Un carico generico può essere considerato come una successione di impulsi di durata molto breve.
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Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
Corso di Laurea Specialistica in Fisica
Generazione di impulsi tunabili al
picosecondo per spettroscopia Raman
risolta in tempo
Relatore: Dott. Tullio SCOPIGNO
Correlatore: Prof. Giulio CERULLO
Tesi di Laurea di:
Michela BADIOLI
Anno Accademico 2008-2009
Ringraziamenti
Vorrei esprimere un ringraziamento a tutte le persone che mi hanno aiutato a
portare a termine il lavoro di tesi. Innanzitutto ringrazio il Dott. Tullio Scopigno
per avermi dato la possibilità di fare un’esperienza così ricca di risvoltiscientifici
e di crescita personale. Un sentito ringraziamento va al Prof. Giulio Cerulloche
mi ha validamente guidato durante lo svolgimento del lavoro al Politecnico di
Milano.
Ringrazio inoltre Daniele Brida per la grande competenza e disponibilità mostrata
nei miei confronti in tutte le fasi del lavoro di tesi. Desidero ancora ringraziare
tutto il gruppo del laboratorio di Femtoscopy per il caloroso sostegno ed ipreziosi
suggerimenti: Sofia Kapetanaki, Alessia Quatela ed Emanuele Pontecorvo.
Infine ringrazio tutti quelli che mi hanno incoraggiato durante questi annidi
università: i “fisici”, in particolare Francesca, Laura, Maria e Matteo;gli splendidi
amici conosciuti durante l’Erasmus, soprattutto Anna, Martin e Sakeena per il
loro aiuto; tutti i compagni che conosco dal liceo e da sempre, che mi hanno
sostenuto; i miei cugini, per i bei momenti condivisi; i miei genitori, che mi sono
stati sempre vicini in questo percorso; infine tutti quelli che hanno reso piacevole
il mio soggiorno a Milano.
Indice
Introduzione 3
1 Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo 7
1.1 Elementi generali di spettroscopia Raman. . . . . . . . . . . . . 7
1.1.1 Confronto tra Raman spontaneo e stimolato. . . . . . . . 8
1.1.2 Cenni di Raman risonante. . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.2 FSRS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.2.1 Raman stimolato in regime impulsato. . . . . . . . . . . 15
1.2.2 Set up sperimentale per un esperimento di FSRS. . . . . 19
1.2.3 Scopo della tesi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2 Richiami di ottica non lineare 27
2.1 Equazioni di Maxwell in presenza di polarizzazione non lineare. 28
2.2 Interazioni non lineari del secondo ordine. . . . . . . . . . . . . 29
2.2.1 Propagazione di impulsi in mezzi non lineari. . . . . . . 30
2.2.2 Interazione tra campi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
2.3 Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari34
2.3.1 Relazioni di Manley-Rowe. . . . . . . . . . . . . . . . . 35
2.3.2 IlPhase matching . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.3.3 Sovrapposizione spazio-temporale degli impulsi. . . . . 43
2.4 Effetti non lineari del secondo ordine. . . . . . . . . . . . . . . . 45
2.4.1 Generazione di seconda armonica-SHG. . . . . . . . . . 45
2.4.2 Generazione di frequenza somma eup conversion. . . . . 47
2.4.3 Generazione di frequenza differenza. . . . . . . . . . . . 49
2.5 Effetti non lineari del terzo ordine. . . . . . . . . . . . . . . . . 54
2 Indice
2.5.1 Automodulazione di fase. . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
2.5.2 Altri fenomeni del terzo ordine. . . . . . . . . . . . . . . 56
3 Realizzazione della pompa Raman tunabile 59
3.1 La sorgente laser. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3.1.1 Impulsi ottici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3.1.2 Generazione ed amplificazione di impulsi al femtosecondo66
3.1.3 Misura della durata dell’impulso. . . . . . . . . . . . . . 73
3.2 Gli stadi di amplificazione parametrica. . . . . . . . . . . . . . . 75
3.2.1 L’amplificazione ottica parametrica. . . . . . . . . . . . 75
3.2.2 Descrizione dell’amplificatore parametrico realizzato. . . 81
3.2.3 Generazione del segnale. . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
3.2.4 Primo stadio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
3.2.5 Secondo stadio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86
3.3 La compressione spettrale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
3.3.1 Tecniche di riduzione della larghezza di banda. . . . . . 90
3.3.2 SHG in cristalli lunghi in presenza di grande GVM. . . . 93
3.3.3 Realizzazione sperimentale. . . . . . . . . . . . . . . . . 94
4 Performance del set up realizzato e conclusioni 99
4.1 Tunabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
4.2 Larghezza di banda ed energia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100
4.3 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
Bibliografia 107
Introduzione
Una delle direzioni principali di sviluppo della scienza moderna è quella cheporta
ad analizzare strutture sempre più piccole e trasformazioni sempre più veloci in
sistemi complessi. Questa tendenza implica lo studio delle dinamiche di processi
che hanno luogo sulla scala dei tempi dei femtosecondi (10−15s), che interessa va-
rie discipline: biologia, chimica, scienze dei materiali, etc.
In questo senso, negli ultimi decenni sono state sviluppate tecniche in grado di in-
dagare la materia su scale temporali estremamente brevi. Lo sviluppo di laser che
emettono impulsi al femtosecondo, infatti, ha reso possibile realizzare dei set up
sperimentali che permettono lo studio di processi chimici e biologici che avvengo-
no su scale temporali inferiori al picosecondo.
Lo schema tipico per l’indagine di fenomeni ultraveloci utilizza la tecnica di mi-
surapump-probe. In questa procedura si investe il campione da analizzare con
impulsi pump, innescando così una trasformazione nel campione stesso. Dopo un
intervallo di tempo regolabile, il campione viene investito da un secondo impulso
“sonda” (probe): questo consente di effettuare misure che ne rilevano le proprietà
di interesse. Monitorando l’impulso diprobein funzione del ritardo temporale, si
ottengono informazioni sul processo innescato dalpumpcon una risoluzione tem-
porale fondamentalmente limitata solo dalla durata degli impulsi.
In ambiti disciplinari quali la biofisica e la fotochimica, di particolare interesseè lo
studio delle modificazioni di strutture molecolari durante reazioni veloci. A questo
scopo si possono seguire due strade: o si utilizzanoprobedi lunghezza d’onda con-
frontabile con le dimensioni della struttura molecolare in esame, o si inferiscono le
informazioni attraverso tecniche di spettroscopia ottica.
Nel primo caso, occorre osservare che la diffrazione a raggi X risoltain tempo è
limitata dalla risoluzione temporale (∼ 100psnel caso di luce di sincrotrone) o da
4 Introduzione
flussi molto bassi, che non sono efficaci nello studio di materia disordinata,mentre
la diffrazione elettronica è uno strumento potente nello studio di sistemi a bassa
densità o dimensionalità, ma la sua grande sezione d’urto ne rende difficile l’appli-
cazione alla materia condensata.
Nel campo delle spettroscopie ottiche, invece, le tecniche di assorbimento IRgio-
cano un ruolo importante grazie alla loro sensibilità ai cambiamenti strutturali, ma
la loro applicazione è limitata a causa della difficoltà tecnica di generare impulsi
laser ultrabrevi nel MIR e nel FIR. Inoltre il fatto che l’acqua produceuno spettro
IR molto intenso rende problematico l’uso di questa tecnica nel caso in cui l’acqua
sia un solvente o un elemento della reazione.
La spettroscopia Raman è complementare all’IR per quanto riguarda le regoledi
selezione, e offre molti vantaggi legati all’uso di luce visibile: il contributo dato
dall’acqua allo spettro è piccolo e le sorgenti laser ultraveloci sono reperibili in
questo range.
Purtroppo l’implementazionepump and probedella spettroscopia Raman tradizio-
nale può essere utilizzata per indagare cambiamenti strutturali solo su scale tempo-
rali dell’ordine dei picosecondi. Se infatti utilizziamo come sonda la diffusione da
un singolo impulso è chiaro che la risoluzione spettrale ottenibile è inversamente
proporzionale alla durata dell’impulso a causa del limite di Fourier: sotto al pico-
sendo si perde gran parte dei dettagli della struttura del segnale Raman.
Per aggirare le limitazioni della spettroscopia Raman risolta in tempo tradiziona-
le è molto promettente l’utilizzo, recentemente proposto[1, 2], della tecnica FSRS
(Femtosecond Stimulated Raman Spectroscopy), che consente di disaccoppiare ri-
soluzione spettrale e temporale tramite l’impiego di un ulteriore impulso diprobe.
In questo caso quindi ilprobeè costituito da due impulsi, un impulso a banda stret-
ta, detto impulso o pompa Raman, e un impulso la cui durata è dell’ordine dei
femtosecondi e di larghezza di banda sufficientemente larga da poter agire come
campoStokesper l’acquisizione dell’intero spettro vibrazionale del campione, ot-
tenuto mediante scattering stimolato (dettocontinuumo impulso diprobe).
L’applicazione di questa tecnica ha dato i primi importanti risultati nello studio
delle dinamiche veloci nelle proteine fotoattive: in particolare è stato possibile stu-
diare i primi istanti delle fotoreazioni che dannno origine al processo della visione
tramite l’eccitazione della reazione di fotoimerizzazione cis-trans del cromoforo
retinale nella rodopsina [3].
5
Il progettoFemtoscopysi propone di realizzare un set up per FSRS presso il di-
partimento di Fisica della Sapienza [4]. Tra i primi obiettivi del progetto è stato
individuato lo studio delle modifiche nella struttura delle emoproteine in seguito
alla reazione di fotolisi, ovvero la dissociazione dal gruppo eme del ligando (O2,
CO, NO) per effetto dell’assorbimento ottico. Questa classe di problemi è stata
affrontata dalla spettroscopia Ramanpump-probetradizionale, che ha lasciato pe-
rò aperte importanti questioni relative alla ricombinazione del ligando su scale di
tempo inferiori al picosecondo.
In questa tesi viene presentata la realizzazione di una pompa Raman adatta all’ap-
plicazione della spettroscopia FSRS alle proteine. E’ stato infatti implementato un
sistema, in collaborazione con ilNational Laboratory of Ultrafast and Ultraintense
Optical Sciencedel dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, per generare
gli impulsi a banda stretta per avere:
• buona risoluzione spettrale;
• energia dell’ordine deiµJ;
• accordabilità nel range 330/500nm.
Questa estrema tunabilità è necessaria per ottenere effetto Raman in regime di quasi
risonanza sfruttando le bande di assorbimento delle proteine.
Per il raggiungimento di questo obiettivo, ovvero per poter convertire gli
impulsi al femtosecondo in uscita da un laser al Ti:Sa, centrati a 800nm e con
larghezza di banda di 470cm−1 in impulsi di durata temporale dell’ordine dei
picosecondi e di larghezza spettrale di∼ 10− 15cm−1, tunabili tra 330nm e
500nm, è stato necessario ricorrere all’utilizzo di tecniche avanzate di ottica non
lineare.
In particolare è stato costruito un set up costituito da un amplificatore parametrico
composto di due stadi e un sistema di compressione spettrale tramite generazione
di seconda armonica, che, sotto opportune condizioni, permette la conversione
di impulsi energetici a banda larga in bande molto strette con efficienze molto
maggiori di un semplice filtraggio spettrale nel quale molta energia viene persa.
Il testo della tesi sarà suddiviso in quattro capitoli. I primi due capitoli saranno
dedicati rispettivamente all’esposizione del problema spettroscopico e deiprocessi
6 Introduzione
di ottica non lineare utilizzati poi in laboratorio per la generazione degli impulsi.
Nei capitoli 3 e 4 verrà discusso il lavoro sperimentale svolto. Nel terzo capitolo,
che costituisce il nucleo centrale della tesi, verrà illustrata la realizzazione speri-
mentale della pompa Raman tunabile. Verranno preliminarmente discussi alcuni
aspetti sperimentali importanti nella manipolazione e caratterizzazione di impulsi
al femtosecondo, come la propagazione in un mezzo trasparente, la compressio-
ne e la misura della durata temporale e saranno esposti brevemente il principiodi
funzionamento e le caratteristiche della sorgente laser utilizzata. Quindi saràde-
scritto l’amplificatore parametrico in due stadi realizzato per alimentare lo stadio
di compressione spettrale. Descriveremo, infine, quest’ultimo stadio, illustrando la
tecnica di compressione spettrale non lineare utilizzata.
Nel quarto capitolo verranno quindi esposte in dettaglio le prestazioni delset up
con riferimento alle caratteristiche degli impulsi ottenuti.
Capitolo 1
Scattering Raman stimolato con
impulsi al femtosecondo
Per contestualizzare il presente lavoro di tesi, ovvero la generazione di impulsi
tunabili al picosecondo, si esporranno in questo capitolo i principi generali alla
base della tecnica FSRS.
Nel primo paragrafo si accennerà brevemente alle differenze tra scattering Raman
spontaneo e stimolato. Si tratterà inoltre del Raman risonante, in quanto la neces-
sità di studiare i modi vibrazionali, la cui sezione d’urto aumenta in condizione
di risonanza con la banda di assorbimento elettronica Soret nelle emoproteine, ha
determinato la scelta delle lunghezze d’onda alle quali generare gli impulsi.
Nel secondo paragrafo si analizzerà un modello per la descrizione teorica del
Raman stimolato con impulsi al femtosecondo e si illustrerà brevemente il set up
sperimentale necessario per la spettroscopia FSRS risolta in tempo.
1.1 Elementi generali di spettroscopia Raman
La spettroscopia Raman è una tecnica di analisi ampiamente usata in vari campi
per rilevare la struttura vibrazionale del sistema di interesse. Il grande numero di
bande vibrazionali risolte fornisce in un unico spettro moltissime informazioni
strutturali sul campione. Questa tecnica, nella sua implementazionepump-probe,
è inoltre molto sensibile a modifiche della struttura molecolare risolte in tempo.
8 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Nel Raman spontaneo un fascio laser a frequenzaωP illumina il campione e i
fotoni diffusi sono quindi dispersi in frequenza e oppurtunamente rilevati. In
questo caso i fotoni StokesωS e anti-StokesωAS vengono generati nel campo di
radiazione di punto zero. La riga Stokes (anti-Stokes) è il risultato dello scattering
anelastico della radiazione incidente, per cui la luce diffusa è spostata verso
frequenze minori (maggiori) di una quantità pari alla frequenza della vibrazione
molecolare nel campioneωV .
Un inconveniente di questo tipo di tecnica è la difficoltà nell’ottenere alti rap-
porti segnale-rumore con tempi di acquisizione brevi. Lo scattering Ramanè infatti
un processo intrensicamente debole (a causa della piccola sezione d’urto), che è fa-
cilmente nascosto dalla fluorescenza. Infatti sia la fluorescenza che la radiazione
dello scattering Raman sono emesse circa in modo isotropo, per cui non è possibile
ridurre il contributo della fluorescenza con opportune aperture. Inoltre, per quanto
riguarda gli esperimenti Raman risolti in tempo, dover sottostare al limite di Fou-
rier 1 limita la tecnica al dominio dei picosecondi. Questo ne impedisce l’utilizzo
per lo studio di reazioni chimiche che si verificano tra i≈ 10f se 1ps.
Infatti, gli impulsi utilizzati necessitano di una banda spettrale sufficientemente
stretta, ovvero minore dell’inverso della vita media tipica dei livelli vibraziona-
li. Questo pone un limite inferiore alla durata temporale degli impulsi utilizza-
ti, e quindi in ultima analisi alla risoluzione temporale ottenibile. Per esempio,
ad una larghezza spettrale (e quindi risoluzione in frequenza minima) di 15cm−1
corrisponde una risoluzione temporale minima di 1ps.
1.1.1 Confronto tra Raman spontaneo e stimolato
Il processso di scattering Raman stimolato si verifica quando due fasci di luce, la
pompa Raman a frequenzaωP e loStokes probea frequenzaωS, vanno ad incidere
sul campione la cui frequenza vibrazionaleων è pari alla differenzaωP−ωS. In
questo caso l’emissione da parte del campione di fotoni a frequenzaωS è stimolata
dalla presenza del campo di frequenzaωS del probe, si ottengono quindi fotoni
emessi collinearmente alprobe. Questo permette di migliorare notevolmente il
1∆t∆ν ≥ k, conk= 0,441 nel caso di impulsi gaussiani
1.1. Elementi generali di spettroscopia Raman 9
rapporto segnale-rumore2, tramite l’uso oppotuno di una fenditura. In figura1.1
sono illustrati schematicamente i set up sperimentali per il Raman spontaneo e
stimolato.
Possiamo farci un’idea delle differenze tra loscatteringRaman spontaneo e
Figura 1.1:Confronto dei set up per il Raman spontaneo, a sinistra, e stimolato, a destra
stimolato tramite un ragionamento che prende in considerazione i numeri di
occupazione fotonici [5]. Definiamo la probabilità per unità di tempo che un
fotone venga emesso nel modoStokes Scome:
PS= DmL(mS+1) (1.1)
DovemL è il numero medio di fotoni per modo nella radiazione laser della pompa,
mS è il numero medio di fotoni nel modoStokesS, D è una costante di proporzio-
nalità che dipende dalle proprietà del materiale.
La forma diPS nell’equazione1.1 ha la dipendenza lineare attesa della probabili-
tà di transizione dall’intensità del laser, mentre il fattoremS+1 tiene conto dello
scattering stimolato con il fattoremS.
La variazione nel tempo del numero medio di occupazione per il modoStokesè
dato dadmS/dt = PS, ovvero:
dmS
dt= DmL(mS+1) (1.2)
2La fluorescenza è isotropa, mentre i fotoni sono diffusi in direzione parallela alprobe
10 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Se consideriamo il modoStokescome un’onda che si propaga in direzione z alla
velocitàc/n possiamo scrivere per la variazione nello spazio:
dmS
dz=
nc
dmS
dt=
nc
DmL(mS+1) (1.3)
Nel limite ms << 1, ipotizzando che l’intensità della pompa rimanga costante (mL
non dipende da z), abbiamo che:
mS(z) = mS(0)+cn
DmLz (1.4)
Questo è il limite di scattering Raman spontaneo: l’intensità associata al modo
Stokescresce linearmente con lo spessore del materiale attraversato, e quindi con
il numero di molecole contenute nella regione d’interazione.
Nel limite mS>> 1 invece, considerando sempremL indipendente da z, si ottiene:
mS(z) = mS(0)enDmL
c z (1.5)
Quindi l’intensità associata al modoStokescresce esponenzialmente lungo la
distanza di propagazione; si ottengono così valori più alti dell’intensità all’uscita
del mezzo Raman rispetto al caso dello scatterng spontaneo.
1.1.2 Cenni di Raman risonante
Quando la frequenza della radiazione eccitatrice si avvicina molto a quella diuna
transizione elettronica del sistema da studiare, si parla di Raman risonante (RR).
Seguendo la derivazione di Kramers-Heisenberg-Dirac, il tensore polarizzabilità,
il cui quadrato compare nell’espressione della sezione d’urto è [6]:
[αnm]ρσ =1h ∑
R,r
(< nG|Mρ |Rr>< rR|Mσ |Gm>
νRr−νk−ν0+ iΓR+
< rR|Mρ |Gm>< nG|Mσ |Rr>
νRr−νk+ν0+ iΓR
)
(1.6)
In cui Mσ (ρ) è il momento di dipolo della transizione elettronica espresso in
termini di un sistema di riferimento fermo rispetto alla molecola. Gli indici
maiuscoli e minuscoli, come R e r , si riferiscono rispettivamente agli stati elet-
tronici e vibrazionali della molecola.ΓR è la costante di smorzamento associata
al tempo di vita dello stato vibronico di frequenzaνrR. Le frequenzeν0 e νk sono
1.1. Elementi generali di spettroscopia Raman 11
rispettivamente la frequenza della radiazione incidente e la frequenza delmodo
normaleQk.
La transizione tra lo stato iniziale e finale avviene secondonG→ Rr e Rr → Gm.
La somma su rR indica che per ottenere il tensore di scattering, e quindi l’intensità
Raman, bisogna tenere in considerazione le probabilità di transizione che coin-
volgono tutti gli stati vibronici, anche nel caso in cui lo stato inziale e finale sono
rispettivamente lo stato vibrazionale fondamentale e il primo stato vibrazionale
eccitato dello stato fondamentale elettronico.
Quando l’energia di eccitazioneν0 si avvicina a quella di una transizione elettro-
nicaR, per questa specifica transizione il termine(νrR− ν0− νk)−1 domina sugli
altri nella somma dell’equazione1.6, che può quindi essere approssimata a:
[αnm]ρσ ∼= 1h ∑
r
(< nG|Mρ |Rr>< rR|Mσ |Gm>
νRr−νk−ν0+ iΓR
)(1.7)
La somma si estende ora solo agli stati vibrazionali r dello stato elettronico riso-
nanteR.
