Funboard 128
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PERIODICO MENSILE ITALIA 6,00€ BELGIUM 9,00€ • DEUTSCHELAND 11,00€ • ESPAÑA 14,50€ • FRANCE 13,00€ • ÖSTERREICH 8,50€ • PORTUGAL (CONT) 8,50€ • CANTON TICINO 24,00 chf • SVIZZERA 14,50 chf Poste Italiane Spa - sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46) - art. 1 - comma 1 - DCB Milano
www.robertoriccidesigns.com · [email protected]
“Energized Twin Power”.The WaveTwin Limited Edition are the same shape of all the boards 2009, thanks to the fact that it was a great success throughout the whole world, and to the fact that having three wave boards lines this year in collection allowed us to have a complete range of boards with a single, twin and tri-fin set up. The most complete range of wave boards in the market today.
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5
ANNO XVI - NUMERO 128FEBBRAIO/MARZO 2010
DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]
REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]
ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]
GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]
IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected] de Letteriis • [email protected]
FOTOGRAFO SENIORRaffaello Bastiani • [email protected]
INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
testi: Manu Bouvet, Fabio Calò, John Carter, Karim Cirillo,
Valentina Crugnola, Sylvain Demercastel, Tatiana Howard,
Federico LaCroce, Massimo Mannucci, Mattia Pedrani, Matt Pritchard,
Emiliano Ridolfini, Benjamin Thouard.
immagini: Cataldo Albano, Erik Aeder, Franck Berthuot, John Carter,
Rudy Castorina, Sylvain Demercastel, Nicoletta Gurioli, Maxime Hoyvet,
Francesca LaCroce, Valerio Pedrani, Patrik Pollak, Kevin Pritchard,
Emiliano Ridolfini, Sebastien Staub, Benjamin Thouard.
EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it
AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]
RESPONSABILE DIFFUSIONEPiero Monico • [email protected]
SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAA&G Marco - Via De Amicis 53 - 20123 Milano.
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano
SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROACME ITALIA - Via Portuense 1555 Isola N/47 - 00148 Romatel +39 0665000808 - fax +39 0665000367www.subacme.com - [email protected]' DI PAGAMENTOC/C postale n°. 89636328 Intestato a: ACME Italia srl - Acme Italia, via Portuense, 1555 IsolaN/47 - 00148 Roma - Bonifico Bancario intestato a ACME Italia srl - Banca SellaAg.14 c/c 052843274590 Abi 03268 Cab 03214 - Iban IT 18 V 03268 03214 052843274590 SWIFTSELBIT2BXXX - Carta di Credito tramite Tel +39 06 65000808 - Fax + 39 06 65000367e-mail: [email protected]
Funboard è una testata della casa editrice
JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche
gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite),
Snowb (snowboard) e le riviste
Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite)
Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle)
6:00AM (skateboard), GirLand (femminile),
e MainSail (vela).
Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva
autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non
espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui,
nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di
riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso
essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati
dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista.
Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.
PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00
ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00
PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/novembre, dicembre/gennaio
ISSN 1124-0261registrazione Tribunale di Milano n.5 del14.01.1995 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234
STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)
>ECCETERA
L’inverno 2009/2010 rimarrà nella mente di molti perl’alto numero di mareggiate che si sono abbattutesulla North Shore di Maui, permettendo ad uno deglispot più famosi del pianeta per il big wave riding dilavorare con estrema regolarità! Brawzinho ci favedere che da ex-campione del mondo di freestyle sela cava decisamente bene anche con i mostri di Jaws!
RIDER Marcillo “Brawzinho” Browne | PLACE Maui, Jaws
MOVE Big Wave Riding | FOTO DI Eric Aeder
Ragazzi che inverno! Sono passati talmente tanti mesi dalla mia ultima uscita in windsurf, a causa delle
conseguenze di una caduta in motocross, che sinceramente ho il timore di non ricordarmi più come si
prenda il boma in mano. Speriamo che anche per me valga il detto: “È come andare in bici, non ci si
dimentica mai!”. È così difficile rimanere fuori dall’acqua ma anche da tutto il contorno che implica
questo fantastico mondo del windsurf che non vedo l’ora di tornare! Ad ogni modo ho cercato di seguire
i consigli di Matt Pritchard, trovando delle valide alternative e lavorando duro in palestra. Così sto
facendo e vi posso assicurare che il tempo in questo modo sta passando velocemente, Matt aveva
proprio ragione! Ma torniamo a noi… Nel mio editoriale sul numero precedente vi annunciavo la ri-
nascita del sito funboardmag.com. A distanza di un mese iniziano ad arrivare i primi risultati e il
numero di visitatori è in continua crescita. Stanno nascendo però anche dei “conflitti di interesse”,
infatti come noterete tra poco, sfogliando le pagine di questo numero, la sezione Fast News è stata
notevolmente ridimensionata. Questa è una prima conseguenza del sito, in quanto le news per essere
davvero fast avranno il naturale collocamento sul web, lasciando lo spazio sulla rivista per altri tipi di
articoli e approfondimenti. Questo non è per dare meno importanza alle news ma per garantire la loro
reale natura, informare rapidamente, cosa che con la mensilità o bi-mensilità della rivista risulta
essere più difficile. Speriamo quindi in questo modo di darvi ancora una volta un servizio migliore! Ma
le novità non sono finite e con soddisfazione vi annuncio la nascita della nostra nuova rivista dedicata
al mondo del SUP in seguito alle richieste e al recente successo della rubrica presentata nei numeri
precedenti. Rivista autonoma ma veicolata su Funboard al suo debutto sarà distribuita capillarmente
anche grazie all’apporto fondamentale dello storico magazine. Un nuovo progetto e un’avventura
inedita, con grandi motivazioni e nuove sfide ad attenderci; abbiamo una gran voglia di lanciarci anima
e corpo, senza esitazioni. Certo è anche una scelta dettata dalle tendenze del mercato, un settore in cui
i più importanti brand del windsurf e non solo stanno investendo energie e risorse, stanno nascendo
nuovi marchi e noi di Funboard siamo pienamente convinti che il SUP, oltre ad essere un movimento in
espansione, porterà di riflesso linfa vitale anche al nostro amato windsurf! Noi ci dedicheremo con
passione anche a questa nuova rivista come abbiamo sempre fatto con Funboard, dandogli il nostro
stile, raccontandovi nuove ed entusiasmanti storie e cercando di farvi scoprire questo nuovo modo di
interagire con l’acqua, soprattutto cercando di trasmettere l’estrema immediatezza di questo sport
anche a chi non ha mai avuto l’occasione di prendere una tavola da surf in mano. Chiunque può provare
e magari, se non lo sa ancora, capirà cosa può trasmettere il mare e diventerà uno di noi! Il nome di
questa nuova pubblicazione è SUPTIME!
Fabio I-720
6
8
9
10
11
01. MATTIA PEDRANI 34,55
02. CESARE CANTAGALLI 28,45
03. RAIMONDO GASPERINI 23,30
04. ANDREA ROSATI 21,20
05. FABIO CALO' 20,35
06. ROBERT HOFMANN 20,20
07. FRANCISCO PORCELLA 16,75
08. NICOLA SPADEA 15,75
09. FEDERICO LA CROCE 14,90
10. VALTER SCOTTO 10,30
11. MASSIMO MANNUCCI 9,50
12. EZIO PAPALIA 9,40
13. ANDREA BALDINI 9,30
14. VITTORIO MAZZOCCA 8,85
15. CARLO ROTELLI 7,20
16. IVAN ZECCA 7,05
17. GIANNI VALDAMBRINI 6,80
18. STEFANO LORIOLI 6,50
19. MARCO REVEL 5,80
20. NICHOLAS SLIJK 5,50
21. ALBERTO MENEGATTI 5,00
22. ANDREA MARIOTTI 4,75
23. JOHN BENAMATI 4,30
24. FRANCESCO PRATI 3,75
25. MATTIA FABRIZI 3,70
26. ANDREA CUCCHI 3,60
27. VALENTINA CRUGNOLA 3,40
28. MATTEO IACHINO 3,40
29. VITTORIO MARCELLI 3,00
30. ROBERTO DA COSTA 2,90
31. GIANMARIO PISCHEDDA 2,80
32. ANDREA FRANCHINI 2,65
33. MARCO BEGALLI 2,40
34. GABRIELE VARRUCCIU 2,20
35. MASSIMO RE 2,15
36. PIETRO ALBANO 2,10
37. GIGI LE CARRO' 2,05
38. MALTE REUSCHER 2,05
16
Come promesso vi proponiamo l’esposimetro nazionale
2009 con la classifica finale dei rider italiani più
fotografati in questa stagione. Il sistema di conteggio dei
punti lo potete trovare sul numero 119 di Funboard (o
semplicemente cliccate su ISSUE ARCHIVES del nostro sito
funboardmag.com e sfogliatevi virtualmente il numero in
questione). Abbiamo tabulato per un anno intero le riviste
FUNBOARD, WINDSURF ITALIA e WIND NEWS catalogando
ogni singola foto dei rider italiani.
Riassumendo in breve le regole:
- Tutti i rider italiani vengono “schedati” e ricevono un
punteggio per ogni foto pubblicata o per ogni pagina a
loro dedicata. Nel conteggio sono incluse le pagine
pubblicitarie.
- Ogni rivista viene tabulata pagina per pagina
assegnando un punteggio per ogni foto pubblicata al
rider e, dai risultati ottenuti, si realizzano delle rank e dei
grafici che traducono visivamente i risultati.
- Il sistema di punteggio prevede: copertina/3punti;
pagine interne/1punto; foto piccole o pagine condivise da
più rider/da 0.25 a 0.5.
Il rider più attivo, che ha dato in questo modo maggiore
visibilità ai suoi sponsor, è stato Mattia Pedrani. Mattia è
stato presente sulle riviste a 360° con report di gare,
sequenze didattiche, interviste, test materiali e come
testimonial di alcune pagine pubblicitarie di Simmer. In
seconda posizione troviamo un rinato Cesare Cantagalli
che facendosi portavoce di due marchi italiani con cui
collabora direttamente (Challenger Sails e 99 Custom
Boards) è stato più volte presente sulle pagine
pubblicitarie di questi marchi ed ha anche scalato la
classifica con alcune sequenze didattiche dedicate al
wave. In terza posizione troviamo Raimondo Gasperini
che supera in volata finale il suo eterno rivale Andrea
Rosati. Dalla parte di Raimondo sicuramente la
sovraesposizione della pagina pubblicitaria Pat Love con
la sua foto in action, non dimentichiamoci anche un paio
di servizi “tosti” modello “spot guide” ed una doppia
pagina sull’annuario Surfing. Andrea Rosati invece può
vantare nel 2009 una copertina su Funboard ed altre due
copertine “condivise” (Windsurf Italia e Surfing). Nella
Top Ten troviamo anche Robert Hofmann, sempre molto
visibile su Windsurf Italia, Francisco Porcella, sempre
costante su tutte le riviste, Federico LaCroce, con un finale
d’anno in crescita esponenziale, Nicola Spadea, presente
ovunque, Valter Scotto e Fabio Calò.
Per l’esposimetro 2010 adotteremo una modifica:
moltiplicando il risultato finale per il coefficiente della
quantità totale del numero delle riviste su cui è uscito il
rider. Per fare un esempio semplice: Andrea Baldini, in
13° posizione, grazie al suo successo nello Speed ha
ottenuto un’ottima e ampia copertura sulle riviste di fine
anno, ma solo su un paio di numeri; Nicola Spadea, in 8°
posizione invece, è stato presente con regolarità su tutte
le riviste nell’arco dell’intero anno. Secondo noi la
regolarità della presenza del rider sulle riviste va
premiata. Per questo motivo il prossimo anno
aggiungeremo questo coefficiente
18
WELCOME EMMAIl nostro amico e collaboratore Federico LaCroce con Nicoletta ci hanno
annunciato con immenso piacere la nascita della loro bellissima bambina
Emma, nata a Milano il 13 gennaio 2010 alle ore 19.15 con uno “shape” di tutto
rispetto: 4,04 kg x 51 cm! Speriamo solo che la piccola Emma prenda lo stile
di LaCroce ma la bellezza di sua mamma, scherzi a parte congratulazione a
tutti e tre dalla redazione di Funboard.
FRANCESCO PRATI PASSA A RRDFrancesco Prati (ITA-10), nostro
collaboratore per la rubrica
2fast, entra a far parte del team
RRD per la stagione 2010. Userà
i nuovi slalom X-FIRE 2010.
Francesco: “Sono molto
contento di entrare nel team
RRD, appena ho provato gli X-
Fire non ho avuto alcun dubbio,
se già nel 2009 erano delle
tavole velocissime, quest’anno
hanno veramente superato tutti
i limiti, non hanno rivali. Sono le
tavole più performanti che
abbia mai provato, e non vedo
l’ora di dimostrarlo.”
BACK AGAIN! Mikel Slijk titolare del negozio di surf SHAKA a Torbole torna in Conca d’Oro con la
sua nuova scuola si surf dopo una pausa di 7 anni. In previsione una Shaka Bump
con le Star e tante novità!
Per informazione e prenotazioni potete contattare la mail: [email protected].
Su funboardmag.com vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.
IL NUOVO MODO DI SURFARE CON “CONTACT” 2010.IL NUOVO BOMA CON SHOCK ABSORBER BY TECNO LIMITS
Sin dalla nascita di questo meraviglioso sport il boma ha subito negli anni
molteplici modifiche atte a migliorarne l’uso ovvero agevolare il suo montaggio
sull’albero (maniglia con attacco rapido), aumentare la sua rigidità (con l’impiego
di fibre di carbonio nei tubi) e innumerevoli modifiche alla geometria dei tubi ma
sostanzialmente è rimasto immutato il suo concetto basilare. Ovvero il boma, in
generale, concettualmente è costituito da un tubo piegato ad U dove nella zona di
curva della “U” viene fissata la maniglia con lo scopo di agganciare rigidamente
l’albero e dalla parte opposta viene infilato un terminale regolabile per fissare la
bugna della vela. Completamente smontabile. Prima di tutto per il nuovo Contact è
stato notevolmente ridotto il disassamento tra asse tubi e centro albero. Questo
comporta in termini di uso una grande precisione e sensibilità dovuto al diretto
innesto delle 2 ganasce del boma sull’albero. La grande sensazione che ne deriva
può essere paragonata ad una conduzione che si può esprimere come avere
“l’albero tra le mani”. Questo tipo di fissaggio avrebbe controindicazioni in termini
di confort se non venisse sopportato da un ammortizzatore interno che interviene
costantemente liberando le nostre braccia da stress e colpi. La “surfata” con il
Contact diventa fluida, docile, precisa, reattiva e si potrà prolungare, in quanto non
affatica, le nostre uscite. Inoltre il boma wave non peserà nemmeno 2 kg, un
traguardo impensabile e lungamente atteso! Inoltre, da non sottovalutare, il rig
rimane stabile perchè è l’ammortizzatore che lavora costantemente e non stressa
le nostre braccia. Ne viene facilitata la surfata in condizioni wave anche radicali,
l’atterraggio da un salto non fa scappare il boma dalle mani. Con lo slalom il rig
dotato di questo sistema “Shock Absorber”, permette di sviluppare maggiore
velocità. Da non sottovalutare l’effetto visione libera perchè è assente la sporgenza
anteriore della maniglia rispetto all’albero. Sempre a causa del minore ingombro
sulla zona anteriore del boma ne consegue di velocizzare il cambio di mura. Il boma
è completamente smontabile senza attrezzi per cui, quando necessita, occuperà
meno spazio rispetto a un boma tradizionale. La sua modularità è completa in
quanto, se necessario, sarà possibile sostituire qualsiasi componente a ricambio
(tubi, componenti maniglia, ammortizzatore, terminale) e questo peserà meno sia
sulle tasche dei possessori che sull’impatto ambientale, creando nel futuro il
minimo possibile di smaltimento rifiuti. Il progetto nasce da una collaborazione, tra
un esperto surfista tecnico, Efisio Atzeni, un esperto progettista specializzato nel
campo della ricerca e sviluppo consolidata per 40 anni in grosse Aziende affermate
e surfista Giovanni Alcedo, già ai primi mesi del 2007, e la Tecnolimits di Massimo
Ravasio. È stato necessario testare molteplici prototipi con lo scopo di arrivare a
centrare l’obiettivo prefisso. Di pari passo si passava dalla progettazione alla
verifica dei componenti con analisi FEA alla verifica in acqua. Il tutto volto a
garantire i risultati e la resistenza dei suoi componenti. Nel 2008 fu depositata la
domanda di brevetto della maniglia e del meccanismo inerente lo “Shock
Absorber”. Da sottolineare che il progetto è stato sviluppato completamente con
l’ausilio di programma CAD modellatore tridimensionale e tutti i componenti
verificati con le Analisi ad Elementi Finiti (FEA). Il tutto completamente verificato da
oltre 2 anni di test intensivi da parte di vari atleti e varie specialità in modo da
evidenziare e convalidare i pregi ipotizzati.
È stata determinante e fruttuosa la collaborazione intrapresa con Tecnolimits Srl
con lo scopo di industrializzare e commercializzare il prodotto incorporando tutte
le positività in termini di esperienza raccolte da una azienda avente una pluriennale
capacità specifica nel settore.
Concludiamo con l’affermare che la caratteristica principale, al di là di tutte le
parole, e dell’espressione comune da parte di tutti gli atleti che lo hanno testato, è
che si tratta di un boma abbastanza diverso che trasforma in senso piacevole la
surfata e che difficilmente se ne può fare a meno: provare per credere. Foto e
dettagli tecnici presto su funboardmag.com
Mikel Slijk
Francesco Prati
99/69Eccovi la ricercata combinazione dei numeri vincenti! “Affiancato al nr.
velico I-69 c’è oggi un nuovo logo sulla penna della sua vela, e un’ancor
più, una nuova tavola sotto i suoi piedi!”. Un giovane personaggio dal look
e carattere tipicamente mediterraneo, con valide potenzialità e capacità
di esprimersi ad alti livelli in tutte quelle discipline legate al board-
riding. È grazie al suo innato feeling con le onde che oggi lo troviamo, a
soli 23 anni e privo di limiti, con o senza vela, a surfare montagne d’acqua
tra Jaws e Teahupo, o ad estremizzare ogni manovra con stile e radicalità
tra gli spot più ambiti del globo. Stiamo parlando di Francisco Porcella (I-
69) e della sua neonata collaborazione con l’emergente board-brand 99-
NoveNove in un’accoppiata “tutta italiana” che dimostra un’energica
crescita del marchio a livello internazionale. Insieme produrranno i nuovi
gioielli del waverding, contrassegnati da quel sigillo di garanzia da
sempre riconosciuto quale è il “made in Italy”. È una
storia affascinante! Quella di un cambio generazionale tutto italiano, dove
quel ragazzino surfista di ieri (I-99 Cesare Cantagalli, oggi coaudiuvato
dall’amico-top-shaper Gianni Valdambrini nel progetto 99-NoveNove),
trasferisce le proprie esperienze e maturità surfistiche, mentre quel
bambino di allora di nome Francisco Porcella crescendo diventa una star
italiana del wave riding internazionale…“Ripensando a quel bimbo che
all’età di 6 anni aggrappato alle mie ginocchia provava i brividi delle prime
planate, e vedere oggi il nostro marchio rappresentato da quel
“Francisco”, oramai riconosciuto atleta di fama internazionale, è per noi
motivo di estrema soddisfazione”. Cesare Cantagalli. “Il fatto che abbia
deciso di appoggiarsi alla nostra azienda (ACME/99 design), considerando
la nostra esperienza negli shape, il supporto a favore di una sua crescita d’immagine, sposando la nostra filosofia nel mondo del boardriding, è decisamente
un grosso stimolo per entrambi”. Gianni Valdambrini. Un connubio d’energia ed estrema potenzialità. Una sinergia tra immagine-prodotto-azione-esperienza
che Cantagalli, Valdambrini e Porcella potranno, insieme, esprimere e generare tramite un solo logo. Welcome to 99 NoveNove Francisco! ACME srl via I.Nievo
10/I - 59100 Prato (PO). Italy - tel:0574 870224 - [email protected] - www.99customboards.com
GAS FINDopo anni di studio e di ricerca, nel settembre 2009 nasce un nuovo
marchio nel settore windsurf “Gas Fins”- azienda impegnata nella
produzione di pinne custom; l’obiettivo è creare e realizzare prodotti
d’eccellenza contraddistinti da uno sguardo multidisciplinare e dall’unione
di competenze tecniche diverse. Le pinne - realizzate nei laboratori di Roma
e fresate a controllo numerico dopo una prima progettazione 3D vengono
testate con innovativi plug in di fluidodinamica e attraverso severe
verifiche di funzionalità, direttamente in acqua; infine sono
scrupolosamente passate in produzione. La recente e preziosa
partecipazione del noto campione italiano Andrea Rosati, ha dato vita alla
prossima collezione: sulla scia del nuovo trend hawaiiano delle pinne
ellittiche, Gas Fins ha messo a punto la linea Mega ed Elix, ora disponibile
per sbalordire tutti coloro che vogliano veramente provare un nuovo modo
di fare windsurf, oltre ad Andrea collaborano ai test e allo sviluppo i rider
Nicola Spadea, Alessio Angeli e Claudio Marzeddu. Per info www.gasfins.it.
