla società.Secondo il Quaini, il territorio dovrebbe essere studiato non soltanto dal geografo e dallo storico, ma anche da cultori di altre discipline secondo un approccio di tipo interdisciplinare e non semplicementi multidisciplinare, necessità sempre + urgente soprattutto da quando il territorio è divenuto una potenza sempre più incontrollabile e ingovernabile da parte

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dell'uomo. Le città sono infatti sempre + incontrollabili così come i processi di degrado ambientale, non solo dal punto di vista ecologico ma anche come patrimonio culturale. Il geografo dovrebbe sentire il bisogno di analizzare, in confronto aperto con le altre discipline che operano in campi affini,le + essenziali categorie (natura,ambiente,territorio,scala,tempo.società...) del proprio lavoro scientifico, basato su un metodo in grado di privilegiare l'unione tra genesi storica e strutture, allo scopo di individuare i "quadri dinamici di mutamento geografico".Soltanto superando la distinzione tra geografia e storia, basata sulla contrapposizione delle categorie "spazio" e "tempo" si riesce a superare la stagnazione della geografia; i concetti di scala e durata devono quindi essere considerati come sottoinsiemi di un unico complesso spazio-temporale. Così, se da un lato la storia non è più solo "storia umana" ma anche "storia ecologica e naturale", dall'altro la geografia non può limitarsi allo studio sincronico dell'organizzazione spaziale, ma deve essere anche dinamica, sviluppo diacronico ,cioè storia, in rapporto al futuro e al passato ( es analisi storica terrazzamento liguria e abbandono aree rurali).

LA GEOGRAFIA "DELLA PERCEZIONE" = Sempre a partire dagli anni '70, la reazione antipositivista non ispira solo i cultori del materialismo storico, ma anche un'altra corrente, la cosiddetta "geografia umanistica" che con l'indirizzo precedente fondato sul materialismo storico condivide la distinzione tra scienze naturali e scienze umane. Secondo gli studiosi legati all'orientamento umanistico ( o antropocentrico) la geografia dovrebbe condurre a una visione comprensiva, derivante dall'esperienza di vita: ciò significa un rifiuto della scienza quantitativa che esalta la tecnica ed una sostituzione con prospettive globalizzanti e soggettive. L'alternativa umanistica è in definitiva quella di proporre un approccio centrato sugli aspetti qualitativi dell'uomo, influenzato dall'esistenzialismo, dalla fenomenologia; in altre parole, l'essenza dei fenomeni non trova fondamento nell'apparenza e pertanto per coglierla è necessario soffermarsi sul mondo soggettivo dell'individuo. L'approccio umanistico deve mirare non solo allo studio dell'uomo raziocinante, ma anche a quello dell'uomo che prova sentimenti, che riflette e crea... ogni rigida divisione tra il mondo obiettivo ed esteriore e il mondo soggettivo interiore viene respinta, poiché il mondo costituisce un'estensione della nostra coscienza. Essendo il soggetto implicato nel processo di conoscenza, non vi può essere una separazione tra i fatti (cioè i dati reali) e i valori (le "cose desiderabili").La problematica comportamentale/behaviourista caratterizza quindi questa geografia "umanista" o "della percezione".Bisogna ricordare che "qualsiasi luogo, oltre alle funzioni economiche, storiche, sociali, assume quelle di spazio psicologico". Le qualità psicologiche, psichiche (spazio vissuto) attribuite a questi spazi vengono definite senso del luogo, che è formato da un'immagine dotata di identità, struttura e significato. Per comprendere l'uso che l'uomo fa del suo spazio di vita, questa geografia, anzichè basarsi du dati schematici dei censimenti, parte dagli spazi - atteggiamenti e dagli spazi - azioni individuali. Si può parlare in un certo modo di micro - geografia, perché invece di soffermarsi sulle regioni o i gruppi sociali che le compongono si sofferma sugli individui e sui loro atteggiamenti spaziali, sulla qualità della loro vita e sul loro benessere. Questa corrente inoltre considera la percezione individuale dello spazio e i comportamenti spaziali come generatori di strutture macro - geografiche, in quanto lo spazio individuale della vita quotidiana costituisce lo spazio sociale. Infine, poiché la geografia umanistica, nonostante l'utilità della sua funzione, non costituisce un'alternativa da contrapporre a una geografia scientifica,potrebbe essere legittimo considerarla come una forma di criticismo.

IL CRITICISMO "POSTMODERNO" E IL PENSIERO DELLA COMPLESSITA' = Nel corso degli anni '80 la comunità scientifica si è impegnata a superare costruzioni positiviste e strutturaliste in maniera così profonda da non avere precedenti nella storia della scienza, e

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questo massiccio interesse verso la costruzione di nuovi orientamenti può essere individuato in tre fattori:1) l'avvento della società postmoderna        2) la ridefinizione del senso della conoscenza scientifica    3) il carattere permanente della questione etica nella conoscenza scientificaInnanzitutto, l'avvento della società postmoderna ha dato corpo a nuove esigenze di conoscenza, parallelamente all'evolversi dell'organizzazione sociale, e tutto ciò sotto la spinta dei processi di globalizzazione delle economie, dei processi di standardizzazione dei modi di vita e della dialettica tra i sistemi locali e la dimensione globale. Se da un lato quindi la comunicazione è diventata la chiave di volta delle imprese e dei gruppi sociali, dall'altro i flussi migratori hanno impresso radicali trasformazioni nel quadro mondiale delle culture. A tutto ciò va aggiunto anche il crollo del sistema sovietico, che ha trasformato lo scenario geopolitico mondiale, e il disegno politico dello sviluppo sostenibile con il conseguente collasso dell'idea di crescita su cui poggiava la società moderna. Questo complesso di impulsi ha portato la comunità scientifica a ridisegnare le tradizionali aree di conoscenza e a crearne di nuove . La ridefinizione del senso della conoscenza scientifica ha dato luogo ad alcuni ripensamenti nel dibattito scientifico, che possono essere condotti a due indirizzi, quello già trattato della "geografia umanistica" e un secondo che immagina che "la realtà costituisca un ambiente esterno rispetto al soggetto, e che la conoscenza sia il prodotto dell'interazione soggetto-ambiente esterno". Da tale impostazione concettuale hanno preso spunto due recenti filoni dell'analisi geografica: quello incentrato sullo studio delle interazioni tra paesaggio, territorio e mutamenti climatici e quello riguardante i rapporti biunivoci che possono avvenire tra i sistemi locali e i processi di globalizzazione.Infine, non va sottovalutata l'importanza del carattere permanente della questione etica nella conoscenza scientifica, per cui tutta la scienza è chiamata a discutere dei valori e i fini ultimi della conoscenza.Nel primo caso è più esatto parlare quindi di criticismo postmoderno (1 - avvento della società postm.) interessato sia a un discorso estetico che ad un discorso storico - culturale. Sotto quest'ultimo aspetto è nata la cosiddetta "teoria della compressione del tempo nello spazio" secondo la quale in uno spazio urbano postmoderno vengono a coesistere forme che si richiamano a contesti culturali differenti (rinascimentale, borghese-capitalistico ecc.) soprattutto perché richiamano a culture assai lontane fra loro. Se si fa riferimento invece al pensiero della complessità (2) , troviamo unorientamento che tende a contrapporsi a quello sistemico, ritenendo chimerica la conoscenza oggettiva, senza però annullare l'oggetto nel soggetto; il modello non è + la rappresentazione di tratti comuni a + realtà, bensì la rappresentazione di + realtà attraverso una visione generale del mondo.