Utilizzando l’approssimazione di Born-Oppenheimer per separare le coordinate
elettroniche e vibrazionali abbiamo:
< nG|Mρ |Rr>=< nr >< G|Mρ |R>=< nr > MGR,ρ (1.8)
Per cui l’equazione1.7si riscrive come:
[αnm]ρσ ∼= 1h ∑
r
(< nr >< rm> MGR,ρMGR,σ
νRr−νk−ν0+ iΓR
)(1.9)
Espandendo in serie nelle coordinate normaliQk i termini MGR,σ(ρ), che si
riferiscono alla transizione elettronica tra lo stato fondamentaleG e lo stato
elettronico eccitato risonanteR, si ha al primo ordine3:
MGR,σ(ρ)(Qk) = MGR,σ(ρ)(Q(0)k )+∑
k
(∂MGR,σ(ρ)
∂Qk
)
0Qk (1.10)
Inserendo quindi l’equazione1.10in 1.9 il tensore di scatteringα si può riscrivere
come somma di due termini:[αnm]ρσ ∼= Aρσ +Bρσ . In cui:
Aρσ ∼= 1h ∑
r
(< nr >< rm> M0
GR,ρM0GR,σ
νRr−νk−ν0+ iΓR
)(1.11)
3Approssimazione armonica
12 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Mentre:
Bρσ ∼= 1h ∑r
<n|Qk|r><rm>
(∂MGR,ρ
∂Qk
)
0M0
GR,σ
νRr−νk−ν0+iΓR
+
+1h ∑r
<nr><r|Qk|m>
(∂MGR,σ
∂Qk
)
0M0
GR,ρ
νRr−νk−ν0+iΓR
I termini A e B descrivono diversi meccanismi di scattering. Il termine A
rappresenta il termine di Frank-Condon; la probabilità di transizione è controllata
dal momento di transizione di dipolo elettronico puro e dagli integrali dioverlap
tra gli stati vibrazionali. Nel termine B sono invece contenuti termini di accoppia-
mento vibronico.
In entrambi i casi i denominatori diminuiscono rapidamente all’avvicinarsi di
νo alla frequenza di una transizione elettronica. L’intensità dei modi Raman della
specie molecolare associata a quella particolare transizione viene in questo caso
notevolmente aumentata, da 103 a 106 ordini di grandezza. Quindi la spettro-
scopia RR permette di concentrare l’attenzione su alcuni modi ben precisi,e ciò è
molto utile quando si ha a che fare con molecole con un numero elevato di modi
vibrazionali, come per esempio nel caso di macromolecole biologiche.
1.2 FSRS
La spettroscopia Ramanpump-probetradizionale (ps− TR3 ovvero picosecond
time resolved resonance Raman) utilizza due fasci, uno di pompa per iniziare il
processo fotochimico di interesse, e uno diprobe, la cui lunghezza d’onda è vicina
alla risonanza con una transizione elettronica. La risoluzione temporale è data dal
ritardo trapumpe probe, quindi, dato che il probe deve necessariamente essere
un impulso di durata dell’ordine dei picosecondi per poter avere una sufficiente
risoluzione spettrale, non è possibile studiare reazioni che avvengono su scale
temporali inferiori a qualche picosecondo.
1.2. FSRS 13
Nella tecnica FSRS,Femtosecond Stimulated Raman Spectroscopy, si introdu-
ce un terzo fascio diprobe, un continuumdi durata dell’ordine dei femtosecondi
e di banda sufficientemente larga da poter agire come campoStokesper l’acqui-
sizione dell’intero spettro vibrazionale del campione, ottenuto mediante scattering
stimolato.
Come nelps−TR3 un impulso ultrabreve, la pompa attinica, dà inizio al processo
fotochimico di interesse, ma nella tecnica FSRS l’evoluzione del sistema è studiata,
dopo un ritardo∆T, dai due impulsi diprobeche sono responsabili dello scattering
Raman stimolato: la pompa Raman (impulso 2 in fig.1.3e fig.1.2) e il continuum
(impulso 3 in fig1.3e fig.1.2).
Figura 1.2:Schema dei livelli per un esperimento di FSRS
14 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Figura 1.3:Durata relativa degli impulsi
In questo modo la risoluzione nel dominio delle frequenze è determinata
principalmente dalla larghezza di banda del fascio di pompa Raman,oltre che,
ovviamente, dallo spettrometro utilizzato, mentre la risoluzione temporale dipende
dal ritardo tra il fascio dipump,la pompa attinica, e ilcontinuum.
Un esempio di applicazione della tecnica FSRS per osservare dinamiche che
avvengono su scale temporali inferiori al picosecondo è lo studio delle fasi iniziali
del processo della visione.
La vista è il risultato della conversione della energia luminosa in impulso elettro-
chimico. L’impulso è trasmesso attraverso i neuroni al cervello, dove i segnali
rivelati da tutti i recettori sono interpretati. Tale recettore è un pigmento chiamato
rodopsina, collocato nella retina. Il pigmento è composto da una molecola organi-
ca, il retinale, associato ad una proteina, l’opsina. Il primo step nel processo della
vista coinvolge la reazione di isomerizzazione4 cis-trans del retinale 11-cis che è
il cromoforo, ovvero la sede dell’assorbimento ottico nella catena proteica della
rodopsina. La produzione del transiente fotorodopsina è una delle reazioni foto-
chimiche più veloci in natura e avviene su una scala temporale dell’ordine dei200
fs (fig.1.4). Conseguentemente, la reazione è estremamente efficiente, avendo un’
efficienza quantica del 65% . Circa il 60% dell’energia incidente è accumulata nel
primo stato termodinamicamente stabile (retinale all-trans) chiamato batorodopsi-
na. Questa energia è utilizzata per indurre un cambiamento conformazionale nella
4trasformazione tra due diverse strutture (isomeri) di una molecola
1.2. FSRS 15
proteina accoppiata al cromoforo che porterà attraverso una serie di meccanismi
alla sensazione della vista. La tecnica di FSRS rappresenta un potente strumen-
to in grado di registrare i vari stadi del processo che porta dalla rodopsina alla
batorodopsina [3].
Figura 1.4:Schema della formazione della batorodopsina
1.2.1 Raman stimolato in regime impulsato
In questo paragrafo si segue la trattazione data in [7] in cui si propone un
modello in cui la pompa Raman e ilprobesiano due impulsi gaussiani, con picchi
coincidenti e in cui la durata dell’impulso diprobe(τS) sia molto minore di quella
della pompa (τP).
Il mezzo in esame viene schematizzato come un sistema di oscillatori con
coordinata vibrazionaleQ. La polarizzazione~P è data da~P= Nα~E , in cui N sono
il numero degli oscillatori per unità di volume. Per semplicità si considera un solo
modo vibrazionaleωv.
Per la densità di Lagrangiana del sistema totale si ha:L = Lrad +Lvib+Lint in cui
Lrad =12(|E2|− |B2|), Lvib = N(1
2Q2− 12ω2
v Q2) eLint = ~P·~E.
La polarizzabilità α si può espandere in serie in funzione della coordinata
vibrazionale, per cui:α = α0+α ′0Q. Utilizzando l’equazione di Eulero-Lagrange
∂∂ t
(∂L
∂ Q
)− ∂L
∂Q= 0
16 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
si ottieneQ+ω2v Q= α ′
0|~E|2. Aggiungendo un termine di smorzamento fenome-
nologico abbiamo quindi:
Q+2γQ+ω2v Q= α ′
0|~E(~r, t)|2 (1.12)
Dalle equazioni di Maxwell si ottiene:
∇2~E− 1c2
∂ 2~E∂ t2 =
1ε0c2
∂ 2~P∂ t2 (1.13)
Consideriamo la luce polarizzata linearmente e che si propaga lungoz.
Espandendo la polarizzabilità, la polarizzazione si scrive, al primo ordine:
P= NαE = Nα0E+Nα ′0QE.
Per cui dato cheNα0 << 1 si ottiene:
∂ 2E(z, t)∂z2 − 1
c2
∂ 2E(z, t)∂ t2 =
1ε0c2Nα ′
0∂ 2QE(z, t)
∂ t2 (1.14)
Osservando le equazione1.12e 1.14notiamo che il campo elettricoE agisce
su Q, in quanto compare come termine forzante nelle’equazione1.12, mentre a
sua voltaQ modificaE tramite l’equazione1.14.
Il campo elettrico è dato dalla somma del campo pump e probe, ovvero:
E(z, t) = EP(z, t)+ES(z, t). Lo scopo della trattazione è quello di trovare l’espres-
sione per il campoStokesche si propaga nel campione in presenza del campo
EP. Quindi procediamo ricavandoQ da1.12e sostituendo il risultato in1.14per
trovareES.
Consideriamo i campi di pompa Raman eStokes probecome impulsi che agiscono
simultaneamente sul campione, e hanno inviluppi gaussiani:
Ep(z, t) = E0pe−(t−z/c)2/2τ2
pe−iωp(t−z/c)
Es(z, t) = E0se−(t−z/c)2/2τ2
s e−iωs(t−z/c)(1.15)
1.2. FSRS 17
E le rispettive trasformate di Fourier:
Ep(z,ω) = E0p
√2πτpe−(ω−ωp)
2τ2p/2eiωz/c
Es(z,ω) = E0s
√2πτse
−(ω−ωs)2τ2
s/2eiωz/c(1.16)
Questi campi agiscono da termini forzanti nell’equazione1.12.In
|E(z, t)|2 ci sono 4 componenti, la componenteEp(z, t)E∗s(z, t) oscilla come
∼ exp− i(ωp−ωs)t, pertanto darà luogo alla vibrazione coerenteQ∼ exp− iωνt;
analogamente la componenteE∗p(z, t)Es(z, t) indurràQ∗ ∼ exp iωνt.
Quindi risolviamo l’equazione1.12 per Qpar usando come termine forzante
Ep(z, t)E∗s(z, t), e quella perQ∗
par conE∗p(z, t)Es(z, t). Per farlo, si passa al dominio
delle frequenze e si integra ottenendo quindi per le soluzioni particolari:
Qpar(z,ω)≈ E0pE0∗
sα ′√2πτe−(ω−ωp+ωs)
2τ2/2eiωc
ω2ν −ω2−2iγω
(1.17)
Q∗par(z,ω)≈ E0
pE0∗s
α ′√2πτe−(ω+ωp−ωs)2τ2/2eiωc
ω2ν −ω2−2iγω
(1.18)
Avendo definito 1/τ = 1/τs+1/τp. Queste soluzioni presentano un termine reale
di tipo dispersivo e un termine immaginiario di tipo Lorentziano di larghezzaγcentrato intorno aω ≈±ων .
La soluzione dell’omogenea associata a1.12, Qh, è semplicemente quella di un
oscillatore sottosmorzato.
Dopo aver trovato le soluzioni dell’equazione1.12 le inseriamo nell’equazione
1.14, che vogliamo risolvere perEs. Per quanto riguarda il termine forzante, è
ragionevole considerare solo quello che oscilla nel range di frequenzedel campo
Stokes, per cui consideriamo il prodottoQ∗(z, t)Ep(z, t).
Per risolvere l’equazione passiamo quindi alla trasformata di Fourier, ottenendo:
∂ 2Es(z,ω)
∂z2 +ω2
c2 Es(z,ω)∼=− ω2
ε0c2Nα ′0FT{Q∗(z, t)Ep(z, t)}=
=− ω2
ε0c2Nα ′0[FT{Q∗
h(z, t)Ep(z, t)}+FT{Q∗par(z, t)Ep(z, t)}]
(1.19)
18 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Il termine contenenteQh non dà contributo in quanto si riduce ad una media su un
fattore di fase casuale, mentre il termineFT{Q∗par(z, t)Ep(z, t)} è la convoluzione:
Q∗par(z,ω)∗Ep(z,ω) =
12π
∫ ∞
−∞Qpar(z,ω ′)Ep(z,ω −ω ′)dω ′ (1.20)
Di cui possiamo ottenere un’espressione analitica assumendo che la larghezza
delle righe vibrazionali delle molecole in esame sia più larga della larghezza di
banda del laser di pompa e cheτ ∼ τs.
Q∗par(z,ω)∗Ep(z,ω)≈ α ′
0
√2π3/2τsω−1
ν e−(ωp−ωs−ων )2τ2
s/2
(ω −ωp+ων + iγ)|E0
p|2E0seiωz/c =
= g(ω)|E0p|2E0
seiωz/c(1.21)
Ovvero troviamo una distribuzione di larghezza 2γ centrata inω = ωp −ων , da
inserire nell’equazione1.19 per trovareEs. Dato che il termine nell’equazione
1.21 è diverso da zero solo nella regione intorno adω ∼ ωp − ων , al di fuori
di questa regione possiamo risolvere l’equazione omogenea la cui soluzione è
semplicemente il campoStokeslibero di partenza.
Risolviamo quindi l’equazione1.19, ottenendo per il campo Stokes:
Es(z,ω) = E0s
√2πτse
−(ω−ωs)2τ2
s eiωη+ziψ (1.22)
dove l’indice di rifrazione complessoη è definito come :
η2 = (ηr + iηi)2 = 1+4πχR(ω)|E0
p|2 =
= 1+1/ε0N|E0
p|2a′20 (2ων)
−1
(ω −ωp+ων + iγ)
(1.23)
Quindi tramite l’equazione1.22è possibile spiegare la posizione e i picchi di uno
spettro di FSRS5.
5Per il caso non risonante e in cui i livelli considerati si riferiscono allo stato elettronico fonda-
mentale è possibile mostrare che la trattazione quantistica conduce allo stessorisultato ottenuto con
la trattazione semiclassica [7]
1.2. FSRS 19
1.2.2 Set up sperimentale per un esperimento di FSRS
Per implementare un set up per spettroscopia FSRS risolta in tempo, la sorgente
utilizzata è un sistema laser costituito da un oscillatore e un amplificatore rigene-
rativo a titanio zaffiro (Ti:Sa) che emette impulsi al femtosecondo e di larghezza
di banda di qualche centinaio dicm−1, e ratedi ripetizione di 1KHz.
Figura 1.5: Set up per un esperimento di FSRS
Il fascio uscente dal laser viene suddiviso in tre rami, una per la realizzazione
della pompa Raman, una per la produzione delcontinuumdi luce bianca tramite
processi non lineari descritti nel par.2.5, e la terza per la pompa attinica, la cui
frequenza è tale da stimolare il processo fotochimico d’interesse [1, 8, 9].
20 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Per quanto riguarda la pompa Raman è necessario utilizzare tecniche di
filtraggio spettrale (vedi par.3.3.1) per ottenere un impulso che permetta di avere
una buona risoluzione, tipicamente intorno ai 15cm−1.
L’impulso ultrabreve di luce bianca e l’impulso a banda stretta, la pompa Raman,
vengono fatti coincidere spazialmente e temporalmente sul campione.
Le transizioni Stokes del campione provocano un trasferimento efficientedi fotoni
dalla pompa Raman alprobe, per cui lo spettro Raman viene determinato dal
guadagno netto dell’impulsoprobe, ovvero dal rapporto tra ilprobe in presenza
della pompa e ilprobein assenza della pompa (fig.1.6):
Raman gain=ProbePUMP ON
ProbePUMP OFF(1.24)
Figura 1.6: Spettro FSRS del cicloesano, preso in laboratorio, in geometra collineare
tra pompa e probe, con lunghezza d’onda della pompa di 800nm.In basso: impulso di
probe(continuumin presenza di impulso Raman. In alto: impulso diprobesenza pompa
Raman
1.2. FSRS 21
1.2.3 Scopo della tesi
Lo scopo del lavoro di tesi è stato quello di costruire una pompa Raman sufficien-
temente energetica (µJ) e ampiamente tunabile in frequenza ( 350/500nm) per
il set up FSRS sviluppato nel laboratorioFemtoscopydel dipartimento di Fisica
di questa università. Si tratta quindi di convertire gli impulsi al femtosecondo a
banda larga ( 470cm−1) in uscita dalla sorgente laser in impulsi di durata temporale
dell’ordine dei picosecondi e di larghezza spettrale di∼ 10− 15cm−1, quindi
utilizzabili per spettroscopia vibrazionale.
Una delle linee di attività del laboratorio [4], infatti, riguarda l’applicazione
della tecnica FSRS allo studio delle emoproteine. Poiché il segnale Raman è in
questi sistemi relativamente debole, è conveniente utilizzare lunghezze d’onda
in vicinanza delle bande di assorbimento associate alle transizioni elettroniche,
per sfruttare l’aumento della sezione d’urto dei modi vibrazionali d’interesse in
condizioni di risonanza.
Figura 1.7: (a) Struttura della porfirina(b) Struttura dell’eme b (c)Rappresentazione
schematica di un eme 5-coordinato, in cui la quinta posizione è occupata dall’istidina
22 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
Le emoproteine sono proteine che contengono l’eme, un cromoforo6 costituito
da un atomo di ferro coordinato con i 4 atomi di azoto di una porfirina, come
illustrato nella figura1.7.
Il ferro nell’eme può essere coordinato con uno (5-coordinato) o dueligandi (6-
coordinato), che possono essere aminoacidi o molecole esterne, come l’ossigeno
molecolareO2 e il monossido di carbonioCO.
I processi funzionali in molte emoproteine coinvolgono la formazione e la
distruzione dei legami dei ligandi, o lo scambio di ligandi esterni e interni. Quindi
è di particolare interesse studiare la dinamica ultraveloce di questi processi dopo
la fotolisi, ovvero dopo la dissociazione dei ligandi in seguito ad un impulso di
luce di lunghezza d’onda opportuna.
A questo scopo generalmente si fotolizza la proteina in corrispondenza delle bande
di assorbimento elettronico nella regione tra i 500nme i 600nm, dette bande Q, e si
studiano i modi vibrazionali associati alla banda di assorbimento Soret, il cui picco
si trova tipicamente nel range 350−450nm. Questi modi danno informazioni sullo
stato di coordinazione, di spin e di ossidazione del ferro, sui costituenti periferici
dell’eme e sui legami dei ligandi.
Figura 1.8:Spettri di assorbimento per le forme oxy e deoxy del FixL
6molecola capace di conferire colorazione ad una sostanza in quanto la differenza di energia tra
due orbitali molecolari è nel range del visibile
1.2. FSRS 23
Come esempio di possibile applicazione della tecnica FSRS alle emoproteine
sfruttando la pompa Raman realizzata, vediamo il caso emblematico del FixL, il
cui spettro di assorbimento elettronico nelle formeoxy e deoxyè mostrato in fig.
1.8[10]. Nella formaoxy il ferro è 6-coordinato, e la sesta posizione è occupata
da una molecola di ossigeno, mentre nella formadeoxyil ferro è 5-coordinato. Il
FixL è un batterio sensore dell’ossigeno: la dissociazione dell’ossigeno dell’eme
del FixL è il primo passo del processo di segnalazione di ipossia7.
La spettroscopiaps−TR3 è stata utilizzata per caratterizzare la configurazione
Figura 1.9: Confronto tra gli spettri CW (a) e ps-TRRR (b) dell’oxy-FixL e (c) del
fotoprodotto
dell’eme del fotoprodotto primario. La figura1.2.3mostra gli spettri RR ad alte
frequenze dell’oxy-FixL ottenuti con eccitazioni CW e al picosecondo, e lo spettro
ps−TR3 del fotoprodotto [11].
A causa della ridotta risoluzione spettrale negli esperimenti Raman con risoluzione
temporale inferiore al picosecondo, le linee negli spettrips−T3 sono sensibilmente
più larghe di quelle ottenute con l’eccitazione CW, nonostante il fatto che gli spettri
7ovvero la riduzione del livello di ossigeno nei tessuti
24 Capitolo 1. Scattering Raman stimolato con impulsi al femtosecondo
ps−T3 sono stati ottenuti con il miglior compromesso possibile tra risoluzione
spettrale e temporale permesso dal limite di Fourier8.
Figura 1.10:Spettri ps-TRRR del complesso oxy-FixL e FixL-CO, dopo la fotolisi della
molecola di ossigeno e di CO rispettivamente
Per studiare in dettaglio la struttura del fotoprodotto, è stata analizzata la
regione delle basse frequenze ed in particolare il range 200-250cm−1 (fig.1.10),
nel quale ci si aspetta di vedere la banda relativa al legame ferro-istidina(Fe-His)
nel caso di eme 5-coordinato, la cui struttura è dettadomedad indicare il fatto che
il ferro è spostato rispetto al piano della porfirina.
Nello spettro della formadeoxy(i), la banda intensa del legame Fe-His a 217cm−1
è la caratteristica principale sotto i 600cm−1.
La presenza di questa banda è evidente negli spettri del fotoprodottoCO (f,g,k);
8Gli spettri sono stati ottenuti con risoluzione temporale pari a 0.7ps, e spettrale pari a 30cm−1.
1.2. FSRS 25
essa rivela la fotodissociazione del ligandoCO e la creazione della struttura
domed.
Al contrario, già dopo 0.5 ps, gli spettri (b) del fotoprodotto del complesso oxy
non presentano alcuna evidenza della presenza della banda Fe-His. Questi studi
suggeriscono che la struttura dell’eme del fotoprodotto a 0.5ps non èdomednel
caso dell’oxy-FixLfatto che fa ipotizzare che la molecola di ossigeno si ricombina
nella scala di tempo dei femtosecondi.
Quindi è necessario l’uso di una spettroscopia vibrazionale risolta in tempoche
possa aggirare il limite di Fourier per poter indagare le dinamiche della proteina
su scale dell’ordine dei femtosecondi.
Utilizzando la tecnica FSRS sarà possibile disaccoppiare risoluzione temporale
e spettrale; una parte del lavoro svolto in questa tesi è stato quindi quello distudia-
re un sistema ottico per ridurre il più possibile la larghezza di banda della pompa
Raman.
Infatti l’utilizzo di una pompa Raman nel range 350−500nmpermetterà lo studio
delle emoproteine con la tecnica FSRS.
L’obiettivo è stato, quindi, quello di ottenere degli impulsi di frequenza tunabi-
le all’interno dello spettro di assorbimento delle emoproteine, a banda stretta e
sufficientemente energetici da poter essere utilizzati per FSRS.
Capitolo 2
Richiami di ottica non lineare
In questo capitolo verranno descritti gli aspetti teorici di alcuni processi non lineari
che sono stati alla base della produzione degli impulsi tunabili al picosecondo, da
utilizzare come pompa Raman per l’esperimento di FSRS.
Nei primi due paragrafi discuteremo l’origine fisica delle non linearità otti-
che presentando le equazioni differenziali che le descrivono, inoltrenel 2.3espor-
remo i principali parametri utili alla rappresentazione della propagazione edel-
l’interazione di onde elettromagnetiche in mezzi caratterizzati da proprietà non
lineari.
