Gaetano Rizza - Lo Snodo Della Rete

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    Il testo che d titolo a questo volume, Lo snodo della rete, frutto del lavoro di tesi di Gaetano Rizza, per l'Universitdi Catania, Facolt Scienze della Comunicazione, anno 2006.Relatore, prof. Enrico Escher.

    Questo libro stato edito da Zerobook: www.girodivite.itnella collana Upgrade.

    Prima edizione: novembre 2006

    Edizione diffusa da:http://www.stampalternativa.it/liberacultura/

    Tutti i diritti riservati in tutti i Paesi. Questo libro pubblicato senza scopi di lucro ed esce sotto CreativeCommons Licenses 2,5. No opere derivate, no usocommerciale. Il testo integrale della licenza disponibileallindirizzo http://creativecommons.org/licenses/

    by-nc-nd/2.5/it/.

    Lautore e leditore inoltre riconoscono il principio dellagratuit del prestito bibliotecario e sono contrari a norme odirettive che, monetizzando tale servizio, limitino laccessoalla cultura. Dunque lautore e leditore rinunciano ariscuotere eventuali introiti derivanti dal prestitobibliotecariodi questopera. Per maggiori informazioni, si consulti il sitoNon Pago di Leggere: Campagna europea contro il prestito

    a pagamento in biblioteca (http://www.nopago.org/).

    http://www.girodivite.it/http://www.girodivite.it/
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    Lo Snodo della retedi Gaetano Rizza

    Libera circolazione dellaconoscenza, della cultura, delle

    idee e dellinformazione nelleradigitale, tra copyright e opencontent

    ZeroBook 2006

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    Spesso le idee si accendono l'una con l'altra,

    come scintille elettriche (Friedrich Engels)

    Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo,

    allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno.Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo,

    allora abbiamo entrambi due idee (George Bernard Shaw)

    Le idee migliori sono propriet di tutti (Seneca)

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    Introduzione

    La rivoluzione digitale e soprattutto la massiccia entrata di Internetnelle case dei cittadini ha modificato la fruizione della cultura.Unenorme mole di informazioni, dati, testi, sono ora adisposizione di chiunque abbia una connessione alla rete: leconoscenze, adesso, sono alla portata di tutti.Internet ha fortemente contribuito allo sviluppo diuninformazione democratizzata, ha promosso e sviluppato lalibera circolazione della conoscenze, delle idee e della cultura.Milioni di persone posso mettere in rete i loro materiali, inserirlicome un messaggio dentro la bottiglia e lasciarli andarenellimmenso mare virtuale del web. I costi sono accessibili, emateriali che non avrebbero mai avuto la possibilit di unapubblicazione tradizionale adesso sono online disponibili ad unnumero infinito di persone.Ma, larrivo delle nuove tecnologie, dalle connessioni veloci, delle

    banche dati online, ha posto anche problemi, questioni chepreesistevano alla rete: il problema della propriet intellettuale, deldiritto dautore, dei brevetti. Il classico concetto di diritto dautore investito, e in pieno, dalla rivoluzione digitale. Programmisoftware e contenuti posso facilmente essere copiati, modificati,trasmessi. I detentori del copyright hanno spesso avuto unareazione scomposta nei confronti di questa nuova possibilit didiffusione e riproduzione, cercando in tutti i modi di proteggere le

    loro opere. Sono state ampliate le durate temporali del copyright,si cercato di limitare laccesso alle opere di pubblico dominio,sono state emanate leggi protezionistiche, si sta cercando diintrodurre tecnologie capaci di limitare laccesso ai dati e aicontenuti (trusting computing).I sostenitori della libera circolazione della conoscenza, invece,hanno visto nella rete il miglior canale di distribuzione dellaconoscenza mai esistito. Internet nata grazie al lavorocollaborativo di ricercatori che insieme hanno creato una retecapace di mettere in contatto persone anche distanti intericontinenti, cercando di dare a tutti la possibilit di scambiarsiinformazioni e documenti. Questi studiosi hanno sviluppato la rete

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    grazie allintelligenza collettiva, e nessuno di loro ha mai pensato dimettere questa conoscenza sotto copyright, da qui nato ilmovimento del software libero, lopen source. Ma, oltre aiprogrammi, la rete ha dato la possibilit ai singoli utenti di mettereonline contenuti, scritti, fotografie, video, informazioni, musica.La cultura ha visto nella rete il suo canale di distribuzione ediffusione privilegiato. Per abbattere i limiti imposti dal copyrightgli autori di tali opere hanno deciso di rivoltare il senso del dirittodautore, dare al posto di obblighi delle libert. Nasce cos ilconcetto di open content e copyleft.Una voluta contrapposizione di termini che ribalta il copyright da tutti i diritti riservati -, e la trasformandola in copyleft tutti i

    diritti rovesciati. Possibilit di copiare, modificare, ridistribuire,diffondere. Sono queste le libert che da il copyleft alle opere. Maanche laspetto promozionale e commerciale delle opere copyleftprende una nuova direzione, si apre un doppio canale didiffusione: la rete e il negozio specializzato.In questa tesi vedremo, con uninchiesta sul campo, come le opererilasciate in regime di copyleft abbracciano tutti i campi del sapere:la narrativa, il giornalismo, le opere letterarie, la didattica, lamusica, la documentazione, fino ad arrivare alle enciclopedielibere. Vedremo anche come si evoluta la disciplina normativa atutela delle opere copyleft. Ma soprattutto vedremo come questafilosofia entrata nella vita di tutti i giorni, spesso senza farrumore, e senza far quasi accorgere allutente finale che quelladeterminata opera che sta consultando, utilizzando, riproducendo, unopera copyleft. Tutte queste creazioni possono essere fruttodi un lavoro collaborativo, o di un singolo, poi possono essereriutilizzate da un altro autore che prender lopera come base dipartenza di una nuova creazione. La base di partenza non lopera in s, ma la libert dazione che il copyleft garantisce.

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    Le radici storiche

    Libera circolazione dei pensieri e delle informazioni

    La storia fatta di libert e negazioni delle libert, un lorocontinuo rincorrersi che ha sempre diviso pensatori, nazioni,ideologie. La libera circolazione delle idee, delle conoscenze, delleinformazioni e, di riflesso, della cultura, non stata sempreassicurata, e non lo neppure ai giorni nostri. Senza andare troppoindietro nel tempo e troppo lontano dalla nostra realt, potremmopuntare la nostra attenzione sul giornalismo, espressione diconoscenza e mezzo necessario per la circolazione delle idee. Analizzando la storia di questo mestiere possiamo vedere come

    libert e non libert siano, troppo spesso, due facce della stessamedaglia. A partire dallo Statuto Albertino che, nel 1848, recitavacosi:La stampa sar libera ma una legge ne reprime gli abusi 1. Giquesta prima norma portava in s i bacilli di una libert che nel suostabilirsi, allo stesso tempo, era negata. In questo proclamaottocentesco il principio della libert di stampa promosso e allostesso tempo negato, elevando cos una contraddizione a statuto dilegge. Ma questo, anche se piccolo, sembrava un passo avanti nei

    confronti della situazione precedente che stabiliva la censurapreventiva. Con lentrata in vigore delleditto scompariva anche lanecessit dellautorizzazione preventiva alla pubblicazione, perlasciare il posto ad una pi semplice autorizzazione. La storia fatta di piccoli passi.Ma fatta anche di passi indietro. Nel 1928 il Presidente delConsiglio italiano Benito Mussolini, a Palazzo Chigi, inunassemblea di giornalisti, pronuncia queste parole: Il giornalismo

    1 Statuto Albertino (Regno di Sardegna e Regno d'Italia) Par. deidiritti e dei doveri dei cittadini. Art. 28. - La Stampa sar libera, mauna legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libriliturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza ilpreventivo permesso del Vescovo. Torino 12 Febbraio 1848.

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    italiano libero perch, nellambito delle leggi del regime, esercita funzioni di controllo, di critica, di propulsione. Io considero il giornalismo italiano fascista come un orchestra. Il la comune. E questo la non dato dal governoattraverso i suoi uffici stampa, un la che il giornalismo fascista d a se stesso. Egli sa come servire il regime. Egli lo ha nella sua coscienza. Mi auguro che, quando vi convocher nuovamente io sar in grado di constatare che avete sempre pi fermamente servito la causa della rivoluzione 2.Parole confuse ma con una forte carica ideologica, contenenti unmessaggio preciso: la stampa, da quel momento in poi, haterminato di essere libera. Un decreto legge poi penser a metterepaletti dappertutto e per tutti. Ai Prefetti sono assegnati poteristraordinari che permettono loro di fermare qualsiasi tipo di

    pubblicazione che intralci, attacchi, o disturbi la dittatura fascista.Si reintroduce il sequestro, senza che sia necessaria alcun tipo diautorizzazione, si torna, di fatto, a una situazione antecedente loStatuto Albertino. Cos larticolo 21 comma 4: Quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo interventodellautorit giudiziaria, il sequestro della stampa periodica pu essere eseguitoda ufficiali di polizia giudiziaria .Entro lanno 1939 il regime sforner ben 68 leggi speciali sullastampa. LItalia ripiomba cosi nella non libert di parola e dipensiero. Sempre nellambito delle riforme fasciste troviamolistituzione dellalbo professionale dei giornalisti3 (ancoraesistente, ma con principi ideologici differenti) che regolamentava,ma, di fatto, limitava laccesso alla professione. Condizionenecessaria per esercitare la professione era liscrizione al partitofascista. Mettendo a confronto i due decreti leggi, quello fascista equello repubblicano attualmente vigente, vediamo come illegislatore del 1963 ha copiato il legislatore fascista, limitandosi atagliare le parti in cui comparivano le parole fascista e regime.Caduto il regime fascista, nel 1947, alla Costituente, si dovevanodelineare le nuove linee guida in fatto di libert di espressione. Ildibattito fu lungo, in gioco cera una questione fondamentale:

    2 Discorso di Benito Mussolini ai settanta direttori dei quotidianiitaliani. Palazzo Chigi, 10 Ottobre 1928.3 Lalbo dei giornalisti fu introdotto con la legge n.2307 del 31Dicembre 1925, e regolamentato con il Regio Decreto del 26Febbraio 1928. Art,4 lalbo dei giornalisti e composto di treelenchi, uno dei professionisti, laltro dei praticanti, il terzo deipubblicisti

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    restituire la libert di comunicare il proprio pensiero agli italiani. Ipadri della Costituzione italiana non furono per innovativi. Ingran parte ricopiarono tali e quali i decreti fascisti, tagliano le partipi limitative, aggiustando quegli eccessi censori dellideologiafascista, e sostituendo le cariche politiche del passato a quelle delperiodo post-fascista. Ma, nei fatti, la libert di espressione, nonne usc particolarmente vincente.Si arriv cosi allemanazione dellarticolo 21, attualmente in vigore:Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la

    parola, lo scritto, e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non pu essere soggetta a leggi o censure 4.Restano in ogni caso le limitazioni, restano i paletti. La professionedi giornalista continua a essere legata alliscrizione, necessaria,allalbo. Un giornale per essere a norma di legge deve avere undirettore responsabile che sia iscritto allalbo dei giornalistiprofessionisti, direttore che avr a suo carico ci che scrivono i

    4 Costituzione Parte I - Diritti e doveri dei cittadini Titolo I -

    Rapporti civili. Art.21 Tutti hanno diritto di manifestareliberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altromezzo di diffusione. La stampa non pu essere soggetta adautorizzazioni o censure .Si pu procedere a sequestro soltanto peratto motivato dell'autorit giudiziaria nel caso di delitti, per i quali lalegge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazionedei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e nonsia possibile il tempestivo intervento dell'autorit giudiziaria, ilsequestro della stampa periodica pu essere eseguito da ufficiali dipolizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorit giudiziaria. Se questanon lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestros'intende revocato e privo d'ogni effetto.

