Isola Rizza 1999

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NUMISMATICA E ANTICHITÀ CLASSICHE XXVIII 1999 QUADERNI TICINESI

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NUMISMATICA E ANTICHITÀ CLASSICHE

X X V I I I

1999QUADERNI TICINESI

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MARGHERITA BOLLA

IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA: OSSERVAZIONI IN OCCASIONE DEL RESTAURO

L'insieme di oggetti in m etalli p reg iati rinvenu to a Isola R izza ( tra V erona e Legnago) nel febb ra io 1872 è forse il più fam oso ritro v am en to del te rrito rio veronese per il periodo di transiz ione fra T ardoan tico e A ltom ed ioevo . si tra t­tava di 13 reperti (un p iatto figura to e 6 cucch ia i in argen to ; due S ch e ib en fi­beln in oro e argen to ; una fibb ia da c in tu ra e tre guarn iz ion i in o ro), m a una guarnizione (pera ltro iden tica alle due superstiti) venne fusa da un o refice per accertare la qu a lità del m etallo , che risu ltò «oro purissim o» .Nel 1875 il C om une di V erona acqu istò il te so ro 21, per e spo rlo nel M useo C i­vico allora situa to a P alazzo Pom pei; nel 1928 esso venne trasfe rito nel M useo di C astelvecchio . D urante il secondo con flitto m ond ia le andò perdu ta la fibb ia da cin tura in oro , di cui è però no to il peso (182 gr., pari a 41 solid i c irca) e re­

sta una fo to g ra fia1’.Il restauro degli 11 oggetti conservati, svo ltosi nel 1997". ha co m p o rta to

la rilettura della d o cum en taz ione sul co m p lesso ' 1 e la rip roduzione g ra fica del

" Una sintesi sui ritrovamenti di tesori in Italia dal 4(X) d.C. in poi è in M a r t in 1997.pp. 60-62, dove Isola Rizza è citato tra quelli nascosti genericamente dopo il 500 d.C.

21 Con pagamenti rateali che proseguirono per alcuni anni. v. Archivio dei Musei Civici. » Nel disegno ( v o n H e s s e n 1968. tav. 39) ricavato dalla fotografia (Fig. 4) il filo me­

tallico di fissaggio della fibbia su un cartone venne interpretato come una modana­tura dello scudetto, che sembra invece essere liscio.

41 A cura dello Studio Formica di Milano. Le problematiche del restauro sono state costantemente discusse con la dr. Marisa Rigoni della Soprintendenza Archeologica del Veneto, che ringrazio per la cortese disponibilità.

5‘ Oltre alla documentazione d 'archivio cit. infra. B i o n d e l l i 1873 (prima relazione sul rinvenimento); De Rossi 1873a (commento alla scoperta); De R o s s i 1873b (ana­lisi del piatto); CIL V 8122,14, per i tre cucchiai iscritti; V e n t u r i 1901, pp. 548, 556; C i p o l l a 1907. pp. 1-2 (citazione, con errata menzione di «croci pettorali in oro»)' Z o v a t t o 1964, pp. 541-546 (piatto e cucchiai), 548-549 (Scheibenfibeln. er­roneamente riferite alla tomba di Palazzo Miniscalchi a Verona); v o n H e s s e n 1968, pp. 43-53 (ital.), 66-72 (tedesco), tavv. 37-46; B i e r b r a u e r s.d. (1974), pp. 183, 186 250 n 34 251 n. 43 (cucchiai); M e l u c c o V a c c a r o 1982, pp. 90-91. n. 3 (te­soro nell’insieme e piatto); La R o c c a 1989. pp. 111-112, 171 (tesoro); P o r t a 1989, pp. 357-358 (raffigurazione del piatto); CAV II, p. 196 F. 63 (Legnago) n. 57. con

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piatto (per la prim a volta com pleta) e di due cucchiai rappresentativi dei tipi attestati'", consentendo alcune osservazioni.

Il ritrovamento

Delle m odalità di ritrovam ento si conosce ben poco: gli oggetti erano di­sposti alla rinfusa «in una fossa conterm inata da quattro em brici mal cotti, e ri­coperti da una rozza lastra di pietra», posta «a poca profondità dal livello del suolo» e casualm ente sollevata dall'ara tro , durante lavori agricoli in un campo facente parte del «predio parrocchiale» di Isola Rizza, forse da collegare alla chiesa parrocchiale del paese. Sotto il pavim ento della chiesa nel 1733 era stata rinvenuta l'iscrizione funeraria di un M. Ladavonius1', riferita al I see. d.C.. mentre proprio nel «predio parrocchiale», nel m arzo 1902, alla profon­dità di m I circa, venne in luce una sepoltura a tegoloni contenente due vasi monoansati nei quali si trovavano «avanzi di armi in ferro»1". Pur non potendo

notizie imprecise sia nelle date dei ritrovamenti sia nel Г identificazione e ubicazione degli stessi (il tesoro vi viene sdoppiato e il piatto diventa uno scudo); L a Rocca 1993. pp. 35-36 e nt. 80 (il tesoro nella letteratura archeologica).Fotografie di uno о più oggetti del tesoro compaiono in molti volumi sull'Altome- dioevo in Italia, ad es. von Fa lk en h a u sen 1982, f. I; B ierbra u er 1991, ff. 8 (fibule a disco e guarnizioni, con datazione al VI see.), 24 (piatto, datato alla metà del VI see.). Sono inoltre frequenti le citazioni del piatto negli studi tedeschi sull'Altomedioevo, ad es. W ern er 1973, p. 285 (arconte della cavalleria bizantina contro due barbari; da­tazione «wohl noch ins späte 6. Jahrhundert»); M en g hin 1985, p. 78, f. 69. tav. 26 (cavaliere forse bizantino contro due longobardi); Die Alamannen 1997. p. 408 (cava­liere identificato come bizantino). Il piatto, forse perché studiato nell'ambito dell'ar­cheologia medievale, è poco ricordato nei contributi sull'argenteria fra Tardoantico e Altomedioevo (non è citato ad es. in T o y n b ee , P a inter 1986). È attualmente in corso di stampa il volume degli atti del convegno tenutosi a Gardone nel 1997. relativo ai tesori dal V al X secolo, che apporterà certamente molti nuovi spunti di discussione.1 disegni sono stati eseguiti da Remo Rachini.

1 CIL V, 3652, entrata nella collezione Moscardo e ora al Museo Archeologico di Verona, n. inv. 22543; i dati del ritrovamento sono incisi sulla stele stessa; C A V II, p. 196 F. 63 (Legnago), n. 56.2. Agli inizi dell'Ottocento nella chiesa parrocchiale si trovavano alcuni frammenti antichi non meglio definiti. D a P e r s ic o 1821, p. 272 (citato anche da F r a n z o n i 1987. p. 74). Dal foglio n. 338 del Comune Censuario di Isola Porcarizza e dalla relativa Mappa (Catasto Austroitaliano, voi. n. 169; Archi­vio di Stato di Verona), si deduce che la maggior parte dei mappali della prebenda parrocchiale goduta dal parroco Antonio Gallinetti era situata attorno alla Chiesa parrocchiale stessa (informazioni di I. Modugno, che ringrazio).

*’ Comunicazione di Pietro Sgulmero, Ispettore ai Monumenti e Scavi di Antichità, nell’Archivio della Soprintendenza del Veneto (Prot. 130 del 12.04.1902); nella let­tera Sgulmero nota la coincidenza topografica con il ritrovamento del tesoro e af­ferma che questo avvenne nel febbraio 1872.

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defin ire m eglio tale scoperta (tom ba alla cappuccina tardorom ana?), em erge dal recupero di questi dati che l'a re a in cui fu co llocato il « tesoro» ebbe desti­nazione funeraria91.

L’indicazione non è sufficiente per afferm are che gli oggetti preziosi costitu issero un corredo sepolcrale: nel resoconto della scoperta di B iondelli, basato su inform azioni riferite al parroco della chiesa (A ntonio G allinetti) dal­l 'ag rico lto re autore della scoperta, non vengono m enzionate ossa um ane; inol­tre, se i 4 laterizi posti nella fossa fossero stati contigui, non vi sarebbe stato spazio per una inum azione.

Va com unque ricordato , rispetto alla diffusa opinione che gli oggetti da m ensa di pregio d e ll 'I ta lia a ltom edioevale siano stati rinvenuti solo in tesori e non in tom be, che il piatto di Perugia, c ita to da De Rossi com e confronto per quello di Isola R izza e oggi d isperso , venne trovato in una sepoltura, con te­nente «pendenti, anella, una fibula e una catena d 'o ro purissim o», «140 aurei di G iustin iano e di G iustino il g iuniore. tutti del m edesim o tipo», che forn i­scono al contesto il term inus p o st quem del 565-578 d.C ., e uno scheletro defi­nito «di grande s ta tu ra»101.

Nel caso di Isola R izza, la scelta di una necropoli per il seppellim ento de­gli oggetti di p reg io potrebbe indicare la vo lon tà di offrire una m aggior pro te­zione al «tesoro». Inoltre, la presenza di un cim itero potrebbe segnalare il co l­legam ento con un percorso viario rom ano, non m eglio p rec isab ile1".

