Fuori Binario n.158 Giugno 2013

16
Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno. Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata. G I O R N A L E DI STR A D A - A U TOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 158 GIUGNO 2013 - OFFERTA LIBE R A - W W W.FUORI B I N A R I O . ORG - SPED. ABB. POSTALE ART. 2 COmmA 20/CL 662/96 - FIRENZE - La Violenza domestica È ancora di moda Nelle pagine interne inserto: Persone diversamente speciali ARTEMISIA RINGRAZIA COMMOSSA PER LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETÀ Domenica 19 Maggio un grave atto di inti- midazione e vandalismo ha colpito l’Associazione Artemisia: qualcuno ha cer- cato di entrare nella nostra sede di Via del Mezzetta e non essendoci riuscito ha appiccato il fuoco a una porta finestra che dà sul giardino. Fortunatamente l’arrivo di una operatrice ha impedito che l’incendio si propagasse. Questo grave episodio non è isolato perché non è la prima volta che avvengono azioni di intimidazione nei confronti dell’As- sociazione e delle sue operatrici. Questo grave episodio, se da una parte ci ha preoccupato, dall’altra ci ha fatto capi- re quanto sia importante il nostro lavoro. Abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà e aiuto (anche concreto) da tutti i gruppi di donne della città, dai centri antiviolen- za facenti parte di D.i.Re, da parlamenta- ri, rappresentanti di istituzioni cittadine e singole/i. Chi ha intenzione di attaccarci deve capi- re che non solo non ci ferma ma che, anzi, le intimidazioni ci fortificano ancora di più. Chi attacca il nostro lavoro vuol dire che lo teme, e quindi ci conferma più che mai che la nostra strada è quella giusta. FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 1

description

Fuori Binario n.158 Giugno 2013 Giornale di Strada dei Senza Dimora di Firenze, autogestito e autofinanziato

Transcript of Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Page 1: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno.

Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di la dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non e autorizzata.

GIORNALE

DI

STR

AD

A- AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 158 GIUGNO 2013 - OFFERTA LIBERA - W

WW

.FUO

RI B

INARIO.ORG-SPED.ABB.POSTALEART.2COmmA20/CL662/96-FIRENZE-

La Violenza domestica È ancora di moda

Nelle pagine interne inserto: Persone diversamente speciali

ARTEMISIA RINGRAZIA COMMOSSA PER LA GRANDE MANIFESTAZIONE

DI SOLIDARIETÀ

Domenica 19 Maggio un grave atto di inti-

midazione e vandalismo ha colpito

l’Associazione Artemisia: qualcuno ha cer-

cato di entrare nella nostra sede di Via del

Mezzetta e non essendoci riuscito ha

appiccato il fuoco a una porta finestra che

dà sul giardino. Fortunatamente

l’arrivo di una operatrice ha impedito che

l’incendio si propagasse.

Questo grave episodio non è isolato perché

non è la prima volta che avvengono azioni

di intimidazione nei confronti dell’As-

sociazione e delle sue operatrici.

Questo grave episodio, se da una parte ci

ha preoccupato, dall’altra ci ha fatto capi-

re quanto sia importante il nostro lavoro.

Abbiamo ricevuto messaggi di solidarietà

e aiuto (anche concreto) da tutti i gruppi

di donne della città, dai centri antiviolen-

za facenti parte di D.i.Re, da parlamenta-

ri, rappresentanti di istituzioni cittadine e

singole/i.

Chi ha intenzione di attaccarci deve capi-

re che non solo non ci ferma ma che, anzi,

le intimidazioni ci fortificano ancora di

più. Chi attacca il nostro lavoro vuol dire

che lo teme, e quindi ci conferma più che

mai che la nostra strada è quella giusta.

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 1

Page 2: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

CORSI SERALI COmUNALI PAGINA 2

Quando entrò nell’aula sembrava bal-zato fuori dalle classi serali descrittein alcune pagine del libro Cuore:anziano, curvo, dal passo incerto, labarba da fare. Si sedette in uno degliultimi banchi, quasi temendo di dis-turbare. Nei giorni seguenti cambiògradualmente posto sino ad occupareil primo banco normalmente vuoto.Luigi Franchi frequentò la scuola dal1979 al 1985. Aveva circa 80 anni almomento dell’iscrizione: voleva otte-nere il diploma di Ragioniere, un suoantico progetto. Non parlava molto,ma era facile intuire non tanto il suopassato personale, quanto quello col-lettivo dell’epoca che aveva vissutoper obbligo di anagrafe. Avere alloraquell’età significava essere nato aiprimi del secolo ed esser giunto sinoall’oggi trasportato da quella fiumanadi eventi concentratisi nel ‘900.Avevo dapprima l’impressione chetutto quel vissuto lo avesse levigatocome un sasso in un torrente, ma nonera così. Il suo interesse non comuneper la storia e la letteratura mi feceropresto cambiare idea: certo aveva unaformazione scolastica ben riconosci-bile, in fondo molto simile alla miache pure avevo frequentato la scuolavari decenni dopo: Ma ciò era daimputare all’immobilismo del nostrosistema scolastico che ci aveva resisimili culturalmente, al di là di regimie democrazie. Cosa c’era di diversotra i libri scolastici del suo tempo equelli del mio? Ben poco, come misono reso conto poi nel corso dei mieistudi: una formazione scolastica fattadi luoghi comuni statici, oppiacei econsolatori, compiuti in sé stessi, coni quali potevi parlare in classe, peròsolo se interrogato ... Io avevo avutoun’opportunità di confronto nell’uni-versità degli anni ‘70. Lui quali avevaavuto? Così pensavo. Eppure si intui-va che in qualche modo anche luiaveva certo un’informazione “critica”.Purtroppo a causa della sua sorditànon è stato mai possibile una veraconversazione. Si era messo al primobanco proprio per questo.Veniva a scuola a piedi data la vici-nanza da casa, una sera però fu inve-stito da un’auto. Se la cavò con poco,ma quando tornò a scuola notai chel’udito gli si era ulteriormente abbas-sato al punto da impedirgli di seguirele lezioni. Trovò ben presto un rime-dio: registrava le lezioni e le riascol-tava a casa tramite un collegamentocon un apparecchio per sordi. Non siarrendeva. Anche prima di questoincidente aveva iniziato a sottopormidei libri per un parere: per lo più sitrattava di vecchi testi scolastici soli-damente rilegati, cercava di seguirele lezioni con quelli chiedendomi ogni

volta di indicargli la pagi-na dove poteva trovare gliargomenti di cui avevo parlato.Aveva però una passione segre-ta per i libri di storia: me lo rive-lò quando capì che il mio mododi proporre i fatti storici non eraquello solito a lui scolasticamen-te noto. Fu così che iniziò a pro-pormi dei libri di lettura.Accettai. Me ne portò un primo ilcui titolo: - I misteri diMontecitorio - mi lasciò per-plesso: credevo fosse un thril-ler, ma presto mi resi conto diessermi sbagliato. Il libro eradel 1887 e portava tutti i segnidi letture molto partecipate agiudicare dai commenti scrittiai margini. Vi si parlava diministri, deputati, sottosegre-tari dell’Italia di quegli anni,dei loro imbrogli, delle com-pravendite di voti, di allegredonnine che saltavano dalletto di un deputato a unaltro a seconda delle leggi davotare in Parlamento ...Argomenti che sono nelnostro quotidiano da tan-gentopoli in poi sino al cre-scendo degli ultimi ven-t’anni, ma io docente di fre-sca laurea ignoravo che giàall’epoca esistesse una let-teratura di contestazioneche ne facesse denunziasotto il velo letterario. Luigila conosceva e dopo il primome ne prestò un altro, - le confessionidi Emma Ivon - dal contenuto intuibi-le e conseguente al primo; e poi - Imoribondi di Palazzo Carignano -ristampato ultimamente sull’ondadell’ ”antipolitica”.Mi introdusse così a un genere, ilRomanzo Parlamentare, del tutto

rimosso dalla memoria storica, nelquale già si poteva riconoscere untratto inconfondibile del costumepolitico italiano, tratto giunto inden-ne adulto e perfezionato sino a noi. Diquesto gli sono ancor grato.Con me fece solo il Bienni: Finito l’an-no (accelerato!) passò ad un altro

insegnante. Non ritirò l’ul-timo tema svolto, un titolo“scolastico” sui PromessiSposi che gli avevo asse-gnato a sua richiesta.Scelse di parlaredell’Innominato che loaveva colpito come indi-viduo: aveva una prosanel complesso scoordina-ta nella quale convivevanoe confliggevano luoghicomuni e idee personali.Ma alla fine del tema eccoche il suo pensiero si fastrada nel commentare ilvalore sociale negativodell’Innominato, trasportatonell’oggi dell’Italia di allora,il 1979:

“Per questa ultima conseguen-

za viene concluso di aumenta-

re continuamente il costo della

vita in forma economica: per

aumentare maggiormente un

gioco in favore del Capitale.

Come avveniva nel Medio Evo

fra i nobili asserviti dai bravi,

oggi continua il medesimo movi-

mento con gli atti del terrorismo

sorretto da attività internazio-

nali al servizio del capitale come

è descritto da Carlo Marx com-

preso nello studio dell’Economia

Politica.”

Un’intuizione “confusa-mente chiara” del

significato di quel decennio che stavaper finire, detto poi - gli anni di piom-bo -.Riuscì comunque ad arrivare in quin-ta e a fare domanda per la maturità;c’era però un problema. Allora eraprevisto l’esame su tutte le materiedell’ultimo anno, tra queste anche l’e-

ducazione fisica che verteva suprove pratiche, problema nonindifferente data la sua età almomento dell’esame (83 anni). Glifu proposto di chiedere l’esenzione,ma non è chiaro come andarono lecose. Sembra che entrasse in con-flitto con la Commissione per cuitutto il seguito dell’esame ne risen-tì negativamente, data anche la rigi-dezza del Presidente che non inteseconcedere sconti. Fu naturalmenterespinto senza appello.Qualche mese dopo la sua salute giàprecaria ebbe un peggioramento eLuigi Franchi morì a 84 anni senzaaver ottenuto il diploma di ragio-niere. Era l’inizio del 1986, 37 annifa. A Firenze.

Andrea Greco

I misteri di Montecitorio

Vignetta di Massimo Demicco

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 2

Page 3: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Fuori Binario compie 19 anniPAGINA 3 LA BACHECA DI FUORI BINARIO

Caro fuori binario,

intanto auguri per i tuoi magici 19 anni. Sei per noi una realtà molto impor-

tante, in un momento storico di crisi e sgomento, dove i disastri di carattere

economico ma anche ecologico stanno pesando in modo mostruoso sul desti-

no di tutti.

La nostra esperienza con te è una speranza e ci ha dato la possibilità  di poter

scrivere usando un linguaggio che verte su posizioni di giustizia umanitaria

senza mezzi termini, ma anche di agire al più presto per cercare di evitare il

peggio fornendoci anche un reddito onesto scaturito da un operato sociale

che abbraccia una città intera e oltre i suoi confini con i senza dimora, in altri

luoghi da poter scoprire tra sorprese e novità.

Grazie per averci conferito la possibilità di vivere ciò che non era stato dato

in una situazione geopolitica scritta dai poteri forti dove per non rimanere

esclusi c’è da tracciare nuovi sentieri imprevisti ma curiosi e molto interes-

santi. Contro l’omologazione, con diritto e dignità nulla ci sarà tolto.

Saluti, con affetto Clara

Fuori binario, buon compleannoFuori binario,

Come in un viaggio a tre dimensioni,

pieno di notizie scomode e utili

di denuncia contemporanee.

Un viaggio nel cuore della jungla di cemento

e non solo.

Così, da diciannove anni, fb non si è mai arreso,

agli attacchi di questa era, violenta e menefreghista.

Un viaggio nella mongolfiera gigante

di orrori e cose meravigliose.

Volando alto dal mare del nord al mar rosso.

Senza indulgere in scadenti forme di vittimismo

e di inutile aggressività.

Senza di te fb, bisognerebbe inventarti.

Con una parola si cambia il mondo.

Fuori binario,

buon compleanno.

Sisina

Oltre il giornaleC'è uno spazio dove; guardando gli altri negli occhi, si scambianonarrazioni e sofferenze e con le competenze di ognuno, si cercanorisorse utili per affrontare la vita e per r-esistere, contrastando imostri di sempre...

dove puoi incontrare Umani distanti nello spazio e nelle esperienze,ma desiderosi di allargare i propri orizzonti con un'instancabilecuriosità e con il potere straordinario di accorciare le distanze.

dove puoi sperimentare l’autoreddito e autoprodurre cultura, t'invi-ta a tener conto da dove viene tutto quello che accogli nella tua vita,e che sia in linea con i tuoi valori e favorisca il tuo benessere.

dove puoi sfrucugliare l'istinto migratorio o la smania per luoghi lon-tani, il tuo spirito critico, essere in disaccordo praticamente con tutto,scrivere comunicati importanti, disegnare, giocare con carta, carto-ni, colla e forbici, spazzare le scale, e non prenderti troppo sul serio...

tutto questo potrebbe diventare una creazione solida e duraturasenza bandi ne' concorsi

“Sto ancora imparando”, disse Michelangelo a 87 anni.buoncompleanno fuoribinario!

Ist (inserimento socio-terapeutico)

Già!?! non mi sembra vero, ma sono passati 19 anni.Tanti se si contano i giorni i mesi le ore, ma ogni volta che arriviamo a fare il giorna-le nuovo ci ritroviamo a dare le stesse notizie anzi, la forbice tra privilegiati ed esclu-si si allarga sempre più, la casta abita le torri e ai poveri restano i marciapiedi e ormaineppure quelli perché rappresentano “degrado e vergogna”, sciupano la città “vetri-na” e vengono allontanati da assessorati alle politiche sociali che inviano squadre dipoliziotti.Tutto questo in una realtà non solo fiorentina, che vede quotidianamente sgretolarsila sicurezza sociale, i diritti primari: residenza, cittadinanza, casa, lavoro, i servizipubblici come sanità e scuola gettati nel calderone della privatizzazione a vantaggiodella speculazione.Diciannove duri anni, nella lotta alle discriminazioni sociali, sostenute dalla stampadi regime che istiga volentieri odio e razzismo, noi continuiamo l’impegno comeinformazione indipendente autofinanziata ed autogestita, anche sostenuti dalle altreforze dal basso a pubblicare le nostre pagine che vogliono essere anche denuncia diuna politica sempre più lontana dai cittadini.Tutto ciò sicuramente è grande merito dei nostri lettori, che oltretutto sostengono inquesto modo le persone dalle quali prendono il giornale e le spese che ci permettonoancora di esistere.

