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2 ... frammenti di noi... della quinta ... INIZIATIVA PROMOSSA DA REGIONE LAZIO Assessorato al Lavoro, Politiche Sociali e Famiglia PRESIDIO DEL LAZIO Centro Servizi per l’autonomia e le diverse abilità REALIZZATA DA CO.IN. Cooperative Integrate Onlus Cooperativa Sociale Integrata Matrioska Associazione Volontari “Il Cavallo Bianco” Scuola Elementare Statale “Salvatore Quasimodo” di Roma Insieme con le Cooperative Sociali Integrate Capodarco Pin.go Tandem Diario delle esperienze Percorso realizzato nei laboratori espressivi-creativi e di cinema svolti dal Presidio del Lazio, Centro Servizi per l’autonomia e le diverse abilità presso la Scuola Elementare Statale “Salvatore Quasimodo” di Roma. Grafica & Stampa Officina della Carta Soc. Coop. Sociale Integrata

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... frammenti di noi... della quinta ...

INIZIATIVA PROMOSSA DAREGIONE LAZIO

Assessorato al Lavoro, Politiche Sociali e FamigliaPRESIDIO DEL LAZIO

Centro Servizi per l’autonomia e le diverse abilità

REALIZZATA DACO.IN. Cooperative Integrate Onlus

Cooperativa Sociale Integrata MatrioskaAssociazione Volontari “Il Cavallo Bianco”

Scuola Elementare Statale “Salvatore Quasimodo” di Roma

Insieme con le Cooperative Sociali IntegrateCapodarco

Pin.go Tandem Diario delle esperienze

Percorso realizzato nei laboratori espressivi-creativi e di cinema svolti dal Presidio del Lazio, Centro Servizi per l’autonomia e le diverse abilità presso la Scuola Elementare Statale “Salvatore Quasimodo” di Roma.

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Tra le azioni di sensibilizzazione volte a promuovere il diritto di ogni persona all’autonomia e all’autodeterminazione, il Presidio del Lazio si propone di favorire il processo culturale di valorizzazione di tutte le diversità, ricercando nuovi percorsi da sperimentare in cui la crescita e lo sviluppo di competenze individuali si realizzano attraverso un continuo dialogo e confronto con “l’altro da sé”, contribuendo ad un processo di trasformazione sociale che si fonda sui valori dell’interculturalità e della partecipazione. Le attività sono condotte da un gruppo integrato di operatori di nazionalità italiana e bielorussa, con e senza disabilità, in sinergia con una rete di cooperative sociali integrate, enti nazionali che operano in Italia e all’estero e con associazioni culturali e di volontariato che aderiscono alla rete territoriale del Presidio del Lazio e che da anni operano nell’area del disagio e dell’emarginazione sociale.

L’unicità e la non ripetibilità di ogni percorso intrapreso è una delle caratteristiche che contraddistingue il metodo portato avanti dal Presidio del Lazio, che ponendosi come obiettivo principale una sorta di “alfabetizzazione culturale” in materia di diversità e integrazione, modella ogni specifico intervento sulla valutazione qualitativa dei contesti in cui opera. Il percorso che presentiamo nasce insieme agli insegnanti, gli alunni e le loro famiglie, della Scuola Elementare Statale “Salvatore Quasimodo” di Roma. La proposta: la diffusione di una cultura fondata sul rispetto della persona e sul valore delle singole diversità attraverso l’esercizio della spontaneità e della ricerca di un proprio linguaggio autentico con cui esprimere sé stessi nella relazione con l’altro e con il gruppo.

Nei laboratori si tende a non suddividere le attività in categorie distinte e separate, ma al contrario s’incoraggiano insolite contaminazioni tra discipline, materiali, strumenti e tecniche differenti. Il modello teorico di riferimento, scientificamente comprovato, è l’arteterapia come possibilità di una meta-lettura dei processi che inevitabilmente “avvengono” nello sviluppo di percorsi che stimolano conoscenza, fiducia e creatività.Percorsi creativi che, all’interno di una struttura pedagogica e didattica definita, lasciano spazio all’improvvisazione attraverso un programma di attività che si definisce per lo più “in itinere” modellandosi sulle peculiarità morfologiche del gruppo, anch’esso in continua evoluzione, definendo allo stesso modo i tempi, i ritmi, il peso da assegnare ad ognuna delle attività previste. Percorsi in cui il focus è posto sul processo e non sul risultato.Percorsi espressivi, volti a rafforzare l’idea che molto può essere appreso solo sperimentando, facendo esperienza nel clima protetto di un contesto in cui si realizza l’accoglienza e la condivisione di tutte le diversità. Espressione come luogo del “fare”, spazio dedicato alla scoperta di parti di sé prima sconosciute e alla conoscenza dell’altro come punto di vista alternativo sul mondo. Il “fare cinema” è in realtà uno dei tanti strumenti che sono utilizzati nell’ambito dei laboratori, un contenitore di esperienze molto diverse tra loro che possono dialogare raccordando attività espressive analogiche (disegno, scrittura, drammatizzazione) e digitali (riprese e montaggio video e campionamento suoni). La caratteristica che lo rende speciale rispetto agli altri e quindi è annoverato a parte, è la possibilità di replicare infinite volte il contenuto prodotto, cosa impossibile da fare, per esempio, con il teatro.

... PRESENTAZIONE ...