Prove e riflessioni a breve su www.funboardmag.com
Francisco Porcella.© Rudy Castorina
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NON SOLO MUTEWindcather drysuit 3L. L’unica muta stagna costruita interamente in Cordura accoppiato in tre strati per garantire il
massimo della resistenza ad un’ottima traspirabilità alla sudorazione. Un prodotto studiato per chi pratica sport
acquatici (windsurf, kite catamarano, etc) ed esige una totale libertà di movimento anche nelle manovre più radicali. Le
mute sono interamente prodotte nel laboratorio aziendale di Lecco fornito anche di un efficientissimo laboratorio di
assistenza. Anche per quest’anno è confermato Mattia Pedrani come testimonial e tester con il giovanissimo Matteo
Romeo che già hanno dato una mano nella scorsa stagione per migliorare ancora di più l’efficienza della muta. Novità
di quest’anno (dopo due stagioni di test) le nuove morbidissime cerniere tizip. Le cuciture sono fatte a mano e
termosaldate a caldo con macchinari professionali in grado di assicurare un’ottima tenuta. Anche le guarnizioni sono
applicate a caldo per una tenuta sempre ottimale. Il modello è rinforzato in cordura 500 nei punti più soggetti
all’abrasione e rottura è presenta un taglio ottimizzato per consentire un’alta mobilità nei movimenti. La muta è dotata
di collo, polsini e caviglie in lattice con la possibilità di montare anche i calzari, protezione antivento per il collo e
protezione paraspruzzi per le caviglie e polsi, bande riflettenti 3M ad alta visibilità di sicurezza su tutta la muta. Nel
nostro laboratorio vengono prodotti anche sottomuta tecnici ed altri capi tecnici per chi pratica sport acquatici.
Distribuito da: Non Solo Mute, tel. 03411840338; web www.nonsolomute.com; e-mail [email protected]
VOTA LA FOTO ECSTASYDopo due mesi di collaborazione tra Funboard e windsurfmag.it la votazione è
terminata e le foto per le prossime Ecstasy sono state scelte da voi. Il primo
posto se lo aggiudica Simone Grezzi con un bellissimo Ponch sulle onde del
“biancone” durante l’ultima edizione della Shaka Bump&Jump di Torbole, Lago
di Garda. La foto la potete trovare sull’Ecstasy di questo numero di Funboard. Il
secondo posto (la foto verrà pubblicata sul prossimo numero) va invece ad
Alessandro Finessi in arte Cresta, local trapiantato di Porto Pollo, nella sua
“classica” manovra: Cheese Roll su acqua piatta. Se andate a Porto Pollo e
vedete un ragazzone che si arrotola sulla vela e ne esce perfettamente in piedi
questo è il Cresta con il suo immancabile cavallo di battaglia! Fabio Calò
ringrazia tutti coloro che lo hanno votato ma rinuncia al primo posto.
Inoltre tra quelli che hanno votato e lasciato la propria e-mail, come da
regolamento, sono stati estratti due abbonamenti gratuiti a Funboard per un
anno, i fortunati vincitori sono:
- Fabio Varesano
- Claudio Nicoletti
Ringraziamo windsurfmag.it per la collaborazione ed ovviamente anche il
fotografo, Cataldo Albano per le 36 foto del concorso.
STINTINO CONTEST, IL VENTO TRA LE MANIDal 3 al 5 aprile la Pelosa diventerà un “surf spot” di primo piano, con atleti di windsurf e kitesurf
a darsi battaglia nelle acque dello splendido mare del golfo dell’Asinara.
SASSARI 30 gennaio 2010. Il vento, il mare, le onde tra splendidi paesaggi circondati da una natura
ancora incontaminata saranno gli ingredienti del primo “Stintino Contest” che si svolgerà nel
periodo di Pasqua dal 3 al 5 aprile 2010 a Stintino. Nello stupendo paesaggio della Pelosa di
Stintino, che per l’occasione diventerà un “surf spot” di primo piano, il windsurf e il kitesurf
saranno gli sport protagonisti di un evento che, in Sardegna, si preannuncia tra i più interessanti
nel panorama delle manifestazioni sportive primaverili. Un grande “raduno” in grado di
catalizzare professionisti e amatori ma che vuole coinvolgere anche la famiglia e consentire a
tutti di godere di questa splendida località. A seconda delle condizioni meteo, nel golfo dell’Asinara
gli atleti di windsurf e kitesurf si affronteranno in prove di long distance, ins & out, freestyle e
wave. A fare gli onori di casa ci penseranno Roberto Tavazzi per il windsurf e Antonio Egris per il
kitesurf. La manifestazione in programma a Stintino sarà anche l’occasione per le aziende
produttrici e distributrici di materiali per il windsurf e il kitesurf di far conoscere e testare gli ultimi prodotti disponibili sul mercato. L’evento Stintino Contest sarà
presentato ufficialmente dal 18 al 21 febbraio a Milano, in occasione della Bit 2010 presso dello stand del Comune di Stintino. Per info news e proposte di soggiorno:
www.mec3.sardegna.it/stintinocontest; telefono ufficio 079.234965. Per maggiori info www.funboardmag.com.
SURF SEGNANALa nuova stagione è alle porte ed il centro SurfSegnana, Torbole sul Lago di Garda, sta preparandosi ad accogliere
i prossimi clienti. Tante le novità per il 2010, ad iniziare dalle nuovissime tavole Fanatic abbinate ai fantastici rig
della North Sails. Corsi windsurf per tutti i livelli e gusti, con lezioni individuali o di gruppo. Anche quest’anno
saranno garantiti corsi e noleggi per il kite con le attrezzature RRD. Transfer con i shuttle bus by SurfSegnana per
raggiungere i centri migliori rispetto alle condizioni del vento. Vantaggiose offerte con i pacchetti Blue Week e Blue
Week-End in convenzione con i migliori alberghi della zona. In più canoa, bike e catamarano, insomma se volete
vivere al meglio ed in assoluta tranquillità tutto ciò che il Lago di Garda possa offrire contattate la segreteria del
SurfSegnana e prenotate la vostra vacanza attiva.
Tel: 0464.50 5963 (3 linee); e-mail - [email protected], web - www.surfsegnana.it
Prima di tutto complimenti! Hai realizzato il sogno di molti. Una vittoria così
importante davanti al più grande windsurfista di sempre. Come ci si sente?
Ci si sente d’incanto! Quando il meccanismo gira alla perfezione e senza intoppi
(ed il Fato non rema contro) e sei in grado di esprimere il 110% è una sensazione
meravigliosa!
Ho sentito che con Bjorn vi siete parlati durante la gara, che vi siete detti?
Ero totalmente euforico, avevo volato a 42,6 nodi con più di 40 sulla run e con la
7.0! Verso fine gara, il vento ormai era sceso, camminando in acqua con Bjorn gli
chiedo quanto avesse fatto (avevamo i GPS con due velocità: media su 2 secondi
e media su 23secondi: circa 50 e 500metri) lui mi dice 36 (in inglese) ed io gli
chiedo 46? No 36-37 (sulla run chiaramente) risponde. A questo punto lo guardo
serio e basito e gli chiedo se avesse avuto problemi o non avesse preso delle
buone raffiche ma lui risponde sicuro, con la fierezza che lo contraddistingue:
“Certo che ho avuto delle buone raffiche”. A questo punto si avvicina, mi da il
cinque e con un sorriso dal grande Campione che è mi dice: “Bravo Principe sei
andato veloce!”. Ecco questa è stata un’emozione forte!!!
Quindi alla fine tu 40,4kts e il Terminator 37, come è stata la run?
Una vocina mi ha detto che nell’outside avrei potuto tentare senza rischiare di
morire (schiantandomi) e quindi ho chiuso tutto... E si vede che sono stato in
grado di controllare la situazione (non come a Karpathos che sono riuscito a far
esplodere pure il trapezio!!!). Sento che ho migliorato la tecnica di
sopravvivenza!!!
Comunque pure a Karpathos sei andato forte vero?
Si soprattutto nella prima gara dove ho fatto 44,13 sui 2 secondi e ho cominciato
ad accusare la fatica. Venivo da due mesi di riposo forzato: frattura delle
cartilagini sterno-costole per una caduta in bici (DH) il 23 maggio. La gara
cominciava il 26 luglio.
Ora capisco quando dici che il Fato non rema contro... Però tu non fai proprio una
vita conservativa?
Ma si... Abbastanza!
Ci dai qualche dritta per andare veloci?
Ci provo… Comincerei con la scelta del materiale che è fondamentale in relazione
alla condizione: intensità e costanza del vento, condizioni dell’acqua, angolo del
vento, lunghezza della run.
Un esempio può semplificare:
- Vento 25-30 nodi al traverso (90°): tavola sui 44cm, pinna 24cm, vela 6.0 non
Il “Principe” Andrea Baldini è il nuovo Campione Europeo di Speed 2009. Ha ottenuto questo risultatoutilizzando vele e boma italiani, cosa che rende la sua vittoria ancora più prestigiosa per il made in Italy.
Conosciamo un po’ meglio questo ragazzone che con passione e dedizione è riuscito a coronare il suo sogno. INTERVISTA RACCOLTA DA Karim Cirillo
ANDREA BALDINI VOLATRE NODI SOPRA IL CIELO
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Il Principe vola a 44,13 nodi!© Patrik Pollak
Andrea Baldini.© Masters of Speed
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troppo cazzata sotto e non troppo lasca di bugna, cime del trapezio 28, track
135cm e 5-7 kg nel weight jacket.
- Vento 25-30 nodi al lasco/gran lasco (140°): tavola 44cm, pinna 25cm, vela 7.1
ben cazzata sotto e bella lasca di bugna, cime del trapezio 32, track 130cm e 0-3
kg di zavorra.
Se l’acqua fosse molto choppata opterei per una tavola più grande che da più
sicurezza (50-54cm). Se è molto rafficato: niente pesi! Altra cosa importante è la
posizione: bisogna stare belli dritti con le braccia distese e sentirsi fieri come gli
antichi cavalieri, questo aiuta la posizione!
Non bisogna lottare col vento, ma nemmeno fargli prendere il sopravvento
(scusate il gioco di parole), essere decisi e sicuri e quando sembra che ci si sta
per sorprendere... È lì che una buona dose di fermezza tramuta la forza del vento
in velocità e un attimo dopo tutto diventa più facile: si va più veloci del vento ed
è lui a sentire la nostra furia; non noi la sua!!!
Ma a volte si cade?
Si ma spesso per colpa nostra!
Quando si cade ci si fa male. Ho sentito che in Namibia 2007 ti sei rotto malamente
una costola. Eri andato a salvare un concorrente “non proprio liceale” vero?
Che storia. Eravamo appena arrivati dopo tre giorni di viaggio, appena il tempo
di mangiare e dormire poche ore, per alzarci presto e preparare l’attrezzatura
sull’isola dove si fa Speed, quando si decide di fare un fun race. Il vento era
leggero: 15-20 nodi. Entro col Falcon 80 e la 7 metri, faccio due run rilassato sui
34kts e sono tra i primi 10, mi sento in forma. Esco per bere ed il vento aumenta
fino a 40 nodi di traverso. Prendo la 5.0 ed il 44 custom e rientro determinato.
Come parto di bolina vedo una cosa gialla tipo una boa a 300 mt da riva (in
Namibia si sta sempre entro i 100 mt e il run tra 0 e 15 mt dalla riva), mi accorgo
che si trattava di un caschetto e vado a vedere. Era un simpatico signore di 60
anni svedese che si era voluto cimentare nella gara. Il grosso problema era che
a differenza dei nostri mari, lì più vai a largo meno vento c’è... C’erano 15 nodi,
lui poi aveva paura degli squali (come dargli torto), non potevo trainarlo a causa
dell’attrezzatura che mi ritrovavo e non mi rimaneva altro che nuotare 100mt
prima di riprendere il vento... In 15 minuti arrivo a terra, avverto il gommone di
salvataggio che in 2 minuti riporta il malcapitato a riva. Così riparto e vedo Patrik
Dietehlm passare a oltre 42kts e penso: “Ok manca pochissimo alla fine e voglio
fare almeno un run”. Come passo la boa dei 100mt al via, bandiera rossa e gara
finita (per 2 maledetti secondi). Faccio lo stesso il run con la 5 a stecca,
volando!!! A fine run per la stanchezza (10 minuti di nuoto con pesi e
attrezzatura, 100 prove di partenze dall’acqua, stress ecc!!!) e per il nervoso,
invece di rallentare in modo consueto mi lascio cadere in acqua e mi sono
bloccato senza rimbalzare e l’impatto è stato “brutale”, come disse poi David
White che mi ha visto da dietro. Rimango senza fiato e se non fossero arrivati i
soccorsi in 10 secondi (ero a 20 metri da riva davanti alla giuria) rischiavo di
affogare! Sento che mi sono rotto le costole. Come purtroppo si vedrà poi dalle
lastre fatte a fine competizione, la nona costola aveva due fratture, una
scomposta ed una composta. Ciò nonostante ho portato a termine tutte le nove
prove dei sette giorni seguenti, anche se faceva male, soprattutto nella partenza
dall’acqua col ventone, terminando purtroppo solo 35° su 45 con 37kts di run (un
abisso dietro i 42 e più di Albeau, Dunkerbeck, Finian e Patrik). Una delle poche
parole di conforto nei primi giorni di gara l’ho avuta da Finian: “Per favore Prince
non rientrare più in acqua, non ti posso vedere soffrire così, non siamo mica nel
medioevo... Se ti buchi un polmone qui dove ti fai curare? Riposati che poi tra due
mesi al canale ti prenderai le tue rivincite!”. Se gli avessi dato retta avrei avuto
una convalescenza più corta e meno dolorosa! Il giorno seguente vado nell’unico
laboratorio medico nell’arco di chilometri e le lastre purtroppo mi confermano
quello che temevo: frattura scomposta ecc.
E poi sei andato al canale?
Si ma non ho fatto niente di buono. Non ho mai avuto una run decente. Però ho
visto Antoine fare il record. È stato emozionante!
Sembra che Dungarvan sia stata una sorta di rivincita?
A Dungarvan ha girato tutto in modo giusto, l’attrezzatura era perfetta, mi
sentivo bene fisicamente e di testa e l’atmosfera tra i concorrenti era
corroborante! Più che una rivincita ho raggiunto un obiettivo che dentro di me
sentivo di poter sognare… Ma tra i sogni e la realtà ce ne passa, e qui sono
andato al di là dei sogni!!! Una cosa bellissima poi sono stati i tantissimi
messaggi ricevuti da un po’ tutto il mondo del racing (via Facebook, sms,
telefono). Non erano i soliti complimenti, mi hanno davvero toccato il cuore! È
meraviglioso avere il privilegio di poter condividere un’emozione così grande!
Quali sono i tuoi obiettivi per il 2010?
Alcune gare del World Tour, i mondiali in estate e soprattutto il Canale in
autunno! Stiamo studiando insieme con la Challenger Sails, Al360, Anders
Bringdal e Chris Locwood i giusti materiali per abbattere questo famoso muro
dei 50 nodi col windsurf! Mi Auguro che Pascal Maka e Christophe Simian
(organizzatori del Masters of Speed) possano brindare a questo grande obiettivo
entro la primavera del 2011!!! E non si sa mai che qualcosa di italiano sarà lì
nell’Olimpo dei grandi!
Sarebbe meraviglioso!
Sarà meraviglioso!!! Un saluto affettuoso a tutti i lettori di Funboard e Vai Col
Vento!
© Pierre Bisson/gsyphoto.com
Bhè, nell’ultimo periodo ci sono stati un sacco di turisti che sono arrivati qui e
mi hanno chiesto cosa stesse succedendo? Abbiamo appena passato uno degli
inverni con meno vento degli ultimi vent’anni! La buona notizia è che le onde non
sono mancate, il surf è stato davvero da
paura, ha pompato praticamente ogni
giorno e ci sono un sacco di persone che
ne sono state molto contente.
Jaws ha rotto con regolarità circa una
volta ogni due settimane e tutti ne hanno
approfittato! Dopo tre anni senza che
succedesse un granchè, la giostra ha
ricominciato a girare. Dire che ci fosse un
bel po’ di gente è riduttivo, ma va bene
così. Il pubblico è anche in costante
aumento e non vedono l’ora di piazzarsi
sull’orlo del burrone a guardare i rider
sfidare la forza dell’oceano, con onde da
15 e più metri.
Per quanto riguarda il windsurf, ha fatto
davvero pena. Ogni tanto entra un po’ di
vento per qualche perturbazione di
passaggio, ma niente di chè. Devi essere
pronto ad agire in ogni momento
altrimenti rischi di restare a mani vuote! A
parte la mancanza quasi totale di vento, il
tempo è stato perfetto: sole, cielo pulito,
acqua cristallina e blu... La vita è bella.
Per il “surfmercato”, ci sono stati un sacco
di cambiamenti di sponsor in questo
ultimo periodo. Sicuramente le maggiori
novità riguarda Starboard/Severne, che
hanno acquistato le gemelle Moreno!
Penso sia un ottimo affare per tutte le
parti! John Skye è passato ad RRD anche per le vele e sembra voglia spingere.
Gaastra ha reclutato un sacco di nuovi atleti: Finian Maynard sì è unito al Team
di Racing e sarà letale con le nuove Vapor tra le mani. Il campione Europeo,
Steven Van Broeckhoven, ha rinforzato il
già portentoso team di freestyle. La
campionessa del mondo femminile PWA,
Sarah-Quita Offringa continuerà a lasciare
il segno in Tour con Gaastra. Phil Horrocks,
direttamente dall’Inghilterra, userà a sua
volta le nuove Gaastra Manic per il 2010 ed
oltre. Sembra che Neil Pryde abbia deciso
di stringere la cinghia ancora una volta ed
ora terrà solamente i suoi star rider...
Anche North Sails ha ridimensionato il suo
team, probabilmente a causa dell’attuale
situazione economica disastrosa.
Le vele Vandal stanno cominciando ad
attirare attenzione a livello mondiale. Dopo
aver vinto la tappa finale di PWA Wave a
Sylt, il marchio sta spingendo parecchio,
sull’onda di parecchi review positivi. È
sempre bello vedere qualcosa fuori dal
normale.
Non riesco a dirvi se vi siano o meno un
sacco di pro in zona, a causa della totale
assenza di vento...
Ho visto Kauli l’altro giorno e so che anche
John Skye è qui, tutti aspettano con ansia
un po’ d’azione. Per altre informazioni
ed updates giornalieri, controllate
www.pritchardwindsurfing.com per aver
le ultime news dal paradiso!
What’s happening in Maui? Dal punto di vista del vento il nostro corrispondente Matt Pritchard ci informa che non èsuccesso proprio nulla, anzi è stata una delle peggiori stagioni degli ultimi anni. Ma dal punto di vista delle onde il
discorso cambia radicalmente, infatti sono state tantissime le giornate buone per il surf e per il SUP e Jaws è tornato alavorare come nei migliori anni. Francisco Porcella non si è perso una mareggiata e stanno circolando delle foto da urlo
del nostro migliore esponente italiano per il big waveriding. Tutte le aziende hanno giocato le proprie carte nelsurfmercato e possiamo vedere due comportamenti diametralmente opposti: da una parte i colossi di Neil Pryde e NorthSails che hanno drasticamente ridotto il numero dei loro team rider; mentre dall’altra parte marchi come RRD, Severne,Vandal e Gaastra hanno messo a segno colpi importanti accaparrandosi molti big name. In particolar modo sembra che
Gaastra, di cui Matt Pritchard è team manager, abbia aperto i rubinetti investendo su molti nuovi team rider, come FinianMaynard e i giovani talenti Steven Van Broeckhoven e Sarah-Quita Offringa. Ai posteri l’ardua sentenza.
TESTO DI Matt Pritchard
GENNAIO 2010
Steven Van Broeckhoven,Campione Europeo Freestyle,
è il nuovo acquisto di Gaastra.
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INTERVISTA A LAURE TREBOUX
Dove sei cresciuta?
Sono cresciuta in Svizzera a Lausanne.
Come hai scoperto il windsurf? Sul lago di Lausanne?
Si, ho visto volare sull’acqua alcuni windsurf durante un giorno particolarmente
ventoso a casa. Mi sembrò sorprendente, mi entusiasmai a tal punto da voler
assolutamente imparare. Ricordo con precisione l’istante preciso di quel
momento e credo non lo cancellerò per il resto della mia vita.
Come sei arrivata ad essere una professionista di questo sport?
Viaggiare per il mondo e fare windsurf nei luoghi più belli è sempre stato un
sogno. Diventare una professionista è avvenuto lentamente quasi da solo.
Lavoravo sodo per guadagnare soldi e poter partire per far windsurf. Poco alla
volta facevo progressi, un po’ di gente mi vide e disse che potevo provare a fare
qualche gara. Così ho provato con ottimi risultati sin dall’inizio. È in quel
momento che gli sponsor hanno iniziato a supportarmi.
Hai dovuto affrontare grossi ostacoli perseguendo il tuo sogno? Immagino il
tipico stile di vita svizzero sia diverso da quello che segui ora!
Si certo, non è facile dire agli altri che vuoi partire per fare windsurf appena
terminato il liceo… Ma l’unica cosa che desideravo era essere in acqua ed essere
felice, e quando ho qualcosa di preciso nella mente e difficile dissuadermi per
farmi cambiare idea. È così che mi buttai a capofitto. Ero davvero contenta di
darmi da fare per poter andare in acqua. Lavorare come istruttrice mi piaceva
molto e mi piace tutt’ora, quindi insegnare e poi partire per qualche viaggio e poi
© birdseyeviewphotograph
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tornare era perfetto. Il divenire professionista è stata una conseguenza, sono
stata anche fortunata, ho “avuto un bonus” e da allora le cose sono andate
sempre meglio!
Le onde, sono state la passione sin dai tuoi esordi?
Si, sono sempre stata affascinata dalle onde, leggevo giornali di surf ancora
prima di essere mai salita su una tavola, e guardavo video di wave con le mie
compagne ancor prima di imparare a strambare! La prima volta che sono uscita
tra le onde è stato in Australia, durante il mio primo grande viaggio… E lo amate
da subito.
Mi ricordo di te alla prima apparizione in Tour, eri impressionante: pareva che
essere in competizione non ti stressasse per niente! Era davvero così?
Haha, no per niente! Le gare sono il mio peggior nemico, non mi sono mai
piaciute. Nonostante io sia migliorata nei risultati, più faccio gare più è peggio
con lo stress, che aumenta sempre di più tanto da bloccarmi e dimezzare la mia
resa rispetto quello che faccio normalmente.
So che trascorri molto del tuo tempo in Australia, è un buon posto per migliorare
in wave o sono quasi solo spot troppo radicali?
