Fratelli di farina - csvpadova.org · Adesso prendo dei pizzichi di farina con la mano, ecco così,...

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1 Angela Vallese Fratelli di farina Cucina ed altro “Sai Francesco che lavoro bene con te? Facciamo proprio una specie di fratellanza. Adesso prendo dei pizzichi di farina con la mano, ecco così, e comincio a spolverare le mie e le tue mani così unite come una specie di rito, di magia, di formula magica. Ecco, noi da questo momento siamo fratelli di farina!” Dedicato a Massimiliano

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Angela Vallese

Fratelli di farina Cucina ed altro

“Sai Francesco che lavoro bene con te? Facciamo proprio una specie di fratellanza. Adesso prendo dei pizzichi di farina con la mano, ecco così, e comincio a spolverare le mie e le tue mani così unite come una specie di rito, di magia, di formula magica. Ecco, noi da questo momento siamo fratelli di farina!”

Dedicato a Massimiliano

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Progetto grafico e disegni del testo F. Lucianetti Impaginazione Comitato Editoriale Ass. E-Sfaira Stampa Litocenter Copyright E-Sfaira Editrice Tutti i diritti riservati Riproduzione vietata

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Fratelli di farina __________________________ Speciale genitori Come non farsi trasportare immediatamente da una molteplcità di sentimenti e di soffuse emozioni fin dalle prime righe del libro, immedesimandoci nei piccoli cuochi che, sapientemente presi per mano dall’autrice, vengono accompagnati in un percorso allo stesso tempo “gustoso”, carico di esperienze relazionali, di impegnative scoperte scientifiche matematiche, fisiche e chimiche, di soddisfazioni e di consapevole scoperta delle proprie capacità cognitive e pratiche, si ritrovano alla fine arricchiti di esperienze, saperi, emozioni e autostima. Sotto la veste di un ricettario di cucina per bambini si svela subito la presenza di una ben consolidata metodologia in cui l’Educatrice esprime al meglio il pensiero pedagogico dell’Associazione E-sf@ira1 (presso la quale è stato realizzato il percorso) ,interpretandolo con entusiasmo, mescolando accuratamente la passione contagiosa per la cucina, una sensibile attenzione all’infanzia e il piacere genuino di stare con i bambini.

1 L’Associazione E-Sfaira a cui qui faccio riferimento e nella quale è stata concretamente realizzata questa esperienza laboratoriale, è un’Associazione di promozione sociale, che ha -tra le finalità associative- lo sviluppo della partecipazione alla vita sociale di bambini con disagio e difficoltà relazionale e/o di apprendimento. www.esfaira.it

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Mi sembra importante suggerire come il percorso dell’atelier può essere utilizzato sia con un gruppo di bambini, ad esempio in una classe o in una attività di animazione, ma trovi identico valore anche in un contesto domestico dove uno o più bambini possono vivere con i genitori una importante e reciproca esperienza educativa e relazionale: tutto questo se si avrà l’accortezza di prestare attenzione non solo alle ricette ma anche all’atteggiamento educativo che viene con puntualità e chiarezza suggerito parallelamente al ricettario. Alla fine ciascuno potrà personalizzare e allargare all’infinito la varietà e il numero delle ricette (culinarie ed educative). Molte, infatti, sono le componenti pedagogiche e psicologiche che vengono messe in campo in questo percorso di cucina, organizzate all’interno di una metodologia educativa che guarda il bambino nella sua interezza, che prevede una attenta osservazione delle sue risorse e dei suoi bisogni senza mai forzare i tempi ma predisponendo stimoli, occasioni e contesti perché il bambino scopra le sue capacità, si entusiasmi alla osservazione, alla sperimentazione e da ciò ne deduca del sapere molto più pregnante rispetto ad una lezione di matematica o fisica appresa sulle pagine di un libro, libro che rimane un fondamentale strumento ma sarà apprezzato maggiormente dopo aver vissuto l’esperienza di “imparare facendo”. L’obbiettivo cognitivo non è mai disgiunto dalle altre componenti del bambino, ad esempio acquisire le unità di misura attraverso il corpo (un pugno di…) o attraverso piccoli utensili coordinati dal suo movimento (un cucchiaino di…), agire “con le mani in pasta” permette al bambino di

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integrare ciò che la mente pensa con ciò che il proprio corpo può fare, conoscere un alimento non solo per il suo nome ma attraverso altri sensi come il tatto, l’olfatto, il gusto la vista ecc. consoliderà nel bambino l’idea di unitarietà di sé, rafforzando l’immagine del proprio Io corporeo. Vivere la condivisione di esperienze all’interno di un gruppo dove l’adulto ha facilitato un clima di complicità positiva priva di prestazioni competitive, dove piccoli rituali (filastrocche e canzoni) e la rotazione dei ruoli hanno confermato il senso di appartenenza ed identità del gruppo, permette a ciascun partecipante di affrontare con serenità l’ansia di ciò che ancora non si sa fare, il possibile fallimento, e di vivere il profondo piacere di “sentire” assieme agli altri ciò che si sta facendo. I concetti di tempo e di attesa come strumenti necessari, di trasformazione della materia attraverso la chimica (materie inerti attivate dalle diverse combinazioni o da reagenti) e la fisica (effetti del caldo e del freddo) e molto altro vengono assimilati dal bambino in modo piacevole ma pregnante arricchendone il bagaglio cognitivo e sostenendo la motivazione ad imparare. L’utilizzo di piccole unità didattiche graduate in progressione permette anche al bimbo più piccolo o più incerto di avvicinarsi con soddisfazione alle diverse esperienze, sedimentando nella memoria conoscenze che poi verranno rielaborate magari nel contesto scolastico. L’accorta introduzione della creatività e della fantasia dopo aver consolidato le conoscenze di base della cucina induce il bambino a percepire gli apprendimenti non come eventi statici e immutabili ma come

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strumenti dinamici e personalizzati che aprono la strada ad altre conoscenze attraverso l’apporto di una personale rielaborazione. Dunque grazie all’autrice che con semplicità, intelligenza e passione ci ha proposto assieme alle ricette di cucina piccole ma preziose ricette di vita. Buona lettura e buon divertimento!

Claudio Cagol

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Il profumo del basilico I pensieri educativi

_________ che stanno dietro all’esperienza Esistono due motivi per leggere un libro: uno, perché vi piace; l’altro, perché potete vantarvi di averlo letto.

Bertrand Russel Sul tavolo infarinato delle cucine di una volta, quando il tempo non aveva tempo, le mamme e le nonne impastavano il pane raccontando ai bambini storie di streghe. Da quelle abili mani spesso sciupate dal lavoro, i bambini acquisivano i primi rudimenti di quest’arte molto antica. Vicino al fuoco le chiacchiere, i gesti, si confondevano con il profumo del basilico e del pomodoro, in un’armonia completa fatta di sentimenti e di emozioni. La cucina: questo posto accogliente dove, da sempre, si fondano i cardini della convivenza, dello stare insieme, dove si costruiscono le basi della famiglia in un ripetersi di gesti che risvegliano in ognuno di noi il desiderio del dialogo. In questa vera e propria fucina d’ingegni e di opere d’arte dunque, i bambini da sempre hanno il loro posto: imparano le regole, la concentrazione; il significato dell’importanza dei passaggi vissuti in assoluta mancanza di fretta, l’accettazione dell’errore inteso come arricchimento personale per scoprire nuovi metodi deduttivi. I bambini inoltre conoscono l’importanza del cibo, tutto infatti si può riutilizzare trasformando gli ingredienti con fantasia e gusto. Ma soprattutto imparano ad

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avere sempre una visione complessiva di ciò che accade attimo dopo attimo, accettandone gli imprevisti, condividendone gli scopi. Tutto questo ci ha portato a riflettere, e da questo è partito il nostro viaggio. Ci siamo accorti, per esempio, che dietro ad ogni semplice ricetta esistevano molte operazioni matematiche, fisiche e chimiche implicite; un mix di ingredienti determinanti per il buon esito del prodotto. Con i nostri bambini abbiamo imparato il concetto di misura e di peso, le dosi, le quantità, avvalendoci di materiali poveri, alla portata di tutti, reperibili in ogni cucina ma di grande interesse quali: la tazza, il cucchiaio, il bicchiere e… il pugno della mano. Ci siamo serviti di semplici rappresentazioni grafiche per illustrare il percorso, semplificandone i passaggi ed il messaggio. E più di tutto ci siamo concentrati sul fare, o meglio, “l’imparare facendo”, come via per allargare il patrimonio di conoscenza di ognuno usando criteri diversi, cercando di renderli condivisi in gruppo cercando di trovare una ragione che diventi propria. Attraverso i nostri metodi abbiamo rinforzato l’area logico-matematica, partendo dalle conoscenze pregresse dei bambini abbiamo giocato con le equivalenze attraverso il “fare”, sottraendo e aumentando dosi e quantità non dimenticandoci mai delle loro vere caratteristiche, della loro vera personalità. In questi atelier di cucina pensati per bambini-piccoli chef si permette loro di conoscere il gusto, il tatto, il profumo, la voglia di sperimentarsi, il valore dello scambio (“io ti passo un po’ di farina, tu mi dai un po’ di lievito”), per ottenere informazioni preziose (un bicchiere di plastica equivale a 100 g di farina,

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un cucchiaio colmo di zucchero a circa 15 g, un pugno a 50 g di riso etc. ). I bambini con i quali ho sperimentato queste ricette hanno imparato con spirito costruttivo ad interiorizzare le informazioni apprese nel tempo, a rispettarne le dinamiche; con pazienza hanno aspettato lo sviluppo nel divenire del prodotto, il tutto con occhio attento, vigile, pronto. Ma soprattutto insieme abbiamo imparato che, come dice il poeta A. Machado è “camminando che si fa il cammino”, attraverso l’acquisizione di capacità tecniche e di linguaggio preziose e uniche e che sono per il bambino l’unica via di comunicazione.

