GD_Rassegna_stampa
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Un unico slogan: "Riprendiamoci il futuro" e
studenti in piazza ovunque, da Vicenza a
Lentini. E' la giornata internazionale per il diritto
allo studio e le scuole, le università e le
Accademie di Belle Arti e di Danza e la protesta
anti-Gelmini la fa da padrona. Oltre cinquanta
cortei in tutt'Italia, manifestazioni contro "la
Repubblica delle banane", la cultura negata. "Il
futuro è nostro. Riprendiamocelo". E lo sciopero
studentesco dilaga bloccando le città.
E' solo il primo assaggio dell'autunno caldo
dell'istruzione. In calendario nuove forme di
lotta che verranno decise venerdì nel corso di
un'assemblea pubblica alla Sapienza. Liceali,
ricercatori e universitari si ritroveranno insieme
sotto la Minerva per decidere come "fermare" lil
duetto Gelmini-Tremonti che "ha massacarato la scuola e lascia gli Atenei in mutande".
ROMA In cinquecento hanno saltato le lezioni per difendere il diritto allo studio. L'appuntamento
nei giardini del quartiere multietnico di Piazza Vittorio: da qui i ragazzi, capitantati dall'Unione
degli Studenti e gli universitari del neo movimento Link-Roma, hanno marciato fino alla
Sapienza, dove si sono riuniti in una assemblea a Lettera contro le riforme a costo zero, la
precarietà della ricerca e i tagli agli Atenei. Mentre gli studenti del liceo Tasso occupato hanno
"preferito" presidiare il ministero della Pubblica Istruzione.
Beatrice e Filippo studenti dell'Accademia arrivano con sacchetti di plastica pieni di banane.
"Chiediamo l'annesione all'Africa perché un paese come il nostro che taglia i fondi alla scuola,
all'università e alla ricerca non può dirsi un paese sviluppato. Stiamo tornando al Mediovevo,
altro che più cultura per tutti". Ed è proprio questo frutto che apre il corteo romano. "Viviamo
nella Repubblica delle banane e protestiamo contro le banane - sottolinea Jonathan -.
All'Accademia di via di Ripetta mancano i materiali e i corsi non partono. E' una vergogna!".
Alla protesta si uniscono gli studenti iraniani, srotolano la bandiera italiana con su scritto "Iran" e
"No to Ahmadinejad". E Amadi, studente di Architettura a Valle Giulia, dice: "La Riforma è
pessima. La Gelmini va combattutta, senza riserve". Mentre Mirko, liceale dello scientifico
"Francesco D'Assisi" di Centocelle lamenta la scarsa partecipazione della sua scuola alla giornata
di mobilitazione internazionale: "Su 2000 studenti siamo qui appena in cinquanta. Gli altri sono
entrati in classe o hanno preferito dormire".
Migliaia di studenti in piazza in tutta Italia questa mattina. A Roma il corteo è aperto da un
gruppo di studenti dell'Accademia di Belle Arti che sventola banane al cielo. «Ci hanno ridotto a
una repubblica delle banane», dice Beatrice, studentessa all'accademia. «Lo stato abbandona
l'arte e la danza, proprio nel paese che dà i natali al 65 per cento degli artisti e i ballerini di tutto
il mondo».
MILANO Disordini e tafferugli con la polizia. Il corteo a differenza di quello di Roma non era
autorizzato. Gli studenti del capoluogo lombardo protestano contro Mariastella Gelmini ma anche
per lo sgombero del liceo civico Gandhi, avvenuto sabato scorso. I ragazzi sono partiti da piazza
Cairoli e in piazza Mercanti , a due passi dal Duomo, hanno trovato gli agenti della polizia e i
carabinieri in assetto antisommossa: e non sono mancati momenti di tensione. Quattro studenti
sono stati bloccati per aver rovesciato cassonnetti e provocato disordini.
TORINO Uova contro la sede regionale del Miur e l'occupazione del Rettorato. Le hanno lanciate
gli studenti che, in concomitanza con la Giornata internazionale del diritto allo studio, sfilano in
corteo anche nel capoluogo piemontese per protestare contro la riforma Gelmini. Al corteo
partecipa qualche migliaia di studenti degli istituti superiori e dell'università. Alla partenza, in
piazza Arbarello, i manifestanti hanno dedicato un lungo applauso a Vito Scafidi, lo studente di
17 anni morto il 22 novembre dello scorso anno sotto le macerie della contro-soffittatura della
sua classe, la 4a D del liceo scientifico Charles Darwin di Rivoli. Il serpentone colorato ha poi
raggiunto la sede del Miur, dove oltre alle uova sono stati lanciati alcuni rotoli di carta igienica, ed
ora si trova davanti alla sede dell'amministrazione provinciale.