La costa ovest Australiana è per me il miglior posto per fare wave! Amo tutto di
questi luoghi. Le onde sono favolose e ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i livelli:
da morbide e facili a grandi e potenti! C’è tutto lì!
Sino ad ora qual è il posto più bello che hai surfato?
Gnaraloo.
Cosa significano per te le onde?
Tutto! La mia vita è basata sul mondo marino e ciò che lo circonda. Appena
comincio a surfare un’onda il mondo si ferma. Non c’è più niente attorno a me.
Laure Treboux in Australia.© birdseyeviewphotograph
© birdseyeviewphotograph
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Quando navigo normalmente la mia mente è occupata da diversi pensieri, ma
non appena sono su un’ onda è tutto, siamo solo l’onda ed io, nient’altro. Se ne
prendo una bene è a dir poco entusiastico! Una buona giornata di wavesailing è
semplicemente il meglio, difficile da descrivere.
Di cosa non potresti fare a meno?
La mia famiglia, i miei amici, Simon, il mare e la musica.
Tra gli altri compagni in Tour, qualcuno in particolare rappresenta molto per te?
Un po’ di loro sono ora parte dei miei amici. Navigo e viaggio molto con loro, sia
in Australia che in altri posti.
C’è qualcosa che rimpiangi pensando alle decisioni intraprese sino ad ora?
No, sono così felice delle decisione prese fino ad ora, nessun rimpianto! Cerco
sempre di fare del mio meglio per ciò che credo sia giusto, anche se a volte è
difficile. In questo modo non c’è spazio per rimpianti e la vita va meglio. Sono
grata a tutti coloro che mi hanno appoggiata e supportata. Non sarei mai
arrivata qui senza tutti voi.
Qual è l’ostacolo più difficile che hai dovuto superare?
Rimanere a lungo lontana dalla mia famiglia e gli amici più cari, specialmente
durante le gare che sono per me tanto dure.
Qualche consiglio per aspiranti waver? Quale potrebbe essere secondo te il
primo passo per entrare in confidenza con le onde?
Cominciare con onde piccole. Ci sono molti spot wave facili, perfetti per un
approccio con il waveriding. È bene imparare a saltare e surfare senza
“spaccarsi” in caso di cadute. Allora si può poi cominciare ad uscire con onde
più grandi in modo da prendere sempre più confidenza. Potete divertirvi
tantissimo anche con onde piccole! Non è necessario andare a Margaret River
come prima uscita!
Qualche sogno nel cassetto?
Si, tanti nella mia lista…
Surf o windsurfing: entrambi.
Freestyle o wave: Wave se posso scegliere. Ma amo il Freestyle
se non ci sono onde!
Mure a sinistra o mure a destra: mure a sinistra.
Tavola e vela preferite: la mia piccola Fanatic Twin e 4.2 Ego.
Cibo preferito: Sushi e Pizza.
Un must per il tuo ragazzo: essere perfetto… Haha!
Musica preferita: Hip hop e reggae.
Libro preferito: Prisoner or birth, di Jeffrey Archer.
Film preferito: Ghost Dog.
Lingua preferita: italiano.
Rider preferito: Jaegger Stone.
Hobby: Surf, snowboard, wakeboard, cucinare, leggere.
Bottom a sinistra e Aerial a destra per Laure.© Sebastien Staub
Quando l’ho conosciuto credevo fosse uno dei tanti Campioni che si incontrano alle
manifestazioni sportive, uno dei talenti naturali che passano 10 mesi l’anno in Sud
Africa o a Maui, uno di quelli ai quali riesce tutto facile. Lo studiavo e pensavo
“Cavolo...come fa? Come fa ad essere sempre così in forma?”. Poi ho iniziato ad
uscire insieme a lui al Naloo, il circolo vicino Roma dove grazie ad un termichello
primavera\estate da 16-17 nodi è possibile uscire quasi tutti i giorni, e ho iniziato a
scoprire il segreto del suo successo. Dietro lo stato di grazia del 44enne Marco
Begalli (3 figli, 1a moglie, 1 cane 3 gatti, un lavoro come Ag.di Commercio) non c’è
solo lui. Marco è infatti la parte visibile del lavoro di un team che ha schedulato e
proceduralizzato la magica formula per l’eterna giovinezza e, quello che faremo nei
prossimi mesi, è cercare di farvi vedere che è possibile e si può... Mantenersi in
forma si può! Poi starà a voi provarci (per me è stato così lo scorso anno) o
continuare a scivolare inesorabilmente verso la vostra vecchiaia fisica. Il Real Power
inizierà oggi con l’art. scritto dalla d.ssa Ilaria Pugliesi, da 6 anni la sua Nutrizionista.
Ilaria ci parlerà del percorso affrontato e di come Marco si prepara alle gare. Nei
prossimi mesi incontreremo Giuseppe Pugliese, Preparatore Atletico, ed il suo
Fisioterapista per poi farci raccontare direttamente da Marco con che spirito
bisogna scendere in acqua.
Marco Begalli quest’anno ha vinto:
• Campionato Formula Overall e Master
• Italian Slalom Tour Overall e Master
• Coppa Italia di Formula
• Campionato italiano Slalom Master e Vicecmpione Overall
Questi numeri e la preziosa collaborazione con Funboard hanno un obiettivo:
sviluppare in noi la consapevolezza delle nostre potenzialità e mostrarci come non
ci sono limiti di età per essere i Numeri Uno! Il Real Power è un progetto che ha come
scopo quello di condividere le informazioni e i dati di 20 anni di PWA e di titoli vinti al
solo unico fine di trasmettere la voglia ed il metodo attraverso il quale è possibile
star bene, rimanere sempre in forma e restare il più possibile in acqua divertendosi!
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Marco Begalli
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Parallelamente seguiremo la stagione agonistica di Marco Begalli che quest’anno
sarà veramente densa di appuntamenti: 7 tappe di PWA, campionato mondiale di
Formula (Argentina), campionato Italiano di Formula e Slalom, campionato turco,
campionato greco, Grand Prix di Fortaleza, Italian Slaolm Tour, tutti gli appuntamenti
Windsurfistici di rilievo in Italia e una traversata che è in fase di realizzazione.
Da adesso rinizia la primavera ed è tempo di riprenderci dalle fatiche e dalle
abbuffate dell’inverno... Buon Real Power a tutti voi!
ALIMENTAZIONE E SALUTE D.SSA ILARIA PUGLIESIUn esempio di ciò che si può ottenere con uno stile di vita sano è rappresentato dai
risultati sportivi ottenuti da Marco Begalli negli ultimi anni. Marco è un atleta
tecnicamente di alto livello, abituato alla competizione ed è riuscito a migliorare le
proprie performance grazie al perfezionamento della sua alimentazione e dei suoi
allenamenti. Il regime alimentare di Marco è stato personalizzato in base alle sue
esigenze sportive ed agli obiettivi che ci siamo posti. Il primo passo è stato quello di
ridurre la sua percentuale di grasso corporeo, pari al 17%, percentuale troppo
elevata per un professionista. Nel periodo di tempo che ci siamo prefissati, siamo
riusciti a scendere ad un livello del 3%, il tutto grazie ad un’alimentazione più
equilibrata (nelle percentuali e nella giornata) e bilanciata (in base al metabolismo
basale dell’atleta). Innanzi tutto Marco si è sottoposto ad alcune analisi specifiche
che gli hanno permesso di conoscere la percentuale della propria massa grassa
(BIA) ed il proprio metabolismo basale (K4). In base agli esiti dei suddetti esami è
stato possibile elaborare un programma alimentare personalizzato. È importante
sottolineare, però, che avere uno stile di vita sano non è importante solo per i grandi
atleti ma per tutti gli individui. Un’alimentazione sana (nella qualità dei cibi oltre che
nella quantità) e un’attività fisica regolare permettono di mantenere un peso
corporeo nella norma e di evitare malattie “alimentari” come il diabete, la statosi
epatica (grasso nel fegato) e le placche di colesterolo (che sono la causa di infarto
ed ictus). Logicamente, se in un atleta di alto livello si riduce il peso della massa
grassa, la prestazione sportiva sarà sicuramente migliore: un soggetto più leggero,
infatti, riesce ad essere più veloce ed atletico, in poche parole è “in forma”.
Ma come è possibile raggiungere questo risultato con una corretta alimentazione?
Chiunque abbia seguito una dieta ipocalorica sa benissimo che ai primi risultati
iniziali, in cui si perde peso abbastanza velocemente, fa seguito un periodo nel quale
è sempre più faticoso dimagrire. Dopo qualche settimana, la perdita di peso tende
addirittura ad arrestarsi. Esiste infatti una differenza tra il concetto di “dimagrire”,
ovvero perdere massa grassa, ed il concetto più generale di “perdere peso”, senza
cioè ulteriormente indagare sull’origine della perdita del peso.
Il nostro peso corporeo è costituito da:
• Ossa;
• Organi interni (cuore, fegato, milza ecc.);
• Muscoli;
• Acqua;
• Grasso;
• Glicogeno muscolare;
• Contenuto dello stomaco e dell’intestino.
Se la massa ossea e quella degli organi in condizioni di salute normali non variano
in breve tempo, la variazione di peso a breve temine dipende principalmente da
come variano i liquidi corporei, il glicogeno muscolare, il contenuto dell’intestino, i
muscoli ed il grasso corporeo. Se il nostro desiderio è quello di dimagrire, allora
dobbiamo perdere peso solo attraverso una riduzione di grasso. Tuttavia, non
possiamo impedire che gli altri parametri subiscano variazioni: per valutare
correttamente il dato fornito dalla bilancia è, quindi, importante comprendere come
questi elementi possano variare ed in funzione di cosa.
Ne deriva che l’unico modo sicuro per sapere cosa stiamo perdendo (acqua, grasso,
muscolo, ecc.) è quello di utilizzare una “Bioimpedenza”, cioè fare un’analisi
dettagliata del nostro organismo con la quale è possibile misurare i vari componenti
corporei, la ritenzione idrica e l’attività cellulare. È, quindi, fondamentale preservare
il muscolo e bruciare il grasso; spesso, però, specialmente sotto gara, si fanno errori
alimentari che determinano una riduzione del glicogeno muscolare e del muscolo
che portano ad una performance negativa. Le percentuali alimentari, infatti,
cambiano in base al periodo di allenamento, al tipo di allenamento (forza - massa –
velocità) ed al tempo d’avvicinamento alla competizione. Per avere il massimo dei
risultati per un atleta che ha bisogno di sviluppare energia e resistenza, è
fondamentale fare un carico di glicogeno i giorni prima della competizione,
aumentando la percentuale di carboidrati, e ricorrere ad un pasto leggero
(composto sempre da carboidrati) le ore prima della gara. Bisogna poi dare spazio
alle proteine durante il periodo di recupero. Nei periodi fuori gara ed allenamento,
le percentuali alimentari dovrebbero attestarsi sui seguenti valori:
55% - 60% carboidrati
25% - 30% grassi
15% - 20% proteine
Naturalmente, variabili a seconda del soggetto.
Per quanto riguarda la quantità degli alimenti, tutti ormai sanno che per dimagrire,
cioè perdere grasso, si devono assumere meno calorie di quante se ne consumano
abitualmente. Ma non tutti sanno che per perdere un kg di grasso dobbiamo
assumere, nel tempo (deciso solo dal nutrizionista) 7.800 kcal in meno rispetto al
nostro consumo calorico. Per fare un esempio è possibile ingrassare 1 kg al giorno,
ma bisogna concatenare un evento dopo l’altro (cenoni di natale, pranzi e cene con
gli amici, ecc.)! Questo significa che, in condizioni normali, l’aumento del peso
avviene in modo lento e se consideriamo di mangiare solo 100 Kcal più del dovuto,
in un anno ingrassiamo circa 4 Kg, cioè 20 Kg in cinque anni.
Lo stesso vale per il dimagrimento. La restrizione calorica è limitata dal fatto che il
nostro consumo calorico varia da 1.500 a 3.000 Kcal al giorno e che quindi, in media
la restrizione calorica è limitata a 500-1.500 Kcal al giorno. Considerando un valore
medio di 600-1.000 Kcal, il dimagrimento fisiologico indotto da una corretta dieta
dimagrante, per un soggetto in sovrappeso (non obeso) si attesta su valori compresi
tra 0,5 e 1 Kg. a settimana.
È finita, dunque, l’era delle diete che affamano il soggetto. Oggi esistono macchinari
che permettono di misurare il metabolismo basale e di adattare le Kcal in base alle
diversità metaboliche. Punto fermo rimane l’obiettivo del massimo benessere psico-
fisico che deve essere sempre raggiunto con il minor sacrificio possibile. Quindi: star
bene e vincere ad ogni età è assolutamente possibile e Marco (44 anni) ne è la prova
vivente!!!
d.ssa Ilaria Pugliesi ([email protected])
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Test misurazionedel metabolismo.
Aloha everybody! Ci siamo, vi sento già carichi e partecipi a questo grande
evento, non potrebbe essere altrimenti, a Maui, l’unica isola al mondo dove il
windsurf è “true religion”, è Quad Fever!
Immagino la vostra perplessità: ”vai eccoci… ora non basta più neanche il
Twinzer!”. ”My friend, dear rider. Qui non si scherza più, il Quad è al momento
qualcosa che stupisce, che risveglia interesse e rispecchia, alla grande, tutte le
capacità di un medio windsurfista che si vuole divertire! E allora… Let’s movie…
Check this best friend comment.”
Ho fatto la domanda più ovvia e più facile da comprendere:
A – Che cosa ti piace del Quad?
B – Che cosa non ti piace del Quad?
Ho scelto i Master Guru di Hookipa e i supergood con carattere, sentiamo le loro
impressioni:
PROMARCILIO BROWNE “BRAWZINHO”+ PLUS: adoro il grip e la
velocità di raidata tra i turn, è
molto facile da surfare in
tutte le condizioni, anche on-
shore, è estremamente
buona anche la velocità
quando si perde di potenza
nella vela.
- MINUS: non mi piace usare 4
viti per la regolazione delle
pinne, invece che una. Sto
cercando di abituarmi, con
Fanatic utilizzeremo il
sistema FCS (surf da onda)
per facilitare l’utilizzo di
queste pinne.
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KAI KATCHADOURIAN
+ PLUS: gira più stretto di qualsiasi altra tavola, permette di raidare molto più in
profondità nell’onda e attaccare il lip più verticali. Con il Quad hai l’opportunità
di scoprire nuovi orizzonti su come surfare un’onda.
- MINUS: il Quad è una vera sfida in termini di mobilità generale, in certe
occasioni, specialmente down the line sull’onda, mi sembra di essere in terza
marcia, a differenza che col single con cui sono in quarta.
FRANCISCO GOYA+ PLUS: ho provato il Quad
posizionando le pinne piccole molto in
avanti e il feeling è stato molto bello,
nei turn è molto spontaneo e risulta
molto naturale quando surfi un’onda.
Il Quad aumenta il drive e il controllo e
dà una maggiore potenza sull’upwind,
ottimo anche in condizioni di mare
side/on.
- MINUS: non ho trovato nessun grande
problema nel Quad, dopo tanti
esperimenti in diversi anni siamo
pronti per il mercato. Un piccolo
appunto sul Single Fin: continuerà a
far felici tutti gli appassionati e io li
accontenterò continuando a produrlo.
Massimo Mannucci in super Aerial con ilsuo Quad Quatro ad Hookipa.
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LOCALS TALENTSNICOLAS DRAMASINO
+ PLUS: è facilissima da usare tra le onde e in qualsiasi condizione, ottima anche
la velocità impressa per effettuare dei bei salti.
- MINUS: la sento molto corta (effetto dei nuovi shape) e qualche volta in
condizioni di chop elevato non è il massimo del comfort.
PASCAL BRONNIMAN
+ PLUS: mi piace moltissimo la reattività nei cambi di direzione sull’onda e la
velocità di esecuzione nel fare tutto ciò, il Quad non ha rivali! In più, è facile da
usare e con un’esaltante velocità di punta.
- MINUS: pensare di cascare sulle pinne dopo un wipe out!
NADIA PILFER+ PLUS: il Quad perdona
molto di più un qualsiasi
errore e ha un controllo
molto dolce. I cambi di
direzione sull’onda sono
estremamente radicali e
riesco anche ad andare
molto di più upwind.
- MINUS: di sicuro il fattore
prezzo, tavola/pinne è
superiore. Per quanto
riguarda la conduzione in
acqua, raramente ho avuto
qualche accenno di spin
out in condizioni di vento
molto forte e andando
upwind.
INTERVISTA PIO MARASCO VS KEITH TEBOULOra che vi siete scaldati e vi siete resi conto un po’ di più di che cos’è il Quad,
andiamo da chi il Quad lo ha interamente creato, senza dimenticare però che il
vero leader di questa nuova era è il brasiliano Kauli Seadi.
Keith Taboul (Quatro), Pio Marasco (Maui Fin Co.) e Kauli sono il focus point di
tutto ciò, senza di loro questo “ben di Dio” ce lo potremmo scordare e a parte un
gran “Mahalo” (grazie), cerchiamo di capire come è andata veramente fin dalle
origini! Let’s chat.
Ciao Pio, raccontaci l’inizio di queste mega 4 pinne che hai realizzato per il Quad?
Tutto è iniziato quasi 2 anni fa; dopo tutti questi sforzi per realizzare i Twinzer,
on-shore, side-off, allround... ecco che mi entrano Keith e Kauli in ufficio e mi
chiedono: “Che ne pensi se mettessimo due pinne laterali e sviluppassimo un 4
fin?”. Attimo di silenzio... poi ho pensato che forse era proprio quello che
cercavamo, ancora innovazione! Let’s keep going e continuiamo a testare,
magari funzionerà magari no, ma se non proviamo, non lo sapremo mai! Ed ecco
che inizia la “rumba” del R&D con crazy shape, differenti profili idrodinamici
rigorosamente sviluppati con i miei ingegneri di fiducia (MFC secret weapon),
fino ad arrivare a quello che abbiamo messo in produzione quest anno, all’inizio
del 2010.
Pio
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Keith, così Pio ti ha dato i “right tools”, ma come nasce lo shape di un Quad?
Circa 2 anni e mezzo fa stavo facendo degli esperimenti aggiungendo altre due pinne
al mio Twinzer. Ho utilizzato il sistema FCS (tavole da onda), giusto per fare qualche
test, inoltre, le pinne non erano il massimo, le avevo fatte io personalmente a mano
e quindi il feeling all’inizio non è stato dei migliori. Quindi ho deciso di mettere da
parte il progetto, fino a quando, Kauli è venuto a trovarmi e mi ha chiesto delle tavole
a quattro pinne, che ho realizzato prima che andasse a Cabo Verde. Nella gara tutto
è andato benissimo e al suo ritorno ho provato quelle stesse tavole trovando un
feeling fantastico, anche grazie alle ottime pinne realizzate da Pio. L’avvento del Quad
mi ha convinto a sperimentare nuove frontiere nel waveriding.
Pio, quindi le pinne Quad sono differenti da quelle del Twin, oppure ce ne sono solo
due in più?
Sono completamente diverse; iniziamo col dire che è un concetto totalmente nuovo
e deve essere trattato come una cosa nuova, non come quattro pinne invece di due
o di una. E’ molto semplice da un lato, ma complicato dall’altro, soprattutto quando
i rider iniziano a chiedere differenti misure, differenti shape. MFC misura i Quad set
up tramite “surface area”, e non per lunghezza, larghezza, etc. Non ha senso, è un
concetto nuovo e va trattato come tale. Oramai con tutti i nostri software per il CAD
designing e machining è diventato obbligatorio guardare certi numeri e misure;
questo è il bello della tecnologia, bisogna sfruttarla al massimo, e noi con la nostra
esperienza e 19 anni sulle spalle di fin design, non possiamo non usufruire di questo
incredibile working tool. Il Twin Fin design già era nei vecchi template della MFC 1992
e 1993; Dave Kalama, Josh Angulo, Alex Aguera, Rush Rundle, erano tutti con MFC,
quello che abbiamo fatto con i Twin Fin è stato riprendere quei design e applicare i
nuovi concetti idrodinamici lavorando sulla revisione con i nostri software.
Credetemi, già eravamo a buon punto in quegli anni ed è stato emozionante
aggiornare i Twinzer e riproporli sul mercato. Ma al Twin mancava qualcosa...
Mancava la direzionabilità alle grandi velocità, mancava la potenza. Personalmente
ero rimasto fedele al Single Fin, lo preferivo al Twin. Da lì l’idea del Quad, windsurfing
concept, non surfing concept. Tanta gente pensa che il surf e il windsurf siano
identici, ma purtroppo non è così; non è detto che perchè nel surf usano il Tri Fins,
allora dobbiamo usarlo anche nel windsurf, non e detto che se nel surf il Quad ha le
pinne anteriori più grandi delle centrali posteriori, allora noi nel windsurf dobbiamo
fare uguale. Chi l’ha detto? Nel windsurf hai la vela che ti tira, devi planare, devi
risalire il vento, poi quando sei sull’onda la tua velocità è tre volte superiore che con
il surf, come si può usare lo stesso set-up? MFC sui Quad usa le pinne laterali piccole
e le centrali più grandi, altrimenti il rail della tavola sarebbe praticamente su un
binario, e addio manovre. Con questo non dico che non lavoriamo sullo sviluppo
anche del Tri Fin, ma siamo ancora in fase di R&D e dobbiamo sviluppare un
windsurfing Tri Fin, non un surfing Tri Fin!
Keith Teboul in Wave 360.
Keith
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Keith, dimmi quattro aspetti positivi e quattro aspetti negativi, se ci sono, nel Quad?
Drive, carve, speed, proiezione e rifinitura dei turn sono gli aspetti positivi. Invece,
una leggerissima lentezza di partenza in planata, un po’ di instabilità per gli
intermediate rider e la possibilità che non funzioni se si decide di usare le pinne per
planare.
Pio, quali difficoltà hai avuto nel realizzare le pinne per i Quad?
