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Periodico dei Gruppi Archeologici d’Italia editore: Gruppi Archeologici d’italia - Sede legale e Redazionale: Via Baldo degli Ubaldi 168 - 00167 Roma (Rm) Tel.: 06 39376711 - Fax: 06 6390133 - www.gruppiarcheologici.org poste italiane Spa - Spedizione in a. p. - 4d.l. 353/2003 (conv. in legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - dCB - Roma Anno Vi - numero Vi novembre - dicembre 2010 Ricognizione, indagine stra- tigrafica e scavo di una Villa Romana in localita' Cocca- nile (Fe) GAR - CAmpo di piAn ConSeRVA la campagna di scavo 2010 re- stituisce una cava romana. Ri- pulite le tombe della zona d e C i CAmpi ARCHeoloGiCi eSTiVi 2010 dei GRUppi ARCHeoloGiCi d'iTAliA GAR CAmpo di FAleRii - ViA AmeRinA Scoperte nuove tombe alla ‘cappuccina’ e maestosi resti di un monumento a dado continua a pag. 2 La necropoli meridionale di Falerii Novi, lungo la via Amerina, è og- getto fin dal 1983 di un’assidua atti- vità di ricerca scientifica, gestione e valorizzazione del patrimonio ar- cheologico, nonché esempio bril- lante di quello che può essere la cooperazione umana in ambienti squisitamente eterogenei sia per na- zionalità sia per estrazione socio- culturale. La ricerca scientifica viene effettuata ogni anno. In estate sul campo con gli scavi archeologici e in inverno con la catalogazione dei materiali e le ricognizioni sul territorio del- l’Agro Falisco. Gli scavi in questi anni hanno interessato le località di Cava Foce, Tre Ponti e Cavo degli Zucchi. La necropoli ivi compresa copre un arco cronologico con un excursus dalla II metà del III secolo a.C. al III secolo d.C. Il G.A.R. è una presenza ormai co- stante nell’area e contribuisce in ma- niera sostanziale a mantenere l’area fruibile alla cittadinanza; pur nella penuria e nella difficoltà di reperire finanziamenti. Tra le tante attività si compie sempre una politica di puli- zia atta alla conservazione dei mo- numenti, i quali altrimenti verrebbero in poco tempo inghiot- titi dalla natura. Sempre nell’ottica delle attività svolte, ruolo non secondario, ai fini della valorizzazione dei luoghi, sono le conferenze pubbliche che si ten- gono ogni estate nella sede di Pa- lazzo Ridolfi. nonché altre manife- stazioni dell’estate Corchianese che consentono al G.A.R. di mostrare la propria presenza sul territorio anche alla cittadinanza meno attenta. I gruppi di volontariato altamente specializzato, come nel caso del G.A.R., hanno dei punti di forza ri- spetto agli altri scavi archeologici. I membri sono spesso archeologi, al- cuni esperti altri in erba, o appassio- nati con l’esperienza di anni di lavoro sul campo, senza dimenticare la folta schiera di partecipanti che ogni anno vengono a mettere alla prova le loro capacità mossi da una sana curiosità verso il passato. Il fatto di non avere a disposizione mezzi illimitati o personale specia- lizzato implica la necessità di dover sviluppare un meccanismo organiz- zativo estremamente disciplinato. Attenzione globale per quanto ri- guarda la preparazione dello scavo, ma anche personale in quanto ogni membro esperto dovrà svolgere il proprio operato e vigilare sul lavoro altrui. Il lavoro di squadra consente lo scambio di esperienze umane e la- vorative di tutte le parti in gioco; sia sul piano metodologico-didattico sia sul piano interpersonale. In questi ultimi anni l’equipe del campo di Falerii-via Amerina si è completamente rivitalizzata sia per l’ingresso di nuove leve sia soprat- tutto per l’intesa stretta con il Co- mune di Corchiano dove dal 2008 è situata la nuova sede operativa. In particolare il Sindaco Dott. Bengasi Battisti sta promuovendo progetti ed iniziative che promettono inte- ressanti sviluppi per il prossimo fu- turo. La sede operativa dell’Agro Falisco si è spostata dal Casale Montemeso, che molti dei “veterani” ricorde- ranno, alle nuove strutture messe a disposizione dal Comune di Cor- chiano. In pieno centro storico è si- tuato Palazzo Ridolfi, edificato dalla famiglia fiorentina nel 1550. Nella campagna corchianese si incontra Casale Ridolfi, altro complesso di edifici adibiti all’accoglienza dei vo- lontari. Situato nei pressi della via Amerina, è senza dubbio in una po- sizione geografica estremamente funzionale sia per le campagne di scavo sia per le ricognizioni poiché i dintorni sono disseminati di aree di interesse archeologico. Gli interventi più importanti a Cor- chiano sono stati le aperture di 2 saggi di scavo a due diverse altezze della Via Amerina Corchinese: i saggi di scavo in Località Casti- glione e Contrada Musalè, a cui si

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Periodico dei Gruppi Archeologici d’Italiaeditore: Gruppi Archeologici d’italia - Sede legale e Redazionale: Via Baldo degli Ubaldi 168 - 00167 Roma (Rm)

Tel.: 06 39376711 - Fax: 06 6390133 - www.gruppiarcheologici.org

poste italiane Spa - Spedizione in a. p. - 4d.l. 353/2003 (conv. in legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - dCB - Roma

Anno Vi - numero Vi

novembre - dicembre

2010

Ricognizione, indagine stra-

tigrafica e scavo di una Villa

Romana in localita' Cocca-

nile (Fe)

GAR - CAmpo di piAn ConSeRVA

la campagna di scavo 2010 re-

stituisce una cava romana. Ri-

pulite le tombe della zona d e C

i CAmpi ARCHeoloGiCi eSTiVi 2010 dei GRUppi ARCHeoloGiCi d'iTAliA

GAR CAmpo di FAleRii - ViA AmeRinA

Scoperte nuove tombe alla ‘cappuccina’ e maestosi resti diun monumento a dado

continua a pag. 2

La necropoli meridionale di FaleriiNovi, lungo la via Amerina, è og-getto fin dal 1983 di un’assidua atti-vità di ricerca scientifica, gestione evalorizzazione del patrimonio ar-cheologico, nonché esempio bril-lante di quello che può essere lacooperazione umana in ambientisquisitamente eterogenei sia per na-zionalità sia per estrazione socio-culturale.La ricerca scientifica viene effettuataogni anno. In estate sul campo congli scavi archeologici e in invernocon la catalogazione dei materiali ele ricognizioni sul territorio del-l’Agro Falisco. Gli scavi in questianni hanno interessato le località diCava Foce, Tre Ponti e Cavo degliZucchi.La necropoli ivi compresa copre unarco cronologico con un excursusdalla II metà del III secolo a.C. al IIIsecolo d.C.Il G.A.R. è una presenza ormai co-stante nell’area e contribuisce in ma-niera sostanziale a mantenere l’areafruibile alla cittadinanza; pur nellapenuria e nella difficoltà di reperirefinanziamenti. Tra le tante attività sicompie sempre una politica di puli-zia atta alla conservazione dei mo-numenti, i quali altrimentiverrebbero in poco tempo inghiot-titi dalla natura. Sempre nell’ottica delle attivitàsvolte, ruolo non secondario, ai finidella valorizzazione dei luoghi, sonole conferenze pubbliche che si ten-

