Fuoco di libertà - Lavoro di analisi della notizia TTNM 11/12

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Il primo caso di una monaca tibetana autoimmolatasi per protesta contro la repressione cinese in Tibet

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Maggio Chiara, 753409 Piovesan Errico, 752489 Roncato Giulia, 752425 Zani Emanuele, 753185

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Il primo caso di una monaca tibetana autoimmolatasi per protesta contro la repressione cinese in Tibet

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  La monaca tibetana, Tenzin Wangmo,è la prima donna ad essersi suicidata, dandosi fuoco, per protestare contro l’occupazione cinese in Tibet e contro l’esilio del Dalai Lama in India.

  È il nono caso dal marzo scorso.

  I monaci del monastero di Kirdi sono i protagonisti di tali immolazioni che si susseguono ancora oggi.

  L’ultimo episodio risale infatti al 9 dicembre.

  Il caso trattato nel particolare è stato reso noto dai media tra il 18 e il 19 ottobre.

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Analizziamo il modo in cui alcuni tra i più importanti quotidiani italiani e stranieri hanno trattato la notizia e su quali punti si sono prevalentemente soffermati. Mettiamo in evidenza le informazioni che sono state maggiormente trattate nei vari articoli:

  Episodio   Considerazioni di personaggi coinvolti indirettamente

nella vicenda   Alcuni accenni storici sulla situazione generale in

Tibet   Reazioni e prese di posizione delle autorità cinesi e

ella comunità tibetana   Descrizione del luogo ‘teatro’ dell’ immolazione   Ulteriore notizia di due feriti, vittime della violenza

cinese

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PECHINO - Tenzin Wangmo aveva vent' anni e, viene da pensare, una fede grande quanto la propria disperazione. Monaca tibetana, addosso la tunica spessa di un inverno che ha già preso possesso del Sichuan settentrionale, la giovane religiosa si è cosparsa di carburante e si è data fuoco. Sarebbe stata vista camminare 7 o 8 minuti con il corpo in fiamme, prima di cadere a terra. Poi l' agonia e la morte fuori dal suo monastero, Dechen Chokorling, prefettura di Aba. Uniche parole pronunciate da Wangmo: slogan a sostegno del Dalai Lama e contro la repressione nel Tibet e nelle aree di cultura tibetana ma fuori dai confini amministrativi del Xizang, nome cinese della provincia. L' autoimmolazione, la decima dal 2009, è avvenuta lunedì. L' hanno diffusa le organizzazioni vicine alla diaspora tibetana ma elementi raccolti da agenzie di stampa internazionali sembrano confermarla. Uno dei portavoce del ministero degli Esteri, Liu Weimin, ieri ha fatto sapere che il governo, prese informazioni, «agirà in modo appropriato» ma che in ogni caso i gesti di autolesionismo «sono immorali». Il giorno prima, in un' altra zona del Sichuan tibetano, due residenti sono stati colpiti dalla polizia, quando questa ha cominciato a reagire a una manifestazione nella prefettura di Garze. Non si sa che cosa sia successo ai due feriti, e se siano ancora vivi. È una catena di fuoco e di sangue. Il martirio che la monaca di Aba si è autoinflitta, deviando dall' ortodossia religiosa e dalle consuetudini, è il nono caso dal 16 marzo di quest' anno, quando un giovane ex monaco del monastero di Kirti, Norbu Damdrul, si è arso invocando «libertà e indipendenza per il Tibet». Dei religiosi o ex religiosi che si sono immolati nel 2011 quattro sono morti. Pechino non ignora la spirale, e infatti la ong International Campaign for Tibet (Ict) segnala che a Lhasa sono state osservate pattuglie con militari armati anche d' estintori. L' abate in esilio della lamaseria di Kirti, dalla quale molti degli aspiranti suicidi provenivano, ha affidato alla Ict la sua lettura dei fatti. Parla di «arresti arbitrari da parte del governo cinese», di «sentenze d' una durezza inimmaginabile inflitte sulla base di falsità», di Kirti «trasformato virtualmente in una prigione» (i monaci, 2.500 in marzo, ora sono 600), di come «religione e cultura tibetane siano sotto un' inimmaginabile repressione»: si è «raggiunto un punto di disperazione tale che la gente preferisce morire piuttosto che vivere». Ma se l' obiettivo di suscitare l' attenzione dei media internazionali si può dire raggiunto, quello di riaprire canali di comunicazione almeno minimi tra Pechino e il governo tibetano in esilio (non riconosciuto da alcun Paese) non pare essere destinato a successo. Anzi, gli stessi simpatizzanti della causa tibetana temono un' ulteriore stretta su Aba e altre zone tibetane, ancora più dura di quella già in atto, con posti di blocco, accesso limitatissimo e «seminari di patriottismo» per monaci. Pechino lavora sul lungo periodo. Spaccare il clero tibetano, premiare i collaborazionisti, marginalizzare i lealisti del Dalai Lama. Far crescere in autorevolezza il Panchen Lama di nomina cinese, figura che sta coltivando con cura. E, naturalmente, aspettare che muoia il Dalai Lama

IL CASO TRA I SEGUACI DEL DALAI LAMA CRESCE LA DISPERAZIONE NEI CONFRONTI DELLA REPRESSIONE CINESE

SI IMMOLA CONTRO PECHINO MONACA TIBETANA IN FIAMME È IL DECIMO GESTO ESTREMO NEL SICHUAN DAL 2009. ALTA TENSIONE. DOPO LA CATENA

DI SUICIDI SI TEME UNA ULTERIORE STRETTA DELLA CINA SULLE ZONE TIBETANE

L’ARTICOLO

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  Il titolo assegna un tono conflittuale al gesto di fatto non presente in quella che è la più forte forma di protesta non-violenta (‘si immola contro Pechino’), viene presentata un’immagine d’impatto (‘in fiamme’) utilizzata di solito in associazione ad oggetti e non persone.

  Nei sottotitoli emerge una certa tragicità (‘disperazione’, ’gesto estremo’, ‘alta tensione’) che viene integrata con una rapida osservazione geopolitica (‘ulteriore stretta della Cina’)

  Il quotidiano presenta un articolo molto elaborato , in cui il lessico utilizzato abbandona l’aspetto tecnico e adotta invece uno stile più ‘romanzato’ , si notino espressioni quali ‘una fede grande quanto la propria disperazione’, ‘è una catena di fuoco e di sangue’.. Inoltre incontriamo termini di forte impatto emotivo quali ‘disperazione’, ‘agonia’, ‘martirio’, ‘spaccare’.