Nessuna grossa difficoltà, è un normale R&D, è una cosa bellissima sviluppare
concetti e design nuovi, è la cosa che più mi piace di questo lavoro e di questo
bellissimo sport! Inoltre avere la fortuna di lavorare, testare e navigare con dei
talenti e atleti incredibili come Keith Teboul, Kauli Seadi, Francisco Goya, Kevin
Pritchard e tutto il team MFC mi dà la forza di andare avanti. It’s a lot of fun, ed una
grande fortuna!
Keith, parliamo delle differenze di surfata tra Single/Quad e Twin/Quad, e della tua
esperienza personale sul Quad?
Il Quad è molto vicino, come drive, al Single Fin, ma molto più semplice da usare nei
turn e permette di stare facilmente nel pocket dell’onda. Penso che il Twin Fin sia più
looser del Quad e più facile nello slide; il Quad però trasmette maggiormente il
feeling di un Twin e di un Single messi insieme.
Pio, quali sono le tue raccomandazioni sulle misure delle pinne da usare sul Quad?
Direi che per un uso medio di un rider dai 70kg agli 80kg di sicuro le nostre 250QS;
per il resto le 300QS sono un’ottima alternativa in caso di rider sopra gli 80kg e per
condizioni light wind big board.
Keith, quanto margine di miglioramento c’è nel prossimo futuro nella realizzazione
dei Quad?
Penso che siamo solo all’inizio, ogni volta che faccio una nuova tavola mi sembra che
sia sempre meglio di quella precedente! Dalle pinne agli outline, rocker e rail, è tutto
in evoluzione.
Pio, Maui Fin che tipo di pinne di serie ha realizzato per i Quad?
Per adesso abbiamo: QS-250, QS-300 e QS-350.
Keith, pensi che il Quad chiuderà la porta al Twinzer e al Single?
Niente affatto, il Single e il Twinzer funzionano alla perfezione, c’è senza dubbio
abbastanza spazio per ognuno, tutto dipende dal feeling che ognuno di noi desidera.
Pio, descrivici brevemente Keith?
Keith è uno dei miei migliori amici, una persona incredibile, sempre disponibile,
windsurfista che ha portato il surf style nel nostro sport. La sua più bella qualità è
l’umiltà! Bisognerebbe inventare una medicina per sviluppare questa qualità che a
tanti manca.
Keith, descrivici brevemente Pio?
Pio è veramente il migliore, mi diverto così tanto a lavorare con lui, ha un’incredibile
preparazione sul mondo delle pinne e quando gli porto un’idea che penso funzioni
lui me ne presenta un’altra che è migliore! Mi ha sempre dato delle pinne eccezionali
sia per i Single che per i Twinzer o Quad, per non parlare dei miei surfboard. È un
amico e un grande partner di lavoro.
RIASSUMENDO…Spero di avervi aiutato a comprendere meglio il “Quad moment”. A questo punto,
dopo 4 mesi di uso incondizionato dei miei Goya Quad, vi scrivo la mia esperienza
personale.
Keith mi ha realizzato due tavole Quad: una da 85lt e una da 77lt. Parliamo subito di
questo punto: mai nella mia vita windsurfistica avrei pensato di navigare con tavole
così grosse. Per anni ho usato tavole piccolissime, l’ultima mia Single era 63lt. Non
ci posso credere, la grande soddisfazione è che con il Quad (evoluzione del Twin) si
gira con ancora più litri e si raida l’onda come se non esistessero. Hai tutto il comfort
di una bella galleggiabilità e quando attacchi di Bottom o Cut Back fa letteralmente
paura! Gira come la più piccola delle tavole da onda. Quindi veniamo al dunque: floati
di più e raidi meglio. Il volume aiuta negli Aerial e nella confidenza con il timing
sull’onda. Quelle belle giornate di vento leggero e onda, sono ora alla portata di tutti
i wave rider; i buchi di vento e quelle situazioni in cui i venti off-shore non arrivano
in spiaggia ma solamente sulla line-up non sono più un problema. Tutte le doti del
Quad hanno aumentato in maniera esponenziale le mie uscite in acqua e quindi il
divertimento.
La mia esperienza personale mi ha portato ad apprezzare molto il Twin e
francamente, l’unica cosa di cui sentivo la mancanza era quel carving, quel grip, che
ti fa spingere ed essere sicuro di quello che fai, quando magari hai voglia di un bel
Bottom a vela stesa su onda di misura importante. Ora con il Quad si può fare, hai
tutta l’aderenza del Single e puoi giocare sull’onda come con il Twin! Personalmente
trovo questo tipo di tavole estremamente versatili, in tutte le condizioni, non ho mai
avuto problemi di “guida”. Ti permettono di entrare nelle bolle più impossibili e avere
quella sicurezza che nessuna altra tavola ti può dare.
Distinguiamo ora le due manovre principe del wave riding.
- Bottom Turn: grip impressionante, puoi spingere anche con tutta la tua forza che
non parte in spin out e aderisce sempre sull’acqua, raggi di curva strettissimi,
reazione immediata alla verticalità sull’attacco al Cut Back, aumento progressivo
della velocità da metà Bottom.
- Cut back: “over the limit”, difficilmente si perde il controllo, anche in caso di slash
o spray forzati senza misura. Anche in questi casi una leggerissima correzione ti
permette di riprendere il timing. Può capitare che il Quad abbia un effetto stop&go
sul Cut Back, questo è il risultato di tanta verticalità in uscita dal Bottom.
Il Quad in questo momento esprime il mio massimo desiderio in termini di wave riding
e sinceramente non vedo l’ora di vedere come evolveranno le cose! Full power Manna.
Massimo Mannucci in Cut Back.
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Dopo numerose chiamate ed e-mail, questo complesso
puzzle d’impegni e persone era quasi completo ed il
servizio era fissato per le 8.00 di mattina del lunedì di
Pasqua. La sera prima ho ricontrollato ogni singolo
componente del mio equipaggiamento fotografico,
chiedendomi quanti di questi titani del windsurf si
fossero presentati. Era prevista un High Surf Advisory
per quei giorni ed il richiamo di un’uscita all’alba era
quasi irresistibile. La location scelta per il servizio
fotografico era proprio davanti alle roccie a Pavillions,
all’estremità settentrionale di Ho’okipa. Io sono
arrivato alle 7.30 per l’ansia, e c’erano anche delle
nuvole minacciose in arrivo... Sembrava avessi tutto
contro! Le previsioni erano perfettamente
azzeccate...”Cielo totalmente coperto con rischio di
precipitazioni molto copiose”, ha detto Glen James,
guru delle previsioni locali… La mia solita fortuna...
Potevo sopportare la copertura nuvolosa ma i miei
campioni sarebbero rimasti sotto l’acqua per farsi fare
una misera foto?!? Non penso proprio, a meno
d’organizzare una mega festa con Champagne, buffet,
ballerine di hula e privé VIP. Oltre al tempo, c’erano
anche altri problemi con cui dover far i conti. Il mio
cast di personaggi includeva molte delle personalità
più importanti e rinomati dello sport e sicuramente si
doveva fare i conti con qualche ego smisurato. Finirà a
cazzotti o in lacrime?! Cosa avrebbero fatto Robby
Naish o Bjorn Dunkerbeck se non si fossero sentiti al
centro dell’attenzione del fotografo? Forse se ne
sarebbero andati senza voltarsi o magari si sarebbero
saltati al collo per qualche vecchia faida ancora in
sospeso? Che altro?! Che succede se il manager di
Jason Polakow arriva qui e mi chiede soldoni per farlo
posare in una foto, in cui sicuramente non avrebbe
offerto il suo lato migliore! E se Robby si fosse rifiutato
di scendere dal suo pickup finchè gli venisse srotolato
il tappeto rosso fino al set ed anche in quel caso...
Quanto tempo avrebbe impiegato per scendere
dall’abitacolo del suo enorme mostro su quattro ruote
e se avesse bisogno di una scaletta speciale... Questo
ritarderebbe tutto il photoshooting. Scottie “Nonnetto”
Mckercher magari ha bisogno di una rampa per la
sedia a rotelle per riuscire a scendere dalle rocce dal
parcheggio sovrastante o magari era troppo drogato
da tutti i suoi cappuccini mattutini per ricordarsi di
venire a fare le foto... Magari Cisco Goya si presenta
con tutta la famiglia al completo, compresi i
marmocchi che urlano, con un pic nic e secchielli e
palette? Magari Kevin Pritchard e Bjorn si rifiutano di
fare una foto assieme a meno che Starboard spari
fuori un enorme fotoincentivo?! Che dire poi di Josh
Angulo, magari si rifiuta di farsi fotografare il lunedì di
Pasqua per motivi religiosi o magari si presenta con
una pila di bibbie e comincia a far sermoni in spiaggia?
Per quanto mi riguarda... E se mi dimentico di portare
le batterie, o magari cancello per sbaglio la memory
card o magari i denti bianchissimi di Kauli Seadi mi
sballano il bilanciamento del bianco sulla macchina?!?
Le possibilità che questo photoshoot finisca in maniera
disastrose sono infinite... Senza poi considerare che
magari non viene nessuno!
Alle 7.45 arriva però il primo truck al parcheggio. È un
brasiliano, tre volte campione del mondo, Kauli Seadi è
stato il primo sulla scena alla guida di uno scassato
pickup a noleggio, pieno zeppo di JP twins e prototipi di
quad. Il prossimo a varcare il traguardo è stato Robby
Naish, arrivato in gran stile a bordo del suo truck
mostruoso, pimpato con cerchi cromati, sospensioni
rialzate e perfino i dadi pelosi appesi allo specchietto
retrovisore! Una alla volta, con calma, tutti i rider sono
arrivati al parcheggio... Josh Angulo, Bjorn, Kevin
Pritchard, Scottie Mckercher e Francisco Goya, tutto
insolitamente in perfetto orario. Finora sette su otto
hanno risposto all’appello… Non male... Ma dov’è Jason
Polakow? Avevo un disperato bisogno di tutte le
leggende dello sport per completare il servizio come
l’avevo pensato e se il rider più influente nella storia
del wave sailing non si fosse presentato, l’intero
progetto sarebbe andato a rotoli. Mentre Pritchard
giocherellava con le chiavi, Mckercher era a corto di
caffeina ed Angulo incerava il suo longboard,
finalmente Polakow è arrivato sgommando a bordo
della sua Toyota, appena in tempo per rimediare al
danno da lui provocato, di cui però sembrava essere
totalmente allo scuro!
Improvvisamente tutta la pressione era ora sulle mie
spalle, per riuscire a far qualche bella foto senza far
danni irreparabili. I minuti successivi sono volati in un
secondo, mentre tutti i campioni si mettevano in posa
per il mio obbiettivo, mentre cercavo di catturare
anche l’essenza dell’oceano in questa riunione di
leggende che capita una volta nella vita! Con un cast
così prestigioso era piuttosto difficile collocare i rider
in una certa posizione ed in posa per il fotografo,
quindi ho lasciato che si mettessero dove volevano e
nell’ordine da loro deciso. Naish e Pritchard sono
riusciti a piazzarsi in mezzo al “set” mentre Josh
Angulo e Scottie Mckercher si sono ritrovati alle
estremità opposte in men che non si dica. A dir la verità
mi sembra che il photoshooting sia finito in un batter
d’occhio senza il mimino problema nè dramma da
prima donna, rotture del materiale o ego danneggiati.
I rider sono tornati ai loro trucks ed ecco che il servizio
era al sicuro! Pochi secondi dopo che l’ultimo furgone
è uscito dal parcheggio, il cielo s’è rovesciato in terra
ed ha diluviato per tutto il resto della giornata. Se solo
avessimo organizzato il tutto dieci minuti dopo,
saremmo stati spazzati via dall’acqua ed avremmo
perso l’occasione di una vita... Meno male! Ora che le
foto erano al sicuro immaganizzate sulla memory card
della mia fidata Canon 40d, non mancava che52
cucinarmi i rider per bene, dandogli in pasto un bel po’
di domande sul passato, presente e futuro della loro
attività...
QUANDO HAI VINTO E QUANTO ÈSTATO IMPORTANTE PER TE RIUSCIRE AVINCERE IL TITOLO MONDIALE WAVE?JOSH ANGULO: Ho vinto sia nel 2003 che nel 2009, ed
entrambe le vittorie sono speciali per ragioni differenti.
Nel 2003 sono finalmente riuscito a rilassarmi dopo
aver ottenuto il titolo che sognavo da quando ero
giovane, dopo aver fallito per svariati anni consecutivi.
Nel 2009, è stato altrettanto speciale perchè ho portato
la bandiera Capoverdiana ed ho anche deciso di
ritirarmi della scena competitiva mondiale PWA,
uscendo con la massima soddisfazione ed in vetta alla
classifica. Un’ottima sensazione.
FRANCISCO GOYA: Ho vinto il mio titolo nel 2000; è
stato molto significativo in quanto era il risultato e
l’obiettivo che mi ero prefissato per svariati anni. Il
titolo era come una ricompensa tangibile per tutti i
miei sforzi e concentrazione di tutti quegli anni, ma
soprattutto è stato un viaggio mozzafiato che mi ha
portato a crescere anche a livello personale.
Conosciamo tutti il clichè di “Fai avverare i tuoi sogni”
e “non importa la destinazione, ma il viaggio” ma, a dir
la verità, è esattamente così. Lungo questo percorso
son riuscito a capire me stesso più profondamente.
Questa consapevolezza è la vera ricompensa e
continuo a coltivarla giorno per giorno, cercare di
conoscermi sempre meglio.
KAULI SEADI: Ho vinto nel 2005, 2007 e 2008.
Sicuramente tutti questi titoli sono importantissimi per
me, in quanto hanno richiesto un grande sforzo e tanta
preparazione. Penso però che il titolo del 2007 sia
speciale, in quanto c’erano un sacco di eventi in Tour
ed ho potuto perfino gareggiare a casa mia per la53
Kauli Seadi ed il suo inseparabile Quad.
Josh Angulo sdraia la vela sulle onde di casa.
primissima volta! L’evento in Brasile è stato per me un
momento magico, in cui ho potuto condividere il tutto
con i miei amici e la mia famiglia che mi hanno sempre
supportato da vicino. Hanno sempre controllato i video
in internet e, finalmente, sentirli farmi il tifo dalla
spiaggia è stata davvero un’emozione ed anche parte
integrante del mio lavoro!
KEVIN PRITCHARD: Se non ricordo male ho vinto sia
nel 2002 che nel 2006. Non c’è nulla come vincere un
titolo mondiale! La sensazione è davvero
indescrivibile... La adoro! Spero di vincere ancora
qualche titolo, specialmente in racing!
ROBBY NAISH: Il mio primo titolo mondiale wave è
stato durante il primo anno in cui è nato il Tour wave…
1983! È stato davvero stupendo. Era già dal ‘76 che
vincevo praticamente ogni evento, ma essere in “Tour”
è una sensazione molto diversa!
BJORN DUNKERBECK: Il primo risale al 1990…
Sensazione magnifica! Niente in confronto ad aver vinto
uno in fila all’altro i titoli nel 92-93-94-95!!! Ho vinto
ancora nel 1999 e poi l’ultimo titolo risale al 2001. In
totale, penso d’aver collezionato 7 titoli mondiali wave!
JASON POLAKOW: Ho vinto il primo titolo mondiale nel
1997 ed ho raddoppiato nel 1998. È stata davvero una
sensazione magica ed anche una liberazione, in quanto
sono riuscito a vincere anche l’Aloha Classic, appena
dopo essermi ripreso da una terribile caduta in moto,
che secondo i dottori mi avrebbe impedito di toccare
nuovamente il windsurf! Mi ricordo i primi anni in cui
vincevo le gare a Maui e mi continuavo a ripetere che
se avessi fatto quegli off the lip verticali anche in gare
di coppa del mondo, avrei potuto vincere. Allora
c’erano almeno 2 grossi eventi a Maui, ogni anno.
L’Aloha Classic e la O’Neill. Ai tempi avevo appena
sviluppato appositamente le tavole con la poppa a pin,
più stretta ed arrotondata, mentre quasi tutti ancora
utilizzavano le asimmetriche vecchia scuola. Quando mi
trovavo in batterie davvero difficili, entravo a testa
bassa nelle sezioni più aggressive e nove volte su dieci
ne uscivo indenne. Sono convinto che anche la tavola
mi abbia aiutato un sacco a vincere quelle competizioni
a Maui. La seconda vittoria mondiale è stata la prova
del nove.
SCOTT MCKERCHER: Ho vinto nel 2004. Ovviamente ero
al settimo cielo per la vittoria, ma non me l’ero mai
realmente prefissato come obiettivo, è successo e
basta. A dir il vero ne sono rimasto anche abbastanza
sorpreso. Purtroppo in quel periodo avevo un sacco di
preoccupazioni personali per la testa e quindi forse
non sono riuscito ad assaporarne la dolcezza a tutti gli
effetti.
TI RICORDI UNA HEAT INPARTICOLARE O UN MOMENTODECISIVO CHE TI HA FATTOGUADAGNARE UNO DEI TUOI TITOLI?JOSH ANGULO: Ho La cosa divertente è che ogni
singola heat conta. Inizialmente tendevo a ricordarmi
solamente le heat più eclatanti, come le finali ecc. Con
l’età però mi sono anche fermato a riflettere su tutte
quelle batterie che ho passato a malapena o che ho
perso e che poi mi hanno dato quella carica in più per
cercare di migliorare il mio risultato. Ho avuto un54
sacco di vittorie, mi sono davvero divertito tantissimo
ed ora sono pronto ad affrontare il prossimo capitolo
della mia vita.
FRANCISCO GOYA: Un momento che sicuramente mi
ricorderò per sempre è durante una semifinale in cui
avevo solo pochi secondi per riuscire a saltare e poter
accedere alla finale. Mi ricordo di essere arrivato
nell’acqua più profonda ed azzurra e le onde lì non
erano abbastanza ripide per farmi provare un double,
e con 2 soli dei 3 salti che contano, sarei uscito
sicuramente. Mancavano 3 secondi. Bjorn, contro cui
stavo gareggiando, mi è passato vicinissimo
sopravento e la sua scia s’è magicamente combinata
col choppo, permettendomi di girare due volte ed il
resto è storia... Non ci potevo credere. L’altro momento
che non mi scorderò mai è durante l’Aloha Classic,
quando mi hanno comunicato che avessi vinto io. Non
riuscivo a crederci ed ho chiesto conferma svariate
volte. Finalmente ero riuscito ad ottenere ciò che
volevo.
KAULI SEADI: Ci sono sempre delle heat decisive dal
proprio punto di vista, ma effettivamente ogni batteria
è importante quasi quanto la vittoria. Ho fatto una
finale contro Victor a Pozo. Abbiamo entrambi fatto
salti eccezionali ed il mio punteggio più basso dei tre
era un 9.5. Ho chiuso per la prima volta in assoluto un
Pushloop Forward in un evento di PWA e, nonostante
ciò, ho perso! Quella heat mi è quasi costata il titolo, ma
fortunatamente poi ho vinto l’evento in Brasile! Cerco
sempre di far affidamento sulle mie tattiche di gara
ormai consolidate in questi anni in tour ed ovviamente
riesco a dar il meglio anche perchè sono al 100% a mio
agio col mio materiale!
KEVIN PRITCHARD: Mi ricordo nel 2006 quando
Ricardo ha battuto Kauli a Hookipa ed io sono esploso
di gioia in spiaggia, perchè avevo vinto il titolo! Ero
davvero al settimo cielo e risollevato.
ROBBY NAISH: Fortunatamente, no. Ci sono stati una
miriade di eventi spettacolari, batterie vicinissime,
sconfitte brucianti e vittorie maestose… E non ce n’è
una in particolare. È per questo che sono andato avanti
così a lungo. I momenti importanti, cambio di materiale
e nuove location da scoprire, non finivano mai!
BJORN DUNKERBECK: Haha che domanda sciocca… Ci
saranno stati centinaia se non migliaia di momenti del
genere!
JASON POLAKOW: Mi ricordo un anno in cui ero contro
Robby nella finale dell’Aloha Classic e chiunque avesse
vinto la finale sarebbe anche diventato campione
mondiale. Robby ha vinto sia gara che titolo e
purtroppo è un momento che mi è rimasto impresso
più di tanti altri in cui ho vinto io, perchè sono davvero
rimasto male a perdere un titolo così importante per
un soffio.
SCOTT MCKERCHER: Mi ricorderò sempre l’approccio
mentale che ho usato a Gran Canaria. Non me ne
poteva fregar di meno. Niente da perdere. Sono anche
stato uno dei primi ad utilizzare tavole corte e larghe
come l’ Evo ed anche questo ha probabilmente giocato
a mio vantaggio.
CHE COSA HAI MANGIATO ACOLAZIONE QUELLA FATIDICAMATTINA? JOSH ANGULO: Se non ricordo male, caffè, non mi
sembra di aver consumato nient’altro.
FRANCISCO GOYA: Acqua, frutta e cereali. Sono
andato a nuotare nell’oceano quella mattina e volevo
anche andar a far un giro in bicicletta ma poi mi
sono ricordato che avrei dovuto anche portare le
tavole e quindi sono andato in macchina.
KAULI SEADI: Latte con mandorle e cereali e pane
con una fetta di formaggio e succo d’arancia!
KEVIN PRITCHARD: Ero troppo nervoso… Solo un
toast.
ROBBY NAISH: Red Bull e succo d’arancia.
BJORN DUNKERBECK: Cereali, caffè, toast con la
Nuttela assieme a mia moglie Maria ed i miei figli
Alba, Liam e Martina.
JASON POLAKOW: Uova e toast. Praticamente la mia
solita colazione, dato che mi diverto a cucinare.
SCOTT MCKERCHER: Non ricordo. Quando sono a
Maui di solito mangio quasi sempre da Anthony’s,
quindi probabilmente un bagel con hummus e
verdura. Sicuramente caffè.
CHI AVEVA IL TRUCK PIÙ PIMPATO ETRUCCATO QUELLA MATTINA?JOSH ANGULO: Esiste qualcuno in grado di competere
con il furgone di Robby? Chi è veramente più cazzuto di
quell’uomo!? Nessuno!
