Fratte
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Transcript of Fratte
nn.. 11 aapprriillee 22001133
eeddiittoorree 22°° PPaannzziinnii --
PPlleessssoo FFrraattttee
L’angolo della
poesia
I Bambini imparano ciò che
vivono
Se il bambino vive nella cri-
tica …
Un albero gigante
Vivo era il desiderio di
abbracciarti …
La mia città
Castellammare dalle
origini ai giorni nostri.
Luci ed ombre.
Rinascita di Stabia
La caduta dell’impero
romano
Cronaca
Fatti e misfatti
Chiusa la strada di Fratte.
Gli alunni hanno temuto il
peggio.
Cani abbandonati a Monte
Coppola
Ambiente
La bellezza dell fauna
La fauna: l’amico lupo.
Attualità
La scuola e i diritti umani
La cosa più importante
nella vita è vedere con gli
occhi di un bambino Einstein
Giochi
Giocando giocando…
Il gioco: L'attività ludica
assume nell'uomo,
soprattutto negli individui
giovani, una grande
occasione …
Ora
tocca
a noi
2 - Rinascita di Stabia
Cessata la vulcanica eruzione, gli stabiesi
riedificarono le loro case, ma non più nella
zona orientale ( Verso Gragnano), ma in
prevalenza in quella opposta, presso la riva e
sulle alture, attratti dalle risorse offerte dagli
orti e i giardini ricchi di vigne e di agrumi e
più su, fino alle cime dei monti ricchi di
boschi di castagni, nocciuoli, olivi, abeti e
pini, Alle falde dei monti, presso il mare,
furono riattivati gli antichi cantieri di
costruzioni navali, fu dato maggiore impulso
alla pesca e ai traffici marittimi. Le navi
costeggianti l’ampio golfo approdavano ai lidi
di Stabia per rifornirsi dell’acqua fresca e
abbondante che scaturiva dalle ricche polle, la
più abbondante delle quali, detta fontana
Grande, della portata di oltre ventimila metri
cubi al giorno, sgorgava da una grotta che
formava un piccolo lago, poco lontano dal
mare. Mentre nelle case intorno alla Fontana
Grande e alle vicine sorgenti di acqua
minerale prevalse la gente di mare, nelle
abitazioni sui poggi sovrastanti. Pozzano,
Scanzano, lettere, Gragnano, Pimonte, si
unirono gli agricoltori.
Stabia risorse così presto grazie alla rinomata
bellezza dei paesaggi, al suo clima, al latte
delle sue gregge: un complesso di favorevoli
condizioni naturali che, come aveva
richiamato gli antichi abitanti, non mancò di
riattivare l’afflusso dei forestieri che già
conoscevano la zona, per curarsi se ammalati,
per rinfrescarsi se stanchi delle fatiche e della
metropoli.
Il più celebrato medico dell’antichità, Claudio
Galeno, nato a Pergamo nel 131 d.C. vide in
Stabia l’ideale delle stazioni climatiche e ne
detto l’elogio eloquente: preparare un
ambiente climatico simile a quello di Stabia è
impossibile”. Questo passo di Galeno fu
oggetto di molto studio e il medico americano
Joseph Walsh, che si fermò qualche tempo a
Castellammare, chiamò il clima delle colline
stabiesi “ la Mecca degli ammalati”.
La nostra terra fu tra le prime ad essere
illuminata dalla Buona Novella del Vangelo.
Mons. Di Capua osservò: “ Certamente
l’erezione della Diocesi di Stabia è più antica;
è probabile che risalga al secondo secolo,
quando la città risorta ebbe vita autonoma e la
comunità cristiana era già così fiorente da
possedere un cimitero proprio”.
Joseph Walsh, che si
fermò qualche tempo a
Castellammare, chiamò
il clima delle colline
stabiesi “ la Mecca
degli ammalati”.