Lo sta to d i conservazione deg li oggetti e il recente restauro

Le picco le guarnizioni a palm etta sono in o ttim o stato di conservazione, probabilm ente per la stessa m ateria costitu tiva: oro a fusione piena, realizzata in m atrice m onovalve con l’aggiunta per saldatura di due occhielli sul re tro 12’.

” Al proposito potrebbe essere significativo il fatto che nell'Inventario Generale dei Musei veronesi al piatto e ai sei cucchiai è attribuita la provenienza «Dal sepolcreto di Isola Rizza» (nn. inv. 13871 e seguenti): questa registrazione è stata effettuata nel 1933.

"" Secondo D f. R o ss i 1873b. pp. 152-157, poteva trattarsi della tomba di un longo­bardo che aveva derubato un generale dell’esercito bizantino; anche in questo caso le ipotesi furono diverse e non sono oggi controllabili. Il disegno del bacile di Peru­gia, che sembra più antico rispetto al contesto di seppellimento, è riprodotto da v on Hessen 1968, p. 45, f. 2.B io n d elli 1873, p. 8, colloca il sito sulla strada Verona-Ravenna; Mommsen si li­mita a ricordare che il vicus di Isola Rizza si trova «XX lapide a Verona meridiem versus».

I!l Nn. inv. 23187-23188; i pesi sono leggermente diversi: 21 gr. (3/4 oncia; 1 oncia - 27,2875 gr.) e 18,5 gr. (2/3 oncia).

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U na delle fibule a d isco (n. inv. 4578). del peso com plessivo d. 54 gr., conserva sia la parte superiore in oro (equivalente a circa 6 solidi, per con­fronto con la fibula seguente) sia il fondo in argento (del peso d, circa 1 on ­cia) cui sono saldate le placche di fissaggio dell ardiglione; restano anche g 8 piccoli perni di fissaggio in argento. Si notano però alcune d e f o « una fessura sul retro, la perdita di tutte le «pietre» ad eccezione d, un a^man­dino nel quadrato centrale e evidenti segni di usura in una zona della circonfe­renza- prim a del restauro attorno ai perni in argento erano form azioni di ossidi, m ancano tracce di unione alla fibula di pendenti, m a potrebbero essere scom ­parse per consunzione. L 'a ltra fibula (n. inv. 4756) conserva solo la parte supc­rio re1” in oro (28 gr.. c irca 6 solidi) con un inserto a goccia di colore ve.de m olto chiaro, probabilm ente in vetro. G ià B iondelli notò che le «pietre» erano state «strappate» attribuendo il danno a ll'an tico saccheggiatore che nascose , tesoro dopo essersene im padronito; non si può peraltro escludere unaperd rta dovuta a un lungo uso dei gioielli oppure a un in tervento dello scopritore, ca­stoni sono costituiti da fascette in lam ina applicate perpendicolarm ente al cam po di fondo per saldatura, così com e i fili m odanati che form ano . motivi

decorativ i a filigrana. . ...1 tre cucchiai con le iscrizioni ad agem ina VTERE (croce a b ra c a uguc

FE LIX recano segni d 'u so e sono privi del riem pim ento di m olte lettere . riem pim ento è in argento, m a potrebbe derivare da n iello (solfuro di argenti ) trasform atosi in seguito ad un riscaldam ento degli oggetti, effettuato in occa­sione di interventi m oderni di riparazione (saldatu re)1". A nche sugl, altri c u c c h ia i- sono visibili graffi superficiali e piccole riparazioni Uno infine aveva una frattura nel m anico, ricom posta con perno in terno e saldatura e ma­

scherata dopo la scoperta171.11 grande piatto (h variabile da 6 a 6.5; diam . orlo cm 40,5 diam. piede

14.8) (Fig. 1) è realizzato da un abbozzo fuso poi tirato a m artello e accura a­

- Un frammento di placca inferiore in argento, i n t o n i сli P ^ " * n J * trovi nel Museo Archeologico di Verona (n. inv. 33189). la mancanza di sicuri punti di congiunzione e la diversità della molla, rispetto al n.inv. 4578. impediscono di inotizzarne la pertinenza alla Scheibenfibel n. inv. 4756.

■<> Nn inv 13872 ( r e s t a il riempimento di 6 lettere), 13873(«sta .1 riempimentod.5flet­tere circa) 13874 (conservate solo 2 lettere); fotografie in v o n H e sse n 1968. tav. 4

»• Ringrazio Alessandra Giumlia-Mair per l'indicazione sulla possibile traslormaz.on del niello; per i vecchi interventi di restauro, v. oltre.

Z Per gl ̂ oggetti fi погас i tati ̂ stato sufficiente un intervento di pulitura e riduzione d e l le macchie dovute all'ossidazione dell'argento (con soluzione d i carbona’° J а т т о Г о per l'argento e alcool per l'oro); è stato inoltre „assemblato ,1 cucchiaiofratturato (n. inv. 13872).

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA

m ente rifinito al tornio: il punto di centratura è posto sulla coscia anteriore de­stra del cav a llo 1' 1. L orlo è o ttenuto per ripiegam ento verso l’interno; la decora­zione della zona centrale (Fig. 2) è eseguita a sbalzo e ripresa a cesello con li­nee e solchi di contorno sul diritto, dove alcuni ornati sono ottenuti m ediante puntini im pressi. Il piede, ad anello, è fissato per saldatura in corrispondenza del bordo del m edaglione centrale. In qualche punto, in particolare sul retro, si notavano prim a del restauro piccoli depositi di ossidi di ferro, forse per con­tatto con elem enti in questo m etallo nel terreno di giacitura: ciò potrebbe indi­care la presenza di altri oggetti, poi scom parsi, nel contesto originario.

La zona figurata centrale, soprattutto nei punti che erano in origine a più torte rilievo, m ostra evidenti segni di consunzione, che indicano un lungo pe­riodo d uso per il piatto, prim a del seppellim ento. L'em blem a era anche carat­terizzato da aree di colore «dorato», identificate in sede di analisi com e affio­ramenti di ram e, dovuti a ll'u so di acidi per puliture successive alla scoperta. Il piatto recava molti interventi di saldatura dolce, di colore grigio-rosato о gri­giastro, nella fascia im m ediatam ente sottostante l’orlo; lo stesso tipo di salda­tura, diversa da quella sicuram ente antica riscontrata nel piede, era evidente at­torno alla placca rozzam ente incastrata sulla parete esterna per fissare un anello di sospensione in argen to1". Q uesto brutale intervento aveva provocato uno «strappo» nella parete del piatto, aggravato poi dal peso d e ll'ane llo e dai colpi inferti da questo alla superficie ad ogni spostam ento dell'oggetto .

I dati esposti e l'ev idente incongruenza funzionale del singolo anello ap­plicato sul retro 11 hanno suscitato il sospetto di un intervento successivo al rin­venimento. probabilm ente in funzione di un allestim ento m useale, com e indica anche la presenza, nell A rchivio dei Musei C ivici, di un 'au torizzazione del Sindaco di Verona «a far riparare alcuni oggetti del Tesoretto d 'iso la Rizza» datata al 3 dicem bre 1903’".

Per acquisire m aggiori certezze in m erito, oltre alla rilettura delle prim e relazioni a stam pa sul piatto di Isola Rizza, che non m enzionano alcun anello di sospensione, si è effettuato uno spoglio bibliografico di piatti e bacili in ar­gento tardoantichi/altom edievali: essi risultano per la m aggior parte privi di

La stessa tecnica si ritrova ad esempio nelle coppe di largizione dei Licinii, cfr Spä­tantike 1983, pp. 4 19-424 n. 37.

1,1 von H essen 1968. tav. 43.La consunzione dell’emblema centrale indica che il piatto venne normalmente usato in orizzontale.La lettera è indirizzata al Direttore del Museo, del quale menziona una dichiara­zione verbale relativa alla spesa da sostenere, purtroppo non ritrovata (gran parie dell'Archivio centrale del Comune è stato distrutto da un bombardamento nella se­conda guerra mondiale).

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA

m ente rifinito al tornio: il punto di centratura è posto sulla coscia anteriore de­stra del cav a llo 1' 1. L orlo è o ttenuto per ripiegam ento verso l’interno; la decora­zione della zona centrale (Fig. 2) è eseguita a sbalzo e ripresa a cesello con li­nee e solchi di contorno sul diritto, dove alcuni ornati sono ottenuti m ediante puntini im pressi. Il piede, ad anello, è fissato per saldatura in corrispondenza del bordo del m edaglione centrale. In qualche punto, in particolare sul retro, si notavano prim a del restauro piccoli depositi di ossidi di ferro, forse per con­tatto con elem enti in questo m etallo nel terreno di giacitura: ciò potrebbe indi­care la presenza di altri oggetti, poi scom parsi, nel contesto originario.