FIRENZE Accanto gli studenti anche i centri sociali hanno sfilato per le strade del centro storico
fino alla stazione di Santa Maria Novella: alcune centinaia di loro hanno occupato per venti minuti
prima i binari ferroviari ma senza bloccare i treni. Il corteo ha poi lasciato la stazione per dirigersi
sui viali. Con la presenza di componenti dei centri sociali è stata portata in piazza anche la
protesta per l'arresto, avvenuto nei giorni scorsi, di un appartenente all'area antagonista
cittadina. Il corteo è aperto da uno striscione rosso con la scritta «Basta al controllo
organizziamo la rabbia», firmato dalla sigla «Assemblea delle scuole in lotta».
NAPOLI Lanci di palloncini carichi d'acqua contro il portone della Provincia, epr ribadire che il
"Palazzo fa acqua da tutte le parti ". Sfilano gli ex Onda ribattezzati "Fuck": Future under
construction kollettive.
PALERMO Gli studenti medi dell'Onda hanno occupato la succursale dell'istituto magistrale
"Regina Margherita" in piazza Guzzetta, e hanno organizzato dibattiti, spettacoli e concerti contro
la riforma Gelmini. Altri gruppi formati da universitari e studenti medi hanno occupato la sede
dell'assessorato regionale alla Pubblica istruzione. L'Onda protesta contro il nuovo ddl Gelmini
sull'Università e chiede alla Regione siciliana «di non recepire la riforma, anzi di potenziare con
investimenti la ricerca e l'università pubblica». Come sottolinea un rappresentante della Rete
degli studenti: «Viviamo tutti i giorni una scuola sempre peggiore, che cade letteralmente a
pezzi. Una scuola che sta sotto tutti gli standard europei e italiani, che subisce in prima linea i
tagli del governo».
Studenti in piazza Torna l'Onda Tensioni a Milano - l'Unità.it http://www.unita.it/news/italia/91351/studenti_in_piazza_torn...
4 di 5 19-11-2009 20:37
Dieci o quindici anni fa ero in piazza al posto vostro, a protestare contro le riforme dell’università o della scuola. Se qualcuno si fosse rivolto a me alloracome io mi rivolgo a voi oggi, nella migliore dell’ipotesi gli avrei detto di farsi gli affari suoi; nella peggiore l’avrei mandato a quel paese. Per cui vichiedo scusa in anticipo, e spero non lo interpretiate come una mancanza di rispetto nei vostri confronti. Siamo già in troppi, tra noi docenti, a nonrispettare la vostra autonomia.
Mi chiedo inoltre se non sia meglio lasciare che anche voi, come ho fatto io, facciate il vostro percorso in santa pace senza dover ascoltare “lezioncine”addizionali. Quasi sempre ogni fase di un percorso è propedeutica a quella successiva: se all’epoca non fossi sceso in piazza a urlare cose di cui solo dopoho capito non aver piena consapevolezza, non avrei sviluppato quella passione civica e politica che oggi mi permette di dedicare all’attività politica partedella mia vita. Accanto a me in piazza, nelle occupazioni, nelle autogestioni, c’erano giovani uomini e giovani donne che hanno oggi importantiresponsabilità nella realtà locale: sindaci di Comuni del territorio, segretari provinciali di partiti, rappresentanti nelle istituzioni. Mi piace pensare chesenza quelle mobilitazioni giovanili, insostituibili palestre di democrazia e passione, forse oggi non svolgerebbero queste importanti funzioni.
