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- 37 - 1. PREMESSA L’attività estrattiva riveste un ruolo di rilevante importanza all’interno del panorama economico regionale e nazionale. La Puglia si posiziona tra le prime regioni, per quantità e qualità, nell’ambito della produzione di materiali litici; la Pietra di Apri- cena, la Pietra di Trani e la Pietra Leccese sono solo alcuni esempi di materiale da costruzione ed orna- mentale coltivati nella regione ed “esportati” su tutto il territorio nazionale e non solo. D’altro canto per continuare ad esprimere un significativo livello qualitativo bisogna limitare alcuni inconvenienti di identificazione dei materiali dovuti ad una nomenclatura diversificata e soprat- tutto legata al territorio e alla tradizione dei luoghi. In Puglia infatti all’interno dei differenti distretti estrattivi che caratterizzano la regione esiste una proliferazione di nomi che contraddistingono spesso lo stesso tipo litologico o merceologico. Per esempio, all’interno della formazione miocenica della Pietra Leccese e delle formazioni plio-pleisto- ceniche, come la Calcarenite di Gravina, dalle quali si estrae il cosiddetto “tufo calcareo” (rocce tenere), si distinguono una serie di varietà che spesso sono indicate con la stessa denominazione o con nomi dialettali o impropri. È auspicabile, quindi, mettere ordine tra le varie tipologie di materiale estratto al fine di poter consentire agli operatori del settore di proporsi con qualità ed agire con efficacia sul mer- cato. L’interesse verso questi materiali è direttamente connesso con la ricchezza, nel territorio pugliese, di testimonianze di architetture monumentali, sacre e militari di centri storici e rurali e dell’edilizia Otto- centesca dei borghi delle città (Figg. 1, 2, 3), realiz- zati in parte o completamente con questi litotipi (Tufo calcareo e Pietra Leccese). E’ necessario tener conto anche degli interventi di recupero e restauro a cui sono sottoposte conti- nuamente queste vere e proprie opere d’arte. Di qui la necessità di ricorrere continuamente a tali materiali naturali per conferire ad ogni intervento il giusto risultato architettonico in modo tale che l’o- pera non venga “contaminata” da un uso improprio di materiali diversi da quelli originari. Nel presente lavoro si discutono i risultati di uno LE ROCCE TENERE DEL SALENTO: PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE CON L’USO DELLE CARATTERISTICHE TECNICHE E MECCANICHE Claudio Cherubini (1) , Alessandro Reina (2) , Domenico Bruno (3) (1) Iscritto n. 83ES ORG-Puglia; Dip. di Ingegneria Civile ed Ambientale, Politecnico di Bari (2) Iscritto n. 123ES ORG-Puglia; Dip. di Ingegneria Civile ed Ambientale, Politecnico di Bari (3) Libero Professionista ORDINE REGIONALE DEI GEOLOGI - PUGLIA n° 2-2007 pagg. 37-47 GEOLOGI e TERRITORIO GEOLOGI e TERRITORIO Figura 1 - S. Croce, Lecce - in Pietra Lec- cese Figura 2 - Castello di Palagiano - in “Tufo Mazzaro” Figura 3 - Cattedrale di Oria - in Calcare- nite di Gravina

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1. PREMESSA

L’attività estrattiva riveste un ruolo di rilevanteimportanza all’interno del panorama economicoregionale e nazionale. La Puglia si posiziona tra leprime regioni, per quantità e qualità, nell’ambitodella produzione di materiali litici; la Pietra di Apri-cena, la Pietra di Trani e la Pietra Leccese sono soloalcuni esempi di materiale da costruzione ed orna-mentale coltivati nella regione ed “esportati” sututto il territorio nazionale e non solo.

