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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura Parco Regionale Urbano del PINETO LA FLORA TINTORIA

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Parco Regionale Urbanodel PINETO

LAFLORA TINTORIA

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ISBN 978-88-96208-03-8

La collana GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNaturaè un’iniziativa editoriale dedicata a Roma e allasua biodiversità.

Con questo nuovo volume, dedicato al mondo dellepiante tintorie del Parco Regionale Urbano del Pineto,si inaugura la serie delle Guide della collana, accanto aquella degli Studi (1. La Salamandrina dagli occhiali,2. I Molluschi delle Secche di Tor Paterno). Il Sistema diRomaNatura, Ente Regionale per la Gestione delSistema delle Aree Naturali Protette nel Comune diRoma, istituito con L.R. 29/97, comprende oggi 15 areetra parchi, riserve e monumenti naturali, inclusa un’areamarina protetta, ed oltre 16.000 ettari di territorio tute-lato che racchiudono un vero tesoro di biodiversità.

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LA FLORA TINTORIACollana: GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

Responsabile collana: Francesca d’AngeloResponsabile scientifico: Luca MariniCoordinamento editoriale e redazionale: Beatrice Sanfilippo

Testi:ACA ASSOCIAZIONE CULTURA AMBIENTE O.N.L.U.S. - Antonio Bombelli, EmanuelaNatalini, Andrea Palmeri, Anna Maria Tenga, Barbara Turbitosi

Fotografie:Archivio Ente Regionale RomaNatura, Fabio Carboni, Diego D’Angeli,Emanuela Natalini, Andrea Palmeri, Anna Maria Tenga, Paolo Tescarollo,Barbara Turbitosi

Disegni:Fabio Carboni

Cartografia:Archivio Ente Regionale RomaNatura

Progetto grafico e impaginazione: AlterSignum s.r.l. - RomaStampa: Stilgrafica - Roma

Si ringrazia per la preziosa collaborazione Ivana Pizzol, Maurizio Savoldo(Laboratorio Tinture Naturali e Arti Applicate - Sandegna)

Siamo grati a quanti, lettori e addetti ai lavori, segnaleranno eventuali errorio cambiamenti riscontrati nel volume.

© 2009 Ente Regionale RomaNaturaVilla Mazzanti - 00195 Roma - Via Gomenizza, 81tel. 06 35405310 - fax 06 [email protected]

ISBN 978-88-96208-03-8

Per la citazione del volume si raccomanda la seguente dizione:AA.VV., 2009. La Flora tintoria. Gli studi e le guide di RomaNatura, 3.Ente Regionale RomaNatura, Roma, pp. 64

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

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INDICEPrefazioniIntroduzione

CAPITOLO 1Il Parco Regionale Urbano del Pineto

CAPITOLO 2Storia della tintura naturale

CAPITOLO 3Piante e colori

CAPITOLO 4Materiali e metodiTabella specie illustrate

SCHEDE• BARDANA MINORE Arctium minus (Hill) Bernh• CAMOMILLA DEI TINTORI Cota tinctoria L. J. Gay s.l.• CANAPA ACQUATICA Eupatorium cannabinum L.• CAPRAGGINE Galega officinalis L.• CELIDONIA Chelidoniummajus L.• CISTO ROSSO Cistus cretilus L. subsp. eriocephalus (Viv.) Grenter & Burdet• CITISO TRIFLORO Cytisus villosus Pourret• EQUISETO MASSIMO Equisetum telmateja Ehrh• ERICA ARBOREA Erica arborea L.• FELCE AQUILINA Pteridium aquilinum L. Kuhn subsp. aquilinum• FIORRANCIO SELVATICO Calendula arvensis L.• GINESTRA DEI CARBONAI Cytisus scoparius L. Link subsp. scoparius• IPERICO Hypericum perforatum L.• PIANTAGGINE Plantago major L.• PRUGNOLO Prunus spinosa L. subsp. spinosa• ROBBIA SELVATICA Rubia peregrina L.• SALCERELLA Lythrum salicaria L.• SAMBUCO Sambucus nigra L.• VERBASCO SINUOSO Verbascum sinuatum L.

BibliografiaGlossario

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PREFAZIONE Con questo volume, che mi auguro trovi l’apprezzamento del pub-blico tutto e non solo degli specialisti, RomaNatura ha voluto mani-festare il proprio interesse per la conservazione della flora compostadalle piante piccole, ma non per questo minori: le essenze officinali,medicamentose , aromatiche che da millenni aiutano l’uomo a viveremeglio e a godere delle loro proprietà.

E’ una flora spontanea e in parte coltivata che si fa largo nelle nostrecampagne, profittando degli spazi incolti e dei piccoli ambiti chesfuggono al cemento o all’opera delle macchine.

Fra esse si nascondono essenze preziose la cui scomparsa rende-rebbe tutti noi più poveri.

Sono infatti dell’avviso che il declino nella varietà degli organismi noninteressi solo la vita selvatica, ma tocchi in misura drammatica anchele piante coltivate e selezionate dagli uomini, rese meno varie a causadello sviluppo dell’agricoltura intensiva.

Queste scelte hanno avuto come immediata conseguenza la dram-matica riduzione della varietà delle piante coltivate, che erano stateselezionate nel corso di migliaia di anni da ciascuna civiltà affinchèrendessero al meglio nelle specifiche condizioni ambientali di origine.Fra le missioni di un sistema di aree naturali protette come quelle diRomaNatura c’è quindi anche la conservazione della biodiversitàvegetale delle campagne, fatta di protagonisti vistosi e di umilicomparse, ma tutte ugualmente importanti nel grande ciclo della vita.

Francesco PetrettiPresidente RomaNatura

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PREFAZIONEEccoci ancora qui a proporre un nuovo volumetto della collana,questa volta dedicato ad un altro aspetto della biodiversità chepossiamo trovare nei parchi di RomaNatura, la stupefacente varietàdelle specie di piante che per millenni sono state usate per ricavarnecoloranti naturali.

L’uso dei coloranti naturali, che sino alla fine del XVIII secolo aveva rap-presentato l’unica modalità di tintura esistente, ebbe un grave declinoai primi del Novecento, con l’avvento dei coloranti di origine sintetica,più pratici e versatili, ma spesso anche tossici. Oltre agli aspetti salu-tistici, anche gli aspetti ambientali legati all’uso di coloranti di sintesi,caratterizzato da un elevato carico inquinante, stanno assumendoun’attenzione crescente. Recentemente, il maggiore interesse dei con-sumatori verso l’uso dei prodotti d’origine naturale ha comportato unrinnovato interesse per quei “colori della natura” di cui il mondovegetale è ricco.

Prendendo spunto da ciò, abbiamo colto quindi di nuovo e conpiacere l’occasione di avvicinare il pubblico alle nostre aree naturaliprotette, dedicando questo volume della collana al mondo dellepiante tintorie del Parco Regionale Urbano del Pineto.

Nella speranza di riuscire a soddisfare la curiosità e l’interesse versoquesto aspetto della natura e della biodiversità, vi auguriamo unabuona lettura, invitandovi ad una passeggiata nel Parco del Pineto,che vi sorprenderà non solo per la sua ricchezza floristica, ma ancheper gli spettacolari panorami e scorci della Roma storica.

Francesca d’AngeloDirigente Settore Educazione

e Comunicazione RomaNatura

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1 Riserva Naturale della MarciglianaVia di Tor San Giovanni, 301

2 Parco Regionale Urbano di AguzzanoPiazzale Hegel – Via Schopenhauer

3 Riserva Naturale della Valle dell’AnieneVia Val d’Ala – Via Tilli – Via M. Cingolani

4 Riserva Naturale di Decima MalafedeVia Valle di Perna, 315

5 Riserva Naturaledel Laurentino-Acqua AcetosaVia F.T. Marinetti

6 Riserva Naturale della Valle dei CasaliVia del Casaletto, 400

7 Riserva Naturale della Tenutadei Massimi(accesso in occasione di attività organizzate)

8 Riserva Naturaledella Tenuta di AcquafreddaVia di Acquafredda, 88

9 Parco Regionale Urbano del Pinetovia Pineta Sacchetti, 78

10 Riserva Naturale di Monte MarioVia Gomenizza, 81 – Via De Amicis

11 Riserva Naturale dell’InsugherataVia P. E. Castagnola

12 Monumento Naturale Tenuta di MazzalupettoVia della Storta

13 Monumento Naturale Galeria AnticaVia S. Maria di Galeria(accesso in occasione di attività organizzate)

14 Monumento Naturale Parco della Cellulosa(nuova istituzione)

15 Area Marina ProtettaSecche di Tor Paterno

AREE NATURALI PROTETTEDI ROMANATURA

MAPPADEL SISTEMA

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INTRODUZIONEQuale incantesimo trasforma le foglie verdi della pianta del guadonel blu degli abiti contadini della festa e dei capolavori di Pier dellaFrancesca? E come è possibile che immergendo la lana in una polti-glia gialla ricavata dalla polvere blu delle foglie verdi, questa diventiprima gialla e poi, non appena la si tira fuori, cambi di nuovo coloree appaia alla fine di nuovo blu?Oggi, sappiamo che è la chimica naturale delle piante a regalarci e asorprenderci con le sue spettacolari magie dei colori! Il blu del guadoè solo un esempio della moltitudine di colori e sfumature che si ot-tengono dalle piante tintorie che crescono spontaneamente anchenei parchi delle nostre città, ma che non riconosciamo più.Un tempo le piante tintorie erano utilizzate per la colorazione dellefibre naturali; intorno a questa pratica raffinata e complessa si svilup-pavano economie fiorenti. Alcune specie, note per le proprietà colo-ranti, erano coltivate e commercializzate non solo per la colorazionedei tessuti, ma anche per ricavarne i pigmenti utilizzati nei capolavori(affreschi, dipinti) che ancora oggi ammiriamo nei palazzi storici e neimusei.L’estrazione dei colori dalle piante è un procedimento complesso, ri-chiede un certo rigore ma soprattutto tempo. Il tempo naturale delciclo biologico della pianta, il tempo per la raccolta e per la lavorazionee il tempo di dilettarsi dinanzi all’alchimia dei colori.Con questa guida vi proponiamo un viaggio alla riscoperta di unsapere antico iniziando da un luogo vicino, il Parco del Pineto, doveabbiamo selezionato alcune delle piante spontanee da cui si estrag-gono i pigmenti.Vedremo poi come si mettono in pratica i saperi della tintura vegetale,quali parti delle piante utilizzare, quando raccoglierle (pratica vietatanelle Aree Protette) e quali sono gli ingredienti per “creare” i colori etingere i filati.

