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Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Compiti, responsabilità e formazione secondo il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. Contiene 40 Schede tematiche relative a specifiche problematiche di rischio aggiornate al quadro legislativo vigente VIII edizione SICUREZZA Gabriella Galli vai alla scheda del libro altri titoli l'autore

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Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezzaCompiti, responsabilità e formazione secondo il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.

Contiene 40 Schede tematiche relative a specifiche problematiche di rischio aggiornate al quadro legislativo vigente

VIII edizione

SICUREZZASICUREZZAGabriella Galli

Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezzaCompiti, responsabilità e formazione secondo il D.Lgs. 81/2008 s.m.i. - VIII edizione

Coniugare gestione aziendale dei rischi e attività del rap-presentante dei lavoratori per la sicurezza. Con un obietti-vo: trasformare due elementi che spesso vivono lontani in un tandem fondamentale per rispettare le disposizioni del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i., garantire luoghi di lavoro a prova di incidenti e in grado di tutelare la salute psicofisica degli addetti. È con questa premessa ben precisa che il manuale viene incontro alle esigenze di imprese e lavoratori diven-tando, nei fatti, un vero e proprio vademecum in linea con le leggi vigenti e gli orientamenti comunitari. Una materia quella della tutela della salute e sicurezza sul lavoro in rapi-da evoluzione: le 40 Schede tematiche, relative a specifiche problematiche di rischio, sono aggiornate al quadro legi-slativo vigente (direttiva macchine, valutazione dello stress lavoro-correlato, ambienti confinati, formazione lavoratori, dirigenti, preposti e datori di lavoro, procedure standardiz-zate, requisiti dei formatori). Il volume, in particolare, spie-ga come favorire la partecipazione dei lavoratori su tutte le questioni che riguardano la prevenzione, fornisce al rappre-sentante per la sicurezza un vero e proprio schema di lavoro per programmare la sua attività, offre un quadro sintetico dei fabbisogni formativi e informativi necessari per esercita-re il ruolo previsto dalle disposizioni vigenti. Ma non basta: il manuale è utile anche per spingere al massimo grado la cooperazione con le figure già presenti in azienda e che si occupano di prevenzione, per confrontarsi con il sindacato aziendale e territoriale, per dialogare con la rete delle istitu-zioni, per cercare buone esperienze e procedure efficaci. In conclusione, uno strumento pratico ed adeguato, utilizzato come libro di testo nei corsi di formazione, che ha l’obiettivo di andare al di là del rispetto, spesso solo formale, delle mi-sure organizzative e relazionali previste dall’81/2008 e s.m.i.

Gabriella Galli, si occupa, dal 1989, di prevenzione dei rischi del lavoro come responsabile dell’Ufficio salute e sicurezza del lavoro della Uil, partecipando tra l’altro alle attività della Commissione consultiva permanente e di Comitati paritetici nazionali. Svolge attività di ricerca e di divulgazione.

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Gabriella Galli

IL RAPPRESENTANTEDEI LAVORATORI

PER LA SICUREZZACompiti, responsabilità e formazione

secondo il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.

Contiene 40 Schede tematiche relative a specifiche problematiche di rischio

aggiornate al quadro legislativo vigente

VIII EDIZIONE

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IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZAVIII Edizione ISBN: 978-88-6310-701-2

Copyright © 2008-2016 EPC S.r.l. Socio Unico

EPC S.r.l. Socio Unico - Via dell’Acqua Traversa, 187/189 - 00135 Roma - www.epc.itServizio clienti: 06 33245277 - Fax 06 3313212Redazione: Tel. 06 33245264/205Proprietà letteraria e tutti i diritti riservati alla EPC S.r.l. Socio Unico. La struttura e ilcontenuto del presente volume non possono essere riprodotti, neppure parzialmente,salvo espressa autorizzazione della Casa Editrice. Non ne è altresì consentita la memo-rizzazione su qualsiasi supporto (magnetico, magneto-ottico, ottico, fotocopie ecc.).La Casa Editrice pur garantendo la massima cura nella preparazione del volume,declina ogni responsabilità per possibili errori od omissioni, nonché per eventualidanni risultanti dall’uso dell’informazione ivi contenuta.

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SEZIONE I - 3

Ringrazio i/le Rls che in questi anni hanno posto problemi e indicato interessanti pratiche aziendali

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INDICE GENERALE 5

INDICE GENERALE

PARTE I I COMPITI DEL RAPPRESENTANTE PER LA SICUREZZA E GLI OBIETTIVI DI PREVENZIONE AZIENDALI

Premessa .................................................................................... 17

CAPITOLO 1 I COMPITI DEL RLS E IL SISTEMA DI INDIVIDUAZIONE DEI RISCHIAZIENDALI 19

1.1 La prevenzione dei rischi del lavoro favorisce anche una migliore performance dell’impresa ............... 19

1.2 Compiti e funzioni del Rls nella normativa e negli accordi ................................................................... 21

1.3 Adozione e implementazione del Sistema aziendale di individuazione, valutazione, gestione dei rischi ......... 22

1.4. Verifiche dell’Rls/Rlst sull’efficienza del sistema di gestione ...................................................... 31

CAPITOLO 2 LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI E DEI LORO RAPPRESENTANTI 37

2.1. Le previsioni legislative e normative, gli orientamenti comunitari .............................................. 37

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6 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

