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w w w . k a l o s i t a l i a . i t 1 FORMATO: Capsule di gelatina dura COMPOSIZIONE: Tarassaco est. secco Pilosella est.secco Ananas est secco Centella est. secco Amamelide V. est. secco Ippocastano est. secco Betulla est. secco Gramigna est. secco Lespedeza est. secco Ortosiphon est. secco 180 mg 160 mg 130 mg 100 mg 80 mg 60 mg 60 mg 40 mg 20 mg 20 mg INDICAZIONI: Modell – A forte è un complesso di erbe officinali accuratamente selezionate, utili ad una naturale depurazione ed alla riduzione degli inestetismi della cellulite DOSI: 2 capsule al mattino con acqua abbondante L'estratto secco rappresenta l’elaborazione più moderna di una pianta officinale: è la forma più efficace di estrazione officinale, e la più disponibile per l'organismo. Gli estratti secchi di migliore qualità si ottengono attraverso un processo detto di emisintesi termoestrattiva. Il risultato finale di questo processo è una polvere concentrata, idrosolubile, estremamente biodisponibile, priva di scorie, fibre ed acqua: tecnicamente si tratta del residuo fisso dell'evaporazione della base acqua in un processo estrattivo per ebollizione. Per ottenere un grammo di estratto secco è a volte necessario (a seconda della pianta, e della parte utilizzata) fino a un etto di materia prima. TARASSACO è una specie erbacea perenne provvista di una radice carnosa. Le foglie glabre, oblunghe, lanceolate e dentate formano una rosetta basale. I fiori sono ermafroditi e riuniti in un capolino di colore giallo-dorato, i frutti sono provvisti di acheni con pappo. Le foglie della piantina fresca e tenera vengono consumate crude in insalata (cure primaverili) o cotte (in associazione con altre erbette). La radice di tarassaco raccolta in autunno dopo torrefazione viene utilizzata come succedaneo del caffè. Composizione e Proprietà Il Tarassaco (Radix cum herba) nelle Monografie Tedesche viene indicata come diuretico, nella disappetenza, nei disturbi dispeptici e nelle alterazioni del flusso biliare. Principi attivi presenti nel Tarassaco: Lattoni sesquiterpenici: eudesmanolidi, germacranolidi, principi amari. Triterpeni (tarassolo, armidiolo, tarasserolo, tarassasterolo, beta-amirina, faradiolo). Fitosteroli (beta-sitosterolo, stigmasterolo). Acidi fenolici (ac.tarassacoside, ac.caffeico, ac.clorogenico, p-idrossifenilacetico, ac.cicorico, ac.monocaffeiltartarico). Inulina (nelle radici fino al 40% in autunno). Flavonoidi glicosilati (nelle foglie). Cumarine (cicoriina, esculina). Carotenoidi (xantofille). Vitamine (beta-carotene 14.100 UI/100g) e sali minerali (soprattutto di potassio fino al 4,5% nelle parti aeree). Proprietà riconosciute al Tarassaco: Blanda azione colagoga e coleretica. Epatoprotettive. Amaro-digestive-toniche. Stimolanti la secrezione gastrica cloridro-peptica. Diuretiche. Depurative. Blandamente lassative.

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FORMATO: Capsule di gelatina dura

COMPOSIZIONE: Tarassaco est. secco Pilosella est.secco Ananas est secco Centella est. secco Amamelide V. est. secco Ippocastano est. secco Betulla est. secco Gramigna est. secco Lespedeza est. secco Ortosiphon est. secco

180 mg 160 mg 130 mg 100 mg 80 mg 60 mg 60 mg 40 mg 20 mg 20 mg

INDICAZIONI: Modell – A forte è un complesso di erbe officinali accuratamente selezionate, utili ad una naturale depurazione ed alla riduzione degli inestetismi della cellulite

DOSI: 2 capsule al mattino con acqua abbondante

L'estratto secco rappresenta l’elaborazione più moderna di una pianta officinale: è la forma più efficace di estrazione officinale, e la più disponibile per l'organismo. Gli estratti secchi di migliore qualità si ottengono attraverso un processo detto di emisintesi termoestrattiva. Il risultato finale di questo processo è una polvere concentrata, idrosolubile, estremamente biodisponibile, priva di scorie, fibre ed acqua: tecnicamente si tratta del residuo fisso dell'evaporazione della base acqua in un processo estrattivo per ebollizione. Per ottenere un grammo di estratto secco è a volte necessario (a seconda della pianta, e della parte utilizzata) fino a un etto di materia prima. TARASSACO è una specie erbacea perenne provvista di una radice carnosa. Le foglie glabre, oblunghe, lanceolate e dentate formano una rosetta basale. I fiori sono ermafroditi e riuniti in un capolino di colore giallo-dorato, i frutti sono provvisti di acheni con pappo. Le foglie della piantina fresca e tenera vengono consumate crude in insalata (cure primaverili) o cotte (in associazione con altre erbette).

La radice di tarassaco raccolta in autunno dopo torrefazione viene utilizzata come succedaneo del caffè.

Composizione e Proprietà Il Tarassaco (Radix cum herba) nelle Monografie Tedesche viene indicata come diuretico, nella disappetenza, nei disturbi dispeptici e nelle alterazioni del flusso biliare.

Principi attivi presenti nel Tarassaco:

• Lattoni sesquiterpenici: eudesmanolidi, germacranolidi, principi amari. • Triterpeni (tarassolo, armidiolo, tarasserolo, tarassasterolo, beta-amirina, faradiolo). • Fitosteroli (beta-sitosterolo, stigmasterolo). • Acidi fenolici (ac.tarassacoside, ac.caffeico, ac.clorogenico, p-idrossifenilacetico, ac.cicorico,

ac.monocaffeiltartarico). • Inulina (nelle radici fino al 40% in autunno). • Flavonoidi glicosilati (nelle foglie). Cumarine (cicoriina, esculina). Carotenoidi (xantofille). • Vitamine (beta-carotene 14.100 UI/100g) e sali minerali (soprattutto di potassio fino al 4,5%

nelle parti aeree).

