Funboard 128

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PERIODICO MENSILE ITALIA 6,00BELGIUM 9,00• DEUTSCHELAND 11,00• ESPAÑA 14,50• FRANCE 13,00• ÖSTERREICH 8,50• PORTUGAL (CONT) 8,50• CANTON TICINO 24,00 chf • SVIZZERA 14,50 chf Poste Italiane Spa - sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46) - art. 1 - comma 1 - DCB Milano

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Il più prestigioso mensile italiano di windsurf.

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PERIODICO MENSILE ITALIA 6,00€ BELGIUM 9,00€ • DEUTSCHELAND 11,00€ • ESPAÑA 14,50€ • FRANCE 13,00€ • ÖSTERREICH 8,50€ • PORTUGAL (CONT) 8,50€ • CANTON TICINO 24,00 chf • SVIZZERA 14,50 chf Poste Italiane Spa - sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46) - art. 1 - comma 1 - DCB Milano

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“Energized Twin Power”.The WaveTwin Limited Edition are the same shape of all the boards 2009, thanks to the fact that it was a great success throughout the whole world, and to the fact that having three wave boards lines this year in collection allowed us to have a complete range of boards with a single, twin and tri-fin set up. The most complete range of wave boards in the market today.

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ANNO XVI - NUMERO 128FEBBRAIO/MARZO 2010

DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]

REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]

ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]

GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]

IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected] de Letteriis • [email protected]

FOTOGRAFO SENIORRaffaello Bastiani • [email protected]

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Manu Bouvet, Fabio Calò, John Carter, Karim Cirillo,

Valentina Crugnola, Sylvain Demercastel, Tatiana Howard,

Federico LaCroce, Massimo Mannucci, Mattia Pedrani, Matt Pritchard,

Emiliano Ridolfini, Benjamin Thouard.

immagini: Cataldo Albano, Erik Aeder, Franck Berthuot, John Carter,

Rudy Castorina, Sylvain Demercastel, Nicoletta Gurioli, Maxime Hoyvet,

Francesca LaCroce, Valerio Pedrani, Patrik Pollak, Kevin Pritchard,

Emiliano Ridolfini, Sebastien Staub, Benjamin Thouard.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it

AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]

RESPONSABILE DIFFUSIONEPiero Monico • [email protected]

SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAA&G Marco - Via De Amicis 53 - 20123 Milano.

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano

SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROACME ITALIA - Via Portuense 1555 Isola N/47 - 00148 Romatel +39 0665000808 - fax +39 0665000367www.subacme.com - [email protected]' DI PAGAMENTOC/C postale n°. 89636328 Intestato a: ACME Italia srl - Acme Italia, via Portuense, 1555 IsolaN/47 - 00148 Roma - Bonifico Bancario intestato a ACME Italia srl - Banca SellaAg.14 c/c 052843274590 Abi 03268 Cab 03214 - Iban IT 18 V 03268 03214 052843274590 SWIFTSELBIT2BXXX - Carta di Credito tramite Tel +39 06 65000808 - Fax + 39 06 65000367e-mail: [email protected]

Funboard è una testata della casa editrice

JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche

gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite),

Snowb (snowboard) e le riviste

Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite)

Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle)

6:00AM (skateboard), GirLand (femminile),

e MainSail (vela).

Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva

autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non

espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui,

nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di

riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso

essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati

dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista.

Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.

PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00

ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00

PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/novembre, dicembre/gennaio

ISSN 1124-0261registrazione Tribunale di Milano n.5 del14.01.1995 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234

STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

>ECCETERA

L’inverno 2009/2010 rimarrà nella mente di molti perl’alto numero di mareggiate che si sono abbattutesulla North Shore di Maui, permettendo ad uno deglispot più famosi del pianeta per il big wave riding dilavorare con estrema regolarità! Brawzinho ci favedere che da ex-campione del mondo di freestyle sela cava decisamente bene anche con i mostri di Jaws!

RIDER Marcillo “Brawzinho” Browne | PLACE Maui, Jaws

MOVE Big Wave Riding | FOTO DI Eric Aeder

Ragazzi che inverno! Sono passati talmente tanti mesi dalla mia ultima uscita in windsurf, a causa delle

conseguenze di una caduta in motocross, che sinceramente ho il timore di non ricordarmi più come si

prenda il boma in mano. Speriamo che anche per me valga il detto: “È come andare in bici, non ci si

dimentica mai!”. È così difficile rimanere fuori dall’acqua ma anche da tutto il contorno che implica

questo fantastico mondo del windsurf che non vedo l’ora di tornare! Ad ogni modo ho cercato di seguire

i consigli di Matt Pritchard, trovando delle valide alternative e lavorando duro in palestra. Così sto

facendo e vi posso assicurare che il tempo in questo modo sta passando velocemente, Matt aveva

proprio ragione! Ma torniamo a noi… Nel mio editoriale sul numero precedente vi annunciavo la ri-

nascita del sito funboardmag.com. A distanza di un mese iniziano ad arrivare i primi risultati e il

numero di visitatori è in continua crescita. Stanno nascendo però anche dei “conflitti di interesse”,

infatti come noterete tra poco, sfogliando le pagine di questo numero, la sezione Fast News è stata

notevolmente ridimensionata. Questa è una prima conseguenza del sito, in quanto le news per essere

davvero fast avranno il naturale collocamento sul web, lasciando lo spazio sulla rivista per altri tipi di

articoli e approfondimenti. Questo non è per dare meno importanza alle news ma per garantire la loro

reale natura, informare rapidamente, cosa che con la mensilità o bi-mensilità della rivista risulta

essere più difficile. Speriamo quindi in questo modo di darvi ancora una volta un servizio migliore! Ma

le novità non sono finite e con soddisfazione vi annuncio la nascita della nostra nuova rivista dedicata

al mondo del SUP in seguito alle richieste e al recente successo della rubrica presentata nei numeri

precedenti. Rivista autonoma ma veicolata su Funboard al suo debutto sarà distribuita capillarmente

anche grazie all’apporto fondamentale dello storico magazine. Un nuovo progetto e un’avventura

inedita, con grandi motivazioni e nuove sfide ad attenderci; abbiamo una gran voglia di lanciarci anima

e corpo, senza esitazioni. Certo è anche una scelta dettata dalle tendenze del mercato, un settore in cui

i più importanti brand del windsurf e non solo stanno investendo energie e risorse, stanno nascendo

nuovi marchi e noi di Funboard siamo pienamente convinti che il SUP, oltre ad essere un movimento in

espansione, porterà di riflesso linfa vitale anche al nostro amato windsurf! Noi ci dedicheremo con

passione anche a questa nuova rivista come abbiamo sempre fatto con Funboard, dandogli il nostro

stile, raccontandovi nuove ed entusiasmanti storie e cercando di farvi scoprire questo nuovo modo di

interagire con l’acqua, soprattutto cercando di trasmettere l’estrema immediatezza di questo sport

anche a chi non ha mai avuto l’occasione di prendere una tavola da surf in mano. Chiunque può provare

e magari, se non lo sa ancora, capirà cosa può trasmettere il mare e diventerà uno di noi! Il nome di

questa nuova pubblicazione è SUPTIME!

Fabio I-720

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01. MATTIA PEDRANI 34,55

02. CESARE CANTAGALLI 28,45

03. RAIMONDO GASPERINI 23,30

04. ANDREA ROSATI 21,20

05. FABIO CALO' 20,35

06. ROBERT HOFMANN 20,20

07. FRANCISCO PORCELLA 16,75

08. NICOLA SPADEA 15,75

09. FEDERICO LA CROCE 14,90

10. VALTER SCOTTO 10,30

11. MASSIMO MANNUCCI 9,50

12. EZIO PAPALIA 9,40

13. ANDREA BALDINI 9,30

14. VITTORIO MAZZOCCA 8,85

15. CARLO ROTELLI 7,20

16. IVAN ZECCA 7,05

17. GIANNI VALDAMBRINI 6,80

18. STEFANO LORIOLI 6,50

19. MARCO REVEL 5,80

20. NICHOLAS SLIJK 5,50

21. ALBERTO MENEGATTI 5,00

22. ANDREA MARIOTTI 4,75

23. JOHN BENAMATI 4,30

24. FRANCESCO PRATI 3,75

25. MATTIA FABRIZI 3,70

26. ANDREA CUCCHI 3,60

27. VALENTINA CRUGNOLA 3,40

28. MATTEO IACHINO 3,40

29. VITTORIO MARCELLI 3,00

30. ROBERTO DA COSTA 2,90

31. GIANMARIO PISCHEDDA 2,80

32. ANDREA FRANCHINI 2,65

33. MARCO BEGALLI 2,40

34. GABRIELE VARRUCCIU 2,20

35. MASSIMO RE 2,15

36. PIETRO ALBANO 2,10

37. GIGI LE CARRO' 2,05

38. MALTE REUSCHER 2,05

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Come promesso vi proponiamo l’esposimetro nazionale

2009 con la classifica finale dei rider italiani più

fotografati in questa stagione. Il sistema di conteggio dei

punti lo potete trovare sul numero 119 di Funboard (o

semplicemente cliccate su ISSUE ARCHIVES del nostro sito

funboardmag.com e sfogliatevi virtualmente il numero in

questione). Abbiamo tabulato per un anno intero le riviste

FUNBOARD, WINDSURF ITALIA e WIND NEWS catalogando

ogni singola foto dei rider italiani.

Riassumendo in breve le regole:

- Tutti i rider italiani vengono “schedati” e ricevono un

punteggio per ogni foto pubblicata o per ogni pagina a

loro dedicata. Nel conteggio sono incluse le pagine

pubblicitarie.

- Ogni rivista viene tabulata pagina per pagina

assegnando un punteggio per ogni foto pubblicata al

rider e, dai risultati ottenuti, si realizzano delle rank e dei

grafici che traducono visivamente i risultati.

- Il sistema di punteggio prevede: copertina/3punti;

pagine interne/1punto; foto piccole o pagine condivise da

più rider/da 0.25 a 0.5.

Il rider più attivo, che ha dato in questo modo maggiore

visibilità ai suoi sponsor, è stato Mattia Pedrani. Mattia è

stato presente sulle riviste a 360° con report di gare,

sequenze didattiche, interviste, test materiali e come

testimonial di alcune pagine pubblicitarie di Simmer. In

seconda posizione troviamo un rinato Cesare Cantagalli

che facendosi portavoce di due marchi italiani con cui

collabora direttamente (Challenger Sails e 99 Custom

Boards) è stato più volte presente sulle pagine

pubblicitarie di questi marchi ed ha anche scalato la

classifica con alcune sequenze didattiche dedicate al

wave. In terza posizione troviamo Raimondo Gasperini

che supera in volata finale il suo eterno rivale Andrea

Rosati. Dalla parte di Raimondo sicuramente la

sovraesposizione della pagina pubblicitaria Pat Love con

la sua foto in action, non dimentichiamoci anche un paio

di servizi “tosti” modello “spot guide” ed una doppia

pagina sull’annuario Surfing. Andrea Rosati invece può

vantare nel 2009 una copertina su Funboard ed altre due

copertine “condivise” (Windsurf Italia e Surfing). Nella

Top Ten troviamo anche Robert Hofmann, sempre molto

visibile su Windsurf Italia, Francisco Porcella, sempre

costante su tutte le riviste, Federico LaCroce, con un finale

d’anno in crescita esponenziale, Nicola Spadea, presente

ovunque, Valter Scotto e Fabio Calò.

Per l’esposimetro 2010 adotteremo una modifica:

moltiplicando il risultato finale per il coefficiente della

quantità totale del numero delle riviste su cui è uscito il

rider. Per fare un esempio semplice: Andrea Baldini, in

13° posizione, grazie al suo successo nello Speed ha

ottenuto un’ottima e ampia copertura sulle riviste di fine

anno, ma solo su un paio di numeri; Nicola Spadea, in 8°

posizione invece, è stato presente con regolarità su tutte

le riviste nell’arco dell’intero anno. Secondo noi la

regolarità della presenza del rider sulle riviste va

premiata. Per questo motivo il prossimo anno

aggiungeremo questo coefficiente

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WELCOME EMMAIl nostro amico e collaboratore Federico LaCroce con Nicoletta ci hanno

annunciato con immenso piacere la nascita della loro bellissima bambina

Emma, nata a Milano il 13 gennaio 2010 alle ore 19.15 con uno “shape” di tutto

rispetto: 4,04 kg x 51 cm! Speriamo solo che la piccola Emma prenda lo stile

di LaCroce ma la bellezza di sua mamma, scherzi a parte congratulazione a

tutti e tre dalla redazione di Funboard.

FRANCESCO PRATI PASSA A RRDFrancesco Prati (ITA-10), nostro

collaboratore per la rubrica

2fast, entra a far parte del team

RRD per la stagione 2010. Userà

i nuovi slalom X-FIRE 2010.

Francesco: “Sono molto

contento di entrare nel team

RRD, appena ho provato gli X-

Fire non ho avuto alcun dubbio,

se già nel 2009 erano delle

tavole velocissime, quest’anno

hanno veramente superato tutti

i limiti, non hanno rivali. Sono le

tavole più performanti che

abbia mai provato, e non vedo

l’ora di dimostrarlo.”

BACK AGAIN! Mikel Slijk titolare del negozio di surf SHAKA a Torbole torna in Conca d’Oro con la

sua nuova scuola si surf dopo una pausa di 7 anni. In previsione una Shaka Bump

con le Star e tante novità!

Per informazione e prenotazioni potete contattare la mail: [email protected].

Su funboardmag.com vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.

IL NUOVO MODO DI SURFARE CON “CONTACT” 2010.IL NUOVO BOMA CON SHOCK ABSORBER BY TECNO LIMITS

Sin dalla nascita di questo meraviglioso sport il boma ha subito negli anni

molteplici modifiche atte a migliorarne l’uso ovvero agevolare il suo montaggio

sull’albero (maniglia con attacco rapido), aumentare la sua rigidità (con l’impiego

di fibre di carbonio nei tubi) e innumerevoli modifiche alla geometria dei tubi ma

sostanzialmente è rimasto immutato il suo concetto basilare. Ovvero il boma, in

generale, concettualmente è costituito da un tubo piegato ad U dove nella zona di

curva della “U” viene fissata la maniglia con lo scopo di agganciare rigidamente

l’albero e dalla parte opposta viene infilato un terminale regolabile per fissare la

bugna della vela. Completamente smontabile. Prima di tutto per il nuovo Contact è

stato notevolmente ridotto il disassamento tra asse tubi e centro albero. Questo

comporta in termini di uso una grande precisione e sensibilità dovuto al diretto

innesto delle 2 ganasce del boma sull’albero. La grande sensazione che ne deriva

può essere paragonata ad una conduzione che si può esprimere come avere

“l’albero tra le mani”. Questo tipo di fissaggio avrebbe controindicazioni in termini

di confort se non venisse sopportato da un ammortizzatore interno che interviene

costantemente liberando le nostre braccia da stress e colpi. La “surfata” con il

Contact diventa fluida, docile, precisa, reattiva e si potrà prolungare, in quanto non

affatica, le nostre uscite. Inoltre il boma wave non peserà nemmeno 2 kg, un

traguardo impensabile e lungamente atteso! Inoltre, da non sottovalutare, il rig

rimane stabile perchè è l’ammortizzatore che lavora costantemente e non stressa

le nostre braccia. Ne viene facilitata la surfata in condizioni wave anche radicali,

l’atterraggio da un salto non fa scappare il boma dalle mani. Con lo slalom il rig

dotato di questo sistema “Shock Absorber”, permette di sviluppare maggiore

velocità. Da non sottovalutare l’effetto visione libera perchè è assente la sporgenza

anteriore della maniglia rispetto all’albero. Sempre a causa del minore ingombro

sulla zona anteriore del boma ne consegue di velocizzare il cambio di mura. Il boma

è completamente smontabile senza attrezzi per cui, quando necessita, occuperà

meno spazio rispetto a un boma tradizionale. La sua modularità è completa in

quanto, se necessario, sarà possibile sostituire qualsiasi componente a ricambio

(tubi, componenti maniglia, ammortizzatore, terminale) e questo peserà meno sia

sulle tasche dei possessori che sull’impatto ambientale, creando nel futuro il

minimo possibile di smaltimento rifiuti. Il progetto nasce da una collaborazione, tra

un esperto surfista tecnico, Efisio Atzeni, un esperto progettista specializzato nel

campo della ricerca e sviluppo consolidata per 40 anni in grosse Aziende affermate

e surfista Giovanni Alcedo, già ai primi mesi del 2007, e la Tecnolimits di Massimo

Ravasio. È stato necessario testare molteplici prototipi con lo scopo di arrivare a

centrare l’obiettivo prefisso. Di pari passo si passava dalla progettazione alla

verifica dei componenti con analisi FEA alla verifica in acqua. Il tutto volto a

garantire i risultati e la resistenza dei suoi componenti. Nel 2008 fu depositata la

domanda di brevetto della maniglia e del meccanismo inerente lo “Shock

Absorber”. Da sottolineare che il progetto è stato sviluppato completamente con

l’ausilio di programma CAD modellatore tridimensionale e tutti i componenti

verificati con le Analisi ad Elementi Finiti (FEA). Il tutto completamente verificato da

oltre 2 anni di test intensivi da parte di vari atleti e varie specialità in modo da

evidenziare e convalidare i pregi ipotizzati.

È stata determinante e fruttuosa la collaborazione intrapresa con Tecnolimits Srl

con lo scopo di industrializzare e commercializzare il prodotto incorporando tutte

le positività in termini di esperienza raccolte da una azienda avente una pluriennale

capacità specifica nel settore.

Concludiamo con l’affermare che la caratteristica principale, al di là di tutte le

parole, e dell’espressione comune da parte di tutti gli atleti che lo hanno testato, è

che si tratta di un boma abbastanza diverso che trasforma in senso piacevole la

surfata e che difficilmente se ne può fare a meno: provare per credere. Foto e

dettagli tecnici presto su funboardmag.com

Mikel Slijk

Francesco Prati

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99/69Eccovi la ricercata combinazione dei numeri vincenti! “Affiancato al nr.

velico I-69 c’è oggi un nuovo  logo sulla penna della sua vela, e un’ancor

più, una nuova tavola sotto i suoi piedi!”. Un giovane personaggio dal look

e carattere tipicamente mediterraneo, con valide potenzialità e capacità

di esprimersi ad alti livelli in tutte quelle discipline legate al board-

riding. È grazie al suo innato feeling con le onde che oggi lo troviamo, a

soli 23 anni e privo di limiti, con o senza vela, a surfare montagne d’acqua

tra Jaws e Teahupo, o ad estremizzare ogni manovra con stile e radicalità

tra gli spot più ambiti del globo. Stiamo parlando di Francisco Porcella (I-

69) e della sua neonata collaborazione con l’emergente board-brand 99-

NoveNove  in un’accoppiata “tutta italiana” che dimostra un’energica

crescita del marchio a livello internazionale. Insieme produrranno i nuovi

gioielli del waverding, contrassegnati da quel sigillo di garanzia da

sempre riconosciuto quale è il “made in Italy”. È una

storia affascinante! Quella di un cambio generazionale tutto italiano, dove

quel ragazzino surfista di ieri (I-99 Cesare Cantagalli, oggi coaudiuvato

dall’amico-top-shaper Gianni Valdambrini nel progetto  99-NoveNove),

trasferisce  le proprie esperienze e maturità surfistiche,  mentre quel

bambino di allora di nome Francisco Porcella crescendo diventa una star

italiana del wave riding internazionale…“Ripensando a quel bimbo che

all’età di 6 anni aggrappato alle mie ginocchia provava i brividi delle prime

planate, e vedere oggi il nostro marchio rappresentato da quel

“Francisco”, oramai riconosciuto atleta di fama internazionale, è per noi

motivo di estrema soddisfazione”.  Cesare Cantagalli. “Il fatto che abbia

deciso di appoggiarsi alla nostra azienda (ACME/99 design), considerando

la nostra esperienza negli shape, il supporto a favore di una sua crescita d’immagine, sposando la nostra filosofia nel mondo del boardriding, è decisamente

un grosso stimolo per entrambi”. Gianni Valdambrini. Un connubio d’energia ed estrema potenzialità. Una sinergia tra immagine-prodotto-azione-esperienza

che Cantagalli, Valdambrini e Porcella potranno, insieme, esprimere e generare tramite un solo logo. Welcome to 99 NoveNove Francisco! ACME srl via I.Nievo

10/I - 59100 Prato (PO). Italy - tel:0574 870224 - [email protected] - www.99customboards.com

GAS FINDopo anni di studio e di ricerca, nel settembre 2009 nasce un nuovo

marchio nel settore windsurf “Gas Fins”- azienda impegnata nella

produzione di pinne custom; l’obiettivo è creare e realizzare prodotti

d’eccellenza contraddistinti da uno sguardo multidisciplinare e dall’unione

di competenze tecniche diverse. Le pinne - realizzate nei laboratori di Roma

e fresate a controllo numerico dopo una prima progettazione 3D vengono

testate con innovativi plug in di fluidodinamica e attraverso severe

verifiche di funzionalità, direttamente in acqua; infine sono

scrupolosamente passate in produzione. La recente e preziosa

partecipazione del noto campione italiano Andrea Rosati, ha dato vita alla

prossima collezione: sulla scia del nuovo trend hawaiiano delle pinne

ellittiche, Gas Fins ha messo a punto la linea Mega ed Elix, ora disponibile

per sbalordire tutti coloro che vogliano veramente provare un nuovo modo

di fare windsurf, oltre ad Andrea collaborano ai test e allo sviluppo i rider

Nicola Spadea, Alessio Angeli e Claudio Marzeddu. Per info www.gasfins.it.