La zona figurata centrale, soprattutto nei punti che erano in origine a più torte rilievo, m ostra evidenti segni di consunzione, che indicano un lungo pe­riodo d uso per il piatto, prim a del seppellim ento. L'em blem a era anche carat­terizzato da aree di colore «dorato», identificate in sede di analisi com e affio­ramenti di ram e, dovuti a ll'u so di acidi per puliture successive alla scoperta. Il piatto recava molti interventi di saldatura dolce, di colore grigio-rosato о gri­giastro, nella fascia im m ediatam ente sottostante l'o rlo ; lo stesso tipo di salda­tura, diversa da quella sicuram ente antica riscontrata nel piede, era evidente at­torno alla placca rozzam ente incastrata sulla parete esterna per fissare un anello di sospensione in argen to1". Q uesto brutale intervento aveva provocato uno «strappo» nella parete del piatto, aggravato poi dal peso d e ll'ane llo e dai colpi inferti da questo alla superficie ad ogni spostam ento dell'oggetto .

I dati esposti e l'ev idente incongruenza funzionale del singolo anello ap­plicato sul retro 11 hanno suscitato il sospetto di un intervento successivo al rin­venimento. probabilm ente in funzione di un allestim ento m useale, com e indica anche la presenza, nell A rchivio dei Musei C ivici, di un 'au torizzazione del Sindaco di Verona «a far riparare alcuni oggetti del Tesoretto d 'iso la Rizza» datata al 3 dicem bre 1903’".

Per acquisire m aggiori certezze in m erito, oltre alla rilettura delle prim e relazioni a stam pa sul piatto di Isola Rizza, che non m enzionano alcun anello di sospensione, si è effettuato uno spoglio bibliografico di piatti e bacili in ar­gento tardoantichi/altom edievali: essi risultano per la m aggior parte privi di

La stessa tecnica si ritrova ad esempio nelle coppe di largizione dei Licinii, cfr Spä­tantike 1983, pp. 4 19-424 n. 37.

1,1 von H essen 1968. tav. 43.La consunzione dell’emblema centrale indica che il piatto venne normalmente usato in orizzontale.La lettera è indirizzata al Direttore del Museo, del quale menziona una dichiara­zione verbale relativa alla spesa da sostenere, purtroppo non ritrovata (gran parte dell'Archivio centrale del Comune è stato distrutto da un bombardamento nella se­conda guerra mondiale).

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anse, a ltrim enti due anse sono fissate alla parete esterna tram ite sa ldatu ra (m a non per inserim ento о incastro ) de lle p iastre di app licazione, com e di consueto nella trad iz ione m eta llu rg ica c lassica . La stessa tecn ica è usata per I app lica­zione delle anse sui bacili in lam ina di b ronzo a lto m ed iev a li” ’. C on l 'au s ilio di uno spe ttrom etro portatile è stata poi effe ttua ta una serie di analisi XR1H (senza aspo rtaz ione di alcun cam pione) per de term inare la com posiz ione m eta llog ra­fica d e ll’anello in rapporto a q uella del piatto: l 'a n e llo è risu lta to nettam ente d iverso per il più e leva to tenore di ram e2' 1.

La scelta di trasfo rm are il recip ien te in un oggetto da appendere può esser sta ta supporta ta da lla le tteratura c irco lan te agli inizi del N ovecento: A. Venturi no ta che «11 piede su cui pogg iano alcuni di quei dischi avverte dell uso loro nelle m ense per apprestare le v ivande» citando in p roposito Isidoro di Siviglia, m a con tem p o ran eam en te rip rende De Rossi parlando di «clipei così detti vo­tivi, perchè destinati ad essere appesi nei tem pli e in pubblici e privati edifizi ad ono re e g lo ria d 'illu s tri p e rsonagg i»241.

C a r r e t t a 1982. ad esempio p. 23 n. 1. tav. 10,1, bacile della tomba 6 di Nocera Umbra; invece i bacili cosiddetti «copti» presentano gli attacchi anulari per le anse fusi in un sol getto con il corpo del vaso.Le analisi, innovative in quanto non hanno comportato alcun tipo di campionatura, sono state eseguite presso lo Studio Formica di Milano, a cura del prof. Antonio Longoni (Politecnico di Milano, Istituto di Fisica), che ha messo a punto sia la strumentazione sia le procedure relative. I risultati sono esposti in una lettera di Luciano Formica (26.06.97): «Le analisi hanno dato risultati di grande interesse: innanzitutto, la composizione dell'anello sul retro si differenzia nettamente da quella del piatto per il tenore di rame più elevato. Il dato è particolarmente signifi­cativo perchè l'anello è fuso e non lavorato a freddo, come la parte centrale del piatto. Infatti, l’incrudimento superficiale dovuto a lavorazione plastica a freddo può favorire, durante l’interramento, l’evolversi di fenomeni corrosivi nelle zone maggiormente incrudite. La microstruttura di una lega argento-rame può essere pa­ragonata ad una struttura a mosaico in cui le «tessere» di rame vengono aggredite dalla corrosione e trasformate in prodotti di corrosione. Questo fenomeno è evi­dente nel medaglione centrale del piatto, dove è stato individuato, rispetto alla su­perficie liscia, un più alto tenore di rame che, anche visivamente, impartisce alla superficie un tono «dorato». L’osservazione al microscopio a libre ottiche a 25 X ha messo in evidenza che il piatto è stato a lungo oggetto d 'uso che ha portato alla consunzione delle parti a maggior rilievo. Sono inoltre evidenti segni di abrasione dovuti ad interventi di pulitura che, soprattutto se eseguiti con acidi, possono aver contribuito a provocare l'affioram ento superficiale del rame». Poiché le analisi sono state finalizzate esclusivamente alle operazioni di restauro, non è stata defi­nita la composizione metallografica del piatto e dell anello in percentuali quanti­tative.

-Jl V e n t u r i 1901, pp- 546-547. Tale ipotesi è stata riproposta anche di recente da Toynbee (T o y n b e e , P a in t e r 1986. pp. 15-22).

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Pei le considerazioni esposte e soprattu tto per i danni che col tem po il peso dell anello avrebbe continuato a provocare nella parete del piatto, si è de­ciso di effettuarne l’asportazione e di conservarlo a parte, dopo averne realiz­zato un accurato rilievo grafico (Fig. 3). Il peso attuale del piatto (senza fa n e l­lo) è di 1920 gr. circa, corrispondente a 5.8 libbre d 'a rgen to , ovviam ente m inore (per l 'u so , le fessurazioni, le puliture) rispetto al peso originario , che possiam o ipotizzare di 6 libbre c irca ’51.

La datazione del contesto e de i s ingoli oggetti

Le interpretazioni che da più di un secolo vengono di volta in volta pro­poste sul piatto di Isola Rizza sono in parte già enunciate nei primi articoli de­dicati alla scoperta: secondo B iondelli, vi è raffigurata la vittoria di un duce barbaro (nordico) contro due barbari e il personaggio potrebbe essere, per con­siderazioni stilistiche e storiche. Teodorico (quindi il p iatto sarebbe stato pro­dotto fra la fine del V secolo e il 526): secondo De Rossi, il p iatto fu donato da un im peratore bizantino a un com andante d e ll’esercito che com battè in Italia agli ordini di B elisario e di N arsete e venne in seguito rubato da un longo­bardo. De Rossi nota anche la som iglianza del cavaliere con gli equites ca- taplirac ti bizantini e propone la datazione del p iatto in età g iustin ianea (a ll’in- circa tra il 535 e la line della guerra greco-gotica).

Z ovatto collocò invece il vaso nella prim a m età del V secolo, senza aver potuto esam inare gli altri m ateriali del tesoro e sulla base di raffronti stilistici con altri argenti e avori.

Un m om ento di approfondim ento degli studi è rappresentato senz 'a ltro dall analisi svolta nel 1968 da von Hessen che. dopo aver per la prim a volta ricomposto con esattezza il gruppo di oggetti (nel frattem po andato diviso e riferito a località diverse nel M useo), propose una cronologia di fine V l-inizi VII see. pei la fabbricazione del vaso e un attribuzione del tesoro a proprietari «senza dubbio longobardi»-'”; Г in terpretazione della raffigurazione del piatto (principe longobardo contro altri barbari) e la sua datazione si basavano sul-

Del Piatto nello stato precedente il recente restauro esiste anche una riproduzione a grandezza naturale in lega metallica leggera, realizzata in data non precisabile, con­servata al Museo Archeologico di Verona, n. inv. 34018. Per la riduzione del peso delle argenterie, T. D r a y m a n -W e is s e r . Altered States. Changes in Silver due to Burial and Post-Excavation Treatment, in Ecclesiastical 1992, pp. 191-195.

' v o n H e sse n 1968, pp. 46, 51-52; il collegamento con le falere di Ittenheim (ivi pro­posto a p. 45) non sembra congruente, per le diversità iconografiche e stilistiche (per le falere, v. W e r n e r 1943).

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l’esam e delle arm i d ifensive del cavaliere (Spangenhelm e corazza a lam elle) e sul confronto con il frontale d ’elm o da Val di N ievole raffigurante l 'in co ro n a­zione di A gilu lfo (591 -6 1 5 )*71.