D’altro canto per continuare ad esprimere unsignificativo livello qualitativo bisogna limitarealcuni inconvenienti di identificazione dei materialidovuti ad una nomenclatura diversificata e soprat-tutto legata al territorio e alla tradizione dei luoghi.In Puglia infatti all’interno dei differenti distrettiestrattivi che caratterizzano la regione esiste unaproliferazione di nomi che contraddistingonospesso lo stesso tipo litologico o merceologico. Peresempio, all’interno della formazione miocenicadella Pietra Leccese e delle formazioni plio-pleisto-ceniche, come la Calcarenite di Gravina, dalle qualisi estrae il cosiddetto “tufo calcareo” (rocce tenere),

si distinguono una serie di varietà che spesso sonoindicate con la stessa denominazione o con nomidialettali o impropri. È auspicabile, quindi, mettereordine tra le varie tipologie di materiale estratto alfine di poter consentire agli operatori del settore diproporsi con qualità ed agire con efficacia sul mer-cato.

L’interesse verso questi materiali è direttamenteconnesso con la ricchezza, nel territorio pugliese, ditestimonianze di architetture monumentali, sacre emilitari di centri storici e rurali e dell’edilizia Otto-centesca dei borghi delle città (Figg. 1, 2, 3), realiz-zati in parte o completamente con questi litotipi(Tufo calcareo e Pietra Leccese).

E’ necessario tener conto anche degli interventidi recupero e restauro a cui sono sottoposte conti-nuamente queste vere e proprie opere d’arte. Diqui la necessità di ricorrere continuamente a talimateriali naturali per conferire ad ogni intervento ilgiusto risultato architettonico in modo tale che l’o-pera non venga “contaminata” da un uso impropriodi materiali diversi da quelli originari.

Nel presente lavoro si discutono i risultati di uno

GEOLOGI e TERRITORIOGEOLOGI e TERRITORIO

LE ROCCE TENERE DEL SALENTO: PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE CON L’USO DELLE CARATTERISTICHE TECNICHE E MECCANICHE

Claudio Cherubini (1), Alessandro Reina (2), Domenico Bruno (3)

(1) Iscritto n. 83ES ORG-Puglia; Dip. di Ingegneria Civile ed Ambientale, Politecnico di Bari(2) Iscritto n. 123ES ORG-Puglia; Dip. di Ingegneria Civile ed Ambientale, Politecnico di Bari

(3) Libero Professionista

ORDINE REGIONALE DEI GEOLOGI - PUGLIA

n° 2-2007 pagg. 37-47GEOLOGI e TERRITORIOGEOLOGI e TERRITORIO

Figura 1 - S. Croce, Lecce - in Pietra Lec-cese

Figura 2 - Castello di Palagiano - in “TufoMazzaro”

Figura 3 - Cattedrale di Oria - in Calcare-nite di Gravina

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studio sulle rocce tenere del territorio salentino chepermette, attraverso un criterio di identificazioneoggettivo (parametri fisici e meccanici), il loro rico-noscimento anche quando non è nota la cava diprovenienza del prodotto. E’ stato effettuato unconfronto diretto tra grandezze fisiche e proprietàmeccaniche delle rocce tenere estratte nel Salento.Dai primi risultati emerge la possibilità di indivi-duare i criteri oggettivi per il riconoscimento dellepietre naturali salentine.

Un efficace riscontro della validità del metodoproposto deriva dalla sua applicazione su alcuniprovini di roccia calcarenitica esistenti nei depositidel Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambien-tale del Politecnico di Bari e di cui non si cono-sceva la varietà litologica (Fig. 4).

2. CARATTERISTICHE TECNICHE E MECCANI-CHE DELLA ROCCE TENERE DEL SALENTO.PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE

Nella Penisola Salentina esiste una diversificatanomenclatura che caratterizza i materiali litici colti-vati e che, nonostante le numerose informazionisulle proprietà fisiche e meccaniche delle varietàestratte, non consente di definire in maniera uni-voca le litologie in esame. Al fine di poter indivi-duare con sufficiente esattezza la tipologia delmateriale coltivato, risulta fondamentale indivi-duare caratteristiche oggettive che possano esseresvincolate in qualche modo da tutti quei fattori diincertezza quali, ad esempio, una nomenclaturalegata al territorio e alla tradizione o ad una inter-pretazione soggettiva e superficiale dei dati.