Non ho fiducia nella riforma Gelmini, soprattutto perché credo che l’attuale esecutivo (come tutti quelli che l’hanno preceduto, di qualsiasi colore politico)non abbia la volontà politica di impiegare le risorse economiche necessarie, al pari di quello che recentemente hanno fatto ad esempio Francia e Germania.Non vedo nell’attuale maggioranza – la stessa che ha buttato dalla finestra miliardi di euro per l’Alitalia e per l’abolizione dell’ICI ai più abbienti, e che haperso il controllo della spesa pubblica corrente senza mettere in campo una seria risposta alla crisi – l’intenzione di procedere ad un’allocazione dellerisorse che veda il comparto formativo al centro di una nuova stagione di riforme e di cambiamento. Perché di cambiamento, non dimentichiamolo, c’èbisogno. Nella scuola, dove i test OCSE ci pongono in fondo alle classifiche del mondo occidentale, e nell’università, dove nessun Ateneo italiano si trovanella classifica dei primi 150 del mondo.
Ma la vostra protesta di domani, come quelle degli ultimi anni, è basata su parole d’ordine che a volte sembrano non rendersi conto non rendono dellaportata del cambiamento necessario e delle strade per raggiungerlo.
L’università italiana di oggi è l’unica al mondo in cui non esistano criteri stabili e definiti su cui si possa valutare l’attività di ricerca e di didattica di undocente e di un Dipartimento/Facoltà. Se sulla prima qualcosa si muove sporadicamente, la seconda è totalmente ininfluente ai fini della progressione dicarriera. I questionari di valutazione della didattica che vi fanno a compilare a fine corso non hanno alcun valore, mentre all’estero concorrono adeterminare il giudizio sul docente, e a volte persino il suo salario. L’allocazione dei finanziamenti ministeriali non tiene conto, se non in modoassolutamente marginale, delle perfomance di ricerca e didattica. Il risultato è una situazione in cui non vi è il corretto incentivo ad assumere il migliore insede di reclutamento, e che un docente – una volta entrato – può paradossalmente non produrre più una riga di ricerca o maltrattare gli studenti e vedere alcontempo il proprio stipendio crescere con scatti di anzianità biennali. Questo status-quo può senza dubbio essere nell’interesse di qualche collega (più omeno giovane), ma dubito sia nel vostro o in quello del Paese.
Le cieche invettive contro i “privati all’università” dimenticano due cose. La prima è che il dramma dell’università italiana non è l’arrivo dei privati, bensìche essi ne stanno ben alla larga. Il risultato è che i sporadici contatti sono quasi sempre frutto di azioni di lobby di questo o quel docente o gruppo diinteresse, senza che si verifichi una compenetrazione trasparente – e sotto la guida del pubblico – capace di portare le sinergie necessarie per lo sviluppodel territorio di riferimento e per la creazione di nuova occupazione specialmente nelle aree più bisognose. La seconda è che nel quadro generale di finanzapubblica, anche in presenza di un governo che intendesse investire seriamente nel comparto (e non è certamente questo), le sole risorse pubbliche nonbasteranno mai a garantire un sistema universitario in grado di competere in Europa e nel mondo. Può non piacere, ma è così. La sfida è disegnare unsistema di governance che abbia la mano saldamente pubblica, e che sappia creare sinergie nell’interesse di tutti. A Ferrara è successo, senza il bisogno dialcuna riforma; affinché succeda nel Paese, forse occorre un intervento a livello centrale.
Negli USA uno studente appartenente ad una famiglia di classe medio-alta ha il 300% di probabilità in più di laurearsi rispetto a un suo coetaneo di cetomedio-basso; in Italia la percentuale è 700%. Il sistema di diritto allo studio come lo conosciamo, allora, ha fallito. Serve recuperare risorse tramite unmeccanismo di tasse universitarie (che oggi penalizza i più deboli) più progressivo e magari attraverso la soppressione dei tanti Atenei in giro per il paeseil cui scopo non è certo quello di produrre ricerca di qualità o formare in modo adeguato la classe dirigente del futuro. Soppressione, non “ripensamentodel ruolo funzionale”.
Pur senza necessariamente condividerla, sarebbe ipocrita e contrario all’interesse del Paese negare che sono tutte tematiche che per la prima volta oggi unariforma comincia ad affrontare. In maniera spesso imperfetta, alcune volte ambigua e pericolosa – come in merito alla divisione dei compiti tra CDA eSenato accademico – e quasi sempre promettendo risorse che questo governo ha già dimostrato di non voler investire.