Il paragrafo2.4 costituirà un approfondimento degli effetti del second’ordine,
con particolare risalto allaGenerazione di Frequenza differenzaed allaAmplifica-
zione Ottica Parametrica, direttamente implementati nell’apparato sperimentale,
presentando anche laGenerazione di Seconda Armonica, utilizzata per ottenere la
compressione spettrale desiderata.
A conclusione del capitolo, nel paragrafo2.5, esporremo brevemente un
effetto non lineare del terzo ordine su cui si basa la produzione delcontinuumdi
luce bianca utilizzata nel sistema realizzato: l’Automodulazione di fase.
28 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
2.1 Equazioni di Maxwell in presenza di polarizzazione
non lineare
Per fenomeni di ottica non lineare si intendono quei fenomeni che si verificano
quando la risposta di un sistema dipende in modo non lineare dall’intensità del
campo ottico applicato. Quindi la polarizzazioneP indotta dal campo elettrico
E viene espressa, prendendo per semplicità i campiP(t) ed E(t) come quantità
scalari, come:
P(t) = ε0[ χ(1)E(t)+χ(2)E2(t)+χ(3)E3(t)+ ... ] (2.1)
in cui χ(1) è la suscettività ottica lineare, mentreχ(2) e χ(3) sono chiamate suscet-
tività non lineare del secondo e del terzo ordine. Trattando i campiP(t) ed E(t)
come quantità vettoriali, abbiamo che la suscettività ottica è in generale un tensore,
quella lineare di rango 2, quella non lineare del secondo ordine di rango 3 etc.. La
polarizzazione è fondamentale per la descrizione dei processi di ottica non linea-
re in quanto una polarizzazione che varia nel tempo agisce da sorgente dinuove
componenti del campo elettromagnetico.
Partendo dalle equazioni di Maxwell:
∇ ·D = ρlib ∇× E =−∂B∂ t
∇ ·B = 0 ∇× H = J+∂D∂ t
(2.2)
doveH è il campo magnetico,B il vettore induzione magnetica,E il campo elet-
trico eD il vettore spostamento elettrico; i termini di sorgente di campo sonoJ e
ρlib e rappresentano rispettivamente le correnti e le cariche libere. Per determinare
l’equazione delle onde nel mezzo non lineare ci poniamo in una regione priva di
cariche e di correnti libere (J = 0 e ρlib = 0) e assumiamo che il materiale abbia
una risposta magnetica lineare conµr ≈ 1, per cuiB = µoH. Per quanto riguarda
il vettore spostamento elettricoD invece abbiamo[12]:
D = ε0E+P= ε0E+PL +PNL = DL +PNL (2.3)
Quindi prendendo il rotore della terza equazione di Maxwell ed usandola
quarta con la condizione di linearità traB edH si ha:
2.2. Interazioni non lineari del secondo ordine 29
∇×∇×E+µ0∂ 2D∂ t2 = 0 (2.4)
Da cui, utilizzando una nota relazione vettoriale e l’equazione2.3si ottiene1
∇2E− 1ε0c2
∂ 2DL
∂ t2 =1
ε0c2
∂ 2PNL
∂ t2 (2.5)
2.2 Interazioni non lineari del secondo ordine
Analizziamo i processi in cui il campo ottico incide su un mezzo con non linearità
ottica del secondo ordine. La suscettività ottica del secondo ordine è nonnulla solo
nei cristalli non centrosimmetrici2. Se il campo elettrico consiste di due diverse
componenti in frequenza:
E(t) = E1e−iω1t +E2e−iω2t + c.c. (2.6)
il contributo del secondo ordine alla polarizzazione diventa:
P(2)(t) = ε0χ(2)E(t)2 =
= ε0χ(2)[ E21e−2iω1t +E2
2e−2iω2t +2E1E2e−i(ω1+ω2)t
+2E1E2e−i(ω1−ω2)t +c.c.]+2ε0χ(2)[E1E∗1 +E2E∗
2]
(2.7)
Tale risultato può essere scritto con diversa espressione nella quale la somma
si estende sia ai valori positivi che a quelli negativi delle frequenzeωn
P(2)(t) = ∑n
P(ωn)e−iωnt (2.8)
1 ∇×∇×E = ∇(∇ ·E)−∇2E. Il fatto che∇ ·E = 0 non è valido in generale in ottica non lineare
a causa della relazione2.3tra campo elettrico e vettore spostamento dielettrico. Si può però mostrare
che questo termine è trascurabile nei casi di interesse e nullo nel caso limite di onda piana[5]2Infatti solo nei cristalli non centrosimmetrici il termine cubico del potenziale anarmonico è non
nullo
30 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
I valori di ampiezza complessa delle varie componenti delle frequenze della po-
larizzazione non lineare sono date dalle espressioni seguenti nelle qualisi sono
indicati con sigle particolari alcuni processi fisici comeSHGpersecond-armonic
generationovvero generazione di seconda armonica,SFGper sum-frequency ge-
nerationovvero generazione di frequenza somma,DFG per difference-frequency
generationovvero generazione di frequenza differenza,ORperoptical rectification
ovvero rettificazione ottica:
P(2ω1) = ε0χ(2)E21 (SHG),
P(2ω2) = ε0χ(2)E22 (SHG),
P(ω1+ω2) = 2ε0χ(2)E1E2 (SFG),
P(ω1−ω2) = 2ε0χ(2)E1E∗2 (DFG),
P(0) = 2ε0χ(2)(E1E∗1 +E2E∗
2) (OR)
(2.9)
2.2.1 Propagazione di impulsi in mezzi non lineari
In seguito prenderemo in esame l’effetto delle non linearità indotte da onde
elettromagnetiche impulsate [5]: il campo elettrico si può scrivere come:
E(z, t) = |E(z, t)|cos[ωt +φ(z, t)] = ℜ{E(z, t) ·eiωt} (2.10)
Se l’inviluppo risulta lentamente variabile rispetto alla portante, è possibi-
le esplicitare la dipendenza dello spostamento elettrico lineare daE secondo la
seguente espressione:
DL(z, t) = ε0E(z, t)+PL = ε0E(z, t)+ ε0χ(1)E(z, t) = ε0εrE(z, t) (2.11)
ed assumendo una risposta istantanea dei dipoli del materiale indotti dalla solle-
citazione del campo elettrico, l’equazione (2.5) delle onde diventa rappresentabile
come:∂ 2E(z, t)
∂z2 − 1v2
∂ 2E(z, t)∂ t2 = µ0
∂ 2PNL(z, t)∂ t2 (2.12)
2.2. Interazioni non lineari del secondo ordine 31
Inviluppo
B(0,t)
Campo
E(0,t)
Intensità
E2(0,t)
Durata FWHM
t t
Figura 2.1:Sulla sinistra sono rappresentati inviluppo (blu) e portante in campo, a destra
le stesse costituenti del singolo impulso sono riportate inintensità.
in cui si è postav come la velocità della luce nel mezzo :v = 1/√ε0εr µ0 = c/n
e definendo quindi l’indice di rifrazione n= 1/√
εr . Questa equazione include il
termine di sorgente∂ 2PNL
∂ t2 , responsabile della presenza di effetti non lineari.
Considerando una risposta non istantanea, invece, la funzioneDL(z, t) è
descritta dalla seguente espressione:
DL(z, t) = ε0
∫ ∞
0εr(τ)E(z, t − τ)dτ (2.13)
nella quale la costante dielettrica relativa risulta dipendente dal tempo. Passando
alla notazione esponenziale:
DL(z, t) =
[ε0
∫ ∞
0εr(τ)E(z, t − τ)e−iωτdτ
]eiωt = D(z, t) ·eiωt (2.14)
SviluppandoE(z, t−τ) in serie di MacLaurin si può giungere alla conclusione:
D(z, t) = ε0
[εr(ω)E(z, t)− i
∂ εr
∂ω∂ E∂ t
− 12
∂ 2εr
∂ω2
∂ 2E∂ t2
](2.15)
nella quale compare la trasformata di Fourier della costante dielettrica relativaεr ,
che abbiamo già detto essere legata all’indice di rifrazione; le derivate rispetto
alla frequenza di questa quantità sono in stretta relazione convelocità di gruppoe
dispersioneche descrivono la propagazione dell’impulso.
32 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
Dato che abbiamo ricavato lo spostamento elettrico, determinato da una ri-
sposta non istantanea ad una sollecitazione, possiamo ora inserirlo nell’equazione
delle onde (2.5) in una descrizione a numeri d’onda definiti da:
k=2πλ
=ωc
n(ω) (2.16)
k2 =ω2
c2 n2(ω) =ω2
c2 εr (2.17)
sviluppando il calcolo:[
∂ 2E∂z2 − 1
v2
∂ 2E∂ t2 − i
12
∂ 2(k)∂ω2
∂ E∂ t
+k2E
]eiωt = µ0
∂ 2PNL(z, t)∂ t2 (2.18)
Passando alla notazione esponenziale per la descrizione dell’impulso, tenendo
ulteriormente conto della propagazione:
E(z, t) = A(z, t)e−ikz (2.19)
ed assumendo l’ipotesi di inviluppo lentamente variabile [13], (SVEA: Slowly
Varying Envelope Approximation), ipotesi che si può scrivere:∣∣∣∣∣∂ 2A∂z2 −
(∂k∂ω
)2 ∂ 2A∂ t2
∣∣∣∣∣≪ 2k∂A∂z
(2.20)
si ottiene finalmente l’equazione:[
∂A∂z
+12i
∂ 2k∂ω2
∂ 2A∂ t2 +
∂k∂ω
∂A∂ t
](−2ik)ei(ωt−kz) = µ0
∂ 2PNL(z, t)∂ t2 (2.21)
2.2.2 Interazione tra campi
La polarizzazione non lineare del secondo ordine viene definita come:
PNL(z, t) = 2ε0deffE(z, t)E∗(z, t) (2.22)
In questo modo si introduce, per semplificare la trattazione, il coefficientedeff, det-
to indice di non linearità, legato al tensore di suscettivitàχ(E), alla direzione della
polarizzazione e di propagazione all’interno del materiale.
Nel caso in cui a propagare non sia un’unica onda elettromagnetica, ma una
sovrapposizione di più onde piane a frequenze diverse, come:
E(z, t) = A1(z, t)ei(ω1t−k1z)+A2(z, t)e
i(ω2t−k2z)+A3(z, t)ei(ω3t−k3z) (2.23)
2.2. Interazioni non lineari del secondo ordine 33
e sotto ipotesi cheω3 =ω1+ω2, e quindiω1 ≤ω2 ≤ω3, si ottiene l’accoppiamento
delle onde stesse con la polarizzazione del materiale. Infatti laPNL si calcola essere:
PNL = 2ε0deff12
{A2(z, t)
∗ ·A3(z, t) ·ei[ω1t−(k3−k2)z]+c.c.}+
+ 2ε0deff12
{A1(z, t)
∗ ·A3(z, t) ·ei[ω2t−(k3−k1)z]+c.c.}+
+ 2ε0deff12
{A1(z, t) ·A2(z, t) ·ei[ω3t−(k1+k2)z]+c.c.
}(2.24)
L’accoppiamento delle onde porta, quindi, nei mezzi non lineari a generare
dei termini che inseriti nell’equazione differenziale (2.21) fungono da forzanti,
ciascuna ad una specifica frequenza, con la conseguenza diretta di produrre una
miscelazione delle pulsazioni che determina effetti dettiparametrici.
Inserendo l’equazione (2.24) appena ricavata nella (2.5) e quindi prendendo in
esame in particolare la propagazione relativa alla sola portanteω1 si ottiene:[
∂A1
∂z+
12i
∂ 2k∂ω2
∣∣∣∣∣ω1
∂ 2A1
∂ t2 +∂k∂ω
∣∣∣∣∣ω1
∂A1
∂ t
]ei(ω1t−k1z) =
=−iµ0ε0deffω2
1
k1·A∗
2A3 ·ei[ω1t−(k3−k2)z]
(2.25)
in modo analogo si procede per le tre onde ottenendo il seguente sistema:
∂A1
∂z+
12i
∂ 2k∂ω2
∣∣∣∣ω1
∂ 2A1
∂ t2 +1
vg1
∂A1
∂ t=−i
deffω1
cn1A∗
2A3 ·e−i∆kz
∂A2
∂z+
12i
∂ 2k∂ω2
∣∣∣∣ω2
∂ 2A2
∂ t2 +1
vg2
∂A2
∂ t=−i
deffω2
cn2A∗
1A3 ·e−i∆kz
∂A3
∂z+
12i
∂ 2k∂ω2
∣∣∣∣ω3
∂ 2A3
∂ t2 +1
vg1
∂A3
∂ t=−i
deffω3
cn3A1A2 ·e+i∆kz
(2.26)
Il sistema di equazioni differenziali (2.26) descrive, quindi, la propagazione di
tre campi accoppiati dove sono possibili, sotto opportune condizioni, trasferimenti
di energia da un’onda all’altra.
Viene a determinarsi in questo modo, oltre ad uno stretto legame temporale
reciproco dei tre campi, anche una forte dipendenza dalle condizioni iniziali del
sistema esplicitabili attraverso la descrizione degli impulsi di partenza con l’asse-
gnamento dei campi in ingresso; tuttavia la descrizione sistematica tratta esclusiva-
mente l’andamento dell’inviluppo dei campi, quindi le condizioni al contorno sono
34 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
semplificabili assegnando solamente gli inviluppiAi(0, t) degli impulsi in ingresso
al materiale.
Il sistema (2.26) contiene anche alcuni parametri che risultano decisivi nella
comprensione dei fenomeni non lineari:
• vgi =∂ω∂k
∣∣∣∣ωi
ovvero lavelocità di gruppo;
• ni indice di rifrazione per il campo i-esimo alla pulsazioneωi ;
• ∆k= k3−k2−k1 = 2π(
n3
λ3− n2
λ2− n1
λ1
)cioè il phase mismatch, espresso
in termini scalari, che costituisce un importante parametro nella definizione
dell’efficienza del processo non lineare di conversione.
In generale non si riesce a ricavare una soluzione analitica per il siste-
ma di equazioni accoppiate, se non per casi particolari o applicando ulteriori
semplificazioni; risulta possibile ricorrere a soluzioni ricavate con metodi numerici.
2.3 Conservazione dell’energia e del momento nei proces-
si non lineari
Riprendendo la descrizione dell’accoppiamento dei campi, permesso dalla pola-
rizzazione non lineare del mezzo di propagazione, è utile prendere in esame gli
aspetti energetici dei fenomeni di conversione passando dalla modellizzazione a
campi alla descrizione corpuscolare. Il primo passo verso questa direzione consi-
ste nel considerare non più il campo elettromagnetico dell’onda incidente, ma la
sua intensità e, per semplicità, nel considerare solo onde stazionarie; le equazioni
di accoppiamento diventano quindi:
∂A1
∂z=−i
deffω1
cn1A∗
2A3 ·e−i∆kz
∂A2
∂z=−i
deffω2
cn2A∗
1A3 ·e−i∆kz
∂A3
∂z=−i
deffω3
cn3A1A2 ·e+i∆kz
(2.27)
2.3. Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari 35
dato che le onde ora vengono considerate come stazionarie3 e che l’intensità media
per un campo elettromagnetico è:
Ii =12
nicε0AiA∗i =
12
nicε0|Ei |2 (2.28)
2.3.1 Relazioni di Manley-Rowe
L’equazione (2.28) porta alla considerazione che essendo i campi accoppiati anche
l’intensità risulta variare, nella propagazione lungo il materiale, della quantità:
∂ Ii∂z
=12
nicε0
(∂Ai
∂zA∗
i +Ai∂A∗
i
∂z
)(2.29)
Riscrivendo, quindi, un sistema di accoppiamento anche per le intensità deicampi
si otterrà come risultato:
∂ I1∂z
= i12
ε0deffω1(A∗1A∗
2A3ei∆kz−A1A2A∗3e−i∆kz)
∂ I2∂z
=−i12
ε0deffω2(A∗1A∗
2A3ei∆kz−A1A2A∗3e−i∆kz)
∂ I3∂z
=−i12
ε0deffω3(A1A2A∗3e−i∆kz−A∗
1A∗2A3ei∆kz)
(2.30)
Da questo sistema si ricavano leequazioni di Manley-Rowe:
1ω1
∂ I1∂z
=1
ω2
∂ I2∂z
=− 1ω3
∂ I3∂z
(2.31)
Tenendo presente che una delle ipotesi di partenza era cheω3 = ω1+ω2 risulta
∂ I1∂z
+∂ I2∂z
+∂ I3∂z
= 0 (2.32)
in questa relazione si evidenzia chiaramente la conservazione dell’energia nel pro-
cesso non lineare dato che un incremento in intensità di un campo deve essere
necessariamente compensato con una equivalente riduzione di un altro fascio. Tale
equazione è valida per ogni direzione nel mezzo di propagazione stesso.
In una visione corpuscolare ogni onda elettromagnetica è associata a un flus-
so di fotoni ognuno dei quali trasporta un quanto di energia proporzionale alla
frequenza con cui oscilla il campo:
E = hνi = hωi (2.33)
3Non è più necessaria la descrizione tramite l’inviluppo, dato che è sufficiente l’uso del campo
elettrico.
36 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
e la conservazione dell’energia può essere schematizzata con la figura4 2.2.
hω1
hω2
hω3
hω3 = hω2+ hω1
Figura 2.2: Conservazione dell’energia nel processo di conversione non lineare:
interazione a tre fotoni di cui i due in ingresso ad energia inferiore di quello in uscita.
L’intensità della radiazione luminosa è proporzionale al numero di fotoni per
unità di superficie e su un’areaSdi riferimento vale:
Ii(z) =Ni(z) · hω
Sc (2.34)
Quindi una variazione di intensità durante la propagazione coincide con un equiva-
lente cambiamento nel numero di fotoni. L’equazione di Manley-Rowe può quindi
essere riscritta in termini di popolazioni fotoniche:
∂N1
∂z=
∂N2
∂z=−∂N3
∂z(2.35)
da questa equazione si evince che, riferendosi alla generazione di frequenza som-
ma, per ogni fotone guadagnato dal campo a frequenza maggiore si perde un fo-
tone per ognuno dei due campi a frequenze più basse. Viene quindi rispettata la
conservazione dell’energia secondo la legge:
hω1+ hω2 = hω3 (2.36)
Dato che il modello fin qui esposto è stato riferito a fenomeni non lineari del se-
condo ordine, occorre sottolineare che quanto discusso sulle equazioni di Manley-
4Nell’esempio si considera la generazione di frequenza somma.
2.3. Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari 37
Rowe resta valido anche per gli ordini più elevati a patto di allargare i bilanciamenti
energetici ad un maggior numero di fotoni.
2.3.2 Il Phase matching
Abbiamo già accennato al fatto che il termine diphase mismatch, ∆k è molto im-
portante nella descrizione dei fenomeni non lineari [14] e una prima spiegazione
di questo fatto è direttamente ricavabile dall’osservazione del sistema di equazioni
che descrive l’accoppiamento dei campi (2.26): la quantità in questione compare
in un esponenziale complesso
. . . ·e−i∆kz (2.37)
la parte reale di questo termine risulta unitaria per∆k = 0 oltre che per tutti i
multipli di 2π/z tuttavia in questi ultimi casi il valore assunto dall’esponenziale
diventa dipendente da z. Il fatto che si moltiplichi il termine di interazione per
un valore inferiore ad 1 implica una peggiore efficienza del processo non lineare
stesso indipendentemente dal coefficientedeff del cristallo.
Per capire l’effetto che ha il fattore∆k sulle equazioni di campo dal punto di
vista fisico, ipotizziamo di far interagire due fotoni identici di pulsazioneω in un
cristallo non lineare a generare un fotone di energia doppia, ovvero allapulsazione
2ω , secondo un processo detto digenerazione di seconda armonica(par. 2.4.2).
In questo processo ilphase mismatchè ∆k = k2ω −2kω ovvero il numero d’onda
della frequenza fondamentale a cui si sottraggono quelli della seconda armonica.
Riprendendo la modellizzazione del dipolo non lineare che investito dall’onda
elettromagnetica della fondamentale oscilla generando in fase con questa la se-
conda armonica, si può comprendere ilphase mismatchvalutando che, se l’onda
emessa in un dato istante non è in fase con quelle generate in altri punti del cristal-
lo, si ha interferenza distruttiva e quindi non si ha un significativo incremento nella
generazione della pulsazione a 2ω (Fig 2.3).
Appurato che si ha necessità di mantenere un legame di fase nel campo di
seconda armonica generato a vari istanti, dobbiamo dire che ciò è possibile solo
se la velocità della fondamentale è uguale a quella del fascio a frequenza doppia;
questo fatto si traduce nella seguente relazione:
vω =c
nω= v2ω =
cn2ω
(2.38)
38 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
Dipolo 1
Dipolo 2
v?
v2?
v?
v2?
v2?
Interferenza tra le onde
generate dai dipoli ad
istanti diversi
z
Figura 2.3:Effetto delphase mismatchtra fotoni di seconda armonica generati ad istanti
diversi. I vari fotoni di seconda armonica interferiscono distruttivamente.
che quindi determina, oltre al fatto che 2kω = k2ω , anche un’equivalenza degli
indici di rifrazione:
nω = n2ω (2.39)
Generalizzando al caso in cui si ottiene un’onda a pulsazioneω3 a partire da
due onde a frequenze più basse e diverse, occorre sottolineare comel’uguaglianza
delle velocità debba verificarsi trav3 e la velocità della polarizzazione non lineare
ottenuta con la sovrapposizione degli effetti dei campiω1 edω2, infatti dato che la
sorgente del terzo campo è∂ 2PNL/∂ t2:
ei[ω3t−(k1+k2)z] e ei(ω3t−k3z) (2.40)
le due velocità da considerare sono:
vPNL =ω3
k1+k2e v3 =
ω3
k3(2.41)
e, infatti, risultano uguali quando si raggiunge la condizione diphase matching,
cioè∆k= 0.