  Nell’articolo notevole spazio viene riservato alla descrizione dettagliata dell’episodio e alle considerazioni sia del portavoce del ministero degli Esteri sia di un abate in esilio della lamaseria di Kirti, i quali presentano dissimili linee di pensiero sull’accaduto. Ampio margine viene riservato anche ai provvedimenti a cui ha intenzione di ricorrere il governo cinese .

  Nella zona centrale troviamo un breve riferimento ai precedenti casi di immolazione e a un episodio, tenutosi il giorno precedente alla morte di Tenzin, funzionale a sottolineare la scarsità di informazioni che ci giungono con difficoltà dall’Oriente (‘non si sa che cosa sia successo ai due feriti, e se siano ancora vivi’).

  Quest’ultima affermazione viene ricalcata anche nell’ultima parte, in cui, prima di procedere con l’elenco delle soluzioni che verranno adottate dalle autorità cinesi, si tratta la difficoltà che i tibetani hanno nel diffondere in tutto il mondo notizie sulla loro condizione e infatti hanno dovuto ricorrere a questi atti estremi per raggiungere l’attenzione dei media. Il ‘Corriere’ è di fatto l’unico quotidiano che pone l’accento sull’importanza dei media in questioni così gravi e affida ad essi il ruolo di unico contatto tra il Tibet e il resto del mondo (‘Ma se l' obiettivo di suscitare l' attenzione dei media internazionali si può dire raggiunto, quello di riaprire canali di comunicazione almeno minimi tra Pechino e il governo tibetano in esilio (non riconosciuto da alcun Paese) non pare essere destinato a successo‘).

ANALISI

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MONACA SI IMMOLA CONTRO L’OCCUPAZIONE CINESEÈ IL NONO CASO NEGLI ULTIMI OTTO MESI

Tenzin Wangmo, 20 anni, si è data fuoco non lontano dal suo monastero, nella provincia del Sichuan. Tensione altissima in tutta la zona SHANGHAI - Una monaca tibetana si è data fuoco per protestare contro l'occupazione cinese. Tenzin Wangmo, 20 anni, è la nona persona che si immola dal marzo scorso, la prima donna. Nel solo mese di ottobre gli episodi di questo tipo sono stati cinque. Fonti del governo tibetano in esilio in India hanno reso noto che la religiosa si è data fuoco nei pressi del suo monastero, il Mamae Dechen Choekhorling Nunnery, a circa tre chilometri dalla città di Ngaba (Aba per i cinesi), nella provincia sud occidentale del Sichuan. In un comunicato del monastero in esilio di Kirti (la cui sede principale a Ngaba è da mesi assediata dalla polizia cinese e che è stata teatro della maggior parte delle otto precedenti immolazioni di tibetani), si dice che la donna, avvolta dalle fiamme, ha camminato per strada per circa otto minuti cantando e urlando slogan anticinesi e in favore del Tibet libero e del ritorno del Dalai Lama. Il suo corpo, nonostante il divieto degli agenti, è stato portato nel monastero, dove è stato vegliato dalle altre religiose. E' alta ora la tensione intorno al monastero femminile di Mamae, il più grande della zona, con oltre 350 suore. Per domani, il governo tibetano in esilio in India e il Dalai Lama hanno organizzato una veglia di preghiera e digiuno per i tibetani che si sono immolati

L’ARTICOLO

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  Anche in questo quotidiano il titolo mostra un’impostazione conflittuale come nel ‘Corriere’ (‘contro l’occupazione cinese’); in questo caso troviamo anche una fallacia riguardante il concetto di occupazione (il Tibet è suolo cinese che rivendica l’indipendenza, non uno Stato indipendente che la Cina sta occupando).

  Il sottotitolo, invece di far leva su immagini forti, per impressionare il lettore presenta una statistica temporale del fenomeno a rapporto col singolo caso trattato.

  La narrazione dell’episodio fa testo ad un comunicato ufficiale e specifica i luoghi-chiave dell’evento, importanti per il ruolo che avevano già avuto nelle precedenti immolazioni; segue una rapida spiegazione che ricopre anche la cerimonia funebre.

  Particolare importanza viene data alla descrizione del monastero dal quale provengono i monaci immolati come punto nevralgico dell’azione di protesta tibetana.

  Nella conclusione del pezzo si può notare un riferimento alla celebrazione funebre da parte dei leader della comunità tibetana, ma non ad una presa di posizione verbale o comunque esplicita.

  Altri fattori che è possibile notare nel testo sono uno stile essenziale e pregno di espressioni ricorrenti (‘tensione altissima’-’alta tensione’..), oltre che una puntualizzazione sul fatto che Tenzin sia la prima donna ad essersi sacrificata per questa causa, notizia che potrebbe contribuire ad accentuare la drammaticità della situazione.

ANALISI

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TIBET, CRESCE LA PROTESTA ANTI-CINAUNA SUORA DI VENT’ANNI SI DA’ FUOCO

E‘ IL NONO CASO DA MARZOPER LA PRIMA VOLTA SI TRATTA DI UNA RELIGIOSA

TOKYO - Continuano le immolazioni di protesta di giovani religiosi in Tibet: lunedì, secondo informazioni appena diffuse da gruppi pro-tibetani con sede in India e a Londra, è stata la volta di Tenzin Wangmo, una monaca di 20 anni, morta nelle fiamme nei pressi della provincia tibetana di Aba, oggi sotto l'amministrazione della regione cinese del Sichuan.

Prima di morire, Tenzin Wangmo aveva lanciato un appello per il ritorno del Dalai Lama, e per la libertà religiosa in Tibet. Aba, sede del travagliato monastero di Kirti, sotto un severo controllo militare dai tempi della rivolta tibetana anti-cinese del 2008, ha già visto nove episodi di questo tipo da marzo di quest'anno, con giovani monaci che si danno fuoco per protestare la durezza del controllo cinese, e chiedere diritti e libertà per il Tibet. In marzo, il giovane monaco Phuntsog, di 21 anni, del monastero di Kirti, è morto dandosi alle fiamme.