Fabio CarboniPresidente ACA

Associazione Cultura Ambiente O.N.L.U.S.

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La città di Roma, nonostante la sua crescente espansione edilizia, rap-presenta uno degli agglomerati urbani con un sistema di aree verdipiù sviluppato a livello europeo. Nell’anno 1997 viene istituito conLegge Regionale n.29 l’Ente RomaNatura deputato alla gestione delleAree Naturali Protette ricadenti nei limiti amministrativi del Comunedi Roma. Attualmente il sistema di parchi di RomaNatura conta 15aree protette (per un totale di oltre 16.000 ettari, inclusa l’area marina).Alcuni di questi Parchi sono situati tra il tessuto urbano e la campa-gna circostante, costituendo una sorta di cintura verde peri-urbana;altri sono stati completamente inclusi nel territorio metropolitano e laloro tipologia d’uso è spesso variata da agricola a turistico-ricreativa:essi hanno assunto, in questo caso, un carattere di residui degli aspettinaturali originali, dove lembi di vegetazione naturale risultano in qual-che modo sottratti alla edificazione. Il Sistema delle Aree Protette pre-senti nel Comune di Roma rappresenta, quindi, un sistema ecologicocomplesso.

Il Parco Regionale Urbano del Pineto è stato istituito nel 1987. L’areaprotetta si estende per 243 ettari nel settore nord-occidentale dellacittà, tra la zona di Valle Aurelia, via Trionfale e via della Pineta Sac-chetti, incluso in un area fortemente urbanizzata comprendente iquartieri Primavalle, Boccea, Trionfale, Balduina e Monte Mario. Ilparco è costituito da una vallata denominata Valle dell’Inferno e daalcuni rilievi collinari circostanti, e comprende una delle aree naturalidecisamente più interessanti all’interno del Comune di Roma, sia dalpunto di vista floristico, faunistico e geologico che dal punto di vistastorico.

UN PO’ DI STORIA

La zona corrispondente all’attuale Parco del Pineto mostra i segnidella presenza attiva dell’uomo sin da prima dell’epoca romana, comead esempio le attività estrattive di sabbia e argilla. Tali attività sonoproseguite fino a tempi recenti, come testimoniato dai resti delle for-naci per la calce della “Fabbrica di S. Pietro”, tuttora visibili nella Valledell’Inferno.

Nel 1598 la tenuta corrispondente all’attuale area protetta diviene diproprietà della famiglia Sacchetti. Risale a quel periodo il toponimodell’attuale parco del Pineto, il cui ingresso principale si trova oggi, atestimonianza di ciò, in via della Pineta Sacchetti.

Nel 1861 la tenuta venne acquistata dai Torlonia per essere adibita adazienda agro-silvo-pastorale. I Casali Torlonia, sono tuttora presentiall’ingresso principale del Parco. Oltre ai caratteristici pini, erano giàpresenti orti, vigneti, uliveti, pascoli e seminativi. La vegetazione na-

CAPITOLO 1IL PARCO REGIONALEURBANO DEL PINETO

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Casale Giannotto (Casali Torlonia).

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turale era costituita da sugherete, boschi misti, canneti nelle zone piùumide e aspetti a gariga e macchia nelle zone più aride. Più volte nelcorso del 1900 l’area ha rischiato di essere quasi completamente edi-ficata. Fortunatamente, dopo alcune parziali opere di cementifica-zione, la mobilitazione da parte dei cittadini per la protezione dell’areaha favorito l’istituzione del Parco Regionale Urbano del Pineto.

GEOLOGIA E CLIMA

Il territorio del Parco è compreso tra le quote di 35 e 120 metri sul li-vello del mare. Dal punto di vista geologico l’interesse del parco de-riva dal fatto che al suo interno si possono ritrovare le tracce di circadue milioni di anni, dal mare tropicale profondo, alle eruzioni del vul-cano Sabatino, attraverso le sabbie e le ghiaie, fino ad oggi. Chiaretracce della presenza del mare sono le argille marine, i complessi sab-biosi di ambiente deltizio e costiero (particolarmente evidenti nellacollina mediana) e le ghiaie sommitali di ambiente fluvio-lacustre. Te-stimonianza delle eruzioni vulcaniche sono i tufi sabatini che formanoi pianori superiori del parco.

La aree più depresse, in particolare la Valle dell’Inferno, sono inveceil risultato dell’azione erosiva dei corsi d’acqua, particolarmente in-tensa durante gli episodi glaciali degli ultimi 20.000 anni.Dal punto di vista idrologico, le caratteristiche dell’area dipendonodalle saltuarie alluvioni di due corsi d’acqua: il fosso della Sposata eil fosso di Valle dell’Inferno. Entrambi scorrono in alvei incisi all’in-terno di formazioni vallive preformate da antichi corsi d’acqua dotatidi una maggior portata. I suoli argillosi permettono nella parte centraledel parco la presenza di un certo numero di risorgenze, che gene-rano piccoli corsi d’acqua anche perenni ed in buone condizioni eco-logiche.

L’importanza del Parco del Pineto risiede anche nei benefici effetti chel’intera area naturale apporta al clima dell’intera zona, con tempera-ture più miti e piovosità meno aride rispetto ai dati di Roma centro.Ad esempio le sorgenti e i fossi a scorrimento perenne donano alcomprensorio, soprattutto nelle zone di fondovalle (dove vi è accu-mulo di terreni argillosi a forte ritenzione idrica), un microclima in-solitamente fresco e umido. In particolare, nella Valle dell’inferno leacque sono trattenute in superficie spesso anche per tutta l’estate,mitigando notevolmente il clima. Al contrario, sulle sommità delle col-line sabbiose e sui pianori tufacei le condizioni assumono caratteri-stiche molto più mediterranee. Nei suoli sabbiosi, infatti, c’è unnotevole drenaggio delle acque, mentre i suoli sui tufi sono spessofortemente erosi e con rocce affioranti.

Complesso sabbioso.

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BIODIVERSITÀ, FLORA E FAUNA

La città di Roma si colloca al confine eco-climatico tra le foreste deci-due temperate e le foreste mediterranee sempreverdi. Essendo ilParco del Pineto una delle aree naturali più estese e meglio conser-vate all’interno della città, quest’area rappresenta un insostituibile ser-batoio di biodiversità. Infatti, oltre ad un numero considerevole dispecie animali che, adattate all’ecosistema urbano, trovano nel parcola loro fonte di nutrimento e rifugio, notevole è la presenza vegetale.Ad oggi sono state censite circa 650 specie vegetali, di cui 190 arbo-ree, tra autoctone e naturalizzate, vale a dire circa un decimo dellespecie presenti su tutto il territorio nazionale, nonché un quinto dellaflora regionale. Lungo i suoi 243 ettari sono perfettamente rappre-sentate le diverse componenti ambientali, un tempo più diffuse, chehanno costituito un vera e propria unità paesaggistica dalle peculia-rità irripetibili: la Campagna Romana. I prati aridi dalle spiccate carat-teristiche mediterranee, le variopinte formazioni ad asfodelo o cisto,le macchie a ginestra, ma anche i prati umidi o periodicamente alla-gati, i boschi di sughera e i filari di pioppi e salici, sono alcune delleprincipali tessere ambientali che costituiscono un mosaico naturali-stico sicuramente tra i più diversificati di Roma e dintorni.

Il patrimonio vegetale naturale del parco comprende, infatti, aspettiaridi a gariga e macchia mediterranea, boschi misti e vegetazionedelle zone umide. La macchia mediterranea è costituita, in partico-lare, da uno strato arboreo dominato dalla sughera; nel sottoboscosono presenti essenze arbustive quali erica, lentisco, fillirea, mirto,corbezzolo, con splendide fioriture primaverili.Ai prati più caldi e secchi, sia su tufo che su sabbia, con caratteri me-diterranei, si sostituiscono, in fondovalle, i canneti e i prati umidi, conuna composizione floristica ricca in piante di un clima più fresco, comeranuncoli, giunchi e carici, e, tra gli alberi, numerosi pioppi e salici.

Purtroppo le attività antropiche hanno avuto un grande impatto sullavegetazione del parco. L’intensa urbanizzazione delle aree circostanti,il sovra-pascolo, i ripetuti incendi e l’abbandono delle attività agricole,hanno portato a notevoli modificazioni della flora, collegate anche adun aumento dell’aridità. Inoltre la vegetazione delle zone umide erain precedenza molto più estesa e sviluppata, ma in seguito ai nume-rosi interventi di bonifica, attualmente è ristretta solo ad alcune zonedi fondovalle. Per quanto riguarda le formazioni boschive, i durissimiinterventi di disboscamento patiti durante la Seconda guerra mon-diale avevano rischiato di compromettere definitivamente l’interazona. Fortunatamente le ceppaie di sughera sono state quasi ovun-que in grado di ripristinare parzialmente le condizioni forestali pree-sistenti.

