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ANNO XXVII N°4 Luglio-Agosto 2019 FRUTTICOLTURA, LE DIFFICOLTÀ DELLA CAMPAGNA ESTIVA GRUPPO APOFRUIT, I PROGETTI ECOSOSTENIBILI SICILIA STRATEGIE DI RILANCIO Periodico bimestrale. Poste Italiane sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 nr. 46) art. 1 comma 1 DCB Forlì Ed. PrimaPagina - E0,50

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ANNO XXVII N°4 Luglio-Agosto 2019

FRUTTICOLTURA, LE DIFFICOLTÀ DELLA CAMPAGNA ESTIVA

GRUPPO APOFRUIT, I PROGETTI ECOSOSTENIBILI

SICILIASTRATEGIE DI RILANCIO

Periodico bimestrale. Poste Italiane sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/04 nr. 46) art. 1 comma 1 DCB Forlì Ed. PrimaPagina - E0,50

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Frutticoltura, le difficoltà della campagna estiva

Aggiornamento del modello 231 a tutela della cooperativa

Verdèa® e Plastic Free: il futuro è sempre più ecosostenibile

PAGINE TECNICHEMacchie e punteggiature fungine, tutto ciò che serve sapere

DALL’EMILIACampagna cipolla, attacchi consistenti di batteriosi

DAL METAPONTOUva apirene il caldo ritarda l’inizio campagna. Buona la qualità

DALLA SICILIASicilia, strategie e rilancio con nuovi prodotti e areale a sistema

DAL LAZIOKIWI G3®: incontri di pre-raccolta con i produttori e Zespri®

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BIMESTRALE DELLA ORGANIZZAZIONE DEI PRODUTTORI APOFRUIT ITALIA Aut. Trib. FO n. 178 del 5/4/88 Reg. Stampa n. 10/88 Stampa: Arti Grafiche Ramberti Rimini - Tel. 0541 738111 Direttore Responsabile: Maurizio Magni - Editore: PrimaPagina Cesena

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APOFRUITNOTIZIE 3

FRUTTICOLTURA, LE DIFFICOLTÀ DELLA CAMPAGNA ESTIVA AI PROBLEMI ORMAI DECENNALI SI AGGIUNGONO GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI E GLI ATTACCHI DI NUOVI INSETTI E AVVERSITÀ PATOGENE. LE STRATEGIE DI APOFRUIT CHE DENUNCIA I MAGGIORI COSTI DI PRODUZIONE PER GLI AGRICOLTORI ITALIANI

La crisi della frutta estiva, ormai strutturale, va affrontata in uno scenario europeo e con strategie di largo respiro.

Hanno appesantito un quadro già problematico, caratteriz-zato da pesanti crisi di sovraproduzione, la crisi economica europea con la Germania in recessione, i cambiamenti cli-matici con forti ripercussioni sulla qualità del prodotto, sui volumi di produzione e sui consumi, gli attacchi di nuovi insetti (cimice asiatica su tutti) e patologie difficili da contra-stare, che non solo compromettono la qualità del prodotto, ma aumentano anche i costi di produzione delle aziende. Completa il quadro la conferma di una sensibile diminuzio-ne dei consumi. Per pesche e nettarine si aggiunge inoltre l’aumento della disponibilità di frutta estiva contemporanea come albicocche, susine ed uve che, con le nuove varietà, hanno allungato o anticipato il calendario di commercializ-zazione a discapito del comparto peschicolo. Uno sguardo d’insieme per valutare la situazione complessiva ci viene dalla riflessione a tre voci con il presidente di Apofruit Mir-co Zanotti, il direttore generale Ilenio Bastoni e il direttore commerciale Mirco Zanelli. Il punto sull’andamento di pe-sche, albicocche, susine richiede infatti uno sguardo pro-spettico per poterne analizzare tutti gli aspetti ed individuare nuove strategie da mettere in campo. Nell’ultimo decennio l’andamento della frutta estiva è stato alquanto altalenante, ma sono stati registrati più periodi caratterizzati da difficoltà, rispetto ad altri più positivi. “L’Italia per motivi strutturali ha costi di produzione più alti rispetto ad altri paesi - sottolineano i dirigenti di Apo-fruit - Logistica, energia, lavoro hanno costi superiori dal 15 al 30%, e que-sto penalizza in maniera importante le esportazioni. Inoltre i paesi con costi di produzione più bassi possono permet-tersi di investire di più in agricoltura, soprattutto sul fronte della qualità ed essere così maggiormente competitivi. Se si aggiunge che anche le normative interne in alcuni Stati consentono di

utilizzare mezzi tecnici che abbassano i costi di produzione, migliorando le rese produttive, il quadro comparativo tra i Paesi europei è presto delineato e certamente non a vantag-gio dell’agricoltura italiana”.Nella filiera frutticola, le pesche e le nettarine scontano or-mai una crisi strutturale dove la produzione negli ultimi anni si è attestata sui 38 milioni di quintali, pur con andamenti differenti nei diversi paesi. La Francia ad esempio ha scel-to di pianificare un ridimensionamento, dimezzando negli ultimi dieci anni la produzione di pesche e nettarine e adot-tando un sistema protezionistico che ha concentrato le ven-dite sui mercati nazionali ed evitato contemporaneamente l’importazione di prodotto da paesi potenzialmente concor-renti delle proprie produzioni locali. La Spagna, con costi di produzione competitivi e elevata capacità distributiva, ha puntato invece sulla competitività ed efficienza e, grazie alle istituzioni che in maniera efficace e tempestiva hanno stipu-lato accordi bilaterali per abbattere barriere fitosanitarie, ha aumentato la propria quota di export soprattutto verso i paesi dell’oltremare. L’Italia, ad oggi, si trova di fronte ad un bivio: decidere quale strategia adottare con la consapevolezza che puntare esclusivamente sul mercato interno significa ridurre di due terzi la superficie della nostra ortofrutta estiva.