gono ogni estate nella sede di Pa-lazzo Ridolfi. nonché altre manife-stazioni dell’estate Corchianese checonsentono al G.A.R. di mostrare lapropria presenza sul territorio anchealla cittadinanza meno attenta.I gruppi di volontariato altamentespecializzato, come nel caso delG.A.R., hanno dei punti di forza ri-spetto agli altri scavi archeologici. Imembri sono spesso archeologi, al-cuni esperti altri in erba, o appassio-nati con l’esperienza di anni dilavoro sul campo, senza dimenticarela folta schiera di partecipanti cheogni anno vengono a mettere alla

prova le loro capacità mossi da unasana curiosità verso il passato. Il fatto di non avere a disposizionemezzi illimitati o personale specia-lizzato implica la necessità di doversviluppare un meccanismo organiz-zativo estremamente disciplinato.Attenzione globale per quanto ri-guarda la preparazione dello scavo,ma anche personale in quanto ognimembro esperto dovrà svolgere ilproprio operato e vigilare sul lavoroaltrui.Il lavoro di squadra consente loscambio di esperienze umane e la-vorative di tutte le parti in gioco; sia

sul piano metodologico-didatticosia sul piano interpersonale. In questi ultimi anni l’equipe delcampo di Falerii-via Amerina si ècompletamente rivitalizzata sia perl’ingresso di nuove leve sia soprat-tutto per l’intesa stretta con il Co-mune di Corchiano dove dal 2008 èsituata la nuova sede operativa. Inparticolare il Sindaco Dott. BengasiBattisti sta promuovendo progettied iniziative che promettono inte-ressanti sviluppi per il prossimo fu-turo.La sede operativa dell’Agro Faliscosi è spostata dal Casale Montemeso,che molti dei “veterani” ricorde-ranno, alle nuove strutture messe adisposizione dal Comune di Cor-chiano. In pieno centro storico è si-tuato Palazzo Ridolfi, edificato dallafamiglia fiorentina nel 1550. Nellacampagna corchianese si incontraCasale Ridolfi, altro complesso diedifici adibiti all’accoglienza dei vo-lontari. Situato nei pressi della viaAmerina, è senza dubbio in una po-sizione geografica estremamentefunzionale sia per le campagne discavo sia per le ricognizioni poichéi dintorni sono disseminati di areedi interesse archeologico. Gli interventi più importanti a Cor-chiano sono stati le aperture di 2saggi di scavo a due diverse altezzedella Via Amerina Corchinese: isaggi di scavo in Località Casti-glione e Contrada Musalè, a cui si

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Anno Vi - numero Vi2

sta aggiungendo un terzo saggio trai due funzionale a divenire il traitd’union tra i due scavi in vista dellamusealizzazione dell’area. Le evi-denze archeologiche in questi sitinon raggiungono la monumentalitàdi Cavo Zucchi e Tre Ponti ma no-nostante questo in Contrada Musalèsi sono conservate tracce di una pic-cola necropoli all’interno di una ta-gliata della via Amerina. Spiccano iresti di quello che sembra esserestato un monumento a dado mentrei materiali rinvenuti, d’epoca ro-mana repubblicana e imperiale, ri-conducono alla presenza di tombe“alla cappuccina”. Purtroppo lastratigrafia del sito impone la pru-denza in quanto completamentesconvolta da lavori di scasso agri-colo per l’impianto degli estesi noc-cioleti che caratterizzano la zona;pertanto solo con il prosieguo delloscavo si potrà avere un quadro piùpreciso della situazione. Per questo tratto della via Amerinai volontari stanno studiando un cen-tro museale teso alla valorizzazione,fortemente voluto dall’amministra-zione comunale, e che intende isti-tuire un percorso museale tra i duemonumenti naturali di Corchiano, il

Parco delle Forre e l’oasi WWF diPian Sant’Angelo. L’obiettivo èquello di proporre un itinerario di-dattico in modo da rendere più ac-cessibile e godibile il monumentostorico esaltando al massimo le evi-denze archeologiche rinvenute.I nuovi sforzi nel settore corchia-nese non hanno comportato l’ab-bandono delle ricerche a Cavo degliZucchi, in particolare nella zonadella Tomba 51, area di rilevante in-teresse archeologico. La Tomba 51,datata tra la fine del IV e gli inizi delIII a.C., è una tomba a camera conun piccolo vestibolo in antis davantialla quale si apre, alla destra dell’in-gresso, una cavea teatrale funzionaleallo svolgimento dei ludi funebri.Questa struttura venne successiva-mente sfruttata per appoggiarvi laspalla N del ponte sul Fosso Mag-giore funzionale alla via Amerina eche sembra essere crollato tra la finedel XVIII e la fine del XIX secolo.In questi ultimi anni è stato effet-tuato lo scavo degli strati di crollodel ponte, che avevano colmatoquasi completamente lo spazio dellacavea e quello al di sotto di essa.Questo scavo è costato ingentisforzi, sia dal punto di vista logistico

sia da quello tecnico. La campagnadi scavo dell’estate 2010 ha con-cluso le indagini ed è, quindi, ini-ziata la fase di studio che porteràalla pubblicazione dei dati raccolti.Proprio in questo momento di de-cisa crisi istituzionale nei confrontidella gestione e della valorizzazionedei Beni Culturali risultano ancorapiù importanti gli sforzi fatti daigruppi di volontariato in collabora-zione con le istituzioni locali. La campagna dell’estate 2011 prevededi continuare lo scavo nel settore diContrada Musalè a Corchiano e ri-prendere i lavori, fermi dal 2007, aCavo degli Zucchi oltre le Tombe 170e 171 per riportare alla luce l’ultimotratto della via Amerina all’internodella grande tagliata.Nell’ultimo anno si è anche provve-duto a incrementare le ricognizioninel territorio corchianese per cono-scerne le testimonianze e indivi-duare aree a forte rischioarcheologico nelle quali potrà esserepossibile intervenire con i mezzi adisposizione.Il progetto più importante che si hain prospettiva riguarda lo scavo diun’area probabilmente santuarialenei pressi del centro storico di Cor-

