Gaudì Volta catalana Barcellona

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ntoni Gaudì, architetto catalano della fine del 1800 inizio 1900, è stato uno dei progettisti che, nello svolgere il proprio lavoro, non ha mai posto fine a quella vena di ricerca e sperimentazione che in genere carat- terizza tutti gli architetti, perlomeno all’inizio della loro pro- fessione. Molti sono i progettisti che, ad un certo punto della propria carriera, dopo aver perfezionato delle soluzioni introdotte al- l’inizio, smettono di ricercare illudendosi che possano esistere delle risposte definitive da utilizzare in modo continuativo. Questo non è sicuramente il caso di Gaudì: la ricerca e la spe- rimentazione lo accompagneranno per tutta la vita e investi- ranno tutti i fronti, spaziale, strutturale, formale, costruttivo. Basti pensare al Parco Güell dove, ad un medesimo problema, l’architetto risponde con soluzioni disparate: pur utilizzando lo stesso tipo di materiale (la pietra) e sottoponendo la strut- tura alla sola sollecitazione di compressione, non esiste, dal punto di vista formale, un viadotto uguale ad un altro. Oppure,che dire di Casa Battlò e Casa Milà? Questi edifici, co- struiti l’uno dopo l’altro, sorgono entrambi su Passeig de Gracia (all’epoca una delle vie più prestigiose) e presentano pressap- poco la medesima tipologia dettata dal piano di Cerdà (la prima è centrale alla corte interna, mentre la seconda è d’angolo). Chi li visitasse non avrebbe problemi a coglierne la diversità. Per non parlare poi dei metodi di calcolo strutturale. Per rag- giungere un medesimo risultato (sottoporre le strutture all’u- nica sollecitazione di compressione), si passa da un calcolo di tipo grafico nel Parco Güell a un modello funicolare per la Cripta della Colonia Güell. Ed infine la Sagrada Familia, il progetto che lo accompagnerà per tutta la vita,continuamente soggetto al cambiamento,dato che qui confluiranno tutte le scoperte di volta in volta matu- rate, e che costituirà comunque un nuovo campo di prova, come dimostrato dalla presenza del cemento sul campanile di Bernabè. Ma nessuna scoperta proviene dal niente e, di fronte ad un problema, soltanto immedesimandosi nel cammino di chi ha già provato a dare delle soluzioni, si può sperare di apportare un proprio contributo originale. Così per Gaudì la sperimentazione,e quindi l’innovazione ar- chitettonica, traggono sempre spunto da precise e approfon- dite conoscenze nei campi più diversi. Dotto in storia dell’architettura, geometria, scienza delle co- struzioni, grazie agli studi universitari ed agli incontri fatti sul lavoro;profondo conoscitore delle attività manuali ed artigia- nali per l’esperienza vissuta sin da piccolo nella bottega pa- terna, dove comunque matura anche un amore ed una pas- sione immensa per qualsiasi lavoro di questo genere;appassio- nato conoscitore dei processi ambientali e biologici, dato che sin dalla tenera età la malattia lo costringe a restare ore ed ore ad osservare la natura, finché da grande la curiosità per deter- minati aspetti dell’anatomia umana lo induce addirittura a re- carsi negli obitori, Gaudì può essere ricordato come un ar- chitetto di cultura, spirito di osservazione, senso pratico e cu- riosità impareggiabili. Molti sarebbero gli aspetti da approfondire per avere un qua- dro completo di questo grande maestro, ma ci si soffermerà soltanto su uno di questi nella speranza di fornire degli spunti che permettano di comprendere meglio lo spirito e la meto- dologia con i quali il progettista catalano affronta il suo lavoro. Molto interessante risulta il modo con cui l’architetto guarda e riutilizza le antiche tecniche di costruzione. Infatti, una volta 74 CIL 107 antoni gaudì Il mattone e le evolu- zioni geometriche della volta catalana Laura Becattini Ricerca Nelle Scuole Provvisorie della Sagrada Familia la ricerca progettuale di Gaudì utilizza forme della tradizione catalana per nuove geometrie e morfologie strutturali governate dalle leggi delle superfici conoidi originate da un fascio di rette parallele ad un medesimo piano A

