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L’Osservatore Romano il Settimanale Città del Vaticano, giovedì 16 luglio 2020 anno LXXIII, numero 29 (4.053) Francesco: «molto addolorato» per Santa Sofia

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L’Osservatore Romanoil SettimanaleCittà del Vaticano, giovedì 16 luglio 2020anno LXXIII, numero 29 (4.053)

Fr a n c e s c o :«molto addolorato»per Santa Sofia

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L’Osservatore Romanogiovedì 16 luglio 2020il Settimanale

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L’OS S E R VAT O R E ROMANO

Unicuique suum Non praevalebunt

Edizione settimanale in lingua italiana

Città del Vaticanoo r n e t @ o s s ro m .v a

w w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAD irettore

GIANLUCA BICCINICo ordinatore

PIERO DI DOMENICANTONIOProgetto grafico

Redazionevia del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano

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Possiamo guardare con fiducia all’avvenire? Epossiamo attendere con serenità al nostro lavo-ro, ad ogni nostro lavoro, nella certezza cheesso serve pure a qualche cosa, che la vita nonè vana, che è anzi degna e buona? Certamenteil guardare lontano ed anche intorno a noi,non è esperienza tale da rassicurarci: rovine,miserie, insincerità, decadenza e stanchezza intutto ed in tutti.

Ma forse guardare in noi può darci un sen-so maggiore di pace e di fiducia? Purtroppono. Se siamo anzi sinceri con noi stessi, dob-biamo riconoscere che la radice vera di questadiffusa inquietudine che pesa su di noi e to-glie respiro alla vita, è proprio nella nostraanima. Siamo noi inquieti, impazienti, esaspe-rati, preoccupati, sempre in posizione di dife-sa e di offesa, senza comprensione né pace.Non possiamo gettare tutta sugli altri la re-sponsabilità di questo stato di cose e sentircinemici in un mondo nemico, se noi per priminon sappiamo capire, compatire, amare; senon sappiamo sciogliere nel nostro spirito,che batta per primo la difficile strada, questogelo di sfiducia e di stanchezza che impedisceogni movimento, che frena in noi ogni gene-rosità, che ci fa morti in un mondo di morti.

Non possiamo dolerci del nostro tempo, fin-ché non abbiamo fatto la prova della com-prensione e dell’amore, finché ciascuno di noinon ha lavorato, proprio in mezzo alla tempe-sta, per farsi diverso e migliore, finché non si ètentato di placare l’ansia e l’impazienza, pervedere, finché è possibile, cose serene e nor-mali, i profondi motivi umani e costruttivi diquesta tragedia, affioranti dall’abisso in cuisiamo caduti.

Come siamo facili tutti alla condanna! Co-me ci piace estraniarci dal nostro tempo, perscuotere da noi pesanti e fastidiose responsa-bilità! Non amiamo il nostro tempo, perchénon vogliamo fare la fatica di capirlo nel suovero significato, in questo emergere impetuo-so di nuove ragioni di vita, in questa frescamisteriosa giovinezza del mondo. Niente è fi-nito per fortuna, niente è irrimediabilmenteperduto, malgrado lo sperpero che si è fattodella bontà e della pace, malgrado l’oscuritàsconcertante di questa che pur sappiamo esserun’aurora. Le forme, sì, possono far male;può spaventare il peso di irrazionalità, di ec-

cesso, di violenza che accompagna il nascerefaticoso di un altro mondo, il nostro, lo svol-gersi significante di un tempo nuovo, il no-stro, quello nel quale siamo stati chiamati av i v e re .

Ma appunto per questo il nostro dovere èdi non essere né impazienti né superficiali, disaper vedere ed aspettare, di accettare la mor-tificazione di non poter vedere con soddisfa-cente chiarezza l’ordine che questo disordineprepara, l’umanità nuova che questa disuma-na vicenda stranamente annuncia. E come èmale essere frettolosi e disattenti osservatori enutrire nel cuore una inutile e cattiva dispera-zione, così è male essere superficiali e fretto-losi nei rimedi che vorremmo proporre peruna rapida e completa sanazione di tutti imali.

È come se oggi soltanto ci accorgessimodel male che è nel mondo, oggi che si è tuttospiegato e non c’è occhio che possa chiudersiancora neghittosamente alla vista. Non pen-siamo che questo tempo nasce da quello diieri, nel quale abbiamo vissuto chiusi in noistessi e colpevolmente ignari del domani chesi preparava appunto in quella quiete appa-re n t e .

La speranza lietache cambia il mondo

#editoriale

di ANDREA MONDA

Una meditazionedi Aldo Moro

del 1945di grande attualità

alla lucedella festa

di san Benedetto

CO N T I N UA A PA G I N A 16

Papa Francesco ricorda in un tweet san Bene-detto, patrono d’Europa, sottolineando come«dalla fede sgorga sempre una speranza lieta,capace di cambiare il mondo». Senz’altro l’Eu-ropa può e deve cambiare, ad opera di uominiche siano animati da quella speranza lieta.Oggi l’Europa e il mondo sono attraversati dalvento devastante della pandemia che lasciamacerie dietro di sé e semina paura, incertez-za, mettendo in crisi il senso della solidarietà.Vengono in mente l’Europa e il mondo di 75anni fa, tanti sono stati gli eventi che hannoricordato l’anniversario, quando terminò il Se-

condo conflitto mondiale. Ebbene proprio nel1945, un giovane Aldo Moro scriveva questosuo appunto che suona in modo potente allettore di oggi, proprio alla luce del richiamodel Papa a “cambiare il mondo” seguendol’esempio di san Benedetto, forse perché Moroera un uomo attraversato da quella stessa fedecapace di far sgorgare proprio quella speranzadi cui oggi l’Europa e il mondo hanno dram-maticamente bisogno.

Pubblichiamo quindi volentieri le parole diAldo Moro raccolte dal sito www.gliscritti.it.

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GIOVEDÌ 9Papa Francesco è vicino ai parroci e ai pretiche svolgono il loro ministero nei quartieri piùpoveri e popolari di Buenos Aires e prega inparticolare per quanti sono stati colpiti dal co-vid-19. Il Pontefice ha voluto far giungere lorola propria solidarietà con un videomessaggioinviato ai “Curas villeros” attraverso monsi-gnor Eduardo Horacío García, vescovo di SanJusto. «Voglio stare vicino a voi — dice il Papa— in questo momento in cui so che state com-battendo». Il pensiero di Francesco è per i sa-cerdoti colpiti dal coronavirus: «Tre dei parro-ci che lavorano tra voi — ricorda — sono mala-ti. Penso principalmente a padre “Bachi”, il

pioniere di Villa Palito, e che dopo ha lavoratoa San Petersburgo, Puerta de Hierro, tutti queiquartieri ai quali dedica la sua vita. In questomomento sta combattendo». Si tratta di Basi-licio Brítez, ricoverato dal 21 giugno nella cli-nica San Camillo di Buenos Aires dopo essererisultato positivo al test per il covid-19. Vive esvolge attività pastorale nella parrocchia diSan Roque González e compagni martiri delbarrio Almafuerte. «Sta combattendo — ag-giunge il Pontefice — perché non sta bene. Vo-glio dirgli che sono vicino a voi, che prego pervoi, che vi accompagno in questo momento».Poi il Papa assicura solidarietà della comunitàecclesiale verso i suoi pastori e, in particolare,verso i “Curas villeros”, preti in prima lineache affrontano ogni giorno l’emergenza dellapandemia tra difficoltà e carenze di ogni gene-re: «Tutto il popolo di Dio — sottolinea Bergo-glio — insieme ai suoi parroci malati. È il mo-mento di ringraziare Dio per la testimonianzadi quei sacerdoti, pregare per la salute e anda-re avanti».

VENERDÌ 10Il Pontefice ha ricevuto in udienza il cardi-

nale Angelo Becciu, prefetto della Congrega-zione delle cause dei santi. Durante l’udienza,

La fede è missionaria o non è fede. La fede ti portasempre ad uscire da te. La fede va trasmessa. Non per convincere

ma per offrire un tesoro. Preghiamo il Signore che ci aiuti a viverela nostra fede così: una fede a porte aperte, una fede trasparente

@Pontifex, 9 luglio

«Nel giorno del giudizionon saremo giudicati per le nostre

idee, ma per la compassioneche avremo avuto»

(@Pontifex_it, 14 luglio)

”il Papa ha autorizzato la medesima Congrega-zione a promulgare i decreti riguardanti il mi-racolo attribuito all’intercessione della venera-bile serva di Dio Maria Antonia Samà, fedelelaica nata il 2 marzo 1875 a Sant’Andrea Jonio(Italia) e ivi morta il 27 maggio 1953, e le virtùeroiche dei servi di Dio: Eusebio FrancescoChini (detto Kino), sacerdote professo dellaCompagnia di Gesù nato il 10 agosto 1645 aSegno (Italia) e morto a Magdalena (Messico)il 15 marzo 1711; Mariano Giuseppe de Ibar-güengoitia y Zuloaga, sacerdote diocesano, co-fondatore dell’Istituto delle Serve di Gesù, na-to l’8 settembre 1815 a Bilbao (Spagna) e ivimorto il 31 gennaio 1888; Maria Félix Torres,fondatrice della Compagnia del Salvatore, na-ta il 25 agosto 1907 ad Albelda (Spagna) emorta a Madrid (Spagna) il 12 gennaio 2001;Angiolino Bonetta, fedele laico dell’asso ciazio-ne Silenziosi operai della Croce, nato il 18 set-tembre 1948 a Cigole (Italia) e ivi morto il 28gennaio 1963.