In seguito l'in s iem e venne ritenuto l 'u n ico tesoretto a ttribuibile ad età longobarda in Italia e il p iatto «un oggetto suntuario eseguito da una bottega rom ano-b izan tina per un com m itten te della più elevata nobilitas longobar­da»21"; il cavaliere raffigurato sul piatto fu corren tem ente identificato com e capo germ anico in lotta contro altri barbari291.

D iverse le posizioni espresse nel catalogo della m ostra «I Longobardi» del 1990: Brozzi defin isce il com plesso com e un tesoro della m età del VI see., forse appartenente a Rom ani benestanti e sepolto in occasione della presa di Verona da parte dei Longobardi: von H essen, co llegando il nascondim ento a ll'in v asio n e longobarda, lo a ttribuisce ai saccheggiatori delle proprietà di una fam iglia abbiente '"1. In entram bi i casi viene a cadere l'ipo tesi di una fabbrica­zione del p iatto per com m ittenti longobardi. C. La R occa ha invece riproposto la prim a datazione di von H essen spostandola «al pieno VII secolo» e sottoli­neandone la valenza ideologica n d l 'a m b ito della progressiva «em ancipa­zione» de ll'a rch eo lo g ia m edievale in Italia '".

Può essere utile tentare di precisare le cronologie dei singoli oggetti sulla base dei risultati degli studi più recenti, benché su di essi abbiano influito sia la co llocazione corrente del seppellim ento nel 568 d.C. sia la sua attribuzione al m ondo longobardo, portando ad abbassare la datazione di alcuni reperti (in particolare i cucchiai) nonostante evidenze contrarie. È necessario distinguere nettam ente l'ep o ca di produzione dei m ateriali da quella del loro nascondi­m ento, considerando che gli oggetti in m etalli pregiati vengono tradizional­m ente usati e conservati a lu n g o '2’.

D egli elem enti da cin tura, la fibbia con ardig lione a scudetto (perduta. Fig. 4). in passato considerata un oggetto d istin tivo d e ll 'e tà longobarda, è ora riconosciu ta com e elem ento elaborato in am bito tardorom ano/bizantino , usato sia da uom ini che da donne, non necessariam ente di etn ia germ anica, almeno

271 P e r i i f ro n ta le , C ia m p o i.tr in i 1988 , c o n b ib lio g ra f ia p re c e d e n te .21,1 M e l u c c o V a c c a r o 1982, pp. 90-91.24' Po r t a 1989, pp . 357-358.

I Longobardi 1990. pp. 231-232.L a R o c c a 1993. p. 35.

'2| Cfr. per le argenterie B a r a t t e 1992, pp. 89-90; B a r a t t e 1993, pp. 46. 232 (anche sulla trasmissione familiare di questi oggetti). Per fenomeni analoghi nell'ambito del vasellame in bronzo. B o l l a 1993. pp. 76, 89 e nota 110. Un invito alla cautela nel datare il piatto di Isola Rizza sulla base del contesto venne proposto da Zo- v a t t o 1964. p. 546 nt. 2.

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA 283

dalla fine del V se c o lo " ’; le p iccole guarnizioni da cin tura a palm etta in oro po trebbero addirittu ra derivare da P alm ettenhaken in bronzo diffusi in epoca tardo La T ène, in partico lare nel bacino danubiano*41.

Le due fibule a d isco di Isola Rizza, caratterizza te dalla decorazione «a filigrana» di isp irazione vegetale (palm ette), sono state di recente poste a con­fronto con gioielli analoghi di p roduzione m editerranea del V se c o lo "1. Fibule circolari, sp lendenti di pietre preziose e con p end ilia (spesso in num ero di tre. quali si riscontrano poi ad esem pio nella Scheiben fibe l di B enevento ''”), com -

Cfr. C arretta 1981 , pp. 6 4 5 -6 4 8 : D e M a rc h i, C ini 1988. p. 70 , tav. IX . 13, necro­poli au tocton a di S. C ristina di L o z io , co n m ateriali di V -V I se c o lo . La fibb ia con ard ig lion e a scu d etto , co m e parte di un e lem en to da cintura in due p ezz i, è presente in am bito v is ig o to dalla fine del V see . e co n m aggiore frequenza fra il 5 2 5 e il 5 6 0 , m entre n e lle fasi su c c e ss iv e l'a rd ig lio n e è c o n n e sso ad una fibb ia in un so lo p ezzo , G. R ipoll Lopez , in / Goti 1994, p. 3 1 0 , f. IV. 1 1. A n ch e in altri am biti germ an ic i è p o ssib ile segu ire l ’e v o lu z io n e di q u esto tipo di fibbia: esem p lari ancora sim ili a q u ello di Iso la R izza , anche se m en o accurati n ella lavora z io n e , si trovano nella tom ba longobarda fem m in ile 5 di V àrpalota, datata 5 3 6 -5 5 0 (/ Longobardi 1990. p. 55 n. I.47d) e n e lle tom be m asch ili d e lla prim a m età del VI see . di K refeld G ellep n. 1782 e di P lan ig (B oh ner 1994 . p. 5 2 6 . ff. 3 ,10 ; 10 ,15). In am bito a lam anno le fib ­bie con ard ig lion e a scu d etto (parti di e lem en ti a due p e z z i) so n o considerate carat­teristiche d e lla prim a m età del V I sec . (Die Alamannen 1997 , f. 2 2 3 ) e co m p a io n o nel m ond o franco intorno alla m età del VI (ibidem , pp. 2 3 9 -2 4 1 , f. 2 5 6 , tt. 6 e 7 d e l­l ’a vam p osto m ilitare di E berfin gen ).Il tipo continua in ambito longobardo fino al VII see., ma con evidenti diversità strutturali, cfr. / Longobardi 1990, pp. 25 n. I.9g (fine VI see.): 50 n. 1.36 (550-568); 395 n. X.52a-b (seconda metà VI); 67 n. 1.61 (600 circa); 413 n. X.8 lb (inizi VII); 196 n. IV.78 (VII see.): 367 n. X.4d (line VI-primi del VII sec.); etc. Inoltre P .M . D e M a r c h i, in L i necropoli 1994, pp. 42-43. tav. V l.l. dalla tomba 27 della seconda metà del VII sec., pp. 54-56. tav. XIV.3. dalla tomba 159 della metà del VII see.

41 Bozic 1998, pp. 148-149. 152 Lista 5. Riguardo agli esemplari di Isola Rizza, po­trebbe trattarsi di guarnizioni per la parte terminale della cintura, pendente dalla vita, M a r tin 1991. pp. 659-660, ff. 34-35 (questo tipo di cingulum sembra attestato in ambito germanico occidentale già prima del 450, mentre una specie di sciarpa frangiata compare nell'abbigliamento di Sara e delle dame di corte di Teodora nei mosaici di S. Vitale a Ravenna, riferendo l’uso ad uno strato sociale elevato).

' M artin 1991, pp. 640-641 nota 42, che riprende comunque la data del 568 per il seppellimento del tesoro di Isola Rizza. Il fatto che l’uso di fibule a disco caratterizzi la seconda fase (590-610) della necropoli di Nocera Umbra documenta l’adozione del costume mediterraneo da parte della generazione longobarda successiva a quella che fu protagonista dell’invasione (cfr. R u pp 1997. p. 179. tabelle a ff. 5-6), ma non è vincolante per la cronologia delle fibule di Isola Rizza, stilisticamente più antiche. Esse appaiono diverse sia nel bordo sia nella decorazione a filigrana dalla maggior parte delle Filigranscheibenfibeln note, per le quali si veda ad esempio T h ie m e 1978.

*' B ierbra u er 1991. ill. a col. 9.

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paiono già nel IV secolo come attributo tipico ed esclusivo del Г imperatore mentre agli alti funzionari e comandanti militari erano riservate le Zwiebel­knopffibeln in oro о bronzo dorato; la fibula circolare continua ad essere usata dal regnante almeno fino al VI secolo™1. Le tappe della evoluzione dai gioielli tardoromani delle Scheibenfibeln usate dalle donne di diverse popolazioni bar­bariche. ma prodotte da botteghe bizantine, sono in parte ancora da indagare.

Considerando che la datazione del tesoro di Isola Rizza ad età longobarda è stata per alcuni studiosi determinata proprio dalla fibbia da cintura e dalle due Scheibenfibeln, si nota come l'evoluzione delle indagini abbia mutato gli elementi per la collocazione del contesto.