Proprietà riconosciute al Tarassaco:

• Blanda azione colagoga e coleretica. Epatoprotettive. • Amaro-digestive-toniche. Stimolanti la secrezione gastrica cloridro-peptica. • Diuretiche. Depurative. Blandamente lassative.

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• Ipoglicemiche. • Immunostimolanti. • Antinfiammatorie. Antiurolitisiache.

Proprietà colagoghe, coleretiche, digestive Alla specie si attribuisce un trofismo epatobiliare. Somministrazioni di estratti di radici di Tarassaco sono efficaci nell’aumentare il flusso biliare e quindi l’attività colagoga e coleretica (triterpeni e sesquiterpeni).

Il decotto della droga trova impiego nella medicina popolare per ottimizzare la funzionalità digestiva coniugando le proprietà epatobiliari con le proprietà eupeptiche. La specie facilita il processo digestivo stimolando le secrezioni di tutte le ghiandole dell’apparato gastroenterico (saliva, succhi gastrici, pancreatici, intestinali) e la muscolatura dell’apparato digerente.

Proprietà diuretiche, lassative, ipoglicemiche, ipolipemiche, depurative Il termine francese pissenlit (pipì a letto) espressione peraltro presente tra i sinonimi italiani suggerisce le proprietà diuretiche della droga. Di tali proprietà sono responsabili i flavonoidi, gli eudesmanolidi ed in parte i sali di potassio. Induce un blando effetto lassativo senza irritare. Le proprietà lassative unite alle attività depurative giustificano l’impiego del Tarassaco nel trattamento degli eczemi e delle foruncolosi.

La specie è utilizzata (planta tota) nella Medicina Tradizionale Cinese come depurativo in grado di “purificare il Calore, eliminare i tossici e dissipare i noduli, con tropismo epatico (epatiti) e gastrico". Le attività epatobiliari, lassative, ipocolesterolemiche, diuretiche ed antilitisiache, sostenute dall’effetto drenante e detossicante degli organi emuntori giustificano le proprietà depurative-disintossicanti della specie. Un detto francese afferma che il Tarassaco “purifica il filtro renale ed asciuga la spugna epatica”. Proprietà immunostimolanti Una ricerca su animali ha confermato che il Tarassaco è in grado di riattivare la funzione immunologica sperimentalmente soppressa potenziando la risposta immunitaria umorale (anticorpi specifici), la risposta mediata da cellule e l’immunità non specifica. L’ossido nitrico (NO) è implicato nei processi di regolazione e difesa del sistema immunitario: agisce infatti come un messaggero intracellulare potenziando l’attività fagocitaria delle cellule. In uno studio su animali, la stimolazione dei macrofagi peritoneali con Tarassaco (TO) dopo un pretrattamento attivante con interferone-gamma ricombinante (rIFN-gamma) si concluse in un aumento nella sintesi di NO. Il TO da solo non produceva alcun effetto ma in associazione con rIFN-gamma sinergicamente potenziava in forma dose-dipendente la sintesi. Gli Autori ipotizzarono che l’incremento di NO nei macrofagi peritoneali fosse dovuto ad una induzione nella secrezione di TNF-alfa (Fattore alfa di Necrosi Tumorale) ad opera del Tarassaco stesso. I macrofagi attivati a loro volta sintetizzano e rilasciano IL-1, TNF-alfa ed altre citochine in grado di esercitare effetti ad ampio raggio sul sistema immunitario.

Proprietà antinfiammatorie, antilitisiache Un recente studio Sud Coreano ha suggerito che il Tarassaco può inibire significativamente la produzione di TNF-alfa in colture primarie di astrociti di ratto stimolati con Lipopolisaccaride e Sostanza P inibendo la produzione di interleuchina 1 (IL-1). Gli Autori suggeriscono che il Tarassaco possa quindi esercitare attività antinfiammatoria sul sistema nervoso centrale. Il TNF-alfa prodotto dai macrofagi attivati gioca un ruolo importante come mediatore nel processo infiammatorio, infatti stimola le cellule endoteliali a sintetizzare ed inserire nella loro membrana plasmatica ELAM-1 (molecola 1 di adesione endotelio-leucocitaria) favorendo quindi l’adesione delle cellule endoteliali ai neutrofili, la cui aderenza all’endotelio capillare è ulteriormente condizionata da una proteina presente sulla loro membrana nota come molecola 1 di adesione leucocitaria (LCAM-1). Neutrofili e cellule endoteliali partecipano nei processi adesivi favorendo quindi la migrazione dei leucociti nei luoghi delle infezioni batteriche. Pertanto le sostanze in grado di inibire l’adesività cellulare sono da considerarsi dei potenziali agenti anti-infiammatori. Recentemente dalle radici del Tarassaco sono stati isolati 2 glucosidi sesquiterpeni con attività inibente la produzione del leucotriene B4 (LTB4) in neutrofili umani attivati. Anche il LTB4 promuove l’adesione dei neutrofili all’endotelio favorendo quindi l’azione infiammatoria.

Il Tarassaco, somministrato per almeno due mesi esercita un’azione preventiva nei confronti della calcolosi senza tuttavia dissolvere i calcoli già preformati. Le variazioni dei principali fattori di rischio urolitiasico (citraturia, calciuria, fosfaturia, diuresi e pH urinario) osservate in femmine di ratto a seguito di somministrazioni di infusi di Tarassaco suggeriscono il ruolo preventivo della droga nei confronti della calcolosi renale.

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Indicazioni d’uso:

• Alterazioni del flusso biliare. • Disturbi dispeptici per atonia gastrica ed intestinale. Perdita dell’appetito. • Stimolare la diuresi. • Reumatismi e gotta. • Azione depurativa.