    La legge pu stabilire, con norme di carattere generale,che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altremanifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisceprovvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.Roma, 27 Dicembre 1947

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    suoi cronisti, e che risponder legalmente delle loro azioni, anzi deiloro pensieri.Libert e sua negazione, la storia del giornalismo sembra ripetersi aogni cambiamento di rotta politica. Si vuole dare la possibilit di

    espressione a tutti, ma senza leffettiva possibilit di esercitarequella libert che al potere politico, storicamente, fa paura.Non solamente nel campo del giornalismo libert e non libert diespressione e di pensiero sono andate intrecciandosi. Sono diversigli esempi che fanno capire come il pensiero umano, se lasciatotroppo libero, inevitabilmente va incontro a successive censure, arestrizioni. Molte innovazioni, frutto della mente umana, sonostate ostacolate per paura di poter intaccare unostatus quoche conil tempo era entrato prepotentemente nelle vite di tutti, e che non voleva assolutamente lasciare il suo regime monopolistico. ilcaso delle innovazioni scientifiche in campo medico. In questocaso, spesso, a contrapporsi sono stati luminari della medicinacontro il pensiero della Chiesa. Restando alla stretta attualit, oggi,a farla da protagonista sono le questioni dellaborto, delle pratichedi eutanasia, soprattutto in quei casi limite tra vita e morte. Ma idiritti civili e le garanzie di libert non sono mai state conquistefacili n veloci. Ancora nel 1883 si discuteva se il parto cesariofosse pratica attuabile o meno, scontri che negli anni si sonotrascinati in questioni che sfioravano le corde della morale,delletica, della legge, e che si risolvevano spesso a sfavore delleinnovazioni mediche. Attualissimo il dibattito sullaborto che laChiesa ha messo nuovamente in discussione con buona pace deidiritti civili e della libert di scelta e di pensiero. Tutte questioniche riempiono i nostri giornali, ma che pi spesso passanoassolutamente sotto silenzio.Le innovazioni, in ogni campo, sono frutto del lavoro intellettualedi chi, facendo ricerche, studi, ed esperimenti, riuscito a scoprirequalcosa che ha fatto fare un passo avanti alla collettivit. Operenate con lo scopo di migliorare le condizioni di vita, che toccanogli ambienti di lavoro pi differenti. Dalle opere pi espressamenteculturali alle scoperte in ambito farmaceutico, dai semiconduttoriai computer. Tutte espressioni dellintelletto che, come tali,dovrebbero avere una pi ampia diffusione ed essere conosciute eutilizzate dalla maggior parte della popolazione.

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    Ma, a fare da contraltare alla libera diffusione delle conoscenze,oltre ai problemi della morale, della politica e delletica si pone,anche, la legge con le normative sul diritto dautore che, nelle sueapplicazioni pi rigide, rischia di limitare lo sviluppo delle operestesse, la loro diffusione e la loro fruizione. Il diritto dautore, alivello internazionale, regolamentato dalla convenzione di Bernache tutela in modo automatico le opere dal momento della lorocreazione a quello della loro distribuzione. Per capire bene lattualedibattito sul copyright bisogna indagare le radici storiche elapplicazione della normativa sul diritto dautore.La convezione di Berna nasce nel 1886 e ai suoi inizi tutelava solole opere di carattere letterario e artistico. Nel tempo le sue funzioni

    sono state ampliate e i paesi aderenti si sono moltiplicati. Laconvenzione ha avuto molte revisioni: Berlino (1908), Roma(1909), Bruxelles (1948), Stoccolma (1967), Parigi (1971), chehanno reso sempre pi precise le norme sul copyright. Ultimarevisione, a noi pi vicina, la direttiva sullarmonizzazione deldiritto dautore dellUnione Europea del 2001. Ma, anche serelativamente giovane, essa non rispecchia pi lattuale periodostorico, perch attinge a piene mani dalla convenzione di Berna del

    1948.Per legge le opere che rientrano sotto tutela sono:le opere dellingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica,alle arti figurative, allarchitettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque sia il modo o la forma di espressione ; sono altres comprese fra le opereletterarie i programmi per elaboratore . Tutte opere che sono frutto dellattivit intellettuale con caratterecreativo. La convezione individua come tutelabili tutte quellecreazioni che rientrano nellarticolo 2 della norma, nellordine:

    1. le opere letterarie, drammatiche, scientifiche,didattiche, religiose, sia in forma scritta che informa orale;

    2. le opere e le composizioni musicali, con o senzaparole, le opere drammatico-musicali e le variazionimusicali costituenti di per s opera originale;

    3. le opere coreografiche e pantomimiche, delle qualisia fissata la traccia per iscritto o in altra forma;

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    4. le opere della scultura, della pittura, dellarte, deldisegno, dellincisione e delle arti figurative similari,compresa la scenografia, anche se applicateallindustria, semprech il loro valore artistico siascindibile dal carattere industriale del prodotto alquale sono associate;

    5. i disegni e le opere dellarchitettura;6. le opere dellarte cinematografica, muta o sonora;7. le opere fotografiche e quelle espresse con

    procedimento analogo a quello della fotografia;8. i programmi per elaboratore (software), in

    qualsiasi forma espressi purch originali e qualerisultato di creazione intellettuale dellautore.Restano esclusi dalla tutela accordata dalla legge leidee ed i principi che stanno alla base di qualsiasielemento di un programma, compresi quelli allabase delle sue interfacce. Il termine programmacomprende anche il materiale preparatorio per laprogettazione del programma stesso.

    Sono inoltre protette:- le opere collettive, costituite dalla riunione di opere o di parti diopere, purch abbiano carattere di creazione autonoma (quali adesempio i dizionari, le riviste, i giornali, fermo restando i dirittidautore sulle singole parti che compongono tali opere);- le traduzioni in altra lingua di opere letterarie o artistiche, gli

    adattamenti, le riduzioni, i compendi, le trasformazioni5.

    Titolare esclusivo dei diritti dautore il suo creatore o in caso diunopera creata da un lavoratore dipendente, o tramite contratto, iltitolare dei diritti patrimoniali il suo datore di lavoro, allautoremateriale restano i diritti morali. Il copyright sullopera creativa siacquisisce per il solo fatto di essere stata creata, senza bisogno di

    5 Legge 22 aprile 1941 n. 633 Protezione del diritto d'autore e dialtri diritti connessi al suo esercizio (G.U. n.166 del 16 luglio 1941). Testo coordinato con le modifiche introdotte dalla legge del 22Maggio 2004, n. 128.

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    particolari certificazioni o depositi (obbligatori, invece, per brevettie marchi), il proprietario ne acquisisce inoltre tutti i diritti che,come recita la convenzione di Berna, detiene:diritto esclusivo di riproduzione, di esecuzione, di diffusione, di distribuzione, di noleggio, di

    prestito, di elaborazione e trasformazione, che pu eventualmente cedere, in tutto o in parte, ad altri facendosi ricompensare per questo6 . Come si pu facilmente capire gli ultimi aggiornamenti lasciano insecondo piano le innovazioni tecnologiche. Non regolamentano inuovi supporti digitali, n le nuove piattaforme che restano cosfuori da qualsiasi regolamentazione precisa, o peggio, sonoinglobate nelle norme nate per altri contesti.Nuovi fenomeni, nati in questi ultimi anni, grazie soprattutto allamassiccia diffusione di Internet come i software, la fotografiadigitale, la tv digitale, gli e-book, i siti web, le biblioteche, leenciclopedie, e gli archivi online, le radio online, e tanti alti tipiprodotti nati da opere d'ingegno, e soprattutto grazie allacondivisione di conoscenze collettive, si svincolano volutamentedai rigidi paletti del diritto dautore.E qui, in questo spiraglio, che nascono quei fenomeni distraordinaria democratizzazione del sapere che spingono versouna pi equa diffusione della conoscenza, delle idee, della cultura,e dellinformazione. Fenomeni e movimenti come lopen source eil copyleft, che si contrappongono, decisamente, al copyrightrigido e al diritto dautore tradizionale. Sistemi operativi econtenuti messi a disposizione di tutti, che portano a galla unanuova concezione di cultura: libera, svincolata dal rigido dirittodautore, a disposizione di chiunque. Un fenomeno recente chenasce soprattutto grazie alle tecnologie informatiche, ma siespande in tutte le forme di cultura e che interessa tutti i campi delsapere e della conoscenza.

    6 La Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie eartistiche, adottata a Berna nel 1886, ha per la prima volta stabilitoil riconoscimento reciproco del diritto dautore tra le nazioniaderenti.