Prove e riflessioni a breve su www.funboardmag.com

Francisco Porcella.© Rudy Castorina

Page 22: Funboard 128

20

NON SOLO MUTEWindcather drysuit 3L. L’unica muta stagna costruita interamente in Cordura accoppiato in tre strati per garantire il

massimo della resistenza ad un’ottima traspirabilità alla sudorazione. Un prodotto studiato per chi pratica sport

acquatici (windsurf, kite catamarano, etc) ed esige una totale libertà di movimento anche nelle manovre più radicali. Le

mute sono interamente prodotte nel laboratorio aziendale di Lecco fornito anche di un efficientissimo laboratorio di

assistenza. Anche per quest’anno è confermato Mattia Pedrani come testimonial e tester con il giovanissimo Matteo

Romeo che già hanno dato una mano nella scorsa stagione per migliorare ancora di più l’efficienza della muta. Novità

di quest’anno (dopo due stagioni di test) le nuove morbidissime cerniere tizip. Le cuciture sono fatte a mano e

termosaldate a caldo con macchinari professionali in grado di assicurare un’ottima tenuta. Anche le guarnizioni sono

applicate a caldo per una tenuta sempre ottimale. Il modello è rinforzato in cordura 500 nei punti più soggetti

all’abrasione e rottura è presenta un taglio ottimizzato per consentire un’alta mobilità nei movimenti. La muta è dotata

di collo, polsini e caviglie in lattice con la possibilità di montare anche i calzari, protezione antivento per il collo e

protezione paraspruzzi per le caviglie e polsi, bande riflettenti 3M ad alta visibilità di sicurezza su tutta la muta. Nel

nostro laboratorio vengono prodotti anche sottomuta tecnici ed altri capi tecnici per chi pratica sport acquatici.

Distribuito da: Non Solo Mute, tel. 03411840338; web www.nonsolomute.com; e-mail [email protected]

VOTA LA FOTO ECSTASYDopo due mesi di collaborazione tra Funboard e windsurfmag.it la votazione è

terminata e le foto per le prossime Ecstasy sono state scelte da voi. Il primo

posto se lo aggiudica Simone Grezzi con un bellissimo Ponch sulle onde del

“biancone” durante l’ultima edizione della Shaka Bump&Jump di Torbole, Lago

di Garda. La foto la potete trovare sull’Ecstasy di questo numero di Funboard. Il

secondo posto (la foto verrà pubblicata sul prossimo numero) va invece ad

Alessandro Finessi in arte Cresta, local trapiantato di Porto Pollo, nella sua

“classica” manovra: Cheese Roll su acqua piatta. Se andate a Porto Pollo e

vedete un ragazzone che si arrotola sulla vela e ne esce perfettamente in piedi

questo è il Cresta con il suo immancabile cavallo di battaglia! Fabio Calò

ringrazia tutti coloro che lo hanno votato ma rinuncia al primo posto.

Inoltre tra quelli che hanno votato e lasciato la propria e-mail, come da

regolamento, sono stati estratti due abbonamenti gratuiti a Funboard per un

anno, i fortunati vincitori sono:

- Fabio Varesano

- Claudio Nicoletti

Ringraziamo windsurfmag.it per la collaborazione ed ovviamente anche il

fotografo, Cataldo Albano per le 36 foto del concorso.

Page 23: Funboard 128

STINTINO CONTEST, IL VENTO TRA LE MANIDal 3 al 5 aprile la Pelosa diventerà un “surf spot” di primo piano, con atleti di windsurf e kitesurf

a darsi battaglia nelle acque dello splendido mare del golfo dell’Asinara.

SASSARI 30 gennaio 2010. Il vento, il mare, le onde tra splendidi paesaggi circondati da una natura

ancora incontaminata saranno gli ingredienti del primo “Stintino Contest” che si svolgerà nel

periodo di Pasqua dal 3 al 5 aprile 2010 a Stintino. Nello stupendo paesaggio della Pelosa di

Stintino, che per l’occasione diventerà un “surf spot” di primo piano, il windsurf e il kitesurf

saranno gli sport protagonisti di un evento che, in Sardegna, si preannuncia tra i più interessanti

nel panorama delle manifestazioni sportive primaverili. Un grande “raduno” in grado di

catalizzare professionisti e amatori ma che vuole coinvolgere anche la famiglia e consentire a

tutti di godere di questa splendida località. A seconda delle condizioni meteo, nel golfo dell’Asinara

gli atleti di windsurf e kitesurf si affronteranno in prove di long distance, ins & out, freestyle e

wave. A fare gli onori di casa ci penseranno Roberto Tavazzi per il windsurf e Antonio Egris per il

kitesurf. La manifestazione in programma a Stintino sarà anche l’occasione per le aziende

produttrici e distributrici di materiali per il windsurf e il kitesurf di far conoscere e testare gli ultimi prodotti disponibili sul mercato. L’evento Stintino Contest sarà

presentato ufficialmente dal 18 al 21 febbraio a Milano, in occasione della Bit 2010 presso dello stand del Comune di Stintino. Per info news e proposte di soggiorno:

www.mec3.sardegna.it/stintinocontest; telefono ufficio 079.234965. Per maggiori info www.funboardmag.com.

SURF SEGNANALa nuova stagione è alle porte ed il centro SurfSegnana, Torbole sul Lago di Garda, sta preparandosi ad accogliere

i prossimi clienti. Tante le novità per il 2010, ad iniziare dalle nuovissime tavole Fanatic abbinate ai fantastici rig

della North Sails. Corsi windsurf per tutti i livelli e gusti, con lezioni individuali o di gruppo. Anche quest’anno

saranno garantiti corsi e noleggi per il kite con le attrezzature RRD. Transfer con i shuttle bus by SurfSegnana per

raggiungere i centri migliori rispetto alle condizioni del vento. Vantaggiose offerte con i pacchetti Blue Week e Blue

Week-End in convenzione con i migliori alberghi della zona. In più canoa, bike e catamarano, insomma se volete

vivere al meglio ed in assoluta tranquillità tutto ciò che il Lago di Garda possa offrire contattate la segreteria del

SurfSegnana e prenotate la vostra vacanza attiva.

Tel: 0464.50 5963 (3 linee); e-mail - [email protected], web - www.surfsegnana.it

Page 24: Funboard 128

Prima di tutto complimenti! Hai realizzato il sogno di molti. Una vittoria così

importante davanti al più grande windsurfista di sempre. Come ci si sente?

Ci si sente d’incanto! Quando il meccanismo gira alla perfezione e senza intoppi

(ed il Fato non rema contro) e sei in grado di esprimere il 110% è una sensazione

meravigliosa!

Ho sentito che con Bjorn vi siete parlati durante la gara, che vi siete detti?

Ero totalmente euforico, avevo volato a 42,6 nodi con più di 40 sulla run e con la

7.0! Verso fine gara, il vento ormai era sceso, camminando in acqua con Bjorn gli

chiedo quanto avesse fatto (avevamo i GPS con due velocità: media su 2 secondi

e media su 23secondi: circa 50 e 500metri) lui mi dice 36 (in inglese) ed io gli

chiedo 46? No 36-37 (sulla run chiaramente) risponde. A questo punto lo guardo

serio e basito e gli chiedo se avesse avuto problemi o non avesse preso delle

buone raffiche ma lui risponde sicuro, con la fierezza che lo contraddistingue:

“Certo che ho avuto delle buone raffiche”. A questo punto si avvicina, mi da il

cinque e con un sorriso dal grande Campione che è mi dice: “Bravo Principe sei

andato veloce!”. Ecco questa è stata un’emozione forte!!!

Quindi alla fine tu 40,4kts e il Terminator 37, come è stata la run?

Una vocina mi ha detto che nell’outside avrei potuto tentare senza rischiare di

morire (schiantandomi) e quindi ho chiuso tutto... E si vede che sono stato in

grado di controllare la situazione (non come a Karpathos che sono riuscito a far

esplodere pure il trapezio!!!). Sento che ho migliorato la tecnica di

sopravvivenza!!!

Comunque pure a Karpathos sei andato forte vero?

Si soprattutto nella prima gara dove ho fatto 44,13 sui 2 secondi e ho cominciato

ad accusare la fatica. Venivo da due mesi di riposo forzato: frattura delle

cartilagini sterno-costole per una caduta in bici (DH) il 23 maggio. La gara

cominciava il 26 luglio.

Ora capisco quando dici che il Fato non rema contro... Però tu non fai proprio una

vita conservativa?

Ma si... Abbastanza!

Ci dai qualche dritta per andare veloci?

Ci provo… Comincerei con la scelta del materiale che è fondamentale in relazione

alla condizione: intensità e costanza del vento, condizioni dell’acqua, angolo del

vento, lunghezza della run.

Un esempio può semplificare:

- Vento 25-30 nodi al traverso (90°): tavola sui 44cm, pinna 24cm, vela 6.0 non

Il “Principe” Andrea Baldini è il nuovo Campione Europeo di Speed 2009. Ha ottenuto questo risultatoutilizzando vele e boma italiani, cosa che rende la sua vittoria ancora più prestigiosa per il made in Italy.

Conosciamo un po’ meglio questo ragazzone che con passione e dedizione è riuscito a coronare il suo sogno. INTERVISTA RACCOLTA DA Karim Cirillo

ANDREA BALDINI VOLATRE NODI SOPRA IL CIELO

22

Il Principe vola a 44,13 nodi!© Patrik Pollak

Andrea Baldini.© Masters of Speed

Page 25: Funboard 128

23

troppo cazzata sotto e non troppo lasca di bugna, cime del trapezio 28, track

135cm e 5-7 kg nel weight jacket.

- Vento 25-30 nodi al lasco/gran lasco (140°): tavola 44cm, pinna 25cm, vela 7.1

ben cazzata sotto e bella lasca di bugna, cime del trapezio 32, track 130cm e 0-3

kg di zavorra.

Se l’acqua fosse molto choppata opterei per una tavola più grande che da più

sicurezza (50-54cm). Se è molto rafficato: niente pesi! Altra cosa importante è la

posizione: bisogna stare belli dritti con le braccia distese e sentirsi fieri come gli

antichi cavalieri, questo aiuta la posizione!

Non bisogna lottare col vento, ma nemmeno fargli prendere il sopravvento

(scusate il gioco di parole), essere decisi e sicuri e quando sembra che ci si sta

per sorprendere... È lì che una buona dose di fermezza tramuta la forza del vento

in velocità e un attimo dopo tutto diventa più facile: si va più veloci del vento ed

è lui a sentire la nostra furia; non noi la sua!!!

Ma a volte si cade?

Si ma spesso per colpa nostra!

Quando si cade ci si fa male. Ho sentito che in Namibia 2007 ti sei rotto malamente

una costola. Eri andato a salvare un concorrente “non proprio liceale” vero?

Che storia. Eravamo appena arrivati dopo tre giorni di viaggio, appena il tempo

di mangiare e dormire poche ore, per alzarci presto e preparare l’attrezzatura

sull’isola dove si fa Speed, quando si decide di fare un fun race. Il vento era

leggero: 15-20 nodi. Entro col Falcon 80 e la 7 metri, faccio due run rilassato sui

34kts e sono tra i primi 10, mi sento in forma. Esco per bere ed il vento aumenta

fino a 40 nodi di traverso. Prendo la 5.0 ed il 44 custom e rientro determinato.

Come parto di bolina vedo una cosa gialla tipo una boa a 300 mt da riva (in

Namibia si sta sempre entro i 100 mt e il run tra 0 e 15 mt dalla riva), mi accorgo

che si trattava di un caschetto e vado a vedere. Era un simpatico signore di 60

anni svedese che si era voluto cimentare nella gara. Il grosso problema era che

a differenza dei nostri mari, lì più vai a largo meno vento c’è... C’erano 15 nodi,

lui poi aveva paura degli squali (come dargli torto), non potevo trainarlo a causa

dell’attrezzatura che mi ritrovavo e non mi rimaneva altro che nuotare 100mt

prima di riprendere il vento... In 15 minuti arrivo a terra, avverto il gommone di

salvataggio che in 2 minuti riporta il malcapitato a riva. Così riparto e vedo Patrik

Dietehlm passare a oltre 42kts e penso: “Ok manca pochissimo alla fine e voglio

fare almeno un run”. Come passo la boa dei 100mt al via, bandiera rossa e gara

finita (per 2 maledetti secondi). Faccio lo stesso il run con la 5 a stecca,

volando!!! A fine run per la stanchezza (10 minuti di nuoto con pesi e

attrezzatura, 100 prove di partenze dall’acqua, stress ecc!!!) e per il nervoso,

invece di rallentare in modo consueto mi lascio cadere in acqua e mi sono

bloccato senza rimbalzare e l’impatto è stato “brutale”, come disse poi David

White che mi ha visto da dietro. Rimango senza fiato e se non fossero arrivati i

soccorsi in 10 secondi (ero a 20 metri da riva davanti alla giuria) rischiavo di

affogare! Sento che mi sono rotto le costole. Come purtroppo si vedrà poi dalle

lastre fatte a fine competizione, la nona costola aveva due fratture, una

scomposta ed una composta. Ciò nonostante ho portato a termine tutte le nove

prove dei sette giorni seguenti, anche se faceva male, soprattutto nella partenza

dall’acqua col ventone, terminando purtroppo solo 35° su 45 con 37kts di run (un

abisso dietro i 42 e più di Albeau, Dunkerbeck, Finian e Patrik). Una delle poche

parole di conforto nei primi giorni di gara l’ho avuta da Finian: “Per favore Prince

non rientrare più in acqua, non ti posso vedere soffrire così, non siamo mica nel

medioevo... Se ti buchi un polmone qui dove ti fai curare? Riposati che poi tra due

mesi al canale ti prenderai le tue rivincite!”. Se gli avessi dato retta avrei avuto

una convalescenza più corta e meno dolorosa! Il giorno seguente vado nell’unico

laboratorio medico nell’arco di chilometri e le lastre purtroppo mi confermano

quello che temevo: frattura scomposta ecc.

E poi sei andato al canale?

Si ma non ho fatto niente di buono. Non ho mai avuto una run decente. Però ho

visto Antoine fare il record. È stato emozionante!

Sembra che Dungarvan sia stata una sorta di rivincita?

A Dungarvan ha girato tutto in modo giusto, l’attrezzatura era perfetta, mi

sentivo bene fisicamente e di testa e l’atmosfera tra i concorrenti era

corroborante! Più che una rivincita ho raggiunto un obiettivo che dentro di me

sentivo di poter sognare… Ma tra i sogni e la realtà ce ne passa, e qui sono

andato al di là dei sogni!!! Una cosa bellissima poi sono stati i tantissimi

messaggi ricevuti da un po’ tutto il mondo del racing (via Facebook, sms,

telefono). Non erano i soliti complimenti, mi hanno davvero toccato il cuore! È

meraviglioso avere il privilegio di poter condividere un’emozione così grande!

Quali sono i tuoi obiettivi per il 2010?

Alcune gare del World Tour, i mondiali in estate e soprattutto il Canale in

autunno! Stiamo studiando insieme con la Challenger Sails, Al360, Anders

Bringdal e Chris Locwood i giusti materiali per abbattere questo famoso muro

dei 50 nodi col windsurf! Mi Auguro che Pascal Maka e Christophe Simian

(organizzatori del Masters of Speed) possano brindare a questo grande obiettivo

entro la primavera del 2011!!! E non si sa mai che qualcosa di italiano sarà lì

nell’Olimpo dei grandi!

Sarebbe meraviglioso!

Sarà meraviglioso!!! Un saluto affettuoso a tutti i lettori di Funboard e Vai Col

Vento!

© Pierre Bisson/gsyphoto.com

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Bhè, nell’ultimo periodo ci sono stati un sacco di turisti che sono arrivati qui e

mi hanno chiesto cosa stesse succedendo? Abbiamo appena passato uno degli

inverni con meno vento degli ultimi vent’anni! La buona notizia è che le onde non

sono mancate, il surf è stato davvero da

paura, ha pompato praticamente ogni

giorno e ci sono un sacco di persone che

ne sono state molto contente.

Jaws ha rotto con regolarità circa una

volta ogni due settimane e tutti ne hanno

approfittato! Dopo tre anni senza che

succedesse un granchè, la giostra ha

ricominciato a girare. Dire che ci fosse un

bel po’ di gente è riduttivo, ma va bene

così. Il pubblico è anche in costante

aumento e non vedono l’ora di piazzarsi

sull’orlo del burrone a guardare i rider

sfidare la forza dell’oceano, con onde da

15 e più metri.

Per quanto riguarda il windsurf, ha fatto

davvero pena. Ogni tanto entra un po’ di

vento per qualche perturbazione di

passaggio, ma niente di chè. Devi essere

pronto ad agire in ogni momento

altrimenti rischi di restare a mani vuote! A

parte la mancanza quasi totale di vento, il

tempo è stato perfetto: sole, cielo pulito,

acqua cristallina e blu... La vita è bella.

Per il “surfmercato”, ci sono stati un sacco

di cambiamenti di sponsor in questo

ultimo periodo. Sicuramente le maggiori

novità riguarda Starboard/Severne, che

hanno acquistato le gemelle Moreno!

Penso sia un ottimo affare per tutte le

parti! John Skye è passato ad RRD anche per le vele e sembra voglia spingere.

Gaastra ha reclutato un sacco di nuovi atleti: Finian Maynard sì è unito al Team

di Racing e sarà letale con le nuove Vapor tra le mani. Il campione Europeo,

Steven Van Broeckhoven, ha rinforzato il

già portentoso team di freestyle. La

campionessa del mondo femminile PWA,

Sarah-Quita Offringa continuerà a lasciare

il segno in Tour con Gaastra. Phil Horrocks,

direttamente dall’Inghilterra, userà a sua

volta le nuove Gaastra Manic per il 2010 ed

oltre. Sembra che Neil Pryde abbia deciso

di stringere la cinghia ancora una volta ed

ora terrà solamente i suoi star rider...

Anche North Sails ha ridimensionato il suo

team, probabilmente a causa dell’attuale

situazione economica disastrosa.

Le vele Vandal stanno cominciando ad

attirare attenzione a livello mondiale. Dopo

aver vinto la tappa finale di PWA Wave a

Sylt, il marchio sta spingendo parecchio,

sull’onda di parecchi review positivi. È

sempre bello vedere qualcosa fuori dal

normale.

Non riesco a dirvi se vi siano o meno un

sacco di pro in zona, a causa della totale

assenza di vento...

Ho visto Kauli l’altro giorno e so che anche

John Skye è qui, tutti aspettano con ansia

un po’ d’azione. Per altre informazioni

ed updates giornalieri, controllate

www.pritchardwindsurfing.com per aver

le ultime news dal paradiso!

What’s happening in Maui? Dal punto di vista del vento il nostro corrispondente Matt Pritchard ci informa che non èsuccesso proprio nulla, anzi è stata una delle peggiori stagioni degli ultimi anni. Ma dal punto di vista delle onde il

discorso cambia radicalmente, infatti sono state tantissime le giornate buone per il surf e per il SUP e Jaws è tornato alavorare come nei migliori anni. Francisco Porcella non si è perso una mareggiata e stanno circolando delle foto da urlo

del nostro migliore esponente italiano per il big waveriding. Tutte le aziende hanno giocato le proprie carte nelsurfmercato e possiamo vedere due comportamenti diametralmente opposti: da una parte i colossi di Neil Pryde e NorthSails che hanno drasticamente ridotto il numero dei loro team rider; mentre dall’altra parte marchi come RRD, Severne,Vandal e Gaastra hanno messo a segno colpi importanti accaparrandosi molti big name. In particolar modo sembra che

Gaastra, di cui Matt Pritchard è team manager, abbia aperto i rubinetti investendo su molti nuovi team rider, come FinianMaynard e i giovani talenti Steven Van Broeckhoven e Sarah-Quita Offringa. Ai posteri l’ardua sentenza.

TESTO DI Matt Pritchard

GENNAIO 2010

Steven Van Broeckhoven,Campione Europeo Freestyle,

è il nuovo acquisto di Gaastra.

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INTERVISTA A LAURE TREBOUX

Dove sei cresciuta?

Sono cresciuta in Svizzera a Lausanne.

Come hai scoperto il windsurf? Sul lago di Lausanne?

Si, ho visto volare sull’acqua alcuni windsurf durante un giorno particolarmente

ventoso a casa. Mi sembrò sorprendente, mi entusiasmai a tal punto da voler

assolutamente imparare. Ricordo con precisione l’istante preciso di quel

momento e credo non lo cancellerò per il resto della mia vita.

Come sei arrivata ad essere una professionista di questo sport?

Viaggiare per il mondo e fare windsurf nei luoghi più belli è sempre stato un

sogno. Diventare una professionista è avvenuto lentamente quasi da solo.

Lavoravo sodo per guadagnare soldi e poter partire per far windsurf. Poco alla

volta facevo progressi, un po’ di gente mi vide e disse che potevo provare a fare

qualche gara. Così ho provato con ottimi risultati sin dall’inizio. È in quel

momento che gli sponsor hanno iniziato a supportarmi.

Hai dovuto affrontare grossi ostacoli perseguendo il tuo sogno? Immagino il

tipico stile di vita svizzero sia diverso da quello che segui ora!

Si certo, non è facile dire agli altri che vuoi partire per fare windsurf appena

terminato il liceo… Ma l’unica cosa che desideravo era essere in acqua ed essere

felice, e quando ho qualcosa di preciso nella mente e difficile dissuadermi per

farmi cambiare idea. È così che mi buttai a capofitto. Ero davvero contenta di

darmi da fare per poter andare in acqua. Lavorare come istruttrice mi piaceva

molto e mi piace tutt’ora, quindi insegnare e poi partire per qualche viaggio e poi

© birdseyeviewphotograph

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tornare era perfetto. Il divenire professionista è stata una conseguenza, sono

stata anche fortunata, ho “avuto un bonus” e da allora le cose sono andate

sempre meglio!

Le onde, sono state la passione sin dai tuoi esordi?

Si, sono sempre stata affascinata dalle onde, leggevo giornali di surf ancora

prima di essere mai salita su una tavola, e guardavo video di wave con le mie

compagne ancor prima di imparare a strambare! La prima volta che sono uscita

tra le onde è stato in Australia, durante il mio primo grande viaggio… E lo amate

da subito.

Mi ricordo di te alla prima apparizione in Tour, eri impressionante: pareva che

essere in competizione non ti stressasse per niente! Era davvero così?

Haha, no per niente! Le gare sono il mio peggior nemico, non mi sono mai

piaciute. Nonostante io sia migliorata nei risultati, più faccio gare più è peggio

con lo stress, che aumenta sempre di più tanto da bloccarmi e dimezzare la mia

resa rispetto quello che faccio normalmente.