Orchidea (Orchis papilionacea)

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Fare un elenco delle specie vegetali presenti nell’area del parco esuladagli scopi di questa pubblicazione. Tuttavia, oltre alle specie già citate,vale la pena menzionare alcune tra le specie più comuni, che chiun-que può facilmente ritrovare, ed altre degne di nota, quali ad esem-pio: il biancospino, il cisto, il prugnolo, il sambuco e l’alloro (tra gliarbusti); l’equiseto, l’ortica ed alcune felci (tra le specie delle zoneumide); le numerose specie di querce (oltre alla sughera, roverella,farnetto e cerro) e altri alberi, quali il nocciolo, il fico, l’olmo campe-stre, l’acero campestre e la robinia pseudoacacia; i rovi, l’asparago evarie specie di rose e orchidee selvatiche. Sono infine da ricordareper la loro bellezza e rarità l’erba grassa muscosa, lo zafferano di Rollie il coltellaccio maggiore, pianta acquatica piuttosto rara a Roma.Anche la fauna è ricca e variegata, con 71 specie di uccelli, tra cui 39nidificanti (tra stanziali, svernanti e di passo) e varie specie di rettili eanfibi. Degni di menzione tra gli uccelli sono anche il picchio rossomaggiore, il gheppio, la gallinella d’acqua, il gruccione e vari rapacinotturni, tra cui la civetta e l’allocco. Notevole è anche la presenza dipiccoli mammiferi tra cui la volpe, l’istrice, il moscardino e il riccio, lacui presenza è favorita da un corridoio naturale che collega il Pinetocon le aree protette dell’Insugherata e di Veio.

Sughereta

Zona umida nella Valle dell’Inferno

Moscardino (Muscardinus avellanarius)

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Le origini della tintura naturale non sono collocabili in un preciso pe-riodo storico. Ciò nonostante, la scoperta di frammenti di fibre tessilicolorati con estratti vegetali, di recipienti con resti di sostanze coloranti,e vecchie strutture come telai e attrezzi, riconduce, fin dal periodopreistorico, ad attività di filatura, tessitura e tintura. Alcune testimo-nianze di antichi villaggi palafitticoli ci riportano nella Pianura Padana,a Ledro, in Trentino o in Austria, nelle vicinanze di Salisburgo, doveattente ricostruzioni hanno riportato alla luce fiorenti attività tessili.Dalle civiltà orientali, sorte lungo le rive di grandi fiumi come il Tigri,il Nilo e l’Eufrate, provengono le conoscenze di avanzate tecniche tin-torie. Nell’antica tradizione tintoria egizia, persiana, cinese, assira,ebraica, a seconda delle materie prime disponibili, venivano impie-gati pigmenti di origine vegetale, animale o minerale, con cui si tin-gevano fibre naturali tipiche del territorio.

Gli Egizi tingevano il lino, Cinesi e Giapponesi la seta, gli Indiani il co-tone, gli Assiro-Babilonesi la lana, i popoli dell’America centro-meri-dionale le lane di alpaca, quelli del Nord la iuta, il pelo e le pelli dimontone; tuttavia in ogni civiltà, sebbene su tessuti diversi, i colorivenivano utilizzati per designare una determinata appartenenza so-ciale a vari livelli, sia nel mondo politico, religioso che magico. Perquasi tutti i popoli antichi, come si evince da documenti, manoscritti,citazioni o semplicemente dalle analisi dei reperti, le tonalità dei co-lori largamente in uso erano quelle del rosso, giallo, blu e nero; tintenaturali estratte da fonti diverse e con metodi d’applicazione vari se-condo tradizione. I Fenici erano specializzati nella tintura della por-pora, ricavata da una sostanza colorante tra il rosso e il violaceopresente nei Muricidi (molluschi gasteropodi); questo popolo fecesorgere, lungo le coste del Mediterraneo e dell’Atlantico, veri e pro-pri centri di raccolta e lavorazione dei pregiati molluschi; anche nelgolfo di Corinto era molto diffusa e importante la pesca dei Muricidi,tanto che su alcune monete corinzie venne raffigurata la conchiglia diBolinus brandaris (muricide) quale simbolo di ricchezza da esso de-rivante. Probabilmente invece, spetta ai Persiani il merito di aver uti-lizzato per primi l’insetto kermes (Kermes ilicis L. 1758) da cui siestraeva il pigmento rosso. In Egitto e in Mesopotamia, si otteneva ilgiallo dalle piante di zafferano vero (Crocus sativus L.) e di curcuma(Curcuma longa L.); l’azzurro, dalla pianta del guado (Isatis tinctoriaL.); il colore rosso si estraeva oltre che dall’insetto kermes, anche dallapianta robbia domestica (Rubia tinctorum L.). Gli stessi Egiziani, giàdal 2000 a.C., avevano compreso che per ben fissare la tintura servival’utilizzo di un mordente (fissante), come ad esempio l’allume per icapi di lana, ciò spiega il ritrovamento in tutto l’Egitto di grandi giaci-menti di allume di potassio, mentre sostanze come l’urina, il succo dilimone e altri vegetali venivano impiegati per favorire la tintura sullino.

CAPITOLO 2STORIA DELLA TINTURANATURALE

“Murex Echinus” da Ferrante ImperatoHistoriae naturalis libri XXIIXX accesseruntnonnullae Johannis Mariae Ferro adnotatione.,Colonia, Saurman, 1695.

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Per saperne di più sull’arte tintoria, bisognerà attendere l’epoca clas-sica in cui, come testimoniato da Plinio nella sua opera “Naturalis Hi-storia”, si approfondirà l’argomento sui processi e metodi con l’utilizzodi altre specie di piante. Nel Medioevo, con la nascita delle Corpora-zioni delle Arti e dei Mestieri si ebbe una svolta nella concezione del-l’arte tintoria, in quanto vennero istituiti veri e propri Statuti percautelare sia l’artigiano tintore nello svolgimento della sua attività siala qualità dei prodotti da lui impiegati. Da ciò nacquero due catego-rie d’appartenenza: una detta la “piccola tinta”, per l’uso di sostanzecoloranti di poco pregio, perché a basso costo e dalle tonalità cupecome il bruno e il grigio, ottenuti dalle galle (escrescenze della piantain seguito agli attacchi di acari, insetti o funghi); l’altra detta la “grandetinta”, perché consentiva l’uso di coloranti più preziosi quali l’indaco,la robbia e il kermes. All’epoca, sebbene si fosse compresa l’impor-tanza dell’arte tintoria, non vi erano ancora dei veri e propri ricono-scimenti sociali, ma la bravura e l’abilità si raggiungevano solo perdivulgazione e attraverso un lungo apprendistato, che poteva durareanche anni, durante i quali i maestri diffondevano nelle botteghe leloro conoscenze teoriche e pratiche.

Trattato Naturalis Historia Plinio il Vecchio

Emblemi delle Corporazioni (inizio 1400)

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L’ artigiano, una volta divenuto maestro tintore, entrava nella Corpo-razione, la quale come riconoscimento del titolo assegnava un em-blema, ad esempio lo stemma dell’aquila bicipite gialla in camporosso o quello dell’aquila bicipite blu in campo argenteo. Dal XV sec.si ha notizia che la tintura naturale raggiunse anche l’Europa; i tintoridi Londra erano rappresentati dallo stemma delle “tre balle di robbia”,mentre quelli di Firenze con una “caldaia con mestolo e mazzuolo”.

Dopo la prima metà del ‘500, con le scoperte geografiche e l’avventodella stampa apparvero i primi veri testi sull’arte della tintura: il ve-neziano Giovanventura Rosetti, in uno dei suoi trattati, descrive det-tagliatamente specie di piante utilizzate, metodi e strumenti originaliper l’estrazione di nuove sostanze coloranti. Grande rilevanza hannoavuto la conquista di nuove terre, l’accostamento con le culture dialtri continenti e l’introduzione di nuove piante, permettendo il fon-dersi di nuovi processi di lavorazione con quelli già conosciuti arric-chendo sempre più l’arte tintoria europea.

Da questo momento ebbe inizio la produzione e il vero commerciodei “panni tinti” con le più svariate gradazioni di colore con tinte na-turali. Purtroppo, lo sviluppo frenetico della civiltà, da un lato ha con-sentito di acquisire e apprezzare le scienze e i saperi tra i vari popoli,dall’altro ha fortemente compromesso le loro tradizioni.

Processo di spazzolatura finale (inizio XVI sec.)

Tintura di pezze (inizio XVI sec.)

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Dal 1750, però, i metodi di colorazione cominciarono a cambiare e,soprattutto in Francia, quelli sintetici presero poco alla volta il so-pravvento, tanto da soppiantare la classe dei maestri tintori con quelladei chimici (sempre più specializzati nelle fabbriche) e portare al-l’abbandono definitivo dei piccoli laboratori.

Ma la vera e propria decadenza nell’impiego dei coloranti naturali ac-cadde nel 1856 quando il diciottenne William Henry Perkin scoprì ca-sualmente la “porpora di anilina o di Tiro”, la prima sostanza chimicacolorante. Immediatamente ne comprese tutti i vantaggi: riuscire aprodurre a basso costo illimitate tinte sempre più brillanti e variegateatte a soddisfare i bisogni e le mode del momento.

Oggi è tornato vivo l’interesse per riscoprire le antiche tradizioni comequella della tintura naturale. Da qualche anno, in alcune regioni d’Ita-lia, associazioni, gruppi di cittadini e singoli appassionati hanno ridatoimpulso all’arte tintoria, attraverso materiale divulgativo, organizzandoincontri, corsi e laboratori.