ULTERIORI RIFLESSIONI SULLE QUESTIONI DI METODO E DI TEORIA LEGATE AI RECENTI INDIRIZZI SCIENTIFICI = Come si è visto nel primo capitolo, la geo umana in quanto scienza sociale può far uso sia di un metodo induttivo, tipico degli studi di impostazione tradizionale, che di un metodo deduttivo, che caratterizza il cosiddetto indirizzo nomotetico. Nel caso del metodo induttivo, l'analisi geografica è finalizzata alla ricerca dell'unico e della conoscenza precisa di ambiti microregionali, col risultato finale di una produzione scientifica condizionata da un'impostazione enciclopedica dei fenomeni osservati.Più in particolare, l'approccio induttivo è caratterizzato dall'osservazione analitica dei territori oggetto di studio, dalla classificazione e dalla realizzazione di rappresentazioni cartografiche inerenti alle distribuzioni spaziali dei fatti osservati, e infine dall'interpretazione di tali assetti, individuando se possibile i legami che intercorrono tra i fenomeni spaziali esaminati. Le principali critiche sono rivolte non solo all'aspetto elencativo dei fenomeni, ma anche a quello interpretativo, basato principalmente sul rapporto "natura - uomo" e raramente riferito alle funzioni svolte dalle strutture sociali.L'approccio deduttivo, proposto soprattutto dalla corrente neopositivista in risposta al rigido positivismo di Comte, elabora una costruzione teorica dei processi che presume esplicativi del mondo reale, poi la confronta con la realtà studiata allo scopo di verificarne la

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validità. La geografia diventa pertanto scienza nomotetica, in quanto finalizzata soprattutto all'individuazione di leggi generali, operazione compiuta attraverso la ricerca di similitudini (ad esempio nelle relazioni città - campagna) capaci a loro volta di evidenziare regolarità. L'indirizzo nomotetico dimostra come i casi particolari giochino in modo aleatorio,e pone inoltre l'accento sulle similarità, attribuisce importanza alle sfumature e alle differenziazioni spaziali: si privilegia la tendenza a schematizzare , pertanto la disciplina si impegna in costruzioni teoriche costituite dai cosiddetti modelli normativi. L'approccio nomotetico - normativo e l'approccio deduttivo hanno pertanto in comune il ricorso al rigore formale.Nel caso dell'analisi del comportamento micro - spaziale degli individui, il metodo pone la sua attenzione sulle immagini che gli individui hanno del mondo in cui realmente vivono, e sulle decisioni legate alle azioni e al comportamento degli individui stessi. Allo scopo di comprendere meglio il concetto di percezione dello spazio si osserva che un lettore, tracciata una carta della città in cui vive, potrà constatare alcune interessanti proprietà della sua immagine spaziale : essa è essenzialmente topologica. 5 elementi caratterizzano le carte mentali degli individui:1) le vie di comunicazione lungo le quali ci muoviamo abitualmente (strade, ferrovie, canali...) e che sono le nostre linee di riferimento lungo le quali sistemiamo gli altr elementi 2) i margini, ovvero le fratture lineari nell'ambito della città ( linee costiere, ferroviarie che dividono, barriere anche psicologiche)3) i nodi, che sono punti di traffico intenso4) i distretti, che sono territori della città di cui abbiamo una conoscenza non particolareggiata ma che presentano comunque dei caratteri identificatori5) certi punti di riferimento, che facilitano le nostre capacità di orientamento nella città, noti soprattutto per i loro caratteri estetici.Vasti settori dell'area urbana, che non possono essere organizzati come sopra, ci restano sconosciuti. Le caratteristiche delle immagini spaziali variano poi a seconda dell'età, del sesso, dell'istruzione, del reddito ecc.Il pensiero normativo parte pertanto dal presupposto di un comportamento dato, economicamente razionale, in quanto l'irrazionalità economica viene considerata come un fattore di "disturbo" nell'impostazione dei processi logici da seguire per raggiungere soluzioni ottimali. Con l'approccio basato sull'analisi della percezione (behavioural revolution) l'irrazionalità cessa di essere un problema, in quanto l'oggetto di studio sono i fattori psicologici, che inducono determinate persone a tenere un certo comportamento nello spazio, non importa se razionale o meno.Per il materialismo storico - dialettico, il mondo reale è visto come una totalità, costituita da parti tra loro interconnesse. Tale insieme di relazioni non dipenderà da regole, inoltre tale struttura è dinamica, dato che le relazioni tra gli elementi al suo interno esprimono alcune regole di trasformazione attraverso cui la struttura stessa di modifica. Queste relazioni possono addirittura generare conflitti, il cui superamento costituisce la condizione necessaria per la conservazione e la riproduzione del sistema nel suo complesso.Lo spazio, in chiave dialettica, è contemporaneamente uno spazio assoluto, relativo e relazionale. Infatti, le relazioni sociali che si riassumono nel diritto di proprietà del suolo producono un tipo di spazio assoluto, in quanto attribuiscono al proprietario una posizione di monopolio su una parte della superficie terrestre; nel contempo, i fenomeni di circolazione (merci, persone, idee...) che collegano queste posizioni assolute, producono spazi relativi ; a loro volta questi fenomeni creano tra gli oggetti che essi collegano una trama di posizioni relative. Dunque non esiste uno spazio di per sé assoluto, relativo o relazionale, ma esistono diversi modi di organizzare gli elementi materiali di una data società su quella parte della superficie terrestre da essa occupata (il territorio).  In questo senso lo spazio è un prodotto del sistema di produzione, cioè una struttura derivabile dalla struttura di base di esso. Una tale teoria permette di dare una dimensione storica e critica ai modelli spaziali e di definire i loro limiti di applicabilità.