chiano. Il sito è stato individuatodurante degli scavi preventivi e pre-senta interessanti somiglianze con leben note aree monumentali di Cellea Falerii Veteres e di Narce. Si pre-sume che l’area fosse adibita a zonasantuariale con particolare atten-zione alle acque, per le proprietà te-rapeutiche e fecondanti che i fedelisollecitavano con doni votivi fittiliriproducenti organi genitali e variealtre parti del corpo umano; ritualitàassai diffusa nell’ambiente italico delprimo millennio a.C..Le prospettive sono decisamente sti-molanti; la determinazione dell’equipeG.A.R. del campo di Falerii-via Ame-rina è forte; così come l’appoggiodell’amministrazione comunale cor-chianese; senza dimenticare il benepla-cito della Soprintendenza. Si sperache i lavori verranno avviati quantoprima; ma senza l’appoggio econo-mico di altri enti pubblici o di pos-sibili fondazioni private, saràdifficile che questo possa accadere.Tuttavia è proprio nei momenti dicrisi che diventa necessario aumen-tare gli sforzi di tal genere. Noi volontari siamo pronti anche aquesta nuova sfida.

Nicolò Donati

La campagna di scavo nella necrop-oli di Pian Conserva si è svoltacome di consueto su due fronti.Il primo ha visto impegnati i volon-tari nello scavo della tagliata etruscadella zona D della castellina, mentreil secondo gruppo di lavoro ha ef-fettuato la ripulitura di 6 sepoltureetrusche: la PC 96 e 108 sul latosinistro della tagliata nella zona D e4 tumuli della zona C.Proseguendo il lavoro già iniziatonell’anno precedente sul lato destro

della tagliata in prossimità è venutaalla luce una cava probabilmente dietà romana e coeva alla limitrofavilla. Nella zona indagata, rimossigli strati superficiali, sono venutialla luce tre fori sul banco tufaceo,sicuramente da ricondurre ad un in-tervento antropico di età incerta.Inizialmente sia per le dimensioniche per la regolarità della struttura,sembrava si trattasse di unanuova sepoltura, ma dati archeo-logici, tra cui segni circolari lasciati

dagli operai al lavoro, hanno di-mostrato che la zona era interessatadall’estrazione di blocchi di varie di-mensioni e di forma rettangolare.Non è stato ancora possibiledefinire le dimensioni di tale strut-tura, né si può affermare concertezzache la cava sia sorta su qualchepreesistente sepolcro etrusco.L’attività di scavo condotta daivolontari ha inoltre evidenziato lapresenza di numerosi frammenti

ceramici e laterizi, tra cui un fondo,tre bordi e due manici di età ro-mana.Dopo la ripulitura della zona D edella zona C, le tombe sono staterestituite alla fruizione del pubblico.Inoltre è possibile scorgere tra lenuove sepolture riportate alla luce,una piccola tagliata limitrofa allacava, che per molti secoli era statadimenticata sotto un fitto manto divegetazione.

GAR - CAmpo di piAn ConSeRVA

la campagna di scavo 2010 restituisce una cava romana.Ripulite le tombe della zona d e C.

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Anno Vi - numero Vi 3

L’impegno profuso nei mesi scorsidal Gruppo Archeologico “PaoloOrsi” di Soverato nel tentativo disalvare l’antica “Torre Ravaschiera”di Satriano M. na (CZ) ha dato isuoi buoni frutti, almeno a giudicaredalla classifica appena pubblicata dalFAI (Fondo Ambiente Italiano) che,in occasione del suo quinto censi-mento, si è fatto promotore dell’or-mai celebre iniziativa “I Luoghi delCuore”, volta alla segnalazione ed alrecupero dei beni culturali ed am-bientali poco conosciuti o in statodi incuria.L’instancabile opera di sensibilizza-zione e raccolta firme intrapresa daisoci tutti, ha infatti portato ad unambitissimo 12° posto nella clas-sifica nazionale, su ben 14.555 lo-calità segnalate e, addirittura, alprimo posto nella classifica re-gionale, per un totale di 8.493sottoscrizioni.La soddisfazione dei promotori, diquanti hanno aderito alla campagnacon le proprie firme e dello stessoComune di Satriano - che ha patro-cinato l’iniziativa - è alimentata dallaconcreta possibilità di convogliare,in virtù di un risultato così eclatante,l’attenzione del FAI ed il contributoeconomico messo a disposizionedalla Banca Intesa S. Paolo, verso uncelere progetto di restauro e recu-pero della torre e del suo intornopaesaggistico. Non a caso, infatti, la scelta di se-gnalare proprio questo edificio, tra itanti bisognosi di tutela e valorizza-zione nel comprensorio calabrese dipertinenza, si spiega prima di tuttoper via del pessimo stato di conser-vazione in cui versa attualmente –ad imminente rischio crolli ed infe-stato dalla vegetazione e dalla spaz-

zatura – in secondo luogo, in rela-zione al significato che lo stesso as-sume in rapporto al territorio in cuiè situato, in quanto simbolo di rac-cordo tra i centri abitati della costae quelli dell’entroterra, nonché an-tico punto d’osservazione sul MarIonio e sulle civiltà che dal mareprovenivano.La Torre Ravaschiera, così come lamaggior parte delle torri di architet-tura vicereale (1500-1730), adotta latipologia costruttiva tipica del-l’epoca, che ne rende immediata-mente riconoscibile la cronologia diedificazione, ovvero, l’impostazionesu base quadrata. L’ingresso alla torre è posto, comedi norma, molto in alto: vi si accededa una scaletta che, all’epoca, do-veva terminare in un piccolo pontelevatoio. Sulle facciate si aprono nu-merosi piombatoi (ciascuno dei foriattraverso i quali si lasciava caderesul nemico olio bollente o sassaiole).L’interno consta di quattro ambientisovrapposti, ai quali si accedeva permezzo di scale di legno amovibili,coperti da un sottotetto a capriate,ormai completamente crollato in se-guito alle forti piogge che si sonosusseguite dal settembre 2009 adoggi.Annesso alla torre è stato aggiuntosuccessivamente, intorno alla finedel XIX sec., un frantoio ad acqua,com’è facilmente desumibile dallatipologia, dai resti lignei della mac-china ad acqua e del muro di cana-lizzazione, oltre che dall’unicamacina superstite.Alla luce degli elementi strutturali edella documentazione conservatanegli archivi di riferimento, si evinceche la Torre Ravaschiera appartienealla tipologia funzionale cosiddetta

“cavallara”, cioè di allarme. Il ter-mine deriva dall’impiego di uominia cavallo, incaricati di percorrere incoppia il tratto di costa assegnatoloro tra una torre e l’altra, avvisandodell’eventuale pericolo i “torrieri”mediante il suono dei corni in lorodotazione, o sparando colpi d’archi-bugio. Confidiamo che la partecipazionecorale all’iniziativa di tutela ed il ri-sultato ottenuto diano uno slanciopropulsivo all’interessamento del

lA ToRRe RAVASCHieRA di SATRiAno è il “lUoGo

del CUoRe” più VoTATo in CAlABRiA

FAI, proiettando l’indagine su unambito territoriale più ampio, inmodo da offrire spazio ad ulterioriapprofondimenti ed al necessariointervento di restauro conservativoe valorizzazione.

