GDO in crisi al sud

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Interventi 20 30 ottobre 05 novembre 2010 Per aziende micro, piccole, medie e grandi della Puglia Imprese: 3 bandi da 500 mln D al Ministero dello Sviluppo Economico arri- vano 500 Milioni di Euro con tre nuovi Ban- di per le Micro, Piccole, Medie e Grandi Imprese delle quattro Regioni dell’Area Convergenza: Puglia, Calabria, Campania e Sicilia. I tre Bandi hanno differenti finalità: 1) un primo Bando intende finanziare pro- grammi di investimento finalizzati all’industria- lizzazione dei programmi qualificati di ricerca e sviluppo sperimentale, per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON Ricer- ca e Competitività 2007-2013; 2) un secondo Bando ha l’obiettivo di soste- nere programmi di investimento finalizzati al perseguimento di specifici obiettivi di innova- zione, miglioramento competitivo e tutela am- bientale (attività del settore alimentare, attività di fabbricazione di apparecchiature elettriche, attività di produzione di biotecnologie) per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON Ricerca e Competitività 2007-2013; 3) infine, l’ultimo Bando è stato varato a so- stegno di programmi di investimento riguar- danti la produzione di beni strumentali funzio- nali allo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e al risparmio energetico nell’edilizia, per un importo stanziato di 300 milioni di euro su fon- di POI Energie Rinnovabili e Risparmio Energe- tico 2007-2013. Sono ammessi alle agevolazioni i programmi il cui importo complessivo delle spese ammissibili non sia inferiore a € 1.500.000,00 e non sia supe- riore a € 25.000.000,00. Sono ammesse le seguenti tipologie di inve- stimento: a) la realizzazione di nuove unità produttive; b) l’ampliamento di unità produttive esistenti; c) la diversificazione della produzione di un’uni- tà produttiva in nuovi prodotti/servizi aggiuntivi; d) il cambiamento fondamentale del proces- so di produzione complessivo di un’unità pro- duttiva esistente. Le spese ammissibili sono: a) il suolo aziendale e sue sistemazioni, nel limi- te del 10% dell’investimento complessivo ammis- sibile del programma; b) opere murarie e assimilate e infrastrutture specifiche aziendali, nella misura massima del 30% dell’importo complessivo degli investimenti am- missibili per ciascun programma d’investimento c) macchinari, impianti ed attrezzature varie nuovi di fabbrica; d) programmi informatici commisurati alle e- sigenze produttive e gestionali dell’impresa, bre- vetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate concernenti nuove tecnologie di prodotti e processi produttivi. Per le sole PMI, sono ammesse le spese rela- tive a consulenze connesse al programma d’in- vestimento. Tali spese sono ammissibili fino al 3% dell’importo complessivo ammissibile per ciascun programma d’investimento. Le agevolazioni sono concesse nella forma di finanziamento agevolato e di contributo in con- to impianti. Per le Micro e Piccole Imprese la percentua- le del finanziamento agevolato è pari al 25% del programma di investimenti agevolato; è del 35% per le Medie Imprese e del 45% per le Grandi. Il contributo in conto impianti è calcolato in ag- giunta al contributo in conto interessi attribuito nell’ambito del finanziamento agevolato, sino a concorrenza del 50% calcolato in Equivalente Sovvenzione Netta per le Piccole Imprese, del 40% per le Medie Imprese e del 30% per le Grandi. La domanda di agevolazione può essere invia- ta per via telematica, mediante l’apposito appli- cativo predisposto dal Mise, e successivamente in forma cartacea, a partire dal novantesimo giorno successivo alla pubblicazione sulla Gaz- zetta Ufficiale dei singoli Decreti. La valutazione della domanda è effettuata da Invitalia spa. Invitalia procede all’istruttoria delle domande secondo l’ordine cronologico di presentazione. In caso di concessione delle agevolazioni, le erogazioni delle agevolazioni avvengono sulla base di fatturazioni di spesa quietanzate relativamente a lotti funzionali di