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ARACNE

Materiali dalla ricerca co-finanziata dal MIUR nel 2004Coordinatore nazionale Cesare Cundari

L’ARCHITETTURA DI ETÀ ARAGONESE NELL’ITALIA CENTRO-MERIDIONALE

VERSO LA COSTITUZIONE DI UN SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DOCUMENTARIO ED ICONOGRAFICO

L’architettura di età aragonese nel Val Demonea cura di L. Andreozzi

Università degli Studi di Catania – Facoltà di IngegneriaDipartimento D.A.U.

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via Raffaele Garofalo, 133 A/B00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–1287–1

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: luglio 2007

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Presentazione

Analisi ed esiti della ricerca

LÕepoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

Le torri-difensive e le torri-campanili nel paesaggio urbano di Enna, memorie del sistema fortificato a difesa del corpo e dellÕanima dei suoi abi-tanti.

Gli ultimi bagliori del gotico di influenza ispanica in Sicilia: la torre del Carmine e il campanile del Duomo a Piazza Armerina

Nicosia in et� aragonese: lÕarchitettura quale emblema dellÕorgoglio civico

La Citt� Franca al crocevia dellÕAlcantara

LÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano-aragonese

Le nuove tecnologie di rilevamento applicate ai contesti urbani: la Via degliArchi a Randazzo.

Elenco schede

Luigi Andreozzi

Luigi Andreozzi

Alessia Giuffrida

Mariateresa Galizia

Cettina Santagati

Mariangela Liuzzo

Linda Barnobi

Giuseppe Di Gregorio

Luca Colaiacovo

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Indice

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PRESENTAZIONE

Luigi Andreozzi

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Questa ricerca rappresenta la seconda fase diquella conclusa nel 2004 e che ha trovato com-pendio nella pubblicazione di quattro tomi daltitolo Verso un repertorio dellÕArchitetturacatalana, che per lÕunit� operativa 3 si distin-gueva con il sottotitolo Architettura Catalana inSicilia, Province di Caltanissetta, Catania,Enna, Messina e Palermo. Il presente volume,che riassume lÕattivit� dellÕunit� operativa 2nella ricerca ÒLÕarchitettura di et� aragonesenellÕItalia centro meridionale verso la costituzio-ne di un sistema informativo territoriale (SIT)-Documentario ed iconograficoÓ, ha nel sottotito-lo -LÕArchitettura aragonese nel Val Demone-lÕindividuazione dello spazio territoriale in cui laSicilia storicamente � stata suddivisa ed in cuireperti di quel periodo sono stati ricercati e ritro-vati. La ricerca � stata portata a compimento attuandole direttive contenute nelle linee programmatichestabilite nel coordinamento generale di tutte leunit� operative, esaminando localit�, paesi e citt�della Sicilia nord-orientale non ancora raggiuntidalle ricerche precedentemente effettuate. In basealle notizie bibliografiche e storiografiche raccol-te, sono state visitate quelle localit�, non analiz-zate nella precedente indagine, dove potevanotrovarsi reperti oggetto di interesse per il comple-tamento della ricerca in corso, per individuarli,analizzarli ed opportunamente classificati.Il completamento dellÕindagine ha richiesto laÒvisitaÓ di un numero non indifferente di centriabitati, compresi sia nellÕhinterland etneo chenelle province di Enna, Caltanissetta e Messina,comprendendo cos� quasi tutto il territorio chestoricamente viene individuato come ValDemone, mentre � stato stralciato il territoriodella provincia di Palermo facente parte del Valdi Mazara.L'unit� operativa ha visto impegnati nella ricer-ca, oltre al responsabile, i proff. G. Palumbo e A.Salemi ed i ricercatori ing. A. Moschella, ing. G.

Di Gregorio ed arch. M. Galizia dell'Universit�di Catania; costoro si sono valsi della collabora-zione di Dottori di ricerca che hanno offerto lapropria prestazione a titolo gratuito. Il lavorooperativo di indagine in situ, di documentazionefotografica, di classificazione e di estrazione didati statistici � stato svolto da 8 tecnici di settoridiversificati, coadiuvati dai dottori di ricercasummenzionati.Sono stati rilevati circa 136 oggetti, di cui sonostate elaborate le relative schede, che documenta-no l'attivit� svolta, ognuna individuante un ele-mento o gruppi di elementi facenti parte dellostesso organismo architettonico. Le schede elabo-rate, aggiunte alle 102 realizzate precedentemen-te per le province di Caltanissetta, Catania,Enna, e Messina portano il numero totale dischede redatte a 238; per la provincia diCaltanissetta sono state repertati solo 2 oggettinel territorio di Gela.Ogni scheda � corredata da dati informativi dellalocalizzazione e della consistenza del relativomanufatto, con riferimenti topografici a scalaterritoriale, immagini fotografiche e, ove esisten-ti, da rilievi; sono riportati anche eventuali rife-rimenti bibliografici, notizie descrittive e storicheche vengono inseriti in un unico data-base. La conclusione della ricerca si sintetizza col pre-sente volume, che � stato dedicato alla raccolta ditutte quelle analisi e quegli studi che, per propriinteressi, sono stati oggetto dellÕesame da partedei dottori di ricerca che hanno contribuito allosvolgimento dellÕintero lavoro. Una sintesi dellÕoperativit� della ricerca, elabora-ta dal sottoscritto, apre la raccolta degli scritti,che prosegue poi con gli altri interventi il cuiordine segue quello alfabetico delle province i cuitemi si riferiscono ad iniziare dalla provincia diCatania, per proseguire con Enna e Messina; unparticolare aspetto viene affrontato nellÕultimocapitolo e riguarda il rilevamento e il monitorag-gio del patrimonio in riferimento alla formazione

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Luigi Andreozzi, Presentazione

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di un sistema informatico. Per la provincia etnea Alessia Giuffrida si soffer-ma ad analizzare un borgo medioevale a norddella provincia di Catania, ai confini con quelladi Messina attraverso il corso del fiumeAlcantara in cui si trova una fortezza che conser-va testimonianze aragonesi nelle annessioni resi-denziali delle parte pi� basse, analizzando Ilperiodo aureo della baronia di Calatabianodella famiglia Cruyllas, originaria dellaCatalogna, insediatasi in quel territorio nel sec.XV.Tre diversi siti della provincia di Enna hannosuscitato interesse a tre dottori di ricerca.Mariateresa Galizia affronta un tema affascinan-te dal titolo Le torri-difensive e le torri cam-panili nel paesaggio urbano di Enna, memo-rie del sistema fortificato a difesa del corpo edellÕanima dei suoi abitanti. Delle venti torriche una volta svettavano verso il cielo di Enna, laGalizia, seguendo anche lo studio di W. Leopold,ne analizza le sei oggi esistenti che documentanoi segni dellÕarchitettura ispanica: da quellaPisana nel Castello di Lombardia a quella diFederico, nonch� quelle di S. Giovanni, S.Tommaso, del Carmine. Cettina Santagati nel suo articolo dal titolo Gliultimi bagliori del gotico di influenza ispa-nica in Sicilia: la torre del Carmine e il cam-panile del Duomo a Piazza Armerina indagadue tra le pi� emblematiche e significative testi-monianze artistiche siciliane risalenti alla domi-nazione aragonese-catalana e sopravvissute finoad oggi: la torre del complesso del Carmine e ilfianco del campanile del Duomo di PiazzaArmerina che rappresentano gli ultimi riverberidel gotico di influenza ispanica in Sicilia, anchese realizzate proprio quando in Europa fioriva ilRinascimento italiano.Nel proprio articolo Nicosia in et� aragonese:lÕarchitettura quale emblema dellÕorgogliocivico, Mariangela Liuzzo, iniziando con unabreve analisi delle particolari condizioni politi-che, economiche, sociali e culturali che hannodeterminato la presenza del patrimonio riferibilealla dominazione aragonese nella cittadina enne-se, ne sottolinea la ricchezza di elementi architet-

tonici datati tra il XIV ed il XV secolo sofferman-dosi particolarmente nella fabbrica di SanNicola, analizzando la variet� di forme e decori,specchio della vivacit� culturale e dellÕorgogliocivico della comunit�.Per la provincia di Messina Linda Barnobi nel-lÕarticolo La citt� Franca al croceviadellÕAlcantara, analizza il polo della cittadinadi Francavilla, posta al centro del trivio traRandazzo, Castiglione e Taormina, nella splen-dida valle del fiume Alcantara ed approfondiscele architetture di riferimento ispanico che si sonoriscontrate nella duecontrada del Contarado.LÕAutrice mette in evidenza le caratteristichetipologiche esistenti e la leggiadria di alcuni ele-menti erratici presenti in alcuni edifici, nonch�alcuni oggetti trovati nellÕomonimo palazzo delContarado, legato alla famiglia dÕAragona, oggiabbastanza degradato.Nella provincia messinese Taormina � un polo diinteresse turistico eccellente anche per le suetestimonianze storico-artistiche comprese quelledellÕet� aragonese di cui se ne occupa GiuseppeDi Gregorio nellÕarticolo: LÕarchitettura mino-re a Taormina nel periodo catalano-aragone-se. LÕAutore dopo unÕanalisi globale esamina inmaniera sintetica: il palazzo dei Duchi di SantoSpirito, la Badia Vecchia, il palazzo Corvajaattraverso lÕanalisi, il confronto tra lÕuno e lÕal-tro di questi edifici permette di correlare la lorostruttura architettonica con quelli di influenzaispanica.Chiude la sequenza degli articoli quello di LucaColaiacovo: Le nuove tecnologie di rileva-mento applicati ai contesti urbani. Un artico-lo che assume un ruolo propositivo per gli aspet-ti della formazione del sito informativo in cuioltre allÕimmagine statiche dei singoli repertipossono inserirsi rilievi e modelli tridimensiona-li. LÕautore, propone come esempio un brano ditessuto urbano di Randazzo in cui si riscontranoelementi di architettura aragonese, ed analizza inmaniera globale lÕaspetto delle nuove tecnologiedi rilevamento, che consentono una rapida ripre-sa dei dati, e la possibilit� di studio globale attra-verso lÕutilizzazione della modellazione tridi-mensionale.

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ANALISI ED ESITI DELLA RICERCA

Luigi Andreozzi

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Fondamentale, per lo svolgimento esaustivoe corretto della ricerca, � stato lo studioapprofondito delle vicende che hanno coin-volto la Sicilia nellÕintervallo temporale sta-bilito a priori, un lasso di tempo moltoampio, che va dal Ô300 al Ô500: la sovrapposi-zione, alternanza e confluenza di numeroseinvasioni da parte di popolazioni prove-nienti da diverse parti dÕEuropa e delMediterraneo hanno determinato lÕavventodi correnti culturali diverse, della cuiinfluenza inevitabilmente ha risentito lÕam-bito architettonico, nonch� di una generalevivacit� commerciale, a cui ha corrispostounÕintensa attivit� costruttiva, con lÕammo-dernamento degli edifici pubblici, il ridise-gno delle piazze, la realizzazione di attrez-zature portuali, la fondazione di nuove citt�.

Contesto storico ed ambientale: le famiglie ege-moni.Il quadro storico del Valdemone ha vistoparecchie famiglie, sia di origine sicilianache di provenienza aragonese, a partire dal1282, insediarsi nel tempo nellÕarea nord-orientale dellÕisola: dai Chiaramonte (aimargini dellÕarea occidentale) ai Ventimiglia(in tutta la provincia di Messina), aiMoncada e agli Alagona (in provincia diCatania e ai confini con il Val di Noto), aiCruyllas (a Calatabiano), ai Valguarnera(nel territorio ennese). Le diverse casate si suddivisero i possedi-menti, contrastando il potere regio, determi-nando un frazionamento del territorio, con-dizione alla quale � indispensabile riferirsiper attribuire la corretta origine e contestua-lizzazione agli oggetti della ricerca, non

potendosi avere una rispondente corrispon-denza nella delimitazione geograficamoderna dei confini tra un paese e quellilimitrofi del tempo. Ciascuna casata posse-deva un proprio gusto ed ispirazione, incampo artistico, ed operava affidandosi aproprie maestranze; ci� si riflette fortementein tutte le opere realizzate allÕinterno del ter-ritorio che ciascuna di esse controllava,caratterizzandolo in maniera chiara e rico-noscibile rispetto alle altre zone della Sicilia,dando vita a manufatti dai caratteri origina-li, e talvolta a vere e proprie correnti artisti-che.Sulla base di tali informazioni e considera-zioni, ogni oggetto ritrovato � stato esamina-to puntualmente, ne sono state ricercate concura notizie storiche e bibliografiche, primadi poter essere, o meno, classificato Òineren-teÓ al tema della ricerca.Come nella precedente fase, lÕindagine non� stata agevole, e molte informazioni, comemolti reperti, si sono rivelati incompleti, oaddirittura inesistenti, a causa delle nume-rose calamit� naturali, come terremoti ederuzioni, che hanno interessato il territoriodi cui lÕunit� operativa si � interessata e chene hanno stravolto assetto geofisico.

Risultati complessivi della ricerca.LÕestensione dellÕindagine a tutto il territo-rio del Valdemone, ed in particolare a tutti icentri che dal punto di vista storico avesseroorigini antecedenti o corrispondenti con ilperiodo della dominazione aragonese inSicilia, ha permesso di giungere ad unaconoscenza significativa, anche se forse nonesaustiva, della presenza nella parte nord-

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

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orientale dellÕisola di testimonianze di archi-tettura di gusto aragonese-catalano.Il quadro che ne � scaturito rivela una sud-divisione territoriale ed importanti differen-ze dei caratteri, delle testimonianze neidiversi territori, non sempre distinguibili inrelazione alle province di appartenenza, mapi� compiutamente in funzione delle carat-teristiche morfologiche ambientali e dei tra-scorsi storico-politico comuni.In particolare, il territorio individuabile conla catena montuosa dei Peloritani, intera-mente appartenete alla provincia diMessina, cos� come aveva gi� mostratodurante la prima fase della ricerca, ha con-fermato il carattere sporadico ed isolato deireperti esistenti: raramente constano diorganismi integri o pressoch� completi,piuttosto si manifestano come elementi iso-lati, superstiti, talvolta decontestualizzati, oeventualmente inglobati in fabbriche poste-riori. Da distinguere, a tal proposito, alcunibrani di tessuto urbano abbastanza ben con-servati, come i quartieri medievali diFrancavilla di Sicilia e di Alcara li Fusi. Lecaratteristiche formali e morfologiche sonoabbastanza uniformi, in quanto, sia che sitratti di manufatti appartenenti alla tipolo-gia edilizia religiosa o militare, che a quellacivile, lÕarchitettura non si presenta mai par-ticolarmente ricca e fastosa, anzi piuttostosemplice: i materiali sono quelli locali, almassimo abbinati a pochi elementi in pietralavica, per produrre un effetto bicromatico,le forme sono sobrie, seppur eleganti, ledimensioni non assumono mai carattere digrandiosit�. Tutto ci� vale anche per gli episodi eccezio-nali dei grandi complessi fortificati, come adesempio il castello di Montalbano Elicona oquello di Milazzo, dove alla grandiosit� del-lÕedificio fa da contraltare una notevole sem-

plicit� degli elementi decorativi. Discorso aparte, ovviamente, per il borgo quattrocen-tesco di Taormina, episodio straordinario edunico nel suo genere nella Sicilia orientale,laddove sembra che la ricerca e la scopertadi esemplari attinenti lo studio propostopotrebbe mai esaurirsi e la cui influenza,come si � evidenziato nella prima parte dellaricerca, � evidente in numerosi centri dellacosta orientale e nel capoluogo dello stretto.Anche il territorio dei Nebrodi, suddivisotra le province di Catania e Messina, com-plessivamente ha rivelato in prevalenzatestimonianze sparse e sporadiche, episodisingoli ed isolati, i cui stilemi tuttavia siavvicinano maggiormente al gusto chiara-montano, con una maggiore ricercatezza ecomplessit� delle apparecchiature decorati-ve, soprattutto nelle zone in prossimit� delconfine con le Madonie. EÕ naturalmente dacitare la grandissima singolarit� del paese diRandazzo, dove la presenza della corte edelle famiglie ad essa fedeli, con le granderisorse finanziarie di cui disponevano, halasciato un numero eccezionale di testimo-nianze, dal gusto estremamente originale ecaratterizzante, per il diffuso e sapiente uti-lizzo della pietra lavica, che in nessuna altraparte dellÕisola pu� trovarsi in tale quantit�.LÕentroterra del Valdemone, suddiviso nelleprovince di Enna e Caltanissetta, se nellaparte centro-meridionale ha rivelato alcunanuova testimonianza di rilievo, per il restoha invece continuato a svelare lÕesistenza dimanufatti di notevole valore ed importanza,e soprattutto di organismi in gran parte inte-gri, con caratteristiche coerenti nella loroappartenenza agli stilemi quattrocenteschi,ispirati allo stile del levante spagnolo, qualiinnanzitutto la cattedrale di Nicosia ed ilDuomo di Enna, ma anche parti significativedi edifici a Piazza Armerina ed Aidone.

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

Il linguaggio architettonico repertato.Fin dalle prime fasi della ricerca, si � rivela-to particolarmente difficile individuare concertezza elementi appartenenti ad unÕarchi-tettura di influenza aragonese mediante unostudio bibliografico preventivo, a causadelle numerose dominazioni che si sonosuccedute nel territorio esplorato, del ritar-do culturale che le stesse hanno di frequen-te provocato e della mancanza di documen-tazione storica, spesso andata smarrita acausa delle citate catastrofi naturali, eventibellici o semplice incuria. Di conseguenza,come per la precedente fase della ricerca, si� stabilito di operare mediante unÕindagineÒa tappetoÓ su tutte i centri urbani esistentinel periodo storico prestabilito, procedendoprevalentemente mediante la raccolta diinformazioni de visu, con indagini in situ.Tale procedura ha permesso di riconoscerealcuni caratteri stilistici ripetitivi, i qualisono stati messi a confronto con quelli indi-viduati nelle architetture documentate, lad-dove presenti, per riscontrare possibili simi-litudini, o altrimenti semplicemente parago-nati tra loro, fino a poter riconoscere in essi,per qualit� formale o ripetitivit�, elementitipici dello stile aragonese. La procedura per assonanze ed analogie hafatto s� che il repertorio si sia arricchito diesemplari sempre pi� significativi, attraver-so i quali si sono cercati e delineati i caratte-ri distintivi e pregnanti dellÕinfluenza ispa-nica nellÕarchitettura siciliana: il linguaggioarchitettonico introdotto dalle corti insedia-te tra il XIV ed il XVI secolo in Sicilia, ilcosiddetto gotico mediterraneo, presenta unmarcato carattere aragonese, privo degliausteri aspetti che lo caratterizzavano allÕo-rigine, ma arricchito di molti elementi diinfluenza araba, radice originaria comuneallÕarchitettura siciliana e spagnola, comelÕarco a sesto acuto, a fiamma, a ferro di

cavallo, le modanature a conchiglia e a zigzag.I reperti ritrovati sono sempre testimonian-ze architettoniche complesse, definite avolte nella loro interezza, o individuate insingoli elementi, estrapolati dal loro organi-smo originario.Specificatamente, in tutto il territorio analiz-zato, i manufatti nei quali si sono ricono-sciute caratteristiche geometrico-morfologi-che che risentono dellÕinfluenza dellÕarchi-tettura aragonese sono sia edifici civili, chereligiosi, che con caratteristiche difensive.LÕanalisi statistica dei reperti ritrovati hamesso in evidenza la presenza nella mag-gior parte dei casi di oggetti appartenenti atipologie gi� riscontrate nel repertorioredatto della prima fase della ricerca, maanche di altri manufatti per i quali � statastabilita opportuna nuova classificazione.In maniera sintetica, ma completa, tutti glioggetti individuati nella seconda fase del-lÕindagine possono essere catalogati secon-do la classificazione che segue.

I portaliLÕapparecchiatura decorativa delle portaappare conformata utilizzando diverse geo-metrie. In particolare si sono identificati ungrandissimo numero di archi a tutto sesto;alcuni esempi presentano unÕapparecchia-tura decorativa importante, con modanatu-re a ghiere concentriche: quello della cap-pella di San Nicola ad Aci San Filippo, ilportale principale della Chiesa diSantÕAntonio Abate a Mascalucia, aRandazzo in Via Prescimone, quello nellacappella degli Sclafani del castello diAdrano, a Motta Camastra nella porta late-rale della chiesa SS. Annunziata, aMontalbano Elicona nelle chiese di S.Caterina e dello Spirito Santo e a Nicosianella ex chiesa di San Francesco dÕAssisi;

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

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I portali: Aci SantÕAntonio (CT) - Cappella San Nicola; Adrano (CT) - S.M.degli Agonizzanti; Alcara Li Fusi (ME) - Vico San Vincenzo;Caltagirone (CT) - S.M.del Ges�; Capizzi (ME) - Ch. Madre prosp. laterale; Enna - Duomo; Enna - Via Apollonio; Enna - Via Salvatore;Francavilla (ME) - Ch. Matrice; Francavilla (ME) - Contarado; Linguaglossa (CT) - Ch. S. Egidio; Mascalucia (CT) - Ch. S. AntonioAbate; Montalbano Elicona (ME) - Ch. S. Caterina; Montalbano Elicona (ME) - Ch. Santo Spirito; Naso (ME) - Ch. S.M.del Ges�; Nicosia(EN) - Ch.S. Maria ; Piedimonte Etneo (CT) - Ch. San Michele Fulgerino; Catania - Via della Rotonda; Taormina (ME) - PalazzoCutrufelli; Taormina (ME) - Monastero delle Suore del Ges�.

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

molto numerosi, soprattutto nelle zone del-lÕentroterra, sono i portali con una unicalarga fascia, incorniciata da cordone retto dapeducci allÕimposta, allÕuso napoletano,come, - ad Enna, quelli nelle case di civileabitazione di via F. Longo, in cui i peduccisono ormai illeggibili, in Via Apollonio diBilio e in Via Salvatore; a Nicosia, nellaChiesa di San Michele Arcangelo, diSantÕAgata e del SS. Salvatore; - a PiazzaArmerina il portale laterale dellaCommenda dei Cavalieri di Malta, quello inVia Mandrascate, il portale del chiostrodella Torre del Padre Santo e adiacentequello del palazzo in Piazza Martirid'Ungheria; - a Taormina, a Casa LePalmare; - infine, sono presenti anche alcuniesemplari molto semplici, quasi privi diornamento, come quelli riscontrati adAlcara li Fusi, nel Vico San Vincenzo e a SanMarco dÕAlunzio, nelle chiese di San Basilioe SantÕAgostino. -- AllÕinterno della chiesadi San Filippo a Calatabiano e nella CasaCutrufelli a Taormina, sono invece statiindividuati due archi a sesto ribassato.- Numerosi sono stati, ancora, i portali conarco a sesto acuto: a Catania, il povero edecontestualizzato portale in via dellaRotonda, ancora a Mascalucia, allÕingressolaterale della Chiesa di SantÕAntonio Abate,a Piedimonte Etneo, nella chiesa SanMichele Fulgerino, a Castiglione di Sicilia,nella sperduta chiesa di San Nicola, sullesponde dellÕAlcantara; - a Randazzo nellaCasa Dilettoso, in Piazza Basilica, in Via S.Catarinella, in Via Colonna ed in ViaRomeo; - ad Adrano il portale non pi� esi-stente che dava accesso alla cappella delcastello, i due portali a conci bicromi dellÕexChiesa di Santa Maria degli Agonizzanti,utilizzati in case di civile abitazione comeelementi di recupero, e quello a ghiere con-

centriche nel Monastero cistercense di SantaMaria la Stella di Span�; - anche aCaltagirone � presente, nel Convento di S.Maria del Ges�, un portale con fascia deco-rativa a fasce aggettanti parallele; - aNicosia, interessante il portale ad unicasemplice ghiera nella chiesa di S. Maria incontrada Vaccarra e quello della chiesa di S.Benedetto, mentre molto elaborato, apparte-nente alla tipologia ad arco ogivale, � quellodella cattedrale; - a Piazza Armerina, nelPalazzo in via Monte 14 e nella chiesa diSan Martino di Tours; ad Enna risultanointeressanti per la decorazione a zig zag diispirazione chiaramontana la porta Sopranaed il portale laterale del Duomo; - ancoraesemplari significativi di questo tipo sonostati individuati ad Aidone, nelle Chiese diS. Antonio fuori le mura e S. MarcoDragofosso, ed il portale a ghiere concentri-che sul prospetto laterale della ChiesaMadre di Capizzi, quello bicromo aFrancavilla nel Palazzo Contarado.Altra geometria riscontrata in maniera ripe-titiva � quella dellÕarco a sesto acuto archi-travato: esempi si trovano a Linguaglossa,in un portale laterale oggi murato dellaChiesa di S. Egidio, ad Aidone, nella chiesadi San Lorenzo, a Naso, nella chiesa di S.Maria e Ges� e nel portale laterale dellaChiesa di San Franscesco, a Tortorici.Infine, unica geometria non rientrante nellaclasse degli archi, � quella del portale archi-travato con mensoline a voluta; - ne sonostati trovati esemplari a Randazzo, in ViaConcordia, in Via Duca degli Abruzzi ed inVia Polizzi; - a Gaggi, nel portale laterale,unico elemento superstite originario, dellaChiesa di San Sebastiano; un esempio estre-mamente pregiato, a ghiere concentriche,interamente in marmo policromo e sovra-stato da un arco a fiamma, � presente nel

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chiostro del Monastero delle suore di S.Maria e Ges� a Taormina.

Le finestreDiversi sono gli oggetti rientranti nella tipo-logia delle finestre. Si sono catalogate monofore con mensolinea voluta a Piedimonte, nella chiesa di SanMichele Fulgerino, nei castelli di Brolo eMontalbano Elicona. Le pi� diffuse sono tuttavia le aperturemonofore ad arco a tutto sesto; numerosiesempi sono presenti a Randazzo, in ViaBeccaria, Via Roma, Piazza San Nicola, ViaS. Catarinella, Via Castello; ma se ne sonoindividuate anche ad Alcara li Fusi, in ViaSanta Domenica, e a Nicosia nella Chiesa diSan Michele Arcangelo.Unico esemplare di finestra con arco a fiam-ma � stato repertato in questa seconda fasedella ricerca: quello di San Luca, nel castellodi Sperlinga, nel territorio ennese. Elementi interessanti e particolarmente rap-presentativi, in quanto pi� preziosi nellalavorazione, sono le bifore appartenenti alCastello di Sperlinga, alla Casa Arcidiaconoa Taormina, ed allÕedificio in Via DonGusmano, ad Alcara li Fusi. Sono degne di essere ricordate la monoforaarchitravata con cordone del castello diAdrano, le finestre architravate della Torredi Federico, nel capoluogo ennese, con trac-ce appena visibili del cordone esterno adandamento rettilineo, sostenuto da colonni-ne; a Piazza Armerina, la finestra a geome-tria rettilinea del palazzo in via Monte 14; aNicosia, quella della chiesa di San MicheleArcangelo, decorata con ghiere a fasce, dicui una centrale diamantata, richiamante ladecorazione della bifora del castello diSperlinga. Infine, degna di nota � la trifora di PalazzoSpeciale, formata da tre archi a sesto acuto,

suddivisi da colonnine tortili e circondati daun cordone a ghiere concentriche, adiacentealla quale si evidenzia una bifora non pi�chiaramente visibile, inglobata in unacostruzione postuma.

Apparecchiatura lapidea di facciataSi considerano appartenenti a questa cate-goria tutti gli elementi decorativi lapidei difacciata non rientranti nelle categorie primaelencate. Alcuni degli elementi riscontrati si presen-tano estremamente deturpati, solo allo statodi tracce, come si pu� osservare nelle partidi marcapiano residue a Randazzo, in unedificio di Via Garagozzo, ed a Francavillanel Palazzo Contarado.Elementi ben conservati, anche se inseriti infabbriche realizzate successivamente, sonoinvece i rosoni presenti nella chiesa di S.Benedetto, a Nicosia, e nella chiesa madre aSan Marco dÕAlunzio.

I campaniliQuella delle torri campanarie � una catego-ria nuova, inserita nella seconda fase dellÕin-dagine, dati i numerosi esempi di tali manu-fatti riscontrati, i quali nella loro unitariet� ecomplessit� includono numerosi elementidecorativi, quali porte, finestre, rosoni, mar-capiani ed altro, i cui stilemi si ispirano inmaniera significativa al gusto aragonese;tutti questi elementi possono essere consi-derati globalmente nellÕinquadraturacoerente dellÕelemento campanile, che quin-di si � ritenuto pi� significativo catalogarenel suo insieme. Un sintetico elenco degliesempi pi� significativi sono: le torri cam-panarie delle chiese di S. G. Battista, di S.Francesco DÕAssisi e di S. Tommaso, adEnna; quello del S. Salvatore ad Adrano; adAidone, quello della chiesa di S. Antoniofuori le mura, la Torre Adelasia e di San

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Le finestre:Adrano (CT) - Castello; Alcara Li Fusi (ME) - Via Don Gusmano; Enna - Torre Federico; Randazzo (CT) - S. Catarinella;Randazzo (CT) - Via Roma; Randazzo (CT) - Via Beccaria; Sperlinga (EN) - Castello; Taormina (ME) - Casa Arcidiacono.