Laboratorio artigianale di tintura naturalein Sardegna

Sciarpa tessuta a mano, realizzata con lana bouclet dimoahir naturale e lana merinos tinta in Cota tinctoria

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LA FLORA TINTORIA

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CAPITOLO 3PIANTE E COLORI

I pigmenti di origine vegetale sono in genere estratti per sminuzza-mento e macerazione dalla pianta intera o parti di essa. Da radici, fo-glie, fiori, frutti, semi o cortecce di una stessa pianta si possonoottenere colori diversi perché diversi sono i tipi di pigmento che ri-siedono in ciascuna parte di essa. La concentrazione di pigmenti al-l’interno di una pianta è inoltre influenzata da una serie di fattoriambientali tra i quali la natura del suolo, la luce e la temperatura.

Questo spiega l’importanza dell’epoca di raccolta come altra compo-nente essenziale, che influisce sulla gamma di sfumature di colore ot-tenibile di una data specie vegetale. Alcune piante, caratterizzate da unpotere tintorio particolarmente spiccato, sono state fin dall’antichitàselezionate, coltivate e commercializzate. Esse rappresentano le piantetintorie da cui presero origine i coloranti naturali.

Di seguito sono riportate alcune piante tintorie storiche suddivise peril colore che se ne ottiene.

GIALLIReseda luteola L. (Reseda dei tintori). E’ una delle più antiche piantetintorie ed è coltivata in tutta Europa, su terreni calcarei. Tutte le sueparti (radici, rami, foglie, semi) contengono luteolina, un colorantegiallo molto solido.

Genista tinctoria L. (Ginestra minore). I rami giovani ed i fiori dellapianta, diffusa in tutta Europa nei boschi di querce, castagno e pino,tingono di un color giallo pulcino molto vivace, dovuto ai pigmentidel gruppo dei flavonoidi.

Cota tinctoria L. J. Gay s. l. (Camomilla dei tintori). Il fiore giallo dellacamomilla dei tintori, ricco di flavonoidi, preannuncia la colorazionegiallo dorata che se ne ottiene.

Carthamus tinctorius L. (Cartamo o Zafferanone). E’ una pianta annuache cresce spontanea dall’Asia continentale all’Africa orientale. Vienecoltivata in luoghi caldi per estrarre dalle corolle dei fiori la cartamina,un colorante usato anche in cucina. In Europa è coltivata solo in Spa-gna e Portogallo. Già conosciuta come pianta tintoria dagli antichiEgizi, che la utilizzavano per tingere le bende delle mummie.

Fiori in macerazione

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

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ROSSIRubia tinctorum L. (Robbia domestica o Garanza). Pianta erbaceadelle Rubiaceae dalle cui radici si estraeva il principio colorante rosso,noto attualmente come alizarina.

Roccella tinctoria auct. non DC. (Oricello). Lichene del bacino medi-terraneo che, fatto fermentare in un bagno di urina, assume un colorevioletto che vira al rosso se trattato con robbia.

Rumex acetosa L. (Acetosa). È diffusa in tutta Italia, dal mare ai monti,in luoghi aperti e lungo i corsi d’acqua. E’ presente tutto l’anno. Le ra-dici forniscono il rosso.

BLUIndigofera tinctoria L. (Indaco). La pianta cresce specialmente in India,a Giava, in Cina. L’indaco si estrae dai rami e dalle foglie.

Isatis tinctoria L. (Guado). Già nel XIII secolo in Europa l’economiaagricola ruotava intorno alla coltura di Isatis tinctoria, il guado, da cuisi estraeva il prezioso colorante destinato alle manifatture tessili. Lapianta cresce lungo i bordi delle strade e in luoghi calpestasti. L’in-daco è estratto dalle foglie.

Sambucus nigra L. (Sambuco). Il sambuco vive spontaneo in tuttaEuropa, dal livello del mare fino a 1500 metri d’altitudine. Ha grandeadattabilità, sia al terreno sia alle condizioni climatiche; i fiori hannoproprietà tintoria molto spiccata.

VIOLAVaccinium myrtillus L. (Mirtillo nero). Arbusto che cresce sulle Alpi esugli Appennini. Il colorante di tipo antociano si estrae dal frutto.

Haematoxylum campechianum L. (Campeggio). Originaria del-l’America Centrale e della costa settentrionale del Sudamerica è dif-fusa in particolare nella regione di Campeche, nella penisola diYucatán (Messico), viene infatti anche chiamato legno di Campeche.La specie era già nota agli Aztechi, che la chiamavano quamochitl ene estraevano la tintura colorante dalla corteccia.

Filati

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LA FLORA TINTORIA

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Polvere di mallo di noce

MARRONIJuglans regia L. (Noce comune). Originario dell’Asia, il noce è statointrodotto in Europa in epoca antichissima. Ricco di flavonoidi è ilmallo delle noci che da il marrone.

Alnus glutinosa (L.) Gaertn (Ontano). Utilizzata storicamente dai tin-tori per ottenere il colore dai rami giovani; l’albero è presente in tuttaEuropa, Nordafrica, Asia Minore e orientale e in Siberia.

Lawsonia inermis L. (Henné). Originaria dell’Asia Minore, Nordafrica,Iran ed India occidentale. Dalle foglie e dai rami essiccati e macinatisi ricava una polvere utilizzata come colorante per i tessuti.

VERDIErica multiflora L. (Erica). Diffusa nell’area del Mediterraneo, la spe-cie è presente in Italia in tutte le regioni centrali e meridionali, ed è piùfrequente lungo i versanti occidentali della Penisola. Per ottenere unverde scuro si fa bollire la pianta intera.

Equisetum telmateja Ehrh (Equiseto o Coda di cavallo). La specie ècomune in tutti i luoghi umidi.

Urtica dioica L. (Ortica). L’ortica cresce spontanea quasi ovunque. Pre-dilige terreni freschi e ricchi di sostanza organica. Il colore che si ot-tiene dalle foglie è il verde scuro.

Pteridium aquilinum L. Kuhn subsp. aquilinum (Felce aquilina). Laspecie è diffusa in tutte le regioni temperate e subtropicali; in Italia èpresente in tutto il territorio, comprese le isole, dal livello del mare finoad oltre i 2000 metri di altitudine. Il colore si ricava dal tallo fogliaceo.

Filati e tessuti (Sardegna)

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

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Radice di Robbia pronta per la macerazione

RACCOLTA E PREPARAZIONE DEL MATERIALE VEGETALELe piante utilizzate per la tintura, citate in questo lavoro, sono state rac-colte nel periodo compreso tra inizio primavera e fine autunno 2009,avendo cura di scegliere siti dove ve ne fossero in abbondanza.

Sono stati usati foglie e rametti giovani e fiori appena sbocciati, men-tre le radici sono state raccolte in tarda estate. Il materiale vegetale èstato sminuzzato e lasciato a macerare in acqua una notte. Il giornoseguente è stato preparato il bagno di colore, facendo bollire il ma-cerato in acqua per un’ora, allo scopo di estrarne il pigmento.

MORDENZATURAPrima di tingere la lana, essa è stata “mordenzata”, trattata cioè conun mordente, in genere un sale minerale, che ha la funzione di legarestabilmente il pigmento alla fibra nelle successive fasi della tintura.E’ stato usato, a questo scopo, il mordente più comunemente utiliz-zato, l’allume di rocca.

La matassa di lana è stata messa a bagno in acqua fredda, dove erastato precedentemente disciolto l’allume. Il tutto è stato poi portatolentamente ad ebollizione e lasciato a bollire per un’ora circa.

La lana è stata fatta poi raffreddare nella stessa acqua e in seguitosciacquata diverse volte per eliminare le tracce residue di allume.

In questa fase è importantissimo usare pentole di acciaio inossida-bile, vanno evitate le pentole di alluminio poiché l’allume reagiscecon questo metallo macchiando la lana.

TINTURALa lana mordenzata è stata posta a freddo nel bagno di colore e por-tata nuovamente ad ebollizione. L’ebollizione va mantenuta per circaun’ora o fin quando non venga ottenuta la tinta desiderata. Si spegnepoi la fiamma e si lascia raffreddare il tutto.

RISCIACQUO E ASCIUGATURASi toglie la matassa dal bagno di tintura e si sciacqua in acqua freddafinché non perde più colore. Essa va poi messa ad asciugare all’ombra.

CAPITOLO 4MATERIALI E METODI

Il macerato dopo la bollitura, da notare il pigmentodisciolto in acqua

Lane da tingere e da mordenzare

Ebollizione fino ad ottenere la tinta desiderata

Lana nel bagno di colore a freddo

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BARDANA MINOREArctium minus (Hill) Bernh

CAMOMILLA DEI TINTORICota tinctoria L. J. Gay s.l.

Nome Parti utilizzate Tinte colore

CANAPA ACQUATICAEupatorium cannabinum L.

CELIDONIAChelidoniummajus L.

CISTO ROSSOCistus cretilus L. subsp. eriocephalus(Viv.) Grenter & Burdet

CITISO TRIFLOROCytisus villosus Pourret

EQUISETO MASSIMOEquisetum telmateja Ehrh

ERICA ARBOREAErica arborea L.

FELCE AQUILINAPteridium aquilinum L. Kuhn subsp. aquilinum

FIORRANCIO SELVATICOCalendula arvensis L.

FIORE FOGLIA STELO FRUTTO RADICE

GINESTRA DEI CARBONAICytisus scoparius L. Link subsp. scoparius

IPERICOHypericum perforatum L.

PIANTAGGINEPlantago major L.

SALCERELLALythrum salicaria L.