PILOSELLA La Pilosella, conosciuta anche come orecchio di topo è una pianta erbacea e perenne con rizoma strisciante alta dai 10 ai 20 cm. Le foglie della pilosella, raccolte in rosette radicali, si presentano intere, oblunghe e setolose con colore grigio verdastro inferiormente.

Composizione e proprietà:

L’uso medicinale della Pilosella risale al Medioevo. I principi attivi sono costituiti da:

• flavonoidi: luteoloside (luteolin-7-0-glucoside), eteroside dell’apigenina, apigenolo-luteololo; • cumarine: umbelliferone-7-glucoside; • acidi polifenolici o derivati idrossicinnamici: ac.caffeico, ac.clorogenico; • tannini; saponosidi triterpenici; sesquiterpeni; mucillagini; resine; manganese; allantoina;

clorofilla

Alla Pilosella si attribuiscono proprietà:

• Diuretiche e depurative • Antimicrobiche. • Antinfiammatorie • Espettoranti • Astringenti (antiemorragiche). • Colagoghe e col eretiche

La specie esercita il massimo delle sue proprietà allo stato fresco.

Dalla lettura dei cromatogrammi (TLC) ottenuti dalla rosetta fogliare si evince che dopo 48 ore dal momento della raccolta i principi attivi caratteristici (luteoloside, ac.clorogenico) tendono a degradarsi, risultando assenti nella deposizione sulla cromatografia.

Risulta quindi particolarmente delicata, per cui si rendono necessarie opportune tecniche estrattive per salvaguardare interamente la presenza dei principi attivi.

La letteratura scientifica recente non ha dedicato alla Pilosella significativi studi a conferma delle proprietà ad essa attribuite. Pertanto, a parte i risultati riportati nella medicina popolare, l’efficacia terapeutica della specie, documentata nell’esperienza pratica e negli studi condotti in

passato, risulta credibile sopratutto per quanto riguarda le proprietà diuretiche ed antiinfiammatorie.

Attività diuretica

La presenza dei flavonoidi (luteoloside) conferisce alla specie efficaci proprietà diuretiche volumetriche, azoturiche e cloruriche, favorenti il drenaggio renale. Risulta quindi particolarmente utile nelle situazioni edematose con ritenzione idrica, accompagnate con sovrappeso e cellulite.

Attività antimicrobica

I composti cumarinici (umbelliferone-7-glucoside) ed i composti polifenolici (ac.clorogenico) esercitano attività antibiotica nei confronti di alcuni ceppi patogeni, particolarmente quelli appartenenti al genere Brucella. La Pilosella associa quindi le proprietà diuretiche alle proprietà antinfettive (soprattutto nei confronti della Brucella mellitensis, batterio responsabile della brucellosi o febbre maltese) ed

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antinfiammatorie, risultando particolarmente utile nel trattamento delle affezioni urinarie vescicali e nelle forme reumatiche.

Attività espettorante

La pianta risulta inoltre attiva nei confronti dell’apparato bronco-tracheale ove esercita contemporaneamente attività spasmolitica ed espettorante mucolitica, utile nelle forme catarrali. L’azione spasmolitica è favorita dalle cumarine mentre l’attività stimolante le cellule cigliate dell’epitelio bronchiale dai saponosidi triterpenici.

Medicina popolare Il decotto di Pilosella viene consigliato nella medicina popolare per le sue proprietà antibiotiche ed astringenti per gargarismi nelle forme di angina. Sempre per le proprietà astringenti, applicata localmente sotto forma di tamponi nasali arresta le emorragie nasali mentre l’infuso della specie, nell’uso interno, riduce le mestruazioni abbondanti.

Indicazioni d’uso

• Cellulite, edemi e ritenzione idrica • Sovrappeso ed obesità. • Cistiti ricorrenti. • Febbre maltese (brucellosi). • Ipertensione arteriosa. • Litiasi urica. • Diarrea e dissenteria.

ANANAS L'ananas è una pianta esotica originaria dell’America tropicale, è chiamato sincarpio. Al centro della rosetta di foglie si sviluppa uno scapo foglioso che porta una infiorescenza di fiori bluastri muniti di brattee, sormontati a loro volta da un altro ciuffo di foglie. Maturando, cresce l’asse della infiorescenza insieme agli ovari, che unendosi tra loro formano con le brattee l’infruttescenza edule.

Ananas e le sue proprietà : Le bromeline sono enzimi proteolitici sulfidrilici contenuti nel caule e nel frutto dell'ananas. La bromelina contenuta nel caule è una miscela di almeno 8 proteinasi e piccole quantità di enzimi non proteolitici.

Nel gambo, sono inoltre presenti due cistein proteinasi, la comosaina e la ananaina enzimaticamente affini alla bromelina, l’acido cinnamico, p-cumarico e ferulico.

Proprietà attribuite alla bromelina :

• Efficacia nelle dispepsie per carenza enzimatica gastrica e pancreatica. • Azione antinfiammatoria di tipo enzimatico, attività antiedematosa, decongestionante le mucose

in caso di flogosi acuta catarrale. • Immunomodulante. • Antitrombotica, antiaggregante piastrinica, modulante la coagulazione.

Attività eupeptica Gli enzimi prevalentemente proteolitici contenuti nella bromelina facilitano la digestione delle proteine nelle situazioni di dispepsia dovuta a carenza enzimatica gastrica e pancreatica.

Attività antinfiammatoria, antiedematosa tissutale Diversi esperimenti condotti su animali, con somministrazioni orali e parenterali hanno evidenziato un assorbimento intestinale della bromelina (circa il 40%) documentando una attività dose dipendente antiedematosa (evidenziata in molteplici forme sperimentali di edema indotto) ed un’azione antinfiammatoria.