Io con i miei amici cucino in cucina e devi stare in piedi (vedi che ci sono poche sedie?!) perché così hai

la forza sulle braccia per impastare. Alessandro, 5 anni

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Mani in pasta! _________________ Ed ecco l’esperienza I nostri atelier di cucina iniziano prima di tutto con la conoscenza dei materiali: premessa indispensabile che serve ad introdurre l’argomento, attraverso la dimostrazione pratica e semplice spiegata passo dopo passo, informando i bambini della pericolosità di certi utensili (il coltello, la grattugia, etc.) e distribuendo i vari compiti tenendo presente l’età e il grado di manualità di ognuno. Le ricette ogni volta vengono riadattate, rielaborate, studiate in piccole monoporzioni e create con lo scopo di mettere il bambino in condizioni di vederne prontamente l’esito finale. Si parte con poco, con gradualità ma con costante continuità, prestando attenzione soprattutto ai passaggi, lasciando tracce lungo il percorso, spargendo qua e là indicazioni anche velate che inducano il bambino all’elaborazione dei dati, conducendolo al risultato finale. Abbiamo insegnato loro che in cucina tutto o quasi è possibile, riadattando e valorizzando l’errore visto come trampolino di lancio, come base di partenza, piuttosto che come punto di arrivo. I bambini hanno dimostrato di interiorizzare velocemente alcuni processi mentali e cognitivi, anche se con graduale progressività tipica di età diverse e qualche volta lontane fra loro. In cucina le attività hanno avuto grosso successo, abbiamo lasciato libero sfogo alla loro creatività senza barriere, in tutte le occasioni i bambini hanno sentito il

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desiderio di personalizzare il loro prodotto, in uno spazio aperto e disponibile, mantenendo la mente libera da condizionamenti. Il gruppo è sempre stato compatto, collaborante, mai competitivo, in totale ricerca del piacere fine a se stesso. Sulla base di queste considerazioni e prima di iniziare, ci siamo avvalsi di un piccolo rito con lo scopo di dare sicurezza al bambino: abbiamo allora eletto un capobanda a turno, che aveva il compito di eseguire alcune fasi dell’atelier, consolidando così il processo cognitivo dell’imparare facendo. Un bambino viene scelto a discrezione dell’educatore ad esempio fra coloro che presentano carenze nell’area logico–matematica, gli viene fatto pescare dentro ad un sacchetto una filastrocca inerente alla cucina e gli viene chiesto di recitarla a voce alta, dopo di che lo stesso bambino farà da conduttore.

Con i miei amici cucino a tavola e sono contenta perché mi piace.

Sofia, 6 anni e mezzo

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Prime Tappe ______________ In cucina si comincia così Non fare ciò che non sai fare, ma impara tutto ciò che conviene fare.

Pitagora, IVsec a. C.

In questo spazio presenteremo alcune ricette di eguale difficoltà manuale e cognitiva, che ci permettono di gettare le basi per affrontare gradualmente le difficoltà man mano che si presentano.

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Focaccine al rosmarino Mangiare è uno dei quattro scopi della vita… quali siano gli altri tre, nessuno lo ha mai saputo.

Proverbio cinese

Per la nostra prima esperienza in cucina abbiamo scelto di realizzare le focaccine al rosmarino perché prevedono ingredienti semplici, ma che al tempo stesso hanno bisogno di un preciso dosaggio per la riuscita della ricetta e per dare al bambino una base per iniziare un percorso di strategia e calcolo mentale. Abbiamo pensato di dividere i bambini per fascia d’età in due gruppi e assegnare ad ogni gruppo uno strumento di lavoro: per i piccoli il cucchiaino e per i grandi il bicchiere. Ai bambini piccoli si è pensato di insegnare la sequenzialità logica degli ingredienti giocando con i concetti del prima e del dopo, mentre per i grandi il senso dell’equivalenza. Viene riportato il cartellone che abbiamo usato per la nostra esperienza.

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Focaccine al rosmarino

Un bicchierino di plastica pieno di farina (100 g. –un etto)

Mezzo bicchierino di latte e acqua

tiepidi (tre dita)

Mezzo cucchiaino di lievito per torte salate istantaneo (5 g.)

Mezzo cucchiaino di sale fino (4 g.)

Un cucchiaio di olio d’oliva (10 g.)

Due cucchiaini di zucchero (4 g.)

Un rametto di rosmarino tritato a piacere

Una ciotola per mischiare

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Procedimento Accendere il forno a 200° C. Mischiare gli ingredienti nella ciotola fino ad ottenere un impasto morbido e soffice. Unire il rosmarino in quantità a piacere, tagliato a pezzettini piccoli. Modellare un disco con i polpastrelli, cospargere ancora con il rosmarino e l’olio d’oliva. Infornare su piastra ricoperta di carta da forno per mezz’ora circa. Servire le focaccine calde. E se… iniziassimo con una filastrocca? Per il rito introduttivo è stata usata la Filastrocca di Mezzogiorno, che per il suo lento cadenzare è adatta a quei bambini che presentano qualche leggera difficoltà nel linguaggio (bambini stranieri o affetti da balbuzie).

Quando suona mezzogiorno

leverò il pane dal forno,

ma se il pane non è cotto,

mangio il piatto di risotto;

se il risotto non è condito,

mangerò pesce bollito;

se il pesce non è salato,

mangio l’aglio rosolato;

se l’aglio non si può avere,

mangerò formaggio e pere.

Questo sì che è un bel mangiare:

chi non crede può provare!

A cosa è servito questo percorso? Durante questo atelier ci siamo accorti che Marco, il capobanda, ha eseguito tutti i passaggi in maniera autonoma, con concentrazione e animo sereno. La sua espressione era tipica di chi scopre

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per la prima volta il meccanismo delle equivalenze, del peso, delle quantità. Alcuni bambini piccoli (5/7 anni) hanno mostrato molto interesse nella sequenzialità degli ingredienti scoprendone il lato ludico in un ambiente ricco di stimoli visivi, tattili e olfattivi.

Io che preparo una torta in cucina. Valentina, 8 anni

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E se… fossimo a scuola? Perché non collegare alcune di queste esperienze culinarie con un vero e proprio piccolo percorso sul baratto? La storia, infatti, ci insegna come grano, farina, focacce e pane siano stati per lungo tempo principali e primarie merci di scambio. Così nelle prime tappe di alcuni nostri atelier abbiamo cercato di riprodurre cosa avveniva nell’antichità con lo scambio delle merci, costruendo anche dei sacchettini di materiale riciclato (iuta o stoffa naturale) al cui interno abbiamo inserito un tot di ceci, fagioli e farina: ogni bambino sapeva che quello era in pratica il proprio “salvadanaio” e, al termine del lavoro in cucina, aveva la possibilità di barattare la propria torta o focaccina con quella dei compagni se desiderato, o metterla in vendita per un tot di merce allo stato grezzo. Siamo passati poi, sempre per giocare ma insieme concretamente sperimentare e imparare, ad usare come merce di pagamento i soldi di rame (dai bambini stessi preparati con la tecnica dell’incisione su piccole lastre di rame) fino all’euro. Ci siamo cimentati quindi a costruire via via, di atelier in atelier, dei simpatici registratori di cassa per il nostro conclusivo incontro, durante il quale abbiamo messo sul nostro banco di mercato alcune specialità culinarie da noi prodotte e che sono state comprate da genitori, educatori e amici. Ci siamo divertiti tanto, ma specialmente per tutti è stato importante ed affascinante scoprire le origini del commercio!

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Due esempi dagli appunti riassuntivi dei bambini sulla loro esperienza di baratto in cucina:

Giovanni, 7 anni

Matteo, 7 anni

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Una volta impratichiti, sperimentato concretamente i termini dello baratto e definite alcune tabelle convenzionali di scambio, con i ragazzini più grandi è stato possibile sedersi a tavolino e riflettere su alcune regole matematiche chiamate in causa2. Ecco come! Oggi in cucina con Angela hai preparato una focaccia con il rosmarino, cibo semplice ma saporito e gustoso proprio come lo era per gli antichi Egizi. Ora immagina di essere proprio nell’antico Egitto e di dover barattare con un compratore un certo numero di ceci. Il compratore però ti fa un giochino... ☺ È un numero pari ☺ È un numero compreso tra 45 e 65 ☺ È un numero divisibile per 2 e per 3 ☺ Se lo dividi per 7 ottieni un resto pari a 4. Se lui ti offre questi ceci per comprare 4 etti di farina, pensi che sia un affare conveniente? Ora prova a ricostruire queste equivalenze, in questo modo potrai avere un “tariffario” pronto all’uso per ogni tipo di richiesta anche nei tuoi futuri baratti!! ☺ 30 ceci = 2 etti di farina ☺ 60 ceci = ☺ 90 ceci = ☺ 120 ceci = ☺ 150 ceci = ☺ … Ora il compratore ti chiede quanti etti di farina riesce a barattare con te, sapendo che i suoi ceci inizialmente erano 60, poi sono stati dimezzati, quindi moltiplicati per 3. A questo punto sono stai divisi per 32 e infine moltiplicati per 3. Riesci ad aiutarlo?

2 Scheda operativa a cura dell’educatrice Raffaella Caccin.

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Cornetti al formaggio Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni.

Totò

La seconda esperienza ha visto la realizzazione dei cornetti di formaggio, una ricetta particolarmente appetitosa! In questa ricetta bisogna fare la sfoglia per ottenere dei piccoli triangoli che, avvolti su se stessi, formeranno dei cornetti. In questo caso abbiamo sentito la necessità di uniformare il gruppo per ottenere uno spazio per parlare della geometria senza forzare i bambini più piccoli alla comprensione di concetti difficili ma, allo stesso tempo, invitare i più grandi a comprendere che ogni ragionamento può essere esteso anche in altri settori. In questo caso la geometria sotto la forma di cornetti invita i bambini a scoprire la cucina anche oltre l’aspetto logico-matematico. Abbiamo fatto anche qualche ricerca storica sugli alimenti e gli usi dei materiali ai tempi degli antichi, stimolando la curiosità dei bambini. E se… volessimo qualche notizia storica? Il cornetto è stato inventato da un pasticcere parigino nel 1683 come tributo alla vittoria di Vienna, capitale dell’Impero Asburgico, sugli Ottomani perché rappresentava la mezzaluna della bandiera nemica. Successivamente fu usato anche per ricette salate.

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Cornetti al formaggio

3 cucchiai e ½ colmi di farina (50 g.)

Un cucchiaio colmo di burro ammorbidito a temperatura ambiente

(25 g.)

Mezzo cucchiaino di lievito per torte salate istantaneo (5 g.)

5 cucchiai di parmigiano

(50 g.)

Mezzo uovo

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Procedimento Impastate velocemente tutti gli ingredienti, tirate la sfoglia e ritagliate dei triangoli che avvolti su se stessi formino dei cornetti. Ricordatevi di lasciare il burro a temperatura ambiente. Cuocere al forno a 180° per circa 20 minuti. E se… iniziassimo con una filastrocca? Per l’occasione, il capobanda ha recitato la filastrocca Buono è…

Buono è il pane saporito

che ridesta l’appetito; buono è il latte

zuccherato buono è il dolce

profumato; buona l’acqua

cristallina d’una chiara fonte

alpina; buono il vino che è

sincero buono è il frutto del

pero; buono per i gran

mangioni è il cacio sopra i

maccheroni; buono al palato fine le croccanti patatine;

coi biscotti sono buoni caramelle e torroni; buono il cacio con le

pere le marmellate sincere; buono per il golosone

del maiale lo zampone; buono il pesce

affumicato altrettanto lo stufato;

le albicocche, le susine,

le ciliegie porporine, mele, fragole ,lamponi…

tanti frutti tutti buoni!