1 c o c h l e a r i a di Isola Rizza paiono essere quanto resta di una dozzina del peso com plessivo di 2 libbre romane41"; essi appartengono a due tipi di­versi. I tre caratterizzati dalle teste di grifo lavorate a giorno all attacco del manico e dalle iscrizioni nella vasca4" (Fig. 5) sono identificati da Bierbrauer come «tipo Krefeld Gellep tomba 1782» (sepoltura principesca datata al terzo decennio del VI see.), mentre Hauser li ha classificati come sottogruppo 2 del suo gruppo 1. denom inato proprio «Isola Rizza». La terminazione a punta del manico li collega agli esemplari dai tesori di Thetford (380-390 d.C.). Dor­chester (post 395). Canterbury (post 411 о intorno al 40042') e Desana (di com posizione incerta, forse di epoca ostrogota1'); la terminazione a punta scompare comunque dalla metà del VI see. Le teste di grifo sono tipiche del periodo tardoantico e già presenti in cucchiai del III secolo, seppure con dit- ferenze stilistiche44’.

171 H elirgon 1958. pp. 23-24 (con citazione delle fonti); a titolo di esempio, v. la docu­mentazione monetale in B ianchi B andinelli 1976, tl. 401. 404-415.Cfr. il ritratto musivo di Giustiniano in S. Vitale di Ravenna (The Transformation 1997, tav. 26. con datazione al 546-547) e quello in S. Apollinare Nuovo, che - se davvero riferibile a Teodorico (S. Pa si. in Ravenna e I Italia 1989. pp. 257-258. f. 2) - documenterebbe l’acquisizione da parte del re goto anche di questo «sim­bolo» del potere imperiale. Per la derivazione delle Scheibenfibeln usate dai popoli germanici dal «modello imperiale», Q uast 1999, p. 116.

» per tuie denominazione cfr. M artin 1984, p. 56.4,11 M artin 1984. p. 86.Jh Nn. inv. 13872-13874.4:1 Per Canterbury cfr. M artin 1997. f. 24.4,1 l Goti 1994. pp. 208-212.441 H auser 1992. pp. 23-24. 99-100 nn. 4-6. tav. 4d-f. Per la presenza del motivo nel

III secolo. F. B a ratte , in Le trésor de Vaise. Lyon-Rhòne, Lyon 1994, pp. 13-14, ill. a p. 2 (il tesoro dovrebbe esser stato sepolto nel 259-260 d.C.); inoltre ad es. un cucchiaio dalle cripte 24 giugno 1904 di Kerc. datate tra la tine del IV e la metà del V sec. d.C.. I Coli 1994, p. 120 n. II laa.

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M artin nota inoltre che l’uso delle iscrizioni a ll'in te rn o della vasca dei cucchiai, d iffuso nel IV secolo, è già in declino nel V 4' 1.

I tre cucchiai con m anico m odanato (m it gerilltem G riff) e d isco liscio di attacco al m anico461 (Fig. 6 ), privi di iscrizioni, vennero classificati da B ier­b rauer com e tipo Sutton Hoo, m entre H auser li inserisce nel sottogruppo 2 del suo gruppo 4 (denom inato L am psakos C); essi sono particolarm ente vicini ai cucchiai delle tom be 9 e 10 della necropoli di D eersheim , datate rispettiva­m ente alla fine del V secolo e poco dopo il 50047’; si d istinguono com unque dagli esem plari della seconda m età del VI e del VII secolo perchè più corti e di peso nettam ente inferiore4*1.

S econdo H auser i cucchiai rinvenuti a Isola R izza po trebbero esser stati prodotti in una m anifattura occidentale, senza però escludere un 'ipo tesi di p ro­venienza costan tinopolitana4''1. Dai dati esposti, per entram bi i tipi di cucchiai attestati a Isola R izza - per quanto non coevi - si può desum ere un inizio della produzione prim a della fine del V secolo.

D atazione e in terpretazione de l p ia tto

La form a del p iatto (Fig. 7) offre scarsi spunti cronologici: a parte dettagli dell’o rlo e del piede, è sim ile a quella del piatto di M ercurio (200-270 d.C .) del tesoro di C haourse , m a anche a piatti del VI seco lo ''’’; la carenza di rilievi grafici di piatti di q u est’epoca, spesso pubblicati solo con fo tografie d a ll’alto, rende per ora im possibile un approfondito studio tipologico. E anche difficile ipotizzare la funzione del recipiente ne ll’am bito dei servizi di argenteria tar- doantichi5".

II vaso di Isola R izza è privo di stam pi e graffiti; la stam pigliatura sui re­cipienti in argento com e garanzia del tito lo del m etallo venne usata in m odo

№ M a rtin 1984. pp. 67-68.461 Nn. inv. 13875-13877.4.1 H a u ser 1992, pp. 32-34. 117 nn. 126-128, tav. 21e-g.4.1 M a rtin 1984, p. 79 e nota 61.4.1 H a u ser 1992. p. 34.*" Cfr. per Chaourse, Trésors 1989, p. 130 n. 77, più piccolo, con piede a sezione ton­

deggiante e orlo appiattito all’interno; inoltre C r u ik s h a n k D o d d 1961, p. 256 n. 93, datato al 541 d.C.

511 Per diametro e peso è accostabile ai bacili per abluzioni (lista proposta da M . M u n - dell M a n g o , in M u n d e l l M a n g o , B e n n e t t 1994, pp. 47-48, 51). ma questi pre­sentano perlopiù profonde baccellature.

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sistem atico , anche se su un num ero lim itato di recipienti, dal 498 al 670 circa n e ll 'im p e ro d 'O rie n te 52’.

La stru ttura del piatto, con em blem a centrale (Fig. 8 ), si rifa ancora alla trad izione ellen istica5” e lo d istingue dai piatti in argento con raffigurazione a tu tto cam po diffusi nel V I-V II see. (e datati con certezza sulla base degli stam pi)541; il punto di cen tratura cade sulla coscia anteriore destra del cavallo, com e in un piatto con scena di caccia forse proveniente dal nord della Siria e considera to uno stretto confronto per i m ateriali di K aiseraugst (sepolti nel 350 c irca)55’. La lavorazione a sbalzo (Fig. 9), diffusa nel I secolo d.C ., dopo un pe­riodo di m inor presenza, gode di nuovo favore a partire dal IV secolo561. La de­corazione di contorno de\V em blem a non è partico larm ente significativa, infatti l ’unione fra una fine perlinatura e un altro m otivo - nel caso di Isola R izza una baccellatura p iu ttosto rig ida - d iventa corrente ne ll’argenteria alm eno dal tardo III secolo d .C .571; anche la baccellatura isolata è presente nei vasi in ar­gento del IV secolo, ad esem pio nel p iatto di C esena5“’.

I puntin i im pressi sono usati n e ll’em blem a sia al posto della linea di con­torno per d isegnare dei m otivi (le due p icco le piante presso il guerriero m orto) sia a ll’in terno delle figure per specifici ornati (nel cavaliere: fasce d e ll’e lm o, borch ie tte di fissaggio delle lam elle de lla corazza, bordi delle ma­niche e d e lla tunica; nel cavallo: fin im enti; nei guerrieri sconfitti: bordo degli scudi, fasce ricam ate delle vesti). Il m otivo del bordo degli scudi compare identico nello scudo posto in esergo nel «p iatto di A chille» di K aiseraugst5”, data to in torno al 340 d.C ., m a l 'u so consisten te del pun tinato (in particolare nelle vesti) sem bra d iffondersi n e ll’argen teria dal tardo IV secolo e continua a lungo61”.

521 M u n d e l l M a n g o 1988, p. 163; B a r a t t e 1992, pp. 98-99. La stampigliatura garan­tiva l'uso di argento puro almeno al 90%, D e l m a ir e 1988, p. 117. Sono noti casi isolati di stampi anche nel IV secolo. B a r a t t e 1984, pp. 33-34.

5.1 S t r o n g 1979. pp. 111-112, 151-152, 172-173, 197; M u n d e l l M a n g o 1986. pp. 273-274 n. 101.

541 M usso 1983, pp. 21-22, con elenco dei piatti prodotti sotto Giustiniano ed Eraclio; per i noti piatti con storie di Davide, F o b e l l i 1983-84, con circostanziata proposta di datazione al 629 (in particolare p. 216).

551 S. M a r t in -K ilchf.r , in Kaiseraugst 1984, pp . 185-186. tav . 95.v" L'argento 1991, pp. 93-94.571 V. v o n G o n z e n b a c h , in Kaiseraugst 1984, p. 283.51.1 E. A l f ö l d i-R o s e n b a u m , in Kaiseraugst 1984, p. 215, tav. 138; l'accostamento fu

già proposto da Z o v a t t o 1964. p. 541.541 Kaiseraugst 1984, tav. 156.

P ir z io В ir o li S t e fa n e l l i 1965. pp. 101-102, 115.

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA 287

Lo schem a della raffigurazione del p iatto di Isola R izza (Fig. IO) è rig o ­rosam ente organ izzato su ll 'a sse m ediano, passan te sul punto di cen tra tu ra e su lla c in tu ra del guerriero d isteso , e in tersecato perpend ico larm ente dalla lan ­cia del cavaliere e da un ideale segm ento di cong iunzione dei due estrem i della linea di terra, che delim ita I 'esergo . L’asse m ediano separa concettual­m ente il cavaliere dai suoi nem ici; a lcune linee di fo rza con la m edesim a in ­clinazione danno m ovim ento alla com posiz ione , che si adatta bene al cam po c irco lare.

