Free Student Box. Counselling psicologico per studenti, genitori e docenti

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Indice, presentazione e primi capitoli - Free Student Box è un insieme di sportelli di counselling psicologico rivolti agli studenti delle scuole medie superiori di Reggio Emilia, ai loro genitori e ai loro proff. Un insieme di sportelli gratuiti dell’Ausl di Reggio Emilia che fa da front office, rispetto ai tradizionali servizi del DSM, e in special modo al Servizio di Psicologia Clinica. Una nuova rete che si aggiunge e complica un tessuto già riccamente innervato e che, oltre agli psicologi, vede impegnati presidi, proff referenti e giovani studenti peer counsellor.

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Ricerche e Contributi in Psicologia

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Leonardo Angelini, Deliana Bertani(a cura di)

FREE STUDENT BOXCOUNSELLING PSICOLOGICO PER

STUDENTI, GENITORI E DOCENTI

scritti diLeonardo Angelini, Massimiliano Anzivino, Deliana Bertani, Silvia Borghi, Monica Gibertini, Alberto Grazioli, Iris Guaz-zetti, Linda Marchi, Adil El Marouakhi, Patrizia Montanari, Luana Pensieri, Claudio Renzetti, Silvia Sai, Marco Zambelli

Con un contributo di:

Gustavo Pietropolli Charmet

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Prima Edizione: 2009

ISBN 9788889845226

© 2009 Edizioni Psiconline - Francavilla al MarePsiconline® Srl66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/ATel. 085 817699 - Fax 085 9432764Sito web: www.edizioni-psiconline.ite-mail: [email protected]

Psiconline - psicologia e psicologi in retesito web: www.psiconline.itemail: [email protected]

I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qual-siasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi.

Finito di stampare nel mese di marzo 2009 in Italia da SUPEMA srl - Gruppo Poligrafico Editoriale - Albano Laziale (RM) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconline® Srl)

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Presentazione, Mariella MartiniIntroduzione, Luigi D’Elia

I servizi, gli sportelli e le retiChe cos’è Free Student BoxLeonardo Angelini, Deliana BertaniFree Student Box e gli altri “prodotti” del gruppo di volontariato giovanile “Gancio Originale” all’interno delle attività del Servizio di Psicologia Clinica dell’Ausl di Reggio EmiliaDeliana BertaniPer un counselling rivolto agli educatori di adolescenti “che non vedrò”Leonardo AngeliniL’assetto clinico di Free Student BoxLeonardo Angelini, Deliana Bertani I giovani migranti, le loro famiglie e Free Student BoxLeonardo Angelini, Adil El Marouakhi La scuola reggiana e Free Student BoxMarco ZambelliLa rete poliprofessionale e le reti interistituzionaliLeonardo Angelini, Deliana Bertani

I peer e il tema dell’accompagnamentoIl mestiere del giovane volontario: offrire relazioni, offrire sestessoGustavo Pietropolli CharmetPeer education, peer support, peer counselling, peer tutoringClaudio Renzetti Peer counselling, tutoring e accompagnamentoLeonardo AngeliniGiovani migranti e giovani migranti peer a scuolaAdil El MarouakhiI giovani peer di origine straniera: risorse e criticitàSilvia M. Sai

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INDICE

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FREE STUDENT BOX

Psicologi a scuolaFree Student Box: prime idee, realizzazione, sviluppoMassimiliano Anzivino“Chi ha bisogno di chi”: il rapporto iniziale con le scuoleMassimiliano Anzivino, Linda MarchiI proff referenti e Free Student BoxMassimiliano Anzivino, Alberto GrazioliI peer counsellorMassimiliano Anzivino, Patrizia Montanari, Luana PensieriL’attività di counselling individuale: come accedervi, come funzionaAlberto Grazioli, Luana PensieriI migranti agli sportelli di FreeSilvia Borghi, Patrizia MontanariFree Student Box: attivare interventi di sistemaMassimiliano Anzivino, Alberto GrazioliLe scuole di periferia e Free Student BoxAlberto Grazioli, Iris Guazzetti e Linda MarchiGli invii al back offi ce dei servizi sociosanitariSilvia Borghi, Linda Marchi www.freestudentbox.it - Il nostro sito web: a che serve, come funzionaLeonardo Angelini, Monica GibertiniGli spazi per la rifl essione: il lavoro d’équipe e la supervisioneLeonardo Angelini, Deliana Bertani

La nostra cassetta degli attrezziLa nostra cassetta degli attrezziMassimiliano Anzivino, Luana Pensieri

Sitografi a

Allegati

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PRESENTAZIONE

L’esperienza, articolata e complessa, di Free Student Box è particolar-mente signifi cativa per diverse ragioni.

Per la tenuta e la capacità di essere rete all’interno delle tante reti spontanee e non che popolano il mondo dei giovani e per la capacità di trasferire sapere ed esperienza, in questa specie di staffetta tra studenti peer che si succedono nell’attività di promozione degli sportelli.

Per la connessione, stretta e in continua evoluzione, con le altre attivi-tà promosse con professionalità dal Dipartimento di Salute Mentale e dal Servizio di Psicologia Clinica di questa Azienda USL, come il Consultorio Giovani Open G, Gancio Originale e Stanza di Dante.

Un ulteriore elemento distintivo di Free Student Box, comune anche alle altre esperienze, è la vitalità, la saggezza, la capacità dei giovani coin-volti di mettersi in gioco, di mettersi alla prova, di sperimentarsi, di aiu-tarsi e di aiutare in modo costruttivo e stimolante.

In un momento in cui si parla spesso di disagio giovanile e di perdita dei valori, di bullismo, di disorientamento e disimpegno, questa esperien-za testimonia che ci sono ragazzi e ragazze capaci, generosi, consapevoli e pronti a impegnare parte del proprio tempo “semplicemente” stando con altri ragazzi per cercare di affrontare problemi piccoli e grandi e di trovare soluzioni possibili con l’aiuto di professionisti competenti.

Un sincero grazie a tutti i giovani che hanno, con il loro impegno, aggiunto un nodo a questa rete, percorrendo un pezzo di strada insieme a noi e spesso insegnandoci qualcosa.

Mariella MartiniDirettore Generale dell’Azienda USL

di Reggio Emilia

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INTRODUZIONELuigi D’Elia1

Tutti gli scienziati sociali lo sanno: non esiste una teoria perfetta ed esaustiva dei mutamenti sociali. Ognuno osserva il proprio pezzo di mon-do e la propria esperienza dipanarsi nel tempo e nei modi dal proprio os-servatorio, più o meno privilegiato che sia. Nessuno perciò s’azzarda ad avventurarsi in meta-analisi che non tengano conto di una nuova e diversa complessità che sta snocciolandosi sotto i nostri occhi da alcuni decenni a questa parte, e che non può essere chiusa e catturata in un solo sguardo onnicomprensivo.

Certo è che l’elenco delle mutazioni (uso volutamente questo termine allusivo del sostrato genetico) a carico della psiche umana in questi ultimi decenni diventa sempre più fi tto e signifi cativo e si comincia riconosce-re, ad esempio, che le nuove generazioni di bambini e adolescenti hanno sempre meno aspetti in comune con l’infanzia e l’adolescenza delle nostre rappresentazioni interiorizzate.

Il senso di vuoto sostituisce sempre più il senso di mancanza (Recal-cati), i legami si infl ebiliscono ed infi ne si spezzano, si perde la possibi-lità da parte del mondo adulto di comprendere le successive generazio-ni, e questo a causa di un’intervenuta distanza ed opacizzazione creatasi nell’arco di una sola generazione.

L’attuale ri-organizzazione sociale, solidalmente con quella economi-ca, tecnica, ed affettiva, ha prodotto un incisivo rimescolamento delle car-te in tavola, a carico delle regole d’ingaggio che governano il rapporto di ogni individuo con le istituzioni, ma anche dentro le coppie e le famiglie, tra le generazioni, e a cascata tra le parti del nostro mondo interno.

Non conosco, però, personalmente, luogo di “intensità sociale” più signifi cativo della scuola. E della scuola odierna in particolare, divenuta non più semplicemente “luogo di socializzazione” (a fi anco di “appren-dimento” e “educazione”), ma soprattutto - ed a seguito del tramonto dei

1 Psicologo Gruppoanalista www.comunitapassaggi.it; www.altrapsicologia.it

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FREE STUDENT BOX

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codici comunitari e aggregativi sociali - luogo elettivo di transiti e decli-nazioni simboliche e psicosociali, di riti di passaggio sottotraccia ed in-consapevoli, di interfaccia col mondo adulto, di incubazione autopoietica ed identitaria. Un luogo, dunque, di effettiva formazione identitaria, ma spesso senza essere rappresentato e trattato con la necessaria dignità ed importanza che gli spetterebbe.

Qui - nella scuola intendo – tutte le linee di tendenza e di frattura s’incontrano e si scontrano in un luogo che è diventato sempre più il “precipitato culturale” di ogni tensione sociale, il luogo dove il pensiero politico-culturale sul futuro, cioè sulle nuove generazioni, si concreta e si sedimenta in “agiti” sempre più parossistici e sempre meno decifrabili.

Pensiamo all’esplosione del fenomeno del bullismo; pensiamo all’au-mento esponenziale di fenomeni come il burn out degli insegnanti, la dislessia infantile, l’irrequietezza, i disturbi dell’attenzione, le tensioni interculturali e sociali in genere, lo scompaginamento della dialettica in-tergenerazionale, l’uso massivo e pervasivo di nuove e vecchie droghe e/o forme di dipendenza/compulsività. Ma qui l’elenco diventa davvero lunghissimo …

Gli psicologi, come altri operatori delle relazioni di aiuto, essendo da sempre al fi anco di bambini e adolescenti in ogni luogo dove essi siano, si pongono elettivamente quest’ordine di problemi, e molti altri ancora, e la loro presenza nella scuola, o nel doppio ruolo di insegnante o come consulenti o collaboratori esterni alquanto provvisori, non corrispondono quasi mai a riconoscibili e riconosciute fi gure di sistema.

E di questo si deve ringraziare la congenita miopia della nostra classe dirigente (interna ed esterna alla professione) che non ha suffi cientemen-te investito questa funzione dell’importanza istituzionale che le compete. Risultato: l’Italia è uno dei pochissimi paesi occidentali che ancora non prevede istituzionalmente questa fi gura. Altro triste primato.

Infatti, dopo ben 13 proposte di legge depositate in Parlamento sulla Psicologia Scolastica cadute nel vuoto negli ultimi anni, gli psicologi del settore possono sentirsi autorizzati a provare un certo sconforto dovuto all’invisibilità del loro ruolo-funzione. Dobbiamo per l’ennesima volta constatare amaramente che le stanze della politica non arrivano ancora a concepire di investire risorse per la prevenzione e l’educazione alla salute e alla convivenza. Ma di questo gli psicologi si prendano le loro precise responsabilità nel non aver trasmesso il senso del loro lavoro.

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INTRODUZIONE

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Si cominci allora da libri come questo ad invertire questa funesta ten-denza, e si cominci a dimostrare, dati alla mano, come un tessuto sociale si avvantaggi sensibilmente e positivamente del lavoro degli psicologi.

Sono già migliaia i colleghi che, imperterriti, operano in questo setto-re, spesso privi delle necessarie risorse e mal pagati, spesso in solitudine ed in interventi isolati e spezzettati, conservando l’idea, sempre più utopi-stica, che i saperi psicologici siano essenziali nella scuola, luogo naturale d’integrazione sociale e per questo stesso motivo, luogo di quelle criticità e tensioni prima dette che, qualora intercettate e ripensate dentro matrici gruppali, diventano indispensabili alla crescita dei cittadini.

Quando è un Servizio Pubblico di Psicologia che organizza - come nel caso di questo mirabile progetto emiliano illustrato in questo libro - un capillare intervento nelle scuole, diventa tangibile il potenziale di azione che la psicologia professionale è in grado di mettere in campo, e quanto la psicologia professionale dimostri, attraverso tale potenziale qui esposto, la possibilità di incidenza fattiva sul tessuto sociale nella direzione della partecipazione, dell’ascolto e comprensione dell’altro (altro - bambino, altro - adolescente, altro - straniero, altro - sofferente), nella direzione di una convivenza sociale più civile.

Dal versante del professionista, un materiale preziosissimo di prati-che, progetti ed idee a disposizione di qualunque psicologo che si voglia avvicinare professionalmente al mondo della scuola con un armamentario ben affi lato, sia sul piano teorico-metodologico, sia sul piano tecnico.

Leggendo questo libro il primo aspetto che salta agli occhi, imponen-dosi come altamente qualitativo (direi proprio come una merce rarissima), è la cura ed il presidio meticolosissimi degli snodi sui quali questo impor-tante progetto si sviluppa a partire dal disagio o dagli attriti sociali.

E pensando proprio alla cura certosina, la passione e la manutenzione che tutti gli autori di questo libro impegnano nel loro lavoro a contatto con i giovani e giovanissimi, mi capita di associare - in assoluto contrasto – al semplicismo (alla mannaia) che una certa cultura contemporanea utilizza nel continuare a tagliare, segmentare, separare, segregare, scotomizzare, parti della società isomorfi camente a parti del proprio mondo interno, nell’illusione controfobica di rendere o-sceno ogni scarto, ogni differenza, ogni disagio e per questo stesso proseguire nell’illusione di liberarsene.

Un secondo punto che qualifi ca particolarmente questo lavoro: in assoluta controtendenza al semplicismo culturale prima citato, in queste

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FREE STUDENT BOX

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pagine troviamo sottesa un’idea sociale di autentico accudimento per la quale reti di reti, contenitori, ambienti intergenerazionali, parti articolate che interagiscono e che si allacciano lungo linee di connessione pensate e ripensate e poi esperite, affi nate, collaudate nell’arco degli anni, con-corrono a creare luoghi di aggregazione e di pensiero gruppali dove (e le statistiche sempre crescenti di accesso al servizio, documentate nel testo, lo testimoniano) le domande di aiuto, sostegno, comprensione trovano ri-sonanza e matrici di senso.

Matrici di senso che possono costruirsi ed ospitare domande solo se i sottosistemi sono autenticamente dialoganti e effi cacemente comunicanti, laddove cioè l’”ecosistema adulto” costituito dalla rete di reti (scuola, so-ciale, comune, etc.) si articola con quello giovanile, attraverso un’autenti-ca delega di obiettivi e responsabilità (il riferimento al grande lavoro con la peer education e il peer counselling), mantenendo alto e qualitativo il livello di affi ancamento.

Ecco, qui mi pare che vi sia un’altra idea innovativa di questo testo, per certi versi “rivoluzionaria”, che nella sua semplicità e se vogliamo nel suo essere radicata antropologicamente disarticola i processi di depaupe-ramento, trascuratezza e degenerazione che dal disagio o dal malessere sociale conducono all’incistamento, al disturbo, alla pietrifi cazione del dolore.