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Figura 4 - Campioni di roccia tenera sottoposti a prove fisiche e meccaniche provenienti dal Salento di cui non si conosce la cava diestrazione depositate presso il Politecnico di Bari

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Il presente studio ha avuto come obiettivo prin-cipale quello di approfondire gli aspetti fisico-mec-canici delle calcareniti della Penisola Salentina (Fig.

5) per poter individuare lecaratteristiche che megliodiscriminano le tipologiesedimentarie delle roccetenere quali quelle apparte-nenti alle formazioni delleCalcarenite di Gravina, Pie-tra Leccese e Depositi MariniTerrazzati (Ciaranfi et al.,1988).

Nella prima fase di studiosono stati considerati i datipresenti in letteratura (Tabb.1, 2, 3): si è fatto riferimentoprevalentemente a datiacquisiti con i censimentiregionali delle cave attive diCalcarenite di Gravina e diPietra Leccese, che contem-plavano prove di laboratoriocon le quali sono stati rica-vati i valori di alcune gran-dezze fisiche e meccaniche.Sono stati presi in considera-zione solo i risultati relativi acampioni estratti da cave rica-denti nel territorio della Peni-sola Salentina (Fig. 6).

I dati analizzati per la Pie-tra Leccese si riferiscono, principalmente, allevarietà estratte nel bacino di Cursi-Melpignanoquali: Leccisu, Piromafo, Cucuzzara, Dura,

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Figura 5 - Carta litologica del Salento (Ciaranfi, Pieri, Ricchetti , 1988)

Tabella 1 - Valori medi per Provincia delle proprietà fisiche e meccaniche delle calcarenitiestratte in Puglia

Tabella 2-3 - Carat-teristiche fisiche eproprietà meccani-che della Calcare-nite di Gravina edella Pietra Lecceseriscontrabili inbibliografia

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Bianca, Dolce, Saponara e Gagginara. I dati ripor-tati per la Calcarenite di Gravina, invece, si riferi-scono alle varietà Mazzaro, Carparo, Cozzoso,Scorzo, Mollica, Zuppigno, Stagno, Chiumned,Chiumegnu, Renoso e Renosella estratte in preva-lenza nella parte meridionale della Penisola Salen-tina. Per Mazzaro e Carparo sono state considerateanche le varietà Mazzaro gentile e duro e Carparobianco.

Le grandezze fisiche e meccaniche di cui si èpotuto disporre sono state le seguenti: - peso dell’unità di volume della parte solida (γr);- peso dell’unità di volume del secco (γd);- coefficiente di imbibizione (Ci);- porosità (n);- grado di compattezza (c);- resistenza a compressione monoassiale (σa);- resistenza a trazione ricavata da una prova a

flessione (σf).

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Tabella 4 - Caratteristiche fisi-che e proprietà meccanicheriscontrate per i provini analiz-zati in laboratorio

Figura 6 - Massima concentrazione di cave nella Penisola Sal-lentina per l’estrazione di Pietra Leccese (in verde) e Calcarenitedi Gravina (in nero). Fonte: PRAE

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Un primo confronto tra levarietà litologiche è stato com-piuto prendendo in esame legrandezze fisiche e meccani-che e correlando tra loro ilpeso dell’unità di volume dellaparte solida, il peso dell’unitàdi volume del secco, la poro-sità e il coefficiente di imbibi-zione. Ciascuna proprietà con-siderata mostra valori piuttostosimili per tutte le varietà. Per-tanto non possono esserepresi in considerazione per ilfine proposto.

Anche attraverso il con-fronto dei parametri mecca-nici, come la resistenza a com-pressione e la resistenza a tra-zione ricavata da prova a fles-sione, non si ottengono risul-tati tali da poter compiere unaeffettiva discriminazione.

Significativo ed interessanteper l’identificazione della lito-logia e tipologia delle roccetenere salentine con un criteriooggettivo è risultato il con-fronto tra grandezze fisiche eproprietà meccaniche (Figg. 7,8, 9, 10).