L’apparecchiatura lapidea:Francavilla (ME) - Contrada Contarado; Nicosia (EN) - Ch. di S. Benedetto; Randazzo (CT) - Via Garagozzo; San Marcod’Alunzio (ME) - Matrice.

Michele; a Troina, la torre campanaria della Chiesa Madre; ad Agira, i resti della abbaziaS. Filippo e il campanile della chiesa del SS.Salvatore; a Piazza Armerina, la Torre cam-panaria della Chiesa della Carmine, con lefinestre ad arco a tutto sesto; quello dellacattedrale di Nicosia; ad Alcara li Fusi, latorre campanaria della chiesa di SanPantaleone e a Piraino quello della Chiesadel Rosario.

I sistemi di copertura voltati e ligneiIl sistema di copertura prevalentemente dif-

fuso nell’epoca della dominazione aragone-se, e tutt’ora meglio conservato, è quello avolta con costoloni, riscontrabile in diversiesempi. La geometria più diffusa è quelladella volta a crociera: ad Adrano nella cap-pella degli Sclafani al castello, con chiavependula recante lo stemma nobiliare; aRandazzo, nell’ex palazzo Rumolo; aCaltagirone, nella sagrestia della chiesa di S.Francesco d’Assisi; a Troina, all’internodella Torre Campanaria; ad Aidone, nellatorre Adelasia, ad Agira, nell’abbazia SanFilippo; nella cripta della chiesa Madre di

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Capizzi; anche la copertura della sala all’ul-timo piano del castello di Brolo è una voltaa crociera ogivale con chiave pendula, concostoloni retti da colonnine con capitellifitomorfi, mentre nella torre di Federico aCastroreale curiosa è la sovrapposizione deicostoloni ad una cupola. Unico esempio di soffitto ligneo è conserva-to nella Cattedrale di Nicosia, anche semascherato dalla successiva copertura vol-tata.

Gli archiTalvolta si sono trovati esempi di grandi ele-menti arcuati portanti, solitamente elementidi filtro tra diverse parti di un edificio, come

I campanili:Aidone (EN) - Ch. S. Michele; Aidone (EN) - Torre Adelasia; Adrano (CT) - Campanile; Enna - Ch. di S. Giovanni Battista;Enna - Ch. di S.Tommaso; Enna - Ch. di S. Francesco d’Assisis; Nicosia (EN) - Torre campanaria del Duomo; Piraino (ME)- Campanile.

gli archi trionfali che separano l’abside dallanavata delle chiese di San Luca a Sperlinga edella Matrice a Francavilla; o le successionidi elementi arcuati che dividono le navatetra loro, come gli archi a tutto sesto, resti ori-ginari della trasformata chiesa di S. MariaLo Brignolito a Militello Rosmarino, o comequelli della chiesa di Sant’Antonio Abate aNicosia, elementi lapidei, a sesto acuto,decorati su entrambi i lati da un cordoneretto da peducci.Altro tipo di archi sono quelli che, posti insuccessione, danno vita ai portici, presentinei chiostri o all’ingresso degli edifici diculto: ne abbiamo riscontrati nella cattedrale

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

e nella chiesa del SS. Salvatore di Nicosia; adAlcara li Fusi, nella Chiesa del Rosario, ed aNaso nella Chiesa di S. Maria e Gesù.

Organismi integriPochi, in realtà, gli elementi che, anche separte di edifici preesistenti, possono in séconsiderarsi “integri”. Ne sono esempi:l’Aron ritrovato ad Agira, le absidi dellachiesa Madre di Alcara li Fusi, del Duomodi Enna, e della chiesa di San Basilio a SanMarco d’Alunzio, le cappelle del castello aMigaido ed a Montalbano Elicona. Si possono considerare tuttavia integri,anche se sono solo parti di un edificio, le fac-ciate della Cattedrale e della chiesa di San

Gli archi:Alcarai Li Fusi (ME) - Ch. del Rosario; Militello Rosmarino (ME) - Ch. S. Maria; Francavilla (CT) - Matrice; Nicosia (EN)- Ch. SS. Salvatore.

Benedetto a Nicosia, ed ancora l’edicoladella Chiesa di San Martino di Tours aPiazza Armerina, inserita in un brano dimuratura lasciata al rustico dagli ultimirestauri e quella della Torre di Federico aCastroreale, ed infine l’edicola e le absidi delDuomo di Enna.

I RuderiAllo stato di rudere consideriamo quegliedifici di cui nessun elemento è leggibile inmaniera completa, ma la cui conformazionecomplessiva ancora riconoscibile o l’impian-to generale si richiama agli stilemi del perio-do aragonese. Ciò accade nel Convento deiFrati Minori a Ficarra, nel Convento di San

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Luigi Andreozzi, Analisi ed esiti della ricerca

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mi di tipologia aragonese, dovute alle fami-glie egemoni di provenienza iberica chehanno prodotto una commistione con la

società del luogo. Tutto ciò fa comprendere ilcontesto socio-culturale ed il valore deireperti, documenti di pietra, tutt’ora esisten-ti, che attestano il connubio tra le due civiltà.

ConclusioniIl viaggio fatto nel Val Demone risulta unpercorso, un itenerario di conoscenza, didivulgazione, quasi un suggerimento pervisitare questi luoghi che costituiscono deisiti culturali, le cui architetture con gli stile-

Gli organismi:Agira (EN) - Aron Ebraico; Alcarai Li Fusi (ME) - Chiesa Matrice; Castroreale (ME) - Torre di Federico; Enna - Absidi delDuomo; Migaido (ME) - Cappelle del Castello; Montalbano Elicona (ME) - Castello.

NOTE BIBLIOGRAFICHEAgnello G.,L’Architettura argonese catalana in Siracusa,Roma, 1962Alibrandi A., Signorello L., Dei Castelli e delle Torri. Note ed immagini delle fortificazioni etnee, Tringale Ed., 1988.Bellafiore G., Architettura in Sicilia, Italia Nostra, Palermo, 1984Calandra E., Breve storia dell’Architettura in Sicilia, Ed. La Terza, Bari, 1938Fazello T., Storia di Sicilia, vol.II, Regione Siciliana ass. BB.CC.AA. e P.I., Palermo,1992Zappalà F., Calatabiano ed il suo Castello dalle origini ai nostri giorni, Arti Grafiche, Ed. Camene, Catania, 1955.

Francesco a Tortorici, nella Torre diMigaido.

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L’epoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

Alessia Giuffrida

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Nel repertare gli elementi di architettura diinfluenza catalano – aragonese, esistentinella provincia di Catania, si è voluto inda-gare anche tra i centri considerati “minori”ma non per questo privi di testimonianzesignificative. Tra i numerosi casi di studioche si sono sollevati durante il corso dellaricerca, si è scelto il borgo medioevale delcomune di Calatabiano sia perchè è uno deinumerosi centri a nord della provincia diCatania, che confinano con quella diMessina attraverso il corso del fiumeAlcantara, e pertanto ha instaurato, nellediverse epoche, rapporti economici e cultu-rali con i diversi centri della valle, sia per-ché, pur vantando la presenza di una fortez-za medioevale, è rimasto oscurato nel tempodalla vicina presenza di due celebri poli:Randazzo, comune sito nella provincia diCatania, dimora dei re spagnoli nel XIVsecolo e per questo ricco, a tutt’oggi, di testi-monianze risalenti all’epoca aragonese, eTaormina, cittadina in provincia di Messina,di cui si conserva ancora in parte il borgoquattrocentesco.Il comune di Calatabiano, situato sulla val-lata orientale dell'Alcantara, deve l’attualeconfigurazione del centro abitato alla rico-struzione avvenuta dopo il terremoto del1693, quando era venuta meno la necessitàdi chiudersi entro le mura o arroccarsi neirilievi per scopi difensivi.Prima che il terremoto distruggesse ognicostruzione urbana, era un borgo medieva-le, chiuso entro una cinta muraria fortificata,alla quale si accedeva attraverso una portache immetteva in una tortuosa stradina cheserviva l’antico centro abitato e, inerpican-

dosi sul dorso della collina conduceva alcastello situato sulla cima, che domina lavallata dell’Alcantara. La fortezza, cui la tradizione attribuisce un’origine araba 1, presenta un impianto plani-metrico caratterizzato da tre recinti irregola-ri dislocati a diverse quote, perfettamenteadattati alla morfologia del sito, e conservatracce normanne nel nucleo più alto, sveve earagonesi nelle annessioni difensive e resi-denziali delle parti più basse.Il XV secolo, in particolare, fu il periodoaureo della baronia di Calatabiano, l'epocastorica che ha lasciato maggiore improntanel Castello, grazie alle opere di ricostruzio-ne eseguite dai membri della nobile famigliaCruyllas, originaria della Catalogna ediscendente da un Cavaliere gotico, rifugia-tosi sui Pirenei al tempo dell'invasione dellaSpagna ad opera dei Barbari 2. I Cruyllas dalla Catalogna giunsero in Siciliaverso il 1300 dove possedettero le baronie diFrancofonte, Monforte, San Peri, Saponara enel 1396 quella di Calatabiano 3 , ove regna-rono per un secolo, assicurando quiete esplendore ai nuovi possedimenti.In quel tempo Giovanni Cruyllas 4 ristruttu-rò il Castello che mantenne tale assetto finoal 9-11 gennaio del 1693 quando il terremo-to lo ridusse in macerie.Fra i ruderi del Castello si può individuareun area superiore, di origine più antica, checontiene la vera e propria fortezza, e un’areainferiore dove è situato il salone Cruyllas,uno degli ambienti architettonicamente piùpregevoli del mastio, ove probabilmente sisvolgeva la vita amministrativa della citta-della.

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Alessia Giuffrida, LÕepoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

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LÕaccesso alla sala di forma rettangolareavveniva mediante due ampie porte pro-spettanti sul cortile, di cui oggi, sullÕarchi-trave della porta di sinistra, si conservanoalcune decorazioni con motivi geometricitriangolari.Al centro della grande sala emerge un gran-de arco-diaframma ad ampio sesto, in concidi pietra lavica perfettamente accostati, chedivide simmetricamente in due parti lÕam-biente e sul cui concio di chiave sono visibi-li le insegne dei Cruyllas (le crocette) e degliAlagona (i sei dischetti).Questa tipologia di arco, nelle sue varianti asesto acuto o a tutto sesto, fu molto utilizza-ta in Spagna, sia nellÕarchitettura civile chein quella industriale, con la funzione disostenere la copertura, generalmente lignea.Un esempio significativo si trova aBarcellona nel ÒPalau Reial MaiorÓ, insiemedi importanti edifici sede dellÕInquisizione edei sovrani di Aragona e Castiglia, di cui siammira lÕimmenso ÒTinellÓ, antico salonedelle udienze del palazzo reale realizzato trail 1359 e il 1370, sotto la direzione di GuillemCarbonell.

LÕenorme sala, lunga 33,5 m. e larga 17 m. ,� scandita da sei grandi archi a tutto sesto,sui quali si appoggiano, mediante beccatelliin pietra, le travi del soffitto ligneo.In Sicilia, esempi simili di arco - diaframmasi possono trovare in altri edifici militari diinfluenza gotico catalana, tra i quali si ricor-dano: la sala dÕarmi del Castello diMussomeli caratterizzata dalla successionedi archi - diaframma a sesto acuto, posti tra-sversalmente e ad interasse costante a soste-gno della copertura piana in legno; la saladel Parlamento del Castello di Milazzo scan-dita da grandi archi ogivali modanati pog-gianti su bassi pilastri addossati al muro confunzione di portare il solaio ligneo di coper-tura, la sala situata nellÕultimo piano dellaTorre di Motta Santa Anastasia dove lacopertura ogivale � sorretta da un imponen-te arco - diaframma a sesto acuto, sorrettoda mensole poggiate al muro perimetrale.Affiancati al salone dei Cruyllas, seguonogli altri vani del palazzo baronale in granparte databili al secolo XV, tutti con affacciosulla corte centrale che si sviluppa in dire-zione nord-sud.

Pianta del Castello

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Alessia Giuffrida, LÕepoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

Archi diaframma allÕinterno di una sala della torre di MottaS. Anastasia

Archi diaframma allÕinterno della sala dÕarmi del castello diMilazzo.

Vista dallÕesterno del salone dei Cruyllas. Arco diaframma allÕinterno del salone dei Cruyllas.

Archi diaframma allÕinterno della Sala del Parlamento delcastello di Milazzo.

Schizzo dellÕinterno del Salone del Tinell, Barcellona.5

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Alessia Giuffrida, L’epoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

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Le relative destinazioni d’uso risultano oggidi difficile interpretazione, ad eccezione del-l’ambiente situato sull’estremo limite norddel cortile, in cui si può riconoscere una cap-pella.Essa presenta una pianta pressoché rettan-golare, con abside semicircolare marcataall’interno da un coronamento in pietra cal-carea e sfondato da una saettiera stromaba-ta con tracce di un antico affresco nel catino. Fra il XIV e il XV secolo, pertanto, il castellosi andava sviluppando sia verso nord siaverso valle, realizzando un vero e proprioborgo medioevale, che in quegli anni fuarricchito con la costruzione della chiesa delSS. Crocifisso, (detta anche di san Filippo,perché qui si conserva il simulacro del santopatrono del paese), situata un centinaio dimetri al di sotto del maniero in direzioneest. E’ nota la ricostruzione dell’edificio religio-so, datata al 1484, per volontà di GiovanniCruyllas, per quanto vi sia il sospetto chel’edificio sacro possa risalire ad epoca nor-manno/sveva, se non addirittura bizantina,seguendo le medesime incertezze cronologi-che, che si relazionano al mastio del castellodi Calatabiano.La chiesa occupa un ristrettissimo spiazzodal un lato del quale si può ammirare ilmaestoso fronte meridionale del castellodall’altro, il panorama della valledell’Alcantara ed è caratterizzata da unimpianto planimetrico semplice, ad unicanavata con abside chiusa, e da un campani-le tozzo a base quadrata.Pur ripetendo nella costruzione alcuniaspetti propri degli ambienti rurali, l’edifi-cio si riscatta dalla povertà e semplicità, perla presenza dei due eleganti portali diingresso, entrambi in pietra bianca, chericordano, per tipologia e stilemi, quelli rea-lizzati nella stessa epoca in altre chiese di

comuni ricadenti sempre all’interno dellavalle dell’Alcantara e precisamente: il porta-le laterale della Matrice di Francavilla diSicilia, quello della chiesa dell’Annunziatadi Motta Calastra, e il portale principaledella chiesa Madre di Kaggi (oggi Gaggi) edella cappella di Sant’Agostino sempre aFrancavilla di Sicilia, entrambi perduti. 6

Interno della Cappella palatina.

Chiesa del SS. Crocifisso

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Alessia Giuffrida, LÕepoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

Chiesa del SS. Crocifisso: portale principale.

Chiesa dellÕ Annunziata: portaleChiesa del SS. Crocifisso: portale laterale.

Chiesa Madre di Kaggi: portale principale.7

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Essi presentano un profilo ad arco acutomodanato con ghiere concentriche, che rac-chiude al suo interno un sistema trilitico, esono sorretti da esili colonnine gotiche concapitello floreale di influenza catalana.In entrambi i casi gli architravi sono soste-nuti da mensoline in pietra sagomate avoluta, di gusto tipicamente spagnoleggian-te, con l’unica differenza che, mentre nelportale principale l’ architrave è impreziosi-to al centro da un arco inflesso, delicata-mente inciso, nel portale laterale è semplice-mente contornato da una fascia a rilievoscolpita con petali di fiori che si interrompedove termina la ghiera.Sul portale maggiore, che sembra emergeredal muro per effetto della bicromia determi-nata dall’ultima ghiera a conci in pietra lavi-ca, figura lo stemma dei Cruyllas 8 e un’epi-grafe in pietra bianca, della quale è possibi-le attualmente decifrare, rimontandone ipezzi, solo la parte relativa alla data di riedi-ficazione (1484) insieme con il nome dell’ar-civescovo Eufemio, probabile promotoredell’opera.9Antistante la porta minore vi era il sagrato,di cui sono visibili solo alcune tracce, la cuicopertura era sorretta da colonne monoliti-che di granito, ora costruite in pietrame.Sul lato sinistro della facciata si innalza ilcampanile, dall’aspetto turrito a strutturaconica in sommità che, ad un attento esamestilistico, presenta ancor più caratteri diinfluenza tipicamente catalana, quali siriscontrano anche nelle finestre rette delcampanile, realizzate in pietra bianca conmensoline a voluta, in corrispondenza del-l’architrave, e riducenti la luce.L’interno, spogliato dal fasto originario,conserva un piccolo ambiente adibito asacrestia, coperto da una volta a crocieraintonacata con costoloni terminanti all’im-posta con peducci di gusto spagnoleggian-

te, alla quale si accede mediante un portaledello stesso periodo di quelli esterni ma conapertura ad arco policentrico e ghiera con-centrica.

Chiesa del SS. Crocifisso: particolare dell’iscriszione sopra ilportale d’ingresso.

Chiesa del SS. Crocifisso: portale interno.

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Alessia Giuffrida, L’epoca aragonese: Il periodo aureo della baronia di Calatabiano

E’ probabile che i tre portali siano stati rea-lizzati da maestranze di atre città e furonocollocati al termine delle opere murarie rea-lizzando all’esterno un efficace effetto bicro-matico.In stato di completo abbandono, fatiscentenei rivestimenti e nelle decorazioni, questomanufatto, il cui valore architettonico, cul-turale e storico è innegabile, è un esempioisolato e unico nell’architettura sicilianadel’400 dominata dalla corrente culturale diorigine spagnola. Infatti a causa della diver-se calamità naturali che hanno colpito laSicilia nei secoli scorsi, le testimonianze del-l’architettura catalano - aragonese sonoframmentarie e spesso antichi impianti sonostati in gran parte distrutti e sostituiti danuovi tessuti urbani che hanno cancellato lepoche tracce rimaste.

Calatabiano possiede un patrimonio archi-tettonico di innegabile valore storico, chemerita di essere recuperato e conservato alfine di esaltare la suggestione dei restimedioevali e dei luoghi, per essere resofinalmente fruibile ad un pubblico piùampio rispetto a quello dei soli cultori dellastoria medioevale, in un itinerario volto allariscoperta della rupe, dell’ antica sede dell’a-bitato e della civiltà fiorita in questi luoghistraordinari, testimonianza di un passatoche deve continuate a vivere.

Chiesa del SS. Crocifisso: particolare della finestra del cam-panile

Chiesa del SS. Crocifisso: campanile

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NOTE

1 Il nome Calatabiano sembra che derivi dall’arabo “Kalata – Bian” ovvero, Castello di pertinenza di un “Kakim”, amministra-tore o regnante, di nome Bian. La cronologia dell’evoluzione del castello si suole far partire dai primi anni del 900 anche se, lapresenza di alcuni resti di cavità intagliata nella roccia hanno spinto alcuni studiosi ad ipotizzare l’esistenza di una arcaica necro-poli rupestre. Allo stato attuale non si può affermare, con certezza, se la struttura appartenga al periodo ellenistico o a quelloromano anche se, nei resti del maniero, si intravedono frammenti di mattoni riutilizzati risalenti probabilmente ad epoca roma-na. D’altra parte, si deve ricordare che lungo tutta la fascia costiera ionica numerose strutture di avvistamento furono realizzatedurante il periodo ellenistico, e la rupe di Calatabiano, per la sua posizione strategica all’imbocco della valle dell’Alcantara e astrapiombo sulla vicina costa, bene si prestava a svolgere funzioni sia di avvistamento che di difesa. (Cfr. Giuseppe Tomarchio,Il castello di Calatabiano, sta in Accademia di Scienze Letterarie e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Memorie e Rendiconti,Serie III – Vol. II, Acireale, 1982, pag.313).2 Gli storici sostengono che la famiglia dei Cruyllas sia stata portata in Sicilia da un certo Calcerano, e Calcerando Cruyllas oCoriglies mandato nell’isola insieme con Pietro de Queralt nel 1282 da Re Pietro d'Aragona.(Cfr. Giuseppe Tomarchio, Il castel-lo di Calatabiano, sta in Accademia di Scienze Letterarie e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Memorie e Rendiconti, Serie III– Vol. II, Acireale, 1982, pag.315).3 Nel 1393 le soldatesche di Re Martino presero il Castello di Calatabiano che fu dato prima a Guerao di Queralt, poi aBartolomeo Aragona, conte di Cammarata, e nel 1395 assegnato a Tommaso Romano dei baroni di Cesarò. Quest'ultimo, versoil 1396, per ordine del Re Martino, lo cedette a Berengario Cruyllas in cambio del castello di Montalbano. (Cfr. Antonio Alibrandi,Luciano Signorello, Dei Castelli e delle Torri. Note ed immagini delle fortificazioni etnee, Tringale Editore, 1988, pag. 129).4 Giovanni I fu figlio di Berengario, consigliere regio, e vicario generale della Sicilia.5 Cfr. Xavier de Coster, Martine Lecluse, 17 Itinerari a Barcellona. Guide Architettoniche Calderini, 1997.6 Cfr. Linda Barnobi, La città franca al crocevia dell’Alcantara.7 Cfr. F. De Roberto, Randazzo e la Valle dell’Alcantara, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Editore, 1909, pag.129.8 Lo stemma è diviso in due parti dove figurano rispettivamente nove crocette d’oro in “campo azzurro” e un rilievo che sem-bra rappresentare uno scudo o una foglia d’edera. (Cfr. Dr. F. Zappalà, Calatabiano ed il suo Castello, dalle origini ai nostri gior-ni, Arti Grafiche, “Edizioni Camene”, Catania, 1955, pag.54).9 L’epigrafe, con opportuno spostamento ed inversione dei conci, si dovrebbe leggere nel seguente modo: des IIII Matte MCCCC° LXXXII° II - EHPIE° ACHIP°, ovvero giorno 4 Marzo 1484 Arcivescovo Eufemio. (Cfr. GiuseppeTomarchio, Il castello di Calatabiano, sta in Accademia di Scienze Letterarie e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici, Memorie eRendiconti, Serie III – Vol. II, Acireale, 1982, pag.326).10 Cfr. Giuseppe Tomarchio, Il castello di Calatabiano, sta in Accademia di Scienze Letterarie e Belle Arti degli Zelanti e deiDafnici, Memorie e Rendiconti, Serie III – Vol. II, Acireale, 1982, pag.335.

Arco dei Cruyllas. Foto prima del recente restauro. 10

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LE TORRI-DIFENSIVE E LE TORRI-CAMPANILI NEL PAESAGGIOURBANO DI ENNA, MEMORIE DEL SISTEMA FORTIFICATO A

DIFESA DEL CORPO E DELL'ANIMA DEI SUOI ABITANTI Mariateresa Galizia

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Posizionata nel cuore della Sicilia, sullaparte sommitale dei monti Erei, su un piano-ro triangolare a circa 930 metri s.l.m, la citt�di Enna si mostra gi� in lontananza nel suoimponente aspetto di fortezza naturale,dalla quale si dominano con il solo sguardole bellezze panoramiche e paesaggistiche delvulcano Etna, della catena montuosa deiNebrodi, del lago di Pergusa e delle fertilicolline che circondano la rocca su tutti i ver-santi.A questa citt�, definita "l'ombelico dellaSicilia", che ispir� Callimaco, si legano miti,brani di storia e ricordi da parte di uominiillustri: da Cicerone1 a Chateaubriand, daAugusto Schneegans2 a Italo Calvino, daWalter Leopold3 a Leonardo Sciascia, daKarl Schinkel4 al Saint-Non5, che la rendonodensa di fascino ed interesse culturale.Nascosta tra la nebbia per buona parte del-l'anno, Enna e le sue bellezze naturali edarchitettoniche rimangono spesso non rive-late ai visitatori che ne portano con s� ricor-

di parziali e riduttivi.Cos� fu per Goethe6 quando, giunto a Ennanell'aprile del 1787, in una giornata di piog-gia e imbattendosi con gente poco ospitale,espresse frettolosamente un giudizio negati-vo sulla cittadina, di "mai pi� in avvenireinserire tra le sue mete un nome mitologico":egli non seppe cosa perse7! Difatti la citt�conserva nei suoi tracciati centenari, tra lequinte degli edifici difensivi superstiticostruiti in conci di pietra locale, la storia diun passato che racconta il suo ruolo di luogostrategico a controllo del territorio, la cuiarchitettura riflette l'epoca cui appartiene,portavoce dei sistemi politici, economici eculturali della citt�.Castrogiovanni8, questo il nome romanodella citt�, oltre a conservare importanti sitiarcheologici come la "rocca di Cerere", dovesorgeva il tempio dedicato alla dea feconda-trice della terra9, conserva tutt'oggi unsobrio carattere medioevale poco contami-nato dal barocco e dall'enfasi del Settecento.

Veduta di Enna da Mulinello. Le tappe di Leopold nei disegni di Mario Manganaro (M. Manganaro, ÒIsole nellÕisola. Enna, PiazzaArmerina, Nicosia, RandazzoÓ, SICANIA, Messina 1998)

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Mariateresa Galizia, Le torri-difensive e le torri-campanili nel paesaggio urbano di Enna

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Tra le strette e tortuose strade del centro cit-tadino, di fatto, si leggono i segni dell'anticaarte e architettura difensiva che ha lasciatonel tempo memoria nelle pietre locali: nelCastello di Lombardia, di epoca sveva, cheha ancora sei torri delle venti di una volta, ela pi� alta � la Torre Pisana coronata da unastruttura merlata; nella ottagonale Torre diFederico, posta in sommit� di un promonto-rio occupato oggi dai giardini pubblici; neipalazzi fortificati con annesse torri a scopomilitare, divenute alcune di queste dopo ilConcilio di Trento torri-campanili; nellestrutture chiesastiche alle quali, soprattuttonel XV secolo, si affiancheranno maestosetorri-campanarie, simboli della comunit�religiosa nel paesaggio urbano. Emergenze queste che, alle soglie delQuattrocento, si presentavano ancora serra-te dentro le cortine murarie a difesa dellacitt�, in uno skyline - tra modeste architettu-re - dalla forte carica simbolica di rappresen-tanza del potere religioso e politico, che qua-lifica e segna l'attuale scenario dell'ambienteurbano ennese. E' soprattutto nel Quattrocento che gli inter-venti su elementi turriti, tipici della tradizio-ne locale trecentesca, vengono ad Enna rin-novati per l'operato, diretto o indiretto, dimaestri fabbricatori spagnoli - inseriti nellaproduzione edilizia isolana grazie al proces-so di unificazione messo in atto da Alfonsod'Aragona e protratto dai suoi successori -che arricchiscono il loro linguaggio stilisticocon la tradizione e le morfologie locali.

Le torri, con la loro severa e squadrata moledi nitida materia lapidea, formavano nelpassato un potente sistema eretto a difesadel vasto altopiano desertico occidentale10,punto vulnerabile di Castrogiovanni, che ilLeopold esamin� a fondo durante il suoviaggio in Sicilia per studiare le architetture

La torre-campanile della chiesa di S.Francesco

La torre-campanile di S.Giovanni come appare oggi addos-sata allÕedificio del Comune

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medievali all'interno dell'isola. Alcune diqueste, ancora oggi esistenti, caratterizzateda piccole feritoie ai piani bassi e grandiaperture nei piani superiori, ad abbracciarecon lo sguardo ogni direzione, mostranosegni inequivocabili di costruzioni fortifica-te e torri-vedetta, come annota lo stesso stu-dioso tedesco. Queste torri erano espressio-ne di potenza di alcune nobili famiglie loca-li, e che l'ultimo piano fosse aperto sui quat-tro lati era un modo al fine che le campanepotessero meglio diffondere il tocco perrichiamare i feudatari alle armi, come letorri di S.Tommaso e del Carmine site nellaparte occidentale della citt�.Nel centro urbano di Enna inoltre svettanoaltri elementi turriti che, pur mostrandosimolto simili nella configurazione planime-trica e formale dei precedenti, si differenzia-no per alcuni caratteri che ne fanno ricono-scere la funzione originaria di campanili

appartenenti a strutture chiesastiche, comele torri di S.Giovanni e di S.Francesco.Lo stesso Leopold nel suo studio riporta che"seppure a San Giovanni la torre fu ideatasin dalle origini chiesastica, si pu� dimostra-re che non � questo il caso delle altre duecostruzioni di S. Tommaso e delCarmineÉ"; lo � certamente una quartatorre, annessa alla chiesa di S. Francesco, damolti storici indicata come baluardo a dife-sa di palazzi fortificati in epoca feudale, e dicui lo studioso tedesco non fa menzione.Questa, difatti, addossata al prospetto prin-cipale della chiesa omonima, possiede carat-teri tipologici e funzionali analoghi allatorre-campanile di S.Giovanni: entrambeaperte nella parte bassa da una loggia-vesti-bolo che invita i fedeli a riunirsi in preghie-ra nel luogo sacro; in alto nella cella campa-naria che nell'architettura religiosa richiamale genti al culto.