LUNEDÌ 13Attraverso la nunziatura apostolica in Brasi-

le, il Papa ha donato un respiratore all’osp eda-le da campo di Marabá, nello Stato di Pará.L’ordinario locale, il vescovo Vital Corbellini,in un video pubblicato sul sito web della dio-cesi, auspica che esso venga usato soprattuttoper le popolazioni indigene, perché sono lepiù bisognose in questo tempo di pandemia.Monsignor Corbellini spiega che il respiratore— uno dei quattro inviati dal Vaticano in terrabrasiliana — potrà essere utilizzato da chiun-que ne abbia necessità, con la speranza di riu-scire a salvare più vite possibili, e ringrazia dicuore il Papa e il rappresentante pontificio. Ilpresidio sanitario e un misuratore di tempera-tura erano arrivati a Marabá domenica 12 lu-glio e il giorno dopo sono stati consegnati dalpresule al coordinatore dell’equipe medica im-pegnata a contrastare l’emergenza provocatadal covid-19.

#7giorniconilpapa

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CL’ultimo salutodi Benedetto XVI a suo fratello

aro Vescovo Rudolf!Nel momento in cui tu rendi a mio fratello

l’ultimo servizio fraterno accompagnandolonell’ultimo tratto di strada terrena, io sono convoi. Mi preme esprimere una parola di ringra-ziamento per tutto quello che in queste setti-mane di commiato tu hai fatto e fai. Il mioringraziamento va anche a tutti quelli che inqueste settimane, in modo visibile o celata-mente sono stati accanto a lui mostrandogli laloro gratitudine per quello che nella sua vitaegli ha fatto e patito per loro.

L’eco della sua vita e della sua opera, che inquesti giorni mi ha raggiunto attraverso lette-re, telegrammi ed e-mail, va ben oltre quelloche avrei potuto immaginare. Persone di moltiPaesi, di tutti i ceti e professioni mi hannoscritto in un modo che ha profondamente toc-cato il mio cuore. Ciascuno meriterebbe in ve-rità una risposta personale.

Purtroppo mi mancano il tempo e le forze,e in questa occasione non posso far altro cheringraziare tutti per l’accompagnarmi in questimomenti e in questi giorni. Proprio ora si rive-lano vere per me le parole del cardinale New-man: Cor ad cor loquitur. Il cuore parla al cuo-re attraverso la carta scritta e oltre lo scritto.

Tre, soprattutto, sono state le qualità di miofratello, che sempre ritornano in diverse varia-zioni e che in questo momento di commiatoriflettono anche i miei sentimenti personali.Innanzitutto e soprattutto è detto di continuoche mio fratello accolse e concepì la vocazioneal sacerdozio al contempo come vocazionemusicale. Già a Tittmoning, nei suoi primi an-ni di vita scolastica, egli non solo si informavaaccuratamente sulla musica sacra, ma facevaanche i primi passi per apprenderla. A Tittmo-ning o ad Aschau chiedeva come si denomi-nasse la funzione che un sacerdote esercita nelDuomo riguardo alla musica sacra. Appresecosì il termine “Maestro di Cappella del Duo-mo”, nel quale vide in qualche modo delineatala strada della sua vita. Quando effettivamentedivenne Maestro di Cappella a Ratisbona, lanomina fu per lui motivo di gioia e di dolorea un tempo, perché nostra madre era statachiamata a sé dal Signore quasi contempora-neamente al Maestro di Cappella Schmerens.Se mia madre avesse continuato a vivere, eglinon avrebbe accettato la nomina a capo dei“Passeri del Duomo di Ratisbona”. Questoservizio è stato sempre più una gioia per lui,acquistata d’altra parte a prezzo di molte sof-f e re n z e .

Ostilità e contestazione non mancarono sindall’inizio. E tuttavia egli è diventato padreper tanti giovani che, come suoi “Passeri delD uomo”, gli sono stati e gli stanno a fiancocon riconoscenza. Anche a tutti loro va il miocordiale ringraziamento in questo momento incui ho potuto nuovamente sperimentare e ap-prendere come, da sacerdote e da musicista,egli sia sempre stato e sempre rinnovatamentedivenuto un’anima sacerdotale.

Vorrei menzionare ancora una seconda qua-lità di mio fratello: la sua socievolezza lieta, ilsuo humor, la sua gioia per i doni della crea-zione, da un lato. Al contempo, però, egli era

un uomo dal parlare franco, che esprimevaapertamente le sue convinzioni. Per più divent’anni ha vissuto nella quasi completa ceci-tà e in questo modo è stato tagliato fuori dauna buona parte della realtà. Questa granderinuncia è stata sempre pesante per lui. Mal’ha anche sempre profondamente accettata esopp ortata.

Se comunque dovessimo dire che cosa nelprofondo è stato, egli è stato un uomo di Dio.Anche se non mostrava la sua devozione, que-sta è stata, oltre la sua grande schiettezza e so-brietà, l’autentico centro della sua vita.

Infine vorrei ringraziare di esser potuto sta-re ancora una volta insieme a lui negli ultimigiorni della sua vita. Egli non mi aveva chiestodi fargli visita. Ma ho percepito che era il mo-mento di andare ancora un’ultima volta da lui.Sono profondamente grato di questo segnoche il Signore mi ha dato. Quando, la mattinadi lunedì 22 giugno, mi sono accomiatato dalui, sapevamo entrambi che sarebbe stato uncommiato per sempre da questo mondo. Masapevamo anche che il buon Dio, che ci avevadonato lo stare insieme in questo mondo, re-gna anche nell’altro mondo e lì ci donerà unnuovo stare insieme. Dio ti ricompensi, caroGeorg, per tutto quello che hai fatto, che haipatito e che mi hai donato!

E Dio ricompensi ancora una volta te, carovescovo Rudolf, per tutti gli straordinari sforzida te compiuti in queste settimane non faciliper entrambi.

Cordialmente tuo

BENEDETTO XVI

Il testodella letteradel Papa emeritoletta durantei funeralidi monsignorGeorg Ratzingera Ratisbona

#chiesa

In occasione della mortedi suo fratello, monsignorGeorg Ratzinger, il Papa

emerito ha indirizzatoil 7 luglio dalla Città

del Vaticano una letterapersonale al vescovo

di Ratisbona, monsignorRudolf Voderholzer.

La missiva è stata lettadall’arcivescovo GeorgGänswein al termine

delle esequie del prelatocelebrate nel duomo

della diocesi bavaresemercoledì 8.

Pubblichiamo, in unatraduzione italiana, il testo

integrale della letteradi Benedetto XVI.

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Quest’anno ricorrono i 20 anni della canonizza-zione di santa Faustina Kowalska, apostoladella Divina Misericordia, e i 40 anni della en-ciclica Dives in misericordia. Papa Wojtyła hapercorso profeticamente la strada della miseri-cordia, «seguendo — come scrive in quel testo— la dottrina del concilio Vaticano II» e spin-to, «in questi tempi critici e non facili»,dall’esigenza di scoprire in «Cristo ancora unavolta il volto del Padre, che è misericordioso eDio di ogni consolazione (...). È per questoche conviene ora volgerci a quel mistero: losuggeriscono molteplici esperienze della Chie-sa e dell’uomo contemporaneo; lo esigono an-che le invocazioni di tanti cuori umani, le lorosofferenze e speranze, le loro angosce ed atte-se».

San Giovanni Paolo II in quell’enciclica lan-cia «un vibrante appello» perché la Chiesafaccia conoscere sempre di più la misericordiadi Dio «di cui l’uomo e il mondo contempora-neo hanno tanto bisogno. E ne hanno bisognoanche se sovente non lo sanno». Anche perché«la mentalità contemporanea, forse più diquella dell’uomo del passato — sottolinea —sembra opporsi al Dio di misericordia e tendealtresì ad emarginare dalla vita e a distoglieredal cuore umano l’idea stessa della misericor-dia. La parola e il concetto di misericordiasembrano porre a disagio l’uomo».

Francesco, sulla scia del concilio Vaticano IIe dei suoi predecessori, afferma con forza chequesto è il tempo della misericordia (Letteraapostolica Misericordia et misera, 2016). Un an-nuncio proclamato con passione che riempiedi gioia i cuori di molte persone, ma che nonmanca di suscitare in alcuni, anche all’internodella Chiesa, dubbi e perplessità se non apertaostilità. Ci ritroviamo nella stessa situazionedescritta dai Vangeli 2000 anni fa: la miseri-cordia diventa parola “buonista” e vuota perchi non sente di averne bisogno, una parolanemica di tante nostre “giustizie” che sannosolo accusare e condannare in modo somma-rio: la giustizia di Dio, invece, salva.