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Il Racconto Della Nostra Storia…abbiamo cominciato così…

attraverso l’esplorazione teatrale del corpo, del sentimento e dell’emozione, convinti che una maggiore conoscenza di sé e dell’altro, potesse rappresentare una buona base per iniziare ad affrontare nella scuola, in accordo con l’attività didattica, i temi dell’integrazione sociale e culturale, percorso educativo indispensabile allo sviluppo di cittadini con una coscienza civile e democratica.Lo abbiamo fatto utilizzando vari strumenti. Per esempio noi stessi, un gruppo integrato di operatori ludico-culturali. Un gruppo di persone, italiane e bielorusse, con e senza disabilità, soci lavoratori di cooperative sociali integrate, disposti a mettere in gioco ciascuno le proprie caratteristiche, competenze ed aspirazioni per lavorare insieme con i bambini e le insegnanti ad un obiettivo comune: imparare concretamente in che modo “la diversità” è una ricchezza per tutti.Lo abbiamo fatto con la proposta di un laboratorio esperienziale, uno spazio con regole condivise di rispetto reciproco e ampi margini di libertà. Qui ognuno ha potuto esprimere le proprie emozioni e le proprie idee sperimentando un modo diretto e autentico di entrare in contatto con l’altro. Lo abbiamo fatto stimolando la creazione di un clima di solidarietà e collaborazione nel gruppo, attraverso la conoscenza, il confronto e infine l’incontro con l’altro, a volte conflittuale,

a volte entusiastico, quando l’oggetto di scambio è stato emozione pura, empatia, creatività. Lo abbiamo fatto proponendo uno spazio aperto

all’ascolto e alla condivisione di chi ha voluto scrivere, disegnare e raccontare le proprie storie agli altri

regalando una piccola parte di sé in cambio di nuovi amici. Lo abbiamo fatto scoprendo nel

tempo quante paure ci tormentano e ci impediscono di guardare con curiosità

e senza pregiudizio chi è diverso da noi. Abbiamo provato ad elencarle

tutte, a descriverle nei dettagli, a dipingerle e a dargli voce.

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... le nostre paure ...Una delle mie paure è quella di incontrare gli zingari perché fin da piccolo mio nonno mi raccontava che portano via i bambini. Ancora oggi quando ne vedo uno, tengo per mano mia sorella più piccola. Un’altra mia paura è quella di perdere gli amici perché per me sono come una seconda famiglia dato che ci trascorro parecchie ore al giorno e quando qualcuno non sta bene mi preoccupo. Forse le mie paure sono legate alle persone a cui voglio bene e il pensiero di perderle mi terrorizza. (Leonardo)

Io ho paura degli Zombi perché mi fanno impressione: sono morti viventi e hanno dei vestiti tutti strappati e la pelle tutta ruvida e a brandelli. Inoltre ho paura dei ladri, rubano e uccidono. Una volta a zio lo stavano uccidendo e io mi sono messo paura, però si è salvato! Anche se vedo alcuni film che mettono spavento, io mi agito e perciò evito di guardarli. Per superare tutte le mie paure, ne parlo con i miei genitori, che mi aiutano a vincerle e mi rassicurano. (Luca)

Io mi chiamo Nicola e ho poche paure. Ad esempio, temo che i ladri possano entrare in casa, quando non trovo i miei genitori nei paraggi; alcune volte mi è capitato di non trovarli perché erano fuori per lavoro. Però quando rientrano mi tranquillizzo e capisco che era una paura immaginaria. Ho anche paura degli zingari, perché temo che possano rapirmi. Poi ho paura dei film spaventosi e, quando li vedo la notte, non riesco a dormire. Per combattere queste paure è meglio dirglielo a delle persone che ti aiutano a superarle. (Nicola)

Un giorno ero andato alle giostre dell’Eur e sono salito sul trenino, sul tappeto elastico divertendomi tantissimo. A un certo punto però sono entrato nella “casa della paura”. Appena entrato mi sono messo paura perché c’erano quei mostri bruttissimi e cattivi che facevano dei versi strani e si muovevano nel buio. Sempre nel buio abbiamo attraversato un fiume ed io sentendo il rumore dell’acqua ho provato più paura. Dopo essere stato in quella casa, la notte ho paura del buio e dei mostri e a volte mi sveglio. Per combattere la paura cerco di pensare che i mostri non esistono e accendo la luce del bagno. (Yassin)

Io ho paura del buio, delle persone cattive, dei serpenti ma anche della morte e di altre cose. Ho paura del buio perché non sento voci e mi spavento, per questo tengo la luce accesa. La tengo accesa anche per un altro motivo, perché così i ladri non entrano perché pensano che c’è qualcuno sveglio! Ho paura delle persone cattive, infatti penso che non mi riportino a casa e allora quando vado fuori tengo forte la mano di mamma o di papà. Ho paura dei serpenti, penso che mi faccia male o potrei morire, perciò evito di andare in posti dove ci sono i serpenti. Ho paura della morte perché non potrei più vedere la mia famiglia allora spero che avranno inventato nuove medicine. Ho paura dell’aereo quando decolla oppure quando atterra in effetti mi fanno molto male le orecchie allora mastico la gomma e mi passa tutto. (Juliette)

Io ho paura dei mostri, la sera quando devo andare a letto e sono la prima, corro sempre e mi butto sul letto. Mia sorella per farmi impaurire fa il mostro e io urlo, mamma si arrabbia. E papà, pure lui mi spaventa! Credo che non tutti i bambini hanno una sorella e un papà che gli fanno gli scherzi. (Silvia)