Ma il punto è un altro. Se si continua a contrastare le varie riforme sempre con gli stessi slogan, si fa un favore a chi – e sono tanti – mirano semplicementealla conservazione dell’esistente. Il governo va sfidato sui veri fronti che produrrebbero un cambiamento vero, concreto e duraturo. Che vada subito aregime l’ANVUR (l’Agenzia Nazionale di Valutazione), e che essa produca in tempi brevi criteri di valutazione affidabili, equi e di livello internazionalesu ricerca e didattica. Che il governo si impegni successivamente ad investire nel quinquennio un ammontare di risorse pari a quello dei nostri partnereuropei, corretto per il nostro eccezionale debito pubblico. Che queste risorse siano interamente allocate sulla base degli indicatori di merito dell’ANVUR.Che si riveda la disciplina dell’accesso (che oggi, col meccanismo dei test d’ingresso nella stessa giornata, penalizza incredibilmente gli studenti),prevedendo anche per questo una graduatoria nazionale in modo che ogni studente ammesso possa scegliere la sua facoltà, in modo che si innesti una veracompetizione al rialzo per attrarre studenti, e non al ribasso come spesso oggi accade. Che si ridisegni l’università attorno allo studente, come avvieneall’estero, ma che si agisca anche sul piano dei doveri: solo in Italia si può provare a sostenere un esame otto volte in un anno, senza che ciò comportialcuna conseguenza. E, infine, che inizi un ragionamento serio e condiviso sull’abolizione del valore legale del titolo di studio.
Scusate ancora l’intromissione ragazzi, e buona manifestazione. Ma vi prego: passionari sì, contestatori pure, eccessivi e smodati anche. Sopra le righe efuori dal coro sempre (ci sarà tempo per calmarsi). Ma conservatori no. Specialmente dove, nell’Università e anche nel nostro bel Paese, c’è purtroppodavvero poco da conservare.
Luigi Marattin, ricercatore di Economia Politica Facoltà di Scienze Politiche di Bologna
Tags: riforma Gelmini, università. Luigi Marattin
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Riforma Gelmini, contestatori sì, conservatori no | estense.co... http://www.estense.com/riforma-gelmini-contestatori-si-conse...
2 di 4 19-11-2009 20:35
Studenti in piazza per la Giornata di mobilitazione internazionale per il diritto allo studio
Cortei e sit in contro le privatizzazioni. Roma protesta contro "Repubblica delle banane"
Scuola-università, cortei in 50 città
Tensione a Milano e a Torino
ROMA - Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata per il diritto allo studio. Con lo slogan
"L'istruzione non è in vendita" (Education is not for sale) sono state numerose le iniziative degli
studenti, i cui rappresentati si sono ritrovati in una assemblea a Bruxelles. Ma in Italia è stata una
giornata di protesta e migliaia di studenti (150mila secondo gli organizzatori) da Roma a Milano,
da Bari a Torino hanno vita a cortei e sit in per difendere il diritto allo studio e per dire "no alle
privatizzazioni". Una mobilitazione che ha coinvolto studenti delle scuole e universitari uniti per
rivendicare il carattere pubblico dell'istruzione con momenti di tensione a Milano (due giovani sono
stati arrestati e altri due denunciati), mentre a Torino c'è stato un lancio di uova contro la sede
regionale del Miur e l'occupazione del Rettorato.
Gli slogan in piazza. "La conoscenza non si vende, si apprende" (Napoli), "Il futuro è nostro.
Riprendiamocelo" (Roma), "Solo la conoscenza cambierà il mondo" (Cosenza) : questi gli striscioni
che hanno aperto i cortei studenteschi promossi da Unione degli Studenti e Link-Coordinamento
Universitario e sostenuti anche da altre associazioni, come la Rete degli studenti e da realtà locali
che oggi hanno sfilato in oltre cinquanta città italiane.
Gelmini: centri sociali non rappresentano studenti. "I centri sociali non rappresentano gli
studenti italiani" ha commentato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, presa di mira da
numerosi slogan urlati nei cortei. "Gli studenti italiani hanno capito che bisogna avere il coraggio di
guardare al futuro, di cambiare la nostra scuola, di fare scelte coraggiose. Riproporre vecchi
slogan, come se fossimo ancora negli anni '70 - ha affermato - certamente non contribuisce a
rendere la nostra scuola più moderna. I manifestanti, per lo più legati al mondo dei centri sociali,
non rappresentano certo - ha concluso il ministro - i milioni di ragazzi che studiano e si impegnano
e che sperano di trovare nelle scuola un'istituzione che li prepari a un vero lavoro".
