fuori binario 150 luglio agosto 2012

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1 5 0 - luglio/agosto 2012 www .fuoribinario.org S P E D . A B B . P O S T ALE Art. 2 C o m m a 2 0 / C L 6 6 2 / 9 6 - F I R E N Z E O F F E R T A LIBERA GIO RN ALE DI STRADA DEI SENZA DIMORA - AUTOGESTITO E A UTO FIN A NZ IA T O Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno. •••••••••••••••••••• Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata. I detenuti di Sollicciano prendono la parola Dopo una valutazione da parte nostra dell’iniziati- va dei Radicali di una mobilitazione di quattro gior- ni (18-21 luglio) di non violenza, sciopero della fame e del silenzio, all’interno degli istituti penitenziari, per la richiesta di Amnistia, è da noi stata ritenuta poco incisiva, vista la situazione intollerabile e anti- costituzionale in cui versano le Carceri. A tale proposito i Detenuti del carcere di Sollicciano hanno pensato d’integrare l’iniziativa dei Radicali con lo sciopero dei lavoranti, per rimarcare le dis- astrose situazioni in cui versano le carceri in Italia (mancanza di fondi, sovraffollamento, impossibilità lavorative, negazione all’istruzione, mancanza di fornitura dei prodotti per l’igiene, assistenza sani- taria minimo garantita, ecc…) fra l’indifferenza della politica e della società cosiddetta civile. Da un incontro con la Direzione dell’Istituto dove portavamo a conoscenza la nostra scelta di sciope- ro, consapevoli delle difficoltà che tale forma di protesta avrebbe determinato (impossibilità di garantire il vitto, il servizio di pulizie interno ecc…) i detenuti hanno deciso di promuovere una iniziati- va alternativa devolvendo il proprio salario (delle 4 giornate del mancato sciopero) alle popolazioni ter- remotate dell’Emilia. Questa scelta di solidarietà ai terremotati è la risposta di noi Detenuti alle affer- mazioni negative e offensive (chiamandoci sciacalli) emerse da parte della stessa popolazione terremo- tata, in occasione della proposta del Ministro Severino ad utilizzare l’impiego dei Detenuti nell’o- pera di rimozione e ricostruzione delle zone terre- motate. Firenze, 16 luglio 2012 Illustrazione di Stefano Galdiero FB150_FB16 28/07/12 10:40 Pagina 1

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il giornale fuori binario n.150 di luglio/agosto 2012 Giornale di Strada dei Senza Dimora di Firenze, autogestito e autofinanziato

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150 - luglio/agosto 2012www.fuoribinario.org

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IRE

NZE

OFFERTA

LIB

ERA

GIORNALE DI STRADA DEI SENZA DIMORA - AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO

Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno. ••••••••••••••••••••

Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata.

I detenuti di

Sollicciano

prendono

la parolaDopo una valutazione da parte nostra dell’iniziati-

va dei Radicali di una mobilitazione di quattro gior-

ni (18-21 luglio) di non violenza, sciopero della fame

e del silenzio, all’interno degli istituti penitenziari,

per la richiesta di Amnistia, è da noi stata ritenuta

poco incisiva, vista la situazione intollerabile e anti-

costituzionale in cui versano le Carceri.

A tale proposito i Detenuti del carcere di Sollicciano

hanno pensato d’integrare l’iniziativa dei Radicali

con lo sciopero dei lavoranti, per rimarcare le dis-

astrose situazioni in cui versano le carceri in Italia

(mancanza di fondi, sovraffollamento, impossibilità

lavorative, negazione all’istruzione, mancanza di

fornitura dei prodotti per l’igiene, assistenza sani-

taria minimo garantita, ecc…) fra l’indifferenza

della politica e della società cosiddetta civile.

Da un incontro con la Direzione dell’Istituto dove

portavamo a conoscenza la nostra scelta di sciope-

ro, consapevoli delle difficoltà che tale forma di

protesta avrebbe determinato (impossibilità di

garantire il vitto, il servizio di pulizie interno ecc…)

i detenuti hanno deciso di promuovere una iniziati-

va alternativa devolvendo il proprio salario (delle 4

giornate del mancato sciopero) alle popolazioni ter-

remotate dell’Emilia. Questa scelta di solidarietà ai

terremotati è la risposta di noi Detenuti alle affer-

mazioni negative e offensive (chiamandoci sciacalli)

emerse da parte della stessa popolazione terremo-

tata, in occasione della proposta del Ministro

Severino ad utilizzare l’impiego dei Detenuti nell’o-

pera di rimozione e ricostruzione delle zone terre-

motate.

Firenze, 16 luglio 2012Illustrazione di Stefano Galdiero

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Page 2: fuori binario 150 luglio agosto 2012

CENTRI ASCoLTo INFoRmAZIoNI

A.S.S.A. (Ass. SperanzaSolidarietà AIDS): Via R.

Giuliani, 443 Tel. 453580

C.I.A.o. (Centro Info Ascolto

Orientamento) Via delle Ruote, 39 -

orario 9,30-13,00 pomeriggio su

appuntamento - Tel. 4630876, [email protected].

CARITAS: Via Faentina, 34 - Tel. 463891 (stranieri) e

46389274 (italiani) - Mar. gio. ore 9-12 per gli italiani; lun. mer.

ven. ore 9-12 per gli immigrati.

CENTRo ASCoLTo CARITAS: Via Romana, 55 - Lun, mer:

ore 16-19; ven: ore 9-11.

CENTRo ASCoLTo CARITAS: Via San Francesco, 24 Fiesole -

Tel. 599755 Lun. ven. 9 -11; mar. mer. 15 -17.

CASA DIRITTI SoCIALI: Via de' Conciatori, 4/R - Tel. 2341020.

PRoGETTo ARCoBALENo: V. del Leone, 9 - Tel. 288150.

SPoRTELLo INFoRmATIVo PER ImmIGRATI: c/o Circolo arci “il

Progresso” Via V. Emanuele 135, giovedì ore 16 - 18,30.

CENTRo AIUTo: Solo donne in gravidanza e madri, P.zza S.

Lorenzo - Tel. 291516.

CENTRo ASCoLTo Caritas Parrocchiale: Via G. Bosco, 33 - Tel.

677154 - Lun-sab ore 9-12.

ACISjF: Stazione S. Maria Novella - binario 1 - Tel. 294635 - ore

10 - 12:30 / 15:30 - 18:30.

CENTRo ASCoLTo: Via Centostelle, 9 - Tel. 603340 - Mar. ore

10 -12.

TELEFoNo moNDo: Informazioni immigrati, da Lun a Ven 15-

18 allo 055-2344766.

GRUPPI VoLoNTARIATo VINCENZIANo: Ascolto: Lun. Mer. Ven.

ore 9,30-11,30. Indumenti: Mar. Giov. 9,30-11,30 V. S. Caterina

d’Alessandria, 15a - Tel. 480491.

L.I.L.A. Toscana o.N.L.U.S.: Via delle Casine, 13 Firenze.

Tel./fax 2479013.

PILD (Punto Info. Lavoro Detenuti): Borgo de’ Greci, 3.

C.C.E. (Centro consulenza Extra-giudiziale): L’Altro

Diritto; Centro doc. carcere, devianza, marginalità. Borgo de’

Greci, 3 Firenze. E-mail [email protected]

moVImENTo DI LoTTA PER LA CASA: Via Palmieri, 11r

Tel./fax 2466833.

SPAZIo INTERmEDIo: Via Palazzuolo, 12 Tel. 284823.

Collegamento interventi prostituzione.

CENAC: Centro di ascolto di Coverciano: Via E. Rubieri 5r -

Tel.fax 055/667604.

CENTRo SoCIALE CoNSULToRIo FAmILIARE: Via Villani 21a

Tel. 055/2298922.

ASS. NoSoTRAS: centro ascolto e informazione per donne

straniere, Via del Leone, 35 - Tel. 055 2776326

PoRTE APERTE “ALDo TANAS”: Centro di accoglienza a

bassa soglia - Via del Romito - tel. 055 683627- fax 055

6582000 - email: [email protected]

CENTRI ACCoGLIENZA

mASCHILI

SAN PAoLINo: Via delle

Porcellane, 28 - Tel. 055

294707 (informazioni: CARITAS

Tel. 4630465).

ALBERGo PoPoLARE: Via della Chiesa, 66 - Tel. 211632 -

orari: invernale 6-0:30, estivo 6-1:30 - 25 posti pronta acco-

glienza.

SUoRE "mADRE TERESA DI CALCUTTA": Via Ponte alle

Mosse, 29 - Tel. 330052 - dalle 16:30, 24 posti

CASA ACCoGLIENZA "IL SAmARITANo": Per ex detenuti - Via

Baracca 150E - Tel. 30609270 - fax 30609251 (riferimento:

Suor Cristina, Suor Elisabetta).

oASI: V. Accursio, 19 - Tel. 2320441

PRoGETTo ARCoBALENo: Via del Leone, 9 - Tel. 280052.

ComUNITÁ EmmAUS: Via S. Martino alla Palma - Tel. 768718.

C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro Accoglienza

Tossicodipendenti senza tetto).

CENTRI ACCoGLIENZA

FEmmINILI

SUoRE "mADRE TERESA DICALCUTTA": ragazze madri Via

A. Corelli 91- Tel. 4223727.

CASA ACCoGLIENZA: SANDoNNINo (Caritas) - Via Trento, 187 - Tel. 899353 - 6 posti

(3 riservati alle ex detenute) - colazione + spuntino serale.

PRoGETTo S. AGoSTINo: S. LUCIA Via S. Agostino, 19 - Tel.

294093 - donne extracomunitarie.

S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 222455 - donne extracomuni-

tarie con bambini.

PRoGETTo ARCoBALENo: Via del Leone, 9 - Tel. 280052.

CENTRo AIUTo VITA: Ragazze madri in difficoltà - Chiesa di S.

Lorenzo - Tel. 291516.

mENSE - VITTo

mENSA CARITAS:Via Santa Caterina

d'Alessandria,11.

mENSA S. FRANCE-SCo: (pranzo, più

possibilità doccia)

P.zza SS. Annunziata - Tel. 282263.

ARCA DI SAN ZANoBI: (locali suore Carmelitane parrocchia

Santa Maria) Via Roma, 117/A - Scandicci - cestino - Tel.

741383 - ore 18-20.

mENSA CARITAS: Via Baracca, 150 (solo pranzo; ritirare buoni

in Via dei Pucci, 2)

mENSA RoVEZZANo: Via Aretina, 463.

ASSISTENZA mEDICA

CENTRo STENoNE: Via del

Leone 34 - Tel. 280960. Orario:

15 - 18.

AmBULAToRIo: c/o Albergo

Popolare - Via della Chiesa, 66 -

Ven. 8 - 10.

PRoNTo SALUTE: per informa-

zioni sulle prestazioni erogate

dalle UU.SS.LL. fiorentine tel. 287272 o al 167- 864112, dalle 8

alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14 il sabato.

VESTIARIo

CENTRo AIUTo FRATERNo:Vestiario adulti, Chiesa di San

Gervasio.

CENTRo SoLIDARIETÀAVVENTISTA: Vestiario, bian-

cheria - V. Guelfa, 28r - mar. sab.

ore 16-19.

PARRoCCHIA DI S.m. ALPIGNoNE: Via della Fonderia 81 - Tel 229188 ascolto, lunedì

pomeriggio, martedì e giovedì mattina; vestiario e docce merco-

ledì mattina.

BAGNI E DoCCE

BAGNI ComUNALI:V. S. Agostino - Tel.

284482.

P A R R o C C H I ASANTA mARIA AL PIGNoNE: P.zza S. M. al Pignone, 1 - mer-

coledì dalle 9 alle 11. Tel. 225643.

AURoRA oNLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 2347593 Da mart. a

sab. ore 9-12. Colazione. doccia, domicilio postale, telefono.

CENTRo DIURNo FIoRETTA mAZZEI: Via del Leone, 35. Dal

lun. al ven. ore 15-18,30.

CoRSo DI ALFABETIZZAZIoNE

CENTRo SoCIALE “G. BAR-BERI”: Borgo Pinti, 74 - Tel.

2480067 - (alfabetizzazione,

recupero anni scolastici).

CENTRo LA PIRA: Tel. 219749 (corsi di lingua italiana).

PRoGETTo ARCoBALENo: V. del Leone, 9 Tel. 288150.

GLI ANELLI mANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel. 2399533. Corso

di lingua italiana per stranieri.

DEPoSIToBAGAGLI

ASSoCIAZIoNE VoLoNTARIAToCARITAS-oNLUSvia G. Pietri n.1 ang. via

Baracca 150/E, Tel. 055

301052 - deposito bagagli gratuito; tutti i giorni, orario conse-

gna - ritiro 10 - 14.30.

Per non perdersi

“ ABBONAMENTI”Abbonamento annuale Euro 30; socio sostenitore Euro 50. Effettuail versamento a Banco Desio e della Brianza - Viale Mazzini 1 - IBAN- IT37 O 03440 02809 000000 373 000, oppure c.c.p. n.20267506 intestato a Associazione Periferie al Centro - Via delLeone 76, - causale “ adesione all’ Associazione”

“ Periferie al Centro onlus”Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 -

Lunedì , mercoledì , venerdì 15 - 19.

email: [email protected]: www.fuoribinario.orgskype: redazione.fuoribinario

Pubblicazione periodica mensile

Registrazione c/o Tribunale di Firenze n. 4393 del 23/06/94

Proprietà Associazione "Periferie al Centro"

DIRETToRE RESPoNSABILE: Domenico Guarino

CAPo REDATToRE: Roberto Pelozzi

CooRDINAmENTo, RESPoNSAB. EDIToRIALE: Mariapia Passigli

GRAFICA E ImPAGINAZIoNE: Sondra Latini

REDAZIoNE: Gianna Innocenti, Luca Lovato, Felice Simeone,

Francesco Cirigliano, Gianna Innocenti, Silvia Prelazzi, Michele

Giardiello, Maria Grazia Mattioli, Clara, Dimitri Di Bella, Anna Pes,

Franco Di Giuseppe, Stefano Galdiero.

CoLLABoRAToRI: Mariella Castronovo, Raffaele, Antonietta Di

Pietro, Rosa Parronchi, Michele, Nanu, Jon, Luca, Marzio, Rossella

Gilietti, Donella.

STAmPA: Nuova Cesat - Firenze

autogestito e autofinanziato

giornale di strada dei senza dimora

binario150

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Page 3: fuori binario 150 luglio agosto 2012

MORMODOU una TERAPIA POPOLARE

Acquisire abilità mentali per meglio organizzare la propria vita. I pensieri, le emozioni, lesensazioni sono come degli ospiti che ci vengono a trovare, dobbiamo farli accomodaretutti, senza rifiutare quelli spiacevoli ed accettare solo quelli piacevoli, osservarli, offrireloro da bere e mangiare, poi salutarli, senza seguirli. È un percorso, per cambiare il modo di relazionarsi alla nostra esperienza personale, che hauna prospettiva multiculturale, sociale ed ecologica. Sono nove tappe, la prima introdutti-va, di circa due ore ciascuna.

UN NUOVO CICLO di 9 incontri settimanali

in via del Leone 76, 50124 FIRENZE presso la sede di Fuoribinario

il mercoledi dalle ore 18 alle 20, dal 2 ottobre/2012

al 27 novembre/2012

Gli incontri saranno condotti dal dr. Gian Luca Garetti, medico e psicoterapeuta

Il costo simbolico dell'intero ciclo è di 50 euro da devolvere

all'Associazione Fuori binario

PER ADESIONI: mandare email a: [email protected]

o telefonare al 3348668064 o lasciare messaggio al 0553427368

150 - luglio/agosto 2012

pagina 3

La bachecadi

Fuori Binario

La Bottega di Fuori Binario rimane chiusa dal 6 al 18 agosto, riapriremo lunedì 20 con tanti articoli nuovi, venite a trovarci.Via Gioberti 5r lato Piazza Alberti

Fuori Binario cerca volontari per realizzare nuoviprogetti

[email protected] - Tel. 055 2286348

Disegni di Andrea eSara (10 anni)

“La natura di giorno” e

“La natura di notte”

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Page 4: fuori binario 150 luglio agosto 2012

La nostra Costituzione stabilisce:

Articolo 27 - Le pene non possono con-sistere in trattamenti contrari al sensodi umanità e devono tendere alla riedu-cazione del condannato.Articolo 50 - Tutti i cittadini possonorivolgere petizioni alla Camere per chie-dere provvedimenti legislativi o esporrecomuni necessità. L’ergastolo è più atroce che qualsiasi

altra pena perché ti ammazza lascian-doti vivo ed è una pena molto piùlunga, dolorosa e disumana, della nor-male pena di morte. Spesso un ergasto-lano, un uomo ombra, pensa di esseremorto pur essendo vivo, perché viveuna vita senza vita. Nessun essereumano dovrebbe tenere un altro uomochiuso in una gabbia per tutta la vita.Ad una persona puoi levare la libertà,ma non lo puoi fare per sempre, perquesto l’ergastolo, “La Pena di MorteViva”, è più atroce e inumana di tutte lealtri morti.Poi in Italia esiste l’ergastolo ostativo aibenefici penitenziari (art. 4 bis O.P.) cheesclude l’accesso alle misure alternati-ve al carcere, rendendo questa pena uneffettivo “fine pena mai” e t’impone discegliere fra due mali: o stai dentro finoalla morte o metti un altro al posto tuo.E ci vuole tanta disumanità e cattiveriaper far marcire una persona in cella persempre, perché quando non si ha nes-suna speranza è come non avere piùvita. Continuare a tenere dentro una

persona quando non è più necessario èun crimine contro l’umanità. Ogni per-sona dovrebbe avere diritto ad una spe-ranza e per tutti ce n’è una, ma non pergli uomini ombra.