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Con riferimento all'esempio di pagina 93 (diffusione tessile, meccanico), se da un lato l'interpretazione sistemica permette di inquadrare il fenomeno della diffusione spaziale di nuove tecnologie industriali in un contesto esplicativo + ampio, dall' altro però questi processi appaiono come il risultato di un meccanismo di retroazione positiva. Questa visione semplicistica può essere superata dalla interpretazione dialettica, che permette di spiegare la nuova struttura spaziale come risposta alla contraddizione tra il controllo privato dei mezzi di produzione e il carattere sociale della produzione L'individuazione di un rapporto dialettico apre possibilità di intervento nella soluzione dei problemi territoriali e permette di indicare come i problemi possano essere risolti e di comprendere  che occorre intervenire sulle contraddizioni strutturali di base per risolvere le contraddizioni a livello territoriale. Emerge pertanto che l'approccio radicale, basato essenzialmente sulla problematica marxiana, viene a privilegiare l'analisi dei processi sociali in quanto espressioni della produzione. Tale indirizzo di studio parte da 3 assunti:1) lo spazio è un prodotto sociale2) tramite lo studio del mododi produzione della ricchezza si può conoscere la lotta di classe e i processi di accumulazione3) non esiste nulla in sé indipendentemente dal sistema delle relazioni sociali.

Cap 5 LE FONTI SI STUDIO : LA LETTERATURA GEOGRAFICA E DELLE SCIENZE AFFINI = Le fonti di studio, ossia il materiale su cui la geografia basa la sua analisi, possono essere suddivise in alcune categorie: anzitutto la documentazione bibliografica, che costituisce di norma la prima fase compiuta da ogni studioso nell'accostarsi a una qualsiasi ricerca. In secondo luogo, la documentazione statistica e cartografica, a sua volta integrata da notizie, dati e percezioni sulla base di osservazioni compiute in prima persona ( ricerca sul terreno).Vista la quantità sempre più sterminata di materiale stampata, uno strumento utile è costituito dalle cosiddette bibliografie, quali "Geo Abstracts" pubblicato dall'università East Anglia, "la Bibliographie Géographique Internationale" che si pubblica a Parigi, il "Geographische Jahrbuch" pubblicato dall'istituto Perthes di Gotha,la "Documentatio Geographica" e infine il "Referativny Zhurnal: geografyia".Per quanto riguarda l'Italia, bibliografie accurate sono state pubblicate dalla "Società Geografica Italiana di Roma"  dalla "Società di Studi Geografici", dalla "Società Geografica Italiana" e dalla "Associazione dei Geografi Italiani". Per l'aggiornamento del ricercatore e del docente un ruolo fondamentale è svolto dalle riviste scientifiche:italiano= Geo-thema ; L'Universo ; LiMes ; Hérodote-Italiafrancese= Annales de la Géographie ; Les Cahiers d'Outre Mer ; Noroisinglese= Area ; Economic Geography ; Australian Geographical Studiestedesco= Die Erde ; Geographia Helvetica ; Geographische Rundscaucastigliano/catalano/portoghese= Boletin de la Real Sociedad Geografica ; Revista de Geografia ; Finisterrasvedese/polacco/fiammingo= Geographiska Annaler ; Geographia Polonica ; Tijdschrift voor Economischeen Sociale GeographieImportanti sono anche gli atti dei congressi geografici nazionali e internazionali  le memorie dei centri di studio, e i periodici pubblicati in ambiti di studio affini a quello geografico (storia, politica,economia,sociologia...)

LE FONTI STATISTICHE = In geografia umana si avverte spesso la necessità di conoscere con elevata precisione la struttura qualitativa e quantitativa dei mutevoli fenomeni spaziali, e si ricorre pertanto alle fonti statistiche ufficiali, costituite da rilevazioni di dati numerici raccolti,classificati,elaborati e pubblicati a cura di appositi organismi pubblici ; in Italia l'ISTAT pubblica i risultati derivanti da rilevazioni indirette, che sono desunte da informazioni ottenute presso altri enti (es. annuari statistiche del turismo) e da rilevazioni

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dirette, che sono organizzate "sul campo" e gestite sotto responsabilità diretta dell'ISTAT (come i censimenti).Le statistiche si distinguono inoltre in rilevazioni complete (parziali) ,effettuate di solito misurando tutte le componenti del fenomeno in analisi, e rilevazioni incomplete (campionarie),caratterizzate da un elevato grado di significatività, a condizione che il campione oggetto di rilevazione sia strutturato in modo da simulare la struttura dell'intero universo a cui fa riferimento (es. indagini campionarie relative alle vacanze degli italiani).Nel caso dei censimenti, la mole dei dati rilevati è enorme: quindi, se da un lato questa rilevazione permette di condurre indagini minuziose, dall'altro ha come limite quello di essere effettuata dopo lunghi intervalli di tempo ,es. censimenti popolazione ogni dieci anni a partire dal 1861, con eccezione del 1891, in cui non fu realizzato per mancanza di fondi, e nel 1941 per la guerra; nel 1936 venne realizzato un censimento a soli cinque anni da quello precedente essendo in atto una politica volta alla crescita demografica attraverso la riduzione dell'emigrazione e l'incremento della natalità.Dalla consultazione del censimento della popolazione e delle abitazioni, si possono effettuare raffronti spazio-temporali a scala comunale in termini di popolazione residente e di popolazione presente. Nel primo caso i dati si riferiscono a persone che hanno fissato la loro residenza anagrafica in un determinato comune italiano indipendentemente dal fatto di esservi presenti o meno, nel secondo invece i dati si riferiscono e persone che hanno fissato il domicilio in un comune italiano, indipendentemente dalla residenza anagrafica. Mettendo a rapporto la popolazione residente e quella presente, si possono cogliere notizie sulla capacità di una qualsiasi area territoriale di attrarre popolazione di altre aree. Se indichiamo con Pp la popolazione presente e con Pr la residente, il rapporto fra i due valori può risultare maggiore (area forte), uguale (area in equillibrio) o minore (area debole) all'unità. Sempre in base ai censimenti della popolazione e delle abitazioni, è possibile ottenere informazioni non soltanto sulla struttura della popolazione per sesso e età, sugli stranieri e sul pendolarismo, ma anche sul livello di istruzione degli abitanti e sullo stato qualitativo delle dimore in cui abitano, indicatori importanti per misurare indirettamente il grado di qualità della vita, misurabile attraverso il calcolo del cosiddetto indice di affollamento delle abitazioni. Il censimento della popolazione permette inoltre di misurare la distribuzione spaziale dell'insediamento accentrato, annucleato e sparso : nel primo caso, i dati sulla popolazione possono essere espressione di popolazione urbana, nel secondo e terzo i dati sulla popolazione possono misurare la cosiddetta popolazione rurale.Il censimento della popolazione può essere considerato anche un censimento economico, in quanto la popolazione residente in ogni comune viene strutturata come non attiva (minori,anziani,invalidi,pensionati,casalinghe...) e attiva, a sua volta distinta in occupati e non occupati. Gli attivi vengono poi suddivisi a seconda della professione esercitata e del ramo di attività economica a cui appartengono: primario (agricoltura,allevamento,pesca,sfruttamento forestale,industria estrattiva), secondario (industria pesante,manifatturiera), terziario (commercio,trasporti,attività alberghiera, bancaria, assicurativa,p.a. ecc).Tale classificazione fu proposta per la prima volta da Colin Clark e si basava su riflessioni di natura strettamente geografica: essa discende infatti dal rapporto "Natura-Uomo", dove la Natura viene intesa come l'insieme degli agenti naturali che innescano processi di produzione destinati e mettere a disposizione dell'uomo materie prime . Siccome non tutte le risorse offerte dalla Natura sono in grado di soddisfare i bisogni umani, molte di esse in un secondo tempo sono sottoposte a uno o più processi di trasformazione materiale (secondario e terziario). L'incidenza percentuale degli attivi appartenenti a un determinato settore economico rispetto al totale degli attivi appartenenti ai tre settori economici (tasso di attività) costituisce un importante indicatore della struttura del territorio oggetto di studio. I censimenti dell'agricoltura sono rilevazioni statistiche che hanno lo scopo di enumerare le aziende agro-alimentari, accertandone le principali caratteristiche (forma di conduzione,superficie,possesso dei terreni,utilizzazione suolo,coltivazioni praticate ecc.); il primo vero e proprio   censimento dell'agricoltura  è stato effettuato nel 1961.A partire dal 1970 viene effettuato anche il cosiddetto catasto