Le varietà di Pietra Leccese,nella Fig. 7, mostrano valorirelativi alla porosità compresitra un minimo del 31 % corri-spondente alla varietà Dura eun massimo del 45 % dellavarietà Saponara. Se si tieneconto della resistenza a com-pressione, le varietà Biancacon un valore pari a circa 25MPa e la Leccisu con un valoreprossimo a 10 MPa aprono echiudono l’intervallo deivalori. Confrontando le duegrandezze fisiche e meccani-che, nel grafico, è ben evi-dente la nuvola di punti rela-tiva alle varietà della PietraLeccese.

La Pietra Leccese presenta

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Figura 7 - Resistenza a compressione e coefficiente di porosità per le varietà della Pietra Lec-cese e della Calcarenite di Gravina

Figura 8 - Resistenza a compressione e peso dell’unità di volume della parte solida per levarietà della Pietra Leccese e della Calcarenite di Gravina

Figura 9 - Resistenza a compressione e peso dell’unità di volume del secco per le varietà dellaPietra Leccese e della Calcarenite di Gravina

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stenza a compressione e ilpeso dell’unità di volume dellaparte solida (Fig. 8). Questavolta le varietà della PietraLeccese mostrano valori moltoravvicinati del peso dell’unitàdi volume del solido con unvalore medio pari a 27,5kN/m3.

Come per la Pietra Leccese,i valori delle varietà della Cal-carenite di Gravina sono con-centrati attorno ad un valoremedio, pari a circa 27,0 kN/m3,più piccolo rispetto al valormedio della prima tipologiama è ancora la resistenza acompressione che permette didifferenziare i litotipi delle dueformazioni.

Anche questa correlazionetra grandezze fisico-meccani-che evidenzia come il Maz-zaro si discosti molto daivalori della Pietra Leccese edella Calcarenite di Gravina siaper valori della resistenza acompressione, come già visto,sia per valori del peso dell’u-nità di volume del solido, pre-sentando un valore medio piùelevato (circa 29,0 kN/m3)rispetto alle due unità forma-zionali.

La Fig. 9 mostra una distri-buzione di punti che meglioesprime la differenza tra i

materiali naturali considerati. Una leggera sovrap-posizione ed incertezza è data dai valori relativi allevarietà Carparo e Leccisu. Infatti, come nella Fig. 7,il Carparo bianco si discosta dalla nuvola rappre-sentativa delle Calcareniti di Gravina presentandoun valore del peso dell’unità di volume del seccopiù elevato e il Leccisu presenta una resistenza acompressione molto prossima ai valori mostratidalla maggior parte delle varietà di Calcarenite.

Consideriamo ora la relazione tra la resistenza acompressione e il coefficiente di imbibizione.

Una distinzione tra le due tipologie sarebbeimproponibile se si tenesse conto del solo coeffi-ciente di imbibizione considerati i valori molto

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Figura 10 - Resistenza a compressione e coefficiente di imbibizione per le varietà della Pie-tra Leccese e della Calcarenite di Gravina

Figura 11 - Resistenza a compressione e resistenza a trazione per le varietà della Pietra Lec-cese e della Calcarenite di Gravina

valori di resistenza a compressione molto più ele-vati rispetto alla Calcarenite di Gravina a parità divalori della porosità. Ciò, però, non è valido inassoluto: le varietà del Mazzaro (duro e gentile)presentano valori molto bassi della porosità e valoriestremamente alti relativi alla resistenza a compres-sione, a volte più alti rispetto alla Pietra Leccese.Tali caratteristiche rendono il Mazzaro una varietànon facilmente collocabile tra le due tipologie dicalcareniti. Anche le varietà Stagna e Carparobianco si discostano dalla nuvola di punti rappre-sentativa delle Calcareniti di Gravina.