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ntoni Gaudì, architetto catalano della fine del 1800inizio 1900, è stato uno dei progettisti che, nellosvolgere il proprio lavoro, non ha mai posto fine a

quella vena di ricerca e sperimentazione che in genere carat-terizza tutti gli architetti, perlomeno all’inizio della loro pro-fessione.Molti sono i progettisti che, ad un certo punto della propriacarriera, dopo aver perfezionato delle soluzioni introdotte al-l’inizio, smettono di ricercare illudendosi che possano esisteredelle risposte definitive da utilizzare in modo continuativo.Questo non è sicuramente il caso di Gaudì: la ricerca e la spe-rimentazione lo accompagneranno per tutta la vita e investi-ranno tutti i fronti, spaziale, strutturale, formale, costruttivo.Basti pensare al Parco Güell dove, ad un medesimo problema,l’architetto risponde con soluzioni disparate: pur utilizzandolo stesso tipo di materiale (la pietra) e sottoponendo la strut-tura alla sola sollecitazione di compressione, non esiste, dalpunto di vista formale, un viadotto uguale ad un altro.Oppure,che dire di Casa Battlò e Casa Milà? Questi edifici,co-struiti l’uno dopo l’altro, sorgono entrambi su Passeig de Gracia(all’epoca una delle vie più prestigiose) e presentano pressap-poco la medesima tipologia dettata dal piano di Cerdà (la primaè centrale alla corte interna, mentre la seconda è d’angolo).Chi li visitasse non avrebbe problemi a coglierne la diversità.Per non parlare poi dei metodi di calcolo strutturale. Per rag-giungere un medesimo risultato (sottoporre le strutture all’u-nica sollecitazione di compressione), si passa da un calcolo ditipo grafico nel Parco Güell a un modello funicolare per laCripta della Colonia Güell.Ed infine la Sagrada Familia, il progetto che lo accompagneràper tutta la vita,continuamente soggetto al cambiamento,dato

che qui confluiranno tutte le scoperte di volta in volta matu-rate, e che costituirà comunque un nuovo campo di prova,come dimostrato dalla presenza del cemento sul campanile diBernabè.Ma nessuna scoperta proviene dal niente e, di fronte ad unproblema, soltanto immedesimandosi nel cammino di chi hagià provato a dare delle soluzioni, si può sperare di apportareun proprio contributo originale.Così per Gaudì la sperimentazione,e quindi l’innovazione ar-chitettonica, traggono sempre spunto da precise e approfon-dite conoscenze nei campi più diversi.Dotto in storia dell’architettura, geometria, scienza delle co-struzioni, grazie agli studi universitari ed agli incontri fatti sullavoro; profondo conoscitore delle attività manuali ed artigia-nali per l’esperienza vissuta sin da piccolo nella bottega pa-terna, dove comunque matura anche un amore ed una pas-sione immensa per qualsiasi lavoro di questo genere;appassio-nato conoscitore dei processi ambientali e biologici, dato chesin dalla tenera età la malattia lo costringe a restare ore ed oread osservare la natura, finché da grande la curiosità per deter-minati aspetti dell’anatomia umana lo induce addirittura a re-carsi negli obitori, Gaudì può essere ricordato come un ar-chitetto di cultura, spirito di osservazione, senso pratico e cu-riosità impareggiabili.Molti sarebbero gli aspetti da approfondire per avere un qua-dro completo di questo grande maestro, ma ci si soffermeràsoltanto su uno di questi nella speranza di fornire degli spuntiche permettano di comprendere meglio lo spirito e la meto-dologia con i quali il progettista catalano affronta il suo lavoro.Molto interessante risulta il modo con cui l’architetto guardae riutilizza le antiche tecniche di costruzione.Infatti,una volta

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antoni gaudì

Il mattone e le evolu-zioni geometrichedella volta catalana

Laura BecattiniR

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Nelle Scuole Provvisorie della Sagrada Familia la ricerca progettuale di Gaudì utilizza formedella tradizione catalana per nuove geometrie e morfologie strutturali governate dalle leggidelle superfici conoidi originate da un fascio di rette parallele ad un medesimo piano