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vinicolo ( censimento generale dei vigneti). Utilizzando poi gli ultimi censimenti, è possibile calcolare su scala comunale il grado di polverizzazione dell'agricoltura, il grado di concentrazione della superficie e il grado di innovazione. Anche i censimenti dell'industria e dei servizi registrano un'organizzazione regolare a partire dal 1951; tale fonte si basa essenzialmente su due unità di rilevazione, le imprese e le unità locali, intese come unità produttive. In ambito geografico-economico, attraverso il rapporto dei dati degli addetti (censimenti industria e servizi) e degli attivi (censimento popolazione), il quoziente può risultare maggiore (ruolo economico positivo),uguale (domanda = offerta), inferiore all'unità (situazione critica in termini occupazionali). Altre rilevazioni curate dall'ISTAT hanno invece un ritmo annuale,come nel caso dei dati sulla popolazione residente raccolti capillarmente ogni 8.000 comuni. A differenza delle rilevazioni censuarie, dette "di fondo",essendo riferite a un determinato istante, quelle desunte dai registri anagrafici sono rilevazioni di flusso, in quanto l'osservazione è riferita a un intervallo di tempo. Tra i vari annuari editi a cura dell'ISTAT ricordiamo "L'annuario Statistico Italiano", "L'annuario di Statistica Agraria", "L'annuario di statistiche industriali" ecc. Vi sono anche annuari pubblicati da altri enti come l'INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) e l'ENIT (Ente Nazionale Italiano per il Turismo). Nel caso in cui uno studio debba far riferimento ad ambiti territoriali a grande scala dimensionale, possono risultare utili le statistiche ufficiali internazionali, pubblicate da organismi internazionali. Una fonte conosciutissima è "The Statesman's Year Book", pubblicato in inglese dalla McMillan di Londra e dalla St. Martin's Press di NY: nelle sue 2000 pagine si dispone di una vera e propria radiografia di ogni stato, con una breve ricostruzione storica,riferimenti al tipo di costituzione,al governo,alla superficie,popolazione,religione,istruzione,produzioni agricole e industriali,commercio ecc. Si tratta pertanto di una pubblicazione analoga al nostro "Calendario Atlante DeAgostini". Altri annuari con una struttura simile a quelli appena citati sono pubblicati in Francia (Images économiques du monde) in Uk (Britannica Book of the Year) e in Italia ( La Nuova Enciclopedia Geografica Garzanti). E' inoltre da segnalare la pubblicazione annuale (dal 1948) a cura dell'ONU, "Demographic Yearbook"; l'ONU pubblica inoltre lo "Statistical Yearbook" e il "International Trade Statistics Yearbook". Interamente dedicato alle informazioni sul lavoro nel mondo è lo "Yearbook of Labour Statistics" (dell'International Labour Office di Ginevra) , mentre notizie più frequenti dello stesso tema sono pubblicate dall'OCSE nel "Statistiques Trimestrielles de la Population". L'UNESCO pubblica uno "Statistical Yearbook" mentre la FAO (Roma) pubblica diversi annuari sul commercio,la pesca, la produzione.

LE FONTI CARTOGRAFICHE = Le carte geografiche possono essere definite come rappresentazioni in piano,ridotte,simboliche e approssimate della superficie terrestre o di una sua parte : si tratta di rappresentazioni grafiche in piano, in quanto l'intero globo terrestre (riprodotto in proporzioni fedeli e ridottissime) oppure una sua regione, caratterizzata da una curvatura più o meno estesa a seconda della maggiore o minore estensione della regione stessa, sono rappresentate su una figura piana, quale é una carta, con l'impiego di metodi adeguati e variabili da caso a caso, scelti e applicati dal cartografo, che permettono la "proiezione" in piano di tali figure curve. Il geografo, quindi, non costruisce le carte, ma le utilizza per descrivere e interpretare il territorio. La carta geografica è inoltre una rappresentazione ridotta, in quanto non è possibile rappresentare su una carta il globo terrestre o una qualunque sua regione nelle loro dimensioni reali. La carta deve rispettare un rapporto di riduzione tra le distanze convenzionalmente misurate sulla carta e le corrispondenti distanze misurabili nella realtà terrestre: tale rapporto viene a costituire la cosiddetta scala di riduzione, che nella maggior parte dei casi assume la forma numerica (ad esempio 1/100.000= 1:100.000, dove un cm misurato sulla carta corrisponde a 100.000 cm), oppure grafica, costituita da un segmento. Quest'ultima forma risulta assai comoda nel caso in cui la carta debba essere sottoposta a operazioni di ingrandimento e riduzione. Infine, proprio sulla base della scala di riduzione si è soliti