2.2. Le iniziative dell’Rls per promuovere a livello aziendale la partecipazione dei lavoratori .........41

2.2.1 Il processo di valutazione dei rischi ........................41

2.2.2 La periodicità delle riunioni sulla salute e sicurezza ..............................................41

2.2.3 Procedure di monitoraggio .......................................42

2.2.4 La formazione continua .............................................43

CAPITOLO 3 ANALISI DEI BISOGNI FORMATIVI DELL’RLS 45

3.1 La Formazione del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: Il Progetto Ispesl ................................................................45

3.1.1 Formazione del Rls aziendale: contenuti minimi ..........................................................47

3.2 La formazione dei Rappresentanti territoriali per la sicurezza: Progetto del Comitato paritetico nazionale dell’Artigianato ................................55

3.2.1 Il progetto formativo per l’Rlst ..................................57

CAPITOLO 4 L’ESERCIZIO DEL RUOLO NEL QUADRO DELLE RELAZIONI AZIENDALI E TERRITORIALI 59

4.1. L’Rls e le altre figure della prevenzione aziendale: un esempio di relazioni aziendali costruttive ed efficaci, la Procedura relativa agli incidenti mancati ........................................................59

4.2. L’Rls e il suo rapporto con i lavoratori ............................63

4.2.1 Un esempio di procedura che facilita lo sviluppo di rapporti cooperativi tra l’Rls e i lavoratori ................................................63

4.2.2 Danni alla salute e condizioni di lavoro .................65

4.3 L’Rls e il suo rapporto con il sindacato ...........................65

4.4 L’Rls e il suo rapporto con l’Organo di vigilanza ...........68

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INDICE GENERALE 7

PARTE II SCHEDE TEMATICHE

Premessa ................................................................................... 73

SCHEDA 1 LA LEGISLAZIONE NAZIONALE: QUADRO SINTETICO DELLE FONTI NORMATIVE 75

SCHEDA 2 LE INIZIATIVE DELL’UNIONE EUROPEA 78

La strategia europea 2014-2020 .............................................. 78

Il Quadro legislativo ................................................................. 79

Finalmente una richiesta di impegno agli Stati membrinel definire Strategie nazionali ................................................ 80

La promozione della salute mentale ....................................... 81

Le funzioni dell’Agenzia di Bilbao e della rete dei Punti focali .......................................................................... 82

Gli strumenti informativi dell’Agenzia .................................. 84

SCHEDA 3 IL SISTEMA DI PREVENZIONE AZIENDALE: INTEGRAZIONE DELLE MISURE TECNICHE NEL QUADRO DELLE MISURE GESTIONALI 86

Le misure generali di tutela definite all’Art. 15 del D.Lgs. 81/2008 sviluppano principi generaliprevigenti e introducono fondamentali innovazioni .............. 86

Il nuovo modello di prevenzione ............................................. 88

SCHEDA 4 IL LAVORO FLESSIBILE 90

Organizzazione del lavoro e salute nell’Unione europea ................................................................. 90

La tutela del lavoro flessibile .................................................. 91

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8 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

SCHEDA 5 IL SISTEMA NAZIONALE DI SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO 93

Il progetto integrato di indagine Ispesl - Inail - Regioni e Province autonome .................................................................93

SCHEDA 6 SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE PER LA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO 96

Il percorso ..................................................................................96

Gli strumenti per la costruzione del Sinp ................................97

SCHEDA 7 IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA MAL.PROF.SEGNALAZIONI DEI CASI DI MALATTIE PROFESSIONALI RILEVATE DAI SERVIZI DI PREVENZIONE DELLE ASL 101

Le malattie professionali: un fenomeno sottostimato ..........101

Il Progetto Mal.Prof. verso un Sistema di sorveglianzanazionale delle malattie professionali ...................................103

SCHEDA 8 LE TABELLE DELLE MALATTIE PROFESSIONALI 107

La struttura delle tabelle ..........................................................107

Principali elementi di novità ...................................................110

SCHEDA 9 GLI OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO, I DIRIGENTI E IL PRINCIPIO DELLA DELEGA, I PREPOSTI 111

SCHEDA 10 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO 119

Gli orientamenti della Commissione dell’Unione europea.......122

Le fonti informative ..................................................................124

SCHEDA 11 PROCEDURE STANDARDIZZATE 126

Contenuti del documento relativo alle Procedure standardizzate ..................................................126

Le indicazioni del Coreco del Veneto ....................................132

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INDICE GENERALE 9

SCHEDA 12 IL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE, COMPITI E FUNZIONI 135

SCHEDA 13 IL MEDICO COMPETENTE E LA SORVEGLIANZA SANITARIA 140

I compiti del medico competente ........................................... 143

SCHEDA 14 IL NUOVO SISTEMA DI RAPPRESENTANZA SPECIFICO PER LA SALUTE E LA SICUREZZA. GLI ACCORDI ATTUATIVI 147

Il nuovo sistema di rappresentanza e di relazionitra le parti sociali ..................................................................... 147

Obblighi del datore di lavoro ................................................... 148

Generalizzazione della presenza del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.................................................. 148

I compiti del Rls ....................................................................... 159

SCHEDA 15 COME REALIZZARE UN BUON SISTEMADI INDIVIDUAZIONE VALUTAZIONE E GESTIONE DEI RISCHI AZIENDALI 162

SCHEDA 16 DONNE: TUTELA DELLA SALUTE 166

L’ottica di genere e la prevenzione dei rischi lavorativi ..... 166

SCHEDA 17 FORMAZIONE DEI LAVORATORI 169

Accordo della Conferenza Stato regioni in meritoalla formazione dei lavoratori .................................................. 170