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    Profilo storico e concetto di open source

    I primi computer si svilupparono attorno agli anni Cinquanta,soprattutto negli Stati Uniti, e operavano in ambito militare e neigrossi centri di ricerca universitari. Di dimensioni enormi e confunzioni limitatissime contenevano a loro interno degli elaboratoriautomatici, i primi calcolatori, che svolgevano compiti che oggi cisembrano poco utili: quelli erano i primi software. I primi tecniciche si apprestavano ad usare questa macchine si reseroimmediatamente conto del potenziale enorme di sviluppo di queisistemi operativi, capirono prima degli altri che quelle macchinepotevano in un futuro non troppo lontano migliorare la vita dimilioni di cittadini. Questi programmatori uscirono fuori dai centridi ricerca e dalle Universit, in cui lavoravano, iniziando a formarele prime comunit hacker. La loro idea era ben precisa: diffonderela conoscenza (soprattutto informatica) a tutti i livelli, con ilsupporto delle tecnologie appena nate. Il loro modello di lavoroera di tipo collaborativo e solidale, tutti contribuivano allosviluppo dei software per cercare di portare dei vantaggi globaliagli utilizzatori finali dei computer. La svolta verso una nuovaprospettiva si ebbe a fine anni sessanta, quando una di questecomunit hacker gener il prima sistema operativo libero: Unix.Sviluppato non in codice binario7 (ma in codice C8 ) e primo

    7 Il sistema numerico binario un sistema numerico posizionale inbase 2, cio che utilizza 2 simboli, tipicamente 0 e 1, invece dei 10del sistema numerico decimale tradizionale. Di conseguenza, lacifra in posizione N (da destra) si considera moltiplicata per 2^N(anzich per 10^N come avverrebbe nella numerazione decimale). usato in informatica per la rappresentazione interna dei numeri,grazie alla semplicit di realizzare fisicamente un elemento con duestati anzich un numero superiore, ma anche per la corrispondenzacon i valori logici vero e falso.8 In informatica, il C un linguaggio di programmazione. C rinomato per la sua efficienza, e si imposto come linguaggio diriferimento per la realizzazione di software di sistema su gran partedelle piattaforme hardware moderne. La standardizzazione dellinguaggio garantiscono la portabilit dei programmi scritti in C

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    sistema che permettesse la portabilit e la compatibilit con tutti itipi di hardware. Il concetto di sistema operativo dopo Unix nonfu pi lo stesso, adesso il software era completamente svincolatodallhardware, una rivoluzione non di poco conto per ilmovimento open source e, come si visto in seguito, per tutti itipi di sistemi operativi. Con la nascita di Unix si sono avute le basitecniche, necessarie e indispensabili, per poter sviluppare lafilosofia open source.Negli anni Ottanta arrivano i personal computer, la rivoluzionedigitale ha cosi inizio.Il mercato informatico passa, velocemente, da un mercato dinicchia a un mercato aperto e vitalissimo. I primi computerdellIBM fanno il loro ingresso nelle case di milioni di persone econ loro i software che incorporano. il boom informatico, siapre una nuova porta per il business mondiale. Le imprese cheinvestono in questo mercato fanno sforzi immensi per inserirsibene in questa nuova avventura, e si preoccupano sempre pi dellatutela delle loro invenzioni applicando brevetti e copyright perproteggere i loro interessi economici. E cosi quella che fu unascoperta nata dal mondo della libera circolazione delle conoscenzeinformatiche, nata in quel mondo hacker che per primo scopr lacompatibilit tra software e hardware, perse tutto il suo caricorivoluzionario. Si capovolge la concezione stessa che port ilfenomeno informatico nella casa di milioni di utenti, lacondivisione lasci il posto alla logica del profitto. Il sogno deglihacker di una societ basata sulla libera circolazione dellaconoscenza, delle informazioni, e dei sistemi operativi, fondatasulla cooperazione di pi menti, sembr inevitabilmente, finito.Il successivo, fondamentale passo avanti fu fatto da unprogrammatore di sistemi operativi, Richard Stallman, che,contrario alla piega che stava prendendo lindustria informaticadegli anni Ottanta, simpegn in un progetto che promuoveva lacreazione e la diffusione di sistemi operativi e applicazioniinformatiche libere, indipendenti e gratuite. Inizi a sviluppare unaserie di applicazioni che distribu a una gruppo di utenti cheavevano come compito quello di modificarle e migliorale al fine dipromuovere la libera circolazione delle opere software. Ma la verarivoluzione la attu quando, nel 1983, cre un sistema operativosulle orme di Unix, ma svincolato da qualsiasi tipo di copyright: il

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    progetto GNU9. Il sogno di Stallman, e dei vecchi hacker, stavainiziando a tornare in piedi. Un impulso decisivo fu dato dallosviluppo della rete Internet, attraverso il web tutti i programmatoriche si ritrovavano nellideologia di Stallman si rincontrarono ediedero vita ad una comunit online con lo scopo di portare avantiil progetto GNU, in breve tempo vide la luce la Free SoftwareFoundation, unorganizzazione non governativa e no-profitdedicata esclusivamente alla promozione e allo sviluppo delsoftware libero.Lideologia open source torn cosi a nuova vita. Ma, ancora, nonsi era arrivati ad avere un supporto che potesse essereassolutamente autonomo e svincolato dallutilizzo dei software

    proprietari, mancava ancora un kernel (una piattaforma in grado difar funzionare autonomamente il sistema operativo, senza averbisogno di altri software al quale appoggiarsi) per GNU. Lasoluzione arrivo direttamente dal caleidoscopio della liberadistribuzione. Un giovane finlandese, Linus Torvalds, nel 1991,lavorando sui sistemi software liberi messi a disposizione dallaFree Software Foundation cre un kernel che si sposava bene coni software di Stallman. Torvalds invent Linux.

    Il convergere delle due idee, quella di Stallman e quella di Torvalds, diede vita al primo sistema operativo libero, gratuito, esoprattutto completo, della storia dellinformatica open source: ilprogetto GNU/Linux, oggi ampiamente usato e distribuito alivello mondiale.Questa scoperta fu un segnale per tutto il movimento open sourceche, da quel momento, usc allo scoperto per diffondere al piampio numero possibile di utenti il loro sistema operativo, e perfar capire che il mondo dei software pu essere pi equo e, se nontotalmente gratuito, con costi molti pi bassi rispetto ai sistemiproprietari.Negli ambienti open si rinvigor lo spirito originario, fatto dicondivisione delle conoscenze e lavoro cooperativo di pi menti, e

    9 Il Progetto GNU, lanciato nel 1983 da Richard Stallman, si basasu una gestione particolare dei diritti d'autore sul software, secondola definizione di software libero (contrapposta a softwareproprietario).Scopo ultimo del Progetto GNU la creazione di unsistema operativo completamente libero, chiamato Sistema GNU

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    gli utenti iniziarono ad apprezzare i sistemi open source per la loroelasticit dapplicazione e per aver ritrovato un diritto, quello delsotfware libero, che era stato loro legato dallavvento dei sistemioperativi coperti da copyright e brevetti.

    Il software libero, oggi, si basa su dei principi definiti e accettati datutta la comunit open source: libert dell'utente di eseguire,copiare, distribuire, studiare, cambiare e migliorare il software.Sono quattro i tipi di libert per lutente del software:- Libert di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libert 0).- Libert di studiare come funziona il programma e adattarlo alleproprie necessit (libert 1). L'accesso al codice sorgente ne un prerequisito.- Libert di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo(libert 2).- Libert di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente imiglioramenti, in modo tale che tutta la comunit ne traggabeneficio (libert 3). L'accesso al codice sorgente ne unprerequisito10.Queste sono le linee guida dei progetti basati sul software libero.Dopo un dibattito e uno sviluppo tecnico che durato per quasi venti anni, la filosofia originaria dellopen source tornata, grazieagli sforzi di questi attivisti, a un livello di diffusione elevatissimo.Oggi le piattaforme libere sono ampiamente diffuse in tutti isettori del sapere, utilizzate giornalmente da milioni di utenti intutto il modo, e continuamente modificate e migliorate daiprogrammatori che, in questa particolare filosofia, si rispecchiano

    e contribuiscono al miglioramento dei software liberi. Il sogno diStallman e Torvalds ha trovato adepti e utenti, il software libero diventato realt.

    10 Traduzione italiana dei concetti a cura dellAssociazione Softwarelibero disponibile al sitohttp://www.softwarelibero.it/documentazione/softwarelibero.shtml

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    Profilo storico e concetto di open content

    Strettamente correlato al concetto di open source troviamo ilconcetto di open content11. Alle origini il termine open contentindividuava la documentazione tecnica che si accompagnava aisoftware liberi, contenente tutte le informazioni necessarie al loroutilizzo. Lidea dellopen content nasce di riflesso e

    consequenzialmente allo sviluppo dellopen source. Quando iprimi software liberi lasciarono i laboratori dei programmatori, efurono distribuiti agli utenti finali, si pose subito il problema diassociare ai software una manualistica adeguata. Ma,immediatamente, i ricercatori capirono che erano di fronte ad unparadosso: i software erano liberi ma la manualistica era sottodiritto dautore. Si iniziarono a vagliare le possibili soluzioni percercare di far circolare liberamente questi contenuti che, una volta

    creati e immessi in circolazione, inevitabilmente per effettodellapplicazione automatica del diritto dautore, cadevano sottoregime di copyright, inglobati sotto la legislazione che tutelava leopere letterarie tecnico-scientifiche. Il problema pi grave stavanellimpossibilit di apportare modifiche alla documentazioneallegata ai software, questi ultimi distribuiti secondo le coordinatefree software portavano se il concetto stesso di modificabilit, eogni aggiornamento doveva poter avere un manuale

    immediatamente modificabile che ne esplicasse le nuovecaratteristiche tecniche. Ma i perfezionamenti erano apportati daprogrammatori diversi, la riformulazione dei manuali violava ildiritto di integrit dellopera, rigidamente vincolato alla legge suidiritti dautore.Quando, negli anni Novanta, i software liberi iniziarono a trovare ifavori del grande pubblico il problema della non modificabilit deimanuali si fece sempre pi pesante.