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distinguere: i planisferi e i mappamondi (la cui scala oscilla tra i 1/100 milioni e 1/30 mil.); le carte generali, contenute solitamente negli atlanti ad uso scolastico,le carte regionali o corografiche (tra 1/100.000 e 1/150.000); le carte topografiche (1/150.000 - 1/10.000) ed infine le piante di città,mappe catastali e i piani dei porti (1:5000 - 1:2000).Le carte necessitano poi dell'uso dei simboli, costituiti da segni e colori convenzionali, utilizzati per indicare la presenza di elementi altimetrici, barimetrici, orografici, idrografici e antropici, economici ecc. Infine, le carte sono rappresentazioni approssimate, in quanto non è possibile sviluppare su una superficie piana (la carta) una superficie sferica o curva: pertanto la carta rappresenta una determinata realtà terrestre con un certo grado di deformazione. Più in particolare, a seconda dei metodi costruttivi, si può mantenere una delle seguenti proprietà: quella di equidistanza (se rimangono inalterate le proporzioni di distanza), quella di equivalenza ( se le aree rappresentate sulla carta sono proporzionali a quelle sulla Terra), quella di esogonia (se rimangono inalterati gli angoli definiti da una qualsiasi retta che interseca i meridiani o i paralleli).Le carte vanno selezionate a seconda della scala dimensionale a cui il fenomeno studiato fa riferimento: pertanto, nel caso di studi a piccola scala dimensionale (come nell'analisi di un centro urbano) basterà disporre di carte a grande scala,e tutt'al più di qualche carta corografica; al contrario, nel caso di studi a grande scala dimensionale (come nel caso dell'analisi dello sviluppo e del sottosviluppo del mondo) si dovrà disporre di carte generali, planisferi o mappamondi, tutte carte a piccolissima scala. Tra le carte si possono segnalare le immagini da telerilevamento prodotte da varie fonti (NASA negli US, Telespazio in Italia ecc.) e in parte disponibili anche su Internet, nonché la cosiddetta cartografia di base, costituita da carte, soprattutto topografiche,prodotte da enti governativi attraverso rilevamenti topografici o attraverso la restituzione di fotografie aeree. A tale produzione cartografica si aggiunge poi la cosiddetta cartografia derivata, costituita da materiale cartografico ottenuto per riduzione,trasformazione,semplificazione e generalizzazione del materiale di base a cui si è appena accennato: si tratta in questo caso di carte indicate spesso come "tematiche", di cui l'esempio principale è offerto dalla cartografia predisposta dalle singole Regioni italiane per i territori di loro competenza.Per lo studio del territorio italiano la cartografia di base di maggior rilievo è costituita dalla Carta Topografica Italiana, redatta dall' Istituto Geografico Militare di Firenze, costituito nel 1872.Prima dell'Unità d'Italia i servizi cartografici dei vari stati erano affidati a organi ufficiali, che avevano predisposti carte topografiche realizzate però secondo tecniche e criteri scientifici differenti. La grande eterogeneità della cartografia dell'epoca imponeva pertanto una produzione cartografica su basi sistematiche e omogenee: infatti, con una legge del Febbraio 1875, si stabilì la costruzione di una Carta d'Italia con caratteristiche rigorosamente geometriche,da pubblicare alla scala 1:100.000. Si riuscì a ottenere una carta topografica al 1:100.000, che all'inizio del Novecento appariva completata ad eccezione della Sardegna, i cui fogli vennero dati alle stampe nel 1921. Attualmente sono a disposizione due edizioni della Carta Topografica Italiana:1) La Carta d'Italia a scala 1:100.000, costituita da 286 fogli ordinati da nord a sud e da ovest a est2) La Nuova Carta d'Italia a scala 1:50.000 impostata dall'Istituto Geografico Militare di Firenze nel 1958 per adeguarsi sgli standard europei.Tra le carte derivate, merita attenzione L'Atlante tematico d'Italia, portato a termine nel 1992 dal Touring Club Italiano, composto di 4 volumi per un totale di 126 tavole,le tematiche di studio esaminate sono gli scenari generali ; la popolazione e gli insediamenti ; le risorse e le attività economiche ; il patrimonio culturale e l'ambiente. Con l'istituzione delle Regione come enti territoriali,l'attività cartografica ha fatto registrare un sensibile risveglio; per la Liguria, il Servizio Cartografico Regionale ha provveduto all'allestimento di una cartografia di buona qualità. La Carta Tecnica Regionale (CTR) è dedicata a diversi tematismi, tra cui l'acclività, l'utilizzazione del suolo, la franosità ecc. In

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ambito geo - economico una fonte di notevole interesse è costituita dal Nuovo Atlante SOMEA, edito a metà anni '80 e capace di offrire interessanti rappresentazioni dell'interazione spaziale (intesa come relazioni orizzontali tra le diverse località italiane gravitanti su località centrali di rango maggiore). Bisogna infine sottolineare l'importanza rivestita dalle carte costruite in epoche passate nelle ricerche di tipo geostorico; per esempio, attraverso l'analisi comparata delle tavolette topografiche del 1895 e del 1914 relative al comune di Sesto San Giovanni, è stato possibile cogliere il legame tra esplosione industriale ed espansione urbana e demografica : infatti, nella carta del 1895 l'assetto urbano sestese risulta ancora sdoppiato tra il nucleo a tradizione agricola e le zone sviluppatesi lungo le vie di comunicazione di recente costruzione; nel 1914, lo sviluppo "a maglia" dell'agglomerato urbano designa un continuo tra il nucleo primitivo e le espansioni in direzione di Monza e Milano. Con la crisi degli anni '70 che colpisce tutta la siderurgia italiana, alcuni giganteschi insediamenti del sestese diventano obsoleti e si trasformano in aree industriali dismesse (derelict areas) , aprendo così una nuova fase di transizione.L'apporto della cartografia appare sicuramente indispensabile, in quanto permette di ricostruire le condizioni storiche delle singole località ed aree sottoposte ad analisi.