Per Benedetto XVI «la misericordia è in real-tà il nucleo centrale del messaggio evangelico,è il nome stesso di Dio, il volto con il qualeEgli si è rivelato nell’antica Alleanza e piena-mente in Gesù Cristo, incarnazione dell’A m o recreatore e redentore» (Regina Caeli, 30 marzo2008). Gli evangelisti ci dicono che i primi acontrastare Gesù erano gli scribi e i farisei, chenon sopportavano che il Signore si comportas-se in modo misericordioso con i peccatori, an-che quelli più noti e odiati, e fosse particolar-mente duro con loro, che si ritenevano giusti,veri osservanti e difensori della Legge trasmes-sa dai padri, che pure già parlava del «Diomisericordioso e pietoso» (Es 34, 6). Ma lorosapevano vedere solo un Dio giudice e castiga-tore dei peccatori, gli altri, e accusavano Gesùdi trasgredire la Legge, di bestemmiare e addi-rittura di essere un indemoniato. È comprensi-

bile la loro rabbia: credevano di essere giusti esi sentivano criticati con asprezza. Credevanodi difendere Dio e Dio li correggeva con paro-le dure.

Le parole più dure sono le sette maledizionirivolte da Gesù agli scribi e ai farisei. Leggia-mo una parte del testo di Matteo: «Guai avoi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il re-gno dei cieli davanti agli uomini; perché cosìvoi non vi entrate, e non lasciate entrare nem-meno quelli che vogliono entrarci. Guai a voi,scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare ela terra per fare un solo proselito e, ottenutolo,lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi(...) Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pa-gate la decima della menta, dell’anèto e delcumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravidella legge: la giustizia, la misericordia e la fe-deltà. Queste cose bisognava praticare, senzaomettere quelle. Guide cieche, che filtrate ilmoscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi,scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno delbicchiere e del piatto mentre all’interno sonopieni di rapina e d’intemperanza (...) Guai avoi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate asepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli avedersi, ma dentro sono pieni di ossa di mortie di ogni putridume. Così anche voi apparitegiusti all’esterno davanti agli uomini, ma den-tro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità (...) Ser-penti, razza di vipere, come potrete scamparedalla condanna della Geenna?» (Mt 23, 13-33).

Quando gli scribi e i farisei gli domandanoperché i suoi discepoli trasgrediscano la tradi-zione degli antichi, Gesù risponde: «Perchévoi trasgredite il comandamento di Dio in no-

Il Vangeloe i segnidei tempi

La stradadella misericordia

#magistero

di SERGIO CE N T O FA N T I

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me della vostra tradizione? (...) Così avete an-nullato la parola di Dio in nome della vostratradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voiIsaia, dicendo: Questo popolo mi onora con lelabbra ma il suo cuore è lontano da me. Inva-no essi mi rendono culto, insegnando dottrineche sono precetti di uomini» (Mt 15, 3-9).

Sono sconcertanti anche le parole che Gesùpreannuncia di rivolgere un giorno ad alcuniche si ritengono credenti: «Non chiunque midice: Signore, Signore, entrerà nel regno deicieli, ma colui che fa la volontà del Padre mioche è nei cieli. Molti mi diranno in quel gior-no: Signore, Signore, non abbiamo noi profe-tato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuonome e compiuto molti miracoli nel tuo no-me? Io però dichiarerò loro: Non vi ho maiconosciuti; allontanatevi da me, voi operatoridi iniquità» (Mt 7, 21-23).

A quel tempo si era arrivati ad accumularetante norme religiose, molto dettagliate, chepotevano dare sicurezza, ma che avevano fattoperdere l’essenziale. Gesù, criticato dai fariseiperché mangiava insieme a pubblicani e pecca-tori, dice: «Non sono i sani che hanno biso-gno del medico, ma i malati. Andate dunque eimparate che cosa significhi: Misericordia iovoglio e non sacrificio. Infatti non sono venu-to a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,12-13).

I farisei erano soliti porre domande-trappolaa Gesù perché rispondesse un sì o un no sec-chi per metterlo con le spalle al muro. Altrevolte lo mettevano semplicemente alla prova.A uno di loro che gli chiede quale sia il piùgrande comandamento della legge, Gesù rivelacon chiarezza che l’essenza del cristianesimo èla carità: «Amerai il Signore Dio tuo con tuttoil cuore, con tutta la tua anima e con tutta latua mente. Questo è il più grande e il primodei comandamenti. E il secondo è simile alprimo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.Da questi due comandamenti dipendono tuttala Legge e i Profeti» (Mt 22, 37-40).

Sappiamo che saremo giudicati sull’amore egià conosciamo le domande per l’esame delgiudizio finale. Sono le opere di misericordia:«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella suagloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul tro-no della sua gloria. E saranno riunite davantia lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni da-gli altri, come il pastore separa le pecore daicapri, e porrà le pecore alla sua destra e i caprialla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stan-no alla sua destra: Venite, benedetti del Padremio, ricevete in eredità il regno preparato pervoi fin dalla fondazione del mondo. Perché ioho avuto fame e mi avete dato da mangiare,ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero fo-restiero e mi avete ospitato, nudo e mi avetevestito, malato e mi avete visitato, carcerato esiete venuti a trovarmi» (Mt 25, 31-36).

La nostra tentazione perenne è quella di in-gabbiare Gesù nei nostri schemi, ma Lui va ol-tre, come ci ricorda la parabola del buon sa-maritano (Lc 25, 10-37): un uomo consideratoeretico che compie un gesto di carità, a diffe-renza del sacerdote e del levita che vedono unuomo lasciato mezzo morto dai briganti manon intervengono. Il samaritano, invece, hacompassione, si ferma e si prende cura diquell’uomo. Il giudizio di Dio è diverso dainostri giudizi. Le parole di maggiore stimapronunciate da Gesù sono per due personeapparentemente lontane che si avvicinano aLui non per sé stesse ma per la guarigione diuna figlia e di un servo. A una cananea dice:«Donna, davvero grande è la tua fede!» (Mt15, 28). E a un centurione dice: «In verità vidico, presso nessuno in Israele ho trovato una

fede così grande» (Mt 8, 10). L’amore superaogni barriera o etichetta.

A nessuno piace essere chiamato fariseo. Madentro ognuno di noi c’è un “dottore dellalegge” che giudica il prossimo e si sente mi-gliore del pubblicano di turno, come raccontala celebre parabola (Lc 18, 9-14): abbiamo bi-sogno di essere corretti, a volte anche in modoforte per essere scossi nella nostra durezza. Atutti noi, Gesù dice: «Se la vostra giustizianon supererà quella degli scribi e dei farisei,non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5, 20).La giustizia di Gesù è quella misericordia chearriva ad amare il nemico. La giustizia di Gesùè salvezza.

Il Signore nel Vangelo ci invita a leggere isegni dei tempi per saper riconoscere quandoviene (cfr. Lc 12, 54-59). Con l’ultimo concilio,la Chiesa ha continuato il suo cammino nellacomprensione della verità della misericordia diDio. Francesco continua a percorrere questocammino, come indicato da san Giovanni Pao-lo II: «Al di fuori della misericordia di Dionon c’è nessun’altra fonte di speranza per gliesseri umani» (Omelia nel santuario della Di-vina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki, 17agosto 2002).

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 5

#magistero

Chiesa di Santo Spirito in Sassia, 19 aprile 2020Papa Francesco celebra la messa nella domenica della Divina misericordia

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«“Accendi la televisione, subito! Guarda cosa hafatto, guarda!”. Non ricordo esattamente chime lo abbia urlato al telefono con tuttaquell’emozione. Se prima Maso o Erasmo oMattia. Ma ricordo esattamente cosa ho prova-to quando ho visto l’immagine di quella croceesposta all’ingresso del Palazzo apostolico, inVaticano. La nostra croce, costruita da Masocon la resina e poi vestita col giubbotto salva-gente che abbiamo ritrovato il 3 luglio in mez-zo al Mediterraneo. Quel giubbotto a cui bi-sognava dare un significato, che è stata la pri-ma cosa che abbiamo incontrato in quel mare,che ci ha ricordato cosa dovessimo fare, in tut-ti i giorni seguenti, che ci ha indicato la rotta,che abbiamo portato a terra con noi. PapaFrancesco ne sta parlando, sta parlando di noi,sta parlando, attraverso di noi, di una storiache racchiude tutte le storie: “La croce — diceil Papa — è trasparente, ed esorta a guardarecon maggiore attenzione e a cercare sempre laverità”».

Così Alessandra Sciurba chiude Salvarsi in-sieme (Ponte alle Grazie 2020), diario di unsalvataggio compiuto dalla barca a vela Alex,una delle due imbarcazioni di MediterraneaSaving Humans, ong nata nel 2018 per soccor-rere i migranti lungo la rotta libica.

Quella che scrive Sciurba — attivista, ricer-catrice, operatrice socio-legale e presidente diMediterranea — è la «storia di una barca a ve-la sulla rotta dell’umanità» (come recita il sot-totitolo), testimonianza diretta, appassionata e,soprattutto, necessaria.

Una storia che si svolge nel luglio del 2019— nel periodo di maggiore criminalizzazionedel salvataggio in mare — quando Alex soccor-re 59 persone in un tratto del Mediterraneocontrollato dalla Libia. Gli undici membridell’equipaggio sfidano dunque il divieto disolidarietà e la proclamata chiusura dei portiitaliani per portare al sicuro decine di donne,bambini e uomini in fuga da bombe, fame etorture. Sciurba ci racconta il salvataggio dallaprospettiva di chi l’ha voluto e vissuto, invi-tandoci all’ascolto di una realtà che ci coinvol-ge tutti.