Queste proprietà sono probabilmente da attribuire ad un incremento dell’attività fibrinolitica e ad una inibizione nella sintesi del fibrinogeno come pure alla degradazione della fibrina e del fibrinogeno stesso.

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Conseguentemente si osserva un miglioramento nella circolazione, nel metabolismo cellulare, nel trofismo cutaneo, nel riassorbimento post-traumatico e post-operatorio di edemi, essudati, ematomi, sostanze necrotiche ed agenti infiammatori.

La bromelina abbassa i livelli sierici e tissutali di chininogeno e di bradichinina ed influenza la sintesi delle prostaglandine contribuendo anche per questo nell’azione antinfiammatoria.Tale proprietà ha prodotto buoni risultati nel trattamento della rinite allergica, senza manifestare effetti collaterali.

La bromelina ha trovato applicazione nel trattamento di affezioni cutanee umane caratterizzate da infiammazione e prurito ed in forme di leggera colite; risulta pertanto particolarmente indicata in caso di edema flogistico, dovuto a traumi muscolari, articolari, chirurgici, insufficienza venosa, cellulite.

Attività immunomodulante Recenti studi hanno confermato il ruolo regolatore specifico della bromelina nella modulazione della risposta immunitaria intervenendo come inibitore del segnale di trasduzione del linfocita T.

Attività antiaggregante piastrinica ed antitrombotica La bromelina possiede proprietà antitrombotiche ed anticoagulanti in vivo ed in vitro.

Indicazioni d’uso Nei processi infiammatori. In caso di edema, di cellulite, di ridotto trofismo cutaneo, di tumefazioni post operatorie e post traumatiche acute soprattutto del distretto orofaringeo e rinosinusale, dell’apparato locomotore (tendiniti, distorsioni). Nelle situazioni di carenza enzimatica di tipo proteolitico. Nella insufficienza venosa con tendenza alla formazione di coaguli e trombi.

CENTELLA La Centella, presente nelle regioni orientali dell’Africa, nell’Asia centro-meridionale, nell’Oceania tropicale e nell’America centrale predilige luoghi umidi ed ombrosi, lungo corsi d’acqua.

La centella asiatica è un'erbacea perenne con fusto rampicante, glabro e radicante ai nodi, presenta foglie reniformi, picciolate, disposte a rosetta basale sui nodi radicanti. Le infiorescenze ad ombrella con 3-4 fiori sono di colore violaceo.

Centella composizione e proprietà La centella asiatica contiene principalmente le seguenti sostanze chimiche:

• Saponine triterpeniche (asiaticoside, madecassicoside) 2-5-3,5%. • Acidi triterpenici (acido asiatico, acido madecassico). • Olio essenziale, flavonoidi, fitosteroli, tannini, sali minerali, zuccheri

Ai terpeni della Centella si riconoscono le seguenti proprietà:

• Eudermiche, favorenti la riepitelizzazione, la riparazione tissutale e la cicatrizzazione, antiulcera. Antirughe, antismagliature, rassodanti la pelle.

• Anticellulite, attivanti il drenaggio per stimolazione della circolazione periferica con azione flebotonica normalizzante il connettivo perivascolare.

• Antiossidanti.

Attività sul trofismo connettivale (riepitelizzazione, cicatrizzazione)

Numerose ricerche hanno confermato che la Frazione Totale Triterpenica della Centella (FTTCA: asiaticoside 40%, ac.asiatico 30% e ac.madecassico 30%) presenta un tropismo elettivo nei confronti del tessuto connettivo dove migliora il trofismo vascolo-connettivale ottimizzando il sistema micro-vasculo-tissutale. L’opportuna stimolazione del reticolo endoteliale favorisce la crescita dei fibroblasti del derma (responsabili della produzione e rinnovo delle fibre circostanti) nonché della sostanza fondamentale amorfa della matrice extracellulare (glicosaminoglicani).

L’azione trofica dei terpeni agisce favorendo l’inserimento degli aminoacidi alanina e prolina nella struttura del collagene, migliorando quindi la produzione qualitativa e quantitativa del collagene di tipo I

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(il più rappresentativo nel derma) e di tipo III (abbondante nel tessuto connettivo lasso e nelle pareti dei vasi sanguigni). Studi in vivo ed in vitro su animali hanno documentato con applicazioni topiche di soluzioni allo 0,2% di asiaticoside (attivo anche per somministrazioni orali) un incremento nel 56% di idrossiprolina, un aumento del 57% della forza di tensione, un aumento del collagene ed una migliore riepitelizzazione. Altri studi analoghi confermano gli stessi risultati. L’acido asiatico e l’asiaticoside risultarono i più attivi: l’asiaticoside favoriva l’angiogenesi e la stimolazione della sintesi del collagene a basse dosi.

I diversi risultati scientifici attribuiti alla Centella nel favorire la guarigione di ferite con riduzione della componente infiammatoria giustificano le recenti applicazioni dei terpeni nel trattamento dei processi di cicatrizzazione. Trattamenti topici sulle strie gravidiche (alterazioni degenerative del connettivo) con creme contenenti Centella, alfa tocoferolo e idrolisati di collagene-elastina hanno evidenziato in donne che avevano precedentemente sofferto di strie gravidiche nella gravidanza un minore sviluppo delle zone di distensione.