Un ulteriore sviluppo consiste nell’estendere il concetto diphase matchinga
campi impulsati e quindi non più monocromatici, ma caratterizzati da bande in fre-
quenza più o meno estese; in questo caso necessariamente non si è più in grado
di soddisfare la condizione∆k= 0 per ogni frequenza spettrale e si incorre neces-
sariamente in unmismatchche limita l’effetto non lineare rispetto a quanto ener-
geticamente possibile. Si tratta in effetti di una condizione ulteriore rispetto alla
2.3. Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari 39
conservazione dell’energia, ed in una visione particellare (fig.2.2) è riconducibile
alla conservazione della quantità di moto:
∆k = k3−k2−k1 = 0 oppure k3 = k2+k1 (2.42)
I processi del secondo ordine risultano,quindi, possibili se viene soddisfatto il
seguente sistema:
hω3 = hω2+ hω1
hk3 = hk2+ hk1
(2.43)
ed è appunto questo sistema che permette di descrivere gli effetti non lineari su
bande spettrali estese.
Cristalli anisotropi
In tutti i materiali ordinari si verifica una variazione dell’indice di rifrazione (detta
dispersionenormale) in dipendenza dalla frequenza che, nell’intervallo spettra-
le dall’ultravioletto al vicino infrarosso, risulta essere monotòna crescenteall’au-
mentare della frequenza. Riprendendo la prima equazione del sistema (2.43) e
tenendo conto che, secondo l’ipotesi iniziale,ω1 < ω2 < ω3 risulta: n1 < n2 < n3.
Osservando la relazione necessaria per ottenere ilphase matchingdeve risultare
cheω3n3 = ω1n1+ω2n2 da cui segue cheω1n3+ω2n3 = ω1n1+ω2n2 ed anche
ω1(n3−n1) = ω2(n2−n3). Quest’ultima relazione è impossibile da verificare in
un materiale isotropo in quanto i valori in parentesi sono uno positivo ed uno ne-
gativo. Pertanto i fenomeni non lineari desritti sono realizzabili solo in materiali
anisotropi, nei quali la dispersione dell’indice di rifrazione dipende anche dall’o-
rientamento del fascio. In questi materiali il tensore di suscettività non è ricon-
ducibile, per questioni di simmetria5 ad uno scalare; ciò comporta il fatto che il
vettore di spostamento elettricoD dipenda, lungo un generico assex, secondo una
notazione tensoriale da:
Dx = ε0(εxxEx+ εxyEy+ εxzEz) (2.44)
5Anche il coefficientedeff è descritto da una natura tensoriale dovuta alle caratteristiche di sim-
metria del mezzo. Nel caso di materiali anisotropideff non è riconducibile ad uno scalare e dipende
dalla direzione di propagazione rispetto agli assi di simmetria del reticolocristallografico.
40 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
Ma, trattandosi comunque di un tensore simmetrico è possibile trovare assi di rife-
rimento secondo i quali esso si riduce ad una matrice diagonale ottenendo solo tre
coefficienti non nulli:
Px = ε0χxEx
Py = ε0χyEy
Pz = ε0χzEz
(2.45)
Per un materiale isotropo si haχx = χy = χz e quindi l’indice di rifrazione, definito
comen j =√
1+χ j , risulta essere costante. In alcuni cristalli, per le diverse con-
dizioni di simmetria lungo gli assi, si possono avere coefficienti diversinelle varie
direzionied in particolare:
• cristalli uniassiciseχx = χy 6= χz; l’indice di rifrazione secondo gli assi x e
y che è lo stesso, è detto ordinario, l’asse z si definisce comeasse otticoe
l’indice corrispondente è detto straordinario; si possono, inoltre, distinguere
due possibilità:
- cristalli uniassici positivise l’indice di rifrazione lungo l’asse ottico, è
maggiore di quello ordinario che si manifesta lungo gli altri due assi;
- cristalli uniassici negativiin caso contrario (fig.2.4);
• cristalli biassicise ogni asse presenta un coefficiente diverso.
Considerando che nei cristalli anisotropi gli indici ordinario e straordinario
possono differire anche sensibilmente (fig.2.4) si presenta la possibilità di risolve-
re il sistema (2.43) individuando un opportuno angolo mediante il quale gli indici
di rifrazione diversi consentono di verificare le condizioni poste.
Consideriamo il caso di un cristallo uniassico. Si può definire per questi
materiali un ellissoide degli indici (fig.2.5) descritto da:
x2
n2o+
y2
n2o+
z2
n2e= 1 (2.46)
(indicando conno l’indice ordinario e conne l’indice straordinario) Il campo elet-
trico propaga con un indice di rifrazione che dipende dalla direzione dellapolariz-
zazione: se la polarizzazione è complanare al pianoxy l’indice di rifrazione (in un
cristallo uniassico) è ordinario,no; nel caso in cui la polarizzazione sia parallela
2.3. Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari 41
0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.81.5
1.6
1.7
1.8
1.9
Indi
ce d
i rifr
azio
ne
Lunghezza d'onda ( m)
Indice no
Indice ne
Figura 2.4:Indici di rifrazione ordinario e straordinario del BBO: si tratta di un cristallo
uniassico negativo. Risulta evidente la dispersione normale.
Figura 2.5:Ellissoide degli indici per un cristallo uniassico: sezione dell’ellissoide degli
indici per un cristallo uniassico con proiezione del campo elettrico sul piano ortogonale al
vettore di propagazione per determinare l’indice di rifrazione straordinario.
all’asse ottico,cioè lungo la direzione straordinaria, l’indice risulta esserene. Se
invece la direzione di propagazione dell’onda porta il campo a non essere polariz-
42 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
zato come nei due casi precedenti, si definisce l’indice di rifrazione straordinario
ne(θ), scomponendo la direzione diE nelle componenti ordinaria e straordinaria,
come:1
n2e(θ)
=cos2(θ)
n2o
+sin2(θ)
n2e
(2.47)
con θ che indica l’angolo tra direzione di propagazionek e asse ottico o
equivalentemente tra polarizzazione del campo elettrico e la direzione ordinaria.
Ritornando alla equazione (2.43) individuando l’angolo opportuno tra la pola-
rizzazione del campo elettrico e l’asse ottico è possibile soddisfare la condizione di
phase matching; infatti sfruttando ad esempio l’indice di rifrazione straordinario di
un cristallo uniassico negativo, che a parità diω risulta inferiore rispetto a quello
ordinario, per il campo oscillante alla frequenza più elevata diventa possibile avere
∆k = 0, se i tre campi sono fatti propagare in una direzione che formi un angolo
opportunoθ con l’asse ottico e con le polarizzazioni opportune.
Configurazioni
In base alla polarizzazione assunta dai tre campi si possono avere duetipi di
configurazioni:
• Il phase matching collineare di tipo I, per un cristallo uniassico negativo, si
ottiene facendp propagare il fascio caratterizzato dalla frequenza più elevata
con l’indice straordinarione(θ), ovvero lungo una direzione non complanare
con gli assi ordinari a formare un angoloθ con l’asse ottico. In questo modo
le onde a frequenze più basse mantengono la stessa direzione di propaga-
zione ma sono polarizzate linearmente parallelamente al piano ordinario6 ed
ortogonalmente alla polarizzazione del campo con pulsazione aω3. Per un
cristallo uniassico positivo il fascio a frequenza più alta deve, invece, essere
ordinario mentre gli altri due straordinari.
• Il phase matching collineare di tipo II, prevede che la polarizzazione di uno
dei due campi a pulsazione inferiore sia parallela al campo somma. Per
questa configurazione Le condizioni da verificare risultano più restrittive,
6Questa configurazione si diceooeovvero due onde che propagano lungo un asse ordinario si
sommano a dare un’onda straordinaria (o+o= e).
2.3. Conservazione dell’energia e del momento nei processi non lineari 43
tanto che agendo su impulsi con bande spettrali estese la condizione dipha-
se matchingrisulta adeguatamente soddisfatta su intervalli di frequenza più
stretti.
La tabella2.1 elenca le varie configurazioni diphase matchingpossibili per i cri-
stalli uniassici. Il parametro fondamentale per ottenere la relazione di fasevoluta
è l’angolo θ di ingresso al materiale; tipicamente i cristalli vengono tagliati in
modo tale che l’incidenza normale su una lamina dello stesso coincida con una
propagazione ad un angoloθ prefissato.
Tipo Polarizzazione Cristallo Uniassico
di ω1ω2ω3
Tipo I ooe Negativo
Tipo II oee Negativo
Tipo II eoe Negativo
Tipo I eeo Positivo
Tipo II eoo Positivo
Tipo II oeo Positivo
Tabella 2.1:Elenco deiphase matchingpermessi per tipo di cristallo.
Nel caso diphase matching non collinearei fasci non propagano tutti nella stes-
sa direzione e, pertanto, la notazione vettoriale atta ad esplicitare la conservazione
del momento diventa fondamentale per poter esprimere le considerazioni sulle po-
larizzazioni e sugli indici. In questo caso si possono ottenere migliori condizioni
di accoppiamento per segnali a banda larga.
Più complicata risulta la trattazione delle possibili configurazioni nel caso di
cristalli biassici dato che non si ha presenza di una simmetria che porti a sempli-
ficare le proprietà geometriche dell’ellissoide: la direzione di propagazione viene
quindi determinata da due angoliϕ e θ , il primo rispetto all’assex il secondo
rispetto all’assez.
2.3.3 Sovrapposizione spazio-temporale degli impulsi
Per ottenere l’effetto non lineare voluto, in caso di onde elettromagnetiche im-
pulsate e pertanto caratterizzate da una banda larga, i campi devono sovrapporsi
44 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
e mantenere la sovrapposizione nella propagazione lungo il materiale per poter
aumentare l’efficienza del processo stesso.
Sembrerebbe che assicurare ilphase matching, e uguagliare le velocità di pro-
pagazione, sia sufficiente, tuttavia in realtà esistono una serie di problematiche che
limitano la sovrapposizione.
Figura 2.6: Spostamento laterale del fascio con polarizzazione straordinaria dovuto al
walk-off.
La prima è ilwalk-off e vale anche in caso di fasci monocromatici. L’onda
straordinaria propaga con unne(θ) che è il risultato degli effetti di due indici di-
versi, no e ne; ciò si traduce nel fatto che il vettore di Poynting,S= E×H la
cui direzione indica la propagazione dell’energia, non risulta più paralleloa ke
Per fasci di sezione trasversale finita, con la propagazione nel materiale, si perde,
quindi, la sovrapposizione iniziale dei fasci. Più si necessita di cristalli lunghi, per
migliorare l’efficienza di conversione, più questo problema risulta determinante.
Un ulteriore problema è costituito dal fatto che, negli impulsi propaganti in
un mezzo, si assiste alladispersione delle velocità di gruppo7, o GVM (Group
Velocity Mismatch), che causa una separazione temporale dei campi interagenti,
fatto che può limitare l’efficienza del processo non lineare. Questo aspettoverrà
7A cui è legata direttamente dalla dispersione del ritardo di gruppo.
2.4. Effetti non lineari del secondo ordine 45
ulteriormente approfondito successivamente per quanto riguarda l’amplificazione
parametrica (par.3.2.1).
2.4 Effetti non lineari del secondo ordine
La trattazione finora sviluppata tratta l’accoppiamento di tre campi generici attra-
verso la polarizzazione non lineare indotta nel materiale. Passando in ingresso
ad un materiale caratterizzato da un coefficientedeff non trascurabile, due cam-
pi oscillanti, sotto le opportune condizioni descritte, diventa possibile generare un
terzo campo secondo due meccanismi fondamentali:
Due fotoni alle frequenze
Somma ω1+ω2 = ω3 più basse si sommano a darne
un terzo.
L’interazione di due fotoni
Differenza ω3−ω2 = ω1 ne genera un terzo
con frequenza pari alla differenza
di quella dei primi due.
Tabella 2.2:Fenomeni di base non lineari del secondo ordine.
Un’analisi specifica più approfondita permette, tuttavia, di distinguere
ulteriormente i vari fenomeni sulla base delle intensità relative dei vari fasci.
2.4.1 Generazione di seconda armonica-SHG
Il primo importante caso di applicazione delle equazioni di accoppiamento è la
generazione di seconda armonica. Tale caso ha un significato particolarmente ri-
levante perchè con questo metodo possono essere generate coerenti armoniche di
un’onda fondamentale. Le equazioni del sistema (2.27) sono in questo caso ri-
dotte a 2 in quanto si ha la degenerazione diω1 ed ω2 che vengono a idenficar-
si in ωFF . Nell’approssimazione di pompa costante, l’equazione da integrare è
semplicemente:
A3(L) = ASHG(L) =2ideffω2
3
k3c2 A2FFei∆kz (2.48)
46 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
L’integrazione traz= 0 ez= L porta a:
ASHG(L) =2ideffω2
3A2FF
k3c2
∫ ∞
0ei∆kzdz=
2ideffω23A2
FF
k3c2
(ei∆kL−1
i∆k
)2
(2.49)
Per cui per l’intensità si ha :
ISHG=8d2
effω23 I2
FF
n1n2n3ε0c2
∣∣∣∣∣ei∆kL−1
∆k
∣∣∣∣∣
2
(2.50)
L’espressione in modulo può essere riscritta come segue:
∣∣∣∣∣ei∆kL−1
∆k
∣∣∣∣∣
2
= L2sin2(∆kL/2)(∆kL/2)2 = L2sinc2(∆kL/2) (2.51)
Si può notare che l’efficienza del processo decresce all’aumentare di |∆k|L: il
motivo è che seL è più grande di circa 1/∆k, l’onda di uscita può andare fuori
fase rispetto alla sua polarizzazione forzante. Per questa ragione si definisce il pa-
rametro lunghezza di coerenza comeLcoh= 2/∆k. Solo in caso di perfettophase
matchingcon(nω −n2ω) = 0 l’intesità cresce con la lunghezza del cristallo secon-
do l’espressioneISHG= Γ2IFFL2.
Figura 2.7: Andamento dell’intensità della seconda armonica in funzione del phase
mismatch
2.4. Effetti non lineari del secondo ordine 47
2.4.2 Generazione di frequenza somma eup conversion
Assumiamo di iniettare nel cristallo due campi alle frequenzeω1 e ω2; per il pro-
cesso di generazione di frequenza somma (SFG -Sum Frequency Generation) si
verrà a generare un terzo campo aω3 = ω1+ω2; qualoraω2 = ω1 il processo è
quello già descritto di generazione di seconda armonica (SHG -Second Harmonic
Generation). Nela caso più generale, per modellizzare il processo sulla base del
sistema (2.26) assegnamo dei valori iniziali per i campiA1 eA2 mentre il terzo non
è ancora presente:A3(0) = 0. Come ulteriore semplificazione consideriamo che
uno dei due campi in ingresso, in questo caso il campoA1, sia molto più intenso
degli altri e che quindi la sua popolazione di fotoni non subisca uno svuotamento
significativo; sotto queste condizioni si parla più propriamente diup-conversion.
Sotto tali condizioni semplificative il sistema di accoppiamento dei campi si
riduce a:
∂A1(z)∂z
= 0
∂A2(z)∂z
=−ideffω2
cn2A∗
1A3(z) ·e−i∆kz
∂A3(z)∂z
=−ideffω3
cn3A1A2(z) ·ei∆kz
(2.52)
Le ultime due equazioni del sistema sono riscrivibili8 in un’unica equazione
differenziale funzione solo del campoA3(z) e del campo costanteA1. Per un’
ulteriore semplificazione, dato che verrà a comparire il termineA21, è possibile
esprimere il primo campo in intensità,I1 =12
cε0n1|A1|2, così da ottenere
∂ 2A3
∂z2 = i∆k∂A3
∂z−Γ2A3 (2.53)
dove il fattoreΓ2 include l’intensità del campo aω1.
Γ2 =2d2
effω2ω3
c3ε0n1n2n3I1 (2.54)
Da notare che nell’equazione (2.53) non è presente il campo oscillante a pulsazione
ω2 dato che ad ogni suo fotone è associato un fotone adω3 e quindi la descrizio-
ne delle due propagazioni è, a parte una costante, identica. Inserendole condi-
zioni al contorno precedentemente introdotte si giunge alle seguenti soluzioni per
8Sostituendo la seconda equazione nella terza dopo che quest’ultima è stata derivata.
48 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
l’intensità dei campi propaganti:
I3(z) = 2d2
effω2ω3
c3ε0n1n2n3I1 · I20 ·
∣∣∣sin(gz)
g
∣∣∣2
I2(z) = I20 · |cos(gz)|2(2.55)
con
g=
√∆k2
4+Γ2 (2.56)
Analizzando le soluzioni è evidente la dipendenza del campo della frequenza
somma dal parametrodeff; in un materiale non dotato di polarizzazione non linea-
re di secondo ordine, come ad esempio i materiali centrosimmetrici, questo pro-
cesso risulterebbe impossibile. Condeff non nullo, invece, si ha istantaneamente
generazione dell’onda a pulsazioneω3.
I20
L
z
I2
I3
Figura 2.8:Andamento dei campi in un cristallo non lineare.
Ora focalizziamo l’attenzione sulla modulazione sinusoidale delle intensità dei
campi: siaI2 cheI3 risultano, infatti dipendenti da termini oscillanti in controfase.
Nella propagazione, quando il terzo campo raggiunge l’intensità massima, il se-
condo campo risulta annullato; continuando a propagare lo scambio di energia tra i
fasci si inverte a ricostituire l’onda di frequenzaω2 ed annullare quella a frequenza
ω3.
2.4. Effetti non lineari del secondo ordine 49
Il massimo perI3(z) si osserva qualoragz risulti pari a multipli diπ2
, ovvero,
avendo fissato9 ∆k= 0, si ha perz= L =lπ2g
=lπ2Γ
.
Ma una volta fissato il valore di lunghezza ottimaleL del cristallo occorre
analizzare l’effetto di un eventualephase mismatchpresente. Per comodità con-
viene riscrivere l’equazione di propagazione dell’intensità per il terzocampo nel
seguente modo, esplicitandoL come parametro:
I3(z) = 2d2
effω2ω3
c3ε0n1n2n3I1I20L
2sinc2(
gL)
(2.57)
dato che ∣∣∣∣∣sin(gL)
gL
∣∣∣∣∣
2
=
∣∣∣∣∣sin[π/2
√(∆kL/π)2+1]
π/2√
(∆kL/π)2+1
∣∣∣∣∣
2
(2.58)
Risulta così evidente che uno spostamento dalla condizione diphase matching
ottimale ha l’effetto di abbattere velocemente la generazione del campo pulsante
ad ω3. Ricordiamo che una delle premesse alla trattazione svolta è che il campo
A1 sia molto più intenso del secondo campo in ingresso al cristallo, e il fatto che
non sia stata presentata una descrizione dell’evoluzione dell’intensità per questo
fascio non vuole dire che non presenti variazioni10. Anzi, nel caso in cui non si
verifichi la condizioneI1≫ I2 i meccanismi di conversione risultano meno semplici
e l’efficienza del processo ne risente.
2.4.3 Generazione di frequenza differenza
L’altro processo che si può verificare è inverso rispetto a quello fin quipresentato:
la generazione di frequenza differenza (DFG -Difference Frequency Generation).
Il fotone associato al campo elettromagnetico oscillante alla frequenza più elevata
possiede un’energiahω3 pari alla somma dihω1 e di hω2 ed è quindi possibile, sul-
la base di una serie di condizioni che devono essere sempre soddisfatte, che questo
stesso fotone si suddivida nei due ad energia più bassa. Bisogna tenere presente,
tuttavia, che, per il caso delle onde piane, tale fenomeno non si può verificare se
il fascio a cui è associata la pulsazioneω3 propaga da solo, cioè senza un ulterio-
9Per minimizzareg massimizzando il termine entro il modulo.10L’intensità del campoA1 varia in fase con l’intensità del campoA2 per bilanciare
energeticamente la crescita del campo alla frequenza somma.
50 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
re fascio, in quanto la polarizzazione non lineare, (2.22), sarebbe definita da due
porzioni dello stesso fascio ad identica pulsazione11 e quindi costante.
Perciò è necessario che ci sia una delle due componenti caratterizzate dafotoni
meno energetici per poter ottenere, attraverso la differenza, l’altro fascio. Si può
esprimere più correttamente il bilancio delle energie come segue:
hω3+ hω2 = 2· hω2+ hω1 (2.59)
in una relazione che è solo formalmente differente dall’espressionehω3− hω2 =
hω1.
hω2 hω2
hω3hω1
Figura 2.9:Bilancio delle energie dei fotoni tramite schematizzazione a livelli virtuali.
Un’ulteriore possibilità di osservare questo effetto si verifica con la generazio-
ne di frequenza differenza tra componenti spettrali diverse di uno stesso impulso.
La condizione necessaria perchè si possa realizzare tale fenomeno è che l’impulso
in ingresso sia a banda estremamente larga, in modo che le code spettrali possano
interagire.
Nel caso in cui la generazione di frequenza differenza avvenga traun primo fascio
molto energetico ed un secondo più debole e di pulsazione inferiore, il processo
è denominatoAmplificazione ottica parametrica[15]; in questo caso i tre campi
possono essere così ridefiniti:
• pompa, il fascio in ingresso a frequenza più elevata,ωp, caratterizzato anche
da una maggiore intensità rispetto al secondo fascio in ingresso al cristallo;
11Si ottiene, infatti, un diverso fenomeno non lineare, dettorettificazione ottica, per il quale nel
materiale si genera un campo elettrico costante a fronte dell’annichilazionedi due fotoni.