Se tu sei d’accordo che un ergastolanodebba uscire perché lo merita e nonperché usa la legge per uscire dal carce-re e che una pena senza fine è una verae propria tortura che umilia la giustizia,la vita e Dio,

se tu pensi che un uomo non possaessere considerato cattivo e colpevoleper sempre e che una pena per esseregiusta debba avere un inizio e una fine,perché una condanna che non finiscemai non potrà mai rieducare nessuno,

se tu credi che dopo tanti anni di carce-re non si punisca più quell’uomo che hacommesso il crimine, ma si finisca perpunire un’altra persona che con quelcrimine non c’entra più nulla, perché lapersona è cambiata, e che il perdono

faccia più male della vendetta, perché ilperdono costringe un uomo a non tro-vare dentro di sé nessuna giustificazio-ne per quello che ha fatto,

se tu sai che in Italia ci sono giovaniergastolani che al momento del loroarresto erano adolescenti e che orainvecchieranno e moriranno in carcere- senza nessun’altra possibilità di rime-diare al male che hanno fatto - e chesolo in Italia, non in nessun altro Paesedel mondo, esiste la pena dell’ergasto-lo ostativo,

se tu sei d’accordo con tutto questo,lascia la tua adesione a questa Propostadi iniziativa popolare per l’abolizionedella pena dell’ergastolo

Per firmare collegati al sitowww.carmelomusumeci.com

clicca su FIRMA CONTRO L’ERGASTOLO

e compila il modulo.

26 GIUGNO 2012

Nella giornata che l’ONU dedica alla tortura nel mondo

noi cittadini italiani facciamo uno sciopero della fame

per denunciare la condizione di tortura a cui sono sot-

toposti quasi tutti i detenuti e le condizioni di inciviltà in

cui sono costretti a vivere i reclusi.

• No al sovraffollamento che ha portato a varie con-

danne dell’Italia da parte della Corte Europea dei dirit-

ti dell’uomo;

• No all’ergastolo. In Italia sono 1500 i detenuti con-

dannati a questa pena disumana. La maggior parte di

loro hanno l’ergastolo ostativo e quindi dovranno mori-

re in carcere;

• No alle sezioni a 41 bis, all’uso dell’isolamento 22

ore su 24 in una piccola cella e solo due ore per l’aria

e la socializzazione con un altro detenuto (nelle aree

riservate) e con altri tre nelle sezioni “normali”, no ai

colloqui di una sola ora mensile con i propri familiari e

dietro vetro antiproiettile, no ad un’enorme serie di

limitazioni che producono danni irreparabili di natura

fisica e psichica;

• No alle troppe morti nelle carceri italiane;

• Sì alla chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici

giudiziari (per ora siamo circa a metà);

• Sì alla creazione di strutture fuori dalle carceri per i

bambini e le loro madri condannate (per ora vi è solo

l’esperienza positiva di Milano);

• Sì all’attuazione dell’art.27 della nostra Costituzione

che dice che “le pene non possono consistere in trat-

tamenti contrari al senso di umanità e devono tendere

alla rieducazione dl condannato”. Ma le carceri dove si

cerca di concretizzare queste affermazioni così impor-

tanti si contano sulle dita. E tutte le altre?

• Sì alle parole espresse sulle condizioni disumane

nelle carceri dal nostro Presidente della Repubblica e

dalle più alte autorità dello Stato. E quando dalle paro-

le si passerà ai fatti?

Associazione Liberarsi

150 - luglio/agosto 2012

pagina 4Proposta di iniziativa popolare

per l’abolizione della pena dell’ergastolo(art.22 Codice Penale)

Ansa, 19 giugno 2012

Colto da malore e ricoverato nell’ospedale

Cardarelli di Campo-basso, al 30/o giorno di sciope-

ro della fame, il consigliere nazionale del Sindacato

autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe), Aldo

di Giacomo.

Ora è nel reparto di Medicina del nosocomio moli-

sano. “Le sue condizioni - ha spiegato il suo medico

personale - non gli consentono di proseguire nella

sua protesta”.

Di Giacomo aveva cominciato lo sciopero della

fame il 23 maggio scorso per sensibilizzare le istitu-

zioni sul problema del sovraffollamento delle carce-

ri.

A Sollicciano detenuti appiccanofuoco a pezzi stoffa

Caos a Sollicciano. Come si legge in un articolo apparso stamani sulCorriere Fiorentino, in segno di protesta i detenuti hanno dato fuocoa pezzi di stoffa impregnati di olio e li hanno lanciati dalle finestre,hanno iniziato a urlare e battere le pentole alle sbarre. I reclusisono stati fatti uscire dalla sezioni fino a quando la protesta non siè placata. Inoltre, da mercoledì il 90 per cento di loro è in sciope-ro della fame, seguendo l'esempio del leader radicale MarcoPannella, e i pasti distribuiti ritornano al mittente. La protesta insce-nata dai detenuti è per il sovraffollamento nel quale versaSollicciano, dove ci sono circa mille detenuti ma la capienza rego-lamentare dovrebbe essere di circa la metà ."Il problema - spiegano gli agenti di Sollicciano al CorriereFiorentino - è che la convivenza all'interno degli istituti in questastagione, tra il caldo insopportabile e il sovraffollamento, diventadavvero impossibile. Se a questo aggiungiamo la tensione provoca-ta dalla fame la situazione è davvero esplosiva. Noi lasciamo aper-te tutte le porte per fare in modo che passi l'aria, ma di più non sipuò fare, sempre di una struttura in cemento si tratta. Da pocoabbiamo un congelatore in ogni sezione per consentire ai detenutidi tenere le bottiglie di acqua o il ghiaccio sintetico per le borse ter-miche. Ma lo sciopero della fame in questa situazione non ci aiutaper niente".

Un sorriso e un

grazie fra le sbarreVisto l’esemplare impegno e l’attiva applicazione

nell’attività lavorativa di bibliotecario, tradottasi anche

nella fattiva e disinteressata ricerca di donazioni di libri

con cui arricchire il patrimonio librario della Biblioteca di

questa Casa di Reclusione,

concede a Carmelo Musumeci

Encomio

distintosi per particolare impegno ed applicazione

nell’attività lavorativa in qualità di bibliotecario.

Voglio condividere questo encomio che ho ricevuto dal

Direttore della Casa di Reclusione di Spoleto con tutte le

casi editrici e con tutti i privati che hanno donato molti

libri alla Biblioteca del carcere.

E farvi sapere che spesso i libri aiutano i detenuti a sentir-

si ancora parte del mondo, a continuare a vivere e a sogna-

re un futuro migliore, perché quando si legge non si smet-

te mai di crescere, imparare e amare.

Il mio cuore, anche in nome di tutti i detenuti ed ergastola-

ni, vi dice grazie della vostra generosità e vi assicura che i

libri che ci avete mandato ci rallegrano il tempo, il cuore e

la mente.

Un sorriso e un grazie fra le sbarre.

Il bibliotecario del carcere di Spoleto.

Carmelo Musumeci

Chi vuole può scrivere "direttamente" a Carmelo all'indirizzo mail zan-

[email protected] Tale indirizzo è gestito dai volontari che

vedono Carmelo ogni mercoledì mattina in Carcere e gli portano la

stampa delle

mail che arriva-

no a tale indiriz-

zo (in carcere

non è permesso

l'uso di Internet

e mail). Vi segna-

lo anche il sito di

C a r m e l o :

www.carmelo-

musumeci.com

(anch’esso gesti-

to da volontari)

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Page 5: fuori binario 150 luglio agosto 2012

CALABRIA / DIGIUNO DI SOLIDARIETÀDEI SINDACI DELLA LOCRIDEMigranti, un modello di integrazioneucciso dai tagli della Protezione civileTAGLIO MEDIO - SILVIO MESSINETTIRIACE (RC)A Riace, Caulonia e Aquaformosa 250rifugiati sono alla disperazione non-ostante la solidarietà dei comuni. In una terra difficile hanno costruitogiorno dopo giorno un'esperienzaunica. Un modello di accoglienza basa-to sulla solidarietà:trasformare i richie-denti asilo, i rifugiati,da «problema» inrisorsa all'interno diun possibile progettodi integrazione. Ehanno dimostratonei fatti che un'altrapolitica migratoria èpossibile. A Riace e aCaulonia, ma anchead Acquaformosa,Benestare e Camini, i migranti non sonoreclusi nei Cie o nei Cara, ma vanno ascuola, giocano a pallone, si ritrovanotra di loro, frequentano le strade e lepiazze, parlano con tutti. Quando

riescono, lavorano. Non sono ingabbia-ti come carcerati in fortezze sorveglia-te. Costano alla comunità meno dellametà di un immigrato «detenuto» incentro. Qualcuno però vuol mettere incrisi questa utopia realizzata.«Un anno fa, in seguito all'emergenzaNord Africa, lo Stato ci ha chiesto diospitare dei disperati che scappavanodalla guerra e dalla fame - spiega IlarioAmmendolia, già sindaco di Caulonia - enoi l'abbiamo fatto obbedendo ad un

moto spontaneo disolidarietà. Abbiamoaperto le nostre casee i nostri paesi a que-sti ragazzi in fuga.Abbiamo firmato unaregolare convezionecon la Protezione civi-le e circa duecento-cinquanta immigratisono arrivati».Da quasi un annoperò la Protezione

civile non sborsa un solo euro.Chiunque può capire che un numerocosì elevato di immigrati non può man-tenersi sulla sola solidarietà dei volon-tari. Hanno cominciato a tagliare la cor-

rente elettrica dalle case,molte farmacie non fannopiù credito, così come inegozi di generi di prima necessità. «Unmodello di accoglienza come il nostroche in altre realtà sarebbe stato unfiore all'occhiello, qui da noi si lavoraper distruggerlo».A Caulonia sono rimaste due famigliepalestinesi, prelevate dal deserto da unaereo del Viminale e trasferite nellaLocride, tra cui tre anziani compresauna signora completamente cieca e trebambini di cui, la più piccola, nata aCaulonia. Oggi sono stati rimossi e rim-patriati. Una visione burocratica delproblema li ha semplicemente cancella-ti. Per protestare contro questa situa-zione insostenibile, il sindaco di Riace,Mimmo Lucano, ha iniziato dal 18 lugliouno sciopero della fame insieme adAmmendolia, al sindaco diAcquaformosa (borgo cosentino cele-bre per essere il primo comune «dele-ghistizzato» in Italia) GiovanniMannoccio, all'ex sindaco di Rosarno,Peppe Lavorato, e all'attivista antirazzi-sta, Giovanni Maiolo.L'Assopace di Milano ha aperto unconto <http://www.ilmanifesto.it/> e

unaraccolta fondiper rompere ilmuro di indiffe-renza, e decine diattestati disolidarietàsono arri-vati da coope-rative, realtà dibase, sindaci, orga-nizzazioni politiche e sindacali,semplici cittadini. Tace invece ilministro dell'Immigrazione, AndreaRiccardi (fondatore della Comunità diSant’Egidio ndr), sebbene sia a cono-scenza dell'emergenza migranti inCalabria. E tace Franco Gabrielli, capodella Protezione civile. E così una man-cata firma (del decreto di liquidazione)rischia di ridurre alla fame centinaia dimigranti, danneggiando l'economia diinteri paesi. Perchè a queste latitudinianche la burocrazia a volte può uccide-re. Non solo la 'ndrangheta.

Giovanni Maiolo

150 - luglio/agosto 2012

pagina 5Digiuno di solidarietà

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno “parteci-pato attivamente e con convinzione a questa ecce-zionale stagione di passione, impegno civile, cam-biamento per l’affermazione di una cultura della nondiscriminazione diffusa, condivisa, concreta nella suaoperatività quotidiana, ancorata ai territori e sgan-ciata da qualsiasi ingerenza politica, mai semplice-mente enunciata senza essere poi essere concreta-mente praticata”. Così, dopo tre anni di mandato,Massimiliano Monnanni si congeda da direttoredell’Unar con una lettera indirizzata alle istituzioni eagli operatori del settore.Un grazie è indirizzato, in particolare, all’ex ministroper le Pari opportunità Mara Carfagna che nel 2009“ha voluto un Unar diverso dal passato, sinceramen-te autonomo e imparziale, aperto anche a problema-tiche e questioni per le quali non esisteva un interlo-cutore istituzionale in grado di prendere in carico erimuovere discriminazioni e pregiudizi”. Ma anche alministro Andrea Riccardi, “con cui da novembre adoggi ho collaborato costantemente sui temi del raz-zismo e della xenofobia, nonché sul tema fondamen-tale dell’inclusione dei Rom e dei Sinti” e a ElsaFornero, ministro del Lavoro e delle politiche socialicon delega alle pari opportunità, “che come hoappreso lo scorso 11 luglio – nel mentre illustravapubblicamente come la spending review impedisseogni possibilità di una mia riconferma all’Unar – haespresso e sottolineato altrettanto pubblicamentetutta la sua stima e l’apprezzamento personale per lacompetenza, la passione e l’impegno con il quale hodiretto l’Ufficio”. “Le sue affermazioni mi hanno con-sentito di verificare nel concreto l’esistenza di un con-senso e di una stima nei confronti dell’Unar e mieipersonale che ritenevo si ampio, ma francamentenon unanime e direi quasi imbarazzante – aggiunge-, come ha documentato l’avvenuta sottoscrizione diun appello di sostegno all’attuale direzione

dell’Ufficio che ha raccolto in pochi giorni oltre 120adesioni di associazioni e federazioni tra le più signi-ficative e rilevanti nel settore dei diritti umani”.Monnanni ricorda che in soli tre anni l’Unar, “hagestito un numero di istruttorie pertinenti quasidoppio rispetto a quello gestito in quasi il doppiodegli anni dalla gestione precedente, mentre sonocirca 200 i procedimenti giudiziari monitoratidall’Ufficio in tutte le diverse fasi previste, al duplicescopo di assicurare la tutela delle vittime e di verifi-care l’efficacia della norma – in particolare rispettoall’aggravante prevista dalla cosiddetta “LeggeMancino” – nella suaconcreta attuazione”.Nella lettera vengonoelencati anche gliinterventi su ammini-strazioni locali, azien-de sanitarie, regioni,enti nazionali, cosìcome in alcuni casisulla stessa Presidenzadel Consiglio presso cuiopera l’Ufficio. Sono11, invece, le Regioni –cui si aggiunge ilVeneto -che hannosottoscritto accordi di collaborazione con l’Unar alfine di dare compiuta attuazione a quanto previstodall’articolo 44 del TU sull’immigrazione, mediantel’istituzione di centri territoriali contro le discrimina-zioni razziali.Vengono ricordate anche le attività di sensibilizzazio-ne, a cominciare dalla “Settimana d’azione contro ilrazzismo” e la “Settimana contro la violenza” : “duecapisaldi diffusi capillarmente sui territori e nellescuole, con interventi ed azioni condivise, aperte allacollaborazione delle organizzazioni di settore”. Sul

fronte della formazione oltre 2.500 sono state le per-sone formate e aggiornate sia nell’ambito delleRegioni e degli enti locali “che hanno partecipato alpercorso di costruzione delle reti territoriali che tra lestesse organizzazioni di settore, mentre grazie aduna concorde sinergia con la Polizia di Stato e l’Armadei Carabinieri, l’Unar insieme all’Oscad osservatoriocontro gli atti discriminatori a valenza penale volutodal Capo della Polizia Antonio Manganelli, hannoavviato una inedita attività di formazione delle forzedell’ordine – aggiunge Monnanni -. Il direttore sot-tolinea anche la significativa collaborazione con la