Mariapia

Ringraziamo in particolare le nostre tipografieper la loro disponibilità e la loro pazienza.

Tipografia Nuova Cesate Tipografia Idealpress

Alla bottega di Fuori Binariopotete trovare i lavori dei bam-bini dei campi Rom. Nelle foto alcuni campioni.

La bottega si trova in

Via Gioberti 5r(lato Piazza Alberti)

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 3

Page 4: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Pagano (Dap): chiarezza sui datidei suicidi in carcere...

Comunicato Dap, 21 maggio 2013

“L’Amministrazione Penitenziariacontesta fermamente i dati sui suicidie sui decessi naturali che periodica-mente vengono pubblicati a cura delcentro di documentazione RistrettiOrizzonti che da anni opera all’inter-no della casa di reclusione di Padova”,è quanto afferma il vice capo del Dap(Dipartimento AmministrazionePenitenziaria) Luigi Pagano che cosìspiega la presa di posizione, “resanecessaria per chiarire definitiva-mente la falsa diatriba sui dati”.[…]

Qualcuno pensa davvero cheRistretti Orizzonti ha bisogno di“gonfiare i dati” dei suicidi?

In risposta al comunicato Dap“Chiarezza sui dati dei suicidi incarcere”

Di ogni detenuto che muore cerchia-mo di ricostruire, per quanto possibi-le, l’identità e la storia personale e lofacciamo con l’intento di ridargli ladignità di persona, togliendolo dall’a-nonimato e dalla asetticità delle stati-stiche ufficiali.Attingiamo le nostre informazioni dafonti indipendenti rispettoall’Amministrazione penitenziaria

(notizie giornalistiche, segnalazionidi volontari, di operatori, di parentidei detenuti...) e quindi a volte questeinformazioni possono essere impreci-se, ma cerchiamo sempre di verificar-le attentamente.Dal 2000 ad oggi abbiamo censito 773casi di suicidio in carcere: qui è possi-bile vedere la nostra serie stori-cahttp://www.ristretti.it/areestu-dio/disagio/ricerca/index.htm; unnumero di poco superiore a quelloufficiale di 728 (comprendendo i 12di quest’anno): in allegato è possi-bile vedere la serie storica del Dapdalla quale si evince che il numeroannuo di suicidi non è mai scesosotto la “soglia” dei 45 (nemme-no quando nelle carceri c’erano20mila detenuti di meno).Con il nostro Dossier abbiamorilevato di media 4 casi l’annonon censiti dal Dipartimentod e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n ePenitenziaria come suicidi,ma che probabilmente sonofiniti nel novero dei “decessi percause naturali” (che peraltro ammon-tano ad oltre 1.300 negli ultimi 13anni).Per il 2013, se il Dap considera “suici-di” soltanto le morti di coloro che sisono impiccati, sono 12 le personedetenute che si sono tolte la vita conqueste modalità.[…]E soprattutto, nelle nostre “statisti-che” noi abbiamo dato un nome e un

cognome alle persone.21 Maggio 2013

O r n e l l a

FaveroDirettore responsabile diRistretti Orizzonti

Capece (Sappe): solidarietà aRistretti Orizzonti dopo accuseVice Capo Dap PaganoComunicato Sappe, 21 maggio 2013“Alla redazione di Ristretti Orizzonti,che da anni conduce una meritoria

attività di informazione da e sul car-cere, va la nostra piena solidarietàrispetto alle dichiarazioni di Luigi

Pagano, vice Capo del Dap, che liaccusa di gonfiare i datidei suicidi in carcere.Il loro è un lavoro prezio-so. Come RistrettiOrizzonti, l’impegno delprimo Sindacato dellaPolizia Penitenziaria, ilSappe, è sempre stato ed èquello di rendere il carcereuna “Casa di vetro”, cioè unluogo trasparente dove lasocietà civile può e devevederci “chiaro”, perché nullaabbiamo da nascondere edanzi questo permetterà di farapprezzare il prezioso e fonda-mentale - ma ancora sconosciu-to - lavoro svolto quotidiana-mente dalle donne e dagli uominidella Polizia Penitenziaria. […]“La situazione penitenziaria restaallarmante nell’assoluta indiffe-renza ed apatiad e l l ’ A m m i n i s t r a z i o n ePenitenziaria. In questo contesto è

palese e grave l’inefficienza delDipartimento dell’amministrazionepenitenziaria guidato da GiovanniTamburino e dal Vice Capo LuigiPagano, che pensa a risolvere le criti-cità del sovraffollamento delle nostreprigioni con soluzioni fantasiose epericolose”, conclude.

DENTRO LA GABBIA PAGINA 4

Chiarezza sui dati dei suicidi in carcere

CARCERIGARANTE FIRENZE DIGIUNA, “SI FACCIA SUBITO RIFORMA”

DECRETO LEGGE PER RISOLVERE IL PROBLEMA DELSOVRAFFOLLAMENTO

FIRENZE, 11 GIU - Digiuno, a partire da domani, per sollecitareuna riforma “strutturale”, in funzione ‘antisovraffollamento’ dellecarceri italiane. È quanto ha annunciato il garante per i diritti deidetenuti del Comune di Firenze, Franco Corleone che ha spiegato:“L’unico che oggi parla della drammatica situazione dei peniten-ziari italiani è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano:ho pensato di dargli una mano, con questa iniziativa, per cercaredi suscitare un minimo di attenzione politica sul tema”. Per Corleone, una “riforma vera del sistema carcerario non é piùrinviabile: Governo e Parlamento devono prendere decisioniimmediatamente, prima dell’estate. Serve un decreto legge cheaffronti i nodi strutturali, legge su recidiva, droghe, le norme sullacustodia cautelare, la nomina di un soggetto, a livello governativo,incaricato di gestire la politica sulle droghe al di là di un meroprofilo di ordine pubblico; serve un provvedimento che riduca lapopolazione carceraria di almeno 25mila unità, a fronte deglioltre 66mila detenuti reclusi attualmente nelle strutture delnostro paese”. Il Garante ha spiegato anche di aver chiesto “un incontro al mini-stro della Giustizia Cancellieri, ai presidenti delle Camere, e dellecommissioni Giustizia dei due organismi”. Quanto alla raccolta firme per legge popolare contro il sovraffol-lamento delle carceri, promossa da un cartello di numerose asso-ciazioni di settore e supportata dal garante dei detenuti, Corleoneha detto che “é arrivata a 25mila sottoscrizioni”, ricordandoanche la manifestazione che vi sarà il 26 giugno (giornata mon-diale contro la tortura) “in tutta Italia per sostenere la campagna”.(ANSA).

Quasi 66 mila i detenuti, circa 40 mila iposti. E l'ennesima calda estate è alleporte. Per questo motivo entro la fine delmese approderà al Consiglio dei ministri ilnuovo decreto svuotacarceri, elaboratodalla ministra della Giustizia, Anna MariaCancellieri dopo l'audizione al Senato del15 maggio scorso.Obiettivo primario delprovvedimento – checoncerne i reati minori -è quello di rendereobbligatorie misurealternative al carcere ela messa alla prova, cheprevede la sospensionedel processo per chirischia condanne infe-riori ai quattro anni,puntando su un percor-so rieducativo.Ma il tempo è tiranno enell'immediato, l'impellente necessità -quell'emergenza per cui l'Italia è statacondannata dall'Unione Europea - è recu-perare 10 mila posti, in modo da 'allegge-rire' di penitenziari. Il piano prevede dun-que l'apertura, entro la fine del 2013, dinuove strutture in grado di ospitare alme-no 4 mila detenuti: entro giugno è previ-sta l'inaugurazione del nuovo carcere di

Reggio Calabria, che può ospitare fino a318 detenuti, mentre a metà luglio toccaa Sassari con una struttura da 465 posti.Entro la fine del 2013 si attendono inveceinterventi a Biella (200 posti), Piacenza(200 posti), Pavia (300), Ariano Irpino(altri 300) e la riapertura di alcune strut-ture in disuso, come quella di Pianosa, in

grado di ospitare fino a 500 detenuti.Sono stati anche programmati altri inter-venti per il carcere di Gorgona, uno deirari esempi di istituti che ospitano dete-nuti-lavoratori e su cui la Guardadigilliintende puntare molto, nonostante siapalese il grande ostacolo degli stanzia-menti, a causa del quale i programmi diimpiego sono stati sospesi in numerosi

penitenziari.Sull'altro versante, per far fronte a un pro-blema - quello dell'eccesso di detenutinelle patrie galere – solamente in partetamponato con la 'soluzione strutture', sista pensando di limitare la carcerazione aireati più gravi. Dovrà inoltre essere presain considerazione l'idea dell'uscita antici-

pata per chi sta scontandol'ultima parte della con-danna: l'ipotesi è quella diportare da 12 a 18 mesi ilresiduo pena che i con-dannati in via definitivapotranno scontare a casa."Qui non si tratta dimigliorare le condizioni –ha dichiarato Cancellieridurante la festa della poli-zia penitenziaria – ma dicambiare il sistema,riuscendo a dare piena

concretezza al principio secondo cui lapena detentiva deve costituire l'extremaratio. Il rimedio cui ricorrere quando sirivela impraticabile ogni altra sanzione”.Intanto il 24 giugno, in Parlamento, avràinizio la discussione su un provvedimentoche, come ha sottolineato Strasburgo,non è più oltremodo rinviabile.

Carcere come 'extrema ratio'il piano di Cancellieri per svuotare le celle

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 4

Page 5: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Come cenereabbandonata nel vento

Come cenere abbandonata nel ventovoglio perdermi nel tempovolare con la neve nel freddo infinito,sul ricordo del giorno ormai sepolto.Volare via, bandiera senza nazione,albatro senza ali.Voglio fuggire e perdermi…perdermi nell’Africa bruciata,nei fiumi indiani,perdermi negli schizzi dell’oceano.Nelle ombre delle grandi querce,nei granelli di sabbia del deserto,perdermi per mai più tornare,per mai più ritrovarmi.Lasciando solo brandelli di pelle al mondo.Voglio incamminarmi col tempo,e con luiraggiungere l’eternità.

Giulia Materassi

A me sinceramente non convincono idiscorsi che sento in giro. E’ tutto unpianto e un lamento. Ci sono stati annidifficili, molti di noi si sono chiusi efatti un po’ di affari propri. Un piededi qua e uno di là, un po’ “rivoluziona-ri” e un po’ pigramente partecipi del“benessere”.

Che limbo! Poca forza per cambiare,poca per ribellarsi, poca per cercare eproporre altro. Questo sì che è males-sere, pervasivo e subdolo. Finte cer-tezze, falsi progressi. È stato norma-le sprecare la nostra preziosissimavita in lavori che non abbiamoamato, fatti per ingrassaredatori di lavoro di dubbiamoralità: il nostrotempo per una mancia-ta di denaro. E allora miviene da dire (e sono“disoccupata”): meglioessere “disoccupata”che lavorare per le mul-tinazionali, i fast food, idiffusori di veleni, i produttori diarmi, le industrie farmaceutiche, gliimbroglioni e i creatori di falsi biso-gni. Senza dignità, siamo costrettialle dipendenze di affaristi che inqui-nano la Terra e che sfruttano altrepersone. La nostra vita, anziché dif-fondere benessere, amore, solidarie-tà, fratellanza, saggezza è impigliatanelle reti di una produzione che nonci riguarda e che anzi si ritorce controdi noi e la nostra salute psico-fisica.Lavoriamo materie prime rubate apaesi poveri, produciamo l’inutile e ilnocivo. Meglio essere disoccupati ecoglierne l’opportunità e l’aspettocreativo. Certo, lo so: come si dà da

mangiare alla famiglia e bla bla bla.Ma purtroppo, finché non siamo conle spalle al muro, non ci sforziamo dicreare alternative. Ora è il momentodi inventarsi nuove forme di scambioe di lavoro, di fare cose insieme.All’associazione il Melograno, peresempio, è già attivo un mercatino discambio (io ti do una camicia tu midai una cassa di frutta, ecc.) e unoscambio di servizi (ti riparo il rubi-netto e tu mi insegni ad usare il com-

puter). In molti stiamo cercan-do spazi di condivisione, terre

da coltivare in più perso-ne, punti vendita da

gestire con altri,servizi scambiati

anziché paga-ti. Stiamo

re-imparandoa rinunciare

a cose

inutilie a dare il vero valore a ciò che usia-mo e facciamo, impiegando in mododiverso il nostro tempo. Quindi se lacrisi è un momento di potenziale vul-canico, invece di rimpiangere posti dilavoro che, se ci pensiamo bene,andrebbero lasciati spontaneamenteperché non portano beneficio né all’u-manità né alla natura, possiamo farenuove scelte di vita, partendo da pic-colissime azioni quotidiane di rispet-to, attenzione, consapevolezza.

Possiamo trasformare la nostra rab-bia in forza di cambiamento senzafarci risucchiare dalla potente ondanegativa che si insinua nella nostramente e nei nostri discorsi. Non è faci-le, è vero, ma è la nostra sola possibi-lità. Non frustrazione, non avvilimen-to, ma coraggio del cambiamento pro-fondo. Solo se lo operiamo anche den-tro di noi può resistere alle difficoltà eal tempo. Gradualmente possiamomettere a fuoco la nuova visione nella

nostra mente e cre-derci ferma-

m e n t e .

Questoci daràl af o r z a

di fare passi reali.