Se bombe, fame e torture non sono una no-vità, lo è invece — come stanno raccontandoda tempo (con profondità e intelligenza) don-ne e uomini, giornalisti, scrittori e attivisti — latrasformazione dei salvataggi in mare da attiumani e solidali a gesti criminali. È esistito in-fatti un tempo in cui «il tratto di mare in cuici troviamo era pieno di navi: una flotta civilee militare, coi centri di coordinamento maritti-mo di soccorso di diversi Paesi europei che di-rigevano anche le imbarcazioni delle organiz-

ne di sequestro della barca, senza potere lavo-rare, persino pene severe, processi infiniti».

Il diario dalla Alex si apre con pagine de-gne di un romanziere o di un regista delle mi-gliori trame di azione, invece è tutto dramma-ticamente vero: Alarm Phone (il telefono cherilancia gli sos dei migranti alla deriva in ma-re) avverte che un’imbarcazione di gomma blusta chiedendo aiuto. Il tempo è prezioso nonsolo per l’estremo pericolo che vivono le per-sone a bordo, ma perché si tratta di arrivareprima dei libici, che le riporteranno all’infer-no. «“Più veloce, più veloce, ecco, ci siamo”.Ora si distinguono le teste, tantissime teste,una sagoma unica e frastagliata. Quanti sono?Decine, almeno cinquanta persone. Ascoltate,si sente anche un pianto di bambino, acuto,altissimo che spezza il silenzio del deserto esembra increspare l’acqua intorno».

Sono forse questi i particolari del diario che,ancora una volta, colpiscono come un pugno.Il fatto che situazioni e racconti estremi — equindi per definizione lontani — siano fatti an-che di scene e immagini a noi così familiari,come il pianto di un neonato, una donna cheallatta, le mestruazioni, domande di routine(«“Come ti senti?”. Sono spiazzati dalla do-manda. Forse sono anni che nessuno glielochiede»).

zazioni non governative. Perché l’obiettivo eraunico: salvare il più possibile, salvare tutti.Ora, invece, questo mare-cimitero è anche undeserto. Neppure i pescatori lo attraversanopiù per paura di essere abbordati dai libici —prosegue Sciurba — e soprattutto per non ri-trovarsi davanti al dilemma terribile tra soccor-rere dei naufraghi e affrontare le conseguenzeper averlo fatto: perché invece che medaglie,in questo mondo capovolto, rischiano settima-

La rivoluzionedella comunità

Una storiadi salvataggio

nel Mediterraneo

#libri

di GIULIA GALEOTTI

CO N T I N UA A PA G I N A 15

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il Settimanale L’Osservatore Romanogiovedì 16 luglio 2020

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C

Da basilica cristiana di rito bizantino (inaugurata nel 537 sottol’imperatore Giustiniano) a sede patriarcale greco-ortodossa, poicattedrale cattolica, quindi moschea (quando gli ottomani nel 1453conquistarono Costantinopoli ribattezzandola Istanbul), museo,adesso di nuovo moschea: cambia ancora lo status di Santa Sofia. Il10 luglio, dopo la decisione del Consiglio di Stato di annullare ildecreto con il quale nel 1934 il padre fondatore della Turchiamoderna, Mustafa Kemal Atatürk, l’aveva trasformata in museo, ilpresidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdoğan, ha firmato unprovvedimento che stabilisce il trasferimento della gestione del sitobizantino dal ministero della Cultura alla presidenza degli Affarireligiosi, convertendo di fatto in moschea Santa Sofia. Con undiscorso alla nazione, il capo dello Stato turco ha annunciato chevenerdì 24 luglio vi si terrà la prima preghiera musulmana.L’istanza al Consiglio di Stato era stata presentata nel 2016 da unapiccola associazione islamista locale per la protezione deimonumenti storici. Nei giorni precedenti, soprattutto da parteortodossa, erano giunti numerosi appelli affinché Santa Sofiarestasse museo. Il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo diCostantinopoli, aveva denunciato i rischi del suo ritorno a moschea:«Spingerà milioni di cristiani in tutto il mondo contro l’islam», lesue parole, sottolineando il ruolo di Santa Sofia come centro di vita«nel quale si abbracciano Oriente e Occidente». La suariconversione in luogo di culto islamico «sarà causa di rottura traquesti due mondi». Nel XXI secolo — ha ribadito Bartolomeo — è«assurdo e dannoso che Hagia Sophia, da luogo che adessopermette ai due popoli di incontrarsi e ammirare la sua grandezza,possa di nuovo diventare motivo di contrapposizione e scontro». LaChiesa ortodossa russa, che attraverso il patriarca Cirillo avevalanciato un accorato appello, ha accolto con «grande pena edolore» la decisione. Il metropolita Hilarion, presidente delDipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, l’hadefinita «un duro colpo per l’ortodossia mondiale», mentre ilportavoce Vladimir Legoida ha dichiarato all’agenzia Interfax che«la preoccupazione di milioni di cristiani non è stata ascoltata». Perl’arciprete Nikolai Balashov, vice capo delle relazioni esterne,«questo è un evento che potrebbe avere serie conseguenze perl’intera civiltà umana».Da Washington a Bruxelles ad Atene: in tanti hanno provato afermare lo strappo. Anche l’Unesco si è profondamente rammaricataper la decisione della Turchia, che cambia il «valore universaleeccezionale» del sito, «potente simbolo di dialogo». Un paese —afferma l’agenzia delle Nazioni Unite — «deve assicurarsi chenessuna modifica mini lo straordinario valore universale di un sitosul suo territorio che si trova nella lista. Ogni modifica deve esserenotificata dal paese all’Unesco e verificata dal World HeritageCommitee».Dal canto suo Erdoğan ha risposto alle critiche invocando lasovranità nazionale e assicurando che le porte di Santa Sofiacontinueranno a essere aperte a tutti, musulmani e non musulmani,come avviene per ogni moschea.

Francesco: «molto addolorato»per Santa Sofia

Il ringraziamentoa quanti sono

vicini ai malatiin tempo

di pandemia

#copertina

«Penso a Santa Sofia, e sono moltoaddolorato»: lo ha detto il Papacommentando la decisione turcadi riconvertire in moschea il complessomuseale a Istanbul. Le sue parole, insiemecon quelle di gratitudine per quanti sonovicini ai malati in tempo di pandemia,sono riecheggiate dalla finestra dello studioprivato del Palazzo apostolico vaticanoal termine dell’Angelus recitatoa mezzogiorno del 12 luglio con i fedelipresenti in piazza San Pietro — nel rispettodelle misure di sicurezza adottateper evitare il diffondersi del contagioda covid-19 — e con quanti lo seguivanoattraverso i media. Prima della preghieramariana, il Pontefice ha offerto unariflessione sulla parabola del seminatoreal centro del Vangelo della domenica.

La decisionedel Consiglio di Stato turco

nonostante gli appellidi rappresentanti cristiani

ari fratelli e sorelle, buongiorno!Nel Vangelo di questa domenica (cfr.Mt 13, 1-23) Gesù racconta a una grandefolla la parabola — che tutti conosciamobene — del seminatore, che getta la se-mente su quattro tipi diversi di terreno.La Parola di Dio, simboleggiata dai se-mi, non è una Parola astratta, ma è Cri-sto stesso, il Verbo del Padre che si è in-carnato nel grembo di Maria. Pertanto,accogliere la Parola di Dio vuol dire ac-cogliere la persona di Cristo, lo stessoCristo.

Ci sono diversi modi di ricevere la Pa-rola di Dio. Possiamo farlo come unastrada, dove subito vengono gli uccelli emangiano i semi. Questa sarebbe la di-strazione, un grande pericolo del nostrotempo. Assillati da tante chiacchiere, datante ideologie, dalle continue possibili-tà di distrarsi dentro e fuori di casa, sipuò perdere il gusto del silenzio, delraccoglimento, del dialogo con il Signo-re, tanto da rischiare di perdere la fede,di non accogliere la Parola di Dio. Stia-mo vedendo tutto, distratti da tutto, dal-le cose mondane.

Un’altra possibilità: possiamo acco-gliere la Parola di Dio come un terrenosassoso, con poca terra. Lì il seme ger-moglia presto, ma presto pure si secca,perché non riesce a mettere radici inprofondità. È l’immagine di quelli cheaccolgono la Parola di Dio con l’entusia-smo momentaneo che però rimane su-perficiale, non assimila la Parola di Dio.E così, davanti alla prima difficoltà,pensiamo a una sofferenza, a un turba-mento della vita, quella fede ancora de-bole si dissolve, come si secca il semeche cade in mezzo alle pietre.

Possiamo, ancora — una terza possibi-lità di cui Gesù parla nella parabola —,accogliere la Parola di Dio come un ter-reno dove crescono cespugli spinosi. Ele spine sono l’inganno della ricchezza,del successo, delle preoccupazioni mon-dane... Lì la Parola cresce un po’, ma ri-

mane soffocata, non è forte, muore onon porta frutto.

Infine — la quarta possibilità —, pos-siamo accoglierla come il terreno buono.Qui, e soltanto qui il seme attecchisce eporta frutto. La semente caduta su que-sto terreno fertile rappresenta coloro cheascoltano la Parola, la accolgono, la cu-stodiscono nel cuore e la mettono inpratica nella vita di ogni giorno.