Consigliera di paritàAlessandra Servidori ela rete delle consigliereregionali e provinciali e“la proficua collabora-zione con laFederazione Nazionaledella Stampa Italiana edella neo costituitaAssociazione abbiamocontribuito a diffonderee curare l’applicazionedella Carta di Roma,mediante una serie diazioni specifiche nelle

singole realtà regionali, mentre vedrà la luce a set-tembre la prima indagine nazionale sui linguaggidiscriminatori nelle trasmissioni televisive”.“Il focus sulla promozione dei diritti delle comunitàrom e sinti da un lato e dei rifugiati e richiedenti asilo– con una piena e reciproca collaborazione con l’AltoCommissariato delle Nazioni Unite per i rifugiatidiretto da Laura Boldrini – dall’altro ha condottooltre che all’adozione della prima Strategia naziona-le approvata dal Consiglio dei Ministri il 24 febbraiou.s. anche alla istituzione di due specifici back office

tematici, che in costante collaborazione con il con-tact center, assicureranno la necessaria consulenzalegale per la presa in carico di singole discriminazio-ni segnalate – aggiunge -. Il tema delle discrimina-zioni LGBT ha finalmente trovato una interlocuzioneoperativa che, pur con i limiti connessi ad un quadronormativo carente, ha consentito di pervenire per laprima volta in assoluto ad un impegno formale delGoverno a prevedere entro il 2012 l’adozione di unpiano di azione ad hoc collegato al Programma vara-to dal Consiglio d’Europa cui l’Italia, tramite l’UNAR,ha già aderito”.Infine Monnanni ricorda che “l’Unar è impegnato,entro il 2012, a predisporre e sottoporre all’approva-zione del Consiglio dei Ministri, per la prima volta inassoluto, un piano di azione contro il razzismo e laxenofobia. Sarà questo il primo banco di prova chechi prenderà il mio posto dovrà affrontare e – sperocon sincerità – sicuramente supererà, se trasfonderànell’incarico di Direttore dell’UNAR lo stesso impe-gno, la stessa dedizione, la stessa passione che credodi aver dato giorno dopo giorno in questi tre anni diintenso lavoro. Da parte mia – conclude – continue-rò comunque a lavorare sul tema dei diritti e dellediscriminazioni, convinto come sono che il coordina-mento e la promozione di strumenti attenti allacostruzione di processi di relazione, di partecipazioneattiva e di responsabilità condivisa che coinvolganodirettamente il singolo cittadino, le istituzioni e lasocietà civile, nel rispetto dei ruoli e delle competen-ze, debbano comunque essere parte integrante edessenziale di un ufficio pubblico, tale da rappresenta-re uno strumento efficace, potente e concreto per lacoesione sociale nel nostro Paese”.Nuovo recapito del Dott. Massimiliano [email protected]

La Segreteria UNAR

U.N.A.R - Uguaglianza in Azione

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Su Via Palazzuolo per andare oltre

Abbiamo partecipato, in fretta efuria, al Presidio antifascista con-

vocato Lunedì mattina daPalazzuolo strada aperta. Penso sia

necessario fare un passo indietro perprovare a fare un bel salto in avanti...

Da molti mesi in Via Palazzuolo si respi-ra un aria pesante, smorzata solo ulti-mamente dal lavoro volontario di ungruppo di uomini e donne solidali eantirazzisti.Questo clima di delirio securitario ha,nei fatti, sdoganato pure i fascisti delsecondo e del terzo millennio. Prima ilcomizio della Giovane Italia, sigla delladestra nostrana gemellata ad AzioneGiovani, e quindi i fascisti di ForzaNuova...Penso, a ragione, che il ruolo pìù sporconella vicenda di un intero anno di folliasecuritaria sia da addebitare per interoai voltafaccia del Partito Democratico,che sia nel centro che nella periferia cit-tadina inventano politiche del controllosociale per poi dissociarsi dai loro stessicomportamenti. Insieme a questi signo-ri, il ruolo letteralmente nefasto dicerta stampa che monta episodi banalicome una semplice leticata tra unabarista cinese e un frequentatoredomenicano (episodi di normale quoti-

dianeità...) e li fa passare come modellisimbolo del degrado metropolitano...Come interpretare la nascita diComitati per la sicurezza nel territorio... richiesti dallo stesso presidente delquartiere uno ...E come interpretare la richiesta di cara-binieri fuori servizio a vigilianza deinegozianti, ma solo di quelli italiani...Questo clima ha portato prima laPolizia ad effettuare una serie di opera-zioni di "pulizia etnica" che ha visto levittime privilegiate nei richiedenti asilosomali ... con fermi continui e anchepestaggi ... che per alcuni mesi si sonoben guardati dal tornare in ViaPalazzuolo ... e successivamente le for-mazioni para fasciste nel subdolo tenta-tivo di montare la guardia atutela dell'identità tuttaitaliana di Via palazzuolo.Non dire queste cosesarebbe da ipocriti e dapersone meschine. Le dis-sociazioni dell'ultimominuto appaiono ancorapiù squallide, nella forma enella sostanza...In un pomeriggio di maggioun corteo di alcune centi-naia di uomini e donne delmovimento di lotta per lacasa ha rotto il silenzio. Loha fatto in FORMA DURA e DETERMI-NATA ma necessaria per ricominciare arespirare un pochino di libertà e di dirit-to alla difesa. La nascita di Palazzuolo stradaperta, uncomitato di abitanti, giovani e antiraz-zisti un diverso e necessario punto diriferimento. Le differenze con le pratiche di movi-mento sono evidenti, tuttavia le espe-

rienze sociali, le forme di nutuo soccor-so e le pratiche antirazziste vanno sti-molate e appoggiate...

ANDARE OLTRE...Non possiamo rimenre prigionieri uni-camente della difesa dei diritti deimigranti o di qualsivoglia politica diintegrazione.L'attuale crisi economica lacera i tessu-ti sociali, porta alla disperazione milionidi donne e uomini, sono devastanti imeccanismi indotti dalle nuove pover-tà. Uomini e donne che cercano le stra-de pìù dsiperate per raggranellare man-ciate di spiccioli. Migliaia di casi didepressione, tentativi di suicidio ovun-que, assenza di sicurezze e precarietà

per i giovani, uomini e donne costrettea mercificare i corpi addirittura venden-do i propri organi, questa è la societàdell'oggi!!Ed è proprio in questo contesto che imovimenti devono uscire dalle loro"nicchie" per organizzare e autorganiz-zare la rivolta.A partire proprio dai costi della crisi.Comiciando a organizzare le autoridu-

zioni di massa di una tariffazioneimpossibile (acqua, enel, gas), nonpagando pìù affitti impossibili per salariprecari.L'equa redistruibuzione sociale dellaricchezza prodotta come viatico natura-le di uscita dalla crisi...Tutto questo in una città dove il silenzioe l'affrontare i problemi in solitudineaccompagnano la vita di troppe perso-ne, un clima che va combattuto (anchenelle fabbriche) per migliorare la quali-tà della vita. In questo quadro non esi-stono differenze etniche, è l'UNITÀnella DIFFERENZA che rende più forti lepersone, la vera solidarietà è proprionelle comuni esperienze e nelle difficilibattaglie, e questo noi, lo sappiamo

bene e lo abbiamosperimentato millevolte...Tutto questo deveessere organizzato alpìù presto, in ViaPalazzuolo come inogni quartiere dellacittà con punti di riferi-mento e di autorganiz-zazione sociale, fuori econtro istituzioni fan-tasma che su questionicome il diritto alla casasfiorano il ridicolo...

per questo nuovo scenario di lotte allacrisi, per uscire dall'assistenzialismo,per dare corpo e contenuti a nuovi pro-tagonisti delle lotte di trasformazionedell'esistente cerchiamo ognuno/a difare la nostra parte...

Lorenzo del movimento

di lotta per la casa

Nelle scorse settimane il Movimento di Lotta per laCasa aveva manifestato sotto la PREFETTURA diFirenze per denunciare la TOTALE ESASPERAZIONE dicentinaia di famiglie, anziani, giovani coppie davantialla paradossale applicazione di ben 4000 sfratti neiprossimi anni ... e davanti al quotidiano tormentonedi PICCHETTI ma anche di mille forme originali di rin-

vio delle esecuzioni di sfratto e di SGOMBERI deglistabili occupati.Al Presidio ha presenziato anche l’assessore regionalealla casa Salvatore Allocca che ha sottoscritto larichiesta del Movimento di una moratoria di almenoun anno per consentire di trovare e inventare strate-gie che soddisfino i bisogni primari in un momento dicrisi. Allo stesso Presidio ha partecipato anche la con-

sigliere comunale Ornella de Zordo, il ConsigliereSandro Targetti di Campi Bisenzio, alcuni consiglieriregionali. La risposta della Prefettura e della Corted’Appello di Firenze non si è fatta attendere ...Infatti per il mese di Luglio sono previsti 130 esecu-zioni di sfratto con la FORZA PUBBLICA!!! In alcuni giorni sono previsti addirittura NOVE sfrattiogni mattina.Una situazione che sfiora il ridicolo davanti al fattoche il Comune NON HA ALLOGGI da consegnare in edi-lizia residenziale pubblica ... E rasenta addirittura lafollia il fatto che molte di queste famiglie sotto ese-cuzione di sfratto siano in “emergenza abitativa”,ovvero in attesa di un alloggio stesso...Insomma la risposta della Prefettura, davanti ad unarichiesta motivata dal “buonsenso” appare fortemen-te provocatoria.Da parte nostra non resta che intensificare e rafforza-re LA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA e alla equaredistribuzione della ricchezza ...Da parte nostra la ferma volontà di applicare, da subi-to, IL DIRITTO ALLA LEGITTIMA DIFESA, e ognuno sideve assumere, davanti alla intera città, le proprieresponsabilità ...

IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA

150 - luglio/agosto 2012

pagina 6

La crisi economica genera disperazione e rabbia, frustrazione e depressione.

Spesso intere famiglie, ma anche giovani coppie e anziani si trovano da soli ad

affrontare una vita quotidiana fatta di costi esosi, una vera rincorsa per organiz-

zare la propria sopravvivenza...

A Firenze sono oramai cinquemila i nuclei familiari, i giovani, gli anziani vittime dei

provvedimenti esecutivi di sfratto.

Nei quartieri del capoluogo toscano ogni giorno la Polizia e gli Ufficiali Giudiziari si

presentano in quattro portoni... Inutile dire che la stragrande maggioran-

za dei provvedimenti esecutivi sono per morosità incolpevole ...

Ma in emergenza abitativa vivono anche milleduecento uomini, donne, gio-

vani e bambini degli stabili occupati bersaglio di provvedimenti di

Magistratura e Polizia. Davanti a una situazione drammatica le Istituzioni

competenti come il Comune offrono una manciata di alloggi in edilizia pub-

blica che non coprono neanche l’uno per cento del fabbisogno reale...e

neanche l’intervento dei servizi sociali serve a migliorare le cose, servizi

che spesso intervengono in forme inappropriate a comprendere la situa-

zione reale delle persone.

Una vera e propria “danza immobile” dove tutti giocano sulla pelle di

migliaia di persone ...

Manca il Coraggio di affrontare la situazione. Mancano scelte decisive come le

requisizioni ai grandi proprietari, l’AUTORECUPERO degli stabili sfitti, la realizza-

zione di nuove case popolari, senza bisogno di cementificare ancora ...

Intanto si rafforzano nei quartieri le reti di solidarietà e di mutuo soccorso, strut-

ture nate proprio per non lasciare nessuno solo davanti al proprio destino ...

Mentre il governo applica in modo indecente l’IMU sulla prima casa e le Banche

continuano a sfrattare giovani che non riescono a pagare i mutui ...

SFRATTATI E oCCUPANTI DEL moVImENTo DI LoTTA PER LA CASA

Danza immobile Per non sentirsi mai soli

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Una serie di associazioni, movimenti,realtà sociali, comitati sta lanciandouna campagna per la proposta di unalegge di iniziativa popolare sul redditominimo garantito in Italia che avràcome termine dicembre 2012.È arrivato il momento, non più rinviabi-le, affinché una proposta di leggesul reddito minimo garantitovenga inserita nell’agenda politicadi questo paese. I numeri che ognigiorno vengono presentati daglienti di statistica e di ricercaraccontano di un paese sull’orlodel disastro sociale, un defalut socialeche sta dimostrando con sempre mag-giore chiarezza la necessità di unanuova politica redistributiva e l’impor-tanza, cosi come definito in molti testi erisoluzioni europee, della misura delreddito minimo garantito. È necessariodefinire, prima di tutto per il ricono-scimento della dignità umana, unabase economica sotto la quale nes-suno deve più stare! Il redditominimo garantito non è più rinvia-bile!Il reddito minimo garantito èun argine contro la ricattabili-tà, il lavoro nero, il lavoro sotto-pagato e la negazione delle pro-fessionalità e della formazione acquisi-ta. Significa in buona sostanza non ven-dersi sul mercato del lavoro alle peggio-ri condizioni possibili. Da argine puòdiventare un paradigma per la costru-zione di un welfare che includa e pro-muova, garantisca autonomia e libertà

di scelta. Siamo tra i pochissimi Paesieuropei – oltre a noi solo la Grecia – anon avere alcuna forma di tutela di ulti-ma istanza. Siamo persino inadempien-ti rispetto all’articolo 34 della Carta deidiritti fondamentali dell’Unione euro-pea.

È

necessariodare vita ad una ampia coalizione chefaccia propria la campagna e che sicostruiscano in tutto il paese iniziative,dibattiti, momenti di comunicazione edinformazione, adesioni e soprattuttofirme che permettano, da qui a dicem-

bre 2012, la presa di parola didecine di migliaia di persone chepongano il tema del redditominimo garantito come uno deitemi principali per la fuoriuscita dallacrisi.È necessario per questo che le adesioni

aumentino, che nascanocomitati per il reddito mini-mo garantito, che le forzesociali, politiche, sindacaliprendano posizione e si atti-vino affinché questa campa-gna diventi uno dei pilastrinon solo dell’iniziativa pub-

blica ma che ponga con forza su qualipilastri si debba fondare il contrastoalla crisi sociale che milioni di personesubiscono. Il reddito garantito è uno diquesti pilastri!Fino a dicembre 2012 sul sito si racco-glieranno le adesioni, le idee, le iniziati-ve, i luoghi in cui poter firmare. Il sitoospita già la proposta di legge ed imateriali utili alla raccolta delle firme,verrà inoltre implementato durante

tutta la campagna sperando chesiano moltissime le informa-zioni da inserire, dalle iniziati-ve nei territori, ai luoghi doveraccogliere le firme e alle

adesioni che potranno perve-nire fino alla fine della campagna.Vi chiediamo pertanto di aderire, soste-nere, diffondere, promuovere con lavostra associazione, comitato, realtàsociale, la campagna per un redditominimo garantito in Italia. Di costruire e

promuovere iniziative, dibattiti,banchetti, raccolta firme, feste,concerti per rendere questa cam-pagna più partecipata e ricca possi-bile. Tutte le iniziative saranno pub-blicate.Se ritenete utile ed importante parte-cipare inviate il nome esatto del vostroComitato, associazione, movimento,rete etc. a [email protected] così da inserirlo tra i sosteni-tori e aderenti della campagna.