Stiamo nella fiducia. Fiducia nellerisorse che stanno dentro di noi e nel-l’aiuto della Terra. Le leggi dellaNatura stanno dalla nostra parte. Lafiducia è morbida e non aggressiva. Lafiducia allarga il cuore, non separa. Lafiducia dà la chiarezza, la determina-zione e la costanza per costruire real-tà nuove. La nostra forza deve esserela certezza di stare nel giusto, e dimuoverci per aggiustare una situazio-

ne che va esattamente all’opposto dicome dovrebbe andare. Abbiamo lapossibilità di costruire tante piccolenuove realtà fuori dal vecchio binario.Senza paura. E possono essere attigiocosi, di costante apertura e creati-vità: produrre le nostre cose da soli,coltivarci il nostro cibo, imparare acucire. Non abbiamo bisogno di soldiper incontrarci, fare musica, teatro,cantare, scrivere testi e poesie, dise-gnare, creare eventi, meditare,abbracciarci e volerci bene. Possiamoripartire e costruire situazioni diarmonia, chiarezza e vera uguaglian-za, superando barriere e pregiudizi,senza problemi di etnia, sesso, età.

Essere disoccupati è l’occasioneper avere tempo per noi, ripensa-re a cosa vogliamo veramente,ritrovare noi stessi e gli altri in unmodo nuovo. Ben venga l’uso

degli spazi pubblici come in via delLeone. È il momento per fare, e fare

bene. Riusciremo a farcela, soprat-tutto se sfuggiamo dai bisogni indot-ti (si può vivere ed essere felici

anche a lume di candela e con unabicicletta!).

È bello uscire dal tunnel de “la colpa èsempre degli altri” e “sono una vitti-ma” ed entrare nel mondo aperto esolare della responsabilità personale,del libero arbitrio e della capacità ditrasformare e creare la realtà. Siamotutti protagonisti, nessuno escluso.Un saluto a tutti, nella fiducia cheMadre Terra, se rispettata, proteggetutti i suoi figli.

Caterina Zoli

PAGINA 5 VOCI

CHE BELLO, LA CRISI!

…..Vorrei e non vorrei …..

Vorrei fermare il mio cammino, ma devo continuare a camminare

perché anche se sono nato permorire

prima devo vivere …..anche se non vorrei.

Sergio Bertero

In un oceano di menteturbata immensamente

naufragò il mio pensieronavigando tra quest’oceano.

Sergio Bertero

Maggio2013

Tra le tante cose, que-sta settimana, dedicata

a tutti coloro che stimo,c’è anche un numero dipersone con le qualiviene divisa l’esistenza.Nel mio pensiero a volteil pensiero di mio padrePiero: era un pastore.A diciotto anni diedel’esame di diplomamagistrale conseguen-do la promozione. Dopo l’arruolamentonelle truppe aviotra-sportate divenne gene-rale di quel corpo nell’anno 2002 morì.

Emilio Ardu

Lunedì

03/06/2013

Come tanti altri ilmattino presto ero già

sveglio il giorno seguen-te alla festa dellaRepubblica.Niente di strano.Non c’è una spiegazionesemplice immaginavo,come soluzione, la vita ècosì sogni qualcosa e non lohai mai quando lo vuoi.Insomma torni sempre unpo’ deluso.Ami le cose intorno a te,ma ti senti prigioniero diqualcosa più forte esperi che il destinopossa risolvere il tuofuturo.

Emilio Ardu

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 5

Page 6: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

In catene contro gli sfrattiCASA PAGINA 6

Bisogna disattivare la violenza quotidiana

degli sfratti a famiglie e singoli che per

motivi gravi, perdita di lavoro, aumento del

nucleo, mutui da strozzini, fatica di vivere

in questi tempi di crisi, incolpevoli non

riescono più a pagare gli esosi canoni sul

mercato degli affitti privati.

Giorno dopo giorno i solidali che si oppon-

gono alla messa in strada di queste fami-

glie, a più voci richiedono lo stop od alme-

no la proroga, ma soprattutto l’adempimen-

to del passaggio da casa a casa almeno per

chi già in lista di assegnazione dell’alloggio

popolare.

La foto accanto dimostra il punto della

situazione, una realtà che si espande senza

dare conto della dignità umana, soluzioni

fantasma nella città al cui governo si fanno

affari con le immobiliari svendendo gran

parte del patrimonio pubblico.

Come giornale chiediamo l’interesse delle

istituzioni verso questo dramma, i dati ci

piazzano al primo posto in Italia, perché

non si parte da qui con delle risposte utili e

condivisibili?

La Redazione di Fuori Binario

Mentre alle Murate si svolge il labora-

torio Riusa, dove fra gli altri anche

alcuni assessori del Comune di Firenze

sono invitati a parlare di fondi sfitti,

vuoti urbani e strategie di recupero, il

Progetto Conciatori rilancia la “recon-

quista” dello stabile nel quartiere di

Santa Croce, sgomberato nel gennaio

2012 perché venduto per pochi soldi

ad un’immobiliare che avrebbe dovuto

“convertirlo” in appartamenti.

A quanto scrivono, la compravendita

non ha avuto luogo e l’edificio in via

de’ Conciatori, svuotato e abbandona-

to, è ormai messo peggio di prima.

Nel 1980 le vecchie concerie di SantaCroce, situate in via dei Conciatori,erano in uno stato di abbandono tota-le, nel quale le istituzioni le avevanolasciate.Fu l’occupazione di una parte deglistabili da parte di realtà politiche esociali a ridonare vita ed un uso socia-le a via dei conciatori, apportandouna serie di migliorie e manutenzioniai locali.Via dei Conciatori è stata fino al gen-naio 2012 un punto di riferimento,nel quartiere e della città, per i biso-gni di vera socialità e di autorganizza-zione per la difesa dei ceti più deboli.A fine 2010 i 1700 metri quadri di viadei Conciatori venivano svenduti allaspeculazione dalla Giunta Renzi: conun asta si regalava il tutto ad una fan-tomatica Società, la Tosco3, per mise-ri mille euro al metro quadro.

Il 19 gennaio del 2012, dopo due annidi resistenza da parte di noi delProgetto Conciatori, ingenti forze dipolizia mandate dall’ “enfant prodige”di Palazzo Vecchio, Matteo Renzi,sgomberavano manu militari via deiConciatori.Venivano cioè cacciati violentementetutti quei cittadini che per decenni neavevano garantito un uso sociale,impedendone il deterioramento.Veniva imposta le Legge degli specu-latori e dei pescecani.Ad un anno e mezzo di distanza daquel 19 gennaio in via dei Conciatorinon è stata mossa una pietra.

Gli stabili sgomberati sono di nuovocome nel 1980, in stato di totaleabbandono ed in preda all’inevitabiledeterioramento dovuto all’abbando-no stesso. E questo sarebbe già unavergogna, ma la realtà va ben oltre!!! Nella seduta del consiglio comunaledel 22 marzo è saltato fuori che viadei Conciatori in realtà non è ancorastata venduta all’aggiudicatario d’a-sta, perché la Tosco 3 non ha volutopagare neanche quei miseri euri a cuisi era aggiudicato il bene pubblico inquestione.È saltato fuori altresì che la Giuntacomunale sta cercando comunque di

svendere il bene alla Tosco 3 ad unprezzo ancora inferiore!!! VERGO-GNA! VERGOGNA!! VERGOGNA!!!Questa vicenda si inserisce nel conte-sto più ampio del “decisionismo” ren-ziano che governa da alcuni anni lacittà di Firenze, al servizio degli inte-ressi forti ed in particolare degli spe-culatori. Vittime di questo decisioni-smo sono stati i ceti poveri, i soggettipiù deboli della società.Fin da quando il “Rottamatore” esordìsgombrando il mercatino mutietnicosul lungarno Pecori Giraldi, passandoper le decine e decine di sgomberiviolenti delle famiglie povere sfratta-te, fino alle campagne contro gliimmigrati in via Palazzuolo o a pro-getti devastatori come quello delParcheggio interrato di Piazza delCarmine e Piazza Brunelleschi.Come Progetto Conciatori vogliamotornare a denunciare la questione divia dei Conciatori, vogliamo opporcialla speculazione, al degrado dei benipubblici, alla privazione di spazisociali che caratterizza il Quartiere diSanta Croce ed in generale la città diFirenze.Vogliamo rilanciare la praticadell’Autorganizzazione, dell’azionediretta a tutela dei bisogni collettividelle classi subalterne! Vogliamo viadei Conciatori di nuovo libera e viva-ce!!Via il grigio-piombo delle grate edel cemento e di nuovo mille coloridell’Autogestione!!!

DIVERSAMENTE

A UN ANNO E MEZZO DALLO SGOMBERO VIOLENTO DI VIA DEI CONCIATORI:

AL PEGGIO NON C’È MAI FINE

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 6

Page 7: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

DIVERSAMENTE

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 7

Page 8: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

FrancaUna biografia straordinaria. Franca Rame vistadalla Puglia degli anni ‘70

Nel giorno delle esequie di Franca Rame, come si puòricordarla senza ripetere ciò che della biografia, delprofilo di artista e donna impegnata, delle vicendeanche personali è stato scritto e ripetuto da tutti imedia, fino a farne narrazione ormai quasi conven-zionale? Proviamo dunque ad aggiungere un piccolotassello non troppo risaputo, a partire dalla nostraesperienza. Con una premessa: gli anni settanta, fer-vidi ed esuberanti – in tempi recenti ridotti ad “annidi piombo” da menti ignare e limitate – ci hannoconcesso, fra le tante fortune, quella di ospitare econoscere Franca Rame e Dario Fo.Se questo è stato possibile è perché Franca è statanon solo grande attrice, ma anche protagonistacoraggiosa e generosa delle lotte politiche di quelperiodo: caratterizzato da una conflittualità socialediffusa e feconda che ne ha fatto “il decennio piùriformista della storia d’Italia”, come lo hanno defini-to Chiara Ingrao e altri, restituendo all’aggettivo ilsignificato corretto. Le lotte e le rivendicazioni diquegli anni, che coinvolsero le più varie categoriesociali, ottennero, infatti, una messe di conquistecivili davvero singolare: dallo Statuto dei lavoratori aldivorzio; dalla tutela delle lavoratrici madri alla scuo-la a tempo pieno; dalle 150 ore all’obiezione dicoscienza; dai Decreti delegati al nuovo diritto difamiglia; dai consultori pubblici alla legge di paritàsul lavoro; dalla riforma sanitaria alla legge sull’abor-to; dalla “legge Basaglia” fino all’abrogazione degliarticoli del codice penale sul delitto d’onore.Di tutte queste battaglie e di altre (le attività in favo-re dei tanti militanti, sindacalisti, operai arrestati inquegli anni, la solidarietà verso le vittime del golpecileno, il sostegno alla causa palestinese, e così via)Franca Rame e Dario Fo furono le voci recitanti, sipotrebbe dire. In particolare Franca, da militante esoprattutto da interprete, autrice o co-autrice di testi

teatrali, vi partecipò con la creatività e la passioneche le erano abituali. Il contesto del suo impegnoerano non solo le lotte e l’effervescenza sociale, maanche la rete di ciò che si chiamò nuova sinistra osinistra extraparlamentare. La quale – pur con alcu-ne eccezioni, qualche miseria e molte divisioni – fucaratterizzata da un vivo interesse per la battaglia el’attività culturale, che l’opera dei due grandi artisticontribuì a rafforzare e indirizzare.Per esempio, nel 1971, il Circolo Lenin di Puglia, unadelle formazioni più vivaci della nuova sinistra, dis-seminata e radicata nel territorio, promosse un’atti-vità di “controcultura” come parte integrante dellacontroinformazione e del lavoro politico. Ci fu perciònaturale raccogliere l’appello per la creazione di cir-coli La Comune (Franca e Dario, dopo aver abbando-nato, nel 1968, il circuito dell’Eti e poi fondato il col-lettivo Nuova Scena, se ne erano separati per costi-tuire il collettivo La Comune). E fu così che nacque –con il concorso una compagnia teatrale locale, ilGruppo Abeliano – La Comune di Puglia. La quale,nell’ottobre del 1971, contribuì a organizzare nellaregione alcune rappresentazioni di Tutti uniti! tuttiinsieme! Scusa, ma quello non è il padrone?, inter-pretato da Franca Rame e altri.Qualche anno più tardi, in pieno movimento del ’77,La Comune tornò a Bari, con La giullarata, e conCiccio Busacca e Piero Sciotto. Intanto erano soprag-giunti gli anni del movimento femminista, che ave-vano sconvolto vecchi equilibri, anche in seno allagalassia rivoluzionaria, e sovvertito ideologie, costu-mi, politica, immaginario, relazioni di genere. Francase ne fece coinvolgere totalmente, com’era nel suostile e nel suo senso dell’impegno profondo, genero-so, intelligente. I temi, le denunce, le rivendicazionidel movimento femminista la toccavano nel profon-do: intimamente, per meglio dire.Come sarebbe riuscita a raccontare solo alcuni annidopo, nel 1973 era stata sequestrata, seviziata, stu-prata da una banda di cinque fascisti. Più tardi, il

pluri-femminicida Angelo Izzo, e un altro criminal-fascista, Biagio Pitarresi, dichiareranno che mandan-ti dello stupro erano stati alcuni ufficiali deiCarabinieri della Divisione Pastrengo, che intendeva-no “dare una lezione” a Franca Rame e Dario Fo per illoro impegno in Soccorso Rosso. I colpevoli, dei qualisi conoscono i nomi, non saranno mai puniti: la sen-tenza sarà depositata venticinque anni dopo, tempoutile per la prescrizione.Ma riprendiamo il filo del racconto dagli anni deldilagare del movimento delle donne. In quegli anni,in Puglia come altrove fiorirono i collettivi femmini-sti. Il nostro, assai frequentato, aveva un nome sem-plice ed efficace: Donne in lotta. Più tardi esso, comealtri collettivi baresi, confluì nel Coordinamento delledonne democratiche. Intanto gli stessi e le stesse cheavevano contribuito alla nascita della Comune diPuglia avevano fondato a Bari la LibreriaCooperativa, in realtà un centro culturale polivalente.Da questa alleanza nacque l’idea d’invitare FrancaRame a rappresentare in Puglia Tutta casa, letto echiesa, uno dei suoi monologhi femministi. Francaaccettò e fu così che a gennaio del 1979 lo spettaco-

lo andò in scena nel cinema “Nuova Italia” diCarbonara, sobborgo di Bari, poi in altre città puglie-si: con successo enorme.Forse questo frammento di memoria non aggiungemolto a ciò che si sa di Franca Rame, soprattutto alladocumentazione, amplissima e minuziosa, contenu-ta nel suo archivio online (per inciso, certi giornalistie giornaliste potrebbero vincere la pigrizia e consul-tarlo prima di arrangiare articoli e servizi sommari,se non irrispettosi). La nostra testimonianza, tutta-via, può confermare il senso di quella che è stata nonsolo “una vita tra piazza e teatro”, come si è scrittobanalmente, ma anche l’opera di una grandonna checon generosità e intelligenza ha cercato di dare uncontributo alla crescita culturale e civile dell’Italia. E’forse anche per rimuovere o esorcizzare la decadenzain cui è precipitato il nostro paese che tanti cantorimediatici la celebrano post mortem.Ringraziamo Pasquale Martino e Nicola Vox per aver-ci suggerito o confermato alcuni dettagli, non solocronologici.