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compreso appieno un procedimento costruttivo,Gaudì lo in-terpreta, gli attribuisce finalità nuove, ottenendo così risultatimai visti prima e rinnovando lo stesso procedimento inizial-mente considerato.Persino gli operai,nonostante l’esperienzaacquisita con gli anni, rimangono esterrefatti dei risultati rag-giunti seguendo le semplici indicazioni dell’architetto.In particolare, uno degli esempi più emblematici è costituitodall’utilizzo del metodo costruttivo della volta alla catalana(detta anche boveda tabicada).Questo procedimento trae probabilmente origine dalla co-struzione delle antichissime volte romane e si basa su due com-ponenti fondamentali: manovalanze esperte che riuscivano alavorare senza l’ausilio di disegni,ma seguendo semplicementele indicazioni del capomastro,e l’impiego della rasilla,una mat-tonella di laterizio con spessore fra 1,5 e 2,5 cm, superficie di15 x 30 cm e peso di circa un chilo, posta in opera con maltadi gesso;tale tipo di legante garantiva innanzitutto una presa ra-pida (già dopo 24 ore gli operai potevano camminare sopraquello che avevano realizzato) e,aumentando di volume in fasedi presa, metteva in pre-compressione i singoli elementi ga-rantendo anche un certo grado di resistenza a trazione.Durante la posa in opera della volta, realizzata con vari stratidi rasillas a seconda della necessità,non si utilizzavano centine,ma si ricorreva a semplici travi provvisorie, rendendo il lavoroveloce ed economico.Gaudì riesce a sfruttare i pregi di questo procedimento co-struttivo, impiegato per le volte o al massimo per i solai, ancheper altri tipi di strutture, facendo così emergere delle poten-zialità ancora ignorate dalle stesse manovalanze. Riesce in talmodo ad edificare anche forme inconsuete al mondo archi-tettonico.

L’esempio più significativo in tal senso è senza dubbio rap-presentato dalle Scuole Provvisorie della Sagrada Familia.L’interoedificio infatti è realizzato secondo i criteri costruttivi dellavolta alla catalana, adottati sia nella copertura che nelle pareti.Quando le Scuole furono commissionate i principali requisitifurono: economia di spesa (si trattava di un edificio provviso-rio, e comunque l’intero cantiere della Sagrada Familia vaavanti tutt’oggi grazie alle donazioni) e velocità di realizza-zione. Quale materiale più economico del laterizio? Qualemetodologia se non quella della boveda tabicada per risponderealle suddette richieste? Così Gaudì per il suo progetto non si accontenta delle tradi-zionali forme delle volte, ma sfrutta l’occasione per speri-mentare fino a che punto questo procedimento costruttivopossa venire incontro alle proprie ricerche geometriche e spa-ziali. Immagina una forma nuova, inconsueta all’architettura,ma governata da precise leggi geometriche, costituita da su-perfici conoidi, generate da un fascio di rette parallele ad unmedesimo piano, che si appoggiano su due direttrici (una li-nea curva ed una retta), ottenendo così un’espressività di lin-guaggio e una qualità spaziale uniche.Gaudì raggiunge anche uno straordinario connubio fra geo-metria e statica dell’edificio, riuscendo così a semplificare levarie fasi costruttive.Nelle Scuole la copertura è costituita da due superfici conoidiunite mediante la direttrice retta. Questa viene individuata,nella realtà, da una trave metallica a doppio T, trave principaledel tetto.Le travi secondarie di legno si appoggiano sulla travemetallica e sulle pareti dell’edificio, disposte secondo le gene-ratrici della superficie.Sopra di queste viene disposto il mantodi laterizio in doppio strato. Una volta realizzata la struttura,

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Scuole Provvisorie dellaSagrada Familia.