So che trascorri molto del tuo tempo in Australia, è un buon posto per migliorare

in wave o sono quasi solo spot troppo radicali?

La costa ovest Australiana è per me il miglior posto per fare wave! Amo tutto di

questi luoghi. Le onde sono favolose e ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i livelli:

da morbide e facili a grandi e potenti! C’è tutto lì!

Sino ad ora qual è il posto più bello che hai surfato?

Gnaraloo.

Cosa significano per te le onde?

Tutto! La mia vita è basata sul mondo marino e ciò che lo circonda. Appena

comincio a surfare un’onda il mondo si ferma. Non c’è più niente attorno a me.

Laure Treboux in Australia.© birdseyeviewphotograph

© birdseyeviewphotograph

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Quando navigo normalmente la mia mente è occupata da diversi pensieri, ma

non appena sono su un’ onda è tutto, siamo solo l’onda ed io, nient’altro. Se ne

prendo una bene è a dir poco entusiastico! Una buona giornata di wavesailing è

semplicemente il meglio, difficile da descrivere.

Di cosa non potresti fare a meno?

La mia famiglia, i miei amici, Simon, il mare e la musica.

Tra gli altri compagni in Tour, qualcuno in particolare rappresenta molto per te?

Un po’ di loro sono ora parte dei miei amici. Navigo e viaggio molto con loro, sia

in Australia che in altri posti.

C’è qualcosa che rimpiangi pensando alle decisioni intraprese sino ad ora?

No, sono così felice delle decisione prese fino ad ora, nessun rimpianto! Cerco

sempre di fare del mio meglio per ciò che credo sia giusto, anche se a volte è

difficile. In questo modo non c’è spazio per rimpianti e la vita va meglio. Sono

grata a tutti coloro che mi hanno appoggiata e supportata. Non sarei mai

arrivata qui senza tutti voi.

Qual è l’ostacolo più difficile che hai dovuto superare?

Rimanere a lungo lontana dalla mia famiglia e gli amici più cari, specialmente

durante le gare che sono per me tanto dure.

Qualche consiglio per aspiranti waver? Quale potrebbe essere secondo te il

primo passo per entrare in confidenza con le onde?

Cominciare con onde piccole. Ci sono molti spot wave facili, perfetti per un

approccio con il waveriding. È bene imparare a saltare e surfare senza

“spaccarsi” in caso di cadute. Allora si può poi cominciare ad uscire con onde

più grandi in modo da prendere sempre più confidenza. Potete divertirvi

tantissimo anche con onde piccole! Non è necessario andare a Margaret River

come prima uscita!

Qualche sogno nel cassetto?

Si, tanti nella mia lista…

Surf o windsurfing: entrambi.

Freestyle o wave: Wave se posso scegliere. Ma amo il Freestyle

se non ci sono onde!

Mure a sinistra o mure a destra: mure a sinistra.

Tavola e vela preferite: la mia piccola Fanatic Twin e 4.2 Ego.

Cibo preferito: Sushi e Pizza.

Un must per il tuo ragazzo: essere perfetto… Haha!

Musica preferita: Hip hop e reggae.

Libro preferito: Prisoner or birth, di Jeffrey Archer.

Film preferito: Ghost Dog.

Lingua preferita: italiano.

Rider preferito: Jaegger Stone.

Hobby: Surf, snowboard, wakeboard, cucinare, leggere.

Bottom a sinistra e Aerial a destra per Laure.© Sebastien Staub

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Quando l’ho conosciuto credevo fosse uno dei tanti Campioni che si incontrano alle

manifestazioni sportive, uno dei talenti naturali che passano 10 mesi l’anno in Sud

Africa o a Maui, uno di quelli ai quali riesce tutto facile. Lo studiavo e pensavo

“Cavolo...come fa? Come fa ad essere sempre così in forma?”. Poi ho iniziato ad

uscire insieme a lui al Naloo, il circolo vicino Roma dove grazie ad un termichello

primavera\estate da 16-17 nodi è possibile uscire quasi tutti i giorni, e ho iniziato a

scoprire il segreto del suo successo. Dietro lo stato di grazia del 44enne Marco

Begalli (3 figli, 1a moglie, 1 cane 3 gatti, un lavoro come Ag.di Commercio) non c’è

solo lui. Marco è infatti la parte visibile del lavoro di un team che ha schedulato e

proceduralizzato la magica formula per l’eterna giovinezza e, quello che faremo nei

prossimi mesi, è cercare di farvi vedere che è possibile e si può... Mantenersi in

forma si può! Poi starà a voi provarci (per me è stato così lo scorso anno) o

continuare a scivolare inesorabilmente verso la vostra vecchiaia fisica. Il Real Power

inizierà oggi con l’art. scritto dalla d.ssa Ilaria Pugliesi, da 6 anni la sua Nutrizionista.

Ilaria ci parlerà del percorso affrontato e di come Marco si prepara alle gare. Nei

prossimi mesi incontreremo Giuseppe Pugliese, Preparatore Atletico, ed il suo

Fisioterapista per poi farci raccontare direttamente da Marco con che spirito

bisogna scendere in acqua.

Marco Begalli quest’anno ha vinto:

• Campionato Formula Overall e Master

• Italian Slalom Tour Overall e Master

• Coppa Italia di Formula

• Campionato italiano Slalom Master e Vicecmpione Overall

Questi numeri e la preziosa collaborazione con Funboard hanno un obiettivo:

sviluppare in noi la consapevolezza delle nostre potenzialità e mostrarci come non

ci sono limiti di età per essere i Numeri Uno! Il Real Power è un progetto che ha come

scopo quello di condividere le informazioni e i dati di 20 anni di PWA e di titoli vinti al

solo unico fine di trasmettere la voglia ed il metodo attraverso il quale è possibile

star bene, rimanere sempre in forma e restare il più possibile in acqua divertendosi!

30

Marco Begalli

Page 33: Funboard 128

31

Parallelamente seguiremo la stagione agonistica di Marco Begalli che quest’anno

sarà veramente densa di appuntamenti: 7 tappe di PWA, campionato mondiale di

Formula (Argentina), campionato Italiano di Formula e Slalom, campionato turco,

campionato greco, Grand Prix di Fortaleza, Italian Slaolm Tour, tutti gli appuntamenti

Windsurfistici di rilievo in Italia e una traversata che è in fase di realizzazione.

Da adesso rinizia la primavera ed è tempo di riprenderci dalle fatiche e dalle

abbuffate dell’inverno... Buon Real Power a tutti voi!

ALIMENTAZIONE E SALUTE D.SSA ILARIA PUGLIESIUn esempio di ciò che si può ottenere con uno stile di vita sano è rappresentato dai

risultati sportivi ottenuti da Marco Begalli negli ultimi anni. Marco è un atleta

tecnicamente di alto livello, abituato alla competizione ed è riuscito a migliorare le

proprie performance grazie al perfezionamento della sua alimentazione e dei suoi

allenamenti. Il regime alimentare di Marco è stato personalizzato in base alle sue

esigenze sportive ed agli obiettivi che ci siamo posti. Il primo passo è stato quello di

ridurre la sua percentuale di grasso corporeo, pari al 17%, percentuale troppo

elevata per un professionista. Nel periodo di tempo che ci siamo prefissati, siamo

riusciti a scendere ad un livello del 3%, il tutto grazie ad un’alimentazione più

equilibrata (nelle percentuali e nella giornata) e bilanciata (in base al metabolismo

basale dell’atleta). Innanzi tutto Marco si è sottoposto ad alcune analisi specifiche

che gli hanno permesso di conoscere la percentuale della propria massa grassa

(BIA) ed il proprio metabolismo basale (K4). In base agli esiti dei suddetti esami è

stato possibile elaborare un programma alimentare personalizzato. È importante

sottolineare, però, che avere uno stile di vita sano non è importante solo per i grandi

atleti ma per tutti gli individui. Un’alimentazione sana (nella qualità dei cibi oltre che

nella quantità) e un’attività fisica regolare permettono di mantenere un peso

corporeo nella norma e di evitare malattie “alimentari” come il diabete, la statosi

epatica (grasso nel fegato) e le placche di colesterolo (che sono la causa di infarto

ed ictus). Logicamente, se in un atleta di alto livello si riduce il peso della massa

grassa, la prestazione sportiva sarà sicuramente migliore: un soggetto più leggero,

infatti, riesce ad essere più veloce ed atletico, in poche parole è “in forma”.

Ma come è possibile raggiungere questo risultato con una corretta alimentazione?

Chiunque abbia seguito una dieta ipocalorica sa benissimo che ai primi risultati

iniziali, in cui si perde peso abbastanza velocemente, fa seguito un periodo nel quale

è sempre più faticoso dimagrire. Dopo qualche settimana, la perdita di peso tende

addirittura ad arrestarsi. Esiste infatti una differenza tra il concetto di “dimagrire”,

ovvero perdere massa grassa, ed il concetto più generale di “perdere peso”, senza

cioè ulteriormente indagare sull’origine della perdita del peso.

Il nostro peso corporeo è costituito da:

• Ossa;

• Organi interni (cuore, fegato, milza ecc.);

• Muscoli;

• Acqua;

• Grasso;

• Glicogeno muscolare;

• Contenuto dello stomaco e dell’intestino.

Se la massa ossea e quella degli organi in condizioni di salute normali non variano

in breve tempo, la variazione di peso a breve temine dipende principalmente da

come variano i liquidi corporei, il glicogeno muscolare, il contenuto dell’intestino, i

muscoli ed il grasso corporeo. Se il nostro desiderio è quello di dimagrire, allora

dobbiamo perdere peso solo attraverso una riduzione di grasso. Tuttavia, non

possiamo impedire che gli altri parametri subiscano variazioni: per valutare

correttamente il dato fornito dalla bilancia è, quindi, importante comprendere come

questi elementi possano variare ed in funzione di cosa.

Ne deriva che l’unico modo sicuro per sapere cosa stiamo perdendo (acqua, grasso,

muscolo, ecc.) è quello di utilizzare una “Bioimpedenza”, cioè fare un’analisi

dettagliata del nostro organismo con la quale è possibile misurare i vari componenti

corporei, la ritenzione idrica e l’attività cellulare. È, quindi, fondamentale preservare

il muscolo e bruciare il grasso; spesso, però, specialmente sotto gara, si fanno errori

alimentari che determinano una riduzione del glicogeno muscolare e del muscolo

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che portano ad una performance negativa. Le percentuali alimentari, infatti,

cambiano in base al periodo di allenamento, al tipo di allenamento (forza - massa –

velocità) ed al tempo d’avvicinamento alla competizione. Per avere il massimo dei

risultati per un atleta che ha bisogno di sviluppare energia e resistenza, è

fondamentale fare un carico di glicogeno i giorni prima della competizione,

aumentando la percentuale di carboidrati, e ricorrere ad un pasto leggero

(composto sempre da carboidrati) le ore prima della gara. Bisogna poi dare spazio

alle proteine durante il periodo di recupero. Nei periodi fuori gara ed allenamento,

le percentuali alimentari dovrebbero attestarsi sui seguenti valori:

55% - 60% carboidrati

25% - 30% grassi

15% - 20% proteine

Naturalmente, variabili a seconda del soggetto.

Per quanto riguarda la quantità degli alimenti, tutti ormai sanno che per dimagrire,

cioè perdere grasso, si devono assumere meno calorie di quante se ne consumano

abitualmente. Ma non tutti sanno che per perdere un kg di grasso dobbiamo

assumere, nel tempo (deciso solo dal nutrizionista) 7.800 kcal in meno rispetto al

nostro consumo calorico. Per fare un esempio è possibile ingrassare 1 kg al giorno,

ma bisogna concatenare un evento dopo l’altro (cenoni di natale, pranzi e cene con

gli amici, ecc.)! Questo significa che, in condizioni normali, l’aumento del peso

avviene in modo lento e se consideriamo di mangiare solo 100 Kcal più del dovuto,

in un anno ingrassiamo circa 4 Kg, cioè 20 Kg in cinque anni.

Lo stesso vale per il dimagrimento. La restrizione calorica è limitata dal fatto che il

nostro consumo calorico varia da 1.500 a 3.000 Kcal al giorno e che quindi, in media

la restrizione calorica è limitata a 500-1.500 Kcal al giorno. Considerando un valore

medio di 600-1.000 Kcal, il dimagrimento fisiologico indotto da una corretta dieta

dimagrante, per un soggetto in sovrappeso (non obeso) si attesta su valori compresi

tra 0,5 e 1 Kg. a settimana.

È finita, dunque, l’era delle diete che affamano il soggetto. Oggi esistono macchinari

che permettono di misurare il metabolismo basale e di adattare le Kcal in base alle

diversità metaboliche. Punto fermo rimane l’obiettivo del massimo benessere psico-

fisico che deve essere sempre raggiunto con il minor sacrificio possibile. Quindi: star

bene e vincere ad ogni età è assolutamente possibile e Marco (44 anni) ne è la prova

vivente!!!

d.ssa Ilaria Pugliesi ([email protected])

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Test misurazionedel metabolismo.

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Aloha everybody! Ci siamo, vi sento già carichi e partecipi a questo grande

evento, non potrebbe essere altrimenti, a Maui, l’unica isola al mondo dove il

windsurf è “true religion”, è Quad Fever!

Immagino la vostra perplessità: ”vai eccoci… ora non basta più neanche il

Twinzer!”. ”My friend, dear rider. Qui non si scherza più, il Quad è al momento

qualcosa che stupisce, che risveglia interesse e rispecchia, alla grande, tutte le

capacità di un medio windsurfista che si vuole divertire! E allora… Let’s movie…

Check this best friend comment.”

Ho fatto la domanda più ovvia e più facile da comprendere:

A – Che cosa ti piace del Quad?

B – Che cosa non ti piace del Quad?

Ho scelto i Master Guru di Hookipa e i supergood con carattere, sentiamo le loro

impressioni:

PROMARCILIO BROWNE “BRAWZINHO”+ PLUS: adoro il grip e la

velocità di raidata tra i turn, è

molto facile da surfare in

tutte le condizioni, anche on-

shore, è estremamente

buona anche la velocità

quando si perde di potenza

nella vela.

- MINUS: non mi piace usare 4

viti per la regolazione delle

pinne, invece che una. Sto

cercando di abituarmi, con

Fanatic utilizzeremo il

sistema FCS (surf da onda)

per facilitare l’utilizzo di

queste pinne.

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KAI KATCHADOURIAN

+ PLUS: gira più stretto di qualsiasi altra tavola, permette di raidare molto più in

profondità nell’onda e attaccare il lip più verticali. Con il Quad hai l’opportunità

di scoprire nuovi orizzonti su come surfare un’onda.

- MINUS: il Quad è una vera sfida in termini di mobilità generale, in certe

occasioni, specialmente down the line sull’onda, mi sembra di essere in terza

marcia, a differenza che col single con cui sono in quarta.

FRANCISCO GOYA+ PLUS: ho provato il Quad

posizionando le pinne piccole molto in

avanti e il feeling è stato molto bello,

nei turn è molto spontaneo e risulta

molto naturale quando surfi un’onda.

Il Quad aumenta il drive e il controllo e

dà una maggiore potenza sull’upwind,

ottimo anche in condizioni di mare

side/on.

- MINUS: non ho trovato nessun grande

problema nel Quad, dopo tanti

esperimenti in diversi anni siamo

pronti per il mercato. Un piccolo

appunto sul Single Fin: continuerà a

far felici tutti gli appassionati e io li

accontenterò continuando a produrlo.

Massimo Mannucci in super Aerial con ilsuo Quad Quatro ad Hookipa.

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LOCALS TALENTSNICOLAS DRAMASINO

+ PLUS: è facilissima da usare tra le onde e in qualsiasi condizione, ottima anche

la velocità impressa per effettuare dei bei salti.

- MINUS: la sento molto corta (effetto dei nuovi shape) e qualche volta in

condizioni di chop elevato non è il massimo del comfort.

PASCAL BRONNIMAN

+ PLUS: mi piace moltissimo la reattività nei cambi di direzione sull’onda e la

velocità di esecuzione nel fare tutto ciò, il Quad non ha rivali! In più, è facile da

usare e con un’esaltante velocità di punta.

- MINUS: pensare di cascare sulle pinne dopo un wipe out!

NADIA PILFER+ PLUS: il Quad perdona

molto di più un qualsiasi

errore e ha un controllo

molto dolce. I cambi di

direzione sull’onda sono

estremamente radicali e

riesco anche ad andare

molto di più upwind.

- MINUS: di sicuro il fattore

prezzo, tavola/pinne è

superiore. Per quanto

riguarda la conduzione in

acqua, raramente ho avuto

qualche accenno di spin

out in condizioni di vento

molto forte e andando

upwind.

INTERVISTA PIO MARASCO VS KEITH TEBOULOra che vi siete scaldati e vi siete resi conto un po’ di più di che cos’è il Quad,

andiamo da chi il Quad lo ha interamente creato, senza dimenticare però che il

vero leader di questa nuova era è il brasiliano Kauli Seadi.

Keith Taboul (Quatro), Pio Marasco (Maui Fin Co.) e Kauli sono il focus point di

tutto ciò, senza di loro questo “ben di Dio” ce lo potremmo scordare e a parte un

gran “Mahalo” (grazie), cerchiamo di capire come è andata veramente fin dalle

origini! Let’s chat.

Ciao Pio, raccontaci l’inizio di queste mega 4 pinne che hai realizzato per il Quad?

Tutto è iniziato quasi 2 anni fa; dopo tutti questi sforzi per realizzare i Twinzer,

on-shore, side-off, allround... ecco che mi entrano Keith e Kauli in ufficio e mi

chiedono: “Che ne pensi se mettessimo due pinne laterali e sviluppassimo un 4

fin?”. Attimo di silenzio... poi ho pensato che forse era proprio quello che

cercavamo, ancora innovazione! Let’s keep going e continuiamo a testare,

magari funzionerà magari no, ma se non proviamo, non lo sapremo mai! Ed ecco

che inizia la “rumba” del R&D con crazy shape, differenti profili idrodinamici

rigorosamente sviluppati con i miei ingegneri di fiducia (MFC secret weapon),

fino ad arrivare a quello che abbiamo messo in produzione quest anno, all’inizio

del 2010.

Pio

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Keith, così Pio ti ha dato i “right tools”, ma come nasce lo shape di un Quad?

Circa 2 anni e mezzo fa stavo facendo degli esperimenti aggiungendo altre due pinne

al mio Twinzer. Ho utilizzato il sistema FCS (tavole da onda), giusto per fare qualche

test, inoltre, le pinne non erano il massimo, le avevo fatte io personalmente a mano

e quindi il feeling all’inizio non è stato dei migliori. Quindi ho deciso di mettere da

parte il progetto, fino a quando, Kauli è venuto a trovarmi e mi ha chiesto delle tavole

a quattro pinne, che ho realizzato prima che andasse a Cabo Verde. Nella gara tutto

è andato benissimo e al suo ritorno ho provato quelle stesse tavole trovando un

feeling fantastico, anche grazie alle ottime pinne realizzate da Pio. L’avvento del Quad

mi ha convinto a sperimentare nuove frontiere nel waveriding.

Pio, quindi le pinne Quad sono differenti da quelle del Twin, oppure ce ne sono solo

due in più?

Sono completamente diverse; iniziamo col dire che è un concetto totalmente nuovo

e deve essere trattato come una cosa nuova, non come quattro pinne invece di due

o di una. E’ molto semplice da un lato, ma complicato dall’altro, soprattutto quando

i rider iniziano a chiedere differenti misure, differenti shape. MFC misura i Quad set

up tramite “surface area”, e non per lunghezza, larghezza, etc. Non ha senso, è un

concetto nuovo e va trattato come tale. Oramai con tutti i nostri software per il CAD

designing e machining è diventato obbligatorio guardare certi numeri e misure;

questo è il bello della tecnologia, bisogna sfruttarla al massimo, e noi con la nostra

esperienza e 19 anni sulle spalle di fin design, non possiamo non usufruire di questo

incredibile working tool. Il Twin Fin design già era nei vecchi template della MFC 1992

e 1993; Dave Kalama, Josh Angulo, Alex Aguera, Rush Rundle, erano tutti con MFC,

quello che abbiamo fatto con i Twin Fin è stato riprendere quei design e applicare i

nuovi concetti idrodinamici lavorando sulla revisione con i nostri software.

Credetemi, già eravamo a buon punto in quegli anni ed è stato emozionante

aggiornare i Twinzer e riproporli sul mercato. Ma al Twin mancava qualcosa...

Mancava la direzionabilità alle grandi velocità, mancava la potenza. Personalmente

ero rimasto fedele al Single Fin, lo preferivo al Twin. Da lì l’idea del Quad, windsurfing

concept, non surfing concept. Tanta gente pensa che il surf e il windsurf siano

identici, ma purtroppo non è così; non è detto che perchè nel surf usano il Tri Fins,

allora dobbiamo usarlo anche nel windsurf, non e detto che se nel surf il Quad ha le

pinne anteriori più grandi delle centrali posteriori, allora noi nel windsurf dobbiamo

fare uguale. Chi l’ha detto? Nel windsurf hai la vela che ti tira, devi planare, devi

risalire il vento, poi quando sei sull’onda la tua velocità è tre volte superiore che con

il surf, come si può usare lo stesso set-up? MFC sui Quad usa le pinne laterali piccole

e le centrali più grandi, altrimenti il rail della tavola sarebbe praticamente su un

binario, e addio manovre. Con questo non dico che non lavoriamo sullo sviluppo

anche del Tri Fin, ma siamo ancora in fase di R&D e dobbiamo sviluppare un

windsurfing Tri Fin, non un surfing Tri Fin!

Keith Teboul in Wave 360.

Keith

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Keith, dimmi quattro aspetti positivi e quattro aspetti negativi, se ci sono, nel Quad?

Drive, carve, speed, proiezione e rifinitura dei turn sono gli aspetti positivi. Invece,

una leggerissima lentezza di partenza in planata, un po’ di instabilità per gli

intermediate rider e la possibilità che non funzioni se si decide di usare le pinne per

planare.

Pio, quali difficoltà hai avuto nel realizzare le pinne per i Quad?