    11 Cfr. S. Aliprandi,Copyleft & opencontent, laltra faccia del copyright ,Primaora editore, Lodi, Marzo 2005

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    La questione fu risolta con uno stratagemma: si applic la licenzaGPL (quella applicata al progetto GNU per i software) anche alleopere non software per poter estendere il copyleft allamanualistica associata ai software liberi. Lapplicazione di talelicenza era fattibile, ma dato che era pensata per dei programmiapplicativi era intrisa di termini tecnici e risultava pococomprensibile. Una soluzione, dunque, di emergenza.Nel 2000 lulteriore passo avanti. La Free Software Foundationscrive e mette in circolazione la GNU Free DocumentationLicenze (FDL), una licenza progettata appositamente per le operetestuali in genere, svincolata dal linguaggio tecnico e applicabile atutte le opere non software. Nasce cos il concetto di open

    content, e di copyleft.Le opere distribuite sotto questa licenza, anche se nata per lamanualistica software, possono trattare di qualsiasi argomento. Leopere FDL sono libere, il fruitore di tesi libero di copiarle,modificarle e distribuirle, con o senza fine di lucro. Le opere sonoda considerarsi sotto regime di copyleft e se modificate devonoessere distribuite liberamente sotto la stessa licenza. La licenza divisa in 10 sezioni che ne esplicitano le funzioni, i modi diapplicazione, e i possibili contesi applicativi.Da quando, nel 2000, la Free Software Foundation, ha creatoquesta particolare licenza il mondo del diritto dautore, a livellomondiale, ha subito notevoli conseguenze. Se per tutelare unoperaper mezzo del copyright non era necessario alcun tipo diautorizzazione particolare, adesso, invece, se si vuole mettere incircolazione unopera in regime di copyleft basta specificarloallinterno dellopera stessa e i suoi contenuti saranno disponibilitranquillamente e senza restrizioni, aggirando cosi la norma sulcopyright. Una rivoluzione non di poco conto.Nel tempo, soprattutto grazie alla straordinaria crescita della reteInternet, questa filosofia ha trovato molti proseliti e sempre nuovicampi applicativi. Si sono velocemente messe a disposizionesempre nuove e pi particolareggiate licenze per i contenuti liberi,e si iniziato a vedere un attivismo sempre pi organizzato basato

    sulla filosofia open content.I principi fondamentali dellopen content riflettono tutte le libertche sono proprie degli utenti dei software liberi, ma con i necessariaggiustamenti di rotta perch a essere liberi non sono i software

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    ma le opere testuali, musicali, fotografiche, video e le operemultimediali dogni tipo.Nasce cosi una nuova filosofia, quella open content, che si basa suprincipi come la libera circolazione della conoscenza, delle idee, e

    delle informazioni, che si distacca da un modello commerciale che vede sotto copyright ( quindi accessibile solo a pagamento) ilsapere e le conoscenze. Lopen content, oggi, ha come suonaturale canale di distribuzione la rete Internet dove milioni diutenti mettono a disposizione le loro esperienze per incrementarela conoscenza condivisa e la sua libera circolazione. Il suo scopo,oltre la circolazione, e quella di mettere le conoscenze al vagliodegli altri fruitori che possono arricchirla, modificarla con i loro

    studi e la loro professionalit, e utilizzarla per qualsiasi scopo.

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    La libera circolazione nella societ

    dellinformazione

    Per capire bene lo sviluppo e la diffusione della filosofiaopensource e opencontent bisogna spiegare il contesto storico-tecnologico in cui i due fenomeni si sono inseriti e sviluppati. A partire dagli anni Ottanta, gli strumenti di diffusione e dielaborazione delle informazioni sono entrati in una nuova fase dapi parti paragonata, come impatto sulla societ, allinnovazioneintrodotta dallinvenzione della stampa a caratteri mobili da partedi Gutenberg del 1450.La massiccia entrata dellinformatica in tutti i settori e lavventodella globalizzazione hanno cambiato radicalmente il mondo dellaproduzione e del lavoro. In pochi anni si passati da una societ

    prettamente manifatturiera ad un a societ basata sul lavorointellettuale. cambiato anche loggetto principale degli scambicommerciali, passato dai beni materiali allinformazione. Unarivoluzione ampiamente prevista gi negli anni settanta quando unprofessore dellUniversit di Harvard, Daniel Bell, che nel 1973coni il termine di societ post-industriale. Bell nel suo libro TheComing of Post-industrial Society12 teorizz che losconvolgimento produttivo che stavano attraversando le economie

    delle societ industrializzate sarebbe continuato a lungo, epreannunci lo spostamento di tali economie dalla produzione dibeni materiali alla produzione di servizi. Bell con il suo testo apruna porta sul futuro e cap per primo che le societ industrialisarebbero entrate in un nuovo tipo di economia basata sui servizi,e soprattutto sullo scambio dellinformazione. Le sue teoriefurono confermate negli anni Ottanta e Novanta, quando le nuovescoperte in campo tecnologico spostarono lasse delle economie

    12 Cfr. Daniel Bell: "The coming of Post-Industrial Society - A venture in Social forecasting ", Basic Books, New York 1973.

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    mondiali. Le nuove possibilit di trasmissione e trattamento delleinformazioni diedero una spinta propulsiva importante allosviluppo della nuova congiuntura economica mondiale. Gli anniNovanta segnano la nascita della new economy basata sulmassiccio utilizzo delle tecnologie informatiche da parte di piattori (aziende, amministrazioni pubbliche, persone) e basata sulleidee.Lulteriore passo avanti fu dato dalla comparsa dei browser13 commerciali per laccesso a Internet. Lingresso delle tecnologie inambito aziendale invest tutte le fasi del ciclo economico, dallaproduzione fino allimmissione del prodotto finito sul mercato.Linformazione diventa un fattore di produzione che si affianca a

    quelli classici del capitale, del lavoro, e della terra. Consequenzialea quelli di new economy il concetto di societ dellinformazione.Il termine nasce per unesigenza precisa: quella di rispecchiarefedelmente le trasformazioni in corso che, a vari titoli, investonotutto il contesto sociale a livello mondiale.La societ dellinformazione, basata sulle nuove tecnologieinformatiche, sullutilizzo a tutto campo di Internet, abbatte i limitigeografici e di tempo consentendo una circolazione delleconoscenze e delle informazioni che non ha precedenti nellastoria. Al centro della societ dellinformazione c il concettostesso di condivisione delle conoscenze. Le persone e leinfrastrutture recitano un ruolo fondamentale nello sviluppo enella crescita di questa terza rivoluzione industriale. Le nuoveopportunit sono di interesse collettivo perch ad essere in giocosono le conoscenze che, finalmente, grazie allinterconnessioneglobale, possono venire a contatto tra loro e autoalimentarsi a vicenda. La conoscenza, per definizione, ha delle caratteristichepeculiari che si basano sulla condivisione. Non si crea dal nulla maingloba in s le esperienze precedenti, che sono rielaborate eriformulate trasformandosi in nuova conoscenza. Se vienecondivisa si sviluppa la possibilit di innovazione. Il libero accessoalla cultura sta alla base di questo processo. Attingere dal bacino

    13 Un web browser ( sfogliatore di documenti web , chiamato talvoltanavigatore ) un programma in grado di interpretare il codice HTML(e pi recentemente XHTML) e visualizzarlo in forma di ipertesto.L'HTML il codice col quale la maggioranza delle pagine web nelmondo sono composte: il web browser consente perci lanavigazione nel web.

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    culturale che ha lasciato la precedente generazione il viatico,necessario e indispensabile, per la creazione di nuove scoperte.Con la societ dellinformazione il principio della liberacircolazione delle idee deve essere garantito. Oggi, come in nessun

    altro periodo storico, le informazioni sono scambiate ad una velocit considerevole, la cultura, adesso, ha la possibilit di viaggiare sui fili delle connessioni Internet che, in teoria, sonoaccessibili a tutti. A cambiare tutto il concetto di comunicazione che, adesso, mediato dalle tecnologie digitali, vero motore unificante dei nuoviprocessi comunicativi. Lo spazio geografico e temporale tende aridursi avvicinando persone distanti anche interi continenti, intempo reale. Il contenuto di tale comunicazione diventa al serviziodella comunit globale che, condividendolo, lo arricchisce e lorimette in circolazione.In questo contesto si inseriscono le filosofie open content e opensource che, per prime, hanno capito le potenzialit delle nuovetecnologie come mezzi per la diffusione, libera e accessibile a tutti,della cultura. Laccesso, pubblico e garantito, ai saperi e delle operedingegno un obiettivo che si pongono realt diverse cheoperano nella promozione di questa filosofia, movimentiimpegnati in questo senso sono: Open Content, Open Source,Free Software, Open Access, etc.

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    Circolazione delle idee

    Da Arpanet al controllo della rete

    I primi calcolatori nascono negli anni Cinquanta per operadellIBM. Grandi quanto intere stanze e con funzioni limitatissime,erano dei prototipi utili solo per il calcolo scientifico. Nel 1955sono messi sul mercato ma, complice lalto costo, e le funzionalitdecisamente in fase di sperimentazione, non hanno alcun successocome prodotti di consumo. Si deve aspettare levoluzione delleprime macchine a transistor capaci di memorizzare, spostare ecancellare i dati per far s che i computer diventino pi funzionali.Ma i costi ancora rimangono accessibili solo ai grandi centri diricerca e agli istituti militari.La storia politica entra, prepotentemente, nello sviluppotecnologico mondiale. Nel 1957 la Russia manda il primo satellite

    della storia in orbita, lo Sputnik, il segnale che qualcosa nelmondo della tecnologia sta cambiando. I sovietici da questomomento sono tecnicamente in grado di controllare il nemicostatunitense, e sono anche in grado di attaccare in qualsiasimomento e in ogni punto della terra. Siamo in piena guerra freddae gli Stati Uniti non stanno certo a guardare, la loro contromossadi chiama Arpa (Advanced Researcj Projcts Agency). Arpa un settore strategico del dipartimento della difesaamericano, suo scopo ristabilire la supremazia USA in campotecnologico e militare. In esso confluiscono le maggiori mentiscientifiche e informatiche americane con il compito di sviluppare,e in fretta, la tecnologia necessaria a mandare un satellite nellospazio, e sviluppare un sistema di telecomunicazioni capace digarantire il dialogo tra le basi militari in qualsiasi situazione. Arpasi avvalse di scienziati provenienti dalle aree del sapere pi diverse,tra i fondatori: Jack Ruina, proveniente da studi dingegneriaelettronica, J.C.R. Linklider proveniente dalla psicologia, Nobert Winer dalla cibernetica.La preoccupazione per unimminente guerra fa accelerare le cose,gli americani avevano il vitale bisogno di creare una

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    comunicazione tra tutte le basi militare sparpagliate nellimmensoterritorio nazionale, un sistema di comunicazione capace diresistere, anche, ad un eventuale attacco nucleare. Fino a qualmomento un sistema di comunicazione tra le basi esisteva, ma sibasava su cablaggi e se un solo cavo andava distrutto tutto ilsistema saltava. Un grosso problema per gli alti comandi militari astelle e strisce. Affiancato ad Arpa cera un altro grosso centro chesi occupava di questi problemi: la Rand Corporation. Gli studiprincipali di questorganismo militare si concentravanosullaeronautica, ma al suo interno figurava anche un centro disviluppo informatico in cui lavorava un giovane ricercatore: PaulBaran.