Da allora, sono stati portati avanti almeno 300 arresti nel monastero, con detenzioni della durata di un mese, e il rinnovo di una severa "educazione patriottica" all'interno del monastero. Secondo le informazioni ricevute, la polizia paramilitare cinese avrebbe aperto il fuoco domenica su sette dimostranti tibetani che avevano sventolato la bandiera tibetana raffigurante il leone dell'Himalaya, proibita su suolo cinese. I due giovani, i monaci Dawa e Druklo, feriti uno a una gamba e l'altro al torso, sono stati portati via da una camionetta della polizia, e non si hanno ulteriori notizie sulla loro salute e condizione

L’ARTICOLO

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  Nell’intestazione si può notare un’attenzione più al fenomeno globale della protesta che al singolo evento (‘CRESCE LA PROTESTA ANTI-CINA’ viene specificato prima di ‘UNA SUORA DI VENT’ANNI SI DA’ FUOCO‘) e immediatamente dopo viene usato il termine ‘suora’ per portare l’attenzione in contemporanea sul fatto che si tratti sia di una religiosa che di una donna (‘suora’ è un termine prettamente femminile, al contrario di, per esempio, ‘monaco’ che può essere declinato) in modo tale da poter anche risparmiare spazio e poter portare l’attenzione sulla giovane età della ragazza (‘VENT’ANNI’).

  Dopo aver dedicato un ampio spazio all’episodio in sé, si introduce un excursus sulla vicenda storica, in cui viene posto nuovamente l’accento sulla giovane età delle vittime (‘giovani monaci’, ’21 anni’), ripreso anche nell’ultima parte dell’articolo (‘i due giovani’).

  L’ultima parte dello scritto è dedicata alla spiegazione di alcuni provvedimenti del governo cinese accompagnata da termini duri quali ‘severa «educazione patriottica»’ e ‘durezza del controllo cinese’ e alla segnalazione del caso dei due monaci feriti dalla polizia cinese con il quale viene ribadito il fatto che le informazioni a noi giunte sono scarse e lacunose (‘ non si hanno ulteriori informazioni sulla loro salute e condizione’).

ANALISI

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NINTH TIBETAN, A NUN, IMMOLATES HERSELF IN ANTI-CHINA PROTEST

BEIJING — A Tibetan nun killed herself Monday by setting herself on fire in a Tibetan town in western China while calling for religious freedom and the return of the Dalai Lama, the exiled Tibetan spiritual leader, according to a statement by an advocacy group based in London.

The nun, Tenzin Wangmo, 20, was the ninth Tibetan to commit self-immolation since March, the fifth of those to die, and the first Tibetan woman to kill herself in this way, said the group, Free Tibet. The self-immolations have all taken place in restive Tibetan areas of Sichuan Province. All the previous acts involved monks or former monks; the most recent one took place on Saturday, when a 19-year-old former monk from Kirti Monastery set himself on fire but lived. Kirti is in the town of Aba, known as Ngaba in Tibetan, and is the focal point of a long-running repression by Chinese security forces. Kirti was involved in the widespread Tibetan uprising of 2008, and security around the monastery has tightened considerably since then. Seven of the eight monks who committed self-immolation this year came from Kirti. Tenzin’s nunnery, called Dechen Chokorling, was just three kilometers outside Aba and near Kirti. Tenzin set herself on fire outside the nunnery around 1 p.m. on Monday, said the report by Free Tibet, which advocates for Tibetan independence and has functioned as an outlet for people inside the Tibetan areas to report news. “The acts of self-immolation are not taking place in isolation, protests have been reported in the surrounding region and calls for wider protests are growing,” said Stephanie Brigden, director of Free Tibet. The group also reported that two Tibetans were shot and wounded by security forces during a protest on Sunday outside a police station in the town of Kege, known in Tibetan as Khekor. The town is located in the prefecture of Ganzi, or Kandze in Tibetan. A 29-year-old monk in Ganzi killed himself in August by setting himself on fire. Free Tibet identified the two Tibetans wounded on Sunday as Dawa and Druklo. One was shot in the leg and the other in the torso, though it is unclear who suffered what injury. It is also unclear why security forces opened fire. The condition of the two Tibetans was unknown early Tuesday morning.

L’ARTICOLO

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  Il quotidiano americano dedica alla notizia un titolo chiaro e conciso che concentra subito l’attenzione sulla causa del dramma: la protesta anti-cinese . Il fatto che la nona vittima sia una donna ‘a nun’ (suora/monaca) viene enfatizzato dal fatto che tale espressione è stata posta subito all’inizio del titolo e tra due virgole.

  In generale la stesura dell’articolo ricopre quattro paragrafi divisi in modo equilibrato.

  Il primo presenta il fatto di cronaca in maniera sintetica e concisa, in cui viene ribadito il concetto che Tenzin sia stata la prima donna (‘the first Tibetan woman’). Di fatto questa parte rispecchia perfettamente lo stile succinto adottato nell’intero articolo).

  il secondo dà largo spazio alla presentazione di Kirti, quasi a voler individuare nel monastero di questa zona il fulcro della controversia Tibet-Cina, fornendo un’immagine vivida e concreta ad una questione ‘astratta’. Lo stesso paragrafo accenna alla situazione attuale, che vede come protagonista una nuova giovane vittima.

  Il terzo paragrafo riporta le asserzioni di un portavoce di Free Tibet (associazione pro-Tibet) e del direttore dello stesso. Viene specificato inoltre lo scopo di questa organizzazione, non presente negli altri quotidiani presi in considerazione, ossia quello di essere uno sbocco (‘outlet’) per le ‘news’ interne al confine tibetano (sottintendendo in questo modo la difficoltà nella comunicazione).

  Largo seguito ha l’ultima parte in cui la notizia dei monaci feriti viene utilizzato per mettere in evidenza oltre alle poche informazioni che traspaiono dai confini cinesi (‘the condition..was unknown’)anche il fatto che esse siano torbide e poco chiare (‘unclear’).