Raffaele Riverso

Gruppo archeologico “ Paolo Orsi”

dei Gruppi Archeologici d’Italia

L’appello è stato pubblicato sul n.

01/2010 di Nuova Archeologia

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Anno Vi - numero Vi4

GRoTTA pAGliCCi: è inTeReSSe di TUTTo il TeRRiToRiopReSeRVARe qUeSTo pATRimonio UniCo nel SUo GeneRe

Il 12 novembre 2010 dopo la pre-sentazione del docu-film sulleindagini archeologiche condotte aGrotta Paglicci tenutasi a Siena loscorso 10 novembre 2009, restanoaccesi i riflettori sulla valorizzazionedi questo importante “tesoro” dellanostra terra. Ad affermarlo è in unanota congiunta il Commissario delParco, Stefano Pecorella e il Co-mune Rignano Garganico.

“Il Parco Nazionale del Garganonon ha concluso la sua azione suGrotta Paglicci – ha dichiarato ilCommissario Pecorella-. Certa-mente la prestigiosa cornice dell’Ac-cademia dei Fisiocritici di Siena, cheha ospitato la presentazione ufficialedel filmato che narra il prezioso la-voro della Prof.ssa Ronchitelli e delsuo staff, rappresenta un impor-tante momento di promozione e divalorizzazione di uno dei siti arche-ologici più importanti d’Europa. Lapresenza a Siena, oltre alle Isti-tuzioni, anche del presidente delCentro Studi Paglicci EnzoPazienza, è stata importante perconsolidare l’asse sul quale operanotutti coloro i quali hanno a cuore lesorti di Grotta Paglicci. Possoquindi affermare con serenità chel’attività di salvaguardia di questobene oggi riparte su nuove basi”.

“E’ di qualche giorno fa – haproseguito il Commissario Pecorella– la notizia del ripristino del con-tributo ordinario agli enti parconella sua intera forma e non più al50%. Stiamo effettuando le oppor-tune verifiche, congiuntamente alComune di Rignano Garganico, per

piena convergenza di intenti tra il parco nazionale del Gargano e il Comune di Rignano Garganico. punto di partenza: la conservazione e la valorizzazione del sito archeologico.

la costituzione di un Tavolo Tecnicoche possa dare il definitivo avvio alleattività finalizzate ad una maggiorefruizione del Polo Museale e delCentro Visite realizzati dal Parco delGargano e dare nuovo slancio alleattività di ricerca coordinate dallaProf.ssa Ronchitelli dell’Universitàdegli Studi di Siena, di concerto conla competente Soprintendenza”.

“Occorre ragionare in un’ottica disistema – sottolinea AntonioGisolfi, il giovane e deciso Sindacodi Rignano Garganico –. E’ questoil filo logico che sta guidando lenostre azioni per la salvaguardia el’ulteriore valorizzazione del sito diGrotta Paglicci, consentendo laprosecuzione delle ricerche. Perpoter preservare questo bene e ren-derlo fruibile anche dallegenerazioni future, occorre unpiano complessivo di salvaguardiadell’intera area dove è ubicata lagrotta, situata su un terreno carsicoche per sua stessa natura presenta

delle criticità geomorfologiche”.

Grotta Paglicci è nota agli studiosiperché, per migliaia e migliaia dianni, gruppi preneandertalianiprima (fra 250 e 130mila anni fa) eantichi sapiens poi (fra 36 e11milaanni fa) hanno occupato la grottaripetutamente, lasciando le traccedelle loro attività: strumenti di selcee d’osso, resti di pasto, evidenze abi-tative (focolari, aree di accumulo diossa), ornamenti. Una sequenzastraordinaria, lunga millenni, che il-lustra l’evoluzione tecnologica e cul-turale di queste antiche popolazionie insieme le trasformazioni dell’am-biente circostante il sito durante leultime fasi glaciali. Non solo: la grotta, situata inun'area di difficile accesso, conserval'unica testimonianza nota in Italiadi pitture parietali paleolitiche, duecavalli e alcune mani risalenti a circa20mila anni fa. A cui si aggiunge ilrinvenimento, a più livelli, di unatrentina di pietre e ossa con inci-sioni artistiche raffiguranti animali emotivi geometrici e di due sepolturedi sapiens fra le più antiche rin-venute in Europa.Per tutte queste ragioni il sito arche-ologico è oggetto di ricerche daoltre quarant’anni. Indagini con-dotte dall’Università di Siena, primofra tutti il prof. Arturo Palma diCesnola, in collaborazione con la lo-cale Soprintendenza per i BeniArcheologici. Fino ad oggi sonostati recuperati quasi 40000 repertitra cui dipinti parietali di cavalli (duepiccoli e uno grande), improntepositive e negative di mani, scheletriumani, focolari, strumenti litici,oggetti d'arte mobiliare (il graffito

più antico, rappresentante unostambecco, viene datato a circa22.000 anni fa). La Grotta Paglicci èfondamentalmente un sito di scavoe di studio. La presenza di un deter-minato e delicatissimo microclimaal suo interno non consentepurtroppo la fruizione di massa daparte dei visitatori, dal momentoche un’eccessiva presenza antropicacauserebbe un aumento della tem-peratura e dell’umidità all’internodella Grotta che potrebbe causare laperdita irrimediabile dei graffitistessi.

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Joshua Cesa (Friuli)Antonio Filippi(Sicilia)

Giampiero Galasso (Camp.)Marco Mengoli (Lazio)

Pietro Ramella (Piemonte)Leonardo Lo Zito (Basilic.)