Attività sul trofismo vascolare (edema, varici, emorroidi) L’insufficienza venosa produce alterazioni a livello della parete vasale e del microcircolo con distacco delle cellule endoteliali, diminuita produzione di collagene, aumento degli enzimi lisosomiali. Si osserva quindi un aumento della permeabilità dei capillari, edema, fuoriuscita di proteine plasmatiche. La perdita dell’integrità vascolare predispone alla sindrome varicosa ed alla patologia emorroidaria. La FTTCA della Centella risulta attiva sul tessuto connettivo migliorando in vivo ed in vitro la sintesi del collagene (a dosi maggiori inibisce la sintesi del collagene e degli acidi mucopolisaccaridi) e di altre proteine tissutali, modulando nel contempo l’attività dei fibroblasti. In definitiva migliora le alterazioni della parete vasale, protegge l’endotelio venoso, attiva la microcircolazione venosa. Uno studio clinico randomizzato, placebo controllato per valutare l’efficacia della Centella nella microangiopatia venosa ipertensiva ha evidenziato nel gruppo trattato con 60 mg di FTTCA due volte al giorno, un miglioramento nella ottava settimana nei sintomi con diminuzione della filtrazione capillare e riduzione a riposo del flusso e della velocità di rigonfiamento della caviglia. Le stesse somministrazioni di FTTCA per 12 mesi hanno confermato miglioramenti sulla microcircolazione nella microangiopatia diabetica con diminuzione nella filtrazione capillare e nell’edemaLa FTTCA induce in colture di fibroblasti umani un aumento di fibronectina, una glicoproteina fondamentale per l’adesione e la compattezza del collagene e dell’intima dei vasi venosi.

La Centella, per effetto della FTTCA, flavonoidi e tannini migliora i parametri microcircolatori. Nella pratica diversi studi hanno documentato l’efficacia di assunzioni di 120 mg giornaliere di FTTCA sulla ipertensione venosa cronica e sulla microangiopatia diabetica con riduzione della dilatazione delle vene, della permeabilità capillare e dell’edema sottocutaneo.

Attività antinfiammatoria, antiulcera, antiossidante, anticellulitica

Somministrazioni orali di Centella (0,05-0,5 g/Kg) in ratti inibivano la formazione di lesioni gastriche indotte da etanolo (58-82%) (21) mentre assunzioni di succo fresco (200-600 mg/Kg due volte al giorno per 5 giorni) potenziavano i fattori di difesa mucosale con effetto protettivo nei confronti dell’ulcera. Somministrazioni orali di estratti titolati di Centella (60 mg) hanno evidenziato su 15 pazienti affetti da ulcera peptica e duodenale un miglioramento dei sintomi con cicatrizzazione del 73% delle ulcere

Ricerche istologiche su dermatiti acute in ratti indotte da radiazioni hanno evidenziato con estratti di Centella una riduzione delle reazioni acute antinfiammatorie. Somministrazioni di estratti acquosi (100 mg/Kg) in animali inducevano effetti radioprotettivi ipotizzando quindi un possibile impiego della Centella durante la radioterapia. Applicazioni topiche allo 0,2% di asiaticoside in ferite di ratti hanno incrementato i livelli di sostanze antiossidanti (SOD 35%, catalasi 67%, glutatione perossidasi 49%, vit.E 77% e vit.C 36%) nei tessuti di recente formazione con riduzione dei livelli di perossidazione lipidica. Assunzioni di estratti acquosi di Centella (200-300 mg/Kg per 14 giorni) hanno evidenziato nel cervello di ratti una significativa riduzione dei livelli di malondialdeide (indicatore dello stress ossidativo) e contemporaneo aumento dei livelli di glutatione, confermando quindi un possibile ruolo protettivo antiossidante.

Gli studi sin qui riportati documentanti l’attività sul trofismo vascolo-connetttivale, la sintesi del collagene, la riepitelizzazione, l’azione antinfiammatoria ed antiossidante, il rafforzamento del tono vascolare con riduzione della permeabilità capillare, l’azione antiedematosa giustificano l’utilizzo dei terpeni della Centella nel trattamento della cellulite.

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Altre attività

La Centella è tradizionalmente usata nella medicina cinese ed ayurvedica per le proprietà antiossidanti, antiepilettiche, antidepressive ed ansiolitiche, rafforzanti la memoria ed il SNC. Recenti studi su soggetti umani per valutare le reazioni nei confronti di sorgenti acustiche irritanti, hanno suggerito una possibile attività ansiolitica della Centella. Due studi hanno rispettivamente evidenziato come gli estratti acquosi della pianta intera (200 mg/Kg per 2 settimane) siano in grado di migliorare nei ratti la funzione cognitiva nella fase di apprendimento e nei processi legati alla memoria e di agire (100-300 mg/Kg) come adiuvanti i farmaci antiepilettici con azione preventiva la menomazione cognitiva.

Indicazioni d’uso

• Insufficienza venosa periferica (varici, emorroidi, edema ortostatico, crampi notturni agli arti inferiori, microangiopatie diabetiche).

• Cellulite. • Ferite ed ulcere, ritardi nella cicatrizzazione, ustioni, dermatosi, psoriasi ed alterazioni del

trofismo cutaneo.

Amamelide Per l'elevato contenuto in tannini la pianta di amelide viene impiegata anche come coadiuvante nel trattamento di diarree acute aspecifiche nei bambini in età scolare e negli adulti. Localmente viene impiegata nelle lievi lesioni cutanee, nelle infiammazioni dicute e mucose accessibili, in particolare nelle flogosi della regione orofaringea e nelle gengiviti, e in caso di congiuntivite, oltre che nella patologia venosa.

Nome comune: Amamelide Francese: Hamamélis de Virginie Inglese: Witch hazel Famiglia: Hamamelidaceae

Parte utilizzata: foglie e rametti

Costituenti principali:

Tannini 3-8%:

• miscela di gallotannini, catechine, proantocianidoli.

• flavonoidi.

• olio essenziale (foglia).

Corteccia:

• tannini almeno il 4% (65% di amamelitannino), saponine.

Attività principali: astringenti, antiflogistiche; emostatiche e vasocostrittrici.

Impiego terapeutico: flebiti, varici, emorroidi; dismenorrea e turbe della menopausa,infiammazioni locali cute e mucose (uso topico): gengiviti ecc.

La Amamelide viene utilizzata, sia internamente sia per via topica, nelle manifestazioni soggettive dell'insufficienza venosa e nella sintomatologia emorroidaria per la sua azione tonica-astringente, vasoregolatrice e vitamino P-simile.