Ps: Questa iniziativa (che riguardal’Italia) per una legge nazionale sul red-dito minimo garantito potrebbe inserir-si in aggiunta ad un’altra campagnache a partire dall’autunno prossimovedrà la possibilità di raccogliere lefirme per una misura di reddito di basea carattere europeo di cui vi daremonotizia nei prossimi mesi.

www.redditogarantito.it

Reddito minimo gaRantito

Dal primo gennaio ad oggi 26 luglio sono morti SUILUOGHI DI LAVORO 352 lavoratori (tutti documenta-ti), oltre 600 dall'inizio dell'anno se si aggiungono ilavoratori deceduti in itinere o sulle strade.L'Osservatorio considera "morti sui luoghi di lavoro"tutte le persone che perdono la vita mentre svolgonoun'attività lavorativa, indipendentemente dalla loroposizione assicurativa.I morti sui luoghi di lavoro sono per il 30,8% in agri-coltura, di questi, la metà schiacciati dal trattore (già63 dall'inizio dell'anno). Edilizia 26% di morti sultotale, in questa categoria il 28% sono causateda cadute dal’alto. Industria 16,1%,quasi la metà di queste morti sonostate provocate dal terremoto inEmilia. Servizi 5,8%. Autrasporto5,1%, Il 3% Esercito Italiano(Afghanistan). Il 2,65 nellaPolizia di Stato (tutte le mortein servizio sulle strade). Il13,3% dei morti sui luoghi dilavoro sono stranieri. Eta' dellevittime: il 4,9% hanno meno di29 anni, dai 30 ai 39 anni il14,1%, dai 40 ai 49 anni il 24,48%,dai 50 ai 59 anni il 15,7%, dai 60 ai 69anni il 9,5%, il 12,8% ha oltre 70 anni. Del16,5% non siamo a conoscenza del’età.Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province. Laregione Lombardia ha già 40 morti e la provincia diBrescia con 13 morti risulta seconda per numero dimorti se si esclude la provincia di Modena che hatantissimi lavoratori morti per il terremoto, come

negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici in questatriste classifica delle province con più morti sui luo-ghi di lavoro. L'Emilia Romagna ha 39 lavoratorimorti di cui 18 deceduti sotto le macerie dei capan-noni industriali del terremoto del 20 e 29 maggio,province di Modena 17 morti e di Ferrara 7 morti,Reggio Emilia 3 morti, Bologna, Piacenza e Parma 2morti. La Toscana registra 26 morti (34 con i morti inmare sulla Costa Concordia affondata sulle coste del-l'isola del Giglio), dei due fratelli del peschereccioaffondato al largo di Livorno e di un sub), la provin-

cia di Livorno ha 5 morti. Il Piemonte registra 28morti, la provincia di Torino risulta in que-

sto momento con 15 vittime la prima inItalia per numero di morti.

Campania 26 morti, provincia diSalerno 11 morti, di Avellino 8morti. Calabria 16 morti, con laprovincia di Reggio Calabria con5 morti. Veneto 20 morti con laprovince di Verona 6 morti e

Vicenza con 3 morti. La Sicilia 17morti, con la province di Messina

4 morti, Palermo e Agrigento eTrapani 3 morti. Lazio 15 morti con la

province di Roma con 5 morti eFrosinone con 4 morti. Puglia 16 morti, pro-

vince di Bari 8 morti e di Brindisi 4 morti. TrentinoAlto Adige 13 morti, provincia di Bolzano 8 morti.Abruzzo 12 morti con la province di Chieti con 7morti e di Pescara con 6 morti. Liguria 12 morti, conla provincia di Genova con 6 morti. Marche 6 morticon la provincia di Ancona con 4 morti. Friuli Venezia

Giulia 9 morti, Basilicata 5 morti, 3 nellaprovincia di Matera 3 morti e in quella diPotenza 2.Umbria 9 morti, provincia diPerugia 8 morti. Sardegna 7 morti, Molise3 morti.Non vengono segnalati a carico delle pro-vince i lavoratori che utilizzano un mezzodi trasporto e i lavoratori morti in auto-strada: agenti di commercio, autisti,camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiononel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. Lastrada può essere considerata una paren-tesi che accomuna i lavoratori di tutti isettori e che risente più di tutti gli altridella fretta, della fatica, dei lunghi per-corsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cuioccorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentual-mente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro.Purtroppo è impossibile sapere quantisono i lavoratori pendolari sud-cen-tro nord, centro-nord sud, soprat-tutto edili meridionali chemuoiono sulle strade percor-rendo diverse centinaia di kmnel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggonoanche alle nostre rilevazioni, come delresto sfuggono tanti altri lavoratori, soprat-tutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade enon solo. Tutte queste morti sono genericamenteclassificate come "morti per incidenti stradali".Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 suiluoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondi-

menti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011del'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il

numero di morti sui luoghi di lavoro per cia-scuna provincia italiana e grafici ine-

renti all'età, professione e nazio-nalità dei lavoratori vittimed'infortuni mortali.Sono 78 dall'inizio dell'anno isuicidi legati alla crisi econo-

mica di cui siamo a conoscenza.Ci sono imprenditori che non

riescono a pagare le tasse, lavoratoridipendenti che hanno perso il lavoro o di

aziende in crisi. Queste tragedie non si possono con-siderare infortuni sul lavoro, ma hanno per la lorodrammaticità un forte impatto sociale.

Osservatorio Indipendente di Bologna

150 - luglio/agosto 2012

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Ètornata l’Estatetempo di ferie

dopo un anno di sudoalmeno quelle,fatele perbene

“Ci vuole il soldo!”Allora arrangiatevi

buone vacanze!

Sergio Bertero “io le vedo

sulle riviste”

I padroni non sentono,ma proprio per niente!

Quando nelle albeci cantano i galli.

Sergio Bertero

Morti sul lavoro

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Page 8: fuori binario 150 luglio agosto 2012

21 Luglio 2001Io c’ero con un caro amico alla stazione e tanti altricome noi. Il giorno prima avevano ucciso Carlo, dovevamo ven-dicarlo in qualche modo e la presenza di centinaia dimigliaia di noi era il modo più concreto di farlo.Subito ci siamo indirizzati verso un dei luoghi di par-tenza delle manifestazioni, tutto il mondo solidale siera dato appuntamento, tutti i linguaggi confluivanoa Genova.Siamo partiti tra canti, balli, musica, giocoleria, stri-scioni e tanti sorrisi, ma con molta mestizia, i varicortei si sarebbero avvicinati alla zona rossa c’era in

ballo la protesta, i potenti della terra,l’1x100 di noi tutti, si giocavano il

nostro futuro senza interrogarci, quale fosse il mododi piegarci lo si era visto poche ore prima.Si procedeva ordinati molti slogan, ad un certo puntoho visto un gruppo correre verso una via in salita misono incuriosito e li ho seguiti, a metà via comincia-vano a rotolare giù verso il corteo due tre cassonettie mentre il gruppo raggiungeva la cima cominciava-no a cadere lacrimogeni. Qualcuno mi aveva datodue limoni, ne ho aperto uno e l’ho spremuto su diun cotone passandolo a quella ragazza che in unangolo gridava per i suoi occhi “tieni appoggialovedrai starai meglio” intanto bisognava trovare unluogo sicuro “corriamo in cima”!In cima: un bancomat dato a fuoco il gruppo esulta-va e continuava a sprangare le vetrate io guardavo,per parecchi minuti non sapevo che fare dove andarepoi il gruppo ha preso un’altra strada, il fumo deilacrimogeni si avvicinava ho svoltato a destra e giùfino ad una chiesa lì la gente era seduta tranquilla inpiazza aspet-tando il corteoche dopo 15minuti era lì.Si raggiunse lazona rossa inp i a z z aAlimonda con il

rombo sopra la testa di tanti elicotteri e il densoodore dei lacrimogeni, tutto bene, almeno per noi.Per gli altri cortei le cose non erano così tranquillesono stati caricati più volte con lancio di lacrimogeniad altezza d’uomo, una signora veniva colpita inpieno petto stramazzando al suolo,le cariche si susseguivano creando lo scompiglio tra imanifestanti pacifisti che rispondevano ad “armi”impari.Più tardi sulla spiaggia veniamo invitati a passare lanotte alla scuola Diaz da molti che vi si recavano peròla giornata era stata faticosa per tutto il gran cammi-nare e si è deciso di tornare a Firenze, che culo! Quelloche è accaduto la notte dentro la scuola lo sappiamobene tutti e sappiamo ancheche per quella azione damacelleria sociale nessuno hapagato, voglio dire quelli chehanno commesso i brutalipestaggi su tutti senza ecce-zioni.

Per questo sono stati condannati e sollevati dai loroincarichi i vertici della polizia ritenuti responsabilidell’azione, con l’interdizione dai pubblici uffici per 5anni.Oggi è stata emessa la sentenza per i 10 imputati didevastazione e saccheggio, una sentenza che ha cer-cato capri espiatori per una kermesse che ha rag-gruppato almeno 5/600 incazzati neri.Su di loro lo Stato ha cercato vendetta, mentre lecentinaia di vittime della violenza cieca di quellanotte cercano ancora giustizia.

Roberto Pelozzi

145 - gennaio 2012

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Ero presente a Genova il 21 luglio 2001 (il giorno dopo la mortedi Carlo Giuliani). Posso dire che la polizia si dedicò a gassare conlacrimogeni la parte non violenta del corteo, mentre poliziottifurono visti da varie testimonianze parlare amabilmente con icosiddetti black  bloc.Sono d’accordo ovviamente con chi è indignato per le disparità ditrattamenti; devo dire che il movimento è però da allora grave-mente rifluito e quei dieci ragazzi sono stati lasciati soli. Questoè un dato di fatto. Rimane il problema tutto politico dell’usodella violenza esemplare da parte di settori di movimento. Sonoin questi casi in completo disaccordo (vedi anche Roma 15 otto-bre 2011).I banchieri non si combattono spaccando qualche bancomat.Mario Pianta sul Manifesto di ieri faceva invece una proposta chedovrebbe essere mobilitante: una campagna europea per unTribunale INTERNAZIONALE   contro i crimini dei BANCHIERI. Eintanto la smetterei di piangere sulla morte di partiti e partitini.

Gino Carpentiero Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica

Il Centro documentazione Carlo Giuliani di Settignano (FI) esprime soddisfazione per una sentenza chestabilisce finalmente un parere definitivo condannando i responsabili di una barbarie insulsa e senzaeguali nella storia europea recente.  Ci rattrista la prescrizione del reato degli agenti individuati come responsabili delle gravissime lesionia sangue freddo sugli occupanti della Diaz, anche se la prescrizione non cancella il brutale pestaggio,più simile alla tortura che ad una aggressione.Se il reato di tortura fosse finalmente, come dovrebbe essere, integrato nelle leggi dello stato italiano,non ci sono dubbi del fatto che gli stessi risulterebbero difatti colpevoli di un reato non prescrivibile ..Allo stesso modo ci sembra necessario un regolamento che permetta di identificare gli agenti di pub-blica sicurezza impiegati nelle squadre di ordine pubblico, in caso di necessità, tramite un codice diriconoscimento, per poter sanzionare comportamenti che hanno travalicato, e vogliamo ricordare chequesto non e’ avvenuto solo alla Diaz, ma anche a Bolzaneto e per le strade di Genova, il rispetto per ladignità e la vita umana: perché questo non possa più accadere senza conseguenze per i responsabili.Tutto ciò non ci fa dimenticare le coperture politiche che hanno permesso fino ad oggi  a persone inde-gne di svolgere funzioni di tutela della sicurezza pubblica, coperture che purtroppo si sono succeduteininterrottamente con tutti i governi in carica, che hanno tutelato, promosso e difeso i responsabiliindagati e condannati in secondo grado, senza che nessuna forza politica al governo, abbia avuto ilcoraggio di affermare e mettere in pratica la necessità di individuare e isolare i colpevoli, atto neces-sario da parte di chi poteva agire, se avesse tenuto a tutelare la fiducia nello stato di diritto e nelle forzedi pubblica sicurezza.Siamo perciò vicini a chi in questi anni si e’ sentito solo, come parte lesa, nel chiedere che luce sui fattie responsabilità individuali venissero chiarite e affermate.Le scuse di del capo della Polizia, Manganelli, difatti non bastano: assistiamo al silenzio di chi e’ statopoliticamente responsabile della gestione dell’ordine pubblico, e al silenzio del capo della polizia DiGennaro, uscito indenne dal processo.Questa sentenza, comunque, stabilisce un punto fermo di verità e di giustizia e nega l’impunità a chiabusa della propria posizione di potere per esercitare violenza: ringraziamo quindi i magistrati e tutticoloro che hanno lottato e lavorato perché si potesse arrivare a questo momento. Ci aspetteremmo lastessa verità e giustizia anche per l’omicidio di Carlo  Giuliani.

Centro documentazione Carlo Giuliani di Settignano (FI)

21 luglio 2001

Brutto risveglio oggi! È difficile trovare parole adeguate di fronte alla sentenza di condanna della 1a  Corte diCassazione nei confronti di 10 compagne/i per Genova 2001, scelte/i come vittime sacrificali per una biecaragion di Stato. Ma più che le parole è necessario non abbassare la guardia, non solo per questi 10 compagne/i:per nessuno le vicende di Genova 2001 devono considerarsi chiuse, oggi più che mai siamo in piena emergenzademocratica, istituzionale, sociale. Un potere sempre più arrogante e arroccato conosce ormai solo la macelleriasociale e la brutale repressione di ogni forma di dissenso, anche se espresso in modi non violenti. Che cosa aspet-ta la società civile a reagire?

Angelo Baracca

Mi fa piacere che qualcuno inizi a comprendere (e bene!) i mali di questo Paese! Anche se vivo negli Stati Unitidal 1989, trascorro un po’ di tempo in Italia ogni anno. Sono circa vent’anni che mi chiedo per quale motivo gliItaliani non si lamentano dei mali che esistono nel Paese, che sono palesi ed evidenti anche agli stranieri che

visitano l’Italia! Un degrado inqua-lificabile in tutti isettori!Evidentemente, ilpopolo Italiano si èassopito!Ma, quando sir i s v e g l i e r à l acoscienza dei citta-dini?

ClaudioBertuccelli

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LA SENTENZA DI CONDANNA DELLA 1° CORTE DICASSAZIONE NEI CONFRONTI DI 10 COMPAGNI/E

E’ NEL SEGNO DELLA “ RAGION DI STATO”.

Per la “ragion di Stato”, qualcuno del movimento chesi oppose al G8 di Genova 2001 doveva pagare: ilmostruoso reato fascista di “ devastazione e saccheg-gio” è servito per condannare a prescindere da qual-siasi azione effettivamente svolta da ciascuno.

INGIUSTIZIA E’ FATTA!Sentenza feroce, cinica, ridicola, in quantoresta incredibile che la tragedia vissuta a

Genova nel luglio 2001 possa essere stata pro-dotta e gestita da 10 persone!

Delle due l’una, se aGenova c’è stata “devasta-zione e saccheggio”, questanon può che essere stataagita da centinaia, se nonmigliaia di persone – noitutte/i 300.000! – vice-versa, “devastazione e sac-cheggio” non c’è stata,allora i 10 selezionati senzaprove evidenti dovevanorispondere solo di eventua-li reati specifici, invecesono stati utilizzaticome capri espiatori!Nel clima torbido e compli-ce del dopo Genova e cheha impedito l’insediarsi di

una Commissione di Inchiesta - al fine di rilevare ilruolo svolto dal governo Berlusconi, dalle Istituzionie dalle forze dell’ordine - sono intervenuti i giudizi ele condanne sommarie delle Corti Genovesi nei con-fronti dei no global e le pesanti reticenze-blandizieverso l’intera catena di comando dei violenti crimina-li di Stato, responsabili delle sevizie e torture diBolzaneto e Diaz, dell’assassinio di Carlo Giuliani.La 1° Corte di Cassazione aveva la possibilità di ripa-rare a questa gravissima lesione dello stato di diritto,eliminando la cortina fumogena della“devastazione e saccheggio” e rinviando a un nuovoprocesso solo per i reati specifici, libero cioè dagliorpelli e dai condizionamenti istituzionali.Ha prevalso la “ragion di stato”, che se ne frega di “LA

LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI“, stante laevidente sproporzione che passa tra lemiti condanne per la Diaz , senza che icriminali di Stato facciano un sol gior-no di carcere, e l’abnorme condanna aoltre 10 anni in media da scontare per i no global; lasentenza per 5 di loro – Ursino, Arculeo,Cuccomarino, Valguarnera, Finotti – pur mantenen-do la “devastazione e saccheggio”, rinvia alla Corte diAppello di Genova per la possibilità o meno di rico-noscergli le “attenuanti generiche”, che danno dirittoallo sconto di 1/3 della pena: per le/i compagne/iMarasca, Cugnaschi, Funaro, Pugliesi, Vecchi, c’è ilcarcere !

“GENOVA NON È FINITA”,dice lo slogan coniato per lacampagna “10 x 100“, cheieri a Roma ha mobilitatoper l’intera giornata, dasotto la Cassazione al lungoe partecipato corteo parti-to da p.za Trilussa e trans-itato al Ministero diGiustizia, mentre nellealtre città si svolgevanoaltrettante iniziative disostegno ai 10 compagni/e.