Nessuna grossa difficoltà, è un normale R&D, è una cosa bellissima sviluppare

concetti e design nuovi, è la cosa che più mi piace di questo lavoro e di questo

bellissimo sport! Inoltre avere la fortuna di lavorare, testare e navigare con dei

talenti e atleti incredibili come Keith Teboul, Kauli Seadi, Francisco Goya, Kevin

Pritchard e tutto il team MFC mi dà la forza di andare avanti. It’s a lot of fun, ed una

grande fortuna!

Keith, parliamo delle differenze di surfata tra Single/Quad e Twin/Quad, e della tua

esperienza personale sul Quad?

Il Quad è molto vicino, come drive, al Single Fin, ma molto più semplice da usare nei

turn e permette di stare facilmente nel pocket dell’onda. Penso che il Twin Fin sia più

looser del Quad e più facile nello slide; il Quad però trasmette maggiormente il

feeling di un Twin e di un Single messi insieme.

Pio, quali sono le tue raccomandazioni sulle misure delle pinne da usare sul Quad?

Direi che per un uso medio di un rider dai 70kg agli 80kg di sicuro le nostre 250QS;

per il resto le 300QS sono un’ottima alternativa in caso di rider sopra gli 80kg e per

condizioni light wind big board.

Keith, quanto margine di miglioramento c’è nel prossimo futuro nella realizzazione

dei Quad?

Penso che siamo solo all’inizio, ogni volta che faccio una nuova tavola mi sembra che

sia sempre meglio di quella precedente! Dalle pinne agli outline, rocker e rail, è tutto

in evoluzione.

Pio, Maui Fin che tipo di pinne di serie ha realizzato per i Quad?

Per adesso abbiamo: QS-250, QS-300 e QS-350.

Keith, pensi che il Quad chiuderà la porta al Twinzer e al Single?

Niente affatto, il Single e il Twinzer funzionano alla perfezione, c’è senza dubbio

abbastanza spazio per ognuno, tutto dipende dal feeling che ognuno di noi desidera.

Pio, descrivici brevemente Keith?

Keith è uno dei miei migliori amici, una persona incredibile, sempre disponibile,

windsurfista che ha portato il surf style nel nostro sport. La sua più bella qualità è

l’umiltà! Bisognerebbe inventare una medicina per sviluppare questa qualità che a

tanti manca.

Keith, descrivici brevemente Pio?

Pio è veramente il migliore, mi diverto così tanto a lavorare con lui, ha un’incredibile

preparazione sul mondo delle pinne e quando gli porto un’idea che penso funzioni

lui me ne presenta un’altra che è migliore! Mi ha sempre dato delle pinne eccezionali

sia per i Single che per i Twinzer o Quad, per non parlare dei miei surfboard. È un

amico e un grande partner di lavoro.

RIASSUMENDO…Spero di avervi aiutato a comprendere meglio il “Quad moment”. A questo punto,

dopo 4 mesi di uso incondizionato dei miei Goya Quad, vi scrivo la mia esperienza

personale.

Keith mi ha realizzato due tavole Quad: una da 85lt e una da 77lt. Parliamo subito di

questo punto: mai nella mia vita windsurfistica avrei pensato di navigare con tavole

così grosse. Per anni ho usato tavole piccolissime, l’ultima mia Single era 63lt. Non

ci posso credere, la grande soddisfazione è che con il Quad (evoluzione del Twin) si

gira con ancora più litri e si raida l’onda come se non esistessero. Hai tutto il comfort

di una bella galleggiabilità e quando attacchi di Bottom o Cut Back fa letteralmente

paura! Gira come la più piccola delle tavole da onda. Quindi veniamo al dunque: floati

di più e raidi meglio. Il volume aiuta negli Aerial e nella confidenza con il timing

sull’onda. Quelle belle giornate di vento leggero e onda, sono ora alla portata di tutti

i wave rider; i buchi di vento e quelle situazioni in cui i venti off-shore non arrivano

in spiaggia ma solamente sulla line-up non sono più un problema. Tutte le doti del

Quad hanno aumentato in maniera esponenziale le mie uscite in acqua e quindi il

divertimento.

La mia esperienza personale mi ha portato ad apprezzare molto il Twin e

francamente, l’unica cosa di cui sentivo la mancanza era quel carving, quel grip, che

ti fa spingere ed essere sicuro di quello che fai, quando magari hai voglia di un bel

Bottom a vela stesa su onda di misura importante. Ora con il Quad si può fare, hai

tutta l’aderenza del Single e puoi giocare sull’onda come con il Twin! Personalmente

trovo questo tipo di tavole estremamente versatili, in tutte le condizioni, non ho mai

avuto problemi di “guida”. Ti permettono di entrare nelle bolle più impossibili e avere

quella sicurezza che nessuna altra tavola ti può dare.

Distinguiamo ora le due manovre principe del wave riding.

- Bottom Turn: grip impressionante, puoi spingere anche con tutta la tua forza che

non parte in spin out e aderisce sempre sull’acqua, raggi di curva strettissimi,

reazione immediata alla verticalità sull’attacco al Cut Back, aumento progressivo

della velocità da metà Bottom.

- Cut back: “over the limit”, difficilmente si perde il controllo, anche in caso di slash

o spray forzati senza misura. Anche in questi casi una leggerissima correzione ti

permette di riprendere il timing. Può capitare che il Quad abbia un effetto stop&go

sul Cut Back, questo è il risultato di tanta verticalità in uscita dal Bottom.

Il Quad in questo momento esprime il mio massimo desiderio in termini di wave riding

e sinceramente non vedo l’ora di vedere come evolveranno le cose! Full power Manna.

Massimo Mannucci in Cut Back.

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Dopo numerose chiamate ed e-mail, questo complesso

puzzle d’impegni e persone era quasi completo ed il

servizio era fissato per le 8.00 di mattina del lunedì di

Pasqua. La sera prima ho ricontrollato ogni singolo

componente del mio equipaggiamento fotografico,

chiedendomi quanti di questi titani del windsurf si

fossero presentati. Era prevista un High Surf Advisory

per quei giorni ed il richiamo di un’uscita all’alba era

quasi irresistibile. La location scelta per il servizio

fotografico era proprio davanti alle roccie a Pavillions,

all’estremità settentrionale di Ho’okipa. Io sono

arrivato alle 7.30 per l’ansia, e c’erano anche delle

nuvole minacciose in arrivo... Sembrava avessi tutto

contro! Le previsioni erano perfettamente

azzeccate...”Cielo totalmente coperto con rischio di

precipitazioni molto copiose”, ha detto Glen James,

guru delle previsioni locali… La mia solita fortuna...

Potevo sopportare la copertura nuvolosa ma i miei

campioni sarebbero rimasti sotto l’acqua per farsi fare

una misera foto?!? Non penso proprio, a meno

d’organizzare una mega festa con Champagne, buffet,

ballerine di hula e privé VIP. Oltre al tempo, c’erano

anche altri problemi con cui dover far i conti. Il mio

cast di personaggi includeva molte delle personalità

più importanti e rinomati dello sport e sicuramente si

doveva fare i conti con qualche ego smisurato. Finirà a

cazzotti o in lacrime?! Cosa avrebbero fatto Robby

Naish o Bjorn Dunkerbeck se non si fossero sentiti al

centro dell’attenzione del fotografo? Forse se ne

sarebbero andati senza voltarsi o magari si sarebbero

saltati al collo per qualche vecchia faida ancora in

sospeso? Che altro?! Che succede se il manager di

Jason Polakow arriva qui e mi chiede soldoni per farlo

posare in una foto, in cui sicuramente non avrebbe

offerto il suo lato migliore! E se Robby si fosse rifiutato

di scendere dal suo pickup finchè gli venisse srotolato

il tappeto rosso fino al set ed anche in quel caso...

Quanto tempo avrebbe impiegato per scendere

dall’abitacolo del suo enorme mostro su quattro ruote

e se avesse bisogno di una scaletta speciale... Questo

ritarderebbe tutto il photoshooting. Scottie “Nonnetto”

Mckercher magari ha bisogno di una rampa per la

sedia a rotelle per riuscire a scendere dalle rocce dal

parcheggio sovrastante o magari era troppo drogato

da tutti i suoi cappuccini mattutini per ricordarsi di

venire a fare le foto... Magari Cisco Goya si presenta

con tutta la famiglia al completo, compresi i

marmocchi che urlano, con un pic nic e secchielli e

palette? Magari Kevin Pritchard e Bjorn si rifiutano di

fare una foto assieme a meno che Starboard spari

fuori un enorme fotoincentivo?! Che dire poi di Josh

Angulo, magari si rifiuta di farsi fotografare il lunedì di

Pasqua per motivi religiosi o magari si presenta con

una pila di bibbie e comincia a far sermoni in spiaggia?

Per quanto mi riguarda... E se mi dimentico di portare

le batterie, o magari cancello per sbaglio la memory

card o magari i denti bianchissimi di Kauli Seadi mi

sballano il bilanciamento del bianco sulla macchina?!?

Le possibilità che questo photoshoot finisca in maniera

disastrose sono infinite... Senza poi considerare che

magari non viene nessuno!

Alle 7.45 arriva però il primo truck al parcheggio. È un

brasiliano, tre volte campione del mondo, Kauli Seadi è

stato il primo sulla scena alla guida di uno scassato

pickup a noleggio, pieno zeppo di JP twins e prototipi di

quad. Il prossimo a varcare il traguardo è stato Robby

Naish, arrivato in gran stile a bordo del suo truck

mostruoso, pimpato con cerchi cromati, sospensioni

rialzate e perfino i dadi pelosi appesi allo specchietto

retrovisore! Una alla volta, con calma, tutti i rider sono

arrivati al parcheggio... Josh Angulo, Bjorn, Kevin

Pritchard, Scottie Mckercher e Francisco Goya, tutto

insolitamente in perfetto orario. Finora sette su otto

hanno risposto all’appello… Non male... Ma dov’è Jason

Polakow? Avevo un disperato bisogno di tutte le

leggende dello sport per completare il servizio come

l’avevo pensato e se il rider più influente nella storia

del wave sailing non si fosse presentato, l’intero

progetto sarebbe andato a rotoli. Mentre Pritchard

giocherellava con le chiavi, Mckercher era a corto di

caffeina ed Angulo incerava il suo longboard,

finalmente Polakow è arrivato sgommando a bordo

della sua Toyota, appena in tempo per rimediare al

danno da lui provocato, di cui però sembrava essere

totalmente allo scuro!

Improvvisamente tutta la pressione era ora sulle mie

spalle, per riuscire a far qualche bella foto senza far

danni irreparabili. I minuti successivi sono volati in un

secondo, mentre tutti i campioni si mettevano in posa

per il mio obbiettivo, mentre cercavo di catturare

anche l’essenza dell’oceano in questa riunione di

leggende che capita una volta nella vita! Con un cast

così prestigioso era piuttosto difficile collocare i rider

in una certa posizione ed in posa per il fotografo,

quindi ho lasciato che si mettessero dove volevano e

nell’ordine da loro deciso. Naish e Pritchard sono

riusciti a piazzarsi in mezzo al “set” mentre Josh

Angulo e Scottie Mckercher si sono ritrovati alle

estremità opposte in men che non si dica. A dir la verità

mi sembra che il photoshooting sia finito in un batter

d’occhio senza il mimino problema nè dramma da

prima donna, rotture del materiale o ego danneggiati.

I rider sono tornati ai loro trucks ed ecco che il servizio

era al sicuro! Pochi secondi dopo che l’ultimo furgone

è uscito dal parcheggio, il cielo s’è rovesciato in terra

ed ha diluviato per tutto il resto della giornata. Se solo

avessimo organizzato il tutto dieci minuti dopo,

saremmo stati spazzati via dall’acqua ed avremmo

perso l’occasione di una vita... Meno male! Ora che le

foto erano al sicuro immaganizzate sulla memory card

della mia fidata Canon 40d, non mancava che52

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cucinarmi i rider per bene, dandogli in pasto un bel po’

di domande sul passato, presente e futuro della loro

attività...

QUANDO HAI VINTO E QUANTO ÈSTATO IMPORTANTE PER TE RIUSCIRE AVINCERE IL TITOLO MONDIALE WAVE?JOSH ANGULO: Ho vinto sia nel 2003 che nel 2009, ed

entrambe le vittorie sono speciali per ragioni differenti.

Nel 2003 sono finalmente riuscito a rilassarmi dopo

aver ottenuto il titolo che sognavo da quando ero

giovane, dopo aver fallito per svariati anni consecutivi.

Nel 2009, è stato altrettanto speciale perchè ho portato

la bandiera Capoverdiana ed ho anche deciso di

ritirarmi della scena competitiva mondiale PWA,

uscendo con la massima soddisfazione ed in vetta alla

classifica. Un’ottima sensazione.

FRANCISCO GOYA: Ho vinto il mio titolo nel 2000; è

stato molto significativo in quanto era il risultato e

l’obiettivo che mi ero prefissato per svariati anni. Il

titolo era come una ricompensa tangibile per tutti i

miei sforzi e concentrazione di tutti quegli anni, ma

soprattutto è stato un viaggio mozzafiato che mi ha

portato a crescere anche a livello personale.

Conosciamo tutti il clichè di “Fai avverare i tuoi sogni”

e “non importa la destinazione, ma il viaggio” ma, a dir

la verità, è esattamente così. Lungo questo percorso

son riuscito a capire me stesso più profondamente.

Questa consapevolezza è la vera ricompensa e

continuo a coltivarla giorno per giorno, cercare di

conoscermi sempre meglio.

KAULI SEADI: Ho vinto nel 2005, 2007 e 2008.

Sicuramente tutti questi titoli sono importantissimi per

me, in quanto hanno richiesto un grande sforzo e tanta

preparazione. Penso però che il titolo del 2007 sia

speciale, in quanto c’erano un sacco di eventi in Tour

ed ho potuto perfino gareggiare a casa mia per la53

Kauli Seadi ed il suo inseparabile Quad.

Josh Angulo sdraia la vela sulle onde di casa.

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primissima volta! L’evento in Brasile è stato per me un

momento magico, in cui ho potuto condividere il tutto

con i miei amici e la mia famiglia che mi hanno sempre

supportato da vicino. Hanno sempre controllato i video

in internet e, finalmente, sentirli farmi il tifo dalla

spiaggia è stata davvero un’emozione ed anche parte

integrante del mio lavoro!

KEVIN PRITCHARD: Se non ricordo male ho vinto sia

nel 2002 che nel 2006. Non c’è nulla come vincere un

titolo mondiale! La sensazione è davvero

indescrivibile... La adoro! Spero di vincere ancora

qualche titolo, specialmente in racing!

ROBBY NAISH: Il mio primo titolo mondiale wave è

stato durante il primo anno in cui è nato il Tour wave…

1983! È stato davvero stupendo. Era già dal ‘76 che

vincevo praticamente ogni evento, ma essere in “Tour”

è una sensazione molto diversa!

BJORN DUNKERBECK: Il primo risale al 1990…

Sensazione magnifica! Niente in confronto ad aver vinto

uno in fila all’altro i titoli nel 92-93-94-95!!! Ho vinto

ancora nel 1999 e poi l’ultimo titolo risale al 2001. In

totale, penso d’aver collezionato 7 titoli mondiali wave!

JASON POLAKOW: Ho vinto il primo titolo mondiale nel

1997 ed ho raddoppiato nel 1998. È stata davvero una

sensazione magica ed anche una liberazione, in quanto

sono riuscito a vincere anche l’Aloha Classic, appena

dopo essermi ripreso da una terribile caduta in moto,

che secondo i dottori mi avrebbe impedito di toccare

nuovamente il windsurf! Mi ricordo i primi anni in cui

vincevo le gare a Maui e mi continuavo a ripetere che

se avessi fatto quegli off the lip verticali anche in gare

di coppa del mondo, avrei potuto vincere. Allora

c’erano almeno 2 grossi eventi a Maui, ogni anno.

L’Aloha Classic e la O’Neill. Ai tempi avevo appena

sviluppato appositamente le tavole con la poppa a pin,

più stretta ed arrotondata, mentre quasi tutti ancora

utilizzavano le asimmetriche vecchia scuola. Quando mi

trovavo in batterie davvero difficili, entravo a testa

bassa nelle sezioni più aggressive e nove volte su dieci

ne uscivo indenne. Sono convinto che anche la tavola

mi abbia aiutato un sacco a vincere quelle competizioni

a Maui. La seconda vittoria mondiale è stata la prova

del nove.

SCOTT MCKERCHER: Ho vinto nel 2004. Ovviamente ero

al settimo cielo per la vittoria, ma non me l’ero mai

realmente prefissato come obiettivo, è successo e

basta. A dir il vero ne sono rimasto anche abbastanza

sorpreso. Purtroppo in quel periodo avevo un sacco di

preoccupazioni personali per la testa e quindi forse

non sono riuscito ad assaporarne la dolcezza a tutti gli

effetti.

TI RICORDI UNA HEAT INPARTICOLARE O UN MOMENTODECISIVO CHE TI HA FATTOGUADAGNARE UNO DEI TUOI TITOLI?JOSH ANGULO: Ho La cosa divertente è che ogni

singola heat conta. Inizialmente tendevo a ricordarmi

solamente le heat più eclatanti, come le finali ecc. Con

l’età però mi sono anche fermato a riflettere su tutte

quelle batterie che ho passato a malapena o che ho

perso e che poi mi hanno dato quella carica in più per

cercare di migliorare il mio risultato. Ho avuto un54

Page 57: Funboard 128

sacco di vittorie, mi sono davvero divertito tantissimo

ed ora sono pronto ad affrontare il prossimo capitolo

della mia vita.

FRANCISCO GOYA: Un momento che sicuramente mi

ricorderò per sempre è durante una semifinale in cui

avevo solo pochi secondi per riuscire a saltare e poter

accedere alla finale. Mi ricordo di essere arrivato

nell’acqua più profonda ed azzurra e le onde lì non

erano abbastanza ripide per farmi provare un double,

e con 2 soli dei 3 salti che contano, sarei uscito

sicuramente. Mancavano 3 secondi. Bjorn, contro cui

stavo gareggiando, mi è passato vicinissimo

sopravento e la sua scia s’è magicamente combinata

col choppo, permettendomi di girare due volte ed il

resto è storia... Non ci potevo credere. L’altro momento

che non mi scorderò mai è durante l’Aloha Classic,

quando mi hanno comunicato che avessi vinto io. Non

riuscivo a crederci ed ho chiesto conferma svariate

volte. Finalmente ero riuscito ad ottenere ciò che

volevo.

KAULI SEADI: Ci sono sempre delle heat decisive dal

proprio punto di vista, ma effettivamente ogni batteria

è importante quasi quanto la vittoria. Ho fatto una

finale contro Victor a Pozo. Abbiamo entrambi fatto

salti eccezionali ed il mio punteggio più basso dei tre

era un 9.5. Ho chiuso per la prima volta in assoluto un

Pushloop Forward in un evento di PWA e, nonostante

ciò, ho perso! Quella heat mi è quasi costata il titolo, ma

fortunatamente poi ho vinto l’evento in Brasile! Cerco

sempre di far affidamento sulle mie tattiche di gara

ormai consolidate in questi anni in tour ed ovviamente

riesco a dar il meglio anche perchè sono al 100% a mio

agio col mio materiale!

KEVIN PRITCHARD: Mi ricordo nel 2006 quando

Ricardo ha battuto Kauli a Hookipa ed io sono esploso

di gioia in spiaggia, perchè avevo vinto il titolo! Ero

davvero al settimo cielo e risollevato.

ROBBY NAISH: Fortunatamente, no. Ci sono stati una

miriade di eventi spettacolari, batterie vicinissime,

sconfitte brucianti e vittorie maestose… E non ce n’è

una in particolare. È per questo che sono andato avanti

così a lungo. I momenti importanti, cambio di materiale

e nuove location da scoprire, non finivano mai!

BJORN DUNKERBECK: Haha che domanda sciocca… Ci

saranno stati centinaia se non migliaia di momenti del

genere!

JASON POLAKOW: Mi ricordo un anno in cui ero contro

Robby nella finale dell’Aloha Classic e chiunque avesse

vinto la finale sarebbe anche diventato campione

mondiale. Robby ha vinto sia gara che titolo e

purtroppo è un momento che mi è rimasto impresso

più di tanti altri in cui ho vinto io, perchè sono davvero

rimasto male a perdere un titolo così importante per

un soffio.

SCOTT MCKERCHER: Mi ricorderò sempre l’approccio

mentale che ho usato a Gran Canaria. Non me ne

poteva fregar di meno. Niente da perdere. Sono anche

stato uno dei primi ad utilizzare tavole corte e larghe

come l’ Evo ed anche questo ha probabilmente giocato

a mio vantaggio.

CHE COSA HAI MANGIATO ACOLAZIONE QUELLA FATIDICAMATTINA? JOSH ANGULO: Se non ricordo male, caffè, non mi

sembra di aver consumato nient’altro.

FRANCISCO GOYA: Acqua, frutta e cereali. Sono

andato a nuotare nell’oceano quella mattina e volevo

anche andar a far un giro in bicicletta ma poi mi

sono ricordato che avrei dovuto anche portare le

tavole e quindi sono andato in macchina.

KAULI SEADI: Latte con mandorle e cereali e pane

con una fetta di formaggio e succo d’arancia!

KEVIN PRITCHARD: Ero troppo nervoso… Solo un

toast.

ROBBY NAISH: Red Bull e succo d’arancia.

BJORN DUNKERBECK: Cereali, caffè, toast con la

Nuttela assieme a mia moglie Maria ed i miei figli

Alba, Liam e Martina.

JASON POLAKOW: Uova e toast. Praticamente la mia

solita colazione, dato che mi diverto a cucinare.

SCOTT MCKERCHER: Non ricordo. Quando sono a

Maui di solito mangio quasi sempre da Anthony’s,

quindi probabilmente un bagel con hummus e

verdura. Sicuramente caffè.

CHI AVEVA IL TRUCK PIÙ PIMPATO ETRUCCATO QUELLA MATTINA?JOSH ANGULO: Esiste qualcuno in grado di competere

con il furgone di Robby? Chi è veramente più cazzuto di

quell’uomo!? Nessuno!