    Da una delle sue ricerche nacque una prima idea di una retemondiale per computer. Il problema su cui lavorava Baran era lostesso di quello dei tecnici dArpa: costruire una rete dicomunicazione in grado di funzionare anche dopo un attacconucleare. Baran giunse a due conclusioni fondamentali: per avereuna rete sicura essa doveva avere una configurazione decentrata eridondante, in modo da avere pi percorsi possibili su cui far viaggiare le informazioni; inoltre il sistema doveva avere una base

    tecnica digitale, in modo da applicare un sistema di correzionedegli errori e scegliere, automaticamente, il giusto canale dicomunicazione. In questo modo Baran svilupp un sistema chenon aveva un nodo principale, ma tanti nodi (quattro allinizio) cheerano in grado di lavorare, trasmettendo informazioni, anche incaso in cui uno di questi nodi fosse stato danneggiato. Cap chenon era necessario trasmettere in blocchi di bit14, ma si potevaanche trasmettere i bit in parti separate che poi, al ricevente,

    venivano ricomposte e visualizzate. Le sue intuizioni, le suericerche, per, non trovarono consensi nel suo gruppo di lavoro, efurono anche ampiamente censurate e criticate da quella chedoveva essere lazienda la quale doveva provvedere al suosuccessivo sviluppo tecnico: lAT&T, monopolista dellecomunicazione. Baran deluso da questo muro che si trov davanti,e dallinaspettata reazione degli altri ricercatori accanton ilprogetto, e si dedic ad altro.

    14 un bit una cifra binaria, (in inglese "binary digit") ovvero unodei due simboli del sistema numerico binario, classicamentechiamati zero (0) e uno (1)

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    Nellaltro capo del mondo, in Inghilterra, Donald Davies, arriv aconclusioni del tutto simili a quelle di Baran lavorando su unprogetto indipendente.Il suo punto di partenza era la creazione di una rete pubblica

    abbastanza veloce da mettere in connessione i computer diseconda generazione, e farli comunicare a prescindere dal sistemaoperativo15 utilizzato. Anche Davies cap che lunica soluzionepraticabile era quella di dividere le informazioni in parti, inpacchetti, per ottimizzare la comunicazione e renderla fruibile intempi pi brevi. Le due idee, quella di Baran e quella di Davies,confluirono in seguito in un unico progetto: Arpanet, laprogenitrice di Internet. Siamo nel 1962.

    Il marasma di idee, di nuove e brillanti intuizioni, e di menti nonpoteva restare rinchiuso nei centri di ricerca militari. Arpa stavacrescendo a dismisura, le conoscenze si stavano moltiplicando enascevano giornalmente nuovi campi di studio. Nel 1963 mettepiede nel laboratorio informatico di Arpa Bob Taylor, giovane epromettente matematico, e non appena visto le macchine adisposizione di quel laboratorio rimase impressionato di comequeste tecnologie costosissime non riuscivano a comunicare traloro. Appoggiato totalmente da Linklider chiese un finanziamentoper poter studiare il modo di far comunicare tra loro le risorseinformatiche a disposizione del laboratorio. Il progetto fuapprovato, e da l a poco nacque quella tecnologia chiamata Arpanet.Il progetto si apr al mondo esterno coinvolgendo i centri diricerca informatici delle Universit di Harvard, il MassachusettInstitute of Technology e lUniversity of California. Laconvergenza di idee e di tecnologie a disposizione dArpa e delleUniversit diedero uno stimolo decisivo allo sviluppo dellericerche. Per alcuni mesi, per, il progetto conobbe un arresto, iricercatori non riuscivano a trovare il modo per far comunicare adistanza e in modo veloce i computer tra loro, la cosa parevainsolubile. Lerry Robert, membro dArpa, assistette ad unaconferenza tenuta da uno dei collaboratori di Davies che spiegavaai presenti la tecnologia dei pacchetti di trasmissione.

    15 un sistema operativo il programma responsabile del direttocontrollo e gestione dell'hardware che costituisce un computer edelle operazioni di base. Si occupa anche di controllare gli accessidegli utenti e dei processi che vengono eseguiti.

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    Per Robert fu unilluminazione, il momento in cui le due idee vennero in contatto. Arpa da quel momento adott lidea diDavies, e divent una rete a commutazione in tempo reale.Da quel momento in poi il lavoro prosegu speditamente,

    siniziarono ad affinare le specifiche tecniche, e i sistemi dicomunicazione a distanza diventarono realt. Un ruolo diprimissimo piano fu svolto dai giovani ricercatori delle Universitcoinvolte nel progetto. A loro, alla loro dedizione, si deve tuttalarchitettura della rete. In un intervallo relativamente breve sisvilupp una vera e propria rete che collegava, con una velocit di50 kmps, le tre Universit sviluppatrici e anche i nodidellUniversit di S. Barbara.

    I ricercatori iniziarono a riunirsi informalmente per fare il puntosul lavoro svolto e per cercare sempre nuove soluzioni. Nacquecos il Network Working Group (NWG) dove ogni idea sviluppatadiventava, subito, risorsa comune a disposizione di tutti ipartecipanti. Dalle loro riunioni nacquero due importantiinnovazioni: la possibilit di scambiare file e documenti in rete, e laposta elettronica.Passano dieci anni dallintuizione di Bob Taylor, e nel 1972 buonaparte della rete, cos come la conosciamo oggi, ha gi sviluppato lesue basi tecniche. Arpanet stava crescendo in modo esponenziale,alla rete erano gi collegati quindici nodi e aveva un centinaio diutenti. Tutti i ricercatori sparsi nei vari laboratori del paeseiniziarono a connettersi tra loro. In breve la rete divenne attiva perlo scambio di messaggi dogni tipo.Questo progetto nato negli ambienti militari si svincol totalmente

    dalla sua funzione iniziale e simpose negli ambienti accademici. Igiovani ricercatori si appassionarono considerando Arpanet unasfida personale ed avvincente, e si buttarono a capofitto allaricerca di sempre nuovi miglioramenti. Ben presto si sentlesigenza di sviluppare software pi funzionali per la lettura dimessaggi, e gli accademici trovarono naturale crearli liberi, con ilcodice sorgente a disposizione di tutti alla ricerca di unacollaborazione globale al fine di migliorare, costantemente, i vari

    risultati ottenuti.Levoluzione tecnica and di pari passo con quella intellettuale deisuoi programmatori. In pochi anni si cambiarono le interfacce maanche i protocolli di comunicazione, laboratori sparsi in tutto il

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    mondo simpegnarono in questa vera e propria prima rivoluzionedigitale. Il successivo passo avanti venne dallEuropa, da Ginevra,dove un gruppo dinformatici svilupp un sistema che, ancoraoggi, ci suona famigliare: il Word Wide Web (WWW). Lidea dibase era quella di creare un sistema ipertestuale per facilitare lacondivisione dinformazioni tra i gruppi di ricerca connessi allaneonata rete Internet. Siamo nel 1989 e siniziano a diffondere iconcetti di browser e server16. Nel frattempo gli utenti della reteerano aumentati, adesso raggiungevano le diverse migliaia diutilizzatori. Il protocollo sviluppato a Ginevra fu messo online adisposizione di tutti, lidea era sempre la stessa: trovare imiglioramenti grazie agli utenti della rete. Il problema principaledel WWW stava nellinterfaccia17 a caratteri che risultava di difficilecomprensione. La soluzione non tard ad arrivare, questa volta venne da Standford dove un giovane studente realizz un browsergrafico di facile utilizzo: il WWW Viola. Lidea arriv nel monitordi un altro giovane studente americano, Marc Anderson, che cilavor sopra e svilupp un browser applicabile al web: il Mosaic.Siamo nel 1993 e le prime versioni di questa piattaforma furonorilasciate per i computer che utilizzavano sistemi operativi Windows e Mac. Internet inizia a diventare alla portata di tutti,esce dagli ambienti accademici ed entra nelle case dei cittadini. Nelgiro di pochi anni la rete Internet si svilupp notevolmente,nacquero i primi sistemi di navigazione commerciale, e i nodi simoltiplicarono a ritmo impressionante.Stando ai dati forniti dalla Computer Industry Almanach (CIA),societ di ricerca americana che opera nel settore informatico, gli

    16 Per server si intende un computer dedicato allo svolgimento diun servizio preciso, come la gestione di una rete locale o geografica,alla gestione delle periferiche di stampa (print server), allo scambioe condivisione di dati fra i computer (file server, database server),all'invio o inoltro di posta elettronica (mail server) od a contenere ifile in un sito web (web server). Utilizza un sistema operativo direte. I computer collegati e che utilizzano il servizio del server, sichiamano client. A volte lo stesso computer svolge diverse funzionidi server (es: sia file server che print server)17 Linterfaccia l'aspetto che assume ad esempio un software perfar s che l'utente riesca a comunicare e interagire con la macchina;in questo caso si parla di interfaccia utente. La suddetta rappresentail componente di livello pi alto di un'applicazione e, dal punto di vista dell'utente, il pi critico.

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    utenti di Internet in tutto il mondo nel 2005 si sono attestati adoltre un miliardo.Una cifra impressionate che ci aiuta a capire lenorme diffusioneche il fenomeno ha avuto tra i comuni cittadini. Lasciati i

    laboratori di informatica, e aiutati dal boom di vendite dei personalcomputer, i sistemi operativi hanno trovato un larghissimoconsenso da parte di milioni di cittadini che hanno visto nella reteInternet un nuovo luogo, aperto a molteplici iniziative, e connuove possibilit di comunicazione. Ma come si spiega questoenorme successo?La prima risposta sta nel rinnovato interesse nel comunicare daparte degli utenti. Con Internet si apre una nuova frontiere nellerelazioni tra le persone, che senza distinzione di estrazione sociale,nazionalit, razza, sesso, ideologia, religione, possono venire incontatto senza nessuna mediazione e con ben pochi giudiziaprioristici.Ma le motivazioni che giustificano lo sviluppo di questo nuovomezzo sono tante ed eterogenee. La rete unenorme banca didati, un archivio di documenti a disposizione di chiunque abbiauna connessione, un luogo dove le informazioni pi diversetrovano una collocazione. Ma anche un grande mercato globaledove vendere ed acquistare qualsiasi genere di merce messa adisposizione di persone distanti anche interi continenti le une dallealtre. Internet un media. Un nuovo tipo di media legatofortemente alle sue caratteristiche: multimedialit e interattivit.Un mezzo in grado di crescere ulteriormente e assorbire semprenuovi contenuti.