“Genova non è finita”, perché ilclima che si respira oggi, tratagli e distruzione dei beni,ser-vizi, diritti, salari e pensioni, èuna falcidia infinita che punta

a dannichilire i lavoratori e i ceti popolari di tuttaEuropa.Di questo si parlerà tra pochi giorni a Genova duran-te l’11° anniversario della morte di Carlo Giuliani,così come in altre occasioni – è in preparazione pernovembre l’iniziativa “ Firenze 10 anni dopo” – verràmessa a punto una intelligenza comune, per permet-tere un piano di azione per contrastare la deriva libe-rista e reazionaria del governo Monti e di chi loappoggia.

Con amore e rabbia a fianco dei compagni/econdannati per Genova 2001.

LIBERI TUTTI

CONFEDERAZIONE COBAS

Dunque la Cassazione ha definito l'esito dei processiscaturiti dal G8 di Genova del 2001. Manca ancora, adire il vero, l'ultimo grado di giudizio per le torturenella caserma di Bolzaneto (il processo d'appelloportò a 44 condanne, tutte prescritte tranne 7), ma ilquadro della risposta giudiziaria è già chiaro. Omeglio chiaroscuro.Da una parte c'è una sentenza storica sul caso Diaz.Altissimi dirigenti della polizia di stato sono staticondannati in via definitiva e hanno dovuto lasciarei rispettivi incarichi, a causa della pena accessoriadell'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Sonopersonaggi di primissimo piano, da anni e anni inruoli investigativi di primo piano: Francesco Gratteri,fino al 5 luglio capo dell'anticrimine; GilbertoCaldarozzi, capo dello Sco (il coordinamento dellesquadre mobili italiane); Giovanni Luperi, fra i mas-

simi dirigenti del servizio segreto civile. E poi altrifunzionari di medio rango, fra i quali l'ormai ex capodella squadra mobile fiorentina, Filippo Ferri. Per lapolizia di stato, che ha protetto fino all'ultimo gliimputati e in molti modi ostacolato l'inchiesta deimagistrati genovesi, è stato un terremoto.Dall'altra parte c'è la sentenza definitiva per dieciimputati accusati di devastazione e saccheggio. Percinque di loro la Cassazione ha confermato le pesan-ti condanne inflitte dai giudici di secondo grado: finoa 14 anni di reclusione! Per gli altri ci sarà solo unriconteggio delle pene, con un alleggerimento dellecondanne, perché la Cassazione ritiene che debbaessere concessa un'attenuante prevista dal codice:l'avere agito per suggestione di una folla in tumulto. Ne deriva un giudizio in chiaroscuro per una serie dimotivi.

1) Le condanne inflitte afunzionari e dirigenti nelprocesso Diaz sono statefortemente condizionatedalla prescrizione, che hacancellato la pena per ireati di calunnia e con-corso in lesioni. E' rima-sto solo il reato di falso. Enon va dimenticato che ilprocesso non ha mairiguardato le decine diagenti che hanno mate-rialmente praticato vio-lenza all'interno dellascuola, poiché nessuno diloro è stato riconosciuto.

2) Le pene inflitte ai diecimanifestanti sono deltutto sproporzionaterispetto ai fatti loro con-testati, tutte azioni di

teppismo contro le cose, che la procura e i tribunalinon hanno voluto configurare come danneggiamen-to ma come devastazione e saccheggio, una figura direato ereditata dal fascismo che prevede peneabnormi (minimo 8 massimo 15 anni). Ne deriva chei funzionari condannati nel processo Diaz per reatigravissimi legati a un'operazione violenta e in cuinon è morto nessuno solo per caso, non faranno ungiorno di galera (grazie anche all'indulto e alle leggeche agevola la prescrizione), mentre cinque manife-stanti sono già stati spediti in galera e gli altri cinquepotrebbero avere la stessa sorte dopo il riconteggiodella pena.

3) L'esito di queste sentenze è stato accolto con fred-dezza dal mondo politico, anche nella sua parte chesi dice progressista e quindi non ha suscitato un'a-zione adeguata né in sede parlamentare né altrove.Eppure queste sentenze indicano una strada da per-correre, riforme urgenti da concepire e realizzare:legge sulla tortura; codici sulle divise degli agenti in

servizio di ordine pubblico; riforma democratica esmilitarizzazione delle forze di sicurezza; revisionedel reato di devastazione e saccheggio.Qual è dunque la morale da trarre? E' la constatazio-ne che un'azione forte, propositiva e consapevole diqual è la posta in gioco - cioè la possibilità di eserci-tare davvero il diritto al dissenso, che è l'altra facciadella medaglia di forze di polizia responsabili e tra-sparenti - deve venire dalla società civile. Quelleriforme che le attuali forze parlamentari non hannoil coraggio e la forza nemmeno di progettare, devo-no diventare la proposta di una coalizione di gruppie associazioni, con leggi di iniziativa popolare e unacampagna di formazione e informazione che spezzila voglia di fare finta di nulla che all'indomani dellesentenze ha preso il sopravvento nel discorso pubbli-co.

Lorenzo Guadagnucci (Comitato Verità e Giustizia per Genova)

150 - luglio/agosto 2012

pagina 11VITTIME SACRIFICALI PER GENOVA 2001

In Italia c’è un controllo sociale efficientissimo:• una TV che ha ripulito le menti da ogni coscienza sociale • una sinistra spostata vigorosamente a destra (PD) o assolutamente incapacedi capire la fase (il pulviscolo di sinistri) • un sindacalismo confederale ormai funzionale solo agli interessi delle impre-se e un sindacalismo di base polverizzato e incapace di essere punto di riferi-mento • dubito che il corpo morto della società italiana si possa muovere, ma lo sperotanto. In Grecia le proteste durano da anni, in Spagna si muovono, in Francia cisono sussulti; in Italia?

Tiziano   

Ciao a tutti,anche io mi pongo più o meno le medesime domande da molti, moltissimianni; e ogni qual volta (aimè sempre più spesso, per non dire sempre) che  “...Un potere sempre più arrogante e arroccato conosce ormai solo la macelleriasociale e la brutale repressione di ogni forma di dissenso, anche se espresso inmodi non violenti.”. “Se in tutta questa guerra disonesta dobbiamo perdere anche il gusto del bello,allora il barbaro ha già vinto” (Trevanian - “Shibumi. Il ritorno delle gru. L’eticadell’assassino perfetto”.)

Filippo Madrigale

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Il comune di Firenze ha confermato divoler proseguire sulla strada della ven-dita del patrimonio immobiliare pubbli-co. Questa decisione, da molti giustamentecriticata, potrebbe riguardarein un prossimo futuro anchel’edificio di via Villamagnadove attualmente, e da 12anni, si trova il CentroPopolare Autogestito Firenzesud. Il CPA ha una storia ventenna-le di presenza nel quartiere(prima era nell’area exLonginotti), e utilizzando edifi-ci dismessi e abbandonati hasempre rappresentato un cen-tro di iniziative e di attivitàpolitiche, sociali e culturaliormai consolidato a livello fio-rentino e non solo. In unpanorama cittadino in cuitutto è improntato alla merci-ficazione e al consumo, al pre-dominio assoluto del mercato,il vero degrado è l’assenza dialternative al modello consu-mistico dominante, l’impoverimentodelle relazioni sociali ed umane, l’ab-bandono di tutto ciò che non è ricondu-cibile a un profitto.

In questo senso il CPA, come altri pochiluoghi in città, rappresenta una risorsae una ricchezza che non possiamo per-dere: dalle iniziative a sostegno deilavoratori colpiti da provvedimenti

aziendali a quelle per attualizzare lamemoria storica della lotta antifascista,dal cinema dove si proiettano film spes-so altrove introvabili, alla palestra

popolare, ai concerti di gruppi indipen-denti, spesso di giovani musicisti fioren-tini, dalla biblioteca con centro di docu-mentazione, alle presentazioni di libri ealtre attività, alla cucina che serve cene

a pochi euro a chi vuole mettersi incompagnia a sedere alle tavolate, tuttogestito in maniera volontaria, autorga-nizzata e autofinanziata.

Le esperienze di autogestione e le sog-gettività che dal basso prendono inizia-tiva per costruire qualcosa di diversosono un valore e ricchezza che ritenia-mo inaccettabile sacrificare per una

manciata di euro, pochi otanti che siano. Per questi motivi siamo con-trari alla vendita dell’ex-scuo-la di via Villamagna e soste-niamo il Centro PopolareAutogestito FI-Sud affinchénon si arrivi alla chiusura diquest'esperienza. Per sottoscrivere l'appellocontro la vendita del CPA fi-sud, che trovate di seguitoinsieme ai primi firmatari, vaiall'indirizzo

http://bit.ly/NI1KIn

Fra i primi firmatari ci sonoDonatella Della Porta, MariaPia Passigli e Fuori Binario,Lorenzo Guadagnucci,Stefano Cecchi USB,Alessandro Nannini COBAS,John Gilbert, Fondazione

Michelucci, don Alessandro Santoro, laComunità delle Piagge, Wu Ming,Ornella De Zordo e perUnaltracittà,Tommaso Grassi.

Workshop n. 4 - La città: proposte politichesulla lotta alla marginalità sociale

Documento conclusivo

Dalla discussione di domenica 13/5, a cui hanno par-tecipato 20 persone, impegnate nell’attività di 10realtà associative e di movimento fiorentine (ReteAntirazzista Fiorentina, MEDU, Comunità dellePiagge, Progetto Conciatori, Ass.ne R.O.M., OXFAMItalia, Fuori Binario, Gli Anelli Mancanti, SELQuartiere 4, SUP-Rete@sinistra, Consiglio degliStranieri di Calenzano, Coop. Sociale CAT,Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia) sonoscaturite le seguenti indicazioni.

La costituzione di un “laboratorio permanenteper la città” - Innanzitutto si ritiene che l’iniziativa,per risultare pienamente valida, debba sfociare nellacostruzione di un “laboratorio permanente per lacittà” - naturalmente aperto ad altri soggetti, che siritrovi in appuntamenti periodici in cui proseguire illavoro di scambio di esperienze, di confronto, di ela-

borazione avviato in questa occasione.La lotta alla marginalità sociale ha reali possi-

bilità di successo se si inquadra in un disegno di cittàalternativo a quello attuale, basato sulla “città carto-lina”, ad uso e consumo dei turisti, una città immagi-ne che porta al progressivo abbandono del centrostorico da parte dei residenti e ad una sempre mino-re vivibilità del contesto urbano.

Un altro progetto di città - La costruzione di un’al-tra idea di città necessita del contributo di moltecompetenze e saperi, frutto dello studio e della ricer-ca, nonchè delle esperienze di movimento, ed hacome assi portanti:- un sistema di mobilità centrato sull’uso del mezzopubblico, - il riutilizzo delle aree dismesse e del patrimonioimmobiliare di proprietà pubblica a fini sociali (abi-tativi e aggregativi - se ne sottolinea l’importanza inuna situazione in cui ogni giorno aumentano glisfratti e vengono meno gli interventi di welfare -), - la salvaguardia del territorio e del verde da ulterio-ri cementificazioni per fini speculativiRisulta essenziale, per procedere in tale direzione,l’azione forte e costante perchè, a livello istituziona-le, sia nazionale che locale, si passi da interventiincentrati sulla sicurezza, sull’ordine pubblico, sulcosiddetto decoro a politiche inclusive, finalizzate alriconoscimento dei diritti umani, civili, sociali, politi-ci ed alla convivenza.

La ricerca di strumenti più efficaci - Nel laborato-rio continuerà, inoltre, la ricerca di strumenti infor-mativi e formativi più efficaci per dare maggioreincisività all’azione quotidiana - di sostegno, assi-stenza, promozione di diritti - svolta dalle diverserealtà associative e di movimento che operano nel

contesto cittadino. E si individueranno, nel contem-po, le modalità operative per portare avanti, conse-guentemente, gli obiettivi specifici emersi nella dis-cussione del workshop (ed altri che emergeranno inseguito), aprendo anche delle vere e proprie verten-ze con gli enti competenti.

Alcuni obiettivi specifici -Tali obiettivi si possono così sintetizzare:- il problema del rilascio della residenza anagra-fica a coloro che, per cause varie, non la possonoavere nella loro abitazione o sono privi di fissa dimo-ra (si rileva in proposito che nel Comune di Firenze èstata progressivamente diminuita l’efficacia di un’or-dinanza al riguardo assai valida - la questione dellaresidenza continua a rimanere di notevole importan-za, in quanto da tale requisito dipende la possibilitàdi accedere ad una serie di servizi-);- il tema, di grande rilevanza, della costruzione diun sistema di accoglienza per richiedenti asilo,profughi, senza dimora, vittime di disastriambientali, un sistema che abbia come riferimentola Regione e gli enti locali, collegandosi a quanto esi-ste, seppure largamente insufficiente, a livllo nazio-nale, e che permetta di non rincorrere più le continueemergenze e di non passare, nei territori, da unosgombero ad un altro;- la situazione dei Rom, su cui è estremamenteurgente un impegno, da parte di più soggetti e supiù versanti, per:• dare applicazione alle direttive europee,• tradurre in fatti concreti le indicazioni regionalirelative ai Rom ed ai Sinti (che prevedono il supera-mento dei cosiddetti campi nomadi),• per impedire che si ripeta il continuo balletto deglisgomberi e del trasferimento da un territorio all’altrodei Rom arrivati di recente (nell’area fiorentina, oltre

a questo ultimo aspetto, piuttosto pressante, si regi-stra l’urgenza di procedere allo smantellamento delcampo dell’Olmatello, con effettivi inserimenti abi-tativi per le famiglie che vi risiedono, e di riprendereil processo di sistemazione dei residenti nel vecchiocampo del Poderaccio).Per portare avanti tutto questo risulta pregiudizialel’apertura di tavoli a cui siano presenti anche le rap-presentanze della popolazione rom.

L’attuazione della legge regionale sull’immigra-zione - Si individua poi nella legge regionale sull’im-migrazione un valido supporto alla realizzazione diquanto qui indicato, specialmente nella parte chericonosce a tutte le persone che vivono sul territoriotoscano, al di là della loro condizione giuridica, ildiritto ad alcuni servizi sociali essenziali (e non soloa quelli sanitari, resi fruibili anche dalla normativanazionale). Si ha il problema di renderla operante,facendo sì che sia concretamente applicata a tutti ilivelli (dagli enti locali alle ASL etc.).Si ritiene, infine, che gli Amministratori locali debba-no rappresentare davvero tutte/i coloro che vivonosul loro territorio anche nei confronti di altre istitu-zioni ed organismi (ad esempio, Questure ePrefetture), da cui dipende il rilascio di documentiessenziali quali i permessi e le carte di soggiorno, eche vadano messi in atto strumenti partecipativi ingrado di dare voce a chi non ha ancora il diritto divoto.

Occorre ora avviare quanto prima l’attività delLaboratorio, per costruire il progetto per la città,individuare iniziative comuni, aprire confronti e ver-tenze con gli enti locali e la regione.Non resta che augurarci: buon lavoro!

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pagina 10 DIVERSI ... E ALLORA?