investimenti ciascuno non inferiore al 20% delle spese am- missibili complessive. La prima quota delle agevolazioni, nella misura massima del 30% dell’ammontare del contributo concesso, può, su richiesta dell’impresa beneficiaria, essere e- rogata a titolo di anticipazione, previa presen- tazione di fideiussione bancaria, rilasciata da primario istituto bancario. Azioni a cura di Iniziativa advisors L e avvisaglie della crisi si erano avute già alla fine del 2008, ma il biennio 2009 -2010 ha reso e- vidente la crisi della GDO nel Sud d’I- talia, bisognerebbe dire non solo al Sud, ma le crisi ed i fallimenti ad oggi si sono concentrati nella parte meri- dionale del Paese. A mio avviso è possibile individuare tre ragioni comuni alla crisi: • Incapacità di conoscere ed ade- guarsi al territorio; • Utilizzo della finanza non come strumento, ma come fine; Il perseguire modelli di sviluppo non coerenti con il contesto in cui si opera. Entriamo nel dettaglio dei punti: Al primo posto c’è l’incapacità a co- noscere ed adeguarsi al territorio; l’Italia è un Paese in cui il localismo è molto radicato: non voglio darne un significato di valore o disvalore, ma non considerare questo aspetto signi- fica perdere il contatto con i bisogni e le abitudini dei consumatori locali. Un esempio: che senso ha un assor- timento che dedica qualche metro di lineare a vini di altre regioni, magari del Nord, quando il consumo è ancora fortemente locale? La corretta gestio- ne degli spazi e degli assortimenti è la conditio sine qua non per gestire con profitto un’impresa distributiva. Ed eccoci all’utilizzo della finanza non come strumento ma come fine. Questo è a mio avviso un tratto ge- nerale della crisi che ci ha colpito, ma nella GDO ha assunto effetti patologi- Le ragioni dei fallimenti della grande distribuzione organizzata La GDO perde al Sud ma non c’è solo la crisi Foto Tom Delme_Photoxpress ci. Proviamo a vedere quali. La GDO per sua natura ha da un lato bisogno di capitali per aprire, gestire e promo- zionare punti vendita, dall’altra sfrut- tando il fatto che incassano quotidia- namente ma pagano dopo qualche mese possono investire una parte del- la liquidità rimanente in investimenti finanziari. Inoltre la media della GDO ha una reddittività intorno al 2-4%, ed anzi alcune hanno margini negativi sull’attività distributiva, per cui per coprire queste performance negative o per incrementare le performance, negli anni si è fatto sempre più ricorso alla finanza. Fino a che le borse sono cresciute, tutto è andato bene, ma quando queste hanno corretto le per- dite hanno ampliato le perdite della gestione caratteristica o hanno man- dato in perdita anche quelle gestioni che erano di poco attive. Così imprese poco patrimonializzate e/o che aveva- no fatto il passo più lungo della gam- ba sono andate in crisi finanziaria che ha trascinato anche la gestione ordi- naria conducendole alla chiusura. Arri- viamo così al terzo punto: perseguire modelli di sviluppo non coerenti con il contesto in cui si opera; mi riferisco da un lato all’apertura di ipermercati, in un contesto in cui il reddito medio, la mobilità e la concentrazione della popolazione è inferiore rispetto ad al- tre aree del Paese. Peraltro il modello ipermercato è un modello in crisi da almeno un lustro. Dall’altro lato per- seguire lo sviluppo senza pianificare l’entrata in aree differenti da quelle in cui ci si era sviluppati genera proble- matiche legate a costi di trasporto e anche all’affiliazione. A pagare lo scotto per questa crisi oltre ai dipendenti delle società falli- te o in crisi, sono i consumatori, che ancora oggi mediamente pagano la spesa molto più cara che in altre aree del Paese, ma soprattutto le PMI lo- cali, che hanno perso un potenziale canale di sviluppo, sia in termini di fatturato, ma anche di modello di svi- luppo attraverso il quale perseguire la propria crescita. ALDO MARIO GAY Consulente di Strategia Aziendale I fattori negativi: incapacità di conoscere il territorio, troppo ricorso alla finanza, modelli di sviluppo non coerenti