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Una delle mie paure è di essere rapito. Il mio cuore è pieno di paura soprattutto perché non rivedrei più la mia famiglia e resterei sempre lontano da loro. Però dobbiamo far capire a queste persone che non si deve fare perché se rapiscono qualcuno, la famiglia piange per lui, allora forse, non lo farebbero più. Un altro mio timore è quello di affogare, perché non so nuotare. Cercherò di superare questa situazione andando a prendere lezioni di nuoto. (Davide)

Io ho paura dello squalo perché vedo dei video in televisione dove mangia delle persone, però a me interessa vederlo perché è un esemplare gigante che vive negli abissi più profondi. Lui viene in cerca di sangue; lo squalo appena sente odore di pesce non lo ferma nessuno. Ho anche paura perché sono andato in Brasile e c’era un cartello con scritto “attenti allo squalo!”. Io ho paura perché ti può fare morire! Però adesso non ho più timore, perché papà

mi ha detto che mi posso fare il bagno tranquillamente perché in Italia non ci possono stare. (Giordano)

Io ho paura di stare in casa da sola, per il buio e per i ladri che entrano, ma soprattutto del buio.

Poi ho paura di perdermi da mamma. Poi ho anche paura di andare all’ospedale. (Camilla)

Io ho solo paura del buio e questa paura non si è mai risolta neanche adesso. Però quest’anno la sto risolvendo perché se me la tengo anche da grande sarò derisa come se fossi una bambina piccola. Poi ho paura di mia mamma, perché è andata all’ospedale per quattro giorni. (Sofia)

Io ho paura di una cosa che non esiste: ho paura delle streghe. Lo so che sembra una paura sciocca ma…io ho paura lo stesso! Specifico: la mattina, quando vado in bagno, lascio la porta socchiusa, perché se la chiudo, vengono le streghe, mi metto ad urlare e poi mamma mi prende per sciocca. Poi ho paura di una cosa che hanno quasi tutti paura:

l’anaconda. Appartiene alla famiglia dei Boadi, è lunga da 8 a 10 metri e vive nelle foreste e nei corsi

d’acqua dell’America meridionale. Non è velenosa. Voi mi chiederete: “ma se non è velenosa, allora di

cosa hai paura?” Ecco: se ti avvolge, ti soffoca e muori. Ho anche paura che ai miei genitori possa succedere qualcosa e che rapiscano mia sorella piccola, Sara. Ho paura che un pianeta (Marte, Nettuno…) possa colpire il mondo e far morire tutti, miliardi di persone…L’ultima paura è questa: ho paura degli squali, anche se vivono negli oceani. Io proverò a combattere queste paure condividendole con gli altri. (Susanna)

La mia paura più terribile è il buio, la combatto con la luce specialmente la notte quando vado a letto: io ho tanta paura del buio! Infatti quando vado da mia nonna, sola sola nella mia cameretta,

anche se buia, non ho paura perché aprendo gli occhi in sù vedo tante stelle e anche la luna sul

soffitto della camera e sono più tranquilla. (Clarissa)

Io ho paura del buio perché penso che vengano i ladri a rubare. Temo anche Dracula e immagino che venga a

succhiarmi il sangue. Io ho anche paura dell’aereo perché potrebbe precipitare e dei serpenti tutti e dell’anaconda. (Robert)

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Io sono una bambina molto paurosa, per esempio ho paura del buio e infatti da piccola, Ginevra, una mia amica, si è nascosta in una stanza buia, io ci sono entrata e mi ha messo paura e sono diventata viola in faccia. Io ho anche paura di alcuni programmi in televisione perché ci stanno omicidi e suicidi, ma adesso non li vedo più e con i miei genitori vedo solo cose adatte ai bambini. Infine ho paura del “Signore Degli Anelli”, perché dopo cena ho visto la trasformazione di “Smigol” e adesso cerco di avere meno paura di lui e cerco anche di farci amicizia con l’immaginazione. (Alessia)

Io ho paura degli spacciatori di droga. Quando li vedo mi batte forte il cuore dalla paura e non riesco a stare calmo. Non mi sento protetto dalla polizia, sono preoccupato per i miei parenti. Ci vorrebbe più polizia! (Giacomo)

La mia paura più tremenda è andare in nave perché lì si affonda nell’acqua profonda perché c’è lo Tsunami, l’onda e tanti fulmini del cielo fulminano la barca, per questo io non ci vado mai, mamma e papà mi hanno detto che non mi ci porteranno mai. (Onick)

Io ho paura degli zingari perché quando ero piccolo mi stavano rapendo. Ero davanti al negozio di mamma, quando uno zingaro mi ha abbracciato cercando di portarmi verso la metropolitana. All’improvviso sono riuscito a scappare e a raggiungere mia madre. Con gran paura ho raccontato tutto a mamma, ma da quel giorno provo grande paura verso le persone Rom. Addirittura quando avevo sette anni ho sognato che mi rapivano nel negozio di mamma. Piano piano, parlando con i miei amici e i miei genitori sto cercando di superare queste paure. (Lorenzo)

Io alcune volte ho paura del buio. Quando sento i rumori nella notte salto e altre volte mi spavento quindi sto con i miei genitori che mi tengono al sicuro. Quando vedo un film o parliamo di una cosa paurosa per esempio i predatori, li sogno ed ho così tanta paura! Ho timore anche degli assassini e quindi della morte. Gli animali che mi spaventano sono i serpenti e i dinosauri (che però non esistono più). Per vincere queste paure ne discuterò con i miei amici e con la mia famiglia che mi aiuterà a superarle. (Samatha)