Obblighi generali dei lavoratori e obblighi formativi e informativi nei loro confronti ............................................... 176

Quando e perché formare i lavoratori...................................... 178

SCHEDA 18 REQUISITI DEI FORMATORI 180

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10 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

SCHEDA 19 MISURE DI EMERGENZA, PRONTO SOCCORSO, PREVENZIONE INCENDI, EVACUAZIONE 188

Prevenzione incendi ................................................................189

Primo soccorso .........................................................................190

Piano di emergenza ..................................................................193

SCHEDA 20 I LUOGHI DI LAVORO 195

La legislazione in vigore..........................................................195

Eliminazione delle barriere architettoniche ...........................197

SCHEDA 21 LE ATTREZZATURE: SCELTA E UTILIZZO 198

I soggetti responsabili ..............................................................198

Maggiore sicurezza nell’utilizzo delle attrezzature ..............200

SCHEDA 22 LAVORI IN QUOTA 207

SCHEDA 23 USO E SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE 212

La valutazione dei rischi .........................................................212

Esempio 1 - I DPI per gli occhi: applicazione dei criteri di scelta ...................................................................213

Esempio 2 - La scelta dei dispositivi auricolari: la Norma UNI-EN 458 ............................................................214

Informazione, formazione, istruzione e addestramentoall’uso dei DPI .........................................................................217

SCHEDA 24 L’ERGONOMIA E I SUOI PRINCIPI NELL’AMBITO DELLA LEGISLAZIONE NAZIONALE 219

I principi dell’ergonomia nella normativa vigente ...............220

SCHEDA 25 STRESS LAVORO-CORRELATO 223

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INDICE GENERALE 11

SCHEDA 26 INFORTUNI: COME PREVENIRLI 227

Le buone prassi. Il Sistema di raccolta realizzatodalla Agenzia di Bilbao .......................................................... 227

SCHEDA 27 AGENTI BIOLOGICI 232

Il campo di applicazione della nuova normativa .................. 232

Comunicazione e autorizzazioni ........................................... 233

La valutazione del rischio e le misure di prevenzione ........ 234

Informazione e addestramento .............................................. 236

Registri degli esposti e degli eventi accidentali ................... 237

SCHEDA 28 MICROCLIMA 239

Il comfort termico ................................................................... 239

Riferimenti normativi ............................................................. 239

I fattori fondamentali da prendere in considerazione per ottenere un microclima accettabilee condizioni ambientali confortevoli .................................... 240

SCHEDA 29 ILLUMINAZIONE E VISIBILITÀ 242

Riferimenti normativi ............................................................. 242

Quantità dell’illuminazione ................................................... 242

Qualità dell’illuminazione ..................................................... 243

SCHEDA 30 MOVIMENTI RIPETITIVI 245

Monitoraggio malattie da CTD(cumulative trauma disorders) ............................................... 246

Individuazione e valutazione dei rischi ................................ 246

SCHEDA 31 POSTURE E MOVIMENTAZIONE DEI CARICHI 248

Le posture e il lavoro d’ufficio .............................................. 253

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12 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

SCHEDA 32 RISCHIO CHIMICO 255

Individuazione e valutazione del rischio chimico .................257

La sorveglianza sanitaria .........................................................264

Misure di prevenzione ..............................................................264

SCHEDA 33 SOSTANZE CANCEROGENE E/O MUTAGENE 266

Come individuare le sostanze cancerogene e/o mutagene .............................................................................266

Misure di prevenzione...............................................................267

Ulteriori obblighi del datore di lavoro.....................................268

Il sistema di sorveglianza epidemiologica dei casi di neoplasia professionale .........................................................268

Chi sono questi soggetti e quali i compiti loro attribuiti? ......269

SCHEDA 34 REGISTRO DEGLI ESPOSTI AI CANCEROGENI CARTELLE SANITARIE PER GLI ESPOSTI AI CANCEROGENI E PER TUTTI COLORO CHE SONO SOTTOPOSTI A SORVEGLIANZA SANITARIA 270

SCHEDA 35 RUMORE 273

Misurazione ................................................................................274

Valori limite da non superare....................................................274

Attuazione .................................................................................275

SCHEDA 36 VIBRAZIONI 276

SCHEDA 37 AMIANTO 280

SCHEDA 38 LA SICUREZZA IN ATMOSFERA POTENZIALMENTE ESPLOSIVA 285

La direttiva Atex........................................................................285

La Direttiva di protezione dei lavoratori .................................287

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INDICE GENERALE 13

SCHEDA 39 CAMPI ELETTROMAGNETICI 291

Obblighi di carattere generale ................................................ 292

Obblighi relativi ai valori di esposizione .............................. 292

Misure di prevenzione e protezione....................................... 294

SCHEDA 40 AMBIENTI CONFINATI O SOSPETTI DI INQUINAMENTO 295

Le nuove disposizioni ............................................................. 297

Casi di infortunio .................................................................... 298

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I COMPITI DEL RAPPRESENTANTEPER LA SICUREZZA E GLI OBIETTIVI

DI PREVENZIONE AZIENDALI

PARTE I

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PREMESSA 17

Premessa

Nel lasso di tempo che intercorre dall’emanazione del D.Lgs. 626 adoggi si è fatta strada, in un’area di opinione che va ben al di là degliesperti o degli addetti ai lavori, la convinzione che le innovazioni intro-dotte dalla legislazione di recepimento delle direttive comunitarie inmateria di salute e sicurezza, in particolare le misure organizzative in-cluse quelle relazionali, favoriscono la capacità di intervento preventivoe di riduzione dei rischi del lavoro da parte delle imprese nel quadro diuna migliore qualità del lavoro.