2.4. Effetti non lineari del secondo ordine 51
• segnale, il secondo fascio in ingresso al cristallo, di pulsazioneωs, anche
molto debole;
• idler, il fascio in uscita risultante dalla frequenza differenzaωi = ωp−ωs.
OPA
Pompa
Segnale
Idler
ω3
ω1
ω2 = ω3−ω1
Figura 2.10:Amplificazione ottica parametrica.
Per descrivere questo fenomeno si parla di amplificazione in quanto il segnale
può essere amplificato di svariati ordini di grandezza purchè si possa disporre di
un fascio di pompa sufficientemente intenso; con l’amplificazione del segnale si
viene a generare anche il terzo fascio, l’idler, la cui intensità ha un andamento
paragonabile a quella del segnale stesso.
Per trattare l’amplificazione parametrica riprendiamo le equazioni del sistema
di accoppiamento (2.27) che, sempre considerando un’approssimazione di onde
monocromatiche e una pompa molto intensa, che comporta il fatto di considerarla
sostanziamente costante, può essere riformulato come:
∂As(z)∂z
=−ideffωs
cnsAi(z)
∗Ap ·e−i∆kz
∂Ai(z)∂z
=−ideffωi
cniAs(z)
∗Ap ·e−i∆kz
∂Ap(z)
∂z= 0
(=⇒ Ap(z)≃ costante
)
(2.60)
in questo caso ilphase mismatchviene definito dalla relazione
∆k= kp−ks−ki (2.61)
52 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
Indichiamo le condizioni al contorno, che descrivono l’iniezione dei campi
di pompa e segnale con il primo molto più intenso del secondo:Is(z= 0) = Is0,
Ii(z= 0) = 0 e Ip(∀ z) = Ip. Ripercorrendo gli stessi passaggi descritti nel pa-
ragrafo precedente per l’up-conversion, cioè effettuando la derivata della prima
equazione del sistema e sostituendoci la seconda, si giunge a descrivere l’effetto di
amplificazione sul segnale con l’equazione differenziale:
∂ 2As
∂z2 =−i∆k∂As
∂z+Γ2As (2.62)
conΓ definito come
Γ2 =2d2
effωsωi
c3ε0nsninpIp (2.63)
La propagazione del campo relativo alla pulsazioneωi è descritta da un’equazio-
ne del tutto simile dato che, una volta che il fascio di idler viene generato, questo
concorre al processo tramite la differenzaωp −ωi = ωs aumentando a sua volta
il numero di fotoni del fascio di segnale e di conseguenza incrementando i pro-
pri. Quindi, avendo innescato due diversi meccanismi di generazione di frequenza
differenza ci si aspetta una crescita esponenziale dell’intensità di idler esegnale;
questa analisi quantitativa viene confermata dalle soluzioni esatte per i campi in
questione:
Is(z) = Is0
{1+
[Γg
sinh(gz)
]2}
Ii(z) =ωi
ωsIs0
[Γg
sinh(gz)
]2} (2.64)
con il fattore g che differisce dal caso precedente, equazione (2.56), ma che
comunque resta pari aΓ in caso di perfettophase matching:
g=
√Γ2− ∆k2
4(2.65)
L’annullamento del∆k agisce massimizzandog e quindi rendendo molto più
grande il guadagno di segnale, dato che la funzione sinh(x)/x diverge perx
tendente all’infinito.
La crescita esponenziale dei fasci di segnale e di idler all’aumentare del percor-
so nel cristallo, già sottolineata precedentemente, risulta quindi confermata dalla
soluzione esatta dell’evoluzione delle intensità: è il termine di seno iperbolico,
2.4. Effetti non lineari del secondo ordine 53
in dipendenza dal termine g che decresce all’aumentare delphase mismatch, che
descrive tale comportamento dei fasci in regime di amplificazione parametrica.
Dopo aver percorso una distanza L nel cristallo non lineare per∆k = 0, g = Γnell’approssimazione di grande guadagnoΓL >> 1
Is(L)≈14
Is0e2ΓL
Ii(L)≈ωi
4ωsIs0e2ΓL
(2.66)
Trattandosi di un meccanismo di amplificazione è definibile un fattore di
guadagnoG(z) come:
G(z) =Is(z)Is0
(2.67)
Nel caso in cui si ottenga l’adattamento della fase e si consideri un grande gua-
dagno,Γz≫ 1, G(z) si può esprimere attraverso la più semplice e significativa
espressione:
G(z) = 1+sinh2(Γz)≃ 14
e2Γz (2.68)
che, non solo evidenzia la dipendenza esponenziale dell’amplificazione dal per-
corso nel cristallo, ma anche, essendoΓ ∝√
Ip, dall’intensità del fascio di
pompa.
Dopo una sufficiente propagazione nel cristallo non lineare, le intensità dei fa-
sci di segnale e di idler raggiungono valori tali da rendere inapplicabilela semplifi-
cazione di considerare che il fascio di pompa sia soggetto ad un basso svuotamento
nel processo di amplificazione; in queste condizioni le intensitàIs e Ii non aumen-
tano più avendo raggiunto la saturazione del guadagno. Sperimentalmente,risulta
possibile ottenere efficienze massime di circa il 40% di svuotamento della pompa.
Il set upche implementa l’amplificazione parametrica è dettoOPA, Optical
Parametric Amplifier; la sovrapposizione temporale viene ottenuta grazie ad una
linea di ritardo che permette di uguagliare i cammini ottici degli impulsi. I fasci
vengono quindi focalizzati12 in moto tale da ottenere densità di potenza sufficien-
temente elevate da poter innescare l’effetto non lineare di generazione difrequenza
differenza.12Tipicamente il fuoco non è localizzato all’interno del mezzo non lineare, maabbastanza lontano
da non ottenere densità di potenza superiori alla soglia di danneggiamento del cristallo stesso.
54 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
2.5 Effetti non lineari del terzo ordine
Nei materiali centrosimmetrici non lineari il potenziale anarmonico non presenta
termini di spostamento dall’equilibrio dipendenti da potenze dispari e quindiè il
termine∝ x4 a variare la forza di richiamo della nuvola elettronica verso il nucleo.
U(x)
B< 0
x
Figura 2.11:Potenziale di richiamo della nuvola elettronica in funzione dello spostamento
dall’equilibrio. Viene evidenziato l’effetto dell’anarmonicità tipica di materiali non lineari
centrosimmetrici.
Se la curvatura del potenziale diminuisce è più facile, per un campo esterno,
deformare il sistema e questo si traduce in un aumento dell’indice di rifrazione.
La polarizzazione non lineare del terzo ordine è:
PNL(z, t) =34
ε0χ(3)|A(z, t)|2A(z, t) (2.69)
e in caso di effetto dovuto ad un solo campo incidente i termini complessieik0z e
e−ik0z si semplificano; il vettore d’onda della polarizzazionekp è quindi uguale a
quello dell’onda incidentek0 e si ottiene automaticamente la condizione diphase
matchingper i fenomeni descritti di seguito13.
2.5.1 Automodulazione di fase
L’automodulazione di fase,SPM da Self Phase Modulation, è un processo non
lineare estremamente utile dato che permette di estendere la banda spettrale di un
13Necessario, invece, per altri effetti non lineari del terzo ordine, quale la generazione di terza
armonica che non verrà trattata in dettaglio.
2.5. Effetti non lineari del terzo ordine 55
impulso, purché questo sia sufficientemente intenso, e arrivare alle condizioni di
poter avere un impulso di durata estremamente ridotta.
Ricordiamo che, per un’onda piana monocromatica:
D = ε0E+P= ε0E+PL +PNL (2.70)
e quindi esplicitando la polarizzazione non lineare del terzo ordine e applicando la
definizione di indice di rifrazione per il termine lineare:
D = ε0
[1+χL +
34
χNL|E|2]E = ε0[n
20+δn2
0]E (2.71)
con la quantitàδn20 che, seppur piccola è approssimabile al primo ordine come
34
χNL|E|2 = δn20 ≃ 2n0δn= 2n0nNL|E|2 (2.72)
dove
δn=38
χNL
n0|E|2 = nNL|E|2 (2.73)
La dipendenza dell’indice di rifrazione da|E|2 è poi riconducibile ad un le-
game con l’intensità. Infatti la considerazione cheI(t) =12
nε0c|E(z, t)|2 porta a
concludere definendo:
n= n0+n2I(t) con n2 =2nNL
nε0c(2.74)
Questo fenomeno, per cuin dipende linearmente dall’intensità dell’onda elettroma-
gnetica incidente nel materiale, è dettoeffetto Kerred è direttamente responsabile
dell’automodulazione di fase.
Consideriamo ora la propagazione in un mezzo caratterizzato da non linearità
del terzo ordine; il vettore d’onda nella direzione di propagazione diventa:
k=ω0n
c=
ω0
c
[n0+n2I(t)
](2.75)
La fase dell’impulso, propagando per un trattoL è
φ(t) = φL +φNL = ω0t −ω0
c
[n0+n2I(t)
]L (2.76)
con
φNL(t) =−ω0
cn2I(t)L (2.77)
56 Capitolo 2. Richiami di ottica non lineare
La fase non lineare produce un allargamento spettrale di cui non è possibile
definire una forma analitica, ma che è comunque calcolabile numericamente grazie
al teorema di Parseval:
S(ω) =
∣∣∣∣∫ +∞
−∞E(t)ei(ω0t+φNL(t))e−iωtdt
∣∣∣∣2
(2.78)
doveS(ω) è lo spettro in intensità.
Una visione intuitiva dell’allargamento spettrale si può comunque dare facendo
riferimento alla frequenza istantaneaω(t) dell’impulso, che viene descritta da
ω(t) = ω0+δω(t) (2.79)
dove
δω(t) =ddt
φNL(t) (2.80)
e quindi proporzionale alla derivata dell’intensità nel tempo.
Osservando la figura2.12e con l’assunzione chen2 > 0 si nota come, sul fronte
di salita dell’impulso, vengano generate frequenze più basse rispetto a quelle di
partenza dato cheδω < 0; il contrario avviene al diminuire dell’intensità. Quindi
l’impulso in uscita dal cristallo presenterà unchirp positivo: temporalmente le
componenti spettrali a frequenza più bassa precederanno quelle a frequenza più
alta; compensare questo sfasamento porta ad ottenere impulsi molto brevi.
Sempre con riferimento alla figura2.12, si può notare che lo stesso valore
di δω si ottiene a tempi differenti; questo implica che lo spettro allargato risul-
ta anche modulato dall’interferenza di frequenze uguali generate in diversi istanti
dell’impulso.
È tuttavia presente una limitazione all’approccio di generare automodulazione
di fase in un materiale monolitico; consiste nel fatto che gli impulsi hanno, tipi-
camente, un profilo spaziale in intensità di forma gaussiana e quindi con code che
non raggiungono intensità significative per ottenere l’allargamento spettrale.
2.5.2 Altri fenomeni del terzo ordine
Oltre all’automodulazione di fase possiamo accennare ad altri due fenomeni dovuti
alla polarizzazione non lineare del terzo ordine che presentano aspetti di una certa
rilevanza:
2.5. Effetti non lineari del terzo ordine 57
t
t
I(t)
δω
ω(t) = ω0+δω
Figura 2.12:Andamento dell’intensità dell’impulso nel tempo e generazione di nuove
frequenze.
• la Generazione di terza armonica, che si verifica per l’interazione di tre fo-
toni a pulsazioneω con l’effetto di produrre un solo fotone di pulsazione
3ω ;
• Il Self focusing, che invece è un fenomeno, come la SPM, dovuto all’effetto
Kerr. Il fascio gaussiano è sottoposto ad una focalizzazione dovuta al fatto
che la parte centrale del fascio, più intensa, propaga con un indice di rifra-
zione maggiore di quello percepito dalle code: l’effetto complessivo subito
dal fascio è analogo a quello che si verifica nell’attraversamento di una lente
convessa. Nel caso di utilizzo di fasci molto intensi occorre tenere conto di
questo fenomeno che può avere effetti non trascurabili.
Capitolo 3
Realizzazione della pompa
Raman tunabile
In questo capitolo illustreremo il sistema realizzato in questo lavoro di tesi, descri-
vendo la sorgente laser di impulsi ultrabrevi e la realizzazione dell’amplificazione
ottica parametrica e della compressione spettrale attraverso cui si sono ottenuti im-
pulsi utilizzabili come pompa Raman tunabile.
Nel primo paragrafo tratteremo gli aspetti connessi alla sorgente laser; discute-
remo preliminarmente alcuni aspetti relativi agli impulsi ottici: vedremo come la
propagazione in un mezzo dispersivo altera le caratteristiche dell’impulso e alcuni
metodi tramite i quali gli impulsi possono essere compressi.
Verrà, quindi, descritta la generazione e l’amplificazione di impulsi laser alfem-
tosecondo, illustrando le tecniche dimode-lockinge CPAsu cui si basa il sistema
laser, costituito da un oscillatore e un amplificatore al Ti:Sa, utilizzato in labo-
ratorio. Infine, ci si soffermerà brevemente sulle tecniche di misura delladurata
dell’impulso.
Nel secondo paragrafo entreremo nel vivo del set up realizzato. Descriveremo
dapprima alcuni aspetti generali dell’amplificazione ottica parametrica con fasci
monocromatici, illustreremo, quindi, brevemente, alcune problematiche relativeal-
l’amplificazione parametrica con impulsi ultrabrevi;Successivamente verrà descrit-
to il funzionamento dell’amplificatore ottico parametrico nel sistema realizzato, il-
lustrando in dettaglio l’apparato di generazione del segnale, lo schema costruttivo
e il sistema di regolazione dei due stadi di amplificazione;
60 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Figura 3.1:Foto del sistema realizzato
Nel terzo paragrafo illustreremo l’ultimo stadio del sistema realizzato per raggiun-
gere la compressione spettrale, necessaria ad avere impulsi al picosecondo sincro-
nizzati con gli impulsi al femtosecondo in uscita dall’amplificatore al Ti:Sa. Ver-
ranno sinteticamente esposte alcune tecniche generalmente utilizzate per ottenere
impulsi a banda stretta, motivando le nostre scelte al riguardo.
Si tratterà, quindi, del meccanismo alla base della compressione spettrale con
la generazione di seconda armonica in cristalli lunghi in presenza di grande GVM,
e della sua implementazione sperimentale.
3.1 La sorgente laser
3.1.1 Impulsi ottici
Nella descrizione degli impulsi ottici il campo elettrico viene trattato secon-
do il modello di onda sinusoidale di frequenzaν , detta portante, modulata
3.1. La sorgente laser 61
temporalmente da un inviluppo:
E(z, t) = ℜ{E(z, t) ·ei2πνt} (3.1)
la notazione esponenziale si rende molto utile nel calcolo delle trasformate di Fou-
rier per portare l’informazione temporale nel dominio delle frequenze, in quanto
l’operazione di parte reale può essere omessa nell’applicazione di operatori linea-
ri.
Partendo da uno spettro del campo elettrico in funzione della frequenzaS(ν), si
può ottenere la forma temporale dell’impulso,s(t), applicando l’antitrasformata di
Fourier:
s(t) =∫ ∞
−∞S(ν) ·ei2πνtdν (3.2)
Questa operazione matematica porta ad ottenere l’impulso di durata minima possi-
bile per una certa forma spettrale con una data larghezza di banda. Sebbene ponga
un limite inferiore alla durata dell’impulso, lo spettro dell’impulso stesso non può
essere usato per misurare la durata temporale, in quanto esso non contieneinfor-
mazioni relative alla fase.
La propagazione in un materiale infatti introduce un termine di fase dovuto alfatto
che l’indice di rifrazione dipende dalla frequenza di oscillazione dell’onda elettro-
magnetica propagante.
Quando un impulso ha la minima variazione di fase lungo il suo spettro e il mini-
mo prodotto∆t∆ν relativamente alla sua forma, si dice che lo spettro di partenza è
limitato per trasformata di Fourier, otransform limited(TL)1.
I principali parametri di caratterizzazione di un impulso sono: la frequenza centra-
le e la forma dello spettro, l’energia, la potenza di picco, il tasso di ripetizione e la
durata dell’impulso.
Propagazione di un impulso in un mezzo dispersivo
Quando un impulso ottico si propaga in un mezzo trasparente dispersivo subisce
una distorsione di fase che induce un aumento della sua durata temporale. Questo
fenomeno è dovuto alla dispersione della velocità di gruppo nel mezzo e diventa
1Gli spettri gaussiani TL sono quelli per cui il prodotto∆t∆ν è minimo rispetto ad altre possibili
forme spettrali
62 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
più significativo al diminuire della durata degli impulsi, quindi all’aumentare della
banda.
Per analizzare il fenomeno consideriamo un impulso con inviluppo Gaussiano,
e ne effettuiamo la trasformata di Fourier in frequenza che può essere scritta come:
E0(ω) = e−(ω−ω0)
2
4Γ (3.3)
Dopo aver attraversato una distanzax nel mezzo lo spettro diventa:
E(ω ,x) = E0(ω)e−ik(ω)x (3.4)
In cui il vettore d’ondak(ω) dipende dall’indice di rifrazionen(ω) secondo la
relazionek= ωn/c.
Sviluppandok in serie di Taylor con punto di partenzaω0 e considerando i
primi due termini, l’espressione dello spettro a distanzax diventa2
E(ω ,x) = e
[−ik(ω0x)−ik′x(ω−ω0)−
(1
4Γ+ik′′2
)(ω−ω0)
2]
(3.5)
in cui k′ e k′′ sono rispettivamante la derivata prima e seconda calcolata inω0
di k rispetto adω .
Antitrasformando si ottiene per l’inviluppo temporale:
E(t,x) =
√Γ(x)
πe
iω0
(t− x
vφ (ω0)
)
e−Γ(x)
(t− x
vg(ω0)
)2
(3.6)
In cui abbiamo indicato convφ la velocità di fase:vφ (ω0) =ωk
∣∣ω0
e convg la
velocità di gruppo:vg =dωdk
∣∣ω0
, mentre 1Γ(x) =
1Γ +2ik′′x.
Dal secondo termine dell’equazione3.6 si può vedere che l’impulso dopo
aver percorso una distanzax in un mezzo dispersivo è ritardato dix/vg, e che il
suo fattore di forma GaussianoΓ(x) risulta modificato durante la propagazione in
quanto dipende dalla dispersione della velocità di gruppo o GVD (Group Velocity
Dispersion), ovvero da:
k′′ =d2kdω2
∣∣∣ω0
=d
dω1
vg(ω)
∣∣∣ω0
(3.7)
Se si esplicitaΓ(x)
2la condizione∆ω << ω0 non è strettamente soddisfatta dagli impulsi più corti
3.1. La sorgente laser 63
Γ(x) =Γ
1+4Γ2k′′2x2 − i2Γ2k′′x
1+4Γ2k′′2x2 (3.8)
e si inserisce3.8 nel secondo termine dell’eq3.6, si ottiene un’espressione
chiara dell’effetto della dispersione del mezzo sulla propagazione dell’impulso:
exp
[Γ
1+4Γ2k′′2x2
(t − x
vg
)2
− i2Γ2k′′x
1+4Γ2k′′2x2
(t − x
vg
)2]
(3.9)
La parte reale dell’equazione3.9è una funzione Gaussiana ritardata, il cui fat-
tore di forma è sempre minore diΓ, fatto che sta ad indicare un allargamento della
durata temporale dell’impulso. La parte immaginaria rappresenta invece la fase,
la cui derivata temporale è la frequenza istantaneaω(t) = ∂Φ/∂ t. Quindi si ottie-
ne che nell’attraversare un mezzo trasparente la fase cambia, per cui la frequenza
istantanea non è più costante e pari alla frequenza centraleω0 come nel caso del-
l’impulso trasform-limited[16]. In questo caso si dice che l’impulso ha unchirp.
Nell’equazione3.9 si osserva che la parte immaginaria contiene un termine qua-
dratico nel tempo, per cui l’andamento della frequenza istantanea è lineare. Se il
coefficiente angolare, che dipende dalla dispersione (GVD) introdotta dal mezzo
trasparente, è positivo, cosa che di solito accade nella regione spettraledel visibile e
vicino infrarosso, l’impulso ha unchirp positivo, ovvero le componenti a frequenza
maggiore sono in ritardo rispetto a quelle a frequenza minore. Quindi nell’attra-
versare un mezzo trasparente l’impulso viene ritardato, la sua durata aumenta ed
acquista unchirp. Osserviamo tuttavia che unchirp può anche essere introdotto
nell’attraversare un mezzo dispersivo a causa di effetti non lineari del terzo ordine,
in particolare per l’automodulazione di fase (SPMSelf-Phase Modulation), come
visto in2.5.1.
Metodi di compressione dell’impulso
Tipicamente, la dispersione introdotta dai materiali è positiva. Per comprimere gli
impulsi occorre, quindi, introdurre unchirp negativo. Per ottenere questo risultato
si può utilizzare la dispersione radiale che si produce in funzione delle frequenze
in modo da sfasare opportunamente le componenti. Le due tecniche principali
utilizzate a questo scopo prevedono l’uso, rispettivamente, di reticoli di diffrazione
o di prismi [17, 18].
64 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Nella compressione con i reticoli si sfrutta la riflessione di ordinem=−1. Gli
angoli per i quali questa si verifica si ottengono dalla legge di Bragg:
sinθ mr = sinθi +m
λd
(3.10)
conθi angolo di incidenza,θr angolo di diffrazione ed che indica il passo del reti-
colo. All’ordine m=−1 si ha una maggior deflessione delle componenti spettrali
alle frequenze più basse; posizionando opportunamente un secondo reticolo è pos-
sibile aumentare il percorso ottico di queste frequenze, ritardandole in modo tale da
farle arrivare insieme a quelle di frequenza maggiore. Per annullare la dispersione
spaziale così introdotta può essere usata una seconda coppia di reticolioppure uno
specchio per retroriflettere il fascio.
m=-1
w w2 1>
w2
w1
Reticolo didiffrazione
M
Figura 3.2: Compressione a reticoli di diffrazione. È necessario che lariflessione di
ordine -1 sia a sinistra della verticale (linea tratteggiata).