    Lo sviluppo della rete ha dato una spinta notevole alla circolazionedelle idee, che adesso sono in grado di raggiungere ogni angolo delmondo a condizione che ci siano le infrastrutture necessarie astabilire una connessione. Internet nasce con lidea dellacondivisione della conoscenza, sin dai tempi di ARPA e dei primicollegamenti in rete, i ricercatori hanno usato questo mezzo perscambiarsi i dati del loro lavoro, per metterli a disposizione deglialtri sviluppatori al fine di migliorare, costantemente, la fruibilit

    della rete. Sono nati cosi i primi gruppi di discussione online chehanno, sin da subito, abbattuto le distanze geografiche e i tempidella comunicazione, la rete cresciuta in questo senso, verso unaconvergenza di intenti volta alla libera circolazione delle idee.

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    Il numero dei siti online non calcolabile. Crescono al ritmo dimigliaia ogni giorno. E le informazioni che essi veicolano sono incostante crescita quantitativa. Si sono sviluppati siti e portali chetrattano di ogni tematica, le comunit online raggruppate neiforum contano utenti provenienti da ogni angolo della terra. Associati in network, o come singole pagine personali, questiluoghi virtuali assicurano quella pluralit informativa che, spesso, imedia tradizionali non riescono a fornire. Quello di Internet si staconfigurando come un mondo democratizzato dove ognuno putrovare il suo personale spazio di espressione ed esporre il suopunto di vista critico.Ma una tale circolazione di idee e dinformazione non passa

    inosservata. La libert di scrivere, di esporre la propria idea, dicomunicare, o di criticare lassetto politico del paese in cui si residenti non un diritto garantito a tutti. Non garantito neppurenelle pagine web. Le potenzialit di questo mezzo dicomunicazione sono state ben capite da quei governi autoritari cheadesso limitano laccesso alle postazioni Internet, oscurano siti, eimpediscono di inviare mail al di fuori dai confini nazionali.Situazioni che si verificano in molte nazioni, come sta accadendo

    in Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Cina, Giordana, Vietnam, Tunisia. Ma un problema globale, che non si limita a paesi conun regime politico autoritario. Nellultimo conflitto in Iraq qualcosa del genere successo agli stessi soldati Usa, che si sono visti obbligati a chiudere i loro blog personali. Diari di bordoquotidiani compilati dai giovani marines americani che rivelavanola vera essenza della guerra, in tutta la sua durezza e crudelt, unafinestra informativa auto-gestita e senza filtri, che

    lamministrazione Usa ha giudicato lesiva dellimmagine dellamissione in Iraq. I soldati-blogger si sono adeguati, e il governoUsa ha oscurato i loro siti.Internet libera, o almeno lo dovrebbe essere. Non propriet dinessuno ma solo dei suoi utenti. Questo, come abbiamo visto, fapaura perch la libert di espressione, molto spesso, un dirittoesercitato solo sulla carta costituzionale, ma non nei fatti. La reted la possibilit di far viaggiare le opinioni da un capo allaltro delmondo senza eccessivi costi, la parola veicolata dal mezzo digitale a disposizione di chiunque abbia una connessione.Ma le potenzialit del web non si limitano solo a questo. Internet anche uno strumento di apprendimento, di divulgazione

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    scientifica, un luogo dove le menti vengono in contatto eproducono sempre nuova conoscenza pronta a rifluire, arricchita,nel circuito online.Studi interessanti, in questo senso, sono stati effettuati da Derrick

    De Kerckhove e Pierre Levy, nellambito della teoriadellintelligenza collettiva.

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    Dallintelligenza collettiva allintelligenza connettiva

    Lidea dellesistenza di unintelligenza non meramente individuale,ma posta al di sopra del singolo, fu concepita per la prima volta daKarl Marx, nel suo concetto di General Intellect.In questa prospettiva teorica si individua un genere di lavoroastratto, di tipo sociale, che ha le sue basi nella conoscenzaimpersonale sedimentata nella societ stessa e nel retroterraculturale in cui si trovano ad operare i singoli individui. Una forzalavoro cognitiva e mentale, che esprimeva le capacit creativecollettive. Il sapere, per Marx, si accumulava nella societ, eprendendo atto di questa forza poteva ribaltare le carte in gioco e irapporti sociali, basati sul singolo. Una prima forma di intelligenzacollettiva che ha svariati campi dapplicazione e che nella storia haanche visto applicazioni pratiche non consone allidea18.Il concetto marxiano stato superato dalla storia e dalla pratica.Ma ha prodotto molti filoni teorici, come quello dellintelligenzacollettiva. Lavvento delle nuove tecnologie informatiche ha postosotto una nuova luce il concetto marxiano, regalandoli un nuovo, e vasto, campo dapplicazione: la rete. Internet diventa il luogoprivilegiato dellapplicazione pratica dellintelligenza collettiva, econ i necessari accorgimenti le d una nuova veste.

    Possiamo considerare la rete come un luogo dove poteraccumulare e successivamente consultare il sapere collettivogenerale, attraverso le persone collegate in rete possibile unapartecipazione a pi livelli nella formazione del sapere accumulato.Qui troviamo il campo dapplicazione degli studi dei due maggioriscienziati dellintelligenza collettiva contemporanea: Derrick DeKerckhove e Pierre Levy.

    Pierre Lvy stato uno dei primi studiosi a puntare lattenzionesulla possibilit che esita unintelligenza non meramente18 K. Marx,Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica , II vol. pp.389-411, La Nuova Italia, 1968

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    individuale. Nel suo testo Lintelligenza collettiva, pubblicato nel1995 Lvy apre uno squarcio sulla dimensione che vede possibileuna coordinazione intellettuale tra pi individui, supportata dalletecniche digitali e dalle infrastrutture, delle allora nascenti,autostrade dellinformazione. Per il periodo storico in cui sisviluppava questo testo fu di portata rivoluzionaria, unospartiacque nel modo di intendere la comunicazione tra le persone.La riflessione di Lvy parte da una dichiarazione preliminare - Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalit del sapere risiede nellumanit 19 . Notoriamente luomo, nella sua evoluzione haattraversato vari spazi: lo spazio della terra, lo spazio del territorio,lo spazio della merce, e adesso, nel Ventunesimo secolo, lumanit

    sta attraversano un nuovo tipo di spazio, quello del sapere. Glispazi non sono da intendersi come epoche a se stanti, ma comedegli strati che si sedimentano uno sullaltro, che coesistono anchese si sono sviluppati in periodi storici differenti20.Centrale nel nuovo spazio del sapere il legame sociale. Va re-inventato, vanno riscritte le norme che regolamentano le relazionitra gli individui. Compito principale quello dello scambio delleconoscenze attuabile attraverso linsegnamento reciproco, lasinergia delle competenze, dellimmaginazione e, appunto,dellintelligenza collettiva. Intelligenza come un operare di comuneintesa per ottenere uno scopo comune. Nessuna personapadroneggia tutte le conoscenze, ma solo una parte, altre invececonosceranno ci che laltra persona non sa. Dato che i rispettiviambiti di competenza non coincidono, laltro rappresenta, quindi,una risorsa, una possibile fonte darricchimento, e viceversa.Ma quella che si vuol proporre non una semplice somma diconoscenze, si vuol proporre insegnamento forte, si vuol superarele barriere dellincomunicabilit e rendere laltro, oltre che fonte dinuova conoscenza, un soggetto desiderabile e noninterscambiabile, si viene cos a sviluppare unidentit dei sapere.Ma cos lintelligenza collettiva? E unintelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta ad una mobilitazione effettiva delle competenze 21.

    19 P. Lvy,Lintelligenza collettiva, pag. 20, Feltrinelli, Milano, 200220 Cfr. P. Lvy,Lintelligenza collettiva , Feltrinelli, Milano, 200221 P. Lvy, Lintelligenza collettiva , pag.34, Saggi UniversaleEconomica Feltrinelli, settembre 2002

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    Questa lesatta definizione che ne d Lvy. Analizziamola. unintelligenza distribuita ovunque perch, semplicemente,risiede in tutte le persone. Sono le conoscenze, le informazioni, ele esperienze di vita che risiedono in tutti gli individui.

    E unintelligenza continuamente valorizzata. Questo nelleintenzioni dello studioso un progetto da sviluppare. Infatti,quello che salta subito allocchio che le intelligenze spesso sonosotto-utilizzate, non sufficientemente sfruttate. Uno spreco perchanche nella cosi detta ignoranza c unintelligenza, che pu esserepratica, pragmatica e che se non sufficientemente valorizzata nonpu essere messa a disposizione della collettivit.E unintelligenza in tempo reale. Questo richiede il buoncoordinamento dei sistemi di comunicazione che dopo una ceraquantit richiedono, necessariamente, il supporto dinfrastrutturedigitali per la trasmissione delle informazioni: nasce il cyberspazio.Una mobilitazione effettiva delle competenze. Implicalidentificazione, esatta, di tali competenze. Bisogna individuare leloro diversit e andare di l dai saperi universalmente riconosciuti.Unintelligenza distribuita ovunque che ha come presupposto la valorizzazione tecnica, economica, giuridica e umana. Base dipartenza per lintelligenza collettiva la cultura, senza di essa non auspicabile lo sviluppo di questa idea. Vettore fondamentale lacomunit sociale, che deve riconoscersi a vicenda e collaborarereciprocamente per individuare unesatta distribuzione ecoordinazione delle conoscenze diffuse.Lvy descrive nel suo testo i fattori utili allimplementazionedellintelligenza collettiva. Espone il progetto dellintelligenzacollettiva in tutti i suoi aspetti: etico, tecnologico politico edestetico. A livello etico Lvy individua nella collettivit dei giustiil campo dazione principale dellintelligenza collettiva. E nellacomunit in cui i gruppi lavorano con piacere insieme, in cui simantengono gli impegni, si rispettano e si riconoscono le capacitdegli altri, che sincontra letica dellintelligenza collettiva.Importante la deterritorializzazione, dove i legami sociali sirinforzano, dove gli esclusi sono nuovamente chiamati in causa.Qui il vero capitale industriale diventa luomo. La produzione delfuturo si basa, dunque, in due elementi legati tra loro: la cultura