PRUGNOLOPrunus spinosa L. subsp. spinosa

CAPRAGGINEGalega officinalis L.

fiori foglieramo

fiori foglieramo

ROBBIA SELVATICARubia peregrina L.

radice foglie

SAMBUCOSambucus nigra L.

VERBASCO SINUOSOVerbascum sinuatum L.

Le icone presenti nella tabella si riferiscono alle parti che sono state utilizzate per ottenere la tinta colore indicata.

Per la nomenclatura delle specie si fa riferimento a Conti et al. 2005

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SCHEDE DELLAFLORA TINTORIA

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LA FLORA TINTORIA

BARDANA MINOREArctium minus (Hill) Bernh

Famiglia: Compositae

MORFOLOGIALa pianta presenta un fusto eretto peloso solcato longitudinalmentee tendente al rossastro, le radici sono lunghe e robuste. Le foglie sonoglabre nella parte superiore e biancastre e tomentose inferiormente.Le foglie basali sono oblunghe-ovali, mentre le foglie superiori sonolanceolate e disposte in modo spiralato lungo il fusto. Le infiorescenzesono capolini sferici di 3-4 cm, formate da fiori tubulosi con una co-lorazione che vira dal violetto al rosso porporino. Il frutto è un ache-nio di 6-7 mm.

DISTRIBUZIONEPianta diffusa nelle zone temperate dell'Europa e dell'Asia. In Italia èabbastanza comune in tutta la penisola, ma assente nelle isole. Sitrova nei prati incolti, ma anche in aree antropizzate lungo le siepi enei boschi.

Il fiore è contornato da numerosebrattee uncinate che hanno ispiratol'invenzione del sistema di chiusuraa strappo (velcro).

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USILa Bardana contiene una serie di principi attivi, utilizzati nella fitote-rapia e nell’omeopatia, estratti da diverse parti della pianta: la radiceè diuretica, diaforetica (sudorifera) e depurativa; le foglie sono anti-pruriginose, antisettiche e cicatrizzanti, mentre i semi sono purgativi.Contiene anche molti nutrienti quali vitamine del complesso B, am-minoacidi, potassio e magnesio.La pianta si usa nella terapia delle malattie esantematiche e della pelle,con azione depurativa e antitossinica, per le infiammazioni della gola,gli edemi e i gonfiori, per le ferite delle gengive e delle mucose e haun’azione ipoglicemizzante ed antibiotica.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEFiorisce da giugno a ottobre. Per la tinturasono state utilizzate foglie, steli e fiori.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

CAMOMILLA DEI TINTORICota tinctoria L. J. Gay s.l.

Famiglia: Compositae

MORFOLOGIAPianta erbacea perenne eretta, alta da 20 a 50 cm. Le foglie sono pe-lose, pennate e con i margini segmentati come un pettine. I fiori sonoriuniti a raggiera in infiorescenze grandi da 2 a 5 cm di colore giallo.

DISTRIBUZIONELa specie è distribuita in tutto il centro-Europa, in Italia è comune sututta la penisola, mentre è assente nelle grandi isole. Si trova in luo-ghi incolti, nei prati e sui bordi delle strade, specialmente nelle zonecollinari e, più in generale, in ambienti aridi e calcarei fino a 1500 mdi altitudine.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEIl periodo di raccolta coincide con il pe-riodo della fioritura, che va da maggio asettembre. Il colore della tintura è stato ri-cavato utilizzando le infiorescenze dellapianta.

PROPRIETÀ ED USIÈ uno dei massimi esponenti vegetali nella tintura naturale, non acaso le sue proprietà tintorie erano già riconosciute dagli antichi Egizi,dai Greci e dai Romani.

Dal fiore giallo della Camomilla dei tintori, ricco di pigmenti apparte-nenti al gruppo dei flavonoidi, si ottiene una tinta brillante e molto so-lida, tanto da esser apprezzata e diffusamente coltivata dalla Turchiaall’India, in America del Nord e Gran Bretagna.

Oltre al potere tintorio, la pianta, come la Camomilla romana, puòessere usata come tonico, stomachico e le sue proprietà sedative al-leviano i dolori nevralgici e mestruali.

Il nome della pianta deriva dal greco khamaimelon che significa "melanana", nome dovuto probabilmente al profumo di mela delle sue foglie.

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FIORE

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

CANAPA ACQUATICAEupatorium cannabinum L.

Famiglia: Compositae

MORFOLOGIAPianta erbacea perenne, con rizoma sotterraneo da cui sorgono fustieretti, striati, pubescenti, spesso rossastri, ramificati nella parte supe-riore, che raggiungono 60-200 cm di altezza.Le foglie sono opposte, le inferiori lanceolate, a margine dentellato, lesuperiori divise in 3-5 lobi lanceolati, con apice acuto.Le infiorescenze formano numerosi corimbi raccolti all’estremità delfusto. Ogni capolino è formato da 4-6 fiori dal colore che va dal rosaporpora al malva, sono ermafroditi e tenuemente profumati.Il frutto è un achenio ovale rugoso di 3-4 mm, con 5 costolature lon-gitudinali ed è coronato da un pappo bianco setoloso.

DISTRIBUZIONESpecie del continente eurasiatico e nordafricano. Comune in tutte lenostre regioni, dalla pianura alla montagna sino a 1400 metri di alti-tudine. Cresce in luoghi umidi, boschi freschi, argini dei fiumi, dei ca-nali e dei fossi, nelle paludi, ma anche in suoli incolti e ruderali.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USILa pianta era già nota nell’antichità per le proprietà vulnerarie e ape-ritive delle foglie. I rizomi sono vermifughi e purgativi.Le foglie e le sommità fiorite esercitano una ottima azione diuretica,sudorifera, depurativa ed espettorante. E’ usata anche come immu-nostimolante ed antinfiammatorio e contribuisce a rendere l’organi-smo più resistente contro le infezioni virali.Viene utilizzata anche nei casi di psoriasi, eczemi, foruncolosi, ulcere,piaghe e come insettifugo per gli animali.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa raccolta coincide con il periodo dellafioritura, che va da luglio a ottobre. Per latintura sono stati impiegati fiori, foglie esteli.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

CAPRAGGINEGalega officinalis L.

Altri nomi volgari: Ruta di Capra, Lavamani, Chiappamosche

Famiglia: Leguminosae

MORFOLOGIAÈ una specie perenne alta fino a 1 metro, con un corto rizoma e unafitta rete di radici. Le foglie, glabre, sono alterne composte e impari-pennate con foglioline dispari a margine intero. I fiori, di colore lillapallido, sono riuniti in racemi alla sommità della pianta, ed hanno lastruttura fiorale tipica delle Leguminose: la corolla è formata da unacarena, due ali e un vessillo. Il frutto è un legume sinuoso.

DISTRIBUZIONELa specie è diffusa nell’Est europeo con un’alta concentrazione in-torno al Mar Nero. In Italia è presente ovunque, eccetto nelle isole.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USIIn passato questa pianta veniva utilizzata come antitossico contro lefebbri della peste, grazie alle sue capacità di favorire la sudorazione edi stimolare l’eliminazione delle tossine attraverso l’urina. E’ notaanche per avere proprietà galattogene: era, infatti, usata per stimo-lare la produzione di latte nelle puerpere e come foraggera nell’ali-mentazione delle vacche da latte. Il nome del genere Galega derivadal greco gala che significa “latte”. E’ anche un buon ipoglicemizzantee viene usata nei pazienti con diabete leggero.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa pianta è stata raccolta durante la fiori-tura, che avviene da maggio a luglio. Per latintura sono stati utilizzati fiori, steli e foglie.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

CELIDONIAChelidonium majus L.

Famiglia: Papaveraceae

MORFOLOGIAPianta perenne a portamento erbaceo con un fusto eretto peloso e ra-mificato, la celidonia raggiunge un’altezza di 30-70 cm. Le foglie, lun-ghe 10-15 cm, sono composte e di colore verde cinereo. I fiori raccoltiin cime ombrelliformi sono formati da quattro petali ovali giallo oro.Il frutto è una capsula che contiene numerosissimi semi nero bril-lante.

DISTRIBUZIONEE’ distribuita in Europa, Asia e Africa settentrionale. In Italia si rinvienecomunemente in luoghi ombrosi lungo le siepi, le strade, sui muri, vi-cino alle macerie e negli incolti. Vegeta fino a 1300 metri di altitudine.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa Celidonia fiorisce da marzo a ottobre.Per la tintura sono stati utilizzati il fusto, ifiori e le foglie.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

PROPRIETÀ ED USILa Celidonia è impiegata nella fitoterapia e nell’omeopatia per le sueproprietà diuretiche, purgative e detergenti. Utilizzata già ai tempi deiGreci e dei Romani, è nota anche con il nome di “erba da porri” dal-l’uso del suo lattice di colore giallo-arancio per la cura delle verruche.Le parti della pianta utili per la preparazione di infusi e colliri sono lefoglie, la radice e il succo fresco. Contiene alcaloidi che la rendonoestremamente tossica se ingerita in dosi eccessive.Nel Medioevo era considerata un ingrediente essenziale della pietrafilosofale per cui, erroneamente, si faceva derivare il nome da Coelidonum ossia “dono del cielo”. In realtà l’origine del nome discendeda chelidòn, che in greco significa rondine: il ciclo vegetativo dellapianta, infatti, coincide con l’arrivo e la partenza delle rondini.