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“La cooperativa - precisano i dirigenti di Apofruit - in questi anni ha attuato su tutta la filiera, dal campo al mercato, una serie di azioni nell’ottica di attenuare l’impatto negativo sul-la frutta estiva. Partendo dalla campagna i contributi Ocm sono stati uno degli strumenti più importanti per affrontare il problema delle protezioni alle colture e per investimenti in tecnologie per la selezione qualitativa. È infatti sempre più importante coltivare un prodotto che abbia le caratteristiche idonee a soddisfare le esigenze dei consumatori e dei mer-cati di destinazione”. Lo stesso percorso di crescita e di sviluppo attraverso ac-cordi e partnership e l’impegno per l’efficientamento che ha caratterizzato la mission strategica di Apofruit negli ul-timi anni, hanno reso la cooperativa più competitiva. Si è lavorato per aggregare l’offerta italiana così da affrontare il mercato estero con più forza: il proget-to Origine ad esempio sta registrando dati positivi nei mercati oltremare. Dal punto di vista del mercato si è lavorato molto per mantenere e rafforzare il po-sizionamento dei marchi, affrontando così, con una politica di valorizzazione del brand, un contesto tutt’altro che positivo a causa del calo dei consumi.“Marchi come Solarelli e Almaverde Bio hanno canalizzato una parte im-portante della nostra produzione di valore - si sottolinea - In tutte le spe-cie frutticole sono stati messi a pun-to progetti di qualità che hanno come obiettivo principale quello di premiare e valorizzare le produzioni migliori, con

una politica tesa a superare il concetto di commodity. In que-sto contesto il nostro sistema ha dimostrato che non sempre gioca in difesa. Su tanti prodotti l’Italia è stata capace di ri-tagliarsi una posizione di leadership sui mercati Europei. Ne sono un esempio le albicocche dove nella campagna 2019, circa il 60% delle albicocche gestite da Apofruit è stato de-stinato ai mercati internazionali. Tra i progetti di gestione di prodotto si stanno dimostrando efficaci quelli a club, perché rispondono a quella fetta di mercato che richiede prodotti con determinate caratteristiche organolettiche. Ma è impor-tante sottolineare anche un’altra funzione di questi progetti. Sono efficaci per la pianificazione delle superfici così da po-ter equilibrare domanda e offerta”. Il problema della sovraproduzione continua infatti a minare l’andamento della frutticoltura estiva e non è sufficiente il ridimensionamento messo in atto da un singolo Paese, serve una regia europea che riveda anche i piani strategici della PAC. Per questo Apofruit in merito a tutte le problematiche sopra esposte auspica che vengano presi provvedimenti strutturali e non emergenziali. “Inoltre crediamo che sia necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle problematiche più generali che affliggono l’agricoltura. Da essa dipendono anche la tutela del territorio e del paesaggio stesso e la difesa di professio-nalità che, se perdute, vanno a penalizzare le competenze/specializzazioni di un intero territorio - dichiara il presiden-te della cooperativa Mirco Zanotti - Un esempio è dato da quanto accaduto nella fragolicoltura del Cesenate negli anni 70/80, che ha rappresentato un valore di specializzazione professionale importante, poi perduto quasi completamente. L’impoverimento in questi casi interessa tutto il territorio e la sua economia”.

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I l Modello di Organizzazione Gestione e Controllo 231 di Apofruit è stato aggiornato per mantenere una buona ca-

pacità di prevenzione e tutela della cooperativa, dei suoi dipendenti e dei soci. L’aggiornamento deliberato dal Consi-glio di Amministrazione di Apofruit nella seduta del 22 luglio ha riguardato un adeguamento ad alcuni comportamenti che la normativa in oggetto ha recentemente previsto. Fra questi la corruzione fra privati; l’istigazione alla corruzione tra privati; il traffico di influenze illecite (ovvero utilizzare un terzo mediatore nella costruzione di un accordo corruttivo).Inoltre, il nuovo Modello ha previsto modalità di comuni-cazione verso l’Organismo di Vigilanza che prevede flussi informativi periodici da parte della struttura manageriale della cooperativa, per mantenere sempre più attivo il ruolo di prevenzione ed intervento. Ruolo che il legislatore ha previsto per evitare comporta-menti a rischio per la cooperativa. Con riferimento alla nuo-va disciplina (c.d. del whistleblowing) che ha introdotto un principio di tutela degli autori di segnalazione di reati, Apo-fruit ha deciso di aggiornare il proprio Modello Organizzativo 231 e adottare una procedura per le segnalazioni di illeci-ti e irregolarità ai sensi della L.179/2017 (Whistleblowing Policy). L’obiettivo della legge è di tutelare i dipendenti - o