Il problema principale che pone questo sistema di compressione è la bassa
efficienza in riflessione all’ordinem=−1 del reticolo.
L’altro sistema, la compressione con una coppia di prismi, è più conveniente
dal punto di vista dell’efficienza se si utilizzano dei prismi tagliati in modo tale
da permettere al fascio di incidere all’angolo di Brewster. In questo caso si sfrutta
la normale dispersione angolare che avviene nell’attraversamento di un prisma. Si
ottiene una GVD negativa in quanto le componenti alle lunghezze d’onda maggiori
attraversano una quantità maggiore di materiale propagando nel secondoprisma.
E’ quindi necessario distanziare opportunamente gli apici dei due prismiin modo
3.1. La sorgente laser 65
da compensare ilchirp positivo determinato nella propagazione perlo spessore di
materiale attraversato nei prismi comune a tutte le frequenze.
l
b
Figura 3.3:Schema di un compressore a prismi.
La dispersione al secondo ordine che viene introdotta da questo sistema è:
∂ 2φ∂ω2 =
λ 3
2π2c2
∂ 2P∂ω2 (3.11)
con
∂ 2P∂λ 2 = 4
[∂ 2n∂λ 2 +(2n−n−3)
(∂n∂λ
)2]l sinβ −8
(∂n∂λ
)2
l cosβ (3.12)
Sono evidenti due termini, il primo, responsabile della dispersione positiva,preva-
le per distanzel piccole; il secondo che, invece, compensa ilchirp positivo e che
diventa decisivo oltre una certa distanza tra gli apici dei prismi. Un ulteriore van-
taggio della compressione a prismi è che viene compensata anche la dispersione
del terzo ordine (TOD ovveroThird Order Diffraction), cosa che non avviene con
i reticoli.
Un’ulteriore tecnica per la compressione degli impulsi utilizza i cosiddettichir-
ped mirrors, specchi realizzati mediante un’opportuna progettazione dello spessore
degli strati dielettrici e della loro disposizione che permette di compensare la fase
spettrale;
Tutti questi sistemi possono essere utilizzati anche per la compressione
dell’impulso già nella cavità di un laser Ti:Zaffiro operante inmode locking.
66 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
3.1.2 Generazione ed amplificazione di impulsi al femtosecondo
Gli impulsi al femtosecondo utilizzati in laboratorio sono generati da una sorgente
di impulsi laser a 800nm e di durata di circa 50f s. L’energia di ogni impulso
generato raggiunge i 3,5mJ che equivale ad una potenza media, nell’arco dei 50
f s, di ben 70GW. Dato che l’emissione avviene alla cadenza di 1 kHz la potenza
media in continua è di 3,5W.
La sorgente laser è composta di due parti principali: oscillatore e amplificatore.
Nell’oscillatore si stabilisce il regime impulsato, tramite l’agganciamento dei modi
longitudinali, si instaura cioè il regime dimode-locking[19]. Gli impulsi così pro-
dotti vengono quindi amplificati con la tecnica detta CPA, ovveroChirped Pulse
Amplification.
Oscillatore
In una cavità risonante l’interferenza porta alla formazione di onde stazionarie. I
modi longitudinali della cavità sono quelli per cui la distanza L tra gli specchiè
uguale ad un multiplo della metà della lunghezza d’onda:L = qλ2 . Tutte le altre
lunghezza d’onda sono soppresse dall’interferenza distruttiva. Il regime dimode-
lockingsi ha quando i modi longitudinali presenti in una cavità hanno una precisa
relazione di fase per cui i battimenti risultano nella creazione di impulsi. Infatti il
campo nella cavità si può scrivere come:
E(t) =+n
∑−n
Ekei(ωkt+φk)
Se le fasi non sono tra di loro correlate l’output del laser è un segnale continuo la cui
intensità ha un andamento irregolare. Se invece le fasiφk sono correlate secondo
φk−φk−1 = a cona costante i modi (che nel caso dell’espressione sopra indicata
sono 2n+ 1) si sommano in modo costruttivo e vanno a formare un impulso. Il
campo elettrico totale, in questo caso, si scrive, prendendo uguale a 0 per semplicità
il valore della fase centrale e indicando con∆ω la distanza in frequenza fra due
modi longitudinali successivi, considerando le ampiezze tutte uguali:
E(t) =+n
∑−n
E0ei[(ω0+k∆ω)t+ka]
3.1. La sorgente laser 67
ed esso può essere calcolato come somma della serie geometrica di ragione
ei(∆ωt+a), ottenendo:
E(t) = E0sin[(2n+1)(∆ωt +a)/2]
sin[(∆ωt +a)/2]ei(ω0t+a)
In figura3.4 sono mostrati rispettivamente i casi in cui sono presenti 3 modi,
con faseφn = 0, 10 modi conφn = 0 e 10 modi con fasi casuali.
0 50 100 150 200020406080100
0 50 100 150 200020406080100
0 50 100 150 200020406080100
a)
Inte
nsità
(uni
t.arb
.)
b)
Tempo (unit.arb.)
c)
Figura 3.4: Influenza della relazione di fase tra i modi sull’intensità risultante
dell’oscillazione:a 3 modi in faseb 10 modi in fasec 10 modi con fasi casuali
In una cavità la differenza di frequenza tra due modi longitudinali consecutivi
è
∆ν =c
2L(3.13)
Il treno di impulsi generato dall’agganciamento dei modi ha una frequenza di
ripetizione pari all’inverso del tempo impiegato dalla luce per percorrere la cavità:
T = 2L/c ovvero pari alla distanza modale∆ν .
Sebbene parlare di agganciamento dei modi suggerisca una possibilità dide-
scrizione del fenomeno nel dominio delle frequenze, tale descrizione nonè con-
veniente per una comprensione immediata dei possibili processi per realizzazione
68 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Figura 3.5:Schema di principio del funzionamento di un assorbitore saturabile veloce per
il mode-lockingpassivo
pratica delmode-locking. Per capire come avviene l’instaurarsi di un regimme im-
pulsato conviene infatti passare ad una descrizione nel dominio del tempo.
Il principio alla base delmode-lockingè fornire un meccanismo per una modula-
zione dipendente dal tempo delle perdite o del gaudagno di una cavità laser[20].
Questa modulazione può essere attiva, ovvero introdotta mediante un dispositivo
guidato dall’esterno3; oppoure passiva: in questo caso il sistema si automodula
sfruttando gli effetti ottici non lineari di alcuni materiali.
Tuttavia il mode-lockingattivo non viene usato per produrre gli impulsi ultrabrevi
(∼ f s) in quanto la rapidità della modulazione è limitata dal tempo di risposta del
dispositivo che la induce.
Per quanto riguarda ilmode-lockingpassivo, invece, il principio base è l’utilizzo di
un assorbitore saturabile, ovvero di un elemento la cui capacità di assorbimento è
ridotta in presenza di forti intensità. Gli assorbitori saturabili si definiscono veloci
o lenti a seconda del loro tempo di risposta, confrontato con la durata dell’impulso
ultrabreve prodotto. L’effetto di un assorbitore saturabile è quindi quello di favori-
re la propagazione nella cavità di un massimo dell’intensità rispetto alla radiazione
laser cw [21]. Quindi tipicamante una perturbazione viene amplificata dai passaggi
attraverso il materiale attivo.
3Tramite modulatori acustoottici o modulazione del laser di pompa.
3.1. La sorgente laser 69
Tuttavia, per generare impulsi estremamente brevi occorre un sistema passivo
che abbia una risposta virtualmente istantanea: quella impiegata nell’oscillatore
utilizzato è la diffusa tecnica diKerr-lens mode-locking(KLM). Questa è una
tecnica dimodelockingpassivo, che sfrutta l’effetto Kerr, o effetto lente, per
cui un fascio intenso con distribuzione spaziale gaussiana attraversando un
mezzo dispersivo viene focalizzato. Con un’opportuna apertura si tagliano le
code meno intense e si fa passare il picco di intensità. In cavità l’elemento
che agisce da lente variabile è la barretta di materiale attivo stessa; le code
dell’impulso, meno intense, sono quindi soggette ad una scarsa focalizzazione
che non permette l’attraversamento dell’apertura (fig.3.6) e vengono quindi
ulteriormente attenuate; la parte più intensa dell’impulso viene invece focaliz-
zata maggiormente e passa per l’apertura senza ulteriori attenuazioni. Questo
meccanismo permette di innescare ilmode lockingagendo sul profilo dell’impulso.
Il KLM può essere realizzato anche senza utilizzare un’apertura fisica, in quan-
to si ottiene lo stesso effetto utilizzando un fascio di pompa più piccolo del diame-
tro del modo trasverso in CW per la cavità [22], rendendo così sfavorita la CW
perche un impulso intenso vede un indice di rifrazione maggiore nel mezzo attivo
(questo è il principio di funzionamanto dell’oscillatore utilizzato in laboratorio).
Fascio più intenso
Fascio meno intenso
A
MaterialeKerr
Figura 3.6:Principio di funzionamento delKerr-lens mode locking. L’effetto lente varia
con l’intensità del fascio.
L’oscillatore utilizzato (Micra Coherent) impiega come mezzo attivo per il Kerr
lens mode-locking un cristallo di Ti:Sa, ovvero un cristallo di zaffiro (Al2O3) dro-
70 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
gato con ioni di titanio (Ti3+). Questo materiale ha il vantaggio di avere una banda
di guadagno molto larga, centrata circa intorno a 800nm. La possibilità di avere
bande spettrali ampie permette di generare impulsi di breve durata. Inoltrequesto
materiale ha una discreta resistenza al deterioramento anche a potenze abbastanza
alte.
Il Kerr lens mode lockingche si instaura nel cristallo non è sufficiente, da solo, a
raggiungere le durate volute; per fare questo occorre una coppia di prismi che, co-
me visto nel par.3.1.1, compensa le dispersioni spettrali introdotte dagli elementi
della cavità.
Ti:Zaffiro
Laser diPompa
Prismi
Apertura
Figura 3.7:Schema della cavità di un laser a Ti:Zaffiro funzionante in regime di mode
locking. Il materiale attivo è una barretta di zaffiro drogato con ioni di Titanio con le
facce tagliate a Brewster. In cavità, oltre all’apertura per innescare l’aggancio dei modi, è
presente una coppia di prismi per la compressione dell’impulso.
Nella configurazione tipica la seconda armonica di un laser a Neodimio4 pom-
pa la barretta di Ti:Zaffiro in modo da farle emettere il pettine di modi longitudinali
che ricade nella banda di guadagno centrata alla lunghezza d’onda di 800nm.
Per una lunghezza ottica della cavità,L, di 1.5m i modi risultano separati di 100
4Nd:YLF o Nd:YVO; la seconda armonica di questi laser è a 532nm.
3.1. La sorgente laser 71
MHz: all’interno della banda di guadagno di alcune decine di THz del Ti:Zaffiro
vengono amplificati centinaia di migliaia di modi longitudinali.
Amplificatore rigenerativo
Quando si vogliono amplificare gli impulsi in uscita da un oscillatore come quello
appena descritto, si ricorre alla tecnica dettaChirped Pulse Amplification(CPA),
ovvero amplificazione di impulsi che hanno unchirp [16].
Tale tecnica deve essere usata in quanto è molto difficile aumentare l’energia di
impulsi già molto brevi ed intensi, quindi con elevati valori di potenza di picco,
dato che si rischia di superare la soglia di danneggiamento ottico nei materiali
attivi.
Figura 3.8:Schema della tecnica di amplificazione CPA
Per questa ragione il processo di amplificazione passa per vari stadi: gli impul-
si estratti dall’oscillatore vengono allungati temporalmente da unostretcherfino
a raggiungere una durata di 50ps; solo a questo punto gli impulsi vengono am-
plificati e, successivamente, si procede a comprimerli in modo tale da eliminareil
chirp.
72 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Nd:YVO raddoppiatoin frequenza
Stadio dicompressione
AmplificatoreRigenerativo
OscillatoreTi:Zaffiro
Stretcher
Nd:YAG Raddoppiatoin frequenza
800 nm, 50 fs,3,5 mJ
Schema sorgentelaser - CPA
CW
76 Mhz
5nJ
1 kHz
Figura 3.9: Schema di principio della sorgente di impulsi, a Ti:Zaffiro con tecnica di
amplificazione CPA, utilizzata per l’esperimento.
Uno schema a blocchi del funzionamento dell’amplificatore, nel nostro caso un
Legend (Coherent), è mostrato nella figura3.9.
La sorgente, come già fatto notare, è costituita da un oscillatore a Ti:Zaffiro, che
740 760 780 800 820 840 8600,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.10:Spettro dell’impulso in uscita dall’amplificatore.
genera impulsi di circa 5nJ ad una cadenza di 76 MHz; tramite un sistema di estra-
zione a celle di Pockels viene amplificato un impulso ogni 76000.
3.1. La sorgente laser 73
L’amplificazione avviene tramite la CPA in un amplificatore rigenerativo il cui ma-
teriale attivo è sempre un cristallo di Ti:Zaffiro pompato da un laser a Nd:YAG in
regime diQ-switching[23] 5. Il laser in questione emette ad 1 kHz. Occorre tenere
presente che gli impulsi da amplificare e quelli di pompa devono essere opportu-
namente sincronizzati.
Lo spettro degli impulsi amplificati che si ottengono è rappresentato in figura3.10.
3.1.3 Misura della durata dell’impulso
Per poter risalire alla durata dell’impulso si ricorre ad una misura di
autocorrelazione per confrontare due repliche dell’impulso stesso.
Un metodo per ricavare la durata consiste nel rivelare la seconda armonica
generata da due repliche dell’impulso secondo una geometria non collineare. Il
fascio a frequenza doppia può essere generato, e quindi rivelato, solo quando i due
fasci si sovrappongono spazialmente e temporalmente su un cristallo non lineare;
per questo questa tecnica viene anche chiamatabackground free.
Si tratta di una misura molto valida soprattutto se si considerano impulsi di qualche
decina dif s; tuttavia non si ricavano informazioni sulchirp.
Il segnale rivelato è semplicemente:
Es(τ) =∫
I2ω(t,τ)dt = δ∫
Ip(t)Ip(t + τ)dt (3.14)
e la durata del singolo impulso si ricava facendo un’ipotesi sulla forma temporale
dell’impulso.
Un altro metodo, da preferire nel caso di impulsi< 20f s è l’autocorrelazione
interferometrica. Questa tecnica sfrutta la generazione di seconda armonica in geo-
metria collineare. Nel generare seconda armonica, infatti, le due repliche dell’im-
pulso fondamentale interferiscono permettendo di ricostruirne la durata. Quando
le due repliche sono perfettamente sovrapposte, la frequenza fondamentale inter-
ferisce costruttivamente e porta a generare una seconda armonica molto elevata;
introducendo, invece, uno sfasamento pari a mezza lunghezza d’onda, l’interferen-
za diventa distruttiva e non si ha generazione di seconda armonica. Continuando
a sfasare gli impulsi si succedono massimi e minimi fino a quando le due repliche
non sono più sovrapposte [24].
5I laser operanti inQ-switchingemettono impulsi brevi (decine dips)
74 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Valutando come varia l’intensità della seconda armonica al variare del ritardo
introdotto tra le due repliche è possibile calcolare la durata dell’impulso stesso.
Nel caso della misura degli impulsi emessi dal laser in laboratorio viene uti-
lizzato un autocorrelatore Ape Pulsecheck per ottenere un’autocorrelazioneback-
ground free. Le funzioni utilizzate per l’ipotesi sulla forma temporale dell’impulso
sonosech2 o una gaussiana. Per esempio, nel caso in cui si assume una forma gaus-
siana per l’impulso, la relazione tra FWHM dell’autocorrelazione e quella dell’im-
pulso è semplicementeFWHMI = FWHMAc/√
2. Nella figura3.11 è mostrata
l’autocorrelazione misurata per gli impulsi in uscita dal laser.
0 100 200 300 400 5000,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
ritardo(fs)
Figura 3.11:Autocorrelazione del’impulso in uscita dal laser
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 75
3.2 Gli stadi di amplificazione parametrica
3.2.1 L’amplificazione ottica parametrica
Approfondiamo ora l’amplificazione ottica parametrica ed alcuni aspetti dell’im-
plementazione pratica degli amplificatori parametrici. In particolare andiamo ad
analizzare le differenze tra phase matching di tipo I e tipo II e le conseguenze
nell’amplificazione parametrica degli impulsi ultrabrevi.
Come abbiamo visto in precedenza, è necessario soddisfare la condizionedi
phase matching∆k= 0 per ottenere il massimo guadagno. Denotando con il pedice
p, s e i le quantità relative rispettivamente a pompa, segnale e idler, si ha che la
relazione che deve essere soddisfatta è:
np =niωi +nsωs
ωp(3.15)
Questa condizione può essere soddisfatta nei cristalli birifrangenti assicurandosi
che la polarizzazione della pompa, ovvero il fascio con la frequenza più alta, sia
lungo la direzione in cui l’indice di rifrazione è più piccolo. Quindi nel caso dei
cristalli uniassici negativi, come il BBO utilizzato per la realizzazione dell’am-
plificatore parametrico prima della compressione spettrale, il fascio di pompa è
polarizzato lungo l’asse straordinario.
Il phase matchingdi tipo I si ha quando segnale e idler hanno entrambi pola-
rizzazione ordinaria (os+oi → ep), mentre ilphase matchingdi tipo II, in cui uno
dei fasci a frequenza minore ha una polarizzazione parallela al fasciodi pompa,
può realizzarsi o nella configurazionees+oi → ep in cui è il segnale ad essere po-
larizzato lungo la direzione straordinaria o nella configurazioneos+ei → ep in cui
è invece l’idler ad avere polarizzazione straordinaria.
Quindi, sempre nel caso dei cristalli uniassici negativi, ilphase matchingdi
tipo I si ottiene quando:
nep(θm)ωp = nosωs+noiωi (3.16)
Dato cheωp = ωs+ωi , dall’equazione3.16è possibile determinarenep(θm). In-
serendo il valore trovato nell’equazione2.47 che mette in relazionene(θm) con
i valori di ne ed no, indici di rifrazione lungo l’asse ordinario e straordinario, si
76 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
ottiene per l’angolo diphase matching:
θm = asin
[nep
nep(θm)
√n2
op−n2ep(θm)
n2op−n2
ep
](3.17)
Il phase matchingdi tipo II os+ei → ep si ottiene invece quando:
nep(θm)ωp = nosωs+nei(θm)ωi (3.18)
quindi in questo caso l’angoloθm si trova utilizzando la relazione2.47 e
inserendola nell’equazione3.18:
ωp
[sin2(θm)
n2ep
+cos2(θm)
n2op
]−1/2
= nosωs+ωi
[sin2(θm)
n2ei
+cos2(θm)
n2oi
]−1/2
(3.19)
Con un procedimento analogo si trovaθm per la configurazionees+oi → ep.
In generale,come si può notare dalla figura3.12per il caso del BBO, si ottiene che
650 700 750 800 850 900 950 1000 105026
28
30
32
34
36
38
40
42
44
46
48
50
Ang
olo
di p
hase
mat
chin
g (g
radi
)
Lunghezza d'onda del segnale (nm)
Tipo II (eoe) Tipo II (oee) Tipo I (ooe)
p nm
Figura 3.12:Andamento dell’angoloθm per i diversi tipi diphase matchingper il BBO
la dipendenza dell’angolo diphase matchingdalla lunghezza d’onda è maggiore
nel caso diphase matchingdi tipo II rispetto al tipo I: da questo dipende il fatto
che il phase matching di tipo II è più stringente e sperimentalmente più delicato da
trovare rispetto al phase matching di tipo I.
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 77
Amplificazione parametrica con impulsi ultrabrevi
La trattazione dell’amplificazione parametrica data finora è relativa a fasci intera-
genti monocromatici. Nell’OPA realizzato in laboratorio invece i fasci incidenti
sul cristallo sono degli impulsi di durata minore di 100fs, il cui campo elettrico
si può scrivere comeE(z, t) = Re{A(z, t)exp[i(ωt − kz)]} , che si propagano nel
cristallo con velocità di gruppo diverse. Bisogna quindi tenerne conto epossiamo
quindi, ricordando quanto fatto in par.2.4.3, scrivere le equazioni differenziali che
descrivono il processo, usando la SVEA e trascurando sia l’allungamanto tempo-
rale dell’impulso dovuto alla dispersione di secondo grado e ordini superiori, sia
gli effetti non lineari di ordini superiori al secondo:
∂As
∂z+
1vgs
∂As
∂ t=−i
deffωs
cnsA∗
i Ap ·e−i∆kz
∂Ai
∂z+
1vgi
∂Ai
∂ t=−i
deffωi
cniA∗
sAp ·e−i∆kz
∂Ap
∂z+
1vgp
∂Ap
∂ t=−i
deffωp
cnpAsAi ·e+i∆kz
(3.20)
Per ottenere alcune informazioni utili da queste equazioni senza doverlerisol-
vere numericamente, ci mettiamo in un sistema di riferimento che si muove con la
velocità di gruppo della pompa. Le equazioni della trasformazione sono [25]:
z→ r = z
t → τ = t −z/vgp
∂∂z
→ ∂∂ r
− 1vgp
∂∂τ
∂∂ t
→ ∂∂τ
(3.21)
78 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Per cui otteniamo le equazioni:
∂As
∂ r+
(1
vgs− 1
vgp
)∂As
∂τ=−i
deffωs
cnsA∗
i Ap ·e−i∆kr
∂Ai
∂ r+
(1
vgi− 1
vgp
)∂Ai
∂τ=−i
deffωi
cniA∗
sAp ·e−i∆kr
∂Ap
∂ r=−i
deffωp
cnpAsAi ·e+i∆kr
(3.22)
Osservando queste equazioni si nota subito che nel caso di impulsi ultrabrevi il
group velocity mismatch(GVM) ovvero la differenza tra l’inverso delle velocità
di gruppo dei fasci interagenti gioca un ruolo essenziale nel processo. Infatti il
GVM tra la pompa e i fasci a frequenza minore pone un limite alla lunghezza
d’interazione per l’amplificazione parametrica, mentre il GVM tra segnale e idler
determina la larghezza di banda diphase matching.