FRANCISCO GOYA: Adoro il mio Van, e faccio anche
carpooling con altre famiglie quando portiamo i nostri
figli a scuola. Posso ancora mettere tutto il materiale
asciutto nel retro... Meglio di così... E poi ci sta anche la
bicicletta e tutto quanto per meno di un serbatoio a
settimana!
KAULI SEADI: Probabilmente se la giocano Robby,
Jason e Kevin Pritchard, ma sicuramente non io! Ho un
vecchio Tacoma pickup a noleggio da Kimo’s.
KEVIN PRITCHARD: Chissà... Probabilmente Polakow o
Naish... Naish è cazzuto! Ha un sacco di giocattoli ma
tende comunque a restar in incognito. Ha talmente
tante macchine pimpate che noi probabilmente non lo
sappiamo nemmeno. Un giorno lo vedo nel suo van da
spiaggia, poi su una monovolume e poi su una jeep
Cadillac tutta pimpata. Non riesco neanche a
ricordarmele tutte... Magari avessi anch’io problemi
simili.
ROBBY NAISH: Io… Mi dispiace. Anche quello di Jason
non è male, se fosse un giocattolo!
BJORN DUNKERBECK: Robby, gli sono sempre piaciuti
i truck più enormi.
JASON POLAKOW: Il truck di Robby fa paura! È come un
mini monster truck! Riconosco sempre la marmitta
quando passa vicino a casa mia o andiamo assieme a
Baby Beach per una session di sup.
SCOTT MCKERCHER: Quasi tutti i ragazzi che vivono
qui a Maui sembrano aver il pallino per i truck
modificati. Penso che quello di Pozza sia davvero molto
pulito ed aggressivo. Quello di Rob è un po’ troppo
esagerato.
DESCRIVICI LA TUA SESSION DASOGNO DI WINDSURF?JOSH ANGULO: Sinceramente le mie ultime due
vittorie a Capo Verde sembravano uscite direttamente
dalla mia fantasia! Negli ultimi 11 anni, da quando mi
sono trasferito in questo paradiso, ho fatto talmente
tante session memorabili che non riesco a ricordarle
tutte. Trovarsi da solo in acqua con onde perfette, o
anche con un paio d’amici oppure contro un tuo
avversario con tutta la spiaggia che ti fa il tifo, per poi
vincere in casa. Questi sono due esempi delle mie
session da sogno.
FRANCISCO GOYA: Sicuramente l’uscita a Capo Verde
il mese scorso è la prima della lista, seguita a ruota
dalle session di photoshotting a Maui lo scorso mese,
o il viaggio in Baja California lo scorso autunno, in cui
ho surfato da solo fino all’oscurità, in campeggio con
un paio di amici per una settimana. Le migliori session
continuano a susseguirsi, ed infatti settimana scorsa
sono uscito ad Ho’okipa da solo, per la terza volta
quest’anno, surfandomi qualsiasi onda volessi,
sperfino due dello stesso set!
KAULI SEADI: Un paio di amici in acqua, 3 metri con
vento side offshore, onda simpatica con cui
giocherellare senza rischi su fondo sabbioso e delle
sezioni aggressive per le ultime manovre... Benvenuto a
casa mia... Ibiraquera... Il mio sogno divenuto realtà!55
Kevin Pritchard vola in un Aerial One Hand adHookipa, semplicemente fantastico!
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KEVIN PRITCHARD: Mio fratello ed io a distruggere
Punta Preta. Non c’è mai stato e sono sicuro che mi
divertirei tantissimo a surfare con lui. Zero gare, solo
puro divertimento ed onde enormi e perfette!
ROBBY NAISH: Qualche amico, vento side shore 5.0 ed
un albero d’onda.
BJORN DUNKERBECK: Tre amici in acqua su un point
break, onde potenti dai 3 ai 6 metri ed almeno 10
Bottom!
JASON POLAKOW: Uno spot con vento side-off ed onde
di 5 metri che srotolano lungo un reef a tutta velocità.
Più o meno come Capo Verde, ma ancora più concava,
come Teahupoo. Qualcuno dei tuoi migliori amici in
acqua e la spiaggia completamente tappezzata di
ragazze bellissime che vogliono saltarti addosso!
SCOTT MCKERCHER: Su al nord, in West Oz.
Lunghissime onde che si srotolano su reef, marea
calante, vento da 5 ed un albero d’onda. Tutti i miei
amici sono con me. Birre al fresco nel parcheggio e poi
bbq sul fuoco dopo la session. Ho già fatto talmente
tante di queste session però che ormai non sono un
sogno… Ma sono una realtà!
QUAL È LO SPOT MIGLIORE IN CUI HAIFATTO WAVE? JOSH ANGULO: Ponta Preta, Little Hookipa, Ali Baba,
e Curral Jaoul… Praticamente tutti gli spot di Capo
Verde.
FRANCISCO GOYA: Di solito i nuovi spot mi danno
qualcosa in più perchè c’è sempre da imparare. Ogni
manovra varia a seconda dello spot ed i local sanno
bene cosa fare. Questo mi motiva molto e mi spinge
a migliorarmi sempre.
KAULI SEADI: Senza dubbio casa mia... Mi piace
viaggiare, specialmente adesso che mi concentro
esclusivamente sul Tour Wave... Quindi giochiamo
quasi sempre con le onde nei vari spot in giro per il
mondo, sono davvero soddisfatto. Casa mia però
resta sempre il posto in cui riesco veramente a
ricaricare le mie batterie.
KEVIN PRITCHARD: Per le condizioni in acqua,
sicuramente, Capo Verde; anche Tahiti non è male.
Capo Verde è semplicemente spettacolare. La
direzione del vento, l’onda così perfettamente liscia
e disegnata, la lunghezza, la potenza... È perfetta.
Puoi entrare in ritardissimo senza venire
completamente disintegrato. È un’onda abbastanza
leggera anche se tuba… Non so se abbia senso. Tahiti
è anche stupendo da vedere, così selvaggio ed
aggressivo, un po’ troppo estremo per me però. Ho
windsurfato a Teahupoo una sola volta ed è stato
davvero spaventoso. Rompe praticamente sul reef...
Esattamente il tipo d’onda che ti spaventa alla morte,
ma col suo fascino ti porta a rischiare sempre di più.
ROBBY NAISH: Ho’okipa. È così facile trovare
condizioni ottime che anche se non è il miglior spot
al mondo, la qualità media di una delle tante session
è davvero alta.
BJORN DUNKERBECK: Punta Preta per divertirmi a
fare wave sailing down the line, Jaws per surfare
onde enormi e poi Pozo per saltare!
JASON POLAKOW: Capo Verde e Backyards ad Oahu!
SCOTT MCKERCHER: Caspita. Questa è una
domanda difficile. Ci sono talmente tante onde
magnifiche al mondo… Sumbawa, Coco’s, Mauritius,
Fiji, Capo Verde. Ma c’è un posto segreto disperso
nella terra di nessuno, in North West Oz. Devi
sbattere le tue scarpette rosse per arrivarci! Non è
dove pensi. Ho fatto una session che penso sia stata
la migliore della mia vita, sotto vari punti di vista!
CHE COSA RAPPRESENTA IL WINDSURFPER TE? JOSH ANGULO: Il windsurf è parte integrante del mio
benessere ed è una delle cose più divertenti da fare.
Mi motiva parecchio a restare fisicamente in forma
ed a sfamare la mia voglia di viaggiare che ho
sviluppato già dalla culla. È anche un ottimo mezzo
per poter portare la parola del nostro signore Gesù
Cristo.
FRANCISCO GOYA: È sicuramente una componente
fondamentale della mia vita e, grazie alle opportunità
che lo sport mi ha offerto, sono riuscito a vedere il
mondo intero, conoscendo nuovi amici, vedendo nuovi
posti, facendo esperienze in competizione e dandomi
una conoscenza diretta del business, in modo che
possa anche aiutarlo ad evolvere.
KAULI SEADI: Per me significa soprattutto libertà,
relax e divertimento allo stato puro. A volte una
session di windsurf calma la mia mente e dopo una
buona uscita sono molto più tranquillo... Come una
medicina, spensierato come un bambino. Se invece
non esco per un po’ divento frustrato... Fa parte della
mia routine quotidiana. È come non aver il proprio
spazzolino e sperare d’averlo per sentirti pulito e
fresco!
KEVIN PRITCHARD: Per me è una totale dipendenza,
uno stile di vita. Chissà dove sarei ora senza il
windsurf?! Probabilmente non dove sono oggi, anzi
Robby Naish, la nostra leggenda!
57
questo è sicuro. Ho visitato 23 paesi in giro per il
mondo e posso dire tranquillamente che ho vissuto
un sacco di valide esperienze e lezioni di vita
attraverso il windsurf. Se dovesse finire tutto
domattina, avrei comunque vissuto la mia vita la
massimo!
ROBBY NAISH: Tutto! È sempre stato il fulcro intorno
a cui gira la mia vita, già da quando ero un bambino.
Sono quello che sono e, lo sono diventato, proprio
grazie al nostro meraviglioso sport.
BJORN DUNKERBECK: Il windsurf è la mia vita! È da
quando ero ragazzino che vado in giro per il mondo
per gare, riprese, foto ecc, conoscendo nuovi amici e
vedendo posti magnifici, tutto esclusivamente grazie
al windsurf. È tutto per me!
JASON POLAKOW: È semplicemente qualcosa che
adoro fare, specialmente quando le condizioni sono
buone. È la mia vita ed è così da quando ero bambino.
Non riesco ad immaginarmi a far nient’altro!
SCOTT MCKERCHER: Libertà a tutti i livelli. Puoi
viaggiare, esplorare, sognare, dando alla tua mente
spazio per assimilare il tutto e vagabondare in libera.
È da quando ho dodici anni che la mia vita gira
attorno a questo magico sport. Per me rappresenta la
felicità!
DOVE HAI SISTEMATO IL TUO TROFEO? JOSH ANGULO: È nell’ufficio del nostro Business
Manager a Santa Maria, Capo Verde.
FRANCISCO GOYA: Il mio si trova alla veleria ed
officina Goya ad Haiku, Maui.
KAULI SEADI: La maggiorparte dei miei trofei sono a
casa, tutti impilati sulla prima tavola custom mai
realizzata!
KEVIN PRITCHARD: L’ho sistemato sopra una credenza
in cucina. Non sono molto una persona da trofei. Di
solito li perdo per strada, ancora prima d’arrivare a
casa! Cerco di appendere o esporre quelli speciali, ma
ne ho persi un po’ anche di quelli. Non ho poi così
bisogno dei trofei; possiedo già quello che voglio, nel
profondo della mia anima.
ROBBY NAISH: Il mio è sistemato nella stanza dei
trofei, accanto a tutti gli altri… Da qualche parte. Non so
minimamente dove però… Non sono molto in ordine,
anche se può sembrare un ottimo progetto per il primo
giorno senza vento. Ho però una stanza appositamente
per i trofei, così almeno sono tutti nello stesso posto!
BJORN DUNKERBECK: Sono sparsi in una miriade di
posti!
JASON POLAKOW: A casa dei miei genitori a Torquay,
Australia meridionale.
SCOTT MCKERCHER: Se ne sta appollaiato con
orgoglio in cima alla mia riserva di alcohol nella mio
soggiorno/cucina.
HAI AVUTO UN INCENTIVO PER ILTITOLO E COME L’HAI SPESO? JOSH ANGULO: Penso che David Ezzy mi abbia dato un
piccolo incentivo nel 2003, con cui ho probabilmente
pagato un po’ di bollette. Di solito il mio prize money
finisce sempre così.
FRANCISCO GOYA: Sì, abbiamo comprato la casa ad
Haiku.
KAULI SEADI: Ho avuto un bonus e l’ho speso per
costruire il mio centro di windsurf personale a casa,
Ibiraquera , in Brasile. Ho sempre sognato di poter
accogliere tutti sul mio home spot e far loro vedere
quanto le condizioni siano belle. Ho aperto il centro nel
settembre 2008 ed offriamo pacchetti per qualsiasi
livello con oltre 60 attrezzature complete Neil Pryde /JP.
KEVIN PRITCHARD: Col mio ho pagato la casa.
Costruire da zero qui a Maui costa parecchio. È
abbastanza semplice, nulla di esotico, ma è davvero un
posto stupendo in cui vivere. È vicino ad Hookipa, ma
non troppo. Ho un enorme cancello all’ingresso per
tenere fuori tutti i miei fan e così non devo firmare
autografi tutto il tempo... Cerco di restare coi piedi per
terra, semplice e funzionale.
ROBBY NAISH: No. Non ho mai previsto incentivi per
vittorie o titoli nei miei contratti. Alla fine si viene pagati
per vincere o almeno per essere il più vicino possibile
alla vetta, quindi è un controsenso. Mi piace anche
sapere già all’inizio della stagione cosa riuscirò a far
durante l’anno, anche in termini monetari.
BJORN DUNKERBECK: Sì ne ho avuti un bel po’ ma non
ricordo per cosa li ho spesi!
JASON POLAKOW: Ho ricevuto un bonus per il titolo e
penso di averlo bruciato uscendo a cena la sera
stessa... Ha ha ha.
SCOTT MCKERCHER: Sì. Mi sono comprato il mio Ute.
(Truck australiano).
QUALE DEGLI ALTRI CAMPIONITEMERESTI MAGGIORMENTE IN UNAHEAT?JOSH ANGULO: Penso seriamente di non aver nulla
da perdere appena tocco l’acqua. L’unico posto in cui
mi importa veramente vincere è a Capo Verde. Non
fraintendermi quando dico “mi importa veramente”,
Scott McKercher attacca a modo suo, in ritardo,un bel lip del Western Australia.
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in quanto sicuramente darò il 100% ogni volta e
questo influenza anche la mia carriera winsurfistica,
che è qualcosa su cui investire. Ma “importarmi
veramente di vincere” capita solo a Capo Verde, in
quanto è un paese così piccolo ed accogliente. Tutti
seguono con trepidazione la gara ed, in quanto
“figlio adottivo” del paese, ritengo d’aver un sacco di
responsabilità nel
restituire una piccola porzione di orgoglio ad
ognuno dei capoverdiani che mi sostiene e fa il tifo
per vedere uno dei suoi in cima al podio. Questo è
uno dei tanti regali che mi son stati dati dal signore.
Condividere tutto con la gente intorno a te. Detto
questo, è palese che nessuno riesce a darmi filo da
torcere a Ponta Preta quanto Kauli, che è uno dei
rider più eccezionali al mondo, ma ora è anche
diventato uno di più freddi calcolatori di tattiche da
competizione. Sebbene non utilizzerei la parola
“paura”, sicuramente una heat contro Kauli è un
affare molto delicato ed ostico.
FRANCISCO GOYA: Sono tutti fortissimi; devo
sempre fare del mio meglio in ogni batteria per poter
competere.
KAULI SEADI: Direi Josh Angulo e Kevin Pritchard;
loro due sono ancora molto competitivi ed ostici
avversari.
KEVIN PRITCHARD: Kauli fa veramente paura! E
poi detesto veramente perdere contro Josh. Non è
assolutamente una questione di rancore, ma odio
davvero perdere contro di lui, sebbene abbiamo
entrambi avuto i nostri alti e bassi durante gli anni.
Dunks è anche un rivale temibile, ed anche se non
gareggia più in wave, riesce ancora a lasciarsi
parecchia gente alle spalle. Io e Dunks abbiamo avuto
una rivalità abbastanza accesa in passato. Adesso è
storia vecchia e facciamo semplicemente il nostro
lavoro, ed abbiamo entrambi rispetto per il lavoro
dell’altro.
ROBBY NAISH: Qualsiasi rider al momento giusto
con la condizione giusta… Rider diversi in posti diversi
con condizioni diverse. Ognuno ha le sue condizioni
preferite in cui riesce veramente a dar il massimo. Io
sono molto fiero di non aver delle condizioni particolari
in cui non mi trovi a mio agio.
BJORN DUNKERBECK: Tutti quanti, a seconda
delle diverse condizioni!
JASON POLAKOW: Dipende dallo spot ma Kauli e
Josh sono sempre molto difficili da battere.
SCOTT MCKERCHER: Dipende molto dallo spot.
Chiunque nel loro home spot. Anzi chiunque ovunque!
QUAL È LA COSA PIÙ RADICALE CHEHAI MAI VISTO FARE IN WINDSURF? JOSH ANGULO: Mi chiedi quale sia la cosa più radicale
che abbia mai visto fare in windsurf? Il tentativo di
Triplo Forward di Ricardo. I suoi Back Loop off the lip, e
degli altri tricks che fa Mark. È da un po’ ormai che fa
la sua nuova manovra, la “Mutant”, come gli avevi
chiesto già in un’intervista. E poi ho fatto anche delle
session di salti da far girare la testa. Sebbene a volte
possa sembrare totalmente fuori controllo, mio
fratello calcola ogni dettaglio e sa bene in che posizioni
si trovi e cosa voglia che il suo corpo faccia.
FRANCISCO GOYA: Xavier Huart in Stalled Forward
Loop dopo 3 secondi in aria!
KAULI SEADI: Penso il nuovo Blackshot di Boujmaa! Era
un bel po’ che pensavo a quella manovra e l’avevo già
provata prima, ma non riuscivo a girare come lui.
Boujmaa è un pazzo, dopo aver visto le sue, i miei non
li considero nemmeno più come tentativi... Mi ha
mandato il video per email... Non credevo ai miei occhi!
È la manovra più radicale, alta e potente che abbia mai
visto. Penso che ci si possa far davvero male se si
sbaglia qualcosa!
KEVIN PRITCHARD: Le entrate di Polakow con onde
grosse non smettono mai di stupirmi. Quella che mi
resterà impressa per tutta la vita è stata in una
giornata con vento di Kona a Lanes... Era enorme. Io ero
spaventato a morte mentre Pozza è entrato in un lip
così spesso, grosso e così in ritardo che fa paura solo
a ricordarlo. Di solito poi viene triturato e sputato fuori
ma almeno ha sempre una foto mozzafiato da
copertina. Anche in quel caso comunque non proverei
alcune delle pazzie che lui fa senza batter ciglio. Anche
vedere Victor Fernandez e Ricardo Campello saltare è
impressionante. Sono spaventosi! Sicuramente non ci
vorrà ancora molto prima che entrino a far parte del
“nostro” gruppo di campioni!
ROBBY NAISH: La foto della partenza alla Defi Wind!
BJORN DUNKERBECK: Difficile a dirsi, ce ne sono
talmente tante. Vedere i miei amici a Jaws con onde di
14 metri o anche l’expression session di salti lo scorso
anno a Pozo! Tutti in batteria provavano l’impossibile...
Specialmente Ricardo!
JASON POLAKOW: Mi ricordo ancora d’aver visto Mark
Angulo chiudere il primo wave 360 della storia in una
batteria contro Dave Kalama, in una gara a Maui.
Totalmente radicale ed anni avanti agli altri... Sarà
stato almeno 15 anni fa!!!
SCOTT MCKERCHER: Questa è una domanda difficile. Il
doppio Forward in planata piena di Ricardo Campello a
Pozo lo scorso anno... L’Aerial di Scott Carvill a Jaws…
Una sequenza fotografica di Dave Sheen che faceva
un’Aerial assolutamente gigantesco a Margaret River
verso la fine degli anni 80. La Taka di Levi nel
Windsurfing Movie. Ultimamente mi è rimasta
impressa un’onda che ho visto a Jaeger Stone a
Gnaraloo durante il nostro ultimo viaggio lassù.
Un’entrata potente con poppa in delirio, un’Air Taka
chiusa sul flat davanti all’onda e per finire un Goyter.
Un’onda davvero paurosa!!
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CONTINUI AD UTILIZZARE SINGLE FINO SEI PASSATO A TAVOLE A SCASSEMULTIPLE? JOSH ANGULO: Io uso solo singles, funzionano alla
grande.
FRANCISCO GOYA: C’è un enorme cambiamento in
corso nello sport in questo periodo. Nel passato si
dovevano creare nuove discipline per affrontare un
nuovo concetto di riding, mentre ora si riesce a
sfruttare al meglio la stessa disciplina, utilizzando
però approccio e stili diversi. Sembra quasi dipenda
dalle condizioni e dal posto, a volte utilizzo il mio
single e giorni in cui non posso far a meno del mio
twin, per surfare a tutta velocità. Devo ancora provare
il thruster a tre pinne e stiamo sviluppando il design
del Quad Goya proprio in questo momento. La vera
differenza ed innovazione sarà però quando
riusciremo a surfare tavole senza pinne... Quello sì
che è il livello successivo!
KAULI SEADI: Adesso mi diverto a giocherellare con
tutte le varie combinazioni possibili! Da pinna singola a
quad. Funzionano tutti alla grande a seconda delle
condizioni! I quad e twin sono molto meglio per il
waveriding ed alzano colonne d’acqua. Io utilizzo single
fin solo se è completamente onshore e sopra i 40 nodi!
KEVIN PRITCHARD: Uomo della vecchia scuola.
Vecchia scuola! Single per me. A dir il vero non è che li
preferisca, in quanto utilizzo i twin fin ad Hookipa… Ho
solo deciso di dir qualcosa di diverso da tutti gli altri,
tranne Robby, Josh e Francisco!
ROBBY NAISH: Va tutto alla grande. Anche se adoro la
versatilità dei single che “funziona ovunque, in
qualsiasi momento e condizione”.
BJORN DUNKERBECK: Continuo con i single fin, che
sono più adatti al mio stile veloce e potente di surfare,
anche i twin funzionano bene in svariate condizioni, ma
non fanno per me.
Bjorn Dunkerbeck, Bottom Turn a Cabo Verde.
Jason Polakow, uno dei rider piùinnovativi degli ultimi anni.
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JASON POLAKOW: Utilizzo twin fin per quasi tutte le
mie uscite anche se ho ancora un custom inestimabile
che uso solo a Jaws, a pinna singola.
SCOTT MCKERCHER: Senza ombra di dubbio, multi
fin! Abbiamo sperimentato un sacco con tutte le
varie possibilità di regolazioni multi-pinna. Abbiamo
testato a fondo i single, quad, tri e twin. La
combinazione di quad che abbiamo trovato ora
rappresenta un enorme passo avanti in termini di
spinta, potenza e performance per i pro, mentre i
rider intermedi possono andare dove vogliono in
qualsiasi momento.