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La torre-difensiva di S.Tommaso addossata lateralmentealla chiesa omonima ed al portico con archi a tutto centro

La torre-difensiva del Carmine nota come torre di Frate Elia

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In entrambi gli esempi, il progetto del cam-panile in facciata segna con enfasi e solenni-t� l'ingresso allo spazio interno della chiesacaratterizzandone la sacralit� religiosa del-l'ambiente. Questo passaggio era affidato inepoca spagnola, sia nell'architettura civileche religiosa, al portale d'ingresso riccamen-te decorato da cornici lapidee intagliate cherompevano la severa stereometria delle fac-ciate. Nel caso delle torri chiesastiche ennesi ilcampanile quindi, addossato al prospettoprincipale della chiesa, assurge non solo alruolo funzionale e simbolico ma di elemen-to architettonico posto ad esaltare la mae-stosit� dell'impianto religioso. Esso si ponequale "estensione" del portale di ingresso ocome portico contratto che, in quanto filtro,non permette - come avviene per le torridifensive chiuse sui quattro lati - la disposi-zione della scala elicoidale a servizio deidiversi livelli. Questa difatti � posta al

primo ordine con accesso dalla stessa chie-sa, quasi a volere sottolineare la dipendenzadell'elemento torre alla struttura chiesastica.

Le torri-campanili di S.Francesco eS.Giovanni, saldi blocchi stereometrici, sidifferiscono figurativamente negli elementidecorativi, con modanature che rispecchia-no lo stile dell'epoca e le capacit� espressivedelle maestranze locali, lapidum incisoressiciliani di cultura iberica o provenientidalla stessa Spagna. Il campanile di S.Giovanni � il pi� antico eapparteneva all'omonima chiesa (la pi�importante prima della costruzione dellaMadrice11), costruita su un terreno franoso.Per la presenza di numerose grotte12 la chie-sa croll� nel secolo XIX13 ed il campanile nerimase l'unico elemento superstite. Postooriginariamente sulla facciata principaledella chiesa (come l'impianto planimetricodi S.Francesco) oggi risulta addossato allacasa municipale14. Solenne, leggiadro emaestoso, il campanile, dalle superbe mono-fore all'elegante trifora centrale, si erge adifesa nei pressi del sottostante Torcicoda,guardando a distanza la torre dello SpiritoSanto. Entrambi le torri costituiscono siste-ma e col baluardo di Porta Pisciotto sonoposte a salvaguardia del punto pi� vulnera-bile della citt�.Dai caratteri formali e decorativi che lo rap-presentano la torre-campanile rientra, assie-me ad altri sublimi esempi, nel quadro dellacosiddetta arte chiaramontana che fu favori-ta in Sicilia nei secoli XIV e XV dalla poten-te famiglia dei Chiaramonte. Orgogliosadelle tradizioni normanne di cui era custodeda gran tempo, essa capeggiava la "fazionelatina" contro quella "catalana", a sostegnodella monarchia aragonese, vista comeusurpatrice del potere regio e per nullarispettosa di una tradizione artistica che

LÕimpianto della chiesa di S.Giovanni prima del crollo.Planimetria catastale del 1877 (Archivio di Stato di Enna)

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La torre di S.Giovanni svettante tra le modeste costruzionidel centro abitato.

I pregevoli tre ordini del campanile di S.Giovanni scanditida lineari fasce marcapiano (sotto)

Piante, prospetto, sezione e particolari della torre-campanile di S.Giovanni disegnate dal Leopold (Leopold W., SizilianischeBauten des Mittelalters in Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia und Randazzo, Casa Editrice Ernst Wasmuth S.p.A, Berlino, 1917)

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continuava un prestigio e alimentava unospirito "nazionalistico" sorto coi normanni econservato sotto gli svevi.La torre a base quadrata si sviluppa su treordini scanditi da fasce marcapiano. Laparte basamentale, con archi a sesto acuto aghiera multipla, si conforma come una log-gia15 coperta da volta a crociera costolonata,"un toro con gole incavate per il lungo erelativa nervatura"16, come asserisce ilLeopold, con chiave pendula al centro. Gliarchi sono sormontati da un cordone chiusoda peduccio e incorniciati da esili colonnineche poggiano su basamenti polistili e si con-cludono con capitelli di manifesta espressio-ne catalana.La facciata � impreziosita da una elegantetrifora con motivo a trina marmorea, restau-rata nel 1930 dallo scultore GiuseppeMorgano che ne ridisegn� la trama graziead un reperto conservato. La finestra pog-

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La torre di S.Giovanni prima del restauro che mise in lucela loggia ed i magnifici archi a sesto acuto

La loggia-vestibolo della torre-campanile ingresso dellachiesa di S.Giovanni (oggi non pi� esistente)

La volta a crociera costolonata del primo ordine con chiavependula

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giata direttamente sulla cornice marcapia-no, secondo il tipico gusto chiaramontano, �sostenuta da esili colonnine con base tronco-conica e con capitello, Òdecorati entrambi dafogliame frastagliatoÉ.. si svolge a forma dinastro fin sotto la cornice esterna dell'archi-volto e forma ivi una ricca mensolaÓ17.L'archivolto pi� esterno non poggia su pie-dritti, ma si conclude con due peducci.La parte sommitale del campanile � occupa-ta dalla cella campanaria aperta su tutti equattro i lati da finestre ad arco a tutto sesto,concluse da un cordone esterno con peduccialle estremit�, raffiguranti testine di uominibarbuti dalla delicata (ove ancora � possibi-le leggere) manifatturaIl disegno del cornicione di coronamentorichiama quello di palazzo Chiaramonte(oggi Pollicarini ) e della torre del Carmine,in cui una serie di archetti lobati finementedecorati, poggiati su mensole, regge la cor-

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La trifora del primo ordine, finemente decorata a trina marmorea, ridisegnata in parte durante i lavori di restauro dallo scul-tore Morgano (1930)

LÕarco a tutto sesto concluso da cordone con peducci ed inalto il coronamento che poggia su mensole che reggonoarchetti lobati

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nice lineare posta a chiusura dell'edificio.La torre � conclusa da una piccola cupolaemisferica arabeggiante. Un tempo, forse,secondo lo schema del campanile delduomo nicosiano, terminava con una gugliapoggiante su rozzi pennacchi, come restitui-to nei grafici di rilievo del Leopold 18, crolla-ta in epoca non precisata.

A difesa del margine nord occidentale del-l'abitato si innalza su uno zoccolo di roccia acontrafforte, sul lato Nord-Ovest dell'omo-nima piazza, il campanile-torre diS.Francesco, su tre ordini sovrapposti scan-diti da fasce marcapiano.Addossato sul fronte principale della chiesadei Padri conventuali, su un impianto simi-le a S.Giovanni, il campanile sino a pochianni fa dava accesso, attraverso la loggia delpiano inferiore, alla navata della chiesaposta pi� in alto rispetto la quota stradale19.

Una lunga rampa (come riporta la mappacatastale del 1877) infatti, oggi demolita perfar posto al piccolo slargo antistante la torre,permetteva di mantenere aperto l'ingressoprincipale della chiesa (oggi non pi� acces-sibile dalla strada) rendendo la loggia pas-sante.Il grandioso edificio chiesastico20 risalenteai primi anni del XV sec, allÕorigine conampi archi, volte a costoloni e finestre dairichiami gotici, venne eretto sul sito deipalazzi fortilizi dei Chiaramonte21 e degliScaloro degli Uberti22 e della precedentechiesa di S.Andrea. Il sito di propriet� dellepotenti famiglie feudatarie, che in questoluogo avevano eretto ed abitato i loro palaz-zi fortilizi, venne ceduto da re Martino aiFrati Minori Conventuali di S.Francesco die-tro richiesta del cappellano di corte FilippoCancellieri che ottenne il trasferimento deiFrati Minori che lasciavano il vecchio con-vento dello Spirito Santo23.Nel 1394 i Padri Francescani si spostarononelle case confiscate di Scaloro degli Uberti,inglobando anche il palazzo-fortezza deiChiaramonte, dichiarati rei di fellonia da reMartino di Montblanc e Maria d'Aragonafiglia di Federico III, con la decapitazionenel 1392 di Andrea Chiaramonte davanti loSteri di Palermo.Crollato il vecchio campanile venne fattoricostruire dagli stessi Padri Minori che neordinarono nel 1558, con la stipula del con-tratto24 conservato presso l'Archivio di Statodi Enna, la ricostruzione incaricando imastri Antonino Cal� e Salvatore Gianguzzoad innalzare, nel luogo disposto, il campani-le Òcum soi pedamento et archi, finestroni,cornichi, finimento et magistero di lo modoet forma che � lo campanili di SantoIohanniÓ, della stessa citt� Questa testimonianza fa luce sulla data dicostruzione dell'edificio, che molti studiosi

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Particolare delle esili colonnine che reggono gli archi acutidella loggia-vestibolo

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avevano erroneamente stabilito nel secoloXV. Essa difatti presenta elementi stilisticiche per linearit� e caratteri formali la avvici-nano pi� al gusto rinascimentale.Attraverso, inoltre, la lettura del manoscrit-to viene confermata l'origine della torrequale torre-campanile, innalzata a serviziodella chiesa gi� esistente e non torre-fortez-za dei palazzi preesistenti.Nel XVII sec. la chiesa venne ricostruita

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La chiesa di S.Francesco con lÕabside poligonale e la torre-campanaria originariamente ingresso alla chiesa

La torre-campanile della chiesa di S.Francesco prospicientelÕomonima piazza nelle foto risalenti ai primi anni del Ô900

La chiesa e la torre-campanile di S.Francesco in cui � anco-ra visibile la scalinata dÕaccesso (planimetria catastale1877)

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La volta a crociera costolonata con chiave pendula rappre-sentante lo stemma dellÕOrdine dei Padri Minori

La maestosa torre-campanile di S.Francesco sul prospettoprincipale della chiesa omonima

lasciando integro nei suoi stilemi solo ilcampanile ed esternamente l'abside poligo-nale, che pare facesse parte del palazzo for-tificato25 della celebre famigliaChiaramonte.La torre su tre ordini, scanditi da lineari cor-nici marcapiano, si apre sulla piazza nellaparte inferiore con un loggiato con archi atutto sesto, coperto da volte a crociera costo-lonate con chiave pendula raffigurante lostemma dell'ordine francescano. La facciataha grandi finestre a pieno centro con archi-volto esterno liscio concluso alle estremit�con peducci raffiguranti testine a rilievo. Oggi il complesso conventuale � occupatoin parte ancora dai padri francescani, ritor-nati a Enna nel 1941 dopo esserne stati scac-ciati nel 1866 con la soppressione delle cor-porazioni religiose, dettata dalla politicaanticlericale instaurata dal governo piemon-tese che port� alla vendita dei beni ecclesia-stici in aste pubbliche. Altri locali sono occu-pati da uffici e dalla biblioteca comunale.

Diversamente si pone la torre del Carmine equella di S.Tommaso la cui origine � difen-siva, pur non discostandosi di molto daquella chiesastica in cui il suono delle cam-pane era volto a richiamare i fedeli alla pre-ghiera e non i vassalli alle armi.Le torri-fortezza, trasformate nei secoli incampanili, mantengono nella parte bassa diattacco al terreno una struttura massiccia ecompatta, che rivela la funzione di difesaprimigenia dalle possibili incursioni ester-ne.Il campanile della chiesa del Carmine26,sorta nel 1618 sul luogo della chiesettadell'Annunziata27 divorata dalle fiamme, sisuppone fosse un'antica torre del castello diS. Maria28 (IX sec), fortezza della nobilefamiglia ennese Rachetta, cui appartenneGiovanni nato nell'828, il frate Elia29 dell'or-

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dine dei Basiliani. La memoria popolarevuole che la torre del Carmine sia statacostruita dal Frate anche se gli storici ripor-tano che la stessa venne distrutta nell'85930 ericostruita dai Frati intorno alla secondamet� del '400, avvalorando la tesi delLeopold che la colloca nel periodo tardogotico. La torre in stile gotico-catalano, su piantaquadrata, si presenta in facciata scanditaorizzontalmente da due fasce marcapianoche segnano i tre diversi ordini accessibiliall'interno mediante la scala elicoidale postanell'aggettante corpo circolare, ammorsatoal parallelepipedo di base. Il primo ordine siapre all'esterno con una grande finestraarchiacuta a tutt'altezza, con cordone ester-no concluso da peducci, che comparivaall'epoca del Leopold completamente mura-ta. La torre � stata restaurata31 nel 1941, met-tendo in luce le cornici a ghiera multipla e leesili colonnine con capitelli a bulbo ricoper-

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La chiesa e la torre campanile del Carmine come appare oggi, dopo i restauri che hanno messo in luce la finestra archiacutadel secondo ordine.

Il sito della chiesa nella planimetria catastale del 1877(sopra) e la facciata della torre del Carmine da unÕimmagi-ne dei primi anni del Ô900

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Particolari delle modanature. Disegni di rilievo del Leopold(Leopold W., Op.cit..)

La cella campanaria ed il coronamento simile nel disegno aquello della torre-campanile di S.Giovanni

Il corpo circolare della torre del Carmine o di Frate Elia ove� posta la scala elicoidale

Schizzo prospettico della torre dai disegni di rilievo delLeopold (Leopold W., Op.cit.)

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ti da fogliame e su cui appaiono, come defi-nisce il Leopold, degli "entrelaces" nastrifor-mi. Forse un tempo i capitelli reggevano untimpano traforato a merletto simile alla fine-stra della Torre di S.Tommaso e di S.Giovanni. Il piano superiore, in cui alloggia-no le campane, si presenta aperto sui quat-tro lati, come una loggia con finestre a tuttosesto a ghiere lisce concentriche sorrette dacolonnine simili a quelle dell'apertura delpiano inferiore. Viene posto a conclusioneun cordone esterno con peducci. Il cornicio-ne di coronamento ha forme analoghe aicornicioni di Palazzo Chiaramonte (oggiPollicarini) e della Torre di S. Giovanni, conmensole che sorreggono archetti carenatisui quali � poggiata una lineare cornice. Gliambienti interni del piano terra e primosono coperti da volta a botte in conci di pie-tra intagliata, mentre la parte alta presentaai quattro angoli dei pennacchi che fannosupporre un tipo di copertura, oggi piana,forse all'origine ottagonale o conica.A meno del cornicione di coronamento chepresenta caratteri rinascimentali, con "cima-sa, sima, gocciolatoio e toro portato da men-sole che a loro volta riposano su di un toro,ricche sono le mensole ed i loro elementiintermedi con testine ed ornamenti florea-li"32, la facciata delle torre campanaria dellachiesa di S.Tommaso presenta nella sua con-figurazione formale analogie stilistiche conla Torre del Carmine.Baluardo del sistema difensivo occidentaledella citt� la torre si eleva a forma di prismaquadrangolare, tra il prospetto principaledella chiesa ed il leggiadro portico con gliarchi a tutto sesto sostenuti da pilastri inpietra locale. La facciata, in conci squadrati di tufo, � tri-partita da rinascimentali fasce marcapianoche segnano gli ambienti a differente quota.La parte basamentale dal massiccio para-

Torre-campanile del Carmine. La finestra ad arco acuto delsecondo ordine conclusa da archivolto con peducci

Piante e prospetto della torre del Carmine dai disegni dirilievo del (Leopold W., Op.cit.)

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mento (reso pi� alto e possente dal livella-mento delle quote stradali), ha un'unica feri-toia da cui prende luce il vano della scala,mentre una rampa elicoidale in pietra, postasul lato posteriore, raggiunge in alto la cellacampanaria.La finestra archiacuta posta al primo ordineha un delicato timpano in pietra traforata,impostato su esili colonnine laterali e proba-bilmente su un'altra centrale, non pi� pre-sente gi� ai tempi del Leopold. In alto � sor-montata da un cordone concluso da peduc-ci ad un'unica foglia "che ricorda quella delfico"33. Le aperture dell'ultimo livello, postesui quattro lati, hanno archi a tutto sesto edarchivolto d'estradosso concluso da peducciraffiguranti testine grottesche. Il cornicione di coronamento con decorazio-ne mista a fogliame, i peducci dalle formegrottesche e la bifora finemente decoratadenunciano l'intervento quattrocentesco in

chiaro stile gotico-catalano.Torri-difensive e torri-campanili che costel-lano imponenti il cielo della citt� di Ennaimprimendole carattere di fortezza inespu-gnabile; emblemi tangibili del potere dellaChiesa e dello Stato a guida del destino delmondo; che si pongono, oggi come allora,quali bastioni di difesa del corpo e dell'ani-ma degli uomini.

La torre di S. Tommaso nel contesto urbano odierno

Piante e prospetti della torre di S.Tommaso dai disegni dirilievo del Leopold (Leopold W., Op.cit..)

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NOTE1 Cicerone, In Verrem, Actio V, Libro Iv, Cap.50, "Etenim urbs illa (Henna) non urbs videtur sed fanum Cereris"2 Console dell'Impero Germanico scrive nel 1890 in Sicilia, a proposito della visita di Goethe ad Enna " Se il sole caldo e vivifi-catore avesse rischiarato questo meraviglioso paese siculo, che a modo di un titano guarda dalla ripida scogliera sulle colline esulle valli, certamente anche Goethe avrebbe provato quella grande impressione che ciascuno prova salendo su questo scoglioe di lass�, dal castello normanno con le sue torri erette sulle pietre fondamentali del tempio di Cerere, dominando il magnificoprospetto dei monti e dei colli, avrebbe ammirato il paesaggio incorniciato dall'Etna e dal mareÉ".3 Il Leopold nel suo viaggio di studio in Sicilia fornisce una descrizione della citt� piena di enfasi ed ammirazione :"Enna miti-co nome, inespugnabile fortezza, l'ombelico di Venere, domina, dall'alto, un vasto territorio. La luce muta di continuo, l'atmo-sfera si fa a volte trasparente, rivelando spazi immensi con sorprendente chiarezza. Enna culla di molte civilt� e di molte genti,citt� antichissima, nasconde affascinanti segreti. Le sue splendide costruzioni medioevali sono in pietra calcarea, di un bel colo-re rosa/grigio, estratta dallo stesso massiccio su cui sorge la citt�". Cfr. Leopold W., Sizilianische Bauten des Mittelalters inCastrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia und Randazzo, Casa Editrice Ernst Wasmuth S.p.A, Berlino, 19174 Lo Schinkel ha lasciato delle vedute della citt� conservate presso lo Schinkelmuseum di Berlino e pubblicate in Schinkel K.F.,Reisen nach Italien.Tagebucher Briefe Zeichnungen Aquarelle, a cura di Von Gottfried, Berlin 19795 Cfr. de Saint-Non J.C.R., Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicilie, Paris 1781-85, vol.III.Rist.an., Napoli19816Cfr. Goethe W., Viaggio in Italia, a cura di Parisi Tedeschi G., Roma 19657 Anche il Leopold si rammarica per Goethe che "si sia trattenuto tanto brevemente e che perci� ben poco ci dica sullo stato delluogo a quei tempi, in quanto i suoi monumenti, la sua posizione pittoresca avrebbero meritato pi� attenzione". Cfr. Op.cit.8 Il nome dal latino Castrum Hennae, mantenuto sino al 1927, risale al periodo di guerra arabo-bizantina, durante il quale imusulmani d'Africa scorazzavano nel territorio ennese predando e saccheggiando le campagne in nome della guerra santa, cer-cando in tutti i modi di espugnare la citt� di Enna che rappresentava per loro il castrum bizantino per eccellenza, il baluardo diogni resistenza. Difatti la citt� per tutto il mondo islamico era diventata il Castrum di Enna, Castrum Hennae, Qasr Yani. Cfr.C.Severino, Enna. La citt� al centro, Gangemi Editore, Roma, 1996; Fontanazza E., EnnaÉQuasi romanzo di un patrimonio, TargetEditrice, Enna 1999; Giovanni P. da Castrogiovanni, Storia Veridica dell'inespugnabile Citt� di Castrogiovanni; Lo Menzo V.,Descrizione storico-topografica di Castrogiovanni; Littara V., Aennensis Historia, manoscritto conservato presso la Bibl. ComunaleEnna; AA.VV., Enna tra storia e arte, Azienda Soggiorno Turismo, Enna9 Tra mito e storia, rivivono le vicende della bella e sfortunata Proserpina, figlia di Cerere, a testimonianza delle antiche tradi-

La magnifica bifora della torre-campanile di S.Tommaso sorretta da esili colonnine addossate alla muratura e coronata daarchivolto con peducci. Accanto il disegno di rilievo del Leopold (Leopold W., Op.cit.)

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zioni legate all'agricoltura10 Il Vetri trattando della Torre di Federico riporta "Énacque al certo in Federico l'idea di questo castello dal prevedere che itempi si maturavano e che, Éin caso di rovescio, nel bisogno di una ritirata non lasciasse scoperto quel punto dellamontagnaÉquesta rocca nel sistema delle fortificazioni veniva completata dalle torri che al ponente della citt� sorsero un tempoper infrenare le irruzioni di El-Abbas, e che in oggi costituiscono i campanili del Monastero di Santa Maria del Popolo, del con-vento del Carmine e della Chiesa parrocchiale di San Tommaso", ed ancora "Édelle torri che protendevansi ai suoi piedi, comeavamposti, sorvegliavano quella strada d'onde per sorpresa il nemico poteva sormontare e irrompere nella citt�". Cfr. P. Vetri,Storia di Enna, Renzo Mazzone Editore, Palermo, 1981, p.7311La chiesa pare fosse luogo in cui secondo l'uso medioevale i governanti ed il popolo si riunivano per discutere le sorti dellacitt�. Nel 1446 a seguito dell'incendio che distrusse quasi interamente il duomo, la Madrice venne trasferita a S.Giovanni. Cfr.Littara, Op.Cit.12 Questa torre fu costruita assieme ad una chiesa dai Normanni. La chiesa poi rovin� perch� edificata sopra un terreno caver-noso. Inoltre nelle fondamenta si sono trovate spaziose catacombe incavate nella viva pietra, ripiene di ossami, con vasi che siascrivono all'epoca greca. Cfr. Vetri P., Monumenti storici esistenti in Castrogiovanni, 1877; Cfr. Falautano L., Castrogiovanni,Monografia, Palermo 190713 Alla venuta di Leopold pare che la chiesa fosse ancora esistente in quanto egli riporta:" Poich� la chiesa serve oggid� comearsenale e ne � proibito l'ingresso, non � possibile farne degli accurati rilievi". In seguito al suo crollo venne traslata nella chiesaS. Domenico in cui si trova l'artistico fonte battesimale del XV secolo proveniente dalla parrocchia.14 Da fonti orali pare che crollata la chiesa nel XIX secolo ci si accinse a ricostruirla. I lavori di ricostruzione andarono a rilentoin quanto le spese si fecero ingenti e a seguito delle leggi eversive in cui vennero soppresse numerose corporazioni religiose lachiesa non venne pi� ultimata. La sede venne trasferita nella chiesa di S.Domenico e la struttura in costruzione pass� intorno al1926 di propriet� al Comune che la complet� come sede propria. Cfr. Candura G., Storia di Sicilia.Enna - Castrogiovanni urbs inex-pugnabilis, Edizione Rotary Club, Gennaio 197915 Nel 1910, quando il Leopold visit� Enna la loggia in basso era chiusa da un muro di tompagno, aperto da una piccola portae lateralmente alla torre vi era addossato il corpo che ospitava la scala "moderna" che portava ai piani superiori.16 W. Leopold,op. cit., trad. p.2717 W. Leopold, op. cit , trad. p.2918 Il Leopold colloca la torre nel periodo medioevale, trovando somiglianze costruttive e stilistiche con modelli francesi dellostesso periodo.19 Il campanile manifesta ancor pi� la sua possenza conferita dalla parte basamentale a contrafforte, costruita a contenimentodelle struttura a seguito dei lavori di livellamento delle quote stradali20 Sul prospetto principale la chiesa presenta caratteristiche applicazioni di intagli di episodi biblici, dorati con oro zecchino, delsec. XVII. A navata unica presenta la parte superiore dellÕabside affrescata con scene della vita di S. Antonio e S. Francesco,nella parte inferiore impreziosita da un coro ligneo del XVII sec.21 Il convento di S.Francesco fino al 1392 fu casa del nobile Andrea Chiaramonte22 Giovanni, nipote di Scaloro degli Uberti, discendente del famoso Farinata degli Uberti di Firenze e conte di Assoro23 Nei pressi della chiesa dello Spirito Santo sin dal 1320 esisteva un Convento di Francescani Conventuali per donazione diFederico II d'Aragona.24 Mastro Antonio Cal�, della terra di Caltabellotta, e mastro Salvatore Gianguzzo, della terra di Ficarra, si obbligano a fabbri-care, entro il termine di due anni e mezzo dalla stipula del contratto, il campanile della chiesa del convento di S.FrancescodÕAssisi, della citt� di Castrogiovanni. Da Corporazioni religiose, vol. 25, cc. 349-353, presso lÕArchivio Storico di Stato di Enna.25 L'abside della chiesa pare fosse una delle torri del palazzo fortificato dei Chiaramente. Cfr. G.Candura, op. cit.26 Tra le pi� belle di Enna, la facciata della chiesa in tufo giallino prospetta su un'ampia piazza. Tripartita verticalmente, pre-senta al centro un magnifico portale ai cui lati si aprono due finestre rettangolari. A navata unica, con dieci altari laterali, la chie-sa custodisce pregevoli opere scultoree e pittoriche, fra cui un'opera di Saverio Marchese raffigurante l'Estasi di Santa Teresa, letele dell'Addolorata e di San Giovanni Evangelista e la Madonna del Carmelo del Ô700 di autore ignoto27 I Carmelitani si stabilirono nel 1469, in maniera definitiva, nel Convento presso l'Annunziata, nell'area del castello di S. Mariaretrostante la chiesa di S.Tommaso. Dopo un primo insediamento in citt� presso la chiesa di S.Giacomo, ristrutturarono allanuova funzione di torre campanaria la vecchia torre militare cosiddetta di Frate Elia. Cfr. Severino C.op. cit.28 Durante il soggiorno di Leopold nella citt� si eseguirono alcuni scavi sul terreno per liberare la parte inferiore della torre, cheportarono alla luce resti di volte e muri di recinzione probabilmente del castello di S.Maria29 Santificato dalla chiesa, difensore strenuo della citt� contro i Saraceni, catturato varie volte e liberato finch� nell'anno 859, allacaduta della citt�, fu deportato in Africa., Si era conquist� una vasta fama nelle scienze mediche, per cui venne riscattato da unmercante cristiano. Riebbe la libert�, and� a Gerusalemme, si fece monaco basiliano, Ritornato in Sicilia, cominci� una intensapropaganda anti-araba contro i Saraceni e mor� a Tessalonica (Salonicco) nell'anno 903.30 Cfr. Alloro G. e Fonte E., Monumenti sacri, Henna tra storia e arte, 199031 Cfr. Gazzola P., Bollettino Storico catanese, 1941, fasc. I, II, III p.2232 Leopold W., op. cit.33 Leopold W., op. cit., trad. p.31

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GLI ULTIMI BAGLIORI DEL GOTICO DI INFLUENZA ISPANICAIN SICILIA: LA TORRE DEL CARMINE E IL CAMPANILE DEL

DUOMO A PIAZZA ARMERINACettina Santagati

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A 721 metri sul livello del mare, adagiata sutre colli al centro di unÕampia valle antica-mente denominata Òcuore della SiciliaÓ1, sierge la medievale citt� di Piazza Armerina,fino al 1862 chiamata Piazza2. Di fatto, lÕimpianto urbano della cittadinarisale, nella parte pi� antica, alla secondamet� del XII secolo quando venne ricostruitadalle rovine di una citt� omonima, distruttanel 1161 da Guglielmo I dÕAltavilla3. Per la sua posizione centrale gi� al tempodei normanni Piazza rappresentava unimportante punto di confluenza e di sostadei cavalieri crociati, un centro fortificato e,pertanto, fortemente militarizzato4.Successivamente elevata a citt� demaniale,essa svolse un ruolo di fondamentale impor-tanza negli avvenimenti della storia sicilianaa cavallo tra il XIII e il XV secolo: dalla rivol-ta del Vespro Siciliano (1282) alla convoca-

zione del Parlamento (1296) da parte diFederico III di Aragona in cui si decise laguerra contro il fratello Giacomo e Carlo IIdÕAngi� e si approv� la costituzione delRegno (Capitoli di Piazza); dal tentativo diassedio dellÕesercito di Roberto dÕAngi�(1299) alla firma del trattato di pace (1362)con cui Federico IV tent� di far cessare lalunga e sanguinosa guerra civile tra i baroniÒLatiniÓ e ÒCatalaniÓ per il dominio del ter-ritorio siciliano.Questi solo per citare alcuni fra i principalieventi che hanno visto Piazza protagonistaattiva, a fianco delle pi� importanti citt� sici-liane del periodo, nelle intricate vicendepolitiche che durante la dominazione arago-nese-catalana inevitabilmente tolsero allÕar-te ogni possibilit� di un Òregolare svolgi-mentoÓ con un conseguente ritardo stilisticodelle correnti artistiche isolane rispetto al

Veduta storica del 1929 di Piazza Armerina dominata dallÕimponente presenza del Duomo (da E. Franchina, 1929).