Il D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. - mediante il quale il legislatore nazionaleha realizzato un sostanziale riordino del quadro legislativo in materia disalute e sicurezza - valorizza tali misure, rafforzandone sia gli elementi re-lazionali che quelli relativi al processo di valutazione e gestione dei rischi.

Tuttavia l’applicazione delle misure gestionali previste - dal Titolo Idel D.Lgs. 81/2008 - è ancora oggi lontana dall’essere attuata in manierapiena e coerente dalle imprese. Lo ha dimostrato a suo tempo il “Monito-raggio sull’applicazione del D.Lgs. 626/94” realizzato in 13 Regioni ita-liane e nella Provincia autonoma di Trento, il cui rapporto finale (9/12/03)evidenziava l’applicazione spesso formale delle misure organizzative e diuna loro attuazione ancora troppo burocratica e cartacea. Un giudizio al-trettanto critico viene d’altronde, ancora oggi, confermato da molti/e Rlse Rlst a proposito del carattere delle relazioni aziendali sui temi della sa-lute e della sicurezza: relazioni che la legge e gli accordi auspicano stabilie cooperative.

Per questi due motivi ho ritenuto utile dare un contributo innovativoalla crescita della cultura della prevenzione e della cooperazione azien-dale inquadrando i compiti e l’attività del/le Rls e Rlst nell’ambito delSistema di gestione dei rischi aziendali: sono convinta infatti che vali-dità/efficacia del sistema di gestione aziendale e partecipazione di lavo-ratori/Rls, siano due elementi strettamente tra loro connessi: dal buon

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18 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

andamento dell’uno dipende il buon andamento dell’altro. Gli strumentiinformativi che forniamo, pertanto, nei quattro Capitoli della Prima par-te della Guida, desunti dal quadro legislativo vigente e dagli Orienta-menti comunitari, permettono di leggere i compiti e le competenze del/le Rls perfettamente integrati nel Sistema di individuazione gestione evalutazione dei rischi aziendali e intendono in particolare facilitare l’Rlse l’Rlst nel:

- favorire la partecipazione dei lavoratori;

- programmare le proprie attività;

- acquisire consapevolezza dei propri bisogni formativi e informativie di quelli delle altre figure aziendali;

- cooperare con le figure aziendali della prevenzione;

- confrontarsi con il sindacato aziendale e territoriale;

- dialogare con la rete territoriale delle istituzioni e delle parti sociali;

- ricercare informazioni attraverso Fonti nazionali, comunitarie einternazionali;

- ricercare buone esperienze e procedure efficaci.

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LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI 37

2 La partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti

2.1. Le previsioni legislative e normative, gli orientamenti comunitari

Gli orientamenti comunitari e le norme nazionali di riferimentoesprimono una forte indicazione sull’importanza della partecipazionedei lavoratori e delle lavoratrici come garanzia dell’efficacia del sistemadi analisi, valutazione e gestione dei rischi aziendali e base essenzialesu cui fondare il miglioramento della cultura aziendale in merito allaprevenzione e protezione dai rischi.

Lo dimostra anche la lettura dei seguenti brani tratti dal Documentocomunitario “Orientamenti sulla valutazione del rischio” - Ufficio dellepubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo 1996, chesono particolarmente significativi per comprendere il valore e il significa-to del concetto di partecipazione che più volte viene richiamata nella nor-mativa nazionale e comunitaria:

“La valutazione dei rischi deve essere effettuata non soltanto dal datore di lavoro o dal suo rappresentante isolatamente, bensì attra-verso il coinvolgimento dei dipendenti o dei loro rappresentanti, i

quali devono essere consultati nell’ambito di tale procedura e devono ricevere tutte le informazioni riguardanti le conclusioni della

valutazione e i provvedimenti di prevenzione da porre in atto”.

“Quando si effettua una valutazione di rischio sul lavoro, il sistema più rapido e più sicuro per identificare i vari aspetti di ciò che

avviene di fatto è spesso quello di rivolgersi direttamente ai lavora-tori interessati. Essi sanno infatti quale metodo di lavoro applicano,

sono in grado di porre in luce pratiche di lavoro non corrette o metodi inadeguati per realizzare un compito che comporta rischi,

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38 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

oltre a poter chiarire quali precauzioni pongono in atto. I datori di lavoro devono pertanto assicurarsi che chiunque sia la persona che si occupa della definizione dei rischi, si tratti o meno di un dipen-

dente o di un consulente esterno, attui un vero e proprio dialogo con i lavoratori o con altre istanze, quali i subappaltatori che di fatto

eseguono il lavoro previsto.”

“I dipendenti sono in grado di richiamare l’attenzione su alcuni pericoli che, per la loro stessa natura, risultano di difficile identifica-zione. Si tratta di problemi che possono derivare dall’organizzazione del lavoro, dal tipo di attività svolte o dalle caratteristiche del posto di lavoro. Sono altrettanti aspetti che talvolta si prendono per scon-

tati o che determinano una riduzione anche tacitamente accettata delle condizioni normali di comfort. I dipendenti possono porre in

rilievo il fatto che il modo in cui si presenta il lavoro comporta varie difficoltà o perché è troppo rapido e quindi comporta stress, oppure perché il lavoratore deve adottare una posizione scomoda e innatu-

rale che alla lunga gli causerà dolori acuti e lesioni derivanti da sol-lecitazioni ripetute.”