La scena sarebbe secondo Z ovatto un esem pio di narrazione continua*’", con lo stesso barbaro ritratto due volte, nel m om ento del ferim ento e in quello della m orte; notevoli d ifferenze nei dettagli (ricam i diversi nelle fasce della tu­nica e in quelle inferiori delle brache, d iversa posizione della ferita al costato) lanno invece pensare a due individui distin ti, s im bolicam ente rappresentativi di una schiera di nem ici.

C om e si è detto , la raffigurazione venne ritenuta da von H essen coeva del frontale d 'e lm o da Val di N ievole per la presenza in entram bi di Span­genhelm e, m a se è indubbio che il frontale c ita to attesti l ’adozione degli Sp a n ­genhelm e da parte dei L ongobardi, le m onete di Teodato (534-536) e poi di Baduila d im ostrano u n ’acquisiz ione avvenuta già in am bito o strogo to“ ’.

Il più an tico Spangenhelm finora noto proviene da una tom ba di G iiltlin- gen datata alla seconda m età del V secolo; poiché, secondo le recenti ricerche di W erner e Böhner, questi elm i vennero elaborati in am bito rom ano-b izantino e solo in seguito diffusi (tram ite donazioni, scam bi, asportazione di bottino, etc.) nel m ondo barbarico , è lecito pensare ad un inizio della loro produzione anteriore appunto alla seconda m età del V seco lo6’1. Fra l 'a ltro il cavaliere del

6" Z o v a t t o 1964, p. 544.W er n er 1989, p. 428; B ö h n e r 1994. p. 528 (l'uso di questi elmi è provato anche per i Visigoti fra il 568 e il 586). Per un rilievo grafico del frontale da Val di Nie­vole, v. Die Alamannen 1997, f. 4 6 Ib (non è comunque facile la lettura puntuale della forma degli elmi, in particolare delle paragnatidi).Per considerazioni generali sull'evoluzione degli elmi in età tardoantica. cfr. Feü- g è r e 1994, pp. 141-152, che mette in rilievo come la tecnica di «costruzione com­posita» degli Spangenhelme abbia radici in ambito sarmatico nel II secolo d.C. e sia già chiaramente definita in Egitto e nei mondo sassanide nel III secolo, dove sono attestate alcune caratteristiche (costruzione radiale, rinforzo frontale, protezione na­sale. presenza di un paranuca) considerate in passato tipiche degli elmi di V-VI se­colo d.C. (in particolare, pp. 147-150). Cfr. anche l'articolato contributo di J a m es 1986 (Spangenhelme usati nell'esercito romano dalla fine del III secolo al 320 d.C. circa, poi sostituiti da elmi bipartiti; Spangenhelme di tipo Baldenheim derivati da una produzione parallela a quella romano-egiziana, situata nell'Asia Minore).

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piatto di Isola Rizza sem bra indossare un elm o con 4 lastre, corrispondente al tipo più antico individuato fra gli Spangenhelm e , d iffuso in particolare nella zona del M editerraneo orientale e in Italia64’; la decorazione a puntini presente su ll'e lm o , m olto sem plificata, non trova invece significativi riscontri negli

esem plari noti.Q uesti dati portano ad am pliare - risalendo a ll'in d ie tro nel tem po uspetto

alla datazione di von H essen - il periodo in cui il p iatto potè essere fabbricato.La rarità delle scoperte di Spangenhelm e li qualifica com e oggetti pie-

ziosi. riservati p robabilm ente in prim a istanza ai m aggiori esponenti dell eser­c ito im periale. Il cavaliere raffigurato sul p iatto di Isola Rizza, glabro e dalla cap ig lia tura corta coperta d a ll'e lm o fornito di paranuca in m aglia m etallica, edistin to «etn icam ente» dai due appiedati.

Il cavallo reca una sella m olto sem plice, di cuoio о stoffa65’, m entre il ca­valiere661 è protetto da una corazza a lam elle, che lo qualifica com e cataphrac­t a r i i о clibanariiis67’. La cavalleria catafratta , di origine orien tale6»’, è in uso ne ll'e se rc ito rom ano d a ll'ep o ca di A driano m a sem bra assum ere m aggiore im­portanza più tardi, dal III secolo64’. La N otitia D ignita tum m enziona fabbriche clibanaria soprattu tto in O riente (A ntiochia. C esarea di C appadocia. Nicom e­dia). dove si tratta di officine specializzate in questo solo prodotto , mentre in O ccidente soltanto la fa b r ica di A ugustodunum realizza corazze di questo tipo accanto alle più consuete loricae e alle ba listae7I”.

Il cavaliere del piatto di Isola R izza non reca scudo e regge con entrambe le mani una caratteris tica lancia, il kontòs о con tus , lunga circa 4-4.5 metri e di

P e r la c o m p le s sa p ro b le m a tic a d e g li Spangenhelme di V-Vl se c o lo , c tr . W erner

1989 e B o h n e r 1994. .Secondo G a b b a 1974. p. 32, nella cavalleria catafratta il disuso della corazza per icavalli si affermerebbe nel IV secolo d.C.Secondo vo n H essen 1968. p. 46. f. 3e. la fascetta in diagonale sopra il piede destro del cavaliere rappresenta la cinghia di chiusura della scarpa piuttosto che una staf a. nelle calzature del guerriero disteso le «cinghie» sembrano però disposte in orizzon­tale Secondo M en g h in 1985. tav. 26. il cavaliere è fornito d. staffe in cuoio. L uso delle staffe venne forse introdotto dai Sarmati, cfr. S. L u su a r d i S ie n a , in / Goti inItalia 1985. p. 46. . DPer l’impossibilità di distinguere fra le due definizioni (la seconda “dottata da' Ro­mani a partire da Alessandro Severo), cfr. G a b b a 1974. nt. 66 a pp. 28-_9. Secondo altri studiosi, a partire da Rostovtzeff, i cataphractarii avevano cavalli non coraz­zati, a differenza dei clibanarii, v. Eadif. 1967. p. 170.

' S u llo status quaestionis c fr. il re c e n te B a r c a 1998.' E a d ie 1967. p. 168; G a b b a 1974. pp. 28-29. nt. 66.1 F e u g e r e 1993, pp. 238-241, f. 240. per raffigurazioni nella Nonna di corazze a la­

melle come quella del piatto di Isola Rizza.

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notevole peso711; i vestim enti e la postura, com e anche la presenza del contus, richiam ano alcune rappresentazioni di catafratti della zona del Bosforo, datate fra il I e il III secolo d .C .721. Le lance usate dai Longobardi, a cavallo о appie­dati, erano di lunghezza m olto inferiore7”.

I pochi dati reperibili inquadrano dunque la raffigurazione del cavaliere vittorioso di Isola Rizza nell'am bien te m ilitare della p a rs orientalis d e ll 'im ­pero, indicando una possibile provenienza del piatto da una bottega di quell’area, forse situata nella stessa C ostantinopoli74’.

I due guerrieri sconfitti sono sicuram ente identificabili com e «barbari»751. Per la convenzionalità della rappresentazione, com unque ricca di dettagli nelle vesti, è arduo identificarne l’etnia; tuttavia è possibile notare che le loro chiom e non presentano l'accen tuata scrim inatura m ediana considerata tipica della pettinatura m aschile longobarda76’; essi, arm ati di spada, si d ifendono con grandi scudi ovali, m entre i Longobardi erano dotati di scudi circolari di d i­mensioni ridotte rispetto al corpo77’.

I costum i sono com posti da brache e da una tunica m anicata, ferm ata da una cin tura e con piega verticale m ediana sul fronte sotto la vita, inoltre da calzature simili a pantofole con la punta leggerm ente rialzata; sia la tunica sia le brache recano fasce ricam ate con cura. Questi abiti risultano quasi identici a quelli di uno dei due gruppi di barbari della valva del dittico cosiddetto Barbe­rini™’, ritenuto di Sciti, anche per la presenza del berretto frigio7'”. In realtà nel

1 S e co n d o G a bba 1974, p. 33, il contarius non p o r ta v a c o ra z z a ; in v ece p e r E a d ie 1967, p. 170, i cataphractarii e ra n o in so s ta n z a dei contarii c o ra z z a ti; le ra ff ig u ra ­z ioni d e lla z o n a d e l B o s fo ro (B a r c a 1998) m o stra n o la c o m p re se n z a dei d u e e le ­m enti, contus e c o ra z z a a lam e lle .BÄRCÄ 1998. in particolare le pitture della tomba di Aschik, pp. 52-53, ff. 7-10. an­che per l'uso di reggere la pesante lancia con entrambe le mani invece che fissarla al fianco del cavallo (come testimoniato da Eliodoro in relazione ad avvenimenti bellici del III secolo. G a bba 1974. p. 27).Come si deduce ad esempio dal medesimo frontale di Val di Nievole о dalla raffi­gurazione di cavaliere usata come applique per lo scudo di Stabio. v. I Longobardi 1990. p. 191 n. IV.59.