3 – La caduta dell’impero romano
Dopo la caduta dell’impero romano , la
regione passo prima sotto il dominio degli
Ostrogoti ( tribù germanica che influenzò gli
eventi politici del tardo Impero Romano ), poi dei
Bizantini ( impero romano d’oriente fondato
da Costantino nel 330 d.C.), i quali, però,
dovettero presto spartirla con i Longobardi
(popolazione germanica orientale, protagonista
tra il II e il VI secolo di una lunga migrazione che
li portò dal basso corso dell'Elba fino all'Italia.),
giunti in Campania nel 570 d.C.
Durante la dominazione bizantina le
condizioni generali del ducato di Napoli si
presentavano misere: la popolazione era
diminuita a causa delle guerre, delle malattie,
della carestia. Le strade mancavano di
manutenzione, straripavano i fiumi. Le
campagne, rese deserte, si coprivano di
sterpi. Non mancarono le ruberie e le
prepotenze da parte dei bizantini che, venuti
quali liberatori, si mostravano tiranni.
Fra l’ VIII e il XII secolo d. C. Napoli,
rimasta in mani bizantine, si trasformò
progressivamente in ducato autonomo.
Nell’anno 568 una altro popolo barbaro, i
Longobardi, occuparono l’Italia. L’epoca in
cui San Catello fu Vescovo di Stabia, coincise
con l’invasione Longobarda. Anche questo
popolo portò miseria e distruzione,
costringendo molti a fuggire. Uomini, donne,
vecchi, bambini, in preda al terrore, si
diressero verso la nostra Stabia e furono
accolti con fraterna sollecitudine dagli stabiesi
e dal loro Vescovo. Fra quei profughi si
trovava Sant’Antonino, che ricevette la
fraterna ospitalità da parte del Vescovo
Catello. Molti profughi cercarono rifugio sui
monti, i due religiosi furono al loro fianco e
edificarono sul monte Faito una chiesetta in
onore di San Michele.
Chiusa la strada di Fratte. Gli alunni hanno
temuto il peggio.
Il 19 gennaio 2013, proprio nel giorno
della festività del nostro Patrono S.
Catello, un muro di recinzione, che
delimitava una stradina da un fondo
agricolo, è crollato. Tutto questo è
accaduto nella zona collinare di
Castellammare di Stabia , precisamente in
via Fratte a circa duecento metri dal nostro
edificio scolastico. C’è stata tanta paura e
si è temuto che potessero esserci dei feriti,
ma, fortunatamente tutto questo è stato
scongiurato.
Pochi giorno dopo, il 21 Gennaio si è
verificato un episodio analogo nella zona
collinare di Scanzano, frazione Mezza
Pietra, dove è crollato il muretto di
recinzione della chiesa di S. Nicola che ha
travolto delle auto in sosta, fortunatamente
senza passeggeri.
Il giorno dopo ancora un cedimento, anzi
così come è stato definito dai vigili del
fuoco una traslazione del terreno, in via
Vecchia Pozzano, che ha aperto una crepa
vistosa a ridosso di una villetta.
Conseguenza, tutti e tre gli avvenimenti,
delle abbondati piogge che durante questo
inverno hanno colpito incessantemente il
nostro territorio rendendolo maggiormente
franoso e pericoloso.
Il dissesto idrogeologico della zona
Panoramica continua a peggiorare ma
nessun intervento strutturale è stato mai
realizzato né tantomeno preventivato.
Alessia
Cani abbandonati a Monte Coppola
A Castellammare, ed esattamente sul
Monte Coppola, spesso vengono portati
animali, che poi vengono abbandonati. La
sola fortuna di chi abbandona gli animali è
che loro non possono parlare, ma oggi, per
fortuna c’è un testimone che vuole
raccontare questo fenomeno in continua
crescita.
“Queste le parole di un anonimo
osservatore: Stanno spauriti al lato della
strada, sotto il sole infuocato; o nascosti
dietro un cespuglio, tremanti. Piangono,
hanno fame, hanno sete, hanno paura.
Sono soli, abbandonati e indifesi . A volte
invece c’è chi li getta nel cassonetto, chiusi
in un sacchetto della spazzatura; chi li
avvelena o li massacra di botte. Forse
qualcuno di loro riuscirà con la sua storia
a scuotere la nostra indifferenza. Di solito
preferiamo però voltare la testa da un’altra
parte”.