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panorama culturale europeo. EÕ solo nel XV secolo che la nobilt� catalana,appoggiata dai Vicer� spagnoli, riesce adinsediarsi stabilmente nella cittadina5. Difatto, con la costruzione del castello da partedi Re Martino nel 1396 e lÕaffidamento dellacastellania a cavalieri catalani che vessavanoripetutamente la popolazione, i rapporti conla nobilt� latino-chiaramontana piazzese e lapopolazione si erano acuiti sempre di pi�.I rinsaldati contatti con la Catalogna porta-rono a Piazza i riflessi della fiorente culturaarchitettonica e figurativa catalano-aragone-se, con il fiorire di diversi palazzi che con laloro facies rispondevano alle esigenze dellanobilt� di provenienza iberica di voler affer-mare e manifestare orgogliosamente le pro-prie origini. Tutto ci� port� ad un arricchi-mento del linguaggio architettonico-figura-tivo delle maestranze locali che assimilaro-no e trasformarono stilemi e forme importa-te dalla penisola iberica restituendoli innuova koin�, in nuova Òoriginale creazionedi bellezzaÓ6.

Oggi purtroppo di tali palazzi non restanoche alcuni portali dÕingresso con arco a tuttosesto e archivolto in pietra calcarea7 sparsiper le vie della cittadina (via Monte, ViaMandrescate, Via Garibaldi) la cui magnifi-cenza pu� solo far intuire la ricchezza dellearchitetture originarie. Di contro, le testimo-nianze pi� emblematiche e significative delladominazione aragonese-catalana appartengo-no allÕarchitettura religiosa8 piazzese. Tra queste, si distinguono la torre del comples-so del Carmine e il fianco del campanile delDuomo che, sopravvissute fino ad oggi e rea-lizzate proprio quando in Europa fioriva ilRinascimento italiano, rappresentano gli ulti-mi riverberi del tardo gotico di influenza ispa-nica in Sicilia. Questi due Òmonumenti medievaliÓ9 sonostati studiati e rilevati nel 1910 dallÕarchitet-to tedesco Walther Leopold, risultando, atuttÕoggi, come afferma Nigrelli, Òla pi�puntuale e rigorosa analisi dellÕarchitetturamedievale di PiazzaÓ10 cui fare riferimento.Ad essa si affiancano anche le preziose ricer-

Veduta storica di Piazza Armerina in cui emerge lo skyline della torre del Carmine (da E. Franchina, 1929).

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che dei locali cultori di memorie patrie conla loro revisione critica di documenti giàconosciuti.

La Torre del CarmineSul colle dell’Altacura, in una zona untempo ricca di vegetazione e di limpide sor-genti d’acqua (fonte dell’Altacura), oggiinglobata dal centro abitato e in prossimitàdi un importante crocevia, si erge svettantela torre-campanile dell’ex complesso mona-stico del Carmine11.

Originariamente sorta come torrione didifesa della Magione dei CavalieriCrociati12, nel 1332 venne acquistata daiPadri Carmelitani, in cerca di una sede piùcomoda e più salubre13. Solo una parte delle strutture esistenti fuadibita a celle per i frati, privilegiando nellacostruzione della chiesa la preesistenza dellatorre difensiva, riutilizzandola come campa-

nile (probabilmente realizzando l’ultima ele-vazione) e come punto di partenza per lacostruzione del chiostro del convento (rea-lizzato a metà ‘500). Al chiostro ancora oggisi accede dal piano terreno della torre chefunge da angolo del chiostro stesso (fig 5).Eccezion fatta per la torre campanaria, dellestrutture originarie e di quelle realizzate nelXIV secolo dai padri Carmelitani oggi restaben poco. L’attuale chiesa dedicata alla Vergine delCarmelo e alla S.S. Annunziata vennecostruita nel 165214, mentre all’interno delcomplesso monastico è ancora possibilescorgere nel chiostro cinquecentesco qual-che tratto murario con portali murati in stilegotico-catalano.La torre che si erge massiccia e compatta perquattro elevazioni è nascosta fino alla secon-da dalle costruzioni circostanti, slanciandosipoi “in tutta la sua snellezza verso l’alto”15.

La torre del Carmine nell’odierno contesto ambientale di Piazza Armerina (da M. Manganaro, 1998).

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Solo gli ultimi due livelli sono finestrati epresentano aperture caratterizzate da arcoinflesso con infiorescenza. Gli studiosi sisono soffermati maggiormente sullÕelegan-za decorativa delle finestre del penultimopiano che richiamano le forme tardo-goti-che della Spagna e della Francia meridiona-le. LÕultimo piano � invece una realizzazio-ne posteriore che ripete scialbamente i moti-vi stilistico-figurativi del livello inferiore,con Òelementi raccogliticciÓ di fattura pi�sciatta che nellÕinsieme appaiono Òdisparatie privi di unit� stilisticaÓ, come afferma lostorico dellÕarte Maganuco.Le finestre del penultimo livello, che oggi sipresentano cieche, sono rese slanciate dalfalso arco acuto ÒfioritoÓ che sovrasta lÕar-chivolto a tutto sesto, con ghiere leggermen-

Portale di accesso al chiostro del convento sovrastato dalsimbolo dei Cavalieri Teutonici.

Gli ultimi due livelli della torre caratterizzati da aperturefinestrate su tutti e quattro i lati.

Pianta del piano terreno della chiesa e del convento delCarmine - Sono evidenziati (grigio chiaro) la torre e gli assidirettori che governano lÕimpianto del chiostro. (Elabo-razione dellÕA. su disegni tratti da L. Villari, 1988)

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te strombate, poggiante su capitelli sostenu-ti da colonnine. I peducci su cui poggia lÕar-co inflesso-carenato si conformano in moda-natura che prosegue fino agli spigoli lateralidella torre. Spigoli che risalendo sotto formadi esile colonnina angolare reggono la corni-ce marcapiano del livello superiore.LÕinsieme � inoltre impreziosito da elementidecorativo-funzionali (doccioni antropo-morfi, porta bandiera e porta vessilli a formadi pugno di guerriero, sostenuti da Òscodel-laÓ sottostante) che si trovano al di sottodella cornice marcapiano tra il terzo e ilquarto livello. Attualmente incastrati nellamuratura, quindi senza pi� alcuna funzione,sembrano confermare ulteriormente lÕipote-si secondo cui originariamente la torre siconcludeva in corrispondenza della terzaelevazione.

La torre del Carmine, successivamente inglobata nel chiostro del convento dei Carmelitani viene disegnata da Walther Leopoldsecondo quella che dovette essere la conformazione originaria s� da coglierne l'iniziale compattezza e snellezza. (da LeopoldW, 1907, Biblioteca Comunale Enna).

7/Particolare della finestra del penultimo ordine.

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Il campanile del DuomoSe la Torre del Carmine rappresenta ÒlÕulti-ma parabola del gotico catalano, di quellÕar-te assai pi� sobria dellÕaragonese che civenne tardivamente dalla CatalognaÓ16, latorre campanaria del Duomo con la ricchez-za e la magniloquenza delle sue forme deco-rative si manifesta invece come ÒlÕultimaparabola del gotico aragonese, in sul finiredel Ô400Ó, come sostiene il Maganuco.Il campanile del Duomo, unico ricordo dellacattedrale gotico-catalana di Santa MariaMaggiore, svetta sulla sommit� del Monte,la pi� alta delle tre colline che sovrastano ilcentro storico della cittadina piazzese.LÕantica cattedrale17 che i registri pontifici

danno come esistente gi� nel 130818 eampliata nel 1479 in occasione della peste19,tra il 1627 e il 1705 venne demolita per farposto allÕattuale Duomo di Santa Mariadelle Vittorie20. La nuova costruzione innalzandosi finoallÕaltezza del campanile ne ha ridotto loslancio e, inglobandolo parzialmente ne hadiminuito lÕimponenza mortificandolo este-ticamente. Oggi, il fianco laterale della torre campana-ria con la sua Ócandida architettura origina-ria che verso la sommit� dialoga con gliinterventi posteriori [É] per fondersi poicon la gran mole del santuarioÓ21 spicca nelcontesto barocco dellÕimponente fabbricadel Duomo, testimoniando con la sua pre-senza il tardivo passaggio di Piazza dalmedioevo artistico allÕet� moderna, dallÕa-rea culturale di influenza ispanica a quelladel rinascimento italiano22.Di fatto, i primi due livelli del campanile,edificati nel 1517 con coppie di finestre cie-che ad arco inflesso con infiorescenza som-mitale che si ripetono nei due ordini scan-dendoli, richiamano il cosiddetto Ògotico-fioritoÓ della tarda architettura catalana cuisi ispirava probabilmente anche il restodella chiesa. Inoltre, secondo quanto ripor-tano i documenti custoditi nellÕarchivio delDuomo23, le ulteriori due elevazioni a com-pletamento del campanile sono state realiz-zate in stile rinascimentale nel 1578 daNicola Calderaio da Petralia Sottana.La ricca architettura esterna della parte infe-riore, a carattere squisitamente decorativo,suddivide la superficie muraria in due ordi-ni che presentano la stessa struttura confi-gurativa: una duplice fila di finestre ciechedisegnate da fasci di colonnine con capitellia fogliame e basi riccamente profilate con-cluse in alto da archi carenati culminanti ingigli cuspidali e ritmate da una dupliceIl Campanile del Duomo di Piazza Armerina in un disegno

di Mario Manganaro (da M. Manganaro, 1998)

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terna di esili colonnine. Al contrario, gli altridue piani ÔspengonoÕ lo slancio dellÕarchitet-tura sottostante, imprigionando lo spaziotra file sovrapposte di lesene e pesanti corni-cioni.é qui riproposto, leggendo Leopold, Òcongrande sciupio di materiali e straordinariapesantezzaÓ24 il tipico arco aragonese congeometria a fiamma e giglio cuspidale aÒfiore di magnoliaÓ o Òcanna indicaÓ presen-te nei portali delle chiese di San Giorgio inModica, S. Maria delle Scale a Ragusa, S.Maria del Ges� in Modica, Santa Maria aRandazzo. In essi il mazzo di fiori o lo stem-ma centrale sembrano pesare tanto da far flet-tere elegantemente lÕarco. LÕarco acuto diven-ta cos� Òuna causale derivazione estetica, nonconseguenza di una necessit� statica per loscarico delle forze ai lati dellÕarco stessoÓ25. Le tre paraste a sezione semi-ottagonale, cheseparano le aperture ritmando la superficie,sono anchÕesse concluse da unÕinfiorescenzasommitale e, spingendosi fin sopra al deco-ro floreale centrale, danno slancio alla com-posizione, aumentandone la tensione versolÕalto e conferendo maggiore imponenzaalla coppia di finestre. Internamente una scala a chiocciola condu-ceva ai piani superiori arrestandosi allaterza elevazione in un vano quadrangolarebuio, coperto da una volta a crociera costo-lonata, con profili tardo-gotici, poggiante susemplici mensoloni angolari.Particolarmente ricercata ed elegante � inquesto esempio la soluzione angolare in cor-rispondenza degli spigoli della torre, risolticon colonne aggettanti per tre quarti chepoggiano sulla cornice marcapiano delprimo ordine. Si innalzano per i primi duelivelli arrestandosi al cornicione che appar-tiene alla parte di pi� recente edificazione.Viene cos� assicurato il continuum spazialetra i quattro lati, mentre le fasce marcapiano

Disegni di rilievo del Campanile del Duomo di Piazza (daW. Leopold, 1997, Biblioteca Comunale Enna)

Vista del Campanile del Duomo di Piazza Armerina

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12/ Particolare del primo ordine del Campanile del Duomo di Piazza Armerina.

13-14/ Portali delle chiese di San Giorgio Vecchio (a sinistra) e di Santa Maria delle Scale (a destra) a Ragusa (foto S.Sgariglia)

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Entrambe le torri presentano un arricchi-mento figurale proprio delle cattedrali ispa-niche, mentre analogie sintattiche si trovanocon le torrette che inquadrano i portici dellacattedrale di Palermo e delle chiese di S.Maria della Catena e S. Maria di Gesù, sep-pur di dimensioni minori.

...verso un’identità euromediterranea!I due imponenti esempi di Piazza Armerina,qui trattati, testimoniano quel fervido pro-cesso di interscambio tra culture che nelperiodo della dominazione catalana-arago-nese investì l’intero bacino del mediterra-neo, generando una vera e propria koinèartistica e culturale che ancora oggi fa partedel patrimonio identitario dei nostri luoghi. Essi diventano pertanto emblemi materiali

e i capitelli d’imposta, che proseguono oriz-zontalmente fino a segnare anche le colonned’angolo, assolvono la funzione di ‘legame’orizzontale. Come si rammarica il Leopold “ la torre nonsi [è] conservata del tutto nella sua origina-ria e unitaria architettura”26; essa ciò nono-stante si prefigura unica nel panorama sici-liano, eccezion fatta per il campanile delDuomo di Agrigento. Anch’esso, di fatto, sipresenta nei primi due livelli come un’archi-tettura ‘fittizia’ costituita da una serie difinestre cieche su due ordini che però diffe-riscono tra il livello inferiore (caratterizzatoda archi “a Tudor fiammeggiante” separatida svettanti parastine) e quello superiore(con archi a tutto sesto conclusi da arcoinflesso).

15/Parte basamentale del campanile del duomo diAgrigento (foto L. Inzerillo)

16/Particolare della torre del portico della cattedrale diPalermo (foto L. Inzerillo)

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di un rinnovato interscambio, contatto edialogo tra i popoli.Riappropriarsi oggi di questo patrimonioculturale ÒmediterraneoÓ, in un continuorimando tra presente e passato, consenteinfatti di ritrovare e di consolidare quellÕi-dentit� euromediterranea che da sempre ha

accomunato tutti i popoli del Mediterraneo,pur nella specifica riconoscibilit� dei singoliapporti culturali; di muoversi verso unobiettivo comune che, come asserisce lo sto-rico Braudel, porti alla ri-costituzione di unaÒrete di citt� che si tengono per manoÓ.

NOTE

1 E. Franchina, Piazza Armerina: cuore della Sicilia, Le cento citt� dÕItalia illustrate, Milano, Sonzogno, 1929.2 La denominazione deriva dal latino medioevale Pl�tea (che indica la piazza del mercato), cui nel 1862 fu aggiunto Armerina,ad indicare il Òcastrum armorumÓ, ilcentro fortificato edificato nellÕXI secolo dai Normanni.3 Nel 1161 la citt� preesistente venne completamente rasa al suolo per ordine di Guglielmo I dÕAltavilla che volle punire la cit-tadinanza per avere partecipato alla rivolta dei baroni lombardi contro la sua politica filosaracena. Cfr. I. Nigrelli, PiazzaArmerina medievale, Note di vita sociale, artistica e culturale dal XII al XV secolo, Electa, Milano, 1983; I. Nigrelli, Piazza Armerina, lÕam-biente naturale, la storia la vita economica e sociale, ILA Palma, Palermo, 1989; L. Villari, Storia della citt� di Piazza Armerina (lÕanticaIbla Erea), La Tribuna, Piacenza, 1981.4 L. Villari, Storia della citt�..., cit., pag. 113.5 Alla fine del XIII secolo un consistente gruppo di cavalieri catalani della compagnia mercenaria di Roger de Flor e RamonMuntaner si stanzi� a Piazza. Cfr. I. Nigrelli, Piazza Armerina Medievale..., cit., pag 83 e relative note bibliografiche.6 E. Maganuco, Opere dÕarte in Sicilia inedite o mal note, SEI, Torino, 1944, pag 10.7 A questi si aggiunge la torre del Padresanto, un palazzo-torre, realizzato nei primi del XVI secolo.8 Secondo quanto riporta il Villari (Storia della citt�..., cit., pag. 261-265), tra il XIV e il XV secolo vennero fondate diverse istituzio-ni religiose: Convento di San Domenico, Priorato di San Gregorio (1360), Monastero di San Giovanni Evangelista (1352),Monastero della S. S. Trinit� (1444), Convento del Carmine (1332), Convento di San Francesco (1292), Convento di Santa Mariadel Ges� (1418), Monastero di Santa Chiara (1340), Ospedale per gli Infermi (1420). La maggior parte di questi nel tempo ha subi-to stratificazioni, aggiustamenti, manomissioni, da rendere difficile una lettura orientata al ritrovamento di elementi stilistici diinfluenza aragonese-catalana. 9 Il materiale raccolto dal Leopold in preparazione alla tesi di laurea � costituito da un copioso numero di disegni di rilievo (648circa tra prospetti, piante, sezioni e particolari scultorei) insieme a un piccolo archivio fotografico. Alla dissertazione di laurea pre-sentata nel 1913 al Politecnico di Dresda, segu� nel 1917 la pubblicazione presso lÕeditore E. Wasmuth con il titolo Sicilianische Bautendes Mittelalters in Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia und Randazzo corredata dalle preziose tavole dei disegni di rilievo.10 I. Nigrelli, Piazza Armerina medievale..., cit, pag. 31. 11 Nel 1866, a seguito della legge che aboliva le Corporazioni religiose i Carmelitani furono cacciati, il loro patrimonio devolu-to al fisco e venduto a privati, mentre la chiesa, concessa alla Curia vescovile piazzese, continua ad essere officiata.12 Secondo una tradizione locale sembra che la magione sia appartenuta allÕOrdine dei Templari, questa ipotesi � sostenuta dalRoccella secondo il quale la torre non comunica n� con lÕantica chiesa ne col convento ma Çvi si acceda per mezzo di un vetustofabbricato di normanna costruzioneÈ , cfr A. Roccella, I Templari e gli Spedalieri a Piazza Armerina, Piazza Armerina, 1883, pag 14;mentre il Villari sulla base di alcune iscrizioni poste in corrispondenza del portale di accesso al chiostro che corrisponde allabase della torre attribuisce la prima costruzione dellÕedificio ai Cavalieri Teutonici, cfr. L. Villari, Il Carmelo nella citt� di PiazzaArmerina, in ÒCarmelusÓ, vol. 29¡, 1982, pp 236-252; L. Villari, Storia ecclesiastica di Piazza Armerina, Messina, 1988, pp 261-269.13 I Carmelitani venendo a Piazza ottennero dal comune la chiesa e il cenobio di Santa Lucia siti nei pressi della cattedrale. 14La chiesa venne costruita sotto il priorato di padre Pio Angelo Fardella, della precedente chiesa costruita alla fine del XIII seco-lo dai Carmelitani oggi non cÕ� pi� alcuna traccia. 15 W. Leopold, op cit.16 E. Maganuco, op cit. pag 1017 La prima cattedrale di Piazza fu la chiesa di San Martino, che venne costruita nella parte bassa del Monte nel XII secolo quan-do la citt� venne ricostruita, in seguito la funzione di cattedrale pass� alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Cfr R. Pirri, Siciliasacra, III ediz, Palermo, 1733, pag 585; G. P. Chiarand�, Storia di Piazza, vol III pag 335.18 P. Sella, Rationes decimarum Italiae Ð Sicilia, Citt� del Vaticano, 1944, pag 78-80.19 Cfr. R. Pirri, G. P. Chiarand�, A. Roccella, cit in I. Nigrelli, Piazza Armerina medievale..., cit., p.150.20 LÕattuale duomo fu edificato grazie ai lasciti del barone Marco Trigona (1600-1659). Cfr. C. Minacapelli, Marco Trigona e lÕope-ra sua, Piazza Armerina, 1906; A. Ragona, Il santuario di M. SS. delle Vittorie in Piazza Armerina, Piazza Armerina,1980.21 M. Manganaro, Isole nellÕisola: Enna, Piazza Armerina, Nicosia, Randazzo. Le tappe principali del viaggio di Walther Leopold nei dise-gni di Mario Manganaro, Sicania, Messina, 1998.22 I. Nigrelli, Piazza Armerina..., cit., pag. 15223 A. Ragona, op cit, pag 3.24 W. Leopold, op cit. 25 E. Maganuco, op cit, pag 13.26 W. Leopold, op cit.

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NICOSIA IN ETË ARAGONESE: LÕARCHITETTURA QUALE EMBLEMA DELLÕORGOGLIO CIVICO

Mariangela Liuzzo

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La ricchezza di elementi architettonici ricon-ducibili allÕet� aragonese presenti a Nicosiarende necessaria una breve analisi delle con-dizioni politiche, economiche, sociali e cul-turali che hanno determinato la presenza ditale patrimonio nel piccolo centro ennesearroccato a 720 metri di altezza nel cuoredellÕisola. LÕubicazione geografica, lungo lÕantica stra-da di collegamento tra Palermo ed i centrimaggiori della costa orientale1, ha resoNicosia, nei secoli, luogo strategico per ilcontrollo del territorio, punto di passaggiolungo il trafficato percorso interno e in diret-to contatto con le pi� importanti citt� dellÕi-sola. Ci� ha dei riflessi nellÕarchitettura delpaese che, come vedremo, risente dellÕin-fluenza dei maggiori centri, soprattuttodella Sicilia occidentale, di cui utilizza alcu-ni caratteri linguistici e, a volte, le stessemaestranze, anche se � sempre presente unanota di originalit� e di tradizione stretta-mente locale.LÕetimologia del nome2 e le tradizioni popo-lari riconducono le origini di Nicosia altempo dei Bizantini3, ma la sua storia �documentata a partire dallÕavvento deiNormanni, quando lÕafflusso di coloni lom-bardi, introducendo nuovi elementi cultura-li, linguistici4, architettonici e una articola-zione della vita civica ispirata al modello deinascenti comuni settentrionali, cre� le pre-messe e le condizioni della crescita cultura-le, economica e civile della citt� anche neisecoli successivi. Durante le dominazioni normanna e sveva �documentato, in pi� occasioni, il soggiorno aNicosia di re ed imperatori, che le elargirono

diversi privilegi, tra i quali quello di esseredichiarata citt� demaniale. Successivamente, sotto la corona aragonese,la citt� fu coinvolta nelle vicende politiche emilitari che per un secolo sconvolsero lÕisola:la guerra tra aragonesi ed angioini e le riva-lit� tra feudatari latini in lotta tra di loro econtro la nobilt� catalana5. I numerosi emblemi araldici, apposti negliedifici sacri ed in quelli deputati alla rappre-sentanza municipale di Nicosia, sono tracceevidenti dellÕinteresse della casa dÕAragonae della costante presenza di alcune famiglienobiliari, tra le quali i Ventimiglia, in quelloche doveva essere un importante centrodemaniale del Val Demone. La cittadina era anche divisa dalla anticarivalit� interna tra i Mariani - la vecchianobilt� normanna arroccata nel quartiere diS. Maria - e i Nicoleti - la nuova nobilt�, stan-ziata nel quartiere in ascesa di S. Nicola6 -sobillata da differenze di rito religioso, dal-lÕodio razziale tra etnie del nord e popola-zioni locali, dalla gara per il prestigio dellechiese di appartenenza e per la prevalenzanelle magistrature civiche.Nel Trecento, nonostante i tempi turbolentie, forse, proprio a causa delle su scritte riva-lit�, Nicosia intraprese importanti iniziativeedificatorie e di espansione urbanistica, trale quali la costruzione del convento di S.Benedetto, fuori dalle mura cittadine, e laradicale trasformazione della chiesa di S.Nicola in competizione con la rivale chiesadei Mariani.Sin dallÕinizio del Quattrocento, con larestaurazione dellÕautorit� regia e la trasfor-mazione della Sicilia in vicereame spagnolo,

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la citt� risent� positivamente del clima digenerale rinascita determinato dallÕincre-mento dei traffici commerciali, dagli scambicontinui con la penisola iberica e dalla poli-tica culturale avviata dai monarchi spagnoli.Parzialmente sopite le rivalit� civili, il centroennese ottenne la conferma di privilegi efeudi, lÕapprovazione delle Consuetudini7 edivent� un florido centro commerciale conunÕimportante fiera franca, ritenuta una dellemaggiori dellÕinterno della Sicila, che offrivalÕoccasione per convogliare a Nicosia merci,uomini, idee e mode provenienti dallÕisola,dallÕItalia e dal territorio iberico.In questo clima di euforia economica furonoportate a termine le due chiese rivali, S.Maria Maggiore e S. Nicola, e la citt� si arric-ch� di altri edifici civili e sacri.