Questa del seminatore è un po’ la“m a d re ” di tutte le parabole, perché par-la dell’ascolto della Parola. Ci ricordache essa è un seme fecondo ed efficace;e Dio lo sparge dappertutto con genero-sità, senza badare a sprechi. Così è ilcuore di Dio! Ognuno di noi è un terre-no su cui cade il seme della Parola, nes-suno è escluso. La Parola è data a ognu-no di noi. Possiamo chiederci: io, che ti-po di terreno sono? Assomiglio alla stra-da, alla terra sassosa, al roveto? Se vo-gliamo, con la grazia di Dio possiamodiventare terreno buono, dissodato ecoltivato con cura, per far maturare ilseme della Parola. Esso è già presentenel nostro cuore, ma il farlo fruttificaredipende da noi, dipende dall’accoglien-za che riserviamo a questo seme. Spessosi è distratti da troppi interessi, da trop-pi richiami, ed è difficile distinguere, fratante voci e tante parole, quella del Si-gnore, l’unica che rende liberi. Per que-sto è importante abituarsi ad ascoltare laParola di Dio, a leggerla. E torno, unavolta in più, su quel consiglio: portatesempre con voi un piccolo Vangelo,un’edizione tascabile del Vangelo, in ta-sca, in borsa... E così, leggete ogni gior-no un pezzetto, perché siate abituati aleggere la Parola di Dio, e capire bene

qual è il seme che Dio ti offre, e pensarecon quale terra io lo ricevo.

La Vergine Maria, modello perfetto diterra buona e fertile, ci aiuti, con la suapreghiera, a diventare terreno disponibi-le senza spine né sassi, affinché possia-mo portare buoni frutti per noi e per inostri fratelli.

Dopo l’Angelus il Papa ha anche ricordatola Giornata internazionale del mare,salutando quanti lavoranosulle imbarcazioni e nei porti «lontanidai loro cari e dal loro Paese».

Cari fratelli e sorelle,in questa seconda domenica di luglio ri-corre la Giornata Internazionale del Mare.Rivolgo un affettuoso saluto a tutti co-loro che lavorano sul mare, specialmentequelli che sono lontani dai loro cari edal loro Paese. Saluto quanti sono con-venuti stamattina nel porto di Civitavec-chia-Tarquinia per la celebrazione euca-ristica.

E il mare mi porta un po’ lontano colpensiero: a Istanbul. Penso a Santa So-fia, e sono molto addolorato.

Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pel-legrini di vari Paesi, in particolare le fa-miglie del Movimento dei Focolari. Sa-luto con gratitudine i rappresentanti del-la Pastorale della Salute della Diocesi diRoma, pensando a tanti sacerdoti, reli-giose, religiosi e laici che sono stati ac-canto e stanno accanto ai malati in que-sto periodo di pandemia. Grazie! Graziedi quello che avete fatto e state facendo.Grazie!

E auguro a tutti una buona domenica.Per favore, non dimenticatevi di pregareper me. Buon pranzo e arrivederci.

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Sarà dedicata al «mondo marittimo» la prossi-ma intenzione di preghiera proposta dal Papaalla Chiesa universale. Lo ha annunciato ilcardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, pre-fetto del Dicastero per il servizio dello svilup-po umano integrale, nel messaggio per la Do-menica del mare 2020 celebrata il 12 luglio.«Tutte le comunità cattoliche del mondo sa-ranno invitate a pregare per tutti coloro chelavorano e vivono del mare, tra cui i marittimi,i pescatori e le loro famiglie» ha spiegato ilporporato, leggendo nell’iniziativa di France-sco una testimonianza della sua «grandepreoccupazione» per l’umanità e per la Chiesasoprattutto in questo tempo di pandemia.

Proprio per questo il cardinale ha voluto as-sicurare ai marittimi e alle loro famiglie la vici-nanza e la solidarietà di tutto il popolo deicredenti. «Non siete soli. Nessuno vi abbando-nerà» ha ripetuto più volte nel messaggio, ri-badendo che «i cappellani e i volontari dellaStella Maris sono con voi ovunque voi siate,non necessariamente in cima alla passerella» —viste le limitazioni imposte dalla diffusione delcoronavirus — ma anche attraverso una “cap-pellania virtuale” che «si tiene in contatto convoi mediante i social media». Essi, ha aggiun-to, «saranno con voi nei prossimi mesi, quan-do la vostra capacità di resilienza sarà messaalla prova», e cercheranno di «rispondere aivostri bisogni materiali e spirituali», soprattut-to «alleviando le vostre preoccupazioni, difen-dendo il vostro lavoro e i vostri diritti e com-battendo la discriminazione».

«Ci sentiamo angosciati e disorientati perl’incertezza del futuro» ha ammesso il porpo-rato, che ha ricordato come la pandemia abbiacostretto molti Paesi «a imporre un lockdowncompleto e a chiudere molte aziende». Anchein queste difficili condizioni, tuttavia, l’indu-stria marittima «ha continuato a operare, ag-giungendo così una moltitudine di sfide allavita già di per sé problematica dei marittimi,mettendoli in prima linea nella lotta contro ilcoronavirus». Le navi che trasportano circa il90 per cento dei prodotti «necessari per conti-

nuare a vivere normalmente in queste circo-stanze difficili» — come i prodotti farmaceuticie le attrezzature mediche — «hanno continuatoa navigare». E prima di fermarsi del tutto, an-che «l’industria delle crociere ha lottato perconvincere i governi e le autorità portuali a te-nere aperti i porti ove poter far sbarcare in si-curezza i loro ospiti», cercando «il modo dicontenere la diffusione dell’infezione tra i pas-seggeri e gli equipaggi».

Resta il fatto che, nonostante il ruolo fonda-mentale svolto dai lavoratori del mare perl’«economia globale», le legislazioni «attuali ele politiche prevalenti li hanno appena consi-derati». Per questo, secondo il cardinale Tur-kson, la Domenica del mare rappresentaun’opportunità «per rivalutare il ruolo dei ma-rittimi e ricordare alcune delle problematicheche incidono negativamente sulla loro vita, eche sono ora acutizzati dal sospetto e dallapaura del contagio».

Il porporato ha rimarcato la situazionedrammatica dei membri degli equipaggi, chedopo i tanti mesi trascorsi a bordo si sono vi-sti «estendere il periodo di lavoro». Con laconseguenza di «un aumento della fatica per-sonale e di un’assenza prolungata dai loro ca-ri». I centomila marittimi che ogni mese«completano il proprio turno contrattuale esono ansiosi di tornare a casa», non hanno po-tuto farlo a causa del covid-19 e della chiusuradei confini. Di conseguenza, migliaia di lavo-ratori «pronti a partire per il necessario avvi-cendamento sono rimasti bloccati in hotel edormitori in tutto il mondo, ridotti a elemosi-nare da istituti caritativi per le loro esigenzefondamentali».

Così, a causa dell’impossibilità di scendere aterra e «dell’accesso limitato al porto per effet-tuare visite a bordo», i marittimi sulla nave«soffrono isolamento e grave stress fisico ementale», che porta molti membri dell’equi-paggio «sull’orlo della disperazione fino ad ar-rivare, purtroppo, a suicidarsi». Vi sono situa-

Difendere il lavoroe i diritti dei marittimi

#domenicadelmare

Me s s a g g i odel cardinaleTu rk s o n

In questa #DomenicadelMareaffidiamo a Maria, Stella del Mare

i marittimi, i pescatori e loro famiglieche con sacrifici, anche duranteil lock-down, hanno continuato

a lavorare per fornirciciò di cui abbiamo bisogno

(@Pontifex_it)

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di ANDREA MONDA

«U

Il progettodi un mondo nuovo

na volta che sapremo dove andare, arrivarci sa-rà molto più semplice». Muhammad Yunus,economista, premio Nobel per la pace 2006,ideatore del microcredito moderno, ha ideepiuttosto chiare sul cosa fare in un mondo po-tenzialmente cambiato dalla pandemia. Intan-to, proteggere tutti, tutto il mondo, dal virus,grazie a un vaccino che sia dichiarato “b enecomune globale”. Poi, semplicemente, proget-tare un mondo molto diverso.

Lei ha sottolineato, in sintonia con il Papa, chedopo la crisi del covid-19 sarà necessario trovareun nuovo modello. Non possiamo tornare indietro;niente sarà più come prima. Secondo lei, in chemodo si può far comprendere questo messaggio acoloro che detengono il potere?

Mi fa molto piacere constatare che PapaFrancesco la pensi esattamente come me. Tor-nare indietro al vecchio mondo sarebbe un at-to folle, perché il mondo dal quale veniamo èun mondo molto inospitale, un mondo terrifi-cante, un mondo che si stava uccidendo con ilriscaldamento globale, la concentrazione dellericchezze, l’intelligenza artificiale che toglievail lavoro agli esseri umani. A quel punto tuttoconvergeva e rimanevano solo pochi anni pri-ma che l’intero mondo crollasse. Dal punto divista del riscaldamento globale resta pochissi-mo tempo prima che il mondo diventi invivi-bile. Lo stesso vale per la concentrazione dellericchezze, che è una bomba a orologeria inne-scata che può esplodere politicamente, social-mente, con rabbia, e anche per l’intelligenzaartificiale, a causa della quale non ci sarannopiù lavoro o impiego per le persone. Non è ilgenere di mondo al quale vorremmo ritornare.È questo il punto. E il coronavirus ci ha fattoun grande favore pur avendo creato una situa-zione terribile per il pianeta, perché ha ferma-to la macchina nella sua corsa verso la morte.Quindi oggi, almeno, non stiamo correndo danessuna parte. Il treno si è fermato. Possiamosemplicemente guardarci intorno, possiamoscendere dal treno che ci portava verso una fi-ne certa e decidere dove vogliamo andare pertrovare certezza e sicurezza. Di certo non vo-gliamo tornare indietro: è questo il punto.Non tornare indietro significa che abbiamo lapossibilità di andare altrove.