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

CISTO ROSSOCistus cretilus L. subsp. eriocephalus(Viv.) Grenter & Burdet

Famiglia: Cistaceae

MORFOLOGIACespuglio di modeste dimensioni 30-100 cm, a portamento eretto oespanso, molto ramoso e lanoso. I rami sono brevi e intricati, densa-mente lanosi e bianco grigiastri all’apice. Le foglie, opposte, breve-mente picciolate si presentano rugose e ovali.I fiori solitari o raccolti in piccole infiorescenze terminali di 2 o 3, in-seriti all’ascella di foglie più piccole, sono di colore rosa intenso o violachiaro con margine sfrangiato. Il frutto è una capsula con 5 lobi, pe-losa e persistente sulla pianta anche dopo la dispersione dei nume-rosi semi. Le radici sono poco sviluppate e contorte.

DISTRIBUZIONEIl Cisto rosso è distribuito nel bacino del Mediterraneo, nella parte pe-ninsulare e nelle isole. E’ presente nella macchia mediterranea, nellegarighe, al limite dei boschi in posizioni assolate, nelle zone calde edaride su qualsiasi suolo, dal livello del mare sino a 800 metri.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEPer la tintura sono stati utilizzati gli steli, lefoglie e i fiori.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

PROPRIETÀ E USIE’ una delle piante europee più ricche di polifenoli, sostanze vegetaliche rafforzano il sistema immunitario e offrono protezione attiva con-tro i radicali liberi. Dalla sua resina, il ladano, si estraggono numeroseessenze largamente utilizzate in profumeria.

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LA FLORA TINTORIA

CITISO TRIFLOROCytisus villosus Pourret

Altri nomi volgari: Vivurna

Famiglia: Leguminosae

MORFOLOGIAQuesta Ginestra, senza spine, cresce in fitti cespugli ramificati alti sinoa 2 metri su terreni preferibilmente acidi. Il fusto è legnoso con ramiflessibili. Gli steli sono forniti di foglioline trifogliate brevemente pic-ciolate, caratteristica comune a molte ginestre. Si differenzia, invece,dalle altre ginestre per la persistenza delle foglie, che le conferisce unaspetto molto verde e compatto. Sia le pagine delle foglie che i ramigiovani sono pubescenti. I fiori sono gialli e riuniti in piccoli gruppi di3-4. Il frutto è un legume di 3-4 cm, verdastro e contiene semi giallio rossicci.

DISTRIBUZIONEEuropa meridionale, Italia e Africa Nord-occidentale. E’ un elementotipico della composizione floristica del sottobosco delle sugherete(Quercus suber) e dei lecceti (Quercus ilex). Preferisce terreni silicei,soffici e profondi. Si distribuisce fino a 700 metri d’altezza.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEIl periodo di raccolta nei mesi di aprile emaggio coincide con la fioritura dellapianta. Per ottenere due diversi bagni dicolore si utilizzano in alternativa i fiori o lefoglie.

FIORE FOGLIA

Tinta di Cytisus villosus ottenuta con i fiori

Tinta di Cytisus villosus ottenuta con le foglie-ramo.

TINTA COLORE

PROPRIETÀ ED USIUn tempo, le sue foglie venivano utilizzate in Sardegna per preparareimpacchi lenitivi per le ustioni. I rami, invece, vengono talvolta utiliz-zati per realizzare rudimentali scope.

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LA FLORA TINTORIA

EQUISETO MASSIMOEquisetum telmateja Ehrh

Altri nomi volgari: Coda di cavallo

Famiglia: Equisetaceae

MORFOLOGIALa morfologia di questa pianta erbacea e perenne è facilmente intui-bile dal significato del nome scientifico Equisetum cioè “setola di ca-vallo”, da cui il nome volgare Coda di cavallo. L’equiseto è infatticostituito da un asse principale verde “la coda”, con lunghezza supe-riore ad un 1 metro, su cui sono disposte, in modo circolare, nume-rose foglie aghiformi, che ricordano appunto i crini della coda delcavallo. Le foglie sono piuttosto rigide per la presenza di elevata quan-tità di silicio. Essendo privo sia di fiori che di frutti, si riproduce in pri-mavera tramite le spore contenute negli sporofili presenti sullasuperficie di fusti fertili.

DISTRIBUZIONEE’ una pianta diffusa in tutte le re-gioni italiane, dalle pianure allezone pre-montane. Si distribuisce incolonie estese e spontanee, nei luo-ghi umidi ed ombrosi, in prossimitàdi acque correnti, come le rive deifiumi, ma anche di acque ferme,come stagni e paludi. Il significatodel suffisso di origine greca delnome scientifico dell’Equiseto,telma, significa appunto palude.

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Zona umida con Equisetum telmateja Ehrh

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USISono riconosciute le sue proprietà farmacologiche come diuretico,cicatrizzante, rimineralizzante ed emopoietico. Trova applicazioni sot-toforma di infuso per bagni e pediluvi rinfrescanti e antisudoriferi. Isuoi germogli consumati freschi, cotti e conservati sott’olio, costitui-scono un ottimo alimento, ma per la loro ricchezza in silice, se ne scon-siglia l’uso ai sofferenti di reni, in quanto può provocare ematuria.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATESi raccoglie da maggio a giugno. Le partiutilizzate per il bagno di colore sono ilfusto e le foglie.

FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

ERICA ARBOREAErica arborea L.

Altri nomi volgari: Radica

Famiglia: Ericaceae

MORFOLOGIAElemento tipico della macchia mediterranea, l’Erica arborea è un ar-busto sempreverde, dalla corteccia rossastra, a portamento eretto.Le foglie verde scuro sono aghiformi. I fiori, che hanno interesse api-stico ed officinale, sono piccoli, penduli, molto numerosi, riuniti in ric-che infiorescenze terminali, dal colore bianco-crema e profumati.

DISTRIBUZIONEÈ distribuita in Africa settentrionale e centro-orientale, Europa meri-dionale e nelle Canarie.In Italia ha distribuzione peninsulare con popolazioni presenti ancheoltre lo spartiacque appenninico, è presente anche nelle isole.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USILe ramificazioni di Erica un tempo erano usate per realizzare le co-perture e le pareti delle abitazioni povere, oppure, legate in fascine,per costruire le scope.Dal legno di Erica, cotto nelle tipiche carbonaie del bosco, si ottenevaun tipo di carbone molto richiesto nelle officine dei fabbri per la for-giatura del ferro, in grado di sviluppare calore in modo costante. L’Ericaè impiegata anche per la costruzione dei fornelli da pipa grazie al suolegno, duro e pregiato, tendente al rosso, di cui si usa la parte no-dosa, il cosiddetto ciocco.Inoltre sui rami di Erica venivano posti i bachi da seta per ottenere ibozzoli, mentre dai fiori si ottiene un miele prelibato.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEL’Erica fiorisce da marzo a maggio. Per latintura sono stati utilizzati i rami, le fogliee i fiori. Il colore ottenuto è un cannellascuro.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

FELCE AQUILINAPteridium aquilinum L. Kuhn subsp. aquilinum

Famiglia: Hypolepidaceae

MORFOLOGIASi tratta di una felce e, come tale, è una pianta erbacea perenne. Ledimensioni possono superare l’altezza di un uomo. Le foglie sonoverdi, pennate e possono raggiungere il metro di lunghezza. Durantela stagione autunnale le foglie assumono una colorazione rossastra.Nel periodo primaverile fino alla fine dell’estate sono visibili sulla pa-gina inferiore delle foglie delle lunghe file lineari di piccole strutturecircolari: i sori. All’interno dei sori sono contenute le spore. Come tuttele felci non presenta né fiori né frutti.

DISTRIBUZIONEÈ una specie cosmopolita, molto comune. È diffusa in tutte le regionitemperate e subtropicali di entrambi gli emisferi. In Italia è presentein tutto il territorio, comprese le isole, dal livello del mare fino ad oltrei 2000 metri di altitudine. E’ presente nei boschi misti, nelle macchie,ma anche nelle radure, negli incolti e nei pascoli.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USILa Felce aquilina è piuttosto tossica e, anche se la tradizione popolareattribuiva ad essa alcune proprietà teraupetiche, il suo utilizzo a scopomedicinale è rischioso. Il nome della pianta deriva dal greco pterosche significa ali.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa raccolta in primavera-estate delle foglieha dato un bagno di colore marrone

FOGLIA

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

FIORRANCIO SELVATICOCalendula arvensis L.

Altri nomi volgari: Calendola, Cappuccina dei campi

Famiglia: Asteraceae

MORFOLOGIAPianta erbacea annuale, con fusti alti fino a 50 cm. Le foglie inferiorisono alterne, lanceolate, spatolate, irregolarmente dentate al marginee ricoperte da una densa peluria. I fiori, in capolini terminali isolati,sono di colore vivace dal giallo all’arancione e si reclinano dopo lafioritura. I frutti sono acheni di tre forme diverse: gli esterni sono ar-cuati con un breve rostro e dorso dentato, i mediani possiedono alilaterali ed hanno forma di una barchetta, gli interni sono stretti, adanello e simili a bruchi.

DISTRIBUZIONELa Calendula è distribuita in tutto il bacino del Mediterraneo. In Italiaè molto comune nel centro-Sud e nelle isole, ma è presente anche alNord in special modo nelle zone lacustri. Abitualmente è presente neiprati incolti, oliveti, vigneti e ai bordi delle strade da 0 a 600 metri.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USI.La pianta ha proprietà antiflogistiche, antispasmodiche, antisettiche,lassative e antiverruche. Adoperato in infuso fluidifica le secrezioni bi-liari, favorisce la digestione e regola il flusso mestruale attenuandoneil dolore. E’ efficace nella cura di pelli e mucose arrossate da scotta-ture, comprese quelle solari. Grazie all’azione antinfiammatoria il suoinfuso è indicato come decongestionante per il raffreddore.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEFiorisce quasi tutto l’anno, da giugno anovembre. A scopo tintorio sono stati uti-lizzati i fiori.