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    della capacit umane, e la costruzione di una societ vivibile. Ilprodotto finito di questa congiuntura la stessa intelligenzacollettiva. Lumano qui identificato come fonte delle altrericchezze, come portatore dogni valore. Nulla in questetica piimportante e preziosa dellumano. La tecnologia identificatacome il maggior veicolo di trasmissione dellintelligenza collettiva.Strumento essenziale per arrivare dallidea al prodotto finito.Secondo lo studioso, dopo la selezione naturale, luomo haconosciuto la selezione artificiale.Una sorta di tecnologia biologica utile a finalizzare e accelerare laformazione delle specie. La prima selezione artificiale avvenne nelneolitico, con laddomesticamento danimali e piante. Ma fu un

    rivoluzione lentissima, imprecisa. Arrivando ai giorni nostri questaselezione ha avuto unaccelerazione ed arrivata alle tecniche dicontrollo dei messaggi22. Sono tre i gruppi di tecnichefondamentali: somatiche, mediatiche e digitali. Le tecnichesomatiche hanno come caratteristica la necessaria presenza fisicadellemittente e del ricevente del messaggio e il coinvolgimento deisensi per la ricezione dei messaggi. Come le conversazioni, lamusica, o la danza, i gesti, gli stati danimo. Sono messaggi plurimi

    e interconnesi con la comunicazione non verbale. Il messaggioprodotto con la tecnica somatica per sua essenza legato alcontesto demissione, ai partecipanti della comunicazione e perquesto non mai perfettamente riproducibile.Le tecniche mediatiche assicurano la perfetta riproduzione delmessaggio, una maggiore diffusione nello spazio e nel tempo. Nonc la compresenza demittente e destinatario, anzi lemittente sirivolge ad un pubblico assente fisicamente. La tecnica utilizzata quella della riproduzione perfetta di segni e marchi, ma quello che viene a mancare un contesto fisso. Si assiste ad una totaledecontestualizzazione, i media non si ancorano ad una determinatasituazione, per questo il messaggio recepito solo in parte. Quindi,in ultima analisi, il media classico propone un mera attivit difissaggio, riproduzione e trasmissione di un determinatomessaggio.La tecnica digitale il passo avanti compiuto dalla tecnicamediatica, cambiano gli strumenti, si riorganizzano i significanti. Ildigitale va di l dalla semplice riproduzione dei messaggi, suo

    22 P. Lvy,Lintelligenza collettiva , pagg. 34-38, Feltrinelli, Milano,2002

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    scopo principale la generazione e la modificazione di messaggi. Ilcontrollo maggiore perch c' la possibilit di intervenireminuziosamente allinterno della microstruttura del messaggio. Alfruitore data la possibilit di intervenire sulla comunicazionericevuta, un feedback che pu essere immediato, si pu lavoraresulla struttura, non si pi solamente destinatari di un messaggiodi tipo uno a molti, ma di molti a molti. S entra in un nuovocontesto, quello multimediale, che apre un nuovo universo dicomunicazione, il cyberspazio, che mette in comunicazione virtualmente tutti gli utenti del messaggio, ma che nello stessotempo gli trasforma in emittenti, in tempo reale. Anche levoluzione dei gruppi umani toccata dallo sviluppo delle

    tecniche. Con lorganizzazione dei collettivi umani attraverso ilcyberspazio, lorganizzazione sociale ed economica entra in unanuova fase, e cambia. I gruppi auto-organizzati realizzano lidealestorico della democrazia diretta, in un contesto, per, differente,deterritorializzato.Lo scopo principale dellintelligenza collettiva, e che le forzeumane si compattino sfruttando tutte le ricchezze provenientidalle loro diversit, qualit per qualit, servendosi di tutte letecnologie a loro disposizione."Che cos' uno spazio antropologico? E' un sistema di prossimit (spazio)

    proprio del mondo umano (antropologico) e dunque dipendente dalle tecniche,dai significati, dal linguaggio, dalla cultura, dalle convenzioni, dalle rappresentazioni e dalle emozioni umane ."23 Cosi Lvy introduce una parte fondamentale del suo testo, quellodedicato agli spazi antropologici. Nellevoluzione umana si sono

    attraversati, alternati e sovrapposti, sin ora, tre tipi di spazi: quellodella terra, quello del territorio e quello delle merci. Lo studioso nindivia un quarto aperto oggi dalle nuove tecniche e dallo sviluppodellintelligenza collettiva: lo spazio del sapere.Lo spazio della terra il primo occupato dallumanit. lo spaziosempre presente, abitato da tutti gli esseri viventi dal paleolitico,un cosmo in cui uomini e animali sono in comunicazione costante,qui tutto e reale e presente, senza ambiguit. Lo strumento dicomunicazione il segno, il messaggio. Ogni segno legatoindissolubilmente ad una presenza. La continuit data dallamemoria intrisa nei luoghi, nel passato, nella terra, ed sempre

    23 P. Lvy,Lintelligenza collettiva , pag. 27 Feltrinelli, Milano, 200237

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    pronto a rivivere, perch in verit non mai passatodefinitivamente.Esiste perennemente nelle narrazioni, nei racconti, nei ricordi. Iluoghi sono innalzati a significanti davvenimenti: il luogo sacro, il

    luogo del ricordo, il luogo delleternit.Per questo il tempo della terra considerato immemorabile.Principale strumento di conoscenza sulla terra il racconto. Attorno a lui si organizzano i saperi pratici, le azioni possibili, isaperi tecnici. Il racconto sempre ciclico, si parte da unorigine, esubisce vari mutamenti, narrazioni che si alimentano le une con lealtre, trovano nuovi spunti, nuovi sviluppi: un racconto-saperenon stabilizzato e non cristallizzato, ma un divenire-cominiciamento eterno. Quindi il sapere eterno incarnato nellaconoscenza dei membri di un collettivo umano, nelle loroesperienze di vita, nei loro racconti. La conoscenza e il sapere,nello spazio della terra, risiede negli uomini stessi.Lo spazio del territorio si sviluppa quando luomo, da nomade,diventa sedentario e inizia a coltivare la terra, ad addomesticare glianimali, inventa la scrittura, le citt, gli stati, il lavoro. il mondodella civilizzazione. Il rapporto della terra con il territorio disudditanza, luomo che inizia a lavorare la terra inizia pure adistruggerla, luomo che inizia a bonificare le paludi, cambia il volto della terra.Nel territorio la parola diventa anchessa stanziale. Con la scritturai saperi sono rappresentati in forma di segni. Ma cosi facendoperdono dimmediatezza, diventano trasportabili nel tempo,cambiano il loro status, non c pi la comunicazione immediata,

    quella vista nello spazio della terra, il segno diventa differito neltempo. Nasce la cesura semiotica. Tra il segno e la cosarappresentata si frappone sempre una qualche entit, lassenza traemittente destinatario nasce cos, con il territorio. Per esserericonosciuto il segno ha bisogno di norme di un meccanismo chene riduce la polisemia: nasce la trascendenza e larbitrario, il segnorappresenta chiaramente una determinata entit.La definizione del territorio sta nella fondazione, nellappropriarsidi un determinato spazio sulla terra. Il contadino ha il suo campo,il prete, la sua chiesa, luomo, la sua casa e cosi via. Sono territoritutti quelli delimitati da recinzioni, frontiere, dogane, argini.

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    La consacrazione del territorio si avuta con la scoperta dellageometria, la terra cos pu essere suddivisa, misurata e spartita. Ilsapere, nel territorio, e chiuso come un libro. organizzato persettori, per passaggi successivi. Chiuso in se stesso costellatodostacoli e prove da superare.Il terzo spazio quello del merci. Supera le gerarchie del territorioe si fa pi astratto ed agguerrito. I prodotti del territorio sonomonetizzati, gli abitanti del territorio diventano mano dopera peril capitalismo, si sviluppano istituzioni bancarie, creditizie,commerciali che danno un valore materiale a tutti i prodotti dellaterra e del territorio fino a diventare indipendente da loro. Dopo,territorio e terra sono subordinati allo spazio delle merci, utilizzati

    per i loro fini. Nasce lindustria e monopolizza tutti gli altri spazi,si sovrappone a loro, ma non gli elimina. La riproduzione diventaglobale, tutto pu essere moltiplicato e rivenduto. Scompareloriginale e il referente diventa invisibile, il messaggio moltiplicato e distribuito ad una numero indefinito di riceventi. Ilsegno non pi reale a farla da protagonista la rappresentazionemediatica. Lassenza dellemittente diventata la norma cosi comela deterritorizzazione. Anche il paesaggio cambia, campagna e citt

    si fondono insieme, si urbanizza la societ, e con loro i bisogni.Questo terzo spazio caratterizzato anche dalla mancanza distaticit, non ci sono pi punti ben fissati, tutto scorre e fluttua.Corrono i dati, corrono le merci, gli eventi si susseguonocaoticamente. Nasce la scienza statistica per cercare di dare unamisura agli eventi, con lei nasce il calcolo delle probabilit.Lindividualit solo un lontano ricordo dello spazio del territorio,invece, nello spazio delle merci nasce la massa, svanisce la qualitper far posto alla quantit. Qui loggetto al centro dello spazio laproduzione e il consumo delle merci. Per cercare di regolarequesto scambio continuo nasce, nel XIX secolo la teoriadellinformazione, tentativo di codificazione, decodificazione etraduzione dei segni che circolano nelle reti tecniche. Scopo quello di regolamentare la confusione della comunicazione nellospazio delle merci, passare dal disordine allorganizzazione.In questo terzo spazio la conoscenza non pi chiusa, non pirelegata come in un libro trova sfogo nella tecnoscienza. Il sapere trasmesso ad alta velocit nelle reti dei laboratori, dellebiblioteche, dei centri di ricerca. Nasce lenciclopedia con lei leconoscenze non sono pi relegate nella memoria, o nelle persone,

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    ma circolano in uno spazio fatto di rimandi e traduzioni.Lenciclopedia il primo ipertesto perch organizzata perrimandi interni, da un sapere ad un altro. Tutti i saperi sonocollegati tra loro tramite citazioni, rinvii, schede, e rimandano aduna struttura di lettura a pi livelli, organizzati attorno a testo uniciche, per sono strettamente collegati ad altri testi. Ma tanto pi ampia questa comunicazione tanto meno comunica, anche qui a vincere il caos di unorganizzazione troppo frammentata.Il quarto spazio, quello teorizzato da Lvy, lo spazio del sapere.Che , com definito dalla stesso autore, un non-luogo. Esiste enega la sua esistenza, solo teorizzato, ma gi vivo nel virtuale. Lospazio del sapere non solo un accumularsi di conoscenze

    tecnico-scientifiche, ma tutto ci che luomo conosce. Un saper- vivere e un vivere-sapere senza delimitazioni di qualit e quantit. composto di saperi collettivi, intelletti agenti in modocoordinato. uno spazio che sempre esistito ma che non eramai stato organizzato, adesso con il cyberspazio, con i mondi virtuali, ha trovato il suo contesto, il luogo dove svilupparsi.Ritorna la sfera della significazione, quella che era propria dellospazio della terra. In questo quarto spazio gli esseri, i segni, le

    cose, sono messe in relazione dalle intelligenze collettive, a tornarein primo piano la parola, ma cambia la sua attivit. Adesso sempre in circolazione, sempre viva ed effettivamente capace dicambiare la realt. Le collettivit sono nuovamente consideratenellimportanza del singolo, la massa fa posto al singoloconsiderato nella sua importanza per lapporto che d allacollettivit. Il caos della velocit dello spazio delle merci fa posto altempo del singolo. I tempi dogni singolo attore sintrecciano nel

    tempo della soggettivit intelligente. In questo spazio non c piposto per la differita perch a cambiare il referente, il tempo quello interiore. Non c pi bisogno della velocit delletrasmissioni, al loro posto sinstaurano i tempi, lenti, dellesoggettivit che fluiscono armoniosamente andando a costituireuno spazio comune.Ma la temporalit collettiva non sarebbe esistita senza la possibilitdi poter sfruttare uninfrastruttura tecnica propria dello spaziodelle merci, si utilizza la tecnologia del tempo reale. Sinnesta su dilei, ma ne cambia, radicalmente, le funzioni. Non servono pi perdare forma alla simultaneit del tempo esterno, ora queste