Prendendo in considerazione la distanzal dopo la quale il segnale o l’idler si
separano dalla pompa, definita comel jp = τ/δ jp con j = s, i, in cui τ rappresenta
la durata degli impulsi eδ jp il GVM tra il segnale o l’idler e l’impulso di pompa,
si nota che essa si riduce al diminuire della durata degli impulsi, e all’aumentare
del GVM. Questo rende più problematico l’utilizzo di cristalli più lunghi di questa
distanza caratteristica al fine una maggiore efficienza. In particolare è necessario
tenerne conto quando si lavora nel visibile, come nell’OPA realizzato, in quanto il
GVM è generalmente più alto in questo range spettrale.
Sono inoltre significativamente diversi i casi in cui il prodottoδipδsp ha segno
positivo o negativo. Alla determinazione del segno concorrono molti fattori come
il range spettrale da amplificare, la frequenza della pompa, il tipo di materiale usato
e il tipo di phase matching.
Quando il segno è positivo segnale e idler si allontanano dall’impulso di pompa
nella stessa direzione, per cui il guadagno diminuisce per distanze di propagazione
maggiori di l . Mentre nel caso in cui il segno del prodotto è negativo, segnale e
idler si muovono in direzioni opposte rispetto alla pompa, con l’effetto di rimanere
di fatto localizzati sul fascio di pompa. Immaginando infatti una situazione in cui
il segnale si sposta leggermente a destra del fascio di pompa, avremo quindi che
l’idler generato, che va verso sinistra, si ritroverà a muoversi verso ilpicco della
pompa. Allo stesso modo se l’idler si sposta verso la sinistra del fascio di pompa,
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 79
i fotoni di segnale generati si muoveranno verso destra ovvero verso il picco della
pompa. In questo modo si viene a creare una concentrazione di fotoni di idler e
di segnale in corrispondenza del picco della pompa, fenomeno che dà luogo ad un
guadagno che cresce esponenzialmente anche per distanze maggiori dil .
Per cristalli più lunghi della distanza di separazione tra i fasci è necessario
risolvere numericamente le equazioni3.22per ottenere risultati sul guadagno del-
l’amplificazione. Per cristalli più corti possiamo invece trascurare in prima appros-
simazione gli effetti del GVM tra pompa e fasci a frequenza minore e utilizzare
i risultati ottenuti integrando le equazioni relative alle onde monocromatiche per
avere una stima delle quantità legate al guadagno.
Larghezza di banda diphase matching
Andiamo ora a mostrare come il GVM tra il segnale e l’idler ponga un limite alla
larghezza della banda di guadagno. Mettendoci quindi nella condizionein cui la
lunghezza L del cristallo è minore della distanza di separazione tra i fasci incui
possiamo utilizzare l’equazione per il guadagno trovata nel paragrafo2.60.
Supponiamo di aver soddisfatto la condizione diphase matchingper una data
frequenzaωs del segnale e per la corrispondente frequenzaωi dell’idler. Vediamo
cosa succede se il segnale aumenta di una quantità∆ω : per la conservazione del-
l’energia la frequenza dell’idler diventaωi −∆ω . Per piccoli∆ω il mismatchdel
vettore d’onda può essere sviluppato al primo ordine, ottenendo:
∆k∼= ∂ks
∂ωs∆ω − ∂ki
∂ωi∆ω =
(1
vgs− 1
vgi
)∆ω (3.23)
Possiamo quindi utilizzare questa equazione inserendola nell’espressione del
guadagno, dopo aver così approssimato il parametrog definito nell’equazione2.65:
g=
√Γ2− ∆k2
4≈ Γ− ∆k2
8Γ(3.24)
Come abbiamo visto, in approssimazione di grande guadagno (gL >> 1),
sinh2(gL)≈ e2gL/4. Per cui per l’andamento del guadagno abbiamo:
G=Is(L)Is0
=Γ2
4g2e2gL ≈ 14
e2ΓLe−L4Γ ∆k2
= G0e−L4Γ ∆k2
= G0e− L
4Γ∆ω2
(1/vgs−1/vgi)2 (3.25)
La larghezza della banda di guadagno sotto l’ipotesi fatte si trova quindicome
larghezza a mezza altezza della Gaussiana ottenuta in3.25, per cui, in frequenza,
80 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
si ha:
∆ν ≈ 2(ln(2))1/2
π
(ΓL
)1/2 1∣∣∣ 1vgs
− 1vgi
∣∣∣(3.26)
Quindi un grande GVM tra il segnale e l’idler riduce la larghezza di bandadi phase
matching.
A questo punto possiamo osservare intuitivamente una significativa differenza nel-
l’andamento della larghezza di banda di guadagno tra ilphase matchingdi tipo I e
il phase matchingdi tipo II. Infatti sappiamo che:
1vg
=∂k∂ω
=1c
(n(ω)+ω
∂n(ω)
∂ω
)(3.27)
Nel primo caso il fascio del segnale e quello dell’idler risentono dello stessoindice
di rifrazione ordinariono(ω), quindi la larghezza di banda è maggiore e aumenta
all’avvicinarsi alla condizione di degenerazione (ωs = ωi)6.
Per quanto riguarda il phase matching di tipo II invece, dato segnale e idlerri-
sentono di indici di rifrazione diversi, la larghezza di banda è minore erimane
approssimativamente costante sul range di tunabilità spettrale.
Pertanto il phase matching di tipo I viene usato nell’amplificazione a banda
larga per la compressione degli impulsi, mentre ilphase matching di tipo II è
preferibile quando si vogliono ottenere impulsi a banda relativamente stretta
tunabili, in particolare per applicazioni spettrocopiche.
Aspetti applicativi
Per quanto riguarda le caratteristiche comuni di implementazione degli amplifi-
catori parametrici le parti fondamentali sono tre: la generazione del segnale, un
primo stadio di amplificazione e un secondo stadio di amplificazione.
Il segnale viene nella maggior parte dei casi prodotto tramite la generazionedi
un continuumdi luce bianca (white light continuum-WLC)) o tramite la super-
fluorescenza parametrica7. La generazione di WLC, tecnica da noi utilizzata per
produrre il segnale nell’OPA, si ottiene focalizzando un impulso ultrabreve in un
materiale trasparente, come la silice, lo zaffiro o il floruro di calcio (CaF2). Dalla
combinazione degli effetti non lineari del terzo ordineself-focusinge SPM risulta
6in cui l’equazione3.26non vale più e bisogna cosiderare lo sviluppo di∆k al secondo ordine.7amplificazione parametrica del rumore quantistico
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 81
un forte allargamento spettrale; una buona qualità del fascio in uscita si ottiene con
un singolo filamento autofocalizzato.
La successiva amplificazione viene effettuata in due stadi in quanto l’utilizzazione
di due cristalli invece di uno di lunghezza doppia permette di limitare la separazio-
ne degli impulsi dovuta al GVM tra pompa e segnale e regolare opportunamente
l’intensità della pompa nei due stadi.
E’ possibile far incidere pompa e segnale sul cristallo anche sfruttando una geome-
tria non collineare. La geometria non collineare consente, tramite l’introduzione di
un altro grado di libertà, l’angoloα tra pompa e segnale, di ottenere ilphase mat-
chingper larghezze di banda di guadagno molto ampie, cosa che risulta utile nella
compressione degli impulsi. Questa geometria permette inoltre, e per questo è stata
da noi utilizzata nei due stadi amplificazione parametrica, di separare agevolmente
i fasci in uscita senza la necessità di selezionare la polarizzazione o mettere filtri.
3.2.2 Descrizione dell’amplificatore parametrico realizzato
Il sistema, che comprende l’OPA e la compressione spettrale, è stato realizzato su
unabredboardpresso ilNational Laboratory of Ultrafast and Ultraintense Optical
Sciencedel dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano.
Il sistema laser è sostanzialmente lo stesso di quello descritto nel par.3.1.2. Il fa-
scio in uscita dal laser era diviso tra vari esperimenti. In ingresso al nostro sistema
si avevano 180µJ.
Una volta costruito e caratterizzato, il sistema è stato trasportato a Roma presso
il laboratorioFemtoscopy. Dopo il trasferimento sono stati necessari alcuni adat-
tamenti dovuti al diverso valore dell’energia entrante, attualmente 1.6mJ, e alla
polarizzazione. Per evitare di danneggiare i cristalli8 è stato necessario utilizzare
un filtro a densità neutraprima del primo stadio, e passare da una lente con focale
400mmad un telescopio per la pompa del secondo stadio.
Inoltre il fascio in ingresso a Milano era polarizzatoS, mentre quello di Roma è
polarizzatoP9. La polarizzazioneSconsente di trovare più facilmente l’angolo di
phase matchingin quanto è possibilie ruotare il cristallo sul piano orizzontale sen-
za la limitazione data da dover utilizzare esclusivamente iltilt del montaggio.
8Il BBO ha una soglia di danneggiamento di qualche centinaio diGW/cm2
9Parallelo al tavolo ottico
82 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Pertanto è stato necessario inserire all’ingresso del sistema una laminaλ/2 per
ruotare di 90◦ la polarizzazione.
Il fascio entrante viene suddiviso da unbeam splitter70R/30T. La riflessione ser-
ve per la pompa del secondo stadio, mentre la trasmissione è utilizzata per il primo
stadio di amplificazione. Il fascio trasmesso dal primobeam splitter, dopo aver
attraversato il filtro a densità neutra, viene ulteriormente suddiviso da un secon-
do beam splitter92T/8R. La trasmissione è usata per la pompa del primo stadio,
mentre la riflessione viene impiegata per la generazione del segnale.
3.2.3 Generazione del segnale
Il WLC da utilizzare come segnale viene generato (vedi figura3.13) grazie alla
focalizzazione degli impulsi in un cristallo di 2mmdi zaffiro. La generazione del
bianco è un processo a soglia, quindi è necessario regolare accuratamente l’energia
dell’impulso incidente e la focalizzazione per mettersi subito sopra la soglia che
consente di ottenere un solo filamento di luce bianca.
f=100f=50
Zaffiro
Figura 3.13: Schema della generazione del WLC
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 83
Il fascio viene diretto da uno specchio di argento su una lente di BK7 con
lunghezza focale di 100mm, passando attraverso un attenuatore variabile lineare,
montato su un traslatore, per la regolazione dell’energia. La lente focalizzail fa-
scio sul cristallo di zaffiro che è montato su un traslatore per poter variarela sua
posizione rispetto al fuoco della lente.
840 860 880 900 920 940 960 9801
10
100
1000
10000
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.14: Spettro del bianco dopo filtro cut-on 830nm
All’uscita dal cristallo il fascio di luce bianca viene collimato da una lente di
BK7 con focale 50mmopportunamente dotata di un traslatore.
Lo spettro del bianco presenta, come ovvio, un picco in corrispendenzadella
lunghezza d’onda della luce incidente sul cristallo, nel nostro caso 800nm. Questo
fatto può creare problemi nell’amplificazione di lunghezze d’onda vicine a800nm.
Quindi per ovviare a ciò si utilizza un filtrocut− on 830nm da posizionare
subito dopo il cristallo quando si vogliono amplificare lunghezze d’onda tra
830nme 900nm, mentre per le frequenze tra 700nme 780nmsi può utilizzare un
filtro interferenziale con banda di 10nma 810nmda posizionare prima del cristallo.
84 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
3.2.4 Primo stadio
La figura 3.15 illustra dettagliatamente il set up per la realizzazione del primo
stadio di amplificazione. Il fascio trasmesso dal secondobeam splitterpassa
attraverso una linea di ritardo, per la quale sono stati utilizzati specchi dielettrici
con coatinga 800nm e incidenza 45◦ e viene quindi diretto da altri due specchi
dello stesso tipo sul cristallo per la SHG. Il cristallo è di BBO, ha uno spessore di
1mmed è tagliato per unphase matchingdi tipo I conθ = 29.2◦.
Dopo la generazione di seconda armonica la fondamentale viene soppressa tramite
l’uso di un filtro passa-banda (Schott BG38) spesso 1mm. Questo fascio, di 15µJ
di energia, viene quindi utilizzato come pompa del primo stadio, focalizzato subito
prima del cristallo per l’amplificazione parametrica (BBO 1mm, θ29.2◦) da una
lente di silice con focale 200mm.
In questo modo, in assenza del fascio di segnale, si verifica la formazione di un
cono di luce coassiale con il fascio di pompa. Intercettando il fascio conuno
schermo infatti si osserva un anello detto disuperfluorescenza;10 questo anello è
costituito dall’amplificazione dei fotoni del rumore quantistico che verificanole
condizioni diphase matching.
Il segnale proveniente dal processo di generazione del bianco vistoin prece-
denza viene diretto tramite due specchi di argento sul cristallo per l’amplificazione
parametrica. L’angolo tra la pompa e il segnale è ridotto al minimo, per massimiz-
zare la lunghezza di interazione tra i fasci, sfruttando così tutto il cristallo.
La focalizzazione migliore per il fascio di segnale si ottiene quando le sue
dimensioni trasversali nel cristallo sono confrontabili con quelle del fascio di
pompa. La perfetta sovrapposizione permette, infatti, l’interazione completa tra i
fasci e quindi il massimo svuotamento dell’energia della pompa. Per modificarela
grandezza dello spot del segnale incidente sul cristallo di BBO è possibileaggiu-
stare la posizione della lente dopo il cristallo di zaffiro utilizzando il traslatore.
Le lunghezze d’onda nel visibile che possono essere amplificate vanno dal verde
10La comparsa dell’anello di superfluorescenza viene considerata come l’evidenza del fatto che si
sono raggiunte le condizioni di focalizzazione ottimali.
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 85
BBO1° OPA
BBOSHG
f=100
f=50
Zaffiro
Linea diritardo
f=200
f=125
Secondostadio
70R
30T
92T 8R
WLC
Figura 3.15:Schema del primo stadio di amplificazione
( 500nm) in su, ma per la successiva applicazione alla compressione spettrale con
generazione di seconda armonica vengono utilizzate solo quelle oltre i 650nm,
in quanto la prima applicazione della pompa Raman sarà lo studio dei modi
vibrazionali associati alla transizione Soret la cui lunghezza d’onda è tipicamente
86 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
intorno ai 400nm. Nel NIR abbiamo amplificato efficacemente fino a 1020nm.
L’energia degli impulsi che escono dal primo stadio di amplificazione va da 0.5µJ
per gli impulsi con lunghezza d’onda nel NIR a 1µJ per gli impulsi con lunghezza
d’onda nel visibile.
600 700 800 900 10000,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.16:Alcuni spettri del primo stadio di amplificazione, ottenutivariando l’angolo
di phase matching e il ritardo temporale tra pompa e segnale
3.2.5 Secondo stadio
Il fascio riflesso dal primobeam splitterpassa attraverso un cristallo di BBO
lungo 1mmcon θ = 29.2◦ per la SHG. La fondamentale viene filtrata attraverso
l’uso di specchi dielettrici concoating a 400nm fino a portare sul cristallo per
l’amplificazione parametrica 150µJ di seconda armonica.
Le dimensioni del fascio in uscita dal cristallo di SHG vengono ridotte di 1/3,
tramite l’uso di un telescopio con lenti di silice con focale 300mm e −100mm
per aumentare l’intensità, senza però raggiungere la soglia di danneggiamento del
BBO. Come nel caso del primo stadio il fascio di pompa percorre una linea di
ritardo in modo da essere temporalmente sovrapposto al segnale.
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 87
BBO2° OPA
BBOSHG
f=300
Linea diritardo
f=-100
f=125
primostadioIDLER
Segnaleamplificato:
650-1020nm~
Figura 3.17:Schema del secondo stadio di amplificazione
Il segnale in uscita dal primo stadio viene raccolto da uno speccho sfericoa
focale 125mme portato sul cristallo per l’amplificazione parametrica tramite l’uso
di due specchi piani di argento che permettono, come nel caso del primostadio, la
sovrapposizione spaziale di pompa e segnale.
88 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Segnale e pompa vanno quindi ad incidere sul cristallo per l’amplificazione
parametrica. In questo caso è stato utilizzato un cristallo di BBO lungo 1mm ta-
gliato per ilphase-matchingdi tipo II (os+ei → ep) conθ = 42.4. Si è utilizzato
il phase-matchingdi tipo II perché in questo modo si ha banda di guadagno più
stretta quindi maggiore concentrazione di energia intorno alla frequenzacentrale
(vedi fig.3.18). Dato che il processo di compressione spettrale ha una larghezza di
banda di accettazione finita (par.3.3.2equazione3.34), è necessario, per avere una
buona efficienza, che lo spettro in uscita dal secondo stadio rientri in questo range.
800 900 10000,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0 secondo stadio tipo I secondo stadio tipo II primo stadio
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.18:Confronto tra spettri in uscita dal secondo stadio con phasematching di tipo
I e II e spettro in uscita da primo stadio
3.2. Gli stadi di amplificazione parametrica 89
In uscita dal secondo stadio di amplificazione si ottengono quindi impulsi di
lunghezza d’onda accordabile tra 650nm e 1020nm, con larghezze di banda da
11nma 22nm, con energie che vanno da 20µJ nell’IR a 30µJ nel visibile.
600 650 700 750 800 8500,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
800 850 900 950 1000 10500,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.19: Alcuni spettri in uscita dal secondo stadio di amplificazione, ottenuti
variando l’angolo di phase matching e il ritardo tra pompa e segnale
90 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
3.3 La compressione spettrale
3.3.1 Tecniche di riduzione della larghezza di banda
Esistono diverse tecniche di filtraggio spettrale, lineari e non. Le tecniche lineari
sono poco efficienti in quanto il restringimento dello spettro è proporzionalealla
perdita di energia. Utilizzando fenomeni di ottica non lineare è possibile trasferire
una parte maggiore dell’energia dall’impulso a banda larga all’impulso a banda
stretta.
Il metodo lineare più semplice è l’utilizzo di un filtro interferenziale passabanda.
Questa tecnica viene utilizzata per esperimenti di FSRS o utilizzando direttamente
la luce filtrata a partire da impulsi provenienti da un laser a Ti:Sa, quindi con
lunghezza d’onda di circa 800nm, oppure come in [26] dopo una generazione di
seconda armonica per avere impulsi centrati a 400nm. Questo metodo, indub-
biamente comodo per la semplicità di implementazione, ha come punti deboli la
bassa efficienza (si perde l’energia relativa alle lunghezze d’onda soppresse, e per
ottenere energie dell’ordine delµJ si incorre facilmente nel danneggiamento del
filtro stesso), la limitata riduzione di banda (∼ 1nm), e la ridottissima tunabilità
(pochi nm inclinando il filtro).
Un’altra tecnica lineare è il filtraggio spettrale tramite reticolo e fenditura [27, 1]:
l’impulso viene disperso da un reticolo e quindi focalizzato su una fendituracon
apertura e posizione regolabili, la cui variazione permette di variare rispettivamen-
te larghezza di banda e lunghezza d’onda del fascio in uscita; il fascioviene quindi
focalizzato su un secondo reticolo per eliminare la dispersione spaziale. I reticoli
e la fenditura distano dalle lenti una distanza focale: in questo modo si rende
trascurabile la dispersione della velocità di gruppo (GVD) del filtro e, quindi, si ha
un impulso in uscita privo dichirp.
Con questo sistema l’energia del fascio in uscita è proporzionale alla sua larghezza,
e la tunabilità è ovviamente limitata dalla larghezza di banda dell’impulso in
ingresso, si riescono però ad ottenere impulsi con energie dell’ordine dei µJ e
larghezza inferiore a 1nm.
Una possibile variante è quella di usare un solo reticolo in doppio passaggio,
posizionando uno specchio dietro la fenditura. Questo set up, con l’utilizzo
di un reticolo da 1200 linee/mm con blazing ottimizzato a 800nm e una lente
3.3. La compressione spettrale 91
cilindrica con focale 150mm, costituisce la pompa Raman intorno a 800nm nel
nostro laboratorio. Venendo alle tecniche non lineari, ampiamente diffusa è la
Figura 3.20:Schema di due possibili implementazioni del filtro con reticolo e fenditura
generazione di frequenza somma tra due impulsi conchirp opposto [26, 28, 29].
In modo analogo si può sfruttare la generazione di frequenza differenza tra due
impulsi con lo stessochirp [30]. Uno schema di massima del set up nel caso della
SFG è mostrato in fig.3.21. Il fascio viene diviso in due da un beam-splitter, e
ai due fasci vengono datichirp opposti tramite l’uso di reticoli. I fasci vengono
poi fatti incidere non collinearmente su un cristallo non lineare per la SFG11. Il
principio alla base di questa tecnica sta nel fatto che quando un impulso ha un
chirp i colori arrivano ad istanti divesi, quindi, se si riesce a dare il giustochirp
ai due impulsi facendo in modo che sul cristallo arrivino in un dato istante solo
i colori che sommati o sottratti danno una certa lunghezza d’onda, l’impulsoin
uscita non hachirp e la sua larghezza di banda risulta essere più stretta di quella
degli impulsi incidenti proprio nella misura in cui si riesce a fare in modo che
questa somma o differenza sia sempre costante. Quindi maggiore è ilchirp, più
le frequenze sono distanziate e, quindi, maggiore è la riduzione della bandache
11La geometria non collineare permette di scegliere un angolo per cui i duefasci non vengono
convertiti singolarmente nella seconda armonica e di avere il segnale in uscita lungo la bisettrice
dell’angolo tra i fasci
92 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
si può ottenere. Nel caso semplice di unchirp lineare si avrà per le frequenze
Figura 3.21:Schema di principio di un set up per SFG con implusi conchirp opposto
dei due impulsi incidentiω1 = ω0+αt e ω2 = ω0−αt + δ t per cui la frequenza
dell’impulso generato saràω3 = 2ω0+δ t.