Contro la vendita del CPA FI SUD

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Tav, De Zordo, Alberici: “200 milioni inpiù per il tunnel (+30%)” I costi lievitati da 694 a 890 milioni. Latalpa tenuta ferma è costata finora 5milioni.I dati sono di quelli pesanti: Nodavia - ilGeneral contractor dell’attraversamen-to dell’Alta velocità fiorentina -annun-cia che nonostante ancora non sianopartiti i lavori degli “interventi maggior-mente complessi e impattanti, il costodell’intervento è già passato da 694milioni iniziali a oltre 890 milioni, conun incremento di 200 milioni, quasi il30%.E ancora, aver voluto montare unafresa gigantesca (quanto chiassomediatico intorno a Monna Lisa!) quan-do non c’era la possibilità di portare viail materiale, e quindi di fatto teneretutto fermo, ha comportato secondoNodavia danni pari a 5 milioni di euro,di cui chiede conto perché qualcuno hadeciso discrezionalmente di non gestireil materiale come rifiuto ma di attende-re il perfezionamento del percorso giu-ridico-amministrativo per gestire ilmateriale come terra e roccia, cheforse, come da audizione in Provincia,

avverrà nell’autunno. E quanto ci saràcostato il parcheggio di Monna Lisa aPonte del Pino a quel punto?Eppure in tanti avevamo chiesto di fer-marsi, quando ai tanti già denunciati siè aggiunto il problema dello smaltimen-to dell’enorme quantità di materialescavato. Ma l’importante era l’esibizio-ne muscolare della potenza della gran-de opera (della serie la mia talpa è piùgrossa della tua, ma purtroppo nonsiamo in un film di Alvaro Vitali), nonimporta se inutile, non importa se dan-nosa, l’importante è che sia costosa.A quanto si arriverà alla fine? Nessunopuò fare previsioni, la tratta Firenze-Bologna, tanto per dire, ha avuto uncosto finale di oltre il 400% dell’iniziale.Se poi, come prevedibile, ci saranno deidanni, e se questi saranno in qualchemodo risarciti, indovinate da dove ver-ranno le risorse: naturalmente dalbilancio pubblico.Già Nodavia chiede un accordo bonarioper rivedere drasticamente il costo del-l’opera, ed è solo il primo, o minaccia diandarsene, che sarebbe comunque lasoluzione migliore, anche dovendopagare qualche penale, niente in con-

fronto al conto che sarà presentato allafine.Una riflessione sul debito pubblico e lafamigerata spending “review”È sempre antipatico il ruolo diCassandra, di quelli che l’avevamodetto!, ma correremo il rischio: si, l’a-vevamo detto, insieme a comitati, asso-ciazioni, esperti, e chiunque si fossepreso la briga di sollevare i veli sulmondo opaco dell’Alta Velocità: questiappalti sono fatti in modo da garantireinnanzitutto, e immancabilmente, unvertiginoso aumento dei costi, e cioè,chiamiamo le cose con il loro nome,del nostro famoso debito pubblico. Peruna volta non parliamo di falda, diimpatti, di danni agli edifici, di camion ecantieri infiniti, di aria inquinata e traf-fico in tilt e salute che se ne va, parlia-mo di soldi, dei nostri soldi. Si taglianole pensioni, si abbassano i salari, sidiminuiscono o si cancellano i servizi, lasanità, la scuola. Si licenziano anchesenza giustificato motivo decine dimigliaia di lavoratori. I trasferimenti dello Stato alla RegioneToscana per la spesa sociale sono pas-sati dal 2011 al 2012 da 62 milioni a 1

(uno). Però ci si ostina a fare untunnel inutile che ancor prima diessere cominciato ha aumentato ilcosto di 200 (duecento) milioni, chenaturalmente vanno, insieme agli altri,ad ingrassare le solite tasche di chicerto non è toccato da una spendingreview che evita accuratamente i gran-di sprechi, e i grandi interessi.L’esigenza di fermarsi prima del bara-tro è sempre più urgente, ci auguriamoche i cittadini e le cittadine di Firenzeaprano gli occhi e facciano sentire laloro voce nei confronti di chi, per inte-resse, intende danneggiare la città erubarci il futuro.

perUnaltracitta - lista di cittadinanza

NoTav denunciati per aver informato i fiorentini

Il solito tentativo di dividere tra buoni e cattivi

Il 1 marzo 2012 in tutta Italia si sono svolte manifestazioni in solidarie-tà della lotta del movimento NoTAV della Val di Susa, che aveva chiestomobilitazioni ovunque in un momento di particolare tensione. AFirenze si è svolto un presidio a ponte del Pino, davanti ai cantieri, chepoi si è spostato nelle strade vicine distribuendo materiale informativo.A distanza di mesi sono arrivate 14 denunce per manifestazione nonautorizzata e interruzione di pubblico servizio, a carico di 14 attivisti frai tanti presenti, provenienti da centri sociali e collettivi studenteschi.

Tutti noi sappiamo che quel giorno è stato un minimo episodio di resi-stenza e di tentativo di informazione, senza alcune tensione, che 14denunce sono il consueto tentativo di dividere fra buoni e cattivi, darespingere a Firenze come in Val di Susa, come altrove. Tutti noi sap-piamo che fuori da ogni legittimità è l'occupazione militare di un terri-torio, è l'imposizione di opere fuori da ogni controllo e da ogni logica,che grazie a leggi speciali e coperture politiche interessate devastanol'ambiente e la finanza pubblica, per l'interesse di pochi.

Tutti noi c'eravamo, il 1 marzo a ponte del Pino: denunciateci tutti.

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Egregi Consiglieri,

sollecitiamo la vostra attenzione sulla situazionedelle persone anziane non autosufficienti nellanostra città.Dopo una dura battaglia sostenuta per ottenere cheagli anziani non autosufficienti ricoverati nelle RSAcittadine fosse accreditata la quota sanitaria, e che lalista d’attesa fosse resa trasparente, ci troviamo dinuovo a non riuscire più a capire che fine fanno glianziani non autosufficienti aFirenze. Alcuni fatti:- La lista d’attesa per i ricoveri in RSA non è tra-sparente: nonostante le dichiarazioni del nuovoDirettore della SdS, l’unico servizio attivato è la con-sultazione on line della propria posizione in lista,

cosa assolutamente diversa dalla lettura di un elen-co di nomi a cui corrisponde un posto in graduatoria.- Recentemente è stata inviata al Sindaco una lette-ra, da parte di un’associazione di gestori delle RSA,nella quale si denunciano “centinaia di famigliein attesa” di un posto in RSA e al contempo che“le residenze socio sanitarie fiorentine hannocentinaia di posti vuoti”. Questo contraddice inmaniera gravissima quanto affermato dall’assessoreSaccardi nella risposta all’interrogazione 247/2012dove riferisce di una lista d’attesa al febbraio 2012 di97 utenti di cui circa 50 già in ricovero temporaneo.- Con deliberazione n.4/2011 dell’Assemblea dei socidella SdS sono stati modificati i criteri di accesso alleprestazioni residenziali, succede così che decine dipersone che fino ad ora avevano diritto alme-

no alla quota sanitaria ora non ne abbiano piùdiritto: guarite d’ufficio!Dopo di che non risulta sia stata effettuata alcunaverifica sulle condizioni degli anziani e delle famiglieche non hanno più chiesto la prestazione: semplice-mente scomparsi.- L’assistenza domiciliare, che può essere unarisposta nelle situazioni meno gravi e sulla qualel’impegno della Regione Toscana è costantementeriaffermato, a Firenze non ha alcun incrementoanzi, nel passare degli anni sono sempre meno le oredi assistenza domiciliare per cui viene fatto l’appal-to, come denunciato dai lavoratori.A tutto questo si devono aggiungere continue vessa-zioni dalle quali le famiglie non sono in grado didifendersi per mancanza di trasparenza e di risposte

da parte delle istituzioni; l’ultimo caso, ad esempio,è la richiesta di chiarezza nelle dichiarazioni che leRSA devono rilasciare per portare in detrazione,nella denuncia dei redditi, le spese sostenute perassistenza specifica. Questo diritto del cittadino,quando non è rispettato perché le RSA non fanno onon fanno correttamente tali dichiarazioni, deve tro-vare un difensore nel Comune che stipula le conven-zioni. Siamo ancora in attesa di risposta!Egregi Consiglieri, è sempre più necessario – visti icontinui attacchi allo stato sociale nel nostro Paese -che dedichiate la vostra attenzione alle condizioni divita dei cittadini di Firenze e che interveniate perdifendere e sostenere coloro che si trovano in mag-giori difficoltà.

A quando una spending review sugli

sprechi veri e non sui diritti dei cittadini?

ADINA: Associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti

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È uscito il nuovo libro di Carmelo Musumeci"ZANNA BLU" con presentazione di Margherita Hack.

È un libro per bambini e per adulti. È la storia delle incredibili avventure di Zanna Blu, un cuc-ciolo di lupo abbandonato da mamma lupa. Catturato dagli uomini, legato a una slitta, frusta-to a sangue, Zanna Blu fugge, viene ripreso, ferito, ma sempre risorge quasi immortale.Quest'ultima opera di Musumeci è il riscatto: questi sono racconti che insegnano il coraggio,l'amore per la libertà, l'amore disperato per la compagna, scritti in maniera semplice, senzaretorica. Grazie a questa sua capacità di esprimere i suoi sentimenti, Carmelo si ricostruisceuna vita spirituale libera, che vale la pena di essere vissuta e che trasmette al lettore, bambi-no o adulto che sia, una profonda umanità. Sono favole, ma favole che fanno riflettere.

(dalla presentazione di Margherita Hack)

Non solo i senza tetto ma anche tutti coloro che vivo-no in condizioni precarie, in strutture d’accoglienza oin unità abitative inadeguate in termini di spazi esicurezza, sono presi in considerazione nello studio“Città senza dimora – Indagine sulle strade dell’e-sclusione” realizzato a Roma e Firenze da Medici per iDiritti Umani (MEDU) nell’ambito del progetto “UnCamper per i Diritti”. Lo studio analizza le condizionisocio-sanitarie delle persone senza fissa dimora delle

due città. Tra ottobre 2010 e aprile 2011, i medici diMEDU hanno effettuato oltre 600 visite mediche su513 pazienti, visitando i luoghi più significativi delledue città: 12 aree a Roma, tra le quali le principalistazioni, la baraccopoli di Ponte Mammolo e l’inse-diamento dell’ex ambasciata somala di Via dei Villini,e 9 insediamenti a Firenze, tra i quali quello sponta-neo di Via del Ponte Quaracchi e l’occupazione del ex-sanatorio Luzzi nel comune di Sesto Fiorentino. In

alcuni di questi luoghi è stata svolta un’at-tività regolare e continuativa di assistenzasocio-sanitaria, altri, invece, sono stativisitati almeno due volte.

Le aree nelle quali è stata svolta l’indagineospitano 8.000 persone senza fissa dimoraa Roma e 1.000 a Firenze. Nella maggio-ranza dei casi si tratta di cittadini stranieri(circa il 90%) con un età compresa tra i 18e i 50 anni. Tra di loro sono sempre piùnumerosi i rifugiati che, a causa dellecarenze del sistema d’accoglienza nazio-nale, costituiscono circa il 40% del totale.L’età media diminuisce sensibilmenteall’interno di quest’ultimo gruppo: l’83%dei migranti forzati a Roma e l’88% a

Firenze hanno meno di 30 anni. Preoccupante è, inol-tre, il livello d’esclusione dall’assistenza sanitaria: aRoma solo un terzo dei rifugiati è in possesso di untessera sanitaria, mentre solo il 4% degli immigratiirregolari ha una tessera STP (StranieriTemporaneamente Presenti), che permette l’accessoalle cure sanita-rie. Tale mancan-za è da attribuirsi,in modo preva-lente, ad un’infor-mazione insuffi-ciente. MEDU sot-tolinea che lepatologie mag-giormente riscon-trate (problemia l l ’ a p p a r a t or e s p i r a t o r i o ,gastrointestinalee nervoso) sonoda ricondurreproprio alle pessi-me condizioniigienico sanitarieed abitative.

I risultati dell’indagine sono consultabili sul sito:www.mediciperidirittiumani.org

(tratto da www.cronachediordinariorazzismo.org)

Colto da malore e ricoverato nell’ospe-dale Cardarelli di Campobasso, al30esimo giorno di sciopero della fame,il consigliere nazionale del Sindacatoautonomo della Polizia penitenziaria(Sappe), Aldo di Giacomo. Ora è nelreparto di Medicina del nosocomiomolisano. “Le sue condizioni - ha spie-gato il suo medico personale - non gliconsentono di proseguire nella sua pro-testa”. Di Giacomo aveva cominciato losciopero della fame il 23 maggio scorsoper sensibilizzare le istituzioni sul pro-blema del sovraffollamento delle carce-ri.

Caso Aldrovandi; la madre PatriziaMoretti rifiuta le scuse dopo le pesan-ti offese ricevute su Facebook “quel-l’agente non merita il perdono”“Non è un bambino. Avrebbe dovutopensarci prima. Usa questa tattica per-ché ha paura del procedimento discipli-nare e vuole mitigare le conseguenze.Non credo che le parole di scuse e pen-timento siano farina del suo sacco.Penso che gliele abbia scritte qualcunaltro, magari l’avvocato. Se fosse unapersona sincera, la coscienza avrebbe

dovuto parlargli quasi sette anni fa.Avrebbe dovuto chiedere perdonoquando ha colpito e schiacciato miofiglio, fino a togliergli la vita, assiemeagli altri di pattuglia. L’errore cheammette è “solo” quello di Facebook,non il massacro di allora”.

Arresto per chi dà cibo ai senzatetto di

Philadelphia

Da oggi a Philadelphia bisogna smet-tere di dare cibo ai senzatetto neiluoghi pubblici, o all’aperto, da questoVenerdì 8 giugno è passibile di arrestonel distretto di Philadelphia chi sfama ipoveri ed i senza tetto nei luoghi pub-blici. Storicamente negli Stati Uniti èuso da parte di collettivi e squattersorganizzare tavolate gratuite di ciboper chi è povero, una prassi spessocriminalizzata dalle amministrazioni edalle forze dell’ordine.

UN AGRITURISMO GESTITO DA CLO-CHARD, ESPERIMENTO NEL PISTOIESEUn agriturismo gestito da clochard. Èl’esperimento che partirà il 17 giugno aSerravalle Pistoiese (Pistoia), grazie allacollaborazione fra l’associazione

Clochard alla riscossa e una coppia cheda anni vive in Toscana e che ha messoa disposizione un casale delQuattrocento, ristrutturato. Grazieanche a dei finanziatori, che hanno pre-stato i mezzi economici necessari perl’avviamento dell’attività, i 12 senzatet-to che parteciperanno all’esperimentolavoreranno nell’agriturismo in cambiodi vitto, alloggio e di uno stipendio. Perognuno di loro è previsto un piano diaccantonamento economico che li por-terà, alla fine dei dodici mesi di con-tratto, a essere pronti per il reinseri-mento sociale. A quel punto, sarannosostituiti da altri clochard. Proprio ilreinserimento sociale è al centro del-l’attività dell’associazione ‘Clochardalla riscossa’, che a Milano gestiscealtre attività, come la ‘mensa sotto lestelle’. Il casale del Quattrocento in cuilavoreranno i clochard è immerso in67.500 metri quadrati di terreno distri-buiti su una splendida collina dal pae-saggio tipicamente toscano.

Forse non dovrebbe sorprendere che icinque membri permanenti delConsiglio di sicurezza delle Nazioni

Unite siano anche i paesi che più com-merciano in armi convenzionali.Insieme hanno totalizzato un profitto dialmeno il 70 per cento di tutte le mag-giori esportazioni di armi nel 2010: Usa(30 per cento), Russia (23 per cento),Francia (8 per cento), Regno Unito (4per cento) e Cina (3 per cento). Nelmondo, il flusso irresponsabile di armida questi cinque paesi ha causato innu-merevoli vittime civili e altre gravi vio-lazioni di diritti umani e delle leggi diguerra. Amnesty International ha documentatocome i governi dell’Europa Occidentale,gli Usa e la Russia abbiano autorizzatola fornitura di munizioni, armamentimilitari e armi di polizia in Bahrein,Egitto, Libia, Siria e Yemen negli annidella brutale repressione che ha porta-to alle rivolte popolari. Queste esporta-zioni avrebbero potuto essere prevenu-te se gli stati responsabili delle fornitu-re avessero tenuto fede alle loro politi-che ufficiali di non esportare armi chepossano contribuire a gravi violazionidei diritti umani.

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- Si chiama libro. Si può leggerlo senza bisogno d’uno schermo. Le pagine sonotutte accessibili e non scompaiono in caso di mancanza di corrrente. È più leg-gero di un portatile. Non sarà obsoleto il mese prossimo. E lei può anche pre-starlo a suo padre senza dovergli spiegare come funziona.

ZANNA BLU

Città senza dimora

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L’AlbaArriva,

come un’aria calda calda,

l’alba

è di scena l’aurora,

viola,

e poi dopo ore… il sole.

Il sole non ha colore,

ma è lui che illumina tutto,

e l’alba come ogni mattino

è come il parto di un bambino,

che si ripete.

L’Alba,

l’aurora scompare come una magia!

Ecco a noi il sole che ci fa compagnia tutto il giorno,

ed il giorno dopo il suo ritorno.

L’alba è come una magia, si ripete ogni giorno

Un sogno!