Annamaria Rivera

Per Dino Frisullo, che guardava il mondocon gli occhi degli altriBen dieci anni son passati dalla scomparsa prematu-ra di Dino Frisullo, militante antirazzista e pacifista,giornalista e scrittore, poeta e intellettuale poliglot-ta, appassionato difensore dei diritti dei migranti, deirifugiati, dei rom, dei palestinesi, dei curdi e di altreminoranze oppresse. Eppure a noi, privilegiati peraverlo avuto come amico, interlocutore, compagno diuna stagione fertile di lotte, tuttora capita di chie-derci, a ogni evento politico che ci sembri importan-

te, cosa Dino ne avrebbe detto e scritto, in qualeimpresa politica ci avrebbe coinvolti.Di sicuro si sarebbe entusiasmato, Dino, per il movi-mento di rivolta che percorre la Turchia: nato dallaprotesta contro la distruzione di un parco, prestodivenuto resistenza contro la deriva autoritaria del“moderato” Erdogan, col suo perverso mélange d’is-lamismo sempre più bigotto, neoliberismo semprepiù sfrenato, repressione sempre più brutale.Avrebbe apprezzato, Dino, soprattutto la molteplicitàdella partecipazione: operai, sfrattati, precari, mol-tissime donne; la sinistra e l’estrema sinistra; gliultras dei tre principali club calcistici di Istanbul, finoa ieri feroci rivali; gli alaviti al fianco dei suoi amaticurdi…

E vi avrebbe forse intravisto lasperanza di una soluzione dellaquestione curda per cui spesetanta parte del suo impegno,politico e intellettuale, e dellastessa sua vita. Segnata profon-damente, fino alla morte, daquella che fu per lui, comeavrebbe dichiarato, l’esperienza“più dura e formativa”: i qua-ranta giorni di detenzione (erail 1998) nell’inferno del carcerespeciale di Diyarbakir, cui seguìla condanna, sia pur con la con-dizionale, per apologia di terro-rismo. Da quel “comunistacurioso” che egli era, “avido diconoscenza e di amore”, perdirlo con le sue parole, sarebbe

corso a Istanbul per dare il suo contributo alla lotta,incontrare queste e quelli, scambiare con loro pane eparole. Sarebbe poi tornato in Italia a raccontare,documentare, mobilitare in favore di quella rivolta.La sua propensione a “guardare il mondo, anche ilnostro, con gli occhi degli altri” – per citare una frasesua – era il frutto, razionale ma anche emotivo e sen-timentale, di un impegno che non aveva espuntol’empatia e la pietas, e che si nutriva di rigore mora-le, conoscenza, lungimiranza politica: impegnointransigente fino all’ostinazione, totalizzante egeneroso fino al sacrificio di sé. Una delle lezioni cheDino ci ha lasciato è che per comprendere il “fenome-no” dell’immigrazione e degli esodi contemporanei,il “problema” dei rom o dei rifugiati, le “questioni”curda o palestinese, e per andare al di là delle visioniconvenzionali, occorre dapprima abbandonare losguardo che esteriorizza e oggettivizza, e cercare diassumere lo sguardo del migrante, del rom, del rifu-giato, del curdo, del palestinese. Insomma, per farepolitica bisogna fare inchiesta; e per fare inchiestaoccorre condividere “anche solo per un attimo, unaparte delle loro vite”, e così conferire senso e valorealle loro piccole storie in cui è racchiuso il senso dellagrande storia.Sarà anche in virtù di questa inclinazione – così vici-na all’etnografia, come oggi la s’intende – che Dino,dirigente di Avanguardia operaia e poi di Democraziaproletaria, una volta arrivato a Roma da Bari, a parti-re dagli anni ’80 seppe cogliere l’importanza dellenascenti lotte dei migranti: dalla grande manifesta-zione romana seguita all’assassinio di Jerry A. Masslofino all’occupazione, nel 1991, dell’ex pastificioPantanella. E qui incontrò, fra gli altri, Sher Khan e

don Luigi Di Liegro, che come lui avrebbero raggiun-to prematuramente il giardino vasto come il cielo e laterra ove “le moschee di Gerusalemme” si ergono tragli “ulivi di Puglia”.Più tardi, nel 1995, fondammo la Rete antirazzistanazionale che, sebbene dalla vita breve, resta l’unicaesperienza di coordinamento tra associazioni divolontariato, organizzazioni sindacali e gruppi locali.La Rete fu espressione di un antirazzismo colto eradicale, che anticipò di molti anni analisi, temi erivendicazioni che oggi si credono inediti: i migrantie i rifugiati come soggetti esemplari del nostrotempo, la critica della vulgata differenzialista, il temadella cittadinanza europea di residenza – oggi ridot-to a “ius soli” –, la battaglia per il diritto di voto e lacivilizzazione delle competenze sul soggiorno.Su questi ultimi tre temi la Rete antirazzista elaborò,nel 1997, altrettante proposte di legge d’iniziativapopolare, con relativa raccolta di firme in tutt’Italia:un’iniziativa che non incontrò il favore delle duegrandi organizzazioni, Arci e Cgil, che pure ne faceva-no parte, fiduciose che la legge sull’immigrazione,allora in cantiere, avrebbe contenuto almeno il dirit-to di voto. Quando poi la Turco-Napolitano fu parto-rita, la Rete, voce fuori del coro, ne criticò l’impiantoe soprattutto i procedimenti di espulsione e i Cpt, cheavrebbero aperto la strada alle perversioni dellaBossi-Fini. Poco più tardi la delusione per l’esito dellacampagna decise lo scioglimento di fatto di questaesperienza singolare, nel momento stesso in cui Dinopativa il carcere speciale a Diyarbakir. Ne sarebbeuscito assai provato, anche nel fisico, ma battaglierocome sempre, fino alla morte.

Annamaria Rivera

Dino

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 8

Page 9: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Questa non dovevi farmela, Andrea. Andartene così, ora. E io come ci arrivo al 20 luglio senza di te?! Con che forza posso arrivare in fondo al buconero di quella giornata e di tutte le altre dopo,senza la tua voce che ci sostiene, che incita a resi-stere, a lottare uniti. Su la testa! Dicevi.Ora sono qui vicino a te, nella stanzetta dovesono venuta tante volte a parlarti, no, ad ascol-tarti; ma tu sei sdraiato nel tuo letto e non mirispondi, non cerchi nemmeno di accenderti ilsigaro. Dov’è il tuo sigaro, Andrea, forse se netrovo uno ti alzi dal letto, mi parli. Anche a Carlodicevo alzati, è tutto uno sbaglio, dai, raccontamicom’è andata. Ma a te non hanno sparato, tu sei morto pertroppo amore, è il cuore che si è consumato. Noiti credevamo eterno e tu, vecchio testardo, nonhai mai detto sono stanco, lasciatemi riposare,

non hai mai detto di no a nessuno.Ora sono qui davanti a questo mucchietto diossa a interrogare inutilmente il tuo viso,quel naso impertinente, le labbra che cer-cano il sigaro, lo sguardo attento. Perchénon vuoi chiudere completamente gli occhinemmeno da morto, vecchio testardo.Ora dovrò lasciarti dopo averti dato unbacio per l’ultima volta. Tra poco i tuoi figlie le tue figlie apriranno la porta: sono unmare le persone che ti vogliono bene edesiderano salutarti. Ci saranno anchequelli che da vivo ti sopportavano a dentistretti, porta pazienza. Ciao fratello maggiore. Ciao compagno.Ciao prete. Pensa tè, direbbe Carlo, mia madre chepiange per un prete…

Haidi Giuliani

Carlo Monni, attore e poeta di istinto

Era un amico Carlo Monni, semplice e gentile, diquelli veri che magari li incroci solo due volte l’anno,anche per caso, ma che non hanno niente da chie-derti e molto da dirti. E da darti.Un aneddoto, una risata, un verso, un ricordo di quel-la volta che. Le volte con Carlo non sono mancate. Ticapitava di incontrarlo a teatro d’inverno (Rifredi lasua prima casa) o ai festival d’estate, a Bientina dalKaemmerle (ultimo sodale) e a giro per le aie diUtopia del Buongusto, a Radicondoli e alle Festedell’Unità, a giocare a carte al circolo Arci di Vergaio,a mangiare dai Fratelli Briganti in piazza Giorgini o a

giro per Firenze, lui che stava in pieno centro, in viadell’Inferno, giusto dietro via Tornabuoni (“un barbo-ne con la casa” diceva di sé) e “Monni all’inferno” sichiamerà una delle sue ultime, felicissime uscite.C’aveva il telefono fisso il Monni, niente cellulare eniente tivù, figuriamoci la macchina e la carta di cre-dito, e lo trovavi in casa fino alle sette e mezzo, sennòdovevi chiamare l’amico Ettore, che il telefonino cel’aveva, o andarlo a pescare la mattina, pioggia ventocaldo freddo era lo stesso, camicia aperta e sandali aipiedi, alle Cascine a fare jogging (non esageriamo!),una camminata salutista fra il serio e il faceto, unmodo naturale per schiarirsi i pensieri (“se tira il tra-montano è  l’ideale”) e l’occasione per incontrare gli

amici o i giornalisti per l’intervista.Il Monni, che da ragazzo allevava imaiali, che era nato a Campi Bisenzio(poi nobilitata Champs sur le Bisance)e che all’inizio dei 70 era partito perRoma col Sannini   (Donato) e colBenigni (Roberto) in cerca di fortuna,il magnifico Bozzone che corteggiaAlida Valli, la mamma del Cioni (“hoportato due o tre paste con rispettoparlando”), in quel capolavoro senzatempo e in anticipo sui tempi che è“Berlinguer ti voglio bene” diGiuseppe Bertolucci, il Monniche nel Salone dei 500 diPalazzo Vecchio diretto daOrazio Costa era stato fra i prota-

gonisti di “Firenze capitale europea della cultu-ra 1987” (“La beffa del grasso legnaiuolo”) erasu tutto un poeta, anarchico per istinto e pode-roso per sensibilità. E aveva trovato in DinoCampana, il poeta “matto” di Marradi, uno spec-chio di tragedia e un riflesso di affinità.“Lo sento simile a me – ci confidò una volta - loamo, mi identifico in lui, anch’io ho vissutoamori infelici, che sono i più belli, mi sono sal-vato perché ho un carattere più forte e ho avutola fortuna di incontrarne due o tre di Sibille, io”.Così la “Notte Campana” e le sue “vele” diventa-vano un grido di libertà, il maestrale che pulisce

il mare, la cambio io la vita che non ce la fa a cam-biare me.Perché il Monni, attore e poeta, imprevedibile e luna-re, narratore di stirpe contadina e cantore d’ottaverime licenziose, unico e inimitabile, fuori sincrono efuori corso, fuori registro e fuori di testa, struggentee maestoso, faccia ruspante, vociona, risata conta-giosa, ha sempre seguito l’istinto, la non logica delsuccesso.C’è da scommettere che anche li là continuerà a gio-care con le sue parole e la sua vita “al contrario”.

Gabriele Rizza

Durante un tributo a Fabrizio De Andrè, a cui

parteciparono i big della canzone, Dori

Ghezzi «riservò 250 posti per me, e io mi pre-

sentai a teatro coi miei derelitti.

Qualcuno dell’organizzazione intendeva man-

darli nel loggione, confinarli lassù, con la

scusa che non c’era più spazio a disposizione.

“Non vi preoccupate” dissi “ci penso io.”

Fermai il traffico della sala e come un vigile li

feci sedere in platea, tre qui, due là, tossici,

barboni, prostitute accanto a notai, dame e

politici.

“No, lì no” mi intimarono. “Lì ci va il ministro

della Cultura Giovanna Melandri.”

“Allora le mettiamo accanto una puttana

delle vecchie case, vedrai come esce arricchi-

ta dall’incontro!”

Erano tutti molto preoccupati, mi chiedevano

garanzie su ciò che sarebbe successo e io li

tenevo sulle spine rispondendo che non pote-

vo saperlo, essendo io un prete, non un indo-

vino. Invece sapevo benissimo ciò che poi

accadde: i miei emarginati erano quelli che

durante le canzoni piangevano veramente.»

Andrea

Carlo

Dal libro di Andrea Gallo, “Così in terra, come in cielo”

NOI SIAMO QUELLA RAZZA

Noi siamo quella razza che non sta troppo bene,che 'l giorno salta ' fossi e la sera le cene.Lo posso gridar forte, fino a diventar fioco:noi siamo quella razza che tromba tanto poco.Noi siamo quella razza che al cinema s'intasaper veder donne ignude e farsi seghe a casa.Eppure la natura ci insegna, sia sui monti sia a valle,che si può nascer bruchi per diventar farfalle.Ecco noi siamo quella razza che l'è tra le più strane,che bruchi siamo nati e bruchi si rimane.Quella razza siamo noi, è inutile far finta,ci ha trombato la miseria e siamo rimasti incinta.

(tratta dal film “Berlinguer ti voglio bene”)

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 9

Page 10: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Cara Franca,grazie di essere stata una delle prime firmatarie della proposta di iniziativa popolare per l’abo-

lizione della “Pena di Morte Viva” (come chiamiamo noi l’ergastolo ostativo) nel sito

www.carmelomusumeci.com. Per noi la tua adesione è stata importante perché per i cattivi ecolpevoli per sempre non c’é nessun Dio, né compassione, né speranza.