I PRINCIPALI STRUMENTI DI RAPPRESENTAZIONE STATISTICA DEI FENOMENI TERRITORIALI = In geografia umana esiste un'ampia gamma di fenomeni territoriali (densità spaziale della popolazione,aree urbanizzate,spazi verdi,produzione,flussi commerciali,migratori,turistici ecc.) che, dopo essere stati misurati, necessitano di essere rappresentati in una forma comprensibile e tale da favorire la loro interpretazione.Le tabelle numeriche costituiscono il primo strumento di sintesi dei dati raccolti relativi a un determinato fenomeno geografico che si intende analizzare: a loro volta esse costituiscono la rappresentazione statistica che sta alla base della successiva costruzione dei grafici. Infatti, i dati elementari vengono dapprima ordinati in maniera crescente o decrescente,per essere poi classificati, cioé ordinati e misurati secondo un intervallo di valori in grado di sintetizzare meglio la variabilità del fenomeno da studiare. Per cogliere efficacemente la distribuzione spaziale di un determinato fenomeno geografico, lo strumento più utilizzato è costituito dalle cosiddette carte tematiche, la cui costruzione richiede particolare attenzione nella scelta delle classi destinate a esprimere l'entità o l'intensità del dato da rappresentare: con tale operazione è possibile esaltare o mascherare aree in cui collocare un fenomeno che, in corrispondenza di una determinata intensità, ricade in un certo intervallo di valori. Le carte tematiche sono classificabili non solo in base ai temi trattati, ma anche con riferimento alle modalità e alle tecniche di rappresentazione, che permettono di distinguere le carte tematiche qualitative dalle carte tematiche quantitative. Le carte tematiche qualitative servono a rappresentare l'areale del fenomeno studiato, come ad esempio la distribuzione spaziale delle lingue o delle religioni, e in tal caso il segno + semplice per indicare l'areale è quello di tracciarne la linea limite, anche se spesso le campiture sono differenziate tramite l'uso di colori,tratteggi e retinature diverse.Le carte tematiche quantitative sono invece rapresentazioni grafiche della distribuzione spaziale di una variabile quantitativa, espressa in valori assoluti o relativi (medie, percentuali,rapporti ecc.); ad esempio, per i fenomeni la cui distribuzione spaziale è correlata esclusivamente alla presenza di specifici luoghi, come nel caso di insediamenti urbani,industrie ecc. si utilizza un cartogramma a punti : attribuito a ogni punto un certo numero di unità assolute del fenomeno,i punti vengono posizionati su una base amministrativa e se possibile distribuiti in ciscuna delle aree cui si riferiscono, in modo da rendere rapido il confronto tra le quantità di ciascuna area. In altri casi si fa uso di figure piane (quadrato,cerchio,triangolo...) e talvolta anche figure solide (sfere,cubi) ma sempre di dimesioni che devono essere proporzionali all'intensità del fenomeno (cartogrammi a simbolo scalare). Se si vuole rappresentare la distribuzione spaziale della popolazione sparsa e accentrata si può ricorrere ad una carta tematica per punti e sfere. Infine, per i fenomeni di flusso relativi alle diverse forme di mobilità spaziale

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(migratoria,turistica,commerciale,di traffico ecc.) si usano "nastri" di larghezza proporzionata all'intensità del fenomeno (diagrammi a flussi).Altro sistema molto pratico è il cartogramma a mosaico , molto usato quando i dati disponibili, come quelli dei censimenti, si riferiscono a unità amministrative come le regioni, i comuni e le province; questo strumento è costituito da una carta di base che riporta i confini amministrativi o politici della regione rappresentata: a ciascuna unità amministrativa si attribuisce un colore o tratteggio stabilito in base alla classe di intensità (ossia di ampiezza) del fenomeno,cercando di adottare una gamma cromatica progressiva.Ad esempio, per rappresentare il diverso grado di accessibilità dei luoghi appartenenti a un determinato spazio geografico, oppure della diversa convenienza economica, può essere utile ricorrere all'allestimento di carte in cui l'accessibilità ai diversi luoghi,espressa in termini di tempo impiegato,viene rappresentata ricorrendo al cartogramma delle isolinee, mentre nel caso si voglia indicare la diversa distribuzione spaziale dei costi di trasporto da sostenere per accedere agli stessi luoghi presi in considerazione, è utile il ricorso alle cosiddette curve isocosto. In geografia umana non manca poi il ricorso ad altri mezzi di rappresentazione grafica dei fenomeni, anch'essi strumenti di notevole efficacia tutte le volte in cui si voglia avere una visione " a colpo d'occhio" dell'andamento di un fenomeno. Per rappresentare le variazioni di un fenomeno nel tempo, il metodo più semplice è il diagramma, adatto ad esempio a evidenziare sinteticamente l'andamento temporale della popolazione, delle produzioni,del movimento turistico,migratorio ecc. in due o + luoghi messi a confronto. Sull'asse delle ascisse è normalmente indicato il tempo,su quello delle ordinate i corrispondenti valori assunti dal fenomeno in analisi. Il diagramma si presenta spesso come una linea spezzata, formata da tanti segmenti a diversa inclinazione: quanto maggiore è l'inclinazione tanto più elevato è l'incremento. Un diagramma temporale di particolare rilevanza è conosciuto come diagramma a coordinate polari, usato per rappresentare i fenomeni caratterizzati da un andamento temporale stagionale, come ad esempio in ambito turistico; per confrontare la "stagionalità" dei flussi turistici in due o + luoghi o aree turistiche può essere utile costruire per ogni luogo o area un diagramma di 12 assi aventi come punto comune di partenza l'origine, orientati in senso orario, come le lancette dell'orologio. Sempre allo scopo di rappresentare il trend di un fenomeno riferito a 2 o + luoghi o regioni messi a confronto, è utilizzato anche l'istogramma, consistente in un diagramma a colonne in forma di rettangoli, la cui base è uguale alla larghezza, mentre l'altezza è sempre proporzionale ai valori da rappresentare. Lo stesso tipo di tecnica grafica può essere utilizzata nell'analisi temporale della popolazione sparsa e accentrata,della popolazione suddivisa per istruzione,sesso,età, e anche la rappresentazione delle informazioni registrate nel tempo dal movimento turistico. Gli istogrammi, assumono particolare interesse geografico quando vengono usati per mettere a confronto 2 o + luoghi/regioni (se i luoghi sono 2 anche gli istogrammi saranno 2). Un particolare tipo di istogramma usato in geo umana, formato da colonne sovrapposte, è costituito dalla piramide di età, che permette di rappresentare la struttura per sesso e per età della popolazione residente in un luogo geografico: si tratta in pratica di 2 istogrammi affiancati, uno relativo ai maschi e uno alle femmine. A seconda della diversa configurazione grafica assunta dalle piramidi è possibile individuare regolarità o anomalie strutturali della popolazione residente in un determinato luogo/area. Per raffigurare la struttura di un fenomeno umano sono importanti le rappresentazioni che fanno uso di superfici, anziché di linee; questi grafici vengono chiamati aerogrammi e assumono le forme di geometria piana (cerchi, quadrati) oppure figure stilizzate (uomini,beni alimentari, auto, navi...). Tra gli aerogrammi, sono frequenti i diagrammi circolari. Un altro tipo di rappresentazione molto usato ma poco efficace, in quanto permette di effettuare comparazione perlopiù sommarie, è il diagramma a torta (cilindro molto sviluppato alla base e poco in altezza). Una figura geometrica a 3 dimensioni, poco usata ma in alcuni casi significativa è il parallelepipedo: infatti, mettendone due o + a confronto, è possibile comparare tre diversi aspetti riferiti a luoghi e aree geografiche. 