Questa storia è sintomatica, infatti, l’’Italia
è il Paese dei senza cuore: sono tantissime
le persone che abbandonano i cani. La
maglia nera va alla Campania per numero
elevatissimo di cani randagi e abbandonati.
Le ragioni che inducono ad abbandonare
un animale di casa sono svariate, ma la
prima fra tutti è l'errata valutazione
dell’impegno in termini di tempo ed
economici.
Antonio
… se solo
potessimo
parlare …
Abbandonandoci perdi un
amico, ma soprattutto la
tua umanità
Cosa ne pensate della nostra città?
Se fosse più pulita sarebbe un bene
per tutti.
E’ una città molto bella, ma con un
po’ di buona volontà potrebbe
migliorare.
Chi colpisce la crisi economica?
La crisi travolge soprattutto le
famiglie più povere.
Secondo voi dopo le elezioni la crisi
aumenterà o diminuirà?
Secondo me dopo le elezioni le
cose peggioreranno. La crisi
aumenterà perché i politici non
hanno capito ancora qual è il loro
compito e continuano a pensare
solo ai loro interessi.
Cosa ne pensa di questo governo?
Il governo ci sta mangiando persino le mutande, tra un po’ non potremo
neanche mettere l'acqua sul fuoco.
I politici fanno tutti un "magna magna" e una donna sola come me,
con tre figli e senza lavoro come
può vivere?
Cosa ne pensa delle terme che sono state
chiuse?
Ridurre le terme nelle condizioni
attuali non è solo una grave
negligenza, ma è la manifestazione
dell’incapacità di tutti i governanti
che si sono avvicendati in questi
anni.
Ritenete che Grillo sia un politico o un
comico?
Grillo è un comico che ha deciso di
fare politica, speriamo di poter
ridere ancora.
Cosa pensate di Monti ?
Monti ci ha dato il colpo di grazia,
ora riprendersi sarà ancora più
difficile e a pagare, in tutti i sensi,
saremo ancora noi.
Pensate che Berlusconi abbia fatto il suo
tempo?
E’ una pagina nera della storia del
nostro paese, speriamo di voltare
pagina.
Giovanna e Tilde
Bastaaaa! Smettetela di raccontarci fesserie
Un evento da non dimenticare
Il 27 gennaio si celebra il 'Giorno della
Memoria' in ricordo dello sterminio del
popolo ebraico nei campi nazisti. E’ stata
scelta la data del 27 Gennaio , poiché in
questo giorno nel 1945 le truppe
dell’Armata Rossa liberarono gli ebrei e le
altre persone detenute nel campo di
concentramento di Auschwitz in Polonia. I
sovietici erano, in realtà, già andati a
liberare alcuni campi come Chelmno e
Belzec, che erano vere e proprie fabbriche
di morte. L’apertura dei cancelli di
Aushwitz mostrò al mondo la tragedia
consumatasi nei campi di sterminio.
Questa ricorrenza vuole farci ricordare le
persone che sono state vittime del nazismo,
coloro che a costo della propria vita le
hanno difese e soprattutto mantenere viva
la memoria di un tragico ed oscuro periodo
della storia dell’Europa e del nostro Paese,
allo scopo di scongiurare il ripetersi di si-
mili eventi. Inoltre conoscere e ricordare la
Shoah può essere di valido aiuto per com-
battere il pregiudizio e il razzismo e per re-
alizzare una pacifica convivenza tra razze,
culture e religioni diverse. Facendo emer-
gere le pericolose insidie del silenzio di
fronte all’oppressione, il ricordo della
Shoah permette anche di maturare un’etica
della responsabilità individuale e collettiva.
Per non dimenticare, per non offendere mai
più la dignità umana e celebrare le tragedie
del passato, non è sufficiente, solo ricor-
dare, ma è necessario cambiare una cultura
violenta e piena di pregiudizi, che conti-
nua a mietere vittime. I soggetti sono
cambiati, ma la violenza non si è fermata,
anzi i delitti sono diventati ancora più effe-
rati e si consumano nell’indifferenza di
tutti. Oggi è in continua crescita un feno-
meno femminicidio.