ANALISI

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UNE NONNE TIBETAINE S’IMMOLE EN CHINE Une nonne tibétaine est morte après s'être immolée par le feu dans le sud-ouest de la Chine, où ont déjà eu lieu ces derniers mois huit immolations, ou tentatives d'immolations, de moines bouddhistes, a annoncé aujourd'hui l'organisation Free Tibet. La nonne de 20 ans, Tenzin Wangmo, est la première femme à s'immoler depuis le début du récent mouvement de protestation dans le sud-ouest à forte population bouddhiste tibétaine, indique l'organisation de défense des Tibétains dont le siège est à Londres. Elle a appelé à la liberté religieuse pour les bouddhistes tibétains et au retour de leur chef spirituel exilé en Inde, le dalaï lama, avant de se donner la mort, a ajouté l'organisation. La nonne s'est immolée hier près de la ville d'Aba, dans la province du Sichuan, theâtre de sept précédentes immolations ou tentatives d'immolations. Aba abrite le célèbre monastère de Kirti qui a connu de nombreux mouvements de protestation, a indiqué Free Tibet, ajoutant que le mouvement gagne en ampleur. "Les immolations ne sont pas des actes isolés, des mouvements de protestation ont été rapportés dans les régions avoisinnantes et les appels à des manifestations de plus grande ampleur s'élèvent", a déclaré Free Tibet. "Les informations en provenance (des zones tibétaines) laissent penser qu'il y a de plus en plus de personnes prêtes à donner leur vie pour attirer l'attention du monde sur les violation continuelles et brutales des droits des Tibétains", écrit Free Tibet dans un communiqué. Un appel à des manifestations d'ampleur demain circule dans la région, selon Free Tibet. La sécurité est très forte dans les zones tibétaines du Sichuan notamment. L'organisation a ajouté que deux Tibétains avaient été blessés par balles par la police, l'un au torse et l'autre à une jambe, dans des manifestations lors du week-end, mais n'a pas fourni de précision sur la gravité de leurs blessures.Situé dans la préfecture d'Aba, le monastère tibétain de Kirti a été secoué par des troubles depuis le printemps, lorsqu'un moine s'y est immolé le 16 mars, pour l'anniversaire du début des émeutes antichinoises de 2008 à Lhassa. Le monastère tibétain est devenu "une prison virtuelle" pour ses occupants, a affirmé la semaine dernière le responsable en exil de ce monastère. "Tous les moines, jeunes ou âgés, sont soumis jour et nuit à la privation de toutes les libertés", a expliqué Kirti Rinpoché, en exil à Dharamsala (Inde), cité par l'association International Campaign for Tibet (ICT), basée à Londres. "La religion et la culture tibétaine subissent une telle répression indicible et la désespérance a atteint un tel niveau que les gens choisissent de se suicider plutôt que de continuer à vivre", a-t-il ajouté. La Chine, qui affirme avoir "libéré pacifiquement" le Tibet en 1951 et oeuvrer pour améliorer le sort des Tibétains, contrôle encore plus étroitement cette région autonome et les provinces limitrophes à population tibétaine depuis les émeutes de 2008.

L’ARTICOLO

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  ‘Le Figaro’ mostra immediatamente in modo implicito nel titolo i due poli su cui verte l’intera vicenda (‘Une nonne tibétaine s’immole en China’), contrappone cioè Tibet e Cina. Specifica però, a differenza degli altri giornali, il fatto che il Tibet si trova in territorio cinese, fornendo in questo modo anche coordinate geo-politiche. Partendo dall’impostazione del titolo si può intuire quale sarà la linea adottata nell’articolo seguente, cioè incentrata non tanto sull’episodio nel particolare quanto sulla questione generale che fa da cornice a questa nuova immolazione.

  La suddivisione in paragrafi ci aiuta a suddividere in modo assolutamente equo le argomentazioni trattate. In primo piano è proposta la vicenda, inizialmente trattata in modo generale poi dal secondo paragrafo in modo più dettagliato. Proprio in questo spazio viene ancora una volta posto l’accento sul fatto che si tratti della prima donna ad essersi tolta la vita (‘première femme’). Il terzo e il sesto paragrafo sono dedicati alla descrizione del luogo ‘teatro’ delle immolazioni, e qui come nel ‘New York Times’ rilevante è il fatto che si voglia puntare il focus su un luogo fisico, ben definito. Importante è la definizione di ‘prison virtuelle’per indicare il monastero di Kirdi, accentuando come nel ‘Corriere’ il fatto che la Cina stia assediando simbolicamente l’intero Tibet. Il quarto paragrafo riporta le testimonianze dell’associazione ‘Free Tibet’, tralasciando eventuali considerazioni del polo contrastante. Il paragrafo successivo descrive il caso dei due giovani dimostranti feriti dalle autorità cinesi durante una manifestazione. Notizia che accentua anche il fatto che non sono note le condizioni dei due individui , e quindi di fatto viene presentata una situazione confusa e decisamente annebbiata ( allo stesso modo hanno presentato il punto ‘La Stampa’, ‘.Il Corriere’ e ‘New York Times’). Infine ‘Le Figaro’, a dispetto degli altri quotidiani, fornisce un breve accenno storico sulla questione ‘cine-tibetana’, che emerge anche nel secondo paragrafo dell’articolo.

  In conclusione possiamo affermare che l’articolo tende a mostrare la vicenda da un punto di vista principalmente pro Tibet, anche se non in modo così esplicito ed enfatico come hanno fatto altri giornali , in particolare il ‘Corriere della sera’.

ANALISI

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  Sembra che i telegiornali non abbiano riferito dell’autoimmolazione di Tenzin Wangmo: nei principali notiziari di “prime time” non se ne è parlato e, a posteriori, non si trova negli archivi alcun servizio riguardante la notizia.

  Gli unici due telegiornali (TGCOM e TG LA7) che hanno fatto cenno a un problema in Tibet non hanno riferito di Tenzin Wangmo, ma hanno parlato con toni vaghi e generici delle proteste, facendo riferimento l’uno a una sola delle nove immolazioni avvenute fino a quel momento, l’altro dando solo la notizia dell’elezione del successore del Dalai Lama.

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Tibet, monaco si dà fuoco Ennesima protesta contro Pechino

09:15 - Un monaco tibetano si è immolato dandosi fuoco a Ngaba, nella provincia sud occidentale del Sichuan, per protestare contro il governo cinese.

Tibet: ecco il successore politico del Dalai Lama

Si tratta del primo ministro in esilio Lobsang Sangay, 43 anni, avvocato di

Harvard, che ha giurato oggi a Dharamshala.

Nel tempio di Tsuglagkhang a Dharamshala, città nel nord dell'India, si è svolto il passaggio di consegne tra il Dalai Lama e il suo successore per gli affari politici, il primo ministro del governo tibetano in esilio, Lobsang Sangay.

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Il WEB: tre esempi di diversa gestione

Per quanto riguarda il web, al contrario della televisione si osservano diverse modalità con cui sono stati riportati i fatti. Ho considerato come è stata trattata la notizia, o meglio la serie di notizie da tre tipi di siti web in particolare:

•  Siti attivi nella causa pro-Tibet, in contatto con le realtà del luogo o fonti attendibili, possiedono solitamente un dominio proprio. • Siti di news online che ripropongono e categorizzano notizie mandandole anche in servizi newsletter e si appoggiano ai giornali o alle agenzie come l’Ansa. Sono spesso servizi di rubrica news offerti da siti conosciuti. •  Blog indipendenti gestiti da utenti che riportano notizie e generalmente allegano una propria opinione.