FIORE

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

GINESTRA DEI CARBONAICytisus scoparius L. Link subsp. scoparius

Famiglia: Leguminosae

MORFOLOGIALa pianta, dall’arbusto caducifoglio di grandi dimensioni che può rag-giungere i 2,5 metri di altezza, ha il fusto verde e striato longitudinal-mente e rami lunghi e flessibili. Le foglie, alterne e decidue, sonocomposte da tre foglioline ovate e hanno un picciolo molto corto. Ifiori grandi, color giallo oro intenso, profumati, ermafroditi cresconoall’ascella delle foglie. Spesso sono così numerosi e stipati da apparirecome infiorescenze. Il frutto è un legume appiattito nero e peloso,contiene una dozzina di semi giallo olivastro che a maturazione ven-gono dispersi per deiscenza esplosiva.

DISTRIBUZIONEPenisole Britanniche, Europa continentale, Sud Africa e in alcune re-gioni asiatiche. Cresce nelle radure e nei boschi di collina e in luoghia mezz’ombra. In Italia è presente nelle aree a clima sub-oceanico delnord-ovest e al centro nel versante occidentale. Nel Lazio è presentefino a 1000 metri d’altezza. Più raramente fino ai 1400 m di altitudine.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEIl periodo di raccolta coincide con la fiori-tura che va da aprile a giugno. Per il bagnodi colore si può utilizzare sia il fiore che lefoglie, che lo stelo-ramo.

FIORE FOGLIA

TINTA COLORE

Tinta di Cytisus scoparius ottenuta con i fiori

Tinta di Cytisus scoparius ottenuta con le foglie- ramo.

STELO-RAMO

PROPRIETÀ ED USII fiori sono impiegati per la preparazione di prodotti per i capelli, con-ferendogli brillantezza e lucidità. Contiene alcaloidi fortemente tos-sici. Ha proprietà sedative, cardiotoniche, diuretiche e purgative. I ramivenivano utilizzati per la preparazione delle scope.

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LA FLORA TINTORIA

IPERICOHypericum perforatum L.

Altri nomi volgari: Erba di San Giovanni, Cacciadiavoli

Famiglia: Guttiferae

MORFOLOGIAE’ una pianta erbacea perenne, alta 20-80 cm, glabra con fusto per-corso da due strisce longitudinali in rilievo.Le foglie sono opposte oblunghe e hanno ghiandole oleose, visibili incontroluce nella pagina inferiore; da qui il nome di perforatum per-ché le ghiandole sembrano tanti forellini.I fiori riuniti in infiorescenze a pannocchia, hanno 5 petali, sono giallooro e macchiettati di nero ai margini. Il periodo di massima fiorituracade intorno al 24 giugno ed è per questo che è stato dato alla piantail nome di Erba di San Giovanni.

DISTRIBUZIONEOriginaria dell’arcipelago britannico, oggi la pianta è diffusa in tutto ilmondo. In Italia è comune nei campi soleggiati e lungo i sentieri e almargine delle strade.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USIL’olio d’Iperico o di San Giovanni estratto dalle ghiandole, viene oggilargamente utilizzato in cosmesi come emolliente e idratante per pellisecche. Inoltre, è utilizzato sia per uso interno che esterno, per le sueproprietà antinfiammatorie, antibatteriche e cicatrizzanti. Alcuni studiclinici hanno dimostrato la sua efficacia anche in campo psichiatricocontro gli stati depressivi.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEL’Hypericum perforatum è stato raccoltonel periodo della fioritura che va da mag-gio a giugno. Sono state utilizzate per latintura tutte le parti aeree della pianta.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

PIANTAGGINEPlantago major L.

Famiglia: Plantaginaceae

MORFOLOGIAÈ una pianta erbacea perenne. Ha foglie grandi di forma ovale, glabreo lievemente pubescenti, presenti solo alla base della pianta, for-mando una rosetta il cui diametro misura dai 15 ai 30 cm. I fiori sonoraccolti in una infiorescenza a spiga, lunga 20 cm, composta da pic-coli fiori ermafroditi di colore verdastro-marrone, con stami di colorporpora. Il frutto è una piccola capsula di forma allungata e contienenumerosi piccoli semi neri.

DISTRIBUZIONEOriginaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, la Piantaggine è presentein Italia dal mare alla regione alpina, nei prati, nei campi, lungo i bordidelle strade e, in genere, in tutti i luoghi erbosi.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEIl periodo di raccolta coincide con la fiori-tura, ovvero, da maggio a settembre. Peril bagno di colore sono stati utilizzatifoglie, steli e fiori.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

PROPRIETÀ ED USII principi attivi della Piantaggine sono: mucillagini, sostanze amare,tannini e glucosidi presenti nelle radici, nelle foglie e nei semi. Diversisono gli impieghi terapeutici, grazie alle sue proprietà antiinfiamma-torie e calmanti del cavo orale, depurative, astringenti e regolatricidelle vie urinarie e degli organi digestivi. Viene utilizzata anche peruso topico per lenire il prurito e il dolore delle punture d’insetti.Le giovani foglie, raccolte all’inizio della primavera, sono apprezzateanche in cucina, se unite a cicoria o lattuga e condite con olio elimone.

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LA FLORA TINTORIA

PRUGNOLOPrunus spinosa L. subsp. spinosa

Altri nomi volgari: Pruno selvatico

Famiglia: Rosaceae

MORFOLOGIAE’ un arbusto alto fino a 4 metri, con foglie dal margine seghettato, diforma ellittico-ovale e lunghe fino a 5 cm. I rami presentano dellepunte spinose particolarmente dure e acuminate, nettamente visibilidurante il periodo invernale, cioè quando la pianta è priva di foglie. Ifiori, isolati sui rami, con peduncolo glabro e corto, sono bianchi e diforma ovale-oblunga. Sbocciano tra marzo e aprile, prima delle fo-glie. Il frutto è una piccola prugna di circa 1 cm di diametro, di coloretra il viola e il blu scuro, che matura tra settembre e ottobre.

DISTRIBUZIONESi trova spontaneamente in tutte le zone temperate dell’Eurasia, edanche in Nord America. E’ comune in tutta Italia, nei boschi e lungole siepi, dal mare alla zona montana.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

PROPRIETÀ ED USII frutti possono essere utilizzati per la preparazione di bevande alco-liche. Ha proprietà purganti, diuretiche e depurative del sangue. Il de-cotto della corteccia è utilizzato come decongestionante e lenitivo perle irritazioni della pelle e delle mucose della bocca. Data la comunediffusione, il suo legno è molto usato come combustibile. I suoi fiorisono apprezzati dalle api e molti uccelli trovano protezione tra i suoirami spinosi.

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa corteccia della pianta permette di co-lorare di rosso la lana, in quanto ricca ditannino, e può essere raccolta tutto l’anno.Le parti utilizzate per estrarre il pigmentocolorante sono i rami e le foglie.

FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

ROBBIA SELVATICARubia peregrina L.

Famiglia: Rubiaceae

MORFOLOGIALa Rubia peregrina è una pianta rampicante sempreverde che può su-perare i 2 metri di lunghezza. Il fusto ha sezione quadrangolare ed hai margini sottili e ruvidi, così come i margini e la nervatura centraledelle foglie, a causa della presenza di piccoli aculei ricurvi all’indietro,motivo per cui questa pianta si appiccica facilmente alla pelle e so-prattutto ai vestiti. Le foglie si presentano in verticilli da quattro adotto, piuttosto strette e allungate, ovato-lanceolate. I fiori sono riunitiin infiorescenze giallo-verdognole, all’ascella delle foglie o all’apicedei fusti. I frutti sono sferici di colore nero.

DISTRIBUZIONEÈ presente principalmente in Europa meridionale ed occidentale, tipicadelle zone mediterranee, compreso il Nord Africa, parte della Turchia,fino alle Isole Canarie. La si trova principalmente nella macchia e nelsottobosco fino a 1000 metri di altitudine.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEFiorisce da aprile a giugno, ma le parti chesono state utilizzate per le proprietà tin-torie sono le foglie sempreverdi, checonferiscono una colorazione sul verde-verdastro, e le radici che conferiscono unacolorazione sul rosso bordeaux. Quindi laraccolta può essere effettuata tutto l’anno.

FOGLIA RADICE

PROPRIETÀ ED USILa pianta era utilizzata nella medicina popolare per le sue proprietàdiuretiche, emmenagoghe, lassative e toniche. Il nome del genere,Rubia, deriva dal latino ruber che sta per rosso, per il colore che se neestrae dalle radici.

TINTA COLORE

Tinta di Rubia peregrina ottenuta con le radici

Tinta di Rubia peregrina ottenuta con le foglie

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LA FLORA TINTORIA

SALCERELLALythrum salicaria L.

Altri nomi volgari: Riparella, Lisimachia rossa, Verga rossa dei fossi, Stipa marina

Famiglia: Lythraceae

MORFOLOGIAPianta perenne erbacea con rizoma sotterraneo, che porta fusti altifino a 2 metri spesso ramificati a cespuglio. Le foglie sessili, di formalanceolata con apice acuminato, sono opposte nella parte inferioredel fusto, e alterne nella parte superiore. I fiori sono inseriti in una in-fiorescenza a racemo. Il singolo fiore ha un calice composto da dodicidenti, e la corolla è formata da sei petali allungati di colore viola ro-saceo. Il frutto è una capsula allungata, che giunta a maturazione la-scia cadere tanti piccoli semi marroni.