Questo fenomeno denota una disumanizza-
zione progressiva di se stessi che porta a
non riconoscere più l’umanità degli altri.
L’uccisioni delle donne da parte di presunti
uomini, che si dicono innamorati è una
tragedia che sempre più allontano l’uomo
da se stesso.
L’aspetto più grave di questo fenomeno è
che si condanna il crimine senza cercare di
rimuovere le cause che lo hanno provocato.
Infatti, spesso, quando questi criminali
vengono arrestati, non vengono aiutati
nella giusta maniera a riflettere sui propri
errori, e a dedicarsi ad un lavoro utile e
gratificante, che rivaluti, innanzitutto se
stessi come persona, ma sono costretti a
vivere in condizioni che li incattiviscono
ancora di più. Tutto questo genera un ef-
fetto a catena che difficilmente si inter-
rompe. Teresa
Desirè
Il diritto
all'ozio
a vivere momenti di
tempo non program-
mati dagli adulti.
Il diritto
all'uso delle
mani
a piantare chiodi, se-
gare e raspare legni,
scartavetrare, incollare,
plasmare la creta, le-
gare corde, accendere
un fuoco.
Il diritto
agli odori
a percepire il gusto de-
gli odori, riconoscere i
profumi offerti dalla
natura.
Il diritto al
dialogo
ad ascoltare e poter
prendere la parola, in-
terloquire e dialogare.
Il diritto a
sporcarsi
a giocare con la sabbia,
la terra, l'erba, le fo-
glie, l'acqua, i sassi, i
rametti.
Il diritto ad
un buon
inizio
a mangiare cibi sani fin
dalla nascita, bere ac-
qua pulita e respirare
aria pura.
Il diritto
alla strada
a giocare in piazza libe-
ramente, a camminare
per le strade.
Il diritto al
selvaggio
a costruire un rifugio-
gioco nei boschetti, ad
avere canneti in cui na-
scondersi, alberi su cui
arrampicarsi.
Il diritto al
silenzio
ad ascoltare il soffio del
vento, il canto degli uc-
celli, il gorgogliare
dell'acqua.
Il diritto
alle sfuma-
ture
a vedere il sorgere del
sole e il suo tramonto,
ad ammirare, nella
notte la luna e le stelle.
Manifesto sui diritti naturali di
bimbe e bimbi Ritornare bambino
o bambina un invito, o meglio, un
appello rivolto ai grandi: genitori,
insegnanti, amministratori …
Einstein
La cosa più
importante nella vita
è vedere con gli occhi
di un bambino
...
ESPORLI A…
SFRUTTAMENTO
.
La realtà? Un esercito di schiavi,
è la vergogna del nostro mondoil disinteresse per i deboli
SOLITUDINE
Guardami
Io sono qui
E te lo voglio urlare
Io sto male
ABUSIMa chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli …, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare. (Matteo 18:6 )"
Scandalizzare sta qui nel senso di attrarre in trappola, infatti lo "Skandalon" era un bastone con un'esca ad una estremità per attrarre un animale in trappola.
Rispetto e valorizzazione di sé e
dell’ambiente
Oggi si assiste ad una disumanizzazione
progressiva dell’uomo che lo porta a non
riconoscere più il valore delle cose e
l’umanità degli altri. Se l’uomo non si
riappropria di se stesso, difficilmente riu-
scirà a trovare le soluzioni ai problemi esi-
stenziali ed ambientali. Il punto di partenza
è quello di comprendere che ad ogni diritto
corrisponde un dovere e il primo di essi è il
rispetto e la salvaguardia dei nostri figli,
che hanno diritto ad una vita sana e felice.
Bernardo
I cuccioli di lupo vivono con i loro genitori in
branco, essi sono composti dai fratelli e da altri
lupi. Attraverso il gioco i lupi imparano a di-
fendersi e a procurarsi il cibo.