Isabella Antoniozzi

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pagina 13Ho un sognoCerto dal 28 agosto 1963 sono passati quasi 50 anni, ma ildiscorso del reverendo battista Martin Luther King tenutosia Washington è di forte attualità (in quell’occasione si cal-colarono 250.000 presenze di cui 83.000 bianchi). Nel 1964King riceve il premio Nobel per la pace, verrà ucciso in segui-to nel 1968, non aveva nemmeno 40 anni.La sua lotta contro il razzismo secondo me si può allargare atutti gli ambiti della marginalità, ma in questa lettera nellospecifico tratteremo i problemi legati all’ambito psichiatri-co.Nel comune fiorentino ci sono sistemi di potere durissimiche bisogna far presenti nella speranza civile di un profon-do cambiamento. In qualsiasi ambito del pubblico i cittadi-ni possono scegliere come meglio credono i dottori, questoè un concetto di libertà e di civiltà. Ma nel campo psichiatri-co è stato deciso da chi sta in alto che il dottore il pazientenon lo può scegliere.Questo ci rende inermi e nel caso in cui un individuo avesseproblematiche con un dottore può costantemente peggio-rare in maniera piuttosto seria, questo chi è o è statopaziente può benissimo testimoniarlo.La nostra lotta non violenta è rappresentata da una sete digiustizia per tutti coloro che si lamentano. ma non sannocome fare per cambiare le cose o meglio ancora arrivare alcuore dell’umanità di chi ci sopprime in maniera violenta. Ma questo è soltanto un aspetto che riguarda nello specifico ilcomune fiorentino, non so se in Italia è applicato anche daaltre parti.Noi crediamo in un sogno, che l’Italia diventi un paese piùcivile e che le ingiustizie svaniscano e ritorni la vera libertàper essere trattati come tutti gli altri cittadini in quantocreature e membri della razza umana.Io, sempre a Firenze dove abito se mi rivolgo al servizio pub-blico di Careggi mi mancano tutta una serie di servizi fon-damentali per la mia crescita umana e il servizio privato nonme lo posso permettere, Un altro grave caso riguardal’uso del TSO ovvero trattamento sanitario obbligato-rio.Il paziente in preda ad una rabbia e agitazione furiosanon riesce a controllarsi e viene obbligatoriamentesedato senza nemmeno avere voce in causa; questa èl’unica alternativa in una circostanza simile ad essereapplicata (forse c’è più rispetto per le bestie). Quindi anche in questo caso viene soppressa violente-mente la libertà e la dignità umana, quando il pazien-te si risveglia si ritrova i problemi di prima e in più larabbia per il trattamento ricevuto e il dottore se ne lavale mani. Tutto questo sta a dimostrare l’inutilità dell’u-so del TSO.Io propongo la seguente modifica a questa leggenazionale sull’abuso del TSO, rinominandolo TAO ovve-ro trattamento aiuto obbligatorio, perché se lo psichia-tra ha un obbligo è quello umanitario e civile di aiuta-re le persone cercando i più svariati mezzi, ma nelrispetto della dignità umana.Perché anche se soffriamo noi pazienti di svariate pro-blematiche non siamo diversi dagli altri esseri umani,quindi per tornare all’inizio non vogliamo essere emar-ginati da un potere che ci opprime, ma facenti parteintegrante della società italiana a parità di diritti.Poi si può citare l’uso ignobile dell’elettrochoc (cherintontisce), le cose terribili che ancora accadono negliOPG (ospedali psichiatrico-giudiziari). Poi ancora cisono pazienti che vengono addirittura legati per farlistar fermi.Concludo con una mia affermazione sperando che vengaapprezzata:Basaglia ha chiuso i manicomi, ma tutto ciò non basta, per-ché non è cambiando un nome che i trattamenti migliorano.Perciò affermo, in linea col pensiero di Luther King, che io houn sogno: che noi persone emarginate, incomprese e impo-tenti possiamo un domani vivere nel mondo giudicati noncome pazienti, ma per il valore della nostra personalità.

Luca Mori

Il RisveglioNel rapporto bidirezionale che ognuno di noi ha con la vita, ho

cercato di portare in “attivo” quell’immaginaria bilancia che

misura i debiti e i crediti che abbiamo nei confronti della vita

stessa, e che, per quanto mi riguarda, era decisamente in

“rosso”.

Nessun lavoro, nessuna ambizione, nessun sogno da sognare,

solo amara disillusione, annegata in una tragica vita, dove i

cancelli dei paradisi artificiali erano così facili da raggiungere,

e le sue chiavi così suadenti e gravide di promesse.

Che amara ironia è stata la mia vita; tante risorse nascoste in

me, ma nessuna volontà di cercarle, nessuna modalità, oppure

nessuna possibilità. Mettetela come volete, io so solo che il mio

risveglio è coinciso con una grave malattia che ha quasi stron-

cato la mia giovane vita; ed è stato proprio allora che quel velo

di nebbia che aleggiava davanti ai miei occhi si è sciolto, come

una rugiada che ha rinfrescato i colori del mondo, ravvivando-

li, in modo che potessi anche io, finalmente, scrutare orizzonti

lontani.

Ho ripreso la mia vita, i miei sogni, e sono tornato a studiare.

Che gran cosa è la conoscenza, che emozione mi dà il sapere.

Mi sono iscritto alle scuole serali.

Non è stato per niente facile, credetemi; tornare sui banchi di

scuola ha significato molto di più che prendere un diploma, ha

significato anche tornare in “mezzo” alle persone, ha significa-

to che ho dovuto cambiare atteggiamento e a seguire delle

regole. Ho dovuto stravolgere completamente la mia vita, nien-

te mi era dovuto, tutto era da conquistare. Solo così ho potuto

cambiare un destino che sembrava già scritto. Ognuno di noi

può riuscire in questa impresa, bisogna solo crederci, perché

la vita è un dono meraviglioso, e va conservata come la più

splendida delle gemme. E la mia, ora che è poggiata sul diplo-

ma che ho appena conquistato, risplende più che mai di vibran-

ti rifrazioni.

miki Giardiello

Solitudine

Solitudine e….

vuoto,

nulla,

malessere

arrampicarsi sugli specchi,

che è esattamente arrampicarsi su una gabbia

di una cella da cui non se ne esce fuori.

IO NON SONO LIBERA!!

Isabella Antoniozzi

Un amore piccolo si può anche vedere

è il grande che si deve anche sentire,

ma in questi tempi

basterebbe un po di bene, anche piccolo,

ma anche quello non si fa nemmeno più vedere

e quell’altro nemmeno più sentire

Sergio Berteroè perché voglio bene che mi sento bene

GOCCE

Mi è scivolato

un amore

oggi.

Un inutile

goccia di sudore

che solcava

i miei fianchi.

Fuori piove:

Prendetemi gocce!

Marzio

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È quanto spende l’Italia per learmi e le Forze Armate nel 2012

Presentato il Dossier 2012 diSbilanciamoci!

Presentato a Roma, in concomitanzacon il lancio mondiale del SIPRIYearbook, Economia a mano armata, ildossier della Campagna Sbilanciamoci!sulle spese militari.

Interventi di Giulio Marcon, portavocedella campagna e Massimo Paolicelli, diSbilanciamoci hanno presentato il librobianco che analizza le spese militarisotto molteplici aspetti: dagli sprechipubblici alla riconversione dell’indu-stria militare, dall’esemplare casoFinmeccanica al commercio internazio-nale di armamenti, dalle missioni italia-ne all’estero ai rapporti tra crisi econo-mica e spesa militare, senza tralasciarela dubbia utilità di alcuni sistemi d’armacome gli F35 e la relativa campagna di

pressione “Taglia le ali alle armi” voltaalla cancellazione della costruzione deicacciabombardieri Joint Strike Fighter.Nel corso dell’incontro sono intervenu-ti anche il Senatore F. Ferrante, R.Troisi, della Rete Disarmo, AlessandraMecozzi della FIOM, A. Nicotra.

Questi i dati principali che riguardanol’Italia: 30 miliardi complessivi di spesa(fonte Sipri) nel 2012,oltre 10 miliardi neiprossimi anni per 90cacciabombardieri F35e ben 1,4 miliardi dieuro per le missionimilitari all’estero. Tuttoquesto, quando sitagliano le risorse per ilwelfare, la scuola, lasanità, gli enti locali. Ilrigore viene applicato aicittadini, ma non allacasta dei militari.

La spesa militare globa-le nel 2011 ha continua-to ad aumentare: dello 0,3% in terminireali rispetto al 2010, raggiungendo i1.740 miliardi di dollari; il 75% dellaspesa mondiale per armamenti nel2011 riguarda appena 10 Paesi e gliStati Uniti si confermano leader dellaclassifica con il 43% della spesa mon-diale militare. La media globale dellaquota del Prodotto interno lordo desti-nato alle spese militari è del 2,6%.

Per citare altri numeri: i paesi europeinel loro complesso hanno circa 7 milio-ni di soldati (Stati Uniti 1 milione emezzo), 45mila tra carri armati e mezzidi combattimento (Stati Uniti 34mila) e3.500 aerei di combattimento (StatiUniti 2mila). Tenuto conto delle ambi-guità e anche della pericolosità di unesercito europeo slegato da un poteredi controllo democratico – e oggi

l’Unione Europea ha un drammaticodeficit di democrazia – se si andasseverso una direzione di maggiore inte-grazione delle strutture di difesa euro-pea, si potrebbe avere un risparmiocomplessivo di 100-150 miliardi di euronei vari paesi, e anche in questo caso lasomiglianza della cifra (130 miliardi)con quanto si è speso per l’ultimo sal-vataggio della Grecia (febbraio 2012) è

abbastanza significativa.L’obiettivo di questo dossier, scaricabi-le gratuitamente dal sito www.sbilan-ciamoci.org <http://www.sbilanciamo-c i . o r g / w p -content/uploads/2012/06/economia_a_mano_armata_web.pdf> , è quello difornire informazioni e analisi, dati eproposte su come ridurre la spesa mili-tare e su come orientarla in senso

sociale, riconvertendol’industria militare einvestendo nelle misu-re necessarie a fronteg-giare la crisi, nel welfa-re, nell’ambiente, nelservizio civile e nellacooperazione interna-zionale, perché è possi-bile svuotare gli arse-nali per riempire i gra-nai. Tra le propostedella campagna: tagliodi 10 miliardi in tre annidelle spese militari,riduzione da 190mila a120mila gli organici

delle Forze Armate, cancellazione delprogramma di costruzione ed acquisi-zione dei cacciabombardieri F35.Sbilanciamoci propone che i soldirisparmiati siano destinati ad un pianostraordinario di ammortizzatori socialie di sostegno al reddito per 300milaprecari, alla messa in sicurezza di 3milascuole e per consentire a 70mila giova-ni di poter svolgere il servizio civile.

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pagina 6 Economia a mano armata30 MILIARDI, NONOSTANTE LA CRISI

UOMO: (pensando tra sè) Stanotte ho avuto paura,uno spavento come un lampo si è impadronito di me.Tremavo senza capire il motivo.NATURA: (risponde prontamente cogliendo l’attimo diriflessione) - Hai sentito giusto, sono io che ho volutospaventarti.U.: - Smettila! Sto tremando.N.: - È che voglio sapere come mai mi state accecandocon questa forte luce, non vede più niente. Sento ormaisolo troppa confusione. Mi state scordando. Scavare e

costruire provando a sottomettermi è inutile. Mi sotto-valutate. Oppure cercate di distruggermi? U.: - No, il mio padrone è un altro uomo, colui chedomina e comanda questo impero chiamata civiltà,colui che governa le città. Non riesco a liberarmi delsuo volere. Se egli desidera sarà presto fatto perchèsenza lui non sento nè il bene nè il male. Ciò che egliprova è ciò che mi comanda, non riesco a sottrarmi.Lui decide cosa deve essere.N.: - Ti stai sbagliando, sono io la vera padrona.U.: - No, non è vero. Il mio corpo sente solo quello chesente l’impero di luce e il suo capitano.N.: - Stanotte voglio farti capire, ecco perchè mi sonopresentata. Capirai che sono io la padrona quando que-sta bestia feroce in cui mi sono trasformata ti sbraneràper lasciarti freddato a terra come uncorpo morto. Così smetterai di provareciò che vuole quell’uomo che tu chiamipadrone e di farti comandare da esso. Inrealtà lui è un’altra mia misera creatura.Ti ripeto, sono io che comando, possodistruggervi entrambi.U.: - No! Pietà! Lasciami in pace! Tu chepuoi chiedigli allora che non tormentipiù la mia mente affinchè ritorni liberae leggera senza costrizione, senza con-trazione. Allora quando la mia mentesarà in pace e parlerà solo la miacoscienza potrò insegnare ai miei figlil‘importanza del rispetto del tutto chesei tu madre terra, da cui attingiamonutrimento pace e serenità. Sei unabenedizione per noi. Perdonami ti

prego, stanotte non mi uccidere!N.: - Voglio crederti stanotte, ma vedi di mantenere latua promessa. Ti darò ancora tempo per realizzare ciòche dici, ma stai attento non ne resta molto. Se riusciraiallora ritornerà il silenzio, sarà solo il sole a illuminartinella giusta dose, le acque continueranno a scorrerecapiose, le terre saranno fertili e cresceranno le piantefloride e rigogliose. Gli animali prolificheranno felici enell’abbondanza. Altrimenti sarà la distruzione pertutti.U.: Grazie! mi affretterò per tentare ogni possibilità emi inveterò ancora dell’altro ancora oltre ogni limitesenza fermarmi mai per accontertarti e soddisfare letue richieste e volontà.

SIK

Cuore di lattaCuore di latta,guarda come ti hanno ridotto….ti hanno, ammaccato,in tutti i modi,tu che andavi,orgoglioso, di essere,così bello.Lucido e splendente,del tuo essere argentato.Quando ha cominciatoLA VITAad attaccare.Così piano, pianoti ha reso, arrugginito,la gelosia e la cattiveria,tutto quelcolore rosso,che sembrava sangue.Cuore di latta,riesci a battere,all’impazzata.Addolorato, che sei.Ma non pronto a gettare la spugna.Riesci ancora a rialzartidalle ceneri di un araba fenice,e allora si schiuderà un sorrisoriparatore.Cuore di latta.

Sisina

DIALOGO TRA UOMO E NATURA

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7 Luglio 2012 - (ampi stralci dal documento politico)

La nostra immortale favolositàViviamo nella Regione che per prima ha approvatouna legge contro le discriminazioni fondate sull’o-rientamento sessuale e l’identità di genere, unaRegione il cui statuto riconosce ogni forma di convi-venza tra persone, una Regione felice di accogliereuna realtà socioculturale LGBTIQ (Lesbiche, Gay,Bisessuali, Trans, Intersessuali e Queer) diffusa e plu-rale: abitiamo una Toscana amena. Forse. Il nuovo statuto regionale e la legge contro lediscriminazioni hanno coronato un percorso sociale epolitico durato molti anni: la quotidianità, il modo divivere e quello di pensare di molte persone che vivo-no in Toscana sono cambiati; la visibilità LGBT - inogni sua forma - ne è stata il fulcro.A otto anni da quella legge e da quello statuto, eccoaffiorare le crepe di questa costruzione meravigliosa,a palesare che questa espressione di civiltà e convi-venza non è penetrata a fondo nella cultura politica.Fino a scontri recenti e paradossali che fanno traboc-care il vaso. (…) Se si è arrivati a questo, è perché lapolitica si è presa una lunga “vacanza morale”, ed èanche per via dell’insufficienza politica di un proget-to di integrazione sociale centrato sulla condivisionedelle esperienze ricreative.