Non bisogna sottovalutare che, per quanto riguarda il Rls, questi inquanto parte significativa del sistema di cooperazione aziendale è il sog-getto che può, meglio di chiunque altro - in quanto gode della fiduciadei lavoratori che lo hanno eletto - e senza timore di essere individuatocome una figura di controllo, stimolare la loro partecipazione attiva me-diante:

● la segnalazione degli incidenti mancati;

● la discussione sull’utilizzo di modalità di lavoro non sicure, inclusoil mancato o non corretto uso dei dispositivi di protezione e sicurezzacollettivi ed individuali;

● l’individuazione dei reali fabbisogni formativi e informativi.

Per garantire il coinvolgimento reale dei lavoratori è necessario, tut-tavia, che oltre all’applicazione delle misure previste dalla legge ven-gano individuate e applicate specifiche procedure in grado di favorire

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LA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI 39

la cooperazione di tutti i soggetti senza la cui attuazione la partecipa-zione dei Rls e dei lavoratori, in particolare, risulta inevitabilmente for-male.

Era già esplicita in questo senso la Linea guida BS 8800/96 “Guidaai sistemi di gestione della salute e della sicurezza” prodotta dal BritishStandard Institution (BSI), l’Ente di normazione inglese, la quale con-divide principi e procedure del sistema di gestione delle norme En Iso9000 “Gestione qualità” e delle norme En Iso 14000 “Gestione ambien-tale”. La Linea guida, che è base di riferimento per la Norma OSHA18001, ha carattere volontario ed è utilizzata, dalla metà degli anni ‘90,dalle imprese che vogliono rendere pubblica e nota la bontà del propriosistema di gestione della salute e della sicurezza del lavoro. Particolar-mente interessante è l’“Allegato B – Organizzare”, che dedica grandeattenzione all’impegno che l’organizzazione deve mettere in atto per re-alizzare l’integrazione e la cooperazione tra le diverse funzioni azienda-li e, in particolare, alle procedure di comunicazione interna e esternanecessarie al buon funzionamento del sistema. Procedure di comunica-zione che descriviamo sinteticamente nel Quadro seguente, facendo ri-ferimento sia alla Bs 8800, che alle Linee guida europee di cui abbiamoparlato nel precedente capitolo e che sono descritte nella Scheda 23 apag. 212.

PROCEDURE DI COMUNICAZIONE

“Linee guida per l’organizzazione della salute e della sicurezza sul lavoro” (Lussemburgo, 1999)

Procedure di comunicazione interna:

dovranno essere messe a punto per garantire la cir-colazione delle informazioni all’interno dellostesso sistema aziendale in particolare si dovràtenere conto dei bisogni di informazione deidipendenti e dei bisogni di informazione dei com-ponenti i gruppi di lavoro e/o dei comitati diigiene e sicurezza

Procedure di comunicazione con le altre imprese:

dovranno riguardare le altre aziende che operinoin ambienti di lavoro condivisi con l’azienda inte-ressata o in aree contigue

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40 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

Alle Linee guida europee fa inoltre riferimento anche il documentodal titolo “Linee guida per un sistema di gestione della salute e sicu-rezza del lavoro (Sgsl)”, elaborato da Uni e Inail Ispesl e dalle Partisociali (Cgil, Cisl, Uil, Cna, Confagricoltura, Confapi, Confartigiana-to, Confcommercio, Confindustria), pubblicato sia dall’Uni chedall’Inail.

Le Linee guida nazionali hanno infatti molti punti in comune con leLinee guida comunitarie, (volontarietà, non certificazione, migliora-mento nella applicazione delle leggi, giustificabilità economica, parte-cipazione dei lavoratori) e si offrono come un “valido aiuto” per i datoridi lavoro di tutte le tipologie di imprese/organizzazioni che intendonovolontariamente adottare un Sgsl.

Le Linee guida Uni, Inail, Parti sociali, insieme alla Norma OSHA18001, sono inoltre citate come riferimento per l’adozione del modellodi organizzazione e di gestione di cui all’art. 30 del D.Lgs. 81/2008.

Procedure di comunicazione esterna:

procedure di comunicazione e cooperazionedovranno essere attivate con organismi esterni,quali le autorità, gli esperti in materia, i partner con-trattuali

Procedure dicomunicazione esterna:

sarà utile diffondere e rendere nota nel contestoterritoriale la politica di prevenzione adottata.

BS 8800:1996

Procedure per il coinvolgimentodei lavoratori

Per realizzare “il coinvolgimento attivo della forzalavoro in tutti gli aspetti del sistema di gestionedell’OH&S (salute e sicurezza del lavoro) i lavo-ratori dovrebbero:

- essere incoraggiati a riportare mancanze nelledisposizioni OH&S

- ed essere coinvolti, se necessario, nello sviluppodelle disposizioni e delle procedure dell’OH&S

(segue)

PROCEDURE DI COMUNICAZIONE

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2.2. Le iniziative dell’Rls per promuovere a livello aziendale la partecipazione dei lavoratori

2.2.1 Il processo di valutazione dei rischi

L’ambito dell’attività di individuazione e valutazione dei rischi, ein occasione della sua revisione, è sicuramente quello prioritario in cuil’Rls può operare per la definizione di procedure che coinvolgano tuttii lavoratori reparto per reparto, tramite:

● realizzazione di un colloquio o gestione di un questionario preliminarialla elaborazione del documento di valutazione specifico di reparto;

● discussione preliminare e verifica al momento della stesura del do-cumento di sintesi;

● discussione che tenga conto e motivi le eventuali differenze tra leproposte dei lavoratori e le conclusioni previste nel documento;

● inserimento di tutte le osservazioni fatte dall’Rls, anche di quellesuccessive alla stesura, nel documento di valutazione conservato inazienda;

● disponibilità di un luogo e di strumenti informatici che gli permetta-no di archiviare e organizzare le informazioni raccolte, tenendo con-to che attualmente il datore di lavoro (secondo le nuove previsioni dicui all’art. 18 comma 1 lettera o) del D.Lgs. 81/2008) è tenuto a con-segnare al Rls, su richiesta di questi e per l’espletamento della suafunzione, copia del Documento di valutazione dei rischi e del Docu-mento unico di valutazione dei rischi da interferenze, documenti che,a seguito delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 106/2009, possonoessere consegnati anche su supporto informatico e devono comun-que essere consultati esclusivamente in azienda.

2.2.2 La periodicità delle riunioni sulla salute e sicurezza

L’organizzazione delle riunioni periodiche va considerata come unmomento importante per la pianificazione, programmazione e valutazio-ne del sistema aziendale di prevenzione, quindi le indicazioni della nor-

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mativa vigente andrebbero considerate come una base minima diriferimento mentre è consigliabile per l’efficienza e l’efficacia del sistemastesso una frequenza bi/trimestrale al fine di coinvolgere il singolo lavo-ratore nell’esame delle problematiche di sicurezza (per esempio realiz-zando l’analisi sia degli infortuni accaduti che di quelli che stavano peraccadere ovvero dei near miss). Queste riunioni sono sicuramente efficaciper mantenere sempre alta l’attenzione sulla tutela dell’ambiente, dellasalute, della sicurezza e dell’igiene e per mantenere attivo ed efficiente,non solo tecnicamente ma anche nella pratica esperienza del rapporto coni lavoratori, il sistema di sicurezza generale e dei vari reparti.

2.2.3 Procedure di monitoraggio

L’attività costante ed efficace del Rls non può prescindere dalla in-dividuazione di procedure che coinvolgano tutti i lavoratori e i Rls nelmonitoraggio delle misure di prevenzione decise e programmate può es-sere realizzata, ad esempio, tramite:

● il metodo dell’analisi comportamentale;

● l’esame delle modalità di accadimento degli infortuni accaduti e de-gli infortuni mancati al fine di individuarne i determinanti;

● la discussione nell’ambito dei focal point.

Le metodologie sopra ricordate sono descritte nel Capitolo 4, al pa-ragrafo 4.1. (a pag. 59) e al paragrafo 4.2 (a pag. 63).

Altrettanto importante è la raccolta sistematica delle Osservazionidei lavoratori e dei Rls su eventuali incongruenze tra procedure lavora-tive e sicurezza.

Va inoltre sviluppata la discussione sui temi che prioritariamente ven-gono evidenziati tramite le procedure di rilevazione e segnalazione deipericoli, nell’ambito delle riunioni periodiche e nelle riunioni di reparto,al fine di individuare:

- soluzioni transitorie per la riduzione del rischio;

- soluzioni radicali per la eliminazione o la riduzione del rischio;

- metodi di verifica.

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2.2.4 La formazione continuaIstituire e mantenere percorsi educativi, formativi e informativi che in-

teressino l’intera popolazione lavorativa dell’azienda è uno dei compitidei Rappresentanti dei lavoratori, già previsto dal decreto legislativo 626,rafforzato dalle disposizioni del D.Lgs. 81/2008 e del suo correttivo con-siderando l’esplicita previsione introdotta dal primo relativamente agliobblighi formativi nei confronti dei preposti e dal D.Lgs. 106/2009 in me-rito agli obblighi formativi nei confronti dei dirigenti. Nell’ambito dellariunione periodica il Rls/Rlst dovrà quindi partecipare alla definizione an-nuale del Piano formativo aziendale in materia di salute e sicurezza. Vainfine sottolineato che il ruolo degli Rls, sia aziendali che territoriali, inmateria di formazione è fortemente esaltato dalle nuove disposizioni in-trodotte dal D.Lgs. 106/2009 mediante il comma 3 bis) dell’art. 51 secon-do cui “gli Organismi paritetici svolgono o promuovono attività diformazione anche attraverso l’impiego dei fondi interprofessionali di cuialla L. 388/2000 e al D.Lgs. 276/2003”. Gli Rls divengono in questomodo importanti figure di tramite per la definizione dei Piani formativiaziendali relativi alla formazione continua.

Tali piani formativi devono, inoltre, poter essere continuamente rivistie aggiornati anche nella parte specifica riservata ai Rls (formazione con-tinua), fondati sulla collaborazione e partecipazione, e progettati nell’ot-tica del “miglioramento continuo” che tiene conto del bilancio delleesperienze aziendali, dell’efficacia del sistema di gestione, del migliora-mento reale delle condizioni di lavoro, al fine di incidere concretamentesulla cultura aziendale relativa alla salute, sicurezza e igiene e sulla pre-venzione degli infortuni e delle malattie professionali.