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Mio articolo sul Corriere dell\'Economia

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Interventi20 30 ottobre05 novembre 2010

Per aziende micro, piccole, medie e grandi della Puglia

Imprese: 3 bandi da 500 mlnDal Ministero dello Sviluppo Economico arri-

vano 500 Milioni di Euro con tre nuovi Ban-di per le Micro, Piccole, Medie e Grandi Imprese delle quattro Regioni dell’Area Convergenza: Puglia, Calabria, Campania e Sicilia.

I tre Bandi hanno differenti finalità:1) un primo Bando intende finanziare pro-

grammi di investimento finalizzati all’industria-lizzazione dei programmi qualificati di ricerca e sviluppo sperimentale, per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON Ricer-ca e Competitività 2007-2013;

2) un secondo Bando ha l’obiettivo di soste-nere programmi di investimento finalizzati al perseguimento di specifici obiettivi di innova-zione, miglioramento competitivo e tutela am-bientale (attività del settore alimentare, attività di fabbricazione di apparecchiature elettriche, attività di produzione di biotecnologie) per un importo stanziato di 100 milioni di euro a valere su fondi PON Ricerca e Competitività 2007-2013;

3) infine, l’ultimo Bando è stato varato a so-stegno di programmi di investimento riguar-danti la produzione di beni strumentali funzio-nali allo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e al risparmio energetico nell’edilizia, per un importo stanziato di 300 milioni di euro su fon-di POI Energie Rinnovabili e Risparmio Energe-tico 2007-2013.

Sono ammessi alle agevolazioni i programmi il cui importo complessivo delle spese ammissibili non sia inferiore a € 1.500.000,00 e non sia supe-riore a € 25.000.000,00.

Sono ammesse le seguenti tipologie di inve-stimento:

a) la realizzazione di nuove unità produttive;b) l’ampliamento di unità produttive esistenti;c) la diversificazione della produzione di un’uni-

tà produttiva in nuovi prodotti/servizi aggiuntivi;d) il cambiamento fondamentale del proces-

so di produzione complessivo di un’unità pro-duttiva esistente.

Le spese ammissibili sono:a) il suolo aziendale e sue sistemazioni, nel limi-

te del 10% dell’investimento complessivo ammis-sibile del programma;

b) opere murarie e assimilate e infrastrutture specifiche aziendali, nella misura massima del 30%

dell’importo complessivo degli investimenti am-missibili per ciascun programma d’investimento

c) macchinari, impianti ed attrezzature varie nuovi di fabbrica;

d) programmi informatici commisurati alle e-sigenze produttive e gestionali dell’impresa, bre-vetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate concernenti nuove tecnologie di

prodotti e processi produttivi.Per le sole PMI, sono ammesse le spese rela-

tive a consulenze connesse al programma d’in-vestimento. Tali spese sono ammissibili fino al 3% dell’importo complessivo ammissibile per ciascun programma d’investimento.

Le agevolazioni sono concesse nella forma di finanziamento agevolato e di contributo in con-to impianti.

Per le Micro e Piccole Imprese la percentua-le del finanziamento agevolato è pari al 25% del programma di investimenti agevolato; è del 35% per le Medie Imprese e del 45% per le Grandi.

Il contributo in conto impianti è calcolato in ag-giunta al contributo in conto interessi attribuito nell’ambito del finanziamento agevolato, sino a concorrenza del 50% calcolato in Equivalente Sovvenzione Netta per le Piccole Imprese, del 40% per le Medie Imprese e del 30% per le Grandi.

La domanda di agevolazione può essere invia-ta per via telematica, mediante l’apposito appli-cativo predisposto dal Mise, e successivamente in forma cartacea, a partire dal novantesimo giorno successivo alla pubblicazione sulla Gaz-zetta Ufficiale dei singoli Decreti. La valutazione della domanda è effettuata da Invitalia spa.

Invitalia procede all’istruttoria delle domande secondo l’ordine cronologico di presentazione.