DOVE VI VEDETE TRA CINQUE ANNI? JOSH ANGULO: Cinque anni, è come dire domani…
Sempre a manetta e a rippare!
FRANCISCO GOYA: A migliorare in tutto quello che
faccio, come le relazioni con tutta la gente che mi
circonda e a far prodotti migliori.
KAULI SEADI: Spero di essere ancora in Tour, con la
stessa motivazione che ho adesso!
KEVIN PRITCHARD: Vecchio, grasso, finito, mentre
racconto quanto fossi bravo da giovane!
ROBBY NAISH: Non sono mai stato una persona che
guarda così avanti nel futuro. Ho sempre cercato di
vivere al massimo ogni singolo giorno, ed il mio
obiettivo generale è stato fare sempre il mio meglio
e sperare che il futuro mi riservasse il meglio. Vorrei
continuare a fare quello che amo... Windsurf, kite,
surf e rimanere in salute. Mi piace pensare che tra
cinque anni mi troverò più o meno in questa stessa
situazione, a far le stesse cose che faccio oggi. Con
un po’ di fortuna ce la farò e ci rivedremo ancora in
acqua.
BJORN DUNKERBECK: Su una tavola da qualche parte
del globo, ancora a divertirmi e godermi la vita!
JASON POLAKOW: A far esattamente quello che
faccio ora. Divertirsi a manetta cercando di non
farmi troppo male!
SCOTT MCKERCHER: Solo Dio lo sa. Non sono un
grande fan dei piani. Potrebbe sembrare un po’
irresponsabile ma sono molto contento della mia
situazione attuale. Pensavo che la mia vita fosse
piena già prima di gareggiare per guadagnarmi da
vivere, ma avere un lavoro sufando onde, lavorando
al design di tavole wave, vele e tavole da SUP, è
davvero il massimo. Tutti i miei giochi preferiti sono
nelle mie mani e riesco ancora a viaggiare
liberamente. È uno spettacolo. Non so però se
riuscirò ad essere uno zingaro per sempre, o magari
sì?!?!?
Well done John, sei riuscito nella tua impresa. 8 Campioni del Mondo in un'unica fotografia!
Francisco Goya, classe, stile ed eleganza,un esteta dell’arte del waveriding.
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Carine Camboulives in Jibe.
Carine Camboulives, Manu Bouvet e la piccola Lou.
BAJA CALIFORNIAPer svariati anni mi sono chiesto come mai, quando
si pensa al windsurf in Messico, si pensa che ci sia
solo la Baja California. Possibile che quella penisola
che si estende dalla California nel territorio
messicano sia l’unico posto in tutto il paese con la
giusta combinazione di vento ed onde?
Eppure ci saranno almeno 1200 miglia di costa del
Messico continentale costantemente esposte alle
mareggiate meridionali?
Prima di poter scoprire il Messico continentale, ho
avuto l’opportunità di passare in macchina e far un
giro nello spot più famoso della Baja California:
Punta San Carlos. Parecchi anni fa, Kai Katchadorian,
mi chiese di raggiungerlo a San Francisco, dove si
stava preparando per guidare fino laggiù. Il suo 4x4
era pronto ed io ero intenzionato a spararmi 18 ore
di viaggio con musica metal a manetta, che Kai
adora. Ero in missione!
Avevo sentito parlare un sacco delle lunghissime
destre che si srotolano davanti alla ripida costa,
accarezzate dal vento side-off che entra
puntualmente verso mezzogiorno. Era tutto
esattamente come me ne avevano parlato, ma non
era il Messico che stavo cercando io. Uno scenario
mozzafiato, il colore della costa era davvero
spettacolare ed anche le onde erano pulitissime ma
mancava ancora qualcosa.
RITORNO IN MESSICONove anni dopo, assieme a Carine e la nostra figlia di 3
anni, Lou, abbiamo deciso di tornare in Messico.
Maxime Houyvet, amico e fotografo, ha deciso di unirsi
a noi. Tra i due viaggi, ho avuto parecchio tempo per
studiare le varie possibilità per trovare sia vento che
onde in quella terra. Per svariati anni ormai, molti
aficionados del tube riding si riuniscono al “Pipeline
messicano” di Puerto Escondido. Troppa gente e poca
probabilità di vento sull’onda ci ha portato a scartare
questo spot. Stessa cosa per lo spot più a sud, “the
Search”, onda su cui è stata disputata una gara di
coppa del mondo ASP di surf da onda parecchi anni
prima, ed è stato uno degli eventi più belli in assoluto.
Immagini e video di tubi di 30 secondi hanno fatto il
giro del mondo. Ora però si dovrebbe condividere
l’onda con 50 altri surfisti furiosi! Quell’onda
particolare è a ridosso di un burrone e quindi non c’è
assolutamente la possibilità che entri il vento.
Decidiamo allora di dirigerci più a sud verso la regione
di Chiapas, alla ricerca di vento migliore, su onde di
qualità simile. È davvero difficile trovare, al giorno
d’oggi, un paese che abbia una pubblicità così negativa
quanto il Messico. Le guerre di droga nel nord della
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regione sono davvero state spettacolari e mortali,
specialmente negli ultimi 2 anni. Nel 2008, 5300 donne
sono state ammazzate, 2000 delle quali nella piccola
città di Ciudad Juarez! Il controllo del mercato di droga
più grosso, gli USA, è la priorità numero uno. Spesso
però questo tipo di conflitto non affligge tutto il paese
ma solo un’area specifica. Indipendentemente da
quello che abbiamo sentito dai media, siamo convinti
che il resto del paese sia amichevole ed accogliente.
UN BUON INIZIO!Appena scesi dall’aereo, stiamo facendo la nostra
prima cena messicana e sentiamo delle esplosioni
appena fuori il ristorante. Probabilmente sono solo i
festeggiamenti per la “semana santa” (settimana di
Pasqua). Improvvisamente però la guardia di sicurezza
del ristorante entra urlando e si butta sotto un tavolo,
dicendo a tutti di fare lo stesso. Max è il primo a
reagire! Ci rendiamo subito conto che c’è qualcosa che
non va quando vediamo che tutti i clienti e camerieri si
butano per terra in un attimo. Afferro velocemente mia
figlia Lou e la piazzo sotto il tavolo di fianco a me. C’era
un silenzio tombale finchè Lou mi dice:
“È divertente qui papà, giocano tutti a nascondino!”.
“Mmmh… Sì e vero… Però adesso dobbiamo stare in
silenzio così non ci trovano e vinciamo!”. Le ho
sussurrato, cercando di esser il più naturale e
rilassato possibile.
Dopo pochi secondi Lou mi riponde:
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Carine CamboulivesManu Bouvet se la surfa con il SUP.
“Adesso salto fuori all’improvviso e spavento tutti e li
faccio andare via!”.
“No no no… Non è una buona idea, se vuoi vincere devi
startene qui brava in silenzio.”
Dopo qualche secondo di paura, tutti ritornano ai loro
tavoli e continuano a mangiare come se non fosse
successo nulla. Il giorno seguente ci hanno detto che
hanno derubato 3 ragazzi nel cinema di fianco a noi ed
i ladri hanno sparato un paio di colpi in aria per far
sparpagliare la gente e scappare indisturbati. Sono
però stati arrestati ed ora sono sulla prima pagine del
giornale locale!
“Bell’inizio!” penso tra me e me. A parte quest’evento
spettacolare all’inizio della nostra avventura, ci siamo
immediatamente innamorati del posto: spiagge deserte
con pointbreaks spettacolari a perdita d’occhio lungo i
50 km di costa! Carlos, la nostra guida, conosce la zona
come nessun altro. Capisce anche cosa stiamo
cercando in termini di direzione ed intensità di vento. Sa
bene che il vento side off-shore che cerchiamo deve
spirare nella stessa direzione in cui l’onda si srotola. Il
problema è che la maggior parte delle baie a mezzaluna
sono direttamente sotto a burroni alla loro destra, che
blocca completamente il vento. Facciamo davvero fatica
a capire se queste onde siano windsurfabili... Nel
frattempo, ci alziamo all’alba per fare delle sessions
spettacolari di SUP o surf da onda, perchè le onde sono
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Manu Bouvet in Bottom Turn suuna lunga onda messicana.
semplicemente incredibili. E sono quasi solo per noi!
Dall’alto della mia tavola vedo benissimo il fondo e
sembra di essere in un acquario. L’acqua verde
cristallina è piena di razze, tartarughe, pesci volanti,
serpenti marini ed altre specie. È spettacolare vedere
quanto sia differente osservare tutto stando in piedi.
Quando sei stufo di remare o ti vuoi riparare un po’ dal
sole cocente, ti puoi mettere sotto una delle “casitas”
piazzate sulle dune di sabbia, dove ci gustiamo i
“camarones al ayo” (gamberetti con aglio) mentre la
brezza pomeridiana comincia ad arrivare. Da quel
punto abbiamo un’ottima visione della baia che ci
permette di vedere che il vento passa oltre il burrone e
si avvicina a riva qualche centinaia di metri sottovento.
Sul picco più vicino invece, entra quasi da mare!
Abbiamo capito tutto ed ora corriamo ad armare!
EPIDEMIA DI PARANOIACi stavamo davvero godendo il nostro stile di vita
messicano con session mattutine di surf, session
pomeridiane di windsurf e qualche passeggiata sulle
colline della zona. Sembra che tutto sia abbastanza
normale. Quasi troppo tranquillo per esserE normale.
Prima che possiamo dire qualcosa, ecco che arriva
l’infame febbre suina. Che diavolo è?!?! Si parla solo di
questo sia in internet, TV, radio, ed in tutti le e-mail e
telefonate.
“Siete ancora vivi ?” ci chiedono.
“No, siamo già morti, stai parlando direttamente col
mio fantasma col naso che cola e la tosse!”. Ecco
un’altra bella dose di pubblicità negativa per il
Messico, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno.
Non ho nessuna conoscenza medica ma lo tsunami di
notizie che inonda i mezzi televisivi sembra, a me ed ai
locals, davvero sproporzionata. Più ascolto e leggo le
notizie, più rimango sconcertato di quanto la gente si
spaventi facilmente! Sembra che i media vogliano
spaventare il mondo intero senza veramente sapere
con precisione quale sia l’effettiva situazione. A volte
non riesco a credere alle mie orecchie. Il titolo di oggi
poi è spettacolare: ”Ci potrebbe essere anche un caso
in Europa !”. Ma davvero, addirittura un caso! Mi
ricorda un po’ l’episodio dell’Antrace di parecchi anni
fa in America. In quel periodo sembrava che
un’organizzazione sconosciuta di terroristi avesse
contaminato lettere missive delle vittime, che non sono
mai state identificate a loro volta. Ciò nonostante, era
tutto quello che si sentiva nei telegiornali, per mesi in
tutto il mondo. La gente apriva la posta coi guanti in
lattice! Poi, a poco a poco, è scomparso tutto nel nulla,
proprio come farà la febbre suina. Allo stesso tempo
però non riesco a capacitarmi del fatto che ci siano
migliaia di adulti e bambini che muoiono ogni
settimana per Malaria ed Aids. Che fine hanno fatto?
Sicuramente i media non ne parlano. Queste epidemie
sono ormai conosciute e non fanno più notizia ed
anche le notizie, come tutti gli altri prodotti
commerciali, hanno una data di scadenza.
ALLARME ROSSO LIVELLO 6!La paura continua a diffondersi e i livelli di allarme
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sono altissimi: livello 1, 2 poi 3 poi 4, ed ora perfino 5
ed addirittura 6! “State tutti chiusi in casa” dicono.
L’ultima volta che ricordo degli allarmi, si parlava di
colori e non di numeri. Era per il rischio di attacco da
parte di terroristi. Verde, Giallo, Rosso! Vita Rastafari!
Ops ho sbagliato... Aspetta un secondo, adesso ricordo:
era giallo, arancione e rosso. Ogni giorno nelle notizie
ci aggiornavano sullo stato delle borse: la borsa
azionaria guadagna punti mentre la paura cambia
colore. Il fatto è che, vivendo sotto costante paura, non
siamo più in grado di decidere con calma e quindi
veniamo controllati come manichini. Ci vengono
perfino date delle mascherine di protezione e Lou
continua a ripetere: “Max mettiti la maschera!”.
Abbiamo quindi deciso di andarcene a fare un giro in
città con le nostre mascherine perchè Max era
convinto che avrebbe fatto la copertina di Newsweek o
Time Magazine! “State lontani dalle folle e dai centri
cittadini” è il messaggio in tutto il Messico. Noi non
abbiamo assolutamente problemi a seguire questo
consiglio e ci godiamo vento ed onde su spiagge
deserte, quindi ci autoponiamo in quarantena.
Sto divagando e penso sia meglio che vi racconti delle
numerose e spettacolari session su 5 picchi diversi, i 3
giorni con 40 nodi di vento e la “fiesta” a cui ci hanno
invitato con 300 persone che ballavano in giro per tutta
la città, gli alberi di mango che profumano l’aria
tutt’intorno, i pasti deliziosi e poco costosi, i posti di
blocco militari con lanciarazzi pronti al fuoco, che
assicurano un caldo benvenuto a tutti quanti. Tutto
questo sotto il sole cocente, proprio di fianco all’oceano
cristallino, circondato da dune di sabbia e montagne
coperte di cactus, senza un solo edificio in cemento. Ma
non c’è bisogno che vi parli di tutto ciò perchè tanto lo
vivrete voi direttamente durante il vostro prossimo
viaggio o da qualche altra parte con i vostri amici e la
vostra famiglia. Non c’è modo di scappare, sei già stato
contagiato dal virus del viaggiatore. Ecco i primi
sintomi: ti vedi fare un grosso off-the-lip davanti ai tuoi
amici, controlli Windguru 20 volte al giorno. La tua testa
è piena di visioni e profumi esotici, quindi fai fatica a
restare concentrato. Attenzione però perchè esiste un
vaccino contro questa magica malattia: la paura. Ti
conviene guardarti le spalle perchè è proprio dietro
l’angolo. Non te ne rendi nemmeno conto e poi
improvvisamente ti ritrovi a pensare: “Aspetta un
secondo, mi conviene andare a fare questo viaggio... È
ragionevole?!? Con tutto quello che sentiamo al giorno
d’oggi...”. C’è un solo antidoto: vai a prenderti un
biglietto aereo per te e la tua famiglia!
Manu Bouvet attacca illip con un buon timing!
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La stupenda isola di Tahiti.
LE ORIGINIIn settembre, Tatiana, Verda, Beatrice, Courtney,
Clarissa, Fernanda, Michelle, e Monika hanno
abbandonato la loro culla a Maui, Hawaii, per andare
a surfare alcune delle onde più toste del pianeta,
Tahiti. Le nostre “Butterflies” (Farfalle), non
dimenticheranno mai l’esperienza vissuta. Troppi
break da surfare, vento con cui giocare, bambini a cui
insegnare sport acquatici, lezioni di Stand-Up Paddle
per le ragazze Tahitiane locali, veleggiare su un
catamarano di 55 piedi fino all’isola vicina di Moorea,
cenare con sindaci Tahitiani, nuotate con gli squali,
dar da mangiare alle razze, nuove lingue da scoprire
e nuovi amici con cui condividere questo piccolo
sogno diventato realtà.
Il Butterfly Effect è nato alle Hawaii, ideato da Tatiana
Howard e Juliana Shelef, ed è cresciuto a dismisura
negli anni, ben oltre le aspettative iniziali. È
cominciato tutto con 15 ragazze amanti dell’oceano, a
Maui nel 2007, come un evento divertente in cui si
veleggiava al lasco da Hookipa a Kanaha, ora si è
esteso al mondo intero, fino a Brasile, Germania,
Francia, Repubblica Dominicana, Oregon, Nuova
Zelanda, Australia ed adesso Tahiti. L’ “Effetto Farfalla”
a Tahiti consisteva in un viaggio di due settimane
organizzato da una delle fondatrici del Butterfly Effect,
Tatiana Howard, ed ospitato da Emmanuel Ancet del
Te Matai Windsurf Center di Tahiti, sponsorizzato da
Dakine e Matiko Shoes. È stato il primo viaggio di
Butterfly Effect interamente al femminile ed è stata
un’esperienza magica per tutte e 8 le “Farfalle”.
PARADISO TAHITIANOUna volta arrivate nel paridiso Tahitiano, siamo state
accolte con collane di fiori di Tiare e musica
Tahitiana dal vivo, un benvenuto tradizionale che
scalda il cuore. Da questo momento in poi,
sapevamo che ognuna di noi avrebbe vissuto
esperienze indimenticabili. Esauste dal volo e dal
raggruppare tutto il materiale per 8 windsurfiste: i
kite, i surf, l’attrezzatura da immersione, gli stand up
paddle e le valigie piene zeppe di bikini, eravamo
tutte pronte per una bella notte di riposo.
Il mattino è cominciato con l’ormai classica sessione
72
Incontri molto ravvicinati...
di yoga e il “petit dejeuner” alla francese, che
include baguette appena sfornata e caffè.
Metabolizzata la carica della caffeina, ci siamo
fiondate in spiaggia senza mai voltarci indietro.
Hitimahana è una bellissima spiaggia di sabbia nera
sulla costa settentrionale di Tahiti. Il reef esterno
protegge l’inside, offrendo le condizioni ideali per
fare un po’ di kite freestyle in laguna e poi salti e
surfate sul reef esterno. Le “farfalle” hanno volato
attorno alla spiaggia per tutto il giorno e i local
erano eccitati vedendo che eravamo finalmente
arrivate nella città principale di Mahina. Non c’è
voluto molto prima che le ragazze locali, sia kiter che
windsurfer, entrassero in contatto con noi, per
condividere le storie piene d’azione ed esagerazione
della giornata trascorsa. Poi ci è venuta voglia di
qualche cosa di diverso e con il nostro capitano è il
suo catamarano di 55 piedi, in men che non si dica,
abbiamo caricato tutto il materiale per partire alla
ricerca di più vento ed onde sull’isola vicina di
Moorea.
IL CATAMARANOCi siamo piazzate sulla coperta del catamarano già di
buon’ora, sommerse dal materiale. Il capitano
vedendoci ha fatto un profondo sospiro, con un’aria
perplessa. Non aveva la minima idea di che ragazze
avesse caricato sulla barca. Ragazze amanti dei
party? Noo. Ragazze che vogliono solo abbronzarsi?
Noo. Vere watergirl che non vedevano l’ora di entrare
in azione con qualsiasi materiale? Sii! Il capitano ha
subito notato che la bellezza delle farfalle andava
oltre l’apparenza. Si è immediatamente reso conto
della loro sapienza riguardo al vento e al come
governare un catamarano. Ci ha subito incaricate di
controllare il timone, cazzare le cime, occuparsi
dell’ancoraggio, pescare, pulire, controllare la vela,
strambare e virare. In men che non si dica, ognuna di
noi aveva un compito e delle responsibilità ben
precise.
Veleggiare da Tahiti a Moorea in compagnia delle
balene che risalgono in superficie per respirare, nel
mezzo del blu dell’oceano tra le due isole francesi è
stato semplicemente indescrivibile. Il vento costante e
leggero ha reso il viaggio perfetto, facendo dondolare
dolcemente la barca, lasciandoci con il cuore pieno di
gioia. Appena arrivate a Moorea, il vento era troppo
leggero per far kite o windsurf, ma noi siamo molto
versatili, quindi l’assenza di vento non rappresentava
minimamente un problema. Sapevamo bene che
avremmo potuto trovare un sacco d’azione in giro per
73
Un po’ di fashion style...
Windsurf, kite e SUP, le ragazze delButterfly Effect non stanno mai ferme.
l’isola. Grazie alla connessione wireless, abbiamo
scoperto che c’era uno swell attivo proprio in quel
momento dall’altra parte dell’isola. Ogni ragazza ha
preso la sua posizione, abbiamo alzato l’ancora,
issato le vele, e proseguito il giro attorno all’isola, fino
all’arrivo al break di Haptiti.
HAPTITIHaptiti si trova sulla costa sudoccidentale di Moorea e
si srotola lungo un reef esterno, come la maggior parte
delle onde qui a Moorea e Tahiti. Mentre noi ragazze
navigavamo lungo il profondo pass sul reef, abbiamo
visto uno scorcio di Hapiti, una destra di circa 2 metri
che si srotola alla perfezione. Inizialmente la situazione
era un po’ intimidatoria, non c’era nessun altro in
acqua. Un marinaio locale simpaticissimo è saltato in
acqua con noi, dandoci tutte le dritte sul posto ed il
giusto incoraggiamento. C’era una forte corrente che
risucchiava continuamente verso l’Oceano e onde
massicce che rompevano su un reef bassissimo. C’è
voluto un po’ di tempo per abituarsi alla potenza e forza
delle onde in questo spot, ma quando si riusciva a
prendere quella giusta, valeva tutti gli sforzi e l’ansia.
INCONTRI RAVVICINATIIl mattino seguente ci siamo svegliate di buon ora con il
rollio del catamarano e siamo saltate sul piccolo
gommone per andare verso una scogliera dove
avremmo dovuto fare il bagno con le razze e gli squali!
Mentre ci stavamo dirigendo sul posto, 2 squali e 6
razze seguivano la barca attratti dal rumore del motore.
Avremmo avuto meno paura ad entrare in acqua con 2
alberi d’onda, c’è voluto un po’ di tempo prima che
trovassimo il coraggio di saltare in acqua. Alcune hanno
cominciato facendo snorkeling proprio di fianco al
piccolo gommone, ma dopo soli dieci minuti tutte le
ragazze erano in acqua a seguire gli squali e
accarezzare le morbide razze. Più tardi siamo andate a
cercare il vento alla spiaggia locale di Les Tipaniers.