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non deve essere stato difficile per le manovalanze creare unacopertura così singolare; bastava semplicemente seguire l’an-damento delle travi di legno come nella realizzazione di unaqualsiasi boveda tabicada, solo che stavolta le travi erano state di-sposte secondo inclinazioni diverse da quelle comunementeadottate.Anche le pareti sono dei conoidi e sono realizzate con undoppio strato di laterizio, ma, diversamente dalla copertura,non è riscontrabile al loro interno nessuna struttura di sup-porto (per esempio pilastri).Quale procedimento può aver adottato Gaudì per semplifi-carne la costruzione? La risposta giunge, illuminante,dal singolare modo di operaredi un altro grande progettista: l’ingegnere Eladio Dieste.Se si immaginasse di individuare a terra il perimetro dell’edi-ficio e s’innalzassero dei portali provvisori con l’architrave di-sposto lungo la direttrice retta del conoide, si potrebbero col-locare dei fili, dall’architrave a terra, secondo la disposizione

delle generatrici e quindi iniziare la posa in opera del laterizioseguendo l’andamento di tali fili. La realizzazione del para-mento murario non risulta poi tanto diversa da quella effet-tuata sulla copertura.Dal punto di vista statico, è possibile affermare che le paretiraggiungono la necessaria resistenza grazie alla loro forma par-ticolare, anche con spessori che si aggirano intorno ai diecicentimetri.Appare ormai fin troppo evidente l’enorme con-tributo apportato dall’architetto catalano al procedimento co-struttivo della boveda tabicada.Non bisogna fra l’altro dimenticare che le innovazioni intro-dotte in questa metodologia costruttiva (realizzazione di su-perfici particolari, inusitate nell’ambito architettonico, e rea-lizzazione di strutture ed elementi diversi da quelli suggeritidalla tradizione) possono essere apprezzate in molte altreopere gaudiane. Basti pensare, per esempio, alla Cripta dellaColonia Güell dove le scale di collegamento alla chiesa supe-riore sono realizzate grazie all’uso delle rasillas disposte se-

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Schizzo di una superficie conoide.

Sezione trasversale.

Pianta

Prospetto posteriore.

Particolare della copertura vista dall’interno

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condo una superficie elicoidale cilindrica.Tornando alle Scuole è sorprendente la sensazione di legge-rezza, fluidità ed eleganza che si percepisce guardando questoedificio, soprattutto se si pensa che una forma così singolare èstata realizzata con l’utilizzo di un elemento modulare ‘rigido’quale può essere il mattone, ben diverso dal cemento armatocosì diffusamente utilizzato oggigiorno.Compare, anche in questo edificio, la consueta verità costrut-tiva del Gaudì maturo: il basamento di pietra, che corre lungotutta la parete esterna, richiama il sottofondo della pavimen-tazione interna realizzato anch’esso in pietra per isolare dal-l’umidità proveniente dal terreno.Nonostante la sobrietà dei materiali utilizzati,anche qui si puòapprezzare la grande attenzione che l’architetto pone per ildettaglio: dietro ogni particolare, apparentemente decorativo,si nascondono sempre ragioni funzionali.Le finestre, ad esempio, sono incorniciate lateralmente da sti-piti di mattoni e, sopra, da una graziosa tettoia parapioggia.

Tutti questi elementi svolgono un compito fondamentale:de-terminano la possibilità di inserire una superficie piana sullaparete conoide, permettendo, quindi, di creare delle aperture;osservando gli stipiti si può constatare che il loro spessore nonè costante, ma varia man mano che la struttura si innalza.Anche la finitura di bordo della copertura,che richiama il co-lore del basamento di pietra (quasi che Gaudì avesse volutoevidenziare le direttrici curve dei conoidi), non ha carattereesclusivamente decorativo: protegge le pareti esterne dal de-flusso dell’acqua piovana,grazie alla piccola fessura esistente fraquesta ed i mattoni disposti sotto la gronda.Corre l’obbligo, infine, ricordare che l’edificio esistentetutt’oggi è una fedele ricostruzione della struttura originariaandata distrutta a causa di un incendio nel 1936. ¶

BibliografiaJ. Bonet, Las Esuelas de la Sagrada Familia, Editorial Escudo de Oro, Barcel-lona.AA.VV., Gaudì, la ricerca della forma, Jaca Book, Milano, 2003.

Spaccato assonometrico.Legenda 1. mattone di laterizio2. mattonella di laterizio3. trave di legno 4. gettata di calce5. mattone di laterizio6. sottofondo di pietra7. calcestruzzo

Dettaglio della facciataposteriore.

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