Redazione RomaGianfranco Gazzetti

Fiorella AcquaGiulia Carozza

Alda PintonLucia Spagnuolo

Manuel Vanni

Hanno collaboratoCarla Conti

Nicolò Donato Raffaele Riverso

Autorizzazionen. 18/2005 Trib. di Roma

GRuPPO ARcheOLOGIcO TOLeRIeNse MuseO ARcheOLOGIcO DeL TeRRITORIO TOLeRIeNse

IIl giorno 25 settembre 2010 è venuto a mancare, dopo lunga malattia,Anacleto carpino. e’ doveroso, da parte nostra, esprimere un salutopubblico per rendere nota a tutti una persona che, con semplicità edumiltà, ha messo a disposizione il sua operato quotidiano, in nomedell’impegno civile, contribuendo allo sviluppo e miglioramento dellanostra comunità. Anacleto è stato il segretario del Gruppo ArcheologicoToleriense ed uno dei più assidui collaboratori volontari della strutturamuseale.chi ha avuto la fortuna di conoscere Anacleto ne ha potuto apprezzarele doti di grande umanità, gentilezza e disponibilità verso gli altri.Noi gli siamo fortemente riconoscenti per tutto quello che ha dato alvolontariato con il nostro Gruppo e con il Museo, ma soprattutto perquello che ci ha insegnato come persona. Grazie Anacleto, un forte ab-braccio ideale da tutti noi.

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Anno Vi - numero Vi 5

nello, il GUeRRieRo di neTTUnosorprendente ritrovamento sul litorale laziale: una sepoltura con dentro un uomo, delle armi e la punta della freccia che l'ha ucciso."Nello", il guerriero di Nettuno nella tomba di tremila anni fa. Potrebbe essere il corrispettivo di "Oetzi", la mummia del similaum.

RASSEGNA STAMPA

ROMA - Lo chiamano "Nello",come il carabiniere che l'ha scopertoil 16 maggio scorso nell'area delpoligono militare di Torre Astura,presso Nettuno, a pochi metri dalmare. Alto quasi un metro e settantacentimetri, potrebbe essere stato uc-ciso da una freccia fatale scagliatacontro il suo costato, come quellaritrovata accanto al suo corpo. E' ilguerriero preistorico datato al IIImillennio a. C. con uno scheletro inperfetto stato di conservazione, rin-venuto in una tomba a fossa in-sieme al suo corredo funebreformato da due pugnali con lama inselce di undici e quattordici cen-timetri, una punta di freccia di selcee sei vasi in ceramica tutti integri. A presentare l'eccezionale scoperta,oggi presso il comando CarabinieriTutela patrimonio culturale, il co-mandante Raffaele Mancino, la so-praintendente archeologica delLazio Marina Sapelli Ragni e il re-sponsabile archeologico dell'areaFrancesco Di Mario. Anche il Lazioha il suo "Uomo di Similaun", percitare la famosa mummia dell'uomodel ghiaccio, che al momento apparequasi contemporanea di "Nello". La scoperta ha dell'incredibile. Loscheletro è stato trovato in una mac-chia mediterranea incontaminatama anche in balia delle mareggiate edelle erosioni marine, durante unadelle sistematiche attività di con-trollo delle aree archeologiche. "Sta-volta stavamo controllando la zonacostiera del Lazio - racconta Raf-faele Mancino - l'equipaggio in eli-cottero dall'alto e la pattuglia a piedi.L'occhio esperto ha individuato unafenditura nel terreno che ci ha in-sospettito: forse uno scavo clandes-tino, invece era l'erosione dell'altamarea che aveva scoperto la fossadella tomba. Siamo stati tempestivi;un ritardo e le maree dell'estateavrebbero distrutto tutto". Al mo-mento del rinvenimento, loscheletro e i reperti erano comple-tamente immersi nell'acqua marina.Il recupero e stato quasi una corsacontro l'alta marea. Di Mario sottolinea: "L'area erasoggetta a mareggiate. Molte ossasono state spostate in modo innat-urale proprio dalle onde del mare.Tant'è che lo scheletro, seppur com-pleto, manca dei piedi, perché eranoverso il mare e la mareggiata l'hatrascinati via". E aggiunge: "Letombe di quel periodo sono a botti-cella, ma questa è stata trovata a

fossa probabilmente scoperchiatadall'erosione del mare". E' la sepoltura di un uomo, come in-dicano le ossa del bacino, oltre aidue pugnali e la freccia di selce. Laforma della tomba è ovaloide dicirca 180 centimetri di lunghezza eun metro di larghezza scavata nel-

l'argilla. Sulla datazione avverte lasopraintendente: "Ad una primaanalisi è riferibile all'eneolitico, fasetra neolitico e bronzo, conosciutaanche come età del rame - raccontaMarina Sapelli Ragni - periodo at-testato in Italia seppur con rari es-empi. Oggi i primi confronti sonocon le tombe del Gaudo a Paes-tum". Ma il pensiero vola immediato aOetzi, l'uomo di Similaun: "Sonocontemporanei, Oetzi è propria-mente del neolitico, Nello del-l'enelotico, ma gli studiantropologici verificheranno più neldettaglio la datazione", avverteSapelli Ragni. D'interesse, gli ele-menti del corredo, sei vasi in ceram-ica disposti intorno al corpo, dovespicca il grande vaso a fiasco vicinoai piedi. Proprio il vaso richiama lesomiglianza con la cultura delGaudo. E conferma che il Lazio fosse unpunto d'incontro e di flussi migra-tori. "Nettuno - dice Di Mario - èun territorio frequentato fin dal pa-

leolitico ma anche molto abitatonell'età del bronzo. Questo ritrova-mento apre un capitolo nuovo cheaggiorna le carte archeologica delcomune". Lo scheletro verrà trasfer-ito nel laboratorio del Santuario diErcole vincitore a Tivoli per esseresottoposto a indagini antropo-logiche, insieme al corredo che saràrestaurato. E per il futuro museale del guerriero"Nello", l'assessore alla Cultura delComune di Nettuno, GiampieroPedace rivendica la pertinenza aNettuno: "Noi abbiamo il ForteSangallo, struttura museale che giàraccoglie testimonianze antiche delterritorio e sarebbe la cornice piùidonea e perfetta". Dopo l'impor-tante scoperta, la sopraintendenza,d'accordo col reparto dei cara-binieri, sta setacciando l'area perverificare la presenza di unanecropoli.