Tu invece hai avuto il coraggio (come hai fatto per tutta la tua vita nelle tue numerose lotte

sociali) di andare controcorrente mettendoci la faccia e il cuore, che sentiamo ancora battere

dalle pareti delle nostre celle.

E ci hai insegnato che chi ama, ama al di là che uno lo meriti o no.

Un sorriso fra le sbarre da tutti gli uomini ombra.

Carmelo Musumeci

Il saluto di un uomo ombra a DonAndrea Gallo,

Primo Firmatario contro l’ergastolo

È da poco calata la sera dentro la mia cella e il blindato è già chiuso, ho appena sapu-to dalla televisione della tua morte. E le ombre dentro questo buco si sono fatte piùfitte.Ciao Don Gallo, oggi sono un uomo ombra ancora più triste, la tua partenzalascia un altro vuoto nella mia vita e nel mio cuore.Non ti ho mai conosciuto di per-sona e non ho mai avuto tanta simpatia per i preti dopo tutte le botte che ho presoda loro in collegio da piccolo, ma tu eri uno di quelli che da grande mi hanno fattovenire dei dubbi. Tu, Don Gallo, prete di strada, prete degli ultimi, non avevi esitatoa metterti dalla parte dei cattivi e colpevoli per sempre, degli ergastolani ostativi.Quando ti ho chiesto di aiutarmi a far conoscere che in Italia esiste la “Pena di MorteViva”, l’ergastolo ostativo ad ogni beneficio, che fa morire in carcere un uomo senzala compassione di ucciderlo prima, tu sei stato davvero uno dei primi che ha aderitoe il tuo nome è in prima pagina nella lista dei Primi Firmatari dell’iniziativa “Firmacontro l’ergastolo”. Ciao Don Gallo, grazie per tutte le volte che hai fatto sentire la tuavoce per noi, che ci hai prestato un po’ della tua luce per dire alla società civile che ilmale non potrà mai essere sconfitto con altro male, che non serve a nessuno la sof-ferenza di un uomo destinato a morire dentro una cella che è già la sua tomba. CiaoDon Gallo, ti avevo scritto nella settimana prima di Pasqua per dirti che nella miadisperazione non volevo festeggiare la resurrezione, perché io sono un’ombra checammina, né vivo né morto, e per me e per tutti i miei compagni ergastolani non c’èresurrezione e speranza da festeggiare. Tu non mi hai attaccato e criticato, comehanno fatto in molti, ma mi hai scritto queste semplici e sostanziali parole:

Carissimo do la mia completa solidarietà alla vs. lotta. Sempre “su la testa” nonostante tutto. Ciao, Don Gallo

Ho ancora queste parole attaccate nella mia cella e nel mio cuore. Ciao Don Gallo, cimancherai. Ora dovremo fare anche senza di te e la lotta qui si fa sempre più dura:adesso ci chiedono anche di dividere la nostra tomba con altri cadaveri, non ci lascia-no neanche più la nostra solitudine nella cella, come vorrebbe la legge. Ciao Don Gallo, tu vai, io rimango qui a lottare con degli umani che mi puniscono per-ché da giovane ho infranto la legge e dopo 23 anni di carcere devo ancora subire leloro scelte che vanno contro la legge. Ciao Don Gallo, tu ora che sei libero nell’uni-verso, non dimenticarti di noi che ancora viviamo murati vivi tra ferro e cemento pertutti i nostri giorni. E se incontri il Dio in cui hai creduto, digli per favore se viene aprendere anche noi: gli uomini non ci vogliono dare la libertà, anche se dopo tuttiquesti anni noi non abbiamo più niente a che fare con l’uomo di 20-30 anni fa che hacommesso i reati per i quali siamo qui.Ciao Don Gallo, sempre “su la testa” e un sorriso mesto tra sbarre, nonostante tutto.

Carmelo Musumeci

Purtroppo Don Gallo è morto, grande uomo e vero prete, alcuni mesi fa l’ho ritratto così... da Angelo senza dimora, come sono i miei personaggi e le persone che ha aiutato pertutta la vita. Don Gallo e una poesia che ho scritto quando ho saputo che stava male, ilritratto è di pochi mesi fa.

Don Gallo sta morendoil cuore mi si stringeamo quello che dice

la sua visione del mondola passione per la vitail suo essere vero pretela difesa dei più deboli

il suo sigaro sempre in boccaun piccolo vizio che l’umanizza

nella sua grandezza d’uomo Certo che se c’è il Paradiso

qualcuno lassù l’aspetta a braccia aperteper dirgli quanto è stato giusto

Carlo Soricelli

Ora che anche Carlo Monni se ne è andato, dopoCaterina Bueno e Altamante Logli, siamo davveroorfani noi toscani, veraci o d’adozione. Siamo tosca-ni tristi, oggi. L’anima profonda e secolare dellaToscana, che in loro s’incarnava, è sempre più unsoffio. Se Caterina aveva raccolto i canti di una mil-lenaria cultura popolare, salvandoli dall’oblio, dalbuio in cui le lucciole scomparivano nel trapassoantropologico degli anni sessanta, e se Altamanteera il re incontrastato dei genialissimi poeti improv-visatori in ottava rima, Carlo incarnava quello spiri-to terragno, sanguigno, beffardo, irridente dellatoscanità più vera, la poesia della terra e del vino,degli alberi e delle donne. Gli alberi erano suoiamici, gli alberi di Monte Morello, sopra SestoFiorentino, dove andava a smaltire le sue panta-grueliche mangiate e bevute. Quel Monte Morelloda dove veniva il vento che “portava direttamentenel cervello il senso di libertà”: così Carlo racconta-va di Cambi Remo, un ciabattino anarchico a cuibastava di fare tre paia di scarpe alla settimana,mica di più. Il resto del tempo serviva per vivere:stare con gli amici, fumare, fare qualche merenduc-cia. Cambi Remo era il modello di vita – ben primadella decrescita – che il Monni proponeva, e inqualche modo egli stesso incarnava.Ho avuto la gioia di fare uno spettacolo di canti

popolari, prevalentemente attinti al repertorio sal-vato di Caterina Bueno, in cui Carlo interveniva rac-contando storie, come quella di Cambi Remo, orecitando poesie. Il quinto canto della DivinaCommedia, per esempio. E lo faceva come da settesecoli prima di lui avevano fatto i contadini toscaniche si erano appropriati di quella divina lingua vol-gare, e se la tramandavano di padre in figlio, dimemoria in memoria. Quando portai lo spettacoloall’Istituto De Martino, Ivan Della Mea, che nonconosceva il Monni, rimase folgorato. “Recita Dantemeglio di Benigni”, scrisse sull’Unità. Intendendoproprio che nel suo recitare, anche storpiando avolte il sacro verbo dell’Alighieri, conservava quellasecolare tradizione popolare in modo mirabile. Eforse anche per questo Monni è restato ai margini,diversamente da Benigni che si è involato versosuccessi mondiali. Ma in Televacca, così come nelsublime Berlinguer ti voglio bene, Monni/Bozzonenon era certo da meno del giovane Benigni (quelloviscerale di allora, non quello evangelico di poi).Peccato che Benigni non si sia più ricordato del suoantico amico, dopo. Ma queste sono altre storie.E altri grandi poeti toscani erano ridonati dal Monnial suo pubblico. Come Dino Campana (di cui diceva:“Sento Campana simile a me, lo amo, mi identificoin lui anche se io, certo, so scrivere peggio. Spero di

non morire in un manicomio come è capitato a lui,ma anch’io ho subito molte vessazioni”), oCardarelli. Il cui verso “Mi sento come il grillo nel-l’uragano” era un verso in cui, credo, l’anima del

Monni si denudava a fondo. Nel suo spettacolo suCampana, quel verso veniva messo a confronto conl’ungarettiano “Si sta come d’autunno sugli alberile foglie”, a tutto vantaggio della potenza cardarel-liana. 1-0. Così come, altro che “La morte si sconta

vivendo”, ma “La vita io l’ho castigata vivendola”. 2-0.E l’ha castigata davvero, Carlo, in tutti i sensi.Come l’hanno castigata prima di lui Caterina eAltamante. Che personalmente vidi l’ultima voltadiversi anni fa, era il 2005, quando a Caterina ave-vano dato il Fiorino d’oro. Li vidi tutti insieme, quel-la volta, tutti per l’ultima volta. Chi l’avrebbe dettoquella sera, quando andammo con Carlo a mangia-re e bere in una vecchia trattoria sopra Firenze.Adesso la sua casa di via dell’Inferno, nel centro sto-rico di Firenze, una piccola casa comprata con i soldiguadagnati tra gli anni settanta e ottanta, è vuota.Guarda il caso, anche l’ultimo spettacolo dantescodi Carlo si chiamava “Monni all’Inferno”. Ma sappia-mo che molti teologi ci dicono che l’Inferno, se esi-ste, è vuoto.Carlo Monni, adesso, è nel luogo beato di coloro chevivono la vita castigandola, che la trangugianotutta, fino all’ultimo sorso, ingordi, perseverandonel proprio esser-sete, una sete infinita, come gliesseri carnevaleschi rabelaisiani, quelli che “se lasete non è presente, bevo per la sete futura, preve-nendola, capite. Io bevo per la sete avvenire, bevoeternamente”.

Marco Rovelli(da Il fatto quotidiano)

Siamo toscani tristi oggi

“Vi chiedo, vi scongiuro, voi tutti che mi avete amato e che amate la vita e la libertà, di NON FERMARVIMAI, di non darvi pace, finché quelsogno di pace non sarà realizzato”

Dino Frisullo

“Dio c’è ed è comunista”Franca Rame

“... ed è anche femmina”Jacopo Fo

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 10

Page 11: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

1 giugno 2013

Sulle questioni delle povertà, dell’emarginazione,del razzismo, si registrano comportamenti offensivi econdannabili nelle istituzioni e nei media, che ovvia-mente contestiamo. Va posto subito in evidenzaquanto le politiche e le misure di austerità e di rigorein atto, si riflettano pesantemente sulle condizionisociali della gran parte della popolazione, oltre adaccentuare la già grave persistenza delle disugua-glianze sui livelli di vita delle/dei cittadine/i.L’aumento inquietante degli sfratti, l’impossibilitàeffettiva dell’accesso al credito per i giovani, per glianziani, per le famiglie, sta creando una vera e pro-pria preclusione nel rendere possibile l’accesso adignitose soluzioni abitative. Infatti oggi il solo 10%della famiglie si accaparra il 50% della ricchezza

totale, così l’altro 90% delle famiglie deve suddivi-dersi il restante 50%. Il rapporto poi fra quanto gua-dagna un lavoratore dipendente ed un manager è di1 a 136. Solo da questi due indicatori si registra losquilibrio pesantissimo che grava sulle condizionidella gran parte della popolazione. L’aumentocostante dei prezzi e delle tariffe, assieme alla perdi-ta del potere d’acquisto dei salari, ha falcidiato i red-diti e ridotto i consumi delle famiglie. Infatti ormaiun terzo della popolazione vive tra i confini dellapovertà e in misura crescente sotto la soglia di pover-tà, data sia la continua erosione dei salari, sia la sem-pre più dilagante disoccupazione, sia la giungla ine-stricabile e penalizzante della precarietà lavorativa.Inoltre altri minacciosi aumenti del costo della vitaappaiono all’orizzonte dei prossimi mesi, tra cui quel-lo di un punto dell’IVA, che si riverserà massiccia-

mente sui consumi, la stessaIMU, la nuova e più dispen-diosa TARES per rifiuti e ser-vizi, i tagli progressivi nel-l’accesso pubblico per la dife-sa della salute, dati anche icontinui interventi di priva-tizzazione della sanità. Vadetto poi che le spese, ingiu-stificate, sia per commesse diarmamenti di guerra quali isuperbombardieri F35, siaper grandi opere inutili e

devastanti sottraggono milioni di euro alla difesa delterritorio, al recupero strutturale e funzionale discuole e di università, al restauro di migliaia di abita-zioni colpite da eventi sismici e non solo, al patrimo-nio culturale, al potenziamento mirato nelle attivitàdi ricerca. Si è assistito insomma in questi anni ad unmassiccio spostamento delle risorse monetarie daisalari e dalla spesa sociale e di difesa ambientale almalaffare ed ai profitti. In questo quadro devastantedecine di migliaia di persone e di famiglie si trovanoestromesse da ogni tutela sociale e finanziaria, priva-te di seppur minime possibilità di reddito, sottopostea sfratti o con affitti o i mutui non più sostenibili dapagare. Ormai milioni di persone sono sottoposte aquesto massacro sociale, nel vuoto di presenza dellostato e dei comuni, abbandonate come eccedenzedelle società. Un vero e proprio massacro sociale ècriminalmente in corso, fatto di famiglie e personesfrattate, prive di reddito minimo, fatto di cassainte-grati senza speranza di rientro lavorativo, di esodatifuori dal processo produttivo e dal contesto minimodi garanzie sociali, di disoccupati scoraggiati dall’im-possibilità di reperire un qualsiasi lavoro. Siamo in unterreno franoso che non si controlla più. Nel contem-po le ricchezze si ammassano in speculazioni finan-ziarie, in paradisi fiscali, con un’evasione fiscale unicain Europa per la sua enorme dimensione, a cui siaggiunge quanto la corruzione clientelare e mafiosasottrae alla destinazione pubblica e sociale dellostato.

Persone senza fissa dimora ormai in numero crescen-te popolano le città alla ricerca di un riparo e di unpasto, costrette a vivere in soluzioni minime precariee improvvisate, senza alcun intervento umano didignità e tutela sociale da parte del Comune che difatto considera queste presenze come un fastidio,come un ingombro, additate come responsabili deldegrado, dell’immagine lustra e accogliente dellacittà. Cittadine e cittadini sottoposte/i all’abbando-no, a pattugliamenti, a retate, a bruschi e forzatimaltrattamenti, destinati all’emarginazione, all’e-sclusione. Nonostante che gli appartamenti sfittisiano in numero superiore agli sfratti, nonostanteche vi siano edifici dismessi, anche di consistenti pro-porzioni, inutilizzati (ex Caserme, ex Scuole,ex sedi dienti soppressi ecc.,ecc) assistiamo a un’angoscianteprivazione di soluzioni abitative e di rispetto delladignità umana, oltre a una totale incuria ed abban-dono verso centinaia e centinaia di persone sole ofamiglie intere, in particolare di provenienza stranie-ra (vedi razzismo istituzionale), lasciate nella piùdesolante e penosa deriva.