Trova impiego anche nelle turbe dell'apparato utero-ovarico: dismenorrea e turbe della menopausa traggono beneficio, dato che attenua la congestione a livello pelvico.

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Dal punto di vista cosmetologico occorre distinguere fra estratto e acqua distillata: l'estratto, in cui si trova l'amamelitannino, manifesta azione astringente e schiarente;il distillato, ricco in olio essenziale, è un blando rinfrescante e disarrossante . Per potenziare la funzionalità astringente è utile associare piante quali Ratania, Tormentilla ecc. Mentre per aumentare quella schiarente, Ippocastano, Rusco, Calendola. UHamamelis virginiana L. manifesta un'azione trofica a livello cutaneo in quanto stimola la formazione dell'epitelio attivando la microcircolazione.

Per questo motivo rientra nella formulazione di preparati per la cura del viso e negli shampoo.

Curiosità:

• Arbusto originario della Virginia, venne introdotto in Europa nel 1736 da Collinson.

• Il nome popolare "nocciolo della strega" sembra sia dovuto al fatto che la pianta veniva utilizzata per la fabbricazione delle scope... Anche quelle delle streghe!

IPPOCASTANO

L’ippocastano (Aesculus hippocastanum) è un albero imponente, alto fino a 25 metri e dotato di una folta ed ampia chioma. Tipica specie ornamentale, molto utilizzata lungo viali e parchi pubblici, produce frutti avvolti da ricci spinosi, che racchiudono da uno a quattro semi lucenti. Molto simili alle castagne, da cui il nome Castagne d’India, i semi di ippocastano sono un tipico ricordo dell’infanzia trascorsa a giocare con i compagni nei giardinetti della scuola. Quando vengono ingerite allo stato fresco, le castagne d’India sono molto amare e pericolose per i loro saponosidi dall’effetto emolitico. Se dal punto di vista nutrizionale i semi di ippocastano rappresentano un prodotto di scarso interesse (si utilizzavano in passato come fonte di amido e materie grasse), sono invece ampiamente noti in ambito fitoterapico. Le castagne d'India sono infatti ricche di sostanze chimiche dotate di azione antinfiammatoria, antiedemigena e vasocostrittrice. Tra queste, ricordiamo l’escina, i tannini, i flavonoidi e le curarine. L’escina, in particolare, rappresenta il principio attivo più importante dell'ippocastano, tanto da rappresentare lo standard di riferimento per valutare la qualità della droga; anche i flavonoidi, che rappresentano un insieme di sostanze universalmente note per le loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive, contribuiscono alle proprietà terapeutiche dell’ippocastano. L’escina, inoltre, è in grado di ridurre l’attività dell’elastasi e della ialuronidasi, due enzimi che attaccano l’endotelio dei vasi e la matrice extracellulare, indebolendone la struttura. Riducendo l’attività di questi enzimi, i vasi riacquistano la normale resistenza e permeabilità (effetto andiedemigeno). Gli estratti di ippocastano, dunque, sono preziosi alleati dei nostri vasi e vengono per questo ampiamente utilizzati in ambito proctologico. Le indicazioni terapeutiche non si limitano tuttavia al trattamento delle malattie rettali (emorroidi esterne, ragadi e prurito anale), ma si estendono al trattamento di disturbi circolatori di varia natura. L’azione capillaro-protettiva e decongestionante viene utilizzata per dare sollievo a gambe pesanti, nelle condizioni di insufficienza venosa periferica e nelle sindromi flebitiche (questo perché l’aumento del tono delle vene si ripercuote positivamente sul ritorno venoso al cuore). Un minore ristagno di sangue in periferia significa gambe meno gonfie e pesanti e costituisce un ottima azione preventiva contro la cellulite. Tra una calza elastica ed un impacco di acqua fredda, gli estratti di ippocastano sono utilissimi anche in presenza di vene varicose. L’ippocastano, che come abbiamo visto rende “impermeabili” le vene, viene spesso utilizzato insieme ad altri estratti naturali che vantano proprietà fitoterapiche sinergiche. E’ il caso, ad esempio, dell’amamelide, del grano saraceno, del cardo mariano e della consolida. Da segnalare che molti di questi prodotti sono registrati come specialità medicinali e che l’ippocastano rientra nella composizione di molti cosmetici utilizzati per combattere gli inestetismi della cellulite. Dal momento che gli edemi alle gambe possono anche essere in stretta relazione con problemi cardiaci o renali, è buona regola consultare il medico prima di ricorrere a rimedi fai da te (anche se potenzialmente efficaci come nel caso dell’ippocastano).

I sintomi dell’insufficienza venosa cronica includono la comparsa di un senso di pesantezza, gonfiore e prurito alle gambe, spesso accompagnato a crampi notturni. I principi attivi con azione decongestionante presenti nell'ippocastano possono essere impiegati anche in campo cosmetico, ad esempio nella preparazione di creme viso. Gli estratti di ippocastano sono controindicati in soggetti con disturbi gastrointestinali. Sono proprio i

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disordini dell’attività digerente (costipazione, diarrea, vomito e nausea) a rappresentare gli effetti indesiderati più comuni, anche se rari, dell’ippocastano

BETULLA La foglia della pianta di Betulla possiede proprietà diaforetiche e diuretiche (saponine e soprattutto glucosidi flavonici). La diuresi che si ottiene è caratterizzata da un'aumentata escrezione di acqua e, sembra, non di sali, per questo motivo potrebbe essere impiegata negli edemi di origine cardio-renale.