Laura Larcan(da Repubblica.it del 31 luglio 2009)

Fra il 15 luglio e il 4 agosto 2010, inlocalità Coccanile - Canale Andio,nel Comune di Copparo (FE), èstata condotta una breve campagnadi scavo per verificare la consistenzaarcheologica di un’area nota da al-cuni anni grazie alle segnalazioni diun gruppo di volontari di Ro, poi di-venuti membri del Gruppo Arche-ologico Ferrarese.Le indagini stratigrafiche, preceduteda una rapida fase di ricognizioni,sono state condotte sul campo dalGruppo Archeologico Ferrarese(GAF), sotto la supervisione delladirettrice del Museo ArcheologicoNazionale di Ferrara dottoressa Ca-terina Cornelio e la guida dell’ar-cheologo Valentino Nizzo dellaSoprintendenza per i Beni Archeo-logici dell’Emilia Romagna e del-l’Ispettore onorario MaurizioMolinari. I lavori sono stati realiz-zati con il sostegno economico e lo-gistico di Agire Sociale CSV, deiComuni di Ro e Copparo e del-l’Unione Terre e Fiumi, e grazie alladisponibilità del proprietario del ter-

reno.Lo scavo ha portato alla luce unavilla di epoca romana (databile fra ilI sec. a.C. e il II d.C.) articolata pre-sumibilmente in una pars rustica e inuna pars dominica di cui sono state fi-nora messe in evidenza le ultime fasidi vita e quelle di spoliazione.Si tratta fino ad ora della prima

esperienza di scavo di un sito di talenatura nell’area del Comune di Cop-paro e una delle prime indagini diquesto tipo condotte nel ferrarese instretta collaborazione fra la Soprin-tendenza Archeologica dell’EmiliaRomagna e il GAF.

editing di carla contiInformazioni scientifiche di

Valentino Nizzo

Ricognizione, indagine stratigrafica e scavo di una Villa Ro-mana in localita' Coccanile (Fe)Gli interventi sono stati condotti in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Emilia – Romagna

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Anno Vi - numero Vi6

Gli AnTiCHi ViSTi dAl CinemA :lA ‘ViTA di BRiAn’Film commedia del ’79 che fece molto discutere

Brian di Nazareth è un film del 1979che ha avuto vicissitudini lunghe ecomplesse, soprattutto nel nostroPaese, e che oggi non viene ri-cordato con l'attenzione che merita,basti pensare che, secondo i lettoridella rivista inglese Total Film e itelespettatori del Channel Four, sitratta della commedia più divertentedella storia del cinema.Si tratta del terzo, e penultimo, lun-gometraggio del gruppo comico in-glese Monthy Python, particolarmenteattivo televisivamente in Gran Bre-tagna tra gli anni '70 e '80 del secoloscorso e caratterizzati da una comicitàche fa della satira di costume partico-larmente graffiante il suo marchio difabbrica principale.Nel film, ambientato nella Palestinadell'inizio della nostra era, Briannasce nella grotta accanto a quelladi Gesù e viene inizialmente scam-biato per il Salvatore, primo di tuttauna serie di errori e incomprensioniche lo porteranno a morire (forse)in croce dopo un percorso che lovede lottare contro l'occupazioneromana all'interno del Fronte Popo-lare di Giudea ed essere scambiatoper il Messia da una folla adorante.

Nonostante sia stato tacciato diblasfemia e vilipendio religioso(come spesso avviene in questi casi,soprattutto da soggetti che il filmnemmeno lo avevano visto), il lun-gometraggio è molto rispettosodella figura storica di Gesù Cristo, aessere sinceri tranne che nell'edi-zione italiana, come vedremo trapoco, mentre per il resto si risolvein una satira divertentissima e moltograffiante contro gli estremismi fa-natici religiosi ma anche contro unatendenza molto presente nella soci-età inglese degli anni '70 (e osereidire anche nella nostra), orientatamaggiormente a vedere come ne-mico il proprio alleato interno diuna diversa “corrente” piuttostoche il classico avversario della parteopposta (in questo caso i Romaniconquistatori). Tale tendenza puòforse individuarsi persino nellastessa situazione storica palestinese,come si evince da una delle scenepiù giustamente famose del film: uncommando del Fronte Popolare diGiudea si intrufola in casa di PonzioPilato per rapirne la moglie, ma in-contra un commando della “con-corrente” Compagnia per la GiudeaLibera. Scoppia una violenta rissa e,alle giuste rimostranze di Brian chegrida ai due gruppi di ricordarsi del“comune nemico”, i due gruppirispondono all'unisono “il FrontePopolare Giudeo!!!!””, “Ma no, iRomani, i Romani!!!” è il disperato,inascoltato, tentativo di Brian diunire le differenti correnti verso ilnemico esterno.Il film ha avuto una vita complessain molti Paesi, fatto che non ne haperò frenato l'enorme successocommerciale (il film si è classificatoal quarto posto per incassi in GranBretagna nel 1979 ed è stato il piùvisto tra i film inglesi negli StatiUniti nello stesso anno); rias-sumendo in breve (e sicuramentedimenticando molto), tra le censurericevute possiamo ricordare: ban-dito dalla Carolina del Sud dopouna telefonata del senatore StromThurmond (che non lo aveva visto),bandito in Norvegia per un anno epoi distribuito con il divieto ai mi-nori di 18 anni (in Svezia vennepubblicizzato con lo slogan “Cosìdivertente che in Norvegia lo hannovietato”), bandito per blasfemia inIrlanda fino al 1987, soggetto alleproteste contemporanee di comu-nità locali cattoliche, protestanti edebraiche (l'attore John Cleese cischerzò sopra affermando cheerano “riusciti a riunire le diverse re-ligioni per la prima volta dopo 2000anni”).

E in Italia? Il Bel Paese, anche inquesto caso, ha ben pensato di con-traddistinguersi: dopo una censuradurata 12 anni (ufficialmente peruna fugace scena di nudo maschilefrontale) il film è finalmente uscitonelle nostre sale nel 1991 e il suosuccesso fu tale da spingere i cin-ema a presentare anche il primofilm dei Monty Pithon, “E ora qual-cosa di completamente diverso”, us-cito originariamente nel 1971.L'entusiasmo per la caduta dellacensura fu tale che l'Italia fu l'unicoPaese in cui le modifiche apportatepoterono veramente farlo apparirecome blasfemo: in primis il filmvenne fatto uscire non con latraduzione diretta del titolo origi-nale “Life of Brian” (quindi “La vitadi Brian”) ma chiamandolo “Briandi Nazareth”, titolo eliminato infase di produzione dagli autori chelo ritenevano troppo evocativo dellafigura del Cristo; in più, al terminedel film, vennero aggiunte al doppi-aggio una serie di battute fuoriscena che risultano le uniche vera-mente offensive per una sensibilitàcristiana dell'intera opera.La ricostruzione della Palestina deiprimi anni della nostra era è sorpren-dentemente accurata, pur attraversolo specchio deformante della satira: icostumi, le ricostruzioni di ambiente,le condanne a morte attraverso lacrocifissione, tutto appare sicura-mente più “realistico” e antico deiclassici kolossal hollywoodiani, altroevidente bersaglio della satira deiMonty Python; non ci si poteva co-munque attendere di meno da quelloche è stato definito “il gruppocomico più colto della storia”, tutti isuoi membri infatti sono laureati traOxford e Cambridge.Perché vedere questo film? Perchéè praticamente impossibile che lopassino sulla televisione pubblica(ma spero di essere smentito al piùpresto) e soprattutto perché, inquesto mondo sempre più orientatoa reagire violentemente ogni volta incui si sfiora appena un argomentoreligioso, un film come questo, oggi,non sarebbe assolutamente possi-bile girarlo.Nel 2008 è uscita in DVD e BR lacosiddetta “Immaculate Collec-tion”, con la versione integrale delfilm (che in italiano è statopurtroppo ridoppiato causando nonpoche proteste da parte dei fanstorici) e un disco aggiuntivo di con-tenuti speciali. In Internet si puòtrovare nuovo a un prezzo decisa-mente abbordabile (io l'ho acquis-tato per meno di dieci euro).Consigliato a tutti.