Spazi Liberati - Lotte locali e proposte dalbasso: Associazione Il Muretto, CantieriSolidali-Labor.Politico Piagge, Comunità dellePiagge, Fuori binario-Giornale di strada,l’Altracittà-giornale della periferia, PalazzuoloStrada Aperta, per Unaltracittà-lista di cittadi-nanza, Rete Antirazzista Firenze.

Firenze città della paura, ma solo per i più deboli

PAGINA 11 CITTÀ

Sono Chiara Brandi, una mamma chea settembre non avrà una scuolamaterna dove poter mandare il pro-prio bimbo. Ho letto del problemadelle maestre che non sono stateaccolte nella classi di concorso ecredo che questa amministrazionestia facendo delle porcate enormisulla pelle dei nostri bambini.Vorrei segnalarvi un problema chesta affliggendo decine, forse centinaiadi famiglie fiorentine.Cerco di fare un quadro sintetico delproblema, sebbene non sia facile:• dal marzo scorso iniziano ad uscirele prime graduatorie per le scuolematerne: nel mio caso, di due prefe-renze indicate, nessuna ha posto peraccogliere il mio bambino (in unascuola sono circa 10 bambini rima-sti fuori, nell’altra quasi 15). Non èun caso isolato: scrivo su due blog dimamme cittadini e raccolgo una dieci-na storie analoghe: nelle scuole daloro scelte, in alcuni casi sono fuorianche 40 bambini; chiaramente que-sta è solo la punta dell’iceberg, essen-do difficilissimo coordinare tutti igenitori non conosco i numeri effetti-vi ma posso immaginare che sianoparecchi• da un colloquio con la preside dellascuola Marconi, mia prima scelta,apprendo che diversi presidi hannoimmediatamente chiesto l’apertura dinuove classi. Anche laddove potrebbeessere possibile (ad es. alla Marconi

ed alla Daddi hanno una classe vuotache permetterebbe di risolvere il pro-blema per quel circolo didattico) leautorità competenti, Provveditoratoo Comune, ad oggi non hanno datosegno di voler procedere.L’assunzione di 2 maestre corri-sponde ad un budget di circa40.000 euro all’anno, per un nume-ro max di 27 bambini: facendo unbanale conto della serva, anche se celo pagassimo noi genitori, non cicosterebbe più di 200euro al mese(meno di qualsiasi scuola privata).• io, così come le altre mamme con cuiabbiamo fatto rete, abbiamo scrittoal sindaco ed all’assessore compe-tente Giachi: nessun cenno, neancheuna mail di autoreply!• i criteri con cui si fanno le gra-duatorie sono non omogenei (aparte le scuole comunali che adottanouno stesso criterio, quelle statalihanno facoltà di indicare punteggidiversi con delibera del consiglio d’i-stituto) e tengono principalmenteconto del solo fatto anagrafico (resi-denza nella zona di pertinenza). Il cheè anche giusto, ma diventa paradossa-le se si pensa che è abbastanza nor-male che una scuola venga scelta pervicinanza alla propria abitazione,quindi tutti hanno uno stesso punteg-gio di base ... alla fine fa da discrimi-nante l’età anagrafica ... come tirare asorte, praticamente: che colpa ha miofiglio se è nato il 3 di dicembre?! Ha

meno diritto di una altro bambino adavere una scuola solo per questo?!Io credo che la situazione meriti l’at-tenzione dei media: che dei bambinidi 3 anni non abbiano accesso allascuola in base a degli assurdi criterianagrafici senzam i n i m a m e n t etenere conto dellesituazioni familia-ri o del reddito(come viene fattoper gli asili nido).Nessuno ne parla.Analoghe situa-zioni nei comunilimitrofi di Campie Prato, in basealle mail che mihanno scrittodelle mamme.È possibile chenon sia un argo-mento da consi-derare “grave” edi cui parlare? Spero di poterincontrare l’inte-resse della vostraredazione. Noimamme, seppureconvinte di dovecontinuare a cer-care tutte le stra-de per avere unarisposta, iniziamoad essere un pò

avvilite. Siamo a Giugno, tra 3 mesiinizia la scuola e non abbiamo avutonessun riscontro.

Chiara Brandi

Diritto di ... asilo

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 11

Page 12: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

VOCI PAGINA 12

Parlare civile

MOMENTIAnche quando sei piena di amici, anche quando sei piena di affetto, ma ti

senti vuota e sola dentro, ed in un secondo puoi distruggere tutto quello

che con fatica hai costruito in tanti anni.

Io ho distrutto un forte e delicato rapporto terapeutico costruito in 8

anni di lavoro con la mia terapeuta.

E pensare che si può risolvere con tanta forza di volontà.

Io non sono un esempio per nessuno, ma ti invito lettore ad apprezzare

le piccole cose perché solo con quelle puoi ritrovare la gioia di vivere e

non distruggeresti mai niente.

Con molta forza di volontà ho superato quel vuoto che mi faceva stare

male, adesso al posto del vuoto c’è un

forte senso di orgoglio.

Sto campando di piccole cose ed

un applauso alle dipendenze

affettive che sono le uniche che

riempiono e ti arricchiscono e poi

ho vinto tante battaglie al punto

tale che penso che riuscirò a vin-

cere anche la guerra.

Con affetto a tutti,

Vostra Isabella

La mancata riassunzione di

Riccardo Antonini è una ferita per tutti

Il Comitato NO TUNNEL TAV e i gruppi costituenti “SpaziLiberati” sono attoniti alla notizia che il giudice del Tribunale diLucca, Luigi Nannipieri, ha respinto il ricorso contro la decisionedelle Ferroviedelle Stato dilicenziare ilt e c n i c oR i c c a r d oAntonini.La “colpa” diAntonini è diessere tecni-co di partedei parentidelle vittimedella strage diViareggio del 29 giugno 2009, di essersi sempre battuto strenua-mente per difendere la sicurezza dei lavoratori e dei viaggiatorinelle ferrovie italiane.Una distorta visione aziendalista dei vertici delle FS (in primoluogo l’AD Mauro Moretti) sta stravolgendo completamente lamissione delle Ferrovie dello Stato che, da gestore dell’eserciziodi un servizio pubblico fondamentale come il trasporto, si stannosempre più trasformando in struttura al servizio di un sistemaeconomico e politico che vede solo nelle grandi opere garanziadei propri profitti.Governo e vertici delle FS dovrebbero sempre ricordare che leferrovie sono un patrimonio degli Italiani, realizzate con il lavoroe le risorse di tutti. Riccardo Antonini, il ferroviere di Viareggio,ha sempre avuto, nei suoi comportamenti e dichiarazioni, il finedi garantire alla collettività un trasporto pubblico decente eSICURO.Il licenziamento prima e la mancata riassunzione adesso diAntonini sono una brutta ferita per tutti.I comitati toscani sono comunque sicuri che le ragioni alte diRiccardo saranno riconosciute nei gradi successivi di giudizio.

Comitato NO TUNNEL TAV

SPAZI LIBERATI

“Parlare civile”. Per una comu-

nicazione che non discrimina

Da clandestino a femminicidio, la cura

incessante delle parole

“Le parole possono essere muri oponti. Possono creare distanza oaiutare la comprensione dei pro-blemi. Le stesse parole usate incontesti diversi possono essereappropriate, confondere o addirit-tura offendere”.

Ad esempio: [Prima dell’espressione

persona senza dimora, si parlava di

barbone o clochard. Se è evidente che

barbone ha un’accezione negativa e

stigmatizzante, il secondo termine,

invece, è spesso usato come sinonimo

di senza dimora. Clochard viene usato

per ingentilire e suggerisce lo stereoti-

po di vivere sotto i ponti per scelta

romantica.

La realtà è che molti si adattano in

negativo alla situazione che vivono.

Persone che si trovano sulla strada si

raccontano e raccontano agli altri che

dietro ci sia una scelta.

Ma è una strategia di sopravvivenza

per poter resistere in una situazione di

forte disagio, per mantenere quel

minimo di autostima che ti consente

di non annientarti in una situazione

in cui socialmente sei già annienta-

to.”] (tratto dal libro)

Parlare civile, a cura diRedattore Sociale in collabora-zione con l’associazioneParsec (Bruno Mondadori,aprile 2013) e il sostegno diOpen Society Foundations, èil primo libro in Italia dedi-cato ai principali temi arischio di discriminazione e al lin-

guaggio per parlarne: Disabilità, Genere e orienta-mento sessuale, Immigrazione,

Povertà ed emarginazione,Prostituzione e tratta,

Religioni, Rom e Sinti, Salutementale.

Un minidizionario di 25 parolechiave, a cui se ne legano quasi

350.Non una nuova opera di denun-

cia della cattiva informazione, néuno strumento di censura o di

intralcio al lavoro giornalistico, eneppure un repertorio del politi-

cally correct. Un libro di servizio che, senza ideolo-gia e attraverso opinioni diverse,cerca di indicare una direzioneresponsabile alla comunicazione pub-blica, giornalistica e politica, di chiari-re i dubbi e contestualizzare l’uso ditermini spesso abusati nelle cronachequotidiane.

LA VEGLIA E IL SONNODormo; e quando dormo! Sempre dormo.

Il dormire tanto è nascondermi; ma io pago il fio.Dormo, dormo e dormo.

È dura la veglia; realtà e fantasia lottano dentro di me.È difficile vivere, è rischioso vivere.

Vivere; ma perché, per cosa, molto meglio dormire.Dormire ed estraniarmi; mi piace, ma non mi soddisfa.

Come mi è congeniale vivere.Ciò che mi piace di più; è il vivere e stare sveglio.

Però è facile dormire, è difficile affrontare la realtà di tutta una vita.Sveglio e sveglio; è buono (anche è difficile).

La musica aiuta.

Enzo Casale

Vorrei essere una foglia al ventoper volare lontano

respirando la libertà che Dio mi ha donatoricordando che la vita è preziosa

e nessuno abbia o ha il diritto di rubartela.

A volte sono le poesie solitarieche riscaldano il cuore.

Marco Petrosino

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 12

Page 13: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Arcipelago C.I.E.Indagine sui centri di identificazione ed espulsione italiani

PAGINA 13 ImmIGRAZIONE

Nella città di Firenze vivono circa 250

richiedenti asilo e rifugiati in condizione di

marginalità abitativa all’interno di stabili

occupati. Sono persone in fuga da guerre,

catastrofi naturali o persecuzioni perso-

nali, che nel nostro Paese hanno trovato

protezione acquisendo un titolo di sog-

giorno in vir tù del quale dovrebbero

godere del diritto all’accoglienza e di pro-

grammi di inserimento sociale.

I pazienti che il Camper per i diritti di

MEDU <http://www.mediciperidirittiu-

mani.org/camper2.htm> (unità mobile di

orientamento e prima assistenza sanita-

ria) ha incontrato tra ottobre 2011 e

ottobre 2012 nel territorio fiorentino

sono affetti principalmente da patologie

legate allo stato di precarietà e di stress

a cui sono sottoposti, da traumatismi

legati al viaggio o al vissuto drammatico

nel Paese di provenienza.

Rimangono ai margini della società a

causa di una carenza del nostro sistema

di accoglienza, sconosciuti ed esclusi di

fatto dai servizi e impossibilitati ad otte-

nere una iscrizione anagrafica per una

scelta dell’amministrazione comunale fio-

rentina. Le barriere all’accesso ai servizi

di salute sono rappresentate dalle difficol-

tà linguistiche, dalla mancata conoscenza

del funzionamento dei servizi e in molti

casi dall’impossibilità di esenzione dalla

spesa sanitaria.

Più del 70% ha meno di trent’anni, quasi

l’80% è presente da più di sei mesi ma

nel 65% dei casi risulta privo di docu-

mentazione sanitaria o ha una tessera

sanitaria scaduta. Questi sono solo alcuni

dei dati e delle riflessioni raccolte dai

volontari di MEDU e contenute nel

Rapporto “RIFUGIATI A FIRENZE. Un annodi attività del progetto Un camper per i

diritti con i titolari di protezione interna-zionale”.Il Rapporto contiene anche alcune storie

simbolo di utenti incontrati sulla strada,

tra cui la storia di H., disabile e vittima di

violenza, a cui viene impedito il rinnovo

del permesso di soggiorno in quanto

privo di residenza. H. viene respinto dai

servizi per undici mesi, durante i quali la

solidarietà dei compagni rappresenta la

sua salvezza.

C’è poi la storia di M, affetto da sindrome

di schizofrenia, dichiarato totalmente

incapace di intendere e volere da un sen-

tenza del Tribunale di Firenze, entrato in

contatto con i servizi ospedalieri e ospita-

to per un periodo nel sistema di acco-

glienza istituzionale. Oggi H. vive in uno

scantinato in condizioni disumane e in

sostanziale abbandono.

Rapporto di Medici per i Diritti Umani

Roma, 13 maggio 2013 - I centri di identificazione edespulsione (CIE) garantiscono il rispetto della dignitàe dei diritti fondamentali degli stranieri trattenuti? Aquindici anni dall’istituzione di questi centri, qual èla reale efficacia dell’istituto della detenzione ammi-nistrativa nel contrasto dell’immigrazione irregolare?Esistono altri strumenti meno afflittivi per affrontarequesto fenomeno?Medici per i Diritti Umani (MEDU) ha presenta-to oggi, presso la sala della Stampa Estera aRoma, il rapporto Arcipelago CIE. Indagine sui centridi identificazione ed espulsione (Infinito Edizioni).Lo studio parte dalla volontà di trovare delle rispostead alcune questioni di fondo, nella consapevolezzache il tema della detenzione amministrativa deimigranti vada ben al di là del problema umanitario eche riguardi la tutela di valori essenziali per la vitacivile di un Paese. L’indagine, compiuta nell’arco diun anno, è la prima realizzata da un’organizzazioneindipendente attraverso visite sistematiche in tutti iCIE, dopo il prolungamento, nel 2011, dei tempi ditrattenimento a 18 mesi. Oltre che sul monitoraggiodei centri, lo studio si è basato sull’analisi di dati sta-tistici e sulla raccolta di testimonianze dirette deglistranieri trattenuti e del personale che vi opera. Una

parte del rapporto è inoltre dedicata alla situazionedei centri di detenzione per migranti in altri Paesieuropei a forte pressione migratoria.