Sto parlando della non casuale sovrapposizione di campi psichici che un progetto del genere opera, e di come tale sovrapposizione diventi occa-sione di una ri-mobilitazione/fl uidifi cazione psichica.

L’idea semplice consiste essenzialmente nel concepire la vita sociale, nel suo essere costantemente abitata di operatori psichici sempre attivi (famiglie, network di pari, mondo adulto, istituzioni), come inestricabile dalla salute mentale individuale.

Da qui discende il corollario per il quale laddove un progetto riesca a connettere, attraverso un’autentica opera di attiva partecipazione accu-dente, tutti i campi psichici attivi ed operanti nella vita mentale dell’adole-scente, proponendogli fattive forme di collaborazione, non retoriche, non routinarie, fi nalizzate al bene comune, cioè al bene di quella specifi ca, particolare, locale comunità, ebbene lì s’innescano circoli virtuosi di an-ticronicità.

L’idea “complicata” sta nella realizzazione operativa dell’idea sem-plice e nella sua continua revisione e manutenzione.

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INTRODUZIONE

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È ben visibile in tutti i progetti che questo testo presenta (Gancio Ori-ginale, Stanza di Dante, Consultorio Giovani, Free Student Box, etc.) un pensiero fondativo sotteso alla base che defi nirei riparativo, intendendo con ciò proprio l’infaticabile lavoro di costruzione-ricostruzione dei lega-mi personali e sociali.

Buona lettura, allora, di queste importanti ed istruttive pagine di vita-lità e fi ducia.

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I SERVIZI,GLI SPORTELLI

E LE RETI

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CHE COS’È FREE STUDENT BOX Leonardo Angelini e Deliana Bertani

1. Free Student Box: un insieme di sportelli di counselling psico-logico nella scuola a cura dell’Ausl e della Provincia di Reggio Emilia

Free Student Box è il nome che il Dipartimento di Salute Mentale e l’Unità di Psicologia Clinica dell’AUSL di Reggio Emilia hanno voluto dare ad un nuovo servizio di counselling psicologico rivolto agli studenti delle medie superiori della provincia, ai loro genitori e ai loro proff:

- uno psicologo giovane, già formalmente a posto e sostanzialmente capace di svolgere attività di counselling;

- alcuni studenti peer counsellor, volontari, da noi formati e spesso provenienti da una precedente esperienza di volontariato in Gancio Origi-nale2, che lo affi anchino nell’attività di promozione dello sportello, scuola per scuola;

- uno o più proff in grado di rendere più chiaro, agevole e condiviso l’impatto istituzionale di Free sia presso la scuola che presso le famiglie e che, insieme ai peer counsellor, svolgano una intelligente e preziosa at-tività di fi ltro che rende molto credibile e raggiungibile uno sportello che, altrimenti, soffrirebbe della sua collocazione in un luogo interno alla scuo-la, ma sempre molto liminare, per esigenze di privacy;

- un antropologo che intervenga sui problemi di interculturalità, sia in quelle scuole in cui più consistente è la presenza di giovani immigrati, sia soprattutto in équipe, come istanza che cresce con noi e ci aiuta a crescere su questo piano;

- un sito web (www.freestudentbox.it) che è, nel contempo, uno spor-tello virtuale in grado di accogliere le richieste anonime che giungono on line e di smistarle, sempre ai servizi AUSL, ma anche un luogo che si

2 Una struttura di volontariato giovanile che fa capo al servizio di psicologia clinica dell’Ausl di Reggio Emilia. Per saperne di più cfr: L. Angelini, con D. Bertani e M. Cantini: La bottega artigiana come luogo di apprendimento: transfert e controtransfert educativi, in: Animazione sociale N.2 del 2004, pp.59\65

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FREE STUDENT BOX

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propone di favorire i contatti e di fornire strumenti espressivi e conoscitivi non solo ai giovani, ma a tutto l’ecosistema adulto che orbita intorno ad essi;

- due psicologi più anziani, uno dei quali dirige l’équipe, mantiene i rapporti con la scuola, guida la formazione, e fa da webeditor al sito; men-tre l’altro fa da supervisore al gruppo dei più giovani psicologi counsellor;

- e alle loro spalle il Consultorio Giovani OPEN G e gli altri servizi sociali e sanitari dell’Ausl e dei comuni, rivolti ai giovani e alle famiglie, in grado di accogliere le richieste di cura più severe che non possono es-sere affrontate all’interno delle attività di sportello.

Tutto questo è Free Student Box: apparentemente solo uno sportello di counselling psicologico, in effetti un nuovo nodo di una complessa rete presente da lungo tempo nel territorio sociosanitario reggiano, che tende a dare risposte multiple, puntuali e selettive a studenti, genitori e proff. Un front offi ce vicino e raggiungibile, gestito da giovani professionisti che non appartengono certo alla stessa coorte, ma sicuramente alla stessa generazione dei giovani delle superiori, discreto e distinto dalla gerarchia scolastica, che ha nei peer counsellor e nei proff referenti degli ottimi sponsor rispettivamente presso i giovani e presso gli adulti in ogni scuola.

Un front offi ce alle cui spalle c’è il back offi ce di tutta la rete sociosa-nitaria che viene curata da Free in modo che ci sia il massimo della garan-zia che, di fronte ad una richiesta di cura più severa, l’accesso sia veloce, personalizzato, adatto cioè ad un fruitore che - come sappiamo - di fronte ad una cura che tarda a venire dall’esterno ricorre spesso a pseudorimedi basati sulla cosiddetta autocura, che portano spesso il giovane a compiere “boiate pazzesche” di ogni genere.

Siamo partiti cinque anni scolastici fa - aiutati da due proff referenti e da una ventina di peer - con due sportelli reali ed uno virtuale, ai quali erano giunte 54 richieste di aiuto. Nell’anno scolastico appena termina-to (2007\’08) gli sportelli reali erano diventati 16, quelli virtuali due; le richieste di counselling 882, di cui ben 102 provenienti da immigrati di seconda generazione e dalle loro famiglie; solo 51 i casi passati al back offi ce dei servizi socio-sanitari e 348.701 le visite al nostro sito web, che ha un trend di crescita che è sostenuto da un insieme di oltre 3.100 iscritti alle nostre newsletter settimanali e mensili.

Questo a grandi linee è il trend della nostra crescita, che ovviamente

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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comprende anche momenti di formazione e di supervisione rivolti ai proff e molte altre attività di gruppo.

2. Free: un’attività che si articola in cinque momenti

In concreto le attività di Free possono essere distinte in cinque mo-menti: convenzione, formazione, promozione, attività di sportello vera e propria, rifl essione sulle attività e loro ridefi nizione nel tempo e nello spa-zio.

La convenzione con le scuole si basa su una richiesta da esse effettuata al Servizio di Psicologia Clinica dell’Ausl, cui segue una serie di incontri, in un primo tempo con i presidi, e successivamente con i candidati proff referenti da loro reperiti all’interno del corpo docenti. Poi, solitamente solo con essi una volta verifi cata la loro volontà di coniugarsi con noi, si defi niscono i criteri in base ai quali reclutare i candidati peer counsellor, insieme ai tecnici di Gancio Originale - se in scuola esiste già un per-corso di reperimento di giovani volontari legato a Gancio - altrimenti a partire da un primo lavoro di individuazione promosso direttamente dai proff referenti in base a due caratteristiche che indichiamo loro come unici parametri utili ad individuarli: la capacità di decentrarsi e di mettersi nei panni dell’altro e la propensione ad assumere e a mantenere nel tempo la responsabilità.

Sempre con i proff referenti: si individuano i locali in cui aprire lo sportello, le cui uniche caratteristiche devono essere la raggiungibilità e la liminarità nell’ambiente scolastico; si defi nisce la natura delle loro man-sioni sia rispetto all’attività di fi ltro loro attribuita e solitamente rivolta a genitori e altri proff, sia soprattutto rispetto alla promozione e al riconosci-mento istituzionale di Free Student Box da parte della scuola.

A questo punto le due istituzioni fi rmano una vera e propria conven-zione, le cui coordinate di fondo sono state saggiate sul piano giuridico dagli amministrativi dell’Ausl: la scuola nella fi gura del preside e l’Ausl in quella del Responsabile del Dipartimento di Igiene Mentale.

La formazione iniziale dei peer è centrata su due o tre incontri in cui, dopo una presentazione di Free, e attraverso una serie di attività ludiche ed interattive si affrontano vari aspetti dell’attività di peer counsellor: ci si dispone in cerchio e si parte da una autopresentazione da parte di tutti, per

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poi passare ad una prima attività di de-centramento consistente nell’im-pegnarsi a guardare e “leggere” cosa si vede nel volto di tutti gli altri presenti; poi ci si dispone a coppie e si invitano alternativamente entrambi i membri della coppia ad inventarsi e ad esprimere un bisogno di cura e a fornire una risposta a quel bisogno nella consapevolezza che è a nostra disposizione in scuola lo sportello e il giovane psicologo che, tramite il telefonino o con altri mezzi discreti, può dare un appuntamento o, nei casi più gravi, inviare ai servizi. Si termina con la formazione del gruppo e con la prima rifl essione su come in concreto sia possibile promuovere Free fra gli studenti di quella scuola.

La formazione poi continua durante l’anno con frequenti incontri con gli psicologi counsellor e con più radi momenti di verifi ca con il respon-sabile del progetto.

La promozione è il momento in cui i peer counsellor sono più impe-gnati. Il lavoro preparatorio inizia subito dopo la formazione iniziale e consiste nell’invenzione di idee, strumenti e slogan con cui presentarsi nelle classi. Poi si decide il calendario e il passo secondo il quale il giova-ne psicologo counsellor viene presentato classe per classe a tutti gli altri studenti. Questo fatto, a nostro avviso, è decisivo affi nché tutto ciò che viene presentato, e prima di tutto la fi gura del giovane psicologo e gli stes-si peer vengano poi percepiti come parte della scuola e non come un’agen-zia esterna ad essa che si piazza in un angolo e aspetta i propri utenti.

L’attività di promozione poi si dirama e cerca di sfruttare ogni inter-stizio per la comunicazione che la scuola offre, ne inventa dei nuovi e li sperimenta.

Contemporaneamente la stessa cosa viene fatta dallo psicologo e dai proff referenti con gli adulti presenti in scuola, mentre i genitori sono rag-giunti da volantini o locandine, spesso a partire dal momento della iscri-zione dei loro fi gli al primo anno. Tutti infi ne periodicamente sono rag-giunti dalle news che annunciano le novità presenti nel sito (si tenga pre-sente che abbiamo un elenco che ormai naviga intorno ai 2.700 indirizzi).

L’attività di sportello inizia non appena comincia l’attività di promo-zione; e, in quelle scuole in cui si è al secondo o al terzo anno di esperien-za fi n da subito. Molti sono gli strumenti che, in tutta discrezione, permet-tono allo studente che ne senta bisogno, ai genitori e agli stessi proff di raggiungere lo psicologo counsellor: il telefonino, i peer o i proff referenti che ricevono le loro domande, un registro anonimo che permette di pre-

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notare un colloquio semplicemente prendendo un numero che corrisponde a una data, etc., fi no alla possibilità di fruire di una consulenza on line, o meglio di un interlocutore che inizia on line un lavoro di interlocuzione che, eventualmente poi si conclude con un invio ai servizi.

Ovviamente se la richiesta d’aiuto non può ricevere una risposta a livello dell’attività di sportello, sia per la sua gravità, sia perché non corri-spondente alle competenza dello psicologo (ad es. richieste di natura me-dica, di tipo assistenziale, etc), gli psicologi counsellor inviano ai servizi in base a quel lavoro di individuazione e di cura della rete del back offi ce di cui abbiamo già detto.

Infi ne il tutto è supportato da un lavoro di rifl essione sull’esperienza fatta, di supervisione e di riorganizzazione che ci permettono di riaggiu-stare il tiro, approfondire le questioni, risolvere gli elementi critici e, cosa non irrilevante, costruire a tutti i livelli dei gruppi in grado di pensare, di programmare, di fare delle verifi che sul lavoro svolto. Importante su questo piano è il lavoro di rifl essione avviato nel sito che ha una serie di fruitori che vanno dagli studenti agli adulti addetti ai lavori sia nella scuo-la che nei servizi3.

3. L’assetto clinico e metodologico

Così come avviene sul piano operativo in cui il front offi ce ha senso solo all’interno della più ampia rete sociosanitaria che fa da back offi ce, allo stesso modo anche da un punto di vista clinico e metodologico non si comprende la fi losofi a e la pratica di Free Student Box se lo si espunge dal ben più vasto ambito dei servizi per i giovani che nel tempo abbiamo costruito nella sanità pubblica a Reggio Emilia e che si chiamano Gancio Originale, Stanze di Dante, Strolgancio e Consultorio Giovani Open G.

Gancio Originale è un progetto di volontariato giovanile che nasce su impulso della Psicologia Clinica e che opera sui bambini ragazzi a rischio delle scuole medie inferiori e delle elementari attraverso i giovani delle

3 Ben 12.000 sono stati quest'anno gli accessi ai due blog “Pensieri sui giovani” e “Giovani uguali e diversi” , moltissimi coloro che hanno visitato la nostra pagina “Colophon – fi nito di stampare” che accoglie tesi e lavori di giovani ricercatori sui problemi dell’età evolutiva.

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superiori guidati da tirocinanti psicologi; le Stanze di Dante sono gruppi di accoglienza e di intervento pomeridiano all’interno delle scuole, rivolti a bambini e ragazzi di recentissima immigrazione e centrati sull’apprendi-mento della lingua italiana, guidati da giovani autoctoni o immigrati che già padroneggiano la nostra lingua; Strolgancio è un’offi cina ambulante che supporta ed amplifi ca le attività di Gancio, le rifornisce in volo di stru-menti espressivi che aiutano sia i fornitori che i fruitori di cura a mantener-si in una atmosfera ludica e affascinante; ed infi ne l’Open G, il consultorio giovani che, insieme alla Psicologia Clinica, è - oltre che luogo di cura - fucina di idee, luogo di rifl essione e di supervisione sulle esperienze fatte4.

E’ in queste palestre della clinica, all’interno delle quali sono transitati molti dei giovani psicologi che poi hanno aperto bottega in città sui temi dell’età evolutiva, che sono maturate nel tempo un insieme di pratiche, e di rifl essioni sulle pratiche che sul piano metodologico hanno sedimenta-to una tradizione locale che potremmo vedere come incardinata intorno a quattro idee-guida: la logica induttiva; la considerazione della clinica dell’adolescenza come un continuo lavoro di ridefi nizione e di riadatta-mento della rete, e della rete di reti, alle esigenze del presente; la consi-derazione, che a noi pare ovvia, ma che molti tendono nei fatti a mettere da parte, che i giovani prima che un problema sono una risorsa; ed infi ne l’accompagnamento come modalità discreta e attiva che permette di man-tenersi in rapporto con i giovani senza intruderli e usarli.