Tante leggende descrivono il lupo come un
animale solitario e feroce. In realtà, il lupo può
vivere in molti tipi di ambienti, dalla prateria
alla montagna, vive sempre con il suo gruppo
familiare. D’inverno i vari gruppi possono riu-
nirsi e spostarsi in branchi numerosi, cercando
piccoli mammiferi e uccelli. In genere il lupo
sceglie prede deboli, animali vecchi o molto
giovani; se le prede vive mancano si accon-
tenta di animali morti e vegetali. La popola-
zione di lupi si è molto ridotta, soprattutto a
causa della caccia, operata dall’uomo per di-
fendere animali domestici.
Giuseppe Pio Cimmino Rega
Un lupo magro e sfinito incontra un cane
ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si
fermano, si salutano e il lupo domanda:
- Come mai tu sei così grasso? Io sono
molto più forte di te, eppure, guardami: sto
morendo di fame e non mi reggo sulle
zampe.
- Anche tu, amico mio, puoi ingrassare, se
vieni con il mio padrone. C'è solo da far la
guardia di notte perché non entrino in casa
i ladri.
- Bene, ci sto. Sono stanco di prendere ac-
qua e neve e di affannarmi in cerca di
cibo.
Mentre camminano, il lupo si accorge che
il cane ha un segno intorno al collo.
- Che cos'è questo, amico? - gli domanda.
- Sai, di solito mi legano.
- E, dimmi: se vuoi puoi andartene?
- Eh, no - risponde il cane.
- Allora, cane, goditi tu i bei pasti. Io pre-
ferisco morire di fame piuttosto che rinun-
ciare alla mia libertà.
In questa favola , finalmente, il lupo non
viene rappresentato secondo il solito ste-
reotipo negativo, ma si valorizza il fatto
che si tratta di una creatura non addome-
sticabile, che ama la libertà.
Fedro
In questa favola si mette in
evidenza come il servaggio ad un
padrone porti spesso vantaggi,
ma contemporaneamente porti a
perdere la libertà, un bene
irrinunciabile.
La fauna italiana è l'insieme delle specie
animali viventi allo stato selvatico all'in-
terno del territorio italiano.
Marco
Gli uccelli fecero la loro comparsa nel pe-
riodo Giurassico dell’era Mesozoica. Que-
sta classe di animali a sangue caldo (ome-
otermi) diffusi in tutto il mondo, com-
prende circa 9000 specie e sono gli unici
discendenti viventi dell'ordine estinto dei
Dinosauri. Tra i vertebrati, sono i meglio
adatti al volo.
L'adattamento al volo di tutti gli organi e
apparati degli Uccelli ne ha reso la strut-
tura piuttosto uniforme, pur con variazioni
dovute principalmente alle differenti abitu-
dini alimentari. La loro pelle è fornita di
penne derivanti da ispessimenti cornei si-
mili a quelli che danno origine alle squame
dei rettili.
Lo scheletro è leggero e robusto con
sterno che, nelle specie volatrici, permette
l’inserzione dei muscoli pettorali, necessari
per il volo.
L'apparato respiratorio è formato da pol-
moni tubolari ad alta efficienza connessi a
sacchi aerei, che invadono la cavità corpo-
rea penetrando fin nelle cavità delle ossa.
La bocca è provvista di un tipico becco
corneo, senza denti. La riproduzione av-
viene per deposizione di uova fecondate.
L’Aquila
Marco
Antonio
I Bambini imparano ciò che vivono....
Se il bambino vive nella critica,
impara a condannare. Se vive nell'ostilità,
impara ad aggredire.
Se vive nell'ironia,
impara la timidezza.
Se vive nella vergogna,
impara a sentirsi colpevole.
Se vive nella tolleranza,
impara ad essere paziente.
Se vive nell' incoraggiamento,
impara la fiducia.
Se vive nella lealtà,
impara la giustizia.
Se vive nella disponibilità,
impara ad avere fede.
Se vive nell'approvazione,
impara ad accettarsi.
Se vive nell'accettazione e nell'amicizia
impara a trovare l'amore nel mondo.
Doretj Law Nolte
I nonni, cultura e ricordi da preservare
Un albero gigante
Vivo era il desiderio di abbracciarti,
ma eri gigante
ed io bambina.