Conclusioni molto simili alle precedenti si trag-gono se si tiene conto della relazione tra la resi-

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prossimi tra loro. Dalla Fig. 10 appare evidente,ancora una volta, come le varietà del Mazzaro sidiscostino da entrambe le calcareniti in esamemostrando valori del coefficiente di imbibizione piùelevati. Come nella Fig. 7 ancora una volta lavarietà Mazzaro si discosta nettamente dalle altrevarietà della Calcarenite di Gravina e della PietraLeccese presentando un coefficiente di imbibizionemolto elevato rispetto ai precedenti valori.

Questo sembra avvalorare l’ipotesi che talevarietà si collochi a se stante essendo ben distin-guibile da quelle riconducibili alla Pietra Leccese ealla Calcarenite di Gravina.

La relazione tra la resistenza a compressione e laresistenza a trazione evidenzia come i valori relativialle varietà di Pietra Leccese si posizionino nellaparte più alta del grafico rispetto ai valori della Cal-carenite di Gravina (Fig. 11). La Pietra Lecceserisulta quindi una calcarenite più resistente, a com-pressione e a trazione. La varietà Piromafo pur pre-sentando valori di resistenza a compressione para-gonabili alle altre varietà di Pietra Leccese è carat-terizzata da valori molto più bassi rispetto alle pre-cedenti mostrando, quindi, non sarebbe distingui-bile dalla calcarenite di Gravina se si tenesse contodella sola resistenza a trazione. Come per il Car-paro bianco, questa caratteristica fisica insieme conil peso dell’unità di volume del solido, può essereutilizzate come mezzo per poter caratterizzare inmaniera univoca la varietà Piromafo.

I grafici ottenuti rilevano l’importanza di tenerconto simultaneamente di ogni parametro fisico emeccanico, quindi di ogni grafico ottenuto, percaratterizzare le varietà di ogni singola tipologia dipietra naturale; una sola grandezza non definisce inmaniera univoca l’appartenenza di una varietà aduna particolare tipologia estratta.

Tuttavia, appare evidente come l’uso delle carat-teristiche meccaniche rendano più concreta e fun-zionale una classificazione del materiale estrattorispetto alle caratteristiche fisiche assumendo unaforte rilevanza come supporto alla classificazione.

Dall’analisi dei risultati ottenuti scaturisce la pro-posta per una nuova classificazione basata sullecaratteristiche tecniche e meccaniche delle roccetenere estratte nella Penisola Salentina.

La proposta di classificazione comprende leseguenti tipologie:– Pietra Leccese: comprende tutte le varietà della

formazione miocenica della Pietra Leccese chepresentano una resistenza a compressione

monoassiale compresa tra i 10 e 24 MPa, resi-stenza a trazione compresa tra 0,8 e 7 MPa,valori del peso dell’unità di volume dei costi-tuenti solidi e del peso dell’unità di volume delsecco che si aggirano attorno ad un valoremedio rispettivamente pari a 27,5 kN/m3 e 17,0kN/m3, porosità compresa tra il 31% e il 45% ecoefficiente di imbibizione tra il 12% e il 21%.

– Calcarenite di Gravina: comprende tutte levarietà della formazione plio-pleistocenica dellaCalcarenite di Gravina che presentano resistenzaa compressione monoassiale e resistenza a tra-zione rispettivamente compresi tra 2 e 9 MPa perla prima e 0,17 e 0,76 MPa per la seconda; pesomedio dell’unità di volume del solido e delsecco rispettivamente pari a 27,0 kN/m3 e 16,0kN/m3; porosità compresa tra i valori 11% e 49%e coefficiente di imbibizione tra il 15% e il 37%.

– Mazzaro: comprende tutte le varietà di calcare-nite ben cementate appartenente alla partebasale della formazione dei Depositi Marini Ter-razzati che presenta un range di valori per laresistenza a compressione monoassiale pari a 22e 33 MPa, valori del peso dell’unità di volumedel solido e del peso dell’unità di volume delsecco che si aggirano attorno ad un valoremedio rispettivamente pari a 29,0 kN/m3 e 23,5kN/m3, porosità compresa tra il 17% e il 22% ecoefficiente di imbibizione tra il 20% e il 51%.Lo studio ha mostrato come sia possibile distin-

guere e differenziare la Calcarenite di Gravina e laPietra Leccese considerando le sole proprietà mec-caniche dei materiali estratti; infatti, la Pietra Lec-cese presenta valori di resistenza a compressione ea trazione più elevati della Calcarenite di Gravina.Quindi, un campione che presenta elevata resi-stenza a compressione e a trazione non può cheessere riconducibile alla Pietra Leccese; allo stessomodo, un campione che presenta una esigua resi-stenza a compressione e a trazione non può cheessere una Calcarenite di Gravina.