La logica induttiva: un servizio pubblico nasce e si sviluppa in base ad una dialettica fra centro e periferia – nel nostro caso fra regione e Ausl – in cui l’istanza centrale presiede alla defi nizione degli elementi di fondo della programmazione e la periferia all’attuazione dei programmi, all’adattamento degli stessi alle caratteristiche specifi che del territorio in cui i singoli servizi operano e alla defi nizione periodica di un feed back in base al quale poi il centro rielabora ed riaggiusta in itinere gli elementi di fondo della programmazione. Si tratta di un percorso in cui sia l’istanza centrale che quella periferica, ciascuna nel proprio ambito, non rinunciano mai alla rifl essione sugli elementi di novità che lungo il percorso di pro-grammazione emergono.

All’interno di questa logica qualsiasi modello non rimane mai ugua-

4 Cfr. Angelini L. Bertani D. (a cura di), L’adolescenza nell’epoca della globalizzazione, Unicopli, Milano, 2005

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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le a se stesso nel tempo, tantomeno in situazioni in rapida e tumultuosa trasformazione, qual è quella del territorio di Reggio Emilia, a meno che non si rinunci ad apprendere dall’esperienza e non si faccia del proprio servizio un feticcio al di fuori del tempo e dello spazio.

Il risultato, invece, allorché ci si abitui ad operare in base ad un logica induttiva, conduce ad un rimodellamento dei servizi in base alle esigenze del presente e alla lettura dei movimenti di fondo della società, ma soprat-tutto all’assunzione e all’introiezione di una modalità rifl essiva che gli operatori possono applicare di fronte ad ogni nuova emergenza. E’ questa logica che ci ha condotto all’invenzione di Gancio Originale, delle Stanze di Dante5, etc., ed al loro sviluppo nel tempo. E’ ciò che sta conducendo anche l’esperienza di Free Student Box all’interno di questo alveo in cui fra i pochi punti fermi iniziali quello che ha più valore per noi è l’assun-zione di una logica induttiva, che ai nostri occhi diventa un vero e proprio meta-obiettivo intorno al quale si incardina tutto il resto.

La metafora che ci è venuta in mente allorché abbiamo pensato a que-sta modalità fondativa del lavoro di Free Student Box è quella di una barca che viene messa in mare con uno scafo basato su vecchi modelli (nel no-stro caso: Gancio Originale, Consultorio Giovani OPEN G, etc), che però viene via via modifi cato e complicato mano a mano che l’esperienza, e soprattutto la rifl essione sull’esperienza ce lo suggeriscono. Si tratta quin-di di un assetto sperimentale, che non si concreziona mai in una procedura standard, ma che si articola in un insieme di metodi di lavoro sottoposti quotidianamente alla prova di realtà e ridefi niti in base alle emergenze che provengono dalle diverse scuole.

Infatti, dagli input che ci provengono dal dialogo con i presidi, con i professori referenti, con i peer counsellor, e soprattutto con coloro che si rivolgono a noi (singoli studenti, genitori, gruppi), è apparso subito chiaro che le varie scuole medie superiori che in questi anni si sono convenzio-nate con noi hanno diverse tipologie di studenti, diverse tradizioni, diversi livelli di autorappresentazione, che producono domande di cura che vanno soppesate attentamente in itinere e che richiedono a noi tecnici una capaci-tà di attenzione, di lettura e di intervento puntuali e capaci di veicolare una continua opera di adattamento del progetto ai vari contesti.

5 Cfr: http://www.ausl.re.it/Gancio/FrontEnd/Home/Default.aspx?channel_id=33

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In questo modo, ad es., abbiamo appreso: - che prevedere una mol-teplicità di punti di accesso alla richiesta di counselling da parte dei suoi possibili fruitori (telefonino dei peer e dei giovani psicologi counsellor, segnalazione dei proff, e-mail, registro, etc.) li garantisce maggiormen-te sul piano delle loro esigenza di mantenimento dell’anonimato; - che passare da un solo proff referente ad una pluralità di proff che svolgono questa funzione può essere, in certe circostanze, un fatto che aiuta (e in altre no); - che aprire lo sportello non solo agli studenti, ma anche ai geni-tori e ai proff non solo è possibile, ma spesso aiuta a cogliere gli elementi di complessità presenti sulla scena scolastica; - che di fronte ai problemi dell’interculturalità occorreva introdurre nella nostra équipe due antropo-logi, etc.

Il front offi ce e il back offi ce: apparentemente, quindi, Free Student Box è solo un insieme di sportelli a disposizione di studenti, genitori e proff. In effetti sappiamo che, a fronte di questo lavoro di front offi ce svol-to dai pari e dai giovani psicologi, c’è il back offi ce storico dei servizi psi-cologici tradizionali (Consultorio Giovani, Servizio di Psicologia Clini-ca), l’esperienza e le risorse di Gancio Originale, gli altri servizi dell’Ausl e delle altre istituzioni cittadine e provinciali che hanno a che fare, o pos-sono avere a che fare con la scuola, i giovani e le loro famiglie. Si tratta quindi di un lavoro di rete in cui lo sportello scolastico è solo un nodo - quello più visibile e a portata di mano - di una rete ben più ampia che non possiamo dare per scontata una volta per tutte, ma che va curata, ridefi nita, estesa mano a mano che il lavoro si dipana durante l’anno scolastico. Di una rete - quella sanitaria - ma anche di una rete di reti che comprende la scuola, il sociale, i comuni e praticamente tutto ciò che Pietropolli Char-met chiama “l’ecosistema adulto” che ruota intorno ai giovani e si pone in un rapporto più o meno nucleare o tangenziale con essi.

Ciò implica un continuo lavoro di ridefi nizione e di allargamento della rete del back offi ce che, a sua volta, conduce all’innesco di un processo di cambiamento in ciascuno dei comparti con cui Free Student Box entra in rapporto: ad es. l’estensione di Free nel territorio della comunità mon-tana e, sopratutto l’emergere di una domanda di cura che proviene dai giovani immigrati di seconda generazione che vivono nei piccoli comuni della pianura ci ha posto in relazione con luoghi di intervento e di cura periferici che da una parte va complicando la nostra rete, dall’altra va “obbligando” i nuovi luoghi in cui ci troviamo ad operare a relazionarsi

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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con noi, ad entrare in rete insieme ed a ridefi nirsi rispetto a noi sul piano della reciprocità.

Corollario non secondario di quest’opera di cura del back offi ce è la defi nizione di un rapporto personalizzato con uno o due operatori in ciascun nodo della nostra rete di reti al fi ne di garantire il più possibile i giovani nel momento dell’eventuale invio al back offi ce. Ciò presuppone un tasso di contrattualità che, a nostro avviso, la dimensione pubblica del servizio non garantisce neanche nei confronti dei nodi interni all’area sanitaria, ma che sicuramente è più alto di ciò che il privato o, peggio, il singolo professionista che apre uno sportello in convenzione con la scuola può offrire. Si tratta anche in questo caso di un lavoro di continuo riaggiustamento del tiro, di un vero e proprio lavoro di cura dei singoli nodi delle varie reti in cui l’elemento della reciprocità, massimamente nel lavoro di fi ltro, fi nisce col pesare enormemente sul piano del lavoro di tessitura.

E non tragga in inganno l’esiguità dei casi passati al back offi ce, cor-rispondenti solo al 5 o 6 % di coloro che ogni anno si rivolgono ai nostri sportelli: ciò da una parte signifi ca che il nuovo servizio non è concorren-ziale, ma complementare ai vari servizi tradizionali e - come dicevamo prima - teso a rispondere ai problemi lievi; dall’altra che avere alle spalle un insieme di luoghi di cura adatti a seguire adeguatamente i casi più severi, mantenere i rapporti con loro, comunicare questo fatto alle scuole, determina la nascita di un clima di collaborazione, che in certi momenti diventa un contenitore unico che infonde fi ducia a tutti, e soprattutto al giovane psicologo ogni volta in cui si approccia a un caso e deve decidere cosa fare dei limiti delle proprie capacità di cura.

L’adolescenza come risorsa: spesso nei servizi l’adolescenza emerge nei suoi aspetti più problematici e si impone all’attenzione degli operatori per quegli aspetti più inquietanti che impressionano e mobilitano la pub-blica opinione. Si rischia in questo modo di sedimentare dentro gli uni e l’altra una rappresentazione sociale dell’adolescenza che, più che il frutto della rifl essione su ciò che nel complesso sta accadendo oggi ai nostri giovani, è frutto dei timori e degli stereotipi che nascono nella comuni-tà adulta in rapporto con i vari aspetti epifenomenici che caratterizzano l’adolescenza attuale.

Ebbene la nostra esperienza – ci riferiamo soprattutto in questo caso all’esperienza in Gancio Originale e nelle Stanze di Dante - ci spinge

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ad una visione più ottimistica dell’adolescenza. Ciò non signifi ca che noi neghiamo l’esistenza in essa di quei problemi che angustiano un po’ tut-ti oggi, ma che tendiamo ad inquadrarli in una cornice in cui, intanto, gli aspetti più problematici vanno visti, a nostro avviso, all’interno di un sistema in cui ci siamo anche noi, e cioè la storia e le contraddizioni del-le generazioni che l’hanno preceduta e in certo qual modo prodotta6; in secondo luogo che in fondo per la stragrande maggioranza dei giovani d’oggi vale ancora ciò che ottimisticamente diceva Winnicott all’inizio degli anni ‘70: “si può dire che la vita adulta ha avuto inizio una volta che uno abbia trovato una nicchia nella società mediante il lavoro, e magari si sia sposato e sistemato in un qualche schema che rappresenti un com-promesso fra il copiare i genitori e l’instaurare in modo provocatorio una identità personale”7.

Con quest’ottica ci siamo avvicinati ad essi allorché fi n all’inizio de-gli anni ‘90 abbiamo proposto loro di impegnarsi in un “gancio origina-le”, e cioè di concedere dalle due alle quattro ore della loro settimana per i bambini ed i ragazzi a rischio; con quest’ottica ci siamo rivolti a loro come Free Student Box affi nché ci dessero una mano nell’opera di promozione e di fi ltro dello sportello classe per classe, utilizzando creativamente le loro sapienti propensioni al marketing sociale ed alla “cura”.

Certo, avevamo un bacino potenziale (Gancio Originale) dal quale attingere praticamente in ogni scuola reggiana e soprattutto sapevamo già che il problema non era nel reperire i peer counsellor, ma nel fatto che, una volta individuati i pari, avremmo dovuto fare un’opera di calmierazione delle loro propensioni alla cura che a quell’età sono altissime e corrispon-denti alla presenza dentro di essi di un personaggio eroico onnipotente e di una istanza superegoica molto dura ed esigente.

Fatto sta che, sull’input iniziale della scuola e della nostra istituzio-ne, che ci spingeva ad allestire un insieme di sportelli in scuola, in cui i giovani non erano neanche previsti, ma ci si chiedeva solo di riparare al fallimento dei CIC, è stata solo la nostra fi ducia nei giovani e la nostra pre-

6 Cfr: a. L. Angelini, Dall’etica padana del lavoro all’estetica consumista: l’adolescente reggiano di oggi a confronto con quello di ieri (e di avantieri), in: Gioco, scambio e alterità, a cura della Provincia di Reggio Emilia, 2001 (con D. Bertani et al.), pp. 57\84; b. L. Angelini, Precariato e adolescenza: i Peter Pan della globalizzazione, in: La Rivista del Manifesto, Ottobre 2003 – n. 43, pp.54\597 D. Winnicott, Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1993, pag. 115

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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cedente esperienza in Gancio Originale che ci ha permesso di individuare e di coinvolgere anche in questo lavoro i peer counsellor.

Individuarli a partire dalla loro propensione a inserirsi nella dimen-sione del “sistema del dono” - per dirla con Godbout - e delle presenza in loro di due qualità che spesso poco o nulla hanno a che vedere col succes-so scolastico: - la capacità di decentrarsi, di mettersi nei panni dell’altro; - la capacità, acquisita anche a livello aurorale8, di mantenersi coerenti nel tempo sul piano dell’assunzione della responsabilità.

Coinvolgerli a partire dalla nostra fi ducia in loro, da un lavoro di for-mazione apparentemente molto rapido e assolutamente non corrisponden-te ai modelli di peer counselling che vanno per la maggiore, in effetti molto legato al rapporto che poi, dopo la formazione uffi ciale, si instaura fra giovane psicologo e peer, da un lavoro di peeling discreto di quei per-sonaggi eroici e di quelle istanze superegoiche presenti in loro, che da questo punto di vista rappresenta un altro versante della cura di Free, come di Gancio: quella esercitata sui peer, che consiste - appunto - in un aiuto in quella attività di rimodellamento del proprio mondo interno che dovrebbe concludersi, in età adulta, con la rinuncia alla grandiosità, l’abbandono dell’istanza superegoica arcaica eccessivamente esigente e la corrispettiva assunzione del limite, della perfettibilità e della riparazione come orizzon-te del propria vita pubblica e privata.

L’accompagnamento: Free Student Box, infi ne, è un luogo in cui si incontrano risorse giovani e meno giovani già tutte sperimentate in prece-denti e limitrofe esperienze di accompagnamento: l’attività nei workshop e nelle Stanze di Dante di Gancio Originale; quella nell’OPEN G; quella nei tirocini post lauream in psicologia e di specializzazione in psicologia clinica. Si incontrano, e più spesso si ri-incontrano nell’impegno comune intorno ad un nuovo tema: l’attività di counselling psicologico in scuola.

L’inserimento di ogni componente di Free all’interno di un processo di accompagnamento fa sì che nessuno in effetti operi da solo e che ogni componente del progetto si disponga dialetticamente nei confronti delle altre all’interno di un processo che è quello del dare - ricevere - contrac-

8 il perché di questa nostra così circoscritta domanda, corrispondente ad una presenza non defi nitiva e spesso ancora malferma di questa istanza nel mondo interno del giovane, è – come vedremo fra un po’ - nella forza che assume all’interno del nostro setting la tematica dell’accompagnamento.

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cambiare. La predisposizione di tempi e di spazi (esterni ed interni) in cui sia

possibile rifl ettere insieme permette di avere momenti di brain storming e di verifi ca tranquilli e produttivi, anche perché abbiamo imparato che nella catena dell’accompagnamento non è detto che tutte le componenti debbano essere sempre compresenti, ma che anzi un uso accorto e seletti-vo dell’ambito della compresenza implementa l’ambito della creatività e della produttività.