Le evidenze acquisite confermano in modounivoco la palese inadeguatezza dell’istitutodella detenzione amministrativa nel tutelarela dignità e i diritti fondamentali dei migrantitrattenuti, tra cui la salute e l’accesso alle cure.Inoltre, anche alla luce di un’analisi prettamente uti-litaristica e sulla base dei dati forniti a MEDU dallaPolizia di Stato, il sistema dei CIE si dimostra falli-mentare in quanto scarsamente rilevante e poco effi-cace nel contrasto dell’immigrazione irregolare. Ilprolungamento dei tempi massimi di trattenimentoa un anno e mezzo non ha inoltre sortito alcun effet-to significativo in termini di efficacia nei rimpatrimentre ha contribuito ad aggravare in modo allar-mante la tensione all’interno dei centri. Anche l’effi-cienza dell’intero apparato dei CIE appare quantomeno discutibile. In effetti, anche a prescindere dal-l’alto costo umano che i CIE comportano, l’insieme deicosti economici necessari ad assicurare la gestione, lasorveglianza, il mantenimento e la riparazione diqueste strutture non appare commisurato ai modesti

risultati conseguiti nell’effettivo contrasto dell’immi-grazione irregolare.

I CIE si confermano dunque strutture congenitamen-te incapaci di garantire il rispetto della dignità e deidiritti fondamentali della persona. Un’inadeguatezzacorrelata alle modalità di funzionamento e alle carat-teristiche strutturali che si rivela tanto più di fondonella misura in cui mantiene la sua rilevanza indi-pendentemente dagli enti gestori presenti nelle sin-gole strutture. Di fatto, la funzione degli enti gestorisembra limitarsi a quella di ruote più o meno effi-cienti all’interno di un iniquo ingranaggio – quellodei centri di identificazione ed espulsione – delquale non sono in grado di modificare, se non inmodo alquanto marginale, le criticità di fondo.

Medici per i Diritti Umani chiede dunque: 1) lachiusura di tutti i centri di identificazione edespulsione attualmente operativi in Italia, inragione della loro palese inadeguatezza strut-turale e funzionale; 2) la riduzione a misuraeccezionale, o comunque del tutto residuale,del trattenimento dello straniero ai fini delsuo rimpatrio.

Medici per i Diritti Umani ritiene, altresì, che il conse-guimento dei due punti sopracitati debba avvenirecontestualmente all’adozione di nuove misure digestione dell’immigrazione irregolare, caratterizzatedal rispetto dei diritti umani e da una maggior razio-nalità ed efficacia. Nel formulare alcune delle possi-bili proposte alternative all’attuale sistema dei CIE,Medici per i Diritti Umani ha ritenuto opportuno rife-rirsi ad alcune strategie di fondo già puntualmenteindividuate dalla Commissione De Mistura: diversifi-cazione delle risposte per categorie di persone, gra-dualità e proporzionalità delle misure d’intervento,incentivazione della collaborazione tra l’immigrato ele autorità. In passato l’Italia è stata all’avanguardianel superamento di istituzioni chiuse ritenute a tortoineliminabili, come, ad esempio, il manicomio,attuando riforme coraggiose, seppur non prive di dif-ficoltà, come quella relativa all’assistenza psichiatri-ca. La chiusura dei centri di identificazione ed espul-sione, nell’ambito di un profondo ripensamentodelle politiche sull’immigrazione, potrebbe esserel’occasione per il nostro Paese di segnare un nuovocammino di progresso civile.

Medici per i Diritti Umani

Per far sentire la vocedell’Italia che  non si rasse-gna al razzismo!Per esigere una legge sull’immigrazione   cheaffermi i diritti dei e delle migranti e  rifugia-ti!Per il riconoscimento del diritto alla   cittadi-nanza di chi nasce o cresce in Italia!Per il diritto di voto a chi risiede e   lavora inItalia!Per costruire una manifestazione  nazionaleantirazzista e per i diritti negatiAncora una  volta abbiamo dovuto assistere al ritor-no di cori xenofobi e razzisti di vario  stampo neglistadi, sui muri delle città, nella stampa, ma anche inseno alle   istituzioni della Repubblica. Ancora unavolta un episodio di cronaca nera è stato usato perscatenare una campagna di criminalizzazione del-l’immigrazione,   unico fondo di commercio di unadestra xenofoba che non ha più null’altro da  offrire.

La Ministra Cécile Kyenge anche lei è stata bersagliodi gravi offese  ed insulti. Perché nera, perché donna,perché ha rivendicato la pluralità  della sua identità,e perché ha scelto di non rimanere in silenzio.Invece noi crediamo che c’è anche un paeseche  desidera il cambiamento e che continua a lotta-re perché quel cambiamento si  produca e si affermiil diritto a una vita dignitosa e a un futuro miglio-re  per tutti e tutte.Crediamo sia   necessario far sentire la voce di unpaese che rivendica le idee  dell’antirazzismo e del-l’antifascismo.Crediamo che  l”esperienza della migrazione ormaiappartiene a tutti i popoli e ha  contribuito a costrui-re ricchezza, da tutti i punti di vista, in tutti i  conti-nenti. Il futuro risiede nella capacità che le società ele istituzioni  avranno di  instaurare l’uguaglianza didiritti e  doveri.

Crediamo sia   necessario unire le forze di chi nonsmette di esigere più diritti per tutti  affinché ci siauna legge sull’immigrazione che concepisca l’immi-grato come un  essere umano e non come mera forzalavoro; una legge che tuteli realmente i  profughi e irichiedenti asilo, una legge che riconosca il dirittoalla  nazionalità italiana a chi nasce o cresce in que-sto paese; una legge che permetta a un pezzoimportante di società di esprimere il proprio voto;una  politica sull’immigrazione che non sia impron-tata sulla repressione e  criminalizzazione degliimmigrati ma che invece favorisca la costruzionedi  una società di convivenza.Crediamo sia  ora che si senta la voce di tutti i sog-getti che in Italia rivendicano questi   contenuti.Crediamo sia possibile farlo unitariamente, valoriz-zando la  diversità di approcci.Per ciò chiamiamo le associazioni di migranti e

di  persone di origine migran-te, le associazioni antirazzistee non solo, le   organizzazioni

laiche e religiose, i movimenti, sindacati e partiti adun  assemblea nazionale il 6 luglio a Firenze (Luogoancora da stabilire) per  definire e costruire colletti-vamente una manifestazione nazionale per  condivi-dere una battaglia di civiltà in cui sia visibile un’Italiache non   discrimina, una Italia più giusta, un’Italiache valorizza e riconosce pari  dignità sociale e ugua-glianza davanti alla legge a tutti i cittadinisenza  distinzione di sesso, di lingua, di religione, diopinioni politiche, di  condizioni personali e sociali”.Per raggiungerci e promuovere questa assembleainsieme  a noi scrivere a:     D i r e t t i v oPrendiamolaparola,    Mercedes  Frias:    [email protected] <mailto:[email protected]>

Assemblea Nazionale a Firenze, 6  luglio 2013

RIFUGIATI A FIRENZE

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 13

Page 14: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Info:Via del Mezzetta, 1/int. - 50135Firenzesettore donne: tel. 055 602311settore minori: tel. 055 601375

ArtemisiaL’Associazione Artemisia è un’asso-ciazione di Promozione Sociale –Onlus.Si occupa di donne, bambine e bambi-ni che subiscono violenza, e di adul-ti/e che hanno subito violenza nell’in-fanzia.L’Associazione gestisce il Centrodonne contro la violenza “CatiaFranci”, sito in un immobile messo adisposizione dalla Provincia diFirenze; gestisce inoltre due case rifu-gio a indirizzo segreto per le situazio-ni di maggiore rischio.

AttivitàLe attività sono curate da due gruppidi lavoro che si occupano di:

Violenza alle donne: sioccupa di donne vittime diviolenza fisica, psicologica,sessuale, economica e per-secuzioni;Violenza in età minore: sioccupa di bambine e bam-bini vittime di abuso ses-suale, maltrattamento fisi-co, psicologico, trascuratez-za e violenza assistita, e diadulti/e che hanno subitoviolenza in età minore.

Servizi offerti• consulenza psicologica elegale• percorsi di elaborazionedel trauma e di uscita dallaviolenza (individuali e digruppo)• valutazione e sostegnoalla genitorialità• valutazione delle conse-guenze psicologiche causa-te dalla violenza• sostegno psicologico epsicoeducativo mediantegruppi ai bambini e alle bambine vit-time di violenza assistita• accoglienza protetta in casa rifugio• formazione, informazione e sensibi-lizzazione ricerca e documentazione

Chi siamoLe attività sono svolte da personalevolontario e consulente, composto daprofessioniste quali psicologhe-psico-terapeute, assistenti sociali, avvocate,educatrici, psichiatre, tutte con unaspecifica formazione sulla violenza e

sui suoi effetti traumatici.Alle donne è garantito l’anonimato.

Progetti e campagne• Campagna di informazione ededucazione finanziaria (dal 2012),iniziativa Findomestic per renderepiù consapevoli e tutelare le donnenell'accesso al credito responsabile.Vai al sito• Iniziativa “Avon Running - Lacorsa delle donne” (dal 2012), conraccolta fondi a favore dei nostri pro-getti di sostegno psicologico dei bam-bini testimoni di violenza domestica edelle loro madri, per aiutarli a supera-re gli effetti traumatici della violenza.Iniziativa di Avon Running, in colla-borazione con Firenze Marathon.• Progetto sperimentale “Accoglien-za integrata di emergenze” (dal2011), che intende rispondere allanecessità di ospitalità immediata perle donne e i nuclei madre-bambini/eche si trovano in pericolo per situa-zioni di violenza domestica e/o ses-

suale, con una reperibilità telefonica24h/7• Progetto “Banco Farmaceutico”(dal 2011), che prevede la distribu-zione gratuita di farmaci da banco alleutenti di Artemisia e della CasaRifugio, qualora ne facciano richiesta• Progetto “Abitare Solidale” (dal2010), in collaborazione conl’Associazione Auser VolontariatoTerritoriale di Firenze, e con i Comunidi Firenze, Bagno a Ripoli, Scandicci, efinanziato da Cesvot: il progetto pro-

muove forme dicoabitazione trachi, desideroso dicostruirsi o rico-struirsi un nuovopercorso di vita,non può permet-tersi un'abitazio-ne propria o l'af-fitto per un postoletto, e chi, pro-prietario/a diu n ' a b i t a z i o n e ,sente il bisognodi condividere ipropri spazi divita: per avere unpiccolo sostegnoeconomico e unaiuto nelle man-sioni quotidiane,vincere la solitu-dine e aderire a un progetto basato susolidarietà e coesione sociale• Progetto “Coop Buon Fine” (dal2010), in convenzione con l’UnicoopFirenze, un progetto per il recupero

di prodotti buoni non più ven-dibili per difetti nella confezio-ne o perché vicini alla scaden-za, donati da Unicoop Firenzead Artemisia per le proprieutenti• Progetto “L’asilo che nonc’è” (dal 2010), sponsorizzatodalla Fondazione Marchi, unasilo che non ha indirizzo, maha come sede la casa rifugio, adindirizzo segreto: è un aiutoalle donne della casa, nel pren-dersi cura dei loro figli mentreloro sono impegnate a lavora-re• Progetto “BancoAlimentare” (dal 2009), cheprevede il ritiro gratuito, unavolta al mese, da parti delleutenti di Artemisia, di prodottialimentari a lunga conserva-zione, e una volta ogni tre mesidi prodotti NOFOOD• Campagna sulla ViolenzaSessuale dal 2007 (promossacon l’aiuto della FondazioneMarchi), rivolta alle donne che

hanno subito violenza sessuale, e con-cretizzatasi anche con l’attivazione digruppi di auto-aiuto. Leggi la brochu-re• Prevenzione nelle scuole medieinferiori e superiori di Firenze eprovincia: organizzazione di inter-venti di informazione e sensibilizza-zione rispetto al tema della violenzasulle donne, delle relazioni affettive edegli stereotipi di genere, su richiestadi insegnanti o studenti, o nell’ambitodi progetti specifici

LA PAROLA ALLE DONNE PAGINA 14

LA LOTTA DEL FAUNO

La lotta del faunoNon so bene di che sei fatto.

Credo che cerchiqualcosa di evanescente,

da cui dipendo io,dolce e sfuggevole.

Dolce io ninfa,che tu conoscesti

Quel giorno a Portofinoquando raccoglievamo

profumi di cameliecome noi.

E tu mi dicesti:'non posso vivere senza di te'.

Ed io naufragai in risate incoscienti e cattive.

Tu cuore di asina,rapito all'improvviso,

mi chiedevi un'altra chance

ed io, pazza di te

rispondevo sìmentre tu mi hai detto nocome inguaribile dilemma,

lotta del fauno che smise di lottaree come un salmone

risale il fiume,lasciò

il teatro della vita.La lotta del fauno.

Sisina

Artemisia Gentileschi - Susanna e i vecchioni 1610

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 14

Page 15: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

PAGINA 15 VOCI

Assessore rimosso al Comunedi Pistoia per le sue posizionesu acqua pubblica. Una scon-fitta per la politica del cambi-amento, un duro colpo per latutela dell’interesse dei citta-dini

Come comitato dell’acqua pubblicacrediamo che, dopo un solo anno dimandato, la destituzione dell’asses-sore Ginevra Lombardi rappresentiinnanzitutto una sconfitta per i citta-dini e per l’idea di cambiamento.Appare evidente che, dietro un gene-rico quanto retorico “progressivoindebolirsi di quel sentimento dipieno affidamento reciproco necessa-rio per una fruttuosa collaborazioneamministrativa”, si nasconda ilsegnale di un brusco quanto repenti-no cambio di rotta dell’amministra-zione Bertinelli, motivo per cui siamo

convinti che il “nuovo assetto” politi-co della Giunta non tarderà a far sen-tire in negativo i suoi effetti nellaguida e nella gestione della città.“In particolare la nostra preoccupa-zione è per le conseguenze che que-sta decisione potrà avere nei con-fronti della battaglia civile in difesadell’esito referendario. GinevraLombardi in prima persona ha porta-to avanti con convinzione, coraggio ecompetenza la battaglia contro latariffa fino a conseguirne la bocciatu-ra nell’ATO Toscana 3. La rimozione di Ginevra Lombardinon solo indebolisce i risultati rag-giunti, ma mette in luce il reale inte-resse che certa politica riserva allequestione dell’acqua. Le scelte fattedall’allora assessore Lombardi che siè esoposta in prima persona certonon sono piaciute alle aziende: lei hasaputo resistere alle loro pressioni,forse qualcun altro no.”