Milano. Toni e atmosfera accesi nel capoluogo lombardo, dove gli studenti protestano, oltre che
per le scelte del ministro Gelmini, anche contro lo sgombero del liceo civico Gandhi, avvenuto
sabato scorso. Il corteo, formato da alcune centinaia di ragazzi, è partito da largo Cairoli e poi si è
diretto a largo Treves, dove si trova una sede degli uffici comunali. In piazza Mercanti hanno
trovato gli agenti della polizia e i carabinieri in assetto antisommossa: ci sono stati momenti di
tensione. Al termine del corteo non autorizzato gli studenti hanno annunciato un presidio in piazza
San Babila per i compagni arrestati e denunciati in mattinata dalla polizia. I fermati sono due
diciottenni e saranno processati domani mattina per direttissima per resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale; altri due giovani, una donna dell'area anarchica e uno studente di un centro sociale,
risultano invece indagati a piede libero per gli stessi reati.
Roma. Contro la "Repubblica delle banane": questo uno degli slogan della manifestazione della
SCUOLA & GIOVANI
Scuola-università, cortei in 50 città Tensione a Milano e a Tor... http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scuola_e_universita/...
1 di 3 19-11-2009 20:31
Capitale. E infatti i partecipanti hanno sfilato con banane vere nelle mani. E ancora: "Il futuro è
nostro riprendiamocelo sciopero generale studentesco". Al termine del corteo, prima
dell'assemblea pubblica, in piazzale Aldo Moro, davanti al colonnato della città universitaria della
Sapienza, è scattata la merenda, quella che i ragazzi dell'Uds (l'unione degli studenti) hanno
chiamato la "bananata" mentre cento giovani dell'Accademia nazionale di danza hanno
improvvisato coreografie. In viale Trastevere, sulla scalinata del ministero dell'Istruzione,
Università e Ricerca si è svolto anche un sit in di circa 300 studenti delle scuole medie superiori.
Torino. Un applauso per Vito Scafidi, lo studente morto un anno fa nel crollo del liceo Darwin di
Rivoli: si è aperta così la manifestazione a Torino. Alcune migliaia di studenti delle scuole
superiori, ai quali si sono uniti anche gli universitari, hanno sfilato per le vie del centro. C'è stato
un lancio di uova e carta igienica contro la sede regionale del Miur e una finta rapina in banca
inscenata da due manifestanti con in spalla dei caschi neri, pieni di banconote finte raffiguranti il
ministro Gelmini. Parte degli studenti ha occupato il cortile del Rettorato: alcuni hanno realizzato
un finto preservativo, fatto con un grosso sacchetto di nylon pieno di palloncini, con sopra la
scritta "Preserviamo l'università pubblica".
Palermo. Corteo con lo slogan "Riprendiamoci il futuro". I manifestanti si sono radunati in piazza
Politeama, e da qui hanno sfilato per le vie del centro fino a piazza Indipendenza, dove ha sede la
presidenza della Regione. Il traffico ha subito pensanti conseguenze. Un corteo studentesco si è
svolto anche a Catania, con partenza da piazza Roma.
Napoli. Lanci di palloncini carichi d'acqua contro il portone d'ingresso chiuso della sede della
Provincia, in piazza Matteotti. "Siamo circa 5.000" hanno detto i manifestanti, ex Onda, riuniti nel
movimento denominato Fuck, Future under construction kollettive. Sempre in piazza Matteotti gli
studenti hanno esposto anche uno striscione con la scritta: "Questo palazzo fa acqua da tutte le
parti".
17 novembre Giornata internazionale degli studenti. Da anni il 17 novembre è una data
internazionale di mobilitazione degli studenti che si rifanno al 17 novembre 1939 quando centinaia
di giovani cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel
1941 alcuni gruppi di studenti in esilio, gli stessi che avrebbero poi costituito il nucleo
dell'International Union of Students, decisero che il 17 novembre sarebbe diventato l'International
students day, la giornata internazionale di mobilitazione studentesca.