Con me vicina,
nuova linfa ti attraversava le vene:
Mille foglie mettevi
mille rami e poi mille
che allungavi sino al sommo del cielo.
Io restavo col volto
sulla scorza del tronco
e tu,vecchio gigante,
mi prendevi per mano
ed insieme andavamo
sino al cuore della Terra.
Filomena Barretta
La casina
La casina ha i muri
di color grano maturo,
ha l'aria solitaria
sotto l'ombra discreta del pino.
Di sera la sfiora appena
la luce fioca di un lampione
ma non ha tende alle finestre
e di notte talvolta
la luna è invadente.
Filomena Barretta
Processioni del santo patrono
Le processioni vengono fatte due volta
all'anno: la prima il 19 gennaio, la seconda
nella seconda domenica di maggio. La pro-
cessione del 19 gennaio è già raccontata
da Giuseppe Alvino nel 1623, quando la
statua veniva portata per le vie della città,
nel tardo pomeriggio con delle torce ac-
cese. Con il passare del tempo tale proces-
sione è stata effettuata di mattina. Quella
che invece viene fatta nella seconda dome-
nica di maggio (una volta la seconda di
giugno), ha un percorso più lungo oltre che
una festa civile dalla durata di circa 4 - 5
giorni.
La fede in san Catello a Castellammare è
radicatissima negli operai dei cantieri na-
vali tanto che, oltre ad una sosta nello
stesso durante le processioni, quando sta
per essere varata una nave viene posta
un'immagine del santo sul suo scafo. Inol-
tre, secondo tradizione, i marinai che pas-
sano nei pressi dello scoglio di Rovigliano,
devono recitare alcune preghiere per evi-
tare il naufragio.
Viene ricordato anche come il "patrono dei
Forestieri" per la cordialità mostrata nei
confronti dei profughi e dei bisognosi.
Nella città di Taranto fu fondata per opera
di alcuni operai del locale arsenale marit-
timo di origine Stabiese e Napoletana
la Confraternita di Santa Maria di Piedi-
grotta e dei Santi Gennaro e Catello.
“Sunettiata a Castellammare”
E san Catiello, a tutte ll’ore,
chistu Paese ‘a cielo benedice;
e addenucchiato a ‘e piere d’o Si-
gnore,
sempe accussì, sempe accussì lle
dice:
“Signò, nun te scurdà, falla felice
Castellammare, terra addò stu core
Vattette ‘a primma vota; e da ‘e ne-
mice
Tu scanzalo; e da ‘e pene e ‘a ogne
delore!
Ca si pe’ chesto ancora sofferenze
Valisse ‘a me, so pronto! – ‘Ncoppo
‘a terra
Famme turnà a ffa mille penetenze
…
E a ghì ‘ngalera pe fa n’ata guerra
A chi ‘un Te crede: sulo, o ce’ ‘Ndu-
lino,
ll’amico ‘e chistu core: ‘o surren-
tino!
Michele Paturzo
( A San Catello il sole al castello,
a San Biagio il sole a tutte le case)
“A Santu Catiello 'o sole
'o castiello,
a Santu Biase 'o sole
a tutt' 'e case”
Giochi d’infanzia nella tradizione sta-
biese
In una società moderna, fatta di computer, vi-
deo games e giochi tecnologicamente sempre
più evoluti e costosi, i giochi della nostra in-
fanzia (quelli fatti con poche risorse economi-
che e con tanta fantasia), purtroppo, non tro-
vano più spazio. Messi in disparte tacitamente
e senza un motivo apparente, li possiamo, però,
ancora trovare in qualche vago ricordo, che è
destinato negli anni a far perdere del tutto le
proprie tracce. Rispolverando virtualmente
i Giochi d'infanzia, cercheremo di far rivivere i
momenti di spensierata gioventù, quando si
riusciva a dare valore alle piccole cose e si era
comunque contenti per quel niente.