MARcO MeNGOLI

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Anno Vi - numero Vi 7

mARCHio di qUAliTA’ Al mUSeo ARCHeoloGiCodi ColleFeRRoImportante riconoscimento per ilMuseo Archeologico del TerritorioToleriense di Colleferro, al quale èstato assegnato dalla Regione Lazioil Marchio di Qualità. Da quest’anno, dunque, il Museocomunale può fregiarsi di un am-bito segno distintivo che la Regioneattribuisce solo a quei musei che“costituiscono dei punti di eccel-lenza nell’Organizzazione musealeregionale”, come si legge nella rela-zione allegata al decreto. Marchioche deve essere riconfermato annodopo anno qualora il museo dimo-stri di possedere sempre i requisitinecessari per essere inserito nel-l’elenco di merito. In tutto il Laziosono solo 33 le realtà riconosciutee nella sola provincia di Roma intutto 10, compresa quella di Colle-ferro. In particolare la Giunta Re-gionale del Lazio assegna il marchiodi qualità a quegli istituti culturali,quali musei e biblioteche, che “sisono distinti per la loro capacitàoperativa, per la continuità del loroimpegno, per l’attenzione rivolta alrapporto con gli utenti, per lagamma delle prestazioni e delle ini-ziative realizzate e che testimonianolivelli di funzionalità qualitativa-mente elevati”.

“Questo importante riconosci-mento regionale – dice, esprimendola sua soddisfazione, il sindacoMario Cacciotti - arriva a corona-mento di una pluriennale attività diricerca, di divulgazione scientifica eattività didattica che il museo con-duce sul territorio da un quarto disecolo. Una notizia che ci è giunta asorpresa ma che non ci ha colti disorpresa: da tempo questa ammini-strazione lavora con impegno perampliare e migliorare il servizio cul-turale del museo, nella consapevo-lezza che tale struttura non debbaessere solo un luogo di raccolta mafunga invece da punto di riferi-mento per le attività culturali e di ri-cerca del territorio”. “Un processodi innalzamento qualitativo che è

iniziato dalla trasformazione del-l’Antiquarium in Museo Archeolo-gico - spiega l’assessore alla CulturaGraziana Mazzoli – e che proseguecon le varie attività messe in campocon il Direttore Luttazzi, con il per-sonale comunale, con i volontari edanche con il supporto degli sponsor.Anno dopo anno, oltre a far diven-tare il museo un luogo di conserva-zione dei beni archeologici localiche si accresce sempre più ed è ap-prezzato in tutto il territorio, ilmuseo si sta evolvendo quale centrodi ricerca, di documentazione e dif-fusione della cultura, per cui ab-biamo intenzione di migliorareulteriormente la collocazione conuna struttura ancora più idonea allaaccresciuta importanza”. “Questo

prestigioso riconoscimento – diceda parte sua il direttore del MuseoAngelo Luttazzi – premia giusta-mente non solo il museo ma tuttiquegli operatori che nel percorsodella storia della ricerca archeologicadella città hanno contribuito a rag-giungere questo risultato. Dal fon-damentale ruolo svoltodall’associazionismo del GruppoArcheologico Toleriense, sino alpersonale, agli operatori, alle guidedel Museo. In generale, un premio achi ha fatto un investimento di ri-sorse nel settore cultura. Una perso-nale dedica di questo marchio –aggiunge Luttazzi - va ad AnacletoCarpino, recentemente scomparso,che nella sua persona racchiude lasintesi di tutte le mie considera-zioni”.Il Marchio di Qualità collocaColleferro in primo piano insiemead altri musei regionali, riconoscen-dola oggi come una delle principalirealtà culturali del comprensorio.Per contraddistinguere i musei diqualità la Regione Lazio ha inoltreideato il marchio-museo di qualitàche, con il relativo sistema d’identitàvisiva, rappresenta il principale stru-mento attraverso cui consolidarel’immagine dei musei di eccellenza.

È stata prolungata fino al 30 otto-bre presso il Museo ArcheologicoNazionale la mostra “Trasanello...quat-tro passi nella Murgia preistorica” cheospita materiali di grande interessearcheologico rinvenuti nell'abitatoneolitico e che intende mostrare iprimi risultati raggiunti nell'ambitodel programma di ricerca ancora incorso d'opera.La ricerca riguarda l'occupazioneumana del comprensorio murgianonella preistoria ed è stata avviata nel2007 grazie ad un progetto pro-mosso dalla Soprintendenza per iBeni Archeologici della Basilicata,insieme al dipartimento di ScienzeArcheologiche dell'Università degliStudi di Pisa e all'Italcementi di Ma-tera, che ha messo a disposizionel'area dell'insediamento e offerto ilnecessario sostegno logistico a tuttele attività di scavo. Le indagini effet-tuate sul campo, hanno permesso didefinire due diversi momenti di fre-

quentazione dell'area. Il primo è ri-feribile ad una fase evoluta del Neo-litico antico (6800 anni da oggi),durante la quale è stata creatal'opera di escavazione del fossatoche recingeva l'abitato. Dopo unperiodo di abbandono di circa tre

millenni, corrispondenti alla chiu-sura del fossato, la frequentazione èripresa durante l'età del Bronzo(3600 anni da oggi), fase documen-tata dall'identificazione di due ca-panne e da materiale ceramico.