persone in posizione comparabile - ed i soci che in ragione del proprio lavoro vengano a conoscenza di comportamenti illeciti o di violazioni del Codice Etico o del Modello di Orga-nizzazione e gestione della società e decidano di segnalarlo. Chi segnala deve essere tutelato e deve essere garantita la riservatezza della sua identità al fine di evitare possibili ritor-sioni e discriminazioni. Al riguardo Apofruit si è attivata per adeguarsi alla nuova normativa prevedendo che eventuali segnalazioni possano essere inviate: a) tramite posta elettronica all’indirizzo [email protected] (e-mail riservata all’Organismo di Vigi-lanza di Apofruit) b) mediante servizio postale all’attenzione della dott.ssa Isabella Landi (Odv Apofruit) c/o Studio Landi Viale Gramsci, 83 47122 Forlì. La cooperativa ha altresì previsto il divieto di atti di ritorsione o discriminatori nei con-fronti di coloro che effettuano eventuali segnalazioni circo-stanziate di condotte costituenti reato, illeciti o violazioni del proprio Modello, ed ha integrato il Sistema Disciplinare 231 introducendo specifiche sanzioni nei confronti di chi viola le misure di tutela del segnalante o di chi effettua segnalazioni che si rivelino infondate. Per soci e dipendenti: la documentazione riferita al Mog di Apofruit è consultabile sul sito www.apofruit.it

AGGIORNAMENTO DEL MODELLO 231A TUTELA DELLA COOPERATIVAIN PARTICOLARE LA NUOVA DISCIPLINA DEL COSIDDETTO WHISTLEBLOWING CHE INTRODUCE UNA PROCEDURA SPECIFICA A TUTELA DEGLI AUTORI DI SEGNALAZIONE DI REATI

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VERDÈA® E PLASTIC FREE: IL FUTURO DEL GRUPPO APOFRUIT È SEMPRE PIÙ ECOSOSTENIBILE

di ANNA FRABOTTA

Canova e il Gruppo Apofruit sempre più attenti alla sostenibilità ambientale. A dirlo due progetti che co-

stituiscono una novità importante nel panorama ortofrut-ticolo del nostro Paese: da un lato prosegue il percorso nella valorizzazione di frutta e verdura coltivata con me-todo biodinamico grazie al progetto Verdèa®, dall’altro si abbraccia la filosofia del plastic free con confezioni 100% compostabili e un aumento nella vendita sfusa. L’agricol-tura biodinamica sta vivendo oggi un importante incre-mento produttivo in tutta Europa. Secondo gli ultimi dati, sono 400 le aziende agricole certificate per una superficie coltivata di 12.000 ettari a cui bisogna aggiungere oltre 4500 aziende non certificate che di fatto producono bio-dinamico. “Canova e il Gruppo Apofruit hanno deciso di compiere un passo avanti, rispondendo alla sempre maggiore esi-genza di biologico da parte dei consumatori. Il progetto Verdèa - dichiara Ernesto Fornari, Direttore di Canova - è la sintesi di un percorso iniziato da tempo con i produttori di biologico del gruppo Apofruit. Oggi, con l’obiettivo di fornire alla produzione indirizzi in grado di creare valore, vogliamo estenderlo anche a futuri partner”. Non si tratta di un marchio commerciale, ma di un pro-getto di certificazione che mira a sviluppare e diffondere l’agricoltura biodinamica, come spiega Paolo Pari, Diret-tore Marketing di Canova: “ Verdèa® nasce dall’esigenza di offrire ai soci di Apofruit, che da anni stavano seguen-do corsi per applicare le tecniche del biodinamico alle proprie coltivazioni, un sistema di certificazione privato alla stessa stregua del sistema Demeter® per rispondere in maniera rapida e adeguata alla crescente richiesta del mercato, in particolar modo quello estero. Il nostro obietti-vo è sempre quello di realizzare strategie per creare valore e per perseguirlo dobbiamo avere gli strumenti per esse-re al passo col mercato. Alla base del sistema Verdèa® c’è una società consortile formata da imprese del Gruppo Apofruit e imprese partner (Apofruit, Canova, Coop Sole, Op Terra di Bari e la Cooperativa SFT di Trento) e funziona

con un comitato di gestione del disciplinare di produzione e di certificazione, emanazione del Consiglio di Ammini-strazione, mentre l’attività ispettiva è invece affidata a un ente terzo accreditato alla certificazione del biologico e del biodinamico“Verdèa® non offre solo un sistema di certificazione – con-tinua Pari – ma anche formazione grazie al coinvolgimento di Agribio Piemonte con la quale verrà offerto un servizio di formazione e sostegno ai produttori che sceglieran-no questo tipo di produzione”. I primi frutti del progetto dovrebbero vedere la luce già alla fine di questo anno: “Cerchiamo di stimolare chi fa già agricoltura biologica a produrre anche biodinamico per soddisfare le richie-ste sempre maggiori dei mercati esteri. Per capire come si muove il mercato italiano, invece, stiamo avviando dei test nelle isole Almaverde Bio con dei corner dedicati ai prodotti biodinamici”, conclude Pari. Non solo attenzione al biodinamico, ma anche ricerca di imballaggi sempre più ecosostenbili e plastic free. Un contributo reale per ri-spondere all’emergenza climatica, basti pensare che ogni anno si producono 350 milioni di tonnellate di plastica nel mondo e se ne ricicla appena il 9% (fonte Commissione Europea). A Macfrut 2019 Canova ha infatti presentato una nuova confezione compostabile interamente smaltibile nell’orga-nico, un altro importante passo avanti per superare da un lato il paradosso del biologico incartato nella plastica

AGRICOLTURA BIODINAMICA E LOTTA ALLA PLASTICA CONQUISTANO IL GRUPPO APOFRUIT, ERNESTO FORNARI E PAOLO PARI SPIEGANO GLI IMPEGNI DI CANOVA E ALMAVERDE BIO PER UNA MAGGIORE SALVAGUARDIA AMBIENTALE