Ma più buono è il cioccolato dal sapore

ineguagliato!

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Uova al cioccolato L’amore è come l’uovo di Pasqua: una sorpresa rivestita di rassicurante cioccolato!

Anonimo Nella prossima ricetta abbiamo preparato le uova di cioccolato e abbiamo pensato di usare la tazza come unità di misura, non trascurando la parte creativa, ma anzi valorizzandone gli aspetti. Le nostre uova alla fine erano un po’ di tutti i colori: con la glassa colorata ci siamo proprio divertiti. E se… volessimo qualche notizia storica? ☺ Presso le culture antiche, l’uovo era

considerato simbolo di eternità, di nuova vita e anche di fertilità. In seguito venne adottato dal Cristianesimo come simbolo della Resurrezione di Cristo. Regalare a Pasqua un uovo di cioccolato o colorato è di buon augurio.

☺ Per i maya era la "bevanda degli dei" mentre

gli atzechi usavano il cacao in chicchi per comprare le schiave.

☺ Per gli studiosi della Boston University e

dell'Harward University, il cioccolato allunga la vita (grazie ai polifenoli del cacao che agiscono come antiossidanti).

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Uova al cioccolato

Una tazza di biscotti frollini sbriciolati (150 g.)

Due cucchiai di zucchero (36 g)

Due cucchiai di cacao (30 g)

Due cucchiai di burro ammorbidito a temperatura

ambiente (50 g)

Pezzi di cioccolato al latte e fondente

Per la glassa: una busta di zucchero a velo sciolta con due gocce d’acqua e due gocce di

limone

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Procedimento Impastare tutti gli ingredienti uno alla volta e formare un panetto ripieno a forma di uovo. Decorare con la glassa e pezzi di cioccolato a pioggia. E se… volessimo farci una risata? ☺ Pierino va da sua nonna e porta con sé un

amico. Mentre chiacchiera con la nonna, il suo amico accetta il caffè che la nonna gli ha offerto e sgranocchia delle noccioline che sono in un piattino sul tavolo. Al momento di andarsene, l'amico di Pierino saluta l'anziana donna: “Grazie di tutto, soprattutto per le noccioline. Ne ho fatto davvero una scorpacciata!” La nonna: “Ma figurati! Purtroppo, da quando non ho più i denti riesco solo a succhiare il cioccolato esterno e avanzo sempre le noccioline”.

☺ “Dottore, la mia gallina a Pasqua non ha fatto le uova di cioccolato” “E' naturale!” “E' naturale un corno! E allora perche' a Natale ha fatto il panettone?”

☺ ”Matteo, se hai sei ovetti di cioccolato, tuo fratello te ne mangia uno, la mamma due e il papà tre, cosa ti rimane?” “Una bella fregatura, signora maestra!”

☺ Qual è l'unica ape che invece di fare il miele fa il cioccolato? L'ape-rugina...

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A cosa è servita questa prima parte del percorso?

Queste prime ricette hanno aiutato molto i bambini piccoli a scoprire per primi le loro potenzialità, capendo che non è poi una cosa solo da “grandi” cucinare. Alla fine dell’ultimo atelier si sono sentiti in grado di proseguire autonomamente, specie in alcune fasi del lavoro come, ad esempio, tirare la pasta col matterello o maneggiare cucchiaio e tazze con assoluta serenità d’animo, senza paura di far cadere la farina sul tavolo. In certi passaggi, alcuni bambini più intraprendenti hanno voluto aiutare spontaneamente altri più timidi, senza che questi si sentissero sminuiti o incapaci.

In cucina mescolo gli ingredienti e devo usare tanti cucchiai per non fare “pasticci”.

Alessandra, 6 anni e mezzo

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Unità di misura

Ecco alcuni ingredienti per dosare gli ingredienti in maniera abbastanza precisa, attraverso l’uso di unità di misure alternative. Un cucchiaio da minestra equivale a:

• 10 g di olio • 15 g di cacao • 18 g di zucchero • 25 g di burro ammorbidito • 15 g di parmigiano • 30 g di nocciole tritate • 15 g di farina • 15 g di fecola • 15 g di zucchero a velo • 20 g di sale fino

Un cucchiaino da caffè equivale a: • 4 g di lievito • 8 g di sale fino • 5 g di cacao

Una tazza da caffelatte equivale a:

• 115 g di zucchero a velo • 125 g di farina • 150 g di uvetta • 175 g di zucchero semolato

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Seconde tappe Anche l’occhio vuole

__________________________ la sua parte!

La matematica non possiede soltanto la verità, ma anche la bellezza suprema, una bellezza fredda e austera, come quella della scultura.

Bertrand Russell

Il cuoco è un essere utopico, lavora nello spazio della cucina.

Anonimo

A questo punto, abbiamo preso in considerazione oltre ai cucchiai e alle tazze come unità di misura, uno spazio per valorizzare il lato “artistico”. Anche la grafica dei cartelloni di conseguenza cambia e assume connotati diversi dai precedenti, integrando immagini del prodotto anziché dell’unità di misura utilizzata.

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Pesce… d’impasto dolce Ci divertimmo moltissimo in Spagna quell’anno, viaggiando e scrivendo. Hemingway mi portò a pescare tonni ed io ne presi quattro scatolette!

Woody Allen

Nella prima ricetta, un dolcetto a forma di pesce, sono stati introdotti dei piccoli stampini di cartone rivestiti di alluminio a forma di pesce, preconfezionati dall’educatore e completati dai bambini in un secondo tempo. Mentre i grandi si sono occupati di quantificare con il cucchiaio il burro, la farina, ma soprattutto il mezzo uovo, i più piccoli si sono divertiti a mischiare e a stendere la glassa sopra i piccoli pesci.

Rosa, 9 anni

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Il pesce matto

Un bicchierino di plastica pieno di

farina (100 g. – un etto)

Due cucchiai di burro

ammorbidito a temperatura ambiente (50 g)

Due cucchiai colmi di

zucchero (50 g)

La punta di un cucchiaino di Lievito

La punta di un cucchiaino di sale

Mezzo uovo

Per la glassa: Una busta di zucchero a velo sciolta con due gocce

d’acqua e due gocce di limone; Codette di zucchero arcobaleno a piacere

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Procedimento Impastare tutti gli ingredienti formando e dare la forma di un pesce usando lo stampino. Infornare a 180° per 20/25 minuti. Decorare con la glassa e le codette arcobaleno. Ricordo che durante la lavorazione del pesce matto, Francesco ha detto: “Ma questo pesce alla fine puzzerà come quello vero?”. A questo punto, i bambini si sono messi a ridere e vi assicuro che riportarli alla calma è stata la parte più complicata e difficile di questa ricetta! E se… iniziassimo con una filastrocca? Ed ecco un’altra filastrocca: La torta in cielo di Gianni Rodari:

Io sono un sognatore, ma non sogno solo per

me: sogno una torta in cielo

per darne un poco anche a te.

Una torta di cioccolato grande come una città che arrivi dallo spazio

a piccola velocità. Sembrerà dapprima una

nuvola, si fermerà su una

piazza, le daremo un’occhiatina curiosa dalla terrazza…

Ma quando scenderà come una dolce cometa

ce ne sarà per tutti

da fare festa completa. Ognuno ne avrà una

fetta più una ciliegia candita, e chi non dirà “buona!” certo dirà “squisita”! Poi si verrà a sapere (e la cosa sarà più

comica) che qualcuno s’era

provato a buttare una bomba

atomica, ma invece del solito

fungo l’esplosione ha

provocato (per ora nel mio sogno) una torta di cioccolato

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E se…volessimo essere cre-attivi? Spesso gli incontri in cucina con i bambini si sono allargati ad altri ambiti, quali possono essere quello del riciclo o della manualità artistica e queste esperienze si sono inserite in modo del tutto naturale nel percorso proprio perché tra le finalità educative abbiamo sempre posto l’esigenza di partire dai concetti più semplici e di base e dalle richieste spontanee dei bambini stessi. Così è capitato che i bambini volessero dar forme e sagome originali o personalizzate ai loro prodotti culinari, anche al di là degli stampini di ferro o ceramica o plastica che avevo a disposizione. La creatività ci è quindi venuta incontro e ci siamo cimentati nell’ideare personalmente anche gli stampini per le nostre diverse ricette (penso al pesce, alla casetta, alla dama e la sua grata, all’automobilina, etc…). A partire da dei grandi fogli di cartone riciclati da scatole da scarpe o stivali, in genere abbiamo disegnato la sagoma del soggetto che ci interessava (quindi appunto o un pesce, o una casetta, etc…) con le dimensioni che avrebbe dovuto avere il nostro dolcetto finito. In posizioni strategiche ben ripartite lungo il perimetro vengono fatti dei piccoli taglietti con la forbice. Quindi dal cartone avanzato abbiamo ritagliato alcune strisce di 5 cm di altezza e circa 30 cm di lunghezza e vengono incastrate nei tagli prima fatti e pinzate con la graffettatrice in posizione perpendicolare rispetto alla base. Circondata tutta la sagoma con le strisce, lo stampo così ottenuto va ricoperto accuratamente con la carta di alluminio ben pressata per mantenere la forma data e badando bene di ricoprire le graffettine per evitare

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che si possano staccare ed essere ingerite con l’impasto. All’interno del nostro originalissimo stampo viene quindi versato l’impasto e cotto al forno alla temperatura desiderata. Una volta pronto il dolcetto, l’involucro si strapperà facilmente e l’opera d’arte è fatta!

La sagoma del pesce preparata con cartoncino di recupero viene ricoperta con la carta di alluminio.

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Caramelle di pasta

- Preferisci i cioccolatini o le caramelle? - Beh, scarterei le caramelle….

Alessandro Bergonzoni

Per il prossimo atelier abbiamo scelto le caramelle di pasta che, per la loro particolare forma, hanno bisogno di concentrazione e calma: la pasta infatti deve essere ben manipolata e stesa sottile. Abbiamo tagliato dei rettangoli che, avvolti su se stessi e piegati ai lati, hanno formato delle vere e proprie caramelle ripiene. E se… volessimo qualche notizia storica? La pasta è stata inventata dai Romani. Lo testimoniano i rilievi di stucco ritrovati in una tomba etrusca, dove compaiono: un matterello, un sacco di farina e… una rotella dentata!

La mia cuoca Angela mi insegna a misurare gli impasti.