Si potranno programmare quindi momenti formativi:

- relativi al ciclo produttivo e alla integrazione delle procedure di sicu-rezza nelle procedure lavorative;

- specifici che tengano conto delle carenze individuate tramite le pro-cedure di segnalazione, rilevazione e analisi dei determinanti degliinfortuni precedentemente definite;

- finalizzati a promuovere la partecipazione e la responsabilizzazionedei lavoratori.

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SCHEDE TEMATICHE

PARTE II

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SCHEDE TEMATICHE - 73

Premessa

Nei quattro precedenti Capitoli abbiamo descritto il quadro d’insie-me del Sistema di individuazione, valutazione e gestione dei rischiaziendali e abbiamo inoltre dimostrato come l’efficacia e l’efficienzadel sistema di gestione è garantita dalla partecipazione dei lavoratori edei loro rappresentanti. Il clima di cooperazione e la individuazione diregole e procedure che favoriscono la comunicazione a livello aziendalesono, quindi, l’obiettivo prioritario che i Rappresentanti per la sicurezzadevono perseguire nell’esercizio della propria attività e al raggiungi-mento di tale obiettivo sono stati, pertanto, indirizzati gli strumenti in-formativi che abbiamo fin qui fornito.

Tuttavia il quadro delle informazioni di cui l’Rls/Rslt deve disporree che deve saper gestire è sicuramente molto più ampio, deve infatti es-sere in grado di:

● orientarsi nel vasto quadro normativo nazionale e comunitario di ri-ferimento;

● analizzare l’ambiente di lavoro in cui opera, identificando i rischimaggiormente diffusi;

● conoscere e saper ricercare le più diffuse soluzioni pratiche e buoneprassi per la prevenzione dei rischi del lavoro.

Abbiamo pertanto ritenuto utile mettere a disposizione del/le Rls/Rslt, nella seconda parte di questa Guida loro rivolta, degli strumenti in-formativi tematici sotto forma di Schede che, senza esaurire tutte le pro-blematiche connesse alla prevenzione dei rischi lavorativi, pur tuttaviaaffrontano un numero di temi sufficientemente ampio relativi:

● al Quadro normativo nazionale e comunitario, tenendo conto in par-ticolare delle sue innovazioni (Schede 1-18);

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● ai rischi più ricorrenti e alle azioni di prevenzione più efficaci (Sche-de 19-40).

Nelle Schede abbiamo, inoltre, privilegiato una comunicazione sin-tetica e schematica e abbiamo preferito offrire fonti e percorsi informa-tivi, consapevoli che anche le informazioni più esaurienti ed aggiornaterischiano di invecchiare molto rapidamente. Considerando il caratteremultidisciplinare della prevenzione dei rischi lavorativi, per tutti glioperatori, quindi anche per l’Rls/Rslt, è infatti prioritario: acquisire ca-pacità critica, saper formulare domande e individuare problemi, saperricercare e gestire informazioni piuttosto che possedere una cultura en-ciclopedica che rischia continuamente di essere superata da semprenuove informazioni rese disponibili.

L’integrazione della prevenzione soggettiva e della prevenzione ogget-tiva nel nuovo modello di prevenzione definito dal 626 ed oggi ribadite dalD.Lgs. 81/2008 e del suo correttivo D.Lgs. 106/2009, il quadro sinteticodelle fonti normative nazionali e comunitari, le iniziative dell’Unione eu-ropea ed in particolare le funzioni dell’Agenzia dell’informazione di Bil-bao, le procedure per la valutazione del rischio, gli Accordi tra le partisociali e il nuovo sistema di rappresentanza specifico per la salute e la si-curezza, la formazione dei lavoratori, le nuove misure di pronto soccorsoe di prevenzione incendi, sono alcuni dei temi orizzontali che trattiamo nelprimo gruppo di Schede (1-18).

Mentre nella secondo gruppo di Schede (19-40) esaminiamo i rischi diesposizione e le misure di prevenzione relative agli agenti biologici al mi-croclima ai movimenti ripetitivi alle posture alla movimentazione dei ca-richi alle sostanze cancerogene al rumore alle vibrazioni alla faticamentale, analizziamo le buone prassi per la prevenzione degli infortuni,riflettiamo sulle ragioni della specificità della tutela della salute delle don-ne e dei giovani.

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90 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

SCHEDA 4

IL LAVORO FLESSIBILE

Organizzazione del lavoro e salute nell’Unione europea

Nell’ambito della terza Indagine sulle “Condizioni di lavoronell’Unione europea” che ha coinvolto 21.500 lavoratori e lavoratrici, siadipendenti che autonomi, in tutti gli Stati membri, interessanti approfon-dimenti sono emersi in merito alla prevenzione dei rischi connessi adaspetti dell’organizzazione del lavoro ed in particolare ai rapporti di lavo-ro, alla flessibilità, alla natura del lavoro che sta cambiando e che “dipen-de sempre meno dai macchinari e dagli obiettivi di produzione e semprepiù dalla domanda dei clienti.” Il rapporto, elaborato a seguito dell’inda-gine, dal titolo “Organizzazione del lavoro e salute nell’Unione europea”al fine di descrivere come cambia il profilo di rischio dei lavoratori e dellelavoratrici europee a seconda dell’organizzazione del lavoro cui apparten-gono, considera quattro fondamentali tipologie di organizzazione del la-voro nell’ambito delle quali le lavoratrici e i lavoratori del campioneintervistato vengono aggregati: lavoro in condizioni di servitù (in quantoè caratterizzato dalla minore possibilità di espressione e azione personale)(18% donne, 17% uomini); lavoro flessibile (7% donne, 16% uomini); la-voro in autonomia (53% delle donne, 49% uomini); lavoro in condizionidi automatismo (lavoro molto regolamentato, automatizzato lavoro a ca-tena tipico della grande industria) (22% donne, 18% uomini).