Nome comune: Betulla Francese: Bouleau blanc Inglese: White birch Famiglia: Betulaceae

Parte utilizzata: foglia e corteccia; gemme

Costituenti principali:

• Foglia: flavonoidi (contenuto minimo: 1,5%): iperoside (2-3%), olio essenziale (1%): ossidi sesquiterpenici, tannini (leucoantocianidine), vitamina C (0,5% nelle foglie fresche), acido clorogenico e caffeico; resine, alcoli triterpenici (derivati del lupano: lupeolo, betulinolo, acido betulìnìco, e del dammarano), saponine

• Corteccia: triterpeni e loro saponine: 10-14% betulina (canfora di Betulla), tannini

Attività principali: diuretica e depurativa

Impiego terapeutico: litiasi renale, renella; disturbi reumatici, gotta; cellulite

Le foglie fresche di Betulla sono più attive e ciò fa supporre che l'olio essenziale rinforzi l'attività diuretica. È stata segnalata anche una notevole attività coleretica manifestata in modo particolare dalle gemme.

La foglia di Betulla si impiega nel reumatismo, nella gotta, nella litiasi renale (l'incremento della diuresi previene la formazione di renella) e come "lavaggio" nelle affezioni delle vie urinarie.

L'estratto fluido, acquoso e secco ottenuto dalle foglie avrebbe attività antibiotica. È stato dimostrato che gli estratti di Betula pubescens L. possiedono proprietà antibatteriche contro lo Stafilococcus aureus.

Ledere ne preconizzò l'impiego nel trattamento della cellulite, caso nel quale favorirebbe l'eliminazione dell'acido urico e del colesterolo, cui seguirebbe l'eliminazione e la scomparsa dei noduli fibroconnettivali.

Infusi di foglie di Betulla si usano, esternamente, contro la caduta di capelli mentre con la corteccia si preparano pediluvi utili contro il sudore profuso dei piedi.

La corteccia ed il legno di Betulla danno per distillazione secca un catrame che viene utilizzato nella cura delle affezioni cutanee.

L'olio essenziale ottenuto dal catrame di Betulla si usa in pomata (8%) contro il reumatismo e può essere impiegato in prodotti per il massaggio sportivo.

Il carbone, finemente polverizzato, possiede azione assorbente per cui trova indicazione nelle affezioni gastrointestinali accompagnate da meteorismo.

Da segnalare, in Gemmoterapia, la Linfa di Betulla (conosciuta anche come Betula verrucosa linfa) che contiene due eterosidi i quali liberano per via enzimatica salicilato di metile ad attività analgesica, antiinfiammatoria e diuretica.

Nel trattamento dell'iperuricemia può essere considerata, infatti, rimedio di prima scelta, in quanto la sua assunzione regolare per due-tre mesi ne permette la riduzione del 20-30%: si riesce così ad ottenere una diminuzione del rischio non solo vascolare, ma anche articolare, sempre presente nell'iperuricemia.

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Per l'aumentata attività diuretica che determina, può essere utilizzata infine nel trattamento della litiasi urinaria. Viene segnalato l'uso topico nell'afte e l'uso topico e generale nella calvizie precoce.

La grande indicazione della linfa di Betulla è comunque quella riguardante il trattamento della cellulite ove riduce nettamente l'impastamento e la componente algica oltre a contrastare, grazie all'aumento della diuresi, la ritenzione idrica quasi sempre presente. Per queste sue peculiarità e per l'attività ipocolesterolemizzante che la caratterizza, rientra negli schemi terapeutici del trattamento del sovrappeso.

La Linfa di Betulla viene raccolta seguendo una tecnica particolare: all'inizio del mese di marzo, durante la montata primaverile, si praticano nelle betulle adulte, che crescono in zone boschive, e di preferenza sulla parte del tronco esposta a sud, alcuni fori a circa un metro da terra, profondi da due a cinque centimetri, leggermente obliqui verso l'alto, nei quali si introduce un tubicino da cui la linfa defluisce nei recipienti posti a terra.

Un tronco di 50 cm di diametro fornisce in quattro giorni una media di 3-4 litri di linfa. La raccolta risulta più proficua quando le betulle sono di media grandezza, crescono in luoghi elevati e quando l'inverno è stato rigido.

Tossicità ed effetti secondari

La letteratura non segnala effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale.

L'estratto della monografia della Commissione E (1986) segnala di non utilizzare la pianta in presenza di edemi causati da insufficienza cardiaca e /o renale. Esiste una segnalazione che le foglie di Betulla possono causare dermatite da contatto.

Si consiglia vigilanza in caso di assunzione contemporanea di farmaci antiaggreganti piastrinici e anticoagulanti. Come per tutte le piante ad azione diuretica, prestare attenzione alla contemporanea assunzione di farmaci diuretici (possibile sommazione d'effetto).

GRAMIGNA

Erba infestante dei luoghi umidi, predilige i terreni argillosi. Diffusa dal piano fino alla montagna, è dotata di lunghi rizomi che emettono con estrema facilità fusti eretti ruvidi. In Europa crescono spontaneamente due tipi principali di gramigna: Agropyrum repens o gramigna vera con la spighetta doppia , appiattita e a zigzag e Cynodon dactylon o gramigna nostrana od officinale detta anche erba canina. Le spighette sono da tre a sette messe a ventaglio o come le dita di una mano. Entrambe le specie hanno le stesse proprietà medicinali. La fioritura avviene in estate. La pianta può superare il metro di altezza.

Le proprietà della gramigna erano note sin dalla antichità. Dioscoride la consigliava nelle difficoltà di minzione, Plinio nei calcoli urinari e come potente diuretico. La gramigna è da sempre conosciuta per le proprieta´ di infestante e per questo portata come termine negativo. In realtà è una pianta medicinale utile non soltanto agli uomini , ma anche agli animali. I cani e i gatti ingoiano le foglie per liberarsi lo stomaco, mentre cavalli ed asini ne traggono giovamento dal consumo

Tempo balsamico Il rizoma viene raccolto in primavera o in autunno e, dopo essere stato lavato, viene mondato dalle radichette, tagliato e fatto essiccare rapidamente.