Questa tecnica, se applicata direttamente alla fondamentale del laser, permette
solo una limitata accordabilità, grazie alla variazione del ritardoδ t. Il suo utilizzo
in successione ad un OPA è possibile,anche se non molto efficiente a causa
dell’utilizzo dei reticoli, ma abbastanza complicato, anche perché i reticoli sono
ottimizzati per una data lunghezza d’onda.
Noi abbiamo scelto, quindi, di utilizzare la tecnica di compressione che sfrutta
la SHG in cristalli lunghi in presenza di grande GVM [31, 32], descritta nel
paragrafo seguente, in successione ad un OPA nel visibile e NIR, per avere
tunabilità e semplicità di implementazione. Questa tecnica è stata utilizzata
[33, 34]in successione ad una fibra non lineare che può generare impulsi tunabili
variando ilchirp degli impulsi in entrata, ma l’ulteriore semplicità di questo set
up non sarebbe riproducibile nel nostro caso, in quanto per il pompaggiodella
fibra vengono utilizzati laser a Erbio ( 1500nm), a Ytterbio ( 1000nm) o OPA con
lunghezze d’onda in uscita di 1500nm.
3.3. La compressione spettrale 93
3.3.2 SHG in cristalli lunghi in presenza di grande GVM
Quando due impulsi con frequenze o direzione di polarizzazione diversa attraver-
sano un mezzo trasparente, possono, dopo una certa distanza, separarsi a causa
delle loro differenti velocità di gruppo. Come abbiamo visto parlando degli OPA
nel paragrafo3.2.1, il GVM consiste nella differenza dell’inverso delle velocità di
gruppo:
GVM=1
vg1− 1
vg2=
∂k∂ω
∣∣∣1− ∂k
∂ω
∣∣∣2
Il GVM riduce la larghezza di banda diphase-matching, e questo effetto viene
sfruttato per produrre degli impulsi a banda stretta attraverso SHG e SFG inun cri-
stallo di BBO partendo dagli impulsi generati da un OPA costruito appositamente.
La possibilità di variare la lunghezza d’onda della pompa Raman si ottiene modifi-
cando la lunghezza d’onda dell’impulso fornito dall’OPA e variando la condizione
di phase-matchingdi conseguenza.
Per avere una stima della larghezza di banda attesa utilizzando questa tecnica
di compressione spettrale, possiamo immaginare di far variare la frequenza della
fondamentale (ωFF ) di ∆ω/2 e quindi - dato che la frequenza della seconda armo-
nica èωFF +ωFF = 2ωFF = ωSH- di far variare la seconda armonica di∆ω . In
questo modo, sviluppando ilwave vector mismatch∆k al primo ordine si ottiene:
∆k=∂k∂ω
∣∣∣FF
∆ω/2∆k=∂k∂ω
∣∣∣SH
∆ω (3.28)
per cui
2∆k−∆k=
(∂k∂ω
∣∣∣FF
− ∂k∂ω
∣∣∣SH
)∆ω (3.29)
quindi, utilizzando la definizione di velocità di gruppo data in precedenza:
∆k=
(1
vgFF− 1
vgSH
)(3.30)
Dato che l’intesità della seconda armonica èISH ∝ sinc2(∆kL2 ) e che
sinc2(∆kL2 ) = 1/2 quando∆kL
2 ≈ 0.4429π si ha che la semilarghezza a mezza al-
tezza in funzione della pulsazione è|δ |∆ωHWHML2 = 0.4429π, da cui si ottiene per la
larghezza a mezza altezza in frequenza:
∆νFWHM =0.886|δ |L (3.31)
94 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
Dove con|δ | indichiamo il GVM tra la fondamentale e la seconda armonica,
ovvero |δ | = |1/vgFF − 1/vgSH|. In presenza di grande GVM e cristalli lunghi,
quindi, è possibile generare la seconda armonica a banda stretta.
Per quanto riguarda l’efficienza di questo processo, ci si potrebbeaspettare che
essa sia bassa in quanto solo una piccola parte di spettro della fondamentaleviene
trasformata nella seconda armonica. In realtà, dato che in ingresso c’è unimpulso a
banda larga, le frequenze di seconda armonica possono essere generate anche come
risultato di generazione di frequenza somma (SFG) tra le componenti spettrali del-
l’impulso della fondamentale simmetriche ripetto alla frequenza di phase-matching
ωFF . Infatti, se consideriamo due frequenzeω1 = ωFF +∆ω e ω2 = ωFF −∆ωpossiamo sviluppare in serie i vettori d’onda alle frequenze corrispondenti:
k(ω1) = k(ωFF)+∂k∂ω
∣∣∣FF
∆ω +12
∂ 2k∂ω2
∣∣∣FF
∆ω2
k(ω1) = k(ωFF)−∂k∂ω
∣∣∣FF
∆ω +12
∂ 2k∂ω2
∣∣∣FF
∆ω2
(3.32)
Quindi perphase mismatchdel processo di SFG si ottiene:
∆k= k(ω1)+k(ω2)−k(ωSH)≈∂ 2k∂ω2
∣∣∣FF
∆ω2 (3.33)
Per cui abbiamo una larghezza di banda della fondamentale12 che può
effettivamente essere convertita in seconda armonica pari a [31]:
∆νFF =0.886
(2πL ∂ 2k
∂ω2
∣∣∣FF
)1/2(3.34)
In questo modo è possibile convertire in modo efficiente un impulso a banda larga
in un impulso di seconda armonica a banda stretta.
3.3.3 Realizzazione sperimentale
Per produrre impulsi di seconda armonica a banda stretta sfruttando il processo
appena descritto si è utilizzato come fondamentale il segnale amplificato in uscita
dall’OPA, in modo tale da ottenere per le lunghezze d’onda della seconda armonica
12Risolvendo le equazioni per i tre campi in cuiω1 = ω2 = ωFF si trova che anche l’intensità della
fondamentale è∝ sinc2(x), con un valore dell’argomento diverso rispetto al caso della SH [35, 36]
3.3. La compressione spettrale 95
valori tra∼ 350nme∼ 450nm, con cui sfruttare il Raman risonante in corrispon-
denza della banda Soret delle emoproteine.
Uno schema di principio del set-up realizzato è illustrato in figura3.22.
BBOSHG
SHGCOMPRESSIONE
SPETTRALE
primostadiotipo I
secondostadiotipo II
OPA VIS/ NIR
800 nm1.6mJ1kHz50fs
ω
WLG
Figura 3.22:Schema complessivo del set up realizzato:OPA in due stadi e compressione
spettrale
Per la generazione di seconda armonica sono stati utilizzati due cristalli diBBO
tagliati per ilphase matching di tipo Ia θ = 31.3◦ e θ = 27.6◦ lunghi rispettiva-
mente 20mme 25mm. Gli angoli sono tali da poter trovare agevolmente ilphase
matching: nella regione in cui la lunghezza d’onda della fondamentale è nel visi-
bile con il cristallo tagliato aθ = 31.3◦; nella regione in cui la lunghezza d’onda
della fondamentale è nel vicino infrarosso con il cristallo tagliato aθ = 27.6◦.
L’andamento del valore dell’angolo diphase matchingin funzione della lun-
ghezza d’onda è mostrato in figura3.23. La condizione diphase matchingper le
frequenze intorno a quelle corrispondenti agli angoli ai quali sono tagliati i cristalli
è ottenuta ruotando il cristallo orizzontalmente .
La maggiore lunghezza del cristallo tagliato per ilphase matchingnell’IR com-
96 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
650 700 750 800 850 900 950 1000
24
26
28
30
32
34
36
Ang
olo
di p
hase
mat
chin
g (g
radi
)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.23:Angolo di phase-matching per la generazione di seconda armonica nel BB0
con phase matching di tipo I. I punti in rosso sono gli angoli ai quali sono stati tagliati i
cristalli
pensa in parte il fatto che per il BBO il GVM tra fondamentale e seconda armonica
ha un andamento decrescente in funzione della lunghezza d’onda, come si può
vedere dalla figura3.24.
650 700 750 800 850 900 950 1000
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
GVM
(ps/
mm
)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.24:GVM tra FF e SH per il BBO
Dovendo sfruttare l’intera lunghezza del cristallo in modo tale da ottenere la
minima larghezza di banda di seconda armonica secondo l’equazione3.31, è sta-
to necessario tenere in considerazione il walkoff spaziale dovuto al fattoche in
3.3. La compressione spettrale 97
un cristallo birifrangente per impulsi con polarizzazione straordinaria il vettore di
Poynting non è parallelo al vettore d’onda k . Quindi in un cristallo uniassicola
distribuzione dell’intensità del fascio si sposta di un angoloβ rispetto al vettore
d’onda k dato dalla relazione [25]:
tan(β ) =sinθmcosθm(n2
e−n2o)
n2ecos2θm+n2
osin2θm(3.35)
con β positivo nel caso dei cristalli uniassici positivi (ne > no) e negativo per
quelli negativi come il BBO.
650 700 750 800 850 900 950 1000
-4,4
-4,2
-4,0
-3,8
-3,6
-3,4
-3,2
650 700 750 800 850 900 950 10000,6
0,7
0,8
0,9
Ang
olo
di w
alk
off (
grad
i)w
otti
mal
e su
l cris
tallo
(mm
)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 3.25:Angolo di walkoff:la SH si avvicina all’asse straordinariorispetto alla FF
Per ovviare al fatto che, a causa delwalkoff, dopo una certa distanza le distri-
buzioni di intensità della fondamentale e della seconda armonica generata non si
sovrappongono più, è necessario operare sulla grandezza dello spot incidente sul
cristallo. Dato che l’efficienza del processo di generazione di seconda armonica
98 Capitolo 3. Realizzazione della pompa Raman tunabile
dipende dall’intensità della fondamentale non è però opportuno espanderetroppo
il fascio, per cui la grandezza dello spot ottimale è quella per cui 2w= Ltanβ .
La regolazione della grandezza del fascio viene eseguita volta per volta con te-
lescopi con magnificazione maggiore o minore di uno a seconda della grandezza
del fascio in uscita dal secondo stadio di amplificazione parametrica. Nella figura
3.25è riportato l’andamento dell’angolo diwalk off in funzione della lunghezza
d’onda e ilwaistottimale sul cristallo, considerando di utilizzare sotto gli 800nmil
cristallo lungo 20mme per lunghezze d’onda maggiori il cristallo lungo 25mmper
contrastare l’effetto della riduzione del GVM.
Capitolo 4
Performance del set up realizzato
e conclusioni
A conclusione dell’illustrazione del lavoro svolto e dell’apparato realizzato, in que-
sto capitolo esporremo la caratterizzazione del sistema e presenteremo gli impor-
tanto obiettivi raggiunti, in particolare per quanto riguarda la tunabilità e la lar-
ghezza di banda ed anche una valutazione complessiva dell’efficienzadell’appara-
to. Infine, sulla base dei risultati ottenuti, prenderemo in esame le prospettive di
applicabilità del sistema.
4.1 Tunabilità
Gli impulsi di seconda armonica in uscita dal sistema possono essere separati dalla
fondamentale tramite l’uso di prismiBrewster-cutdi silice o con la riflessione su
specchi dicroici, per poter essere caratterizzati e diretti sul campione.
Sono stati ottenuti impulsi tunabili tra 330nm (3.75eV) e 510nm (2.4eV) accor-
dando contemporaneamente i due stadi dell’amplificatore parametrico e l’angolo
di phase matchingdel cristallo di BBO per la generazione di seconda armonica.
Per quanto riguarda le frequenze tra i 390nm e i 410nm si è utilizzata come fon-
damentale quella ottenuta direttamente dal laser. In figura4.1sono mostrati alcuni
spettri che coprono il range di accordabilità della pompa presi a Milano con un
OMA Ocean Optics S4000.
La tunabilità di questo sistema potrà essere estesa ulteriormente, per poter andare
100 Capitolo 4. Performance del set up realizzato e conclusioni
350 400 450 5000,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0In
tens
ità (u
nità
arb
.)
Lunghezza d'onda (nm)
Figura 4.1:Range di tunabilità della pompa
ad indagare una classe ancora più ampia di sistemi, sia verso l’UV che verso lun-
ghezze d’onda maggiori. Infatti l’amplificatore parametrico può fornire lunghezze
d’onda fino a 500nm, rendendo possibile, tramite SHG, la generazione di impulsi
a banda stretta a partire da 250nm. Sarà in questo caso necessario disporre di un
cristallo di BBO tagliato per un angolo diphase-matchingopportuno.
Per estendere la tunabilità verso il rosso è possibile pompare l’OPA con la fonda-
mentale del laser, in modo tale da avere maggiore energia di pompaggio. Sarebbe
però necessario, nella generazione di seconda armonica finale, utilizzare un tipo
di cristallo diverso rispetto al BBO1, in quanto per questo materiale la GVM tra
fondamentale e seconda armonica diminuisce molto in questo range spettrale.
4.2 Larghezza di banda ed energia
Gli impulsi generati hanno una larghezza di banda inferiore ai 15cm−1 (che
corrisponde ad una durata dell’impulso dell’ordine dei picosecondi) ed energia
tra i 2µJ per impulsi di seconda armonica la cui fondamentale è nel NIR e i 3µJ
1ad esempio il tantalato di litio
4.2. Larghezza di banda ed energia 101
per gli impulsi la cui fondamentale è nel visibile. Questi valori di energia sono
sufficienti per poter utilizzare questi impulsi per esperimenti di FSRS [1].
Confrontiamo ora gli spettri in uscita dal sistema con quelli degli impulsi prima
della generazione di seconda armonica nel cristallo di BBO lungo; ricordando
che gli impulsi in uscita dall’OPA hanno energie di 20/30µJ e larghezze di
banda comprese tra gli 11nm e i 22nm a seconda della lunghezza d’onda, si
osserva che si ottengono valori di rendimento energetico del 10% e rapporti di
compressione spettrale, ovvero∆λSH/∆λFF , dell’ordine dell’ 1%. Quindi si
ottiene una concentrazione di energia per nanometro circa 10 volte superiore a
quella di partenza. L’efficacia della compressione spettrale è evidente dalla figura
4.2.
660 680 700 720 740
Lunghezza d'onda della fondamentale (nm)
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
300 320 340 360 380 400Lunghezza d'onda della seconda armonica (nm)
Inte
nsità
nor
mal
izza
ta
Figura 4.2:Spettro della fondamentale (rosso, ottenuto con un OMA ocean optics S2000)
e della seconda armonica corrispondente (blu)
102 Capitolo 4. Performance del set up realizzato e conclusioni
Per quanto riguarda il confronto delle larghezze di banda con i valoriattesi
stimati con3.31, è stato utilizzato un monocromatore Acton SP-2500i, focale
500mm, con il reticolo da 1200 linee/mm per avere una risoluzione maggiore
rispetto a quella dello spettrometro utilizzato nelle misure prese a Milano. E’
stato comunque necessario tenere conto della risoluzione del monocromatore,
in quanto, come si può vedere in figura4.3, le larghezze di banda degli impulsi
ottenuti sono confrontabili con le righe dello spettro del mercurio.
-0,5 0,0 0,50,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0 spettro @ 346,5nm riga Hg @405nm
Inte
nsità
(uni
tà a
rb.)
0(nm)
Figura 4.3:Confronto dello spettro dell’output della pompa e riga del mercurio
Quindi sono stati presi gli spettri di due righe del mercurio, a 405 e 435nm,
e sono stati utilizzati per effettuare la deconvoluzione. Per semplicità abbiamo
assunto per gli spettri della pompa un profilo lorentziano. La figura4.4 mostra
la buona corrispondenza tra i risultati ottenuti e quelli attesi, indicati dalla linea
tratteggiata. Possiamo sottolineare che i valori della larghezze di banda, tenendo
conto della deconvoluzione, sono compresi tra∼ 6cm−1 e∼ 11cm−1.
4.2. Larghezza di banda ed energia 103
340 360 380 400 420 440 460 480 500
0,05
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
0,35
larghezze attese larghezze degli spettri misurati larghezze degli spettri deconvoluti
larg
hezz
a di
ban
da (n
m)
lunghezza d'onda (nm)
Figura 4.4:Confronto della larghezza di banda misurata e attesa
Possiamo infine sintetizzare le performance del sistema in una tabella, per po-
terle agevolmente confrontare con i risultati che sono stati ottenuti con la pompa a
reticolo del nostro laboratorio e con il caso di utilizzo di SFG di impulsi conchirp
per la realizzazione di una pompa Raman per un set up di FSRS riportato in [26].
tipo ∆λ λ e energia iniziali ∆λ finale tunabilità energia
pompa tunabile 30nm a 800nm 1,6mJ <0.3nm 330-510nm 2-3 µJ
pompa a reticolo 30nm a 800nm 1,6mJ 0.2-2 nm 790-810nm ∼ 10µJ (∆λ0.4nm)
pompa in [26] 2,3nm a 775nm 150µJ 0.17nm - - -(λ = 387.5nm) 14µJ
Per confrontare questi dati, e in particolare quelli relativi alle pompe Raman
nell’UV, quindi la nostra pompa tunabile e la pompa Raman presentata in [26] Se
definiamo un parametro di efficienzaη della compressione come:
η =Iout
Iin
∆λin
∆λout(4.1)
104 Capitolo 4. Performance del set up realizzato e conclusioni
otteniamo, nel caso della pompa in [26], un valore di∼ 1.2, mentre nel caso del
nostro set up si ottiene un valore di∼ 0.6. Tuttavia l’energia in entrata al nostro
set-up, con ulteriori ottimizzazioni, potrebbe essere sensibilmente diminuita (fino
ad avere 1mJ) senza ridurre le prestazioni energetiche2. Considerando quindi di
avere in ingresso 1mJ si potrebbe ottenere un valore del parametroη di valore
confrontabile con il caso citato. Quindi con valori del parametroη non dissimili,
il grande vantaggio del nostro set-up è l’ampio range di tunabilità.
Infine, volendo fare un confronto più accurato, alla stessa lunghezzad’onda,
λ = 387,5nm, bisognerebbe considerare il fatto che questa lunghezza d’onda si può
ottenere direttamente come seconda armonica degli impulsi del laser: in questoca-
so le percentuali di rendimento energetico e compressione spettrale viste all’inizio
del paragrafo portano quindi ad un valore diη di ∼ 10.
4.3 Conclusioni
In questo lavoro di tesi abbiamo illustrato quanto realizzato e gli obiettivi finora
raggiunti, in rapporto al programma che il progettoFemtoscopysi propone nella
sua fase di start-up, in particolare per quanto riguarda lo studio delle proteine fo-
toattive e specificatamente le emoproteine. Attualmente siamo dunque in grado di
generare impulsi al picosecondo di 2−3µJ di energia, con una larghezza di banda
minore di 15cm−1 in un range di tunabilità degli impulsi che si estende da 330nm
a 510nm.
Tali risultati e gli aspetti tecnici che abbiamo descritto sono oggetto di un lavoro
che e’ stato sottoposto alla conferenza CLEO/QLS 2010. Se confrontiamo ivalori
da noi ottenuti per gli impulsi tunabili al picosecondo con quelli di esperimenti
caratteristici dips−TR3 sulle emoproteine [11], vediamo che sono stati usati ti-
picamente comeprobeimpulsi al ps di circa 20−30nJ (circa 30cm−1 di banda a
400nm); va dunque evidenziato come nel nostro caso sia già possibile raggiungere
risoluzioni e scale di tempo inferiori, con energie disponibili per impulso molto
maggiori di quelle riportate in letteratura per ilps−TR3. Il caso specifico del FixL
è oggetto di una collaborazione con il gruppo del Prof. Brunori del dipartimento di
2 in quanto con meno energia entrante si potrebbero ridurre le dimensionidel fascio di pompa del
secondo stadio senza rischiare di danneggiare il BBO dell’amplificazione parametrica, permettendo
una migliore sovrapposizione spaziale tra segnale e pompa
4.3. Conclusioni 105
Biochimica della Sapienza che ha una notevole esperienza nello studio delle emo-
proteine.
Se poi guardiamo al range di tunabilità del sistema sviluppato, e alle sue possibi-
li estensioni, delle quali si è discusso nel par.4.1, risulta interessante valutare la
quantità di sistemi di interesse biologico accessibili in prospettiva al nostrosetup
FSRS. In primo luogo i sistemi su cui già sono presenti risultati di FSRS in lette-
ratura, come la rodopsina [3], sono stati osservati fuori risonanza e sarebbe molto
interessante riesaminarne il segnale selezionato dal nostro impulso Raman.
Inoltre vi sono famiglie importantissime di proteine fotoattive le cui risonanze di
maggior interesse risiedono nel range di tunabilità a noi accessibile: per fare un
esempio tra i più emblematici, i primi istanti della fotoreazione delle proteine lega-
te alla fotosintesi, reazione tra le più veloci in natura, sono oggetto di innumerevoli
studi, dal momento che si ritengono quelle le scale di tempo fondamentali per la
comprensione della straordinaria efficienza dei sistemi biologici nella conversione
di energia solare in energia chimica.
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