Ho suddiviso tutto questo in tre categorie approssimate perché mi sono reso conto che riportare “come ha reagito il web alla notizia/serie di notizie” era pressoché impossibile o

perlomeno inutile considerato che il quadro cambia a seconda di chi gestisce lo spazio elettronico dove la notizia viene pubblicata o ripubblicata (attenzione: non sto parlando di

opinioni dell’autore del blog, ma della tipologia di utente con cui abbiamo a che fare: il suo possedere o no un dominio, per esempio. Dal blogger solitario alla compagnia che possiede

dei server l’approccio alla notizia cambia). Si tratta ovviamente di categorie create per facilitare l’osservazione del fenomeno, non di tre mondi separati: ci sono siti web che

potrebbero essere visti come rientranti in due di questi tipi o in nessuno.

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I siti di questo tipo sono ovviamente quelli meglio informati e possiedono propri domini. Si occupano interamente della causa indipendentista tibetana e sono generalmente i primi a pubblicare notizie relativi a sviluppi, scontri o avvenimenti che hanno a che fare con la protesta. Altamente informati e dotati di sezioni che propongono una bibliografia ampia e dettagliata, completi di photogallery, link a petizioni, newsletters e quant’altro possa essere utile a titolo informativo, siti come questi sono specializzati nell’offrire analisi geopolitiche ed etiche degli eventi e delle notizie, nell’andare in profondità aggiungendo ai meri fatti anche delle spiegazioni più corpose che spiegano cause e dettagli.

Siti attivi nella causa pro-indipendenza del Tibet

E’ proprio da spazi come questi che solitamente altre categorie di siti (o addirittura giornali) specializzati nell’informazione attingono per le notizie che potrebbero avere più risalto, come quelle riguardanti l’ennesima auto-immolazione. Un’altra categoria che di solito prende articoli da questo tipo di sito è il blogger esperto che si interessa della questione pur non dedicandosi unicamente ad essa e linka direttamente dal sito, in modo tale da attingere da una fonte sicura e allo stesso tempo promuovere il sito in modo tale che più persone possibili entrino in contatto con i contenuti del dominio.

Parlando di Italia, il migliore è http://www.italiatibet.org , che offre materiale mediatico tradotto e annulla quindi la difficoltà che taluni potrebbero avere nel capire l’inglese, un elemento che scoraggerebbe la visita... Annullare il gap del linguaggio rende davvero facile accedere non solo alle notizie, ma anche a tutti gli approfondimenti, ai documenti, alle interviste ed alla sterminata biblio/webliografia che offre ai visitatori, oltre che ovviamente ai testi delle varie petizioni.

Page 18: Fuoco di libertà - Lavoro di analisi della notizia TTNM 11/12

TIBET: UN’ALTRA IMMOLAZIONE, MUORE UNA GIOVANE MONACA. CONTINUANO LE MANIFESTAZIONI DI PROTESTA Dharamsala, 19 ottobre 2011. Ancora un episodio di auto immolazione nel Tibet orientale. Il 17 ottobre, Tenzin Wangmo, una monaca ventenne appartenente al monastero di Mamae Dechen Choerkorling, di Ngaba, si è data fuoco al ponte di Sumdo, distante circa tre chilometri dalla cittadina. Avvolta dalle fiamme, la religiosa è riuscita a camminare per quasi otto minuti gridando “Vogliamo la libertà religiosa” e “Lasciate che il Dalai Lama ritorni in Tibet”. Poi è sopraggiunta la morte. Poiché non vi erano militari nelle vicinanze, il cadavere di Wangmo è stato preso dalle consorelle e portato all’interno del monastero. Più tardi, funzionari dell’ufficio di pubblica sicurezza ne hanno reclamato il corpo ma le monache si sono rifiutate di consegnarlo alle autorità. La polizia ha immediatamente circondato e isolato il monastero e tutta l’area circostante e ha ordinato alle religiose di effettuare la cremazione il giorno stesso. Fonti tibetane riferiscono che la tensione è altissima. Sembra che, nelle aree tibetane della provincia del Sichuan, siano stati fatti circolare dei manifesti, scritti in lingua tibetana, in cui si invita la popolazione a una giornata di protesta e di digiuno, fissata per il 19 ottobre, in solidarietà con l’analoga manifestazione che i tibetani di tutto il mondo terranno lo stesso giorno. Domenica 16 ottobre la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di sette tibetani che protestavano pacificamente a Serthar, nelle vicinanze di Kardze, di fronte alla stazione di polizia di Tseshul. Due manifestanti, Dawa e Druklo, sono stati feriti, uno alle gambe e l’altro al petto, gli altri cinque sono stati arrestati. In tutta la zona sono state dispiegate truppe paramilitari e le comunicazioni via internet sono state bloccate.

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La Contea di Serthar è stata teatro, recentemente, di numerose manifestazioni. Il 1° ottobre una grande fotografia del Dalai Lama e una bandiera tibetana sono state dispiegate sulla cima di un edificio. La loro rimozione ha causato la protesta di oltre duecento tibetani. Il 13 ottobre una bandiera e volantini in cui si chiedeva il ritorno in Tibet del Dalai Lama sono stati collocati all’esterno dell’edificio che ospita gli uffici amministrativi e di sicurezza della regione. Numerose le manifestazioni di protesta dei tibetani in esilio. Tutte le sezioni dell’Associazione delle Donne Tibetane hanno indetto azioni di solidarietà per onorare la morte di Tenzin Wangmo, la prima donna martire tibetana immolatasi con il fuoco. Marce e campagne di sensibilizzazione sono state organizzate dal Tibetan Youth Congress, sia a Dharamsala sia a New Delhi. Dhondup Lhadar, vicepresidente del movimento, ha dichiarato che i “gesti disperati” dei giovani tibetani hanno lo scopo di far conoscere al mondo “le atrocità che la Repubblica Popolare sta compiendo all’interno del Tibet”. Tsewang Rigzin, presidente del TYC, ha incontrato a Delhi i funzionari delle ambasciate di Stati Uniti, Germania, Inghilterra, Polonia ed esponenti dell’Unione Europea informandoli delle violenze attualmente in atto al monastero di Kirti e dei recenti casi di immolazione. Il Governo Tibetano e il Parlamento Tibetano in esilio hanno congiuntamente dato vita al Movimento Tibetano di Solidarietà, una campagna che prevede una serie di manifestazioni volte a dare sostegno e risonanza a quanto sta accadendo in Tibet. Le manifestazioni si terranno dal 18 al 21 ottobre e prevedono digiuni, marce e preghiere. Una delegazione di parlamentari tibetani si recherà presso le più importanti ambasciate di Delhi. In particolare, il 19 ottobre, i tibetani residenti in India e Nepal sono chiamati a una giornata di digiuno accompagnato da una Marcia della Pace guidata da monaci e monache.