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    tecnologie servono un altro fine quello di armonizzare i ritmi dei viventi di tutte le comunit di senso in movimento costante24. Anche lo spazio cambia radicalmente. uno spazio in continuonascere e divenire, non pi relegato da frontiere e paletti, ma libero

    di costruire una nuova dimensione dalle esperienze collettive. Unospazio dinamico basato sul dialogo continuo delle intelligenzecollettive. Per muoversi in questo nuovo concetto di tempo e dispazio Lvy propone uno strumento innovativo, che ogniintellettuale collettivo utilizza per orientarsi nello spazio delleinformazioni in movimento: la cinecarta. Lorganizzazione nellecinecarte esprime la variet dei rapporti e delle relazioni che ogniattore possiede e intrattiene nelluniverso dellinformazione. Nelle

    cinecarte sono rappresentati i saperi posseduti dai vari attoricollettivi, possibile anche vedere il tipo di rapporti cheintrattengono tra loro, un modo funzionale per colmare i buchidi conoscenza individuando, per tempo, dove la conoscenzaricercata depositata. In ogni punto nella cinecarta c un attributodifferente dagli altri, sono spazi sempre in movimento, dinamici,rinnovabili e aggiornabili in qualsiasi momento. Il senso datodalla globalit dei saperi rappresentati. Ogni membro del collettivo

    intelligente si situa autonomamente, con le sue conoscenze,allinterno della cinecarta.La funzionalit della cinecarta sta nellimmediatezza della sualettura, come nelle classiche carte topografiche indicata lalocalizzazione, ma anche la strategia, litinerario, il coordinamentodel gruppo. Ha una duplice funzione: costruzione dellintellettualecollettivo, quella di organizzare il cyberspazio virtuale.Ma quali sono i reali oggetti dello spazio del sapere? Lvy neindividua due: gli intellettuali collettivi e i loro mondi. Gliintellettuali collettivi sono persone che comunicano,costantemente, tra loro, si scambiano idee e conoscenze, hannosignificati e contesti condivisi in relazione tra loro. I loro mondisono dinamici, in movimento, mai finiti. Sono costituiti dallerisorse, dai segni, dalle collaborazioni, dalle loro soggettive visionidel mondo. Ma tutto questo non oggettivante, non fissa persempre le conoscenze. Sono base di partenza e al contempostrumenti organizzativi su cui costruire nuovi significati e saperi.Lvy ipotizza un nuovo tipo di organizzazione dei saperi: la

    24Cfr. P. Lvy,Lintelligenza collettiva , Feltrinelli, Milano, 200241

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    cosmopedia. A differenza della classica enciclopedia, lacosmopedia, sfrutta la nascente tecnologia informatica. I saperi, leconoscenze, entrano in un circolo dinamico dove le conoscenzesono rappresentate multidimensionalmente con lapporto degliipertesti, delle figure, delle immagini, dei suoni, delle simulazioniinterattive, delle mappe, ecc. Anche nella cosmopedia il concettodominante il continuo divenire delle informazioni, non pisaperi fissati e immutabili, ma in perenne aggiornamento. Ilfruitore del sapere oltre che limitarsi a consultare una determinatatematica potr contribuire, con le sue conoscenze, ad arricchire la voce che sta consultando innestandoli la sua competenzaspecialistica. Quando nella cosmopedia una voce non completa,non ben argomentata, allora un altro specialista sar attivato andr, con la sua competenza, a completare la conoscenzamancante. Questo avvicina la conoscenza alla dinamica del mondoreale. La cosmopedia elimina la separazione tra i saperi, rendendolicosi simili ad un continuum.Fin qui le riflessioni che Lvy ha posto al mondo scientifico nel1995, due sono stati i pilastri del suo saggio: la costituzione deicollettivi intelligenti, e la necessit di trovare un sistema

    organizzativo utile per poter mettere in moto, all'interno dellospazio del sapere, tutte queste conoscenze comuni e condivise.Lepoca in cui lo studioso scrisse Lintelligenza collettiva25 non lontana dai nostri giorni, ma da allora ad oggi le innovazionitecnologiche si sono sviluppate enormemente rendendo quasipossibile il sogno di Lvy e del suo seguito. Nella parte finale deltesto, Lvy, si pone una legittima domanda: Il progettodellintelligenza collettiva realistico?

    Nellarco di questo ultimo decennio la discussione sullintelligenzacollettiva si andata ad intrecciarsi strettamente con altre questionia essa legate, come lintelligenza artificiale, i mondi virtuali, i luoghidInternet, e in ultima analisi con lintelligenza connettivasviluppata da Derrick De Kerckhove. Il tempo e la tecnica hannodato ragione a Lvy, perch stato possibile sviluppareunintelligenza non meramente individuale, ma collaborativa,trasversale, e dinamica. Tutto questo diventato realt grazie alladiffusione di massa della rete Internet, e dei portali in essa

    25 La prima edizione del testo Lintelligence collettive, pour une antropologie du Cyberspace -, edita da Editions La Decouverte, Parigi,1994

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    contenuti. Il cyberspazio, da Lvy solo ipotizzato, si concretizzato nelle connessioni a banda larga, dove lacomunicazione globale ha trovato il suo canale di sviluppo, e dovela scrittura e la lettura hanno trovato una nuova vita grazie allamultimedialit. Lo spazio della conoscenza si moltiplicato e leinformazioni corrono veloci da un capo allaltro del globo,Internet ha dato la possibilit ai collettivi intelligenti di comunicarein un modo nuovo, di mettersi in rete e scambiarsi i saperi intempo reale. Anche la memoria collettiva, con lavvento della rete,ha trovato una nuova dimensione di sviluppo. Non pi fissa, nonpi legata ad un determinato conteso, adesso sempre fruibile emodificabile. Proprio come anticipato da Lvy, lintelligenzacollettiva diventata dinamica, aperta, nel cyberspazio delle retiuna moltitudine di conoscenze sinterconnettono per dar vita aduno spazio comune. Il sogno di Lvy si sta concretizzando, e hatrovato un ulteriore sviluppo grazie agli studi sullintelligenzaconnettiva di Derrick De Kerckhove. Su queste basi parte lariflessione di De Kerckhove sviluppa il passo successivo,lapplicazione pratica, ma anche il supermanto teorico dei concettiformulati da Levy.

    De Kerckhove formula il concetto dintelligenza connettiva,secondo lo studioso, lintelligenza moderna ha attraversato tretappe fondamentali: lintelligenza privata, che si sviluppata grazieal libro a stampa; poi una prima forma dintelligenza collettiva,grazie a radio e TV; e in questa ultima fase unintelligenzaimplementata tramite Internet, che sta in met tra le prime due.Lintelligenza ipotizzata da De Kerckhove connettiva perch allabase c un lavoro collaborativi. Se questo lavoro cosciente, si

    stabilisce una connessione mentale che determina unaccelerazioneindividuale della creazione, della produzione didee, ma anche dioggetti. Lintelligenza connettiva mira a mettere in contatto tutte leintelligenze collettive ma non in una visione statica, accumulativa,ma attraverso un processo moltiplicativo26. Se lintuizione di Levy vedeva come protagonista la societ e le individualit in essaesistenti, nel concetto di De Kerckhove protagonista la messa inmovimento di queste stesse individualit collettive. Importante,

    adesso, il rapporto che intrattengono tra loro, un rapporto che26 Queste riflessioni sono inserite nel secondo libro diDeKerckhove - Brainframes, Technology, Mind and Business,Bosch &Keuning, 1991

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    supera la sedimentazione e laccumulazione di conoscenze esaperi, ma si basa su una sperimentazione applicativa di tali risorse.Se lintelligenza collettiva il quadro di riferimento del pensieroumano, lintelligenza connettiva la sua parte in movimento, laparte che cerca la soluzione pratica.Lintelligenza connettiva definita dallo stesso studioso come unadelle forme dorganizzazione allinterno dellintelligenza collettiva,ma un lavoro pi pratico che teorico, perch si concentra sullepersone, sulla ricerca sul campo, in tempo reale.Campo dapplicazione privilegiato , ovviamente, la rete dovelintelligenza connettiva ha la sua sede principale. In Internet simoltiplicano le possibilit di sperimentazione, si prende a pienemani dal sapere sedimentato e si lavora collettivamente su di esso.Si pu avere accesso a tutta la conoscenza e lavorare per miglioraleulteriormente. Ma anche la dimensione dellindividuo cambiaperch il singolo ha la duplice possibilit di far parte di un grupposenza perdere la sua identit e di avere unidentit senza perdere ilsenso del gruppo. Lintelligenza connettiva riguarda la possibilitdi condividere il pensiero, lintenzione e i progetti espressi da altri.Ma a far da contro altare a tanta collaborazione ci sono dellelimitazioni: la restrizione del campo dazione del pubblicodominio, lapplicazione estrema del copyright, i nascenti sistemiinformatici di controllo e il digital divide.

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    Cos il pubblico dominio e perch in pericolo

    Ma a tutte le informazioni che circolano online sono applicabilialle teorie di De Kerckhove? La risposta no. Ci sono due modilegali per lavorare sui pensieri, le intenzione e i progetti espressi daaltri. O questi contenuti sono liberi, cio lautore d un esplicitoconsenso sin da subito, oppure bisogna lavorare su opere di

    pubblico dominio.Nella tradizione mondiale il pubblico dominio una collezione di opere,di qualsiasi genere, cui il diritto dautore, o il brevetto, scaduto.Rientrano sotto questa definizione anche le opere che non hanno maiavuto limiti dovuti a copyright o brevetti. Il pubblico dominio di vitaleimportanza per tutte le societ perch unimmensa fonte d