Per quanto riguarda il lavoro flessibile i rischi per questa tipologia dilavoro, secondo l’indagine comunitaria, sono connessi a: ● costrizioni dei ritmi commerciali (determinati dal cliente o dall’uten-

te del servizio) da cui dipende quindi la flessibilità del tempo di la-voro (oltre il 90% dei lavoratori);

● lavoro in postazione obbligata (oltre l’80%);● giornate di lavoro che frequentemente superano le dieci ore (oltre il

60%);

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SCHEDE TEMATICHE - SCHEDA 4 91

● frequente mancanza di orari fissi di inizio e fine giornata (oltre il 50%);

● autovalutazione della qualità del proprio lavoro nel rispetto di preci-se norme di qualità (oltre il 70%).

Utilizzando i seguenti indicatori lo studio descrive, inoltre, i quattroprofili di rischio organizzativi

● di assenza di salute fisica: mal di schiena, disturbi muscoloscheletri-ci alle spalle, disturbi muscoloscheletrici alle braccia, disturbi mu-scoloscheletrici alle gambe, i tre disturbi muscoloscheletricicumulativi, problemi di vista, problemi di pelle, allergie, problemi diudito, mal di stomaco, difficoltà respiratorie, problemi di cancro;

● di assenza di salute psichica: stress, fatica generale, mal di testa, ir-ritabilità, ansia, problemi di sonno;

● di assenza di sicurezza sul lavoro: ferite, traumatismi, assenze dal lavo-ro per problemi di salute, assenze da lavoro per problemi di infortuni.

Il profilo di rischio del lavoro flessibile risulta caratterizzato rispettoagli altri da:

● un maggior numero di infortuni con ferite e traumi (circa il doppioper le donne),

● un elevato numero di assenze per problemi di salute legati al lavoro,

● un maggior numero di assenze per incidenti sul lavoro,

● maggiori problemi di salute fisica connessi al lavoro quali mal dischiena, disturbi al collo-spalle, braccia e gambe, problemi di pelle,di stomaco (per le donne), problemi di udito (per gli uomini),

● maggiori problemi di salute psichica determinati dallo stress, dallafatica generale, mal di testa, problemi di sonno.

La tutela del lavoro flessibile

L’ampliamento del Campo di applicazione del quadro normativo inmateria di salute e sicurezza attuato dal legislatore italiano mediante ilD.Lgs. 81/2008 è stato attuato prevedendo l’inclusione in particolare ditutte le tipologie contrattuali generalmente riconducibili alla definizionedi “lavoro flessibile” di cui diamo nel riquadro seguente l’elenco e lemodalità di tutela previste dalla legislazione vigente.

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92 IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

Significativa inoltre, per le implicazioni concrete che comporta a li-vello aziendale, la specificazione introdotta al comma 1 dell’art. 28 dalD.Lgs. 106/2009, secondo cui nel valutare i rischi bisogna tenere contoanche di “quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraversocui viene resa la prestazione di lavoro”. Dove è evidente il riferimentoe, quindi, la particolare attenzione che meritano ai fini della individua-zione e valutazione dei rischi, coloro che hanno con l’ambiente e con laorganizzazione del lavoro un rapporto meno stabile e duraturo.

IL LAVORO FLESSIBILE E LE TUTELE IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA D.LGS. 81/2008 - ART. 3

Lavoratori in somministrazione

Per i quali tutti gli obblighi di prevenzione e protezione sonoprevisti ovviamente a carico dell’utilizzatore, “fermo restandoquanto specificamente previsto dal comma 5 dell’articolo 23del decreto legislativo 276 del 2003”;

Lavoratori distaccati

Per i quali tutti gli obblighi di prevenzione e protezione sonoanche in questo caso previsti a carico del distaccatario, fattosalvo “l’obbligo a carico del distaccante di informare e formare illavoratore sui rischi tipici generalmente connessi allo svolgi-mento delle mansioni per le quali egli viene distaccato”;

Lavoratori a progetto e collaboratori coordinati e continuativi

Tutte le disposizioni in materia di salute e sicurezza si applicanoqualora la prestazione lavorativa si svolga nei luoghi di lavorodel committente (se la prestazione è svolta in maniera esclusivaper un mono committente tali lavoratori rientrano nel computo);

Lavoratori che effettuano presta-zioni occasionali di tipo accessorio

Le disposizioni si applicano con esclusione dei piccoli lavoridomestici a carattere straordinario (compresi l’insegnamentoprivato supplementare, l’assistenza domiciliare ai bambini, aglianziani, agli ammalati ai disabili);

Lavoratori a domicilio

Le disposizioni si applicano limitatamente agli obblighi diinformazione e formazione. Ad essi inoltre devono essere for-niti i necessari Dpi in relazioni alle mansioni assegnate e, nelcaso vengano fornite le attrezzature, queste devono essere con-formi alle disposizioni del titolo III;

Lavoratori a distanza (telelavoro)

Si applicano le disposizioni del titolo VII relativo ai videoter-minali e le attrezzature devono essere conformi alle disposi-zioni del Titolo IV; i luoghi di lavoro possono essere visitatidagli Rls aziendali

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