Ad esempio nell’ultimo anno è così emersa in più luoghi periferici un’idea nuova sul possibile contributo da parte dei peer nel lavoro di cura: l’uso di attività espressive a partire dalle competenze e dalla disponibilità concreta degli studenti presenti in scuola (pittura, musica, danza, dramma-tizzazione, etc) che poi, in un secondo tempo, nella riunione d’équipe dei grandi abbiamo rielaborato e riconsegnato ai giovani, ai presidi e ai proff referenti sotto forma di proposta concreta per il prossimo anno scolastico.

Si può dire che ogni momento della formazione, della promozione e dell’attività di sportello sia stata continuamente ridiscussa in base a que-sta ottica che è, al contempo, fi glia sia della logica induttiva che dell’uso accorto delle dinamiche dell’accompagnamento.

Abbiamo così scoperto che l’accompagnamento, per essere leale nei confronti dei giovani, per essere non manipolatorio della loro propensio-ne alla cura, deve ottemperare ad un insieme di regole di condotta che potremmo riassumere così: - non effettuare alcuna forzatura sul piano del reclutamento; - porsi in una situazione di ascolto e di scambio coerente fi n da subito nei loro confronti; - non liquidare alcuna idea e proposta che sorga in itinere da essi e da ogni altra componente; - pianifi care i momenti di verifi ca ed esortare tutti all’assunzione di un atteggiamento critico; - apprendere dall’esperienza e partire dal presupposto che ciascuno, con la propria parola e con il proprio comportamento, è portatore di un discorso che va preso in considerazione.

Infi ne, cosa importantissima con i giovani, va messo nel conto che ogni anno tutto ricomincia da capo, che, di volta in volta, vanno affrontati e risolti i problemi di separazione che necessariamente insorgono, che chi rimane è l’unico garante della continuità e che perciò deve continuamente riattrezzarsi a ricominciare da capo ed, eventualmente, a riaccogliere chi, anche dopo tanto tempo, dovesse ritornare indietro e cercare nuovamente il dialogo con noi.

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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E’ il miracolo dell’ascia di Washington che rimane lì, nella cascina del primo presidente degli Usa, ancora nuova e lucente, anche se nel frattem-po sono stati cambiati cinque volte il manico e due volte il ferro.

Si tratta quindi, riassuntivamente, sul piano teorico, dell’adattamen-to a questo nuovo ambito di intervento di tutto l’apparato concettuale che fa da substrato a queste due per noi storiche esperienze: - quella di Gancio Originale che potremmo ricondurre in poche parole alla tematica dell’accompagnamento in età evolutiva; - quella del consultorio giovani (OPEN G) che altrettanto sinteticamente potremmo far partire dalla viso-ne dell’adolescenza come risorsa. Sul piano metodologico di un approccio che si basa, da una parte, sull’uso fl essibile di ogni nodo delle reti forma-tive e socio-sanitarie disponibili in termini di complementarità; dall’altra sull’assunzione ed il mantenimento nel tempo di un atteggiamento spe-rimentale, volto ad individuare e correggere in itinere ogni singola parte dell’impianto operativo.

4. Alcuni dati signifi cativi

Partiamo dai dati dell’anno scolastico 2007/08 appena trascorso (cfr tab 4.1). In un secondo momento faremo delle analisi e dei confronti.

Per ogni scuola inoltre è stata effettuata:- una formazione iniziale dei peer di 8 ore;- un lavoro di accompagnamento dei peer che varia da scuola a scuola, ma che - in base alle convenzioni fi rmate dai presidi - non può essere inferiore alle 10\12 ore annuali mattutine, alle quali vanno aggiunte un numero consistente di ore pomeridiane, che varia da scuola a scuola e che - oltre alla funzione di accompagnamento - hanno quella di promuovere una vera e propria formazione in itinere;- un lavoro di raccordo con i proff referenti e con i presidi;- un’attività di promozione dello sportello nei confronti sia dei giovani (classe per classe) che degli adulti (proff e genitori): anche in questo caso l’impegno varia da scuola a scuola in base alla disponibilità delle singole istituzioni;- un insieme di attività di raccordo con i servizi Ausl che fanno da back offi ce per i 51 casi inviati;

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4.1 Le attività di sportello - quadro complessivo fi naleanno scolastico ‘07/’08

sportelli

Acc

essi

stu

dent

i

Acc

essi

pro

ff

Acc

essi

gen

itori

Tota

le a

cces

si

Fem

min

e

Mas

chi

N. c

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col

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i

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si im

mig

rati

N. p

eer

N. p

roff

refe

rent

i

Invi

o ba

ck o

ffi ce

Invi

o ad

ulti

Invi

o st

uden

ti

Filippo Re 55 11 12 78 69 9 166 15 14 2 2 2 0

Iodi 60 15 11 86 83 3 156 18 19 1 5 2 3

Cattaneo 4 2 1 7 6 1 22 0 9 1 0 0 0

Gobetti 25 6 18 49 38 11 64 4 15 2 3 1 2

Chierici 62 4 5 71 47 24 170 4 18 1 6 2 4

Ariosto 28 2 8 38 26 12 62 0 15 1 0 0 0

Atuxtu 15 0 10 25 16 9 110 2 0 0 0 0 0

Tricolore 33 14 8 55 46 9 143 12 24 1 3 2 1Bus Pascal 28 17 9 54 42 12 119 3 16 1 3 0 3

Spallanz 27 8 5 40 28 12 37 1 29 3 0 0 0

IPSIA RE 37 13 5 55 46 9 182 16 12 2 1 0 1

IPSIA Gu 20 10 4 34 26 8 104 2 10 1 2 1 1

Scaruffi 34 13 6 53 39 14 154 7 12 1 2 0 2

Motti CM 54 13 10 77 44 33 258 9 22 2 4 0 1

Zanelli 30 35 20 85 52 33 161 5 20 1 8 5 3

Moro 36 8 22 66 50 16 172 4 29 10 7 4 32 sport virt 8 0 1 9 6 3 0 0 0 0 5 0 5

TOTALI 556 171 155 882 664 218 2080 102 264 30 51 19 29

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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- “cura” del back offi ce, insieme alla dott.ssa Bertani - che fa anche da fi ltro e da accoglienza dei casi più urgenti, in modo da garantire, al bisogno, un accesso soft, veloce e personalizzato a coloro che non possono trovare una risposta ai loro problemi all’interno dell’attività di counselling nel front offi ce; - organizzazione e conduzione del 3° Peer Day9 rivolto ai giovani peer counsellor, che quest’anno era centrato sul problema: “I giovani e la città”;- una riunione d’équipe (2 ore ogni 15 gg), con il responsabile di Free- attività di supervisione (2 ore ogni 15 gg - a scalare), con il supervisore- ci sono stati infi ne alcuni momenti formativi organizzati sui temi dell’adolescenza da parte del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl, ai quali gli psicologi counsellor hanno potuto partecipare gratuitamente.

4.2 I dati relativi alle attività del sito quest’anno scolastico

STATISTICHE VISITE SITO FREESTUDENTBOX.IT 2007-2008(con paragone all’anno precedente)

Anno 2007-2008 Anno 2006-2007giu-07 17.216 giu-06 19.582lug-07 15.625 lug-06 17.664

ago-07 15.070 ago-06 17.417 Anno

2006-2007

set-07 14.079 set-06 21.852ott-07 26.155 ott-06 28.793nov-07 28.287 nov-06 27.767

Anno in corso 2007-2008

dic-07 25.944 dic-06 18.376gen-08 26.322 gen-07 25.083feb-08 40.927 feb-07 28.580mar-08 56.528 mar-07 24.616apr-08 43.341 apr-07 27.410mag-08 39.207 mag-07 28.356

Tot 07-08 348.701 Tot 06-07 285.496

9 Cfr. nel presente volume il capitolo intitolato: “I peer counsellor”, di Massimiliano Anzivino, Patrizia Montanari, Luana Pensieri

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348.701 visite da giugno ‘07 a maggio ‘08 rappresentano un ulteriore sostanzioso incremento rispetto ai dati dell’anno scolastico scorso.

Si tratta di un risultato lusinghiero che, paragonato agli anni scorsi a nostro avviso ha i suoi capisaldi nell’aumento del numero degli sportelli: segno del gradimento che le scuole mostrano nei confronti del nostro ser-

4.3 Raffronto complessivo con i dati degli gli anni precedenti

anno

sco

last

ico

n. s

porte

lli re

ali

Acc

essi

stu

dent

i

Acc

essi

pro

ff

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essi

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gnat

i – a

nno

dopo

an

noN

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ff re

fere

nti

Invi

o ba

ck o

ffi ce

tot 03\04 2(*) 25 8 8 41 40 1 87 Non ril 15 2 5

tot 04\05 5(*) 132 42 57 231 183 48 481 Non ril. 37 13 19

tot 05\06 10(*) 402 61 124 587 439 148 995 Non ril. 130 27 36

tot 06\07 13(**) 461 129 107 697 561 136 1809 96 199 29 38

tot 07\08 15(**) 556 171 155 882 664 218 2080 102 264 30 51

Totale 1576 411 451 2438 1887 551 5452 198 645 101 149(*) + uno sportello virtuale ps il sito web(**) + due sportelli virtuali ps il sito web e ps ATuxTu

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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vizio; nell’aumento del numero degli accessi; nell’aumento degli adulti che accedono al servizio; nella crescita dei peer, con una partecipazione di giovani che sono spesso al terzo o anche al quarto anno di esperienza come peer (una parte consistente dei quali peraltro svolge anche attività di volontariato sia Gancio Originale e nei mille progetti di volontariato aperti nel territorio reggiano alla partecipazione dei giovani); nel gradimento che i migranti mostrano nei confronti di questo tipo di cura; nel successo del terzo peer day, al quale quest’anno hanno partecipato 130 studenti (contro i 100 dell’anno scol. scorso e gli 80 circa di due anni fa); nella continua e, sotto certi punti di vista, strabiliante crescita del numero degli accessi al sito web.

Cercheremo ora di evidenziare gli elementi più signifi cativi, relativi a questi dati:

- nel quinquennio abbiamo così seguito: 2.438 soggetti (1.887 femmi-ne e 551 maschi), di cui: 1.576 studenti; 411 professori; 451 genitori.- 5.452 è il numero complessivo dei colloqui, pari a 2,2 sedute a caso (occorre in proposito tener presente che uno dei nostri metri è quello di non superare nel front offi ce le 4 sedute per soggetto).E solo 149 sono i soggetti che nel quinquennio abbiamo inviato al

back offi ce dei servizi dell’Ausl, anche se va ribadito che senza la presenza e il raccordo col back offi ce anche gli sportelli più effi caci sono destinati al fallimento.

4.4 Peer counsellor, proff referenti e accessi

I 264 peer e i 30 proff referenti rappresentano una delle chiavi del nostro successo: i peer svolgono – insieme ai proff referenti - opera di promozione (noi la chiamiamo “marketing sociale”) fra i giovani. I proff referenti – insieme ai peer - fra gli adulti.

I giovani peer vedono in questo ruolo di facilitatori il fulcro della loro attività. Noi sappiamo però che ciò che permette loro di attivarsi ed espan-dere la loro propensione ad immettersi nel circuito virtuoso del “dare – ri-cevere – contraccambiare” è il rapporto che essi instaurano con lo psico-logo del loro sportello. All’interno di questo quadro la formazione da essi ricevuta inizialmente ed in itinere (all’interno della quale va visto il peer day) è decisiva nel mettere in piedi, insieme allo psicologo dello sportello,

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ai tecnici dei servizi ed al responsabile, quella catena dell’accompagna-mento che nasce dall’esperienza di Gancio Originale e che noi ci siamo solamente sforzati di applicare ad un contesto che non è riabilitativo, ma di counselling.

In totale i peer impegnati, anno dopo anno, nel quinquennio appena trascorso sono stati 645 (con una tendenza da parte di molti ad iterare il loro impegno per due o tre anni). Qui sotto il quadro che permette di evidenziare l’andamento ascendente di questo impegno che – ripetiamo – non corrisponde al numero dei peer ma al loro impegno anno dopo anno:

4.5 Andamento degli accessi nel quinquennio

Vediamo ora l’andamento degli accessi nel quinquennio:

dopo un momento iniziale, il numero di accessi per sportello è au-mentato fortemente già a partire dal secondo anno (46,2) e, nell’ultimo triennio non è mai stato inferiore a 50 accessi per sportello.

La contrazione ulteriore del numero degli accessi allo sportello virtua-le (che, a dir la verità, quest’anno erano due e che insieme hanno veicolato solo 9 soggetti) è da ascriversi a nostro avviso alla diffusione e alla fun-zionalità di quelli reali.

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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n. sportelli anno scolastico acc x sp Totale accessi2 tot 03\04 20,5 41

5 tot 04\05 46,2 231

10 tot 05\06 60,8 587

13 tot 06\07 53,6 697

15 tot 07\08 57,8 882

Il totale degli accessi a Free Student Box ha permesso un ampliamen-to esponenziale degli accessi dei giovani, dei proff e dei genitori ai servizi dell’Ausl rivolti ai giovani e all’ecosistema adulto che ruota intorno ad essi. Ampliamento che, sommato all’accesso dei genitori di adolescenti nei “Gruppi Itaca” va defi nendo un quadro nuovo nella dinamica fra do-manda e offerta di cure psicologiche in adolscenza.

4.6 Gli accessi e il genere

il numero dei maschi che accede agli sportelli di Free, a parte il primo anno, oscilla fra il il 20 e il 25% degli accessi; cifra che è leggermente in-feriore a quella degli accessi ai consultori giovani dell’Emilia e Romagna, pari al 30% del totale degli accessi “per ragioni psicologiche”.

Non siamo in grado di comprendere bene a cosa ascrivere questo dato, che va parametrato alla composizione per genere degli studenti delle sin-gole scuole e scomposto distinguendo anche fra licei, scuole tecniche e professionali.

Certo è che la minore propensione in termini percentuali dei maschi

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ad accedere ai servizi psicologici di cura ci sembra vada ascritta ad una serie di componenti che per ora elenchiamo come la somma delle nostre ipotesi, corroborate però da ciò che deriva dalla pratica: - la minore pro-pensione dei maschi a mettersi in discussione e a confi darsi con lo psico-logo non corrisponde affatto ad un minore bisogno di cura, ma anzi allude ad una propensione all’autocura, e cioè a “risolvere” sul piano sintomatico e comportamentale i problemi: ad “agirli”, come si dice; - vi è senz’altro nei maschi una sorta di “vergogna” che li spinge a non mettere in risalto “in pubblico” i loro bisogni di aiuto; - il fenomeno in ogni caso sembra più evidente negli sitituti tecnici e nei professionali.

In tutti i modi stiamo lavorando molto su questo piano, ad esempio spostando al pomeriggio gli incontri con coloro - prevalentemente maschi - che mostrano diffi coltà a fruire dei colloqui mattutini per tema di essere derisi dai compagni di classe o di scuola.