Arianna, 6 anni

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Caramelle di pasta

Mezzo bicchiere di farina (50 g)

Mezzo uovo

La punta scarsa di un cucchiaino di

sale Per il ripieno

Un cucchiaino di ricotta

Un cucchiaino di prosciutto cotto

tritato finemente

Un cucchiaino di grana grattugiato

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Procedimento Impastare gli ingredienti e stendere una pasta sottile. Tagliare tanti rettangoli di circa dieci cm di lato. Sistemare al centro il ripieno tritato e chiudere a caramella. Cucinare in acqua bollente e salata per 5 minuti fino a quando le caramelle diventano morbide. E se… iniziassimo con una filastrocca? Il capobanda ha letto la filastrocca: La pasta al forno

Ardasecco disse un giorno “Voglio fare la pasta al forno!”

Si recò da Mentevasta che sa sempre quanto basta

per i piatti di ogni sorta per la salsa e per la torta. Consigliò innanzitutto

quattro fette di prosciutto dieci mele molto cotte due noci e tre ricotte.

Nella pentola va il tutto fino a quando è ben asciutto.

Alla fin della cottura metti pure la pasta dura.

“Ma questo è un bell’intruglio, la pancia va in subbuglio!”

Ardasecco disse al mago “Non ci manca che lo spago!”

“Se l’aggiungi ti conviene ché il piatto lega bene”

Disse il gufo: “Vado e torno Per la vera pasta al forno

Basta andar da nonna Tina che fa pasta sopraffina!"

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Il riccio Ciò di cui ho davvero bisogno è questo amore ma un pezzo di cioccolato prima e dopo, non stona!

Charles M. Schulz Nella sesta ricetta è stato scelto un altro animaletto molto simpatico, il riccio, che i bambini si sono divertiti a decorare con mandorle e a ricoprire di glassa al cioccolato. I più grandi hanno contato quante nocciole servono per averne 30 g, e i piccolini hanno usato la punta del cucchiaino per dosare il lievito. E se… volessimo qualche notizia da record? ☺ I cioccolatieri di una nota marca di cioccolato,

hanno realizzato un uovo gigante di cento quintali di peso, sei metri d'altezza e circa quattro di diametro. Il tutto fatto di eccellente cioccolato, tanto che alla sola vista ci si sente catapultati in un'altra dimensione, piccoli piccoli come lillipuziani, ma con un'acquolina gigante in bocca!

☺ In piazza San Carlo a Torino qualche tempo fa è stata portata una "tavolona" di cioccolato colossale spessa 45 cm, lunga 316 e larga 152, realizzata con una tonnellata e mezza di cioccolato, alla quale sono stati aggiunti, tanto per esagerare, cinquecento chili di nocciole "tonde gentili delle langhe". Una miscela irresistibile di peso e gusto per la felicità del milione di visitatori arrivati nel capoluogo piemontese.

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Il riccio

Un cucchiaio e mezzo di

farina (20 g)

Un cucchiaio e mezzo di burro ammorbidito (30 g)

Sette zollette di zucchero (40 g circa)

Un uovo

Un cucchiaio e mezzo di fecola di patate (20 g)

Due cucchiai di cacao in

polvere amaro (36 g)

Due cucchiai di latte

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Due cucchiai di nocciole

tritate finemente (30 g)

Mezzo cucchiaino di lievito per dolci

Mezzo cucchiaino di sale ( la

punta scarsa)

Mandorle a scaglie per guarnire a piacere

Caramelle a piacere per occhi e bocca.

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Procedimento Impastare gli ingredienti e dare la forma ovoidale del riccio pressando con le mani. Guarnire con le mandorle a scaglie e infornare a 180° per 20/25 minuti. Ricoprire con cacao amaro spolverizzato e abbellire con caramelle per il naso e gli occhi. E se… iniziassimo con una filastrocca? La filastrocca d’introduzione letta dal nostro capobanda è Ciccio il Riccio:

Sta facendo un gran pasticcio questa volta Ciccio il Riccio

che non vuole andare in slitta con la neve così fitta.

“Io non vengo, ho paura con la neve è tutto bianco ho paura e sono stanco!”

La sua mamma ora gli insegna a raccogliere la legna

per scaldare bene la tana per un’altra settimana. Poi si è anche divertito

e un pupazzo si è costruito proprio in mezzo alla foresta

con gli stecchi sulla testa. Con la mamma ecco infine chiude a palla le sue spine, così avvolto sembra Ciccio la castagna nel suo riccio.

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Il bruco e la farfalla Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.

Mao Tse-Tung Ricordo che prima di cominciare il prossimo l’atelier sulla preparazione creativa di tramezzini, ai bambini è venuta voglia di cantare: abbiamo allora intonato la canzone prima proposta “Jack va in cucina con Tina” battendo con i cucchiai di legno sopra pentole e utensili vari, tutti in piedi sopra le sedie cantando a squarciagola. Abbiamo eseguito la ricetta molto fantasiosa e per una volta salata, per sperimentare un altro tipo di impasto, buono e nutriente come al solito, ma “diverso”. E se… iniziassimo con una filastrocca? Il capobanda Francesco, ha letto a voce alta la filastrocca Il Bruco.

Striscia il bruco lentamente,

mangia le foglie avidamente:

quando pieno avrà il pancino

schiaccerà un pisolino.

Gira il bruco su se stesso

e in un bozzolo ben spesso

s’addormenta dolcemente

sogna e non sente niente.

Passa del tempo e un bel dì nel sole sarà una farfalla

con due ali nuove!

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Il bruco e la farfalla

Una scatola di tonno da

160-180 g

Un cucchiaio e mezzo di grana

grattugiato.

Un cucchiaio e mezzo di pangrattato

Mezzo uovo

Maionese a piacere

Qualche listarella di peperone

Qualche oliva denocciolata

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Procedimento In una ciotola unire il tonno sgocciolato, il grana, il pangrattato e l’uovo. Avvolgere l’impasto su carta da forno e dare una forma allungata. Cuocere 15 minuti in acqua senza sale con tutto l’involucro, quando è cotto tagliare a ruote e unire i pezzi con gli stuzzicadenti. A parte, con la maionese e i peperoni fare dei tramezzini che serviranno per fare le ali e usare le olive per fare gli occhi. E se… volessimo farci una risata? ☺ Un millepiedi ad un altro millepiedi: “Come

va tuo figlio a scuola?” “Mah, mi sembra che la pigli un po' sottogamba, sottogamba, sottogamba…”

☺ Un bruco salendo un albero incontra una bruchetta e le chiede -Come ti chiami bella bruchetta?- Lei risponde -Ciam- Il bruco -Vuoi uscire con me stasera?- La bruchetta -Sì!- Salendo ancora incontra un'altra bella bruchetta e le chiede -Come ti chiami bella bruchetta?- E lei risponde -Ciam- Il bruco allora -Vuoi uscire con me stasera?- e la bruchetta risponde di sì. Continuando a salire incontra ancora un'altra bruchetta e chiede anche a lei -Come ti chiami bella bruchetta?- E anche lei risponde -Ciam- Il bruco ancora -Vuoi uscire con me stasera?- Questa bruchetta però ci pensa un po’ e poi risponde -No!- La morale della favola? Non tutte le Ciam… belle escono con il bruco!!

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A cosa è servito questo percorso? Ricordo con nostalgia come la cucina durante queste ultime ricette, avesse assunto veramente quell’aria familiare che già abbiamo anticipato nella premessa: un vero tripudio di gusti e di odori. I bambini cominciavano ad assaporare veramente il gusto di provare con mano ogni fase del processo ed alla fine ci siamo anche scatenati elaborando le ricette magari all’ultimo minuto, accogliendo suggerimenti, lasciando libero il genio e l’estro spontaneamente come veniva ad ognuno. I bambini alla fine di questo atelier hanno voluto fotografare i loro lavori che abbiamo riportato nell’inserto staccabile a parte.

Lavoro di gruppo realizzato con materiale di recupero.

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Il robot Com’è che mescolando acqua e farina si ottiene colla e se aggiungo uova e zucchero si fa un dolce?

R. Rudner Presenteremo adesso una ricetta davvero originale: il Robot, scelto per far vedere ai bambini che in cucina si può inventare proprio di tutto, anche un gioco che si mangia! Questa, come altre ricette in seguito proposte (come la macchinetta d’altri tempi, il gioco della dama, il domino, il gioco delle carte, tutte o quasi rappresentate nell’inserto staccabile) ha stupito i bambini per l’originalità e con grande entusiasmo i piccoli cuochi hanno accettato l’ennesima sfida dall’esito finale davvero allettante. Nell’immaginario collettivo, inoltre, la scelta di costruire giocattoli attraverso elementi diversi, inusuali, commestibili persino, ha rappresentato una svolta decisiva per i bambini e li ha portati a considerare definitivamente la cucina come luogo dove si elaborano e si producono esperienze davvero innovative e geniali. E se… volessimo iniziare con una filastrocca?

Ummhh ! Che buoni i waferini dolci fragranti biscottini, col ripieno al cioccolato

tutti insieme abbiam mangiato! Adesso non ce ne sono più

piangi un pochino e poi cantaci su! Angela Vallese

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Il robot

Due quadrati di pan di Spagna di 10 cm

4 cucchiai di mascarpone

Mezzo uovo

Mezzo cucchiaio di zucchero

Un cucchiaio di granella di nocciole

200 g di wafer

Per la glassa: Una busta di zucchero a velo sciolta con due gocce

d’acqua e due gocce di limone

Alcune gocce di colorante alimentare rosso o azzurro

Caramelle per mani, piedi e occhi

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Procedimento Ritagliare un quadrato di pan di Spagna, farcire con un impasto di mascarpone, nocciole tritate, zucchero e mezzo uovo. Coprire con un altro quadrato di pan di Spagna. Usare i wafer per creare le braccia e le gambe e le caramelline per piedi, mani e occhi. Ricoprire il busto del robot con una glassa colorata e lasciare solidificare nel frigo per qualche minuto. E se… volessimo qualche notizia storica? ☺ Le origini del pan di Spagna, si fanno risalire

alla metà del 1700 quando il cuoco genovese Giobatta Cabona, inviato in Spagna al seguito del marchese ed ambasciatore Domenico Pallavicino, in occasione di un banchetto presentò una torta di incredibile leggerezza che prese il nome di Pan di Spagna per onorare la corte spagnola.

☺ L’origine dei wafer risale invece

all’antichissima arte dei “cialdoni”, i quali fin dal 1400 in tutte le contrade europee preparavano e confezionavano sottili cialdoni, particolarmente fragili e croccanti, fatti cuocere al diretto calore del fuoco, con l’aiuto di caratteristici stampi a tenaglia. I cialdoni, recanti stampati sulla superficie dei piccoli disegni a reticolato o a losanghe, furono immediatamente chiamati “wafer”(soprattutto in Inghilterra), per la loro approssimativa struttura a nido d’ape che assomigliava al tipico disegno del “favo di miele” detto “waba” nella lingua del tempo.