ARCHeoloGiA in BASiliCATA: Gli SCAVi diTRASAnello

Alla fine del 2010 sono nati i

seguenti Gruppi Archeologici:

- G.A. castrum Lubriani c/o

Museo Naturalistico, piazza

col di Lana 12-01020 Lubriano

(VT)

- G.A. Valle dello Jato via eu-

ropa 12, 90040 san cipirello

(PA)

- G.A. Bisenzo, via della ca-

panne 28 01010 capodimonte

(VT)

- G.A. subacqueo di siracusa

via elorina, 93 96100 siracusa

- G.A. subacqeo di scalea

Lido - il Billionaire di scalea

Per l’elenco completo vi invi-

tiamo a visitare il sito dei

Gruppi Archeologici Nazionali

www.gruppiarcheologici.org

NUOVI NATI

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Anno Vi - numero Vi8

Il Gruppo Archeologico Gorizianoha deciso di prendere una posizionepubblica in merito al discusso prog-etto dell'ascensore di risalita alCastello di Gorizia. L'opera, finanzi-ata con i fondi che erano statistanziati per celebrare, nel 2001, ilmillenario della città, consisterebbenella realizzazione di 3 diversi "as-censori", della rispettiva capienza di40, 10 e 8 passeggeri, che col-legherebbero direttamente la sot-tostante Piazza Vittoria con ilCastello; tali impianti verrebberocollocati nello spazio derivato dallosbancamento parziale della collinasulla quale si trovano il Castello el'annesso parco – che quindi verràparzialmente disboscato – e preve-dono anche l'abbattimento di untratto delle mura del Castello stessoe l'utilizzo di un torrione per collo-carvi il terzo ascensore: il tutto persuperare un dislivello di una settan-tina di metri e nonostante esista giùuna via di accesso dal centro cit-tadino. Vista la riprovazione delReferendum proposto in merito dal

il GRUppo ARCHeoloGiCo GoRiziAno Si moBiliTAConTRo lo SCempio e l’inCURiA

Forum per Gorizia da parte dell'at-tuale Amministrazione Comunale -referendum che avrebbe eviden-ziato come una larga fetta dellapopolazione locale sia contraria allarealizzazione degli impianti - ilGruppo Archeologico Goriziano hadeciso di contattare le trasmissionitelevisive Striscia la Notizia, Report,Presa Diretta ed Ambiente Italia perporre attenzione mediatica sull'-

opera pubblica che la nostra Asso-ciazione ritiene inutile, diseconom-ica, deturpante il patrimoniopaesaggistico e culturale.Le perplessità emerse in merito alprogetto sono le seguenti:- inutilità dell'opera- diseconomicità- deturpamento del patrimonio pae-saggistico e culturale- in alternativa utilizzo di bus elettrico

- costo del bigliettoL'associazione si sta mobilitando,assieme ad altre realtà culturali dellaProvincia di Gorizia con finalitàanaloghe, perché ritiene chemuoversi assieme potrebbe esseremolto efficace al fine di bloccare ilavori, nonostante questi siano giàpartiti ad inizi Gennaio.Per lo stesso motivo il GruppoArcheologico Goriziano ritiene chesia importante portare all'attenzionedell'opinione pubblica nazionalequesto scempio culturale, paesaggis-tico e finanziario.Qualora riteneste valide, opportunee condivisibili le considerazioni e leazioni già intraprese in merito, vichiediamo di sottoscrivere questapetizione di protesta, per far arrivareagli amministratori locali del Co-mune di Gorizia un messaggio fortee chiaro in merito alla gestione,quantomeno discutibile, che stannoattuando del denaro pubblico e delnostro patrimonio culturale e pae-saggistico.Gruppo Archeologico Goriziano

Gli scavi archeologici nel sottosuolodi Palazzo Valentini diventano, dal16 ottobre 2010, un’esposizionepermanente, che va ad arricchire ilpatrimonio storico artistico diRoma con la nuova area archeolo-gica delle Domus Romane.L’opera di riqualificazione, ricerca emusealizzazione portata avanti inquesti anni con un progetto intera-mente curato da storici dell’arte, ar-cheologi e architetti, tuttiappartenenti all’AmministrazioneProvinciale, ha dato risultati di ecce-zionale rilevanza, per l’importanzarivestita in età romana da quest’areae perché le scoperte consentono diricostruire un importante tassellodella topografia antica e medioevaledella città di Roma. Il suggestivo percorso tra i resti di“Domus” patrizie di età imperiale,appartenenti a potenti famigliedell’epoca, forse a senatori, con mo-saici, pareti decorate, pavimenti po-licromi, basolati e altri reperti, èsupportato da un intervento di va-lorizzazione curato da Piero Angelae da un’équipe di tecnici ed esperti,quali Paco Lanciano e Gaetano Ca-

passo, che hanno ridato vita alle te-stimonianze del passato attraversoricostruzioni virtuali, effetti graficie filmati. Il visitatore vedrà “rinascere” strut-ture murarie, ambienti, peristilii,terme, saloni, decorazioni, cucine,arredi, compiendo così un viaggiovirtuale dentro una grande Domusdell’antica Roma. Completa il per-corso un grande plastico ricostrut-tivo dell’area in età romana e dellevarie fasi di Palazzo Valentini, grazieal quale il visitatore può ricollocarsiall’interno del contesto urbano at-traverso le sue numerose stratifica-

zioni storiche.Un esempio unico e prezioso dicome il patrimonio artistico dell’an-tichità, riconsegnato da un’opera at-tenta e rigorosa di restauro eriqualificazione, possa essere valo-rizzato attraverso l’utilizzo dellenuove tecnologie.Palazzo Valentini fu edificato a par-tire dalla fine del Cinquecento suiniziativa del Cardinale Michele Bo-nelli, nipote del papa Pio V, il por-porato aveva promosso una vastaoperazione di bonifica della zonadei Fori imperiali. A questa fasedella fabbrica, diretta forse dal frate

Gli SCAVi di pAlAzzo VAlenTini di RomA diVenTAnoeSpoSizione peRmAnenTe

Domenica Paganelli che impostòl’impianto trapezoidale dell’edificio,chiuso verso la piazza SS.apostoli daun’elegante facciata, seguirono nelXVII sec. una serie di ristruttura-zioni e ampliamenti su committenzadel card. Carlo Bonelli.Nei primi del Settecento il Palazzovenne dato in affitto ai principi Ru-spoli che vi ospitarono, tra gli altri,il compositore G.F. Haendel.Alla metà del secolo, l’intero stabilefu acquistato dal cardinale GiuseppeSpinelli cui si deve la sistemazionenel Palazzo della ricchissima biblio-teca dell’imperiali - composta daoltre ventiquattromila volumi - e de-stinata alla pubblica fruizione. Nel1827 l’edificio venne acquistato dalbanchiere Vincenzo Valentini chestabilì qui la sua dimora, promuo-vendo il completamento dei lavoriverso il Foro. Nel 1873, dopo che ilPalazzo passò alla DeputazioneProvinciale di Roma, furono realiz-zati ulteriori ampliamenti e trasfor-mazioni per renderlo idoneo adospitare i propri uffici e il Consiglioprovinciale.

GAG: “Facciamo una petizione per raccolta firme contro l’impianto di risalita del Castello di Gorizia”.