Questa spiaggia è ideale per il kite e windsurf e la vista
è spettacolare. Sopravento si scorgono i famosi burroni
verdi tahitiani, che precipitano vertiginosamente per
poi livellarsi in prossimità della spiaggia, tappezzata
dalle tipiche capanne locali, le tiki huts. Sottovento
invece c’è l’acqua azzurra cristallina e la piccola isoletta
nascosta verso cui surfare. Dopo un giorno intero a
giocherellare col vento, eravamo davvero esauste e
pronte a goderci il tramonto con un fresca Hinano alla
mano, ma prima che riuscissimo a racimolare
abbastanza franchi per pagare le nostre birre, siamo
state riportate di corsa a prendere il traghetto per
l’isola principale di Tahiti.
Avevamo un appuntamento a cui non potevamo
assolutamente mancare!
WELLCOMEEmmanuel Ancet del Te Matai Windsurf Center ci ha
aiutate a organizzare il nostro arrivo. Molta gente qui a
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Body Drag in laguna di Tatiana Howard, mentreun’altra delle ragazze fotografa dalla spiaggia.
Tahiti ci aspettava, perfino il sindaco di Mahina, Tahiti!
Era molto gentile e voleva esser sicuro che ci fossimo
tutte sentite le benvenute sull’isola, quindi ha invitato
l’intera crew a mangiare pupus e sorseggiare dei drink
per la cerimonia ufficiale d’apertura con la consegna
delle tradizionali collane di fiori, i Leis Tahitiani, come
ringraziamento per aver dato lezioni di sport acquatici
alla comunità.
CJAUna volta arrivate a Tahiti, dovevamo raggruppare
tutti i ragazzini che volevano imparare a far windsurf,
kite, o stand-up paddle. Grazie all’organizzazione
offerta CJA (Centre pour Jeunes Adolescents), centro
per i giovani adolescenti, non è stato assolutamente
difficile. Abbiamo cominciato le lezioni facendo
stretching ed una nuotata di riscaldamento fino ad
una boa. Dopo qualche nuotata in compagnia, le
lezioni sono cominciate. C’erano Clarissa, Monika e
Verda ad insegnare kite, Bea ed io ad insegnare
windsurf, e Courtney, Michele e Fernanda che
mostravano il neonato stand-up paddling. Era
impressionante vedere con che velocità i ragazzi
apprendevano ogni movimento. Hanno imparato un
sacco semplicemente provando, in quanto noi non
sapevamo una parola di francese o tahitiano e non
potevamo quindi dare spiegazioni, abbiamo potuto
semplicemente mostrare i movimenti e le tecniche
base. È stata una bellissima giornata e tutti si sono
divertiti un sacco. I ragazzini si sono goduti ogni
singolo istante e hanno continuato a provare il giorno,
la notte e ancora i giorni seguenti.
EPLORAZIONE MERIDIONALEIl surf break di Teahupoo è certamente famoso. Tutte
noi avevamo sentito un sacco di storie e visto
innumerevoli foto sulle riviste circa questo spot.
Teahupoo si trovava dalla parte opposta rispetto al
nostro accampamento.
Non vedevamo l’ora di visitare la parte meridionale
dell’isola, quindi ci siamo prese un’intera giornata per
andare a studiare e osservare una delle onde più
spesse e intimidatorie in tutto il mondo. Siamo partite
presto la mattina e abbiamo fatto una fermata veloce al
mercato locale a Papeete. Qui abbiamo assaporato il
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76
cibo locale e ci siamo immerse nelle arti, osservando i
manufatti, le perle nere, i souvenir Hinano, i quadri
colorati, i tiki scolpiti a mano, le collane di conchiglie, i
fiori profumati e tutto ciò che ci si può immaginare
pensando a Tahiti. A pranzo abbiamo gustato il Poisson
Cru Tahitiano, (pesce crudo con limone e altri
ingredienti deliziosi) con frutta cotta e pane dolce alla
noce di cocco. Dopo questo pranzo così gustoso ed
energico, eravamo pronte ad entrare in acqua.
Per telefono ci hanno detto che Tim McKenna era già
sulla barca pronto a farci delle foto di surf da onda, su
un picco ad appena 5 minuti da Teahupoo, chiamato
Teva Iti. Teva Iti è la prima destra che abbiamo visto da
quando siamo qui a Tahiti. Era già pomeriggio e non
avevamo ancora avuto la possibilità di entrare in acqua,
quindi mentre caricavamo la barca l’impazienza era alle
stelle. Abbiamo preso un’onda dopo l’altra, la
dimensione era perfetta, né troppo piccola né troppo
grossa. Ci siamo abituate ai break su pass di reef e
finalmente abbiamo cominciato a divertirci senza
timore. Quasi tutte le onde a Tahiti sono al 99% sinistre
e rompono quasi sempre su reef esterni, ai bordi dei
passaggi profondi ci sono dei canali per il passaggio
delle barche. L’unica eccezione è Papara, che sembra
sia l’unico beach break della zona. Papara è un altro
spot in cui ci siamo divertite un sacco, dal momento che
essendo un facile point break, non c’era bisogno di
preoccuparsi per le forti correnti o il tagliente reef
sottostante.
LE FOTO DI KEVIN PRITCHARDLa prima settimana è volata velocemente. Era già
sabato mattina e la lezione di stand-up del Butterfly
Effect per ragazze era in corso. Il clinic è cominciato in
tranquillità ma poi, una dopo l’altra, sempre più ragazze
si sono avventurate in acqua. Un sacco delle ragazze
che hanno partecipato, facevano già Va’a (canoa),
quindi erano molti forti e coordinate a remare e hanno
fatto pochissima fatica ad imparare. Sembra che tutte
si siano divertite un sacco a provare questo nuovo
Prima una lezione di SUP alle ragazze locali,poi una bella planata spensierata.
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sport. Durante il nostro ultimo giorno abbiamo avuto
condizioni perfette per windsurf e kite. Kevin Pritchard
è venuto assieme a noi come fotografo e grazie alla sua
esperienza sapeva che Mara era il posto su cui puntare
per trovare le condizioni adatte.
Le previsioni davano venti sudorientali con un pochino
d’onda da sud, proprio le condizioni ideali per una
giornata epica. Appena arrivate sullo spot e scese dal
van, siamo quasi state spazzate via dal vento!
Sicuramente la giornata più ventosa dell’intera
settimana! Con l’adrenalina in corpo, abbiamo armato e
steso i cavi più velocemente possibile. Strizzavamo gli
occhi per riuscire ad intravedere la dimensione delle
onde che rompevano sul reef esterno, sembrava
piuttosto piccolo visto da riva ma quando siamo
arrivate sul pass col windsurf, le onde erano molto più
grosse di quanto avessimo immaginato! Ancora una
volta abbiamo surfato delle sinistre perfette con vento
mure a sinistra fino al tramonto, finché il vento è calato,
la marea s’è alzata e le nostre braccia non riuscivano
più a piegarsi.
IL RITORNODopo che il sogno è divenuto realtà in queste due
settimane, era ora che noi ragazze impacchettassimo
tutti i nostri bikini, le tavole, le vele e i kite e dicessimo
“Na Na” (arrivederci) e “Maruru” (grazie) all’isola di
Tahiti e a tutti i nuovi amici che avevamo conosciuto.
L’esperienza vissuta visitando le isole della Polinesia
Francese senza andare nei soliti alberghi,
conoscendo nuovi amici, vivendo al centro della
comunità di Mahina, gustando cibo locale,
adattandoci allo stile di vita Tahitiano e venendo
accettati a braccia aperte è stata un’esperienza che ci
ha aperto gli occhi. Non solo ci siamo divertite un
sacco ma abbiamo anche surfato con condizioni
bellissime, con vento e onde che non ci saremmo mai
immaginate. Ci siamo davvero divertite un sacco
godendoci il vento e le onde e abbiamo trascorso il
tempo al meglio, condividendolo con la comunità
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attraverso le lezioni. Non dimenticheremo mai di aver
assaporato la nostra passione comune per l’oceano,
assieme ai ragazzi locali e alla comunità della
Polinesia Francese. Mentre volavamo verso Maui,
abbiamo cominciato a fantasticare nuovamente su
chi, cosa, come e dove si dovrà svolgere il prossimo
Butterfly Effect.
BUTTERFLY TIPS1. Contattare Emmanuel, www.tematai.com.
2. Se non avete già un capitano di catamarano da 55
piedi, assicuratevi di noleggiare una barca. Quasi tutti
gli spot wave sono su reef esterni, quindi è vitale
avere una barca per arrivarci e per la sicurezza!
3. Nuotare con gli squali. A Moorea c’è un posto
splendido per nuotare assieme alle razze e agli squali.
È davvero una bellissima esperienza da fare quando
non c’è vento o onda. Sembrarà strano, ma è
un’esperienza indimenticabile!
4. Meglio essere ottimi nuotatori. Le correnti a Tahiti
e Moorea sono molto più forti di quanto si pensi. Se
non si fa attenzione, in un secondo ci si ritrova in
mare aperto, quindi conviene uscire sempre in
compagnia e continuare a remare per restare nella
stessa zona.
5. Bevetevi una birra Hinano nel modo Tahitiano, ma
preparatevi a pagarne il prezzo. È parecchio costosa
come birra e assicuratevi di fare riserve per la
settimana in quanto è vietato comprarle di domenica.
6. Se andate a Tahiti, assicurati anche di vedere
Moorea. Moorea offre lo stesso vento e condizioni di
surf di Tahiti, ma l’acqua è molto più blu e pulita.
7. Portate il materiale kite/windsurf da vento leggero
in quanto è spesso sui 12-18 nodi.
8. Il cibo locale migliore è il “Poisson Cru” (pesce
crudo)!
9. Compratevi un macete per tagliare e raccogliere le
noci di cocco, lo sport drink migliore al mondo a
Tahiti/ Moorea e le palme da cocco sono ovunque!
10. Andate a vedere il centro windsurf Te Mata’i / CJA
(Centre pour Jeunes Adolescents) e cercate di usare
il vostro tempo per insegnare ai locali gli sport
acquatici. La ricompensa morale per avere fatto un
bene alla comunità non ha prezzo.
INFORMAZIONI SULLE ISOLEMolti spesso fanno riferimento alle Isole della Polinesia
Francese come “Tahiti”, questo però è un errore perchè
Tahiti è solo una delle 130 isole che si raggruppano in 5
diversi arcipelaghi che formano la Polinesia Francese.
L’isola di Tahiti è solo una delle tante situate in posizione
esposta agli alisei e fa parte dell’arcipelago delle
Society Islands. Tahiti effettivamente è l’isola più vasta e
rinomata della Polinesia Francese, in cui si trova anche
la capitale, la città di Papeete. Altre isole dell’arcipelago
Society sono Bora Bora, Moorea, Huahine, Raiatea,
Tahaa, Maupiti, Tetiaroa, e qualche altra.
Eccovi una lista con dritte e indicazioni sugli spot di
windsurf più conosciuti.
BORA BORA1) Matira Point:questa è la “spiaggia per il windsurf” a
Bora Bora! Si trova sulla costa meridionale dell’isola,
proprio nel mezzo della zona più turistica dell’isola, ed
è il punto di ritrovo dei rider locali. Le correnti sono
abbastanza forti e il corallo molto affilato! Ciò
nonostante, in una buona giornata di vento, almeno 8-
12 rider saranno in acqua. Non ci sono onde in laguna
a causa del reef esterno, ma a volte l’acqua è choppata.
La visibilità è incredibile e arriva fino a 5m di
profondità, come vetro. È però opportuno stare attenti
ai testoni di corallo, ci vuole una buona esperienza e un
buon livello per entrare in questo spot.
2) Airport Motu:se non lavori all’aeroporto, hai bisogno
di una barca per arrivarci! Col vento giusto, si fanno
delle ottime surfate! C’è pochissima gente, spiagge
lunghe e tranquille e per partire si deve fare attenzione
ai pochissimi testoni di corallo.
MOOREA1) Beach Club / Les Tipaniers: situato sulla punta
nordoccidentale dell’isola, questo spot (il cui nome
deriva dal vecchio Hotel che prima era sulla spiaggia),
è lo spot principale e più conosciuto di Moorea, grazie
alla sua comodità. È una lunga spiaggia bianca con
fondo sabbioso e senza coralli per almeno 100 metri
verso l’oceano. Ci possono però essere degli ostacoli,
come pietre o barche.
2) Haapiti: situato sulla costa sudoccidentale dell’isola.
È uno spot per il surf da onda, che funziona
perfettamente quando il vento gira più da ovest, con
sinistre pulite e perfette che si srotolano fino nel
canale. Se le onde sono piccole, ci si può divertire un
sacco anche nell’inside. La partenza non è proprio il
massimo in quanto praticamente non ci sono spiagge
di sabbia in zona. I rider si buttano giù da un molo, che
non è proprio né saggio né sicuro.
TAHITI1) Venus Point: questo spot è più conosciuto dai local
col nome di Motu Martin ed è probabilmente lo spot
più rinomato a livello windsurfistico di tutte le isole
della Polinesia Francese. L’aliseo orientale è
abbastanza costante e la vicinanza a Papeete, ha reso
questo spot uno dei più comodi e conosciuti della
zona. C’è anche un po’ di chop e ci si può quindi
divertire con le piccole onde vicino a riva. Per ora non
è affollato, anche nei giorni migliori… la zona di
partenza è una larga spiaggia abbastanza morbida di
sabbia nera, senza corallo e perfino con l’erba per
armare il materiale.
2) Sapinus: spot perfetto per surfare quando il vento
è sudorientale. Spiaggia bianca con qualche roccia.
HUAHINE / TA’A / RAIATEASu queste isole si possono trovare parecchi spot
perfetti per il windsurf, ma sono difficili da trovare, se
avete una barca d’appoggio, siete a posto. Spot
incredibili da surfare!
Le condizioni di vento sono quasi identiche per tutte le
isole: Vento medio dai 15-25 nodi. Il periodo migliore per
il windsurf è tra giugno e settembre, quando soffiano gli
alisei sudorientali del Mara’amu.
Le ragazze del Butterfly Effect di Tahiti...Presto le vedremo in Italia, stay tuned!
80
Ritrovandosi a 19 anni su un letto d’ospedale in Corsica, in fin di
vita, con polmoni, cassa toracica e fegato spappolati a causa di
una brutta caduta in windsurf, sarebbe normale non aver più
voglia di avvicinarsi ad una tavola per tutta la vita. Ma non tutti
reagiscono allo stesso modo. Dopo averci pensato su e dopo
aver dato qualche sbirciatina sotto le gonne delle infermiere, il
giovane Sylvain Demercastel, è uscito dall’ospedale, purtroppo
ormai affetto irreversibilmente dal virus del windsurf. La sua
vita in seguito è stata nuovamente scossa da un episodio
traumatico: il giovane ambientalista ed attivista è sopravvissuto
a quello che i media hanno soprannominato “Il massacro di
Nanterre” nel 2002. Durante un consiglio municipale
insanguinato, Sylvain ha perso uno dei suoi più cari amici e
smarrito la propria fede politica. L’esistenza stessa e le passioni
del giovane parigino, le sue doti artistiche manifestate in
collaborazione col gruppo ArtSonic, le sue composizioni
musicali, e i suoi progetti tra cui Planet Blow, sono tutti
influenzati da dolori ancora vivi. Lo sono però anche a causa dei
suoi incontri, ad esempio quello con il noto waverider, Fabrice
Beaux. I due si sono incontrati sulla spiaggia di Ho’okipa quando
lui aveva 20 anni; per poi ritrovarsi all’alba dei 30 e condividere
le proprie passioni e saziare la fame di viaggi. Il loro progetto è
la realizzazione di un vero e proprio film sul windsurf intitolato:
Planet Blow, the Dark Lines, che uscirà nel 2010 e di cui noi
abbiamo visto delle anteprime mozzafiato. Godetevi l’intervista a
Sylvain Demercastel, artista-windsurfista-surfista-viaggiatore
che stona nel normale universo e sia per gelosia che per
ammirazione o incomprensione, non lascia mai indifferenti.
81
COME SEI RIUSCITO A RIPRENDERTIDOPO IL GRAVE INCIDENTE INCORSICA ALL’ETÀ DI 19 ANNI?Subito dopo l’incidente avevo pensato di smettere di
far windsurf, ma appena sono stato meglio, sono
partito immediatamente per Maui, mollando perfino gli
studi. Facendo tutto in modo razionale non riuscivo a
divertirmi…
I TUOI GENITORI TISPONSORIZZARONO OPPURE NO?Ho sfruttato i soldi dell’assicurazione e i miei genitori
hanno reagito bene, supportandomi, anche quando ho
confessato che avrei mollato gli studi. Pensavano sarei
morto… da quel momento le relazioni sono cambiate
profondamente. Mi hanno spinto e incoraggiato a
fondo. Sapevano che non avrei fatto stupidaggini, non
sono il tipo da buttar via la mia vita.
IL TUO PRIMO INCONTRO CONFABRICE BEAUX?A Maui. È stato davvero mitico. Il periodo d’oro del
windsurf a una delle gare di coppa del mondo più
importanti. A vent’anni ci si ingozza con qualsiasi
emozione. Il mio idolo dell’epoca e anche di adesso è
Mark Angulo, la nuova star nascente, Jason Polakow,
stava cominciando a far vedere il suo nuovo ed unico
stile di wavesailing. Tutti volevano surfare come lui. Io
sono stato fortunato e avevo le sue stesse vele Gaastra,
e quindi mi sono detto: “Chissà… magari un giorno”…
POI IMPROVVISAMENTE TI SONOVENUTI DEI RIMORSI E TI SEICONVINTO CHE LA VITA ERA MEGLIOA NANTERRE?Non volevo studiare alle Hawaii, come un figlio di papà.
I miei genitori me l’hanno proposto ovviamente ma io
non ho voluto, e non ho nessun rimpianto. I miei
genitori hanno sempre avuto modo e voglia di aiutarmi.
Non mi sentivo di piantare gli studi, così mi sono
iscritto alla facoltà di storia con l’obiettivo di diventare
docente, per aver anche un po’ di vacanze. Una
professione perfetta!
DUNQUE IL TUO PIANO ERA TIMBRAREIL CARTELLINO COME UN DOCENTE DISTORIA CHE SI RISPETTI?Più o meno. Mentre ero in facoltà, durante due
manifestazioni, sono entrato a far parte di Artsonic, ho
trasferito la mia adrenalina dal windsurf alla scena
artistica. Il gruppo stava acquistando sempre più
spazio e forza e stava diventando difficile gestire anche
il windsurf, coi vari viaggi, il materiale e le attese. Tutto
ciò ha cominciato a stressarmi parecchio, quindi ho
deciso di smettere per dedicarmi totalmente al surf.
Pensavo non sarei mai tornato indietro. Il brutto
ritorno a Nanterre, combinato con l’incontro di Fabrice
a Bali in un momento di crisi, mi ha fatto ritornare una
voglia incontenibile di fare windsurf. Fab mi ha
riempito la testa di nuove prospettive, interessanti e
positive.
DOPO IL TERRIBILE MASSACRO ANANTERRE DURANTE IL CONSIGLIOMUNICIPALE A CUI STAVI ASSISTENDO,HAI DECISO DI MOLLARE IL GRUPPO,RIPRENDENDO A FAR WINDSURF.COME PORTAVI A CASA IL PANE?Ho sempre vissuto grazie alla musica, facendo
illustrazioni pubblicitarie sonore (come quello per la
Lega contro il Cancro) e facendo siti internet. Quando
ho ricominciato col windsurf, mi sono riappassionato
all’immagine e ai video. Una scelta logica e naturale,
che mi ha permesso, sempre come freelance, di
potermi procurare nuovi clienti.
QUANDO È NATO IL TUO ATTIVISMOPER L’AMBIENTE?È iniziato tutto negli anni ‘80. I miei genitori sono
sempre stati attivisti, sempre informati sulla
situazione. A furia di leggere notizie sconvolgenti, ti
viene la voglia di reagire e far qualcosa. Mi sono
arruolato nei partiti che a quel tempo si occupavano
ancora di ecologia, come i Verdi. Sicuramente ci sono
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Sylvain Demercastel durante leriprese di Planet Blow 2.
ancora molti ecologisti, ma cercano di fare un
miscuglio con tutte le altre problematiche in modo da
potersi guadagnare un posto sulla scena politica.
Prima ero convinto che per poter cambiare le cose
fosse necessario farsi eleggere e aver le idee chiare. La
politica però fa perdere la propria identità. Nessuna
esclusione di colpi, vale qualsiasi mezzo, basta non
parlarne.
I TUOI FILM SONO RICERCATI,HANNO UN MAGGIOR EFFETTO NEL“SALVATAGGIO DEL PIANETA”?È una pulsione, ho assolutamente bisogno di farlo, non
mi faccio alcun tipo di domande strategiche.
Considerando il tempo e il denaro che impiego in
questi progetti, non è un investimento molto
intelligente… Faccio il tutto pensando che sarebbe bello
se servisse… ma non sono un grande ottimista e
sicuramente non riuscirò a cambiare il mondo con un
film. Avremmo dovuto agire drasticamente già molto
tempo fa. Quando ero ancora in politica, pensavo di
poter cambiare il mondo con le mie idee ma ora credo
che sia il mondo che ci farà cambiare completamente.
DUNQUE TI RIPETI “DEVOAPPROFITTARNE AL MASSIMO”,DEVO FARE CIÒ CHE NESSUNOHA MAI FATTO PRIMA?Non si può tutto il tempo vivere senza godersi la vita al
massimo e approfittarne. Ci sono un sacco di cose
bellissime da fare e da vedere. Egoisticamente
parlando, vorrei che la mia vita fosse molto bella. La
mia coscienza ecologia però tende ad ostacolarmi e
non riesco a non chiedermi “per quanto tempo?”. Il
tutto si complica ulteriormente quando, da
rappresentante della cultura occidentale, do mostra
del nostro stile di vita, in paesi poco sviluppati.
L’esempio è lampante ed imbarazzante: arrivi nelle
Filippine, tiri fuori il tuo materiale che costa migliaia di
euro, vestito tutto a puntino, davanti a dei bambini che
giocano per strada con una bottiglia vuota e una specie
di pallone di cartone. Chiaramente il loro desiderio
diventa poter godere dei nostri stessi privilegi e aver
quello che abbiamo noi. È davvero difficile diventare
consapevoli del danno che si fa a questa gente, quando
si parte per un viaggio come facciamo noi.