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UNA FONTE CARTOGRAFICA DI PARTICOLARE INTERESSE NELL'ANALISI SINCRONICA E DIACRONICA DEL TERRITORIO E DEL PAESAGGIO : I CATASTIIl termine catasto deriva dal greco catastikon, che letteralmente significa "registro" : in origine, infatti, i catasti consistevano in semplici elenchi dei beni immobili e dei rispettivi proprietari, mentre oggi con tale termine si fa riferimento a un vero e proprio istituto giuridico-fiscale e la cui normativa legislativa prevede talvolta l'applicazione di imposte patrimoniali. Il catasto però rappresenta anche un sistema informativo territoriale, in grado di fornire una notevole quantità di dati sia a coloro che operano sul territorio per adempiere a scopi giuridici,fiscali e tecnici ( architetti,commercialisti,urbanisti,agronomi,geometri ecc.) sia a coloro che si dedicano alla sua analisi per scopi scientifici, come i geografi. I catasti possono essere descrittivi e geometrici.I catasti descrittivi servono a identificare l'ubicazione, la superficie, il numero dei vani delle abitazioni,le colture agrarie ecc. senza alcun corredo grafico.I catasti geometrici sono costituiti anche da rappresentazioni grafiche (mappe) ottenute per mezzo di rilevamenti topografici e si distinguono a loro volta se allestiti per masse di coltura, per proprietà o particellari (cioè se all'interno di ogni songola proprietà agraria è possibile distinguere zone di eguale coltura e produttività o se all'interno di ogni singola abitazione è possibile distinguere le parti assegnate ai diversi proprietari).I primi rudimentali censimenti sono stati effettuati col nascere della proprietà privata in Egitto, dove l'agrimensura già all'epoca dei faraoni ( secondo millennio a.C.) aveva raggiunto notevoli gradi di perizia tecnica. Infatti,intorno al 1250 a.C. il faraone Ramesses II aveva disposto una grande rilevazione topografica e i suoi tecnici conoscessevano strumenti quali il filo a piombo,la squadra e la corda metrica. Presso i Greci le notizie di catasti sono scarse, ma a loro si deve il merito di promuovere l'avanzamento delle conoscenze matematiche, fissando con Eclide e Pitagora le regole di geometria piana, e approfondendo il calcolo delle coordinate geo.Per un nuovo progredire delle tecniche di catasto bisogna attendere la dominazione romana in Europa : infatti, con il procedere dell'espansione dell'impero, i territori conquistati venivano a ingrandire l'ager publicus che, con la costituzione di colonie e donazioni individuali alimentava il patrimonio privato. La necessità di delimitare queste proprietà e di tutelarne i diritti portarono alla creazione di un vero e proprio sistema catastale che aveva come base la moderna mappa. Non fidandosi dei cippi posti a protezione della proprietà, i Romani svilupparono presto una tecnica di mappatura affidata agli agrimensori (o gromatici) i quali, su tavolette cerate suddividevano le terre, controllavano i confini,attestavano la proprietà privata o demaniale misurando le superfici. Inoltre, per ogni singola centuria, erano riportate coordinate,condizioni dei terreni,proprietari.L'insieme delle mappe dei terreni facenti capo a un municipium, che costituivano la forma regionis,oltre a essere conservato nell'archivio della relativa comunità era anche depositato in duplice copia a Roma. Grazie a questo patrimonio, nel III sec. d.C. viene realizzata in marmo la Grande Mappa dell'Urbe. Se prima dell'età imperiale il catasto svolge una funzione geometrica, in seguito diventa anche estimatore di qualità e rendita.Infine, a partire dal IV sec. d.C si costituiscono veri e propri libri catastali permanenti, con liste degli assegnatari e proprietari aggiornate sulla base di dichiarazioni annuali.Con il crollo dell'impero romano la struttura proprietara subisce rapide mutazioni, e se si eccettuano scarse notizie di epoca merovingia, non ci rimane nessuna notizia, soprattutto per l' Italia, che subisce in maniera disastrosa gli effetti delle invasioni barbariche: un eccezione si ebbe in Sicilia, dove gli Arabi (X secolo d.C.) avevano introdotto un sistema di classificazione dei beni immonili riportato su registri detti defetari.Solo con il progressivo decadere del mondo feudale e l'affermarsi della borghesia mercantile ricompare l'istituzione catastale. Si ha infatti notizia di stime ufficiali dei terreni in documenti pistoiesi del 1157 e negli statuti pisani del 1162. Sembra inoltre che Siena abbia decretato l'estimo nel 1198 (Genova nel 1214). A partire dal basso medioevo i registri d'estimo appaiono già diversi per le città (catasto urbano) e per il