È ciò che dice lei. Ma se le persone nelle alte sferee coloro che prendono le decisioni non loaccettano?

Ebbene, se la gente vuole andare altrove, achi prende le decisioni non rimane molta scel-

neta più sicuro. Per ottenere un mondo nuovodobbiamo ridisegnare l’economia, dandole unorientamento sociale. Dovrà essere un’econo-mia guidata dalla consapevolezza sociale,un’economia guidata dalla consapevolezza am-bientale. L’economia attuale non ha mai rico-nosciuto l’interesse collettivo. Si basa solo sul

sere irresponsabili e di spingerli verso un mon-do in cui non hanno futuro. Dico loro: questaè la vostra occasione. Potete costruire il mon-do che desiderate. Quindi unitevi e fatelo. Sitratta di convincere la gente in generale e igiovani in particolare. È una questione di co-municazione. Se Papa Francesco assume laguida, il messaggio diventa subito potente. Lagente rispetta il suo pensiero a livello globale,a prescindere dall’affiliazione religiosa. Ricor-diamo l’impatto che le sue opinioni hannoavuto sui negoziati di Parigi per raggiungereun consenso sulla crisi ambientale globale. Ilsuo appello al mondo ha aiutato a giungereall’Accordo di Parigi. Papa Francesco puòsvolgere un ruolo molto importante in questomomento. Gli chiedo di svolgere questo ruolocon fermezza.

In una recente lezione in streaming alla PontificiaUniversità Lateranense lei ha sottolineato che laripresa dopo il covid-19 è costellata diopportunità, ma solo se passa per una nuovaconsapevolezza sociale e ambientale, un usodell’economia non come mera scienza utile amassimizzare i profitti, ma piuttosto comestrumento per realizzare la felicità degli individuie della comunità. Come possiamo realizzare questoobiettivo?

Spiegando alla gente che cos’è questo obiet-tivo. Che cosa c’era di sbagliato, perché nondobbiamo tornare indietro. La gente conosce ipericoli insiti nel vecchio mondo ma non èconsapevole delle opportunità create che lacrisi del coronavirus ha creato per sfuggire aquei pericoli. Non penso che l’economia prati-cata oggi nel mondo meriti di essere definitascienza sociale. Non ha nulla di sociale. Lasua unica preoccupazione è la massimizzazio-ne del profitto personale. Non si preoccupadell’interesse comune della gente. Si occupa

C o n v e rs a z i o n econ il premioNobelMuhammadYu n u s

#intervista

solo di come accrescere laricchezza delle nazionisenza domandarsi quante,o quante poche, personericevono tale ricchezza.Non si preoccupa neppuredella sicurezza del pianeta.Al massimo possiamo defi-nire l’economia una scien-za degli affari, non unascienza sociale. La scienzasociale deve affrontare iproblemi della società, checosa è bene per la gente,che cosa è bene per il pia-neta, e deve proporre ideeche rendano la vita dellepersone migliore e il pia-

ta. Alla fine è la gente a decidere dove andare.È questa la democrazia. Se l’opinione pubbli-ca diventa forte, non penso che la cosa si pos-sa ignorare. Cerco di incoraggiare i giovani aesaminare la situazione per poi prendere unadecisione. Sono gli adolescenti a marciare nel-le strade dietro gli striscioni di “Fridays forFu t u re ”. Dicono al mondo che siamo sullastrada sbagliata. Accusano i loro genitori di es-

Il vaccino contro il covid-19 deve essere dichiarato “bene comune globale”

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proprio interesse. Se nell’economia includiamol’interesse collettivo questa diventa subito di-versa. Abbiamo bisogno di due tipi differentidi economia, uno per la massimizzazione deiprofitti e l’altro per risolvere i problemi comu-ni della gente, con profitto personale zero. Lastessa persona può svolgerle entrambe. Nonabbiamo bisogno di due persone diverse perfarlo. In un tipo di economia una persona siprende cura di se stessa e nell’altro si prendecura di tutti gli altri e del pianeta. Questonuovo tipo di economia io lo definisco econo-mia sociale. È questa l’economia che s’imp e-gna a risolvere i problemi della gente e delpianeta senza alcun intento di guadagno per-sonale. Questa nuova economia sarà la baseper la costruzione del mondo nuovo.

Lei ha lanciato un’iniziativa a favore di unvaccino gratuito e accessibile a tutti. Come pensasia possibile sottrarre la ricerca medica,specialmente in situazioni come questa, alla logicadel profitto?

Dovremmo andare più a fondo nella que-stione. Vede, non è corretto affermare che leaziende stanno spendendo soldi per sviluppareil vaccino. Nella maggior parte dei casi sono leuniversità a contribuire con la loro conoscenzae creatività e i governi a pagare grosse sommeper la ricerca, specialmente per quella sui vac-cini. Perché le università dovrebbero rinuncia-re al loro diritto? Perché il governo dovrebberinunciare al suo diritto? Non sto negando alleaziende un giusto ritorno sui loro investimenti.Possiamo discutere su quanto è stato ingentel’investimento e quale dovrebbe essere il giustoprofitto. Le aziende possono essere pagate perrendere il vaccino un bene comune globale.Ma la proprietà deve essere del popolo, non diun’azienda. Deve essere un bene open source, dimodo che possa essere prodotto ovunque, dachiunque, rispettando tutti i requisiti normati-vi. Se vogliamo renderlo accessibile alla gentein tutto il mondo nello stesso momento, deveessere prodotto in tutto il mondo. Non solo inuno o due posti, come constatiamo che si stafacendo ora. Un’azienda ha già dichiarato chei primi vaccini prodotti verranno consegnatiagli Stati Uniti, un’altra che i primi andrannoin Europa. E il resto del mondo? Se non si dàil vaccino al resto del mondo, si porrà un altroproblema. Si creerà subito una nuova mega-at-tività di produzione e vendita di vaccini falsi.Occorrerà tempo perché il vaccino autenticoarrivi a miliardi di persone, quindi la difficoltàad accedervi porterà a tale situazione. La gen-te nei paesi poveri cadrà vittima di questocommercio, non potendo competere con imaggiori offerenti nel mercato del vaccino au-tentico. Prima che venga a crearsi una situa-zione del genere, il mondo deve dichiarare ilvaccino un bene comune globale. Ieri ho lan-ciato ai leader mondiali un appello, sottoscrit-to anche da molte figure importanti di tutto ilmondo. Ripeto questo appello attraverso lei,al fine di fare pressione sui governi affinchés’impegnino a fare questa dichiarazione al piùpresto: rendete il vaccino per il covid-19 unbene comune globale. Chiedo al Papa di so-stenere l’iniziativa con la sua voce potente.

Come ha detto il Pontefice, la pandemia, oltre aessere una tragedia planetaria, rappresentaun’opportunità per sviluppare un futuro diverso.Come immagina questo futuro o come vede ilnuovo equilibrio mondiale?

Sono pienamente d’accordo con quanto det-to dal Papa. Ha fatto un’affermazione chiara:non dobbiamo tornare indietro. Papa France-sco deve continuare a ripeterlo in modo moltoaudace di modo che tutti lo sentano e la gente

possa scuotersi e ascoltarlo. Adesso lui è la vo-ce morale del mondo intero. È quindi moltoimportante che continui a insistere sulla que-stione. Sì, è possibile cambiare questo mondo.Gli uomini riescono a fare tutto ciò che vo-gliono. È la forza della loro volontà che lorenderà possibile. Quando decidiamo di nontornare indietro, dobbiamo sviluppare politi-che, istituzioni e strutture per assicurarci diandare nella giusta direzione e di arrivarvi ra-pidamente. Dobbiamo chiedere ai governi dicanalizzare i loro fondi di salvataggio a soste-gno delle iniziative volte a non tornare indie-tro piuttosto che destinarli ad accelerare il pro-cesso contrario. Le risorse non sono un pro-blema: alcune sono già state mobilitate per fi-ni sbagliati. L’impegno è di destinarle allacausa giusta. Abbiamo bisogno di un mondonuovo costruito per noi. Che tipo di mondodeve essere? È ovvio che deve essere un mon-do molto diverso da quello dal quale provenia-mo. Nel nuovo mondo non ci sarà riscalda-mento globale. Papa Francesco si è già espres-so su questo. Adesso dobbiamo tradurlo inrealtà. Non si tratta semplicemente di una di-chiarazione fatta dal Papa: dobbiamo tuttiunirci e tradurla in realtà. Il nuovo mondo sa-rà un mondo con zero emissioni nette di car-bonio. Sarà un mondo con zero concentrazio-ne di ricchezza. Sarà un mondo in cui condi-videremo la ricchezza invece di monopolizzar-la come avviene oggi. Sarà un mondo con di-soccupazione zero. Il mondo nuovo sarà quasil’esatto contrario di quello attuale. Una voltache sapremo dove andare, arrivarci sarà moltopiù semplice. Per passare al mondo nuovo,dobbiamo verificare quali attività contribuisco-no al riscaldamento globale, alla concentrazio-ne delle ricchezze o alla disoccupazione. Dob-biamo creare posti di controllo per impedirealle attività sbagliate di entrare in questo mon-do nuovo. Non possiamo portare l’economiadei combustibili fossili nel mondo nuovo.Dobbiamo dire: tornate con le energie rinno-vabili se volete stare nel settore energetico. Seè un’azienda che produce inquinamento, dicia-mole di ritornare con attività che creinoun’economia circolare.