Se pochissime sono le tracce di architetturacivile pervenute, le numerose iniziative edi-ficatorie religiose tuttora visibili, quali ilconvento di S. Francesco dÕAssisi (1427),quello delle Benedettine di S. Biagio (1433),la chiesa di S. Agata (XV-XVI sec.), la chiesadi S. Antonio Abate (1480) e lÕattiguoOratorio della Pace, dimostrano il fermentocostruttivo e le possibilit� economiche dellacitt�.Nulla � rimasto dellÕantica chiesa di S. MariaMaggiore8, mentre � giunta sino ai nostrigiorni la Cattedrale di S. Nicola9, che sorgesullÕarea della chiesetta costruita dai priminuclei di abitanti che, in periodo normanno,abbandonarono i piedi del castello per stan-ziarsi pi� a valle. Nel 1305 essa era ancora una piccola cappellasancti Nicolai de plano, ma lÕaumento dellapopolazione del quartiere e lo spirito dicompetizione nei confronti della fazionerivale di S. Maria resero necessaria la costru-zione, tra il XIV e il XV secolo, di una chiesapi� grande, a croce latina e tre navate. Modifiche furono apportate alla fine del1500 e una totale trasformazione, soprattut-to degli interni, fu attuata quando, ai primidel 1800, fu elevata a Cattedrale10, cosicch�della primitiva costruzione riconducibile alperiodo aragonese � rimasta integra fino ainostri giorni solo la facciata occidentale, latorre campanaria, parte del portico che limi-ta piazza Garibaldi e il soffitto ligneo dipin-to, celato dalla sottostante volta di coperturadellÕaula.Nella facciata ovest esistono due portali,principale e laterale, ed un rosone.La porta laterale, detta del Monte perch�ingresso riservato ai frati della congregazio-ne del Monte di Piet�, ha architrave cordo-nato retto, sorretto da mensole semplice-mente decorate, ed � sormontata da un arcodi scarico a tutto sesto con cornice a punte di

Chiesa di San Nicola, rilievo della facciata occidentale edella torre campanaria (W. LEOPOLD, ÒSizilianische Bautendes Mittelalters in Castrogiovanni, Piazza Armerina,Nicosia und RandazzoÓ, Verlag Ernst Wasmuth, Berlin1917, p. 39 tav. 21)

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diamante sorretta da peducci. UnÕiscrizioneposta sullÕarchitrave, oggi in gran parteerosa, consente di conoscere il nome delcapomastro, tal Nixinus Thomas, che dovettesovrintendere ai lavori e la data 1340 in cuila chiesa, sebbene non ultimata, pot� gi�essere aperta al culto11.La semplicit� della porta e la geometria del-lÕarco contrastano con la ricchezza del por-tale maggiore a sesto acuto, segno evidenteche i due elementi architettonici, sebbenecoevi secondo le notizie storiche pervenute,non utilizzano lo stesso repertorio costrutti-vo-decorativo.Il portale principale � inserito in un avan-corpo aggettante dalla facciata, che presentagli stemmi della corona dÕAragona di Siciliae della citt� di Nicosia12 e colonnine tortiliangolari che sostengono il timpano, sottoli-neato superiormente da un ricamo diarchetti pensili trilobati su peducci a formadi teste13. Questa soluzione richiama nelle linee archi-tettoniche i portali trecenteschi delle chiese

di S. Agostino e di S. Francesco a Palermo edella chiesa di S. Agostino a Trapani, tutticonclusi dalla sovrastante presenza di ampie ricchi rosoni, mentre nellÕesemplare nico-siano lÕavancorpo timpanato si presentafuori asse rispetto al rosone superiore, didimensioni contenute e decorato a zig-zag.Il portale archiacuto si mostra Òricco di effet-ti pittoriciÓ14 con quattro ghiere concentricheleggermente degradanti, decorate con fogliedÕacanto uncinate e rosette riquadrate.LÕarchivolto � sorretto da un sistema dicolonnine e fasce decorate, concluse da capi-telli a decoro vegetale piuttosto corrosi, neiquali � ancora possibile individuare inmezzo al fogliame diverse figure umane eanimali. Le statue delle Virt� Cardinali supiedistalli con leoni, addossate ai piedrittidel portale, sono aggiunte barocche, cos�come non erano originariamente presentisul frontone lÕicona di S. Nicola e le duelapidi oggi esistenti.Lo schema a ghiere concentriche riccamentedecorate con fiori e foglie dÕacanto richiama

Chiesa di San Nicola, dettaglio del portale principaleChiesa di San Nicola, vista della porta del Monte

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esemplari simili dei portali delle ex chiese diS. Benedetto e di S. Francesco15 a Nicosia, edi quello di S. Giovanni Fleres a Catania espinge lo Spatrisano a considerarli Òun grup-po di opere a se stante nel generico linguaggioarchitettonico del tempo, proprio per questa pi�accentuata e pi� appariscente nota romanicaÓ16. Elemento di singolarit� � il posizionamentodel corpo timpanato di S. Nicola che, asim-metrico rispetto allÕasse della navata princi-pale, appare sottomesso alla incombentemole della torre campanaria, la cui architet-tura emergente, come sottolinea il Leopold,costituisce lÕemblema della citt�17.LÕipotesi che il campanile sia stato sopreleva-to su una preesistente costruzione isolata apianta quadra aperta sui quattro lati, utiliz-zata quale loggia pubblica18, � suffragatadalla soluzione di ripiego allÕincontro tra fac-ciata e torre, dal ÒsacrificioÓ del portale cheperde la sua estremit� sud, dalla presenza sututti i lati della torre di grandi archi ogivalipoi murati19. Secondo alcuni studiosi, per�,la chiesa si sarebbe congiunta alla loggia soloin un secondo tempo, probabilmente alla finedel XVI secolo, quando fu eseguito un pro-lungamento dellÕaula20 e la ricollocazionedegli elementi di facciata. Il che spiegherebbelÕanomala posizione del corpo timpanatorisultato non di un progetto unitario di fac-ciata, ma di un compromesso per riutilizzareun elemento gi� esistente.Alcuni elementi decorati, collocati allÕaltezzadel primo piano della torre senza tener contodella vicina copertura del tempio, che neimpedisce la vista, hanno fatto ipotizzare cheanche questa elevazione facesse parte dellaoriginaria costruzione civica, successivamen-te adattata a campanile21. SullÕipotesi di un prolungamento cinquecen-tesco della chiesa non concordano altri stu-diosi, tra i quali il De Francisco che, analiz-zando le pitture del soffitto ligneo della chie-

Chiesa di San Nicola, vista del portale principale (foto di F.Costa)

Chiesa di San Francesco dÕAssisi, vista del portale

Chiesa di San Benedetto, vista del portale

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sa, in particolare nellÕultima campata, ritrovala presenza di tracce di pittura medievaleincompatibili con il supposto ampliamentocinquecentesco22.Attualmente la torre che, con i suoi 40 metridÕaltezza, svetta rispetto allÕabitato circo-stante, � composta da tre piani, aventi ele-menti riconducibili a periodi diversi di edi-ficazione, ma ascrivibili comunque allÕet�aragonese. Essa era in passato conclusa,sopra il coronamento merlato, da una cuspi-de secentesca con rivestimento maiolicatopolicromo, tramandata dalle fonti iconogra-fiche ma oggi non pi� presente.Al piano terra, i grandi archi ogivali a sem-plice cordonatura, che rigira sui pilastriangolari, sono stati occlusi in un secondotempo, per accrescere la solidit� della torre econsentirne la soprelevazione. LÕinterno �concluso da una volta a crociera con costolo-ni, che ha un Agnus Dei scolpito in chiave.La data 1440 incisa su un costolone potreb-be indicare lÕanno in cui il vano fu trasfor-mato per adattarlo in cappella gentilizia, il

che smentirebbe lÕipotesi dellÕampliamentocinquecentesco della chiesa. Alla stessa fasedi lavori dovrebbe appartenere lÕunico ele-mento di illuminazione del vano, realizzatonella muratura di riempimento dellÕarcosud: una bifora ad archi trilobati con sovra-stante rosone quadrilobato, elegantementeraccordata allÕinterno di un arco acuto. La data 1393, scolpita nel prospetto sud adunÕaltezza corrispondente al primo pianodella torre, sembra far risalire alla fine delsecolo la realizzazione del piano, con grandiarchi slanciati a sesto acuto, plasticamentemodanati con ampio uso del motivo a zig zage conclusi nella ghiera pi� interna a trilobo,poggianti su un fascio di esili colonnine.23

Originariamente delle grandi aperture24,solo successivamente furono chiuse perdiventare le eleganti cornici di un insiemevariegato di finestre, rosoni e stemmi realiz-zati nel 1455, secondo quanto riportato inunÕiscrizione sul rosone sud.Fra questi elementi si distingue la trifora,con archetti trilobati poggianti su snelle

Chiesa di San Nicola, la torre campanaria

Sopra: rilievo dei prospetti sud, est e nord e dettaglio dellatrifora ovest (W. Leopold, ÒOp. Cit.Ó, p. 40 tav. 22)

A destra: particolare del prospetto ovest (N. Contino,ÒNicosia. Guida storico-turisticaÓ, Papiro Editrice, Enna1991, p. 6)

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colonnine e capitelli con foglie di acanto,rinchiusa allÕinterno di un architrave retto,che anticipa le finestre di fine secolo dipalazzo Abatellis a Palermo e di casaVentimiglia a Sciacca e ricorda, con le dovu-te differenze dovute allÕ Òestrema esemplifi-cazione geometrizzataÓ25, quelle di palazzoBellomo a Siracusa e di palazzo Ciampoli aTaormina, fino a riecheggiare il modellodelle trifore del palazzo della Deputazione aBarcellona.Nei fronti meridionale e settentrionale sonopresenti bifore che si differenziano nel deco-ro dellÕarchivolto, che nella finestra nordpresenta semplici cordonature, mentre inquella sud � arricchito anche da un decorofloreale. La monofora presente nel latoorientale ha, invece, tipico decoro a zig zag. Ampia variet� esiste anche nei rosoni: quel-lo ovest � costituito da una serie di corniciterminanti con un doppio ordine di lobiconcentrici; quello sud, invece, contiene lÕi-scrizione, di cui � tuttÕoggi decifrabile solo

la data MCCCCLV, e presenta decoro a zig-zag, secondo lo schema del rosone in faccia-ta, a cui associa anche un ulteriore motivoad archi incrociati; i rosoni nord e sud sonoinseriti in cornici di forma quadrata.Sono sempre presenti le insegne della coro-na e della citt�, nella stessa configurazioneadottata nel portale trecentesco26.AllÕinterno del piano � possibile scorgeredei sedili murati allÕinterno delle grandi nic-chie delle finestre27 e la scala che porta allacella campanaria. Nessuna data incisa � stata ritrovata sullaterza elevazione della torre, le cui dimensio-ni in pianta sono pi� piccole rispetto allastruttura sottostante, dalla quale � suddivisada una fitta successione di mensole agget-tanti poste, probabilmente, per mascherarela giuntura e non, come qualche studiosoafferma, per realizzare un ballatoio o unagalleria esterna. Al XV secolo inoltrato fareb-bero pensare le finestre bifore e lÕunicamonofora del piano28, pi� semplici di quelle

Chiesa di San Nicola, vista dei fronti ovest, sud ed est della torre campanaria (G. Spatrisano, ÒLo Steri di Palermo elÕArchitettura siciliana del TrecentoÓ, Flaccovio, Palermo 1972, pp. 244-245 figg. 285-286)

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sottostanti, ma sempre singolarmente carat-terizzate, con cordone esterno aggettante chetermina su peduccio, il sesto acuto che siammorbidisce fino a divenire arco a tuttosesto ed unÕunica cornice orizzontale che ini-zia quale elemento di imposta degli archi econtinua, rigirando, lungo i quattro lati dellatorre, cos� come avviene a piano terra.Si pu� affermare che la nota stilistica preva-lente della torre di S. Nicola sia la diversit�degli elementi che esso presenta pur allÕin-terno di un gusto tipico dellÕepoca. In essa,come nota il Maganuco, Òconfluiscono in uneclettismo saporoso le due correnti, la trecentescapalermitana con prevalenza chiaramontana, e lagotica propriamente dettaÓ29. Lo Spatrisano,poi, nota lÕassoluta diversit� dei quattrofronti del piano di mezzo, dove le arcateesterne, il marcapiano ad archetti trilobati ele bifore denunciano un carattere gotico tre-centesco, la monofora, i rosoni ed i riquadri

interni sembrano ricondursi a temi di archi-tettura cosiddetta chiaramontana e la trifora,infine, a motivi di influenza catalana30.Pur senza addentrarsi in definiti ambiti stili-stici, � innegabile la diversit� nelle forme enei decori, che sembra non casuale, ma volu-ta da un preciso disegno. Ed � pienamentecondivisibile lÕinterpretazione suggerita dalprof. Terranova31, che riconduce la singolareeterogeneit� di soluzioni ad una manifesta-zione tangibile di orgoglio civico cittadino:lÕaver creato, allÕinterno di grandi cornici asesto acuto, una sorta di abaco di possibilideclinazioni dei temi architettonici in auge almomento pu� essere letto come segnaledella vivacit� culturale e delle possibilit�economiche ostentate da una classe socialeegemone che vuole autorappresentarsi.Improntata al senso civico della committen-za � anche la realizzazione sul fianco norddella Cattedrale di una loggia, luogo di pub-

Chiesa di San Nicola, vista del portico laterale e della piazza antistante (M. Manganaro, ÒIsole nellÕisola. Enna, PiazzaArmerina, Nicosia, Randazzo. Le tappe principali del viaggio di Walter Leopold nei disegni di Mario ManganaroÓ, SICA-NIA, Messina 1998, tav. 19)

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blico incontro che denuncia la sua apparte-nenza pi� alla configurazione formale32 edalle attivit� profane della piazza che allasacralit� del tempio. Il portico, coperto con una falda a leggio,presenta arcate gotiche a sesto acuto, consemplice cordone che si raccoglie in peduc-ci a forma di stalattiti e di teste, e stemmi intipici riquadri ruotati di quarantacinquegradi. Le arcate poggiano su colonne inmarmo su base attica e capitello corinzio,elementi e materiali nuovi nel panoramadellÕarchitettura nicosiana. Fondamentale per la datazione del portico �stato il rinvenimento di un contratto, datato18 marzo 1489, con cui un rappresentante delcapitolo di S. Nicola commissiona a ÒMagisterGabriel de Baptista alias de Como et magisterAndreas Manchinu ambo MarmoraiiÓ33 ottocolonne di marmo con relativi capitelli, inquattro dei quali devono essere scolpitilÕimmagine di S. Nicola, lÕarma del Regno34

e lÕarma della citt� di Nicosia. Si tratta degli stessi scultori di scuola lombar-da a cui le fonti documentarie attribuisconole colonne ed i capitelli dei portici realizzatidal Carnilivari nei palazzi palermitaniAbatellis ed Ajutamicristo35. Ed in effetti icapitelli della loggia inferiore di palazzoAbatellis ripropongono esattamente lo stessolinguaggio degli esemplari nicosiani, ma alleampie arcate a sesto ribassato del Carnilivari,a Nicosia lÕignoto costruttore preferisce anco-ra lÕarco a sesto acuto, che ritroviamo nellearcate coeve allÕinterno della vicina chiesa diS. Antonio Abate, dove per� le colonne origi-narie sono state probabilmente sostituite nelSeicento da pilastri in pietra. Pi� evidente � lasomiglianza del portico nicosiano con il log-giato superiore a sesto acuto del palazzoAjutamicristo36, che lÕAgnello associa anchea quello della loggia del palazzo dellaDeputazione Provinciale di Barcellona37.

Chiesa di San Nicola, particolare di una campata interme-dia del loggiato

Chiesa di SantÕAntonio Abate, particolare delle arcateinterne

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Se la cattedrale di Nicosia pu� considerarsitra le non numerose chiese siciliane che pi�hanno conservato della configurazione ori-ginaria esterna, gli interni ci appaiono oggicos� come sono stati completamente stravol-ti allÕinizio del XIX secolo.La grande volta a botte lunettata38 dellÕaulaha nascosto un raro esempio di soffittoligneo a capriate decorate da pitture digrande interesse. Rimaste nellÕoblio per pi�di un secolo, sono state riscoperte e docu-mentate dai rilievi pubblicati nel 1917 dallostudioso tedesco Walther Leopold39, cheproprio a Nicosia allÕinizio del 1911 si sof-ferm� per ben 25 giorni, per ridisegnaretutte le figure di due campate del soffittoligneo poi allegate alla sua tesi di dottoratoin unÕunica tavola grafica a colori.Dopo il Leopold, ad eccezione del Dillon,che nel 1947 suggeriva addirittura di ripristi-

nare lÕantica copertura lignea abbattendo lavolta in muratura Òdi valore assolutamenteinferiore a ci� che occultavaÓ40, solo pochi studiper lo pi� recenti hanno dato la giusta luceallÕopera dÕarte, la cui conoscenza � tuttÕoggiper lo pi� mediata da disegni e fotografie.La struttura del tetto, probabilmente gi�realizzata alla fine dei lavori del 1340, coprela navata centrale ed � costituita da quattor-dici capriate triangolari poggianti su menso-le incassate a muro, che danno luogo a cam-pate suddivise in diversi settori e lacunari.In un successivo periodo su tutte le superfi-ci grandi e piccole della struttura lignea �stata stesa una serratissima decorazione apittura dai colori vivaci, su sfondo rosso onero, e dai temi pi� svariati, che dovevacreare dal basso un Òeffetto caleidoscopicoÓtipico dei soffitti medievali di matrice isla-mica della regione orientale della Spagna,

Chiesa di San Nicola, rilievo di due campate del Òtectum depictumÓ (W. Leopold, ÒOp. Cit.Ó, tavola a colori fuori testo)

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dove lÕuso di tanti colori semplici in disegnipiccoli e ravvicinati escludeva effetti visivicontrastanti e lÕemergere di una tinta o di unmotivo dominante41.Nonostante le cattive condizioni di conser-vazione delle pitture, in parte scomparse, inparte deteriorate, � possibile distinguere illavoro di pi� artisti di diversa levatura, cheoperarono contestualmente o in tempidiversi, e dei quali non � arrivata alcunanotizia, forse perch� le assi dipinte dellecatene, dove usualmente erano indicati inomi degli artefici e le date, furono quasicertamente divelte per realizzare la voltaottocentesca.Cos� come evidenziato per gli elementidecorativi della torre campanaria, anche perle pitture del soffitto ligneo la nota domi-nante � la variet� stilistica e tematica, che siesplica in decori aniconici, quali emblemiaraldici, iscrizioni varie, lettere miniate,forme geometriche e vegetali, e decorazionifigurate, ampliamente differenziate in temizoomorfi, dr�leries, eroti, scene di vita pro-fana e raffigurazioni sacre.

LÕampio uso di insegne araldiche a decorodi edifici anche religiosi, tipico dellÕarchitet-tura gotica iberica e del bacino mediterra-neo, trova conferma nel soffitto nicosiano,dove ben quarantuno stemmi ribadiscono ilruolo di ÒsponsorizzazioneÓ delle famigliearistocratiche, mentre sono stranamenteassenti le insegne municipali42. Dal ricono-scimento dei sette soggetti principali pre-senti nei simboli araldici - le insegne ponti-ficie, lÕarma degli Aragona di Spagna e diSicilia, quella dei Ventimiglia, dei Sabia, deiDe Marchisio e forse dei Salamone - e dallÕa-nalisi dei momenti storici in cui tali soggettihanno avuto un particolare ruolo nella vitacittadina, il De Francisco, in assenza didocumenti scritti, ha tratto alcune delleindicazioni per effettuare una collocazionecronologica delle pitture. Anche la declina-zione di certi motivi derivati dal repertoriodella miniatura, i frequenti dettagli tardo-medievali della moda maschile e femminile,alcuni temi e iscrizioni religiose hanno con-vinto gli studiosi a collocare le pitture nel-lÕambito temporale della prima met� del

Chiesa di San Nicola, il soffitto ligneo medievale

Sopra: rilievo dellÕorditura del tetto (W. Leopold, ÒOp.Cit.Ó, p. 48 tav. 30)

A sinistra: dettagli delle pitture (G. De Francisco, ÒIl soffit-to dipinto della Cattedrale di NicosiaÓ, Il Lunario, Enna1997, pp. 71, 131)

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Quattrocento. é innegabile il riferimento ad una tradizioneartistica sviluppatasi soprattutto nelle botte-ghe palermitane, derivante dal modello isla-mico affermatosi in epoca normanna con laCappella Palatina e pervenuta, a fineTrecento, allÕesemplare di copertura chiara-montana della sala Magna dello Steri. A dif-ferenza degli altri soffitti quattrocenteschisiciliani, ritenuti inferiori per una minorericchezza dÕinvenzione, il tectum depictum diNicosia ripropone la sofisticata variet� didecorazioni dellÕesempio palermitano, maintroduce anche degli elementi di aggiorna-mento, che il Bologna attribuisce ad unÕareaculturale chiaramente quattrocentesca43,fortemente ispirata dalla penisola iberica.Nonostante certe somiglianze con i decoridei numerosi soffitti dipinti medievali spa-gnoli, anchÕessi riconducibili alla koin� isla-mica che predilige la decorazione aniconicaed i temi laici44, si ritiene pi� probabile unrapporto diretto con manufatti dÕarte inter-nazionali, ampliamente diffusi nelQuattrocento e, soprattutto, in et�Alfonsina, nellÕisola a Palermo, ma anche aNicosia, che era un vivace centro fieristico.In particolare sembra interessante il con-fronto, suggerito dal De Francisco, tra quel-la parte dei motivi del soffitto di S. Nicola

meno vicini al modello dello Steri e certaproduzione della pittura e della ceramicaiberica45, i cui decori, aniconici, zoomorfi,con figure umane o ibride, sono lontani daimodelli del mondo iconografico arabo.Sempre nellÕambito dellÕarchitettura di et�aragonese, esiste nella cittadina un interes-sante elemento architettonico, anchÕessoÒdenunciatoÓ dal Leopold allÕinizio delsecolo scorso, di cui oggi sembrerebbe esser-si persa memoria. Si tratta della bifora edella trifora celate allÕinterno del cortile dipalazzo Speciale46, in via della Giudecca,uno dei pochissimi resti di una ricca ediliziacivile che in et� aragonese, secondo le fontidocumentarie, ebbe un notevole impulso. LÕaccostamento, senza soluzione di conti-nuit�, tra una bifora ed una trifora costitui-sce la nota di particolarit�, che trova riscon-tro solo nelle finestre di palazzo Montalto aSiracusa, di cui lÕesempio nicosiano ripropo-ne anche lÕuso della colonnina tortile. Per esse Spatrisano sottolinea una certa alte-rit� rispetto ai modelli di finestre della torredi S. Nicola e, pi� in generale, della Siciliaoccidentale, trovando, invece, affinit� con lemonofore accostate del campanile di S.Martino a Randazzo, soprattutto per lacomune soluzione di piedritti e archivolticon un fascio di bastoni47.

Palazzo Speciale, rilievo delle finestre (W. Leopold, ÒOp.Cit.Ó, p. 47 tav. 29)

Chiesa di San Benedetto, dettaglio del rosone che affiancalateralmente il portale

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Accanto a questi elementi spiccano, per ilricercato lavoro dÕintaglio della pietra, i gi�citati portali di S. Francesco e di S.Benedetto. QuestÕultimo � affiancato da uninteressante rosone, in cui dalla formellacentrale sÕirradia una raggiera di colonnine,sormontate da archetti trilobati, allÕinternodi una fascia con decoro a zig zag e cordoneconclusivo. Pi� che gli esemplari palermita-ni e trapanesi, esso richiama il rosone di S.Lucia extra moenia di Siracusa, in cui manca,per�, il motivo a zig zag.La produzione architettonica nicosiana diet� aragonese �, infine, costituita anche dauna serie di elementi minori, ma comunquesignificativi perch�, scevri dallÕaspirazioneallÕindividualit� stilistica che caratterizza gliesemplari pi� noti, si riconducono ad ununico pi� semplice linguaggio formale ecostruttivo. I portali delle chiese del SS.Salvatore, di S. Agata, quello laterale della

chiesa di S. Michele48 presentano tutti unarco a tutto sesto, che continua, senza solu-zione di continuit�, nei sottostanti piedritti,con cordone conclusivo a rilievo poggiantesu peduccio, unico elemento la cui decora-zione varia significativamente. Alla stessa tipologia appartiene anche il por-tale della chiesetta di S. Maria in contradaVaccarra49, dove lÕarco � a sesto acuto.A conclusione di questa ricerca sullÕarchitet-tura di et� aragonese a Nicosia, non � possi-bile tracciare i limiti di un unico filone lin-guistico, in quanto anche le numerose affini-t� emerse tra gli elementi mettono semprein luce sottolineature diverse. A differenzadi altri centri allÕinterno dellÕisola, mancanellÕarchitettura nicosiana la firma di unapotente famiglia committente e la sua varie-t� linguistica, lungi dallÕessere letta comedisorganica e casuale, diviene la consapevo-le manifestazione dello status di una comu-nit� cittadina dinamica e benestante.

NOTE1 Il percorso costeggiava il mare tra Palermo e Termini, si addentrava poi nelle Madonie, fino a Nicosia, da cui partivano duetronchi, uno verso Messina, attraverso Bronte, Randazzo e Taormina, lÕaltro verso Catania.2 Il nome ÒNicosiaÓ, secondo una presunta etimologia di origine greca, significa Òcitt� di San Nicol�Ó.3 Gli studiosi lamentano la frammentariet� di fonti documentarie sulla storia di Nicosia. Il breve profilo storico della citt� � trat-to da: V. AMICO, Dizionario Topografico della Sicilia, Tipografia di Pietro Morbillo, Palermo 1856, vol. II, ristampa anastaticaArnaldo Forni Ed., Sala Bolognese 1975, pp. 198-204; N. CONTINO, Nicosia Guida storico-turistica, Papiro editrice, Enna 1991; S.GIOCO, Nicosia diocesi, Libreria Editrice Musumeci, Catania 1972; G. LA MOTTA, Nicosia, ÒPaesi di Sicilia. Prospettive storiche epoliticheÓ serie III, vol. XII, Editoriali IBIS, Palermo 1963; G. PATERNñ CASTELLO, Nicosia Sperlinga, Cerami, Troina, Adern�, ÒItaliaartisticaÓ, serie I, n. 34, Istituto Italiano dÕArti grafiche, Bergamo 1907, pp. 40-68.4 A Nicosia ed in alcuni vicini paesi ennesi e messinesi � ancora in uso lÕidioma galloitalico, originario della vasta area allora dettaLombardia.

Confronto tra i portali delle chiese nicosiane di SS. Salvatore, S. Agata, S. Michele al Borgo e S. Maria a Vaccarra

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5 Alcuni importanti episodi, che videro contrapposte la Corona e le famiglie rivali dei Chiaramente e dei Ventimiglia, ebberoluogo a Nicosia, dove nel 1337 fu convocato da Pietro II d’Aragona il Parlamento del Regno, per giudicare i ribelli FrancescoVentimiglia e Federico d’Antiochia. 6 Nel 1340 la rivalità sfociò nella violenza e le due fazioni si affrontano armate in campo aperto. Raggiunta poi la tregua, ne con-seguì un maggiore prestigio del quartiere di S. Nicola.7 La raccolta di leggi, presentata da Giovanni La Via e Pietro Sabia, fu approvata dal viceré Nicolò Speciale, di presunte origininicosiane.8 L’attuale chiesa di S. Maria Maggiore è stata costruita nel XVIII secolo, a seguito della valanga che aveva distrutto la preceden-te fabbrica medievale.9 La chiesa richiede ingenti opere di restauro, a causa dei degradi e dei dissesti statici che gravano sulla fabbrica. Le analisi sulsoffitto ligneo, sugli elementi della torre campanaria e di parte della facciata occidentale, coperti da impalcature e non visiona-bili, sono state effettuate sulla base dei documenti iconografici e fotografici. 10 Secondo una deposizione di Vincenzo Banesio del 1577, riportata dagli studiosi locali, a causa delle liti le “chiese sono quasirovinate et presertim la ecclesia di sancto Nicola sta con il tetto scoperto”. Era forse in costruzione la cupola e il prolungamento dellachiesa fino alla torre campanaria. A conclusione dei lavori l’interno del tempio fu adattato al nuovo gusto con pitture e stucchi.Più radicale fu la trasformazione attuata all’inizio del XIX secolo, che risparmiò solo la facciata ovest ed il campanile, mentre ilprolungamento del presbiterio portò alla eliminazione di parte del portico settentrionale.11 Cfr. S. Gioco, Op. Cit., pp. 378, 57712 L’arma degli Aragona di Sicilia presenta uno stemma diviso a croce di S. Andrea con, nei quarti superiore ed inferiore, le quat-tro fasce verticali dell’arma degli Aragona di Spagna e, nelle parti laterali, l’aquila sveva. Lo stemma della città è, invece, unalosanga con inscritta una croce latina.13 Il frontone ha subito nel tempo gravi danni ed è stato restaurato. Le ornamentazioni di teste dei peducci, secondo il Leopold,erano originariamente alternate a fogliame. Cfr. W. LEOPOLD, Sizilianische Bauten des Mittelalters in Castrogiovanni, Piazza Armerina,Nicosia und Randazzo, Verlag Ernst Wasmuth, Berlin 1917, p. 4314 GIUSEPPE AGNELLO, L’Architettura aragonese-catalana in Italia, Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Palermo,Supplemento n. 6, Palermo 1969, p. 2315 Il Leopold considera talmente affini i portali di S. Nicola e di S. Francesco, da riproporre il modello di base di quest’ultimonel disegno di rilievo del primo, al posto delle statue barocche su piedistallo. Cfr. W. LEOPOLD, Op. Cit., pp. 42-43, p. 39 tav. 2116 Lo Spatrisano si riferisce agli esempi in cui il decoro a foglie d’acanto è preponderante e non cita nel suo giudizio l’archivoltodi S. Benedetto, dove la decorazione fogliacea ha un minore sviluppo e la ghiera più ampia è decorata con formelle quadrate adecoro floreale. Non convince la datazione del portale di S. Francesco fatta dallo stesso studioso, che lo antepone a quello di S.Nicola. La presenza di un arco a tutto sesto sembrerebbe, invece, suggerire una collocazione temporale posteriore, conforme ai det-tami architettonici quattrocenteschi, confermata dalla data di fondazione del convento che, secondo gli storici più antichi, risali-rebbe al 1427. Cfr. G. SPATRISANO, Lo Steri di Palermo e l’Architettura siciliana del Trecento, S. F. Flaccovio editore, Palermo 1972, p. 24017 Cfr. W. LEOPOLD, Op. Cit., p. 4618 In esso si bandivano e si affiggevano gli editti pubblici, e si dice che vi si eseguissero le pene capitali.19 Sono diversi gli esempi di città demaniali, quali Gangi o Enna, che hanno trasformato i loro tocchi a quattro fornici in campa-nili di chiese, appositamente costruite in aderenza. Notevoli sono le somiglianze tra le parti basamentali delle torri di S. Nicola,della Matrice di Gangi, di S. Giovanni ad Enna e di S. Maria la Cava ad Aidone.20 L’analisi degli scrostamenti degli archi medievali interni della navata, in occasione di un consolidamento, ha evidenziato unadifformità dell’ultimo arco ad occidente che, a conferma del presunto prolungamento, è risultato più largo e più alto degli altri.21 Secondo il Leopold il primo piano sarebbe servito nel XIV secolo quale sala di riunione del Consiglio. Cfr. W. LEOPOLD, Op.Cit., p. 4622 Cfr. G. DE FRANCISCO, Il soffitto dipinto della Cattedrale di Nicosia, Il Lunario, Enna 1997, p. 4923 F. Basile riconosce in questi archi “ l’elemento che pone in risalto assoluto il complesso di Nicosia nel panorama trecentesco sicilia-no […], opera scultorea di sicura importazione continentale, che non ha contemporanei riscontri in Sicilia, se non forse, ma con diversoaccento, nella torre di Gangi”. Cfr. F. BASILE, Architettura in Sicilia dall’età aragonese agli albori del Rinascimento, in “Quadernodell’Istituto Dipartimentale di Architettura ed Urbanistica Università di Catania” n. 10, Vito Cavallotto Editore, Catania-Caltanissetta 1979, p. 3424 Il Leopold sottolinea, quale elemento di distinzione con gli altri archi, l’inserimento di tarsie nere nell’arco a nord. Cfr. W.LEOPOLD, Op. Cit., pp. 49-5025 G. BELLAFIORE, Architettura in Sicilia (1415-1535), Italia Nostra, Palermo 1984, p. 12426 Il De Francisco sottolinea l’uso tardivo, nella parte quattrocentesca della torre, dell’emblema della corona d’Aragona di Sicilia.Cfr. G. DE FRANCISCO, Op. Cit., p. 6227 All’interno in passato erano custoditi i tipi originali dei pesi e delle misure della città, a conferma che il piano aveva un usocivico, prima di divenire il campanile della chiesa. Cfr. S. GIOCO, Op. Cit., p. 38328 La data 1420, incisa nella campana più antica della torre, farebbe anticipare, secondo il Leopold, a questa data la realizzazio-ne della cella campanaria, che sarebbe antecedente le opere di rafforzamento e di trasformazione dei piani sottostanti con le rela-tive finestre. Cfr. W. LEOPOLD, Op. Cit., pp. 47-48