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contado (catasto agrario). Nel '300 Siena aveva inoltre provveduto ad allestire un registro catastale denominato " Tavola delle possessioni del contado". Sempre nel '300 venne fatto redigere il primo cabreo, costituito da un elenco in cui si enumeravano i privilegi e le prerogative della monarchia nella Castiglia medievale, ma che in seguito venne a indicare gli inventari dei beni ecclesiastici, corredati spesso da documenti e mappe relative alle singole parcelle. I cabrei si diffusero in tutta Italia, nel meridione vennero denominati Platee. Oggi i cabrei costituiscono un'importante e corposa fonte archivistica per documentare l'evoluzione del paesaggio urbano e rurale nel corso dell'età moderna.I cabrei venivano commissionati da famiglie nobiliari, enti ecclesiastici e dai Comuni per chiarire i confini dei propri possedimenti, i rapporti giuridici con eredi e confinanti e per impedire usurpazioni; la loro realizzazione era affidata agli agrimensori (capomastri e architetti e geometri). Oltre alla "Tavola delle possessioni del contado", bisogna ricordare la "Gabella possessionum", conservata presso l'archivio di stato di Genova e consistente in una serie di registri costituiti da matricole, ovvero elenchi di contribuenti o da libri mastri in cui erano registrate entrate derivanti dai tributi applicati alle abitazioni (il cosiddetto focatico) e le uscite. Dopo tale rilievo, a parte i Rolli, per poter conoscere la struttura topografica di Genova bisogna attendere il 1656, anno in cui, alla vigilia della peste, viene ordinato l'allestimento di una pianta della città entro le mura tardomedievali (conservata presso il Museo di Sant'Agostino), di notevole valore tecnico. Ma è a partire dal Rinascimento che la cartografia viene a compiere passi decisivi, dal momento che il mappamondo sferico viene sostituito da carte geografiche sempre + sofisticate. A sua volta, nel '500, fa la sua apparizione la tavola geometrica,nota come tavola pretoriana, strumento che permette di riportatre subito su carta le misurazioni commpiute sul terreno, e da questo momento gli estimi iniziano ad acquistare maggiore autonomia, con la rilevazione delle terre dello Stato di Milano. Bisogna attendere il '700 per assistere in Italia alla realizzazione di imprese catastali impegnative in Piemonte,Lombardia,Stato Pontificio e Regno di Napoli.A partire dal primo '600, prima in Olanda e poi in Europa, i metodi di rilevazione cominciano ad affinarsi parallelamente al diffondersi della formula della triangolazione, e lo strumento che permetterà di sfruttarne al meglio le potenzialità sarà il teodolite, inventato in Inghilterra nel 1720, strumento ottico che permette di determinare a distanza e con precisione l'ampiezza degli angoli. Proprio in ambito catastale il sistema della triangolazione troverà la prima applicazione grazie alle moderne tavolette pretoriane. Grazie alle nuove conoscenze e ai nuovi mezzi tecnici gli elementi del territorio popolano le carte geo formando un'immagine sempre più precisa. Un Censimento della proprietà fondiaria dello Stato di Milano era stato avviato nel 1718 da Carlo VI d'Austria con il nome di "Catasto di Maria Teresa"entrato in vigore nel 1760.Soltanto a settecento inoltrato si manifestano importanti avanzamenti anche in campo economico-fiscale, obbligando economisti e amministratori a precisare le nozioni di imposta,tassazione e rendita.Con l'epoca napoleonica la disciplina catastale acquista grande valore: nel 1807 Napoleone ordina l'allestimento di un unico catasto per l'intero territorio dell'impero, incluso il Regno Italico, che venne compilato sotto la direzione del Ministero delle Finanze Napoleoniche e nominato "Catasto Napoleonico". Dopo Napoleone il bagaglio di innovazione viene tramandato agli stati della Restaurazione, e nel 1815 si istituisce il "Nuovo Censo Milanese" (il vecchio era il Catasto di Maria Teresa) e che prevede il censo determinato dal reddito e non dal capitale. Nel 1816 prende il via il "Catasto Pontificio" mentre nel Regno delle due Sicilie viene fondata la prima "Officina topografica". Nel 1855 il Regno del Piemonte ordina l'esecuzione di un "Catasto delle Province della Terraferma".Con l'unificazione del Regno d'Italia si assiste a una grande rielaborazione dei catasti: nel 1886 con la Legge Messedaglia si ordina l'esecuzione di un catasto in grado di consentire la rispondenza dello stato di fatto a quello di diritto. In età contemporanea la riforma del sistema catastale avviene a partire dal 1938 con una normativa che porterà alla divisione tra il "Nuovo Catasto Terreni" e il "Nuovo Catasto Edilizio Urbano". Il primo fu ultimato nel 19656, il secondo  nel 1962 rappresenta l'estensione del primo.

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Nel 1999 iniziò l'informatizzazione del Catasto dei Fabbricati e la sua memorizzazione in un database nazionale. Oggi il catasto italiano è gestito dall'Agenzia del Territorio.

GLI STRUMENTI DI OSSERVAZIONE DIRETTA DELL'ORGANIZZAZIONE SPAZIALE DEI FATTI UMANI =  In geografia, l'osservazione diretta di tutto ciò che esiste ed è visibile su un tratto della superficie terrestre risale ai tempi remoti. Non a caso, il geografo ottocentesco si preoccupava soprattutto di misurare,ubicare,rilevare le dimensioni fisiche degli oggetti presenti sul terreno, trattando così i fenomeni umani alla stregua di quelli naturalistici; ancora oggi questa fase non può essere ignorata,perché sarebbe strano studiare la casa rurale di una regione senza rilevare la sua tipologia fisica, i materiali,la pianta e così via. Gli oggetti materiali prodoti dall'uomo sono quasi sempre già conosciuti nella loro fisionomia esteriore, i mezzi tecnici per rilevarli (fotografia,aerofotografia,cartografia a grande scala) e la letteratura sono in certi casi ridondanti di informazioni. Si tratta però di enumerazioni di oggetti ( case, colture,campi...) che non sempre spiegano come questi elementi entrino in rapporto tra loro, esprimano relazioni territoriali e si colleghino alla vita umana. Queste correlazioni e i conseguenti comportamenti emergono interrogando le persone che vivono,agiscono e si muovono in vari modi nel proprio territorio. Si dovrà perciò passare all'inchiesta vera e propria e alla rilevazione diretta di informazioni ottenute dagli "attori della geo umana". Nel primo caso ci si basa sull'utilizzo di un questionario nel secondo di un racconto libero.racconto libero =  nella sua forma di "storie di vita", molto usata da antropologi e geografi-umanisti, si lascia l'interlocutore libero di raccontarsi,favorendo l'espressione profonda e dettagliata del suo rapporto di vita con il territorio. I principali limiti si possono individuare nella possibiliità di effettuare poche interviste (per la tempistica) e nella difficoltà di ottenere con certezza le risposte su argomenti che il ricercatore voleva conoscere in maniera approfondita. Il modo migliore per ottenere risposte e carpirne il valore sarebbe quello di entrare a far parte della comunità, sia pure per un periodo limitato, come testimone privilegiato (per es. uno scrittore o cronista della vita locale).questionario = utilizzato con + frequenza, è costituito da domande rivolte a un campione ben strutturato del gruppo sociale che si intende studiare, e predisposte in modo da pervenire a risposte precise. Il primo problema riguarda la dimensione del campione di persone cui sottoporre il questionario, dimensione che sarà + ampia quanto + risulterà differenziata la struttura del gruppo sociale oggetto di analisi. Un altro problema riguarda la struttura stessa dell'intervista: un questionario con poche domande a risposta chiusa, se da un lato è facilmente realizzabile, somministrabile e poco dispendioso, dall'altro appare inadatto all'analisi di un comportamento spaziale complesso e della sua dimensione culturale (vai in piazza la domenica? si o no , ma io voglio conoscere l'itinerario delle uscite domenicali ecc.).Va infine osservato che il ricorso al questionario può essere effettuato sia qualora il ricercatore segua una metodologia di tipo deduttivo (e in tal caso il questionario sarà somministrato dopo aver fissato un modello a priori) e qualora ne segua una di tipo induttivo (e in tal caso la raccolta dei dati costituirà la base della ricerca stessa).

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