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... ATTRAVERSO IL CERCHIO ...…le facciamo vedere a tutti…

Come raccontare per immagini? Ne discutiamo in classe con i bambini e insieme troviamo un lungo elenco di cose assolutamente necessarie: una storia da

raccontare, un regista, attori, videocamere, scenografie, costumi, musiche. Poi stabiliamo delle priorità: per prima cosa trovare un modo per esprimere tutte

le idee, descriverle e confrontarle nel gruppo, poi stabilire un programma in cui assegnare un ordine alle attività da svolgere ed infine dividersi i

compiti sulla base delle preferenze e attitudini di ognuno. Partiamo per questa nuova avventura e ci affidiamo ad un gesto a noi familiare, un modo di disporci nello spazio che conosciamo bene e che ci serve per

guardarci negli occhi e per dirci che siamo pronti per cominciare.

... la condivisione …

In cerchio, ognuno con una storia importante da raccontare, qualcuno è tranquillo, altri non possono stare fermi, qualcuno non vede l’ora di prendere la parola, altri timidamente ascoltano e aspettano. Siamo tutti alla stessa distanza

dal centro e non è un caso: attraverso questa forma sperimentiamo la possibilità di essere noi stessi, con le nostre peculiarità e avere tutti, uguale importanza e

identico valore. Costruiamo uno spazio che sia a nostra misura, la miniatura di una piazza pubblica, un’agorà in

cui l’idea del cittadino, sempre nel rispetto dell’altro, può essere espressa liberamente, senza censure.

Si parla uno per volta, trovando il coraggio di esporsi, “mettersi al centro dell’attenzione”

diventa “prendersi la responsabilità”, in quella porzione di spazio in cui la propria idea è ascoltata da tutti. Lentamente affiorano le storie personali, il racconto delle proprie esperienze, le emozioni vissute, l’immaginazione del gruppo si autoalimenta, si risvegliano i ricordi, si scoprono similitudini e differenze, si creano connessioni, la fantasia si risveglia e finalmente libera, prende il volo.

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La mia paura dei caniIo ho paura dei cani perché mordono e fanno del male. Un giorno stavo a casa di un mio amico e aveva un cane di nome Romeo e di razza Pastore Tedesco. Mi ha morso bene bene come una gomma da masticare, ho strillato tanto tanto e poi mi è saltato addosso con uno scatto e mi ha rovinato la faccia. Da quel giorno non l’ho più accarezzato e non sono più andato a casa di Lorenzo. (Yassin)

Paura di perdere gli amiciUn giorno Antonio e Marco si misero a litigare e il migliore amico di Marco è passato davanti alla scena e non ha difeso Marco. Dopo aver finito di litigare Marco ha detto a Gianni: “perché non mi hai difeso?” e Gianni gli rispose: “per una volta che non ci sto in mezzo io perché mi devo mettere in mezzo!!!!?” quindi Gianni ha rischiato di perdere un amico per non averlo difeso. (Lorenzo)

Paura di essere rimproverato dagli adultiIo sono andato a scuola e la famelica maestra Franca mi ha messo zero spaccato solo perché su un tema di pace ho scritto che volevo che si scatenasse una guerra nucleare. Quando sono tornato a casa il malvagio padre mi urlò: “deficiente il tuo compito fa schifo, va a letto senza cena!” con il suo urlo spaziale io sono diventato uno gnomo e da quel giorno ho paura dei genitori urlanti. (Giacomo)

Paura dei ragniStavamo all’Isola del Giglio e mia sorella stava dormendo. Vede un ragno, cominciò a correre e si rintanò sotto il letto. Noi ci domandavamo cosa fosse successo: “avrà visto sicuramente un ragno”. Ma ci fu un problema, mia sorella si incastrò e rimase ad urlare. Rimase 15 minuti sotto il letto e passò la paura. (Nicola)

Paura di stare da sola a casaUn giorno la mamma di Caterina era andata a fare la spesa. Lasciò la bambina da sola a casa, dopo un po’ ella sentì dei passi, l’ascensore e gente che litigava. Così Caterina svenne per la paura! Quando entrò la mamma cercò di risvegliarla e pensò che la prossima volta l’avrebbe portata con sé. (Samantha)

Paura dei film di pauraGiorgia: “io avevo tanta paura dei film di paura e quando mi capita di vedere quei film mi copro gli occhi e mi nascondo”. (Silvia)

Paura di andare dal dentistaUn giorno io Alberto dovevo andare dal dentista e pensavo: “sarà una cosa da ragazzi!” Il giorno dopo partimmo presto per andare dal dottor Cripsan Ciuncian che raccomandò ai miei genitori che era buonissimo. Arrivati si sentivano strilli e urli: ero io. (Giordano)

Paura dei rumori fortiUn bambino chiamato Davide diceva: “io ho paura dei rumori perché la notte mentre dormo si muovono le tende da sole e fanno un fastidioso rumore. Quando vado in bagno e tiro la catena mi metto paura del rumore e sono proprio un fifone. Un giorno passò la paura e disse: “ho passato la paura perché ho sentito troppi rumori”. (Davide)

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Paura dei cani grandiUn bambino di nome Alessio disse

alla mamma: “posso portare a casa un cane?” la mamma

rispose no. Allora Alessio fece i dispetti al cane e la

mamma gli disse non fare queste cose. Il giorno dopo Alessio dalla casa vide questo cane che lo fissava e pensò: ora vado

dal cane per abbracciarlo ma il cane gli saltò addosso.