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29 E. MAGANUCO, Problemi di datazione nell’architettura siciliana del Medioevo, Studio Edit. Moderno, Catania 1939, p. 2930 Cfr. G. SPATRISANO, Op. Cit., p. 24131 L’interessante interpretazione è stata formulata dal prof. C. P. Terranova nel corso di un colloquio sull’architettura medieva-le a Nicosia.32 Il ruolo di elemento filtro in continuità con lo spazio della piazza è oggi compromesso in quanto, a causa dei lavori di livel-lamento stradale effettuati il secolo scorso, il portico, così come la facciata occidentale, si elevano attualmente su un’alta scalina-ta. La realizzazione di una più ampia sacrestia, poi, ha reso necessaria l’amputazione di alcune campate del portico, che ha cosìin parte perso l’originario effetto prospettico.33 Archivio di Stato di Palermo, Fondo Archivistico dei Notai Defunti, Registro 1403, Documento n. 77, Notaio Domenico di Leo,riportato in F. MELI, Matteo Carnilivari e l’architettura del Quattro e Cinquecento in Palermo, Fratelli Palombi Editori, Roma, 1958,p. 26634 Le insegne reali compaiono qui per la prima volta in una versione aggiornata: è lo stemma di Ferdinando d’Aragona e Isabelladi Castiglia, che si presenta quadripartito e propone, nel primo e nel terzo partito, l’emblema degli Aragona di Sicilia, come giàpresenti nelle fabbriche più antiche, e, negli altri due partiti, le armi di Castiglia. Uno stemma analogo è presente nel portale late-rale del duomo di Mistretta.35 Cfr. F. MELI, Op. Cit., p. 19036 Questo loggiato non è attribuito al Carnilivari. Cfr. F. MELI, Op. Cit., pp. 32-3337 GIUSEPPE AGNELLO, Op. Cit., p. 2438 La volta, decorata a stucchi nel 1810 dai fratelli Manno, fu ritenuta copertura più consona per una Cattedrale, forse anche peril prevalere, nel tectum depictum, di una figurazione pittorica profana.39 Il Leopold giunse in Sicilia nell’inverno 1910-1911 e si recò in quattro centri minori, Enna, Piazza Armerina, Nicosia eRandazzo, accomunati dall’essere tutti di “ceppo lombardo” per raccogliere il materiale necessario alla stesura della tesi di dot-torato sull’architettura medievale nell’isola. Cfr. C. P. TERRANOVA, Introduzione a Walter Leopold: i rilievi di Randazzo, in “IkhnosAnalisi grafica e storia della rappresentazione”, 2003, a cura di G. Pagnano, Lombardi Editore, Siracusa 2003, pp. 109-11140 A. DILLON, L’Arte, il Bello e la Burocrazia, Catania 1947, pp. 84-85. Appare inattuabile la proposta del Dillon, ma è importanterestituire alla collettività la conoscenza del soffitto dipinto, attualmente garantita dalla diffusione di foto o, in rari casi, dallaosservazione dei pochi che hanno accesso allo spazio buio e ristretto del sottotetto, attraverso un insicuro passaggio sopra lafalda laterale del tetto della chiesa. L’evoluzione delle tecnologie informatiche dà oggi la possibilità di costruire modelli virtua-li, metricamente esatti, anche di strutture complesse, su cui applicare le informazioni materiche e cromatiche a partire da un ade-guato rilievo fotografico. La creazione del modello renderizzato del tectum depictum di Nicosia restituirebbe la visione completadel soffitto, la possibilità di avvicinarsi e godere dei singoli dettagli di una figurazione pittorica ricca di particolari significativie darebbe la possibilità agli studiosi di compiere delle valutazioni d’insieme utili ad affrontare alcuni dei problemi di datazio-ne, attribuzione ed interpretazione.41 Cfr. G. DE FRANCISCO, Op. Cit., pp. 37, 5042 É probabile che queste fossero presenti in parti di pittura oggi scomparse, per esempio sulle catene.43 F. BOLOGNA, Il soffitto della Sala Magna dello Steri di Palermo e la cultura feudale siciliana nell’autunno del Medioevo, S. F. FlaccovioEditore, Palermo 1975, p. 13244 Citiamo, tra gli altri, il soffitto della cattedrale di Teruel e quello nel chiostro del Monastero di S. Domenico a S. Domingo deSilos, presso Burgos.45 Sono interessanti le ceramiche quattrocentesche di Manises, o di Teruel, decorate con lettere miniate e motivi floreali, o quel-le di Paterna con motivi vegetali, zoomorfi e umani, nonché la produzione ispano-napoletana. Cfr. G. DE FRANCISCO, Op. Cit.46 È attualmente visibile solo la trifora, in quanto la bifora, di cui non si conosce lo stato di conservazione, è stata inglobata all’in-terno di un corpo edilizio di servizio di recente costruzione.47 Cfr. G. SPATRISANO, Op. Cit., p. 24748 È interessante la finestra architravata sull’abside centrale di S. Michele, caratterizzata da un unico riquadro con cornici estre-me a semplice bastone e motivo intermedio a punte di diamante, analogo a quello della bifora del castello di Sperlinga. Similelinearità ornamentale presenta la monofora nel transetto nord, con decoro ad ovoli e freccette.49 La chiesetta, immersa nel verde della campagna, è proprietà dei baroni La Motta di San Silvestro, possessori dell’antico feudodi Vaccarra. Per le semplicità delle murature ed il simile impianto icnografico, la chiesa ricorda la Commenda di PiazzaArmerina.

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LA CITTAÕ FRANCAAL CROCEVIA DELLÕALCANTARA

Linda Barnobi

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NellÕambito della ricerca sullÕarchitettura diinfluenza aragonese, per giungere ad unaconoscenza quanto pi� ampia ed esaustivadella situazione della Sicilia tra il XIV ed ilXVI secolo, � certamente da sottolineare ilruolo, oltre che dei maggiori centri di pote-re, di alcuni nuclei minori, che custodisconotestimonianze significative della dominazio-ne della corona spagnola.Il valore strategico della valle dellÕAlcantara� da sempre stato inequivocabilmente rico-nosciuto: il varco scavato dalle forze dellanatura tra gli antichi monti Nettuniani, oggiPeloritani, e lÕEtna, sin dalle epoche pi�remote � stato la principale arteria di comu-nicazione tra la costa orientale della Siciliaed il resto del Val Demone, in direzionedelle province dellÕentroterra ed allo stessotempo verso i principali centri della costa

tirrenica. La sua natura ne ha fatto predaambita da Sicani, Siculi, Greci, Cartaginesi,Siracusani, Bizantini, Normanni, Spagnoli,Francesi, ed in epoca moderna Tedeschi, chevi hanno combattuto scontri e battaglie,insanguinando frequentemente, nei secoli,le acque del fiume Alcantara. Tra i due grandi poli di Taormina (ed ancorprima Naxos) e Randazzo, dove hanno risie-duto grandi popolazioni, stirpi reali e fami-glie potenti, che da sempre hanno dominatoe controllato questo Òpercorso chiaveÓ dellapolitica e dellÕeconomia dellÕisola, sulla cimadi una piccola altura isolata, che si innalzasolitaria sulla vasta distesa della valle, sorgela citt� di Francavilla, piccolo centro che, apartire dai resti del castello trecentesco, unavolta imponente, si estende lungo il pendiodefinito da un complesso crocevia, in cui

La zona orientale della Valle dellÕAlcantara, con individuazione dei tracciati e dei resti dei centri urbani medievali.

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convergono, oltre allÕAlcantara, altri duecorsi dÕacqua: il fiume San Paolo ed il tor-rente Zavianni. Tale condizione geografica � sempre statadeterminante per le sorti di Francavilla, chenon poteva non risentire, nel bene e nelmale, delle sorti dei due centri di potere concui era in cos� stretto rapporto, n� potevasfuggire allÕattenzione dei governanti che,nelle diverse epoche, mai hanno volutolasciare incustodito questo luogo di conver-genza di merci, popolazioni e culture.Francavilla vanta origini distanti nel tempo,bench� in passato la questione dellÕindivi-duazione delle stesse sia stata abbastanzacontroversa, soprattutto a causa della dispu-ta con la vicina e da sempre antagonistaCastiglione, la civitas animosa, riguardo aquale delle due risaisse ad epoche pi� anti-che. Esplicativo appare, a tal proposito, ilÒbotta e rispostaÓ tra il cavaliere VincenzoCordaro Clarenza1 ed il sacerdote EmanueleLamonaca2, che hanno fatto a gara perdimostrare quale dei due centri avesse radi-ci pi� remote. Trascurando nei dettagli laquestione e andando al di l� del campanili-smo, dal confronto a distanza si deducequanto il ruolo di controllo del nodo viariosullÕAlcantara risultasse estremamenteimportante. Le fonti citate dai due conten-denti, infatti, confermano come esso siastato sempre occupato e conteso da diversepopolazioni, e poco importa che queste sifossero installate sullÕuna o sullÕaltra altura,o pi� probabilmente su entrambe, o seCastiglione sia stata certamente favorita, siadalla natura, per la sua posizione dominan-te rispetto a Francavilla, che dal tempo, inquanto la sua fortezza medievale � soprav-vissuta in ottimo stato fino a noi, mentrequella di Francavilla � ridotta a pochi resti. Le scoperte archeologiche avvenute neiprimi decenni del 19003 hanno comunque

portato alla luce, in diverse zone del territo-rio di Francavilla, reperti di origine greca eromana: fatto abbastanza prevedibile, dÕal-tronde, considerata la strategica posizionegeografica, lungo il tracciato che da sempreha collegato Giardini Naxos allÕentroterradella valle dellÕAlcantara ed etneo.DÕaltronde, gi� il Fazello4 aveva affermatoche il castello di Francavilla Òera in piedi aitempi di Guglielmo I re di SiciliaÓ.Certo �, comunque, che, in epoca medievale,il passaggio del grande Conte Ruggero, ilquale, nel 1078, espugnata Taormina, si diri-geva verso Randazzo, segn� una svolta fon-damentale per il destino di Francavilla: que-sti, durante la marcia, concedette la propriaprotezione al Santo Frate Cremete5, per fon-dare il grande Monastero Basiliano di SanSalvatore della Placa6, a seguito della cuinascita lÕantico borgo vide una notevoleespansione, non solo dal punto di vista geo-grafico, ma soprattutto culturale. Comeafferma il Clarenza, qualunque ne sia statabens� lÕorigine ottenebrata dalla notte d�i tempi edal lasso di pi� e pi� centinaia di anni, costanteci sembra lÕesistere quel castelletto alla venutadeÕ Normanni; e ci� vienci confermato e daimanoscritti antichi e da Rocco Pirro7, e bench�di certo non sfolgorasse unquemai laFrancavilla sotto le dinastie normanna e sveva8,essa certamente visse un momento di splen-dore nellÕincontrastabile tempo degliAragonesi9.Difatti la valle dellÕAlcantara fu ancora unpunto strategico nella guerra del Vespro, nel1282, e successivamente tutti i centri in essacollocati si videro regolarmente coinvolti neilunghi secoli di scontri tra Aragonesi edAngioini, con conseguenti perdite, o investi-menti, di risorse umane ed economiche; ma,a tale difficile situazione, faceva da contro-parte positiva un vivace scambio di merci ecircolazione di persone, ma anche di cultura

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e maestranze formati secondo lo stile ed ilgusto aragonese, che a partire dalle citt�principali, andavano ad arricchire con i pro-pri contributi i nuclei minori, arricchendolicon opere di gran valore ed importando leconoscenze dellÕepoca. Abbandonata dalla benevolenza dei potenti,dai primi decenni del 1500 in poi, quandolÕepoca delle grandi contese di classe era tra-montata, oggi, a distanza di sei secoli,avvolta dallÕoblio del tempo, Francavillamerita di essere riscoperta e rivalutata, allaluce della storia che la citt� custodisce. Unaparte della citt� ha visto quasi fermarsi iltempo: alcuni luoghi, rimasti in balia delleintemperie, delle aggressioni della natura edel tempo, non riscontrando lÕinteresse deigovernanti di turno, non hanno, nel tempo,subito trasformazioni o rimaneggiamenti esono ancora riconoscibili nella loro configu-

razione originaria. Cos� ci� che � pervenutofino a noi consta, s�, di manufatti in condi-zioni di estremo degrado, ma, dietro la dif-fusa distruzione, sono ancora leggibili testi-monianze autentiche e genuine, che potreb-bero ancora in parte essere recuperate. Taliframmenti appartengono prevalentementeai secoli XIV e XV, fino a parte del XVI,ovvero allÕepoca considerata medievale pertutto il resto della Sicilia, e che invece fu, perFrancavilla, un periodo di gran fervore, siaeconomico che culturale, perch� la posizio-ne geografica strategica le aveva guadagna-to lÕinteresse diretto della corona: la Citt�Franca, difatti, deve forse la propria deno-minazione attuale alla condizione privile-giata che essa visse nellÕepoca in cui i comu-ni siciliani erano in gran parte soggetti albaronaggio e sottomessi al potere dei gran-di latifondisti; a differenza di questi, essa,

Panorama della citt� di Francavilla e della Valle dellÕAlcantara

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anche se a periodi alterni, richiamandosi adantiche consuetudines e privilegi, riusc� ascongiurare il peso dei gioghi baronali emantenne prevalentemente la condizione dicitt� libera, controllata dalla corona attra-verso i suoi diretti rappresentanti, o even-tualmente dal Papato, attraverso il Cleroregolare, prima, e lÕArcipretura successiva-mente10. La quantit� dei ritrovamenti, relativamenteallÕestensione del centro urbano, e la lorodiffusione testimoniano una presenza difamiglie di origine o cultura aragonese, senon prolungata, comunque inconfutabile eattiva. I resti pi� antichi, giunti fino ai gior-ni nostri, nel centro storico della citt�, risal-gono certamente al XIV secolo; a quellÕepo-ca, i borghi nel territorio francavillese eranodue: il primo era lÕattuale quartiere SanPaolo, sulla sponda meridionale del fiumeomonimo, lungo la direttrice che si innestanella valle dellÕAlcantara in direzione diRandazzo; lÕaltro, arroccato alle falde del-lÕaltura su cui sorge il castello, lungo la vec-chia trazzera che dai piedi della vicinaMotta Camastra, risaliva il pendio orientale,seguendo il corso dellÕAlcantara, in direzio-ne di Castiglione, � quello oggi detto Il

Contarado, di cui sono rimaste maggiori trac-ce, bench� in gran parte allo stato di rudere. LÕimpianto urbano dei due quartieri origi-nari, e soprattutto quello del Contarado, ingran parte ancora ben leggibile, si presentadi indubbia impostazione medievale, nellasuccessione di ripide e strette strade in ori-gine pavimentate in pietra, vicoli tortuosilimitati da piccoli edifici addossati tra loro,una volta racchiusi allÕinterno delle massic-ce mura, formanti cinte concentriche adiverse quote, lungo le pendici dellÕalturasu cui il castello di Francavilla, nei suoiperiodi di maggiore splendore, si ergeva edominava, nel contesto di unÕepoca caratte-rizzata da lotte tra fazioni e brigantaggio.Forte ed ancora estremamente suggestiva �anche la caratterizzazione tipologica delquartiere, il cui nome si richiama a famiglieoriginarie del levante spagnolo vissute inquei luoghi: attorno a piccole corti, o lungole serpeggianti stradine, sebbene ormai pri-vate di ogni apparecchiatura decorativa edeturpate nellÕoriginale decoro, sopravvivo-no le tipiche case Òa schieraÓ, a due livelli,con magazzino o stalla al piano terra e pianodi abitazione al primo, cui si accede median-te la scala ad una rampa, addossata al muro,retta da un grande e profondo arco a tuttosesto, che contemporaneamente d� accessoagli ambienti inferiori e ne protegge lÕin-gresso.Nella parte pi� elevata, il quartiereContarado � formato da edifici addossatialla rupe, che quindi presentano tutti gliaffacci sullÕunico fronte lungo la strada cheli serve: quella che una volta scendeva fino avalle, ma che oggi � un sentiero poco agevo-le. Questa zona � dominata dal cosiddettoPalazzo Contarado, probabilmente apparte-nente ad una delle famiglie nobili legate allacorona dÕAragona, che dovevano stanziarea Francavilla, attratte dai privilegi di cuiTipiche case a schiera nel quartiere Contarado

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essa godeva, ma anche dalla vivacit� di uncentro che splendeva della luce riflessa didue dei maggiori poli di influenza dellaSicilia orientale, sia dal punto di vista cultu-rale, che politico, quali, sul versante costie-ro, il polo taorminese e, nellÕentroterra,quello randazzese.Attualmente il palazzo � estremamentedegradato, esistendo la sola muratura unavolta costituente la facciata principale. Gliunici elementi decorativi superstiti sono ilportale dÕingresso ed una finestra in asse edentrambi presentano tecnologie costruttivee stilemi richiamanti marcatamente il gustoimportato dalla corona spagnola. Il primo �un arco a conci di pietra arenaria, di tonali-t� chiara, a sesto acuto, con ampia ghieraincorniciata da un cordone aggettante, rettoda peducci, la cui caratteristica pi� interes-sate � il gioco della bicromia prodotto dal

contrasto con i conci squadrati di pietra lavi-ca, costituenti i piedritti. La finestra sovra-stante �, invece, un arco a tutto sesto, intera-mente in conci squadrati di pietra arenaria,definita anchÕessa da cordone concentrico,sotto la quale sopravvivono due piccoli bar-bacani, impostati su un cornicione bicromosottostante appena leggibile, forse sostenen-ti una volta un elemento aggettante. Il giocodel contrasto tra materiali di colore chiaro escuro � ancora leggibile in numerosi esem-plari di edifici trecenteschi e quattrocente-schi nella vicina Randazzo, da cui probabil-mente tali influenze giunsero alla citt� delcrocevia11. A fianco del Palazzo Contarado sorge unpiccolo edificio la cui semplice porta diaccesso reca, in chiave, uno stemma in cuidue angeli sollevano un calice, immagineche potrebbe richiamare lÕordine dei

Quanto resta del Palazzo Contarado Portale principale del Palazzo Contarado

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Cavalieri di Malta12, ma della cui perma-nenza, a causa del mistero che da sempre neavvolge le vicende, non si trova documenta-zione storica.Curiosa e quasi inspiegabile, alla luce dellecaratteristiche formali degli elementi indivi-duati in quella che doveva essere una dellecostruzioni pi� importanti del borgo, � inve-ce, in una piccola ed apparentemente insi-gnificante casa, collocata in posizione appe-na sottostante il Palazzo Contarado, la pre-senza di un elemento decorativo di estremapreziosit� ed eleganza, per la finezza e lÕela-borazione dei motivi decorativi, nonch� perla maestria della lavorazione. Si tratta diuna monofora che chiude unÕapertura diluce pressoch� quadrata, incorniciandolaallÕinterno di un profilo ad arco inflesso,generato mediante il sapiente utilizzo diuna cornice in pietra calcarea di ottima qua-lit�, dal colore molto candido e perfettamen-te uniforme: una modanatura esterna adelementi rettilinei, che nella parte superiore

si inflettono nel tipico arco a fiamma, rac-chiude una decorazione a fogliame, con pic-coli ornamenti distribuiti regolarmentelungo gli elementi verticali, concludentisisuperiormente nelle sagome a voluta dellemensoline che reggono lÕelemento orizzon-tale, il cui profilo � reso mediante lÕaccosta-mento di foglie di dimensioni maggiori,create con un pregevole lavoro di incisionee scultura. Essa richiama, in maniera estre-mamente evidente, una finestra esistente aTaormina, allÕinterno di un edificio in cuioggi ha sede un famoso ristorante, dove lostesso tipo di pietra � scolpita in un profilodalla geometria praticamente identica, madando vita ad un elemento strombato, il cuiprofilo esterno si presenta, in aggiunta,incorniciato da una sottile fascia in pietralavica, nel tradizionale gioco della bicromia.La costruzione � caratterizzata da altri ele-menti di fattura catalana, ma molto sempli-ci nelle linee e negli stilemi, come una portacon cornici in pietra lavica, la cui architrave

Finestra di una casa dÕabitazione al Contarado Finestra allÕinterno di un edificio sul Corso di Taormina

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� sostenuta da tipiche mensoline dalle curvesinuose, ed un arco a tutto sesto, anchÕessoin pietra lavica, appena leggibile al di sopradi un balcone, il cui contrasto con lÕelabora-zione della finestra � tale da far supporreche questÕultima costituisca un elemento direcupero. Detta ipotesi pu� trovare confer-ma analizzando la facciata posteriore di unedificio distinto dal precedente, ma adiacen-te, che versa nello stato di rudere, dove esi-ste un altro elemento molto simile alla fine-stra descritta, anche se maggiormentedegradato dal tempo e dallÕincuria: entram-bi, con molta probabilit� facenti parte di unastessa fabbrica, andata distrutta, sono statiprobabilmente prelevati e poi riutilizzati.Ad ulteriore riscontro di quanto opinato, �da tenere presente che numerosi interventidi demolizione, antichi e recenti, hanno pri-vato Francavilla di gran parte degli edifici

rappresentativi che dovevano certamentecaratterizzarla tra il XIII ed il XV secolo. Atitolo di esempio, � possibile citare le vicen-de del Palazzo Cagnone, il ricordo del quale� ancora fervido nella memoria della gentelocale13: realizzato nel Ô300 nel quartiere SanPaolo, era ornato da un ricco portale trecen-tesco, archiacuto, a ghiere concentriche,nello stile catalano-aragonese; quando lafamiglia proprietaria si trasfer� nel nuovoedificio barocco, dominante Piano SanFrancesco, in cui oggi sta per essere stabilitoil Museo Civico, esso fu abbandonato;diverse parti vennero ben presto demolite oinglobate in altre fabbriche, finch� ogni trac-cia fu fatta scomparire definitivamentedagli interventi del Comune per la realizza-zione di una nuova strada, che servisse lascuola media. EÕ quindi probabile che i pi�bei elementi decorativi di questo, come dialtri edifici in stile aragonese che, in unÕepo-ca cos� fervida, dovevano esistere aFrancavilla, siano stati riutilizzati e possanoessere individuati in collocazioni ben diver-se da quella originaria. Altra testimonianza esemplare, a tal propo-sito, si riscontra proprio nel nuovo PalazzoCagnone, che fu realizzato unificando edespandendo costruzioni preesistenti e checonserva, in facciata, un portale ogivale, aconci radiali di pietra arenaria, risalenteprobabilmente ad una preesistenza tardoquattrocentesca.Sullo stesso Piano San Francesco, lungo ilpercorso congiungente lÕaltura diFrancavilla con Castiglione, su una propag-gine su cui si estendeva originariamenteancora il Contarado, sono anche i resti diquello che forse era il monastero che diede ilnome alla piazza: la facciata di un edificio diculto, per il resto totalmente distrutto, al disopra del portale principale, forse seicente-sco, reca uno strano decoro in pietra arena-

Facciata di un edificio del Quartiere Contarado

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ria, a croce greca con i bracci conclusi davolute che potrebbero richiamare un gustoaragonese, con al centro unÕapertura circola-re definita da una cornice in pietra lavica;sotto questo elemento, � presente uno stem-ma che, per la presenza di due armi incro-ciate, richiamerebbe lÕappartenenza ad unordine cavalleresco, ma che sullo scudo cen-trale presenta la conchiglia simbolo delculto di Santiago de Compostela14, ovvero

San Giacomo, con ulteriori richiami adinfluenze provenienti dalla Spagna; di fian-co ai resti della chiesa, anchÕesso forseappartenente al convento, si osserva un pic-colo corpo di fabbrica, che ha accessomediante un portale archiacuto in conci dipietra arenaria, incorniciato da pietra lavica,per riproporre il gioco della bicromia.Ultima opera, che coron� la crescita di unborgo medievale importante e dignitoso, fuil tardivo completamento della ChiesaMatrice. LÕedificio, conforme al tradizionalemodo aragonese, si presenta ad unica aula,completata da unÕabside centrale, affiancatada due cappelle laterali pi� piccole. Lo spa-zio del presbiterio � introdotto attraverso unarco trionfale ogivale, in conci di pietra are-naria, i cui piedritti sono alleggeriti dallÕin-serimento, nella tipica posizione angolare,di snelle colonne, coronate da capitellimolto stilizzati, decorati con motivi fitomor-

Facciata principale della Chiesa Matrice di Francavilla

Facciata di un edificio di culto sul Piano San Francesco

Dettaglio dello stemma della chiesa di Piano San Francesco

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fi. Il catino dellÕabside � ornato da una sem-plice modanatura che, correndo lungo tuttala curva dÕimposta, realizzata nello stessomateriale, riporta alla mente quella, di cuisono rimaste poche tracce, presente nellacappella del castello di Calatabiano15.Tuttavia, gli elementi pi� rappresentatividel periodo della dominazione spagnola sitrovano allÕesterno, negli elementi decorati-vi dei vani di accesso. La testimonianza pi�antica � nel fianco destro della chiesa, sulpianoro dove sopravvivono i resti di unacostruzione precedente, la cui funzione non� nota. La porta architravata, ad arco ogiva-le, presenta la tipica ghiera modanata in pie-tra locale, formata da quattro fasce concen-triche, di cui la prima piana e le successivedefinite da cordoni, il pi� esterno dei qualipresenta il maggiore aggetto. Le tre fascepi� esterne sono impostate su modanatureorizzontali, che proseguono al di sopra del-

lÕarchitrave, e sono sostenute da colonninedi sezione uguale al cordone corrisponden-te, completate da capitelli decorati a foglia-me, di cui quelli pi� esterni appaiono didimensioni maggiori e pi� riccamente deco-rati a volute. La fascia pi� interna � invececoronamento dellÕarchitrave: esso � sostenu-to, in corrispondenza dei semplici piedritti asezione quadrata, da mensoline a volutatipicamente spagnoleggianti e riporta, nelcentro, il simbolo di un agnello. La porta �assolutamente gemella di quella lateraledella chiesa della SS. Annunziata, a MottaCamastra, e del portale della perduta cap-pella del convento di SantÕAgostino,costruito nel Ô400 a Borgo San Paolo nellastessa Francavilla; inoltre presenta, certa-mente, gusto e stilemi simili sia alla portadella Chiesa di San Filippo, a Calatabiano,che a quella perduta della Chiesa di Kaggi(oggi Gaggi), a testimonianza dei fitti rap-

Portale laterale della Chiesa Matrice Portale del distrutto Convento SantÕAgostino16

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porti culturali e materiali tra i diversi centridella valle17. La porta principale della Matrice, anchÕessaad arco ogivale architravato, realizzato nellamorbida pietra locale, presenta invece undisegno pi� sofisticato, certamente posterio-re: la ghiera � formata da fasce pi� sottili,ma in numero maggiore rispetto alla portalaterale; in esse lÕaggetto dei cordoni vaaumentando in maniera pi� accentuata; non� presente la fascia di modanature orizzon-tali, ma le colonnine sono poste in continui-t� con i cordoni, dei quali mantengonoandamento e profilo, eccetto lÕultima, dalfusto tortile; anche i capitelli che sostengonogli archi presentano una decorazione amotivi fitomorfi, ma pi� elaborata rispettoalla porta laterale.