Come si può vedere vengono specificati prima di tutto nome, monastero di appartenenza e luogo dell’immolazione con precisione [righe 1-3], in seguito il fatto viene esposto con precisione, cura e

contestualizzazione: vengono date informazioni non presenti altrove (gli otto minuti di camminata della monaca avvolta fra le fiamme) e la narrazione prosegue cronologicamente fin dopo la morte della donna,

mostrando anche la reazione delle truppe cinesi e dei monaci [4-9].

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Successivamente, sono presenti molti altri elementi riguardanti la situazione immediatamente precedente alla data del fatto: in [12-24] vengono riportati gli episodi che formano un climax verso l’avvenimento. Nel paragrafo delle righe [25-33] vengono prese in considerazione le reazioni delle associazioni pro-Tibet e il loro richiamo alle potenze internazionali, mentre il resto dell’articolo è dedicato al governo considerato come quello legittimo dai protestanti e alle iniziative che sta mettendo in moto, presentate nell’articolo sia come reazione all’immolazione che come mossa organizzativa indipendente dall’evento avvenuto. Il tono dell’articolo è, nonostante ci si possa aspettare il contrario, neutrale ed espone i fatti con chiarezza. Pur presentato come bollettino di una tragedia e pur lasciando trasparire il senso di indignazione, gli autori non cercano di fare leva sull’impressionabilità del lettore usando vocaboli forti per accentuare la tragicità di un fatto già orribile, lasciando che sia la natura dell’evento a parlare. Tuttavia, allegate all’articolo sono presenti alcune immagini che mostrano i volti e la “marcia di fuoco” dei ragazzi.

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Molto del lavoro di diffusione delle notizie riguardanti la situazione tibetana e in particolare quella analizzata viene svolto da servizi News che appartengono a “sottosezioni” di domini molto più grandi, come per esempio motori di ricerca commerciali o di intrattenimento. Quasi tutti i portali che offrono news, gossip, Servizi webmail, curiosità ecc. hanno, attingendo alle grandi agenzie stampa o ai database di informazione attiva di cui sopra, citato la situazione tibetana. “Citato” perchè l'informazione viene sì presentata (se viene presentata), ma alla pari di qualunque altro argomento in ordine di importanza e soprattutto in una mole di testo tale da non poter essere considerata come interamente riportata.

Purtroppo, anche nel caso in cui all'avvenimento venga dedicato spazio, in genere non è presente una gerarchia di importanza delle notizie e di conseguenza si rischia di trovare articoli come questi (non solo riguardanti queste dimostrazioni, ma anche altri episodi tragici di importanza internazionale) mescolati a cucina o curiosità varie senza nessun legame; vengono poi riportati generalmente dati copincollati ma non contestualizzati e ovviamente non approfonditi. Talvolta questi portali si limitano addirittura a linkare, abbinando a un'immagine un pugno di righe di testo, direttamente ad articoli di siti di informazione online (come LaPresse o Reuters, vere e proprie “agenzie di stampa web”). Nel caso di Tiscali, ho dovuto cercare notizie relative alle immolazioni nell’archivio, poiché nella Home News non erano presenti; una volta trovate, la maggiorparte di esse consisteva appunto in una foto generica con il minimo indispensabile testo telegrafico.

Siti di informazione online e “Sezioni news”

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Ho deciso di puntare l'attenzione sulle sezioni news dei provider di ricerca perchè domandando da quali servizi web (escludendo quindi i media tradizionali) traessero informazioni a parecchi miei conoscenti, fra coloro che usano saltuariamente o meno Internet per informarsi, mi sono stupito del fatto che fra i più gettonati ci fossero appunto Yahoo, Tiscali, Google News invece di siti web appartenenti a giornali stampati o blog.

Pare addirittura che si verifichi lo stesso effetto che è causa del successo dell'informazione televisiva: le persone preferiscono RICEVERE e non CERCARE informazioni e notizie, quindi si connette a portali come questi trattandoli alla stregua di canali televisivi per seguire una sezione di news alla stregua di un telegiornale. Questo sistema permette così all'utente medio di ottenere quello che sembra una sorta di informazione a metà fra televisiva e stampata supportata dalla velocità dei nuovi mezzi di comunicazione, ma di certo non dal bottom-up o dalle possibilità di approfondimento del web... Considerato che la struttura del web è fatta apposta per connettere più utenti ATTIVI, un utilizzo sostanzialmente passivo delle sue potenzialità costituisce uno spreco.

La notizia del sacrificio di Tenzin Wangmo è esempio di come questi provider gestiscono molte news importanti, anche solo dal lato umano delle vicende.

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Cina, Monaca tibetana si immola con il fuoco nel sud-ovest Pechino, 18 ott. (TMNews) - Una monaca tibetana è morta dopo essersi immolata con il fuoco nel sud- ovest della Cina, dove negli ultimi mesi ci sono già state otto immolazioni o tentativi di immolazione da parte di monaci buddisti. Lo ha annunciato oggi l'organizzazione Free Tibet. La monaca che si è data fuoco si chiamava Tenzim Wangmo e aveva 20 anni, ed è la prima donna a immolarsi dall'inizio del recente movimento di protesta nel sud-ovest della Cina. Secondo quanto ha precisato l'organizzazione con sede a Londra, che si batte per difendere i tibetani, la giovane monaca uccidendosi ha invocato la libertà religiosa per i buddisti tibetani e al ritorno del loro capo spirituale, il Dalai Lama, dal suo esilio in India.

Il corpo del testo è tutto qui, in sette righe: salta agli occhi il titolo sintatticamente non curato, come del resto alcuni periodi delle frasi (‘ci sono già state otto immolazioni o tentativi di immolazione’ ma anche in righe [4 e

6]), la genericità delle informazioni ma soprattutto il nome sbagliato della ragazza (‘Tenzim’). Lo scritto era correlato da un’immagine di sei monaci in preghiera, senza però attinenza con la notizia

specifica.