Germania e Grecia, protesta e tensioni. Prosegue la protesta degli studenti universitari tedeschi
che da giorni occupano le aule per protestare contro le condizioni di studio. Oggi sono scesi in
piazza in almeno 35 città, da Berlino a Colonia, per chiedere l'abolizione delle tasse universitarie,
per rivendicare i corsi troppo affollati e gli scarsi finanziamenti per le strutture. Incidenti e tensioni
in Grecia in occasione delle iniziative nell'anniversario della rivolta degli studenti ateniesi contro i
colonnelli greci nel 1973. Al Politecnico di Salonicco scontro tra diverse fazioni di studenti e
intervento della polizia. Atene città blindata in vista della grande marcia che dal Politecnico
condurrà nel pomeriggio gli studenti e altre forze sociali fino all'ambasciata degli Stati Uniti, paese
che sostenne la Giunta militare. Evento che si svolge in un clima di tensione perché precede il
primo anniversario dell'uccisione il 6 dicembre scorso del quindicenne Alexis Grigoropoulos da
parte di agenti di polizia la cui morte provocò un' che contribuirono alla .
(17 novembre 2009)
Scuola-università, cortei in 50 città Tensione a Milano e a Tor... http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/scuola_e_universita/...
2 di 3 19-11-2009 20:31
15 novembre 2009
Vedi tutti gli articoli della sezione "Ambiente"
Probabilmente non ci saranno grandi accordi sui
tagli alle emissioni di CO2 al vertice di
Copenaghen in programma a dicembre. Il
declassamento di fatto del vertice, che tante
attese (e anche paure) aveva provocato, sembra
il risultato dell'accordo tra Stati Uniti e Cina,
concordi nel temere ripercussioni troppo dure
sulle loro economie. L'intesa tra i due colossi
sarebbe stata raggiunta a Singapore, ai margini
del vertice delle nazioni dell'Asia-Pacifico (Apec).
Il premier danese Lars Rasmussen, padrone di
casa del summit sul clima che si terrà a
Copenaghen dal 7 al 18 dicembre, è stato
avvertito. Anche l'obiettivo di ridurre del 50% le
emissioni di anidride carbonica entro il 2050 è
scomparso dal documento finale del vertice
Apec.
La notizia del probabile fallimento di Copenhagen è stata data da un uomo della Casa Bianca.
Michael Froman, esperto di economia internazionale al National Security Council e consigliere al
seguito di Barack Obama. "C'è stata la constatazione da parte dei leader - ha detto Froman -
che è irrealistico attendersi un accordo entro 22 giorni. Lo stato dei negoziati ha portato a
escludere la possibilità di un'intesa in tempi così ravvicinati. Ma è importante che la conferenza di
Copenaghen si tenga, sarà comunque un passo avanti". Nei commenti trapelati a Singapore il
summit di dicembre è già stato sminuito da alcuni capi di Stato come "un punto di partenza, non
un punto di arrivo".
Le difficoltà a raggiungere decisioni vincolanti entro dicembre erano già note, ma la bocciatura
ufficiale è comunque un colpo duro. Negli Stati Uniti il progetto di legge per imporre un tetto alle
emissioni carboniche procede con difficoltà al Congresso. Da una parte la Camera e il Senato Usa
hanno dovuto dare la priorità all'iter della riforma sanitaria. D'altra parte si sono scatenate le
lobby industriali americane contrarie alla riforma sull'ambiente.
La Cina, nonostante le aperture e i nuovi impegni ribaditi al G8 dell'Aquila, da parte sua ha
sempre mantenuto una distanza dagli obiettivi di Kyoto che avrebbero dovuto essere aggiornati
ed estesi a Copenaghen. La posizione ufficiale di Pechino, è che la riduzione delle emissioni
carboniche spetta anzitutto ai paesi di più vecchia industrializzazione che hanno una
responsabilità prevalente nel cambiamento climatico.
Ambiente, la frenata di Usa e Cina. Copenhagendeclassata, non ci sarà accordo sul taglio al Co2
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Ambiente, la frenata di Usa e Cina. Copenhagen declassata, n... http://www.unita.it/news/ambiente/91249/ambiente_la_frenat...
1 di 2 19-11-2009 20:38
Lanciati volantini offensivi e inchiodati pezzi di legno a forma di croce
Le vittime: "Cultura violenta, impregnata dell'illiberalità del dogma"
Crocifisso in aula, blitz neofascista
nella sede del Partito radicale
ROMA - Alcuni militanti di Lotta Studentesca, movimento giovanile vicino al gruppo neofascista
Forza Nuova, hanno fatto irruzione nella sede romana dei Radicali, lanciando volantini e
affiggendo crocifissi. La notizia è stata diffusa dall'ufficio stampa dei Radicali. Il senatore radicale
Marco Perduca ha denunciato il blitz in aula al Senato.