VERDÈA

AG R I C O LT U R A B I O D I NA M

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e, dall’altro, ribadire l’impegno concreto di Canova e del Gruppo Apofruit nella tutela dell’ambiente e dare una ri-sposta concreta ai propri consumatori, sempre più attenti e consapevoli alle scelte in campo di sostenibilità. La con-fezione presentata al Macfrut 2019, è un vassoio adatto a prodotti ortofrutticoli freschi in cartoncino realizzato con materie prime derivanti da fonti rinnovabili; il flowpack re-alizzato con fonti rinnovabili a base di cellulosa, l’etichetta è anch’essa al 100% compostabile.“I nuovi packaging compostabili - dichiara Fornari - sono solo una delle proposte che stiamo sviluppando con la Direzione Operativa del Gruppo Apofruit. Non dimen-tichiamo che, oltre ad essere impegnati e specializzati nella produzione di ortofrutta certificata biologica, siamo impegnati nella promozione e diffusione della vendita del prodotto sfuso attraverso le Isole Almaverde Bio all’interno dei punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata, una risposta concreta e coerente contro lo spreco e alla immissione di rifiuti nell’ambiente”.“Ogni anno facciamo delle revisioni critiche sui materiali, ma è chiaro che nell’ultimo periodo c’è stata una grande accelerata nella grande distribuzione e, in particolare nel settore dell’ortofrutta biologica, per cercare dei materiali maggiormente ecocompatibili - spiega Pari - occorre tutta-via adottare nuove soluzioni in modo graduale. Il discorso

è più complesso di quello che sembra, non si tratta solo di sostituire il materiale di un certo imballaggio, ma di adat-tare le linee di produzione ai nuovi materiali. Il discorso poi si complica ulteriormente nel momento in cui ognuno persegue una strategia diversa: c’è chi si orienta verso il riciclabile, chi verso i materiali biodegradabili. Noi siamo perfettamente in grado di rispondere a entrambe queste esigenze ma, come dicevo, va tenuto in considerazione anche l’impatto sulle linee e sui tempi di lavorazione. Oc-correrebbe quindi una razionalizzazione di questo cambio di rotta in modo da orientarsi tutti su un’unica soluzione e, quindi, sulla scelta di un materiale condiviso”.

I Accelerata per packaging ecocompatibile nel biologico I

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Flyspeck, “granello di mosca” e sooty blotch “macchia

fuligginosa” sono nomi bizzarri che descrivono un quadro sintomatologico caratterizzato genericamente da macchiature puntiformi o fuligginose sull’epidermide dei frutti di mele e pere in grado di deprezzare in maniera sostanziale il valore commerciale del prodotto. Durante la campagna 2018 i sintomi descritti hanno avuto ampio riscontro in numerose partite di mele del gruppo Cripps®, destando non poca apprensione. Gli agenti patogeni causali di queste malattie fungine appartengono a specie generiche non caratterizzate da una particolare aggressività e virulenza. Poco studiate in passato, ora sono oggetto di maggiore attenzione in virtù dell’inasprimento dei sintomi ad essi connessi. Sooty blotch (SB) si trova prevalentemente associata alle specie Leptodontium elatius , Peltaster fructicola, Gaestrumia polystigmatis, le cui colonie fungine superficiali, formate da micelio e corpi fruttiferi, possono variare di colore (dal verde oliva al nero), e di dimensione (piccole e circolari o ampie e diffuse). Flyspeck (FS) diversamente viene ricondotto alle specie Schizothyrium pomi e Zygophiala jamaicensis e si contraddistingue per la presenza sul frutto di aree tondeggianti irregolari di 1-3 cm di diametro costellate di “punteggiature” di colore nero lucente costituite da corpi fruttiferi

che tuttavia non allevia la dannosità di questi consorzi fungini è rappresentata dal fatto che questi producono delle tossine che inibiscono la crescita di altri patogeni delle mele tristemente noti come Colletotrichun acutatum (antracosi), Colletrotrichum gloeosporioides (marciume lenticellare) e Botryiosphaeria spp. Un aspetto indubbiamente critico dei funghi associati a SB e FS è rappresentato dalla possibilità di crescere in un’ampia gamma di piante ospiti, arboree, arbustive, viti ecc.. localizzate nelle vicinanze dei frutteti. Dal punto di vista epidemiologico il ciclo biologico di questi funghi mantiene elementi di incertezza. Lo svernamento avviene

Macchie e punteggiature fungine, tutto ciò che serve sapere

Sintomi di Flyspeck e sooty blotch

di GIANNI CEREDI

fungini. La superficie dei frutti nei casi più gravi (dopo prolungati periodi di piogge e bagnature o di conservazione) possono interamente ricoprirsi di colonie fungine come conseguenza di infezioni secondarie. Lo sviluppo di questi funghi sembra avvalersi di essudati e percolati di natura zuccherina prodotti sulla superficie dei frutti. Il ruolo delle cere epicuticolari non sembra del tutto chiarito per gli agenti dello SB mentre per quelli del FS sono determinanti. Le ife fungine di Z. jamaicensis crescono infatti sulle cere cuticolari che fungono da vero e proprio substrato di nutrizione. In questo caso la componente varietale potrebbe avere un’influenza. Una singolarità