Ricordando infatti il ruolo fondamen-tale svolto un mese f a d a l l ’ a s s e s -s o r e Lombardi nella vicenda che inseno all’Autorità Idrica Toscana haportato alla messa in discus-sione della nuova tariffaidrica e all’aperturadi un confrontoavanzato circa ifuturi assettidella gestionedel ServizioIdrico Integratonella nostraregione, ci inter-roghiamo preoccu-pati su quale sarà ilrisultato politico diquesta decisione nell’esitodell’assemblea dell’Ato3 Toscanaprevista proprio tra pochi giorni, ilprossimo 27 maggio, con la quale icomuni delle province di Pistoia-Prato-Firenze saranno chiamati a

riconfermare o meno la bocciaturadel nuovo modello tariffario. Considerato il “nuovo assetto”, l’am-ministrazione Bertinelli riuscirà ad

essere coerente con la lineafin qui impostata oppure

a prevalere sarannoaltre logiche che

nulla hanno a chevedere con ladifesa dei dirittidei cittadini?Nell’attesa, dacittadini, voglia-

mo rinnovare aGinevra Lombardi

la nostra solidarietàed il nostro apprezza-

mento per l’impegno profu-so e per i risultati ottenuti.

Forum Toscano dei Movimenti per

l’Acqua Forum Italiani dei

Movimenti per l’acqua

No Muos, le mamme di Niscemiscrivono alla Boldrini

Pubblichiamo di seguito la lettera che il comitatoMamme No Muos di Niscemi ha inviato allaPresidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini.Il tema è ovviamente quello della lotta al radar che leforze armate americane vorrebbero installare nellabase siciliana. I comitati pubblici protestano nel tim-ore che i nuovi radar possano provocare un aumentodi radiazioni e malattie e lo stesso Governatore dellaSicilia, Rosario Crocetta, si è dichiarato contrario allarealizzazione delle antenne senza uno studio scien-tifico di settore che possa escludere i rischi per lasalute dei siciliani.

NISCEMI -  “Gentilissima onorevole Boldrini, chi lescrive questa lettera fa parte del Comitato Mamme NoMuos di Niscemi.Come ella certamente saprà da diversi mesi nella cittàdi Niscemi, in Sicilia, sono in atto diverse proteste con-tro la costruzione del sistema radar denominato MUOSe contro un sistema di 46 antenne trasmittenti per usomilitare della marina statunitense.Dal mese di Novembre centinaia di attivisti e cittadinidella città di Niscemi e della Sicilia tutta sono scesi instrada per protestare contro quello che viene ritenuto

da autorevoli studiosi un pericolo perla salute pubblica di noi cittadini especialmente dei bambini.È oramai avviato un processo di revo-ca da parte del Presidente dellaRegione Siciliana Rosario Crocetta ilquale, riconoscendo la possibile peri-colosità, del sistema vigente dentroquesta base militare, ha voluto inquesto modo cautelare la salute dinoi siciliani, provvedendo ad assicu-rare ulteriori studi sulla eventualepericolosità, delle onde elettromag-netiche sulla salute pubblica.Come si evince anche da misurazioniscientifiche compiute dall’istitutoArpa, varie volte nel corso di questi

ultimi mesi le emanazionielettromagnetiche emanatedal sistema trasmittenteattualmente funzionantehanno abbondantementesuperato i valori di tolleranzae pericolosità per gli esseriumani, ma ciononostantenessun organo competenteinterviene per fare rispettarela legge vigente.Dal mese di Gennaio, anchenoi donne di Niscemi abbi-amo costituito un comitato didonne, denominato appuntoComitato Mamme No muos,le quali siamo anche noi scesein strada per impedire il pas-saggio a mezzi militari e civiliche avevano come scopo lacostruzione del Muos. Tuttociò nel tentativo di dare unmaggiore apporto alla lottafino a quel momento combattuta da pochi e generosis-simi attivisti dei vari comitati No Muos. Da allora quo-tidianamente ci rechiamo, sin dalle prime ore del mat-tino, nel presidio di contrada Ulmo nei cui pressi ècostruita la base Usa e facciamo uso dei nostri corpi perimpedire o quantomeno cercare di ostacolare e ral-

lentare l’accesso ai tecnici e militari statunitensi. Tuttociò avviene da parte nostra in maniera pacifica, civile enon violenta: mai da parte nostra si è verificato un soloepisodio di violenza o pericolosità.  Questa situazioneha però fatto si nel tempo che crescesse la tensione e sisono più volte verificati scontri fra le mamme no muose la polizia la quale, da ordini superiori, vuole imporreil passaggio dei mezzi militari. L’ultimo episodio discontro fra le donne della Sicilia, che stanno difenden-do il diritto alla salute dei propri figli, e le forze dell’or-dine si è verificato stamattina, 6 Maggio, con stratton-amenti, sollevamenti di peso, spintonamenti nei con-fronti di noi mamme e di attivisti No Muos.  Un reso-conto di quanto verificatosi è per lei ben visibile alseguente indirizzo internethttp://youtu.be/kzJDN5bY4Io, in cui si evince come ilcomportamento di noi attiviste sia assolutamente non

violento e passivo. Epilogo di questo episodio è che unadelle donne No Muos, durante gli episodi raccontati, haavuto uno svenimento non sappiamo dovuto a qualimotivi ed è stata costretta ad un ricovero in ospedaletramite ambulanza.  Questo ultimo increscioso episo-dio ha ferito ed umiliato particolarmente tutte noi, col-

pite nell’amor proprio e dei nostri figli, le quali nonsapendo più a chi altro rivolgerci per far valere i nostridiritti e le nostre rivendicazioni, ci appelliamo alla suasensibilità in quanto donna, e mamma, oltrechéPresidente della Camera, per richiedere il suo interven-to tempestivo atto a riconoscere i nostri diritti e le nos-tre rivendicazioni di cittadini italiani, e che lei inter-venga per fare rispettare il nostro diritto di donne che,pur di fare rispettare la Legge Italiana, sono costrette asubire oramai quotidianamente atti di violenza esoprusi proprio da quegli esponenti delle forze dell’or-dine che dovrebbero in realtà garantire ed assicurare ilrispetto della legge e della dignità umana. La preghi-amo di intervenire in maniera decisa a far che si risol-va nel meglio modo questa incresciosa ed estenuantesituazione in cui tutte noi donne, mamme e nonne diNiscemi e della Sicilia avremmo sicuramente voluto

non trovarci coinvolte, ed in cui purtroppo veniamoinvece a trovarci e subire pur di garantire i diritti deinostri figli e dei nostri bambini”.

Comitato Mamme No Muos.

No MuosCos'è il M.U.O.S.?Il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) è unmoderno sistema di telecomunicazioni satellita-re della marina militare statunitense, dotato dicinque satelliti geostazionari e quattro stazionidi terra, di cui una a Niscemi, dotato di tre gran-di parabole del diametro di 18,4 metri e dueantenne alte 149 metri. Sarà utilizzato per coor-dinare in modo capillare tutti i sistemi militaristatunitensi dislocati nel globo, in particolare idroni, aerei senza pilota che saranno allocatianche a Sigonella.I Comitati NO M.U.O.S. esprimono fortissimepreoccupazioni riguardo le conseguenze dell'in-stallazione di tale sistema su: salute umana,ecosistema della Sughereta di Niscemi, qualitàdei prodotti agricoli, diritto alla mobilità e allosviluppo del territorio, diritto alla pace e allasicurezza del territorio e dei suoi abitanti.

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 15

Page 16: Fuori Binario n.158 Giugno 2013

Un comunicato dalla piazza, serratacontro la violenza della polizia.Chi sta vivendo su quelle strade queimomenti ed ha contribuito alla tradu-zione e condivisione di queste righe,mi racconta che è stato scritto con lalotta NoTav nel cuore, e quindi con lasperanza che quel movimento lolegga e lo faccia proprio.

Ieri, a TaksimSe ne diranno di cose, su questi quat-tro giorni. Si scriverà, si parlerà, sitracceranno grandiosi scenari politici.Ma che cose è successo veramente?La resistenza per il parco di Gezi hainfiammato la capacità di gente comenoi di autorganizzarsi ed agire – e peraccenderla è bastata una scintilla.Abbiamo visto il corpo della resisten-za stendersi verso di noi lungo ilponte del Bosforo, abbiamo visto ilsuo coraggio mentre combatteva perrespingere gli idranti su Istiklal;Abbiamo visto le sue braccia in tuttiquelli che, piegati da un’orgia di lacri-mogeni, lottavano per mettere i com-pagni in salvo; abbiamo visto il corpodella resistenza in ogni negozianteche ci ha offerto il cibo, in ogni dotto-

re sceso in strada per soccorrerci,in tutti quelli che hanno aperto lacasa ai feriti, nelle nonne rimastesveglie alla finestra a sbattere pen-tole tutta la notte contro la repres-sione.La polizia ci aveva dichiarato guer-ra – ma non è riuscita a spezzarequel corpo. Ha finito le scorte dilacrimogeni contro di noi, ci ha gas-sati nei tunnel della metro, è venu-ta di notte a darci fuoco nelle tende,ha usato i proiettili di gomma.

L’uso folle dei gas lacrimogeni, 1giugno 2013, piazza Taksim,Istanbul Ma era bastata una scintilla peraccendere il corpo della resistenza,e ormai poteva solo continuare. Equel che rimane di tutte questeesperienze, di tutte le nostre storiequel che restadi tutte lenostre, sarà lalinfa per questo

corpo, saràmemoria colletti-va. Ci seguirà inaltre resistenzeed altre battaglie,r i p e t e n d o c e l oancora e ancora:possiamo sce-gliercelo noi, ilnostro destino,agendo collettiva-mente. Possiamosceglierci qualevita vivere – e inquale città voglia-mo viverla.Gezi è stato unviaggio fatto ditenacia, creativi-tà, determinazio-ne, e coscienza. Dal parco la resisten-za ha travolto piazza Taksim, e daPiazza Taksim via verso il resto delpaese, finché Gezi è diventato pertutti noi lo spazio in cui tirar fuoritutta la rabbia contro chiunque vogliaimporci come vivere nella nostracittà. Adesso che questa rabbia l’ab-biamo vista, che questa solidarietàl’abbiamo assaggiata, niente sarà più

come prima.Nessuno dinoi sarà piùlo stesso.P e r c h éabbiamo sco-perto qualco-sa del nostroessere insie-me che maiprima aveva-mo visto. Enon l’abbia-mo solovisto: l’abbia-mo creato

insieme. Cisiamo vistifar partireuna scintil-la, accende-re il corpodella resi-stenza efarlo cam-minare.La lotta peril parco diGezi ha fattoscattare larivolta gio-vanile di alErdogan e leimposizioni dell’AKP.The day after, stamattina Sono i figlidelle famiglie sfrattate da Tarlabaı innome della speculazione edilizia,sono gli operai licenziati in nome

della privatizzazione, i precari schiac-ciati ogni giorno sotto la ruota delprofitto. Le lotte a venire farannotesoro di questa rabbia. Mac’è molto di più. La resisten-za per il parco di Gezi hacambiato la stessa defini-zione di quel che chiamia-mo spazio pubblico, perchéla battaglia per il diritto arestare in piazza Taksim hastracciato l’egemonia delvantaggio economico comeregola morale. Ha respintoil piano di riqualificazionecol quale l’AKP avrebbevoluto sconvolgere il ruolosociale dei nostri spaziurbani, cambiare le regoledi come viviamo la nostracittà, e a quale prezzo, e conquale estetica. RecepTayyip Erdogan ha provatoa imporci la sua idea dipiazza, ma oggi quello che èpiazza Taksim lo abbiamo

deciso noi cittadini: Taksim e Gezipark sono i nostri spazi pubblici.Questa invece è Ankara, sempre ieriAbbiamo visto che basta una scintillaper accendere il corpo della resisten-

za. Adesso sap-piamo che ciportiamo dietroaltre scintilleper altre nuoveb a t t a g l i e .Adesso sappia-mo di cosasiamo capaciquando lottia-mo collettiva-mente control’esproprio deinostri beni per-ché abbiamoscoperto cosa siprova a resiste-re. Da qui nonretrocediamo.Sappiamo chebasta unmomento per-che una scintillaprenda fuoco –

e di scintille ne abbiamo ancora tante.Questo è soltanto l’inizio – la lottacontinua!

Istanbul: la parola alla piazzaTURCHIA PAGINA 16

È Primavera anche in TurchiaLa battaglia d’Istanbul in difesa

di seicento alberi,

novecento arresti, mille feriti,

quattro accecati per sempre,

la battaglia d’Istanbul

è per gli innamorati a passeggio sui viali,

per i pensionati, per i cani,

per le radici, la linfa, i nidi sui rami,

per l’ombra d’estate e le tovaglie stese

coi cestini e i bambini,

la battaglia d’Istanbul

è per allargare il respiro

e per la custodia del sorriso.

Le parole di Erri De Luca

(ANSA) - ANKARA, 11 GIUGNOPer l'Associazione medici turchi Tbb almeno100 manifestanti sono stati feriti oggi, 5 deiquali sono gravi, quando la polizia ha ripreso ilcontrollo di Piazza Taksim. Molti, ha detto aHurriyet online il presidente della Tbb AhmetOzdemir Akta, sono stati feriti alla testa da can-delotti lacrimogeni sparati a altezza d'uomodalla polizia.

FB158_FB16 12/06/13 22:43 Pagina 16