Lei ritiene che ciò possa avvenire?

Se ci decidiamo, può avvenire. Si tratta dideciderci. Stiamo affrontando la sfida esisten-ziale più grande. Quando la crisi è al suo sta-dio più profondo, dobbiamo proporre le solu-zioni più audaci.

Lei ritiene che la spiritualità sia importante perquesto cambiamento, la forza per realizzare questocambiamento?

Certo, è molto importante. Il coronavirus hacambiato tutto, creando una situazione in cuinon possiamo incontrarci fisicamente. Siamocostretti a rimanere chiusi dentro le nostre casee il distanziamento sociale è diventato partedella nostra vita. Essendo privati dalla prossi-mità fisica, questa diventa una buona occasio-ne per realizzare un’unità spirituale.

#intervista

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Nei prossimi cinque anni il riscaldamento mediodella Terra si stima aumenterà di 1,5 gradi cel-sius, ma non è escluso che arrivi ad aumentaredi 2 gradi. Lo ha rilevato l’O rganizzazionemeteorologica mondiale (Omm) che sottolineacome, di conseguenza, i fenomeni climaticiestremi come le tempeste potrebbero aumenta-re in Europa mentre nel Sahel il clima divente-rà più umido. Inoltre c’è un rischio del 20 percento che l’aumento possa oltrepassare il gra-do e mezzo. L’Organizzazione ricorda, intan-to, che la temperatura media della Terra è giàsuperiore di un grado ai valori preindustriali eche gli ultimi cinque anni sono stati i più caldimai registrati. Le previsioni, dunque, parlanodi un riscaldamento artico che dovrebbe esserepiù del doppio della media globale di que-st’anno. Allo stesso tempo, si prevede chemolte regioni del Sud America, dell’Africa me-ridionale e dell’Australia sperimenteranno con-dizioni più secche rispetto agli ultimi anni. Ilclima, inoltre, sarà più umido alle alte latitudi-ni del pianeta e nel Sahel, e probabilmente piùsecco nel Nord e nell’Est del Sud America.L’Atlantico settentrionale potrebbe sperimen-tare venti occidentali più forti, che potrebberocausare più tempeste nell’Europa occidentale.

«Questo studio scientifico mette in evidenzala formidabile sfida che dovremo affrontare nelraggiungimento dell’obiettivo fissato dall’ac-cordo di Parigi sul cambiamento climatico»,ha dichiarato il segretario generale dell’O mm,Petteri Taalas. Un modo per ribadire l’invitodelle Nazioni Unite alla comunità internazio-nale a «contenere, nel corso del secolo, l’au-mento della temperatura media del pianetaben al di sotto dei 2 gradi celsius rispetto ai li-velli preindustriali e di continuare l’azione in-trapresa per limitare l’aumento delle tempera-ture a 1,5 gradi celsius». Per l’Omm, questenuove previsioni climatiche sulle temperature«sono impegnative». A causa delle attivitàumane il pianeta ha già guadagnato almenoun grado dal 1850 al 1900, moltiplicando i di-sastri, e la probabilità che le temperature inuno o più mesi nei prossimi cinque anni supe-rino i livelli preindustriali di almeno 1,5 gradiè di circa il 70 per cento.

In molti poi avevano sperato che il rallenta-mento industriale legato alla pandemia da co-vid-19 portasse un miglioramento nelle emis-sioni di gas a effetto serra e aerosol. SecondoTaalas si tratta di un’utopia. Infatti, la riduzio-ne delle emissioni di CO2 quest’anno non do-vrebbe portare a una diminuzione delle con-centrazioni atmosferiche che stanno causandol’aumento della temperatura globale.

«L’Omm ha ripetutamente sottolineato cheil rallentamento industriale ed economico cau-sato da covid-19 non può sostituire un’azionesostenibile e coordinata sul clima», ha afferma-to il segretario generale. «La pandemia ha cau-sato una grave crisi sanitaria ed economica glo-bale, ma se non combattiamo il cambiamentoclimatico, il benessere umano, gli ecosistemi ele economie potrebbero essere minacciati persecoli», ha avvertito Taalas. «I governi dovreb-bero cogliere l’occasione per includere misureper il cambiamento climatico nei loro program-mi di stimolo all’economia post covid e garan-tire un reale miglioramento», ha concluso.

Non si attenuail riscaldamento globale

Nonostanteil rallentamento

industrialecausato

dalla pandemia

#internazionale

di ANNA LISAANTONUCCI

Difendere il lavoroe i diritti dei marittimi

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 10

zioni, ha fatto notare il prefetto, in cuimolti di loro, in condizioni medichegravi e potenzialmente letali non cor-relate al covid-19, pur necessitando dicure mediche urgenti non possono ac-cedervi. Inoltre, i marittimi tornati acasa dopo «un viaggio lungo e dram-matico hanno dovuto essere sottopostia quarantena» o hanno sofferto «di-scriminazione nel proprio Paese».

Ad aggravare questa già allarmantesituazione è l’atteggiamento di alcuniarmatori e agenzie di reclutamentosenza scrupoli, che «usano la scusadella pandemia per revocare i propriobblighi», rifiutandosi di garantire«diritti lavorativi, salari adeguati e lapromozione di ambienti di lavoro sicu-ri e protetti per tutti». Oltretutto, i

primi tre mesi dell’anno hanno vistoun aumento del 24 per cento di attac-chi e di tentativi di sequestro da partedei pirati rispetto allo stesso periododel 2019, aggiungendo così «ulterioreansia e apprensione a esistenze già sot-to pressione».

La crisi determinata dalla pandemiarischia, insomma, di privare i lavoratoridel mare della loro già precaria «formadi reddito». E questo per molti «signi-ficherà la perdita totale di guadagno el’incapacità di assumersi responsabilitàsociali e domestiche». Proprio per talemotivo la celebrazione della Domenicadel mare risuona per i credenti comeun invito «a esercitare “un’opzionepreferenziale per i poveri” marittimi,una scelta a vivere in solidarietà conl o ro » .

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L’Osservatore Romanogiovedì 16 luglio 2020il Settimanale

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Nnel rapporto — è dovuta al calo dei cittadiniitaliani, che al 31 dicembre 2019 erano 54 mi-lioni 938.000, 236.000 in meno dall'inizio del-l'anno (meno 0,4 per cento) e circa 844.000 inmeno in cinque anni: una perdita consistente,di dimensioni pari, ad esempio, a quella diprovince come Genova o Venezia.

Nello stesso periodo, al contrario, la popo-lazione residente di cittadinanza straniera èaumentata di oltre 292 mila unità, attenuandoin tal modo la flessione del dato complessivodi popolazione residente. Il ritmo di incre-mento della popolazione straniera si va tutta-via affievolendo.

Al 31 dicembre 2019 sono 5.306.548 i cittadi-ni stranieri iscritti in anagrafe, l'8,8 per centodel totale della popolazione residente, con unaumento, rispetto all'inizio dell'anno, di 47 mi-la unità (più 0,9 per cento). Le aree più popo-lose del Paese si confermano il nord-ovest (do-ve risiede il 26,7 per cento della popolazionecomplessiva) e il sud (23,0), seguite dal centro(19,9), dal nord-est (19,4) e dalle isole (11,0 percento).

Il decremento di popolazione coinvolge tut-te le zone d’Italia: nel nord-ovest e nel nord-est è contenuto (rispettivamente meno 0,06 emeno 0,03 per cento rispetto a inizio anno),mentre i maggiori decrementi, sopra la varia-zione media nazionale (meno 0,31), si rilevanonelle isole (meno 0,70) e al sud (meno 0,63per cento). A livello regionale, il primato ne-gativo in termini di perdita di popolazione èdel Molise (meno 1,14), seguito da Calabria(meno 0,99) e Basilicata (meno 0,97 per cen-to). All'opposto, incrementi di popolazione siosservano nelle province di Bolzano e Trento(rispettivamente più 30 e più 0,27 per cento),in Lombardia (più 0,16) ed Emilia-Romagna(più 0,09).