In base ai valori delle proprietà sia fisiche chemeccaniche la varietà Mazzaro può essere pronta-mente riconosciuta grazie alle sensibili differenzecon le altre tipologie di rocce tenere.

3. APPLICAZIONE DEI RISULTATI OTTENUTIAllo scopo di verificare se la proposta di classi-

ficazione possa trovare riscontro sono state effet-tuate prove su campioni di rocce tenere (calcareni-tiche) depositate presso il Dipartimento di Inge-

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gneria Civile ed Ambientale, sezione di Ing. Geo-tecnica e Geoambientale del Politecnico di Bari dicui non si conosce l’appartenenza formazionale masolo la provenienza territoriale (Salento).

Le prove sono state eseguite nei laboratori delDipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale e

in parte presso l’Universitàdegli Studi di Bari (Laboratoriodi Geologia Tecnica del Dipar-timento di Geologia e Geofi-sica).

I provini sono stati sottopo-sti dapprima a prove per indi-viduare le caratteristiche fisi-che quali il peso dell’unità divolume della parte solida, ilpeso dell’unità di volume delsecco, il coefficiente di imbibi-zione e la porosità e successi-vamente sottoposti a prove dirottura a compressionemonoassiale. I provini hannopresentato le caratteristichefisiche e meccaniche elencatenella Tabella 4.

Le caratteristiche fisiche emeccaniche prese in esamesono il peso dell’unità divolume del secco, la porosità,il coefficiente di imbibizione ela resistenza a compressionemonoassiale. Non si è tenutoconto di grandezze fisichequali il peso dell’unità divolume del solido vista l’e-strema conformità dei valoriottenuti, e il grado di compat-tezza, complementare allaporosità. Il criterio adottatoper il confronto tra le gran-dezze è lo stesso su cui si èbasata la proposta di classifi-cazione; la resistenza a com-pressione, grandezza mecca-nica discriminante per ognisingola varietà di materialeestratto, è stata relazionatacon i valori delle grandezzefisiche.

Si è tentato di dare una col-locazione a tali dati secondo la proposta di classifi-cazione in modo tale da sperimentare una primaapplicazione della stessa.

La Figura 12 pone in relazione la resistenza acompressione monoassiale, espressa in MPa, e ilpeso dell’unità di volume del secco, in kN/m3.Appare subito evidente come la maggior parte dei

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Figura 12 - Relazione tra resistenza a compressione e peso dell’unità di volume del secco

Figura 14 - Relazione tra resistenza a compressione e coefficiente di imbibizione

Figura 13 - Relazione tra resistenza a compressione e porosità

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valori relativi ai provini ottenuti in laboratorio inte-ressino una zona del grafico caratterizzata daivalori tipici della Calcarenite di Gravina. Tutti iprovini mostrano una resistenza a compressionetipica della Calcarenite di Gravina ad eccezione dialcuni provini che si posizionano tra i valori dellaPietra Leccese. I provini, quindi, non apparten-gono sicuramente alle varietà più tenaci del Maz-zaro. Considerazioni analoghe si riscontrano se sitiene conto del peso dell’unità di volume delsecco; in particolare, si nota come nessuno deiprovini ha presentato valori confrontabili con ivalori del Mazzaro.