Proprietà Diuretica, depurativa, antinfiammatoria, ipotensiva (questa proprietà è da collegare all'azione diuretica).

Principali componenti Olio essenziale, un polisaccaride mucillaginoso, saponine e polifenoli

Proprietà salutari e d’utilizzo Pianta che cela dietro un´umile aspetto insospettate qualità mediche che la fanno preziosa e stimata in

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campo di fitoterapia. Il decotto di gramigna svolge un´eccellente azione diuretica-ipotensiva, emolliente, depurativa del sangue ed essa si raccomanda in tutti i casi di malattie infiammatorie del fegato, della milza, delle vie urinarie, nella gotta, nell´artrite e nell´eczema.

Indicazioni Drenante in caso di artrosi, artrite, iperuricemia; drenante epato-biliare e renale nei trattamenti disintossicanti; coadiuvante nell'ipertensione e nelle infiammazioni delle vie urinarie; indicata in caso di edemi di natura cardiaca o renale.

Curiosità: E´ stato osservato che i bovini con calcoli nella cistifellea guariscono mangiando fogli e rizomi di gramigna durante la primavera ed estate.

LESPEDEZA La Lespedeza capitata agisce prevalentemente a livello dell'apparato renale. Sono i flavonoidi a determinare la netta azione depurativa ed antispasmodica della pianta. A questo proposito viene segnalato che i flavonoidi presenti nella pianta presentano una particolare struttura chimica: lo zucchero del glucoside è legato al flavone come glucosilderivato. Ciò fa sì che resistano molto di più all'idrolisi e possano esplicare un'azione diuretica per un tempo più lungo.

Nome comune: Lespedeza Francese: Lespedeza Inglese: Lespedeza

Famiglia: Fabaceae Parte utilizzata: foglie e rametti

Costituenti principali:

• flavonoidi 1% (lespecapitoside)

• tannini catechici e catecoli 10%

Attività principali: antiuremico, antiateromasico Impiego terapeutico: nefropatie.

La sua somministrazione determina diminuzione della resistenza vascolare e aumento del volume del filtrato glomerulare sia nei soggetti sani sia nei soggetti con insufficienza renale.

Nelle nefropatie favorisce quindi l'escrezione di urea e di cloruri, a condizione che la capacità di eliminazione non sia alterata. Alcuni autori tuttavia ne mettono in dubbio l'utilità terapeutica nelle nefropatie croniche.

Curiosità:

Michaux aveva scoperto in Florida una pianta nuova che aveva descritto e classificato dedicandola al governatore della Florida, Manuel de Céspedes, chiamandola Cespedeza. Fu per un errore di trascrizione che divenne Lespedeza: «E Lespedeza restò, perché quando un nome è dato non c'è più niente da fare: queste sono le regole della botanica».

ORTHOSIPHON La pianta di Orthosiphon o tè di Java viene impiegata in erboristeria per incrementare la diuresi nelle malattie di natura batterica ed infiammatoria a carico delle vie urinarie escretrici. È pertanto consigliata nel trattamento delle infiammazioni del tratto urinario e, come coadiuvante, nel trattamento delle infezioni urinarie.

Nome comune: Orthosiphon; Tè di Giova Francese: Thè de Java; Orthosiphon Inglese: Java tea

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Famiglia: Labiatae, Lamiaceae Parte utilizzata: foglie

Costituenti principali:

• 3% sali di potassio • diterpeni e triterpeni • 0,02-0,06% olio essenziale (carburi sesquiterpenicì) • 0,2% flavoni lipofili: sinensetina, eupatorina, scutellareina-tetrametiletere, salvigenina,

rhamnazina... • acido rosmarinico, acidi mono- e di-caffeil-tartarico (38% dei fenoli totali) e derivati

dell'acido litospermico (8%) • derivato benzopiranico (?), saponine (?)

Attività principali: diuretiche; colagoghe; ipocolesterolemizzanti

Impiego terapeutico: fosfaturia, nefrolitiasi, cistite; piccola insufficienza epatica; trattamento coadiuvante dell'ipertensione; ipercolesterolemia.

La foglia di Ortosiphon aumenta l'escrezione urinaria dei composti azotati (acido urico, urea) e dei cloruri, per cui viene impiegata nella renella, nella fosfaturia e nella nefrolitiasi.

La tisana (10 g di foglie essiccate infuse in mezzo litro di acqua) assunta giornalmente, ristabilisce la diuresi, facilita l'eliminazione delle scorie azotate, uratiche e fosfatiche, e nello stesso tempo placa il tenesmo e la cistalgia. Per l'azione diuretica il suo utilizzo rientra nel trattamento coadiuvante dell'ipertensione e nei regimi dimagranti.

Le foglie sono dotate di attività colagoga per cui, con la loro somministrazione, si ottiene un blando incremento della funzionalità epatica e biliare: sembra che sia stimolata, inoltre, la produzione del glicogeno da parte del fegato.

Decaux consigliava l' orthosiphon come diuretico epatorenale. Buoni risultati sono stati ottenuti con somministrazioni opportunamente prolungate nel tempo nelle malattie reumatiche ed artritiche sia per le proprietà lenitive e antiinfiammatorie, dovute alla componente terpenica e flavonoidica sia per le proprietà depurative (azione epatorenale).

Il tè di Grava risulta utile anche nel trattamento della gotta. L'aumentata escrezione di cloruri, urea e cataboliti va ad influenzare anche la dissoluzione più o meno completa dei depositi colesterinici, per cui può essere impiegato come coadiuvante nel trattamento dell'ipercolesterolemia. Il tè di Giava sarebbe dotato di proprietà ipoglicemizzanti e diminuirebbe il bisogno di insulina.

Curiosità

• Il nome malese della pianta, Koemis Koettjing (baffo di gatto), allude alla forma del fiore: il tubo della corolla lungo e stretto è oltrepassato da quattro stami molto lunghi.