LÕarchitrave riporta frontalmente la data direalizzazione del manufatto, con al centro lostemma papale, ed anche in questo esempio� sostenuto da mensoline a voluta. La lavo-razione di questa porta si mostra notevol-mente pi� preziosa per i motivi che arricchi-scono gli stipiti e la fascia ogivale pi� inter-na: da due vasi, posti alla base dei piedritti,si dipartono tralci di vite che, con andamen-to elegante e sinuoso, sostenendo grappoli efogliame, si arrampicano lungo gli elementiverticali e per tutta lÕinquadratura a sestoacuto. Il confronto con la decorazione dellÕinqua-dratura della porta laterale del Duomo diTaormina18 rivela unÕassoluta analogia deimotivi decorativi comuni ai due esemplari: ivasi baccellati, anche se quelli della citt�costiera appaiono meno slanciati; i tralcisinuosi, che con andamento regolare e sim-metrico salgono verticalmente; i grappoli edil fogliame, assolutamente identici nelleforme e nelle proporzioni. Vi sono certamente differenze non trascura-bili tra i due manufatti: innanzitutto neimateriali, in quanto il portale di Taormina �realizzato in marmo policromo, pietra dimaggior pregio; inoltre, questo non presen-ta ghiera esterna, ma un unico cordone in

Portale principale della Chiesa Matrice di Francavilla

Portale laterale del Duomo di Taormina (foto e rilievo G. DiGregorio)

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pietra lavica, che produce un forte contrastocromatico con il resto dellÕinquadratura; ladecorazione a tralci prosegue in manieracontinua nellÕarchitrave, il quale �, invece,separato dalla lunetta sovrastante medianteuna modanatura orizzontale in pietra lavi-ca; infine, il portale del Duomo taorminesepresenta, nellÕarco ogivale, unÕulteriorefascia lapidea tufacea interna, decorata adarchetti contenenti profili trilobati. Tuttavia� inevitabile valutare lÕevidenza delle simili-tudini e la probabilit� che abbiano operatole stesse maestranze, a conferma di unambiente culturale vasto e vivace negli

scambi, di un fitto movimento su esteseparti del territorio di maestranze, e quindidi conoscenze tecnologiche e stilistiche, inuna terra che, nel medievo, epoca considera-ta periodo sterile ed oscuro, grazie al contri-buto della classe regnante proveniente daiterritori dÕAragona, coltivava invece il gustodel bello ed era ricca e fervente di energieproduttive e creative, purtroppo, allora,troppo spesso condizionate dagli interessidel potere, ed oggi, ancor pi� di frequente,poco valorizzate, sottovalutate, o addirittu-ra dimenticate.

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NOTE1 Cfr. Cavaliere Vincenzo Cordaro Clarenza, Notizie per Francavilla, Catania 18482 Cfr. Sacerdote Emanuele La monaca, Memorie sulla origine di Castiglione e Francavilla, Acireale 18493 Cfr. U. Spigo, Ricerche a monte S. Mauro, Francavilla di Sicilia, Lentini, Solarino, Kokalos XXVI – XXVII, Catania, 1980-1981; U.Spigo, Un ventennio di ricerche a Francavilla di Sicilia, in Archeologia del Mediterraneo : studi in onore di Ernesto De Miro , p. 643-663, Roma, 2003.4 Cfr. T. Fazello, De rebus siculis decades duae, Palermo, 1558.5 San Cremete frequentava una chiesa, definita “antichissima nel 1093”, sita su una ripida rupe dominante il flusso dei tre cita-ti corsi d’acqua, luogo dove successivamente fu costruito il Monastero di San Salvatore de La Placa.6 In tutte le parti dell’isola, tra il X ed il XII secolo, la nascita di complessi religiosi e militari, realizzati a seguito di autoritarieimposizioni o investimenti economici della corona, divennero polo d’attrazione per le popolazioni, per le attività commerciali ediedero lo stimolo alla fondazione di nuovi od allo sviluppo di preesistenti nuclei urbani.7 Cfr. R. Pirro, Sicilia sacra, Palermo, 1611; R. Pirro, Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, Palermo, 1638.8 Cav. V. Cordaro Clarenza op. cit.9 Cav. V. Cordaro Clarenza op. cit. 10 E’ possibile tracciare una sintetica cronologia delle vicende del Castello di Francavilla: donato nel 1283 da Federico d’Aragonaa Ruggero di Lauria: questi lo lasciò in eredità al nipote Giovanni, sposo ad Ilaria Manfredi. Questi, ribellatosi alla corona, fusconfitto nel 1297, ma gli venne concesso di riparare nelle Calabrie. Tuttavia, un anno dopo, il Lauria ritornò e da allora vi fu unsusseguirsi di battaglie, con esiti alterni, tra questi e Federico, finchè nel 1302 il re incamerò tutti i beni del Lauria al DemanioRegio. Francavilla rimase, così, sotto il controllo diretto della corona, eccettuato per un breve periodo, a metà del ‘300. quando iVentimiglia, ribelli, se ne appropriarono. Risulta infatti ancora città demaniale nel Quadro del Parlamento nel 1361 e comparenell’elenco del censo dei feudi ordinati da Martino nel 1408, ove risulta spettante alla Camera Reginale. Infine, nel 1538, fu acqui-stata al feudo del visconte Balsamo, e da quel momento iniziò per la città il vero Medioevo. 11 Cfr. A. Giuffrida, Repertorio di forme architettoniche d’influenza spagnola a Randazzo: una città bicromatica, sta in Verso un reper-torio dell’Architettura Catalana – Architettura Catalana in Sicilia, a cura di L. Andreozzi, Catania, 2005, pgg. 27-32.12 La nascita dell'Ordine risale al 1050, quando alcuni mercanti dell'antica repubblica marinara di Amalfi avrebbero ottenuto dalCaliffo d'Egitto il permesso per costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrinidi ogni fede o razza. Nel 1113, Papa Pasquale II diede all’Ospedale il diritto di eleggere liberamente i suoi capi, senza l’interfe-renza delle altre autorità laiche e religiose. La costituzione del Regno di Gerusalemme ad opera dei crociati costrinse l'Ordinead assumere la difesa militare dei malati, dei pellegrini e dei territori sottratti dai Crociati ai Musulmani, diventando insiemereligioso e militare: tutti i Cavalieri erano religiosi, legati dai tre voti monastici, di Povertà, di Castità e d'Obbedienza. Dopo laperdita dell'ultimo baluardo in Terra Santa nel 1291, l'Ordine si stabilì prima a Cipro e poi dal 1310, sotto la guida del GranMaestro fra' Foulques de Villaret, nell'isola di Rodi; qui costruì una potente flotta e cominciò a solcare i mari orientali, impegnan-dosi a difendere la Cristianità in numerose battaglie. Dopo una lunga guerra con la flotta e l'esercito del Sultano Solimano ilMagnifico, nel 1523 i Cavalieri furono costretti ad arrendersi, abbandonando l'isola di Rodi e, nel 1530, il Gran Maestro fra'Philippe de Villiers de l'Isle Adam prese possesso dell'isola di Malta, ceduta all'Ordine dall'Imperatore Carlo V con l'approva-zione di Papa Clemente VII. Nel 1798, Napoleone Bonaparte, impegnato nella campagna d'Egitto, obbligò i Cavalieri, anche acausa della Regola dell'Ordine che impediva loro di prendere le armi contro altri cristiani, ad abbandonare l’isola. Nel 1800 gliInglesi occuparono Malta ma, malgrado fossero riconosciuti i diritti sovrani dell'Ordine sull’isola, con il Trattato di Amiens(1802), non potè mai ritornare a Malta. Dopo essersi trasferito temporaneamente a Messina, a Catania e a Ferrara, nel 1834 si sta-bilì a Roma.13 Si ringrazia l’architetto Sebastiano La Maestra, originario di Francavilla ed appassionato studioso delle origini della propriacittà, per il sentito apporto nel far scoprire alla sottoscritta i tesori in essa costoditi, aver ispirato l’impostazione di questo inter-vento ed aver dato preziosi suggerimenti per lo svolgimento delle ricerche storico-bibliografiche.14 La tradizione racconta: San Giacomo il Maggiore dopo l'ascesa di Gesù al cielo, iniziò la sua opera di evangelizzazione della Spagna,spingendosi fino in Galizia, remota regione di cultura celtica all'estremo ovest della penisola iberica. Terminata la sua opera, Giacomo tornòin Palestina, dove fu decapitato per ordine di Erode Agrippa nell'anno 44; i suoi discepoli con una barca, narra la leggenda guidata da unangelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia, per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importantedella zona. Nei secoli le persecuzioni e le proibizioni di visitare il luogo fanno si che della tomba dell'apostolo si perdano memoria e tracce.Nell'anno 813, l'eremita Paio vide delle strane luci a forma di stella sul monte Libredòn, dove esistevano antiche fortificazioni probabilmen-te di un antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba che conteneva trecorpi: uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta:"Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé". In Sicilia il culto di quello che fuchiamato San Giacomo fu molto diffuso per tutto il medioevo.15 Cfr. A. Giuffrida, L’epoca aragonese: il periodo aureo della baronia di Calatabiano, ivi.16 Immagine tratta da F. De Roberto, Randazzo e la Valle dell’Alcantara, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Editore, 1909, pag.129.17 Cfr. A. Giuffrida, L’epoca aragonese: il periodo aureo della baronia di Calatabiano, ivi.18 Cfr. G. Di Gregorio, I portali quattrocenteschi del borgo taorminese nel periodo aragonese-catalano, sta in Verso un repertoriodell’Architettura Catalana – Architettura Catalana in Sicilia, a cura di L. Andreozzi, Catania, 2005, pgg. 59-64.

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L'ARCHITETTURA MINORE A TAORMINANEL PERIODO CATALANO-ARAGONESE

Giuseppe Di Gregorio

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Quando in Sicilia alla fine del Ô200, con gliaragonesi venne a mancare il potere regio eprogressivamente si ebbe il prepotente pote-re delle baronie, inizi� una nuova era artisti-ca determinata dall'autonomia che acquisi-rono le famiglie pi� potenti.Due furono le correnti che si contesero ilpredominio dell'architettura siciliana: lachiaramontana, presente nella parte meri-dionale dell'isola, che si rifaceva a motiviorientali rielaborati dal periodo normannoinnestandoli su forme del gotico, e la catala-na che introdusse nell'architettura sicilianaforme e stilemi provenienti dalla Spagna.Le influenze catalane si iniziarono a manife-stare lentamente e divennero pi� incisivenel Ô400, quando le fabbriche si rivestironodelle forme ricche e fantasiose del gotico,raggiungendo spesso una loro originalit�.Il riflesso di questa situazione politica ebberisvolti anche in architettura, con l'edifica-zione di palazzi, chiese e monasteri. Maquello che accadde pi� sovente, fu il rima-neggiamento delle fabbriche preesistenti,che ancora riflettevano caratteristiche di for-tezza o in ogni caso difensive, adattandolealle mutate e pi� rilassate esigenze abitative.Gli interventi scaturirono in una produzionedi architetture minori: portali, porte, fine-stre, bifore, trifore, rosoni, archi, corona-menti, fasce, che vennero inserite nelle fab-briche preesistenti in modo tale da creareun rinnovamento architettonico, ma che difatto era solo di facciata. La lettura di questatrasformazione � facilmente leggibile aTaormina, in cui da sempre � avvenuta lacommistione dei motivi stilistici delle varieepoche.

Gli edifici maggiori che furono di pochefamiglie feudali, presentano tutte le trasfor-mazioni delle varie epoche: che vanno dalperiodo della riconquista normanna al goti-co di derivazione spagnola. Gli storici locali nei vari tentativi di datazio-ne hanno pensato che una fabbrica fossecoeva: lÕimpianto, i portali, le bifore le fasce,le decorazioni, le modanature, le scale, lemerlature, a cui erano riferite le analisi stori-che e stilistiche sono state interpretate comeappartenenti allÕimpianto originario. Ci� hareso difficili i tentativi di datazione e hacreato delle diverse teorie di collocazionestorica che cadevano spesso in difetto e inconflitto tra di loro. LÕincertezza per alcuni

Taormina. Il portale di palazzo Patern� - Lo Giudice.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

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edifici ha abbracciato un intervallo di tempoche va dalla riconquista normanna al Ô400.Studi pi� recenti hanno dimostrato che esi-stono elementi e segni evidenti appartenen-ti a diversi periodi.Se si eccettua palazzo Ciampoli, lÕunicocoevo e di cui � certa la data, nelle altre fab-briche sono state fatte delle operazioni dimodifica esteriori o quantomeno sono staterealizzate delle trasformazioni dove a parti-re da architetture normanne o sveve, venen-ro operate dei rifacimenti con il gusto prove-niente dalla Spagna, tanto da potere definireun gotico catalano di facciata. Questa produzione architettonica, di cui siritrovano molti esempi sparsi per l'interoterritorio e anche nelle zone circostanti, siriassumono in alcuni interventi dellÕarchi-tettura religiosa, in modesti interventi del-l'architettura civile minore e nelle maggiorifabbriche delle famiglie feudali: dal palazzodei duchi di Santo Stefano, alla Badia vec-chia, dal palazzo Ciampoli, al palazzoCorvaja. LÕesame, lÕanalisi, il confron-to tra lÕuno e lÕaltro di questi edifici permet-te di correlare la loro struttura architettoni-ca, o anche dei soli dettagli, con lÕapporto elÕinfluenza dellÕarchitettura ispanica.

Palazzo dei Duchi di Santo Stefano

Nella parte estrema della cinta medioevaledi Taormina in prossimit� della portaCatania troviamo il palazzo dei Duchi diSanto Stefano, dei principi di Galati, operadi un ignoto architetto a cui viene attribuitaanche la Badia vecchia, anch'essa d'annove-rare tra le manifestazioni pi� rilevanti delgotico siciliano. L'edificio nel suo insieme �una specie di torrione e presenta una piantaquadrata con due prospetti. In origine l'edi-ficio non ebbe una scala esterna. Al pianoterra si accedeva per mezzo del portale asesto acuto ancora oggi presente nel pro-spetto volto a meridione, mentre al primopiano si giungeva per mezzo di un pontelevatoio, attraverso la porta, ancor oggi esi-stente nello stesso prospetto e collocata tra ledue bifore. I livelli superiori erano collegatida una scala interna. Risulta evidente la derivazione per formadal Donjon francese, e a confermare il suocarattere difensivo vi � la posizione in pros-simit� della porta Catania nonch� lÕinseri-mento nella cinta muraria della citt�. Al livello superiore si trovano quattro bifo-re, attribuite da diversi studiosi al periodospagnolo, ma sono presenti anche altri ele-menti tipici del Ô400, come il coronamentocostituito da una larga e ricca fascia compo-

Taormina. Palazzo Ciampoli prospetto principale.

Taormina. Palazzo dei Duchi di Santo Stefano

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

sta da archetti ricorrenti trilobati inseriti supeducci a tassello. In origine l'interno era composto da tre salo-ni sovrapposti. L'ambiente posto al pianoinferiore occupa tutto lo spazio delimitatodai muri perimetrali al centro del quale oggi� ancora esistente una colonna di granito.Nella parete del lato ovest si intravedonodiversi stemmi ormai corrosi che con moltaprobabilit� dovevano appartenere alle fami-glie che abitarono il palazzo prima deiDuchi di Santo Stefano (tardo Ô400). La conformazione morfologica strutturaledellÕedificio fa comprendere la funzione ori-ginaria di costruzione difensiva e da ci� sene deduce che le decorazioni alle finestrenon appartengono alla prima fabbrica, masono interventi successivi per adattarlo aresidenza ÒabbellendoÓ lÕimpianto prece-dente con le forme del gotico di derivazionecatalana.

La Badia Vecchia

Alle medesime conclusioni fa giungere lostudio della Badia Vecchia, da molti ritenu-ta un antica abbazia per i rinvenimenti e lenicchie presenti al suo interno. Ma se questa� stata la sua prima funzione appartienesicuramente a quelle fabbriche che avevanole caratterisrtiche tipologiche delle chiesefortezze. Ci� si evinv�ce da diversi elemen-ti: la posizione sul limitare dell'ordine dellemura pi� interne, il piano terra senza colle-gamento interno con i livelli superiori edentrambi con ingressi separati, il corona-mento merlato e le poche feritoie ancoravisibili; tutti elementi che non lascianodubbi sulla primigenia vocazione difensiva.Le tre bifore presenti verso il lato volto amezzogiorno, verso la citt� per intenderci,

Taormina. Palazzo dei Duchi di Santo Stefano particolare diuna bifora al secondo livello.

Taormina. La badia vecchia, prospetto est.

Taormina. La badia vecchia, particolae di una bifora.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

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sono un esempio lampante della trasforma-zione da edificio con connotazioni militari aquella residenziale. Questi rimaneggiamen-ti sono da imputare al periodo gotico catala-no. La fascia bicroma posta sotto le finestre del-l'ordine superiore, il coronamento al disopra di esse, gli episodi isolati di biforepresenti negli altri prospetti confermano lesuccessive modificazioni avvenute inmaniera frammentaria sovrapponendosi ointerconnetendosi con la fabbrica esistente,confermando puntualmente la fase inter-ventistica, conclusasi alla fine del Ô400, in cuilÕinfluenza catalana ed aragonese trasparepalesemente.

Il palazzo Corvaja

Il palazzo Corvaja merita un discorso parti-colare, in esso sono evidenti le varie fasi diaccrescimento complessivo. Partendo dauna torretta araba, nel 1200 viene realizzatoil salone del mastro giustiziere, e lÕinterocomplesso venne ampliato sul terzo lato conil salone quattrocentesco nel breve periodoin cui si dovette decidere di far tornare sultrono il re Martino padre. Lo stile proveniente dalla Spagna � eviden-te nelle bifore, nella trifora, nella fascia mar-capiano, e nel portale che immette allÕinter-no. Operazioni di trasformazioni vennerofatte anche nei preesistenti volumi, e lÕin-gresso alla primigena torretta araba dovetteessere reinterpretato allineandolo per stile eforma agli altri interventi.

Taormina. La Badia vecchia, la bifora sul prospetto ovest.

Taormina. La Badia vecchia, il prospetto sud con le tre bifo-re.

Taormina. Palazzo Corvaja, il prospetto sul corso Umberto.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

Palazzo Ciampoli

Un discorso separato merita palazzoCiampoli lÕunico coevo e la cui data del 1412� presente nello stemma collocato sopra ilportale dÕingresso. Esso � lÕunica testimo-nianza di una fabbrica interamente in stilegotico spagnolo. In esso sono assenti ele-menti difensivi. Antistante allÕedificio eraannesso un piccolo terreno perimetrato daun muro di recinzione da cui avveniva lÕac-cesso. La sua posizione � interna alle muradella citt�, in quella parte di tessuto urbanodefinito come borgo quattrocentesco. Latipologia � quella della casa palazzata concorte sul giardino recintato, tipica dellatipologia spagnola di quel periodo, e nonlascia dubbi sulla sua funzione residenziale.Anche allÕinterno la scala che conduce allivello superiore, il taglio degli ambienti alpiano terra con lÕ ampio salone, lÕorganizza-zione di quelli al livello superiore, denota-no un intervento progettuale finalizzato adun architettura civile. Infine se ancora ce nefosse bisogno, ci� che caratterizza questo

Taormina. Palazzo Corvaja, il prortale sul largo SantaCaterina.

Taormina. Palazzo Ciampoli, lo stemma sul portale dÕin-gresso recante la data di fondazione del 1412.Taormina. Palazzo Corvaja, il prospetto sul largo Santa

Caterina, con la trifora e la fascia marcapiano.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

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edificio, rispetto agli altri palazzi monu-mentali, � la presenza del terrazzino alprimo piano sullÕangolo di sud-est, con lafinestra in stile gotico spagnolo non percepi-bile dal basso. Questo ÒvezzoÓ del progetti-sta evidenzia la connotazione abitativa, tipi-ca della produzione architettonica di questoperiodo, allorquando le fabbriche si apriro-no verso il territorio predendo la loro fun-zione difensiva tipica dei periodi storici pre-cedenti. Anche il prospetto sulla scalinata antistanteil corso Umberto, comunica un operazionecoeva, diversamente dagli adattamente pre-senti negli altri palazzi della citt�.

Architettura religiosa

Anche per lÕarchitettura religiosa assistiamoad operazioni di stratificazioni, il caso pi�evidente � la chiesa di San Nicola o delDuomo. L' intero impianto basilicale � scan-dito nelle tre navate e nel transetto da muracontornate in sommit� da merli, mentrequelle perimetrali presentano delle feritoie,tutti elementi che denuncerebbero la voca-zione originaria di cattedrale fortezza tipicadel periodo normanno. Nell'austerit� diquesti elementi non trovano riscontro tem-porale i due portali laterali e i tre rosoni cheper forme e stilemi sono da ricondurreall'avvento del gotico spagnolo. Altre operazioni di questo tipo, senza voler-le elencare tutte sono visibili in altre fabbri-che religiose, quali la chiesa diSant'Agostino nel suo portale, la Chiesa diSant'Antonino, ed altre ancora, alcuni ele-menti della chiesa di San Pietro, e il portaledel chiostro del convento di Santa Mari� diGes�. Sicuramente la cittadina costitu� un polo, uncentro che inizi� ad esportare forme emodelli nel territorio cirsostante.Francavilla, Savoca, Scaletta Zanclea maanche altri paesi del circondario mostranoelementi quali portali, bifore, finestre, roso-ni fasce che per forme e stilemi denotano laloro provenienza dalla cultura taorminese.

Taormina. Palazzo Ciampoli, una delle bifore al primo livel-lo.

Taormina. La chiesa di San Nicol�: il duomo

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

LÕarchitettura minore

Alla produzione architettonica del quattor-dicesimo e del quindicesimo secolo sono daascrivere altri episodi presenti prevalente-mente sul corso Umberto. Conclusa e consolidata l'ascesa della nobilt�feudale, le nuove famiglie emergenti mani-festano la loro presenza con la costruzionedi fabbriche, sicuramente pi� modeste deiquattro palazzi preesistenti, e che diederoluogo ad una rinnovata immagine urbanaattraverso lo stile gotico proveniente dallaSpagna. Anche in queste abitazioni si ravvi-sa lÕassenza di un progetto unitario. Portali,finestre, nicchie, archi, balconi, balaustre,

In alto a destra e in segno orario: il portale laterale delduomo di Taormina sul corso Umberto, lÕaltro portale late-rale del duomo, il portale princiaple della chiesa diSantÕAntonio abate a Taormina, il portale laterale dellachiesa di san Michele a Savoca

Taormina.Il Duomo: in alto il rosone sul transetto con lacostruzione geometrica degli archetti interni, in basso lÕar-co del portale laterale.

Taormina. Il portale nel chiostro del convento di SantaMaria di Ges�.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

fasce, sono gli elementi visibili sulla stradaprincipale, in alcuni edifici � presente qual-che elemento anche nella corte, ma nulla dipi�. La pianta veniva realizzata adattandosialle condizioni dei luoghi o alla situazionedel lotto, su di un tessuto urbano preesi-stente e soltanto sul corso principale eranopresenti gli elementi di facciata di cui si �detto. Talvolta anche per le fabbriche gi�esistenti si assistette a delle ristrutturazioniin cui furono inseriti nuovi elementi sui pro-spetti. Ci� port� ad un fare che era prevalentemen-te patrimonio delle maestranze e che trov�un'espansione nel territorio circostante.In conclusione con l'avvento politico delpartito catalano a discapito di quello latino,si assistette ad un rimaneggiamento dellaproduzione architettonica precedente dovevennero effettuate delle operazioni di

Taormina. Portale casa Pollicina.

Taormina. Portale di casa Sgroi, Carpino.

Taormina. In alto finestre sulla corte interna di casaCacciola. In basso finestre di casa Arcidiacono.

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

ÒabbellimentoÓ per adattare le fabbrichepreesistenti alla nuova corrente artistica. Eccettuato qualche caso sporadico intera-mente progettato nell'ambito del nuovogusto, le rimanenti nuove costruzioni si rifa-cevano ad organizzazionio planimetrichetipiche del Òfare precedenteÓ dove lÕunicaconcessione era agli elementi di facciata, masoltanto per quelle facciate facenti parte del-l'immagine urbana.

Taormina. Il portale di casa Gullotta..

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Giuseppe Di Gregorio, lÕarchitettura minore a Taormina nel periodo catalano aragonese

Bibliografia:

Di Blasi Giovanni, L'architettura in Sicilia dai Normanni agli Aragonesi, Brancato Editore, SantaVenerina (CT) 2003.Dillon A., Interpretazione di Taormina, Societ� Editrice Internazionale, Catara, 1948.Mauceri E., Taormina, Istituto Italiano Arti Grafiche, Bergamo, 1907.Cipolla Ciccio, C'era una volta Taormina ed il suo territorio , edizioni Poligrafico Palermo 1984G. Bellafiore, L'architettura in Sicilia (1415-1533), Palermo 1984Cigni , Taormina il Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, Societ� Messinese di Storia Patria,Messina 1996 Cipolla, C'era una volta Taormina ed il suo territorio, edizioni Poligrafico, Palermo 1984 A. Dillon, Interpretazione di Taormina, Societ� Editrice Internazionale (SEI) Ð Tipografia L.Merlino, 1948 Catania G. Di Stefano, Monumenti della Sicilia Normanna, Societ� Siciliana per la storia patria, Palermo1955 M. Giuffr�, Castelli e luoghi forti di Sicilia - XII- XVII secolo, Vito Cavallotto Editore, Palermo1980E. Mauceri, Taormina, Istituto Italiano Arti Grafiche, Bergamo 1907 .E. Maganuco, Problemi di datazione nell'architettura sicilianadel Medioevo - Ed. Universit�,Catania 1939 B. Ragno, Rapsodia della Storia di Taormina dalle origini al 1860, Editrice Giannotta Catania,Catania 1983G. Rizzo, Taormina e i suoi dintorni. Storia, Architettura, Paesaggio, Tipografia sicula Monaco eMollica, Catania 1902P. Rizzo, Tauromenion, Salvatore Sciascia Editore, Palermo 1983M. Tafuri, Problemi di critica e di datazione in due monumenti Taorminesi: Il palazzo dei Duchi diSanto Stefano e La Badia Vecchia, in Quaderni dellÕIstituto di Storia dellÕArchitettura - Facolt�di architettura, Roma 1962A. Venturi, Storia dell'arte Italiana, Torino 1927

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NUOVE TECNOLOGIE DI RILEVAMENTO APPLICATE AI CONTESTI URBANI: LA VIA DEGLI ARCHI A RANDAZZO.