Il confronto tra la resistenza a compressione e laporosità mostra risultati analoghi ai precedenti (Fig.13). Sono da escludere affinità con le varietà tenacidel Mazzaro: quest’ ultimo, infatti, prescindendodai valori della resistenza a compressione monoas-siale, presenta una porosità estremamente ridottarispetto ai valori ottenuti per i provini analizzati inlaboratorio. Dai dati ottenuti si può affermare che iprovini analizzati mostrano caratteri più identifica-tivi alla Calcarenite di Gravina, fatta eccezione perquei campioni che sembrano appartenere alla for-mazione della Pietra Leccese.

La Figura 14 confronta il coefficiente di imbibi-zione con la resistenza a compressione monoas-siale. L’area interessata dai valori tipici del Mazzaronon viene interessata dai provini in esame; questi sicollocano in prossimità delle concentrazioni deivalori tipici della Calcarenite di Gravina. Appareevidente come la resistenza a compressione si pre-senta ancora una volta come un ottimo parametrodiscriminante a cui far riferimento per poter carat-terizzare un campione di roccia tenera tra le tipo-logie di calcareniti salentine.

In base alla lettura dei grafici ottenuti correlandola resistenza a compressione con le tre grandezzefisiche (peso dell’unità di volume del secco, poro-sità e coefficiente di imbibizione) si è potuto appu-rare che i provini ottenuti dai campioni di rocciatenera del Salento appartengono quasi esclusiva-mente alle varietà della Calcarenite di Gravina.

4. CONCLUSIONILo studio compiuto è un contributo alla classifi-

cazione dei materiali naturali estratti nella PenisolaSalentina. Un primo passo verso una più appro-priata classificazione che distingue tre grandi tipo-logie di roccia tenera: la Calcarenite di Gravina, laPietra Leccese e il Mazzaro.

Se da un punto di vista stratigrafico il riconosci-mento di questi litotipi è facilmente riconducibile aitermini formazionali rispettivamente della Calcare-nite di Gravina, della Pietra Leccese e dei DepositiMarini Terrazzati, altrettanto non si può direquando non si hanno a disposizione i necessari datipaleontologici e cronostratigrafici.

Il metodo di classificazione proposto si basa sulconfronto diretto tra i parametri fisici e le caratteri-stiche meccaniche delle tipologie sedimentarieindagate.

Pietra Leccese e Calcarenite di Gravina presen-tano peso dell’unità di volume del secco, porosità ecoefficiente di imbibizione simili. I parametri fisicidelle calcareniti, esprimendo valori molto prossimitra loro, si sono mostrati poco utili alla caratterizza-zione delle singole varietà. Nell’ambito delle carat-teristiche meccaniche la resistenza a compressionerisulta discriminante non solo nel confronto tra Pie-tra Leccese e Calcarenite di Gravina ma ancheall’interno delle varietà che caratterizzano le duetipologie di rocce tenere.

Con il lavoro svolto è stato possibile distinguereanche all’interno delle calcareniti la pietra nota conil termine Mazzaro. Il Mazzaro è attualmente con-siderato una varietà appartenente alla formazionedella Calcarenite di Gravina.

Il Mazzaro ha evidenziato caratteristiche fisichee meccaniche ben lontane dai consueti valori dellevarietà appartenenti alla Calcarenite di Gravina. IlMazzaro ha presentato valori di resistenza a com-pressione molto elevati anche rispetto alle roccetenere riferibili a quelle mioceniche della forma-zione della Pietra Leccese.

Sembra avere fondamento la proposta nellanuova classificazione che consideri il Mazzarocome una varietà distinta dalla formazione dellaCalcarenite di Gravina per differenti caratteristichefisiche e meccaniche. E’ possibile che la varietàMazzaro possa essere associata a intervalli ricon-ducibili alla formazione dei Depositi Marini Terraz-zati. Elementi stratigrafici di controllo devonoessere a tale scopo ricercati per confermare taleipotesi.

RINGRAZIAMENTISi ringraziano il Prof. N. Walsh e il Dott. G.

Andriani del Laboratorio di Geologia tecnica del-l’Università degli Studi di Bari per la grande dispo-nibilità e i preziosi suggerimenti forniti durante lefasi di sperimentazione.

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