In caso di concessione delle agevolazioni, le erogazioni delle agevolazioni avvengono sulla base di fatturazioni di spesa quietanzate relativamente a lotti funzionali di investimenti ciascuno non inferiore al 20% delle spese am-missibili complessive. La prima quota delle agevolazioni, nella misura massima del 30% dell’ammontare del contributo concesso, può, su richiesta dell’impresa beneficiaria, essere e-rogata a titolo di anticipazione, previa presen-tazione di fideiussione bancaria, rilasciata da primario istituto bancario.

Azioni a cura di Iniziativa advisors

Le avvisaglie della crisi si erano avute già alla fine del 2008, ma il biennio 2009 -2010 ha reso e-

vidente la crisi della GDO nel Sud d’I-talia, bisognerebbe dire non solo al Sud, ma le crisi ed i fallimenti ad oggi si sono concentrati nella parte meri-dionale del Paese.

A mio avviso è possibile individuare tre ragioni comuni alla crisi:• Incapacità di conoscere ed ade-

guarsi al territorio;• Utilizzo della finanza non come

strumento, ma come fine;• Il perseguire modelli di sviluppo

non coerenti con il contesto in cui si opera.Entriamo nel dettaglio dei punti:

Al primo posto c’è l’incapacità a co-noscere ed adeguarsi al territorio; l’Italia è un Paese in cui il localismo è molto radicato: non voglio darne un significato di valore o disvalore, ma non considerare questo aspetto signi-fica perdere il contatto con i bisogni e le abitudini dei consumatori locali. Un esempio: che senso ha un assor-timento che dedica qualche metro di lineare a vini di altre regioni, magari del Nord, quando il consumo è ancora fortemente locale? La corretta gestio-ne degli spazi e degli assortimenti è la conditio sine qua non per gestire con profitto un’impresa distributiva.

Ed eccoci all’utilizzo della finanza non come strumento ma come fine. Questo è a mio avviso un tratto ge-nerale della crisi che ci ha colpito, ma nella GDO ha assunto effetti patologi-

Le ragioni dei fallimenti della grande distribuzione organizzata

La GDO perde al Sudma non c’è solo la crisi

Foto Tom Delme_Photoxpress

ci. Proviamo a vedere quali. La GDO per sua natura ha da un lato bisogno di capitali per aprire, gestire e promo-zionare punti vendita, dall’altra sfrut-tando il fatto che incassano quotidia-namente ma pagano dopo qualche mese possono investire una parte del-la liquidità rimanente in investimenti finanziari. Inoltre la media della GDO ha una reddittività intorno al 2-4%, ed anzi alcune hanno margini negativi sull’attività distributiva, per cui per coprire queste performance negative o per incrementare le performance, negli anni si è fatto sempre più ricorso alla finanza. Fino a che le borse sono cresciute, tutto è andato bene, ma

quando queste hanno corretto le per-dite hanno ampliato le perdite della gestione caratteristica o hanno man-dato in perdita anche quelle gestioni che erano di poco attive. Così imprese poco patrimonializzate e/o che aveva-no fatto il passo più lungo della gam-ba sono andate in crisi finanziaria che ha trascinato anche la gestione ordi-naria conducendole alla chiusura. Arri-viamo così al terzo punto: perseguire modelli di sviluppo non coerenti con il contesto in cui si opera; mi riferisco da un lato all’apertura di ipermercati, in un contesto in cui il reddito medio, la mobilità e la concentrazione della popolazione è inferiore rispetto ad al-tre aree del Paese. Peraltro il modello ipermercato è un modello in crisi da almeno un lustro. Dall’altro lato per-seguire lo sviluppo senza pianificare l’entrata in aree differenti da quelle in cui ci si era sviluppati genera proble-matiche legate a costi di trasporto e anche all’affiliazione.

A pagare lo scotto per questa crisi oltre ai dipendenti delle società falli-te o in crisi, sono i consumatori, che ancora oggi mediamente pagano la spesa molto più cara che in altre aree del Paese, ma soprattutto le PMI lo-cali, che hanno perso un potenziale canale di sviluppo, sia in termini di fatturato, ma anche di modello di svi-luppo attraverso il quale perseguire la propria crescita.

AlDo MArIo GAy Consulente di Strategia Aziendale

I fattori negativi: incapacità di conoscere il territorio, troppo ricorso alla finanza, modelli di sviluppo non coerenti