La mamma di Alessio disse: ti porto subito da un dottore per

visitarti. Alessio piangendo disse: ma mamma non voglio andare, ho paura!

Da allora Alessio ha avuto paura dei cani grandi. (Luca)

Paura dei bulliIn TV un giorno ho visto che c’erano dei bulli che dicevano

a un ragazzo: “dacci tutta la tua roba”. Lui aveva una paura tremenda così disse: “ok, va bene, ve la do!” Poi dopo

va dai suoi genitori e gli disse: “mamma mamma, oggi sono andata a scuola e c’erano dei bulli che mi dicevano di dargli tutta la mia roba!”. E la mamma gli disse: “stai calmo, non ti

preoccupare, ci penseremo noi”. Il giorno dopo siamo andati dai bulli, loro avevano tanta paura

così mia madre gli ha detto: “sentite, smettetela di dare fastidio a mio figlio, se no lo dirò ai vostri

genitori”. Così poi la paura è andata via del tutto. (Sofia)

Paura degli estraneiQuando ero piccola mamma era appena uscita e mio padre stava facendo la doccia; allora sentii suonare il campanello e accorsi alla porta per aprire, senza pensare che mia madre non poteva essere visto che era appena uscita. Aprii la porta, fuori c’era una signora con in mano un foglio che stava leggendo: “cari signori volete comprare…..” Appena mi vide cominciò a parlare così : “cara bambina, dov’è tua madre? Le dovrei chiedere una cosa!” Siccome parlava così veloce che non capivo niente, rimasi un attimo ad ascoltarla con le gambe

che mi tremavano dalla paura. Appena si mosse verso di me, le chiusi la porta in faccia facendole uscire il sangue dal naso.

Quella cominciò a dire: “brutta stro…bip, ora vado alla polizia e…..” avendo sentito tutto questo baccano

papà accorse e calmò la signora: “signora la deve scusare è piccola e deve aver avuto paura, stia calma, venga dentro, le posso offrire un

caffè?” Quella mi guardò con un’aria così tanto torva da farmi gelare le vene.

Corsi in camera e piansi per la paura: “aiuto, aiuto,…..mammmaaa!!!….” e piansi così finché mia mamma non arrivò. “calmati, non è

successo nulla!” mi prese in braccio e mi calmò. (Juliette)

Paura della follaIn metropolitana, era una giornata

affollata, era la manifestazione. Siamo entrati dentro, il panico. Tenevo stretto il

manico di ferro e non lasciavo la mano di papà. Ad un certo punto qualcuno mi prende e mi trascina via,

giovani pazzi che urlavano e che dicevano cose brutte come: “forza lazio bo bo bo” “uccidiamo berlusconi”. Ad un certo punto mi vedo passare avanti la vita e avevo paura che mi uccidessero. Papà si accorse che ero sparita tra la folla ma poi

mi riprende e mi riporta a casa. (Camilla)

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Paura dei ladriUna notte nel campeggio isola verde pieno di alberi una piscina e una pista con il palco come intrattenimento, io non riuscivo a dormire, ad un certo punto sentii: “scroc….scric” era il parquet che scricchiolava allora svegliai papà e gli dissi: papà svegliati, c’è qualcuno nella nostra tenda. Allora lui mi rispose assonnato: ummmh……Certo, ora vado a vedere…ummmh. Appena lui aprì la porta della roulotte vide qualcuno e urlò: vattene, ladro! E non tornare! Lui se ne andò lasciandoci le cose che voleva rubarci e da quel giorno ho sempre avuto paura che potesse tornare. (Alessia)

Paura delle stregheIrma camminava. Era appena uscita dalla palestra e s’incamminava verso casa. “Cosa sono quelle cose in cielo simili a cappelli, scope e persone?” Ebbe dei brividi lungo la schiena. “Assomigliano a delle streghe!” Corse più che poteva, fortissimo! “non posso correre più veloce di così, ho la borsa!” Finalmente arrivò a casa. “oh no, quella cosa in cielo, mi stanno seguendo!” La porta si aprì. “Ciao mamma!” disse Irma e corse in camera sua. Si sdraiò sul letto e si coprì la resta con il cuscino. “Mi sembra che una mano mi prenda i piedi!”e si spaventò. “Mi nasconderò sotto le coperte e non racconterò mai a nessuno quello che è successo oggi!!!” (Susanna)

Paura dei ragniI ragni sono la mia paura perché hanno 8 zampe e 8.000.000.000.000.000.000 di peli!!!.....fanno schifo e poi quando ti pizzicano rischi di stare male. Non mi vorrei trovare al posto delle mosche. Per me dovrebbero rinchiudere tutte le specie di ragni e buttarli. (Juan)

Paura di perdere gli amiciPerdere gli amici sarebbe una mia grande paura, non potrei mai sopportarlo. Un giorno stavamo in giardino quando ad un certo punto i miei amici mi hanno detto: “o scegli noi o la tua fidanzata”. E allora entrai nel panico, stavo cercando di fargli capire che stavano sbagliando ma non c’era verso. Allora andai dalla mia fidanzata e cercai di farle cambiare idea ma non c’era verso neanche per lei. Infatti ai miei amici non piaceva che stavo sempre con lei ecco perché l’avevano fatto. Poi i miei amici avevano capito di aver sbagliato e così ritornammo amici per la pelle. Però poco dopo, anzi qualche mese dopo, appena tornato da una febbre scoprii che la mia fidanzata aveva baciato, non dico dove, Alessio. Allora pensai che i miei amici avevano ragione. (Leonardo)