Secondo le prime ricostruzioni, i militanti di Lotta studentesca hanno fatto esplodere una bomba
carta davanti all'ingresso della sede in via di Torre Argentina, per poi entrare nel palazzo e gettare
per le scale diversi volantini offensivi nei confronti dei radicali. Tre, in totale, i crocifissi che sono
stati introdotti nell'edificio. Il primo sul portone, al terzo piano, dove sono stati "inchiodati" due
pezzi di legno a forma di croce. L'altro, simile, è stato appeso su un muro vicino alla porta. Il terzo,
infine, è stato abbandonato per le scale.
Il blitz, avvenuto verso le 10:30 del mattino, è stato rivendicato dall'organizzazione neofascista,
che ha annunciato di voler dare battaglia "per riportare i crocifissi nel nostro Paese, non solo nelle
scuole ma anche negli edifici pubblici". "Si è trattato di un'azione pacifica - ha dichiarato il
portavoce romano del gruppo, Roberto Benignetti - finalizzata alla critica della visione di un'Europa
priva di quei valori che l'hanno costruita nei secoli: cristianità, nazione, popolo". I radicali, ha
proseguito, "sono tra coloro che vorrebbero distruggere questi principi e svuotare l'Europa sia
spiritualmente che moralmente. La sentenza sui crocifissi della corte di Strasburgo è un esempio
di disgregazione dell'identità comune ai popoli europei". Ancora più estremista il coordinatore
nazionale del movimento, Gabor De Arcangelis: "Non permetteremo a nessuno di imporre dogmi
ultra-laicisti in Italia. Chi tenterà di rimuovere il crocifisso si troverà di fronte un muro umano
guidato da Lotta studentesca".
Parole di rammarico sono arrivate da Demetrio Bacaro, segretario dell'Associazione Radicali
Roma. "Credo che accusare proprio i radicali di voler imporre alcunché la dica lunga sull'ignoranza
storico-politica di questi signori", ha commentato in una nota. "La loro è una cultura violenta,
impregnata dell'illiberalità del dogma", ha aggiunto Bacaro: "Vedremo come si porrà politicamente
l'amministrazione capitolina nei confronti di questi gesti, che sono certamente dimostrativi, ma
violenti nella genesi dell'azione".
(12 novembre 2009)
SCUOLA & GIOVANI
Crocifisso in aula, blitz neofascista nella sede del Partito radic... http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/scuola_e_universita/...
1 di 2 19-11-2009 20:46
18 novembre 2009
Vedi tutti gli articoli della sezione "Italia"
Il governo Berlusconi lo aveva blindato, mettendo la fiducia. E, nonostante i malumori della Lega,
con 320 sì e 270 no il decreto Ronchi che contiene norme sulla «privatizzazione» dell'acqua
ottiene il via libera di Montecitorio.
La Lega si rifa con un ordine del giorno, che, in sintesi recita: la gestione in house, in particolare
per quanto riguarda l'acqua, può non essere «svantaggiosa per i cittadini» e il governo ne deve
tenere conto nell'emanazione dei regolamenti attuativi della riforma dei servizi pubblici locali.
«Nell'ambito dell'emanazione dei regolamenti e nella definizione delle soglie oltre le quali gli
affidamenti di servizi pubblici locali assumono rilevanza ai fini dell'espressione del parere
dell'Autorità garante della concorrenza», si legge nell'odg firmato dal capogruppo Roberto Cota e
da altri esponenti del Carroccio, il governo si impegna a «tener conto di specifiche condizioni di
efficienza che, soprattutto con riferimento al settore idrico, rendono la gestione in house non
distorsiva della concorrenza e dunque comparativamente non svantaggiosa per i cittadini rispetto
ad un'altra forma di gestione dei servizi pubblici locali».
Mentre alle associazioni dei consumatori che avevano osteggiato il decreto non resta che
impugnare il referendum abrogativo. «Il Governo si è bevuto la fiducia dei cittadini. Blindando il
decreto ha dimostrato di essere preoccupato più di assecondare gli interessi dei gruppi industriali
privati che di regolamentare un settore vitale per la società con la costituzione di una Autorità»,
attacca il segretario generale di Cittadinanzattiva Teresa Petrangolini. «Il Governo dovrà
preoccuparsi di giustificare all`opinione pubblica l`inevitabile aumento delle tariffe. La scusa dei
bassi costi in Italia rispetto al resto dell`Europa non regge a fronte dei diversi volumi di
investimenti, delle deroghe ai livelli di potabilità, e alla qualità complessiva del servizio».