4.7 L’accesso degli adulti

Un altro elemento che abbiamo voluto approfondire è il dato dell’ac-cesso degli adulti. Molti sportelli condotti da giovani psicologi sono aperti solo per gli studenti. Noi invece abbiamo deciso di aprire anche a genitori e proff. Ecco qui sotto cosa è emerso negli anni:

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Se poi distinguiamo fra accessi ai “vecchi” e ai nuovi sportelli, nell’anno scol. ‘07/’08 emerge quanto segue:

E a questo proposito – come abbiamo avuto modo di constatare con i proff referenti nei follow up di fi ne anno - il dato più signifi cativo è l’incre-mento degli accessi adulti nei vecchi sportelli. Ciò a nostro avviso va letto: - come un segnale di radicamento dello sportello e dello psicologo che lo conduce (!) nella scuola di cui si occupa; - come il risultato dell’impegno del prof referente che in ogni scuola ci dà una mano nei rapporti con gli altri proff e con la scuola in generale.

Mentre il mancato aumento dei genitori nei vecchi sportelli a nostro avviso va ascritto probabilmente al fatto che ancora la promozione di Free fra di loro non è molto effi cace.

4.8 Gli accessi degli immigrati

in questo caso abbiamo voluto evidenziare da un lato (a sin.) le scuole prevalemtemente femminili, dall’altra (a dx) quelli prevalentemente ma-schili.

Come si può notare, anche in questo caso la domanda di counselling femminile è più alta di quella maschile, che pure rimane signifi cativa.

In questo caso ciò che conta è: - la dimensione dell’accesso ad un servizio specialistico (102 quest’anno \ 96 l’anno scorso): enorme ed im-pensabile in altri contesti sociosanitari (ad es. in quelli ambulatoriali). Servizio specialistico che evidentemente per la sua vicinanza e per la sua dimensione friendly cattura anche i giovani immigrati; - il fatto che la

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scuola diventa per questi giovani immigrati e le loro famiglie un luogo di legittimazione – forse l’unico – che testimonia e segna la loro presenza a Reggio Emilia. In questo caso l’apporto che dà Free Student Box è quello: - di marcare meglio il valore e lo spessore di questa presenza; - di legitti-mare e di dare un nome alla loro sofferenza lungo il percorso dell’autoc-tonizzazione.

La presenza fra gli stessi peer di giovani immigrati testimonia infi ne come il lavoro dei peer di Free Student Box sia uno spaccato di un futuro possibile di integrazione e di interscambio fra giovani autoctoni ed immi-grati.

4.9 Le visite al sito web di Free

Per quanto riguarda il sito web dal confronto con gli anni scorsi emer-ge una costante tendenza all’espansione, che comprende sia le pagine ri-volte ai giovani (come il reparto iconografi co); sia quelle rivolte agli adulti e segnatamente agli addetti ai lavori (come è testimoniato dall’elevato nu-mero di visite ai due blog: Pensieri sui giovani; Giovani uguali e divers)..

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Totale visite ai due blog e alle gallerie di foto giu ‘07 \ mag ‘08 = 252.095 (contro le 196.708 dell’anno scol scorso), così distribuite mese per mese:

Totale visite al resto del sito = 96.606 (contro le 64.068 dell’anno scol scorso)

4.10 Le news di Free Student Box

ogni settimana arriva ad un indirizzario che è cresciuto nel tempo una newsletter che comprende gli eventi della settimana successiva; - ed ogni mese una newsletter degli aggiornamenti presenti nel sito. Da due anni a questa parte stiamo distinguendo due indirizzari. Uno - quello delle news settimanali - che comprende i giovani (2.000 indirizzi mail); l’altro anche agli adulti (2.000 + 1.100 = 3.100). Qui sotto i dati dell’incremento di questo indirizzario nel quinquennio:

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5. Free Student Box: novità e criticità

L’anno scolastico 07\08 è stato caratterizzato da un insieme di novità sia nel lavoro di front offi ce all’interno di sportelli, sia nel lavoro in équipe.

Innanzitutto è aumentato il numero degli sportelli che - come abbiamo visto - sono passati, da 13 reali +2 virtuali = 15, a 15 reali + 2 virtuali = 17 , con l’apertura di uno sportello presso l’IPSIA di Guastalla ed il ge-mellaggio con uno sportello del “Gobetti” di Scandiano gestito da uno dei nostri giovani psicologi.

All’inizio dell’anno abbiamo dovuto affrontare due elementi di di-scontinuità: - il primo esterno a noi e rappresentato da un elevato turn-over dei dirigenti delle scuole convenzionate: il che ci ha imposto una iniziale opera di rinegoziazione scuola per scuola che alla fi ne ha comportato un ritardo, in certe situazioni abbastanza accentuato, nell’avvio del lavoro di front offi ce in molte scuole.

Il secondo elemento di discontinuità invece è stato interno a noi. An-che in questo secondo caso si è trattato di un turn-over, dovuto essenzial-mente alla condizione di precarietà in cui operano i nostri giovani psico-logi, che ha creato discontinuità ed ha comportato una rinnovata esigenza di amalgama all’interno dell’équipe.

A partire da questa necessità di amalgama è nata una discussione all’interno dell’équipe sulle modalità di lavoro che è sfociata nella stesura di un documento in cui sono defi nite le coordinate di fondo che regolano il setting di Free Student Box10.

D’altro canto l’ampliamento ulteriore degli sportelli, unito alla ne-cessità di rinegoziazione degli spazi di Free Student Box con le singole scuole e con quella di distinguere più nettamente fra riunione d’équipe e supervisione hanno comportato una modifi ca sostanziale dell’attività del responsabile di Free che si è nettamente spostata quest’anno sul piano dell’attività di raccordo con i presidi. Ciò è avvenuto anche attraverso l’instaurazione e la calendarizzazione di incontri in itinere con essi, che si sono rivelati molto utili sul piano della coniugazione delle nostre compe-tenze con le esigenze concrete che emergono scuola per scuola.

All’interno di questi incontri è emersa in maniera più spiccata rispet-

10 Cfr, nell’appendice al presente volume: “Free Student Box: le nostre regole del gioco, ovvero il nostro setting”

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to agli anni scorsi una tendenza da parte di molti presidi a porci delle richieste che, pur non essendo più di counselling psicologico, perman-gono all’interno dell’area della prevenzione secondaria, e si concentrano sull’esigenza di contrastare il bullismo maschile e femminile e di favorire un ingresso soft dei giovani di prima nelle scuole medie superiori.

Si tratta, insomma, di richieste di accoglienza e di accompagnamento dei giovani che frequentano le prime classi, che acutamente i presidi ten-dono a collegare non tanto con l’attività di counselling di Free, quanto con le modalità che Free Student Box usa nel fare counselling. La richiesta quindi non è solo quella di estendere l’attività degli psicologi sul tema dell’accoglienza e del tutoring, ma anche e soprattutto quella di estendere il lavoro dei peer in questa direzione, facendo di essi, oltre che dei peer counsellor, anche dei peer tutor che operano innescando una ulteriore rete di accompagnamento che comprenda Free in tutta la sua interezza e lon-gitudinalità.

Abbiamo scoperto inoltre che tali richieste aggiuntive possono essere remunerate attraverso il pur magri cespiti che le singole scuole a volte hanno a disposizione; per cui stiamo attivando percorsi di accoglienza e di tutoring dei giovani di prima ovunque ciò ci venga richiesto e a partire da una remunerazione di questo nuovo tipo di attività da parte della scuola.

Ciò implica però nel prossimo anno un ampliamento della formazio-ne iniziale dei peer, integrandola con percorsi di addestramento al peer tutoring rivolta a tutti coloro che abbiano liberamente aderito a questa ulteriore attività di volontariato giovanile.

Passando infi ne dal lavoro alle condizioni di cornice che lo sosten-gono la criticità è quella di operare in una situazione in cui l’assenza di cespiti certi che permettano ai nostri giovani collaboratori di sentirsi ras-sicurati sul piano diacronico nel momento in cui si impegnano in Free Student Box.

Crediamo che l’impegno dell’Ausl e della Provincia - nostri sponsor istituzionali da sempre - sia quella di trovare un sistema per salvaguardare gli elementi di stabilità del progetto a livello fi nanziario. Dopo un lustro di impegno in Free Student Box e, dopo questi risultati, pensiamo di me-ritarcelo.

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FREE STUDENT BOX E GLI ALTRI “PRODOTTI” DEL GRUPPO DI VOLONTARIATO GIOVANILE “GANCIO ORIGINALE” ALL’INTERNO DELLE

ATTIVITÀ DEL SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICA DELL’AUSL DI REGGIO EMILIA

di Deliana Bertani

1. Dal Centro d’Igiene Mentale al Servizio di Psicologia Clinica

Nell’accingermi a collocare Free Student Box all’interno del contesto istituzionale più ampio in cui opera avrei potuto limitarmi all’oggi e scri-vere solo dell’esperienza degli sportelli scolastici del Free Student Box, di Gancio Originale, delle tante attività che l’Unità Operativa di Psicologia Clinica (UOPC) fa oggi.

Preferisco però tentare di descrivere queste esperienze tracciando il canovaccio di una microstoria locale11, che rischia fra un po’ di non poter essere più raccontata, o di esser trasfi gurata dal racconto di nuovi soggetti più o meno interessati a rimanere fedeli alla sua trama originaria, più o meno in grado di attingere alle biografi e di prima mano che l’hanno so-stanziata.

Accingersi a fare una storia, così come abbozzare una microstoria, è sempre un atto signifi cativo. Così come è un segno la rinuncia a descriver-si, ad autorappresentarsi e ad iscriversi all’interno di una propria mitologia familiare.

In entrambi i casi si tratta di decidere che atteggiamento prendere non solo nei confronti del passato (del mito), ma anche, e soprattutto di come

11 Per una microstoria dei servizi reggiani per minori vedi anche: L. Angelini e D. Bertani, Appunti per una microstoria dei servizi psichiatrici per minori di Reggio Emilia dal 1968 ai giorni nostri, in Manicomio ultimo atto - Bilanci rischi prospettive della chiusura defi nitiva degli ospedali psichiatrici in Italia, Centro di Documentazione di Pistoia, 1996, pag. 154-158

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conciliare e coniugare passato, presente e futuro. Oggi, in un’epoca di ri\dimensionamento del welfare reggiano ed

emiliano - romagnolo12 -ri\dimensionamento che sta avvenendo secondo linee di ristrutturazione che in buona parte sono solo il rifl esso galvanico di ciò che sta avvenendo a livello nazionale - rifl ettere sul proprio passato in termini non nostalgici diventa prima di tutto un atto di autonomia, un atto dovuto nei confronti di chi comincia ora a lavorare, e delle istituzioni con le quali collaboriamo.

Free Student Box, così come già da molto prima Gancio Originale e i vari suoi “prodotti” fanno parte di una storia, che è quella dell’unità operativa di psicologia clinica, ma anche e - mi permetto di dire - ancor prima, la mia storia professionale, che si fonde e si confonde con la storia dei nuovi servizi sanitari per l’infanzia dell’Emilia e Romagna, e di Reg-gio Emilia in particolare.

Si tratta di una storia che comincia allorché, agli inizi degli anni ‘70, nella nostra regione nacquero i servizi territoriali, e che accompagna la nascita del welfare emiliano, e di tutte le nuove e vecchie professioni13 che nel modello emiliano si forgiano, o si ri\forgiano.

Un capitolo fondamentale di questa storia è senz’altro costituito dal rapporto con la scuola. E’ nell’atmosfera intrisa di sperimentalismo che avvolgeva questi nuovi servizi che gli psicologi, operatori del pubblico, cominciarono ad emettere i loro primi vagiti.

E la sperimentazione, la ricerca tradotta costantemente nel fare (co-erentemente con il pragmatismo che ha sempre connotato questa terra) sono stati il fi lo conduttore di questa storia e sono le caratteristiche che saltano all’occhio subito anche in Gancio Originale e nei suoi “prodotti”

Fu nei primi anni ‘70 il periodo in cui ciascun tecnico, insieme agli altri tecnici (psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, educatori, riabilitatori) delle nuove istituzioni, o delle vecchie istituzioni rinnovate, cominciò a defi nire nei gruppi di lavoro, nati sulla spinta antiautoritaria di quegli anni, una sorta di identità gruppale in cui presero a convivere confusamente

12 Cfr: L. Angelini, Istituzioni del welfare e prassi amministrativa ieri ed oggi a Reggio Emilia, in AA.VV. La società in trasformazione: scienza, politica e lavoro, Manifestolibri, 2004, Roma, pp. 247-27613 Per una storia dello psicologo nei servizi pubblici cfr: Una nuova identità professionale : lo psicologo dei servizi pubblici . Cenni storici, in Simposio – Rivista di psicologi e psicoterapeuti, N.3, 1995

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tutte le professionalità; identità gruppale che ebbe, appunto, nel collettivo, nell’équipe il proprio involucro, il proprio luogo principe di tipo fi sico, politico, tecnico e fi nanche psicologico. Luogo di incontro, luogo di speri-mentazione - appunto - di nuove modalità di cura e di prevenzione.

Fu in questo luogo che si andò defi nendo un nuovo sapere, una nuova cultura, che, molto schematicamente, potremmo riassumere come sapere trasformativo secondo una logica intuitiva e scarsamente rifl essiva che al-levò in sé due fi loni: uno più schiettamente sperimentale, pratico, o meglio praticistico (che, nonostante l’irrifl essività che lo contraddistinse, fu quel-lo destinato a dare i migliori risultati), l’altro ideologico, semplifi catorio e perciò più sterile.

Nella furia iconoclasta di questi anni tutti gli operatori tendono a de-fi nire una critica destruens molto vivace e politica, e una critica costruens che ha i connotati dell’esemplarità (con tutti i fastidi che un simile atteg-giamento suscitò nelle vecchie professioni, nei vecchi luoghi di cura), e della provocatorietà, che, insieme all’esuberanza destruens, pone in luce, potremmo dire, la matrice “adolescenziale” dell’agire di allora.

Nella seconda metà degli anni ‘70 e nella prima metà degli anni ‘80 lo sperimentalismo, specie quello più intriso di ideologismo, va in crisi. E questo accade quando, da una parte, nei luoghi in cui avvengono i pri-mi inserimenti viene fuori che l’irruenza destruens e le provocazioni non bastano più e che occorre proporre, più costruttivamente, progetti riabili-tativi mirati e realistici; e quando, dall’altra, emerge la natura istituzionale del proprio mandato, i limiti che in esso sono impliciti; limiti sui quali nell’atmosfera di eccitata confusione iniziale si era sorvolato.