…vogliamo raccontare una storia…

Qualcuno prende la parola e timidamente inizia a raccontare, altri lo seguono, e poi altri ancora, alla fine in modo quasi precipitoso, tutti vogliono aggiungere qualcosa e a volte, impedendo agli altri di terminare la frase, si interrompono a vicenda. Si precipita nel caos. Così sono costretti ad intervenire gli adulti, un po’ arbitri imparziali, un po’ altrettanto coinvolti nello scalpitare delle idee, s’impegnano nel ricordare a tutti l’importanza di restituire l’attenzione a chi è stato prima ad ascoltarci. Comincia a disegnarsi un intreccio più preciso di “paure” su cui realizzare un film. Si stabilisce così che: dovrà essere una storia di paura, dove i protagonisti siamo noi; ci saranno anche più di un antagonista e un personaggio fiabesco che arriverà in nostro soccorso; dovremo superare molti pericoli e difficoltà cercando di difenderci; saremo ingannati dalle apparenze di qualcuno che non è quello che sembra; dovremo diventare molto svelti nei movimenti per scappare da chi ci insegue e molto furbi per capire chi sono veramente i cattivi; dovremo imparare ad aiutarci; alla fine nessuno si farà male e tutti saremo felici e contenti.

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... PER FARE UN FILM ......ci serve cartapesta, colori, ago, filo,

videocamere ...

Le immagini fantasiose descritte nel cerchio cominciano a prendere forma spontaneamente: ognuno ha scritto una personale proposta, raccontando la storia vissuta o inventata di un protagonista alle prese con le sue paure insopportabili e in alcuni casi, affiorano proposte di soluzioni coraggiose, mostrate con soddisfazione a tutto il gruppo. Qualcuno disegna il contenuto del proprio incubo ricorrente, altri scrivono una breve storia sulla paura immotivata e incontrollabile di un amico o di un familiare,

altri ancora hanno sempre nuove avventure personali da riportare al gruppo sotto forma di racconto, altri sono più a loro agio in attività

concrete manuali e non vedono l’ora di passare a lavori più concreti. Si discute molto sul volto che può avere un essere spaventoso in

grado di incarnare le paure: “bruttezza” fa quasi sempre rima con “cattiveria” nel modo comune di pensare, eppure molte esperienze fatte

insieme ci hanno dimostrato quanto l’apparenza possa essere fuorviante. E se, invece… una creatura gigante, un po’ goffa e sproporzionata, magari

spettinata ed anche vestita di stracci, fosse alla fine, al di là di ogni evidenza, l’essere vivente più buono e gentile che abbiamo mai

incontrato? Nasce così un’idea, che sembra folle, ma che piano piano si fa spazio fino a diventare veramente realizzabile: costruire a dimensione reale uno dei personaggi del film, il co-protagonista venuto dalle fiabe per aiutare il gruppo a “salvare la pelle”. Modellare la figura di un orco a grandezza naturale.

Una figura tridimensionale, dall’apparenza malvagia, incarnazione concreta delle reali paure vissute, espresse e condivise dai bambini, nella prima parte del percorso.

Un contenitore antropomorfo, fantasioso e ambivalente, che sfida il pregiudizio di chi lo osserva, rivelando

la vera identità solo a chi saprà conoscerlo e stupirsi. La realizzazione di tale opera non è stata semplice, richiedendo una puntuale organizzazione e un’attenta partecipazione di tutti. Per molti incontri il gruppo si è suddiviso diversi compiti, strutturati in tre laboratori. Un laboratorio di cartapesta per costruire e modellare il corpo della gigantesca figura; un laboratorio di cucito, per comporre con pezzi di vestiti riciclati, un abito su misura adatto a coprire le sue goffe nudità; un laboratorio di videoriprese, per imparare ad utilizzare una videocamera e per filmare tutto il procedimento.

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… scrivere una sceneggiatura …

Non è semplice mettere insieme tutti i racconti scritti e condivisi nel cerchio dai bambini, ciò nonostante si tenta di integrare quanto possibile costruendo, con loro, una serie di dialoghi e descrizioni sulle azioni da girare. Oltre alle storie si disegnano i luoghi in cui i personaggi si muoveranno nel corso del film, quadretti colorati in cui ognuno immagina possa essere rappresentato il proprio racconto.La storia, fluttuante tra realtà e finzione, è ambientata in un mondo parallelo al nostro, quello dei videogames, universo colorato e seducente che a volte sembra rapirci con una tale forza da farci dimenticare dove siamo. La prima scena sarà proprio la drammatizzazione di questo rapimento: tutto il gruppo, tra urla e sguardi terrorizzati, si troverà ad essere risucchiato dentro lo schermo di un computer. Inizierà quindi un’esplorazione di questo mondo virtuale dai colorati scenari fiabeschi che non tarderà a presentare i suoi pericoli e i suoi “mostri”. Scorci notturni del quartiere degradato della periferia di una città, rasserenanti paesaggi di campagna, surreali composizioni di creature partorite dagli incubi notturni, fanno da sottofondo a queste avventure in cui i nostri eroi si trovano ad affrontare giganteschi insetti, furiosi cani da guardia, apocalittici temporali, strani, inquietanti locandieri e giganteschi orchi. Solo gesti esemplari di straordinaria solidarietà e collaborazione potranno aiutare i nostri coraggiosi protagonisti ad affrontare tutte queste difficoltà, permettendo loro di tornare in dietro, finalmente, incolumi, a casa.