RivendicazioniEsprimiamo le nostre rivendicazioni in un clima poli-tico nel quale, alle campagne di odio sostenute senzaimbarazzo tanto da gruppi di ispirazione (para)fasci-sta quanto da esponenti della politica istituzionale –campagne che trovano conforto ideologico nelleposizioni delle gerarchie cattoliche – gli altri partitinon riescono a opporre altro che gesti simboliciormai vuoti, cioè non sostanziati da interventi incisi-vi ed efficaci che tutelino e valorizzino le differenze ele minoranze.Per contrastare le discriminazioni e garantire l’otteni-mento di nuovi diritti è innanzi tutto necessarioadottare un approccio multisettoriale, costruendo unpercorso che tenga conto della trasversalità e dellacontingenza degli obiettivi di ogni minoranza emar-ginata o non riconosciuta: è sufficiente, infatti, inter-rogarci sulla nostra soggettività per capire fino a chepunto definirci discriminat* esclusivamente sullabase dell’identità ed espressione di genere e di orien-tamento sessuale sia riduttivo e limitante, specie inun momento di forte crisi economica e sociale chemette in forse il nostro stesso diritto all’esistenzacome soggetti LGBTIQ, come migranti, precari*, stu-denti, e nelle molteplici componenti della nostrapersona. (…)

Situazione carceraria per le personetransLa situazione delle donne trans gender e transessua-li detenute presso il carcere di Sollicciano (FI) è parti-colarmente grave. Attualmente le donne transessua-li e transgender sono detenute nell’anello femmini-le, ma non possono svolgere con le donne le attivitàpreviste.La questione, più volte sollevata dal Garante deidetenuti e portata all’attenzione della Provveditoratoscana dell’amministrazione carceraria, sembravarisolversi con il progetto di costituire presso il carceredel Pozzale di Empoli una sezione specifica per ledetenut* transessuali e transgender. L’articolata pro-posta a monte del progetto ambiva a interveniresulle carceri tenendo conto delle soggettività delledetenute trans, per sostenere in modo adeguato ilpercorso d transizione e per favorire il loro inseri-

mento sociale e lavorativo dopo la detenzione.Si punta quindi ad una riqualificazione della vita car-ceraria in modo da prevenire il rischio di marginalità.Nonostante la grande pubblicità data all’iniziativa ilprogetto è ad oggi tramontato e per le detenutetransessuali non si profila nessuna prospettiva.Si ritiene inoltre importante la promozione di percor-si formativi specifici sui diversi orientamenti sessualie le identità di genere verso tutti gli operatori delcarcere (guardie carcerarie, personale amministrati-vo, assistenti sociali).- Salute delle persone LGBTIQ. La preoccupazione perl’ambito del benessere e della salute emerge comeancora minoritaria nella delineazione di piani diintervento regionali. Oltre alle richieste avanzate sulpiano della normativa e della tutela alle istituzionicompetenti, aggiungiamo un contributo di pensieropiù ampio sulle questioni di ambito socio-sanitario dirilevanza, di cui si fanno carico soprattutto le associa-zioni. Nelle varie forme della relazione medico-paziente, un trattamento discriminante comporta undisagio notevole in un soggetto che, per i semplicefatto di trovarsi in una struttura sanitaria, è già in unacondizione di fragilità, tale relazione è per noi ambi-to di intervento primario, a partire dalla veicolazionedi una corretta informazione scientifica, e dunque diuna preparazione universitaria altrettanto corretta ecomprensiva, che non dia adito all’ipotesi di terapie

riparative nei confronti dell’omosessualità, del lesbi-smo, del transessualismo e transgenderismo. Inoltreè presente anche una assistenza sociale non struttu-rata e una preparazione inadeguata delle figure disupporto psicologico e psicoterapeutico, che dovreb-bero trattare adeguatamente il/la/* pazienteLGBTIQ, supportandol* e organizzando un percorsoche tenga conto dell’orientamento sessuale e dell’i-dentità ed espressione di genere. In questo senso,“Codice rosa” è una buona prassi che va sostenuta edestesa, affinché la specificità di trattamento non silimiti ai casi di emergenza.Il tema della salute e della formazione sanitaria èparticolarmente rilevante se si riflette sul peggiora-mento dell’educazione sessuale de* giovani – chenon può più essere preoccupazione esclusiva delleassociazioni – e sulla salute psicologica de* minoriLGBTIQ, che devono essere destinatar* di interventivolti a migliorare gli ambienti nei quali vivono e agarantire dove necessario anche un’accoglienza inprogetti pilota di casa-famiglia.Nei servizi sociali è poi completamente assente unatutela dell’età anziana de* pazienti LGBTIQ o del sog-getto non autosufficiente di qualsiasi età, che si ritro-va in condizioni di forte solitudine e impotenza,spesso senza figl* o abbandonat* dalle famiglie diprovenienza con cui non ha mantenuto buoni rap-

porti in seguito alla definizione della propria identitàe dell’orientamento sessuale. L’unica forma di soste-gno presente è la rete solidaristica che si stabiliscegrazie alle relazioni di amicizia e di associazionismoLGBTIQ, gratuita e volontaria, ma inadeguata arispondere alla complessità delle esigenze; dove talerete è assente, si è costrett* a tornare a fare affida-mento su rapporti familiari, con ovvi problemi direlazioni conflittuali pregresse, complicati però dallamalattia, dall’anzianità, dall’assenza di autosuffi-cienza.Chiediamo pertanto che i risultati delle indaginiconoscitive già intraprese dalla Regione non restinolettera morta. Ci sono le conoscenze e gli strumentiper prevedere un piano di intervento integrato,tenendo conto delle specificità dei soggetti coinvolti,imparando da quello che le associazioni fanno daanni su questo fronte (talvolta come veri e propri pre-sidi sanitari civili anziché ospedalieri) ed esportandole buone prassi in molteplici contesti.

IntersessualitàNell’ordinamento giuridico e nella prassi, il dirittoalla salute in Italia va in teoria a braccetto con il dirit-to all’autodeterminazione dell’identità di genere. Perquesto l’intersessualità si pone come questione spi-nosa, colpevolmente ignorata quando non occultata.Va introdotto, secondo quanto indicato dalle associa-

zioni di persone intersessuali, il divieto di trattamen-to e riassegnazione di genere in neonat* che presen-tano caratteristiche sessuali non immediatamenteascrivibili a uno dei generi sessuali prevalenti. A oggi,infatti, la riassegnazione è realizzata ricorrendo atecniche “normalizzanti” e invasive di chirurgia geni-tale neonatale. Tanto il personale medico quanto igenitori vanno opportunamente formati, informati esupportati, perché il/la/* bambin* possa cresceresan* e fare una scelta personale e consapevole, nellaserenità di tutte le persone coinvolte. Le personeintersessuali e quant* stanno loro vicino hanno ildiritto di trovare attorno a sé – dentro e fuori le strut-ture ospedaliere – un ambiente che ne supporti losviluppo e ne curi il benessere;2.1.3.3 - Famiglie. In relazione a quanto esposto alpunto 2.1.1.1., chiediamo inoltre che il personale deiservizi sociali sia formato adeguatamente per presta-re la dovuta attenzione alle diverse tipologie di fami-glia, sia cioè preparato ad accogliere le richieste disostegno da parte di genitori omosessuali e trans eda* loro figli*, come pure ovviamente dai genitori dilesbiche, gay, bisessuali, intersessuali e trans. - Laicità dello StatoVogliamo vivere in uno Stato laico, non regolati daleggi scritte sotto la dettatura degli esponenti di uncredo religioso.

-Migranti e dirit-to d’asiloLa storia di questoPaese e lo scenariopolitico mediterra-neo sollecitano unamigliore applicazionein Italia della diretti-va CE 85 del 2005sullo status di rifu-giat*, perché esso sia efficacemente estesoanche a persone LGBTIQ perseguitate non solo anorma di legge, ma anche “solo” de facto, ovverosocialmente, nel Paese d’origine. Combinato con ilPacchetto Sicurezza, questo vulnus della prassi giudi-ziaria e d’asilo in Italia ha effetti disastrosi sulle vitedi centinaia di migranti, addirittura costrett* a nonpoter denunciare i loro sfruttatori.

Vite a lavoroIl welfare e le politiche inerenti il lavoro sono l’esem-pio principe di come un piano di interlocuzione tra lacomunità LGBTIQ e la politica istituzionale sia oggipossibile, necessario e urgente. La presenza di sog-getti LGBTIQ evidenzia l’anomalia e l’insufficienza diun welfare che non è universalistico e non garantiscedi fatto a nessun individuo i mezzi per autodetermi-narsi, ma scarica su strutture collaterali la responsa-bilità di fornire strumenti di sostentamento alla cit-tadinanza.Nei momenti di crisi economica, e in particolare inuna crisi perdurante come quella che stiamo attra-versando, i criteri di accesso al lavoro diventano piùrestrittivi e le norme tacite che regolano l’accesso alleprofessioni si fanno più vincolanti. I soggetti nonnormali sono quindi più esposti alla crisi, più spessoprecari, estremamente flessibilizzati, e non di rado“reclutati” in virtù di eccedenze presunte attitudinisociali, il non avere figl*, necessità economiche rite-nute minori, etc...) che niente hanno a che fare conun lavoro in particolare, ma che sono adatte a unqualsiasi lavoro parasubordinato in generale. Questeeccedenze, che sono un sottoprodotto dello stigma edelle disparità di cittadinanza, non sono qualificheprofessionali riconosciute ma competenze silenzio-samente inscritte nei corpi e nelle vite LGBTIQ; quin-di, non sono remunerate. Vengono invece sfruttateper abbassare il costo del lavoro, diventando talvolta– con ironia estrema e amara – l’ennesima scusa perincitare alla guerra fra poveri.Lo strumento del reddito sociale o reddito di autode-terminazione potrebbe avere, per i soggetti LGBTIQ, ildoppio valore di affermazione ed affrancamento,non soltanto per l’autonomia personale che compor-ta, ma anche per l’indipendenza economica da nucleifamiliari omo-lesbo-transfobici che garantisce, inassenza di politiche sociali e di un welfare garantito,inoltre, le famiglie diventano de facto ammortizza-tori sociali e fonte di sostentamento dei soggetti chesi vedono costretti a tornare ai nuclei di origine. Ladipendenza economica che si stabilisce è particolar-mente grave e pericolosa per il benessere e l’incolu-mità del soggetto LGBTIQ, proprio in relazione allapossibile coartazione identitaria derivante dalla con-dizione di riccattabilità che il ritorno a una famigliache non accetti l’orientamento o l’identità di generedi chi la compone rappresenta.

DOCUMENTO POLITICO 2012 Comitato Toscana Pride

150 - luglio/agosto 2012

pagina 15Toscana Pride Viareggio

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Anche la terra si muove(Non bisogna aver paura delterremoto…)

C’era una volta una bambina dinome Denise, dai capelli castanie gli occhi verdi e svegli. Deniseaveva nove anni (sono tanti!) eun sacco di voglia di giocare edivertirsi. Un bel giorno la sua scuola orga-nizzò una bella gita per tutta laclasse: sarebbero andati a visita-re un bellissimo castello in unacittà di nome Ferrara. Denise siera preparata con cura il suozainetto, contenente la merendae qualche gioco da utilizzare con

i suoi amici. Il viaggio in autobusera stato piacevole, perché unamaestra aveva spiegato ai bam-bini una tecnica infallibile percreare piccoli braccialetti colora-ti. Denise ne aveva creato unodavvero meraviglioso, verde eblu con una perlina al centro. Appena arrivati a Ferrara tutti ibambini si sono riuni-ti davanti all’impo-nente castello; eraproprio bello e sem-brava costruito con ilego, tanto era perfet-to!Ad un tratto, mentrebimbi e maestre cam-minavano di fiancoalle mura del castello,si sentì la Terra tre-mare. Fu tutto moltostrano: sotto ai piedi

si sentiva uno spaventoso dondo-lio e perfino le case intorno sem-bravano voler cadere da unmomento all’altro, da tanto simuovevano. “Siamo in giostra!” urlò Giacomo.“Ma no, è la Terra che, siccome siè appena svegliata, si sta stirac-chiando la pelle, proprio come faitu quando ti svegli nel tuo letti-no!” rispose sicura Denise.Mentre parlava, le si avvicinaro-no tutti gli altri bambini, che sierano un po’ spaventati, ma vole-vano ascoltare la sua spiegazio-ne del perché la Terra si fossemossa in quel modo brusco e

a s s o l u t a m e n t eimprevisto.Denise, che anchese era una bambi-na era anche unpo’ maestra, per-ché le piacevaprendersi cura deibimbi più piccoli-ni, si sedette echiese ad ognunodi mettersi in cer-chio intorno a lei,per poter spiegare

la storia del terremoto. “Ripeticosa hai detto!” chiese impazien-te Elisa. “Ho semplicementedetto” proseguì Denise “cheanche il nostro Pianeta, quandosi sveglia alla mattina si devepur tirare la pelle, in fondo dopoun bel sonno ci si sente tutti indo-lenziti e la Terra è molto grande,

perciò quando si stiracchia fatremare tutto quanto”.I compagni e le maestre ascolta-vano in silenzio le parole dellabambina, che era riuscita a tran-quillizzare anche i più spaventa-ti. “Ma la Terra ha il pigiama?”domandò curioso Alessandro. “Si!Ha uno splendi-do pigiaminoverde colordegli alberi,m a r r o n c i n ocome le monta-gne e nerocome gli uccelli-ni che volanoliberi nel cielo.Mai visto unpigiama piùalla moda delsuo!” ribattés o r r i d e n d oDenise.“Ma la Terra si lava i denti primadi dormire?” chiese poi Elisa,aggiungendo: “Io sono brava e milavo i denti tutte ma propriotutte le sere e anche di mattina!”.A quel punto tutto scoppiarono aridere.. “Certo che la Terra silava i denti, ma non con il denti-fricio, bensì con la schiuma delmare, per poi sciacquarsi con lafresca acqua deiruscelli.” “Ma laTerra portale scarpe…?Che nume-ro porta?”d o m a n d òancora Giacomo.“Sapessi che belle scar-pe ha la Terra…! Le hocercate nei negozi per prender-mele ma non le ho trovate. Devisapere che le sue scarpe sonofatte di stelle… però, da quandol’uomo getta i rifiuti in mezzoalla natura, le povere stelline sisono ammalate prendendo unabrutta tosse. Proprio per questo,

tutte le volte che le stelle tossi-scono, anche se loro non losanno e non lo fanno apposta,fanno tremare tutta la Terra!”.I racconti di Denise erano tal-mente belli e dolci che fecerovenire a tutti una gran voglia didisegnare la Terra con il suobuffo pigiama e la scarpe stella-

te. Le maestre andarono a cerca-re dei fogli e delle matite e tutti ibambini, seduti in mezzo all’er-ba, disegnarono chi la Terra conlo spazzolino da denti, chi laTerra con il pigiama stropicciato,altri ancora la Terra con le scar-pe da ginnastica numero 1.041.

Scritto e illustrato daDenise, 9 anni ed Elisa 35anni, con affetto e tenerezzaper tutti i bambini chehanno sentito il loro cuoretremare.

In un giorno d’estate, un grillo a motoregirava per la campagna in cerca di cibo sazian-te.Arriva dalle bufale e chiede del latte: “Mi dateil vostro latte per far mozzarella e ricotta, obelle nerine?”. “Prendi, prendi, motorino gril-lino, non sarà mai troppo ciò che ci chiedi,quel che per te è un pasto, per noi non è altroche una goccia di latte; vorremmo che tuttifossero come te, di gusti semplici e di giustepretese. Sai, ci sono esseri umani che chiedo-no il nostro latte per riempire pance già pienea dismisura, non vorremmo dare il fiancoanche a gente che non ha fame, ma soloingordigia”.Più avanti (ormai sazio), il grillo a motoregode di verdi fili d’erba molto alti (per lui), cigioca e si arrampica su di essi come un uomo

su un albero secolare, e arrivato sulla cima

di uno di essi, si mette a scrutare intorno.Vede una scena da fiaba: montagne, alberi,uccelli e farfalle.Lontano, si sente il rumore del mare, l’odoredi salsedine che il vento porta. Un ruscello lo invita a bagnarsi e a giocare coni suoi abitanti, accetta volentieri l’invito e situffa nel ruscello senza esitare. Un girino gli fafesta ed insegna al nostro grillino a stare sot-t’acqua e fare dei tuffi con grande maestria,più in là, nel ruscello, ci sono una rana e unpesce che invitano il nostro ad immergersi escoprire il mondo nascosto nelle tane sott’ac-qua, li segue e vede meravigliose galleriedegne di regge, tutte ben ordinate e benattrezzate, ogni tanto si trova un posto dove

appoggiarsi per riposare ed anche dove si puòmangiare senza spendere niente.Altri abitanti del luogo sono intenti a traspor-tare cibo e ad ordinare le gallerie, che ognitanto cedono sotto il peso dell’acqua.Il pesce e la rana gli chiedono di restare conloro, vedendo raggi di gioia dai suoi occhi, ilgrillo a motore è molto tentato e a stentoriesce a capire che il suo mondo non è quello,lui ha da muoversi sulla terraferma e fare lasua parte per migliorare la vita dei suoi simili,saluta con forti accelerate e gracchiate di clac-son i suoi amici … promettendo di ritornare.Arriva in un paese tutto addobbato a festa edincontra amici a motore, uno di essi è moltobuffo, ha tre ruote e sembra un muso di auto-

mobile. Il nostro grillo gli chiede: “Ma chemotore sei? Non riesco a capire da chi provie-ni”, “Provengo da dove anche tu provieni, l’u-nica differenza sta nel fatto che io ho treruote, ne ho tre perché con due non sto inpiedi” “Ma sai correre e fare le curve e zigza-gare come lo faccio io?”. “Ma certo” rispondeil tre ruote “Facciamo un giro insieme?” “Sì,sì” risponde il nostro grillino.Corrono all’impazzata, si sorpassano comeun’onda del mare sorpassa l’altra, e poi ritor-nano una nell’altra, per essere un’unica cosa.Come è bella la loro corsa, che gioia esplodenel cuore del nostro grillo a motore. La suamente lo porta a pensieri gentili.Tutto ciò gli fa capire che non ci sono diffe-renze reali, ma solo di forma.

Enzo

GRILLINO A MOTORE

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