Uno 'a luna
( Salto della cavallina )
Tramandato per generazioni e sicura-
mente già in uso agli inizi del novecento,
di questo gioco non è ben identificato il pe-
riodo di origine. Espressione di intelli-
genza, agilità e coordinazione, questo
gioco di gruppo la cui dinamica è molto
somigliante allo sport olimpionico del salto
del cavallo, veniva prevalentemente prati-
cato da ragazzi di sesso maschile in età
preadolescenziale. Lo svolgimento è molto
semplice: prestabilito mediante una
"conta" il giocatore che farà da "cavallina"
(colui che restando fermo con le mani pog-
giate alle ginocchia e la testa in giù ben
coperta da eventuali contatti con i saltatori,
assume la posizione del noto attrezzo gin-
nico), fungendo come appoggio, attende i
compagni di gioco, che, eseguita una breve
corsa, poggiandogli le mani sulla schiena si
danno slancio per scavalcarlo mediante un
salto a gambe divaricate. Per non essere
penalizzati a fare la "cavallina", i saltatori
non devono toccare l'avversario in nessun
altro modo. Ciò che però rende questo
gioco caratteristico, distinguendolo da una
qualsiasi prova ginnica, è la "voce" che
ciascun saltatore è tenuto a dare come ac-
compagnamento al proprio salto. La
"voce", data prettamente in dialetto, diffe-
risce a secondo del turno e descrive in che
modo verrà eseguito il salto.
In questo detto proverbiale sono
racchiusi alcuni tra i più noti
simboli stabiesi : San Catello,
attuale Patrono e protettore di
Castellammare di Stabia; il
Castello medioevale, per
l'indissolubile legame alla città e
San Biagio, secondo alcuni storici
Patrono cittadino fino al VI secolo.
ACQUA MINERALE
MONTIL
BOSCHI
NAUTICO
CASSARMONICA
NEGOZI
CASTELLO
OSPEDALE
CATTEDRALE
PERIFERIA
FAITO
PORTO
FUNIVIA
STADIO
LIDI PRIVATI
TERME NUOVE
LUNGOMARE
VARANO
MARE VILLA
GABOLA
MERCATO RIONALE
VILLA COMUNALE
V I L L A C O M U N A L E V M
A C A I F A I T O S T U L I E
R E E D U S L E O L A N A L R
A L A I N S M R L M A G R L C
N A I P I A R M L E D O D A A
O D R R V R B E E O I M E G T
S E E I I M O N T I L A T A O
T P F V A O S U S D E R T B R
A S E A B N C O A A R E A O I
P O R T O I H V C T A I C L O
A E E I S C I E E S M M P A N
R E P M E A N E G O Z I R A A
A C Q U E M I N E R A L I V L
N A U T I C O I G L I O S A E
Giochiamo con le parole
Unisci i punti
Il mio amico C _ _ A _ _ O
Il c - - - g - - o è un simbolo di Il
coniglietto pasquale o "easter bunny",
come si dice in inglese, trae origine dai riti
pagani pre-cristiani sulla fertilità. Poiché
per tradizione il coniglio e la lepre sono
gli animali più fertili in assoluto, essi di-
vennero fin dall'antichità il simbolo del
rinnovamento della vita e della primavera.
LL aa RR ee dd aa zz ii oo nn ee
RReeddaazziioonnee::
MMaarrccoo –– DDeessiirreeèè -- EElleennaa BBeerrnnaarrddoo -- BBooggddaann -- AAnnttoonniioo -- RRaaffffaaeellee -- GGiiuusseeppppee -- LLuucciiaa MMaa--nnuueellaa MMaarriiaasstteellllaa -- SSaabbrriinnaa -- TTiillddee -- MMiicchheellaa -- GGiiuussyy GGeerraarrddoo-- TTeerreessaa -- RRiittaa -- GGiioovvaannnnaa –– AAnn--nnaappiinnaa ––LLiinnddaa –– FFrraann--cceessccaa -- GGiiuulliiaa –– AAlleess--ssiiaa -- LLuuccaa -- CChhiiaarraa
DDiirreettttoorrii ggeenneerraallii::
AAnnnnaalliissaa,, CClleelliiaa,, MMaa--rriiaa,, RRoossaallbbaa
PPrrooggeettttoo ggrraaffiiccoo ee iimmppaaggiinnaazziioonnee::
CCaassccoonnee RRoossaallbbaa