E’ a questo punto che l’atmosfera incantata e falsamente paritaria dell’équipe di lavoro si rompe ed , in termini adialettici, le singole pro-fessioni cominciano a darsi affannosamente dei confi ni che le defi niscano distintamente, in termini - potremmo dire - compensativi, rispetto al di-sorientamento derivante dalla rottura di quella membrana gruppale che fi no ad allora aveva compreso tutti, come in un nido caldo e un po’ (tanto) claustrale.

Nel frattempo però quegli stessi operatori avevano chiuso il De San-ctis - cioè il reparto infantile del manicomio reggiano -, le classi differen-ziali e le scuole speciali; avevano messo in crisi il vecchio sistema dia-gnostico così strettamente legato ai luoghi dell’esclusione; avevano creato nuovi luoghi di cura, di riabilitazione e di educazione, avevano contribuito

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a dare alla cultura dell’inserimento un’identità riconosciuta e più stabile, che si andava via via appropriando anche di una dignità scientifi ca.

Riemerge in questo periodo nelle équipe di lavoro la voglia di un sa-pere diagnostico (test, griglie, misurazioni), volto però non più a segregare ma a defi nire profi li tecnicistici che si sarebbe voluto adulti, ma che invece erano, lo sappiamo oggi, un modo bulimico di giungere all’età adulta, consistente nel fare il pieno delle tecniche per sentirsi grandi e per distan-ziarsi dai pazienti e dai problemi, nei confronti dei quali, fi nita la spinta ideologica, si comincia a provare sentimenti “controtransferali” vagamen-te angoscianti, che l’ottimismo della prima fase aveva represso.

Rimane però che la rottura dell’incanto e l’emergere del fatto (che oggi può apparire scontato, ma che allora non lo era affatto!) che anche la propria équipe faceva parte di una istituzione con le sue regole e le sue stratifi cazioni. Ciò provocò una salutare ventata di realismo che sfociò ben presto nella nascita e nel consolidamento delle strutture intermedie che, nel nostro caso furono i Centri Appoggio per disabili adolescenti gravi, le strutture formative semi-speciali per medio-gravi, e più in generale tutti quei luoghi intermedi fra ricovero ed inserimento che a partire da quegli anni si svilupparono sul nostro territorio14.

A partire dalla seconda metà degli anni ‘80, da una prima elaborazio-ne in termini di autoconsapevolezza adulta dei limiti e delle possibilità del proprio lavoro, nasce quella fase che in altre sedi abbiamo defi nito “dell’alleanza per”15.

Quando gli operatori sanitari dell’età evolutiva cominciano a scopri-re i propri limiti e a ri\dimensionarsi secondo le esigenze dell’utenza e dell’istituzione comincia un penoso, ma utilissimo momento di depres-sione e di autoriparazione che è la premessa della nostra attuale comple-mentarietà fra servizi, settori e professioni, nonché della nostra attuale e conseguente capacità di defi nirci, come psicologi, in termini realmente specialistici nelle istituzioni sanitarie e all’esterno (prescuola, scuola, me-dici di base, sociale, etc.)

In questo rinnovato clima il sapere riabilitativo ed il sapere psicote-

14 cfr in proposito: L. Angelini e D. Bertani (a cura di) Setting riabilitativi con gli adolescenti handicappati, USL N.9 di Reggio Emilia, 199215 cfr: D. Bertani, Necessità di defi nire “Un’alleanza per ..", in: Progetto Volontariato Gancio Originale, a cura dell’USL 9, Reggio Emilia, 1992

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rapeutico trovano modo di espandersi, di diventare più autoconsapevoli e rifl essivi, di raggiungere, come avviene per la psicoterapia, nuove classi sociali che prima non potevano accedere a questo tipo di cura. Sapere riabilitativo e sapere psicoterapeutico che vanno costantemente defi niti /ridefi niti, poiché la loro ri\collocazione, necessita ancora di un atteggia-mento rifl essivo per comprenderne fi no in fondo novità, limiti, possibilità di espansione e di adattamento sia nel servizio pubblico che fuori.

2. Il rapporto degli psicologi con la scuola

In particolare il rapporto degli psicologi con la scuola è qualcosa che ha una storia iniziata quasi 40 anni fa e più precisamente una storia iniziata a Reggio contemporaneamente con il processo di chiusura dei “luoghi di segregazione” - così si chiamavano allora - e con l’inserimento e l’integra-zione dei bambini e dei ragazzi con diffi coltà e con disabilità nei percorsi scolastici normali

Ha preso forma in questi decenni passo dopo passo, con alti e bassi, con diffi coltà e anche confl ittualità, l’integrazione fra operatori sanitari e operatori scolastici: una realtà che si è realizzata con grandi diffi coltà ap-poggiandosi su una dinamica continuamente oscillante di andata e ritorno fra bisogni di differenziazione e bisogni di integrazione.

Realtà che è stata ed è un tassello indispensabile per quel movimento di idee ed esperienze sull’integrazione dei ragazzi portatori di handicap, e via via della diversità sempre più articolata che ha progressivamente e inevitabilmente coinvolto, come in un gioco di cerchi concentrici, tutta la comunità sociale.

Nei primissimi anni ‘70 c’era fra gli psicologi dell’ente locale (la Pro-vincia, alla quale si è aggiunto in un secondo tempo il Comune di Reggio Emilia) e la scuola una rete di “incomunicabilità” che ci separava, una rete che piano piano ha vacillato e con essa hanno perso equilibrio le vecchie credenze e le tradizionali modalità di intervento.

Molte sono le ragioni di questo avvicinamento, ma sopratutto la ne-cessità di elaborare strategie capaci: - di rivelarsi effi caci nelle risposte da proporre al bambino disabile nella globalità dei suoi problemi e delle esperienze di vita condotte negli ambiti per lui signifi cativi; - di coinvol-gere l’organizzazione stessa delle istituzioni interessate per renderle più

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adeguate; - di affrontare i nuovi problemi che la società sempre più com-plessa ci poneva e ci pone davanti (terziarizzazione della società reggia-na, immigrati, richieste sempre più massicce di interventi che vadano oltre la formazione e l’educazione scolastica tradizionalmente intesa.).

Un percorso iniziato trentotto anni fa esattamente con i primi tentativi di inserimenti degli alunni della scuola per caratteropatici di Villa Gaida insieme con la direzione del IX circolo, e di quello della scuola speciale di Guastalla; e soprattutto con il lungo percorso di chiusura dell’IMPP De Sanctis e contemporaneamente delle classi speciali e differenziali della città e della provincia.

Percorso che ha visto la proposta di creazione di strutture intermedie (classi speciali in plesso normale); il superamento delle vecchie conven-zioni con il ministero della pubblica istruzione; l’affi ancarsi di operatori sanitari agli insegnanti che avevano nelle loro classi alunni handicappati, cosa che ha contribuito a istituzionalizzare e generalizzare nelle situazioni di bisogno la fi gura dell’insegnante d’appoggio; la collaborazione degli operatori sanitari (NPI, psicologi, educatori, ortofonisti, fi sioterapisti) con insegnanti, direttori didattici, presidi non solo nella stesura e nella verifi ca di piani di lavoro, ma anche nella ricerca di risposte nuove sempre più articolate e adeguate ai bisogni. È in questo clima che sono nate le inizia-tive pomeridiane sfociate nei GET, negli atelier della NPI, nelle attività di Gancio Originale; è su queste basi che per tutti questi anni si è svolto, sempre con la partecipazione degli psicologi dell’evolutiva operanti nel pubblico, il massiccio lavoro di formazione per ogni ordine di scuole, le iniziative di prevenzione con gli alunni e con i genitori gli sportelli del Free Student Box, le Stanza di Dante, eccetera.

Un percorso che ha piano piano tessuto la realtà dell’integrazione fra operatori scolastici e operatori sanitari, in una situazione dove i rispettivi ruoli professionali sono stati ricollocati e dialettizzati in una atmosfera operativa.

Con questo non voglio assolutamente fare un quadro idilliaco: sono esistiti ed esistono i problemi perché oggettivamente il lavoro è diffi cile, ma penso di poter affermare che a Reggio è stato fatto molto. Lo dimostra il fatto che sempre più spesso si progettano insieme e insieme si sperimen-tano nuove soluzioni, nuove ipotesi di lavoro.

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3. Free Student Box e gli altri “prodotti” di Gancio Originale

E’ in questa storia che si debbono collocare Free Student Box e gli altri “prodotti” dell’attività di volontariato giovanile “Gancio Originale”, e cioè Le Stanze di Dante, Strolgancio, Gancio Welcome. etc) .

Gancio Originale è nato nel 1991 all’interno della AUSL di RE, nei Settori di Psicologia e di Neuropsichiatria infantile16, è un progetto di un servizio pubblico non una associazione di volontariato privata, testarda-mente la sua collocazione è stata mantenuta all’interno del servizio sani-tario pubblico, e questo ha favorito l’approccio con tutti i giovani e alla fi ne ha dato enormi possibilità di movimento nella creazione di sempre nuovi “ganci” con la scuola e fuori della scuola.

Gancio Originale è contemporaneamente un’attività di sensibilizza-zione, di organizzazione, di formazione rivolta principalmente a giovani che frequentano le ultime classi delle medie superiori della città, che sono già all’Università o al lavoro, e un’attività di sostegno e cura a bambini e ragazzi disabili o a rischio della scuola dell’obbligo.

Gancio è cresciuto un po’ alla volta, giorno dopo giorno, ha affronta-to concretamente, pazientemente alcuni aspetti del mondo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovane età a Reggio Emilia; si è messo in rete con l’altro pubblico (la Provincia, i comuni); con il privato, con le parroc-chie, con le polisportive, con tutti coloro che ha incontrato e continua ad incontrare lungo il proprio percorso.

Giovani che aiutano i più giovani, questa è la formula che ne sintetiz-za l’identità : un’impresa congiunta fra bambini, ragazzi, giovani e adulti, operatori pubblici, psicologi, psicologi tirocinanti, educatori, tirocinanti di scienze dell’educazione, tirocinanti di scuole di specializzazione dove si rinegoziano delle relazioni facendo delle cose insieme, mettendosi reci-procamente in situazione di scambio e di arricchimento ma senza confu-sione di ruoli. E’ una specie di catena dell’accompagnamento centrata sul tutoring di ciascuno nei confronti di coloro che sono appena più giovani e inesperti; una fi la di ponti che mettendo in comunicazione parti diverse

16 Cfr: L. Angelini, D. Bertani, M. Cantini (a cura di), Volontariato: Gancio originale – processi di informazione, formazione, trasformazione, Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia. In particolare i primi due capitoli, intitolati: 1. Gancio Originale. Alcuni cenni sulla nostra storia, pp. 5\6; e: L’originalità di Gancio Originale: alcune cose su di noi che sapevamo già, altre che abbiamo scoperto in itinere pp. 7\8

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ne favorisce l’integrazione nel progettare, fare e rifl ettere sulle esperienze che via via si fanno insieme.

Questo vuol dire che Gancio Originale è diventato un organismo com-plesso e numericamente importante: negli anni sono passati da Gancio più di 5.000 giovani studenti delle superiori e altrettanti ragazzi della scuola dell’obbligo. Giovani, ragazzi e bambini che negli anni sono diventati an-che sempre più “colorati”: infatti a quelli autoctoni si sono aggiunti anche giovani, ragazzi e bambini migranti.

Gancio Originale è diventata una presenza riconosciuta dentro alla AUSL e soprattutto in città. La collaborazione sempre più strutturata con le scuole superiori ha fatto sì che negli ultimi anni la maggioranza dei volontari siano minorenni; l’attività di reclutamento nelle scuole parte dai sedici anni (mentre all’inizio si partiva solo dal reclutamento dei diciot-tenni). Questo rende più complesso il lavoro di organizzazione, di forma-zione e di tutoring, ci costringe a una modifi ca continua, ad un rinnova-mento costante, ad un cambiamento veloce.

Per Gancio la coniugazione con la scuola e con tutto l’ecosistema adulto che ruota intorno ai bambini, ai ragazzi e ai giovani è stata impor-tantissima. L’interazione con un territorio estremamente mobile e dinami-co, come quello reggiano, ha costretto gli operatori che operano in Gancio ad una continua revisione dei propri obiettivi. Gancio Originale in questo modo ha potuto e dovuto progettare e ri-progettare azioni pratiche inter-venendo nelle situazioni per modifi carle, con due soli punti di riferimento rimasti sempre invariati: l’ascolto attento e l’adesione ai valori da cui si era partiti, che consistevano nel cercare di sviluppare, a partire da un’isti-tuzione pubblica, integrazione e sinergie con la scuola, le famiglie, le altre istituzioni, al fi ne di migliorare l’offerta di servizi per la salute.

I prodotti più tradizionali di Gancio sono i workshop, “offi cine” di riparazione per i ragazzi a rischio con certifi cate diffi coltà negli appren-dimenti scolastici, condotte da volontari di Gancio Originale, coordinati da giovani psicologi tirocinanti e laureandi in scienze della formazione, a loro volta supervisionati da psicologi più anziani dell’Ausl, che si riuni-sce all’interno degli ambienti scolastici (come previsto dalle disposizioni ministeriali in materia), al di fuori dei normali orari di lezione per lo svol-gimento di attività riabilitative, di recupero scolastico, educative, creative e formative.

Sono nate più recentemente le Stanze di Dante, strutture pomeridiane

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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in cui giovani studenti volontari autoctoni e soprattutto migranti di secon-da generazione che già padroneggiano la lingua italiana, che frequentano le scuole medie superiori di Reggio Emilia17, guidati da giovani psicologi tirocinanti o borsisti dell’Ausl di Reggio Emilia, sempre supervisionati da psicologi più anziani dell’Ausl, aiutano i soggetti immigrati in età evolu-tiva appena arrivati a superare lo shock culturale iniziale predisponendo una serie di situazioni di apprendimento proposti in forma ludica in cui sia possibile per tutti imparare giocando insieme e, nel gioco e attraverso il gioco, trovare delle modalità che permettano a tutti i presenti di sentire quel luogo - la Stanza di Dante - come proprio; di condividere i tratti fon-damentali della lingua italiana standard; di valorizzare l’apprendimento e con ciò permettere a coloro che sono appena arrivati di potere essere produttivi sul piano scolastico.

Alle Stanze di Dante da poco si è aggiunta l’esperienza di Gancio Welcome, un insieme di percorsi sperimentali, attivati in orario scolasti-co nella scuola dell’obbligo con mediatori culturali (spesso ex volontari) all’uopo formati per lavorare con soggetti in età evolutiva all’interno di strutture scolastiche o para-scolastiche, per far fronte a criticità determina-te da bambini o ragazzi migranti con pesanti problemi di apprendimento , comportamento e inserimento.