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prevalentemente su specie che fungono da “serbatoio” ma anche su rami e frutti di melo. I propaguli (conidi e ascospore ) vengono disseminati dal vento e dalla pioggia in primavera ed estate. Le prime infezioni sui frutti vi verificano dalla fine di aprile a metà maggio e le iniziali evidenze sintomatiche si hanno in epoche molto diversificate in relazione alle condizioni climatiche. Temperatura, regime pluviometrico e umidità relativa costituiscono gli elementi climatici determinanti lo sviluppo di SB e FS sui frutti di melo. I numerosi test condotti in laboratorio indicano optimum termici attestati su valori medi di 12-24 °C, tuttavia non è la temperatura a costituire il principale fattore limitante. In effetti sullo sviluppo di questi funghi epifiti sono state effettuate negli Stati Uniti estese e sistematiche osservazioni che hanno portato alla formulazione di veri e propri modelli previsionali in grado di orientare gli operatori verso “soglie di rischio”. In sintesi emerge con una certa chiarezza che partendo dai serbatoi naturali di inoculo svernante, gli eventi sintomatici di SB e FS sono riconducibili al numero di ore cumulate (almeno 4) di bagnatura fogliare, partendo dalle piogge che seguono la fase fenologica di fioritura. La validità di questi modelli previsionali presenta tuttavia ampie oscillazioni applicative dovute al fatto che sussistono numerose ulteriori variabili in gioco. Il potenziale di inoculo presente (presenza di piante ospiti limitrofe o contigue ai frutteti), le temperature estive ed il livello di umidità relativa,

l’accuratezza e la precisione degli strumenti di rilevazione e la loro capacità di interpretare condizioni microclimatiche peculiari, l’ampio spettro di agenti patogeni responsabili, sono tutti fattori di condizionamento. In sintesi se negli ambienti americani il numero di ore cumulate di bagnatura fogliare partendo dalla fioritura ritenuto sufficiente alla comparsa dei primi sintomi di SB o FS oscilla tra 250 e 350, nei bacini produttivi del nord Europa (Olanda) tale sommatoria sale a 500 e oltre, lasciando intuire che laddove le temperature primaverili siano più rigide queste potrebbero avere un ruolo di maggiore rilevanza, portando il numero di ore di bagnatura necessario ad un limite superiore. La struttura del frutteto in termini di esposizione, forma di

allevamento, tipo di potatura, assetto vegetativo rappresentano tutti elementi in grado di condizionare i fattori microclimatici e quindi l’efficienza di un modello previsionale. Una migliore comprensione di alcuni aspetti epidemiologici degli agenti fungini che causano FS e SB, contribuirebbe ad ottimizzare tali modelli. Sarebbe per esempio importante conoscere il momento in cui l’inoculo è in condizioni di maturità, in grado di contaminare e di iniziare un processo infettivo, quali condizioni climatiche portano all’infezione dei frutti ed il tempo necessario affinché tali condizioni sviluppino infezioni. Una delle specie fungine meglio conosciute in questo complesso panorama è Schizothyrium pomi agente del FS. A tale proposito è interessante sottolinearne alcuni aspetti che ci portano a comprendere quanto ampia sia la scansione temporale tra la fase di maturazione dell’inoculo, relativa contaminazione e quella successiva che porta all’evidenza dei sintomi. La maturazione dell’inoculo, in questo caso, è strettamente correlata alle temperature ambientali e partendo già dalla fase fenologica denominata “punte verdi”, stante ai gradi giorno, si esaurisce entro la sfioritura. La presenza di inoculo anticipa pertanto la fioritura e si mantiene disponibile anche successivamente. Alcune evidenze suggeriscono la presenza di inoculi secondari su piante ospiti che fungono da “serbatoio” e che costituiscono una minaccia per diverse settimane successive l’allegagione e precedenti la raccolta. Per gli agenti fungini associati a SB le

Sintomi di Flyspeck e sooty blotch

Sintomi di Flyspeck e sooty blotch

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Sintomi di Flyspeck e sooty blotch

cose non cambiano molto anche se i sintomi più severi partono da infezioni secondarie e si evidenziano nella tarda estate, inizio autunno. Il contesto ambientale che tipicamente caratterizza SB coincide con periodi primaverili piovosi e freddi, un finale di stagione estiva segnato da temperature moderate, seguito da un autunno piovoso. FS e SB sono causati da funghi che hanno una crescita molto lenta, una spiccata abilità alla dormienza in circostanze sfavorevoli (elevate temperature e bassa umidità) e nel contempo la possibilità di riprendere lo sviluppo quando le condizioni ambientali sono più idonee. Ciò significa che spesso SB e FS compaiono durante la raccolta e si evolvono drammaticamente in conservazione anche se l’evento infettante risale ad un’epoca molto precedente. Appare intuitivo comprendere quanto sia complesso attuare una profilassi appropriata. Innanzi tutto bisogna distinguere

quelle condizioni agronomiche e colturali che hanno evidenziato il problema nelle stagioni precedenti. Vi è una casistica che, facendo riferimento sia ad eventi sintomatici rilevati in campo che a quelli riscontrati durante la campionatura del prodotto dopo alcune settimane di conservazione, dovrebbe indicare ai produttori la presenza del rischio e quindi la necessità di attuare una profilassi. Le infezioni primaverili di SB e FS vengono sufficientemente controllate dai trattamenti fungicidi effettuati contro l’agente della ticchiolatura delle mele. La profilassi estiva (giugno, luglio, agosto) contro questo patogeno chiave delle pomacee, subisce un allentamento inevitabile che tuttavia nei casi citati di maggiore rischio di insorgenza di SB e FS dovrebbe tenere in debito conto la necessità di qualche intervento specifico. Le varietà di mele tardive come le cv del gruppo Cripps® sono risultate particolarmente sensibili a questi patogeni secondari in virtù del protrarsi della permanenza dei frutti in campo in autunno (ottobre e novembre) associato spesso a prolungati periodi di bagnatura, elevata umidità relativa e maggiore frequenza delle piogge. Tutto ciò oltre a dissipare per dilavamento quote di fungicidi presenti sulle superfici a rischio contaminazione può “attivare” la fase di quiescenza dei funghi associati a SB e FS, e contestualmente generare infezioni secondarie. Un approccio cautelativo potrebbe prevedere l’intervento con fungicidi nel periodo estivo, se piovoso e nella tarda estate. Esperienze condotte riferiscono del fatto che non sempre i trattamenti di inizio estate