Un primo tentativo di scrittura è stato proposto da Misha e poi ridonato al gruppo. Questo il risultato:

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SCENA UNOIL RAPIMENTO DEL VIDEOGIOCO

I bambini giocano al computer e poi vengono assorbiti dal gioco a cui stanno giocando.

SCENA DUEI LADRI

Mentre i bambini vengono assorbiti dal videogioco gridano: “Aiuto!”

“Aiuto, che succede?”

Finiscono dentro il videogioco, dove già si sentono gli spari un po’ forti

e un po’ meno forti e anche le grida:- A - “Aiuto! Aiuto! Chi va là?”

I bambini appaiono dentro un locale e vedono due ladri con il passamontagna armati di pistole e sacco per mettere i soldi. I banditi vedono apparire

i bambini dentro il locale e cominciano un dialogo: - B - “Oh! Da dove sono sbucati questi? Prima non c’erano!”

- A - “Non ti preoccupare amico, ci penso io a farli fuori, oppure teniamoli in ostaggio!”

- B - “Buona idea!” - A - “Bravo”

Li tengono tutti in ostaggio e poi dicono:- A e B - “se non state buoni vi ammazziamo tutti!”

I bambini gridano:“AIUTO!!! AIUTO!!!!”

Tremano dalla paura e si stringono tutti in un mucchio.

I ladri dicono:- A e B - “Vi diamo solo due minuti per svignarvela da qui!”

E poi cominciano a gridare: - A e B - “Via, via! Fuori! Andate fuori!”

A quel punto i bambini si alzano e scappano dal locale.

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SCENA TREI CANI CATTIVIMentre i bambini scappano, con i dolori dappertutto a tutta velocità non si accorgono che sono finiti in un giardino privato molto grande e di un personaggio ricco che si chiama: “il re di tutte le nazioni”.

I bambini si accorgono che stanno in un giardino privato ma non sanno di chi è quel giardino.All’improvviso si sentono le voci dei cani che appaiono in lontananza e vengono verso i ragazzi.

A quel punto uno dice a tutti:”Scappiamo e ora bisogna correre, ma correre sul serio!”

Cominciano a correre e mentre scappano si voltano indietro a guardare i cani che sembrano molto cattivi e sono parecchio brutti, quindi uno dice agli altri:“Veloci! troviamo un’uscita!”

Scappano nel tunnel che attraversa il cancello. Lo attraversano uno a uno .Solo uno si fa male mentre esce dal tunnel, il cane gli strappa i pantaloni:”Oddiooo come sono ridotto, mi ha distrutto i pantaloni!”

E gli altri suoi compagni dicono.“Tu dovevi muoverti un pò più veloce sei stato sfortunato nella tua lentezza”.Poi i ragazzi abbandonano il giardino con tanta paura.

SCENA QUATTROINCONTRO CON GLI ORCHIUsciti dal giardino i bambini cominciano a respirare molto profondamente a prendere tanta aria per respirare di nuovo. Cominciano a cercare un’uscita dal videogioco da cui sono stati risucchiati.

Ma si sono dimenticati che ognuno di loro doveva avere la fiducia. Infatti incontrano un orco brutto, schifoso, puzzolente che gli va incontro. E i bambini gridano:“Aiutoo!”

Ma l’orco si avvicina sempre piu’ dicendo:“State tranquilli, non posso mangiarvi perché sono vegetariano”.Ma i bambini cominciano a gridare sempre più forte e vedono che l’orco si avvicina sempre di più alla parete che sta dietro al videogioco. Il videogioco intanto camminava da solo.

Un ragazzo dice:“Spegnete il gioco”.Gli altri rispondono:“Il pulsante è troppo in alto!”

L’orco si avvicina sempre di più, tutti lo osservano impauriti…e finalmente lui comincia a spiegare:“Mi sentivo molto solo in questa grande casa e avevo paura! Per questo vi ho rapiti: per farmi compagnia!”

Tutti i bambini lo guardano sollevati e decidono insieme di portarlo con loro nella realtà. Un ragazzo dice:“Non preoccuparti, se ci aiuti a ritornare nel nostro mondo starai in nostra compagnia e non soffrirai più la solitudine”.

I bambini attraversano di nuovo il varco che si apre nello schermo del computer e si svegliano….Forse era solo un sogno…Sognavano tutti, forse…lo stesso incubo!

Tutti contenti si abbracciano con l’orco e gridano:“Menomale che era un sogno!”