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E se… volessimo essere cre- attivi? Presi dall’entusiasmo e ormai collaudati “artisti” abbiamo pensato anche di utilizzare alcuni ingredienti, di solito impiegati nelle nostre ricette, per creare con fantasia. Mescolando così farina, sale, acqua, olio e cremor tartaro (si compra in farmacia) abbiamo trasformato gli elementi in un interessante miscuglio naturale che ci ha permesso di dare origine ad una pasta duttile, flessibile, piacevole al contatto e per nulla tossica, adatta per dar forma a piccoli lavoretti. I bambini da subito hanno manifestato molta curiosità per questa nuova sostanza che mai nella loro vita avevano sentito nominare: il “cremor tartaro”: un acido naturale con proprietà di lievito adatto per la levitazione di dolci (biscotti, torte dolci o salate…), che si presenta come un solido incolore bianco e assolutamente inodore. Una volta questo prodotto si vendeva nelle vecchie drogherie, in quelle piccole “botteghe” dove si trovava di tutto e dove i bambini attaccati alle gonne della mamma riuscivano a conquistare qualche lecca lecca al gusto di fragola o lampone. Veramente una bella sorpresa dunque è stata per i bambini scoprire che alle volte con piccole modifiche si possono ottenere risultati veramente sorprendenti! Trasformare, azzardare nuove ipotesi di lavoro inducendoli al ragionamento, alla riflessione, facendoli sentire dei veri esploratori, concretamente attivi e partecipi fino in fondo ha contribuito ad innalzare, se ce n’era ancora bisogno, la loro voglia di sperimentare, la loro creatività ed autostima. Avanti di questo passo altre tipologie di paste hanno contribuito ad arricchire il nostro bagaglio

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esperienziale ed educativo: la pasta di sale, con la quale abbiamo eseguito forme di frutta e verdura; e la pasta di mais: con questo cereale abbiamo creato leggere falde per fare attraenti pasticcini colorati quasi uguali a quelli veri. Il nostro obiettivo è stato, come sempre, cercare di dare ad ogni bambino la possibilità di creare in assoluta libertà di espressione, favorendo lo sviluppo della motricità grosso motoria e fine e della manualità di ognuno. Alla fine abbiamo allestito una piccola mostra dei nostri manufatti mischiando il vero col.. falso, ed il risultato è stato molto piacevole!

Alcuni nostri capolavori non commestibili ma totalmente realizzati a mano con l’aggiunta di spaghetti

per le vibrisse e cereali sulla testina per mescolare il falso col vero!

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E se… volessimo cantare in cucina? Questa canzone inventata è stata scritta da una bambina veramente ricca di fantasia e allegra.

Angelina e la Cucina O mamma mamma mamma, O mamma mamma mamma

me batte el corazon Ho visto l’Angelina che andava in cucina

Prendeva la farina per far la focaccina, tutti i bambini che vanno lì a mangiar

O Angelina che bella la cucina! Con le padelle sei fenomenal

O Angelina andiamo a cucinar! Questa invece è un’altra delle canzoncine cantate in coro ed è stata accompagnata dal ritmo assordante delle pentole e degli utensili vari battuti con i mestoli e con la quale i bambini si sono davvero divertiti tanto.

Jack va in cucina con Tina Jack va in cucina con Tina Jack va in cucina con Tina

Jack va in cucina con Tina e suona il suo vecchio banjo

Bom Bom Bom Fli flai fillaio Fli flai fillaio

E suona il suo vecchio banjo Bom Bom Bom

(ripetere sempre più velocemente)

Ovviamente non poteva mancare una canzoncina a tempo di rap come rito di apertura: ci siamo seduti per terra disposti in fila e a gambe

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divaricate, uno dietro l’altro, ondeggiando da destra verso sinistra e battendo le mani abbiamo inventato questo ritmo:

Le mani sulla tavola, Manipola, Manipola

e canta con noi! Poi prendi la farina,

Manipola, Manipola! Aggiungi l’olio ed il

sale, Manipola, Manipola!

Impastando allegramente,

la gioia dentro agli occhi

le mani impiastricciate, tutti insieme

cantiaaaammm!!

Dopo i primi tentativi assolutamente disordinati, siamo riusciti a metterci d’accordo e per tutto il tempo trascorso attorno al tavolo immersi nel nostro mondo non abbiamo fatto altro che cantare a gran voce.

La cuoca cre-attiva in cucina. Lavoro di gruppo

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Infine, a conclusione del nostro percorso, i bambini mi hanno piacevolmente sorpreso con una del tutto personale modifica alla nota canzone “Il caffè della Beppina”.

La cucina di Angelina Ritornello:

La cucina di Angelina Non si fa mai di mattina,

ma sempre dalle cinque in poi, con i cereali o quel che vuoi!

I bambini non fan capricci,

ma tantissimi pasticci: l’avena, il farro, il cioccolato,

mezzo Kilo di farina e cento grammi di nocciole, una tazza di uvetta e poi latte a volontà!

Rit.: … …

I bambini che birichini,

mangian un sacco di frollini, le pizzette, le frittelle,

torte con le mele e zabaione, panettone e zabaione con la crema in quantità!

Rit.: ... …

Nicola, 9 anni

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A cosa è servita questa seconda parte del percorso?

In questa seconda parte abbiamo avuto la possibilità di integrare parzialmente il nostro percorso artistico in cucina con i processi chimici della lavorazione, che poi verranno ripresi nella terza parte di questo libro. Chiacchierando dell’eccezionale metamorfosi che avviene fra acqua e farina, i bambini hanno scoperto che a dare origine a questo prodigioso miscuglio è stato l’uomo che, casualmente, ha lasciato dentro ad una ciotola per giorni e al buio questi due ingredienti, non immaginando affatto di fare una grande invenzione.

A tavola pronti per l’atelier. Sara, 5 anni

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Terze tappe In cucina

____________________ ci si perfeziona così Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarlo bene, e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.

C. G. Yung

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Panini al latte L’uomo saggio mangia per vivere, l’uomo stolto vive per mangiare e bere.

Socrate Un’altra ricetta molto semplice e appetitosa che abbiamo sperimentato è stata quella dei panini al latte. Con il latte tiepido abbiamo sciolto il lievito di birra e a poco a poco ci siamo accorti che diventava di un leggero colore bruno schiumoso. Fra i bambini c’è stato chi ha colto la somiglianza fra il nostro liquido e il caffelatte mattutino, invogliando altri a voler assaggiare per farne il confronto. Superfluo dire che la differenza era molta, comunque ciò è servito per far conoscere il gusto amarognolo ma salutare del lievito, illustrandone così le virtù e i pregi. Cosa importante, abbiamo capito soprattutto che lo scopo del lievito è quello di far “levare” la massa attraverso la trasformazione degli zuccheri nascosti nella farina la quale, mista ad acqua o latte, libera gas e cerca a tutti i costi di uscire dall’impasto attraverso piccole bolle… La chimica quindi in un ambiente del tutto fuori del comune, dove per un attimo con i nostri bianchi grembiuli ci siamo immersi in questo mondo sconosciuto, ricco di sorprese e dove come veri tecnici di ricerca abbiamo avuto l’occasione di osservare dal vero e in tempo reale la trasformazione del prodotto. Uno alla volta i bambini hanno voluto rendersi conto della quantità giusta degli ingredienti

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mischiando e impastando fino ad ottenere una vera pagnotta. Hanno poi seguito passo dopo passo la lievitazione facendo molta attenzione ai tempi e qualche volta si sono preoccupati di bagnare con qualche goccia di acqua il canovaccio che serviva per ricoprire il pane, aiutando così a tenere inumidito l’ambiente per una perfetta riuscita della ricetta. Hanno così recepito interamente, in tutta la sua magia, il significato più recondito dello sviluppo della materia. Hanno inoltre verificato la vera manipolazione, imitando i gesti dell’educatore, imparando la rotazione del polso, importante per l’integrazione dell’ossigeno tra le fibre della pasta. E se… iniziassimo con una filastrocca? Il nostro capobanda ha letto questa volta La filastrocca del pane che ha messo appetito ai bambini.

Giro Giro tondo il pane dentro il forno

è cotto e profumato il fornaio l’ha impastato. Ha preso acqua e farina, di lievito una puntina ha fatto filoni di panini

che piacciono a tutti i bambini. Ha fatto pagnotte e rosette

che mangiano nonne e bimbette. Ha fatto pan dolce e salato

che mangiano il nonno e il soldato.

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Panini al latte

Due bicchieri di farina 00 (200 g)

Un cucchiaino di lievito di birra

Un cucchiaio di burro ammorbidito a temperatura

ambiente (20 g)

Mezzo cucchiaino di sale

Mezzo cucchiaino di zucchero

Un bicchiere circa di latte

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Procedimento Mischiare la farina al sale e mescolatela al burro in un recipiente caldo. Scaldare il latte in un recipiente a parte e, mescolando energicamente, unite il lievito, lo zucchero e lasciate riposare per 15 minuti finché il liquido non sarà spumoso. Unite il latte alla farina e al burro fino ad ottenere una pasta omogenea. Versate l’impasto su una spianatoia e lavoratela per dieci minuti, formate le pagnottine. Cuocere a forno caldo (180°) per 15 minuti.

Panini casalinghi formato mignon e a forma di montagnole.

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Grissini casalinghi

- Mi hai colto in fragrante! - dice il pane al cracker.

Anonimo Un altro momento importante per conoscere le fasi della lievitazione è stato l’atelier durante il quale abbiamo provato a preparare i Grissini casalinghi, riusciti benissimo e senza intoppi. La maggior parte dei bambini ha sperimentato la tecnica della modellazione della pasta in cilindretti lunghi e sottili, molto particolari e di gran effetto. E se… volessimo farci una risata? ☺ Carabiniere: “Mi dia un Kg di pane”

“Comune?” “Caltanissetta”.

☺ Un carabiniere va a fare la spesa. Al ritorno passa davanti alla chiesa e vede la cassetta per i poveri dove c'è scritto: "PANE PER I POVERI". Avendo comprato dei panini vuole fare un atto di carità. Prende un panino e cerca di infilarlo nell'apertura della cassetta. In quel momento passa il maresciallo e lo rimprovera -Cretino! Non vedi che è l'apertura per i crackers?!?

☺ Se la scuola è il pane della vita, io vado avanti a grissini.