hanno la possibilità di eradicare infezioni pre-esistenti (primaverili); queste spesso si “riattivano” in settembre quando la protezione chimica tende a scomparire. Un ulteriore aspetto suggerito nella profilassi a FS e SB che porta a contraddire una tendenza in atto nella pratica fitoiatrica, consiste nella particolare cura ad adottare volumi di bagnatura congrui, più sostenuti rispetto a quelli frequentemente consigliati, evitando l’aspersione di soluzioni fungicide troppo concentrate, cercando in altre parole di coprire uniformemente, anche con l’ausilio di bagnanti, le superfici trattate. Relativamente alla valenza fungicida delle sostanze attive nei confronti di SB e FS, hanno un buon profilo di efficacia captano, mancozeb e metiram ed il gruppo delle strobilurine, decisamente più deboli i triazoli, ancora scarse le esperienze con i recenti SDHI. Nel campo delle produzioni biologiche i Sali di rame ed i formulati a base di zolfo possono offrire un discreto grado di protezione da SB e FS, con l’incognita delle persistenza che a questi fungicidi viene assegnata in regimi pluviometrici impegnativi. La possibilità di contenere l’insediamento delle popolazioni fungine associate a FS e SB nei meleti, per quanto possa sembrare un luogo comune, è fortemente condizionata dall’adozione di buone pratiche colturali. Tutto ciò che contribuisce a ridurre il rischio di una persistente bagnatura della vegetazione incide fortemente sull’epidemiologia di questi patogeni. Così la realizzazione di un frutteto con forme di allevamento

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Sintomi di Flyspeck e sooty blotch

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che consentano arieggiamento, illuminazione rappresentano un primo determinante passo. Potature, orientamento ed esposizione dei filari, diradamento dei frutti, sesti di impianto, gestione del suolo, della nutrizione idrica e minerale e quindi dello sviluppo vegetativo, possono incidere in maniera determinante sulle condizioni microclimatiche e sull’efficienza degli interventi chimici. Il profilo ingannevole dei patogeni associati FS e SB, come accennato in precedenza, presenta un lato ancora più subdolo connesso alla possibilità che essi hanno nell’evolvere e sviluppare proprie colonie fungine anche durante la fase di conservazione post raccolta in cella refrigerata. Il regime termico in questo caso non costituisce un fattore limitante, e l’elevato tasso di umidità relativa, indispensabile in conservazione per ovviare a drastiche disidratazioni, costituisce una vera opportunità per la crescita di questi funghi, già presenti sui frutti in raccolta in fase quiescente. Questa considerazione ci porta ad affrontare un ulteriore tassello nella profilassi contro FS e SB relativa alla possibilità di interventi in post raccolta. A tale proposito le esperienze condotte e riportate in letteratura fanno riferimento all’impiego di soluzioni tamponate di ipoclorito di sodio, perossido di idrogeno, acido per acetico o varie tipologie di saponi. I risultati sono confortanti ma l’impegno organizzativo necessario nella gestione delle varie fasi, immersione, lavaggio, smaltimento delle acque reflue ecc.. non sarebbe di facile portata. Va inoltre precisato che questi interventi in

post raccolta se finalizzati alla rimozione delle colonie fungine già presenti sui frutti costituiscono comunque una soluzione parziale in quanto le imbrattature che hanno interessato le cavità calicina o peduncolare difficilmente vengono rimosse. La campagna di raccolta mele è alle porte e stando alle informazioni descritte oltre all’evidenza di qualche sporadico sintomo osservato in frutteti a conduzione biologica, possiamo presumere che qualche elemento di rischio possa sussistere. Senza entrare nel delicato equilibrio della difesa chimica, possiamo quanto meno sottolineare il fatto una accorta tempistica nella raccolta che eviti la permanenza dei frutti in campo oltre il limite del buon senso e della ragionevolezza, potrebbe costituire una buona premessa per evitare problemi in conservazione.

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12 DALL'EMILIA

CAMPAGNA CIPOLLA, ATTACCHI CONSISTENTI DI BATTERIOSIL'INFEZIONE PROVOCA DANNI ALLA RESA PRODUTTIVA, PROBLEMI DI STOCCAGGIO E CONSERVAZIONE

di FRANCO GIROTTI

La campagna 2019 della cipolla è stata caratterizzata da attacchi sulla col-tura più o meno consistenti di batteriosi, infezione che provoca notevoli