4 Sulla complessa problematica dell'individuazione dei luoghi di produzione, v.o rien ta tiv am e n te B a r a t t e 1992, in p a r tic o la re pp . 96, 100.

1 Zo v a tto 1964, p. 542, r ite n n e o rien ta li i d u e g u e rrie r i p e r il lo ro c o s tu m e .' Porta 1989, p. 349 (descrizione di Paolo Diacono) e passim. La scriminatura è evi­

dente anche nelle chiome dei personaggi del frontale di elmo da Val di Nievole.Cfr. il frontale da Val di Nievole già citato e la ricostruzione dello scudo proposta in L'eredità 1989, scheda n. 11.3 (A. M a s p e r o ).

' Volbach 1976, n. 48. L’avorio è stato variamente riferito a Zenone, Anastasio I. Giustiniano.G rabar 1980. p. 278.

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290 MARGHERITA BOLLA

territorio degli Sciti si erano da tem po installati prim a i Sarm ati e poi i Goti*0’; considerando anche alcune affinità iconografiche Ira i barbari del p iatto di Isola R izza e i G oti rappresentati nella colonna di A rcadio“". eretta a C ostan ti­nopoli nel 402 d.C . a com m em orazione della vittoria contro questo popolo al­lora gu idato da G ainas, si potrebbe pensare che nel piatto si siano voluti raffi­gurare questi «tradizionali» nem ici d e ll’im pero di B isanzio, oppure - dato che i capi goti com paiono senza barba sulle m onete - altri nem ici im portanti.

Però, com e si è detto , il costum e portato dai barbari del piatto di Isola R izza com pare anche in raffigurazioni generiche di «orientali»: ad esem pio, nella catted ra di M assim iano (fiancata del bracciolo di sin istra), riferita alla prim a m età del VI secolo, le guardie arm ate che affiancano G iuseppe nel ruolo di viceré d 'E g itto riprendono questa iconografia421.

Lo schem a iconografico scelto per Г em blem a è connesso alla diffusione propagandistica della nozione dell'in v in c ib ilità dell im peratore, rafforzatasi nel III secolo in concom itanza con la violenta crisi d e ll’Im pero“” . Il motivo «zu P ferd käm pfend», derivato secondo M öbius dal tipo di A lessandro a ca­vallo in battaglia, nella g littica com pare per la prim a volta in età tardoantica con il cam m eo fram m entario di B elgrado“41, e si ritrova con una certa fre­quenza sui rovesci di m onete con scritta Virtus A ugusti о analoga“5’.

M a. m entre nel cam m eo di B elgrado e nelle m onete del IV secolo i bar­bari sono figure più piccole rispetto a ll’im peratore e sono ritratti in pose quasi d isartico late , a evidenziare il d isprezzo per il nem ico che si afferm a dopo Co­

"" Cfr. indicativamente C h r a p u n o v 1995, pp. 106-107.8" EAA, II, pp. 7 6 5 -7 6 6 , f. 1013 (G. B e c a t t i , s . v . colonna).“:i R. F a r i o l i C a m p a n a t i . in Splendori di Bisanzio 1990. p. 2 5 3 , f. a p. 257 in allo.,l” R. B r il l ia n t , in Age 1979, p. 63. L’utilizzo di un'iconografia simile è già evidente

in battei datati generalmente al II secolo. B r a em er 1994. ad es. 11. 1. 9.“4| M ö b iu s 1985. pp. 7 4 -7 6 . che data il cammeo al IV secolo. Già V enturi 1901. p.

5 5 6 , aveva accostato l'iconografia dei piatti di Isola Rizza e Perugia a quella di al­cune gemme tardoantiche.

1,51 Ad esempio RIC. VI, p. 578 n. 3, tav. 14,3; RIC. VII. nn. 35. 360. Altre scritte con­nesse a figurazioni analoghe sono nei medaglioni, ad esempio D ebella to ri G entt B a r b a r r e V ic to r i G e n tiv m B a r b a r r per Costantino II, Costante I e Costanzo II (G n e c c h i 1912, pp. 140 n. 3, 145 n. 22, 146 nn. 1-4. 147-148 n. 17; inoltre un me­daglione di Decenzio, p. 155 n. 6 ). V en tu r i 1901. p. 548, definì i motivi dei piatti di Kertsch e Perugia «ricavati da tipi monetari», intuendo acutamente lo stretto rap­porto fra queste iconografie, condizionate dall"inserimento in un campo circolare. Il motivo del condottiero a cavallo che uccide un nemico è presente anche su una fa­lera di Aquileia in argento, forse riferibile al periodo tardoantico, B uora 1996, pp. 168-169. f. 7 ; comunque lo schema dell'imperatore a cavallo con lancia in orizzon­tale è già attestato in epoca adrianea. B erc.e m a n n 1990. p. 169. schema VII.

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA

stan tino , nell em blem a di Isola R izza gli sconfitti sono rappresentati con g rande dignità: il barbaro stante g iganteggia davanti al p iccolo cavallo del vin­citore. m entre la com postezza del barbaro m orto, d isteso da eroe sul proprio scudo e con la spada al fianco, m itiga la vio lenza della scena.

N ell'ico n o g rafia è anche evidente l’osm osi con il tem a della caccia com e prerogativa del so v ran o "1, quale è d iffuso - in particolare dal IV secolo - su piatti d argento sassan id i“ ; in alcuni di questi piatti si nota uno schem a vicino a quello di Isola R izza: il cavaliere trafigge un leone posto a destra, m entre un altro g iace in esergo m orto о agon izzan tes''’.

Il tem a po litico-m ilitare raffigurato (la vittoria sui barbari) e lo schem a prescelto inducono a dom andarsi se il vaso di Isola Rizza fosse in orig ine un donativo ufficiale, provenien te d a ll’im peratore о da un alto com andante del­I esercito im periale. Per considerare un recip iente com e «piatto di largizio­ne»'"”, si ritiene necessaria l’indicazione scritta della provenienza im periale о una scena di sign ificato in eq u iv o cab ile"’ ovvero più genericam ente una figura­zione di p ropaganda im peria le42’. Poiché il tem a della Virtus si può considerare esplicito in tal senso, il p iatto ebbe probabilm ente in o rig ine una funzione «uf­ficiale».

Fra le partico larità stilistiche più evidenti è la rappresentazione di pieno prospetto degli occhi nelle teste di profilo del cavaliere e del cavallo ; lo stesso rendim ento degli occhi si ritrova nella m aggior parte delle figure del «piatto di

*" B ia n c h i B a n d in e l l i 1976. pp. 2 9 -3 0 . ff. 2 7 -2 8 ."7| R. B r illia nt , in Age 1979 , pp. 6 3 , 83 n. 7 1.

' Harper 1978 . in part. pp. 3 3 -3 4 n. 3 . 3 8 -3 9 n. 6: P .O . H a r per , Smania,, Silver: in­ternal developments and foreign influences, in Argenterie 1988, pp. 153ss. S cen e di caccia in sch em i d iversi, derivati co m u n q u e da ico n o g ra fie e lle n is tich e , so n o pre­senti anche in argenterie rin ven ute in O cc id en te e di e p o c a anteriore, ad e se m p io in un piatto da B erth o u v ille (fin e l i- in iz i III s e c o lo ) e in un piatto o v a le di R hetel (te ­soro sep o lto nel 2 6 0 -2 7 0 d .C .), F. B a r a tte , in Trésors 1989 , pp. 9 3 -9 4 n . 24 , 161­163 n. 107; più s im ile n e ll’im p o sta z io n e a llo sch em a del piatto di Iso la R izza èI emblema di un piatto g ià c ita to forse proven ien te da lla S iria del N ord e riferito alla metà del IV se c o lo per la caratteristica perlinatura sul bordo, S M a r t in - K i lc h e r in Kaiseraugst 1984. p. 186. tav. 95 . V. inoltre due piatti (Paris. C ab inet d es M e- dailles; V atican o . M u seo Profano) co n scena di ca cc ia al c in g h ia le , g ià accostati a quello di Iso la R izza da W e r n e r 1943 . p. 23 tav. 9 ,1 , e da V o lb a c h 1965. pp. 3 1 3 ­314, tt. 2 0 -2 1 , anch e ss i di d iff ic ile datazione.

"’ G hirshman 1982 , pp. 2 0 9 -2 1 3 , ff . 2 4 8 -2 5 2 .

' Per tale d e fin iz io n e cfr. E. C r u i k s h a n k D o d d , in EAA, IV. R om a 1961. pp. 4 7 8 ­479. s.v . Largizione, piatti di; da S t r o n g 1979. pp. 1 9 9 -2 0 1 , so n o e len ca ti i piatti di largizione datati fra 3 17 e 4 3 4 d.C .M usso 1983. pp. 17-18 nt. 36 .

,:i L'argento 1991 . pp. 9 1 -9 2 .