FRANCISCO GOYA: Adoro il mio Van, e faccio anche

carpooling con altre famiglie quando portiamo i nostri

figli a scuola. Posso ancora mettere tutto il materiale

asciutto nel retro... Meglio di così... E poi ci sta anche la

bicicletta e tutto quanto per meno di un serbatoio a

settimana!

KAULI SEADI: Probabilmente se la giocano Robby,

Jason e Kevin Pritchard, ma sicuramente non io! Ho un

vecchio Tacoma pickup a noleggio da Kimo’s.

KEVIN PRITCHARD: Chissà... Probabilmente Polakow o

Naish... Naish è cazzuto! Ha un sacco di giocattoli ma

tende comunque a restar in incognito. Ha talmente

tante macchine pimpate che noi probabilmente non lo

sappiamo nemmeno. Un giorno lo vedo nel suo van da

spiaggia, poi su una monovolume e poi su una jeep

Cadillac tutta pimpata. Non riesco neanche a

ricordarmele tutte... Magari avessi anch’io problemi

simili.

ROBBY NAISH: Io… Mi dispiace. Anche quello di Jason

non è male, se fosse un giocattolo!

BJORN DUNKERBECK: Robby, gli sono sempre piaciuti

i truck più enormi.

JASON POLAKOW: Il truck di Robby fa paura! È come un

mini monster truck! Riconosco sempre la marmitta

quando passa vicino a casa mia o andiamo assieme a

Baby Beach per una session di sup.

SCOTT MCKERCHER: Quasi tutti i ragazzi che vivono

qui a Maui sembrano aver il pallino per i truck

modificati. Penso che quello di Pozza sia davvero molto

pulito ed aggressivo. Quello di Rob è un po’ troppo

esagerato.

DESCRIVICI LA TUA SESSION DASOGNO DI WINDSURF?JOSH ANGULO: Sinceramente le mie ultime due

vittorie a Capo Verde sembravano uscite direttamente

dalla mia fantasia! Negli ultimi 11 anni, da quando mi

sono trasferito in questo paradiso, ho fatto talmente

tante session memorabili che non riesco a ricordarle

tutte. Trovarsi da solo in acqua con onde perfette, o

anche con un paio d’amici oppure contro un tuo

avversario con tutta la spiaggia che ti fa il tifo, per poi

vincere in casa. Questi sono due esempi delle mie

session da sogno.

FRANCISCO GOYA: Sicuramente l’uscita a Capo Verde

il mese scorso è la prima della lista, seguita a ruota

dalle session di photoshotting a Maui lo scorso mese,

o il viaggio in Baja California lo scorso autunno, in cui

ho surfato da solo fino all’oscurità, in campeggio con

un paio di amici per una settimana. Le migliori session

continuano a susseguirsi, ed infatti settimana scorsa

sono uscito ad Ho’okipa da solo, per la terza volta

quest’anno, surfandomi qualsiasi onda volessi,

sperfino due dello stesso set!

KAULI SEADI: Un paio di amici in acqua, 3 metri con

vento side offshore, onda simpatica con cui

giocherellare senza rischi su fondo sabbioso e delle

sezioni aggressive per le ultime manovre... Benvenuto a

casa mia... Ibiraquera... Il mio sogno divenuto realtà!55

Kevin Pritchard vola in un Aerial One Hand adHookipa, semplicemente fantastico!

Page 58: Funboard 128

56

KEVIN PRITCHARD: Mio fratello ed io a distruggere

Punta Preta. Non c’è mai stato e sono sicuro che mi

divertirei tantissimo a surfare con lui. Zero gare, solo

puro divertimento ed onde enormi e perfette!

ROBBY NAISH: Qualche amico, vento side shore 5.0 ed

un albero d’onda.

BJORN DUNKERBECK: Tre amici in acqua su un point

break, onde potenti dai 3 ai 6 metri ed almeno 10

Bottom!

JASON POLAKOW: Uno spot con vento side-off ed onde

di 5 metri che srotolano lungo un reef a tutta velocità.

Più o meno come Capo Verde, ma ancora più concava,

come Teahupoo. Qualcuno dei tuoi migliori amici in

acqua e la spiaggia completamente tappezzata di

ragazze bellissime che vogliono saltarti addosso!

SCOTT MCKERCHER: Su al nord, in West Oz.

Lunghissime onde che si srotolano su reef, marea

calante, vento da 5 ed un albero d’onda. Tutti i miei

amici sono con me. Birre al fresco nel parcheggio e poi

bbq sul fuoco dopo la session. Ho già fatto talmente

tante di queste session però che ormai non sono un

sogno… Ma sono una realtà!

QUAL È LO SPOT MIGLIORE IN CUI HAIFATTO WAVE? JOSH ANGULO: Ponta Preta, Little Hookipa, Ali Baba,

e Curral Jaoul… Praticamente tutti gli spot di Capo

Verde.

FRANCISCO GOYA: Di solito i nuovi spot mi danno

qualcosa in più perchè c’è sempre da imparare. Ogni

manovra varia a seconda dello spot ed i local sanno

bene cosa fare. Questo mi motiva molto e mi spinge

a migliorarmi sempre.

KAULI SEADI: Senza dubbio casa mia... Mi piace

viaggiare, specialmente adesso che mi concentro

esclusivamente sul Tour Wave... Quindi giochiamo

quasi sempre con le onde nei vari spot in giro per il

mondo, sono davvero soddisfatto. Casa mia però

resta sempre il posto in cui riesco veramente a

ricaricare le mie batterie.

KEVIN PRITCHARD: Per le condizioni in acqua,

sicuramente, Capo Verde; anche Tahiti non è male.

Capo Verde è semplicemente spettacolare. La

direzione del vento, l’onda così perfettamente liscia

e disegnata, la lunghezza, la potenza... È perfetta.

Puoi entrare in ritardissimo senza venire

completamente disintegrato. È un’onda abbastanza

leggera anche se tuba… Non so se abbia senso. Tahiti

è anche stupendo da vedere, così selvaggio ed

aggressivo, un po’ troppo estremo per me però. Ho

windsurfato a Teahupoo una sola volta ed è stato

davvero spaventoso. Rompe praticamente sul reef...

Esattamente il tipo d’onda che ti spaventa alla morte,

ma col suo fascino ti porta a rischiare sempre di più.

ROBBY NAISH: Ho’okipa. È così facile trovare

condizioni ottime che anche se non è il miglior spot

al mondo, la qualità media di una delle tante session

è davvero alta.

BJORN DUNKERBECK: Punta Preta per divertirmi a

fare wave sailing down the line, Jaws per surfare

onde enormi e poi Pozo per saltare!

JASON POLAKOW: Capo Verde e Backyards ad Oahu!

SCOTT MCKERCHER: Caspita. Questa è una

domanda difficile. Ci sono talmente tante onde

magnifiche al mondo… Sumbawa, Coco’s, Mauritius,

Fiji, Capo Verde. Ma c’è un posto segreto disperso

nella terra di nessuno, in North West Oz. Devi

sbattere le tue scarpette rosse per arrivarci! Non è

dove pensi. Ho fatto una session che penso sia stata

la migliore della mia vita, sotto vari punti di vista!

CHE COSA RAPPRESENTA IL WINDSURFPER TE? JOSH ANGULO: Il windsurf è parte integrante del mio

benessere ed è una delle cose più divertenti da fare.

Mi motiva parecchio a restare fisicamente in forma

ed a sfamare la mia voglia di viaggiare che ho

sviluppato già dalla culla. È anche un ottimo mezzo

per poter portare la parola del nostro signore Gesù

Cristo.

FRANCISCO GOYA: È sicuramente una componente

fondamentale della mia vita e, grazie alle opportunità

che lo sport mi ha offerto, sono riuscito a vedere il

mondo intero, conoscendo nuovi amici, vedendo nuovi

posti, facendo esperienze in competizione e dandomi

una conoscenza diretta del business, in modo che

possa anche aiutarlo ad evolvere.

KAULI SEADI: Per me significa soprattutto libertà,

relax e divertimento allo stato puro. A volte una

session di windsurf calma la mia mente e dopo una

buona uscita sono molto più tranquillo... Come una

medicina, spensierato come un bambino. Se invece

non esco per un po’ divento frustrato... Fa parte della

mia routine quotidiana. È come non aver il proprio

spazzolino e sperare d’averlo per sentirti pulito e

fresco!

KEVIN PRITCHARD: Per me è una totale dipendenza,

uno stile di vita. Chissà dove sarei ora senza il

windsurf?! Probabilmente non dove sono oggi, anzi

Robby Naish, la nostra leggenda!

Page 59: Funboard 128

57

questo è sicuro. Ho visitato 23 paesi in giro per il

mondo e posso dire tranquillamente che ho vissuto

un sacco di valide esperienze e lezioni di vita

attraverso il windsurf. Se dovesse finire tutto

domattina, avrei comunque vissuto la mia vita la

massimo!

ROBBY NAISH: Tutto! È sempre stato il fulcro intorno

a cui gira la mia vita, già da quando ero un bambino.

Sono quello che sono e, lo sono diventato, proprio

grazie al nostro meraviglioso sport.

BJORN DUNKERBECK: Il windsurf è la mia vita! È da

quando ero ragazzino che vado in giro per il mondo

per gare, riprese, foto ecc, conoscendo nuovi amici e

vedendo posti magnifici, tutto esclusivamente grazie

al windsurf. È tutto per me!

JASON POLAKOW: È semplicemente qualcosa che

adoro fare, specialmente quando le condizioni sono

buone. È la mia vita ed è così da quando ero bambino.

Non riesco ad immaginarmi a far nient’altro!

SCOTT MCKERCHER: Libertà a tutti i livelli. Puoi

viaggiare, esplorare, sognare, dando alla tua mente

spazio per assimilare il tutto e vagabondare in libera.

È da quando ho dodici anni che la mia vita gira

attorno a questo magico sport. Per me rappresenta la

felicità!

DOVE HAI SISTEMATO IL TUO TROFEO? JOSH ANGULO: È nell’ufficio del nostro Business

Manager a Santa Maria, Capo Verde.

FRANCISCO GOYA: Il mio si trova alla veleria ed

officina Goya ad Haiku, Maui.

KAULI SEADI: La maggiorparte dei miei trofei sono a

casa, tutti impilati sulla prima tavola custom mai

realizzata!

KEVIN PRITCHARD: L’ho sistemato sopra una credenza

in cucina. Non sono molto una persona da trofei. Di

solito li perdo per strada, ancora prima d’arrivare a

casa! Cerco di appendere o esporre quelli speciali, ma

ne ho persi un po’ anche di quelli. Non ho poi così

bisogno dei trofei; possiedo già quello che voglio, nel

profondo della mia anima.

ROBBY NAISH: Il mio è sistemato nella stanza dei

trofei, accanto a tutti gli altri… Da qualche parte. Non so

minimamente dove però… Non sono molto in ordine,

anche se può sembrare un ottimo progetto per il primo

giorno senza vento. Ho però una stanza appositamente

per i trofei, così almeno sono tutti nello stesso posto!

BJORN DUNKERBECK: Sono sparsi in una miriade di

posti!

JASON POLAKOW: A casa dei miei genitori a Torquay,

Australia meridionale.

SCOTT MCKERCHER: Se ne sta appollaiato con

orgoglio in cima alla mia riserva di alcohol nella mio

soggiorno/cucina.

HAI AVUTO UN INCENTIVO PER ILTITOLO E COME L’HAI SPESO? JOSH ANGULO: Penso che David Ezzy mi abbia dato un

piccolo incentivo nel 2003, con cui ho probabilmente

pagato un po’ di bollette. Di solito il mio prize money

finisce sempre così.

FRANCISCO GOYA: Sì, abbiamo comprato la casa ad

Haiku.

KAULI SEADI: Ho avuto un bonus e l’ho speso per

costruire il mio centro di windsurf personale a casa,

Ibiraquera , in Brasile. Ho sempre sognato di poter

accogliere tutti sul mio home spot e far loro vedere

quanto le condizioni siano belle. Ho aperto il centro nel

settembre 2008 ed offriamo pacchetti per qualsiasi

livello con oltre 60 attrezzature complete Neil Pryde /JP.

KEVIN PRITCHARD: Col mio ho pagato la casa.

Costruire da zero qui a Maui costa parecchio. È

abbastanza semplice, nulla di esotico, ma è davvero un

posto stupendo in cui vivere. È vicino ad Hookipa, ma

non troppo. Ho un enorme cancello all’ingresso per

tenere fuori tutti i miei fan e così non devo firmare

autografi tutto il tempo... Cerco di restare coi piedi per

terra, semplice e funzionale.

ROBBY NAISH: No. Non ho mai previsto incentivi per

vittorie o titoli nei miei contratti. Alla fine si viene pagati

per vincere o almeno per essere il più vicino possibile

alla vetta, quindi è un controsenso. Mi piace anche

sapere già all’inizio della stagione cosa riuscirò a far

durante l’anno, anche in termini monetari.

BJORN DUNKERBECK: Sì ne ho avuti un bel po’ ma non

ricordo per cosa li ho spesi!

JASON POLAKOW: Ho ricevuto un bonus per il titolo e

penso di averlo bruciato uscendo a cena la sera

stessa... Ha ha ha.

SCOTT MCKERCHER: Sì. Mi sono comprato il mio Ute.

(Truck australiano).

QUALE DEGLI ALTRI CAMPIONITEMERESTI MAGGIORMENTE IN UNAHEAT?JOSH ANGULO: Penso seriamente di non aver nulla

da perdere appena tocco l’acqua. L’unico posto in cui

mi importa veramente vincere è a Capo Verde. Non

fraintendermi quando dico “mi importa veramente”,

Scott McKercher attacca a modo suo, in ritardo,un bel lip del Western Australia.

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58

in quanto sicuramente darò il 100% ogni volta e

questo influenza anche la mia carriera winsurfistica,

che è qualcosa su cui investire. Ma “importarmi

veramente di vincere” capita solo a Capo Verde, in

quanto è un paese così piccolo ed accogliente. Tutti

seguono con trepidazione la gara ed, in quanto

“figlio adottivo” del paese, ritengo d’aver un sacco di

responsabilità nel

restituire una piccola porzione di orgoglio ad

ognuno dei capoverdiani che mi sostiene e fa il tifo

per vedere uno dei suoi in cima al podio. Questo è

uno dei tanti regali che mi son stati dati dal signore.

Condividere tutto con la gente intorno a te. Detto

questo, è palese che nessuno riesce a darmi filo da

torcere a Ponta Preta quanto Kauli, che è uno dei

rider più eccezionali al mondo, ma ora è anche

diventato uno di più freddi calcolatori di tattiche da

competizione. Sebbene non utilizzerei la parola

“paura”, sicuramente una heat contro Kauli è un

affare molto delicato ed ostico.

FRANCISCO GOYA: Sono tutti fortissimi; devo

sempre fare del mio meglio in ogni batteria per poter

competere.

KAULI SEADI: Direi Josh Angulo e Kevin Pritchard;

loro due sono ancora molto competitivi ed ostici

avversari.

KEVIN PRITCHARD: Kauli fa veramente paura! E

poi detesto veramente perdere contro Josh. Non è

assolutamente una questione di rancore, ma odio

davvero perdere contro di lui, sebbene abbiamo

entrambi avuto i nostri alti e bassi durante gli anni.

Dunks è anche un rivale temibile, ed anche se non

gareggia più in wave, riesce ancora a lasciarsi

parecchia gente alle spalle. Io e Dunks abbiamo avuto

una rivalità abbastanza accesa in passato. Adesso è

storia vecchia e facciamo semplicemente il nostro

lavoro, ed abbiamo entrambi rispetto per il lavoro

dell’altro.

ROBBY NAISH: Qualsiasi rider al momento giusto

con la condizione giusta… Rider diversi in posti diversi

con condizioni diverse. Ognuno ha le sue condizioni

preferite in cui riesce veramente a dar il massimo. Io

sono molto fiero di non aver delle condizioni particolari

in cui non mi trovi a mio agio.

BJORN DUNKERBECK: Tutti quanti, a seconda

delle diverse condizioni!

JASON POLAKOW: Dipende dallo spot ma Kauli e

Josh sono sempre molto difficili da battere.

SCOTT MCKERCHER: Dipende molto dallo spot.

Chiunque nel loro home spot. Anzi chiunque ovunque!

QUAL È LA COSA PIÙ RADICALE CHEHAI MAI VISTO FARE IN WINDSURF? JOSH ANGULO: Mi chiedi quale sia la cosa più radicale

che abbia mai visto fare in windsurf? Il tentativo di

Triplo Forward di Ricardo. I suoi Back Loop off the lip, e

degli altri tricks che fa Mark. È da un po’ ormai che fa

la sua nuova manovra, la “Mutant”, come gli avevi

chiesto già in un’intervista. E poi ho fatto anche delle

session di salti da far girare la testa. Sebbene a volte

possa sembrare totalmente fuori controllo, mio

fratello calcola ogni dettaglio e sa bene in che posizioni

si trovi e cosa voglia che il suo corpo faccia.

FRANCISCO GOYA: Xavier Huart in Stalled Forward

Loop dopo 3 secondi in aria!

KAULI SEADI: Penso il nuovo Blackshot di Boujmaa! Era

un bel po’ che pensavo a quella manovra e l’avevo già

provata prima, ma non riuscivo a girare come lui.

Boujmaa è un pazzo, dopo aver visto le sue, i miei non

li considero nemmeno più come tentativi... Mi ha

mandato il video per email... Non credevo ai miei occhi!

È la manovra più radicale, alta e potente che abbia mai

visto. Penso che ci si possa far davvero male se si

sbaglia qualcosa!

KEVIN PRITCHARD: Le entrate di Polakow con onde

grosse non smettono mai di stupirmi. Quella che mi

resterà impressa per tutta la vita è stata in una

giornata con vento di Kona a Lanes... Era enorme. Io ero

spaventato a morte mentre Pozza è entrato in un lip

così spesso, grosso e così in ritardo che fa paura solo

a ricordarlo. Di solito poi viene triturato e sputato fuori

ma almeno ha sempre una foto mozzafiato da

copertina. Anche in quel caso comunque non proverei

alcune delle pazzie che lui fa senza batter ciglio. Anche

vedere Victor Fernandez e Ricardo Campello saltare è

impressionante. Sono spaventosi! Sicuramente non ci

vorrà ancora molto prima che entrino a far parte del

“nostro” gruppo di campioni!

ROBBY NAISH: La foto della partenza alla Defi Wind!

BJORN DUNKERBECK: Difficile a dirsi, ce ne sono

talmente tante. Vedere i miei amici a Jaws con onde di

14 metri o anche l’expression session di salti lo scorso

anno a Pozo! Tutti in batteria provavano l’impossibile...

Specialmente Ricardo!

JASON POLAKOW: Mi ricordo ancora d’aver visto Mark

Angulo chiudere il primo wave 360 della storia in una

batteria contro Dave Kalama, in una gara a Maui.

Totalmente radicale ed anni avanti agli altri... Sarà

stato almeno 15 anni fa!!!

SCOTT MCKERCHER: Questa è una domanda difficile. Il

doppio Forward in planata piena di Ricardo Campello a

Pozo lo scorso anno... L’Aerial di Scott Carvill a Jaws…

Una sequenza fotografica di Dave Sheen che faceva

un’Aerial assolutamente gigantesco a Margaret River

verso la fine degli anni 80. La Taka di Levi nel

Windsurfing Movie. Ultimamente mi è rimasta

impressa un’onda che ho visto a Jaeger Stone a

Gnaraloo durante il nostro ultimo viaggio lassù.

Un’entrata potente con poppa in delirio, un’Air Taka

chiusa sul flat davanti all’onda e per finire un Goyter.

Un’onda davvero paurosa!!

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CONTINUI AD UTILIZZARE SINGLE FINO SEI PASSATO A TAVOLE A SCASSEMULTIPLE? JOSH ANGULO: Io uso solo singles, funzionano alla

grande.

FRANCISCO GOYA: C’è un enorme cambiamento in

corso nello sport in questo periodo. Nel passato si

dovevano creare nuove discipline per affrontare un

nuovo concetto di riding, mentre ora si riesce a

sfruttare al meglio la stessa disciplina, utilizzando

però approccio e stili diversi. Sembra quasi dipenda

dalle condizioni e dal posto, a volte utilizzo il mio

single e giorni in cui non posso far a meno del mio

twin, per surfare a tutta velocità. Devo ancora provare

il thruster a tre pinne e stiamo sviluppando il design

del Quad Goya proprio in questo momento. La vera

differenza ed innovazione sarà però quando

riusciremo a surfare tavole senza pinne... Quello sì

che è il livello successivo!

KAULI SEADI: Adesso mi diverto a giocherellare con

tutte le varie combinazioni possibili! Da pinna singola a

quad. Funzionano tutti alla grande a seconda delle

condizioni! I quad e twin sono molto meglio per il

waveriding ed alzano colonne d’acqua. Io utilizzo single

fin solo se è completamente onshore e sopra i 40 nodi!

KEVIN PRITCHARD: Uomo della vecchia scuola.

Vecchia scuola! Single per me. A dir il vero non è che li

preferisca, in quanto utilizzo i twin fin ad Hookipa… Ho

solo deciso di dir qualcosa di diverso da tutti gli altri,

tranne Robby, Josh e Francisco!

ROBBY NAISH: Va tutto alla grande. Anche se adoro la

versatilità dei single che “funziona ovunque, in

qualsiasi momento e condizione”.

BJORN DUNKERBECK: Continuo con i single fin, che

sono più adatti al mio stile veloce e potente di surfare,

anche i twin funzionano bene in svariate condizioni, ma

non fanno per me.

Bjorn Dunkerbeck, Bottom Turn a Cabo Verde.

Jason Polakow, uno dei rider piùinnovativi degli ultimi anni.

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JASON POLAKOW: Utilizzo twin fin per quasi tutte le

mie uscite anche se ho ancora un custom inestimabile

che uso solo a Jaws, a pinna singola.

SCOTT MCKERCHER: Senza ombra di dubbio, multi

fin! Abbiamo sperimentato un sacco con tutte le

varie possibilità di regolazioni multi-pinna. Abbiamo

testato a fondo i single, quad, tri e twin. La

combinazione di quad che abbiamo trovato ora

rappresenta un enorme passo avanti in termini di

spinta, potenza e performance per i pro, mentre i

rider intermedi possono andare dove vogliono in

qualsiasi momento.