danni in termini di resa produttiva, ma anche forti problematiche per quanto riguarda lo stoccaggio e la conservazione del prodotto nelle celle frigorifere. Questa patologia è provocata da un cocktail di batteri, ma prevalentemente da Erwinia e Pseudomonas, che contagiano le piante in campo: le foglie si presentano avvizzite e disseccate, ingiallite e la parte centrale del bulbo è spugnosa e maleodorante, mentre le brattee più esterne si presentano molli ed acquose, i bulbi infine, se schiacciati, determinano la fuoriuscita di una poltiglia maleodorante. I batteri responsabili dell’infezione si trovano nel terreno e nei residui vegetali e la loro penetrazione all’interno dei bulbi, che avviene prevalentemente attraverso il colletto, è stimolata da lesioni e ferite che sono per lo più causate da piogge, irrigazioni battenti, vento forte, gran-dinate. Anche nel caso in cui la pioggia ha un andamento “moderato”, ma di lunga durata, le foglie rimanendo bagnate per un lungo periodo, possono vedere l' insorgere dell’infezione. Senza dubbio la primavera- estate 2019 è stata caratterizzata dalle cosiddette bombe d’acqua, da violente grandi-nate e piogge prolungate che hanno favorito gli attacchi della patologia. Per prevenire e controllare la problematica è importante evitare o ridurre il più possibile attacchi fungini e di insetti in quanto fonte di lesioni sulle foglie, e non eccedere con le concimazioni azotate, in quanto una coltura eccessivamente vigorosa risulta più vulnerabile al batterio, inoltre sarebbero opportune irrigazioni eseguite in modo corretto con giusti volumi di acqua e con sistemi irrigui adeguati all’utilizzo. Si consiglia a tale scopo l’irrigazione per aspersione mediante rotoloni dotati di barra nebulizzatrice o mediante moderni impianti di microirrigazione (ala gocciolante). Per quanto concerne la difesa anticrittogamica è invece consigliabile intervenire con prodotti fito-sanitari che contengano rame, anche in miscela con altri principi attivi. Per le partite colpite da batteriosi, diventa estremamente importante la raccolta della cipolla ben secca, eliminando il più possibile i bulbi infetti, allo scopo di ridurre al minimo le ripercussioni durante il periodo di stoccaggio. Inoltre le partite vanno segnalate allo stabilimento di consegna.

I le bombe d'acqua in primavera hanno favorito la patologia I

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DALMETAPONTO 13

UVA APIRENE IL METEO RITARDA L’INIZIO CAMPAGNA. BUONA LA QUALITÀIL FREDDO FINO A MAGGIO E POI IL CALDO ECCESSIVO HANNO RALLENTATO LE VARIETÀ PRECOCI ARRIVATE IN UN MERCATO CON GROSSE CONCENTRAZIONI DI PRODOTTO

Coltivata da Apofruit prevalentemente in Puglia e Metaponto, di-sponibile nelle tipologie bianca, rossa e nera, l’uva senza semi sta

conquistando sempre di più i consumatori. Da questa consapevolezza è nata la volontà della cooperativa di ampliarne la gamma allungando così il calendario di commercializzazione. Ma come sta andando la campagna 2019? Abbiamo chiesto al responsabile d’area Antonio Ru-bolino un commento sull’andamento. “La campagna è iniziata con 10/15 giorni di ritardo a causa dell’anda-mento climatico freddo fino a maggio e subito dopo caldo eccessivo (il riferimento temporale è datato a fine agosto ndr) - dichiara Rubolino - Un peccato perché in questo modo, per le varietà precoci, si è persa la parte iniziale della campagna di commercializzazione, fase in cui nor-malmente si registra una maggiore valorizzazione del prodotto. Infatti, quando l’uva è arrivata in commercializzazione, ha subito scontato le prime concentrazioni di prodotto che hanno influito negativamente sulle quotazioni”. Andando invece a considerare le rese va detto che per le uve precoci si evidenzia un -30%, dovuto ad acini più piccoli e quindi non ad una produzione minore. Tuttavia è importante precisare che se l’andamen-to climatico è stato negativo sui tempi, perché prima il freddo prima-verile e poi il caldo eccessivo ha disturbato la pianta costringendola ad andare in autodifesa e quindi a ritardare la maturazione, il risultato qualitativo invece è positivo. E l’uva raccolta in questa fase si è mostra-ta di ottima qualità. “Buona la produzione delle uve nere che sono in calendario per circa 2 mesi - prosegue Rubolino nella sua analisi - vedremo come chiudere-mo la campagna con le varietà tardive (Scarlotta® e Sugar Crisp®) che completano il calendario delle produzioni di uva sedless di Apofruit”.

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protetta per il convenzionale, mentre si pensa ad avviare un test per il bio. La programmazione va ad inserirsi nel più ampio pro-getto riguardante i prodotti a bacca portato avanti da Apofruit a livello nazionale, dove accanto alla produzione del lampone (la varietà Adelita® si sta dimostrando particolarmente interessante) si prevede quella dei mirtilli, delle more e alcuni test per il ribes. “Sempre in Sicilia stiamo mettendo in atto alcune strategie spe-cifiche dedicate alla frutta esotica, in particolare all’avocado - precisa Grassi - andando a collegare l’areale siciliano con quello della Calabria meridionale dove questa coltivazione è già in es-sere”. Entrambi i territori assicurano le necessarie condizioni climati-che alla produzione di avocado che oggi si conferma tra i frutti esotici più ricercati sul mercato anche in risposta a precise ten-denze alimentari e alle sue proprietà nutrizionali. Sempre ragio-nando di progetti nuovi o di ampliamento di coltivazioni da altri areali, Apofruit intende rilanciare anche in Sicilia la mandorlicol-tura, oggi presente prevalentemente in Puglia e in Calabria. Nel

mondo consumer si assiste a una differenza sempre più marcata tra prodotto comodity e prodotto di

alta gamma, la sfida oggi si gioca sulla qualità e non solo in agricoltura. Da que-sto assunto muovono anche le strategie a medio termine per la Sicilia così come per tutto il territorio nazionale dove la cooperativa è presente con i suoi soci produttori.