E il Codancos avverte che con la privatizzazione dell'acqua è in arrivo una stangata per le
famiglie. «Se consideriamo in 3 anni il tempo necessario perché il nuovo sistema vada a regime,
alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30% delle tariffe
dell`acqua», recitano le stime dell'associazione dei consumatori. «Se nel 2009 una famiglia
media italiana spenderà 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi
d`acqua, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all`anno, con un
incremento di 80 euro, pari al +30%. Si determinerà cioè un aumento del costo del servizio a
carico dell`utenza, generato dalla necessità per i privati di fornire una attività che sia per loro
remunerativa. I consumatori insomma - conclude il Codacons - finiranno per pagare non solo il
costo, ma anche il profitto del privato, che deve necessariamente conseguire un utile dalla
fornitura idrica».
L'acqua ai privati, ok della Camera. Rivolta deiconsumatori: «Referendum»
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L'acqua ai privati, ok della Camera. Rivolta dei consumatori:... http://www.unita.it/news/italia/91426/lacqua_ai_privati_ok_de...
1 di 1 19-11-2009 20:35
Société
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AFP/STEPHANE DE SAKUTIN
Des élèves de terminale travaillent, le 18 juin 2009, au
lycée Chaptal à Paris, lors d'une épreuve du baccalauréat.
Réforme du lycée : une série L enrichie et des "passerelles" en fin de premièreLE MONDE | 19.11.09 | 11h07 • Mis à jour le 19.11.09 | 16h27
L
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es élèves qui entreront en seconde en septembre 2010 étrenneront le "lycée Chatel" qui les
amènera en 2012 à un baccalauréat peu différent de celui d'aujourd'hui Si l'architecture globale
du lycée reste identique, les grilles d'enseignements que présente Luc Chatel jeudi 19 novembre
laissent s'insinuer des nouveautés qui, à terme – si les équipes pédagogiques s'en saisissent –
pourraient modifier substantiellement l'enseignement secondaire Le but affiché au ministère est
de rendre plus attractif le bac littéraire (L) et plus scientifique le bac S, en donnant au jeune le
droit à l'erreur
Accompagnement et soutien. Deux heures
d'accompagnement personnalisé figureront à
l'emploi du temps de tous durant les trois
années de lycée Ces heures servant au soutien,
à l'orientation et à l'approfondissement seront
gérées par les établissements et inscrites dans le
service des enseignants Pourra s'y ajouter du
tutorat
En 2de, sciences économiques pour tous.
Qu'ils rêvent d'un bac technologique ou général,
tous les élèves de 2 suivront le même tronc
commun de 23 h 30 de cours hebdomadaires,
incluant deux langues vivantes, le français, les
mathématiques, la physique-chimie, les
sciences de la vie et de la terre (SVT) et le sport
S'y ajoutera un enseignement de sciences
économiques à choisir entre deux propositions
et un autre enseignement exploratoire à décider
entre huit "La littérature et le monde
contemporain" y figureront au même titre que
"les méthodes scientifiques" ou "les sciences de
l'ingénieur" Cette classe sera commune aux
élèves souhaitant préparer un bac général ou un
bac technologique Une option facultative
pourra s'ajouter aux 28 heures de cours
prévues
Changer de série en fin de 1 . 60 % des
enseignements seront encore communs aux
élèves des trois séries générales durant cette
deuxième année de lycée Viendront s'y ajouter
40% d'enseignements de spécialité Ce dosage
permettra de mêler dans une même classe des
élèves de séries différentes, mais autorisera
surtout des réorientations Un élève de série économique et social (ES) qui se rend compte qu'il
aurait dû étudier en S pourra faire un "stage passerelle" durant les vacances afin de se mettre à
niveau dans les enseignements de spécialité de la série scientifique Ces passages seront possibles
entre toutes les séries Pour les simplifier, l'enseignement optionnel de mathématiques offert aux
littéraires est le même que l'enseignement obligatoire reçu en filière économique
de
re
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Réforme du lycée : une série L enrichie et des "passerelles" en... http://www.lemonde.fr/societe/article/2009/11/19/reforme-du-...
1 di 2 19-11-2009 20:45