DOVE VI VEDETE TRA CINQUE ANNI? JOSH ANGULO: Cinque anni, è come dire domani…

Sempre a manetta e a rippare!

FRANCISCO GOYA: A migliorare in tutto quello che

faccio, come le relazioni con tutta la gente che mi

circonda e a far prodotti migliori.

KAULI SEADI: Spero di essere ancora in Tour, con la

stessa motivazione che ho adesso!

KEVIN PRITCHARD: Vecchio, grasso, finito, mentre

racconto quanto fossi bravo da giovane!

ROBBY NAISH: Non sono mai stato una persona che

guarda così avanti nel futuro. Ho sempre cercato di

vivere al massimo ogni singolo giorno, ed il mio

obiettivo generale è stato fare sempre il mio meglio

e sperare che il futuro mi riservasse il meglio. Vorrei

continuare a fare quello che amo... Windsurf, kite,

surf e rimanere in salute. Mi piace pensare che tra

cinque anni mi troverò più o meno in questa stessa

situazione, a far le stesse cose che faccio oggi. Con

un po’ di fortuna ce la farò e ci rivedremo ancora in

acqua.

BJORN DUNKERBECK: Su una tavola da qualche parte

del globo, ancora a divertirmi e godermi la vita!

JASON POLAKOW: A far esattamente quello che

faccio ora. Divertirsi a manetta cercando di non

farmi troppo male!

SCOTT MCKERCHER: Solo Dio lo sa. Non sono un

grande fan dei piani. Potrebbe sembrare un po’

irresponsabile ma sono molto contento della mia

situazione attuale. Pensavo che la mia vita fosse

piena già prima di gareggiare per guadagnarmi da

vivere, ma avere un lavoro sufando onde, lavorando

al design di tavole wave, vele e tavole da SUP, è

davvero il massimo. Tutti i miei giochi preferiti sono

nelle mie mani e riesco ancora a viaggiare

liberamente. È uno spettacolo. Non so però se

riuscirò ad essere uno zingaro per sempre, o magari

sì?!?!?

Well done John, sei riuscito nella tua impresa. 8 Campioni del Mondo in un'unica fotografia!

Francisco Goya, classe, stile ed eleganza,un esteta dell’arte del waveriding.

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Carine Camboulives in Jibe.

Carine Camboulives, Manu Bouvet e la piccola Lou.

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BAJA CALIFORNIAPer svariati anni mi sono chiesto come mai, quando

si pensa al windsurf in Messico, si pensa che ci sia

solo la Baja California. Possibile che quella penisola

che si estende dalla California nel territorio

messicano sia l’unico posto in tutto il paese con la

giusta combinazione di vento ed onde?

Eppure ci saranno almeno 1200 miglia di costa del

Messico continentale costantemente esposte alle

mareggiate meridionali?

Prima di poter scoprire il Messico continentale, ho

avuto l’opportunità di passare in macchina e far un

giro nello spot più famoso della Baja California:

Punta San Carlos. Parecchi anni fa, Kai Katchadorian,

mi chiese di raggiungerlo a San Francisco, dove si

stava preparando per guidare fino laggiù. Il suo 4x4

era pronto ed io ero intenzionato a spararmi 18 ore

di viaggio con musica metal a manetta, che Kai

adora. Ero in missione!

Avevo sentito parlare un sacco delle lunghissime

destre che si srotolano davanti alla ripida costa,

accarezzate dal vento side-off che entra

puntualmente verso mezzogiorno. Era tutto

esattamente come me ne avevano parlato, ma non

era il Messico che stavo cercando io. Uno scenario

mozzafiato, il colore della costa era davvero

spettacolare ed anche le onde erano pulitissime ma

mancava ancora qualcosa.

RITORNO IN MESSICONove anni dopo, assieme a Carine e la nostra figlia di 3

anni, Lou, abbiamo deciso di tornare in Messico.

Maxime Houyvet, amico e fotografo, ha deciso di unirsi

a noi. Tra i due viaggi, ho avuto parecchio tempo per

studiare le varie possibilità per trovare sia vento che

onde in quella terra. Per svariati anni ormai, molti

aficionados del tube riding si riuniscono al “Pipeline

messicano” di Puerto Escondido. Troppa gente e poca

probabilità di vento sull’onda ci ha portato a scartare

questo spot. Stessa cosa per lo spot più a sud, “the

Search”, onda su cui è stata disputata una gara di

coppa del mondo ASP di surf da onda parecchi anni

prima, ed è stato uno degli eventi più belli in assoluto.

Immagini e video di tubi di 30 secondi hanno fatto il

giro del mondo. Ora però si dovrebbe condividere

l’onda con 50 altri surfisti furiosi! Quell’onda

particolare è a ridosso di un burrone e quindi non c’è

assolutamente la possibilità che entri il vento.

Decidiamo allora di dirigerci più a sud verso la regione

di Chiapas, alla ricerca di vento migliore, su onde di

qualità simile. È davvero difficile trovare, al giorno

d’oggi, un paese che abbia una pubblicità così negativa

quanto il Messico. Le guerre di droga nel nord della

64

Page 67: Funboard 128

regione sono davvero state spettacolari e mortali,

specialmente negli ultimi 2 anni. Nel 2008, 5300 donne

sono state ammazzate, 2000 delle quali nella piccola

città di Ciudad Juarez! Il controllo del mercato di droga

più grosso, gli USA, è la priorità numero uno. Spesso

però questo tipo di conflitto non affligge tutto il paese

ma solo un’area specifica. Indipendentemente da

quello che abbiamo sentito dai media, siamo convinti

che il resto del paese sia amichevole ed accogliente.

UN BUON INIZIO!Appena scesi dall’aereo, stiamo facendo la nostra

prima cena messicana e sentiamo delle esplosioni

appena fuori il ristorante. Probabilmente sono solo i

festeggiamenti per la “semana santa” (settimana di

Pasqua). Improvvisamente però la guardia di sicurezza

del ristorante entra urlando e si butta sotto un tavolo,

dicendo a tutti di fare lo stesso. Max è il primo a

reagire! Ci rendiamo subito conto che c’è qualcosa che

non va quando vediamo che tutti i clienti e camerieri si

butano per terra in un attimo. Afferro velocemente mia

figlia Lou e la piazzo sotto il tavolo di fianco a me. C’era

un silenzio tombale finchè Lou mi dice:

“È divertente qui papà, giocano tutti a nascondino!”.

“Mmmh… Sì e vero… Però adesso dobbiamo stare in

silenzio così non ci trovano e vinciamo!”. Le ho

sussurrato, cercando di esser il più naturale e

rilassato possibile.

Dopo pochi secondi Lou mi riponde:

65

Carine CamboulivesManu Bouvet se la surfa con il SUP.

Page 68: Funboard 128

“Adesso salto fuori all’improvviso e spavento tutti e li

faccio andare via!”.

“No no no… Non è una buona idea, se vuoi vincere devi

startene qui brava in silenzio.”

Dopo qualche secondo di paura, tutti ritornano ai loro

tavoli e continuano a mangiare come se non fosse

successo nulla. Il giorno seguente ci hanno detto che

hanno derubato 3 ragazzi nel cinema di fianco a noi ed

i ladri hanno sparato un paio di colpi in aria per far

sparpagliare la gente e scappare indisturbati. Sono

però stati arrestati ed ora sono sulla prima pagine del

giornale locale!

“Bell’inizio!” penso tra me e me. A parte quest’evento

spettacolare all’inizio della nostra avventura, ci siamo

immediatamente innamorati del posto: spiagge deserte

con pointbreaks spettacolari a perdita d’occhio lungo i

50 km di costa! Carlos, la nostra guida, conosce la zona

come nessun altro. Capisce anche cosa stiamo

cercando in termini di direzione ed intensità di vento. Sa

bene che il vento side off-shore che cerchiamo deve

spirare nella stessa direzione in cui l’onda si srotola. Il

problema è che la maggior parte delle baie a mezzaluna

sono direttamente sotto a burroni alla loro destra, che

blocca completamente il vento. Facciamo davvero fatica

a capire se queste onde siano windsurfabili... Nel

frattempo, ci alziamo all’alba per fare delle sessions

spettacolari di SUP o surf da onda, perchè le onde sono

66

Manu Bouvet in Bottom Turn suuna lunga onda messicana.

Page 69: Funboard 128

semplicemente incredibili. E sono quasi solo per noi!

Dall’alto della mia tavola vedo benissimo il fondo e

sembra di essere in un acquario. L’acqua verde

cristallina è piena di razze, tartarughe, pesci volanti,

serpenti marini ed altre specie. È spettacolare vedere

quanto sia differente osservare tutto stando in piedi.

Quando sei stufo di remare o ti vuoi riparare un po’ dal

sole cocente, ti puoi mettere sotto una delle “casitas”

piazzate sulle dune di sabbia, dove ci gustiamo i

“camarones al ayo” (gamberetti con aglio) mentre la

brezza pomeridiana comincia ad arrivare. Da quel

punto abbiamo un’ottima visione della baia che ci

permette di vedere che il vento passa oltre il burrone e

si avvicina a riva qualche centinaia di metri sottovento.

Sul picco più vicino invece, entra quasi da mare!

Abbiamo capito tutto ed ora corriamo ad armare!

EPIDEMIA DI PARANOIACi stavamo davvero godendo il nostro stile di vita

messicano con session mattutine di surf, session

pomeridiane di windsurf e qualche passeggiata sulle

colline della zona. Sembra che tutto sia abbastanza

normale. Quasi troppo tranquillo per esserE normale.

Prima che possiamo dire qualcosa, ecco che arriva

l’infame febbre suina. Che diavolo è?!?! Si parla solo di

questo sia in internet, TV, radio, ed in tutti le e-mail e

telefonate.

“Siete ancora vivi ?” ci chiedono.

“No, siamo già morti, stai parlando direttamente col

mio fantasma col naso che cola e la tosse!”. Ecco

un’altra bella dose di pubblicità negativa per il

Messico, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno.

Non ho nessuna conoscenza medica ma lo tsunami di

notizie che inonda i mezzi televisivi sembra, a me ed ai

locals, davvero sproporzionata. Più ascolto e leggo le

notizie, più rimango sconcertato di quanto la gente si

spaventi facilmente! Sembra che i media vogliano

spaventare il mondo intero senza veramente sapere

con precisione quale sia l’effettiva situazione. A volte

non riesco a credere alle mie orecchie. Il titolo di oggi

poi è spettacolare: ”Ci potrebbe essere anche un caso

in Europa !”. Ma davvero, addirittura un caso! Mi

ricorda un po’ l’episodio dell’Antrace di parecchi anni

fa in America. In quel periodo sembrava che

un’organizzazione sconosciuta di terroristi avesse

contaminato lettere missive delle vittime, che non sono

mai state identificate a loro volta. Ciò nonostante, era

tutto quello che si sentiva nei telegiornali, per mesi in

tutto il mondo. La gente apriva la posta coi guanti in

lattice! Poi, a poco a poco, è scomparso tutto nel nulla,

proprio come farà la febbre suina. Allo stesso tempo

però non riesco a capacitarmi del fatto che ci siano

migliaia di adulti e bambini che muoiono ogni

settimana per Malaria ed Aids. Che fine hanno fatto?

Sicuramente i media non ne parlano. Queste epidemie

sono ormai conosciute e non fanno più notizia ed

anche le notizie, come tutti gli altri prodotti

commerciali, hanno una data di scadenza.

ALLARME ROSSO LIVELLO 6!La paura continua a diffondersi e i livelli di allarme

67

Page 70: Funboard 128

68

sono altissimi: livello 1, 2 poi 3 poi 4, ed ora perfino 5

ed addirittura 6! “State tutti chiusi in casa” dicono.

L’ultima volta che ricordo degli allarmi, si parlava di

colori e non di numeri. Era per il rischio di attacco da

parte di terroristi. Verde, Giallo, Rosso! Vita Rastafari!

Ops ho sbagliato... Aspetta un secondo, adesso ricordo:

era giallo, arancione e rosso. Ogni giorno nelle notizie

ci aggiornavano sullo stato delle borse: la borsa

azionaria guadagna punti mentre la paura cambia

colore. Il fatto è che, vivendo sotto costante paura, non

siamo più in grado di decidere con calma e quindi

veniamo controllati come manichini. Ci vengono

perfino date delle mascherine di protezione e Lou

continua a ripetere: “Max mettiti la maschera!”.

Abbiamo quindi deciso di andarcene a fare un giro in

città con le nostre mascherine perchè Max era

convinto che avrebbe fatto la copertina di Newsweek o

Time Magazine! “State lontani dalle folle e dai centri

cittadini” è il messaggio in tutto il Messico. Noi non

abbiamo assolutamente problemi a seguire questo

consiglio e ci godiamo vento ed onde su spiagge

deserte, quindi ci autoponiamo in quarantena.

Sto divagando e penso sia meglio che vi racconti delle

numerose e spettacolari session su 5 picchi diversi, i 3

giorni con 40 nodi di vento e la “fiesta” a cui ci hanno

invitato con 300 persone che ballavano in giro per tutta

la città, gli alberi di mango che profumano l’aria

tutt’intorno, i pasti deliziosi e poco costosi, i posti di

blocco militari con lanciarazzi pronti al fuoco, che

assicurano un caldo benvenuto a tutti quanti. Tutto

questo sotto il sole cocente, proprio di fianco all’oceano

cristallino, circondato da dune di sabbia e montagne

coperte di cactus, senza un solo edificio in cemento. Ma

non c’è bisogno che vi parli di tutto ciò perchè tanto lo

vivrete voi direttamente durante il vostro prossimo

viaggio o da qualche altra parte con i vostri amici e la

vostra famiglia. Non c’è modo di scappare, sei già stato

contagiato dal virus del viaggiatore. Ecco i primi

sintomi: ti vedi fare un grosso off-the-lip davanti ai tuoi

amici, controlli Windguru 20 volte al giorno. La tua testa

è piena di visioni e profumi esotici, quindi fai fatica a

restare concentrato. Attenzione però perchè esiste un

vaccino contro questa magica malattia: la paura. Ti

conviene guardarti le spalle perchè è proprio dietro

l’angolo. Non te ne rendi nemmeno conto e poi

improvvisamente ti ritrovi a pensare: “Aspetta un

secondo, mi conviene andare a fare questo viaggio... È

ragionevole?!? Con tutto quello che sentiamo al giorno

d’oggi...”. C’è un solo antidoto: vai a prenderti un

biglietto aereo per te e la tua famiglia!

Manu Bouvet attacca illip con un buon timing!

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71

La stupenda isola di Tahiti.

Page 74: Funboard 128

LE ORIGINIIn settembre, Tatiana, Verda, Beatrice, Courtney,

Clarissa, Fernanda, Michelle, e Monika hanno

abbandonato la loro culla a Maui, Hawaii, per andare

a surfare alcune delle onde più toste del pianeta,

Tahiti. Le nostre “Butterflies” (Farfalle), non

dimenticheranno mai l’esperienza vissuta. Troppi

break da surfare, vento con cui giocare, bambini a cui

insegnare sport acquatici, lezioni di Stand-Up Paddle

per le ragazze Tahitiane locali, veleggiare su un

catamarano di 55 piedi fino all’isola vicina di Moorea,

cenare con sindaci Tahitiani, nuotate con gli squali,

dar da mangiare alle razze, nuove lingue da scoprire

e nuovi amici con cui condividere questo piccolo

sogno diventato realtà.

Il Butterfly Effect è nato alle Hawaii, ideato da Tatiana

Howard e Juliana Shelef, ed è cresciuto a dismisura

negli anni, ben oltre le aspettative iniziali. È

cominciato tutto con 15 ragazze amanti dell’oceano, a

Maui nel 2007, come un evento divertente in cui si

veleggiava al lasco da Hookipa a Kanaha, ora si è

esteso al mondo intero, fino a Brasile, Germania,

Francia, Repubblica Dominicana, Oregon, Nuova

Zelanda, Australia ed adesso Tahiti. L’ “Effetto Farfalla”

a Tahiti consisteva in un viaggio di due settimane

organizzato da una delle fondatrici del Butterfly Effect,

Tatiana Howard, ed ospitato da Emmanuel Ancet del

Te Matai Windsurf Center di Tahiti, sponsorizzato da

Dakine e Matiko Shoes. È stato il primo viaggio di

Butterfly Effect interamente al femminile ed è stata

un’esperienza magica per tutte e 8 le “Farfalle”.

PARADISO TAHITIANOUna volta arrivate nel paridiso Tahitiano, siamo state

accolte con collane di fiori di Tiare e musica

Tahitiana dal vivo, un benvenuto tradizionale che

scalda il cuore. Da questo momento in poi,

sapevamo che ognuna di noi avrebbe vissuto

esperienze indimenticabili. Esauste dal volo e dal

raggruppare tutto il materiale per 8 windsurfiste: i

kite, i surf, l’attrezzatura da immersione, gli stand up

paddle e le valigie piene zeppe di bikini, eravamo

tutte pronte per una bella notte di riposo.

Il mattino è cominciato con l’ormai classica sessione

72

Incontri molto ravvicinati...

Page 75: Funboard 128

di yoga e il “petit dejeuner” alla francese, che

include baguette appena sfornata e caffè.

Metabolizzata la carica della caffeina, ci siamo

fiondate in spiaggia senza mai voltarci indietro.

Hitimahana è una bellissima spiaggia di sabbia nera

sulla costa settentrionale di Tahiti. Il reef esterno

protegge l’inside, offrendo le condizioni ideali per

fare un po’ di kite freestyle in laguna e poi salti e

surfate sul reef esterno. Le “farfalle” hanno volato

attorno alla spiaggia per tutto il giorno e i local

erano eccitati vedendo che eravamo finalmente

arrivate nella città principale di Mahina. Non c’è

voluto molto prima che le ragazze locali, sia kiter che

windsurfer, entrassero in contatto con noi, per

condividere le storie piene d’azione ed esagerazione

della giornata trascorsa. Poi ci è venuta voglia di

qualche cosa di diverso e con il nostro capitano è il

suo catamarano di 55 piedi, in men che non si dica,

abbiamo caricato tutto il materiale per partire alla

ricerca di più vento ed onde sull’isola vicina di

Moorea.

IL CATAMARANOCi siamo piazzate sulla coperta del catamarano già di

buon’ora, sommerse dal materiale. Il capitano

vedendoci ha fatto un profondo sospiro, con un’aria

perplessa. Non aveva la minima idea di che ragazze

avesse caricato sulla barca. Ragazze amanti dei

party? Noo. Ragazze che vogliono solo abbronzarsi?

Noo. Vere watergirl che non vedevano l’ora di entrare

in azione con qualsiasi materiale? Sii! Il capitano ha

subito notato che la bellezza delle farfalle andava

oltre l’apparenza. Si è immediatamente reso conto

della loro sapienza riguardo al vento e al come

governare un catamarano. Ci ha subito incaricate di

controllare il timone, cazzare le cime, occuparsi

dell’ancoraggio, pescare, pulire, controllare la vela,

strambare e virare. In men che non si dica, ognuna di

noi aveva un compito e delle responsibilità ben

precise.

Veleggiare da Tahiti a Moorea in compagnia delle

balene che risalgono in superficie per respirare, nel

mezzo del blu dell’oceano tra le due isole francesi è

stato semplicemente indescrivibile. Il vento costante e

leggero ha reso il viaggio perfetto, facendo dondolare

dolcemente la barca, lasciandoci con il cuore pieno di

gioia. Appena arrivate a Moorea, il vento era troppo

leggero per far kite o windsurf, ma noi siamo molto

versatili, quindi l’assenza di vento non rappresentava

minimamente un problema. Sapevamo bene che

avremmo potuto trovare un sacco d’azione in giro per

73

Un po’ di fashion style...

Windsurf, kite e SUP, le ragazze delButterfly Effect non stanno mai ferme.

Page 76: Funboard 128

l’isola. Grazie alla connessione wireless, abbiamo

scoperto che c’era uno swell attivo proprio in quel

momento dall’altra parte dell’isola. Ogni ragazza ha

preso la sua posizione, abbiamo alzato l’ancora,

issato le vele, e proseguito il giro attorno all’isola, fino

all’arrivo al break di Haptiti.

HAPTITIHaptiti si trova sulla costa sudoccidentale di Moorea e

si srotola lungo un reef esterno, come la maggior parte

delle onde qui a Moorea e Tahiti. Mentre noi ragazze

navigavamo lungo il profondo pass sul reef, abbiamo

visto uno scorcio di Hapiti, una destra di circa 2 metri

che si srotola alla perfezione. Inizialmente la situazione

era un po’ intimidatoria, non c’era nessun altro in

acqua. Un marinaio locale simpaticissimo è saltato in

acqua con noi, dandoci tutte le dritte sul posto ed il

giusto incoraggiamento. C’era una forte corrente che

risucchiava continuamente verso l’Oceano e onde

massicce che rompevano su un reef bassissimo. C’è

voluto un po’ di tempo per abituarsi alla potenza e forza

delle onde in questo spot, ma quando si riusciva a

prendere quella giusta, valeva tutti gli sforzi e l’ansia.

INCONTRI RAVVICINATIIl mattino seguente ci siamo svegliate di buon ora con il

rollio del catamarano e siamo saltate sul piccolo

gommone per andare verso una scogliera dove

avremmo dovuto fare il bagno con le razze e gli squali!

Mentre ci stavamo dirigendo sul posto, 2 squali e 6

razze seguivano la barca attratti dal rumore del motore.

Avremmo avuto meno paura ad entrare in acqua con 2

alberi d’onda, c’è voluto un po’ di tempo prima che

trovassimo il coraggio di saltare in acqua. Alcune hanno

cominciato facendo snorkeling proprio di fianco al

piccolo gommone, ma dopo soli dieci minuti tutte le

ragazze erano in acqua a seguire gli squali e

accarezzare le morbide razze. Più tardi siamo andate a

cercare il vento alla spiaggia locale di Les Tipaniers.