Il tasso di natalità del complesso della po-polazione residente è pari al 7,0 per mille. Ilprimato è detenuto dalla provincia autonomadi Bolzano (9,9 per mille), mentre i valori piùbassi si rilevano in Liguria (5,7 per mille) e inSardegna (5,4 per mille). Al 31 dicembre 2019,la popolazione residente in italia ammonta a60.244.639 unità, quasi 189.000 in meno ri-spetto all'inizio dell'anno (meno 0,3 per cen-to). La recessione demografica — spiega l'Istat

Natalitàal minimo storico

Meno 4,5per cento rispettoal 2018

#italia

uovo minimo storico di nascitedall’unità d’Italia, lieve au-mento dei decessi e più mi-granti verso l’estero. È quantoevidenzia l'Istituto nazionale distatistica (Istat) nel Bilancio de-mografico nazionale 2019 pre-sentato nei giorni scorsi a Ro-ma.

La diminuzione delle nascite— meno 4.5 per cento — è di oltre19.000 unità rispetto al 2018: nel2019 sono stati iscritti in anagrafeper la nascita 420.170 bambini. Ilcalo si registra in tutte le ripartizioni,ma è più accentuato al Centro (meno6,5 per cento). E’ di più 16,1 per centol’aumento di cittadini cancellati dalle ana-grafiche che vanno all’estero: nel 2019 lecancellazioni di cittadini trasferitisi all’e s t e rosono state 182.15.

I fattori strutturali che negli ultimi annihanno contribuito al calo delle nascite, indical’Istat, sono noti e si identificano nella pro-gressiva riduzione della popolazione italianain età feconda, costituita da generazioni sem-pre meno numerose alla nascita — a causa del-la denatalità osservata a partire dalla secondametà degli anni Settanta — non più incremen-tate dall’ingresso di consistenti contingenti digiovani immigrati. Negli ultimi anni si è assi-stito anche a una progressiva diminuzione delnumero di stranieri nati in Italia, così che ilcontributo all’incremento delle nascite fornitodalle donne straniere, registrato a partire daglianni Duemila, sta di anno in anno riducendo-si. Nel 2019 il numero di stranieri nati in Italiaè pari a 62.944 (il 15 per cento del totale deinati), con un calo di 2.500 unità rispetto al2018 (meno 3,8 per cento). Il peso percentualedelle nascite di bambini stranieri sul totale deinati è maggiore nelle regioni dove la presenzastraniera è più diffusa e radicata: nel nord-ove-st (21,1 per cento) e nel nord-est (21,2 per cen-to). Un quarto dei nati in Emilia-Romagna èstraniero (25,0 per cento), in Sardegna solo il4,3 per cento.

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Il verot e s o ro

Conoscete, forse, la novella di Giovanni Verga, inti-tolata La roba: il protagonista, sentendo avvicinarsila morte, scende in cortile e si mette ad ammazzarea colpi di bastone i suoi animali, strillando: «Robamia, venitene con me!».

La cronaca, invece, parla di due fratelli che si so-no rinchiusi nella loro casa riempiendola all’i n v e ro s i -mile di oggetti (14 pianoforti, macchine da scrivere,computer, televisori, casse, lampade, vestiti, cibo etanto altro ancora), e là sono morti, ossessionati dalpensiero di quanto possedevano. Pensavano di avereun tesoro!

Il Vangelo di oggi ci parla di tesori, ma di diversovalore. Gesù ci ricorda che dobbiamo cercare e tro-vare ciò che vale davvero. Ci invita ad essere indiffe-renti verso le cose che passano, per essere liberi dicamminare verso la vera felicità.

Scriveva Vitaliano Brancati: «La ricchezza guastal’intelligenza... Il primo effetto di un eccessivo amo-re per la ricchezza è la perdita della propria perso-nalità. Si è tanto più persone, quanto meno si ama-no le cose».

Pensiamoci! Perché chi ama troppo le realtà mate-riali perde la propria personalità, e ha un cuore in-durito.

La Parola di Dio illumina la nostra vita cristiana:se abbiamo scoperto il tesoro che è Cristo, teniamo-celo stretto, e centriamo la nostra vita su di lui.

Ricordando la sua parola: «... sulla terra dove è iltuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (cfr. Ma t t e o 6,19-21).

26 luglioDomenica XVII

del Tempoo rd i n a r i o1 Re 3, 5. 7-12Sal 118Rm 8, 28-30Mt 13, 44-52

#spuntidiriflessione

di LEONARD OSAPIENZA

La rivoluzione della comunità

È la leva che aveva fatto scattare la commozione generale (e,anche qui, sembra passato ormai un secolo) davanti alla foto-grafia del corpo senza vita del piccolo Alan Kurdi riverso sullaspiaggia turca di Bodrum: quell’immagine «non poteva essereaccolta nel luogo comune sulle migrazioni — scrive Sciurba —perché non assomiglia a nessuno dei corpi neri rigonfi d’acquache ci eravamo abituati a vedere affollare il Mediterraneo di si-lenzio». Invece «tutti abbiamo saputo, sin dal primo sguardoposato su quella fotografia, che Alan era una delle centinaia dimigliaia di persone che compongono il cosiddetto “fenomenomigratorio”, quello narrato come un’invasione e un assalto daa rg i n a re » .

Tra una riflessione e l’altra, i naufraghi sono finalmente insalvo sulla Alex, ed è qui che Sciurba nota che tutti — uomini,donne, donne incinte e bambini — sono numerati. «Un penna-rello sui vestiti ha tracciato il numero stabilito per ognuna diqueste persone. (…) Come merci, come animali», come in unennesimo campo di concentramento.

Far salire a bordo è, però, solo il primo passo. Ora occorreindividuare un porto per farli scendere, trovare una terra che liaccolga, che restituisca loro umanità. È appena iniziata la salita,che Mediterranea Saving Humans (come le altre ong del mare)tenta di scalare puntellandosi sul diritto, «perché è un buon di-ritto, quello del mare», e proprio per questo continuamenteviolato, tradito, aggirato. Inizia il dialogo vergognoso con leautorità. «Povero Paese che ha paura di chi fugge e chiede solo

protezione», commenta Sciurba, ben consapevole della perce-zione diffusa sul lavoro che le ong vanno facendo: come semprenella storia, infatti, «non vali niente se difendi chi non valeniente agli occhi del mondo».

Intanto però a bordo è nata una comunità. A bordo diun’imbarcazione di soli 18 metri, settanta persone — non nume-ri, ricordiamolo, ma donne, uomini, bambini, neonati e nascitu-ri — diventano una comunità capace di salvarsi insieme. Sono,insieme, protagonisti di una storia di vita e di amore che nonvuole cedere alle paure e ai muri; una storia che incarna unodei temi fondamentali del nostro tempo, smascherandone lestrumentalizzazioni e raccontando nel dettaglio le politiche e leviolazioni dei diritti umani che hanno reso il Mediterraneo quelcimitero e deserto che oggi è.

«La vita sta da una parte, la morte dall’altra — scrive Sciurba— L’umanità può ancora scegliere. Le navi della società civile, ea volte anche le barche a vela, le indicano la strada». Comunitànon è una parola vuota, buonista. Comunità significa che «tut-to ciò che ho intorno mi sta curando, e curarsi degli altri e la-sciarsi curare» sono «la stessa cosa».

La definizione corretta per quel che (come le altre) Mediter-ranea è — e fa — sarebbe quella di ong, organizzazione non go-vernativa. Ma forse dovremmo classificarla come «una ang:un’Azione non governativa di obbedienza civile. (…) abbiamospiazzato tutti con una verità semplicissima: è rivoluzionariooggi tenere fede ai principi della nostra Costituzione e dei dirit-ti umani». E del Vangelo.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 7

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#SanBenedetto, patrono d’E u ro p a ,mostri a noi cristiani di oggi

come dalla fedesgorga sempre una speranza lieta,

capace di cambiare il mondo.

@Pontifex, 11 luglio

#controcopertina

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 2

È come se occorresse far presto, impadro-nirsi delle leve di comando, disporre delmondo, dominarlo, conformarlo a nostro gu-sto. E non pensiamo che è terribilmente diffi-cile dominare veramente la storia e che passa-re accanto, ignorandola, alla libertà incoerci-bile dello spirito, è come rinunziare per sem-pre a raggiungere la mèta, anche se si abbial’impressione di fare più presto e meglio. Ilproblema è di saper rinunziare ad un succes-so immediato per uno lontano, ad un succes-so provvisorio e parziale per uno stabile ecompiuto. Per questo bisogna ignorare l’i n-quietudine e la fretta, abbandonare lo stato diperpetuo allarme nel quale in fondo ci com-piaciamo di vivere, per sentirci vittime diqualche cosa e protagonisti di una vicenda in-t e re s s a n t e .

Il nostro cammino è più lento e difficile.Una rinunzia momentanea può essere unagrande tattica di combattimento; la pazienza,la misura, la serenità, la buona fede, la pover-tà dello spirito, il lavorare in profondità conlo sguardo rivolto lontano, sono le risorsedell’uomo spirituale, il quale crede nella vitae la ama. Di questa fede e di questo amoresoprattutto noi abbiamo bisogno, un bisognou rg e n t e .

Siamo terribilmente stanchi di sentirci ne-mici, fidati soltanto ad una buona arma; sia-mo stanchi di combattere sempre e a vuoto.Vogliamo illuminare l’oscuro avvenire edamare il nostro tempo; non di un fiacco amo-re di convenienza e di supina accettazione,ma di uno operoso e pieno di fede, il qualesappia trasformare in silenzio ed in pace, po-co a poco, ma sul serio, in profondità, pers e m p re .

La speranza lieta che cambia il mondo