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Grissini casalinghi

Un terzo di un bicchiere di acqua (due

dita)

Un bicchiere di farina 00 (100 g)

Mezzo cucchiaino di Zucchero

Mezzo cucchiaino di sale

Un cucchiaino di lievito di istantaneo per pizza

Un cucchiaio di olio d’oliva

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Procedimento Amalgamare tutti gli ingredienti e manipolare energicamente per alcuni minuti. Formare dei cilindri sottili lunghi circa 15 cm da stendere su carta da forno infarinata. Infornare a 180° per 20 minuti. E se… fossimo a scuola? Potremmo collegarci sempre a esperienze di manipolazione di questo tipo per lavorare con i bambini sulle equivalenze, spesa-ricavo-guadagno o concetti simili. Ecco un esempio da noi usato con i bambini della scuola primaria dopo aver lavorato in cucina per la preparazione di grissini e torte salate3. Oggi in cucina hai preparato le focacce con le patatine! Che bontà!! Ecco la ricetta:

☺ ½ cucchiaio di lievito ☺ ½ cucchiaio di zucchero ☺ 1 cucchiaio di olio d’oliva ☺ ½ cucchiaio di sale ☺ ½ bicchiere di acqua e latte ☺ patate tagliate sottili ☺ un po’ di origano

Sapendo che 1 cucchiaio equivale a 3 grammi e che 1 bicchiere equivale a 25 grammi, trasforma le dosi da cucchiai e bicchieri a grammi.

☺ di lievito ☺ di zucchero ☺ di olio d’oliva

3 Scheda operativa a cura dell’educatrice Raffaella Caccin.

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☺ di sale ☺ di acqua e latte

Quanto peserà l’impasto di una focaccia e quanto l’impasto complessivamente? Se Angela ha speso 5€ per lievito e zucchero, 2€ per olio e sale, 1.5€ per latte e origano, quanto ha speso in tutto? Se Angela ha pagato con una banconota da 20€, quanto riceve di resto?

La cuoca Angela fa i conti con i soldi per pagare la spesa fino a che le viene il fumo alla testa.

Marco, 5 anni e mezzo

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Panzerotti ripieni

A questo punto non poteva mancare la pasta per pizza! Allora abbiamo pensato che potevamo proprio provare a cimentarci in questi piccoli “panzarotti”ripieni. La parte finale inerente alla cottura è stata eseguita da un adulto per la pericolosità della manipolazione dell’olio di cottura. I più piccoli hanno voluto dare la forma classica alle pizzette. Inutile dire che i bambini hanno accolto con gioia questa ricetta! E se… volessimo iniziare con una filastrocca Il capobanda Emanuele, dichiaratosi esperto pizzaiolo bravissimo a manipolare la pasta, ha letto per noi una filastrocca di Gianni Rodari: il Pane

Se io facessi il fornaio vorrei cuocere

un pane così grande da sfamare tutta la gente

che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole,

dorato, profumato come il sole. Un pane così verrebbero

a mangiarlo dall’India al Chilì i poveri, i bambini, i vecchietti

e gli uccellini.

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Panzarotti ripieni

Un bicchiere di farina (100 g)

Mezzo bicchiere di acqua

Un cucchiaio di olio d’oliva

Un cucchiaino di lievito per pizze

Mezzo cucchiaino di sale fino

Un cucchiaino di prosciutto cotto tagliato finemente

Mozzarella a dadini a piacere

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Procedimento Amalgamare tutti gli ingredienti e formare delle palline grandi come il palmo della mano. Con il matterello tirare la pasta dal centro verso l’esterno formando un cerchio. Farcire con mozzarella a dadini e prosciutto avendo cura di chiudere il cerchio formando delle mezze lune. Friggere in olio caldo per pochi minuti finchè i panzarotti saranno dorati.

I panzerotti sembrano di forma delle banane ma sono buoni come la pizza e io me li faccio felice (ho le mani

che faccio “Evviva”). Emma, 6 anni

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E se… fossimo a scuola? Perché dopo aver sperimentato questa ricetta non chiediamo ai bambini di lavorare sull’insiemistica cercando di schematizzare la ricetta per preparare dei panzarotti da farcire a loro gradimento? Ecco un esempio tratto direttamente dagli appunti di un bambino4. Oggi con Angela hai preparato in cucina i panzarotti ripieni: prova ora a pensare come vorresti farcire il tuo panzarotto preferito e riempi lo schema riassuntivo qui sotto per poterlo impastare e cucinare.

Joannes, 7 anni

4 Scheda operativa a cura dell’educatrice Raffaella Caccin.

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Biscotti speziati L’atelier successivo ha visto la realizzazione dei biscotti speziati che sono stati accolti dai bambini con entusiasmo e con una punta di curiosità. Infatti questa nuova ricetta vanta una serie di ingredienti sorprendentemente varia che ha portato inizialmente tra i bambini una certa diffidenza: parliamo di spezie, ancora abbastanza sconosciute ai bambini. Il cucchiaio ha fatto da padrone in questa ricetta e, per volere dei bambini, lo abbiamo ribattezzato lo saliscendi come già è stato descritto qualche pagina addietro. E se… volessimo iniziare con una filastrocca? Il nostro capobanda ha letto questa volta la filastrocca: Una torta magica

Una torta magica! Ora vi insegno la ricetta per una torta perfetta: Prima cosa mescolate un bel chilo di risate,

un bicchiere di canzoni e una tazza di emozioni,

tre cucchiai di carezze e una punta di tenerezze. Quando tutto è amalgamato

con dolcezza va scaldato, spolverato di risate

e gustato con chi amate!

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E se… volessimo qualche notizia storica? ☺ La cucina romana di età imperiale era

caratterizzata soprattutto dal gusto agrodolce e da una spiccata predilezione per i cibi piccanti; costante era l'utilizzo di aceto e miele, di salse agre o piccanti ottenute con l'uso di erbe, bacche, radici e, già a partire dal primo secolo d. C., del pepe, importato dal vicino Oriente e che ottenne subito un travolgente successo.

☺ Nell'alto Medioevo l'incontro con la cultura

alimentare araba contribuì al delinearsi di un gusto nuovo perché giunsero in Europa due prodotti chiave per la trasformazione del gusto: gli agrumi e lo zucchero di canna, che, progressivamente, sostituirono l'aceto ed il miele rendendo più morbido il contrasto agro-dolce. Gli Arabi rappresentarono inoltre per alcuni secoli il principale collegamento tra l'Europa e l'Oriente, e quindi con il mercato delle spezie; solo intorno all'anno Mille i mercanti italiani apriranno varchi e scali di approdo in quella direzione, soppiantando i mercanti arabi ed orientali nella fornitura di spezie. L'apporto della cucina araba all'uso delle spezie nella cucina europea è oggi assai controverso; in ogni caso, durante l'alto Medioevo il gusto delle spezie assunse caratteristiche sempre più diversificate rispetto alla cucina romana

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Biscotti speziati

5 bicchieri di farina 00 (500 g)

6 cucchiai di burro

ammorbidito (200 g)

10 cucchiai di zucchero di canna (200 g)

due uova

Un cucchiaino di:

- sale - bicarbonato - lievito in polvere per dolci - pepe macinato - chiodi di garofano

Due cucchiaini di: - zenzero - cannella - 3 cucchiai di melassa (80g)

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Procedimento Mischiare tutti gli ingredienti avendo cura di setacciare la farina e ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Avvolgere l’impasto nella pellicola trasparente e lasciare riposare un’ora nel frigo. Con il matterello tirare una sfoglia spessa 1 cm e ritagliare dei biscotti con le formine. Cuocere in forno a 180° per 15 minuti su carta da forno infarinata. Durante questo atelier dei biscotti abbiamo fatto conoscere ai bambini le spezie ed il loro profumo. Loro stessi alla fine hanno dato interpretazioni molto diverse gli uni dagli altri esprimendosi così: L’anice ricorda:

• Il grano • La liquirizia • Il finocchio

selvatico • Un po’ la

menta • È appiccicosa

e dolce

La cannella ricorda: • Il Natale • Il pepe • Un fiore • Un paesaggio • Fa venir fame • Agli alberi

Il finocchio ricorda:

• Il profumo di liquirizia e di menta • Assomiglia al cibo dei canarini o tartarughe • Ha un gusto fresco, fa pensare all’estate

Lo zenzero ricorda: • La cipolla • L’aglio • È sgradevole

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• È pungente • È giallo e poco invitante

Il timo ricorda:

• Il the • L’aroma adatto per la carne • L’origano • Il gusto forte del pepe

Insieme abbiamo quindi preparato il “prontuario” dello speziale: con grandi fogli di cartoncino abbiamo dato vita ad un librone profumatissimo che conteneva piccoli pacchettini con le spezie ed alcune ricette a tema!

Il frontespizio del nostro prontuario aromatizzato.

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Un esempio di spezie raccolte in sacchettino.

La ricetta per una torta alle spezie e i relativi aromi.

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La casetta Ed eccoci arrivati all’ultimo atelier! In questa ricetta abbiamo veramente lavorato tanto per preparare la torta a forma di casetta ma la soddisfazione alla fine è stata unica e i bambini pieni di gioia hanno quasi tutti infilato le dita nel cioccolato, nella glassa colante e qualcuno di nascosto ha mangiato qualche caramella. Il tavolo alla fine sembrava un vero campo di battaglia! E se… iniziassimo con una filastrocca? La filastrocca è stata letta in coro da tutti e guarda caso parla di una casetta veramente speciale. La filastrocca è: ”La casa del goloso”

Io vorrei una casa bella con i muri di mortadella, con i tetti di prosciutto

e la porta un po’ di tutto, di risotto e di minestre vorrei fatte le finestre.

Ah! Il camino mi scordavo! Quello che era di un mio avo

fatto tutto in cioccolata con la cappa in panna montata,

e davanti le poltrone di polpette e polpettone

e poi grande ed ampie stanze fatte tutte di pietanze.

Questa casa è bella e lieta purché tu… non sia a dieta!

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La casetta

500 g di wafer

Un vasetto di cioccolata spalmabile

Un disco di pan di Spagna

Tante caramelle colorate

Una stecca di cioccolato

Per la glassa: una busta di zucchero a velo sciolta con due gocce

d’acqua e due gocce di limone

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Procedimento Ritagliare dal pan di Spagna un rettangolo di circa 10 cm x 20 cm da usare per formare il tetto. Utilizzare i wafer come se fossero dei mattoncini per costruire le pareti. Usare la crema di cioccolato come collante fra un mattone ed un altro. Poggiare con delicatezza il tetto sulle pareti come mostrato nell’illustrazione dell’inserto staccabile. Ricoprire il tetto con la glassa precedentemente preparata e farla colare a pioggia. Abbellire la casetta con il cioccolato in stecca per fare la porta d’ingresso e le finestre e usare le caramelle a piacere come decorazione per il camino e le tegole. Mettere nel frigo 10 minuti per fare solidificare la glassa.