Questa spiaggia è ideale per il kite e windsurf e la vista

è spettacolare. Sopravento si scorgono i famosi burroni

verdi tahitiani, che precipitano vertiginosamente per

poi livellarsi in prossimità della spiaggia, tappezzata

dalle tipiche capanne locali, le tiki huts. Sottovento

invece c’è l’acqua azzurra cristallina e la piccola isoletta

nascosta verso cui surfare. Dopo un giorno intero a

giocherellare col vento, eravamo davvero esauste e

pronte a goderci il tramonto con un fresca Hinano alla

mano, ma prima che riuscissimo a racimolare

abbastanza franchi per pagare le nostre birre, siamo

state riportate di corsa a prendere il traghetto per

l’isola principale di Tahiti.

Avevamo un appuntamento a cui non potevamo

assolutamente mancare!

WELLCOMEEmmanuel Ancet del Te Matai Windsurf Center ci ha

aiutate a organizzare il nostro arrivo. Molta gente qui a

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Body Drag in laguna di Tatiana Howard, mentreun’altra delle ragazze fotografa dalla spiaggia.

Page 77: Funboard 128

Tahiti ci aspettava, perfino il sindaco di Mahina, Tahiti!

Era molto gentile e voleva esser sicuro che ci fossimo

tutte sentite le benvenute sull’isola, quindi ha invitato

l’intera crew a mangiare pupus e sorseggiare dei drink

per la cerimonia ufficiale d’apertura con la consegna

delle tradizionali collane di fiori, i Leis Tahitiani, come

ringraziamento per aver dato lezioni di sport acquatici

alla comunità.

CJAUna volta arrivate a Tahiti, dovevamo raggruppare

tutti i ragazzini che volevano imparare a far windsurf,

kite, o stand-up paddle. Grazie all’organizzazione

offerta CJA (Centre pour Jeunes Adolescents), centro

per i giovani adolescenti, non è stato assolutamente

difficile. Abbiamo cominciato le lezioni facendo

stretching ed una nuotata di riscaldamento fino ad

una boa. Dopo qualche nuotata in compagnia, le

lezioni sono cominciate. C’erano Clarissa, Monika e

Verda ad insegnare kite, Bea ed io ad insegnare

windsurf, e Courtney, Michele e Fernanda che

mostravano il neonato stand-up paddling. Era

impressionante vedere con che velocità i ragazzi

apprendevano ogni movimento. Hanno imparato un

sacco semplicemente provando, in quanto noi non

sapevamo una parola di francese o tahitiano e non

potevamo quindi dare spiegazioni, abbiamo potuto

semplicemente mostrare i movimenti e le tecniche

base. È stata una bellissima giornata e tutti si sono

divertiti un sacco. I ragazzini si sono goduti ogni

singolo istante e hanno continuato a provare il giorno,

la notte e ancora i giorni seguenti.

EPLORAZIONE MERIDIONALEIl surf break di Teahupoo è certamente famoso. Tutte

noi avevamo sentito un sacco di storie e visto

innumerevoli foto sulle riviste circa questo spot.

Teahupoo si trovava dalla parte opposta rispetto al

nostro accampamento.

Non vedevamo l’ora di visitare la parte meridionale

dell’isola, quindi ci siamo prese un’intera giornata per

andare a studiare e osservare una delle onde più

spesse e intimidatorie in tutto il mondo. Siamo partite

presto la mattina e abbiamo fatto una fermata veloce al

mercato locale a Papeete. Qui abbiamo assaporato il

75

Page 78: Funboard 128

76

cibo locale e ci siamo immerse nelle arti, osservando i

manufatti, le perle nere, i souvenir Hinano, i quadri

colorati, i tiki scolpiti a mano, le collane di conchiglie, i

fiori profumati e tutto ciò che ci si può immaginare

pensando a Tahiti. A pranzo abbiamo gustato il Poisson

Cru Tahitiano, (pesce crudo con limone e altri

ingredienti deliziosi) con frutta cotta e pane dolce alla

noce di cocco. Dopo questo pranzo così gustoso ed

energico, eravamo pronte ad entrare in acqua.

Per telefono ci hanno detto che Tim McKenna era già

sulla barca pronto a farci delle foto di surf da onda, su

un picco ad appena 5 minuti da Teahupoo, chiamato

Teva Iti. Teva Iti è la prima destra che abbiamo visto da

quando siamo qui a Tahiti. Era già pomeriggio e non

avevamo ancora avuto la possibilità di entrare in acqua,

quindi mentre caricavamo la barca l’impazienza era alle

stelle. Abbiamo preso un’onda dopo l’altra, la

dimensione era perfetta, né troppo piccola né troppo

grossa. Ci siamo abituate ai break su pass di reef e

finalmente abbiamo cominciato a divertirci senza

timore. Quasi tutte le onde a Tahiti sono al 99% sinistre

e rompono quasi sempre su reef esterni, ai bordi dei

passaggi profondi ci sono dei canali per il passaggio

delle barche. L’unica eccezione è Papara, che sembra

sia l’unico beach break della zona. Papara è un altro

spot in cui ci siamo divertite un sacco, dal momento che

essendo un facile point break, non c’era bisogno di

preoccuparsi per le forti correnti o il tagliente reef

sottostante.

LE FOTO DI KEVIN PRITCHARDLa prima settimana è volata velocemente. Era già

sabato mattina e la lezione di stand-up del Butterfly

Effect per ragazze era in corso. Il clinic è cominciato in

tranquillità ma poi, una dopo l’altra, sempre più ragazze

si sono avventurate in acqua. Un sacco delle ragazze

che hanno partecipato, facevano già Va’a (canoa),

quindi erano molti forti e coordinate a remare e hanno

fatto pochissima fatica ad imparare. Sembra che tutte

si siano divertite un sacco a provare questo nuovo

Prima una lezione di SUP alle ragazze locali,poi una bella planata spensierata.

Page 79: Funboard 128

77

sport. Durante il nostro ultimo giorno abbiamo avuto

condizioni perfette per windsurf e kite. Kevin Pritchard

è venuto assieme a noi come fotografo e grazie alla sua

esperienza sapeva che Mara era il posto su cui puntare

per trovare le condizioni adatte.

Le previsioni davano venti sudorientali con un pochino

d’onda da sud, proprio le condizioni ideali per una

giornata epica. Appena arrivate sullo spot e scese dal

van, siamo quasi state spazzate via dal vento!

Sicuramente la giornata più ventosa dell’intera

settimana! Con l’adrenalina in corpo, abbiamo armato e

steso i cavi più velocemente possibile. Strizzavamo gli

occhi per riuscire ad intravedere la dimensione delle

onde che rompevano sul reef esterno, sembrava

piuttosto piccolo visto da riva ma quando siamo

arrivate sul pass col windsurf, le onde erano molto più

grosse di quanto avessimo immaginato! Ancora una

volta abbiamo surfato delle sinistre perfette con vento

mure a sinistra fino al tramonto, finché il vento è calato,

la marea s’è alzata e le nostre braccia non riuscivano

più a piegarsi.

IL RITORNODopo che il sogno è divenuto realtà in queste due

settimane, era ora che noi ragazze impacchettassimo

tutti i nostri bikini, le tavole, le vele e i kite e dicessimo

“Na Na” (arrivederci) e “Maruru” (grazie) all’isola di

Tahiti e a tutti i nuovi amici che avevamo conosciuto.

L’esperienza vissuta visitando le isole della Polinesia

Francese senza andare nei soliti alberghi,

conoscendo nuovi amici, vivendo al centro della

comunità di Mahina, gustando cibo locale,

adattandoci allo stile di vita Tahitiano e venendo

accettati a braccia aperte è stata un’esperienza che ci

ha aperto gli occhi. Non solo ci siamo divertite un

sacco ma abbiamo anche surfato con condizioni

bellissime, con vento e onde che non ci saremmo mai

immaginate. Ci siamo davvero divertite un sacco

godendoci il vento e le onde e abbiamo trascorso il

tempo al meglio, condividendolo con la comunità

Page 80: Funboard 128

78

attraverso le lezioni. Non dimenticheremo mai di aver

assaporato la nostra passione comune per l’oceano,

assieme ai ragazzi locali e alla comunità della

Polinesia Francese. Mentre volavamo verso Maui,

abbiamo cominciato a fantasticare nuovamente su

chi, cosa, come e dove si dovrà svolgere il prossimo

Butterfly Effect.

BUTTERFLY TIPS1. Contattare Emmanuel, www.tematai.com.

2. Se non avete già un capitano di catamarano da 55

piedi, assicuratevi di noleggiare una barca. Quasi tutti

gli spot wave sono su reef esterni, quindi è vitale

avere una barca per arrivarci e per la sicurezza!

3. Nuotare con gli squali. A Moorea c’è un posto

splendido per nuotare assieme alle razze e agli squali.

È davvero una bellissima esperienza da fare quando

non c’è vento o onda. Sembrarà strano, ma è

un’esperienza indimenticabile!

4. Meglio essere ottimi nuotatori. Le correnti a Tahiti

e Moorea sono molto più forti di quanto si pensi. Se

non si fa attenzione, in un secondo ci si ritrova in

mare aperto, quindi conviene uscire sempre in

compagnia e continuare a remare per restare nella

stessa zona.

5. Bevetevi una birra Hinano nel modo Tahitiano, ma

preparatevi a pagarne il prezzo. È parecchio costosa

come birra e assicuratevi di fare riserve per la

settimana in quanto è vietato comprarle di domenica.

6. Se andate a Tahiti, assicurati anche di vedere

Moorea. Moorea offre lo stesso vento e condizioni di

surf di Tahiti, ma l’acqua è molto più blu e pulita.

7. Portate il materiale kite/windsurf da vento leggero

in quanto è spesso sui 12-18 nodi.

8. Il cibo locale migliore è il “Poisson Cru” (pesce

crudo)!

9. Compratevi un macete per tagliare e raccogliere le

noci di cocco, lo sport drink migliore al mondo a

Tahiti/ Moorea e le palme da cocco sono ovunque!

10. Andate a vedere il centro windsurf Te Mata’i / CJA

(Centre pour Jeunes Adolescents) e cercate di usare

il vostro tempo per insegnare ai locali gli sport

acquatici. La ricompensa morale per avere fatto un

bene alla comunità non ha prezzo.

INFORMAZIONI SULLE ISOLEMolti spesso fanno riferimento alle Isole della Polinesia

Francese come “Tahiti”, questo però è un errore perchè

Tahiti è solo una delle 130 isole che si raggruppano in 5

diversi arcipelaghi che formano la Polinesia Francese.

L’isola di Tahiti è solo una delle tante situate in posizione

esposta agli alisei e fa parte dell’arcipelago delle

Society Islands. Tahiti effettivamente è l’isola più vasta e

rinomata della Polinesia Francese, in cui si trova anche

la capitale, la città di Papeete. Altre isole dell’arcipelago

Society sono Bora Bora, Moorea, Huahine, Raiatea,

Tahaa, Maupiti, Tetiaroa, e qualche altra.

Eccovi una lista con dritte e indicazioni sugli spot di

windsurf più conosciuti.

BORA BORA1) Matira Point:questa è la “spiaggia per il windsurf” a

Bora Bora! Si trova sulla costa meridionale dell’isola,

proprio nel mezzo della zona più turistica dell’isola, ed

è il punto di ritrovo dei rider locali. Le correnti sono

abbastanza forti e il corallo molto affilato! Ciò

nonostante, in una buona giornata di vento, almeno 8-

12 rider saranno in acqua. Non ci sono onde in laguna

a causa del reef esterno, ma a volte l’acqua è choppata.

La visibilità è incredibile e arriva fino a 5m di

profondità, come vetro. È però opportuno stare attenti

ai testoni di corallo, ci vuole una buona esperienza e un

buon livello per entrare in questo spot.

2) Airport Motu:se non lavori all’aeroporto, hai bisogno

di una barca per arrivarci! Col vento giusto, si fanno

delle ottime surfate! C’è pochissima gente, spiagge

lunghe e tranquille e per partire si deve fare attenzione

ai pochissimi testoni di corallo.

MOOREA1) Beach Club / Les Tipaniers: situato sulla punta

nordoccidentale dell’isola, questo spot (il cui nome

deriva dal vecchio Hotel che prima era sulla spiaggia),

è lo spot principale e più conosciuto di Moorea, grazie

alla sua comodità. È una lunga spiaggia bianca con

fondo sabbioso e senza coralli per almeno 100 metri

verso l’oceano. Ci possono però essere degli ostacoli,

come pietre o barche.

2) Haapiti: situato sulla costa sudoccidentale dell’isola.

È uno spot per il surf da onda, che funziona

perfettamente quando il vento gira più da ovest, con

sinistre pulite e perfette che si srotolano fino nel

canale. Se le onde sono piccole, ci si può divertire un

sacco anche nell’inside. La partenza non è proprio il

massimo in quanto praticamente non ci sono spiagge

di sabbia in zona. I rider si buttano giù da un molo, che

non è proprio né saggio né sicuro.

TAHITI1) Venus Point: questo spot è più conosciuto dai local

col nome di Motu Martin ed è probabilmente lo spot

più rinomato a livello windsurfistico di tutte le isole

della Polinesia Francese. L’aliseo orientale è

abbastanza costante e la vicinanza a Papeete, ha reso

questo spot uno dei più comodi e conosciuti della

zona. C’è anche un po’ di chop e ci si può quindi

divertire con le piccole onde vicino a riva. Per ora non

è affollato, anche nei giorni migliori… la zona di

partenza è una larga spiaggia abbastanza morbida di

sabbia nera, senza corallo e perfino con l’erba per

armare il materiale.

2) Sapinus: spot perfetto per surfare quando il vento

è sudorientale. Spiaggia bianca con qualche roccia.

HUAHINE / TA’A / RAIATEASu queste isole si possono trovare parecchi spot

perfetti per il windsurf, ma sono difficili da trovare, se

avete una barca d’appoggio, siete a posto. Spot

incredibili da surfare!

Le condizioni di vento sono quasi identiche per tutte le

isole: Vento medio dai 15-25 nodi. Il periodo migliore per

il windsurf è tra giugno e settembre, quando soffiano gli

alisei sudorientali del Mara’amu.

Le ragazze del Butterfly Effect di Tahiti...Presto le vedremo in Italia, stay tuned!

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80

Ritrovandosi a 19 anni su un letto d’ospedale in Corsica, in fin di

vita, con polmoni, cassa toracica e fegato spappolati a causa di

una brutta caduta in windsurf, sarebbe normale non aver più

voglia di avvicinarsi ad una tavola per tutta la vita. Ma non tutti

reagiscono allo stesso modo. Dopo averci pensato su e dopo

aver dato qualche sbirciatina sotto le gonne delle infermiere, il

giovane Sylvain Demercastel, è uscito dall’ospedale, purtroppo

ormai affetto irreversibilmente dal virus del windsurf. La sua

vita in seguito è stata nuovamente scossa da un episodio

traumatico: il giovane ambientalista ed attivista è sopravvissuto

a quello che i media hanno soprannominato “Il massacro di

Nanterre” nel 2002. Durante un consiglio municipale

insanguinato, Sylvain ha perso uno dei suoi più cari amici e

smarrito la propria fede politica. L’esistenza stessa e le passioni

del giovane parigino, le sue doti artistiche manifestate in

collaborazione col gruppo ArtSonic, le sue composizioni

musicali, e i suoi progetti tra cui Planet Blow, sono tutti

influenzati da dolori ancora vivi. Lo sono però anche a causa dei

suoi incontri, ad esempio quello con il noto waverider, Fabrice

Beaux. I due si sono incontrati sulla spiaggia di Ho’okipa quando

lui aveva 20 anni; per poi ritrovarsi all’alba dei 30 e condividere

le proprie passioni e saziare la fame di viaggi. Il loro progetto è

la realizzazione di un vero e proprio film sul windsurf intitolato:

Planet Blow, the Dark Lines, che uscirà nel 2010 e di cui noi

abbiamo visto delle anteprime mozzafiato. Godetevi l’intervista a

Sylvain Demercastel, artista-windsurfista-surfista-viaggiatore

che stona nel normale universo e sia per gelosia che per

ammirazione o incomprensione, non lascia mai indifferenti.

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81

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COME SEI RIUSCITO A RIPRENDERTIDOPO IL GRAVE INCIDENTE INCORSICA ALL’ETÀ DI 19 ANNI?Subito dopo l’incidente avevo pensato di smettere di

far windsurf, ma appena sono stato meglio, sono

partito immediatamente per Maui, mollando perfino gli

studi. Facendo tutto in modo razionale non riuscivo a

divertirmi…

I TUOI GENITORI TISPONSORIZZARONO OPPURE NO?Ho sfruttato i soldi dell’assicurazione e i miei genitori

hanno reagito bene, supportandomi, anche quando ho

confessato che avrei mollato gli studi. Pensavano sarei

morto… da quel momento le relazioni sono cambiate

profondamente. Mi hanno spinto e incoraggiato a

fondo. Sapevano che non avrei fatto stupidaggini, non

sono il tipo da buttar via la mia vita.

IL TUO PRIMO INCONTRO CONFABRICE BEAUX?A Maui. È stato davvero mitico. Il periodo d’oro del

windsurf a una delle gare di coppa del mondo più

importanti. A vent’anni ci si ingozza con qualsiasi

emozione. Il mio idolo dell’epoca e anche di adesso è

Mark Angulo, la nuova star nascente, Jason Polakow,

stava cominciando a far vedere il suo nuovo ed unico

stile di wavesailing. Tutti volevano surfare come lui. Io

sono stato fortunato e avevo le sue stesse vele Gaastra,

e quindi mi sono detto: “Chissà… magari un giorno”…

POI IMPROVVISAMENTE TI SONOVENUTI DEI RIMORSI E TI SEICONVINTO CHE LA VITA ERA MEGLIOA NANTERRE?Non volevo studiare alle Hawaii, come un figlio di papà.

I miei genitori me l’hanno proposto ovviamente ma io

non ho voluto, e non ho nessun rimpianto. I miei

genitori hanno sempre avuto modo e voglia di aiutarmi.

Non mi sentivo di piantare gli studi, così mi sono

iscritto alla facoltà di storia con l’obiettivo di diventare

docente, per aver anche un po’ di vacanze. Una

professione perfetta!

DUNQUE IL TUO PIANO ERA TIMBRAREIL CARTELLINO COME UN DOCENTE DISTORIA CHE SI RISPETTI?Più o meno. Mentre ero in facoltà, durante due

manifestazioni, sono entrato a far parte di Artsonic, ho

trasferito la mia adrenalina dal windsurf alla scena

artistica. Il gruppo stava acquistando sempre più

spazio e forza e stava diventando difficile gestire anche

il windsurf, coi vari viaggi, il materiale e le attese. Tutto

ciò ha cominciato a stressarmi parecchio, quindi ho

deciso di smettere per dedicarmi totalmente al surf.

Pensavo non sarei mai tornato indietro. Il brutto

ritorno a Nanterre, combinato con l’incontro di Fabrice

a Bali in un momento di crisi, mi ha fatto ritornare una

voglia incontenibile di fare windsurf. Fab mi ha

riempito la testa di nuove prospettive, interessanti e

positive.

DOPO IL TERRIBILE MASSACRO ANANTERRE DURANTE IL CONSIGLIOMUNICIPALE A CUI STAVI ASSISTENDO,HAI DECISO DI MOLLARE IL GRUPPO,RIPRENDENDO A FAR WINDSURF.COME PORTAVI A CASA IL PANE?Ho sempre vissuto grazie alla musica, facendo

illustrazioni pubblicitarie sonore (come quello per la

Lega contro il Cancro) e facendo siti internet. Quando

ho ricominciato col windsurf, mi sono riappassionato

all’immagine e ai video. Una scelta logica e naturale,

che mi ha permesso, sempre come freelance, di

potermi procurare nuovi clienti.

QUANDO È NATO IL TUO ATTIVISMOPER L’AMBIENTE?È iniziato tutto negli anni ‘80. I miei genitori sono

sempre stati attivisti, sempre informati sulla

situazione. A furia di leggere notizie sconvolgenti, ti

viene la voglia di reagire e far qualcosa. Mi sono

arruolato nei partiti che a quel tempo si occupavano

ancora di ecologia, come i Verdi. Sicuramente ci sono

82

Sylvain Demercastel durante leriprese di Planet Blow 2.

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ancora molti ecologisti, ma cercano di fare un

miscuglio con tutte le altre problematiche in modo da

potersi guadagnare un posto sulla scena politica.

Prima ero convinto che per poter cambiare le cose

fosse necessario farsi eleggere e aver le idee chiare. La

politica però fa perdere la propria identità. Nessuna

esclusione di colpi, vale qualsiasi mezzo, basta non

parlarne.

I TUOI FILM SONO RICERCATI,HANNO UN MAGGIOR EFFETTO NEL“SALVATAGGIO DEL PIANETA”?È una pulsione, ho assolutamente bisogno di farlo, non

mi faccio alcun tipo di domande strategiche.

Considerando il tempo e il denaro che impiego in

questi progetti, non è un investimento molto

intelligente… Faccio il tutto pensando che sarebbe bello

se servisse… ma non sono un grande ottimista e

sicuramente non riuscirò a cambiare il mondo con un

film. Avremmo dovuto agire drasticamente già molto

tempo fa. Quando ero ancora in politica, pensavo di

poter cambiare il mondo con le mie idee ma ora credo

che sia il mondo che ci farà cambiare completamente.

DUNQUE TI RIPETI “DEVOAPPROFITTARNE AL MASSIMO”,DEVO FARE CIÒ CHE NESSUNOHA MAI FATTO PRIMA?Non si può tutto il tempo vivere senza godersi la vita al

massimo e approfittarne. Ci sono un sacco di cose

bellissime da fare e da vedere. Egoisticamente

parlando, vorrei che la mia vita fosse molto bella. La

mia coscienza ecologia però tende ad ostacolarmi e

non riesco a non chiedermi “per quanto tempo?”. Il

tutto si complica ulteriormente quando, da

rappresentante della cultura occidentale, do mostra

del nostro stile di vita, in paesi poco sviluppati.