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Blog e spazi indipendenti

Come già detto, a seconda del tipo di blogger cambia sia la fonte che il modo in cui la notizia viene trattata: taluni frequentano (o ricevono newsletter di) siti devoluti alla causa tibetana e postano sui blog poche righe per introdurre alla notizia e poi forniscono il link invitando il lettore ad interessarsi alla vicenda; altri riportano pari pari il testo di una notizia pubblicata da un giornale online, dal sito di un giornale stampato o da una delle già citate sezioni news di portali famosi, almeno in Italia. Molti, una volta appresa la notizia, usano il proprio blog non solo per diffonderla ma anche per fare una riflessione e dare un’opinione personale, che verrà spesso commentata. Altro comportamento osservabile, che molto spesso ha quando si tratta di news provenienti da paesi esteri molto lontani o comunque non appartenenti al gruppo Europa-USA occidentale: la notizia è stata diffusa molto rapidamente in una forma non molto approfondita. Gli utenti e i blogger dello Stivale e non hanno utilizzato le capacità di trasmissione istantanea di Internet per fare rimbalzare quella che sostanzialmente è la stessa porzione di testo con poche o nulle variazioni per tutto il Web italiano, abbinando a volte qualche immagine, spesso non strettamente legata alla notizia in particolare ma più al suo contesto, lo stesso criterio con cui del resto metà web allega immagini a testi che trattano temi non comuni. Volendo fare un confronto con Facebook, questo modo di fare è l’equivalente della funzione “Condividi”…

Non è il comportamento di tutti, considerato che di solito gli utenti aprono un proprio spazio web per farsi sentire in modo personale, con toni diversi a seconda.

Ho scelto di considerare un blog in particolare, che appartiene a un blogger di nome Thomas Cucchi, perché anche se non rappresenta uno spazio di profondo approfondimento di ogni singola notizia,

l’autore è un nativo digitale (’96, molto giovane) che usa la piattaforma di Blogspot per dire la propria su tutte le questioni che il suo attuale bagaglio culturale gli permette finora di commentare.

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Ho pensato a questo utente perché nel suo blog ho visto un po’ di tutti i giovani (giovanissimi) che, sensibili a problemi sociali importanti, grazie a tastiera e collegamento alla rete fanno in modo di esser letti.

Tibet-Cina: 5 monaci si danno fuoco in meno di un mese. Oggi una monaca tibetana si è data fuoco per protestare contro l'occupazione cinese del Tibet. Tenzin Wangmo, 20 anni, per otto minuti ha marciato e cantato per l'indipendenza del Tibet avvolta dalle fiamme. Appena due giorni prima, domenica 16 ottobre, un ex monaco di 19 anni si era immolato per lo stesso motivo, la polizia cinese aveva spento le fiamme e lo aveva picchiato per poi caricato su un'auto. Da marzo sono 9 i casi di immolazione, di cui 5 dall'inizio di ottobre. Chiedono l'indipendenza del Tibet ed il ritorno del Dalai Lama. La risposta del governo cinese è stata l'invio di 20mila agenti nella zona, per una "rieducazione". Sono inoltre state distribuite bandiere ed immagini dei leader cinesi. La Cina è la seconda economia del mondo, alle spalle degli Stati Uniti, e di questo passo diventerà a breve la prima. La Cina è la nazione con lo sviluppo economico più rapido della terra, la maggior parte dei prodotti esportati nel mondo provengono dalla Cina, tutti gli stati, Italia compresa fanno affari con la Cina. Ognuno di noi possiede prodotti fabbricati in Cina. Vorrei che il nostro "Presidente" del Consiglio o il nostro Ministro degli Esteri spendessero due parole a riguardo di questa situazione, stagnante da anni, che in questo ultimo periodo sta toccando livelli di tensione altissimi. -Thomas

Ovviamente l’età dell’autore ha peso sullo scritto, ma il fattore che mi ha interessato è che, a guardar bene, in questo post un utente così giovane ha esposto la notizia in modo pulito, essenziale, tutto sommato

preciso e fornendo più informazioni rispetto a vari articoli che, in teoria, dovrebbero passare per esser scritti da persone (adulte, che lo fanno per lavoro) in contatto col settore del giornalismo o quantomeno

dell’informazione. Nelle righe [9-12], il blogger allega constatazioni di carattere generale che non hanno a che fare con la vicenda di Tenzin e nemmeno hanno la pretesa di suonare come qualcosa di nuovo, ma

semplicemente vogliono spingere a riflettere. Il titolo dice giustamente ‘Tibet-Cina’, in quanto il Tibet in termini territoriali politici non esiste, è una provincia cinese che chiede indipendenza.

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  La notizia dell’autoimmolazione di Tenzin Wangmo è comparsa quindi su numerosi siti Web.

  Per uno studio statistico delle ricorrenze della notizia sulla rete abbiamo utilizzato lo strumento Google Insights, variando i termini di ricerca e analizzando il mutamento d’interesse nel tempo, nelle diverse regioni del mondo.

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Termine di ricerca: •  “Tenzin Wangmo”

Filtri: •  ricerca su tutto il web •  in tutto il mondo •  gennaio 2011 - dicembre 2011

Termine di ricerca: •  “Nun Tibet”

Filtri: •  ricerca su tutto il web •  in tutto il mondo •  gennaio 2011 - dicembre 2011

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Termine di ricerca: •  “Tibet”

Filtri: •  ricerca su tutto il web •  in tutto il mondo •  gennaio 2011 - dicembre 2011

Termine di ricerca: •  “Tibet”

Filtri: •  ricerca su tutto il web •  in tutto il mondo •  ottobre 2011 - dicembre 2011

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Termine di ricerca: •  “Self immolation”

Filtri: •  ricerca su tutto il web •  in tutto il mondo •  gennaio 2011 - dicembre 2011

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ANALISI Dalle statistiche WEB appare che: I.  In una ricerca con il nome della monaca in questione e –più ampiamente– con

il termine “Nun Tibet”, si osserva il medesimo picco in corrispondenza dei giorni dell’autoimmolazione. È interessante notare che il termine “Nun Tibet” rileva anche l’ondata di interesse suscitata dall’immolazione di una seconda monaca, il 4 novembre 2011, diciassette giorni dopo il sacrificio di Tenzin Wangmo.

II.  Osservando l’andamento regolare delle ricerche effettuate nel corso dell’anno con il termine generico “Tibet”, non si evidenziano i netti picchi che invece appaiono nel range più ristretto dei mesi in cui si sono verificate le autoimmolazioni (il 18 ottobre quella di Tenzin Wangmo).