DISTRIBUZIONEE’ una specie cosmopolita delle regioni temperate. In Italia è frequentenei luoghi umidi, come fossi e rive dei ruscelli, dal mare alle regionisubmontane.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATELa raccolta avviene in estate dal mese diluglio al mese di settembre. Il pigmentocolorante è stato estratto dalle foglie, daifiori e dallo stelo.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

PROPRIETÀ USIPer l’uso terapeutico della pianta vengono utilizzate le sommità fiorite,le cui proprietà sono astringenti, antinfiammatorie, antiemorragiche,antibatteriche e sedative. Tali principi sono curativi per la diarrea acutae cronica, sia di origine atonica che bacillare. Secondo recenti studi,l’efficacia di questa pianta come astringente intestinale, è dovuta allapresenza di tannino, ma soprattutto al contenuto in salicalina, glico-side ad azione antimicrobica. Durante la Prima guerra mondiale èstata utilizzata dalle truppe tedesche nella terapia della febbre da tifo.Un tempo, dai fiori veniva anche estratto un colorante usato in pa-sticceria e per tingere cotone e lana.

TINTA COLORE

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LA FLORA TINTORIA

SAMBUCOSambucus nigra L.

Famiglia: Caprifoliaceae

MORFOLOGIAIl Sambuco è un arbusto caducifoglio che può superare di poco i 5metri di altezza. Le foglie di colore verde scuro sono composte, op-poste a due a due, con il margine dentellato e con il picciolo dilatatoalla base; quando cadono lasciano sul ramo una cicatrice a forma se-milunare. I fiori molto profumati sono bianco-giallognoli, riuniti in in-fiorescenze al termine dei rami. I frutti si presentano come drupe dicolore nero, che giungono a maturazione tra la fine di agosto e primidi settembre.

DISTRIBUZIONELargamente distribuito in tutta Europa. In Italia è frequente al mar-gine dei boschi, lungo i corsi d’acqua, nei parchi e negli ambienti ru-derali, dalla pianura alle zone montane.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEFiorisce tra aprile e giugno. Dal Sambucosi possono ottenere diverse tonalità di co-lore a seconda dell’utilizzo delle parti dellapianta: il nero dalla corteccia, il verde dallefoglie, il blu o il lilla dai fiori. Il viola è statoottenuto dai frutti maturi.

FRUTTO

PROPRIETÀ ED USICon il succo del frutto, si preparano sciroppi e bevande dissetanti.L’infuso ed il decotto di sambuco hanno proprietà principalmente su-dorifere, diuretiche e anche lassative. I fiori infusi in tisane, risolvonole malattie da raffreddamento; sono anche impiegati in liquoreria perla produzione della Sambuca dal tipico aroma. I frutti ricchi di vita-mina C vengono usati per la preparazione di gelatine, marmellate edolci. In passato, le bacche mature si adoperavano per dare colore alvino, in particolare al Porto.

TINTA COLORE

Tinta ottenuta da frutti maturi

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LA FLORA TINTORIA

VERBASCO SINUOSOVerbascum sinuatum L.

Famiglia: Scrophulariaceae

MORFOLOGIAPianta erbacea biennale, robusta, ramificata, ricoperta di peluria giallogrigiastra, con un grande fusto fiorifero rigido. E’ alta fino a oltre 1metro, con lunghi rami arcuati portanti i fiori.Le foglie della rosetta basale, lunghe al massimo 35 cm, hanno il mar-gine a lobi triangolari e ondulati. I fusti eretti, con numerosi rami ar-cuati, portano i fiori riuniti in piccoli gruppi spaziati.I fiori hanno una corolla larga fino a 3 cm, con 5 petali arrotondati ine-guali. Lunghi peli viola-porpora colorano vistosamente il centro delfiore. Il frutto è una capsula.

DISTRIBUZIONEPianta della regione mediterranea e del Nord-Est europeo. In Italia ècomune in tutto il territorio, specialmente lungo le coste, dove vegetasu incolti, margini sabbiosi e dune, da 0 a 800 metri di altitudine.

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

RACCOLTA E PARTI UTILIZZATEFiorisce da maggio ad agosto. Il bagno dicolore è stato ottenuto dalla pianta interafiorita.

FIORE FOGLIA STELO-RAMO

TINTA COLORE

PROPRIETÀ ED USIPianta con proprietà astringenti, emollienti, antispasmodiche e diafo-retiche (sudorifere).In passato era usata contro la gotta. Nella tradizione popolare vieneritenuta adatta, per uso esterno, come antinfiammatorio, lenitivo dellapelle e della mucose, cicatrizzante per le ferite ed efficace nella curadelle emorroidi. Viene ancora usata come espettorante e calmantedella tosse.

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LA FLORA TINTORIA

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• AA.VV., 1997. Buone Erbe Selvatiche, Riconoscimento e uso. De-metra Editore, Verona.

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Che Albero è questo? Franco Muzzio Editore, Padova.• Angelini L., BelloniI P., BertacchiI A., 1997. Camomilla dei tintori,

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• Associazione Tintura Naturale “Maria Elda Salice”, 2003. Le piantetintorie. Quaderno 4, Quaderni didattici, Civico Orto BotanicoComune di Trieste.

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BIBLIOGRAFIA

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GLI STUDI E LE GUIDE DI RomaNatura

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GLOSSARIOAchenio: frutto secco, indeiscente, con un solo seme, con parete coriacea aderente alseme, ma non saldata. Spesso l’achenio è dotato di estensioni piumose (pappo,, moltonoto è quello del “soffione” o Tarassaco) o membranose (ali, come ad esempio negliaceri), che facilitano la sua dispersione anemofila.

Brattee: foglie modificate e molto ridotte, poste presso o al di sotto di fiori o infiore-scenze (insieme di fiori) con funzioni diverse: protettiva, vessillifera (per attirare gli in-setti impollinatori), nettarifera, disseminatrice. A seconda della funzione che sonochiamate a svolgere assumono, forma, consistenza e colore diversi.

Capolino: infiorescenza globosa od ovoide, formata da tanti piccoli fiori tutti uguali, ses-sili (senza peduncolo) o con un peduncolo più breve del fiore stesso, inseriti fittamentesu un ingrossamento del peduncolo, detto ricettacolo.

Corimbi: infiorescenza ombrelliforme o appiattita che, pur avendo peduncoli fiorali didiverse lunghezze, ha i fiori posti tutti sullo stesso livello.

Deiscenza: processo per il quale il frutto giunto a maturazione si apre con la dissec-cazione, lasciando uscire i semi.

Drupa: frutto carnoso semplice contenente un solo seme, formato da un epicarpo sot-tile e membranoso (buccia), da un mesocarpo carnoso (polpa) e da un endocarpo le-gnoso (nocciolo) contenente il seme. Alcuni esempi sono la ciliegia, l’albicocca, laprugna.

Infiorescenza: insieme di fiori.

Pappo: appendice piumosa leggera che, a guisa di pennacchio, corona superiormentealcuni frutti e alcuni semi, per favorirne la disseminazione.

Racemi: tipo di infiorescenza a grappolo, con asse principale allungato, su cui si inse-riscono fiori peduncolati.

Rizoma: fusto strisciante, anche sotterraneo, a decorso orizzontale che produce supe-riormente delle gemme da cui si svilupperanno dei polloni, ed inferiormente delle ra-dici. Esso svolge anche delle funzioni di riserva delle sostanze nutritive e il portamentopuò essere più o meno ingrossato o avere aspetto tuberiforme.

Spora: cellula riproduttiva dalla quale si origina un nuovo individuo.

Sporofili: che producono spore.

Sori: nelle felci è il gruppo di sporangi (organi vegetali a forma di minuscoli sacchi, neiquali si originano e sono contenute le spore) situati nella pagina inferiore delle fronde.

Stami: strutture riproduttive maschili del fiore delle Angiosperme, portanti le antereche contengono il polline, sostenute dai filamenti.

Verticilli: insieme di elementi disposti tutti sullo stesso piano attorno ad un asse.

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LA FLORA TINTORIA

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LA FLORA TINTORIA

PRESIDENTEFrancesco Petretti

CONSIGLIO DIRETTIVOAmedeo Fadda VICE PRESIDENTESabrina AlbanesiRomano GiovannettiPaolo MenichettiDavide PedronMauro Veronesi

STRUTTURA OPERATIVADIRETTOREStefano Cresta

SETTORE AMMINISTRATIVODirigente: Mauro BianconiSETTORE EDUCAZIONE E COMUNICAZIONEDirigente: Francesca d’AngeloSETTORE NATURALISTICO E SVILUPPO SOSTENIBILEDirigente: Luca MariniSETTORE TECNICO-URBANISTICODirigente (ad interim): Stefano Cresta

SERVIZIO GUARDIAPARCOSEDE OPERATIVA DI VIGILANZA MONTE MARIOCoordinatore: Fabrizio MarchionniAree di competenza: R.N. Monte Mario; P.R.U. Pineto; R.N. Insughe-rata; M.N. Tenuta di Mazzalupetto; M.N. Galeria Antica; M.N. Parcodella Cellulosa

SEDE OPERATIVA DI VIGILANZA VALLE DEI CASALICoordinatore: Fabrizio Marchionni Aree di competenza: R.N. Valle dei Casali; R.N. Tenuta dei Massimi;R.N. Tenuta di Acquafredda

SEDE OPERATIVA DI VIGILANZA MARCIGLIANACoordinatore: Armando Di MarinoAree di competenza: R.N. Marcigliana; R.N. Valle dell’Aniene; P.R.U.Aguzzano

SEDE OPERATIVA DI VIGILANZA DECIMA MALAFEDECoordinatore: Vittorio CastellanaAree di competenza: R.N. Decima Malafede; R.N. Laurentino-AcquaAcetosa

ENTE REGIONALE ROMANATURA

Sede istituzionaleVilla Mazzanti - Via Gomenizza, 81tel. 06 35405310 - fax 06 [email protected]

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Finito di stampare Dicembre 2009su carta ecologica

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