L’esempio è lampante ed imbarazzante: arrivi nelle

Filippine, tiri fuori il tuo materiale che costa migliaia di

euro, vestito tutto a puntino, davanti a dei bambini che

giocano per strada con una bottiglia vuota e una specie

di pallone di cartone. Chiaramente il loro desiderio

diventa poter godere dei nostri stessi privilegi e aver

quello che abbiamo noi. È davvero difficile diventare

consapevoli del danno che si fa a questa gente, quando

si parte per un viaggio come facciamo noi.

STAI PROMUOVENDO UNA ZONAPOCO SVILUPPATA, NON STAIINTRODUCENDO I DEMONIDELL’OCCIDENTALIZZAZIONE!Purtroppo viviamo tutti in questo modo. La gente

conosce la mia reputazione di ecologista e capisce i

miei ragionamenti, ma anche Fabrice che non è

rinomato per il suo attivismo, la pensa esattamente

come me. Noi viaggiamo assieme tutto il tempo e nel

prossimo film ci sarà un messaggio chiaro e molto

esplicito. Non ci si può sentire troppo a proprio agio

andando in un posto appositamente per surfare le

onde, quando la gente locale ha a malapena degli

stracci da indossare.

QUALE È IL TUO SOGNO?Non mi faccio illusioni. È proprio per questa ragione

che il mio lavoro e tutte le mie attività sono permeate

da una certa malinconia e dolore.

83

Aerial tweaked per Sylvain.

Attore, regista, musicista, artista ewindsurfer: questo è Sylvain.

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CI FARAI IMPAZZIRE COL TUO NUOVOFILM?Impazzire no. La vita è fatta di alti e bassi. Bisogna

avere il coraggio di mostrare i denti quando ce n’è

bisogno. È questo che mi motiva a realizzare i film. I

normali film e video di surf-windsurf non fanno altro

che mostrare ottima azione e qualche paesaggio

mozzafiato, mentre i ragazzi si divertono nell’acqua

cristallina. Questo è sicuramente piacevole, ma…

COME DEFINISCI IL TUO PROGETTOPLANET BLOW?È la visione del mondo di un artista che fa anche

windsurf e surf da onda. Un punto di vista non

totalmente disilluso, ma critico sul mondo moderno,

sui viaggi e sull’arte del windsurf.

COM’È NATO IL FILM PLANET BLOW 1?E COME, TU E FABRICE, SIETE RIUSCITIA SCAMBIARVI DI RUOLO?Inizialmente Fabrice montava i suoi video e io mi

occupavo esclusivamente dell’aspetto musicale. In

seguito mi ha offerto di occuparmi anche della parte

visiva. Inizialmente volevo solo fare dei reportage dei

nostri viaggi per poi fare dei video da distribuire con le

riviste di windsurf. Una volta però che ci siamo resi

conto che il materiale era davvero valido, abbiamo

deciso di provare qualcosa di più rischioso e

impegnativo. Per questa ragione in Planet Blow 1 c’è

sia una visione curata che una più cruda e grossolana.

Il messaggio non è proprio così evidente, è celato nella

musica: è più una cartolina animata che un film, con un

evidente messaggio ecologista. Ho composto

interamente la musica di Planet Blow 1 e ho anche

curato parte del montaggio. Durante la realizzazione ho

anche conosciuto Sophie Saigneur, che s’è innamorata

profondamente del progetto e mi ha permesso di

distaccarmi maggiormente dal lavoro, per raggiungere

una maggiore obbiettività. È totalmente diverso

guardare qualcuno al montaggio e dare qualche

consiglio o avere le mani sulla tastiera del computer

che magari non si sa nemmeno usare perfettamente. È

davvero bello sapere che lavorerà ancora con noi

anche al prossimo capitolo. Abbiamo avuto un’ottima

risposta dal pubblico. La gente s’immedesima in Planet

Blow 1, il lifestyle del windsurf, questo feeling e stile di

vita impalpabile e difficile da spiegare che però si

intuisce nell’aria e rende i rider felici. Questo film mi ha

permesso di consegnare e condividere il mio

messaggio con gente che non avrei potuto conoscere

direttamente, e mi ha permesso di conoscere anche

nuova gente, come il mio nuovo cameraman.

ANCHE LUI È APPASSIONATO DIWINDSURF?Mi ha detto: “Ho visto il film, adoro ciò che hai fatto e

voglio farne parte”. Non conosce il mondo del windsurf,

ma pratica anche snow, skate e surf da onda.

Effettivamente, Sebastian Joffard è uno dei

professionisti che hanno filmato Kamelot. Ci ha quindi

permesso di utilizzare delle vere telecamere.

Andavamo in giro con la telecamera che ha registrato

Star Wars e con la nostra Red. Per poter utilizzare tutto

questo materiale al massimo livello, occorre un sacco

di personale, tra cui solo due persone per la Red.

SIETE PASSATI A MEGAPRODUZIONI ATUTTI GLI EFFETTI QUINDI…Ci sono un sacco di possibilità e mezzi e pochi soldi a

disposizione, a volte addirittura non abbiamo neanche

un centesimo. Fortunatamente però, la gente crede

profondamente in questo progetto e sia il cameraman

che la regista lavorano volontariamente, investendo

tutto il loro tempo e capacità. Per ora riusciamo giusto

a pagare le postazioni per le riprese in ogni singolo

spot (4000 euro a viaggio!). O’Neill ci aiuta, assieme

anche ad un’agenzia di telecomunicazioni italiana e

Sport Away, che vuole unirsi all’avventura. Nei mesi

seguenti dovremmo riuscire a trovare degli altri

sponsor. Abbiamo anche fatto due meeting con TF1 che

ha già confermato che manderanno in onda il nostro

progetto in quanto va ben oltre il solo windsurf.

PLANET BLOW 2, COS’È?Un sacco di windsurf ma anche surf e qualcosa di kite.

È un film a tutti gli effetti. Non bisogna però aspettarsi

un film di windsurf come Windsurfing Movie 3. Loro

fanno già benissimo il loro lavoro ed è quindi inutile

seguire la stessa via. Il filo conduttore è il windsurf che

ci permette di viaggiare. Si tratta di una sorta di

biografia di personaggi che solcando gli oceani in giro

per il globo e ci offrono una nuova prospettiva sulla vita

moderna. Il tutto si svolge nel futuro. Si chiamerà

Planet Blow Dark Lines, con un ovvio riferimento alle

linee scure, profilo delle onde che marcano l’oceano e

ai tratti oscuri di alcuni personaggi.

84

Uno dei prossimi scenari di Planet Blow 2, un filmsul windsurf con una visione ecologica.

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QUANDO USCIRÀ PLANET BLOW THEDARK LINES?Nel 2010. Abbiamo previsto due metodi principali per la

diffusione: il primo è appoggiarsi ad un grosso gruppo

televisivo che finanzia il progetto mettendolo sui canali

on demand e anche sul via cavo, il secondo invece è

quello di continuare in autoproduzione, appoggiandoci

ai nostri sponsor. L’idea nel secondo caso è quella di

fare diversi cortometraggi da mettere nelle varie riviste

e in DVD, per poi vendere una versione “Director’s Cut”,

allegata ad un libro venduto tramite riviste e negozi; un

prodotto di ottima qualità e molto profondo, che

costerà intorno ai 20 euro. Una percentuale ovviamente

sarà destinata ad uno dei maggiori enti ambientalisti.

COME AVETE SUDDIVISO IL LAVOROTRA FABRICE E TE?Senza Fabrice, non sarei mai riuscito a realizzare

questo progetto: è lui che propone le destinazioni, gli

spot che nessuno ha mai visto né surfato prima, come

per esempio nelle Filippine. Io non ho competenze di

queste livello. È assolutamente indispensabile evitare a

tutti costi le solite vecchie Hawaii. Per quanto riguarda

la produzione, l’idea è tutta mia, il mio progetto, il ruolo

di Fabrice è quello di waverider, anche se ovviamente

partecipa attivamente e mi dà parecchi consigli. Siamo

in un progetto cinematografico a tutti gli effetti, in cui

ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e, ovviamente,

Fabrice è un personaggio centrale.

CHI SONO GLI ALTRI RIDER?È tutto in continua crescita. Nel prossimo video ci

saranno perfino due pro surfer del Team O’Neill: Nat

Young e Roy Powers. È interessante e sicuramente

avremo surfisti d’altissimo livello, ben oltre i semplici

rollers di Fabrice e Sylvain.

LE DESTINAZIONI SONO TENUTESEGRETE?Ritorneremo sicuramente nelle Filippine in quanto è

veramente una miniera d’oro. Ci sarà sicuramente

anche la California, il Marocco e magari anche un po’

di Francia.

85

In Planet Blow 2 non ci saranno solo spettacolari immaginidi windsurf, ma anche tanta action di surf e kite.

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88

INTROÈ consigliabile iniziare il trick al traverso alla

massima velocità possibile, con buona potenza nella

vela, in modo da non rallentare troppo durante il

cambiamento dei piedi in Switch. Come al solito,

purtroppo, i prerequisiti di questa manovra sono la

Flaka One Hand o normale, la Spock bugna in avanti

sulle mure opposte (che è praticamente identico

come movimento) ed una buona padronanza

dell’andatura piedi al contrario.

Una volta che ti sei messo in Switch e trovi l’assetto,

comincia a lascare cazzando la vela verso poppa con

la mano posteriore, ma tenendo il corpo centrale in

modo da non perdere troppa velocità.

Contemporaneamente, sbilanciati leggermente sui

talloni, in modo che la tavola carvi sottovento come

per il minibottom turn di una Flaka regular stance.

Appena sei al lasco e senti che la tavola sta per

staccare dal dorso di un choppino, molla la mano

anteriore, infilando l’albero nel vento con la mano

posteriore. Pensa di voler saltare “al di là” della

bugna. Contemporaneamente, rannicchia la gamba

posteriore sotto il sedere e stendi quella anteriore

in modo che la prua faccia perno e la poppa slashi

liberamente. Il braccio anteriore ti aiuterà a girare,

in quanto favorisce la rotazione del busto, della testa

e dei fianchi nel vento.

La parte aerea di questa manovra non deve essere

necessariamente una rotazione di 180°, anzi, spesso

e volentieri è di circa 120°-150°. Una volta che la

prua tocca l’acqua, e ti trovi sottovento alla vela,

cerca di stare il più centrale possibile e di anticipare

la rotazione girando testa e spalle sottovento. La

parte slashata e la chiusura sono praticamente

identiche a quelle di una McTwist bugna avanti one

hand. È consigliabile piazzare la mano posteriore a

livello delle cime del trapezio, e quindi nel baricentro

della vela stessa, in modo che si riesca a gestirne

meglio i cambi di potenza e quando sei controvento.

Una volta completata l’intera rotazione One Hand, e

stai planando dritto verso la spiaggia, puoi rimettere

anche la mano anteriore sul boma. Più tardi la si

rimette e più il trick risulta stupefacente! La

prossima volta, senza mani!!!

STEP BY STEPFoto 1-2: Stacca a tutta velocità sul dorso di un

choppino abbastanza al lasco, infilando l’albero nel

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89

vento con la mano posteriore e stacca il braccio

anteriore, stendendolo verso poppa. Questo

movimento facilita la rotazione della testa, spalle e

bacino nel vento, innescando la rotazione aerea nel

modo corretto. Spingi con le gambe per far staccare

la tavola.

Foto 3-6: Sbilancia il peso verso prua e continua a

girare testa e spalle nel vento, rannicchiando la

gamba posteriore e stendendo quella anteriore. La

prua farà quindi da perno, lasciando la pinna libera

di slashare. La rotazione aerea è di circa 120 gradi

ma è sufficiente ad innescare la seconda parte

slashata della manovra. In questa prima fase ci si

trova sottovento alla vela, ed è quindi opportuno

spostare la mano posteriore verso il centro del

boma, sulle cimette. Ora resta centrale col peso e

continua a girarE la testa sottovento per continuare

la rotazione.

Foto 7: Questa fase è critica per la corretta chiusura

della manovra. La bugna passa nel vento,

riacquistando potenza, ed è quindi necessario

sbilanciarsi leggermente verso il rail sopravento,

restando però abbastanza centrali. Se c’è vento

forte, si può anche spostare la mano posteriore,

facendola scivolare più verso l’albero, in modo che

la vela sventi più facilmente e non ti sbalzi

sottovento.

Foto 8-10: A questo punto il difficile è passato, non ti

resta che rimanere col peso centrale e cercare di

proiettare il corpo in avanti, sempre ad una mano, in

modo che la tavola si assesti nuovamente. A questo

punto puoi anche rimettere la mano anteriore sul

boma, e pomparti, perchè hai fatto l’intero trick,

dallo stacco alla chiusura, ad una sola mano!!!

DRITTE ED ERRORIAnche per questa manovra è importante trovare le

condizioni di acqua giuste, possibilmente con vento

costante e non sovrainvelati. Se c’è l’acqua choppata

è difficile riuscire a mantenere l’alta velocità

necessaria durante la curva sottovento. Le prime

volte si può anche rimettere la mano sul boma

appena dopo esserE atterrati controvento. Se la

rotazione non è fluida, conviene aumentare la

velocità d’ingresso!

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90

Page 93: Funboard 128

Non sto ad entrare in dettagli noiosi sul perché e sul

percome, vi basti sapere che il giorno più grosso del

primo swell da Nord della stagione, sabato 30 agosto,

ho optato per un’uscita al secret reef di Baby Beach,

convinto che fosse l’unica valida alternativa a Ho’okipa

(visti i problemi avuti il giorno prima con surfisti da

onda, lifeguard e polizia per la 10-Man rule). Solo

mentre tornavo verso casa alle 16.30 mi sono reso

conto che in realtà erano tutti fuori a divertirsi a

Ho’okipa e la condizione era veramente esagerata.

Agitato, nervoso e allo stesso tempo un po’ deluso,

ho armato di corsa la 4.7 nella speranza di riuscire

a godere ancora di qualche minuto di quella

spettacolare condizione. Mentre entravo in acqua

con il 72 lt rosicavo pensando a quello che mi ero

perso certo che ormai fosse troppo tardi.

Sono stati, però, sufficienti un paio di bordi, giusto

quelli necessari per prendere le misure con le onde,

per rendermi conto che la condizione diventava

sempre più bella ogni minuto che passava: il vento

ruotando da terra spazzolava le onde rendendole

glassy come mai le avevo viste prima a Ho’okipa.

Barre lunghe tra logo e mast high si srotolavano da

Middles fino al Point permettendo delle surfate

memorabili: discese da brivido da pareti perfette

fino alla base dell’onda, Bottom Turn potenti e 91

Fede LaCroce si prepara all’action!© Francesca LaCroce

© Nicoletta Gurioli

Page 94: Funboard 128

Condizione

Un grande punto di forza di Ho’okipa è che lo spot

lavora davvero moltissimo, tendenzialmente si può

uscire ogni giorno in cui soffia il vento, è praticamente

sempre side/side-off shore mure a destra e c’è sempre

un po’ d’onda.

Vento

Il vento per eccellenza è l’aliseo, che soffia da Est-Nord

Est con costanza da aprile a ottobre, raggiungendo il suo

apice nel periodo estivo, ma anche d'inverno le giornate

ventose non sono poi così rare. Nel periodo invernale

capita, a volte, che soffi vento da Sud Oves, detto Kona, in

questi casi più che a Ho’okipa si esce a Lanes mure a

sinistra e la condizione è davvero esagerata.

Onda

Le mareggiate migliori sono quelle da N-NW, tipiche

dell’autunno-inverno, ma anche d’estate i wind swell da

NE possono generare discrete onde, non tanto

ordinate, ma comunque divertenti. L’onda è veloce e

potente, per prenderci la mano ci vogliono una paio di

uscite e qualche bella macinata, ma regala grandi

emozioni.

Difficoltà

(I) lo shorebreak: la prima difficoltà che si incontra

quando si esce a Ho’okipa è lo shoebreak, che non è dei

peggiori in termini di dimensioni, ma è potente al punto

giusto che basta un’esitazione di troppo – visto

soprattutto il vento rafficato – per ritrovarsi schiacciati

sul bagnasciuga. Il segreto per superarlo è di

attendere il momento appropriato ed essere rapidi a

partire dalla spiaggia sfruttando la corrente di risacca;

(II) la corrente: per uscire a Ho’okipa, soprattutto se

c’è un po' di misura e magari il vento è, come spesso

capita, rafficato nell’inside, è utile conoscere come si

muove la corrente, in maniera da sfruttarla in caso di

necessità e non fare fatica inutile. In particolare, capire

la corrente vicino alle rocce può evitare spiacevoli gite

a scogli;

(III) le rocce: c’è un detto che dice: “non puoi dire di

aver veramente surfato a Ho’okipa se non ti sei fatto un

bel giro sulle rocce!”. Il rischio di finire a scogli è

sempre in agguato, ma a ben vedere è molto peggio

andare a rocce a Capo Mannu!

(IV) l’affollamento: Ho’okipa è molto probabilmente lo

spot più affollato del mondo ed il livello in acqua è

decisamente alto. Lo spazio è limitato e non c’è da

stupirsi se ci si trova a dividere la stessa onda con

altre 2/3 persone, di cui magari una è Levi Siver o Mark

Angulo o addirittura lo Zio Robby, quindi, mi

raccomando, rispettare sempre le precedenze;

(V) i surfisti da onda: a chiudere il cerchio non

potevano mancare i surfisti da onda che per loro

natura sono sempre un po’ ostici, soprattutto nei

confronti dei windsurfisti. Oltretutto a Ho’okipa vige la

regola dei 10 uomini in acqua, che è bene conoscere e

rispettare se non si vuole avere seri problemi con local

e autorità.

10-MAN RULEA Ho’okipa vige appunto la regola del “numero di

uomini in acqua”, nel senso che, a seconda del settore

in cui ci si trova, se c’è un determinato numero di

surfisti da onda sulla line up, nessun windsurf/kite si93

Una bella entrata di Federico LaCroce.© Andy Vilet

Il piccolo ma impegnativo shore break diHo’okipa. Non fatevi trovare impreparati!

© Nicoletta Gurioli

Page 95: Funboard 128

può avvicinare. Più che una regola questa è una vera e

propria legge e in caso di violazione scatta il sequestro

dell’attrezzatura e una multa salata. Vi assicuro che

sono molto rigidi nel farla rispettare, ho visto con i miei

occhi poliziotti contare al binocolo i surfisti da onda in

acqua e ho sentito con le mie orecchie i

guardaspiaggia urlare al megafono ai windsurfisti di

allontanarsi dalla line up.

La baia è, quindi, divisa in 3 settori:

Zone A The Pavillions: si tratta del lato destro della

spiaggia, qui sono ammessi solo surfisti da onda e

bodyboarders;

Zone B Middles: come dice il nome stesso, si tratta

della parte centrale della baia, qui vige la regola dei 5

uomini: se ci sono almeno 5 surfisti sulla line up

nessun windsurf/kite si può avvicinare;

Zone C The Point: questo è il vero spot windsurf di

Ho’okipa, il lato sinistro della spiaggia. Qui la regola è

quella dei 10 uomini, ossia se ci sono 10 surfisti sulla

line up nessun windsurf/kitesurf si può avvicinare. Non

importa quanto vento c’è, che ore sono o la dimensione

dell’onda, se ci 10 surfer non si scappa, o si aspetta in

spiaggia o si va a Lanes.

Lanes:è il reef sottovento a The Point, praticamente tra

Mama’s Fish House e Ho’okipa, qui si può surfare

sempre senza limitazioni, ma la condizione non è

ugualmente bella.

FRED’S TIPSCOME ARRIVARE: per arrivare a Maui quest’anno ho

volato con Delta/AirFrance da Milano via Parigi-Seattle

mentre il ritorno è stato via L.A.-Atlanta; buona tariffa e

ottimo trattamento per l’attrezzatura (zero all’andata e

150 $ al ritorno). Negli anni passati ho sempre volato

con Lufthansa.

DOVE DORMIRE: per dormire consiglio di affittare una

casa, ci sono soluzioni per tutti i gusti e budget, un

buon contatto sull’isola è sicuramente Giampaolo

Cammarota. (http://mauisurfreport.blogspot.com

[email protected]), ottimi consigli ve li può dare

anche Andrea Pagan (www.seatexboards.com;

Maui4You), alternativamente su internet potete trovare

diverse agenzie immobiliari che trattano ogni tipo di

accomodation.

COME MUOVERSI: fondamentale avere una macchina, se

volete un bel truck rivolgetevi a Surf Truck Rentals.

DOVE MANGIARE: assolutamente da provare il Paia Fish

Market (fats food di ottima qualità con pesce fresco

ogni giorno, favolosi il loro Fish Burger!) e perché no

anche Mama's Fish House, sicuramente non

economico, ma la serata da sogno con la vostra

compagna è garantita (consigliato prenotare).

NIGHTLIFE: di vita notturna non ce nè moltissima,

però qualche bella serata non è da escludere, in

particolare il mercoledì al Casanova di Makawao

(Ladies’ Night) e il venerdì da Jaques a Paia. Anche

Charley’s, sempre a Paia, offre serate interessanti,

spesso con musica dal vivo.

ATTREZZATURA CONSIGLIATA: dipende da quello che

volete fare, ci sono spot per ogni gusto e disciplina,

sicuramente non potete non portarvi una bella tavola

wave! Vele dalla 5.3 in giù, comunque la più usata è

sicuramente la 4.7. Se non avete esigenze particolari,

consiglio di portarvi solo board short e trapezio, il

resto lo potete tranquillamente affittare direttamente

sull’isola, ci sono molti negozi che noleggiano

attrezzature complete per tutta la vostra permanenza.

SURF SHOP: Naish Shop, High-Tech, Neil Pryde Maui,

Second Wind, Maui Windsurf Company, Action Sports

Maui a Kahului, loft Quatro/Goya/MFC alla Pawela

Cannery di Haiku

Un solo consiglio, anche se il motivo principale del

vostro viaggio a Maui è il windsurf, non perdete

l’occasione di girare l’isola, ci sono un sacco di cose da

fare e da vedere per cui vi assicuro vale la pena

dedicare un po’ di tempo, ad esempio: vedere l’alba sul

vulcano Haleakala, percorrere la tortuosa strada che

porta ad Hana, nuotare nelle 7 Pools, farsi strapazzare

dallo shorebreak di Big Beach a Makena, girare la West

Maui, visitare Lahaina e molte altre.

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Spray esagerato per Fede.

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