STAI PROMUOVENDO UNA ZONAPOCO SVILUPPATA, NON STAIINTRODUCENDO I DEMONIDELL’OCCIDENTALIZZAZIONE!Purtroppo viviamo tutti in questo modo. La gente
conosce la mia reputazione di ecologista e capisce i
miei ragionamenti, ma anche Fabrice che non è
rinomato per il suo attivismo, la pensa esattamente
come me. Noi viaggiamo assieme tutto il tempo e nel
prossimo film ci sarà un messaggio chiaro e molto
esplicito. Non ci si può sentire troppo a proprio agio
andando in un posto appositamente per surfare le
onde, quando la gente locale ha a malapena degli
stracci da indossare.
QUALE È IL TUO SOGNO?Non mi faccio illusioni. È proprio per questa ragione
che il mio lavoro e tutte le mie attività sono permeate
da una certa malinconia e dolore.
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Aerial tweaked per Sylvain.
Attore, regista, musicista, artista ewindsurfer: questo è Sylvain.
CI FARAI IMPAZZIRE COL TUO NUOVOFILM?Impazzire no. La vita è fatta di alti e bassi. Bisogna
avere il coraggio di mostrare i denti quando ce n’è
bisogno. È questo che mi motiva a realizzare i film. I
normali film e video di surf-windsurf non fanno altro
che mostrare ottima azione e qualche paesaggio
mozzafiato, mentre i ragazzi si divertono nell’acqua
cristallina. Questo è sicuramente piacevole, ma…
COME DEFINISCI IL TUO PROGETTOPLANET BLOW?È la visione del mondo di un artista che fa anche
windsurf e surf da onda. Un punto di vista non
totalmente disilluso, ma critico sul mondo moderno,
sui viaggi e sull’arte del windsurf.
COM’È NATO IL FILM PLANET BLOW 1?E COME, TU E FABRICE, SIETE RIUSCITIA SCAMBIARVI DI RUOLO?Inizialmente Fabrice montava i suoi video e io mi
occupavo esclusivamente dell’aspetto musicale. In
seguito mi ha offerto di occuparmi anche della parte
visiva. Inizialmente volevo solo fare dei reportage dei
nostri viaggi per poi fare dei video da distribuire con le
riviste di windsurf. Una volta però che ci siamo resi
conto che il materiale era davvero valido, abbiamo
deciso di provare qualcosa di più rischioso e
impegnativo. Per questa ragione in Planet Blow 1 c’è
sia una visione curata che una più cruda e grossolana.
Il messaggio non è proprio così evidente, è celato nella
musica: è più una cartolina animata che un film, con un
evidente messaggio ecologista. Ho composto
interamente la musica di Planet Blow 1 e ho anche
curato parte del montaggio. Durante la realizzazione ho
anche conosciuto Sophie Saigneur, che s’è innamorata
profondamente del progetto e mi ha permesso di
distaccarmi maggiormente dal lavoro, per raggiungere
una maggiore obbiettività. È totalmente diverso
guardare qualcuno al montaggio e dare qualche
consiglio o avere le mani sulla tastiera del computer
che magari non si sa nemmeno usare perfettamente. È
davvero bello sapere che lavorerà ancora con noi
anche al prossimo capitolo. Abbiamo avuto un’ottima
risposta dal pubblico. La gente s’immedesima in Planet
Blow 1, il lifestyle del windsurf, questo feeling e stile di
vita impalpabile e difficile da spiegare che però si
intuisce nell’aria e rende i rider felici. Questo film mi ha
permesso di consegnare e condividere il mio
messaggio con gente che non avrei potuto conoscere
direttamente, e mi ha permesso di conoscere anche
nuova gente, come il mio nuovo cameraman.
ANCHE LUI È APPASSIONATO DIWINDSURF?Mi ha detto: “Ho visto il film, adoro ciò che hai fatto e
voglio farne parte”. Non conosce il mondo del windsurf,
ma pratica anche snow, skate e surf da onda.
Effettivamente, Sebastian Joffard è uno dei
professionisti che hanno filmato Kamelot. Ci ha quindi
permesso di utilizzare delle vere telecamere.
Andavamo in giro con la telecamera che ha registrato
Star Wars e con la nostra Red. Per poter utilizzare tutto
questo materiale al massimo livello, occorre un sacco
di personale, tra cui solo due persone per la Red.
SIETE PASSATI A MEGAPRODUZIONI ATUTTI GLI EFFETTI QUINDI…Ci sono un sacco di possibilità e mezzi e pochi soldi a
disposizione, a volte addirittura non abbiamo neanche
un centesimo. Fortunatamente però, la gente crede
profondamente in questo progetto e sia il cameraman
che la regista lavorano volontariamente, investendo
tutto il loro tempo e capacità. Per ora riusciamo giusto
a pagare le postazioni per le riprese in ogni singolo
spot (4000 euro a viaggio!). O’Neill ci aiuta, assieme
anche ad un’agenzia di telecomunicazioni italiana e
Sport Away, che vuole unirsi all’avventura. Nei mesi
seguenti dovremmo riuscire a trovare degli altri
sponsor. Abbiamo anche fatto due meeting con TF1 che
ha già confermato che manderanno in onda il nostro
progetto in quanto va ben oltre il solo windsurf.
PLANET BLOW 2, COS’È?Un sacco di windsurf ma anche surf e qualcosa di kite.
È un film a tutti gli effetti. Non bisogna però aspettarsi
un film di windsurf come Windsurfing Movie 3. Loro
fanno già benissimo il loro lavoro ed è quindi inutile
seguire la stessa via. Il filo conduttore è il windsurf che
ci permette di viaggiare. Si tratta di una sorta di
biografia di personaggi che solcando gli oceani in giro
per il globo e ci offrono una nuova prospettiva sulla vita
moderna. Il tutto si svolge nel futuro. Si chiamerà
Planet Blow Dark Lines, con un ovvio riferimento alle
linee scure, profilo delle onde che marcano l’oceano e
ai tratti oscuri di alcuni personaggi.
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Uno dei prossimi scenari di Planet Blow 2, un filmsul windsurf con una visione ecologica.
QUANDO USCIRÀ PLANET BLOW THEDARK LINES?Nel 2010. Abbiamo previsto due metodi principali per la
diffusione: il primo è appoggiarsi ad un grosso gruppo
televisivo che finanzia il progetto mettendolo sui canali
on demand e anche sul via cavo, il secondo invece è
quello di continuare in autoproduzione, appoggiandoci
ai nostri sponsor. L’idea nel secondo caso è quella di
fare diversi cortometraggi da mettere nelle varie riviste
e in DVD, per poi vendere una versione “Director’s Cut”,
allegata ad un libro venduto tramite riviste e negozi; un
prodotto di ottima qualità e molto profondo, che
costerà intorno ai 20 euro. Una percentuale ovviamente
sarà destinata ad uno dei maggiori enti ambientalisti.
COME AVETE SUDDIVISO IL LAVOROTRA FABRICE E TE?Senza Fabrice, non sarei mai riuscito a realizzare
questo progetto: è lui che propone le destinazioni, gli
spot che nessuno ha mai visto né surfato prima, come
per esempio nelle Filippine. Io non ho competenze di
queste livello. È assolutamente indispensabile evitare a
tutti costi le solite vecchie Hawaii. Per quanto riguarda
la produzione, l’idea è tutta mia, il mio progetto, il ruolo
di Fabrice è quello di waverider, anche se ovviamente
partecipa attivamente e mi dà parecchi consigli. Siamo
in un progetto cinematografico a tutti gli effetti, in cui
ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e, ovviamente,
Fabrice è un personaggio centrale.
CHI SONO GLI ALTRI RIDER?È tutto in continua crescita. Nel prossimo video ci
saranno perfino due pro surfer del Team O’Neill: Nat
Young e Roy Powers. È interessante e sicuramente
avremo surfisti d’altissimo livello, ben oltre i semplici
rollers di Fabrice e Sylvain.
LE DESTINAZIONI SONO TENUTESEGRETE?Ritorneremo sicuramente nelle Filippine in quanto è
veramente una miniera d’oro. Ci sarà sicuramente
anche la California, il Marocco e magari anche un po’
di Francia.
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In Planet Blow 2 non ci saranno solo spettacolari immaginidi windsurf, ma anche tanta action di surf e kite.
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INTROÈ consigliabile iniziare il trick al traverso alla
massima velocità possibile, con buona potenza nella
vela, in modo da non rallentare troppo durante il
cambiamento dei piedi in Switch. Come al solito,
purtroppo, i prerequisiti di questa manovra sono la
Flaka One Hand o normale, la Spock bugna in avanti
sulle mure opposte (che è praticamente identico
come movimento) ed una buona padronanza
dell’andatura piedi al contrario.
Una volta che ti sei messo in Switch e trovi l’assetto,
comincia a lascare cazzando la vela verso poppa con
la mano posteriore, ma tenendo il corpo centrale in
modo da non perdere troppa velocità.
Contemporaneamente, sbilanciati leggermente sui
talloni, in modo che la tavola carvi sottovento come
per il minibottom turn di una Flaka regular stance.
Appena sei al lasco e senti che la tavola sta per
staccare dal dorso di un choppino, molla la mano
anteriore, infilando l’albero nel vento con la mano
posteriore. Pensa di voler saltare “al di là” della
bugna. Contemporaneamente, rannicchia la gamba
posteriore sotto il sedere e stendi quella anteriore
in modo che la prua faccia perno e la poppa slashi
liberamente. Il braccio anteriore ti aiuterà a girare,
in quanto favorisce la rotazione del busto, della testa
e dei fianchi nel vento.
La parte aerea di questa manovra non deve essere
necessariamente una rotazione di 180°, anzi, spesso
e volentieri è di circa 120°-150°. Una volta che la
prua tocca l’acqua, e ti trovi sottovento alla vela,
cerca di stare il più centrale possibile e di anticipare
la rotazione girando testa e spalle sottovento. La
parte slashata e la chiusura sono praticamente
identiche a quelle di una McTwist bugna avanti one
hand. È consigliabile piazzare la mano posteriore a
livello delle cime del trapezio, e quindi nel baricentro
della vela stessa, in modo che si riesca a gestirne
meglio i cambi di potenza e quando sei controvento.
Una volta completata l’intera rotazione One Hand, e
stai planando dritto verso la spiaggia, puoi rimettere
anche la mano anteriore sul boma. Più tardi la si
rimette e più il trick risulta stupefacente! La
prossima volta, senza mani!!!
STEP BY STEPFoto 1-2: Stacca a tutta velocità sul dorso di un
choppino abbastanza al lasco, infilando l’albero nel
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vento con la mano posteriore e stacca il braccio
anteriore, stendendolo verso poppa. Questo
movimento facilita la rotazione della testa, spalle e
bacino nel vento, innescando la rotazione aerea nel
modo corretto. Spingi con le gambe per far staccare
la tavola.
Foto 3-6: Sbilancia il peso verso prua e continua a
girare testa e spalle nel vento, rannicchiando la
gamba posteriore e stendendo quella anteriore. La
prua farà quindi da perno, lasciando la pinna libera
di slashare. La rotazione aerea è di circa 120 gradi
ma è sufficiente ad innescare la seconda parte
slashata della manovra. In questa prima fase ci si
trova sottovento alla vela, ed è quindi opportuno
spostare la mano posteriore verso il centro del
boma, sulle cimette. Ora resta centrale col peso e
continua a girarE la testa sottovento per continuare
la rotazione.
Foto 7: Questa fase è critica per la corretta chiusura
della manovra. La bugna passa nel vento,
riacquistando potenza, ed è quindi necessario
sbilanciarsi leggermente verso il rail sopravento,
restando però abbastanza centrali. Se c’è vento
forte, si può anche spostare la mano posteriore,
facendola scivolare più verso l’albero, in modo che
la vela sventi più facilmente e non ti sbalzi
sottovento.
Foto 8-10: A questo punto il difficile è passato, non ti
resta che rimanere col peso centrale e cercare di
proiettare il corpo in avanti, sempre ad una mano, in
modo che la tavola si assesti nuovamente. A questo
punto puoi anche rimettere la mano anteriore sul
boma, e pomparti, perchè hai fatto l’intero trick,
dallo stacco alla chiusura, ad una sola mano!!!
DRITTE ED ERRORIAnche per questa manovra è importante trovare le
condizioni di acqua giuste, possibilmente con vento
costante e non sovrainvelati. Se c’è l’acqua choppata
è difficile riuscire a mantenere l’alta velocità
necessaria durante la curva sottovento. Le prime
volte si può anche rimettere la mano sul boma
appena dopo esserE atterrati controvento. Se la
rotazione non è fluida, conviene aumentare la
velocità d’ingresso!
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Non sto ad entrare in dettagli noiosi sul perché e sul
percome, vi basti sapere che il giorno più grosso del
primo swell da Nord della stagione, sabato 30 agosto,
ho optato per un’uscita al secret reef di Baby Beach,
convinto che fosse l’unica valida alternativa a Ho’okipa
(visti i problemi avuti il giorno prima con surfisti da
onda, lifeguard e polizia per la 10-Man rule). Solo
mentre tornavo verso casa alle 16.30 mi sono reso
conto che in realtà erano tutti fuori a divertirsi a
Ho’okipa e la condizione era veramente esagerata.
Agitato, nervoso e allo stesso tempo un po’ deluso,
ho armato di corsa la 4.7 nella speranza di riuscire
a godere ancora di qualche minuto di quella
spettacolare condizione. Mentre entravo in acqua
con il 72 lt rosicavo pensando a quello che mi ero
perso certo che ormai fosse troppo tardi.
Sono stati, però, sufficienti un paio di bordi, giusto
quelli necessari per prendere le misure con le onde,
per rendermi conto che la condizione diventava
sempre più bella ogni minuto che passava: il vento
ruotando da terra spazzolava le onde rendendole
glassy come mai le avevo viste prima a Ho’okipa.
Barre lunghe tra logo e mast high si srotolavano da
Middles fino al Point permettendo delle surfate
memorabili: discese da brivido da pareti perfette
fino alla base dell’onda, Bottom Turn potenti e 91
Fede LaCroce si prepara all’action!© Francesca LaCroce
© Nicoletta Gurioli
Condizione
Un grande punto di forza di Ho’okipa è che lo spot
lavora davvero moltissimo, tendenzialmente si può
uscire ogni giorno in cui soffia il vento, è praticamente
sempre side/side-off shore mure a destra e c’è sempre
un po’ d’onda.
Vento
Il vento per eccellenza è l’aliseo, che soffia da Est-Nord
Est con costanza da aprile a ottobre, raggiungendo il suo
apice nel periodo estivo, ma anche d'inverno le giornate
ventose non sono poi così rare. Nel periodo invernale
capita, a volte, che soffi vento da Sud Oves, detto Kona, in
questi casi più che a Ho’okipa si esce a Lanes mure a
sinistra e la condizione è davvero esagerata.
Onda
Le mareggiate migliori sono quelle da N-NW, tipiche
dell’autunno-inverno, ma anche d’estate i wind swell da
NE possono generare discrete onde, non tanto
ordinate, ma comunque divertenti. L’onda è veloce e
potente, per prenderci la mano ci vogliono una paio di
uscite e qualche bella macinata, ma regala grandi
emozioni.
Difficoltà
(I) lo shorebreak: la prima difficoltà che si incontra
quando si esce a Ho’okipa è lo shoebreak, che non è dei
peggiori in termini di dimensioni, ma è potente al punto
giusto che basta un’esitazione di troppo – visto
soprattutto il vento rafficato – per ritrovarsi schiacciati
sul bagnasciuga. Il segreto per superarlo è di
attendere il momento appropriato ed essere rapidi a
partire dalla spiaggia sfruttando la corrente di risacca;
(II) la corrente: per uscire a Ho’okipa, soprattutto se
c’è un po' di misura e magari il vento è, come spesso
capita, rafficato nell’inside, è utile conoscere come si
muove la corrente, in maniera da sfruttarla in caso di
necessità e non fare fatica inutile. In particolare, capire
la corrente vicino alle rocce può evitare spiacevoli gite
a scogli;
(III) le rocce: c’è un detto che dice: “non puoi dire di
aver veramente surfato a Ho’okipa se non ti sei fatto un
bel giro sulle rocce!”. Il rischio di finire a scogli è
sempre in agguato, ma a ben vedere è molto peggio
andare a rocce a Capo Mannu!
(IV) l’affollamento: Ho’okipa è molto probabilmente lo
spot più affollato del mondo ed il livello in acqua è
decisamente alto. Lo spazio è limitato e non c’è da
stupirsi se ci si trova a dividere la stessa onda con
altre 2/3 persone, di cui magari una è Levi Siver o Mark
Angulo o addirittura lo Zio Robby, quindi, mi
raccomando, rispettare sempre le precedenze;
(V) i surfisti da onda: a chiudere il cerchio non
potevano mancare i surfisti da onda che per loro
natura sono sempre un po’ ostici, soprattutto nei
confronti dei windsurfisti. Oltretutto a Ho’okipa vige la
regola dei 10 uomini in acqua, che è bene conoscere e
rispettare se non si vuole avere seri problemi con local
e autorità.
10-MAN RULEA Ho’okipa vige appunto la regola del “numero di
uomini in acqua”, nel senso che, a seconda del settore
in cui ci si trova, se c’è un determinato numero di
surfisti da onda sulla line up, nessun windsurf/kite si93
Una bella entrata di Federico LaCroce.© Andy Vilet
Il piccolo ma impegnativo shore break diHo’okipa. Non fatevi trovare impreparati!
© Nicoletta Gurioli
può avvicinare. Più che una regola questa è una vera e
propria legge e in caso di violazione scatta il sequestro
dell’attrezzatura e una multa salata. Vi assicuro che
sono molto rigidi nel farla rispettare, ho visto con i miei
occhi poliziotti contare al binocolo i surfisti da onda in
acqua e ho sentito con le mie orecchie i
guardaspiaggia urlare al megafono ai windsurfisti di
allontanarsi dalla line up.
La baia è, quindi, divisa in 3 settori:
Zone A The Pavillions: si tratta del lato destro della
spiaggia, qui sono ammessi solo surfisti da onda e
bodyboarders;
Zone B Middles: come dice il nome stesso, si tratta
della parte centrale della baia, qui vige la regola dei 5
uomini: se ci sono almeno 5 surfisti sulla line up
nessun windsurf/kite si può avvicinare;
Zone C The Point: questo è il vero spot windsurf di
Ho’okipa, il lato sinistro della spiaggia. Qui la regola è
quella dei 10 uomini, ossia se ci sono 10 surfisti sulla
line up nessun windsurf/kitesurf si può avvicinare. Non
importa quanto vento c’è, che ore sono o la dimensione
dell’onda, se ci 10 surfer non si scappa, o si aspetta in
spiaggia o si va a Lanes.
Lanes:è il reef sottovento a The Point, praticamente tra
Mama’s Fish House e Ho’okipa, qui si può surfare
sempre senza limitazioni, ma la condizione non è
ugualmente bella.
FRED’S TIPSCOME ARRIVARE: per arrivare a Maui quest’anno ho
volato con Delta/AirFrance da Milano via Parigi-Seattle
mentre il ritorno è stato via L.A.-Atlanta; buona tariffa e
ottimo trattamento per l’attrezzatura (zero all’andata e
150 $ al ritorno). Negli anni passati ho sempre volato
con Lufthansa.
DOVE DORMIRE: per dormire consiglio di affittare una
casa, ci sono soluzioni per tutti i gusti e budget, un
buon contatto sull’isola è sicuramente Giampaolo
Cammarota. (http://mauisurfreport.blogspot.com
[email protected]), ottimi consigli ve li può dare
anche Andrea Pagan (www.seatexboards.com;
Maui4You), alternativamente su internet potete trovare
diverse agenzie immobiliari che trattano ogni tipo di
accomodation.
COME MUOVERSI: fondamentale avere una macchina, se
volete un bel truck rivolgetevi a Surf Truck Rentals.
DOVE MANGIARE: assolutamente da provare il Paia Fish
Market (fats food di ottima qualità con pesce fresco
ogni giorno, favolosi il loro Fish Burger!) e perché no
anche Mama's Fish House, sicuramente non
economico, ma la serata da sogno con la vostra
compagna è garantita (consigliato prenotare).
NIGHTLIFE: di vita notturna non ce nè moltissima,
però qualche bella serata non è da escludere, in
particolare il mercoledì al Casanova di Makawao
(Ladies’ Night) e il venerdì da Jaques a Paia. Anche
Charley’s, sempre a Paia, offre serate interessanti,
spesso con musica dal vivo.
ATTREZZATURA CONSIGLIATA: dipende da quello che
volete fare, ci sono spot per ogni gusto e disciplina,
sicuramente non potete non portarvi una bella tavola
wave! Vele dalla 5.3 in giù, comunque la più usata è
sicuramente la 4.7. Se non avete esigenze particolari,
consiglio di portarvi solo board short e trapezio, il
resto lo potete tranquillamente affittare direttamente
sull’isola, ci sono molti negozi che noleggiano
attrezzature complete per tutta la vostra permanenza.
SURF SHOP: Naish Shop, High-Tech, Neil Pryde Maui,
Second Wind, Maui Windsurf Company, Action Sports
Maui a Kahului, loft Quatro/Goya/MFC alla Pawela
Cannery di Haiku
Un solo consiglio, anche se il motivo principale del
vostro viaggio a Maui è il windsurf, non perdete
l’occasione di girare l’isola, ci sono un sacco di cose da
fare e da vedere per cui vi assicuro vale la pena
dedicare un po’ di tempo, ad esempio: vedere l’alba sul
vulcano Haleakala, percorrere la tortuosa strada che
porta ad Hana, nuotare nelle 7 Pools, farsi strapazzare
dallo shorebreak di Big Beach a Makena, girare la West
Maui, visitare Lahaina e molte altre.
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Spray esagerato per Fede.