Nel 2018 Apofruit ha celebrato il decennale in Sicilia, appena un anno dopo ecco disegnate le strategie a medio termine

che interesseranno l’areale isolano con una serie di novità im-portanti. È un rilancio che guarda lontano, supportato da nuovi prodotti e da un’idea di ampliamento che mette a sistema non solo il ragusano, ma tutta la parte nord orientale fino alle pendici dell’Etna dove già la cooperativa ha diverse produzioni in essere, come conferma Andrea Grassi direttore tecnico di Apofruit Italia.“In Sicilia intendiamo operare in un’ottica più vasta anche per superare i limiti di un territorio complesso e piuttosto frammenta-to. Partiamo ovviamente da ciò che già ora è presente, sia come coltivazione consolidata, sia come progetti da poco avviati. È una sfida che definirei a doppio mandato, per la cooperativa da un parte e per i produttori stessi”.Ovviamente la base di partenza sono quei prodotti che trovano a queste latitudini e in questo clima la loro zona vocata. Viene rilanciato ad esempio il Progetto piccoli frutti, coltivazioni che possono essere valide alternative di integrazione al reddito. Dopo alcuni test e un anno di sospensione, si riprende con il lampone in 3 aziende del ragusano. Per ampliare la gamma dei berry si pensa di proporre il mirtillo sui terreni vulcanici del catanese, prevedendo una coltivazione in suolo per un prodotto che già a fine marzo potrebbe essere in fase di raccolta. In questo pa-niere possiamo aggiun-gere anche la fragola Melissa®, varietà precoce, molto produttiva e resi-stente, già in pro-grammazione con impianti in coltura

SICILIA, STRATEGIE E RILANCIOCON NUOVI PRODOTTI E AREALE A SISTEMA

ApofruitNotizie

14 DALLASICILIA

RIPROPOSTO IL PROGETTO PICCOLI FRUTTI, PREVISTO IL LANCIO DELLA COLTIVAZIONE DELL'AVOCADO E DEL MANDORLO, ENTRAMBI IN CONTINUITÀ TERRITORIALE CON LA CALABRIA

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KIWI G3®: INCONTRI DI PRE-RACCOLTA CON I PRODUTTORI E ZESPRI®

ApofruitNotizie

DALLAZIO 15

CONDIVISIONE DELLE ESPERIENZE E DEI CRITERI DI QUALITÀ E SELEZIONE AL CENTRO DELLE TRE RIUNIONI A SCANZANO, LATINA E IN ROMAGNA

di FABIO MAROCCHI

Nell’ultima settimana di Agosto sono state organizzate tre ri-unioni nelle varie aree produttive italiane, per informare i

produttori sulle corrette e buone pratiche di raccolta. È stata fatta una riunione a Scanzano, una a Latina ed una in Romagna. Ad ogni incontro era presente personale di Zespri®, il direttore tecni-co di Apofruit ed i tecnici che seguono i produttori delle singole aree di produzione. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di in-formare i produttori riguardo alle classi merceologiche, alle mo-dalità di autorizzazione alla raccolta e per condividere le espe-rienze per ottenere la migliore gestione della frutta in raccolta. Il personale di Zespri® ha ovviamente presentato i criteri di qualità e di selezione del G3® per classificare la Prima scelta, la seconda e gli eventuali scarti. Si è fatta poi una carrellata di buone pra-tiche di raccolta, come ad esempio non lasciare i bins al sole, raccogliere con i guanti, selezionare in campo i frutti per evitare aggravio di costi. A tal proposito si ricorda che da quest’anno sul prodotto non vendibile, come da indicazione da parte di Zespri®, oltre al costo di trasporto, è prevista anche l’applicazione di una penale sul prezzo di liquidazione. Pertanto si deve procedere con la massima attenzione nella rac-colta per non rovinare i frutti lasciando parte del peduncolo od evitando colpi nelle fasi di scarico delle ceste o nel trasporto al centro di ritiro. Sempre nell’ottica di evitare aggravio di costi, si è fatta presente l’importanza di eliminare durante la raccolta i frutti di terza o scarto come frutti scottati dal sole, con cocciniglia

o con difetti evidenti di buccia o sotto i 74 gr.. I tecnici delle varie aree hanno presentato le procedure di monitoraggio e di autoriz-zazione alla raccolta. In ogni area di produzione è stato installato un laboratorio per il monitoraggio continuo dei frutti dove vengo-no analizzati grado brix, colore e durezza. In base all’evoluzione dei parametri si procede poi alla richiesta di autorizzazione alla raccolta. Ovvio che le difficoltà o le problematiche di alcuni frut-teti si presenteranno come ogni anno, ma faremo come sempre il possibile per poter raccogliere frutti della migliore qualità. Il direttore tecnico Andrea Grassi ha fatto presente l’importanza del progetto G3® per i produttori, per Apofruit e Zespri®. Tutte le operazioni messe in atto hanno il fine di poter inviare frutti della migliore qualità possibile e ottenere il miglior prezzo per i produttori. Gli investimenti in risorse economiche e di personale fatte dai produttori e dalle associazioni di produttori in generale sono molto alti proprio perché il marchio Zespri® permette di ottenere ottimi risultati economici ma, allo stesso tempo, richie-de un prodotto di qualità molto elevata. In conclusione gli attori del progetto: produttori, associazioni di produttori e Zespri® sono tutti ugualmente coinvolti per ottenere i risultati migliori possibili che si devono mantenere nel tempo.

I installati in ogni area laboratori per il

monitoraggio dei frutti I

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APOFRUITViale della Cooperazione, 400

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