Luca Colaiacovo

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Il repertare gli elementi di architettura ara-gonese presenti nella Val Demone con lapossibilit� di utilizzare nuove tecnologie eprocedimenti di rilievo, ha consentito atten-te riflessioni sulle esigenze e necessit� diuna documentazione e monitoraggio deibeni oggetto di studio ed, in genere, di ognitipologia di patrimonio storico architettoni-co ed archeologico.In questi ultimi decenni la ricerca scientificanel settore del rilevamento e della rappre-sentazione dei dati metrici rilevati, ottenuticon qualsiasi sistema, ha comportato tra-sformazioni rilevanti sulle modalit� e sulleprocedure relative al rilievo, una volta defi-nito Òa perfetta opera dÕarteÓ secondo con-cetti acclarati da secoli, portando allÕodiernadefinizione di rilievo ÒscientificoÓ. In particolare lÕutilizzo dello scanner laser3D consente di ottenere risultati oggettivi eprecisi in quanto essi, non essendo influen-zati dallÕoperatore, possono essere ottenutisimilarmente utilizzando la stesse attrezza-ture e parametri da operatori diversi. Ci�consente di considerare il processo di osser-vazione e misurazione del fenomeno ripeti-bile e, pertanto, ad alto valore di scientifici-t�, capace di restituire una rapida e precisarealizzazione di modelli tridimensionali(navigabili e misurabili), registrati ed elabo-rati attraverso sistemi informatici. Questoprocedimento comprende diverse tecnichedi visualizzazione dellÕoggetto rilevatoattraverso modelli di fedele simulazionepermettendo nuovi approcci ed approfondi-menti.Tali metodologie di rilevamento compren-dono ampi spettri applicativi1 di cui molto

rimane ancora da testare e normare. Essepermettono un utilizzo intensivo su unagrande variet� di casi: le distanze di ripresae il dettaglio, per le differenze di scala, con-sentono un impiego che va dai singolimanufatti agli interi contesti urbani edambientali.NellÕambito della ricerca sullÕarchitetturaaragonese in Sicilia � parso opportuno speri-mentare rilevamenti basati su tali tecnicheinnovative operando nello spazio urbanodel comune di Randazzo dove infatti parec-chi risultano gli elementi di pregio che risen-tono dellÕinfluenza aragonese: elementiarchitettonici significativi, inseriti nel lorocontesto per una definitiva e valida docu-

Accesso inferiore alla via degli Archi

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Luca Colaiacovo, Nuove tecnologie di rilevamento applicate a contesti urbani: la via degli Archi a Randazzo

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mentazione di tutto lÕinsieme, da registraree mettere a disposizione di future consulta-zioni e confronti.Randazzo fu la dimora prediletta dei princi-pi aragonesi che la scelsero come loro sedeper la sicurezza del sito e per lÕarea salubre:molte illustri famiglie aragonesi e messinesivi si trapiantarono costruendovi palazzi dinotevole prestigio che diedero alla citt� uncarattere monumentale. In particolare lÕattenzione della ricerca �stata concentrata sulla Ò via degli ArchiÓ,una strada che in questo contesto fa da filtrotra la chiesa di San Nicol�, con lÕampiopiano che la circonda e il resto della citt�.Questa via, larga meno di tre metri, � coro-nata da quattro archi in pietra lavica che sisuccedono tra loro a distanza regolare per

tutta la lunghezza della strada, per altromolto breve. Il primo, sul cui sfondo � ilcampanile di San Nicol�, � sormontato dauna finestra a bifora con archi acuti sorrettida una fine colonnina intermedia di pietrabianca che crea bicromia con la pietra lavica.LÕultimo arco � sormontato da una finestraad arco con accanto il fronte di un campani-le. Si parla di ÒfronteÓ perch� gli elementifungono soltanto da prospetto non avendon� le finestre una vera funzione di affaccion� il campanile una reale profondit�. Soloaccanto a questi, infatti, vi � un edificio chemostra i portoni del piano terra e la finestradel piano superiore con la stessa fattura del-lÕarco di accesso alla strada.Il motivo della particolare fattura di questastrada potrebbe stare nella funzione dÕin-

Accesso alla via degli Archi dalla piazza

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Il laser scanner 3D, modello Cyra 3000 con corredo diaccesssori

gresso dÕonore della nobilt� verso la chiesadi San Nicol� che, nel periodo degli arago-nesi, veniva frequentemente utilizzata comesede di riunioni del parlamento2.Nella piazza antistante si pu� osservare ilpiccolo edificio Palazzo Russo che trovasi inprossimit� della via degli Archi e di questane riprende i motivi architettonici in partico-lare nei materiali e nelle aperture superioricon bifore a sesto acuto divise da colonnine:tali aperture, contornate da scorie vulcani-che, sono formalmente unite tra loro tramiteuna fascia dello stesso materiale ripetendoinsieme con il contrasto della colonnina inpietra bianca lÕeffetto di bicromia. Tali costruzioni, come tante altre diRandazzo, seppure spesso mal ridotte,mostrano le linee nobilissime dellÕarchitet-tura del periodo della dominazione arago-nese, sicuramente il pi� florido per la storia

di questa citt�. Tali architetture risultanopertanto degne di attento studio e documen-tazione, oltre che di approfondimenti metri-ci e storici attraverso accurati rilievi.Occorre considerare che nel rilevamento3,con qualunque strumento o tecnica siaffronti, ci� che si ottiene ha comunque unvalore di documento e, come tale, acquistamaggiore importanza e significato tanto pi�sono testate, valide e riscontrabili le tecni-che, gli strumenti e le procedure utilizzateper ottenere, assemblare ed elaborare gli ele-menti rilevati. EÕ in questÕottica che oggiappare opportuna unÕapplicazione con stru-mentazione di ripresa a laser scanner 3D, icui dati ottenuti possano essere preferibil-mente affiancati e collegati da informazionifotogrammetriche4. Nel caso specifico � stato elaborato un pro-getto di ripresa che prevede la scansione

Veduta degli archi dallÕaccesso superiore

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della via degli archi inserita nellÕintero con-testo urbano, comprese ampie porzioni dipiazza S. Nicol�. Per effettuare tali ripresetale progetto5 prevede lÕutilizzo dello stru-mento della Leica Cyra 30006 , che consentedi un ampissimo angolo di ripresa7, unpasso minimo di 0,6 cm con errore minoredi 0,6 cm ad una distanza di 50 metri.Nella sua applicazione al rilevamento sinota come lÕutilizzo dello scanner laser 3Dmodifica sostanzialmente lÕapproccio alproblema della presa della misura tradizio-nale: esso, nello specifico, ha consentito lÕac-quisizione di 8.608.636 punti ad una preci-sione inferiore ai 0,6 cm, quantit� enorme,considerando il campo scansionato ed iltempo di circa due ore impiegato.Quindi dal punto di stazione scelto, ad unadistanza media di ripresa di circa 20 m, si �ottenuta lÕacquisizione di una quantit� ele-vatissima di punti tridimensionali sullasuperficie delle quinte soggette a rilievo,con il risultato di avere, a scansione ultima-ta, poche parti non rilevate (zone dÕombra)da integrare con le successive scansioni pre-viste o in fase di elaborazione dei dati.LÕacquisizione automatica dei punti in coor-dinate polari prima e trasformate in coordi-

nate cartesiane consente, attraverso un soft-ware opportuno, di verificare la ripresa intempo reale al monitor del computer manmano che questa viene effettuata.La grande quantit� di misure prelevataautomaticamente e senza alcuna distinzionesu tutta la superficie scansionata, ha dato unintervallo di scansione fra punti successividi m 0,01 con una precisione di misura sti-mata secondo i dati dello strumento in 0,3cm8. Il modello digitale che se ne � ricavato � unmodello discreto, Òintermedio fra realt� erappresentazioneÓ9 costituito da una nuvo-la di punti che descrive in maniera disconti-nua lo spazio reale. La procedura di prele-vamento dati metrici automatica, cos� comeavvenuto nel caso esposto, consente di ren-dere scientifica la misurazione, che, infatti,viene effettuata dallo strumento in assenzadÕintervento dellÕoperatore: lÕesperienza elÕosservazione del fenomeno misurato sonopertanto ripetibili a distanza di tempo dasoggetti diversi. La distanza fra due punti differenti effettua-ta con due scansioni, in tempi successivi,con punti stazioni diversi dar� risultati simi-lari, con lÕunica condizione data dalle carat-

Veduta dÕinsieme del modello discreto risultato della scansione

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Sopra: altra veduta dÕinsieme del modello discretoSotto: dettaglio della quinta sulla piazza

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Veduta di Palazzo Russo e, sotto, particolare del modello

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teristiche dello strumento.La spersonalizzazione della misurazione edella rappresentazione comporta un note-vole aumento di fedelt� documentale deidati tale da poter chiamare il modello dis-creto ottenuto ÒriproduzioneÓ. Nel caso inesame le immagini documentano la veridi-cit� delle considerazioni esposte. Tali ripro-duzioni di un organismo edilizio o di uncontesto urbano effettuate periodicamentepossono fedelmente documentare di voltain volta le trasformazioni avvenute, creandola possibilit� di monitorare accuratamentelÕoggetto documentato. I centri storici delle nostre citt� sono patri-moni riconosciuti ed apprezzati da tutti e,pertanto, risultano testimonianza ÒviventeÓdella mutevole storia e tradizione del nostroterritorio. La salvaguardia di tutto questopatrimonio deve essere affidata ad un conti-nuo monitoraggio preferibilmente con latecnologia del laser scanner 3D, in quantoad oggi la migliore a disposizione.EÕ possibile affiancare a queste metodologie

processi digitali in grado di restituire effica-ci e oggettive riproduzioni digitali tridimen-sionali capaci di fungere da base per identi-ficare e verificare esistenza ed entit� dimodifiche e trasformazioni attuate sul patri-monio da agenti antropici o naturali.Va infatti evidenziato come il rischio sismi-co, il dissesto idrogeologico, lo sviluppoedilizio, il degrado solo per citare alcunidegli agenti pi� aggressivi ed imprevedibili,rendano il patrimonio storico architettonicopotenzialmente e continuamente sottopostoa repentine e spesso imprevedibili trasfor-mazioni. Pertanto una sistematica cataloga-zione unita ad una fedele misurazione nepermette una fedele documentazione utiliz-zabile per monitorarne lo stato di usura,quantificarne il rischio, eventualmente ripa-rarne o ricostruirne parti pi� o meno ampieche in futuro risultino danneggiate odistrutte.Considerando pertanto il rischio che oggicorrono i numerosissimi elementi di pregioe valore storico presenti sul nostro territorio

Finestra bifora Particolare della colonnina in pietra bianca

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che compongono il nostro patrimonio archi-tettonico e monumentale, considerando chei tempi dÕintervento e la valutazione dellÕen-tit� del rischio non sono spesso in grado digarantirne la protezione, dato anche chemolti di essi non risultano neanche ad oggiindividuati e sottoposti a tutela, una meto-dica e approfondita catalogazione e docu-mentazione fedele che magari si basi sullenuove tecnologie di rilevamento potrebbecostituire un primo archivio documentari-stico alla base della loro salvaguardia evalorizzazione.

Veduta del prospetto della chiesa di S. Nicol�

NOTE

1 Cfr. L. Andreozzi (a cura di), Il laser scanner nel rilievo di architettura: la nostra esperienza, Ed. Il Lunario, Enna, 2003; R. Migliari(a cura di), Frontiere del rilievo, dalla matita alle scansioni 3D, Gangemi Ed., Roma, 2001; M. Docci (a cura di), Metodologie innovati-ve integrate per il rilevamento dellÕarchitettura e dellÕambiente, Gangemi Ed., Roma 2005.2 Cfr. G. Di-Blasi, LÕarchitettura in Sicilia, dai Normanni agli Aragonesi, Edizioni Clio, San Giovanni La Punta, 2003.3 Per le esatte definizioni cfr. con la Carta del rilievo del 2000. 4 Si intendono informazioni fotografiche con valenza metrica, nellÕaccezione pi� generale del termine.5 In figura si riportano le immagini di una scansione6 Si rimanda al sito www.cyra.com per maggiori dettagli tecnici.7 360¡ in orizzontale e 270¡ in verticale8 Stimata sulla base della distanza media e della qualit� delle superfici9 Tale modello � un simulatore del fenomeno reale, come tale la fedelt� e precisione � essenziale per lo sviluppo e la verifica dieventuali elaborazioni di modelli teorici.

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ELENCO SCHEDE

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Prov. Comune Oggetto Elemento Tipologia  A.R.CL Butera Municipio portale architettura 

civile2004

Caltanissetta Chiesa S.Maria degli Angeli portale architettura religiosa

2005

Caltanissetta Badia di S.Spirito cantoria architettura religiosa

2004

Gela ex chiesa di Santa Naria di Porto Salvo

portale architettura pubblica

2004

Gela Porta Marina portale architettura pubblica

Mazzarino Chiesa di S.Francesco di Paola volte costolonate

architettura religiosa

2004

Mussomeli Castello Manfredonico architettura pubblica

Mussomeli Castello Manfredonico portale architettura civile

Mussomeli Catsello Manfredonico ‐ cappella portale architettura religiosa

Mussomeli Castello Manfredonico finestra architettura civile

Mussomeli Castello Manfredonico ‐ Cappella volte architettura religiosa

2006

Mussomeli Castello Manfredonico volte architettura civile

2006

CT Aci San Filippo Chiesa di San Nicola portale architettura religiosa

2006

Acireale Chiesa di SantʹAntonio da Padova portale architettura religiosa

2006

Adrano Castello finestre e portali

architettura pubblica

2006

Adrano Castello cappella architettura pubblica

2006

Adrano ex chiesa s. Maria degli Agonizzanti

portali architettura civile

2006

Calatabiano Chiesa SS. Crocifisso chiesa architettura religiosa

2004

Caltagirone Convento di S. Maria di Gesù portale architettura religiosa

2006

Caltagirone Convento di S. Francesco dʹAssisi portale architettura religiosa

2006

Caltagirone Chiesa di S. Francesco dʹAssisi volte della sagrestia vecchia

architettura religiosa

2006

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Castiglione di Sicilia

Chiesa di S. Nicola portale architettura religiosa

2006

Catania Cappella tricora portale architettura pubblica

2004

Catania Cappella dellʹ antico Ospedale di San Giovanni in Fleres

portale architettura pubblica

2004

Catania Palazzo Platamone balcone architettura civile

2006

Linguaglossa Chiesa di S. Egidio portale architettura religiosa

2006

Mascalucia Chiesa di S. Antonio Abate portale architettura religiosa

2006

Mascalucia resti antica chiesa Santa Maria dellʹAnnunziata

portale architettura religiosa

2006

Militello Val di Catania

Chiesa di Santa Croce costoloni architettura religiosa

2006

Motta S. Anastasia

Castello finestre architettura pubblica

2006

Nicolosi Monastero San Nicolò l Arena (oggi sede Ente Parco dellʹEtna)

portale architettura religiosa

2006

Paternò Torre normanna Finestre bifore

architettura pubblica

2004

Paternò Chiesa di S. Maria della Valle di Josaphat di Gerusalemme 

Portali principale e laterale

architettura pubblica

2004

Paternò Chiesa e Convento di San Francesco

Portali e finestre

architettura pubblica

2004

Paternò Torre dei Falconieri (o dell’Itria) Finestre architettura religiosa

2004

Pedara  Basilica di Santa Caterina Alessandrina

portale e rosone

architettura religiosa

2006

Piedimonte Etneo

Chiesa di S. Michele di Fogliarino portale architettura religiosa

2006

Randazzo Casa Dilettoso facciata architettura civile

2006

Randazzo Palazzo Rumolo(oggi Fisauli) volta costolonata e monofore

architettura pubblica

2006

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

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Randazzo Casa Camarda decoro ad archetti trilobati

architettura civile

2006

Randazzo Casa di civile abitazione facciata architettura civile

2006

Randazzo Palazzo Lanza facciata architettura civile

2004

Randazzo Palazzo Clarentano (oggi Finocchiaro)

portale e finestre 

architettura civile

2004

Randazzo Chiesa di S. Martino campanile architettura religiosa

2004

Randazzo Chiesa di S. Vito portale architettura religiosa

2004

Randazzo Casa Cavallaro facciata architettura civile

2004

Randazzo Casa Romeo facciata architettura civile

2004

Randazzo Chiesa di S. Maria della Volta facciata architettura religiosa

2004

Randazzo Strada archi architettura pubblica

2004

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

Randazzo Casa di civile abitazione facciata architettura civile

2004

Randazzo Chiesa di S. Maria dellʹAgonia portale architettura religiosa

2004

Randazzo Palazzo Russo bifora architettura civile

2004

Randazzo Palazzo Scala facciata architettura civile

2004

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

Randazzo Casa Cipriotti portale architettura civile

2006

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

Randazzo Basilica di S. Maria portali architettura religiosa

2004

Randazzo Rovine del castello medioevale castello architettura militare

2004

Randazzo Casa Spitaleri finestra architettura civile

2004

100

Page 101: 145 - Aracne editrice · titolo Verso un repertorio dell’Architettura catalana, che per l’unità operativa 3 si distin-gueva con il sottotitolo Architettura Catalana in Sicilia,

Randazzo Casa di civile abitazione finestra architettura civile

2006

Randazzo Casa di civile abitazione portale architettura civile

2006

Randazzo Casa La Macchia finestra architettura civile

2006

Randazzo Casa La Piana finestra architettura civile

2006

Randazzo Monastero cirstercense fortificato di S. Maria la Stella di Spanò

portale architettura civile

2006

S. Maria di Licodia

Torre Arabo Normanna finestra, decorazioni murarie

architettura religiosa

2006

S. Maria di Licodia

Cappella di San Leone finestra architettura religiosa

2006

San Gregorio di Catania

Chiesa di San Filippo Argirò Facciata, portali

architettura religiosa

2006

Valverde Santuario di S. Maria di Valverde portale architettura religiosa

2006

Vizzini Chiesa Madre facciata architettura religiosa

2004

EN Agira Chiesa del SS. Salvatore aron ebraico architettura religiosa

2006

Agira Chiesa del SS. Salvatore finestre campanile

architettura religiosa

2006

Agira Chiesa di S. Filippo volta cappella laterale e finestre campanile

architettura religiosa

2006

Agira Chiesa di Santa  Maria Maggiore archi architettura religiosa

2006

Assoro Basilica di San Leone portico e portale dʹingresso laterale

architettura religiosa

2004

Assoro Basilica di San Leone volte  absidi e  cappelle laterali

architettura religiosa

2004

Assoro Basilica di San Leone tetto ligneo architettura religiosa

2004

Enna Torre‐campanile di San Giovanni Battista

facciata architettura pubblica

2006

101

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Enna  Porta Soprana o Porta Santa della Madrice

portale architettura religiosa

2006

Enna Chiesa Matrice absidi e transetto

architettura religiosa

2006

Enna Edificio di civile abitazione portale architettura civile

2006

Enna Edificio di civile abitazione portale architettura civile

2006

Enna Edificio di civile abitazione portale architettura civile

2006

Enna Torre di Federico finestra architettura militare

2006

Enna Torre‐campanile del Carmine o di Frate Elia

facciata architettura religiosa

2006

Enna Chiesa di San Tommaso campanile con finestre

architettura religiosa

2004

Enna Chiesa di San Francesco dʹAssisi torre campanile e finestre

architettura religiosa

2004

Enna Chiesa Madre abside porta del giubileo

architettura religiosa

2004

Enna Palazzo Pollicarini portali architettura civile

2004

Enna Palazzo Pollicarini arcate architettura civile

2004

Enna Palazzo Pollicarini  finestre architettura civile

2004

Enna Palazzo Pollicarini cornici architettura civile

2004

Nicosia Chiesa di San Nicola facciata occidentale

architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di San Nicola torre campanaria

architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di San Nicola portico settentrionale

architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di San Nicola soffitto ligneo architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di San Benedetto facciata architettura pubblica

2006

Nicosia Chiesa di San Francesco dʹAssisi portale architettura civile

2006

Nicosia Palazzo civile abitazione portale architettura civile

2006

102

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Nicosia Palazzo Speciale finestre trifora e bifora

architettura civile

2006

Nicosia Chiesa SantʹAntonio Abate archi architettura pubblica

2006

Nicosia Chiesa di Santa Maria portale architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di SantʹAgata portali architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa di San Michele Arcangelo portale laterale e finestre

architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa SS. Salvatore portali architettura religiosa

2006

Nicosia Chiesa SS. Salvatore portico e torre campanaria

architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Torre‐campanile della Chiesa del Carmine

facciata architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Chiostro del Convento del Carmine

portale architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Commenda Cavalieri di Malta portale architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Chiesa S.Martino di Tours portale architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Chiesa S.Martino di Tours portale architettura religiosa

2006

Piazza Armerina

Torre del Padre Santo portale architettura civile

2006

Piazza Armerina

Palazzo di civile abitazione portale architettura civile

2006

Piazza Armerina

Palazzo civile abitazione portale architettura civile

2006

Piazza Armerina

Palazzo di civile abitazione balcone architettura civile

2006

Piazza Armerina

Palazzo di civile abitazione scalinata architettura civile

2006

Piazza Armerina

Edificio di civile abitazione portale architettura civile

2006

Piazza Armerina

Castello architettura civile

2006

Piazza Armerina

Castello Aragonese intero edificio architettura militare

2004

103

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Piazza Armerina

Duomo (Chiesa dellʹAssunta) fronte laterale del campanile

architettura religiosa

2004

Sperlinga Castello finestra architettura pubblica

2006

Sperlinga Chiesa di S. Luca edicole architettura pubblica

2006

Sperlinga Civile abitazione finestra architettura civile

2006

ME Alcara Li Fusi Casa privata finestra architettura civile

2006

Alcara Li Fusi Casa privata finestra architettura civile

2006

Alcara Li Fusi Casa privata facciata architettura civile

2006

Alcara Li Fusi Chiesa del Rosario loggia architettura religiosa

2006

Alcara Li Fusi Ex Palazzo Vescovile portale architettura civile

2006

Alcara Li Fusi Chiesa Matrice facciata architettura religiosa

2006

Alcara Li Fusi Chiesa Matrice struttura muraria

architettura religiosa

2006

Alcara Li Fusi Chiesa Matrice campanile architettura religiosa

2006

Alcara Li Fusi Chiesa di San Pantaleone campanile architettura religiosa

2006

Brolo Castello costoloni architettura pubblica

2006

Brolo Castello finestra architettura pubblica

2006

Capizzi Chiesa Madre San Nicolò di Bari portale architettura religiosa

2006

Capizzi Chiesa Madre San Nicolò di Bari stemma architettura religiosa

2006

Castroreale Chiesa del SS. Salvatore facciata architettura religiosa

2004

Castroreale Chiesa del SS. Salvatore campanile architettura religiosa

2004

Castroreale Chiesa della Candelora portale architettura religiosa

2004

Castroreale Chiesa S. Maria e Gesù portico dʹingresso

architettura religiosa

2004

104

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Castroreale Chiesa S. Maria e Gesù portale architettura religiosa

2004

Castroreale Chiesa S. Maria e Gesù portale architettura religiosa

2004

Castroreale Chiesa S. Maria e Gesù costoloni architettura religiosa

2004

Castroreale Sconosciuto archi diaframma

architettura religiosa

2004

Castroreale Torre costoloni architettura pubblica

2006

Castroreale Torre edicola architettura pubblica

2006

Castroreale Chiesa  S. Marina portale architettura religiosa

2004

Ficarra Convento dei frati minori osservanti

archi diaframma

architettura pubblica

2006

Forza dʹAgrò ex Convento della Triade arco durazzesco

architettura pubblica

2004

Forza dʹAgrò Cattedrale torre campanaria, finestre

architettura religiosa

2004

Francavilla di Sicilia

Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

Francavilla di Sicilia

Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

Francavilla di Sicilia

Chiesa Madre archi diaframma

architettura religiosa

2006

Francavilla di Sicilia

casa di abitazione facciata architettura civile

2004

Francavilla di Sicilia

resti edificio adiacente Chiesa Madre

archi diaframma

architettura religiosa

2006

Francavilla di Sicilia

Palazzo contarado facciata architettura civile

2006

Francavilla di Sicilia

Pressi Palazzo contarado portale architettura civile

2006

Francavilla di Sicilia

Monastero francescano facciata architettura civile

2006

Francavilla di Sicilia

Convento SantʹAgostino portale 2004

Gaggi Chiesa San Sebastiano portale architettura religiosa

2006

Gaggi Chiesa di Kaggi portale 2006Messina Duomo facciata architettura 

religiosa2004

105

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Messina Duomo portale architettura religiosa

2004

Messina Duomo portale architettura religiosa

2004

Messina Duomo finestra architettura religiosa

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

palazzo architettura pubblica

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

portale architettura pubblica

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

portale architettura pubblica

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

costoloni architettura pubblica

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

costoloni architettura pubblica

2004

Messina Mon. di San Placido Calonerò (dai resti del cast.lo dei Vinciguerra)

portale architettura pubblica

2004

Messina Case Guglielmo finestra architettura civile

2006

Milazzo Castello di Milazzo palazzo architettura pubblica

2004

Milazzo Castello di Milazzo portale architettura pubblica

2004

Milazzo Castello di Milazzo portale architettura pubblica

2004

Milazzo Castello di Milazzo corte architettura pubblica

2004

Milazzo Castello di Milazzo archi di copertura

architettura pubblica

2004

Milazzo Castello di Milazzo scalinata architettura pubblica

2004

Militello Rosmarino

Chiesa di Santa Maria lo Brignolito

archi diaframma

architettura religiosa

2006

Montalbano Elicona

Castello palazzo architettura pubblica

2006

Montalbano Elicona

Castello cappella architettura pubblica

2006

106

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Montalbano Elicona

Chiesa di Santa Caterina chiesa architettura religiosa

2006

Montalbano Elicona

Chiesa di Santa Caterina portale architettura religiosa

2006

Montalbano Elicona

Chiesa di Santa Caterina costoloni architettura religiosa

2006

Montalbano Elicona

Chiesa Spirito Santo portale architettura religiosa

2006

Motta Camastra Chiesa SS. Annunziata portale architettura religiosa

2006

Naso Convento Minori Osservanti e Chiesa Santa Maria di Gesù

palazzo architettura religiosa

2006

Naso Convento Minori Osservanti e Chiesa Santa Maria di Gesù

portale architettura religiosa

2006

Novara di Sicilia

Chiesa di SantʹAntonio Abate portale architettura religiosa

2004

Pettineo Torre di Migaido struttura muraria

architettura civile

2006

Pettineo Torre di Migaido cappella architettura civile

2006

Pettineo Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

Raccuia Chiesa di San Pietro campanile architettura religiosa

2006

Raccuia (Raccuja)

Castello palazzo architettura pubblica

2006

Roccalumera Torre Saracena finestra e merlatura superiore

architettura pubblica

2004

Roccavaldina Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

Roccavaldina Castello portale architettura pubblica

2004

Rodì Milici Palazzo dei cavalieri di Malta portale architettura civile

2004

Rodì Milici Chiesa Santa Maria delle Grazie campanile architettura religiosa

2004

Rometta Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

San Marco dʹAlunzio

Chiesa Madre rosone architettura religiosa

2006

San Marco dʹAlunzio

Chiesa di San Basilio chiesa architettura religiosa

2006

107

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San Marco dʹAlunzio

Chiesa di SantʹAgostino portale architettura religiosa

2006

Santa Lucia del Mela

Chiesa della SS. Annunziata campanile architettura religiosa

2004

Santa Lucia del Mela

Castello palazzo architettura militare

2004

Savoca Casa Rizzo finestra architettura civile

2004

Savoca chiesa di San Michele Arcangelo portali architettura religiosa

2004

Savoca Duomo Portali dʹingresso, finestre laterali, campanile

architettura religiosa

2004

Scaletta Zanclea Castello Rufo Ruffo palazzo architettura civile

2004

Taormina Casa Floresta Portali interni e cortile

architettura civile

2004

Taormina Casa Sgroi Portale architettura civile

2004

Taormina Casa Sgroi Caprino portale architettura civile

2004

Taormina Casa Paternò portali esterno e interno

architettura civile

2004

Taormina Palazzo Ciampoli edificio architettura civile

2004

Taormina Chiesa di S. Agostino arcate ogivali e torre camp.

architettura pubblica

2004

Taormina Chiesa di S. Antonio Abate portale architettura religiosa

2004

Taormina Chiesa dei Santi Pietro e Paolo arcate e altare architettura religiosa

2004

Taormina Duomo portali laterali e rosoni

architettura religiosa

2004

Taormina Casa Panarello finestra sulla facciata

architettura civile

2004

Taormina Palazzo Corvaja portale ingresso 

architettura pubblica

2004

Taormina Palazzo Cacciola Gullotta Policina portale e finestre

architettura civile

2004

108

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Taormina Convento Santa Maria di Gesù portale architettura religiosa

2006

Taormina Casa Cutrufelli, Cartella, Lombardo

portale ed elementi

architettura civile

2006

Taormina Casa Cipolla, Bolognari, Staiti portale architettura civile

2006

Taormina Casa Arcidiacono, Valentino, Marzullo

finestre, bifora

architettura civile

2006

Tortorici Chiesa San Francesco chiesa architettura religiosa

2006

Tortorici Ruderi Convento Francescano finestra architettura religiosa

2006

Tortorici Chiesa S. Maria della Misericordia portale architettura religiosa

2006

Tusa Chiesa S. M. De Laurito (Mon.Benedettino) ‐ Antica Badia 

portale architettura religiosa

2004

Tusa Casa di abitazione portale architettura civile

2004

Tusa Chiesa Madre portale architettura religiosa

2004

Tusa Chiesa Madre campanile architettura religiosa

2004

Tusa Chiesa S. Giovanni campanile architettura religiosa

2004

Tusa Chiesa S. Nicolò campanile architettura religiosa

2004

Villa Le Palmare portale architettura civile

2006

109

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AREE SCIENTIFICO–DISCIPLINARI

Area 01 – Scienze matematiche e informatiche

Area 02 – Scienze fisiche

Area 03 – Scienze chimiche

Area 04 – Scienze della terra

Area 05 – Scienze biologiche

Area 06 – Scienze mediche

Area 07 – Scienze agrarie e veterinarie

Area 08 – Ingegneria civile e Architettura

Area 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione

Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche

Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

Area 12 – Scienze giuridiche

Area 13 – Scienze economiche e statistiche

Area 14 – Scienze politiche e sociali

Le pubblicazioni di Aracne editrice sono su

www.aracneeditrice.it

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Finito di stampare nel mese di novembre del 2007dalla tipografia « Braille Gamma S.r.l. » di Santa Rufina di Cittaducale (Ri)

per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma

CARTE: Copertina: Patinata opaca Bravomatt 300 plastificata lucida g/m2; Interno: Patinata opaca Bravomatt 115 g/m2. ALLESTIMENTO: legatura a filo di refe / brossura.