George, 8 anni

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E se… volessimo giocare con l’italiano? Un giorno abbiamo pensato di cambiare il nome agli utensili della cucina. L’idea ci è venuta per dare un tocco di fantasia e originalità, utilizzando nomi inventati al momento, divertendoci un mondo e cercando di memorizzarli velocemente ( cosa non proprio facile!).

Lista degli utensili di cucina:

Paletta = Cucciaiolo

Ciotola = Pentolaino

Bilancia = Bilanciatrice

Cucchiaio = Saliscendi

Tortiera = Fornaia

Pentolino = Scioglilingua

Mestolo = Peschiere

Forno = Cuciniere

Forchetta = Pirone

Coltello = Spezzatutto

Tagliere = Taglierone

Strofinaccio = Stracciandolo

Brocca = Sbreccata

Dispensa = Postier

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A cosa è servita questa terza ed ultima parte del percorso?

Se ascolto, dimentico. Se vedo, ricordo. Se faccio, capisco. È sbagliato fare lunghi discorsi ai bambini invece che toccare e provare a fare.

Bruno Munari

Verso la fine del lavoro svolto i bambini hanno avuto modo di scambiare le loro opinioni sulla diversità oggettiva dei nostri atelier; scegliendo secondo il loro personale gusto le tappe più rilevanti e significative di tutto il percorso compiuto fino a quel momento. Il frutto di questa chiacchierata è servito per riflettere sull’importanza effettiva di quello che avevano imparato. Si sono resi conto che, partendo piano piano con cose veramente semplici, hanno sentito il gusto della ricerca e la spinta emotiva è stata per loro come la chiave per aprire un baule ricco di sorprese. La matematica come prima scoperta, attraverso procedimenti inusuali: siamo arrivati con un po’ di pratica a pesare gli ingredienti con il semplice colpo d’occhio e a porci domande come: “la farina è sufficiente per la quantità dello zucchero usata? Ne serve ancora?”. La conoscenza in itinere della chimica e della fisica che, come un vero incantesimo, fanno trasformare la materia. Infine il desiderio prorompente di fare i “pasticceri pasticcioni” scatenando emozioni irripetibili alla vista di piccole opere d’arte, prestando attenzione

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quindi, per quanto possibile, anche al senso estetico. Quanto ci siamo divertiti! Nell’ultima ricetta abbiamo fatto la summa di tutto il lavoro: la casetta così somigliante a quella di Hansel e Gretel sottolinea infatti tutta la capacità inventiva del gruppo nel mettere in evidenza gli aspetti di questo viaggio così affascinante ed estremamente educativo. Nel vasto universo infantile l’esperienza acquisita ha sicuramente lasciato un’impronta tangibile, da recuperare al momento del bisogno, perché pienamente sperimentata e vissuta. Provando con mano, si sono resi conto che questa era la tecnica più semplice ma più valida per interiorizzare tutti i concetti, così difficili alle volte. Ogni piccolo passo è stato accolto con entusiasmo, anche se alle volte la ricetta, ai loro occhi, poteva sembrare troppo complicata: mai si sono tirati indietro impauriti dal grado di difficoltà. È stata un’avventura indimenticabile, ogni volta ricca di imprevisti, di colpi di scena, ma anche di risate e di allegria che ha permesso ai bambini più timidi di aprirsi, sapendo di essere fra amici, in un clima di grande solidarietà. E’ stato un gioco, ma tutti dall’inizio alla fine sono stati consapevoli di avere aggiunto un frammento in più nel grande puzzle che è la loro vita. Felici, i bambini al termine di ogni incontro hanno sempre portato a casa con evidente orgoglio il risultato del loro impegno, aspettando con ansia i propri genitori, tenendo fra le mani il loro piccolo lavoro con il desiderio chiaro, visibile di cogliere sul viso dei loro cari lo stupore, quale conferma ancora una volta e definitiva del valore inestimabile dell’esperienza vissuta insieme, fra amici.

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Conservare l’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere il piacere di capire, la voglia di comunicare. I bambini di oggi sono gli adulti di domani, aiutiamoli a crescere liberi da stereotipi aiutandoli a sviluppare tutti i sensi, aiutiamoli a diventare più sensibili. Un bambino creativo è un bambino felice.

B. Munari

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Piccole leccornie della memoria Ovvero…

______________ con le parole dei bambini “O Angela, ti guarderei impastare dalla mattina alla sera. Non mi stancherei mai di guardarti quando impasti il pane. Sei come una mamma.”

Massimo, 10 anni “Io in cucina mi rilasso e mi svuoto.”

Giorgia, 12 anni “Da grande voglio andare alla scuola alberghiera per diventare un grande chef e tu Maria [la sua amica che stava lavorando con lui in quel momento al tavolo per la preparazione dei panzarotti ripieni] ci vieni anche tu così apriamo un ristorante. Possiamo cercare i vari nomi da dare al ristorante e facciamo a gara a chi più li escogita in maniera più allegra e fantasiosa. Eh, che dici? E ognuno di noi avrà un ruolo ben preciso: tu la parte artistica e alla cassa mentre io avrò la parte del rielaboro delle ricette a mio gradimento e fantasia. Io avrò il ruolo principe di inventare ricette anche con prodotti un po’ fuori dal comune e tutto questo ci farà diventare dei cuochi famosi per poi girare il mondo facendo i cuochi sulle navi. Eh, che ne dici? Ci stai? Affare fatto?”

Alessandro, 11 anni “Sai Angela, tu non ti accorgi ma ti dico un mio segreto, tanto tu non ti arrabbi, lo so. Quando tu ti giri per controllare il forno io ti rubo le cipolle per assaggiare il gusto forte e mi metto quasi a piangere cioè mi esce una lacrimetta perché mi viene una specie

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di energia interna e per il gusto di sentirlo che mi viene il solletico come dentro.”

Chiara, 5 anni “Ma poi assaggiamo tutto questo ben di Dio? Lo assaggiamo adesso o lo portiamo a casa? Perché non so se resisto a non mangiarlo con ‘sto profumino, ma vorrei anche farlo vedere alla mamma… Insomma che si fa? Non è che possiamo fare un po’ e un po’?”

Valentina, 9 anni

“Guarda Angela che anche le bricioline sono importanti, mi hai insegnato tu. Non si spreca niente dell’impasto, tutto serve e tutto si usa, puliamo bene cucchiai e ciotola, mi raccomando… giusto Angela?”

Priscilla, 6 anni “Ricordo che una volta mentre eravamo in pieno atelier mi sono dovuto assentare dalla cucina un attimo e ho chiesto ad una bambina di leggere la fase successiva. Valeria subito ha assunto un tono di voce impostato, professionale, cercando di imitare quello che uso io di solito: “Allora bambini, adesso cominciamo la nostra ricetta… Per piacere stiamo in silenzio perché la ricetta ne potrebbe risentire! E ne risente anche la lievitazione… Avete tutti il grembiule e cappello, come vedo, ma vi siete lavati bene le mani? Bene, allora procediamo…”

La cuoca Angela e Valeria, 9 anni

“Io mi ricorderò per tutta la vita quando ho fatto la pizza perchè mi è piaciuto come mi è uscita… mi sembrava proprio fatta bene con il formaggio tutto in centro e non che si era bruciacchiato o che usciva anche dai bordi. Sì insomma, io ero contento di averla fatta così bene perché era proprio fatta bene cioè bella da

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vedere e buona nel gusto, quindi mi sentivo proprio bravo. Perché invece quando abbiamo fatto i dolcetti a forma di leone con i cereali, i croccanti ed il riso mi sono sentito proprio poco bene quella volta proprio perché era anche buono da mangiare, con la ricetta giusta, ma non era bello da vedere, il mio era un pasticcio, e allora quel giorno non sono stato felice…”

Marco, 8 anni

Mario, 10 anni

“La cosa che mi ha fatto proprio schifo, (scusa se te lo dico Angela, ma devo proprio dirtelo) è stato quando ci hai fatto usare gli spinaci per metterli nella pizza o che mi ricordo io nei panzarotti… guarda che a me fanno proprio schifo intanto da mangiare, e poi a vederli e toccarli, così mollicci e tutti di filo… Bleà che schifo!!”

Chiara, 5 anni

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“Anche a casa la mamma mi dà qualche compito in cucina e allora io ero tra tutti gli altri ragazzi e bambini quella più brava, specie a mescolare gli ingredienti e devi fare bene in modo che la farina e il cacao diventino tutti dello stesso colore, o tipo quando il burro si deve sciogliere con l’uovo ma senza fare i grumi. Io ero la più brava, ma mica facevo che mi vantavo, sai?! Anzi mi piaceva aiutare i bambini piccoli, gli mostravo tutto e così mi sentivo ancora più brava. Come te, Angela.”

Maria, 10 anni

“Ricordo che più di tutto mi è piaciuto fare i piatti più semplici, come il pane o la pasta o la pizza perché credo di essere brava in queste cose, di averle fatte proprio bene e ricordo che quando le ho fatte assaggiare ai miei parenti ho preso molta soddisfazione che mi hanno detto che erano molto buoni e anche mia sorella più grande ha voluto che le insegnassi come fare. Così io mi sono sentita un po’ più grande di quello che sono, perché mi sentivo proprio più brava in quello, anche di lei.”

Carla, 11 anni

“Io penso che tu Angela sei un po’pazza a farci usare i coltelli… io avevo sempre paura di tagliarmi e guardavo sempre dove mettevo il dito e facevo tutto con calma. Restavo sempre l’ultimo ma almeno non morivo!”

Giovanni, 6 anni

“Rompere le uova in modo professionale come mi hai insegnato tu, con una mano sola, questo sì che vuol dire essere cuochi! E ci restano tutti di stucco, eh! Nemmeno la mamma ci credeva! Certo che se non facevamo tutte quelle ricette e non ci provavo tutte quelle volte… per fortuna che ci abbiamo provato!”