FINE

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…e la colonna sonora?…

Ormai abbiamo quasi tutti gli ingredienti per fare il film: manca solo una colonna sonora, con musiche e rumori per veri e propri effetti speciali. Per raggiungere questo obiettivo, in aiuto al nostro gruppo, accorre un team di musicisti, testimoni dell’esperienza condotta dalla scuola Guitar Craft. La loro esperienza, sia come artisti sia come formatori, insieme all’utilizzo di una metodologia originale basata su tecniche di ascolto e di modulazione dell’attenzione, dona un valido contributo al percorso laboratoriale e alla qualità del film. Con loro iniziamo un laboratorio di musica, un percorso di alfabetizzazione al suono e al ritmo, giocando con il movimento, indagando sulle sfumature delle intonazioni e sulla capacità di raccontare una storia, sottraendo le parole, soltanto attraverso una sequenza di note. Lavorando disposti in piccoli gruppi, si cerca di sperimentare una vasta gamma di suoni, permettendo alla voce di compiere una sorta di allenamento, strane acrobazie, in espressioni corali o come solisti, nel tentativo di rappresentare, il più realisticamente possibile, le emozioni vissute dai personaggi del film. A volte la consegna è proporre un suono originale, ognuno il proprio, associato ad una parola o anche semplicemente più vicino ad un rumore. Altre volte quello che diventa importante è l’espressione corale, l’accordo sul tono e sul tempo con l’altro. Appare evidente come queste due modalità, differenziarsi e aderire all’altro, siano i due estremi in cui si annoda una relazione e l’alternanza continua tra le due richieste, genera un’ottima ginnastica, utile per comprendere, al di là del ragionamento, la fatica e la responsabilità di esporsi liberamente come singolo e la difficoltà nel rinunciare all’espressione individuale in un lavoro che richiede l’accordo completo con un gruppo. Dal percorso impariamo che per essere una buona orchestra, ognuno deve saper suonare bene la propria parte e deve riuscire a dare attenzione sia al direttore sia al gruppo nello stesso momento, così la musica diventa esempio per eccellenza di come strumenti, suoni e caratteri melodici, completamente diversi tra loro, possano vivere

armoniosamente, insieme.

Adesso si può realizzare lo storyboard…

Prima di cominciare si ripercorrono le tappe necessarie al lavoro: rielaborazione della storia, descrizione delle tipologie di inquadratura possibili, scelta degli effetti speciali nei diversi momenti del racconto, musiche e suoni che

accompagnano ogni specifica immagine.Si studia la terminologia con cui si definiscono nel cinema i tipi di inquadratura possibili e si ripercorre la storia, analizzando nel dettaglio la sequenza di immagini che andranno a comporre il film. Sono gli stessi bambini a proporre e a descrivere ogni sequenza nei minimi dettagli, mentre, di pari passo all’esposizione delle idee, un’operatrice esperta nel disegno prova a tradurre, in

immagini sulla lavagna, la spiegazione grafica dell’inquadratura.

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…Finalmente, si gira!...

La targhetta sulla porta dice “biblioteca della scuola”, ma i bambini che quella mattina hanno varcato quella soglia, per loro così familiare, si sono trovati davanti agli occhi un paesaggio totalmente sconosciuto: un vero e proprio set cinematografico. Una stanza completamente verde, con mura e pavimento di carta color erba e in fondo, una schiera di operatori video, costumisti, scenografi, tutti con abilità diverse e dotati di apparecchiature sofisticate e naturalmente, un regista insieme ai suoi collaboratori.

…il muro di carta…

Si realizza qui la prima parte delle riprese, in particolare tutte le scene che, attraverso la tecnica dello sfondamento, vedranno gli attori muoversi sugli sfondi disegnati dai bambini. Il verde, infatti, verrà eliminato dall’immagine in fase di montaggio e al suo posto, sarà introdotto ogni volta il quadro corrispondente alla sequenza della storia. Si gira nel più completo silenzio, con grande sforzo di concentrazione per tutti, attori compresi. Le abituali voci chiassose tipiche del gioco e dell’entusiasmo per una nuova esperienza, lasciano spazio alla timidezza e alla paura di commettere errori o figuracce davanti alle videocamere. È presente il regista e supervisiona tutte le fasi del lavoro. Dirige le scene, coordina la disposizione degli attori e dei fotografi nello spazio, inventa e costruisce sul momento ausili scenografici per dare forza alle azioni, stabilisce ritmi di lavoro e pause. I bambini seguono volentieri le sue indicazioni e soprattutto guardano lui quando si trovano sul punto di perdersi, una battuta, un’intonazione debole della voce, un gesto poco eloquente. Interviene spesso ricordando agli attori i particolari della storia, incoraggiandoli ad esprimersi e a vincere l’imbarazzo, rafforzando la loro recitazione, suggerendo immagini, associazioni di idee, posture e tono della voce, per dare maggiore risalto al racconto e veridicità alle parole.Seguono impegnative e coinvolgenti giornate di riprese, in cui gli attori si alternano per venire ad abitare qualche ora nella stanza, una “scatola”, che deve essere riparata di continuo per avere pareti perfettamente lisce e che è troppo piccola per ospitarci tutti e alle lunghe genera insofferenza. Proprio quando pensiamo di non farcela più arriva il momento di cambiare set, ci spostiamo così nella casa dell’orco, un’ampia aula in cui abbiamo ricostruito una gigantesca cucina e ci dedichiamo ad una nuova scena da girare in gruppo: l’incontro con la creatura più spaventosa che si sia mai vista. Urla di sgomento, movimenti scomposti, fuga e…un finale veramente a sorpresa. Gli ultimi minuti di ripresa si consumano rincorrendo i nostri eroi, nel momento in cui irrompono, per l’ultima volta nella “stanza verde” e così “tornano alla realtà” strappando le pareti di carta fragili e sottili in tanti piccoli pezzi. Sotto ricompaiono i libri della biblioteca.