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MARGHERITA BOLLA

A chille» del tesoro di K aiseraugst. datato intorno al 340 d .C .’'1. negli argenti di G arlate (capsella e lam inette con figure um ane e anim ali) riferiti al IV-V se­colo44’, nei ritratti im periali di profilo su m onete alm eno dall età di Valente (364-378 d.C .); peraltro le caratteristiche fisiognom iche del cavaliere sono

m olto vicine a ritratti im periali del V secolo4"1.Per la collocazione cronologica del piatto, i fattori da considerare sono

quindi il lungo periodo d 'u so , indicativo di un 'an terio rità rispetto al m om ento del seppellim ento; la produzione nella zona orientale d e ll'im pero , ma Г.as­senza di stam pi di garanzia, diffusi com e si è detto dalla fine del V secolo . lo Spangenhelm del cavaliere, probabilm ente del tipo più antico a quattro lastre; alcuni caratteri stilistici già presenti in argenti di sicura datazione al IV secolo. Su queste basi si può proporre per il piatto di Isola R izza una produzione an­cora nel V secolo, in un m om ento non precisabile per l'im possib ilità di identi­ficare il personaggio rappresentato, forse uno degli im peratori d Oriente.

A llo stato attuale degli studi, m ancano quindi evidenze archeologiche per l 'ipo tesi che il piatto sia un prodotto realizzato da un toreuta longobardo о da un artigiano bizantino su com m issione di un principe longobardo.

Il contesto

Poiché ogni singolo com ponente del tesoro potrebbe esser stato prodotto entro gli inizi del VI secolo, anche pensando a un periodo d ’uso di qualche de­cennio si deve considerare l'ipo tesi che il com plesso fosse stato sepolto prima dell'a rriv o dei Longobardi, ad esem pio in qualche m om ento di pencolo della guerra greco-gotica (535-554 d.C .) ovvero per la riconquista di Verona da parte bizantina nel 562 d.C.'’71, senza com unque escludere avvenim enti succes­sivi, com e la stessa conquista longobarda del 569 d.C. .

V. v o n G o n z e n b a c h , in Kaiseraugst 1984, p. 290. tavv. 148-153.44' M. S a n n a z z a r o , in Milano capitale 1990, pp. 301-302 nn. 4l.7a. 1-2.451 Per il dettaglio dell'occhio nelle monete. M. C h ia r a v a l l e , in Milano capitale 19У0,

pp м -35 n lb.3i. inoltre pp. 412-414 nn. 1 .4.6-7; per i ritratti imperiali del V se­colo, cfr. D el b r u e c k 1933. in part. p. 97. tav. 20.3 (C o n s ta n tm u s III. 407-411 d.C .

461 Q u e s t 'u l t im o è un a rg o m e n to d e b o le , c o n s id e ra n d o il ta tto ch e , an ch e nel - secolo, solo una parte della produzione in argento venne bollata. E. C ruikshank D o d d . The Location o f Silver Stamping: Evidence from newly Discovered Skimps. in Ecclesiastical 1992. pp. 217-223. in part. p. 222.

47’ PM G iu s te sch iC o n ti,i n I Goti 1994.p. 153.*" Per le vicende storiche del Veronese dalla caduta dell'impero romano in poi, LA-

STAGNETTI 1989 pp 3ss. Per un quadro sintetico dei rinvenimenti di argenteria in Italia settentrionale fra fine del V e VI secolo. B a r a t te 1998. p. 236. che situa .1 nascondimento del tesoro di Isola Rizza prima dell arrivo dei Longobaidi.

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA 293

R esta im possibile l’identificazione del proprietario e del seppellitore del tesoro (che siano о no la stessa persona)44’; la presenza della croce sui cucchiai non e ind icativa di una appartenenza degli oggetti a ll’arredo di un edificio reli-

g 'OSO... ■ Sia 11 P‘a tt0 ’ Per i! carattere ufficiale della raffigurazione, sia i cuc­chiai. per I esp lic ito augurio espresso nelle iscrizioni"’", fu rono probabilm ente irI p rim a istanza dei donativ i; del resto, po trebbero esser stati dei donativi an­che gli altri oggetti del «tesoro» (fibule e elem enti di cintura)'"-’’.

L’insiem e è stato riferito da von H essen ad alm eno due proprietari, una onna per la presenza delle fibule a d isco e un uom o per gli elem enti da c in ­

tura . m a tale d istinzione appare forse troppo rigida.

A una donna potevano appartenere - com e si è visto - gli elem enti da c in ­tura. e anche, ad esem pio per trasm issione fam igliare, il piatto e i cucchiai- non vi sono elem enti per stabilire l 'e tn ia d e ll’eventuale proprietaria C onside­rando che nel costum e bizantino le donne usarono dapprim a portare il m an­tello senza fibule d. ch iusura e poi, intorno al 600. adottarono l’uso di una sola fibula circolare presso il c o l l o - , m entre nel m ondo germ anico era d iffuso co ­stume fem m inile adornarsi con una coppia di fibule, è necessario dom andarsi se le fibule a d isco vadano interpretate com e due E inzelfibeln m olto sim ili per­che prodotte in una stessa bottega oppure se costitu issero una coppia. In que­sto caso si potrebbe pensare a una donna germ anica (gota?) i cui oggetti pre­ziosi fossero però tutti di produzione m editerranea. D ’altra parte, tutti i reperti del «tesoro» potevano appartenere anche a un uom o.

Se. com e e stato afferm ato, lo sta tus sociale del possessore di un «tesoro» può essere com m isurato al peso dei m etalli pregiati presenti nel contesto"’5’,

..Su l'a co m p less ità d e lle c irco sta n ze ch e portano al n a scon d im en to di tesori e su llem odahta di form a zio n e d eg li stess i, cfr. il su g g es tiv o contributo di P a i n t e r . K ü n z i.

L ipotesi non e m ai stata presa in co n sid era zio n e , cfr. da u ltim o M a r t i n 1997 nn 6 -62. ch e in ser isce il tesoro di Isola R izza fra qu elli defin iti «secu lar» Per l ’uso

1 0 б Г п п |' m M |IU«COn S im b0h re l,g Ì0SÌ' Cfr’ tra g li a ,tri P|RZ1° BlROLI S t e fa n e l l i 1965. pp. 110-111; B ie r b r a u e r s.d. (1974), p. 186 (per Isola Rizza)D elmaire 1988 . pp. 1 13-115 .

Nella vignetta della Notitia Dignitatum dedicata al Сотен Sacrarum Largitionum

I990 p"40 n T i e ' ‘ ||'fUrate' fra gli a'tri d° nativi- ribbie da cin,ura- Milano capitale

von HESSEN 1968, p. Vi : «Che si tratta d'un tesoro e non d ’una tomba è dimostrato non solo dalle circostanze del ritrovamento, ma anche dal fatto che esso contiene sia

(fibbie)» PIC1 C0StUmi da donna (tibllle) che oggetti tipici di costumi da uomo

Martin 19 9 1, pp. 6 2 9 -6 3 0 ."’ 'P ainter 1988. p. 105.

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294 MARGHERITA BOLLA

nel caso di Iso la R izza dovrem m o pensare ad una figura non di prim issim o piano: il peso d e ll'a rg en to - som m ando il p iatto (per il quale si è ipotizzato un peso o rig inario di 6 libbre), 6 cucchiai e le parti in argento di due fibule a d i­sco - è di 7 libbre e 2 once circa (considerando 12 cucchiai, il peso sarebbe di 8 libbre e due once circa), m entre il peso d e ll 'o ro (calco lando le parti in oro delle fibule e anche i due elem enti di abbig liam ento dispersi) corrisponde a circa 57 solidi; il peso com plessivo del tesoro è il più basso fra quelli elencati da M. M undell M ango per il periodo I-VII secolo"*”. È noto ad esem pio per l 'e tà tardoan tica che un d u x era ritenuto degno di un donativo di più di 60 lib­bre d ’argento e un «governatore» di una ventina di lib b re107’; dal 360 d.C. fino a G iustin iano , il donativo trad izionale ai soldati in occasione di im portanti av­venim enti (v ittorie , nozze e nascite nella fam iglia im periale, etc.) era di 5 so­lidi in oro e 1 libbra in argento""", e durante il VI see. passa da 5 a 9 so lid i1"4': va però ricordato che il donativum era orm ai da tem po sostitu tivo del regolare Stipendium'10'.

N ella stru ttura sociale tardoim peria le , secondo M artin, «It can be assu­m ed that the ow ners o f such riches, w hich im ply aristocratic table manners, w ere prosperous landow ners and high-ranking m ilitary and civilian offi­c ia ls» 1" ’.

La com plessità delle problem atiche insite ne ll’analisi di contesti di questo genere invita a non proporre soluzioni definitive.

M u n d e l l M a n g o . B e n n e t t 1994 , p. 53 ta b e lla 10. "’7| P a in t e r 1988 , p. 105; D e l m a ir e 1988 , pp . 11 3 -1 1 4 .

D e l m a ir e 1988 , pp . 11 3 -1 1 5 .I"4’ M u n d e l l M a n g o 1988 . p. 172.

C a r r ié 1989, pp . 12 5 -1 2 6 ." " M a r t in 1997 , p. 4 8 .

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IL «TESORO» DI ISOLA RIZZA 295

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