Mario, 9 anni

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Un inserto tutto da ritagliare ___________________________ Spunti di colore

Le fotografie dei nostri atelier di cucina

La torta di mele speziate

Le pizzette

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Il bruco e la farfalla

Le fragole ricoperte di cioccolato

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Il robot femmina

E il robot maschio

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La macchina decorata con glassa alla fragola

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La casetta di Hansel e Gretel

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Delizie al cioccolato

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Cioccolatini fatti in casa

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Focaccine cipolla e rosmarino

Pane fatto in casa

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Tentativi ed errori per una torta a forma del gioco della dama

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La torta di Natale

La torta Arlecchina

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Le bamboline alla salvia e chiodi di garofano

Uno dei cartelloni usati in atelier

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La cucina con la dispensa (postiera). Lavoro di gruppo realizzato con tecniche artistiche miste

La Cas@ del Pomeriggio, l’associazione culturale dove abbiamo realizzato questi atelier di cucina

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Riferimenti bibliografici

Testi di riferimento AA. VV., Dolci fatti in Casa - Scuola di Cucina, Giunti Demetra, Firenze, 2006. AA. VV., Dolci Gioie – Ricettario di Pasticceria, Demetra, Verona, 1997. AA. VV., Faccia di crema: ricette divertenti per bambini di Geronimo Stilton, Piemme, Casale Monferrato, 2000. AA. VV., Fare il Pane - Naturalmente Cucina, Demetra, Verona, 1993. AA. VV., Il libro del pane, Giunti Demetra, Firenze, 2004. Bargelli M., Petri G., La cucina con i bambini. Le ricette più semplici e fantasiose, la scelta degli ingredienti e i consigli utili per cucinare insieme ai bambini, Keybook, Sant’Arcengelo di Romagna, 2000. Buglioli F., Gallorini M., In cucina con i nostri bambini esperienze e ricette, F. Angeli, Milano, 2004. Bull J., Bambini in Cucina. Piccolo Manuale per Piccoli Cuochi, Edicart, Milano, 2003. Burtscher A., Ricette sane e gustose per i nostri figli, Red Ed., Milano, 2005.

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Cagnoni L, Cucinare con i bambini tante ricette per imparare a mangiar sano divertendosi, Food Junior Stampa, Milano, 2007. Cappelli A., A tavola con i bambini, Proedi ed., Milano, 2002. Ibbs K., Cucino anch’io - La Cucina dei Ragazzi, Edicart, Milano, 2005. Ibbs K., Scuola di Cucina per Maghi, Fabbri Editore, 2003. Iral M., Piccoli grandi Cuochi, Disney Libri, Milano, 2006. Maggs S., Torte allegre: 50 dolci idee per festeggiare i bambini, Zanti, Modena, 1998. Martin C., Doloso M. G., Viaggio nei paesi dei mille profumi: i bambini cucinano, Monti, Saronno, 1999. Peli D., Torte per bambini, Ed. Quadro, Modena, 2000. Piazza M., Franchini F., Bambini tutti a tavola menù e ricette per la salute del tuo bambino, Bracciali, Arezzo, 2007. Raspollini C. (a cura di), La Prova del Cuoco, Verde Gustavo, Rai Eri, Roma, 2001. Rattizzi I., Bambini, è pronto! De Agostani, Novara, 2005.

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Vecchini S., Vincenti A., Cuoco Fernando, Giunti Editore, Firenze, 2007. Zucchi L., La cucina del mio bambino 200 ricette appetitose per far mangiare anche il bambino più difficile, AMZ, Torino, 2000. Sitologia www.mangiarbene.com

www.bambinopoli.it

www.filastrocche.it

www.giustopeso.it

www.infanziaweb.it

www.agmmilfaro.it

www.ddripandeddi.it

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INDICE

Fratelli di farina __________ Speciale genitori C. Cagol…………….…………...3 Il profumo del basilico _____ I pensieri educativi che stanno dietro l'esperienza…..7 Mani in pasta! 111 Prime Tappe13

Focaccine al rosmarino......................................................... 14 Cornetti al formaggio........................................................... 21 Uova al cioccolato................................................................. 24 A cosa è servita questa prima parte del percorso?........... 27

Seconde tappe29

Pesce… d’impasto dolce ...................................................... 30 Caramelle di pasta ................................................................ 35 Il riccio.................................................................................... 38 Il bruco e la farfalla............................................................... 42 Il robot .................................................................................... 46 A cosa è servita questa seconda parte del percorso? ....... 54

Terze tappe555

Panini al latte......................................................................... 56 Biscotti speziati ..................................................................... 68 La casetta................................................................................ 74 A cosa è servita questa terza ed ultima parte del percorso?................................................................................................. 78

Piccole leccornie della memoria81 Un inserto tutto da ritagliare85 Riferimenti bibliografici............................................................ 97

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Collana

Mani con le ali Piccoli libri per grandi progetti

A cura di ???

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I nostri bambini ricevono molti stimoli e frequenti sollecitazioni dai media e dagli strumenti multimediali, che utilizzano molto frequentemente, ma hanno minori occasioni di giocare in modo concreto e attivo, interagendo con i coetanei in spazi e momenti spontanei; forse ormai è rimasta solo la scuola come una delle poche aree di aggregazione, con il gioco durante l’intervallo e i laboratori espressivi o di ricerca e sperimentazione attiva organizzati dagli insegnanti. Per molti fanciulli la curiosità, l’esplorazione, la socializzazione spontanea e la creatività non trovano, nelle loro impegnate giornate, il terreno dove potersi sviluppare spontaneamente e caricarsi di quei valori emotivi ed affettivi necessari ad una equilibrata formazione della personalità, attraverso una attività nello stesso tempo spensierata e cognitivamente stimolante. I genitori, che in passato sapevano di poter far conto su un ambiente più facilmente fruibile dai loro figli, sulla custodia e supervisione dei fratelli maggiori, sulla forte coesione dei gruppi di bambini che “garrivano” nei cortili o nei campetti vicino a casa, non sentivano il bisogno di intervenire molto nell'organizzazione dei giochi o nel dirimere i piccoli conflitti dei bimbi (che in realtà sono potenzialmente molto capaci d’autoregolare i loro conflitti e l'aggressività all’interno dei loro gruppi spontanei dandosi limiti e regole sociali). Ora il quadro è molto diverso, gli spazi interni ed esterni sono spesso venuti a mancare, il frenetico ritmo della quotidianità lascia poche occasioni di “perdere tempo” in giochi manuali, di costruzione, d’esplorazione, di fantasia, di fiaba, d’espressione di attività personalizzate. Inoltre, come la cultura tradizionale rischia di andare perduta per mancanza di trasmissione dei suoi contenuti da una generazione all’altra, così molte attività di gioco tendono ad andare dimenticate per mancanza di fratelli o amici maggiori che insegnino, in una preziosa “scuola di gioco e di vita”, le diverse attività ludiche. I genitori si affannano a regalare ai figli giochi costosi e complicati o alla moda, lasciando quasi sempre l’iniziativa della scelta al bambino, che come sanno bene le agenzie pubblicitarie, è facilmente influenzabile e rappresenta un sicuro target commerciale. Credo che non possa mai venire a

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mancare, nel progetto educativo di ciascun genitore, l’attenzione ragionata sulle scelte anche delle proposte e occasioni ludiche dei propri bambini, poiché anche nel tempo libero e nel gioco si coltivano e si esprimono i valori che ogni famiglia desidera trasmettere ai propri figli. Sono fortemente convinto che il dono più bello che si può fare ad un bimbo sia il tempo, il proprio tempo di mamma e di papà, da donare con piacere, spensieratamente, ma attentamente, nel quale “perdere tempo” nel fare assieme, giocare e giocarsi con il bambino. La valenza di ciò non risiede nell'originalità del gioco o nella sua complessità ma piuttosto nella relazione profonda che s'instaura nell’attività ludica condivisa, è un momento magico in cui il bambino può entrare in contatto con il genitore in una dimensione educativa diversa, scoprire che anche i grandi sono stati bambini e non hanno dimenticato la loro infanzia: in questo il piccolo si sente più vicino e compreso dall’adulto, da quello stesso adulto che rimane autorevole, depositario delle regole e rassicurante ma capace di avvicinarsi al bambino in sintonia con i suoi interessi. Qual è allora il senso di questa collana? Da una parte vuole sottolineare come il gioco sia per i bambini un “lavoro” importante nella loro formazione di futuri adulti e di come questo lavoro si svolga in un clima sereno, gioioso e spensierato carico di forti contenuti maturanti, sia sul piano cognitivo sia su quello affettivo, emotivo e sociale. Ricordiamo, ad esempio, che il bambino si presenta alla scuola dell’obbligo con un bagaglio di conoscenze ed esperienze fondamentali acquisite in cinque preziosi anni di gioco che gli permettono di affrontare gli apprendimenti scolastici con una solida base di partenza: un maestro preparato sa che un bambino che sa giocare bene, saprà altrettanto bene imparare e che è importante che continui la sua formazione dividendo il tempo tra un sano e impegnato giocare e un altrettanto impegnato studiare (che può essere proposto in modo altrettanto piacevole e appassionante). Dall’altra propone una serie di stimoli guida sia per i genitori e gli educatori sia per i bambini, con percorsi graduali che invitano dapprima alla condivisione con l’adulto e in seguito alla scoperta autonoma di giochi ed

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esperienze da fare con i coetanei con materiali semplici, facilmente reperibili ma di gran soddisfazione personale. Ogni libretto è preceduto da una parte di riflessione psico-pedagogica dedicata ai genitori che indirizza l’attenzione verso i processi formativi principali connessi con le diverse attività di gioco proposte. Nella parte operativa vi sono schede pratiche costruite in progressione a seconda delle diverse età e a seconda dell'opportunità di condivisione/ partecipazione dell’adulto, tutto proposto in modo stimolante, lasciando largo spazio alle variazioni e invenzioni personali, per questo ciascuno può diventare protagonista e autore del suo gioco. Non è la nostalgia* dei giochi del passato che ci ha spinto a “scrivere”, fermando sulla carta le attività ludiche, ma la difficoltà attuale di trasmettere praticamente e oralmente i giochi e soprattutto la consapevolezza che nel giocare siano contenute preziose occasioni di crescita sana ed equilibrata che non possono e non devono andare perdute nell’impegnativo confronto con le nuove attività ricreative proposte dall’informatica, è opportuno, infatti, che convivano assieme, in un percorso parallelo che permetta i bambini di essere domani persone attive, pensanti, aggiornate e adeguate al loro tempo. *Riprendendo il parallelo con la trasmissione della cultura tradizionale di cui sopra “Quando un autore decide di togliere il racconto (gioco) dalla labile sopravvivenza della tradizione orale, dandogli forma di scrittura, si espone al rischio di essere considerato un infedele. Tradisce infatti i narratori (giocatori) orali e vanifica la loro ragion d’essere, poiché nel momento in cui una storia (gioco) è scritta, essa trova un riparo sicuro e si estinguono le motivazioni sociali che legittimavano l’esistenza stessa del narratore (giocatore)”5, abbiamo scelto consapevolmente di correre tale rischio sicuri che “il GIOCO valeva la candela”.

Claudio Cagol

5Nota di edizione di Rosetta Infelisi Fronza al libro di leggende di Carlo Felice Wolf “Rododendri Bianchi delle Dolomiti” -Cappelli Editore- .

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Nella stessa collana

Calore S., C’era una volta… e forse c’è ancora. Fiabe ad arte, ed. Associazione E-Sfaira, 2008. Peraro F., Posso creare? Educare alla creatività attraverso l’incontro con l’Arte contemporanea. Per bambini dai 5 ai 99 anni, ed. Associazione E-Sfaira, 2008.

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