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r :' Il BilANCIO DEL NOSTRO IMPEGNO Questo numero del Bollettino non è soltanto il resoconto cronachistico sul poco che è stato rea- lizzato e sul molto che ci si era prefissi di fare negli ultimi tre anni, che pure sono stati contras- segnati da un'intensa attività associativa, ma vuole essere occasione di riflessione su tutta la vita dell'Archeogruppo in quanto quest'anno ri- corre il ventennale dalla fondazione (13/11/'75) e il decennale dalla ricostituzione (10/2/85) dopo la prematura scomparsa di Espedito Jacovelli. Avevamo desiderato ardentemente di presentar- ci al nostro non numeroso pubblico con qualche traguardo raggiunto tra i tanti che costituiscono il motivo del nostro impegno, quale l'avvenuta approvazione del Piano del Centro Storico, l'a- pertura di strutture culturali (biblioteca comu- nale, teatro comunale, spazi pubblici per riunio- ni, conferenze, mostre ecc.),l'istituzione del Parco archeologico (con sale espositive di reperti anti- chi) o del Parco naturale di Monte Sant'Elìa col connesso Parco naturale delle Gravine, o quella del Museo Provinciale della Civiltà Rupestre o, quantomeno, l'inutilmente invocato servizio di vigilanza delle Gravine urbane e dei beni storico- artistici della Città o, infine, almeno la elimina- zione del problema degli scarichi fognari nelle Gravine urbane (Madonna della Scala, San Marco, Santa Caterina) e l'esecuzione del progetto di bonifica della Gravina Madonna della Scala fi- nanziato dalla Provincia. . Purtroppo l'ottusità, se non l'aperta ostilità delle amministrazioni comunali succedutesi negli ul- timi anni verso questi interventi, hanno reso utopistiche le nostre proposte sicchè siamo co- stretti a scrivere queste note con le immagini ancora fumanti dell'immane incendio (di cui nessuno si è dato cura fra tutte le P.A. interessate e in primis il Comune) che ha distrutto l'incante- vole vegetazione della Gravina Madonna della Scala. Il fondovalle della Gravina Madonna della Scala dopo l'incendio del 25 giugno 1995 (Foto G. Mastrangelo) 3 8gosto '95 t ARCHEOGRUPPO 31

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Il BilANCIODEL NOSTRO IMPEGNO

Questo numero del Bollettino non è soltanto ilresoconto cronachistico sul poco che è stato rea-lizzato e sul molto che ci si era prefissi di farenegli ultimi tre anni, che pure sono stati contras-segnati da un'intensa attività associativa, mavuole essere occasione di riflessione su tutta lavita dell'Archeogruppo in quanto quest'anno ri-corre il ventennale dalla fondazione (13/11/'75) eil decennale dalla ricostituzione (10/2/85) dopolaprematura scomparsa di Espedito Jacovelli.Avevamo desiderato ardentemente di presentar-ci al nostro non numeroso pubblico con qualchetraguardo raggiunto tra i tanti che costituisconoil motivo del nostro impegno, quale l'avvenutaapprovazione del Piano del Centro Storico, l'a-pertura di strutture culturali (biblioteca comu-nale, teatro comunale, spazi pubblici per riunio-ni, conferenze, mostre ecc.),l'istituzione del Parcoarcheologico (con sale espositive di reperti anti-chi) o del Parco naturale di Monte Sant'Elìa col

connesso Parco naturale delle Gravine, o quelladel Museo Provinciale della Civiltà Rupestre o,quantomeno, l'inutilmente invocato servizio divigilanza delle Gravine urbane e dei beni storico-artistici della Città o, infine, almeno la elimina-zione del problema degli scarichi fognari nelleGravine urbane (Madonna della Scala, San Marco,Santa Caterina) e l'esecuzione del progetto dibonifica della Gravina Madonna della Scala fi-nanziato dalla Provincia. .

Purtroppo l'ottusità, se non l'aperta ostilità delleamministrazioni comunali succedutesi negli ul-timi anni verso questi interventi, hanno resoutopistiche le nostre proposte sicchè siamo co-stretti a scrivere queste note con le immaginiancora fumanti dell'immane incendio (di cuinessuno si èdato cura fra tutte le P.A. interessatee in primis il Comune) che ha distrutto l'incante-vole vegetazione della Gravina Madonna dellaScala.

Il fondovalle della Gravina Madonna della Scala dopo l'incendio del 25 giugno 1995 (FotoG. Mastrangelo)

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E' l'ennesima, e speriamo ultima, tappa di quel"resistibile disastro" verso cuiMassafra èincam-minata e di cui non vuole prendere coscienzanonostante i reiterati avvertimenti sia da partenostra che delle altre associazioni cùlturali eambientaliste.L'immobilismo non è un dato nuovo per Massa-fra, è vero, ma dopo le esaltanti esperienze delvolontariato degli ultimi anni speravamo di es-sere riusciti perlomeno a scuotere dal torpore lasensibilità dei politici verso questi che ritenia-mo, a giusto titolo, i veri ed essenziali problemidella "Polis".La logica con cui questo Centro si muove già daqualche anno, infatti, è nel senso di superarel'inerzia, l'arretratezza culturale dei pubblici

n degrado e i dissesti antropici

I problemi di Massafra, riconducibili solo in pic-cola misura a fattori di origine naturale, sonostati essenzialmente causati dall'azione dell'uo-mo e, in specie, dalla mancanza di un correttogoverno del territorio e dall'assenza di idoneicontrolli sulle attività inquinanti o distruttivedell'ambiente.Il territorio di Massafra, sfuggito al controllo deisuoi amministratori, è aggredito da molteplicifattori patògeni quali lo sviluppo urbanisticocaotico, l'inquinamento atmosferico (causatoanche dagli impianti industriali di Taranto), l'in-quinamento dei corsi d'acqua (v. il fiume Patemi-sco ove il Comune scarica le acque di fogna mal

poteri sostituendoci, come e dove possiamo, adessi.Avendo a cuore le sorti del patrimonio storico-artistico e archeologico della Città, di fronte aldegrado, forse unico al mondo, a cui sono condan-nati i nostri beni culturali e ambientali, abbiamocapito che è inutile continuare a lamentarci o alimitare la nostra azione a proposte e a denunceche si rivelano sterili in quanto, è amaro consta-tarlo, vengono cestinate e non approdano mai aniente.Abbiamo deciso, quindi, che è ora di passareall'azione testimoniando con i fatti la nostrapassione per la storia e le origini di Massafra.Facendo cosa?

Prima di illustrare l'azione dell'Archeogruppo edelle altre associazioni di volontariato operantisul territorio, sarà utile una rapida panoramicasui mali della Città e sulla disastrosa situazionedei suoi monumenti.

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La focedel fiumePatemisco(FototecaArcheogruppo)

depurate), la contaminazione dei boschi e delleGravine (usati come discariche e come fogne acielo aperto), l'abbandono del centro storico, ildanneggiamento e la distruzione di beni storici emonumentali.Risparmiamo al cortese lettore il lungo elenco deisiti e dei monumenti distrutti o danneggiati negliultimi decenni, limitandoci ad illustrare la situa-zione delle Gravine inurbate e di alcuni monu-menti comunali.

La situazi.one delle gravine inurbate

Emblematica è la situazione delle Gravine cheattraversano o lambiscono il centro abitato, ecioè, principalmente, della Gravina Madonnadella Scala, nonchè di quelle di San Marco e diSanta Caterina.N onostante la presenza in esse di un preziosopatrimonio geomorfologico e naturalistico, oltreche archeologico, storico-artistico e monumenta-

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E' l'ennesima, e speriamo ultima, tappa di quel"resistibile disastro" verso cui Massafra èincam-minata e di cui non vuole prendere coscienzanonostante i reiterati avvertimenti sia da partenostra che delle altre associazioni culturali eambientaliste.L'immobilismo non è un dato nuovo per Massa-fra, è vero, ma dopo le esaltanti esperienze delvolontariato degli ultimi anni speravamo di es-sere riusciti perlomeno a scuotere dal torpore lasensibilità dei politici verso questi che ritenia-mo, a giusto titolo, i veri ed essenziali problemidella "Polis". .

La logica con cui questo Centro si muove già daqualche anno, infatti, è nel senso di superarel'inerzia, l'arretratezza culturale dei pubblici

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Il degrado e i dissesti antropici

I problemi di Massafra, riconducibili solo in pic-cola misura a fattori di origine naturale, sonostati essenzialmente causati dall'azione dell'uo-mo e, in specie, dalla mancanza di un correttogoverno del territorio e dall'assenza di idoneicontrolli sulle attività inquinanti o distruttivedell'ambiente.Il territorio di Massafra, sfuggito al controllo deisuoi amministratori, è aggredito da molteplicifattori patògeni quali lo sviluppo urbanisticocaotico, l'inquinamento atmosferico (causatoanche dagli impianti industriali di Taranto), l'in-quinamento dei corsi d'acqua (v.il fiume Patemi-sco ove il Comune scarica le acque di fogna mal

poteri sostituendoci, come e dove possiamo, adessi.Avendo a cuore le sorti del patrimonio storico-artistico e archeologico della Città, di fronte aldegrado, forse unico al mondo, a cui sonocondan-nati i nostri beni culturali e ambientali, abbiamocapito che è inutile continuare a lamentarci o alimitare la nostra azione a proposte e a denunceche si rivelano sterili in quanto, è amaro consta-tarlo, vengono cestinate e non approdano mai aniente.Abbiamo deciso, quindi, che è ora di passareall'azione testimoniando con i fatti la nostrapassione per la storia e le origini di Massafra.Facendo cosa?

Prima di illustrare l'azione dell'Archeogruppo edelle altre associazioni di volontariato operantisul territorio, sarà utile una rapida panoramicasui mali della Città e sulla disastrosa situazionedei suoi monumenti.

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La focedel fiumePatemisco(FototecaArcheogruppo)

depurate), la contaminazione dei boschi e delleGravine (usati come discariche e come fogne acielo aperto), l'abbandono del centro storico, ildanneggiamento e la distruzione di beni storici emonumentali.Risparmiamo al cortese lettore il lungo elenco deisiti e dei monumenti distrutti odanneggiati negliultimi decenni, limitandoci ad illustrare la situa-zione delle Gravine inurbate e di alcuni monu-menti comunali.

La situazione delle gravine inurbate

Emblematica è la situazione delle Gravine cheattraversano o lambiscono il centro abitato, ecioè, principalmente, della Gravina Madonnadella Scala, nonchè di quelle di San Marco e diSanta Caterina.Nonostante la presenza in esse di un preziosopatrimonio geomorfologicoe naturalistico, oltreche archeologico, storico-artistico e monumenta-

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le, e nonostante la copiosa letteratura archeolo-g.;cae storico-artistica fiorita in tema, tali siti, di .capitale importanza per lo studio degli insedia-menti umani nei primi secoli dell'Era Cristiana,sono rimasti letteralmente abbandonati a sestessi, subendo un lento, pur se non inesorabile,degrado in coincidenza dello sviluppo ediliziourbano.Gli orti e i fazzoletti di terra che una voltavenivano coltivati, sono abbandonati da decen-ni. All'incuria si è aggiunta la mancanza di ma-nutenzione dei terrazzamenti edellepiccoleoperechegarantivano la regimazione delle acquefluen-ti in esse, il che ne ha causato la rovina.A questa situazione di abbandono e di incuria siè sovrapposto, con gli anni dello sviluppo econo-mico e del c.d. "benessere", la tendenza ad usarele Gravine come pattumiere buttandovi ognigenere di rifiuti industriali, dai pneumatici aifrigoriferi, dalle automobili alle lavatrici, dagliscarti della produzione dei mattoni a quelli del-l'attività edilizia. 'Col parallelo sviluppo edilizio, le Gravine, oltreche essere deputate ad accogliere le macerie e irifiuti di scavo, sono state elette come luogo incui scaricare le acque di fogna bianca e nera. Vasegnalato, infine, lo sbarramento della GravinaMadonna della Scala con un terrapieno presso ilsuo sbocco in pianura: purtroppo, malgrado lapronta denuncia dell'Archeogruppo alle Autori-tà preposte, la Gravina grida ancora vendettaper questo ennesimo misfatto in quanto nulla èstato fatto per eliminare tale "monumento all'in-civiltà".

Il Pozzo del Verzarulo con la "pila" per l'abbeverata(FotoG. Mastrangelo)

Simeone a Famosa e a quella della Panareddoz-za) che sono state chiuse diventando (non sappia-mo come) di proprietà privata.Non pare che il Comune abbia mai vigilato su talibeni e stia agendo per ottenerne la reintegra.

La situazione della chiesa e del convento diSant'Agostino

Per quel che concerne, invece, il patrimonio sto-rico è emblematico il caso del plurivincolatocomplesso monumentale del Convento e dellaChiesa di Sant'Agostino.Tale edificio monumentale, comprato.dal Comu-ne nel 1890 dall'allora Provincia di Terra d'O-tranto (vedi atto notar Frassaniti del 14.5.1890con cui contestualmente la Provincia acquistavail Palazzo Casulli in via Messapia",destinandoloa Caserma dei Reali Carabinieri), dopo esserestato restaurato una prima volta, nel 1976 fuindicato come sede per l'istituzione di un Museo

E' consuetudine del Comune di Massafra tenere Provinciale della Civiltà Rupestre e Altomedie'oin abbandono il patrimonio comunale, in genera- vale su proposta dell'allora Soprintendente aile, e, in particolare, quei beni monumentali che Monumenti dott. Michele D'Elia (vedi letterahanno valenza storica e artistica. autografa datata 31.7.76 diretta a E. J acovelli, inPer quel che riguarda il Demanio comunale ci- Archivio Archeogruppo).tiamo il caso dei pozzi perenni universali (cioè Secondo tale progetto, il Comune doveva limitar-comunali) con le relative aree di sosta (mezzo si a mettere a disposizione la struttura in quantotomolo di terra che serviva come spiazzo per la, il personale sarebbe stato pagato dalla Provinciasosta delle greggi che si dovevano abbeverare): 'mentre la suppellettile sarebbe stata fornita dalricordiamo per eStpozzo San Pietro, pozzo della Ministero tramite la Soprintendenza.minatora di Ciura, pozzo (di S. Maria) del Casa- L'Amministrazione comunale lasciò cadere que-le, pozzo di Citignano, pozzo di Maraglione, Pozzo sta proposta in quanto aveva in serbo -si disse-di Verzarulo, pozzo di Lamadivite (di cui si fa altri progetti per tale bene, cioè, alla luce dimenzione nel Catasto Onciario del 1749 e negli quanto è accaduto in seguito, lasciarlo in comple-atti relativi alla ripartizione dei Demani) che to stato di abbandono condannandolo a un lentodanno nome alle contrade omonime, o quello di e inesorabile degrado.strade urbane (su cui ci riserviamo di compilare Non è tutto.un completo elenco) o extraurbane (comequelle Qualche anno fa si èconsentito onon si è impeditoche conducevano alle chiese rupestri di San da parte del Comune che venisse eretto un mura-

La situazione del patrimonio e di altrimonumenti comunali

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La Chiesa di S. Agostino in una foto recente (Foto G. Mastrangelo)

glione con annessa esposizione di autocarri emezzi industriali proprio davanti alla monu-mentale facciata secentesca della Chiesa di San-t'Agostino che offende e deturpa il decoro archi-tettonico e la dignità artistica del monumento.Da ultimo, si è autorizzato, improvvidamente, acontatto fisico con la detta Chiesa l'impianto dia1cuni campi di calcio, la realizzazione di unautoparcheggio asfaltato in quello che era ilgiardino del Convento e l'usò improprio di alcunilocali dello stesso Convento con buona pace deivincoli diretti e indiretti.

Storie di restauri che non finiscono mai: ilCastello, il palazzo De Notaristefani e ilPalazzo di Città

Quando poi il Comune decide di restaurare qual-cosa, il rimedio (cioè il restauro) è, a volte, peg-giore del male (cioè dell'abbandono, che quanto-meno preserva l'integrità del bene).Vedasi quanto accade al Castello,al Palazzo diCittà e al palazzo de Notaristefani (per nonparlare della cripta di S. Leonardo!): i restauri(eseguiti non sappiamo come) durano decenni;non si finisce di completare i primi lavori che nelfrattempo occorre ricominciare e rifare tuttodaccapo.Nel contempo il Comune paga centinaia di milio-ni l'anno di canoni di locazione per gli ufficicomunali.Sembra il moto perpetuo. Peccato che chi è depu-tato a controllare e a reprimere eventuali feno-meni di corruzione dia l'impressione di sonnec-chiare come se tutto va bene.

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In questi giorni si va completando la ricostruzio-ne della torre sud-ovest del Castello crollata nel1963 (il cui progetto si deve alla meritoria inizia-tiva del dotto Nicola Zanframundo allorchè nel1985 rivestì la carica di consigliere comunaledelegato per i Beni Culturali). .

La struttura nel suo complesso, purtroppo, emolto malata: gravi problemi statici interessanoil masso tufaceo su cui sorge il Castello. Studiosicome il Cotecchia: e il Grassi già nel 1975 hannoillustrato, con dovizia di dati allarmanti, il collas-so della roccia determinato dal sovraccarico edallo scavo della calcarenite ben oltre il limitedella sua resistenza. Ricordiamo tutti che lo spaltoovest della Gravina San Marco, proprio al di sottodel Castello, è stato interessato in passato dacedi menti e da movimenti franosi.Nella notte fra il lO e 1'11 febbraio 1972 alcunimassi si staccaro.no dalle pareti rocciose sotto ilCastello e, franando a valle, rimasero in bilico inprossimità di a~cune abitazioni sottostanti chefurono fatte sgomberare con ordinanza sindaca-le.L'episodio si ripetè nell'aprile 1984 allorchè ce-dette la rampa di accesso al Casteno portandosia valle un autocarro della ditta che eseguiva ilavori di restauro, autocarro (rimasto in bilico enon più potuto recuperare) che testimonia con lasua presenza lo stato comatoso den'antico manie-ra.Di fronte a questi due gravi episodi, la GiuntaIacove11i, alla guida della città dal 1985 al 1990,ha avuto il merito di affrontare la situazionefacendo effettuare un approfondito studio geo-gnostico e geotecnico all'ing. E. Vozzi il quale

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elaborò anche il progetto di consolidamento sta-tico della Gravina San Marco. .Tale progetto, purtroppo, fu finanziato solo inparte e il relativo budget fu utilizzato per conso-lidare, parzialmente, solo lo spalto est lasciando.inalterata la pericolosa situazione del Castello.E', ripeto, encomiable l'opera di ricostruzione

associazioni ambienta liste e gruppi di volontariin altri campi) pulendo manualmente e rendendoaccessibili chiese rupestri esiti archeologici,riappropriandoci di parti del territorio che ciparlano degli usi, delle tradizioni, della cultura edella storia anche religiosa della nostra piccolapatria.

Il Castello Medioevale in restauro nel 1981 (Fototeca Archeogruppo)

della Torre sud-ovest ma, se non si adottanourgenti iniziative, si rischia che la Torre Ottago-nale e il lato est del Castello facciano la stessafine della rampa e dell'autocarro, cioè quella di"scivolare" nel burrone.Sorte analoga è toccata al convento dei Cappuc-cini che, dopo alcuni primi lavori di restauro,è stato abbandonato al suo destino ed ora è sot-toposto ad ulteriori interventi di restauro con laricostruzione della chiesa.'. "

L'azione dell'Archeogruppo, delle Associa-zioni Ambientaliste e del volontariato con-tro il degrado e la disamministrazione.

Di fronte ai lamentati fenomeni di dissesto e dimalgoverno, invece di dolerci delle cose che nonvanno o della latitanza dei Pubblici Poteri, cisiamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato afare quello che possiamo fare con le nostre mani,cioè lavorare (così come hanno fatto anche altre

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Così, giorno per giorno, sacrificando le domeni-che, sottraendo il poco tempo libero alla famigliae ai figli, cerchiamo di rendere meno precaria lasituazione di tanti beni storici e ambientali.

Le attività dell'Archeogruppo svolte perspirito di servizio

Nel 1993 abbiamo realizzato interventi di puli-zia, di sorveglianza e di tutela per tutta una seriedi siti storico-artistici ed archeologici che si tro-vano in campagna, lontano dal centro urbano,che sono pressochè sconosciuti ai molti e indifen-dibili; si tratta della chiesa rupestre di S. Siminea Pantaleo, dell'insediamento rupestre fortifica-to della Torretta (per cui abbiamo prodotto unesposto in cui denunciamo il parziale sbanca-mento del sito e il tentativo di allargare l'areadella cava di pietrisco ivi esistente mettendo inserio pericolo l'insediamento stesso), della grottacarsica di San Michele a Varcaturo, della chiesa

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p. Luigi Abatangelo.Oltre al volume di cui si è detto, le celebrazioni

~."culturali centenarie si sono articolate in diversi<~altri momenti.

\' Sabato.7 novembre '92 nella Chiesa parrocchialedi Gesù Bambino era stata inaugurata la mostrafotografica sui momenti salienti della vita dipadre Luigi Abatangelo dal titolo "Viaggio con p.Luigi Abatangelo": le immagini, provenienti dadiversi Archivi (rispettivamente quelli dei FratiMinori di Lecce, diAttilio Caprara e di Michelan-gelo Abatangelo, erano state ricercate e selezio-nate da chi scrive coadiuvato da Serafino Mar-chianò. La mostra era stata realizzata dai sociarchitetti Angelo Bruno e Cosimo D. Simone conla collaborazione di Antonio Conforti e delCRSECtrA 50.In quella serata, presso lo stesso Santuario, dopol'esibizione con un ricco repertorio di musicaclassica per organo del giovane talento massa-frese il Maestro Gianvito Tannoia, interveniva-no P. Daniele Pichierri, Ministro ProvincialeO.F.M., il prof. Cosimo D. Fonseca, Accademicodei Lincei, il prof. Roberto Caprara, il prof. PaoloCatucci, P. Giocondo Scarinci, il prof. CenzinoZanframundo, per il Comune, e l'avv. Vito Don-vito, per la Provincia, oltre chi scrive.Domenica 8 novembre, dopo aver fatto murare,davanti alla casa natale di padre Luigi Abatan-gelo in via Santa Guida 90, una lapide comme-morativa che ricorda ai posteri questo massafre-se eccezionale, le celebrazioni centenarie eranoproseguite con la inaugurazione della mostra fi-latelica su "Archeologia e territorio" nella sededella Proloco promossa e organizzata dal CircoloFilatelico e Numismatico Massafrese che ha nelprof. Nino Bellinvia e in Tonino Rospo due validie insostituibili animatori culturali.Nella stessa sede della mostra, ad iniziativadell'Archeogruppo, funzionava un Ufficio tem-poraneo P. T. con un annullo speciale che ricor-dava il centenario della nascita di P. Luigi Aba-tangelo il cui bozzetto, riproducente l'affresco diSan Paolo I Eremita della cripta di San Leonar-do, era stato ideato e realizzato dal prof. NicolaAndreace. N ella stessa occasione l'Archeogrup-po aveva stampato una cartolina celebrativa acolori che riproduce lo stesso soggetto dell' annul-lo postale.

L'azione del Comune e degli altri enti pub-blici territoriali

Di fronte al problema dei dissesti antropici e deldegrado, il volontariato svolge un'azione indi-spensabile, cioè quella di promuovere la tuteladegli interessi diffusi della collettività stimolan-

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do l'azione di vigilanza e di concreto interventodelle varie Pubbliche Amministrazioni che sonopreposte alla cura dei vari interessi settoriali cheriguardano lo stesso territorio.Quest'azione, seppure importantissima, tutta-via, non è sufficiente per risolvere i problemi diMassafra in quanto occorre l'intervento, taloraconcertato, dei vari Enti Pubblici territoriali.Giacchè, se il gravoso risanamento del terFitoriofosse affidato e potesse essere risolto soltanto daivolontari, potremmo fare ameno addirittura dellademocrazia rappresentativa.E' da ritf;)nere, invece, che per una serie di proble-mi e di s~ttori quali il Piano di risanamento e perlo sviluppo del Centro Storico, l'ordinato sviluppourbanistico della Città, la realizzazione di servizi(impianti sportivi, piscine e palestre coperte) estrutture culturali da mettere a disposizione dienti e associazioni private, l'istituzione di Parchiarcheologici e/o naturali, comunali e/o regionali,delle Gravine, le risposte non possono che veniredagli Enti pubblici territoriali, primo fra tutti ilComune di Massafra sulla scorta delle indicazio-ni e delle proposte che provengono da coloro chenel sociale promuovono iniziative culturali efavoriscono la crescita di una coscienza rispetto-sa dei beni culturali e ambientali del territorio.'La rinascita di Massafra non può che venirequindi da una rinascita culturale, da un nuovomodello di sviluppo non più basato sulle ciminie-re e sull'acciaio bensì sulle risorse (storiche, ar-cheologiche, culturali, paesaggistiche ed econo-miche) proprie del nostro territtorio.Attraverso la tutela dei beni storici,. artistici,monumentaH e ambientali e di interventi miratial risanamento delle tante ferite inferte al terri-torio, non si ostacola ma si favorisce uno sviluppoeconomico più equilibrato, armonico, rispettosodell'ambiente e della natura, basato su unamigliore qualità della vita.

Il problema del centro antico.

Il discorso sul metodo ci aiuta ad introdurre iltema che più ci sta a cuore: il risanamento delcentro antico di Massafra, che sta letteralmentemorendo.Non cifacciamo illusioni: sappiamo che colorocheamano veramente questo paese sono ancora unasparuta minoranza; la maggioranza, invece,provavergogna del proprio passato e fa a gara perdistruggere le tracce di questo passato per qual-cuno quasi ingombrante.Purtroppo questa manìa di ignorare, Qirimuove-re dalla memoria e di distruggere fisicamentetutto quanto ricorda le nostre origini é presenteanche tra la classe dirigente.

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Per questo auspichiamo che il Sindaco e la nuovaamministrazione vogliano dare un segnale diinversione di tendenza dando priorità al proble-ma del centro antico di Massafra, che -come si édetto - é agonizzante.Diciamo subito che sarebbe errato affrontarlo conl'ottica semplicemente urbanistica, come si ésempre fatto finora, cercando di catapultare aMassafra esperienze estranee al nostro habitatche non tengono in alcun conto delle emergenzee delle tipologie architettoniche eabitative chesi sono succedute e stratificate' nel corso deimillenni.Non si tratta solo di un problema edilizio, legatoalla ristrutturazione e al recupero di cubatureche sono poco o niente utilizzate. Non é, insom-ma, roba per palazzinari.

Il piano per il centro antico e le vicinanze.

Se vogliamo correttamente affrontare il proble-ma occorre capire e ricostruire la storia del popo-lamento e del ripopolamento del nostro territorio;chiederei quali siano i modelli ai quali si sonoispirati i nostri antenati allorché scavarono levicinanze, che non sono comuni abitazioni rupe-stri, come se ne trovano tante in tutti gli altricentri dell'arco jonico fino a Matera.Infatti, il nostro antico centro demico, così comesi é venuto strutturando nel corso dei millenni, édifferente e originale proprio per la presenza.delle vicinanze che non possono essere assimila-te né alle case grotte dei villaggi rupestri esisten-ti nelle gravine nostre o dei comuni vicini (conl'eccezione del villaggio rupestre di Casalrotto),né ad altre tipologie architettoniche ipogee pre-senti nel resto d'Italia.Le costruzioni in tufo, sono venute dopo,adattandosi alle preesistenze, cioé alle grandiaperture delle vicinanze scavate nel tufo: ciò hacostretto il "fabbricatp" a contorcimenti planime-trici intorno allo "scavato" come si legge agevol-mente sulle aerofotogrammetrie.A nostro parere, quindi, il Piano per il CentroAntico deve partire da uno studio serio e appro-fondito delle preesistenze ipogee, cioé dalle vici-nanze,~ non solo perché esse sono più anticherispetto ai fabbricati, ma, soprattutto, perèhérappresentano un'architettura ipogea originale,e quindi unica in Italia, differente, anche seanaloga, rispetto a quelle delle case grotte scava-te sui fianchi delle gravine, e, come tale, merite-vole del massimo rispetto e di idonee misure disalvaguardia.Va tracciata, insomma, la storia insediativa dellaCittà, ricostruendo le sequenze del passaggio e/odella coesistenza tra gli insediamenti in rupe,

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Massafra, centro antico: le case costruite in tufosopra la "vicinanza" scavata nel tufo (Foto C. Greco)

cioé dei villaggi scavati sui fianchi dei canali edelle gravine, e gli insediamenti in piano, cioédello scavo sulla zona pianeggiante tra le dueGravine maggiori del prim~ nucleo di vicinanze.Secondo Roberto Caprara, che ne ha approfondi-to lo studio, il modello delle nostre vicinanze éconfrontabile con quelle delle case sotterraneedella Tunisia: non solo con i vani mosaicati edipinti nei palazzi signorili di Bulla Regia "ma -soprattutto - con le case della gente comune diMatmata e di Haddej.Quest'ultimo centro, soprattutto, é ancora for-mato da alcune centinaia di abitazioni scavatenella roccia in torno ad un' area discoverta cen tra-le, esattamente come si vede nelle residue 'vici.nanze' di Massafra" (R. Caprara, Archeologia elinguistica a confronto. Sulle origini e il nome diMassafra, pubblicazione edita dalla fondazioneP. Loreto in occasione del VII Trofeo di Basket,Massafra 1994).Lo stesso Autore ipotizza, pur in assenza di docu-menti scritti, che tra V e VI sec. "all'arrivo deiVandali in Mrica settentrionale un gruppo diCristiani ortodossi sceglie l'esilio in Puglia (comemolti fecero scegliendo la più vicina Sardegna, ola Sicilia, o la Calabria)" e che, giunto a Taranto,

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..La Numidia, la terra di S. Possidonio, nella carta geografica Antiquorum Afrieae Episeopatuum Geographiea deseriptio,

Authore Nieo/ao Sanson Abbavillaeo, Patavii, ex Typographia Seminarii, Anno 1694. (CollezioneG. Mastrange"lo)

questo gruppo di profughi abbia chiesto aiutoalla sola Autorità sopravvissuta alla crisi del-l'Impero Romano, vale a dire al Vescovo (come éstoricamente attestato che fecero in Sardegna,rivolgendosi al Vescovo di Cagliari) il qualeassegnò loro una sua Massa da folonizzare e dacoltivare, Massa che si estendeva nella zona dipenepiano tra la Gravina di Galitro (oggi Ma-donna della Scala) e quella di San Marco" ove "gliMri (profughi di pelle bianca!) scavarono le lorocase secondo modelli della loro madrepatria" (R.Caprara, op. loc. ult. cit.).I fabbricati subdiali sono venuti secoli dopo,anche se é plausjbile rjtenere che non tutte levicinanze siano state scavate nella tarda anti-chità o nel medioevo; come attestano gli attinotarili del '600 e del '700, nel nostro centrostorico si é continuato ad aprire vicinanze e ascavare nuove case grotte su facciate di zoccata,cioé sulle pareti ancora vergini di vicinanzepreesistenti, per tutto il XVIII e il XIX secolo(Cfr. G. MASTHANGELO,Contributo sulle origini eil regime dominicale delle vicinanze ipogeiche diMassafra, in Archeogruppo 2, Bollettino dell'Ar-cheogruppo "E. Jacovelli" di Massafra, Giugno1992).Secondo i risultati di uno studio, che RobertoCaprara sta per pubblicare e che ci ha cortese-mente anticipato, é possibile riconoscere e persi-

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no tracciare sulla mappa il primo nucleo divicinanze scavate a partire dal VI secolo dallagens Mra sfuggita alle persecuzioni dei Vandali.Ma a parte la Massafra ipogea, per così dire diprimo livello, occorre avere riguardo anche allaMassafra sotterranea sottostante. C'é tutto undedalo di cavità comunicanti sia tra di esse siacon condotte viarie che hanno vario andamento,sia nord-sud sia est-ovest, a sei - sette metri diprofondità.Come si vede é tutto un mondo ancorainesplora-to, e quindi sconosciuto, che merita di esserestudiato prima di proporre qualsiasi tipo disoluzione del problema del centro storjco.

Novità sul tesoretto monetale dellagravinadella Madonna della Scala.

Come é noto, le campagne di sterro nel villaggiorupestre di Madonn~ della Scala negli anni 1972-73 (Cfr. Il Villaggio rupestre della Madonnadella Scala, Giornale delle ricerche condotte aMassafra nel mese di agosto 1972 (a cura di F.C.hiefa), Ma,ssafra 1972; AHCHEOGHUPPODIMASSAFRA,Ricerche archeologiche negl'insedia-menti rupestri medievan Massafra 1974) resti-tuirono'ingente materiale fittile di varie epochee il c.d. Thesaurus Massafrensis, un gruppomonetale costituito da piccoli bronzi di emissione

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vandala e bizantina che, secondo E. TRAVAGLINI(Thesaurus Massafrensis: monete di bronzodei revandali Genserico, Unerico, Guntamundo, Tra-samundo,llderico, Brindisi 1974) sarebbe appar-tenuto ad esuli africani che fuggirono le persecu-zioni e repressioni poste in essere dai Vandali.Su questo rarissimo ritrovamento numismaticopubblichiamo lo studio del prof. Wolfgang Hahn,gentilmente tradotto per noi daI prof. R. ColizzidiTaranto, che ringraziamo, il quale non solo hacorretto le classificazioni, in parte errate, propo-ste dal Travaglini ma ha anche riconosciuto eclassificato altre centinaia di monete che secon-do il Travaglini erano illegibili.Questo studio ci illumina sulle condizioni diMassafra nel V -VI secolo, ove, nel vallone oradetto Gravina Madonna della Scala, esisteva unvillaggio rupestre che si presentava perfetta-mente strutturato, con una fiorente vita econo-mica ove gli abitanti, oltre a produrre per l'auto-consumo, erano dediti ad affari e a scambi, dovenon solo c'era una buona circolazione monetariama anche la possibilità di tesaurizzare un discre-to gruzzolo, pari a una libbra di bronzo, col cuivalore era possibile - secondo lo studio del prof.Hahn - acquistare 2 - 3 moggi di frumento.Lo studio di Hahn é per noi anche motivo disorpresa. Secondo lo studioso austriaco i gruppimonetali presenti a Massafra sarebbero tre, percomplessivi 289 esemplari, di cui uno "conservatodall'Archeogruppo" mentre gli altri due sarebbe-ro stati in possesso di abitanti di Massafra che liavrebbero venduti a collezionisti austriaci di

passaggio. L'Autore ritiene, inoltre, che i tregruppi monetali, essendo di composizione simile,dovrebbero far parte di un unico tesoretto.Siamo sorpresi in quanto, per un verso, l'Archeo-gruppo (almeno quello che si é ricostituito il 1985a guida di chi scrive) non custodisce alcun teso-retto; per altro verso, abbiamo sempre saputo -per tradizione orale, in quanto al momento dellaricostituzione di questo sodalizio dalla famigliaJacovelli non ci é pervenuto alcun documento alriguardo -, che le monete del tesoretto erano 135,e non 289, e che esse furono consegnate, d°I>olascoperta, alla Soprintendenza B.A.A.A.S. di Baripresso la quale sono custodite.Ci riserviamo in proposito ogni iniziativa al finedi approfondire la conoscenza dei fatti e tutelareil buon nome di questo Centro.

n progetto per la Cripta-Pozzo Caruccidedicata a San Possidonio.

In contrada Carucci, storicamente appartenutaal territorio di Massafra sino al 1930 allorché fu

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costituito il Comune di Crispiano, esiste unaCripta ipogea che si opina fosse dedicata a SanPossidonio.La Cripta, un tempo interamente affrescata,essendo in campagna e quindi completamenteindifesa, ha subito l'azione devastatrice e sac-cheggiatrice dell'uomo.Numerosi affreschi sono stati asportati (si pensiai clipei raffiguranti i Santi martiri cappadocesiElasippo e Melesippo), altri sono stati scalpellatie distrutti.L'importanza dell'invaso rupestre, oltre che nellasingolarità della tecnica di scavo (si trova, infatti,su un pianoro ed é scavata con la stessa tecnicadella "vicinanze" del Centro antico di Massafra),risiede nella iscrizione esegetica in greco (o agios)"nocidonioc" (E. JACOVELLI,Gli affreschi bizantinidi Massafra, Massafra 1960, p. 40; p. L.ABATANGELO,Chiese-cripte e affreschi ltalo - bi-zantini diMassafra, Taranto 1966, pp. 116 -119;C. D. FONSECA,Civiltà rupestre in Terra Jonica,1970, p. 132; R. CAPRARA- C. CRESCENZI- M.SCALZO,Il territorio Nord del Comune di Massa-fra, 1983, pp. 81 - 87).Il corpo di San Possidonio, secondo un documentodel XII sec., venne traslato" ex Apuliae partibus"nei primi anni del sec. IX in quel di Mirandola (F.LANZONI,Le Diocesi d'Italia dalle origini al prin-cipio del secolo VII, voI. II, Faenza 1927, pp.797-801; R. CAPRARA,C. CRESCENZI,M. SCALZO- IlTerittorioNord cit., p. 87) ove, intorno alla Chiesadedicata al Santo é sorto il Comune omonimo, chenel 1993 ha festeggiato i mille anni di esistenza.La provenienza del corpo di San Possidonio dauna non meglio precisata lo~alità della Puglia,unito alla circostanza che la Cripta - pozzo dicontrada Carucci è l'unica in Puglia (e in Italiameridionale) ove sia atte stata una iscrizioneagionimica di tale Santo, suffragano l'ipotesi chele spoglie mortali di San Possidonio fossero sepol-te proprio nella Cripta di contrada Carucci (V. intal senso V. CAPPI, Una chiesa ipogea rupestrededicata a San Possidonio, Comune di San Pos-sidonio 1993, pago 30).Tanto la tecnica costruttiva a "vicinanza", quan-to la presenza dell'iscrizione di San Possidonio(che, per la Chiesa e secondo i più autorevolistudiosi, coincide con San Possidio Vescovo diCalama in Numidi a) quanto il tesoretto di mone-te vandali che, sono argomenti convergenti che ciriportano concordemente all'Africa Settentrio-nale e a quel movimento di profughi cristianiortodossi che tra la fine del V e l'inizio del VIsecolo si mosse dalle coste dell'attuale Tunisia

alla volta dell'Italia Meridionale fuggendo da-vanti ai Vandali (ariani) che avevano invaso e

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conquistato quelle regioni, e rendendo plausibilela tesi del Caprara secondo la quale San Possido-nio, alla testa di un gruppo di profughi afri, siasbarcato sulle nostre coste ove, ottenuta l'ospita-

~lità :del Vescovo di Taranto, avrebbe da questi\fièevuto in assegnazione una "Massa" in cui inse-:~~iarsi.<L'insediamento dalle nostre parti di questagens

".Afra, di lingua latina e di pelle bianca, in unterritorio popolato sin dalla prima colonizzazionegreca da gente che parlava il greco, spiega ildiffuso bilinguismo che persiste ben oltre il Xsecolo (i giudici della sentenza Cassinese del 971,che é scritta in latino, firmano in greco) e puòspiegare, verosimilmente, l'etimologia del nomeMassafra da "MassaAfra", che in origine avrebbedesignato soltanto la terra (Massa) abitata dallagens Afra, per distinguerla, forse, da altre"Massae" o da altri villaggi rupestri abitati dagenti ellenofone e, in prosieguo di tempo, perragioni che ancora ignoriamo, avrebbe finito perindicare l'intero territorio di Massafra.Il progetto di sistemazione, pubblicato in altraparte della rivista, parte dal1a sconfortante si-tuazione esistente al1'interno dell'ipogeo ingom-..bro di rami e di fascine oltre che di pietre, di terrae di altri detriti portati dalle acque meteoriche.Sino ad oggi solo il Comune di San Possidonio,grazie al fattivo interessamento del dotto VilmoCappi di Mirandola (autore del già citato volume'Una chiesa ipogea rupestre dedicata a San Pos-sidonio '), la Soprintendenza B.A.A.A.S. dellaPuglia e la Comunità Montana del1a Murgia sud-orientale (che ha concesso un primo contributodi L.2.500.000) hanno risposto positivamente di-chiarandosi disponibili a partecipare ad unaconferenza di servizi onde sottoscrivere un accor-do di programma per la realizzazione del proget-to stesso.

I soci dell'Archeogruppo liberano dai rami secchil'accesso alla cripta di S. Possidonio

(Fototeca Archeogruppo)

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Si auspica che anche il Sindaco (e l'intera Ammi-nistrazione comunale) voglia far proprio il nostroprogetto convocando la conferenza di servizi tratutti gli Enti interessati così come abbiamo pro-posto al fine di realizzare il progetto stesso.Per quel che concerne alcuni monumenti, come ilConvento e la Chiesa di S. Agostino, o beniculturali - ambientali che racchiudono in sé altrimonumenti e tesori d'arte e di storia, quale laGravina Madonna della Scala, ribadiamo qui diseguito le nostre proposte.

Istituzione del Museo provinciale della Ci-viltà rupeslre ed alto medie vale nel conventoe nella chiesa di Sanl'Agoslino.

Ora che la struttura viene nuovamente restaura-ta, e non sembra ancora decisa la destinazione dadare ad essa, ci chiediamo (così come abbiamochiesto al Sindaco con nota del 5.1.95 rimastasenza risposta) se non sarebbe il caso di rispolve-rare il progetto del Museo provinciale della Civil-tà rupestre e altomedievale piuttosto che tenerlain abbandono per un altro ventennio.Con questa soluzione si darebbe dignitosa siste-mazione ai reperti tardo antichi e medievali pro-venienti non solo dal nostro territorio ma da tuttoil comprensorio jonico del1a Civiltà rupestre,primo fra tutti a quel compendio di monetevandale e protobizantine noto nella letteratura

Convento di S. Agostino: iscrizione su una portadel piano terra (Fototeca Archeogruppo)

numismatica intern~\zionale come ThesaurusMassafrensis. '

Una sezione del Museo potrebbe accogliere ancheuna scuola di restauro.Co;testualmente andrebbe acquisita l'area anti-stante S. Agostino, che secondo R. Caprara erademani aIe, al fine di demolirne il muraglione dicui si é detto e destinarla a un grande Parco-giardino che rivitalizzerebbe e darebbe respiro al

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monumento e a tutta la zona circostante, che hatanta importanza storica.E' il caso di ricordare che di fianco a Sant'Agosti-no passava l'antica via Appia, o del Procaccia, se-condo l'itinerario di Guidone e che lungo questastrada sono allineati da Est ad Ovest a pocadistanza l'uno dall'altro alcuni edifici molto anti-chi quali il Convento dei Cappuccini, il Palazzo deCarlo, il Palazzo Laliscia, la Chiesa Matrice (che,

Massafra, Chiesa Madre: la cripta funeraria, con la tomba(violata?) venuta alla luce sul presbiterio durante i lavori

di restauro (Foto G. Mastrangelo)

alla luce di quanto é emerso durante gli .scavi,risulta costruita nel 1200 su una preesistentechiesa rupestre di VIII - IX secolo), il Santuario diS. Maria delle Grazie (anch'esso sorto sulla pre-esistente Chiesa rupestre di S. Eustachio).

ciali, economici ed eco - ambiantali prodotti dallamonocultura dell'acciaio, ormai fuori mercato alivello internazionale in quanto non competitivocon quello di altri Paesi produttori che hanno uncosto del lavoro 40 volte inferiore al nostro.La Gravina della Madonna della Scala, detta inantico Valle delle Rose, a nord, e Gravina diGalitro o della Maddalena, a sud, rappresenta ilpiù vasto insediamento rupestre medievale del-l'arco Jonico e, sotto il profilo della presenzaumana, ha restituito un notevole e qualificatonumero di testimonianze.

L'Archeogruppo (sotto la guida degli ispettorionorari dell' epoca prof. Roberto Caprara ed Espe-dito Jacovelli) nei primi anni settanta vi condus-se memorabili campagne di indagine e di studiocensendo oltre 150 nuclei abitativi rupestri, do-cumentando la frequentazione a partire dalneolitico (rinvenimento di lame di selce e fram-menti di ceramica dipinta a bande rosse) e ipotiz-zando in questa Gravina l'esistenza di un villag-gio cristiano primitivo fra il V e il VI seçolo(ritrovamento del tesoretto monetale; chiesa ru-pestre della Buona Nuova datata al VII sec.).N onostantequesta Gravina, al pari delle altredel territorio di Massafra, abbia tutte le carte inregola per aspirare a un ruolo primario di richia-mo turistico e di volàno dell'economia locale,grossi ostacoli si sono frapposti a qualsiasi pro-getto di tutela di essa.Eppure l'intervento pubblico non é mancato nel-l'ultimo decennio anche se si è mosso utilizzandole leggi regionali esistenti, cioé quelle sull'istitu-

zione di parchi naturali in 'iuanto queste ultimeprevedono finanziamenti anche per l'acquistodelle aree da destinare a Parco.

Cosa fare per la Gravina Madonna della --1 piani paesaggistici e naturalistici per leScala? Gravine di Massafra.

La Gravina Madonna della Scala, che suggesti-vamente solca il territorio di Massafra e degradadolcemente dalle Murge sino al Golfo di Taranto,é uno dei centri più notevoli di quel singolarehabitat rupestre ed ipogeico tardo-antico e me-~

dievale che ha le sue più importanti manife-stazioni lungo l'arco murgiano fra Matera eTaranto.Malgrado la presenza di tale patrimonio geo-morfologico, storico-artistico e monumentale enonostante la copiosa letteratura storica, archeo-logica e artistica in tema di Gravine, sono manca-ti nell'ultimo trentennio seri interventi di tutelae di valorizzazione che potessero dare ricadute intermini occupazionali in un territorio che solo orava prendendo coscienza degli immani danni so-

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La Gravina della Madonna della Scala é al centrodi vari progetti di pianificazione paesistica enaturalistica ad iniziativa di vari Enti. Essa ri-entra, infatti, sia nell'area del Parco naturale at-trezzato delle Gravine di Massafra, che vedequale ente promotore il Comune di Massafra, sianell'area del Parco naturale regionale delle Gra-vine, promosso dalla Provincia, progetti cheperò finora non sono stati realizzati.Vediamo perché.Sono ostacoli, in parte, legati alla proprietà, allacrisi finanziaria della regione e alla carenza distrumenti legislativi e, in altra parte, dipendentidai mutati orientamenti politici delle Ammini-strazioni comunali succedutesi dal 1990 ad oggi.Esaminiamoli brevemente.Sulla base degli studi e delle indagini condotte

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nell'ambito del progetto del Parco naturale delleGravine di Massafra, sappiamo che queste ulti-me, tranne minuscole particelle, sono di proprie-tà privata.Ciò costituisce un grosso ostacolo per la tutela ditali beni in quanto i privati, in assenza di idoneenorme, tendono, nel migliore dei casi, a tenerli instato di abbandono.Ma il fallimento della politica dei Parchi natura-li in Puglia è da ascrivere fondamentalmente al-l'impianto normativo della 1.R. 50/75 in quanto èl'unica in Italia che prevede che il parco possaessere istituito solo su terreni di proprietà onelladisponibilità dell'Ente promotore.Le altre Regioni hanno adottato, invece, il princi-pio della riserva di legge (principio fatto propriodal Legislatore con l'emanazione della LeggeQuadro sulle aree protette L. 394/91) in virtù delquale la costituzione del Parco avviene attraver-so l'approvazione di una legge regionale che nonproduce alcun effetto modificativo della titolari-tà dei beni immobili ricadenti in esso.Dal 1991 si attende che la Regione adegui il suoobsoleto impianto normativo alla luce dei prin-cìpi dettati dalla,. Legge Quadro n. 394/91.La crisi finanziaria della Regione ha bloccato l'i-ter di quei progetti approvati come quello per ilParco di Monte Sant'Elia che é stato finanziatoper 3 miliardi e mezzo, nonchè quello del Parconaturale delle Gravine.Ma i problemi legati alla proprietà delle aree, allacarenza di idonei strumenti normativi ed allacrisi finanziaria della Regione spiegano solo inparte la mancata istituzione dei parchi naturalimassafresi.

A seguito delle elezioni amministrative del 1990,infatti, le Giunte che si sono succedute alla guidadel Comune di Massafra hanno modificato la loropolitica in tema di parchi naturali e di protezionedella natura.Probabilmente, hanno ritenuto che vincolare aparco naturale non solo Monte Sant'Elia maanche il sistema delle Gravine a ovest dell'abita-to fosse troppo gravoso e che conveniva, invecedella valorizzazione naturalistica di quei territo-ri, valorizzarli a fini insediativo-residenziali (v.Piano a monte e relativi progetti di lottizzazione)..Così si spiega come mai il Comune abbia lasciatoperdere il finanziamento della Regione, pari a 3miliardi e mezzo, e non abbia insistito né perl'istituzione dei predetti parchi né per la effetti-va erogazione del finanziamento concesso.N elle more, la Provincia di Taranto ha assunfo lainiziativa di proporre alla Regione l'istituzionecon legge regionale di un Parco naturale di rile-vante estensione che comprenda il territorio delleGravine di Taranto.

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Villaggio rupestre di Madonna della Scala: particolare(Foto Attilio Caprara)

L'area del Parco é costituita dalla parte centro -occidentale della Provincia di Taranto con i Centriurbani di Grottaglie, Montemesola, MartinaFranca, Crispiano, Statte, Massafra, Mottola,Palagianello, Castellaneta, Laterza e Ginosa.L'iniziativa assunta dalla Provincia dovrà coin-volgere necessariamente tutti gli enti locali inte-ressati (Comuni e Comunità Montana), in omag-gio al principio della partecipazione degli entilocali al procedimento istitutivo del Parco (sanci-to dall'art. 23 della legge 394/91), attraverso lostrumento della conferenza di servizi al fine dipervenire alla redazione del documento di indi-rizzo (che potrà essere costituito dalla proposta dilegge istitutiva del Parco con gli allegati elabora-ti tecnici quali relazioni, cartografie tematiche emappe catastali dei demani e dei patrimoni bo-schivi qi en~i pubblici) da inoltrare alla Regio-ne che dovrà, a sua volta, tradurlo in leggeregionale.

Progetti di parchi e bonifica della GravinaMadonna della Scala.

Al fine di non attendere inoperosi l'adeguamentonormativo della Regione alla Legge~quadro sulle

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aree protette nonchè l'approvazione ela realizza-zione di detti progetti, nel 1993, insieme ad altreassociazioni culturali e ambientaliste e a gruppidi volontari (con i quali abbiamo costituito ilComitato per la tutela e la valorizzazione dellaGravina Madonna della Scala), abbiamo ripuli-to e ripristinato irsecondo tratto dell'itinerario di,fondovalle della Gravina Madonna della Scala,che ora è interamente percorribile a piedi dallac.d. "Pila del Boia", a sud, sino alla Farmacia delMago Greguro, a nord.Abbiamo così restituito al Paese e agli amantidella natura e del paesaggio un percorso natura-listico e storico-archeologico (ove sono presentianche i fenomeni di degrado prodotti dalla sim-biosi col centro abitato) tra i più affascinanti delMediterraneo.Ora è possibile visitare, in un unico contesto e inrapida succesione le emergenze seguenti:-la Pila del Boia;- il terrapieno abusivo di sbarramento dellaGravina connesso alla speculazione agricola;-il Santuario Madonna di Tutte le Grazie e i restidelle chiese rupestri di S. Eustachio e dellaMaddalena;-le discariche di inerti e di rifiuti industriali;-i tubi di fogna che scaricano a cielo aperto;

)

-l'itinerario dei Crucifissi connesso ai riti religio-si popolari;-gli scarichi industriali derivanti dalla lavorazio-ne del marmo;- i relitti vegetazionali soggetti a stress climatico-ambientale;- la chiesa rupestre inferiore di Madonna della.Scala;-il Santuario Madonna della Scala;- la chiesa rupestre della Buona Nuova;-il giardino botanico naturale costituito da centi-naia di essenze ed erbe officinali;- il villaggio rupestre Madonna della Scala;- la chiesa e l'insediamento rupestre di S. Angeloa Torella;-l'insediamento rupestre in contrada Sant'Ange-lo con la grotta delle Navi e l'area sacrale.

L'istituzione nella gravina Madonna dellaScala di un museo all'aria aperta

In attesa che vengano istituiti i detti Parchinaturali, sarebbe opportuno, anzi doveroso, pen-sare di istituire in detta Gravina, come anchenelle altre del territorio di Massafra, un Museoall'aria aperta sul tipo di quelli ormai famosi chesonostati istituiti neiValloni della Cappadocia (aGoreme, Urgup, Zelve): sotto il profilo della tute-

Il villaggio rupestre di Uçhisar, in Cappadocia

21 8Ilosto '95t ARCHEOGRUPPO 3 I

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,,"

la e deIIa valorizzazione del patrimonio rupestreè amaro constatare che anche la sottosviluppataTurchia sta 30 anni avanti a noi!Detti Musei all'aria aperta sono dotati di ufficio

" postale, Banca, esposizione di prodotti deII'arti-gianato locale, servizi igienici oltre che di guide apagamento e non gratis come fa magnanimamen-te, sbagliando, il Comune di Massafra.La valorizzazione di qualsiasi bene culturale-ambientale si realizza, infatti, attraverso inter-venti diretti a favorire l'accesso: non occorre l'ac-compagnamento turistico bensì la garanzia per ituristi di poter accedere senza problemi ai sitichiusi a chiave (la chiesa rupestre deIIa BuonaNuova, o altre cripte di Massafra quali Sant'An-tonio Abate, S. Marco, Candelora, S. Leonardoecc.). L'accompagnamento turistico è un optio-nal, un servizio a richiesta individuale: chi lovuole se lo paga.

Il servizio di vigilanza

Il servizio che non può mancare e che è veramen-te prioritario è la vigilanza.Ogni tentativo di tutela è condannato a naufra-gare senza vigilanza. A livello scientifico si inse-gna ormai da decenni che, in materia di areeprotette, non c'è tutela senza vigilanza.Occorre far capire agli occasionali visitatori e,soprattutto, ai frequentatori abituali che la

Gravina non è una res nullius, come è stata resada decenni di abbandono, ma un bene pubbliconei cui confronti non è più possibile commettereimpunemente degli abusi.Il servizio di vigilanza è quindi preliminare eprioritario, anche rispetto al servizio di accompa-gnamento turistico, in quanto serve a garantirela conservazione del bene in sè.Si potrebbe iniziare coII'affidare il servizio aII'As-sociazione dei Carabinieri in congedo, presenteanche a Massafra, che è in grado di svolgere talecompito e disposta ad impegnarsi per attuarlo.

Il problema degli scarichi e della fogna

Altro problema prioritario da risolvere al fine dirisanare la Gravina Madonna deIIa Scala o,quantomeno, per non aggravarne la precariasituazione esistente, è queIIo di eliminare i diver-si scarichi di fogna bianca e nera presenti nonchèdi scongiurare il pericolo che ne vengano apertidei nuovi.Tale Luogo, oltre ad avere tanta importanza perla geologia, per la flora, per la fauna e per lastoria patria, ha un profondo significato per la re-ligiosità popolare e per l'antico culto per la Vergi-ne sotto i diversi titoli di Santa Maria Prisca,Santa Maria deIIa Cerva, Santa Maria deIIaBuona Nuova e Santa Maria deIIa Scala.

Il villaggio rupestre Madonna della Scala: particolare (Foto AttJ1ioCaprara)

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In queste valle le leggenda vuole che sin dalJ:anno102 d.C. fosse stata scavata nel sasso una primarustica cappel1a dedicata al1a Vergine che viep-più ingrandita e rimaneggiata nel corso dei secoliveniva restaurata da ultimo nel 1730.Come è facile immaginare questa Gravina costi-tuisce mèta incessante di pel1egrinaggi, di escur-sioni di studio o di semplici visite turistiche daparte di diverse migliaia di visitatori ogni anno.Purtroppo, la mancanza di servizi, igienici nelSantuario e nei pressi costituisce fonte di disagioper gli occasionali turisti costretti ad "arrangiar-si" come ognuno può immaginare, problema chelimita drasticamente e vanifica le potenzialitàturistiche di Massafra.Le associazioni culturali e ambientaliste, dopoavere segnalato senza risultato la presenza discarichi fognari a cielo aperto e di altriTattori didegrado nel1a Gravina suddetta e dopo aver at-tuato il progetto di recuperare !'intero sentiero difondovalle della Gravina dalla c.d. Pila del Boia,a Sud, sino al Santuario della Madonna dellaScala, a N ord, elaboravano un progetto di bonifi-ca dei rifiuti, degli scarichi di liquami e dellediscariche di materiali edilizi presenti in Gravi-na e, all'uopo, invitavano il Comune e la Provin-cia ad approvarlo e ad attuarlo.Il progetto incontrava la piena adesione dell'As-sessore provinciale all'Ambiente e all'Ecologia suiniziativa del quale, il 28.4.1993, il Presidentedella Provincia convocava una conferenza diservizi a norma dell'art. 27 della L. 142/90 tratutte le P.A. interessate (Comune di Massafra,E.A.A.P., Soprintendenza B.A.A.A.S., Forestale)e gli esponenti di dette associazioni nel corsodella quale il progetto di bonifica veniva approva-to e finanziato da Comune e Provincia mentrel'E.A.A.P. e il Comune si impegnavano ad elabo-

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rare un nuovo progetto, di concerto con la Soprin-tenc!enza, per eliminare gli scarichi presentinella Gravina.La Forestale, dal canto suo, si impegnava a rifo-restare i tratti della gravina distrutti dagli incen-di.Senonchè, a distanza di oltre due anni, mentre ilprogetto di bonifica e di pulizia dèlla Gravina staper essere cantierizzato si spera da parte del Co-mune di Massafra (a cui la Provincia ha delegatol'esecuzione dell'opera), non altrettanto si è fattoper eliminare gli scarichi abusivi e per allacciarealla rete fognante il Santuario Madonna del1aScala così come si erano impegnati a fare ilComune e l'E.A.A.P..A tal fine si è proposto di convocare una nuovaconferenza di servizi che veda coinvolti, oltre alComune, tutti gli Enti interessati e cioè la Pro-vincia, l'E.A.A.P., la Soprintendenza B.A.A.A.S.di Bari, I:Ispettorato Ripartimentale delle Fore-ste di Taranto, la Regione Puglia -Assessorati al-l'urbanistica e all'Ambiente - oltre che le associa-zioni culturali e ambientaliste che seguono taleproblema onde individuare la soluzione tecnicapiù idonea per risolvere il problema prospettato.Su questo problema misureremo nei prossimimesi la buona volontà e, soprattutto, la capacitàdel Sindaco e degli attuali amministratori diMassafra, al di là dei soliti fumosi blà-blà, dirisolvere questa emergenza e, insieme, di avvia-re Massafra verso un circolo virtuoso in cui siapossibile realizzare quegli interventi, che ci sia-mo sforzati di indicare per sommi capi in questenote, per la rinascita civile, e culturale dellanostra amata Città.

Giulio MastrangeloPresidente dell 'Archegruppo

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