III.  Il termine “self immolation” è del tutto assente nelle ricerche in rete, fino all’ottobre 2011. Cosa curiosa, visto che il primo episodio è del marzo 2011. Viene da chiedersi se l’interesse si sviluppi in seguito alla reiterazione delle notizie o se semplicemente il trend statistico segnali solo gli accessi da un certo valore in poi (in ogni caso, dall’ottobre 2011, cresciuto enormemente).

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  1949 Proclamazione delle Repubblica Popolare Cinese. La Repubblica Popolare Cinese minaccia di “liberare il Tibet dalla tirannia del Dalai Lama” Il Tibet fa appello alle Nazioni Unite. L’Armata di Liberazione Popolare entra nel Tibet orientale.

  1950 La Cina comunista invade il Tibet centrale. Il Governo tibetano è costretto a negoziare la “liberazione pacifica” del Tibet.

  1951 Il Tibet viene incorporato nella Repubblica Popolare Cinese attraverso il patto in17 punti.

  1951-1954 Periodo di coesistenza tra il Governo Tibetano e le autorità cinesi. La Cina adotta una politica molto cauta fin quando non si è garantita il controllo militare, logistico e politico del Tibet.

  1954 Vengono portate a termine le strade che collegano la Cina al Tibet. L’India riconosce la sovranità cinese sul Tibet nel trattato “Panchshila”. La Cina dà inizio alla trasformazione politica del Tibet.

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  1955 Inaugurazione del Comitato Preparatorio per la Regione Autonoma Tibetana (TAR) e lo scioglimento effettivo del Governo Tibetano. …1956 Nel Tibet orientale, esternamente al TAR, vengono imposte “riforme democratiche”. Nel Tibet orientale inizia una rivolta anti-cinese. Il Dalai Lama in visita in India, minaccia di chiedere asilo politico.

  1957 Il presidente Mao inaugura nel TAR una politica di limitazione, incluso il differimento delle riforme e la riduzione dei quadri cinesi han, ma nel Tibet orientale continuano le “riforme democratiche” e la repressione della rivolta.

  1958 “Grande balzo in avanti”. Nel Tibet orientale è iniziata la collettivizzazione, che inasprisce la rivolta. La rivolta si diffonde nel TAR.

  1959 L’opposizione tibetana agli ordinamenti cinesi culmina con la rivolta di Lhasa e la partenza del Dalai Lama per l’India. Nelle rivolte tra il 1956 e il 1959 vengono uccisi decine di migliaia di tibetani, la maggioranza nel Tibet orientale. Dopo la rivolta, la Cina istituisce le “riforme democratiche” nel TAR e la repressione della resistenza tibetana.

  1959-1962 Decine di migliaia di tibetani vengono imprigionati. Le “Riforme democratiche” delle istituzioni religiose porta allo spopolamento dei monasteri, all’arresto di molti monaci e al saccheggio delle proprietà traduce nell’inedia di migliaia di tibetani, specialmente di coloro che sono rinchiusi nelle prigioni. Dal 1962 circa 70.000 tibetani si sono rifugiati in Nepal e in India.

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  1966-1976 Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. I monasteri tibetani e i monumenti religiosi vengono distrutti. La cultura tibetana viene repressa. Il caos della rivoluzione culturale cinese culmina nella rivolta anticinese di Nyemo, negli anni 1968-1969. All’inizio del periodo viene avviata la collettivizzazione, che sarà completata alla fine. La collettivizzazione e le preparazioni alla guerra dei cinesi creano nuove carestie tra il 1969 e il 1972.

  1976 Muore il presidente Mao.

  1979 Deng Xiaoping introduce la politica di liberalizzazione post-maoista sia in Cina che in Tibet.

  1979-1984 Dialogo sino-tibetano circa il rientro in Tibet del Dalai Lama. La liberalizzazione economica e culturale provoca il rifiorire della religione, della cultura e del nazionalismo tibetano. L’apertura delle frontiere del Tibet internazionalizza la questione tibetana.

  1984 Il CCP avvia una politica di sviluppo economico che incrementa enormemente il numero di cinesi in Tibet.

  1987 A Washington, il Dalai Lama annuncia il suo Piano di Pace in Cinque Punti. A Lhasa avvengono dimostrazioni in favore del Dalai Lama e dell’indipendenza del Tibet. Il Dalai Lama fa la proposta di Strasburgo.

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  1987-1989 A Lhasa si susseguono in continuazione dimostrazioni e tumulti a sostegno dell’indipendenza tibetana.

  1989 In Tibet viene dichiarata la legge marziale, poco dopo il massacro nella piazza di Tienanmen a Pechino. Il Dalai Lama è insignito del Premio Nobel per la pace.

  1992 La Cina limita tutti gli aspetti dell’autonomia tibetana identificandoli come nazionalismo tibetano, religione e lingua comprese.

  1994 Il terzo Convegno di lavoro (Forum of Work) in Tibet promuove la politica di sviluppo economico, la colonizzazione, la restrizione dell’autonomia, la repressione della resistenza e lo sradicamento dell’influenza del Dalai Lama.

  1995 La Cina sceglie il suo Panchen Lama in opposizione alla scelta del Dalai Lama. Continua la campagna di sradicamento dell’influenza religiosa e politica del Dalai Lama.

  1996 Inizia nei monasteri una rieducazione intensiva.

  1997 Comincia una campagna contro gli aspetti della cultura tibetana identificati come ostacoli allo sviluppo.

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  2008 Giochi olimpici a Pechino: scoppiate nuove manifestazioni a Lhasa promosse da elementi estremisti tibetani contestatori della linea "morbida" del Dalai Lama. Represse.

Ciò a imbarazzato il governo cinese, che su pressione della comunità internazionale ha ripreso i colloqui in un incontro a Pechino con i rappresentanti designati dal Dalai Lama.

  2010 Lo stile di vita sempre più "occidentale" della gioventù cinese nelle grandi città, ha fatto scoprire agli adolescenti della Repubblica Popolare il messaggio pacifico del Dalai Lama, e alcuni di loro hanno anche potuto partecipare ad un dibattito organizzato da una televisione statunitense senza limitazioni della censura, ponendo in diretta domande anche politiche al Dalai Lama, ricevendo risposte dal tono molto pacato.

« Contrastate il male che vi viene fatto ma non odiatene l'autore, non lasciatevi trascinare contro di lui, non cercate di vendicarvi. È questa la vera saggezza. »

(Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama)