Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad...

16
Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XL - N. 26 - 30 giugno 2016 PIÙ DI MEZZO MILIONE DI ELETTORI DELEGITTIMANO L’EX PM Solo un napoletano su quattro vota il narcisista e ambizioso De Magistris Il demagogo di Palazzo San Giacomo, votato dal 23,6% degli elettori (-9% rispetto al 2011), apre a Renzi e De Luca su Bagnoli Torino, 9 giugno 2016. Il cartello del PMLI e la bandiera del PMLI al centro di piazza Ca- stello gremita di metalmeccanici in sciopero per il contratto Al referendum di ottobre Documento del Comitato centrale del PMLI VOTA NO ALLA CONTRORIFORMA PIDUISTA E FASCISTA DEL SENATO AI BALLOTTAGGI SUI SINDACI DEL 19 GIUGNO 2016 Quasi metà dell’elettorato diserta le urne. I nuovi sindaci hanno una debole base elettorale A Napoli il record della diserzione col 64%. La destra riversa i suoi voti sul M5S. Renzi ammette la sconfitta ma non se ne va. L’ambizioso De Magistris votato solo da meno di un quarto degli elettori IL VERO CAMBIAMENTO LO PUÒ REALIZZARE SOLO IL SOCIALISMO E IL PROLETARIATO AL POTERE BANCHE E ASSICURAZIONI CI GUADAGNANO No a 20 anni di rate per il pensionamento anticipato ABOLIRE LA LEGGE FORNERO Manifestazioni per il contratto e per il lavoro a Palermo, Cagliari e Catanzaro IN PIAZZA I METALMECCANICI DI SICILIA, SARDEGNA E CALABRIA Lo certifica il rapporto Istat sulla “situazione del Paese” SEMPRE PIU’ POVERI I GIOVANI ITALIANI Salgono dal 9,4 al 14,2% le famiglie senza lavoro. Il 62% dei giovani fino a 34 anni condannati a vivere in famiglia. Si allarga la forbice generazionale IL POTERE STUDENTESCO RIVENDICATO NEL ‘68 E LA PAROLA D’ORDINE DEL PMLI PER LA SCUOLA E L’UNIVERSITÀ GOVERNATE DALLE STUDENTESSE E DAGLI STUDENTI Documento della Commissione giovani del CC del PMLI MIGLIAIA IN PIAZZA PER LA DIFESA DEI DIRITTI DELLE PERSONE LGTB Grandi Gay Pride a Firenze, Varese, Treviso, Genova e Palermo Il PMLI ha partecipato ufficialmente ai cortei di Firenze e di Varese, dove la polizia ha imposto ai suoi militanti di ritirare la bandiera e i cartelli In vista del referendum di ottobre A MODENA IL PMLI RACCOGLIE FIRME CONTRO LA “RIFORMA” COSTITUZIONALE Proficua raccolta firme nel quartiere operaio Crocetta. Grande dissenso delle masse contro Renzi IMPORTANTE RICONOSCIMENTO E IMPEGNO DELL’ORGANIZZAZIONE DI MELZO DEL PMLI Grazie Patrizia! Grazie primi pionieri del PMLI! Terremo sempre alta la bandiera del marxismo- leninismo-pensiero di Mao PAG. 2 PAGG. 4-5 PAG. 12 PAG. 13 PAG. 6 PAG. 11 PAG. 13 PAG. 7 PAG. 6 PAGG. 8-9

Transcript of Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad...

Page 1: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XL - N. 26 - 30 giugno 2016

Più di mezzo milione di elettori delegittimano l’ex Pm

Solo un napoletano su quattro vota il narcisista e ambizioso de magistris

Il demagogo di Palazzo San Giacomo, votato dal 23,6% degli elettori (-9% rispetto al 2011), apre a Renzi e De Luca su Bagnoli

Torino, 9 giugno 2016. Il cartello del PMLI e la bandiera del PMLI al centro di piazza Ca-stello gremita di metalmeccanici in sciopero per il contratto

al referendum di ottobre

documento del Comitato centrale del Pmli

Vota no alla Controriforma PiduiSta e faSCiSta del Senato

ai ballottaggi Sui SindaCi del 19 giugno 2016

Quasi metà dell’elettorato diserta le urne. i nuovi sindaci

hanno una debole base elettoraleA Napoli il record della diserzione col 64%. La destra riversa i suoi voti sul M5S. Renzi ammette la sconfitta ma non se ne va. L’ambizioso De Magistris votato solo da meno di un quarto degli elettori

IL veRo cAMBIAMeNto Lo Può ReALIzzARe SoLo IL SocIALISMo e IL PRoLetARIAto AL PoteRe

banChe e aSSiCurazioni Ci guadagnano

no a 20 anni di rate per il pensionamento anticipato ABoLIRe LA LeGGe FoRNeRo

manifestazioni per il contratto e per il lavoro a Palermo, Cagliari e Catanzaro

In pIazza I metalmeccanIcI dI SIcIlIa, Sardegna e calabrIa

lo certifica il rapporto istat sulla “situazione del Paese”

SemPre Piu’ PoVeri i gioVani italiani

Salgono dal 9,4 al 14,2% le famiglie senza lavoro. Il 62% dei giovani fino a 34 anni condannati a vivere in famiglia.

Si allarga la forbice generazionale

Il potere StudenteSco rIvendIcato nel ‘68 e la parola d’ordIne del pmlI per la Scuola e l’unIverSItà

governate dalle StudenteSSe e daglI StudentIdocumento della Commissione giovani del CC del Pmli

migliaia in Piazza Per la difeSa dei diritti delle PerSone lgtb

grandi gay Pride a firenze, Varese, treviso, genova e PalermoIl PMLI ha partecipato ufficialmente ai cortei di Firenze e di Varese, dove la polizia ha imposto ai suoi militanti di ritirare la bandiera e i cartelli

in vista del referendum di ottobre

a modena il Pmli raCCoglie firme Contro la “riforma” CoStituzionale

Proficua raccolta firme nel quartiere operaio Crocetta. Grande dissenso delle masse contro Renzi

imPortante riConoSCimento e imPegno dell’organizzazione di melzo del Pmli

grazie Patrizia! grazie primi pionieri del Pmli!Terremo sempre alta la bandiera del marxismo-

leninismo-pensiero di Mao

Pag. 2

Pagg. 4-5

Pag. 12Pag. 13

Pag. 6

Pag. 11

Pag. 13Pag. 7Pag. 6

Pagg. 8-9

Page 2: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

2 il bolscevico / Documento del CC del PMLI N. 26 - 30 giugno 2016

Al referendum di ottobre

VotA No AllA coNtroriformA piduistA e fAscistA del seNAto

documento del comitato centrale del pmli

VotA No AllA coNtroriformA piduistA e fAscistA del seNAto

Il referendum di ottobre sulla controriforma piduista e fascista Renzi-Boschi della Costituzione è una battaglia di importanza sto-rica per tutti gli antifascisti, i de-mocratici e i progressisti. Esso rappresenta un punto di svolta cruciale, perché sono in ballo l’af-fossamento definitivo della Costi-tuzione del 1948 e delle residue libertà democratico-borghesi e la difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori e delle masse popo-lari.

Il nuovo duce Renzi si sta gio-cando la carriera politica con que-sto referendum, tanto da averlo definito “la madre di tutte le sfi-de” e da proclamare che andreb-be a casa se vincesse il No. Il suo obiettivo è vincere il referendum per blindarsi al potere almeno fino al 2023 (non a caso ha dichiara-to che si “contenterebbe” di due mandati), o addirittura per un ven-tennio, come i suoi maestri Ber-lusconi e Mussolini, così da poter completare senza problemi il re-gime neofascista e la sua politica liberista, antisindacale e interven-tista fino a cambiare i connotati istituzionali, economici e politi-ci al Paese. Anche perché adesso, col parlamento uscito dal porcel-lum, egli non ha il controllo pieno del Senato e sa che non potrebbe durare tanto più a lungo.

i contenuti della controriforma

Renzi e Boschi mentono spu-doratamente quando parlano de-magogicamente di “tagli ai costi della politica” per mezzo miliar-do, mentre si tratta invece di qual-che decina di milioni, e quando dicono che la loro “riforma”, che cambia oltre 40 articoli della Co-stituzione, non ne tocca la prima parte. In realtà la tocca eccome, grazie anche alla legge elettora-le ultra maggioritaria Italicum, un meccanismo truffaldino che consente al candidato premier della lista vincente di assicurar-si la maggioranza assoluta in par-lamento con appena il 25-30% dell’elettorato. L’abbiamo bolla-to Italicum “fascistissimum” per-ché esso è peggiore della legge truffa democristiana e più simile alla legge Acerbo di mussoliniana memoria e manomette l’impianto complessivo della Carta del ’48, trasformando surrettiziamente la forma della Repubblica e del go-verno da parlamentare a presiden-ziale, nella versione del “premie-rato forte”.

L’equilibrio dei poteri su cui si basano le democrazie parla-mentari borghesi viene scardi-nato. Grazie all’abnorme premio di maggioranza e i 100 capilista da lui personalmente nominati, e all’abolizione del bicameralismo perfetto, con la fiducia al gover-no votata dalla sola Camera dei deputati (la sola anche a votare la dichiarazione di guerra), e l’ob-bligo di quest’ultima di votare le leggi del governo entro 70 giorni, il presidente del Consiglio viene

ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche perché con-trollerà facilmente pure il nuovo Senato composto da consiglieri regionali e sindaci, altri nomina-ti che faranno a gara per entrarci e acquisire l’immunità parlamen-tare. Da questa posizione di forza potrà poi nominare il presidente della Repubblica, 10 su 15 giudi-ci della Corte costituzionale e un terzo del Consiglio superiore del-la magistratura, oltre al suo vice-presidente e al presidente (che è lo stesso capo dello Stato).

Completano l’opera la “rifor-ma” del Titolo V, che è concepi-ta per togliere alle Regioni e alle comunità locali il potere decisio-nale su questioni vitali per le mas-se come la politica energetica e la difesa dell’ambiente, concen-trandole nelle mani del governo come “materie di interesse strate-gico nazionale”, e l’innalzamento delle firme per i referendum abro-gativi e per le leggi di iniziativa popolare, che insieme all’aboli-zione delle province costituisco-no un’altra riduzione secca della rappresentanza e della democra-zia borghesi.

l’antico disegno piduista e fascistaQuesta controriforma ha ben

noti padrini politici, sia a livello internazionale che nazionale. A li-vello internazionale sono da ricer-care nella grande finanza masso-nica mondiale, a cominciare dalla Trilateral fondata nel 1973 dal ma-gnate americano Rockefeller e da-gli ex segretari di Stato Usa Kis-singer e Brzezinski con l’intento dichiarato, come del resto si pro-pone anche l’altra associazione massonica bianca internazionale, Bilderberg, di imporre una sorta di governo mondiale di potenta-ti economici e tecnocrati in grado di dettare ai vari governi nazionali un’unica politica liberista, antico-munista e interventista.

La politica ispiratrice del-la controriforma costituzionale emerge chiaramente anche nel fa-migerato documento golpista del 2013 della banca di affari ameri-cana JP Morgan, in cui si mettono sotto accusa “I sistemi politici del-la periferia meridionale dell’Eu-ropa” e le loro Costituzioni nate dalla sconfitta del fascismo, che ancora oggi “mostrano una for-te influenza delle idee socialiste” e sono caratterizzati da “esecuti-vi deboli e governi centrali deboli nei confronti delle regioni”.

A livello interno il filo nero della controriforma Renzi-Bo-schi porta fino alla P2 e al “Pia-no di rinascita democratica” e allo “Schema R” di Gelli. Piano che nasce a metà degli anni ’70 come la Trilateral, e il cui disegno presi-denzialista procede dapprima per la via golpista, per poi essere in-corporato nella “grande riforma” di Craxi negli anni ’80, essere poi ripreso dalla Bicamerale golpista di D’Alema nel ’97 e dalla con-

troriforma costituzionale del 2006 di Berlusconi, e infine approdare alla controriforma Renzi-Boschi, concepita nelle stanze del Naza-reno insieme al piduista di Arco-re nel gennaio 2014, tenuta a bat-tesimo dal rinnegato Napolitano, allora presidente della Repubbli-ca, e benedetta oggi anche dal suo successore Mattarella.

perché renzi si sta giocando la carriera

politicaQuesta controriforma por-

ta quindi chiaramente impresso il marchio della P2 e Renzi è co-lui che sta per completare il dise-gno fascista e presidenzialista di Gelli. Egli dice che se perde andrà a casa, ma non solo e non tanto per ricattare l’imbelle e capitolar-da sinistra del PD con la minac-cia delle elezioni anticipate e la conseguente perdita della poltro-na parlamentare, quanto per chia-mare a raccolta attorno a sé tutte le forze borghesi reazionarie na-zionali e internazionali. Le qua-li sanno, dopo che in trent’anni ci hanno già provato invano Craxi, D’Alema e Berlusconi, che o la controriforma passa ora con Ren-

zi, o dovrà essere rinviata a chissà chi e a chissà quando.

Ecco perché la Banca centrale europea e la Commissione euro-pea premono sull’Italia per com-pletare al più presto il processo delle “riforme”. Ed ecco perché la Merkel si è detta “impressionata” dalle “riforme” di Renzi, e anche la Confindustria di Vincenzo Boc-cia si è schierata apertamente per il Sì al referendum, sottolineando che “Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicamerali-smo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione, e con soddi-sfazione, oggi, vediamo che que-sto traguardo è a portata di mano”. Anche la stragrande maggioranza della stampa di regime e i suoi pennivendoli, per non parlare del-la nuova Rai renziana, sono schie-rati apertamente a favore del SI’.

creare un fronte unito per il No

A questa santa alleanza golpi-sta occorre contrapporre un fron-te unito di tutte le forze antifasci-ste, democratiche e progressiste per infliggerle una dura sconfitta e far vincere il No. Il PMLI, che ha denunciato per primo e pres-soché da solo la controriforma

fascista e piduista del Senato fin dall’indomani del patto del Naza-reno, partecipa con convinzione al fronte unito per il No, pur sul-la base di proprie motivazioni di-verse da tutte le altre forze che ne fanno parte. Anche tra le forze de-mocratiche e antifasciste, infatti, ci sono posizioni che vanno dalla difesa letterale della Costituzione del ’48 fino all’accettazione della sua modifica con proposte anche simili a quelle della Renzi-Boschi purché a certe condizioni, come l’abolizione parziale o perfino to-tale del Senato, e l’accettazione del premierato purché “tempera-to” dalle preferenze, dall’elezione dei senatori, da poteri di “bilan-ciamento” assegnati al parlamen-to, e così via.

Il PMLI non sta né con la nuo-va né con la vecchia Costituzione: noi non ci appiattiamo sulla difesa della Costituzione del ’48, perché non esiste più, essendo stata già cancellata di fatto dal regime ne-ofascista, e soprattutto perché, pur essendo una Costituzione influen-zata dalla Resistenza e dall’antifa-scismo, è comunque una Costitu-zione borghese e anticomunista, che sancisce la proprietà privata e il capitalismo e recepisce il Con-cordato con il Vaticano.

È giusto e utile difendere le li-bertà democratico-borghesi che la Costituzione formalmente ga-rantisce, alla fine però bisognerà cambiarla, ma da sinistra, per so-stituirla completamente con una Costituzione socialista, una vol-ta abbattuto il sistema capitalista e conquistato il socialismo. Nel frattempo lavoriamo per abbatte-re Renzi e il suo governo capitali-sta, neofascista, liberista, piduista e interventista, anche attraverso la vittoria del No al referendum.

uniamoci per affossare la

controriforma al referendum

Fermo restando che per noi marxisti-leninisti non è il referen-dum ma la lotta di classe, di mas-sa e di piazza lo strumento privi-legiato per lottare contro la classe dominante borghese in camicia nera e i suoi governi e per difen-dere i diritti e gli interessi delle masse lavoratrici, popolari e gio-vanili, bisogna andare a votare e votare No al referendum del 2 ot-tobre.

Ciò non è in contraddizione con la nostra indicazione tattica astensionista alle elezioni politi-che, amministrative e di principio per le europee. Qui non si tratta di delegittimare le istituzioni rap-presentative borghesi o l’imperia-lismo europeo, ma di una scelta concreta da fare su una questione specifica e ben definita. Facciamo perciò appello agli astensionisti di sinistra affinché non disertino le urne ma anzi siano in prima fila in questa battaglia. Senza farsi inti-midire o fuorviare dall’accusa dei renziani e dei loro pennivendoli di votare No insieme alla destra. An-che se nello schieramento per il No sono presenti partiti della de-stra, che non ci stanno certo per difendere la Costituzione del ’48 ma solo per motivi strumentali ed elettoralistici, bisogna essere consapevoli che in questa batta-glia la destra è rappresentata pro-prio da Renzi e la sua banda e da chi lavora per la vittoria del Sì. Da chi lavora cioè per comple-tare il piano fascista e golpista della P2.

Antifascisti, democratici, pro-gressisti, astensionisti di sinistra, uniamoci per impedire che si re-alizzi il disegno mussoliniano di Renzi e per mandarlo a casa! Lottiamo uniti nelle piazze, nel-le scuole e in tutti i luoghi di la-voro, partecipiamo ai Comitati per il NO, per sconfiggere la sua strapotente macchina propagan-distica e demagogica e per con-vincere milioni di elettori ad af-fossare sotto una valanga di NO al referendum di ottobre la sua controriforma fascista e piduista del Senato!

Il ComItato Centrale del PmlI

Firenze, 21 giugno 2016

Torino, 9 giugno 2016. Manifestazione dei metalmeccanici per il contratto

Page 3: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche
Page 4: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

Dopo il 1° turno del 5 giugno, 126 comuni italiani, di cui 20 co-muni capoluogo di provincia, per un totale di oltre 8 milioni e mezzo di elettori, il 19 giugno sono stati chiamati di nuovo alle urne per la scelta del sindaco al ballottaggio. Il dato più significativo sul piano politico ed elettorale, anche se per lo più ignorato dai partiti e dai me-dia del regime neofascista, è l’en-nesimo successo dell’astensioni-smo. Ignorare questo dato rende falsa e distorta ogni analisi del voto elettorale. Complessivamen-te non si è recato alle urne infat-ti quasi la metà dell’elettorato che ne aveva diritto, ossia il 49,5%, con un incremento rispetto al 1° turno del 9,4%.

Sopra la media nazionale si sono collocati i comuni della Campania col 59,4%, della Cala-bria col 51,2% e della Liguria col 50,6%.

Fra i comuni capoluogo il re-cord assoluto va a Napoli col ver-tiginoso 64% di elettori che hanno disertato le urne, incrementandolo del 18,2% rispetto al 1° turno. E vola l’astensionismo anche a Ca-serta (63,8%) città alla quale spet-ta anche il record dell’incremen-to fra il 1° e il 2° turno, +34,7%, Brindisi (58,5%, +26,6%), Cro-tone (54,1%, +25,3%) e Trieste (52,6%, +6%)

E ci riferiamo solo alla compo-nente dell’astensionismo costitui-ta dalla diserzione dalle urne alla quale andrebbero aggiunte le altre due componenti del voto annullato e lasciato in bianco.

L’aumento dell’astensionismo fra il primo e il secondo turno non è un dato semplicemente fisiologi-co perché in passato lo scarto non era così consistente e comunque varia da città a città proprio per-ché l’elettorato non è più statico e sempre più sceglie consapevol-mente di astenersi per punire que-sto o quel candidato, questo o quel partito parlamentare. In genere, la peggio tocca al governo uscente.

In questa tornata l’astensioni-smo assume un significato ancor più importante, non solo perché erano chiamati alle urne gli elet-tori di città del calibro di Roma, Milano, Torino, Bologna, Na-poli, Cagliari, Trieste, ma anche perché il M5S, ormai forte di un quinquennio di trascorsi elettora-li e parlamentari, si è presentato all’elettorato come concreta e tra-sversale alternativa al bipolarismo fra “centro-sinistra” e “centro-de-stra” che ormai caratterizzava il confronto elettorale negli ultimi due decenni. Una nuova trappo-la politica ed elettorale che però solo in parte è riuscita a drenare l’astensionismo.

La diserzione è più massiccia nei grossi centri, per esempio nei comuni capoluogo, rispetto ai co-

muni più piccoli dove evidente-mente il controllo esercitato dalle istituzioni e dai partiti parlamenta-ri, ma anche dalle cosiddette “Li-ste civiche” e dai singoli candida-ti sull’elettorato è maggiore e più capillare.

Sindaci senza base elettorale

Tutti i sindaci eletti in questa tornata elettorale, ivi compresi quelli del M5S a Roma e Torino o l’arancione De Magistris a Napo-li, risultano avere una debole base elettorale. Se si prendono in consi-derazione tutti gli elettori che ave-vano diritto al voto, e non già solo i voti validi, i neosindaci nella stragrande maggioranza sono stati eletti da circa un terzo dell’eletto-rato e anche meno. Il che di fatto li delegittima e li sfiducia in par-tenza.

Limitandoci ai comuni capo-luogo: Virginia Raggi (M5S) a Roma e Chiara Appendino (M5S) a Torino vengono elette rispetti-vamente col 32,6% e il 29,1% de-gli elettori delle proprie città. Non meglio va al PD. Verginio Merola viene confermato sindaco di Bolo-gna col 27,9% dei consensi. Stes-so discorso per Michele De Pasca-le a Ravenna (27,6%) e Andrea Gnassi a Rimini che pur eletto al primo turno può contare solo sul 31,9% degli elettori.

Massimo Zedda (Sel) viene confermato sindaco di Cagliari a capo di una coalizione di “centro-sinistra” col 29,7% degli elettori.

I sindaci meno votati sono An-gela Carluccio a capo di una lista civica di “centro” eletta a Brindi-si col 19,9% e Carlo Marino del “centro-sinistra” eletto a Caserta col 21,5% degli elettori.

De MagistrisPoi c’è il caso eclatante

dell’ambizioso, demagogo e spac-cone sindaco arancione di Napo-li, Luigi De Magistris che è stato eletto solo dal 23,6% degli eletto-ri, meno di un quarto dei napole-tani che ne avevano diritto. Egli ha vantato una presunta “vittoria schiacciante” che confermerebbe l’esperienza napoletana quale mo-dello non solo per le altre città, ma addirittura per il governo naziona-le e persino da esportare a livel-lo internazionale. La verità è che De Magistris che pure è abile af-fabulatore e maestro in demago-gia e populismo di falsa sinistra, rispetto alle elezioni del 2011 che lo elessero per la prima volta, la-scia per strada ben 78.823 voti e ben 9 punti percentuali. È vero che fra il primo e il secondo turno ha guadagnato 13.127 voti, soprattut-to da parte di elettori del M5S, ma occorre ricordare che nel 2011 fra il 1° e il secondo turno ne guada-gnò addirittura 136.427.

In cinque anni di governo il demagogo di Palazzo San Gia-como non è riuscito a convincere gli elettori astensionisti a votarlo, e si tratta soprattutto di elettori di sinistra. E questo nonostante nel-la presente tornata De Magistris fosse stato appoggiato e votato dai falsi comunisti e trotzkisti di ogni risma, compreso il partito filo ter-rorista dei Carc che pure a livel-lo nazionale aveva dato indicazio-ne di votare M5S. In ogni caso De Magistris è un bluff perché non è riuscito nemmeno in minima parte a risolvere i problemi delle perife-rie, del lavoro e della camorra.

M5SÈ indubbio che il M5S può re-

gistrare una netta vittoria. Vince 19 ballottaggi su 20. Al ballottag-gio in questi venti comuni ottiene 940.270 voti, ossia quasi il dop-pio di quelli presi al primo turno, quando i voti erano stati 471.136. In base all’analisi dei flussi elet-torali tali vittorie sono comunque dovute in gran parte al fatto che la destra ha riversato i suoi voti sul M5S quando questo è andato al ballottaggio col “centro-sinistra”. È successo così a Roma e Tori-no. Al contrario, quando la sfida era tra “centro-sinistra” e “centro-destra” i voti del M5S sono anda-ti soprattutto in soccorso di Lega Nord e Forza Italia come è succes-so a Bologna, Grosseto, Novara. È ormai provato che grazie al suo trasversalismo e dopo aver dato prova, laddove hanno in mano le città, ma anche in parlamento, di essere sostanzialmente dei “mo-derati” tutti interni al sistema, lad-dove riescono ad arrivare al bal-lottaggio, seppure in svantaggio, riescono poi a ribaltare il risultato del 1° turno e a vincere grazie alla convergenza dei voti del “centro-

destra”.Così il M5S ha attualmente il

vento in poppa. Grillo addirittura annuncia con boria: “È un giorno storico, da oggi cambia tutto. Ed è solo l’inizio”, lasciando intendere che il M5S punta dritto al governo centrale del Paese. Mentre gli altri leader, Di Maio in testa, sono già alla ricerca della benevolenza dei media nazionali e internazionali, dell’alta finanza e degli industria-li, nonché del lasciapassare dei governi degli altri paesi europei e mondiali. Staremo a vedere alla prova dei fatti cosa rimarrà di que-sti proclami. La cosa certa è che l’elettorato italiano ormai non fir-ma più cambiali in bianco e mol-to presto chiede il conto delle pro-messe fatte e non mantenute.

Renzi e PD Fino a due anni fa anche Renzi

aveva il vento in poppa, e oggi le sue vele si stanno già sgonfiando.

Renzi e il PD sono stati costret-ti a incassare due colpi pesanti come la sconfitta di Roberto Gia-

chetti a Roma e soprattutto di Pie-ro Fassino a Torino, che era dato per vincente sicuro. E si possono consolare solo con vittorie risicate a Milano e Bologna. Il bilancio fi-nale dice che prima di queste ele-zioni il “centro-sinistra” aveva in mano 20 comuni capoluogo su 25 mentre ora gliene rimangono solo 8, 3 assegnati al primo turno e 5 al ballottaggio. Al “centro-destra”, che ne aveva 4 e pur ridotto ai mi-nimi storici, ne vanno ora 10 an-che se pesano le sconfitte di Mi-lano, di Caserta e soprattutto di Varese, la città simbolo della Lega Nord. Al M5S vanno 3 comuni, oltre a Roma e Torino ha vinto in-fatti il ballottaggio a Carbonia. Tre sono i successi di liste civiche di “centro” e uno, Napoli, va alla li-sta arancione di De Magistris.

Renzi ha ammesso la sconfitta, eppure non solo non se ne va ma cerca di leggere il risultato eletto-rale come un consenso dell’eletto-rato a quel “cambiamento” di cui lui stesso si proclama principale artefice.

La verità è che l’elettorato di

4 il bolscevico / ballottaggi del 19 giugno N. 26 - 30 giugno 2016

Ai ballottaggi sui sindaci del 19 giugno 2016

QuASi MetA’ Dell’elettoRAto DiSeRtA le uRne. i nuovi SinDAci

hAnno unA Debole bASe elettoRAleA Napoli il record della diserzione col 64%. La destra riversa i suoi voti sul M5S. Renzi ammette la sconfitta ma non se ne va. L’ambizioso De Magistris votato solo da meno di un quarto degli elettori

IL veRo cAMbIAMeNto Lo può ReALIzzARe SoLo IL SocIALISMo e IL pRoLetARIAto AL poteRe

ballottaggio del 19 giugno 2016DISERZIONE DALLE URNE NEI 20 COMUNI CAPOLUOGO

COMUNE CAPOLUOGO DISERZIONE BALLOTTAGGIO

DISERZIONE I° TURNO

DISERZIONE DIFFERENZ.

BALL./ I° TURNO

Pordenone 47,8 37,6 10,2

Trieste 52,6 46,6 6,0

Novara 47,8 39,4 8,4

Torino 45,6 42,8 2,8

Milano 48,2 45,4 2,9

Varese 49,8 44,1 5,7

Savona 50,6 38,1 12,5

Bologna 46,8 40,4 6,5

Ravenna 46,3 38,7 7,5

Grosseto 43,6 32,5 11,1

Latina 41,2 29,9 11,4

Roma 49,9 43,0 6,9

Isernia 49,7 30,4 19,3

Benevento 43,3 21,5 21,9

Caserta 63,8 29,1 34,7

Napoli 64,0 45,9 18,2

Brindisi 58,5 32,0 26,6

Crotone 54,1 28,9 25,3

Carbonia 46,0 38,3 7,7

Olbia 45,4 33,3 12,1

Milano, Stazione Metrò Crescenzago, 14 giugno 2016. La propaganda del PMLI per l’astensione al ballottaggio (foto Il Bolscevico)

Page 5: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

sinistra ha voluto punire il gover-no Renzi in primo luogo attraver-so l’astensionismo e poi votan-do candidati e alleanze opposte a quelle del governo e del PD, com’è il caso di Sesto Fiorentino. E questo non è per il nuovo duce di Palazzo Chigi un buon viatico né per il referendum sulla contro-riforma costituzionale di ottobre prossimo, né per le prossime ele-zioni politiche. Tant’è che c’è già chi mette in discussione l’Italicum fascistissimum per prevenire una sonora sconfitta del PD e di Ren-zi in occasione delle elezioni per il parlamento italiano.

il vero cambiamento“Centro-sinistra”, “centro-de-

stra”, Movimento 5 stelle, chiun-que abbia prevalso sull’altro, alla fine la musica è e rimarrà sempre quella del capitalismo.

Già in passato la borghesia ha

alimentato delle grandi aspettati-ve politiche ed elettorali che poi alla luce dei fatti si sono dimostra-te solo una grande illusione e un grande inganno. Perché alla prova dei fatti se non si mette in discus-sione il capitalismo, il suo sistema economico, sociale, istituzionale, statale e militare, la sua politica interna, le sue alleanze politiche e militari internazionali, a comin-ciare dalla Ue e dalla Nato, non è possibile produrre alcun cambia-mento sostanziale nelle condizioni di vita e di lavoro della classe ope-raia, delle masse popolari, giova-nili e femminili italiane.

Il vero cambiamento non passa certo né dal trasversale Movimen-to 5 Stelle, né dalla “rivoluzio-ne governante” di De Magistris, né, tantomeno, da esponenti più o meno nuovi del “centro-sinistra”, per lo più fatti a misura e somi-glianza di Renzi.

Milioni di elettori lo hanno già

oggettivamente compreso sce-gliendo l’astensionismo. Bisogna che maturi ora la coscienza fra le elettrici e gli elettori di sinistra, che occorre usare l’astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Ci si può astenere per motivi diversi e i più disparati, tutti legittimi e efficaci, per esprimere il proprio dissenso verso i partiti par-lamentari, le istituzioni rappresen-tative borghesi e i governi centrale, regionali e locali. Ma l’astensioni-smo che fa più male e lascia il se-gno più profondo è quello espres-so consapevolmente e apertamente come voto dato al PMLI e al so-cialismo. Perché è con questo voto che l’elettorato di sinistra si impe-gna a spendere le proprie preziose energie per l’avvento del sociali-smo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni, e senza la quale non è possibile al-cun vero cambiamento.

N. 26 - 30 giugno 2016 ballottaggi del 19 giugno / il bolscevico 5

Sindaci dei comuni capoluogo eletti il 5 e il 19 giugno 2016COMUNI Sindaci eletti voti assoluti % su c.e. % su v.v.

Pordenone Alessandro Ciriani (cd) 12.292 29,9 58,8

Trieste Roberto Dipiazza (cd) 44.845 24,2 52,6

Novara Alessandro Canelli (cd) 23.155 29,0 57,8

Torino Chiara Appendino (M5S) 202.764 29,1 54,6

Milano Beppe Sala (cs) 264.481 26,3 51,7

Varese Davide Galimberti (cs) 16.814 25,6 51,8

Savona Ilaria Caprioglio (cd) 12.482 24,6 52,8

Bologna Virginio Merola (cs) 83.907 27,9 54,6

Ravenna Michele De Pascale (cs) 34.058 27,6 53,3

Rimini* Andrea Gnassi (cs) 37.391 31,9 57,0

Grosseto Antonfrancesco Vivarelli (cd) 19.511 30,0 54,9

Latina Damiano Coletta (lc) 46.163 43,4 75,0

Roma Virginia Raggi (M5S) 770.564 32,6 67,2

Isernia Giacomo D’Apollonio (cd) 5.626 28,4 59,0

Benevento Clemente Mastella (cd) 18.037 35,0 62,9

Caserta Carlo Marino (cs) 13.598 21,5 62,7

Napoli Luigi De Magistris (lc) 185.907 23,6 66,9

Salerno* Vincenzo Napoli (cs) 53.218 46,3 70,5

Brindisi Angela Carluccio (cd) 14.798 19,9 51,1

Cosenza* Mario Occhiuto (cd) 24.332 41,6 59,0

Crotone Ugo Pugliese (lc) 12.860 25,7 59,3

Cagliari* Massimo Zedda (cs) 39.900 29,7 50,9

Carbonia Paola Massidda (M5S) 9.219 32,8 61,6

Villacidro* Marta Cabriolu (lc) 3.251 25,5 41,4

Olbia Settimo Nizzi (cd) 12.698 27,1 50,7

* eletti al 1° turnoLegenda:cs = coalizione di “centro-sinistra”cd = coalizione di “centro-destra”lc = lista civica (i quattro sindaci eletti da liste civiche sono: 3 di liste di “centro”, 1 della lista Arancione)M5S = Movimento 5 stellec.e. = corpo elettoralev.v. = voti validi

Provincia DISERZIONE BALLOTTAGGIO DISERZIONE 1° TURNO

DISERZIONEDIFFERENZABALL./1° TURNO

Cuneo 22,0 22,2 -0,2Novara 47,4 38,8 8,6Torino 46,6 42,3 4,3Verbano-Cusio-Ossola 50,8 42,6 8,2PIEMONTE 46,7 41,9 4,8Bergamo 41,2 34,1 7,1Milano 48,4 44,8 3,7Monza e della Brianza 49,5 41,4 8,1Sondrio 36,8 35,4 1,3Varese 51,1 44,4 6,7LOMBARDIA 48,5 44,3 4,2Padova 38,8 32,2 6,6Rovigo 45,6 31,8 13,9Treviso 50,6 38,1 12,5Venezia 45,4 36,2 9,2Verona 48,8 34,7 14,1VENETO 45,4 34,7 10,8Savona 50,6 38,1 12,5LIGURIA 50,6 38,1 12,5Bologna 46,5 40,2 6,4Ferrara 43,3 34,9 8,4Forlì-Cesena 45,2 36,0 9,2Modena 40,2 33,8 6,4Ravenna 46,3 38,7 7,5Reggio Emilia 30,1 30,2 -0,1Rimini 45,5 41,3 4,3EMILIA-ROMAGNA 45,8 39,1 6,8Arezzo 42,1 33,9 8,2Firenze 43,2 36,7 6,5Grosseto 43,6 32,5 11,1Lucca 39,0 35,5 3,5Pisa 49,0 44,5 4,5TOSCANA 44,0 36,2 7,9Perugia 40,8 29,8 11,0UMBRIA 40,8 29,8 11,0Ancona 50,5 43,1 7,4Ascoli Piceno 49,6 37,2 12,4MARCHE 49,8 38,8 11,0Frosinone 40,8 26,0 14,7Latina 42,3 29,8 12,5Roma 49,5 42,4 7,1LAZIO 48,9 41,2 7,7Chieti 43,4 32,0 11,4L’Aquila 49,0 34,0 15,0Teramo 42,7 30,8 11,9ABRUZZO 44,5 32,2 12,3Isernia 49,7 30,4 19,3MOLISE 49,7 30,4 19,3Benevento 41,3 21,5 19,9Caserta 52,7 26,4 26,4Napoli 62,1 42,8 19,3Salerno 42,1 24,5 17,6

Diserzione dalle urne provincia per provincia al ballottaggio del 19 giugno 2016Provincia DISERZIONE

BALLOTTAGGIO DISERZIONE 1° TURNODISERZIONEDIFFERENZABALL./1° TURNO

CAMPANIA 59,4 39,2 20,2Bari 43,4 30,8 12,7Brindisi 53,3 30,9 22,4Foggia 46,7 29,5 17,2Lecce 41,7 30,7 11,0Taranto 38,0 25,7 12,3PUGLIA 44,9 29,4 15,5Matera 36,6 30,7 5,9Potenza 36,8 23,7 13,1BASILICATA 36,7 27,2 9,5Cosenza 49,1 29,2 19,9Crotone 52,3 29,6 22,7CALABRIA 51,2 29,5 21,7Cagliari 47,9 38,0 9,9Carbonia-Iglesias 46,0 38,3 7,7Olbia-Tempo 45,4 33,3 12,1SARDEGNA 46,3 36,0 10,3IN COMPLESSO * 49,5 40,1 9,4

Page 6: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

6 il bolscevico / interni N. 26 - 30 giugno 2016

Manifestazioni per il contratto e per il lavoro a Palermo, Cagliari e Catanzaro

In PIazza I MetalMeCCanICI dI SICIlIa, Sardegna e CalabrIa

Con le iniziative di mercole-dì 15 si è chiuso il ciclo di scio-peri iniziato il 9 e 10 giugno che ha visto il coinvolgimento di tutte le regioni italiane interessate dal-le manifestazioni dei metalmec-canici in lotta per il rinnovo del contratto di lavoro. Una vertenza che si preannuncia ancora lonta-na dall’essere chiusa, a meno che non si voglia accettare la proposta delle associazioni padronali, Fin-meccanica e Assistal.

Le loro intenzioni sono chia-re: bloccare i salari proponendo un salario minimo per cui even-tuali aumenti andranno solamen-te a chi è al di sotto di questa so-glia, mentre per tutti gli altri che la superano verranno assorbiti. Il tutto riferito al salario complessi-vo, ossia minimi contrattuali, su-perminimi individuali e collettivi, scatti di anzianità, premi di produ-zione ecc. Dal 2017 anche l’ele-mento perequativo, quella cifra che spetta a chi non ha la contrat-tazione aziendale, sarà assorbita nel salario di garanzia. Con que-sta formula i sindacati calcolano che solo il 5% dei lavoratori avrà degli incrementi attraverso il con-tratto nazionale mentre tutti gli al-tri avranno a disposizione solo la contrattazione aziendale ma, in questo i padroni sono stati chia-ri, in cambio di un aumento della produttività.

Per adesso Cgil, Cisl e Uil han-no rifiutato questo schema e lo hanno ribadito anche nelle mani-festazioni che si sono svolte il 15 giugno, nel quadro dello sciope-ro di 8 ore della categoria. Nelle piazze di Palermo, Cagliari e Ca-tanzaro assieme al rinnovo con-trattuale l’altro tema caldo è stato quello della mancanza del lavo-ro, all’ordine del giorno in regio-ni come Sicilia e Sardegna dove la deindustrializzazione e la chiu-sura di importanti aziende, e in certi casi di interi poli produttivi, ha gettato sul lastrico migliaia di famiglie mentre la Calabria con-tinua ad essere una delle regioni meno industrializzate e più pove-re dell’intera Europa.

A Palermo era presente il se-gretario della Fiom Maurizio Lan-dini. Nel capoluogo siciliano i la-voratori Fincantieri e dell’indotto hanno sfilato in corteo bloccando parzialmente anche il traffico cit-tadino, fino a raggiungere piazza Croci e congiungersi con il resto dei manifestanti giunti da tutta la Sicilia per la giornata di mobili-tazione per il contratto naziona-le dei metalmeccanici. “Questo corteo - hanno spiegato i delegati della Rsu - l’abbiamo indetto per ribadire a Fincantieri e alle istitu-zioni che qui a Palermo chiedia-mo di avere lo stesso trattamen-to di tutti gli altri cantieri italiani.

Mentre qui c’è la cassa integrazio-ne, e la fame di lavoro ha raso al suolo l’indotto”. Dal palco Lan-dini ha annunciato il blocco degli straordinari se Finmeccanica non cambierà posizione e ha richie-sto una soluzione occupazionale

e il rilancio produttivo degli sta-bilimenti di Termini Imerese dopo che la Fiat ha lasciato 650 lavora-tori in mezzo alla strada.

Alcune migliaia di lavorato-ri metalmeccanici hanno anima-to la manifestazione di Cagliari

conclusa dal comizio di Bentivo-gli della Fim-Cisl. Anche qui la lotta per il contratto è andata a braccetto con la richiesta di lavo-ro in una regione ad altissimo tas-so di disoccupazione, specie gio-vanile. Una situazione sempre più

grave come dimostrano le molte vertenze aperte a partire dall’ex-Alcoa, l’indotto metalmeccanico della Carbosulcis, l’EurAllumina, l’Ila, la Keller, l’indotto dell’Eon e della chimica verde, l’Inter-mare, l’indotto Saipem. Il leader della Fim ha denunciato come la deindustrializzazione non sia solo conseguenza della crisi, ma sia stata perseguita da tutti i gover-ni regionali in nome di un’occu-pazione alternativa che non è mai arrivata.

Manifestazione anche a Ca-tanzaro, corteo e comizio con-clusivo del segretario della Uilm Rocco Palombella. I sindacati chiedono contratto e lavoro in una regione martoriata e oppressa dal-la disoccupazione e dall’intreccio tra criminalità organizzata e pote-re politico dove ancor oggi emi-grano ogni anno tanti calabresi. Ma come riportava uno striscio-ne, i lavoratori chiedono “lavoro concreto e reale” e non promes-se e precariato. Con un’adesione media allo sciopero nei luoghi di lavoro superiore all’80%, la ter-za giornata di mobilitazione e di manifestazioni regionali dei me-talmeccanici in Sardegna, Cala-bria e Sicilia, dopo quelle tenute il 9 e 10 giugno scorso nelle altre regioni italiane si può considera-re riuscita.

banChe e aSSICurazIonI CI guadagnano

no a 20 anni di rate per il pensionamento anticipato

Dopo il primo approccio avve-nuto a maggio tra il ministro Po-letti e i sindacati inizia a deline-arsi la proposta del governo per andare in pensione “in anticipo”. Il virgolettato è d’obbligo perché anche in questo caso l’uso del-le parole è del tutto improprio e ingannevole, un aspetto su cui il nuovo duce Renzi non ha niente da invidiare al suo maestro Berlu-sconi. Come si può definire anti-cipata la pensione di una persona che ha oltrepassato i 60 anni e ha versato contributi per oltre 40? Addirittura si mettono all’indice questi lavoratori: “se vogliono an-dare in pensione prima, devono pagare una penalità”, è questo il messaggio che si vuole far pas-sare.

La controriforma Fornero im-pedisce a chi aveva già i requisiti di andare in pensione, ma se ci vuoi andare devi pagare un mu-tuo ventennale alle banche per avere lo stesso assegno pen-sionistico che prima ti spettava di diritto. Questa in sostanza la proposta del governo, veramente paradossale, offensiva e ridicola, quasi comica se non stessimo parlando di questioni serie e del sostentamento di milioni di lavo-ratori, pensionati e delle loro fa-miglie.

Prima di esaminare l’ultima proposta governativa occorre ricordare che la “riforma” della

Fornero, ministro nel 2012 del governo Monti sostenuto da PD, PdL (ora Forza Italia) e quasi tutti i partiti del parlamento, non alzò solamente l’età pensionabile (pensione di vecchiaia) a 67 anni e ulteriormente posticipata in base all’aspettativa media di vita. L’altro aspetto principale fu l’abo-lizione della pensione di anzianità, intesa come il raggiungimento di una soglia di anni di contribuzioni che fino al 1995 era di 35 anni e al momento della controriforma era di 41.

Al suo posto fu istituita la pen-sione anticipata, definizione ap-punto impropria, concessa a chi aveva raggiunto i contributi obbli-gatori, nel frattempo diventati 43 anni, ma non i 67 di età, ma solo al costo di pesanti decurtazioni sull’assegno pensionistico. Que-sto ha accentuato il blocco delle assunzioni dei giovani e provoca-to il fenomeno degli esodati, ov-vero di chi era andato in pensione anticipata magari d’accordo con l’azienda, oppure licenziato alla soglia della pensione e con le nuove regole è rimasto contem-poraneamente senza stipendio e senza pensione. Sostanzialmente il governo Monti non fu ostacolato nella sua politica di tagli e di ma-celleria sociale tanto che la legge Fornero fu “contrastata” dai sin-dacati con tre ore di sciopero. Un po’ poco per una controriforma

che incide sulla vita dei lavoratori in maniera devastante.

Solo adesso, con colpevo-le ritardo, si cerca quantomeno di ridiscutere una legge che ha portato a delle conseguenze in-sostenibili. Come confermano le “buste arancio” e le simulazioni dell’Inps, i nati negli anni ‘50, ’60 e in parte anche ’70 assunti sotto i 20 anni (e sono migliaia), se vo-

gliono evitare penalizzazioni alle loro già misere pensioni, dovran-no lavorare fino a 70 anni stando sul posto di lavoro e allo sfrutta-mento capitalistico per 50 anni.

Ed ecco spuntare l’idea per permettere ai nati dal 1951 al 1955, i più prossimi alla pensione, l’uscita dal lavoro: l’Ape, ovvero l’anticipo pensionistico. Un mec-canismo, diciamolo subito, che

porterà vantaggi solo alle banche e alle assicurazioni. Si tratta in buona sostanza di un mutuo che permette al lavoratore di andare in pensione 3 anni prima rispet-to alla legge Fornero senza che questa venga minimamente toc-cata. Passando attraverso l’Inps, le banche “presteranno” (anche qui virgolette d’obbligo perché si tratta di soldi che il neo pen-sionato ha già versato) i soldi per pagare questi 3 anni di pensione, poi l’ex lavoratore li dovrà restitu-ire in 20 anni con gli interessi, si parla del 3,5%.

Quali sarebbero i vantaggi per i lavoratori e i pensionati? Nessu-no, sono invece le banche a rice-verne benefici. In un momento di crisi del mercato immobiliare, con molte aziende che rischiano il fal-limento e i lavoratori il posto di la-voro è poco conveniente prestare soldi, a parte le eccezioni per gli amici politici e industriali. Questo “mutuo sulla pensione” si pre-senta come un vero affare, senza rischi perché possono facilmente rivalersi sull’assegno da erogare. Questo è un affare anche per le assicurazioni perché Il rischio che il pensionato non sopravvi-va abbastanza a lungo per rim-borsare tutto il debito contratto comporterà la stipula di una assi-curazione: e così oltre al capitale, con gli interessi, per rimborsare il prestito ci sarà da pagare anche

un premio assicurativo contro il rischio della premorienza.

Inaccettabili le prime dichia-razioni di Cgil, Cisl e Uil che parlavano di “novità positive” di un’operazione a costo zero per il governo, di guadagni per banche e assicurazioni e di una vera e pro-pria rapina a danno dei lavoratori che va rigettata senza se e senza ma. Solo nei giorni successivi i leader sindacali hanno cercato di fare marcia indietro tanto che la Camusso ha precisato: “Vedo troppo entusiasmo sulla proposta del ritiro anticipato dal lavoro con il meccanismo ventennale dalle banche”. Probabilmente si riferi-va al governo perché i lavoratori sono tutt’altro che entusiasti.

La legge Fornero è stata rea-lizzata per far risparmiare in dieci anni 100 miliardi di euro in spesa sociale sulla pelle di lavoratori, pensionati e masse popolari, per-ciò va affossata nella sua totalità. In ogni caso le proposte del go-verno sono lontanissime dalla pur debole piattaforma di Cgil, Cisl e Uil che elemosina modifiche so-stanziali alla Fornero, con la pos-sibilità per tutti di andare in pen-sione con 62 anni di età o 41 di contributi, e senza penalizzazioni. Ottenere questo risultato sareb-be il minimo, altrimenti è inutile e controproducente continuare la trattativa con il governo.

Abolire lA legge Fornero

Gli operai Fincantieri alla manifestazione di Palermo del 15 giugno 2016

Firenze, 24 ottobre 2003. Lo striscione del PMLI a una manifestazione contro i tagli alle pensioni, perseguiti da Berlusconi e da tutti i gover-ni che si sono succeduti

Page 7: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

N. 26 - 30 giugno 2016 interni / il bolscevico 7Lo certifica il rapporto Istat sulla “situazione del Paese”

SemPre PIu’ PoverI I gIovanI ItaLIanISalgono dal 9,4 al 14,2% le famiglie senza lavoro. Il 62% dei giovani fino a 34 anni

condannati a vivere in famiglia. Si allarga la forbice generazionaleLa crisi, per i padroni, sarà

anche finita nel 2015, come dice-vano gongolando Renzi e Matta-rella, ma le masse continuano a scontare il prezzo del salvatag-gio del capitalismo. Lo certifica il rapporto annuale dell’Istat su “La situazione del Paese”, che si rife-risce al 2014-2015.

Il dato più allarmante è quello che vede un aumento delle fami-glie con tutti i componenti senza lavoro al 14,2% (24,5% nel Mez-zogiorno), rispetto al 9,4% del 2004, interessando ben 2 milio-ni di famiglie, con un’incidenza maggiore sulle famiglie giovani.

Per via di un sistema di wel-fare a brandelli, secondo l’Istat “uno dei meno efficaci” in Euro-pa (peggio di noi solo la Grecia), queste famiglie non ricevono l’aiuto di cui avrebbero bisogno e ciò si ripercuote negativamente sui minori. La povertà relativa per i minori, infatti, è arrivata al 19%: stiamo parlando di una bambina o un bambino su 5 a cui è di fat-to negata la possibilità di vivere la propria infanzia e gioventù con serenità. L’Istat denota che le condizioni dei giovani peggiora-no anche rispetto a quelle dei più anziani, non certo perché questi ultimi sguazzino nell’oro, ma per-ché le nuove generazioni faticano a trovare lavoro e hanno paghe

più basse.Già questa è una prima forbice

generazionale, di tipo sociale. La seconda è di tipo demografico: la natalità e conseguentemente la popolazione diminuiscono e si ha un anziano ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Contestualmen-te, nel 2014 il 62,5% dei giovani fra i 18 e i 34 anni viveva anco-ra con i genitori. Naturalmente la stampa borghese si è lanciata alla carica contro i “bamboccio-ni” e la stessa Istat attribuisce il problema ai tradizionali “legami familiari ‘forti’” dei Paesi mediter-ranei, ma è innegabile che l’as-senza di lavoro stabile e di serie politiche di sostegno per i giovani tolgano ogni scelta a molti.

Anche perché l’Istat rileva ben 2,3 milioni di ragazze e ragazzi fra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano, i cosiddetti “Neet” (dall’inglese “not in education, employment or training”), di cui 3 su 4 vorrebbero lavorare. Saran-no tutti “choosy”, o forse le poli-tiche in materia di lavoro di Renzi e predecessori hanno peggiorato drammaticamente l’occupazio-ne giovanile, precarizzandola al massimo?

Peraltro lo stesso Rapporto annuale prevede “un migliora-mento piuttosto moderno del grado di utilizzo dell’offerta di

lavoro”; in altre parole, nel 2025 il tasso di occupazione potrebbe restare circa lo stesso del 2010, cioè pessimo.

C’è da aggiungere che, nel 2015, i giovani che sono riusciti a trovare lavoro dopo tre anni dal-la laurea triennale erano al 72%, rispetto al 77,1% del 1991, ma c’è da chiedersi con che tipo di contratto. Il 12,5% dei laureati il lavoro non lo cercava nemmeno, certo per continuare a studiare, ma questo comprova nuovamen-te il fallimento del sistema del 3+2 che avrebbe dovuto assicurare una buona occupazione già dopo la laurea triennale e riservare gli ultimi due anni di magistrale alla specializzazione.

Ce n’è abbastanza per affer-mare che l’Italia di Renzi è un deserto di disoccupazione, po-vertà e sfruttamento per i giova-ni. I quali devono ribellarsi per cacciare il nuovo duce e il suo governo prima che possano fare altri danni.

raccontava gLI ScontrI deI no tav Per La teSI

condanna di regime contro studiosa no tav

Per avere presenziato a una delle dimostrazioni dei No Tav in Val di Susa culminata in momenti di tensione, una studentessa di an-tropologia, impegnata a scrivere una tesi di laurea sul movimento, per l’università Ca’ Foscari, è stata condannata il 15 giugno scorso dal tribunale di Torino a due mesi di reclusione con la condizionale. Il pugno di ferro contro gli opposito-ri al regime neofascista imperan-te non guarda in faccia nessuno: il movimento No Tav va fermato e insieme agli attivisti anche chi “osa” studiarlo e, quindi, propa-gandarlo. Sembra questa la tesi della procura torinese, invelenita dalle continue e inarrestabili ma-nifestazioni di protesta del movi-mento.

I fatti risalgono all’estate del 2013 a Salbertrand (Torino), alla manifestazione di protesta dei No Tav contro la sede dell’Itinera, una ditta che forniva materiali per il

cantiere del Tav. Dopo quei fatti la procura torinese ha indagato una quindicina di ragazzi minorenni e una trentina di maggiorenni, tra i quali la studentessa e un’altra ri-cercatrice.

La ragazza è stata dichiarata, addirittura, colpevole di “concor-so morale” in alcuni dei vari rea-ti contestati dalla procura agli at-tivisti, solo perché si trovava “sul campo”, insieme ai manifestanti.

Per dimostrare che la studen-tessa veneziana era lì per motivi di studio, l’avvocato ha presentato la sua tesi di laurea sui movimen-ti e un documento dell’università la quale affermava che la tesi pre-vedeva anche una parte di ricerca sul campo. Per questo il pm ave-va chiesto ben 9 anni! Per le stesse circostanze era imputata una ricer-catrice di sociologia all’Universi-tà di Calabria che però è stata as-solta.

con la scusa di “far conoscere la più grande tragedia del novecento”

“IL gIornaLe” ProPaganda IL nazISmo Regalando il “Mein Kampf” di Hitler sulla “razza eletta” ariana che deve dominare il mondo.“Studiare il male per evitare

che ritorni, magari sotto nuove e mentite spoglie. Questo è il senso vero e unico di ciò che abbiamo fatto”: con questo puerile prete-sto Alessandro Sallusti ha tentato di giustificare, nel suo editoriale che annunciava l’iniziativa, la de-cisione di distribuire gratuitamen-te il Mein Kampf (La mia battaglia) di Adolf Hitler insieme al quotidia-no Il Giornale che dirige per conto della famiglia Berlusconi.

Secondo le parole del diretto-re l’iniziativa sarebbe mossa solo dall’intento di far conoscere “la più grande tragedia – insieme al comunismo staliniano - del No-vecento e tra le più orrende della storia intera del mondo”. Mentre al tempo stesso ha cercato di rassicurare per le loro “legittime e comprensibili preoccupazioni gli amici della comunità ebraica italiana, che ci ha sempre visto e sempre ci vedrà al suo fianco senza se e senza ma”. Ha cer-cato cioè di “nobilitare” la sporca operazione editoriale blandendo la comunità ebraica e rivendi-cando l’indefesso filosionismo pro-Israele della destra neofasci-sta italiana; e già che c’era fre-giandosi anche del suo viscerale anticomunismo, con l’equiparare provocatoriamente ancora una volta il comunismo al nazismo e il grande Stalin, il vero distruttore del Terzo Reich, al suo criminale Führer.

Ciononostante la comunità ebraica non l’ha presa bene lo stesso, come appare tra i com-menti indignati riportati dallo stes-so quotidiano milanese, come quello del presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, che ha parla-to di “un fatto squallido, lontano anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoa”, e ha bollato l’iniziativa de Il Giornale come “un’operazione indecente, e bisogna soprattutto che a dirlo sia chi è chiamato a vigilare e a intervenire sul com-portamento deontologico dei giornalisti”. Reazione a cui si è accodato immediatamente Ren-zi, twittando “trovo squallido che un quotidiano italiano regali oggi il Mein Kampf di Hitler. Il mio ab-braccio affettuoso alla comunità ebraica#maipiù”, sempre pronto com’è a sfruttare tutte le occasio-ni per farsi un selfie propagandi-stico, specie se l’occasione cade

alla vigilia dei ballottaggi. Di “azione becera e volgare” e

di “gesto cinico e irresponsabile” ha parlato anche Guido Vitale, di-rettore di Pagine ebraiche. Mentre più prudente e ipocrita è stata la reazione dell’ambasciata israelia-na, che memore del rapporto pri-vilegiato dello Stato sionista coi governi di Berlusconi si è limitata ad esprimere la sua “sorpresa”. Così come si è limitata ad espri-mere il suo semplice “disagio” l’editorialista de Il Giornale Fiam-ma Nirenstein, già candidata a ri-coprire la carica di ambasciatrice di Israele in Italia su proposta di Netanyahu ma bocciata dalla co-munità ebraica, che ha addirittura coperto l’operazione Mein Kampf sostenendo di essere contraria alla “censura preventiva” e che “è meglio lanciare queste iniziative alla luce del sole per impallinarle nella lotta delle idee”.

Il vero obiettivo dell’operazione ‘Mein Kampf’

Tuttavia la sacrosanta indigna-zione per l’offesa alle vittime della Shoah non colpisce il centro della sporca operazione de Il Giornale. E non solo e non tanto perché è stato lo stesso Sallusti a negare recisamente che questo ne sia stato, almeno volontariamente, l’obiettivo, profondendosi per dimostrarlo in ripetute e plateali attestazioni di fedeltà ad Israele. Ma per la drammatica situazione politica e sociale attuale in cui

questa operazione si inserisce e che ne fornisce anche la chiave di lettura.

Il Mein Kampf, il libello antico-munista e razzista che preparò l’ascesa al potere di Hitler, l’in-staurazione della criminale ditta-tura del Terzo Reich, la seconda guerra mondiale e la Shoah, teo-rizzava infatti la purezza e la supe-riorità della “razza germanica”, da preservare e affermare attraverso l’eliminazione o l’asservimento delle “razze inferiori”, a comin-ciare dalla popolazione ebraica (ma non solo, si pensi al popolo Rom e ai popoli slavi), e per mez-zo dell’espansione armata della Germania verso Est, e in partico-lare contro la Russia sovietica in base al principio della conquista dello “spazio vitale”.

È evidente che non può esse-re casuale, né una mera iniziativa speculativa la riproposizione di questo aberrante testo adesso, da parte de Il Giornale che non è nuovo a simili operazioni edi-toriali già fatte con Mussolini e il fascismo, nel pieno di un’ondata di razzismo e di xenofobia e di proliferazione di partiti neonazisti che percorre tutta l’Europa contro masse di migranti che premono alle sue porte. È invece un’ope-razione di carattere politico e fatta a bella posta per solletica-re le pulsioni xenofobe e razziste presenti anche nel nostro Paese e spingere l’opinione pubblica, e in particolare le giovani genera-zioni, quelle più ignare della sto-

ria del ’900, contro i migranti e a sostegno della destra neofasci-sta e leghista. Equivale a propor-re sotto sotto il Mein Kampf e le idee di Hitler come un modello da riscoprire e adottare in contrap-posizione alle ondate migratorie dei disperati in fuga dalle guerre e dalla miseria che devastano il Medio Oriente e l’Africa.

Inqualificabile complicità de Il Fatto Quotidiano

Nelle polemiche che sono suc-cedute all’iniziativa del quotidiano berlusconiano quasi nessuno ha puntato il dito su questo aspetto centrale, ma si è preferito discu-tere del falso problema della con-traddizione tra censura e libertà di stampa, come se il problema sia di forma e non di sostanza. Soltanto l’Anpi, e in particola-re alcune sezioni della Toscana come ad esempio quella di Vinci e quella provinciale di Grosseto, hanno denunciato nettamente e correttamente l’operazione de Il Giornale per i suoi obiettivi ever-sivi, neonazisti, razzisti e xenofo-bi e inconcepibili in un Paese che ripudia il fascismo e il nazismo.

È stupefacente invece, per non dire aberrante, il comportamento de Il Fatto Quotidiano del 15 giu-gno, che è arrivato a pubblicare un articolo del suo editorialista Massimo Fini, in cui invoca ad-dirittura l’articolo 21 della Costi-tuzione sulla libertà di opinione per giustificare l’operazione Mein Kampf, spingendosi fino ad elo-giare l’incallito anticomunista ed editorialista de Il Giornale, Piero Ostellino, perché difendendo la pubblicazione del libello nazista avrebbe difeso “un principio che non ammette compromesso al-cuno”.

E che questa non sia solo una “scivolata” del quotidiano di Tra-vaglio e Padellaro è dimostrato anche dalla pubblicazione, in ag-giunta al pezzo di Fini, di un’in-tera pagina che parla delle lettere inviate a Mussolini, quasi a dimo-strare un presunto consenso po-polare al duce del fascismo. Del resto non è da oggi che Il Fatto tiene una posizione ambigua su-gli immigrati, così come il M5S e Grillo che sono notoriamente tra i suoi referenti, strizzando l’occhio anche alla destra e alle sue po-sizioni demagogiche razziste e xenofobe.

Aberrante complicità de “Il Fatto quotidiano”

Il Fatto quotidia-no del 15 giugno 2016 scimmiotta “Il Giornale”: a pagina 19 fa l’esaltazione del Mein Kampf di Hitler,

basta girare una pagina e troviamo un’apologia delle lettere a Mussolini

8 dicembre 2015. La manifestazione per il decennale della lotta dei NoTav

Page 8: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

8 il bolscevico / studenti N. 26 - 30 giugno 2016

Il potere studentesco rIvendIcato nel ‘68e la parola d’ordIne del pMlI

per la scuola e l’unIversItà governate dalle studentesse e daglI studentI

documento della commissione giovani del cc del pMlI

Come sottolinea il nostro Do-cumento per il 50° Anniversario della Grande Rivoluzione Cultu-rale Proletaria cinese, dal titolo: “Giovani prendete esempio dalle Guardie rosse per cambiare l’I-talia”, durante il Sessantotto “la

presa di coscienza e la rivendica-zione non solo di un cambiamen-to delle istituzioni universitarie, ma di un radicale stravolgimen-to e rovesciamento del potere accademico espressione del po-tere borghese nelle università si

tramuta nella parola d’ordine del ‘Potere studentesco’”.

La parola d’ordine del potere studentesco fu una rivendicazio-ne rivoluzionaria frutto di un’ac-curata elaborazione politica che nacque dalla grande ondata rivo-

luzionaria che dal 1968 al 1977 scosse l’Italia e il mondo. In que-gli anni il vento rosso che soffia-va dalla Cina socialista guidata da Mao, portò in Italia le masse operaie e studentesche a mettere in discussione tutti gli aspetti del-

la società borghese, in particolare le masse studentesche aprirono gli occhi sulla natura di classe de-gli organi di potere all’interno del-le scuole e delle università (parla-mentini, rettorato, corpo docente, ecc.) arrivando ad elaborare la

necessità che non bastava bat-tersi per una maggiore democra-zia negli istituti ma che occorreva battersi per conquistare un reale ed effettivo potere, da qui nasce la parola d’ordine del potere stu-dentesco.

Il potere studentesco

Questo concetto di potere emerge in totale contrapposizio-ne alla rivendicazione riformista della democratizzazione della scuola portata avanti per tutti gli anni ’50 e ’60 dalle organizza-zioni studentesche. Con il potere studentesco nasceva e si svilup-pavano una serie di rivendica-zioni che non solo mettevano in discussione gli organi di potere negli istituti ma tutto il sistema for-mativo scolastico, dai metodi d’in-segnamento, ai contenuti stessi dell’insegnamento saturi dell’ide-ologia borghese, al sistema di va-lutazione degli studenti, ecc. Le università di Trento, Pisa, Milano, Firenze, Torino, Roma e Napo-li furono i principali laboratori del potere studentesco, qui prese-ro vita per la prima volta i contro corsi e le contro lezioni, il boicot-taggio e la critica ai metodi nozio-nistici e alla cultura borghese, la lotta contro la totale mancanza di spazi democratici e di potere de-cisionale degli studenti all’interno degli istituti.

Nella lotta per il potere le mas-se studentesche svilupparono nuove rivendicazioni e metodi di lotta, le occupazioni delle uni-versità diventarono virali in tut-to il paese e affianco ad esse si svilupparono nuove forme di de-mocrazia diretta. In particolare l’assemblea generale divenne la nuova forma organizzativa con cui le masse studentesche volle-ro imporre il proprio contro potere nei confronti degli organi collegia-li dominanti e del rettorato. Le as-semblee generali studentesche alle quali vennero fatti partecipare in maniera paritaria anche quegli insegnanti che ne riconoscevano il potere decisionale divennero il cuore pulsante delle lotte facoltà per facoltà. Qui le masse studen-tesche organizzarono la propria lotta, portarono avanti le proprie rivendicazioni, fecero pressioni sugli organi di potere universita-ri della classe dominante affinché le decisioni prese da quest’ultimi non potessero entrare in vigore senza l’approvazione vincolante da parte dell’assemblea.

All’interno delle assemblee nacquero e si svilupparono di-versi e nuovi metodi di riorga-nizzazione dell’università, “l’uso parziale alternativo” inteso come qualificazione politica di massa col tentativo di incidere sui con-tenuti dello studio rivoluzionan-

do le tematiche trattate e “sotto-mettendole” alle esigenze e agli interessi delle masse studente-sche, l’“Università critica” nella quale si svilupparono nuove for-

me di approccio all’insegnamen-to universitario con la messa in discussione dei contenuti e dei modi d’insegnamento nozionistici dei professori, le contro-lezioni e

i contro-corsi in contrapposizione ai corsi e alle elezioni pianificate dal corpo docenti, la “contestazio-ne dei metodi didattici” che pre-vedeva fra l’altro l’idea di blocca-

re materialmente l’inizio dei corsi di studio, la valutazione dello stu-dente non più nelle mani del pro-fessore, ma espressa come valu-tazione collettiva tra insegnante,

masse studentesche e studente interessato.

In questo contesto prese pie-de un’altra importante e signifi-cativa parola d’ordine, quella del-

Roma, febbraio 1968. Un’assemblea nella Facoltà di Lettere alla Sapienza durante l’occupazione da parte degli studenti

Page 9: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

N. 26 - 30 giugno 2016 studenti / il bolscevico 9la “scuola al servizio delle masse popolari” che ricomprendeva sin-teticamente diversi aspetti della piattaforma del movimento stu-dentesco. Da un lato essa indica-va un obbiettivo che poteva rea-lizzarsi solo concretamente nel socialismo e che dunque il so-cialismo era la prospettiva per cui dovevano lottare gli studenti, dall’altro indicava che in funzione di tale lotta, la scuola già nel ca-pitalismo poteva essere in parte utilizzata e trasformata secondo gli interessi delle masse popolari.

Un esempio significativo del-lo sviluppo del potere studente-sco lo si può riscontrare nei pun-ti programmatici elaborati e votati a larga maggioranza dall’assem-blea generale dalla facoltà di ar-chitettura di Firenze nel febbraio del 1968 che qui riportiamo:● Il potere nella facoltà è eser-citato dall’assemblea generale. Fanno parte dell’assemblea ge-nerale coloro che ne riconoscono pubblicamente il principio del po-tere. Tale riconoscimento costitui-sce un impegno critico che richia-ma tutti alla partecipazione attiva nella evoluzione della facoltà, in modo da creare una struttura di rapporti fra le componenti capa-ce di portare un reale contribu-to al potenziamento della facoltà stessa.● I singoli membri del corpo in-segnante partecipano all’assem-blea generale con gli stessi diritti dei singoli studenti.● L’assemblea generale prende

la forza giuridica attraverso l’ob-bligo che i professori componenti il Consiglio di facoltà si assumo-no, nel momento stesso in cui ri-conoscono pubblicamente il prin-cipio di potere dell’assemblea, di controfirmare a fini burocratici, le deliberazioni prese dall’assem-blea stessa.● È ovvio potere dell’assemblea generale di nominare, quando ne nasca la necessità, dei comitati non decisionali, temporanei e con mandato esecutivo, composti se necessario da membri di tutte le componenti.● L’assemblea generale defini-sce le modalità dell’esercizio del proprio potere. L’assemblea ge-nerale, contestando il potere al consiglio di facoltà, ai direttori di istituto e ai titolari di cattedra, as-sume direttamente (e se ne ve-dranno i termini operativi): a) la gestione amministrativa dei fi-nanziamenti; b) il controllo della didattica e la sua programmazio-ne; c) il controllo della ricerca e della sua programmazione.● In merito alla gestione ammi-nistrativa dei finanziamenti, l’as-semblea generale dovrà deci-dere riguardo la pubblicazione dei bilanci dell’anno accademico 1966-1967 ed ai fondi a disposi-zione per l’anno in corso. Un’ap-posita assemblea generale dovrà discutere e decidere, sulla base delle richieste manifestate del-le assemblee di settore tramite una loro apposita rappresentan-za, della distribuzione dei fondi a

disposizione.● In merito al controllo e alla pro-grammazione della ricerca, l’as-semblea generale controlla, ra-tifica e programma i temi e gli strumenti della ricerca stessa, stabilendo inoltre i settori nel cui ambito essa deve svolgersi.● La ricerca dovrà acquisire i pro-pri strumenti dalla didattica. Essa, oltre che a raggiungere lo scopo che si prefigge, fa confluire nella didattica l’accrescimento di patri-monio culturale che da essa sca-turisce.● La ricerca si realizza all’inter-no dei settori attraverso gruppi di ricerca o seminari, che costitui-scono l’unità minima della strut-tura universitaria. All’interno dei settori di ricerca, programmati dall’assemblea generale, si co-stituisce l’assemblea di settore, che convoglia i vari seminari, con il compito di specificare le diret-tive dell’assemblea generale e di controllare il lavoro dei seminari stessi.● L’assemblea generale dovrà decidere in merito alla costitu-zione di una segreteria e centro stampa con il compito di verba-lizzare e pubblicare quanto sca-turito all’interno dei vari organi-smi della nuova struttura. Fanno parte di tale organo membri ap-partenenti alle varie componenti sottoposti al controllo dell’assem-blea generale. Questa formula-zione del potere è di carattere sperimentale e quindi si verifiche-rà nella pratica dell’anno accade-

mico. La mozione viene inviata al corpo docente e al rettore. (Docu-menti della rivolta universitaria – pg.362- edizioni Laterza)

Questi sono in sintesi i vari punti programmatici, le varie pro-poste e tentativi che le masse studentesche elaborarono e spe-

rimentarono all’interno delle loro facoltà per la creazione, il raffor-zamento e il radicamento del po-tere studentesco.

un bilancio del potere studentesco

Ovviamente dell’esperienza stu-dentesca del Sessantotto bisogna saperne anche leggere e critica-re gli errori, inevitabili essendo una novità sperimentale per le mas-se studentesche italiane, a causa dell’influenza del revisionismo, del-l’“ultrasinistrismo” e del trotzkismo mascherati dietro forme “rivoluzio-

narie” e “marxiste-leniniste”. Questi errori però portarono purtroppo nel tempo al declino del potere studen-tesco e di tutto il movimento. Due di questi errori furono: quello di non portare fino in fondo la lotta contro il leaderismo e il verticismo che al di là dei poteri decisionali conqui-stati dalle assemblee generali rima-

nevano ancora forti nel movimento studentesco portando al frazioni-smo il movimento stesso a cau-sa del tradimento dei suoi leader marxisti-leninisti a parole, “ultrasini-stri” e trotzkisti nella sostanza; quel-lo della contestuale chiusura in se stesso del movimento studentesco e delle stesse assemblee generali

che col passare del tempo divenne-ro sempre meno generali e più im-prontate alle lotte di potere tra i vari leader del movimento studentesco.

In ogni caso l’adozione della parola d’ordine del potere studen-tesco rivelava un’importante pre-sa di coscienza da parte delle stu-dentesse e degli studenti di allora, i

quali avevano capito che per cam-biare veramente l’università era necessario conquistarne il gover-no. Avevano anche capito che ciò non era possibile tramite gli “organi collegiali” controllati dal ministero e quindi dal governo. Questa impor-tante esperienza è tuttora valida e ha tanto da dire al movimento stu-

dentesco di oggi riguardo gli “or-gani collegiali” nelle scuole, negli atenei e a livello nazionale come il CNSU, che in realtà imbrigliano il movimento nelle rigide regole del gioco imposte dal governo ed evi-tano che decida da sé gli spazi e i metodi delle sue lotte.

Nei cortei stuenteschi del Sessantotto si rivendica “La scuola al servizio delle masse popolari”

la rivendicazione del pMlI per la scuola e l’università governate dalle

studentesse e dagli studentiImparando da quella grande

mobilitazione rivoluzionaria e dai suoi errori il PMLI ha saputo trar-re molte importanti lezioni, le giu-ste conclusioni ed elaborare oggi il suo Programma d’azione sul fronte scolastico e universitario,

racchiuso nella parola d’ordine, “Scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studen-tesse e dagli studenti”. Propo-niamo cioè di sostituire gli orga-ni attualmente vigenti con nuovi organi con potere vincolante in

cui gli studenti abbiano la mag-gioranza e gli insegnanti e il per-sonale Ata siano presenti come minoranze. Tutti i membri van-no eletti democraticamente dal-le rispettive assemblee generali, che possono revocarli in qualsia-si momento. È chiaro quindi che la nostra rivendicazione rappre-senta uno sviluppo ulteriore del potere studentesco, perché non si limita ad essere un contropote-re ma punta a un vero e proprio stravolgimento delle autorità ac-cademiche.

È chiaramente obiettivo strate-gico che richiede un’ulteriore pre-sa di coscienza e l’inasprimento della lotta, intanto però si potreb-bero creare le assemblee gene-rali fondate sulla democrazia di-retta dove discutere ed elaborare gli indirizzi politici, programmatici e organizzativi, i metodi e le ini-ziative di lotta del movimento; e per spezzare le gambe a tenden-ze nocive come l’opportunismo, il carrierismo, il frazionismo, per-ché eviterebbe la delega in bian-co e garantirebbe la revocabilità dei dirigenti eletti democratica-mente, favorendo il protagonismo delle masse studentesche tanto nelle lotte quanto nell’elaborazio-ne. Le assemblee generali inol-tre potrebbero dare vita al gover-no alternativo delle scuole e delle

università che faccia da contral-tare alle autorità accademiche vigenti e avanzi le rivendicazioni degli studenti.

Tale rivendicazione è oggi tan-to più urgente visto che gli “orga-ni collegiali” non rispondono alle necessità degli studenti, non fan-no nulla per avanzare le loro ri-vendicazioni fondamentali e anzi svolgono il ruolo degli esecuto-ri della politica del governo, ad-dirittura reprimendo gli studen-ti com’è avvenuto a Bologna di recente con la sospensione dei contestatori del professore guer-rafondaio Angelo Panebianco. La storia del “potere studentesco” del resto dimostra che c’è stata una fase importante e vincente in cui vasti settori studenteschi ave-vano messo in discussione l’inte-ro assetto di potere nell’universi-tà. Oggi i padroni e il nuovo duce Renzi vogliono ridisegnare gli “or-gani collegiali” per allargare ulte-riormente il potere delle autorità e dei privati, vedi quanto previsto dalla “Buona scuola”, le studen-tesse e gli studenti hanno dunque tutte le ragioni per opporsi e per lottare fino alla conquista di quel potere che gli spetta di diritto.

La Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI

Firenze, 18 giugno 2016 Modena, 9 ottobre 2015. Il cartello del PMLI alla manifestazione studen-tesca (foto Il Bolscevico)

richiedete

Le richieste vanno indirizzate a: [email protected] - via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055 5123164

Page 10: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

stam

pato

in p

ropr

io -

com

mitt

ente

resp

onsa

bile

: M. M

ARTE

NGHI

(art

. 3 -

Legg

e 10

.12.

93 n

. 515

)

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Page 11: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

N. 26 - 30 giugno 2016 gay pride / il bolscevico 11Migliaia in piazza per la difesa dei diritti delle persone LGTB

Grandi Gay Pride a Firenze, Varese, TreViso, GenoVa e Palermo

Il PMLI ha partecipato ufficialmente ai cortei di Firenze e di Varese, dove la polizia ha imposto ai suoi militanti di ritirare la bandiera e i cartelliQuesto fine settimana,

nell’ambito della mobilitazione per i diritti di LGTB, il movimen-to è sceso in piazza in ben cinque città italiane. Grande il successo da Nord a Sud delle manifesta-zioni, anche queste, come quella romana, fortemente caratterizza-te da contenuti antifascisti, anti-sessisti e antirazzisti.

Storica la manifestazione di Varese, organizzata dall’Arcigay locale. Si è infatti trattato della prima volta che il tradizionale ap-puntamento del Pride si tiene nel-la città, peraltro considerata, al-meno fino alla cocente sconfitta elettorale, roccaforte della reazio-naria e omofoba Lega di Salvini, Partito da Piazza Cacciatori del-le Alpi, il corteo era aperto dallo striscione “Varese Pride”. Più di duemila i partecipanti, che han-no sfilato per le vie della città. Il pride varesino non ha avuto il pa-trocinio del Comune, guidato fino a sabato dal leghista Attilio Fon-tana, ma quello dell’Università degli Studi dell’Insubria a dimo-strare la spaccatura tra istituzio-ni politiche e mondo reale. Lun-go il corteo due ali di folla hanno accompagnato la manifestazio-ne, spesso con applausi e sorrisi. L’animato, divertente e rumoroso corteo è giunto in piazza Monte Grappa, dove è stato osservato un minuto di silenzio in memoria

delle vittime di Orlando. Benché vi avesse ufficialmente aderito, al PMLI è stato vietato di sfilare con la bandiera e le sue insegne e i sui militanti sono stati schedati e intimiditi da agenti della Digos (si veda comunicato in questa stes-sa pagina).

A Treviso, invece il Pride ha visto riconosciuto il patrocinio del Comune, guidato dal PD, Giovan-ni Manildo, che, tuttavia, non ha mostrato una grande apertura, a partire dal lunghissimo tira e mol-la sul sostegno alla manifestazio-ne e lo scarsissimo entusiasmo mostrato dalle istituzioni. Il patro-cinio è stato praticamente strap-pato al PD dalle pressioni delle associazioni locali, mentre qual-che mese fa, quando si trattò di dare il patrocinio al comizio anti-lgbt di Gandolfini, il neurochirurgo cattolico ultrareazionario asserto-re della “cura dell’omosessualità”, il PD trevigiano non ebbe alcuna esitazione.

Dato il mancato sostegno del-le istituzioni locali, in testa il PD, e il violento attacco del nazi omo-fobo della Lega, ex sindaco Gen-tilini (“Io non avrei mai dato il pa-trocino al Gay Pride. Io sarei per i manganelli e per l’olio di ricino”) non erano per nulla scontati quei settemila partecipanti al corteo da tutto il Nord est. Preoccupan-temente vicine quelle della Lega

alle posizioni ultrareazionarie an-ti-gay che stanno emergendo in tutto il mondo. La posizione del-la Lega è esattamente quella del-le nazi istituzioni turche che per impedire il Pride di Istanbul han-no inviato centinaia di poliziotti a sparare gas lacrimogeni e proiet-tili di gomma sui manifestanti.

In manifestazione Arci Gay, Arci Lesbica, Coordinamento LGBTE di Treviso, Agedo, Fami-glie Arcobaleno, UDU e CGIL. A conclusione del corteo trevigiano c’è stato un minuto di silenzio per la strage di Orlando.

Al corteo di Genova, dove scende in piazza tutta la comu-nità LGTB ligure in una manife-stazione organizzata dal coordi-namento Liguria Rainbow, hanno aderito decine di associazioni e partiti. Il corteo, lungo quattro chi-lometri, si è snodato per le vie del centro per arrivare ai giardini Bri-gnole alle 18, dove si è tenuto il discorso del rettore dell’Universi-tà, Paolo Comanducci.

Due i carri organizzati dal Co-ordinamento Liguria Rainbow. Su uno dei carri era posizionato uno striscione per ricordare la strage Orlando.

A Firenze, dove è stata ben accolta la delegazione del PMLI, oltre 30 mila persone nel corteo festoso e colorato del Toscana Pride, che ha attraversato il cen-

trostorico con lo striscione del comitato organizzatore “Fatti di Pride, l’orgoglio è contagioso”, seguito dai gonfaloni dei Comuni che hanno dato il patrocinio alla manifestazione, ma non quello fiorentino. I partecipanti sono ar-rivati da Lucca, Siena, Arezzo, Grosseto, Livorno. Molti fiorentini e turisti si sono aggregati al cor-teo.

A Palermo il colorato corteo è partito da Piazza Marina, dopo

il minuto di silenzio per ricordare le vittime di Orlando in Florida. Il tema del pride palermitano è l’ac-coglienza e l’integrazione.

La parata ha attraversato il centro cittadino, da corso Vitto-rio Emanuele è passata per via Roma sino a raggiungere il Mas-simo e il Politeama. Tanti i giova-ni, ma anche le famiglie con bam-bini. A piazza Marina l’Asp aveva allestito un camper per effettuare gratis test per l’epatite e l’Hiv.

Non ci potevano essere rispo-ste migliori di queste combattive e colorate piazze antifasciste e anti-omofobe all’offensiva della destra reazionaria contro le unio-ni civili, ma anche per rivendica-re pari diritti per le persone LGBT.

Le manifestazioni non si fer-mano qui, continueranno per tut-ta la settimana, fino a culminare il 25 giugno nei cortei di Milano e Bologna per arrivare il 2 luglio al corteo di Catania.

Comunicato stampa del Comitato lombardo del PMLI

AL VArese PrIde LA PoLIzIA IMPone AL PMLI dI ToGLIere Le

BAndIere e I CArTeLLIIl Comitato lombardo del

Partito marxista-leninista italia-no (PMLI) denuncia le intimida-zioni e la censura sistematica avvenuta da parte della Digos di Varese nei confronti di mili-tanti del PMLI avvenuta sabato 18 giugno in occasione del Va-rese Pride.

I marxisti-leninisti hanno aderito ufficialmente al Pride e sono scesi in piazza per soste-nere in maniera militante le lotte e le rivendicazioni della comu-nità LGBT con i propri vessilli e con un manifesto riportante la ri-vendicazione del diritto al matri-monio per LGBT e di solidarietà alle vittime di Orlando in Florida.

Al concentramento, in piaz-za cacciatori delle Alpi, i mili-tanti del PMLI, che hanno effet-tuato un vasto volantinaggio tra i manifestanti, sono stati sche-dati e intimati a riporre imme-diatamente bandiere e vessilli, da agenti della Digos di Varese i quali hanno giustificato la loro azione in nome del cosiddet-to silenzio pre-elettorale (legge del 4 aprile 1956 n. 212) minac-ciando di portare in questura e denunciare i marxisti-leninisti qualora non avessero ottem-perato alle richieste dei questu-rini. Aggrappandosi a questa legge alquanto vaga in materia di propaganda politica e silen-zio elettorale, i questurini han-no approfittato della situazione negando la presenza in piazza delle bandiere del Partito, an-che se questo non concorreva ai ballottaggi e in quel contesto non si facesse nessun tipo di propaganda elettorale.

Il comportamento e la re-pressione da parte della questu-ra di Varese non ci sorprende affatto e ci dimostrano ancora una volta come oramai l’Italia di fatto sia in un regime neofa-scista.

Basti vedere come non solo i marxisti-leninisti ma lo stesso movimento LGBT, che è riusci-to a portare in piazza migliaia di persone sostenute dalle rappre-sentanze di decine di organiz-zazioni, tra cui Arcigay, CGIL, ANEDO (l’associazione di ge-nitori, parenti e amici di LGBT), ARCI, ANPI, ecc., sia stato vitti-ma dei tentativi del regime di of-fuscarne e boicottarne lo storico avvenimento col divieto, arriva-to appena tre giorni prima della manifestazione, da parte della questura, di far sfilare il corteo nel centralissimo corso Matte-

otti con l’arrivo in piazza Mon-te Grappa, come già pianificato da mesi. Il tutto sempre col fal-so pretesto di dover far rispetta-re il silenzio elettorale, evitando il passaggio del corteo nel cen-tro città dove risiede la sede del-la Lega Nord (impegnata nel ballottaggio) e con la grottesca scusa del disturbo che il corteo avrebbe portato ai cittadini che il sabato pomeriggio passeggiano per il centro. Le motivazioni fal-se della questura nella realtà na-scondono un progetto ben pre-ciso, quello di isolare e limitare la visibilità e la crescita del mo-vimento LGBT in una città come quella di Varese considerata da un partito neofascista, razzista e omofobo quale la Lega Nord e da altre forze reazionarie un pro-prio feudo politico.

Una cosa è certa, il PMLI non si farà intimidire dalla repressio-ne degli sgherri del regime ne-ofascista e continuerà a soste-nere in maniera militante le lotte del movimento LGBT, dei lavo-ratori, delle masse popolari.

Salutiamo con entusiasmo la prima grande storica e riusci-tissima manifestazione LGBT a Varese che ci auguriamo che questa sia solo l’inizio di una serie di battaglie per la conqui-sta dei pieni diritti sociali e civili per LGBT.

Il Comitato lombardo del PMLI

20 giugno 2016__________

Il Centro del PMLI ha espres-so immediatamente la sua fra-terna e militante solidarietà al Comitato lombardo del Partito

in 30.000 al Pride Toscana a Firenze

Contestato Nardella che ha negato l’adesione e il patrocinio del comune di Firenze. Sabotato da FdI e Azione universitaria il carro di Azione gay e lesbiche

BeNe ACCoLtA LA deLegAzIoNe deL PMLI. UNA rAgAzzA “FoLgorAtA” dALLA NoStrA FALCe e MArteLLo, UgUALe A qUeLLA deL tAtUAggIo Che CI hA MoStrAto

�Dal nostro corrispondente della ToscanaPer la prima volta si è svolto a

Firenze il Pride Toscana ed è sta-to un successo. Più di una settima-na ricca di eventi, incontri e dibattiti che è culminata con il corteo orga-nizzato per le vie del centro cittadi-no il 18 giugno.

L’Appello del Comitato promo-tore recitava: “Chiediamo alle isti-tuzioni e alla società civile di aderi-re e scendere in piazza per i diritti e contro le discriminazioni”. E così è stato, un’occasione che ha vi-sto l’adesione e la partecipazione di numerose associazioni toscane, della Cgil, di partiti tra i quali anche il PMLI.Toscana e numerosi comu-ni toscani.

Unici assenti i comuni di Arez-zo e Firenze rispettivamenti guida-ti dai sindaci Ghinelli (FI) e Nardel-la (PD).

In merito a Firenze, il neopode-stà Dario Nardella ha “giustificato” i mancati adesione e patrocinio del comune appellandosi al regola-mento comunale: “Sulla base di re-golamenti e prassi comunale con-solidata, non sono mai stati dati patrocini a manifestazioni che han-no direttamente o indirettamente un carattere politico o rispondono a una parte”. Una presa di posizione che gli è valsa il plauso del capo-gruppo in Palazzo Vecchio di Forza Italia Cellai e le giuste critiche degli organizzatori e degli aderenti.

Al corteo erano presenti nume-

rosi gonfaloni istituzionali, mentre quello di Firenze era contempora-neamente presente ad un’iniziati-va religiosa in Piazza San Pietro a Roma.

Nardella a fronte delle tante critiche ricevute ed evidentemen-te anche per non far perdere altri voti al PD già emorragico proprio alla vigilia dei ballottaggi elettorali, ha deciso all’ultimo di partecipare al corteo con una “mise” non isti-tuzionale e ovviamente senza fa-scia tricolore, beccandosi comun-que sonore critiche da parte della piazza che lo ha contestato anche attraverso gli altoparlanti durante il corteo.

La manifestazione è stata un lunghissimo serpentone colorato, gioioso, con persone di ogni età ma soprattutto giovanissimi, con tante famiglie sia composte da ete-ro che non, spesso con al seguito i propri bambini. Un successo oltre le aspettative, ben 30.000 hanno ri-sposto a questo evento provenen-do da varie parti della Toscana. Un momento che ha permesso di dare forza al movimento contro l’omofo-bia anche a seguito dei gravi fatti di Orlando e di rimarcare che è im-portante continuare la battaglia per i diritti civili degli Lgbt.

Cogliamo l’occasione per espri-mere solidarietà all’associazione di Azione gay e lesbica il cui carro allestito per l’occasione è stato vi-gliaccamente “smontato” da fasci-sti appartenenti a Fratelli d’Italia e

Azione universitaria.La manifestazione è partita da

Piazza D’Azeglio per poi toccare le centrali Piazza San Marco, Piazza del Duomo, Piazza San Lorenzo e terminare in Piazza Indipendenza. Il corteo era aperto dallo striscione “Fatti di Pride – l’orgoglio è conta-gioso” e vi hanno sfilato gli studen-ti medi e universitari, Emergency, Amnesty International, l’associa-zione avvocatura in difesa dei dirit-ti Lgbt, Polis associazione Lgbt for-ze armate e dell’ordine, Mamme no inceneritore con tanto di striscione “fate l’amore ma non l’incenerito-re” e il cartello “Nardella fai icche tu vuoi il matrocinio ce lo diamo noi”, striscione anche contro la violenza sulle donne e numerosi in rappre-sentenza delle Associazioni gay e lesbiche di varie parti della Tosca-na.

Il PMLI, che aveva aderito uffi-cialmente e che aveva emesso un comunicato ad hoc in data 16 giu-gno, ha partecipato con una Dele-gazione composta da compagne e compagni fiorentini e pratesi che è stata apprezzata e bene accolta. I compagni avevano la bandiera del Partito e il cartello con da una parte “Solidarietà per i gay uccisi e feriti a Orlando. No all’omofobia” e dall’al-tra il manifesto per il referendum di ottobre sulla controriforma del Se-nato con Renzi versione Mussolini. Sono stati distribuiti centinaia di vo-lantini con estratti del Documento del CC del PMLI dal titolo “I diritti e le battaglie LGBT, il matrimonio e la ‘maternità surrogata’”.

Durante il corteo la Delegazio-ne è stata salutata a pugno chiu-so, una ragazza è rimasta folgorata dalla maglietta con la falce e il mar-tello uguale al suo tatuaggio che ci ha tenuto a farci vedere. Molte le foto scattate al cartello, ai fazzoletti del Partito che i compagni indossa-vano, qualcuno si è voluto far foto-grafare con la Delegazione. Il com-pagno Franco Panzarella è stato intervistato da Repubblica.it che gli ha chiesto perché i marxisti-lenini-sti appoggiassero questa manife-stazione, ma come al solito in que-sti casi non c’è stato un riscontro dell’intervista. Foto del Partito sono state pubblicate dal giornale on-li-ne Firenze Today.

Nella piazza conclusiva si è svolto un concerto musicale ed è stato osservato un minuto di silen-zio per le vittime di Orlando.

Noi marxisti-leninisti ci auguria-mo che il movimento per i diritti ci-vili e politici degli Lgbt continui im-perterrito la battaglia organizzando anche altre occasioni che devono essere utilizzate per portare anco-ra più a fondo la denuncia dell’o-mofobia e la rivendicazione di pari diritti, noi ci saremo.

Firenze, 18 giugno 2016. Nel combattivo corteo per il Gay Pride Toscana spiccano il cartello e la bandiera del PMLI (foto Il Bolscevico)

Varese, 18 giugno 2016. Un agen-te della Digos identifica il com-pagno Alessandro Frezza (foto Il Bolscevico)

Page 12: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

12 il bolscevico / ballottaggi del 19 giugno N. 26 - 30 giugno 2016

Più di mezzo milione di elettori delegittimano l’ex Pm

Solo un napoletano su quattro vota il narcisista e ambizioso de magistrisIl demagogo di Palazzo San Giacomo, votato dal 23,6% degli elettori

(-9% rispetto al 2011), apre a Renzi e De Luca su Bagnoli �Redazione di NapoliIl ballottaggio del 19 giu-

gno conferma per altri cinque anni il sindaco uscente Luigi De Magistris contrapposto al candidato della casa del fa-scio Gianni Lettieri, sconfit-to sonoramente nonostante il “centro-destra” avesse deci-so di ricompattarsi per con-trastare le liste arancioni.

Una campagna elettora-le molto velenosa con anche provocazioni squadriste vi-cino ai seggi, spesso guida-te dalla casa del fascio e da vecchi sgherri fascisti pronti a non rispettare la distanza di 200 metri dalle urne secondo l’attuale legge borghese, no-nostante la Procura di Napoli abbia già aperto due inchie-ste per brogli elettorali. Cla-morosa la presa di posizione del PD che dopo alcune ba-ruffe in segreteria provinciale e regionale, nel totale bailam-me politico e organizzativo, faceva uscire una lettera a firma dell’ex presidente della Decima Municipalità, Giusep-pe Balzamo, nel quale si invi-tava a votare Lettieri con tan-to di simbolo del PD.

Lo spostamento dei voti renziani verso Lettieri non ri-sparmiava il fallimento tota-le dei papaveri partenopei di Berlusconi che avevano tap-pezzato Napoli di centinaia di migliaia di manifesti e mes-so in campo una macchina da guerra elettorale che ave-vano permesso alle loro liste nere di surclassare i renziani capitanati da Valeria Valen-te al primo turno. L’assenza di una seria opposizione in Consiglio comunale (a Lettie-ri il record di assenze in aula in cinque anni consiliari) e il programma stantìo e con-servatore ancorato su vec-chi schemi familisti e fascisti sono state le ragioni per cui

il capofila della casa del fa-scio nel capoluogo campano non è andato oltre a un risica-to 11,7% (pari a 92.174 voti), perdendone 48.029 rispetto alle elezioni del 2011.

Vince, dunque, il dema-gogo di Palazzo San Giaco-mo che, con la sua consue-ta boria e spacconeria, ha ostentato ironia e sicurezza sul futuro di Napoli salutan-do le bandiere del “Partito del Sud” e facendo capire nella conferenza stampa di lune-dì 20 giugno che il suo “mo-dello napoletano” non rimarrà in città. L’ex pm ha affermato che bisogna “rafforzare l’Anci con più attenzione del gover-no nazionale al dialogo con i sindaci” e ha aperto a Renzi e al governatore regionale De Luca su Bagnoli mentre defi-niva la sua vittoria a Napoli “schiacciante”.

Il leader arancione, in real-tà mente sapendo di mentire: rispetto alle elezioni ammini-strative del 2011 perde ben 9 punti percentuali passan-do da 264.730 a 185.907 voti (dal 32,6% al 23,6%) travolto dall’astensionismo record di

Napoli che si attesta addirit-tura a un devastante 64,7% degli elettori. Talmente basso il numero di votanti (278.093) che le elezioni andrebbero invalidate. A ridimensionare notevolmente le smanie pre-sidenzialiste di De Magistris sono stati più di mezzo milio-ne di napoletani (precisamen-te 510.198) che hanno deciso di disertare le urne, annullare o lasciare la scheda in bian-co. L’aumento di astensioni al ballottaggio del 19 giugno rispetto a quello di cinque anni fa è ben del 14,5%, pas-sando dal pur considerevole 50,2% al clamoroso 64,7% del 2016. Il neopodestà aran-cione ha perso altri 78.823 elettori ed elettrici che hanno ritenuto di non confermargli la fiducia data nel 2011 nono-stante il ruolo fondamenta-le svolto dai falsi comunisti e trotzkisti di tutte le risme (dal PRC ai Carc) per sostenere, sponsorizzare, accreditare e coprire verso l’elettorato di si-nistra De Magistris, chieden-do, oggettivamente, di dare fiducia, legittimità e rafforzare il sistema capitalistico e il suo ordinamento istituzionale, nonché i suoi governi, anche se nella versione falsamen-te rivoluzionaria e arancione dell’ex pm.

Il vero risultato è che il di-lagante astensionismo non è stato affatto drenato dal-la compagine arancione e tantomeno dalla casa del fa-

scio, puniti severamente dal-le masse popolari napoletane che hanno di fatto ricacciato indietro la “primavera napole-tana” tanto cianciata dal de-magogo di Palazzo San Gia-como e dal suo entourage. Bisogna combattere le illu-sioni elettorali, governative e costituzionali, insistendo sul-la tattica dell’astensionismo elettorale e la strategia del-le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del so-cialismo, lavorando concre-tamente e con successo per dare le ali alla lotta di classe per liberare l’Italia dal nuovo duce Renzi, dal capitalismo, per il socialismo.

Napoli, 3 giugno 2016. La larga diffusione del volantino astensionista del PMLI in piazza Montesanto (foto Il Bolscevico)

al ballottaggio

il 47% dell’elettorato diSerta le urne a

ravennaLa poltrona di sindaco se l’aggiudica il PD

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ravenna del PMLIA Ravenna al ballottaggio per

l’elezione del sindaco era tra il candidato Massimiliano Alberghi-ni del “centro-destra”, e quello del PD, Michele De Pascale.

La poltrona se l’è aggiudica-ta De Pascale nonostante i disa-stri compiuti dal PD col sindaco uscente Matteucci e col prece-dente Mercatali. Insomma, se si guarda ai soli voti validi, lo “zoc-colo duro” del PD resiste anche se con una lieve flessione. Però il nuovo sindaco ha una debole base elettorale in quanto è costi-tuita dal 27,6% dell’intero corpo elettorale. Il 53,3% ufficiale si rife-risce ai voti validi.

La percentuale dell’affluen-za alle urne è passata dal 61% al 53% quindi è aumentata l’a-stensione. Questo anche grazie al lavoro dell’Organizzazione di Ravenna del PMLI che ha pro-pagandato l’astensionismo, qua-lificandolo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Natural-mente non tutti gli astenuti hanno seguito le indicazioni del nostro Partito, ma l’aumento dell’asten-sionismo significa che siamo sul-la strada giusta per combattere le amministrazioni borghesi che non rappresentano certo il proletariato e le fasce più deboli delle masse.

Una curiosità: in un solo seg-gio, quello di Mandriole, ha pre-valso il candidato del “centro-de-stra”.

Grande e importante vittoria dell’astensionismo alle comunali di cosenza

Una chiara bocciatura per il governo Renzi e la giunta regionale Oliverio. Riconfermato al primo turno Occhiuto (FI)

Grande vittoria dell’astensio-nismo alle elezioni comunali di Cosenza del 5 giugno.

La diserzione dalle urne au-menta di quasi un punto rispet-to alle amministrative del 2011 passando dal 27,8% al 28,7%, di gran lunga il primo “partito”.

Storicamente l’affluenza è sempre maggiore alla ammini-strative rispetto alle regionali e europee, ma inferiore alle politi-che. Questo spiega la flessione dell’astensionismo rispetto alle regionali del 2014.

Delegittimati tutti i partiti e i candidati del regime neofascista, in particolare il PD.

Riconfermato al primo tur-no il sindaco uscente Mario Oc-chiuto (FI), sfiduciato pochi mesi fa da parte di settori della sua maggioranza consiliare per effet-to dell’accordo PD-NCD che poi non si è concretizzato in termini elettorali.

Con 24.332 voti su 55.588 aventi diritto Occhiuto guada-gna sia rispetto al primo turno che al ballottaggio delle prece-denti comunali, ma rappresen-ta una minoranza degli aventi diritto al voto, il 41,9%, a dimo-

strazione del fatto che l’elettora-to cosentino non ha certo gradito il suo operato, il quale fra l’altro, potrebbe costargli l’ineleggibili-tà per effetto dell’accollamento di debiti personali alle casse co-munali.

Batosta per il PD e il suo can-didato Carlo Guccione, consi-gliere regionale e ex assessore al Lavoro nella prima mini-giun-ta regionale borghese, neofasci-sta e filomafiosa del governato-re Mario Oliverio defenestrata da “Rimborsopoli”. Nonostante l’ap-poggio dei verdiniani capeggiati da Giacomo Mancini jr, raccatta solo 8.176 voti (il 19,81% sui voti validi, 14,1% sugli elettori) poco più dei 6.664 dell’ex sindaco Sal-vatore Perugini nel 2011, il qua-le però, non rappresentava l’in-tero “centro-sinistra” e non arrivò nemmeno al ballottaggio.

Il PD passa dai 3.332 voti del 2011 a 2.820 di oggi che rappre-sentano appena il 5% dell’elet-torato cosentino, alla faccia del-la “vocazione maggioritaria” del partito unico della nazione fasci-sta!

Male Enzo Paolini, che arrivò al ballottaggio del 2011 con parte

del “centro-sinistra” e che questa volta aveva dalla sua l’appoggio della “dinastia” dei fratelli Antonio e Pino Gentile: si ferma al 7,73%.

Vero e proprio flop per Valerio Formisani candidato di SEL e dei falsi comunisti fermo al 4,2% che nonostante raccolga più del dop-pio dei voti delle liste collegate non riesce a eleggere nemmeno consigliere comunale.

Buon ultimo il Movimento 5 Stelle con il candidato masso-ne Gustavo Coscarelli, fermo al 3,1% dei voti validi: 1.825, il dop-pio di quelli ottenuti dalla lista, ferma a 954. Ultimi, senza consi-glieri, non riescono a drenare l’a-stensionismo. E meno male che erano sicuri di “vincere”!

La vittoria dell’astensionismo è tanto più importante se si con-sidera che è in gran parte di si-nistra ed è una chiara bocciatu-ra anche per il governo del nuovo duce Renzi e per il governatore Oliverio.

Viva la vittoria dell’astensio-nismo alle comunali di Cosenza!

Creiamo le Assemblee Popo-lari e i Comitati Popolari!

Per Cosenza governata dal popolo e al servizio del popolo!

UTILIZZATE Invito agli operai, lavoratori, compresi i precari, disoccupati, pensionati, donne, giovani, studenti

il bolscevico mette a disposizione di tutti i suoi lettori non membri del PMLI, senza alcuna discriminazione ideologica, religiosa, politica e organizzativa, fatta salva la pregiudiziale antifascista, alcune rubriche affinché possiate esprimere liberamente il vostro pensiero e dare il vostro contributo personale alla lotta contro la classe dominante borghese e il suo governo, le giunte locali e regionali, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, il neofascismo e i mali vecchi e nuovi del capitalismo, per l’Italia unita, rossa e socialista.

Alla rubrica “LETTERE” vanno indirizzate le opinioni di sostegno al Bolscevico, al PMLI e ad ogni sua istanza anche di base, nonché le pro-poste e i consigli tendenti a migliorare il nostro lavoro politico e giornalistico.

Alla rubrica “DIALOGO CON I LETTORI” vanno indirizzate le questioni ideologiche e politiche che si intendono dibattere con “Il Bol-scevico”, anche se sono in contraddizione con la linea del PMLI. Le lettere non devono supe-rare le 3.600 battute spazi inclusi.

C ntributi OPINIONI PERSONALI DI LETTRICI E LETTORI NON MEMBRI DEL PMLI SUI TEMI SOLLEVATI DAL PARTITO E DA “IL BOLSCEVICO”

Alla rubrica “CONTRIBUTI” vanno indiriz-zate le opinioni riguardanti l’attualità politica, sindacale, sociale e culturale in Italia e nel mondo.

Tali opinioni non necessariamente debbo-no coincidere in tutto con quelle del PMLI, ma non devono nemmeno essere contrapposte alla linea del nostro Partito. In tal caso non si tratterebbe di un contributo alla discussione e all’approfondimento dei temi sollevati dal PMLI e da “Il Bolscevico”, ma di un intervento con-traddittorio adatto tutt’al più alla rubrica “Dia-logo con i lettori”.

Questa rubrica è a disposizione delle ope-raie e degli operai non membri del PMLI che vogliono esprimere la loro opinione sugli avve-nimenti politici, sindacali, sociali e culturali, o che vogliono informare le lettrici e i lettori de “Il

Bolscevico” sulla situazione, sugli avvenimenti e sulle lotte della loro azienda

Alla rubrica “CORRISPONDENZA DELLE MASSE” vanno indirizzate le denunce e le cro-nache di avvenimenti sociali, politici, sindacali che interessano la propria fabbrica, scuola e università e ambiente di vita, quartiere di abita-zione, città o regione.

Sbatti i signori del palazzo in 1ª paginaLibere denunce dei lettori

Alla rubrica “SBATTI I SIGNORI DEL PA-LAZZO IN 1ª PAGINA” vanno indirizzate le denunce delle ingiustizie, angherie, soprusi, malefatte e mascalzonate che commettono mi-nistri, governatori, sindaci, assessori, funzionari pubblici, insomma chiunque detenga del pote-re nelle istituzioni borghesi.

Utilizzate a fondo queste rubriche per le vostre denunce, vi raccomandiamo solo di essere brevi, concisi, chiari... e coraggiosi. Usate la tastiera o la penna come spade per trafiggere i nemici del popolo, come un maglio per abbattere il governo del Berlusconi democristiano Renzi, come scope per far pulizia delle idee errate e non proletarie che i revisionisti e i riformisti comunque mascherati inculcano al proletariato e alle masse lavoratrici, giovanili, femminili e popolari, come un energetico per incoraggiare le compagne, i compagni e le masse ad andare fino in fondo nella lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo.

GLI ARTICOLI VANNO INVIATI A:[email protected]

IL BOLSCEVICO - Via del A. Pollaiolo 172a - 50142 FIRENZE - Fax 055 5123164La Redazione centrale de “Il Bolscevico”

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

Page 13: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

N. 26 - 30 giugno 2016 PMLI / il bolscevico 13In vista del referendum di ottobre

A ModenA Il PMlI rAccoglIe fIrMe contro lA “rIforMA” costItuzIonAleProficua raccolta firme nel quartiere operaio Crocetta. Grande dissenso

delle masse contro Renzi �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Modena del PMLISabato 18 giugno l’Orga-

nizzazione di Modena del PMLI ha raccolto le firme contro la “riforma” costituzio-nale in vista del referendum di ottobre e ha condotto una proficua propaganda anti-Renzi nel quartiere Crocetta, primo rione operaio di Mode-na. La raccolta delle firme è fondamentale perché l’inten-to è di far vivere nella cam-pagna referendaria la volon-tà delle persone che avranno sottoscritto questa richiesta. Si ringrazia il locale Comita-to per il NO per averci fornito ulteriore materiale informati-vo nonché i moduli.

Sono stati diffusi i volantini di Partito realizzati per l’oc-casione “Vota NO alla con-troriforma piduista e fascista del senato” raffiguranti Ren-zi in orbace. Molte persone si sono fermate al banchino interessati per chiedere in-formazioni sul futuro refe-rendum, dato che i media di regime non stanno oscu-rando le ragioni del NO, e i compagni si sono dimostra-ti preparati sull’argomento. Inoltre, molte sono state le discussioni anti-Renzi dove

i compagni hanno sprona-to i modenesi a collaborare con il PMLI, anche nelle lot-te future, per abbattere il go-verno.

La scelta di radicarsi in un quartiere come la Crocetta di Modena a ridosso dell’Er-re-Nord - un enorme palazzo “alveare” dove il comune ha deciso di ghettizzare la zona e dove abitano e lavorano le masse popolari più povere e dove purtroppo si generano episodi di razzismo nonché il degrado creati dalle scel-te delle istituzioni stesse - è fondamentale ma solo se si ha conoscenza del proprio territorio e si ha compreso bene il pensiero marxista-le-ninista. Tra le tante frasi ne citiamo una fondamentale di Mao: “Noi comunisti sia-mo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unir-ci, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo”.

Quindi, non lasceremo che le scelte sbagliate delle istituzioni borghesi ricadano sulle masse. Saremo un pic-colo ma grande punto rosso di riferimento e di contrasto. La nostra presenza è fon-damentale anche per con-

trastare i movimenti fasci-sti e xenofobi, come la Lega Nord, che tenta anch’essa di radicarsi nel quartiere. Se-gnaliamo che poco tempo fa il “partito padano” ha occu-pato abusivamente il suolo pubblico per raccogliere fir-me per la “legittima difesa” proprio in questo quartiere

dove vi è una prevalenza di immigrati. Una provocazione e una strumentalizzazione del fenomeno immigrazione.

Dobbiamo indirizzare tut-te le lotte contro il governo Renzi e contro i movimen-ti neofascisti complici affin-ché si abbatta il capitalismo e trionfi il socialismo.

Modena, 18 giugno 2016. Il banchino del PMLI per il No (foto Il Bolsce-vico)

IMPortAnte rIconoscIMento e IMPegno dell’orgAnIzzAzIone dI Melzo del PMlI

grazie Patrizia! grazie primi

pionieri del PMlI!Terremo sempre alta la bandiera del

marxismo-leninismo-pensiero di MaoL’Organizzazione di Mel-

zo (Milano) del PMLI vuole ringraziare la compagna Pa-trizia, una dei quattro pionie-ri del PMLI, per le sue parole di incoraggiamento pubbli-cate sull’ultimo numero de “Il Bolscevico” (n. 25) e che per noi sono state fonda-mentali. Ad ognuno capitano difficoltà, di salute, econo-miche e anche di altro tipo; ma se teniamo sempre fer-mo il nostro obiettivo finale di marxisti-leninisti e la no-stra strategia, nonché la tat-tica, riusciremo sicuramente a superare ogni problema o comunque faremo, duran-te tutto il corso della nostra vita, il possibile per farlo!

Grazie compagna Patri-zia!

Vogliamo dire grazie an-che agli altri pionieri, anzi-tutto al nostro Segretario ge-nerale, compagno Giovanni Scuderi, al compagno Mino

e alla compagna Lucia che, anche se prematuramen-te scomparsa lasciando un vuoto incolmabile, continua ad essere un nostro faro per capire la direzione da per-correre.

Oggi, il marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao, per opera dei revisionisti, sareb-be ormai dimenticato in Ita-lia; mentre, grazie ai nostri quattro pionieri, continua a vivere ogni giorno nel PMLI.

La nostra Organizzazio-ne, nonostante i problemi, farà il possibile per tenere sempre alta la bandiera del marxismo-leninismo-pensie-ro di Mao.

Saluti marxisti-leninisti.Al servizio del Partito!Tutto per il PMLI, il prole-

tariato e il socialismo!Coi Maestri e il PMLI vin-

ceremo!L’Organizzazione di

Melzo (Milano) del PMLI

comunicato del PMlI.Biella sui 60 licenziamenti dello storico lanificio

solIdArIetà MIlItAnte AI lAvorAtorI dello stABIlIMento cerrutI

L’Organizzazione biellese del Partito marxista-leninista italiano esprime la propria soli-darietà militante alle lavoratrici e ai lavoratori del “Lanificio F.lli Cerruti” di Biella che, a seguito della nuova politica aziendale di lacrime e sangue, rischiano di subire almeno 60 licenziamenti.

Nella migliore ipocrisia bor-ghese non è stato ovviamente usato il termine “licenziamenti” bensì, quasi ci fosse qualche differenza, quello politicamen-te corretto di “esuberi”. Dunque, 60 tra lavoratrici e lavoratori del-la Cerruti perderanno il posto di lavoro e, senza tanti compli-menti, saranno gettati in mezzo alla strada. Tenendo presente che l’azienda conta circa 400 addetti ciò significa che entro la fine dell’anno il 15% delle attua-li maestranze perderà il proprio lavoro.

L’amministrazione aziendale parla di: “riorganizzazione vol-ta alla salvaguardia dell’eccel-lenza della produzione e della competitività. Il piano ha l’obiet-tivo di recuperare l’economici-tà riducendo i costi aziendali”. Ci piacerebbe sapere – e pro-babilmente la cosa interessa anche le lavoratrici e i lavora-tori della Cerruti – quanto gua-

dagnano al mese questi “grandi manager”, capaci solo di sfrut-tare e licenziare i lavoratori per massimizzare i profitti azienda-li. Anche loro faranno “sacrifici” e subiranno “ristrutturazioni”? Anche il presidente dell’azien-da Nino Cerruti (che con le la-crime agli occhi ha annunciato i licenziamenti), storico “patron” del gruppo, dovrà affrontare le incertezze e le difficoltà dei suoi operai? No. Ciò di certo non av-verrà. La Cerruti quando dice di voler “recuperare l’economicità riducendo i costi” intende dire che da un lato vuole licenziare una bella fetta delle proprie ma-estranze ma, al contempo, au-mentare lo sfruttamento di quel-li che continueranno a lavorare (il tutto con la minaccia di nuovi licenziamenti).

Il capitalismo, il cui unico scopo è il profitto, è il più bie-co sistema di produzione che sfrutta fino all’ultima goccia di sangue le lavoratrici e i lavo-ratori e, senza scrupolo alcu-no, quando questi non servono più li dismette al pari di pezzi di ricambio usati. I licenziamen-ti annunciati alla Cerruti – stori-co stabilimento considerato una sorta di “patrimonio” del bielle-se – dimostrano inoltre che non

esiste un capitalismo dal vol-to umano così come non esi-stono “imprenditori illuminati” che lavorano per il benessere della collettività e del proprio territorio. Come ebbe a dire il grande maestro del proletaria-to internazionale Karl Marx: “Il capitale, se non gli vengono posti dei freni, lavora sen-za scrupoli e senza miseri-cordia per precipitare tutta la classe operaia al livello della più profonda degradazione.” La storia dimostra che non esi-stono ricette capaci di evitare le periodiche crisi economiche del capitalismo. Esse sono lo scoppio ciclico delle sue molte-plici contraddizioni antagonisti-che e dimostrano con la massi-ma chiarezza i limiti storici del

modo di produzione capitalisti-co. Ha detto bene Stalin: “Per abolire le crisi, bisogna aboli-re il capitalismo”.

Solo con il socialismo le la-voratrici ed i lavoratori avranno la garanzia del proprio posto di lavoro e potranno, grazie alla conquista del potere politico che spetta loro di diritto, appro-priarsi della ricchezza che pro-ducono. Con il socialismo sa-ranno i capitalisti, gli industriali e i politicanti borghesi, privati del potere economico e di quel-lo politico, a dovere fare “sacrifi-ci” e ad imparare cosa vuol dire lavorare!

Per il PMLI.BiellaGabriele Urban

20 giugno 2016

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze

Editore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 22/6/2016

ore 16,00

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

GIUGNO

23

2324

USB Lavoro privato – Sciopero personale Ferroviario gruppo FSI, SOC. NTV, SOC. TRENORD e imprese ferroviarie settore

merciCub Trasporti – Sciopero personale gruppo FSI Trenitalia,

Rfi, Serfer, Nuovo Trasporto Viaggiatori, Sbb Cargo, Db Cargo Italia, Aziende comparto ferroviario (esclusione

Regione Calabria, Sicilia e Lazio)

Fai-Cisl, Flai-Cgil, Filbi-Uil – Sciopero lavoratori Consorzi di Bonifica

Programma dei banchini di propaganda del PMlI a Modena

Tutte le iniziative si svolgeranno con orario 16 - 19

●Domenica 26 giugno - Portico Via Emilia Centro (tra Piazza Ova e Piazza Torre)

●Domenica 3 luglio - Portico Via Emilia Centro (tra Piazza Ova e Piazza Torre)

●Sabato 23 luglio - Strada Nazionale Canaletto Sud (tra Via del mercato e Via Ermanno Gorrieri)

●Domenica 7 agosto - Portico Via Emilia Centro (tra Piazza Ova e Piazza Torre)

●Sabato 27 agosto - Strada Nazionale Canaletto Sud (tra Via del mercato e Via Ermanno Gorrieri)

●Domenica 4 settembre - Portico Via Emilia Centro (tra Piazza Ova e Piazza Torre)

●Sabato 24 settembre - Strada Nazionale Canaletto Sud (tra Via del mercato e Via Ermanno Gorrieri)

SCRIVETECI

e-mail: [email protected]

Page 14: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

14 il bolscevico / cronache locali N. 26 - 30 giugno 2016

Ancora tagli alla sanità nella provincia

di Pesaro Urbino �Dal corrispondente dell’Organizzazione di Gabicce Mare del PMLIAnni di tagli evidentemente

non sono bastati. È recente la notizia della chiusura dei servi-zi distrettuali (vaccini, prelievi, prenotazioni) nel distretto di Ur-bino il sabato. Una scelta scel-lerata che penalizza in primis i lavoratori, che per avvalersi di questi servizi saranno costret-

ti a chiedere costose giorna-te di ferie o peggio, rimanda-re le cure di settimane o mesi. Un tassello che si inserisce nel progetto di destra e “sinistra” borghese di tagliare sempre più la sanità locale per poi concen-trare una quantità limitata di ri-sorse in pochi grandi ospedali difficilmente raggiungibili dalle fasce più povere della popola-zione.

Sto studiando “Il Capitale” e “Questioni

del leninismo”Compagni,come e quando posso sono

onorato d’inviarvi un piccolo ma sentito contributo alla causa mar-xista-leninista cosa che ho fatto ieri al momento della paga.

In questa fase sono concen-trato sulla lettura de “Il Capitale” e alla splendida opera del compa-gno Stalin “Questioni del Lenini-smo” da voi curato ed editato.

A corollario leggo il libro “L’au-tres Joseph” ritratto non troppo decadente di un giovane Stalin e di un suo presunto fratellastro.

Spiccano alcune sue qualità già presenti da giovane ma come dice l’autrice “C’est là que tombe entre ses mains la brochure de Lenine... Les idées qui bouillona-ient dans sa tête s’ordonnent et ses intuitions deviennent convic-tions’’, (È lì che capita fra le sue mani l’opuscolo di Lenin... le idee che bollivano nella sua testa tro-vano ordine e le sue intuizioni di-

ventano convinzioni). Ricevo corrispondenza dall’u-

niversità di studi Marxista di Bru-xelles che mi aiuta nello studio del marxismo (non so se cono-scete e potete darmi un’opinione ma mi sembrano risolutamente anti-trotzkisti/sciovinisti) ci sono seminari in vista, vedremo.

In Francia vi è un risveglio delle masse contro la legge El Komery ma il movimento man-ca di una conduzione marxi-sta-leninista e un PCF troppo “rosa” e il trotzkista Melechon

disperdono la forza.Marcello – Francia

GrazieCari compagni,sono riuscito a inviarvi una

parte di donazione per il materia-le che mi avete spedito. Appena possibile ne farò un’altra.

Aggiungo i miei saluti e avanti!Grazie per la pazienza dimo-

strata.Mirco –

provincia di Reggio Emilia

L’Italia alla guerra in Siria a fianco di Erdogan

di Antonio MazzeoOperazione top secret dell’E-

sercito italiano al confine turco-siriano. Il 6 giugno, una batteria di missili terra-aria SAMP/T e una trentina di militari italiani sono stati schierati nella zona di Kahra-manras, a nord di Gaziantep (Turchia meridionale), nell’ambito dell’impegno assunto dalla NATO a protezione dello spazio aereo turco dal “rischio di sconfinamen-ti provenienti dalla Siria”. La noti-zia è stata pubblicata dai maggio-ri quotidiani turchi e dall’agenzia di Stato “Anadolu”. I mezzi militari italiani sono sbarcati nel porto di Iskenderun per dirigersi poi nella zona di Kahramanras, nei pressi del confine siriano. Sempre se-condo i media turchi, il sistema missilistico messo a disposizione dal nostro paese “avrà esclusiva-mente il compito di contrastare aerei, missili da crociera e tattici e non sarà impiegato nell’imposi-zione di una no-fly zone”.

La batteria SAMP/T sostitui-rà il sistema “Patriot” che le forze armate della Germania avevano schierato a sud della Turchia cir-ca tre anni fa.

Il sistema antiaereo e anti-missile a medio raggio SAMP/T

è stato sviluppato dal consorzio europeo “Eurosam” formato dal-le aziende MBDA Italia (gruppo Leonardo-Finmeccanica) e Tha-les (Francia). Il costo del sistema è elevatissimo: nel 2008 l’Eserci-to italiano, dopo i test effettuati in Francia e nel poligono di Salto di Quirra in Sardegna ha deciso di acquistare 6 batterie di lanciatori con una prima tranche di spesa di 246,1 milioni di euro.

Il trasferimento in Turchia di una batteria missilistica SAMP/T del 4° reggimento artiglieria con-traerea “Peschiera” era stato an-ticipato il 18 maggio scorso da un articolo di Analisi Difesa che analizzava il decreto di rifinanzia-mento delle missioni militari italia-ne all’estero. La missione italiana nell’ambito di “Acrive Fence” era stata confermata il 7 giugno in Parlamento dai ministri Roberta Pinotti e Paolo Gentiloni, ma sen-za che ne fossero specificate le modalità o i tempi.

“La nuova missione militare, oltre alle implicazioni legate al conflitto siriano, non può non ve-nire contestualizzata nella cre-scenti tensioni tra NATO e Rus-sia”, scrive l’analista Gianandrea Gaiani. “La batteria missilistica è

infatti schierata a due passi da un’area conflittuale complessa dove le truppe turche colpiscono in Siria le milizie dello Stato Isla-mico e quelle curde, sostengono altre milizie islamiste come quel-le di al-Qaeda (Fronte al-Nusra) e combattono sul territorio turco e in Iraq le forze curde del PKK”.

“Alla luce di queste valutazioni stupisce l’assenza di un dibattito politico in Italia circa l’opportunità o meno di inviare nostre truppe e mezzi in quell’area con un compi-to che rischia di coinvolgerci nel confronto in atto tra Ankara e l’as-se Damasco/Mosca”, aggiunge Gaiani. “Difficile non notare che dopo l’abbattimento da parte di un F-16 turco di un bombardie-re russo il 24 novembre scorso, tutti i partner NATO hanno ritirato le loro batterie di missili terra-aria dal sud della Turchia mentre gli italiani si schierano in quella pol-veriera nel momento in cui diversi alleati (statunitensi in testa) sem-brano voler soffiare sul fuoco di una nuova guerra fredda”. Ma, si sa, Renzi, Pinotti e Gentioni non brillano certamente per lungimi-ranza politica e militare.

Da parte di varie associazioni di volontariato e parrocchie di S. Frediano

LEttErA APErtA AL vESCovo DI FIrEnzE GIUSEPPE BEtorI

Riceviamo e volentieri pub-blichiamo in estratti la lettera aperta firmata da varie asso-ciazioni di volontariato in meri-to al trasferimento del parroco e responsabile di Azione San Frediano per San Frediano.

Abbiamo appreso con sorpre-sa e dispiacere della Sua deci-sione di trasferire Don Cristian Meriggi in un’altra realtà della dio-cesi... Il Quartiere di San Fredia-no... vive da anni un cambiamen-to profondo del suo humus.

Questo è determinato da fatto-ri comuni a gran parte del territo-rio nazionale, come un forte pro-cesso di immigrazione ma anche da scelte “politiche” del territorio. Da una parte, l’aumento degli af-fitti, la “svendita” di tante case di proprietà del Comune, il cambia-mento di destinazione di tanti im-mobili hanno determinato l’allon-tanamento dallo stesso di gran parte dei san fredianini docg.

Dall’altra, in nome di una “ri-qualificazione del territorio” si è coltivato un fenomeno per il qua-le, gran parte delle botteghe arti-giane, che storicamente caratte-rizzavano questo quartiere, sono state sostituite da un numero im-pressionante di ristoranti, trattorie o negozi di abbigliamento, anoni-mi e portatori inevitabilmente di una perdita di identità del Quar-tiere.

In questa fotografia del territo-rio, le nostre associazioni si im-pegnano, ognuna con le proprie peculiarità per cercare di argina-re il disagio sociale, la solitudine di certe persone, il degrado di al-cune realtà.

In questo contesto, si è inse-rito Don Cristian Meriggi che ha saputo, in questi pochi anni, os-servare, ascoltare e con sguardo assolutamente ecumenico, acco-gliere e raccogliere tutte le nostre specificità associative e farle in-contrare affinché potessimo con-

vogliarle, per il migliore servizio possibile al territorio e a tutte le sue esigenze: è nata, così, dal-la base popolare e associativa, la rete di solidarietà: Azione San-FredianoperSanFrediano “Condi-videre per non escludere”.

Le chiediamo, pertanto, di po-ter valutare l’opportunità di pro-crastinare di qualche anno il tra-sferimento di Don Cristian che, in questo momento, ha questa fun-zione di raccordo e di fulcro, ai nostri occhi non facilmente sosti-tuibile.

Parrocchia San Frediano in Cestello, San Vincenzo, Ronda della Carità e della Solidarie-tà, Angeli della Città, Comunità Sant’ Egidio, Progetto Arcoba-leno; Solidarietà Arcobaleno, Coordinamento Toscano mar-ginalità, Gruppo Scout Firenze 14 (A.G.E.S.C.I.), Associazio-ne amici del Nidiaci in Oltrarno onlus, Acli20 giugno 2016

ComUnICAto DEL CAntIErE BEnI ComUnI Q3 DI FIrEnzELa Soprintendenza lo dichiara ufficialmente: il degrado e l’incuria di villa di rusciano è

responsabilità del comune di FirenzeRiceviamo e volentieri pub-

blichiamo.

Finalmente la cattiva gestione della cosa pubblica dimostrata dal Comune nel caso di Ruscia-no viene pubblicamente stigma-tizzata da un autorevole ente (di cui non a caso il governo in cari-ca vorrebbe sbarazzarsi), grazie anche e soprattutto all’attenzione e alla tenacia degli abitanti e fre-quentatori di Rusciano.

Cantiere Beni Comuni, gruppo spontaneo di cittadini del quartiere 3, ha inviato nel marzo 2016 alla Soprintendenza dei Beni Architet-tonici, a quella dei Beni Artistici e al nucleo Tutela Patrimonio dei

Carabinieri un esposto sullo sta-to di degrado della villa e la scom-parsa di alcuni manufatti artistici.

Nella risposta dell’8 giugno, protocollo 010652, la Soprinten-denza delle Arti e del Paesaggio di Firenze nero su bianco chie-de al Comune di Firenze, pro-prietario dell’intero Possesso di Rusciano dal 1977, di provvede-re alle manutenzioni ordinarie e straordinarie necessarie per la tutela del bene che anno dopo anno si sta deteriorando proprio per l’incuria di chi lo dovrebbe amministrare.

La Villa e il Parco di Ruscia-no, Beni Culturali di appartenen-za pubblica secondo il Codice

dei Beni Culturali, sono per que-sto tutelati e destinati alla fruizio-ne della collettività e ne deve es-sere garantita la protezione e la conservazione. Inoltre il Comune dovrà rispondere e motivare l’as-senza nella facciata nord del ton-do in marmo raffigurante Federi-co da Montefeltro e dire che fine ha fatto la fontana marmorea nel giardino d’inverno.

Ribadiamo l’assoluta contra-rietà alla svendita del possesso di Rusciano e pretendiamo risposte concrete e tempestive alle richie-ste della Soprintendenza.

Cantiere Beni Comuni Q3 – Firenze

16 giugno 2016

ComUnICAto DI SLAI CoBAS – CoorDInAmEnto ProvInCIALE DI nAPoLI

La Cassazione condanna vodafone e ordina il reintegro dei lavoratoriRiceviamo e volentieri

pubblichiamo in estratti.

La Cassazione respinge il ri-corso di Vodafone (e Comda-ta) confermando la sentenza d’appello di Napoli e la reinte-gra dei lavoratori in Vodafone per l’illegittimità della cessione di ramo d’azienda appaltata alla Comdata.

Con questa decisione, de-

liberata in camera di consiglio il 25 febbraio 2016 e deposi-tata in cancelleria lo scorso 20 maggio, estensore Dott.ssa Pa-ola Ghinoy, presidente Dott. Vit-torio Nobile, la Corte Suprema di Cassazione ha confermato il giudizio emesso il 13 maggio 2014 dai giudici della Corte di Appello di Napoli che, in acco-glimento del ricorso presentato dall’avv. Arcangelo Fele, dell’uf-

ficio legale di Slai cobas, con-dannava l’azienda ordinando il reintegro in Vodafone Omnitel della sig.ra Fortuna Scamar-della e del sig. Fabio Turiello, già addetti allo stabilimento Vo-dafone Omnitel di Arco Felice (Pozzuoli), e poi esternalizzati alla Comdata.

Slai cobas –coordinamento provinciale di Napoli

11 giugno 2016

richiedete

Le richieste vanno indirizzate a:

[email protected] - via A. del Pollaiolo, 172/a

50142 Firenze Tel. e fax 055 5123164

496 pagine608 pagine

Page 15: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

N. 26 - 30 giugno 2016 esteri / il bolscevico 15Al Forum economico internazionale a San Pietroburgo

Putin esalta Renzi, col quale fa affaRi d’oRo

Il nuovo duce media tra Ue e RussiaIl Forum economico interna-

zionale di San Pietroburgo del 17 giugno, che aveva l’Italia come paese ospite di questa edizione, è stata la sede dell’incontro tra il padrone di casa, il nuovo zar del Cremlino Vladimir Putin e il nuo-vo duce italiano Matteo Renzi, che sembrano viaggiare di comu-ne accordo su vari temi e intan-to mandano avanti gli affari, affa-ri d’oro pur in presenza di quella “scocciatura” che sono le sanzio-ni volute dagli Usa e applicate an-che dalla Ue contro Mosca per il braccio di ferro imperialista al mo-mento solo assopito sull’Ucraina.

Nella tavola rotonda del verti-ce Putin non ha lesinato gli elo-gi al collega imperialista che si è confermato molto a suo agio da-vanti le telecamere: “gli italiani devono essere orgogliosi di lui, Renzi è un grande oratore. L’Italia può andare fiera di un premier del genere”. Elogi pubblici non certo solo per l’abilità oratoria ma so-prattutto per la sostanza, a partire ad esempio dall’appoggio dato da Renzi all’intervento armato russo

in Siria a sostegno di Assad e de-gli interessi imperialisti di Mosca nel paese e nel Mediterraneo e contro lo Stato islamico. “Con-divido l’appoggio saggio (sic!) sulla questione siriana – è stato l’incredibile commento di Ren-zi - Aggiungo che a mio giudizio è fondamentale che la Russia sia partecipe ai tavoli mediterranei.

Noi siamo molto interessati al fat-to che la Russia sia partner nel-la risoluzione di alcuni conflitti”. A colpi di bombardamenti, come in Siria.

La pietanza principale del menù di San Pietroburgo era-no comunque gli affari, con la delegazione italiana formata da manager di un nutrito gruppo

di aziende pubbliche e private, dall’Eni alla Saipem, da Finmec-canica a Fincantieri, Pizzarotti costruzioni e Tecnimont, solo per citarne alcune. Per Putin ciò rap-presentava “la conferma dell’inte-resse italiano a collaborare con le aziende russe, l’Italia è il nostro quinto partner commerciale, l’in-teresse è reciproco e al centro dei contratti rimane l’energia”. Putin annunciava pure l’accordo con l’Agenzia spaziale italiana che permetterà a un cosmonauta ita-liano di partecipare a una missio-ne spaziale con i russi nel 2017.

Renzi faceva il bilancio dell’in-contro sottolineando: “abbiamo firmato undici accordi per più di un miliardo di euro, si tratta di intese che spalancano le porte a partnership che valgono oltre quattro miliardi. Sul fronte dell’e-nergia da qui a 20 anni Russia e Italia avranno tanti settori di co-operazione e quello energeti-co sarà tra quelli prioritari. Con il buon senso, le soluzioni si trove-ranno facendo uno sforzo tra le autorità russe e quelle europee”.

Superando i problemi del passato derivati dalla crisi ucraina, come quelli che hanno fatto cadere il progetto del gasdotto South Stre-am.

Rapporti politici e affari viag-giavano di conserva nei com-menti di Renzi laddove sostene-va che “abbiamo valori comuni. Mosca è strategicamente impor-tante per la risoluzione dei con-flitti internazionali. E l’Italia vuole essere più presente economica-mente in Russia”. O come quan-do affermava: “le sanzioni non si rinnovano in modo automa-tico ma il punto chiave è che o c’è un dibattito politico dentro il Consiglio su quello che sta av-venendo o le sanzioni e le con-trosanzioni diventano ordinaria amministrazione. Noi anche nel-la prossima riunione degli am-basciatori a Bruxelles chiedere-mo che di sanzioni si discuta in sede di Consiglio e si possa sen-tire quale è stato dell’arte sull’at-tuazione di Minsk”, gli accordi di tregua sull’Ucraina.

A San Pietroburgo era presen-

te anche il presidente della Com-missione europea Jean Claude Junker, secondo il quale Russia ed Europa “hanno bisogno di ri-costruire il loro rapporto”. Ren-zi prova a fare da mediatore ma il compito non è facile; lo confer-ma il fatto che lo stesso giorno del Forum il Consiglio europeo a Bru-xelles annunciava che le misure sanzioni alla Russia in scadenza a fine luglio sono prorogate fino al giugno del 2017.

A Putin che affermava che “se continuiamo a spaventarci l’un l’altro e la Nato continua a do-ver avere un nemico per giustifi-care la sua esistenza, non posso escludere che si ritorni alla guerra fredda”, Renzi rispondeva che “la parola guerra fredda non può sta-re nei vocabolari del terzo millen-nio, è fuori dalla storia, fuori dalla realtà ed è inutile. Russia ed Eu-ropa devono tornare a essere ot-timi vicini di casa. Russia ed Eu-ropa condividono gli stessi valori (imperialisti, ndr)”. Il nuovo duce media tra Ue e Russia e intanto vanno avanti gli affari.Pietrogrado, 17 giugno 2016. La stretta di mano fra Renzi e Putin

LA NAto SchierA rAzzi ANtimiSSiLi NeLL’euroPA deLL’eSt

Mosca: “Minaccia per noi”Dalla metà di maggio l’allean-

za militare imperialista della Nato ha iniziato lo schieramento di raz-zi antimissile Sm-2 nella base di Desevelu, in Romania; contem-poraneamente dava il via ai la-vori per la loro seconda base a Redzikovo in Polonia. Il segreta-rio generale della Nato, l’ex pre-mier laburista norvegese Jens Stoltenberg, nell’occasione del di-slocamento dei missili in Romania affermava che essi “non sono ri-volti contro i missili atomici strate-gici russi, sono troppo pochi, trop-po a sud, troppo vicini alla Russia; lo abbiamo spiegato più volte ai russi. Noi siamo preoccupati per il crescente numero di paesi im-prevedibili che in Medio Oriente e Asia hanno missili balistici, per questo vogliamo lo scudo antimis-sile Nato, che non è contro Mo-sca”. “Più volte abbiamo offerto alla Russia di costruire il sistema insieme contro quelle minacce”, ribadiva Stoltenberg.

La oramai conosciuta tiritera degli imperialisti americani e dei loro partner della Nato per far in-goiare il boccone a Mosca non ha mai convinto la Russia di Pu-tin, né quando la pronunciava-no esponenti dell’amministrazio-ne repubblicana del reazionario Bush che ha ideato lo scudo spa-ziale, né dai sostituti democratici con l’avvento del doppio manda-to dell’amministrazione di Obama che ha confermato il progetto con non sostanziali modifiche.

E infatti la risposta secca e contrariata di Mosca non si è fat-ta attendere. “Il sistema ci minac-cia, risponderemo”, affermava il portavoce del Cremlino Dmi-tri Peskov. “La questione, contro chi sia rivolto questo sistema del-la Nato resta aperta”, sottolineava Peskov ricordando che “il presi-dente Putin ha chiesto ripetuta-mente contro chi il sistema fun-zionava o avrebbe funzionato in

futuro”, senza avere risposte sod-disfacenti. “Stiamo già adattando misure per garantire il necessa-rio livello di sicurezza della Rus-sia”, garantiva Peskov secondo il quale “non c’è alcun dubbio che i sistemi antimissile recentemen-te installati rappresentino una mi-naccia reale per la sicurezza del nostro Paese”. Mentre la portavo-ce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova definiva le po-sizioni americane dei “trucchet-ti con la difesa antimissile euro-pea definita rivolta contro l’Iran e non contro la Russia”, accusava gli Stati Uniti e i loro alleati nella Nato di aperta violazione degli ac-cordi stipulati con la Russia e ag-giungeva che Mosca, in una simi-le situazione, si riservava il diritto di rispondere.

Gli Sm-2 sono missili antimis-sile con un raggio di intervento li-mitato, fino a 170 chilometri, non sono quindi adatti a intercettare i missili intercontinentali di Mo-sca neanche se posti in basi vici-ne alla Russia, assicuravano da Washington, sottolineando che il loro progetto di scudo in Europa non faccia parte di un piano per la creazione di un sistema anti-missile globale pensato per di-struggere il potenziale nucleare in Russia ma solo per preveni-re potenziali minacce da parte dell’Iran e della Corea del Nord. Fronteggiare la “minaccia” della lontana Corea del Nord con mis-sili di portata limitata resta una giustificazione ridicola; altettanto quella che tira in ballo l’Iran ora che Washington e Teheran, dopo l’accordo sul nucleare iraniano, sono quantomeno non ostili se non addirittura alleate in Medio Oriente nel caso della guerra allo Stato islamico.

L’imperialismo russo con Pu-tin ha rialzato la cresta, vedi l’in-tervento in Siria deciso nel set-tembre scorso. Ma prima ancora

il Cremlino aveva alzato il tiro con-tro la Nato, protagonista sopratut-to in Europa dell’accerchiamento a Mosca con la politica di conqui-sta dei paesi dell’Est, dal Baltico al cuore dell’Europa fino all’Ucrai-na, dove il progetto si è inceppato per l’intervento russo.

In merito alla messa in opera delle nuove basi in Europa, a Mo-sca sostengono non a torto che le piattaforme di lancio dei mis-sili della base rumena, anche se inoffensive perché troppo vicine al territorio russo come afferma-no alla Nato, potrebbero esse-re comunque utilizzate per il lan-cio da terra di missili da crociera; una operazione vietata dal Tratta-to Inf (Intermediate-Range Nucle-ar Forces Treaty) siglato nel 1987 tra Ronald Reagan e Mikhail Gor-bachev per porre fine alla vicenda

degli euromissili. E sono comun-que collegate al sistema antimis-sile Aegis che opera pilotando i missili intercettori installati su navi militari.

Già nel novembre 2015, il pre-sidente Vladimir Putin nel corso di una riunione dedicata al tema del-lo sviluppo del complesso indu-striale-militare dichiarava che “la Russia adotterà le contromisure necessarie per rafforzare il poten-ziale delle sue forze nucleari stra-tegiche” che gli Stati Uniti e i loro alleati vorrebbero neutralizzare col cosiddetto scudo antimissile.

Della risposta del Cremlino fa-cevano parte i missili Iskander schierati attorno a Kaliningrad, lo sviluppo del supermissile inter-continentale Ss-30 e di un nuovo razzo torpedo a propulsione nu-cleare predisposto per il lancio da

strutture sottomarine, la messa in servizio dei nuovi bombardieri tat-tici Sukhoi 34.

Il braccio di ferro imperialista rivitalizzato tra Usa e Russia su-gli arsenali nucleari era conferma-to dall’assistente del vicesegreta-rio della Difesa Usa per gli Affari politici, Brian McKeon, che il 13

aprile scorso dichiarava: “A cau-sa del non rispetto del Trattato Inf da parte della Russia, stiamo svi-luppando una strategia di risposta alle operazioni militari russe che comprende modifiche e amplia-menti nello scudo antimissile, per contrastare il potenziale offensivo della Russia”.

dalla base navale di tartus la russia di Putin muove i suoi bombardamenti all’iS

Recentemente è stata bersaglio di un attacco dello Stato islamicoQuando e se ci sarà un nuo-

vo appuntamento per la ripre-sa dei lavori della conferenza internazionale sulla Siria non è dato sapere; la coalizione impe-rialista a guida Usa sembra at-tendere gli esiti dell’offensiva delle forze curde che appoggia con l’aviazione su Raqqa, quel-la sempre imperialista ma guida-ta dalla Russia sembra attende-re l’esito dell’attacco delle forze del regime di Assad appoggia-te dall’aviazione di Mosca nella zona di Aleppo. Entrambe pen-sano di arrivare all’appuntamen-to su una posizione di maggior forza grazie ai meriti conquista-ti sul campo; in particolare la

Russia di Putin che per il suo intervento in Siria ha rafforzato la presenza militare navale nel Mediterraneo orientale facendo

perno sulla base in terra siriana a Tartus, una delle basi poten-ziate per sostenere gli attacchi contro lo Stato islamico (IS).

Una base nella provincia di Latakia ritenuta in zona sicura fi-nora e violata per la prima volta il 23 maggio da un pesante at-tacco che ha causato oltre 140 morti e circa 200 feriti per una se-rie di esplosioni che hanno preso di mira diverse località nelle città costiere di Jableh e Tartus, sedi di strutture militari russe, la base navale di Tartus e la base aerea di Khmeimim.

Gli attacchi sono stati riven-dicati dal gruppo jihadista Ahrar al-Sham al-Islamiyya, appog-giati dai militanti dello Stato isla-mico secondo la rivendicazione pubblicata dall’agenzia di stampa Amaq, vicina all’IS.

Page 16: Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Vota no alla ... · il presidente del Consiglio viene ad assumere infatti una posizio-ne nettamente prevalente rispetto al parlamento. Anche

6 il bolscevico / interni N. 20 - 19 maggio 2016

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

Se vuoi abbattere il capitalismo e il suo governo diretto dal nuovoMussolini Renzi

Se vuoi conquistare

il socialismo e il potere politico da parte del proletariato

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOPRENDI CONTATTO CON IL

Entra nel PMLI!

Campagna di proselitismo 2016

Entra nel PMLI!

stam

pato

in p

ropr

io