All’interno di questo quadro è nato nel 2003 Free Student Box, che è uno sportello di counselling psicologico che viene aperto all’interno di ogni scuola superiore che ne faccia esplicita richiesta, rivolto ai giovani, ai genitori ed ai professori che, come già sappiamo18, sul piano operativo, si avvale di una molteplicità di contributi: gli studenti peer counsellor; i professori individuati in ogni scuola come referenti e mediatori istituzio-nali; i giovani psicologi che conducono l’attività di sportello; gli psicologi dell’OPEN G dell’AUSL sono disponibili a dare risposte sul piano psico-terapeutico a quei casi che è impossibile trattare nella attività di front of-fi ce dello sportello; uno psicologo-psicoterapeuta responsabile che svolge

17 Si tenga presente che Reggio Emilia è una realtà territoriale in cui si concentrano ormai da non più di venti anni immigrati provenienti da 103 parti del mondo. Tutto ciò ha profondamente modifi cato la scuola reggiana, che risulta in ogni ordine e grado fra quelle che ospitano più minori immigrati anche rispetto alle altre province emiliano - romagnole (notoriamente fra le più investite in Italia dal fl usso migratorio)18 Cfr, nel presente volume il capitolo: “Che cos'è Free Student Box”, di Leonardo Angelini e Deliana Bertani

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attività di formazione nei confronti degli studenti peer counsellor, di su-pervisione ai giovani psicologi, di consulenza, formazione e supervisione ai professori e alle scuole convenzionate, di programmazione e di super-visione delle attività del sito web; e una giovane webmaster che compone la veste grafi ca del sito www.freestudentbox.it.

Da un punto di vista metodologico ogni “prodotto” di Gancio è conce-pito e concretamente strutturato in modo che tutto sia inserito all’interno di una catena dell’accompagnamento in cui varie coorti (bambini, ragaz-zi, giovani delle superiori e psicologi neo-laureati) e varie generazioni (bambini, ragazzi, giovani e adulti della scuola e dell’Ausl) si sentano ugualmente coinvolte.

Ogni tratto del percorso è costruito su una logica induttiva, in base alla quale le ipotesi iniziali sono perennemente messe in crisi e rifondate in base all’esperienza: la metafora che rende l’idea di questa modalità fon-dativa del lavoro è quella di una barca che viene messa in mare con uno scafo basato su vecchi modelli, scafo che però viene via via modifi cato e complicato mano a mano che l’esperienza e, soprattutto, la rifl essione sull’esperienza lo suggeriscono.

Sempre in Free c’è un lavoro di front offi ce svolto da pari e da giovani psicologi, dietro al quale c’è però il back offi ce storico dei servizi psico-logici tradizionali, e cioè il Consultorio Giovani, il Servizio di Psicologia Clinica, e gli altri servizi dell’AUSL e delle altre istituzioni cittadine e provinciali che hanno a che fare con i problemi all’ordine del giorno.

Il tutto poggia sull’uso fl essibile di ogni nodo delle reti formative e socio-sanitarie disponibili in termini di complementarità, sull’assunzione ed il mantenimento nel tempo di un atteggiamento sperimentale, volto ad individuare e correggere in itinere ogni singola parte dell’impianto ope-rativo, ma soprattutto su di una visione dell’adolescenza come risorsa e su una lettura dei suoi limiti, ma anche delle sue potenzialità, fra le quali, come ci ricorda Pietropolli Charmet, la propensione alla cura è una delle più evidenti.

Due parole ancora di commento a queste note, che possono aver fatto pensare ad una indebita confusione, intromissione in campi e con campi o discipline non psicologiche: il mio parere è che una pratica psicologica che si proponga di aver dignità scientifi ca deve assumere fra i suoi ob-

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biettivi quello di comprendere la pluralità di signifi cati che essa riveste in relazione alle condizioni storiche, culturali e sociali del contesto di appar-tenenza.

E’ questa stretta interdipendenza fra psicologia e società che mi pre-meva mettere in rilievo perché è stata il fi lone conduttore di questa micro-storia che ho tentato di descrivere.

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PER UN COUNSELLING RIVOLTO AGLI EDUCATORI DI ADOLESCENTI

“CHE NON VEDRÒ”Leonardo Angelini19

Dalla lunga intervista rilasciata all’amico Fabio Vanni emerge in ma-niera nitida la laicità del pensiero del prof. Pietropolli, la sua capacità di agglutinare in un discorso personale ad alto tasso di originalità tutto un insieme di discorsi sull’adolescenza provenienti dalla tradizione, non solo psicoanalitica.

All’interno di questo pensiero una parte non secondaria mi pare essere costituita da quell’insieme di considerazioni sulla molteplicità dei setting possibili in adolescenza che trovano nei vati tipi di lavori sull’ecosistema (famiglia e dintorni) in cui l’adolescente vive, un momento molto impor-tante per chi come me ha la ventura di lavorare nel pubblico e di accoglie-re richieste provenienti spesso - più spesso di quanto possa avvenire nel privato - dai dintorni di quel complesso ecosistema cui si riferisce Pietro-polli che parte dalla famiglia, passa per la scuola e si allarga a raggiera fi no a raggiunge le maestre di danza, gli allenatori, etc. -

Due sono le ragioni in base alle quali, secondo Pietropolli, è possibile pensare a questo ecosistema non solo come ad una entità attenta, a volte addirittura allarmata, di fronte ai problemi che l’adolescente col suo com-portamento presentifi ca, ma anche come ad un contesto facilmente moti-vato e disponibile al dialogo con lo psicoterapeuta e con il counsellor sui temi dell’adolescenza: da una parte appunto il fatto che, attraverso tutta questa serie di comportamenti sintomatici l’adolescente “parli” all’ecosi-

19 Riportiamo qui questo articolo - pubblicato in: Ricerca psicoanalitica, 2003, Anno XIV, N.2, pp.169\178 – perché permette, da una parte, di vedere come in concreto, anche prima della nascita di Free Student Box, fosse considerato il counselling psicologico all’interno della tradizione reggiana dei servizi territoriali per l’età evolutiva; dall’altra di vedere come, sempre all’interno di questa tradizione, siano viste le trasformazioni avvenute nella scuola nell’ultimo trentennio.

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stema e, direi, si esprima attraverso di essi; dall’altra il fatto che chiudersi con l’adolescente “nella stanza delle parole” a volte, come dice Pietro-polli, può signifi care non comprendere che “i cambiamenti nella mente dell’adolescente non sempre avvengono nell’ambito della relazione che si stabilisce con lui, qualche volta possono provenire dalla rete relazionale a cui egli appartiene: uno spostamento del punto di vista di uno dei geni-tori, per esempio, può determinare una trasformazione nel suo modello di funzionamento mentale, attenuare l’ansia e favorire la ripresa evolutiva”.

Il primo elemento testimonia di una propensione da parte di entità esterne al setting centrato solo sulla ‘stanza delle parole’ a darsi da fare per decifrare il testo provocatorio che l’adolescente propone loro in forma criptica, a ‘mettersi in crisi’ di fronte alla richiesta di aiuto e di cambia-mento che da quel testo vien fuori una volta che sia stato decifrato.

Il secondo incita lo psicoterapeuta e il counsellor a decentrarsi, a ‘lai-cizzare’ il setting, a ramifi carlo affi nché, a fi anco al lavoro sui ‘Sé’ da con-dursi con il giovane, o in sostituzione di esso (vedi il counselling rivolto “ai genitori di adolescenti che non vedrò”) sia possibile fare un lavoro sull’ecosistema. Lavoro che, come quello che avviene nella stanza delle parole, è lavoro sui ‘Sé’ volto a porre in evidenza da una parte la molte-plicità di queste presenze interne alla mente del giovane ed i loro esoterici linguaggi, dall’altra le risonanze interne che il testo polemico che l’ado-lescente agisce sulla scena dei suoi rapporti con gli adulti provoca in essi, e la possibilità di riattraversamento che essi possono sperimentare se solo osano vedere la scena con altre parti presenti al loro interno anche se più eccentriche rispetto a quelle con cui solitamente dialogano, con altri ‘Sé’ presenti da lungo tempo in loro, e che solo i casi della vita hanno messo in sonno.

Da ciò la necessità di approntare il campo e approntarsi, come counsel-lor, a quell’insieme di lavori sull’ecosistema di cui parla a più riprese Pie-tropolli.

Con questo mio scritto mi propongo di evidenziare un ambito parti-colare dell’attività di counselling in adolescenza che potremmo defi nire “counselling rivolto agli educatori di adolescenti che non vedrò”: educa-tori motivati a causa della situazione di allarme derivante dal loro rapporto con uno o più adolescenti loro affi dati, educatori disposti a farsi carico an-che di questi aspetti inerenti la loro relazione con essi e quindi non ridotti

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alla loro condizione di istruttori20.E la prima cosa che mi preme di sottolineare in proposito è che con

il termine ‘educatori’ non intendo solo riferirmi ai docenti che lavorano con gli adolescenti all’interno della scuola, ma anche a tutti coloro che, come dice Egle Becchi, a vario titolo operano all’interno del “sistema educativo”21.

Ebbene, se noi guardiamo laicamente alla scuola, vediamo che oggi essa, come tutto il sistema educativo, sia attraversata, ormai da un tren-tennio, da un insieme di cambiamenti che lentamente hanno modifi cato la vecchia gerarchia di funzioni in base alla quale essa tradizionalmente operava e, conseguentemente, anche se con qualche resistenza iniziale, i livelli di autorappresentazione. Un processo in base al quale si è passati nel tempo da una unilaterale enfasi sugli apprendimenti ad una situazione in cui l’attenzione alle relazioni prende sempre più spazio.

Peter Fürstenau, in un suo saggio apparso signifi cativamente intor-no al sessantotto, ci proponeva un’immagine della vecchia scuola in cui prevalevano la rinuncia all’informalità, la spersonalizzazione dei rappor-ti, “l’aggressione contro le tendenze alla familiarità sia negli allievi, sia nel maestro”, la presa di distanza dai problemi inerenti alla relazione, la conseguente tendenza ad assumere sulla scena scolastica difese incentrate sul “rituale pedagogico”, cioè difese di tipo ossessivo, ed un’analisi del fallimento di questo tipo di difese a partire da una lettura dei contenuti aggressivi e erotici innescati nel docente dalla situazione di squilibrio di poteri presente in classe.

Oggi, per ragioni che qui non è il caso di riprendere, tutto questo pra-ticamente non c’è più: l’opzione per la formalità e la distanza nei fatti22 è

20 Cfr. in proposito il 2° Cap. di Affabulazione e formazione, intitolato “Learning diseases e teaching diseases: il desiderio dei docenti e dei discenti fra sublimazione e difese patologiche”.21 Per sistema educativo Egle Becchi intende quel tessuto, fatto di pratiche educative, che comprende la scuola, ma non si esaurisce assolutamente in essa, e che si dirama all’interno di varie istituzioni, o in luoghi meno formali (Becchi, 1987), che hanno come fi ne più o meno esclusivo, più o meno marginale, più o meno autocosciente, quello dell’educazione, secondo procedure che sono inscritte all’interno delle singole tradizioni istituzionali e non, e che sono soggette a più o meno rapidi cambiamenti a seconda delle concrete condizioni storiche in cui concretamente operano i soggetti che a tali pratiche sono socialmente preposti.22 Invece a livello formale il quadro dell’istituzione – scuola è rimasto ancorato alle vecchie regole della scuola tradizionale ingenerando no poche ambiguità aggiuntive ad

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stata abbandonata in direzione di una opposta opzione per l’informalità e per la vicinanza sia nel rapporto verticale docente - discente, sia in quelli orizzontali fra discenti e fra docenti.

Ciò ha provocato una isterizzazione della scena scolastica con con-seguenti scelte sul piano difensivo che vanno sempre più trasformando la classe da luogo liminare e nascosto in cui vigeva la tematica dell’allonta-namento e della dissimulazione dei sentimenti in un vero e proprio scena-rio in cui vengono previsti ed esaltati sia la teatralità ed i drammi legati ai vari problemi scolastici sia quelli originati nei docenti e nei discenti dalle problematiche relazionali inerenti la crescita ed i processi di identifi ca-zione che, in adolescenza, diventano anche, come dice Octave Mannoni, processi di più o meno ostentata, ambivalente e sofferta disidentifi cazione.

In una situazione di questo genere è indubbio che anche le modali-tà difensive prevalenti in tutti gli attori presenti su questo scenario siano molto diverse da quelle fobico - ossessive che contraddistinguevano la situazione precedente. Il quadro di fondo è quello volto alla teatralizza-zione23, innescata dalla situazione di estrema vicinanza all’oggetto. Su questa modalità isterica, che fa da timbro, da canovaccio, si dispiegano varie strategie difensive, più o meno effi caci ai fi ni del mantenimento di un’atmosfera operativa.

Innanzitutto una tendenza ad assumere su di sé la colpa derivante dai problemi della crescita, che ora, nella scena attuale ‘B’, il docente vede e nei quali ora si rifl ette con un dolore ed una sofferenza che sono pari a quelle da loro sperimentate nei luoghi ‘A’ in cui per la prima volta l’hanno provato come bambini e come discenti sulla propria pelle, in un tempo lontano che dai loro predecessori tendeva ad essere rimosso o agito nella fredda esecuzione del rituale pedagogico, e che loro ora, in base alla attua-lizzazione dei nodi problematici innescata dai processi di identifi cazione, non possono eludere.

Tale tendenza potrebbe essere defi nita come un rovesciamento adia-lettico della precedente concentrazione sul curricolo e sulle materie, rove-sciamento centrato sul tema della assunzione, all’interno dei compiti che

una situazione che già presenta in sè, come vedremo, molti elementi di confusione e di malessere legati alla nuova situazione.23 Teatralizzazione che, si badi bene, non è ‘la’ difesa presente nella scuola d’oggi (così come la cerimonializzazione non era ‘la’ difesa di quella di ieri), ma semplicemente, nell’un caso e nell’altro, il timbro secondo il quale si esprimono le difese

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il docente deve svolgere in scuola, di tutti i problemi che la società, la fa-miglia e il giovane stesso nella sua interezza, ora che sono vicini, vicinis-simi al docente, impongono in lui: è per questa strada che nascono quegli atteggiamenti ‘bulimici’ che portano i docenti ad interessarsi dell’universo mondo, alternando spesso a questi momenti di interesse e di entusiasmo, momenti di nausea e di rigetto.

Un altro elemento che emerge fi n dalla scuola elementare in questo clima isterico è un atteggiamento mirante a negare la presenza della di-stanza generazionale e dello squilibrio dei poteri e dei saperi in favore dell’affermazione di una vicinanza di interessi e di un iperdemocratici-smo che esercita a volte la sua funzione non solo sul piano dei metodi di rapporto, ma anche nella fi ssazione dei contenuti e dell’O.d.G. della classe. I rischi, allorché si esagera su questo piano specialmente in ado-lescenza, sono quelli di estendere l’area della negoziazione che si instau-ra in quest’età anche fra docente e discenti fi no alla messa in crisi degli elementi strutturali fondanti del fare operativo, e di defi nire il percorso di crescita come una strada lungo la quale il fare operativo emerge solo di tanto in tanto, in maniera quasi rapsodica, mentre la quotidianità è intrisa di un volersi bene aspecifi co, pre-operativo che ben presto fa slittare la classe verso quella dimensione di familiarità che era il babau della scuola vecchio stampo analizzata da Fürstenau.

Una terza ed ultima strategia che ho riscontrato spesso in classe in questi ultimi anni - ma che sicuramente non esaurisce l’insieme delle stra-tegie possibili oggi - è quella basata su una sorta di idealizzazione che am-mette, sia nella dimensione verticale che orizzontale, solo la presenza di contenuti e stili di rapporto basati sui buoni sentimenti, su una sorta di sto-ria edulcorata della crescita che lascia fuori dall’uscio della classe i nuclei più problematici. Si tratta di una strategia che è presente spesso in tutto il sistema educativo, che comprende cioè scenari quali l’oratorio, la squadra giovanile, etc., e non solo la classe. E’ per questa strada che spesso ed in maniera paradossale emergono poi in forma mitologica e angosciante tutte le dicerie sui giovani poi amplifi cate dai media24.

24 Ad esempio è in questi luoghi che, di fronte a domande quali: ‘Quanti sono i giovani che usano droghe leggere?’, si innescano risposte del tipo: ‘Da noi nessuno, ma da una inchiesta fatta in città emergerebbe una percentuale di …. (e giù cifre da far tremare i polsi)’, che paradossalmente fanno da megafono alle più angoscianti leggende metropolitane sui giovani.

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Se poi noi concentriamo lo sguardo sull’adolescenza ci troviamo di fronte ad uno scenario che - oltre queste caratteristiche di novità riscontra-bili nelle scuole di ogni ordine grado - presenta alcuni elementi di specifi -cità che penso valga la pena prendere in considerazione.

Innanzitutto nella nostra società il passaggio all’età adulta - che nelle società tradizionali era concentrato nel tempo, altamente cerimonializzato ed affi dato alla comunità degli adulti - come dicono Vanni e Sacchi, conti-nua funzionalmente ad essere cerimonializzato in massima parte ad opera della scuola e degli adulti in essa operanti, ma in maniera scarsamente autocosciente. Di modo che spesso non vi è negli adulti operanti nella scuola alcuna precisa sensazione del signifi cato che la cerimonializzazio-ne del passaggio assume per il giovane; alcuna rifl essione sui risvolti ine-renti la crescita psicologica impliciti nelle peripezie che lungo il tragitto il giovane ha modo di sperimentare; alcuna coscienza di essere, come comunità degli adulti operanti nella scuola, fra le poche entità sociali che concretamente svolgono la funzione di sacerdoti offi cianti il passaggio (Angelini, 2001). Per cui anche nei pur molti casi in cui intuitivamente i docenti che operano con gli adolescenti compiono passi signifi cativi sul piano dell’aiuto nel doloroso e luttuoso processo di passaggio, lo fanno senza rendersi pienamente conto di ciò che fanno: non riescono cioè a passare da una conoscenza intuitiva ad una appercezione piena e, direi, programmatoria su questo piano.

In secondo luogo, se noi tentiamo un’analisi delle ragioni di questo scarto fra effettiva pratica quotidiana sul piano della ritualizzazione del passaggio e mancata coscienza adulta dei signifi cati, o dei meta\signifi cati impliciti in tale pratica, emergono tutte le varie complicazioni che nella nostra società complessa sono connesse al lungo passaggio dell’adole-scente all’età adulta.

Nella nostra società infatti innanzitutto esistono da una parte esigenze d’ordine materiale, connesse alla estrema complessità dei processi forma-tivi necessari al fi ne di forgiare una forza-lavoro adatta alle attuali (e futu-re) esigenze produttive, che rendono il passaggio all’età adulta lunghissi-mo, molto poco scandito sul piano delle sue tappe intermedie, insicuro nei tempi, nei modi e nell’assunzione dei livelli di autonomia connessi al suo esito: l’ingresso nell’età adulta (Laffi ).

Dall’altra esigenze di tipo spirituale che infl uiscono sulla defi nizione dell’immagine di sé e sui livelli di autonomia e di originalità che l’ado-

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lescente ha o aspira ad acquisire. Mi riferisco soprattutto alla profonda discrasia che si verifi ca nell’adolescente che, per un verso è sospinto in una società complessa come la nostra ad espandere ed individualizzare oltremodo la propria soggettività e ad assumere un atteggiamento nei con-fronti della generazione che lo precede molto meno armonico ed organico di quello occorrente a diventare adulto nelle società più semplici; per un altro verso - come giustamente hanno messo in evidenza la Scabini e la sua équipe di ricercatori della postadolescenza - ad assumere un atteggia-mento conformista, a comprimere ed mettere tra parentesi la sua indivi-dualità poiché, rimanendo in famiglia troppo a lungo, deve annegare la sua originalità e malgré soi rimanere in una posizione subordinata rispetto all’universo genitoriale.

In questo modo l’enorme dilatazione dei tempi del passaggio, l’enor-me diluizione nel tempo dei vari aspetti del cerimoniale appaiono come le cause prime di questa mancata coscienza da parte del mondo adulto della funzione cerimonializzante che pure assumono molte azioni eser-citate dagli adulti, e dai docenti in particolare sui giovani: pensiamo ai passaggi da una classe all’altra, da un ciclo scolastico ad un altro; così come dai giovani su se stessi e sul proprio corpo: pensiamo al signifi cato della conquista di quel vero e proprio luogo liminare rappresentato dalla notte, al signifi cato che assumono i tatuaggi, e tutti gli altri segni più o meno rischiosi con i quali il giovane marca le varie fasi del passaggio in solitudine (Le Breton, Pietropolli e Marcazzan), in assenza di adulti che lo confortino e lo confermino nella sua crescita, ed anzi spesso in presenza di un mondo adulto che si presenta ai suoi occhi in totale discrasia con i suoi tentativi autoterapeutici, e con l’aiuto sempre relativo che può derivare dal gruppo di pari.

In questo modo la dilatazione dei tempi in cui si esplica il cerimo-niale semina lungo il tragitto di crescita tutto un insieme di segni che pa-radossalmente, pur diventando una componente evidente del paesaggio abitato dall’adolescente, risultano però invisibili al mondo adulto poiché troppo incombenti su di esso, troppo carichi di signifi cati incomprensibili, che pure vedrebbero tutto l’ecosistema pronto a montar su in un modo o nell’altro, come dice Pietropolli, sul piano dell’interpretazione e dell’azio-ne se solo ci fosse a portata di mano qualcuno pronto all’aiuto nell’opera scoperta e di decifrazione.

Ed è proprio sulle caratteristiche di questo ‘montar su’ che vorrei pro-

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porre infi ne alcuni elementi di rifl essione su alcuni aspetti della pratica nel pubblico.

L’erompere sulla scena della classe del polo dell’informalità ha senz’altro contribuito ad elevare il tasso di attenzione che il mondo degli adulti addetti ai lavori mostra nei confronti dei problemi dell’adolescen-za, di modo che, come in tutte le altre componenti dell’ecosistema, c’è attenzione e allarme nel mondo nei docenti sulle componenti relazionali ed emotive dell’adolescenza. Ciononostante non è altissimo il numero dei docenti che segnala l’emergere di un proprio problema nato in rapporto con l’adolescente. Perché?

Perché è vero che l’informalità ha prodotto l’emergere di un fl usso identifi catorio che fa sì che nella situazione ‘B’ della classe possano essere rievocati, nel rapporto con i discenti, elementi di una situazione ‘A’ pre-cedente e riconducibile alla storia personale remota del docente ed ai suoi vissuti di adolescente e di discente. Ma è vero anche che lo squilibrio di sa-peri e di poteri, sia pure attenuato e isterizzato oggi nella scena scolastica, non elimina il problema, ma anzi spesso conferma la tendenza a scaricarne il peso sul giovane, vissuto come più debole e più sintomatico rispetto al docente. Ciò caratterizza molta parte delle segnalazioni che provengono dalla scuola o che, pur provenendo dalle famiglie, la coinvolgono.

Vi è però una parte - numericamente esigua, ma a mio avviso signi-fi cativa - di segnalazioni che giungono al counsellor da parte dei docenti della preadolescenza e dell’adolescenza che, a volte in maniera criptica, a volte esplicitamente, esprimono una domanda di sostegno e di aiuto per sé.

La stessa cosa, in termini più contenuti, accade in latenza specialmen-te in rapporto con bambini a rischio dei primi anni delle elementari che fanno fatica ad entrare strutturalmente in questa nuova fase e richiedo-no l’assunzione da parte delle maestre di comportamenti e atteggiamenti troppo intrisi di contenuti arcaici che possono metterle in crisi.

Importante di fronte a questo tipo di domande è ancora una volta la laicità del counsellor che, ad esempio, in questi casi spesso deve rasse-gnarsi a rinunciare all’aura che lo ammanta allorché opera nel proprio am-bulatorio, e deve attrezzarsi mentalmente a giocare fuori casa, sfruttando gli interstizi presenti a livello temporale negli orari mattutini dei docenti, a livello spaziale negli anfratti degli edifi ci scolastici.

Importante è la disposizione a farsi carico di tutti gli elementi che pro-

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vengono dal racconto del docente che spesso assume come problematici non solo gli elementi che provengono dal suo rapporto verticale con il ra-gazzo, ma anche quelli che provengono sia dalla sua relazione orizzontale con i colleghi e le famiglie, sia da quella ancora verticale - anche in termi-ni rovesciati - che proviene dalla sua relazione con la gerarchia scolastica. Farsene carico aiutando il docente a interpretare la natura dei problemi, a disappannare uno specchio in cui lui vorrebbe rifl ettersi, ma che non è in grado (momentaneamente) di fare da solo. Aiutarlo non al fi ne di uno sterile esercizio su se stesso, bensì al fi ne del recupero di una sua piena operatività e di una rinnovata propensione a spendersi nello scambio edu-cativo, di modo che, parafrasando Pietropolli, si inneschi “uno spostamen-to del suo punto di vista” capace di determinare “una trasformazione nel modello di funzionamento mentale, attenuare l’ansia e favorire la ripresa evolutiva” non solo del giovane di cui abbiamo parlato e che non vedrò, ma anche degli altri giovani con i quali il docente è giornalmente in una situazione di scambio operativo.

Si tratta di setting limitati nel tempo, che raramente si istituiscono con una cadenza precisa, ma che spesso lasciano un segno profondo nel docente: gli indizi che ci lasciano presupporre che le cose siano state di una certa utilità è la tendenza da parte di chi già una volta ha chiesto il nostro aiuto a iterare la richiesta laddove riemerge un bisogno. Di modo che alla fi ne, quando le cose vanno suffi cientemente bene, ciò che resta al counsellor è la sensazione di essere diventato come uno strumento di soc-corso cui il docente ricorre nel bisogno, come una barca di salvataggio che è lì, di riserva, pronta a rassicurare di fronte alle tempeste più impreviste ed impetuose.

I luoghi ed i momenti in cui solitamente si esprime questo tipo di richieste da parte dei docenti che vivono e lavorano a fi anco degli adole-scenti sono quelli immediatamente successivi ai vari momenti di forma-zione, o quelli più discreti e casuali che si creano nei corridoi nel momento dell’arrivo del counsellor magari per altro tipo di consultazione, o quelli suggeriti dal tam tam dei docenti che già hanno assunto il counsellor fra i propri strumenti di soccorso, o infi ne - in casi più rari - quelli sollecitati da quei presidi che vivono il proprio mandato più sul piano pedagogico che manageriale.

E’ in questi luoghi e in questi tempi interstiziali che è possibile racco-gliere le richieste, decifrarle - poiché all’inizio possono essere espresse

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in maniera alquanto criptica ed anzi appartenere al novero delle pseudo-segnalazioni25 - fi ssare gli appuntamenti. Aprire insomma una fi nestra tesa a far capire al docente la propria disponibilità al counselling e, qualora il counsellor si ritenga preparato su questo piano, anche alla supervisione degli aspetti più strettamente pedagogico-didattici del problema.

Si defi nisce così nel tempo, lungo un percorso spesso puntiforme e rapsodico, un’area di confi denza fra docente e counsellor che defi nisce implicitamente quel luogo e quel setting come adatti a rinfocolare la di-sposizione personale affettiva sublimata del docente nel fare operativo scolastico non solo, come dicevamo prima, nei confronti dell’adolescente ‘che non vedrò’ e che ha dato origine alla prima segnalazione, ma – da ora in poi, ed al bisogno – ogni volta che quel pezzo di ecosistema dell’adole-scente chiamato ‘educatore’ dovesse rischiare di andare in crisi e per ciò di rifl ettersi negativamente sugli adolescenti di cui continuerà a prendersi cura.

Bibliografi a:

Angelini L., Affabulazione e formazione: docenti e discenti come produttori e fruitori di testi, UNICOPLI, Milano, 1998Angelini L., Dall’etica padana del lavoro all’estetica consumista: l’adolescente reggiano di oggi a confronto con quello di ieri e di avant’ieri, in: Gioco, scambio e alterità, Quaderni di ‘Gancio Originale’, Provincia di Reggio E., 2001Becchi E., Introduzione, in: Becchi E. (a cura di), Storia dell’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1987, pp. 1-34Fürstenau P., Contributo alla psicoanalisi della scuola in quanto istituzione, in: AA.VV. Educazione o condizionamento, Partizan Ed., Città di Castello, 1970 Laffi S., Il furto: mercifi cazione dell’età giovanile, L’ancora del

25 Per ‘pseudosegnalazione’ intendo quel tipo di richiesta fatta a volte in scuola, sempre in momenti e tempi interstiziali, che non vanno lasciate cadere poiché spesso riemergono in sede di consuntivo di fi ne anno sotto forma di ‘ma io le avevo chiesto .. e lei non ha fatto niente’ che però si riconoscono per il semplice fatto che cadono non appena il counsellor mette mano all’agenda per fi ssare un appuntamento sull’argomento.

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I SERVIZI, GLI SPORTELLI E LE RETI

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mediterraneo Ed., Napoli, 1999Le Breton D., Signes d’identité. Tatouages, piercing et autres marques corporales, Mètailié, Paris, 2002Mannoni O., Il difetto della lingua, Pratiche, Parma, 1988Pietropolli e Marcazzan, Piercing e tatuaggio. Manipolazioni del corpo in adolescenza, F. Angeli, Milano, 2000Scabini E. et al., Giovani in famiglia fra autonomia e nuove dipendenze, Vita e Pensiero, Milano, 1997Vanni F. Sacchi M., 1992, Rappresentazione e costituzione delle identità individuali nelle interazioni di gruppo, Milano, Cortina ed.

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