Finlandia NORDEUROPA l’orgoglio dell’autonomia€™era la Finlandia, fino al secolo scorso. ....

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sarà no: Helsinki è senz’altro uscita dall’orbi- ta di Mosca. . È oggi una democrazia avan- zata, economicamente in crescita, con le don- ne in pole position e i bambini al centro del pro- getto politico. . di Alessandra Garusi 8 . east . europe and asia strategies numero 35 . aprile 2011 . 9 Finlandia : l’orgoglio dell’autonomia Uno Stato cuscinetto, fra Est e Ovest, fortemente influenzato dalla Russia sovietica. . Ecco che cos’era la Finlandia, fino al secolo scorso. . In questo numero, east se ne occupa proprio per capire se le cose stanno ancora così. . La risposta, al termine di questo reportage on the road, NORDEUROPA L a memoria del tempo che fu resta impressa in alme- no due luoghi della capitale finlandese: l’ambascia- ta russa al numero 1 di Tehtaankatu, e la Uspenski Cathedral (la cattedrale ortodossa, NDR), risalente al XIX secolo, che da un roccione rossastro domina l’ingresso al- la penisola di Katajanokka, nell’omonimo quartiere. L’ambasciata, invece, occupa un grande palazzo in un im- menso parco, nel prestigioso quartiere di Eira, dove si concentra la maggior parte delle ambasciate. Qui il prez- zo delle case è alle stelle. Altrettanto alte sono le quota- zioni a Katajanokka. E dunque? I muri restano in piedi, ma la pesante influenza russa sulla Finlandia è svanita. Un esempio: la Chiesa ortodossa oggi conta circa 60mila membri. Le diocesi sono tre: quella di Karelia, di Helsin- ki e di Oulu; le parrocchie ortodosse sono 24, più un mo- nastero e un convento. Ma i fedeli sono sempre meno, e assai poco osservanti. Numericamente, la comunità russa in Finlandia resta la prima in classifica: sono 27mila le persone che hanno passaporto rilasciato da Mosca, e sono circa 45mila co- loro che parlano russo come lingua madre. Sono arriva- ti qui nel corso di due grosse ondate migratorie: la prima, precedente alla Seconda guerra mondiale; e la seconda, dopo il disfacimento dell’Urss. Ma non si sono mai del tutto integrati. Anzi, vengono spesso definiti in termini denigratori dai media, come in Rete. Almeno in un caso la violenza contro membri della comunità russa in Fin- landia è finita in un omicidio; e le azioni di questo gene- re non sono state sanzionate con la dovuta fermezza dal- le autorità. Il terzo Rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (2007), in questo sen- so, parla chiaro: manca la volontà politica per affrontare il problema. Lo dice senza troppi giri di parole anche Irja Askola, la prima donna a essere eletta vescovo nella Chiesa evan- gelica luterana finlandese lo scorso 3 giugno: «C’è un mo- do sempre più aggressivo di parlare di chiunque sia di- verso dal proprio gruppo. Che sia per il colore della pel- le, la lingua, la religione, ecc. o semplicemente perché minoranza». Bersagli facili sono, in particolare, la comunità russa e quella somala. «Ancor oggi capita che i bambini russi vengano presi in giro dai loro coetanei a scuola con epi- teti senz’altro imparati a casa», continua la Askola. «Se le vecchie generazioni hanno delle ferite aperte, e il ri- cordo delle loro case abbandonate (per la parte della Ka- relia ceduta alla Russia, NDR), le nuove generazioni no: quindi non è più accettabile un simile comportamento». Tuttavia, è difficile tirare una riga e dire: il passato è passato. «La relazione con la Russia resta assai compli- cata», ammette Merja Ailus, ceo dell’Istituto pensionisti- co pubblico Keva. È una top manager di 42 anni, con due figlie adolescenti, un divorzio alle spalle e una respon- L La cattedrale luterana di Helsinki. A. Garusi

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sarà no: Helsinki è senz’altro uscita dall’orbi-

ta di Mosca. . È oggi una democrazia avan-

zata, economicamente in crescita, con le don-

ne in pole positioneibambini al centrodel pro-

getto politico. . di Alessandra Garusi

8 . east . europe and asia strategies numero 35 . aprile 2011 . 9

Finlandia:l’orgoglio dell’autonomiaUno Stato cuscinetto, fra Est e Ovest, fortemente influenzato dalla Russia sovietica. . Ecco che

cos’era la Finlandia, fino al secolo scorso. . In questo numero, east se ne occupa proprio per

capire se le cose stanno ancora così. . La risposta, al termine di questo reportage on the road,

NORDEUROPA

La memoria del tempo che fu resta impressa in alme-no due luoghi della capitale finlandese: l’ambascia-ta russa al numero 1 di Tehtaankatu, e la Uspenski

Cathedral (la cattedrale ortodossa, NDR), risalente al XIX

secolo, che da un roccione rossastro domina l’ingresso al-la penisola di Katajanokka, nell’omonimo quartiere.L’ambasciata, invece, occupa un grande palazzo in un im-menso parco, nel prestigioso quartiere di Eira, dove siconcentra la maggior parte delle ambasciate. Qui il prez-zo delle case è alle stelle. Altrettanto alte sono le quota-zioni a Katajanokka. E dunque? I muri restano in piedi,ma la pesante influenza russa sulla Finlandia è svanita.Un esempio: la Chiesa ortodossa oggi conta circa 60milamembri. Le diocesi sono tre: quella di Karelia, di Helsin-ki e di Oulu; le parrocchie ortodosse sono 24, più un mo-nastero e un convento. Ma i fedeli sono sempre meno, eassai poco osservanti.

Numericamente, la comunità russa in Finlandia restala prima in classifica: sono 27mila le persone che hannopassaporto rilasciato da Mosca, e sono circa 45mila co-loro che parlano russo come lingua madre. Sono arriva-ti qui nel corso di due grosse ondate migratorie: la prima,

precedente alla Seconda guerra mondiale; e la seconda,dopo il disfacimento dell’Urss. Ma non si sono mai deltutto integrati. Anzi, vengono spesso definiti in terminidenigratori dai media, come in Rete. Almeno in un casola violenza contro membri della comunità russa in Fin-landia è finita in un omicidio; e le azioni di questo gene-re non sono state sanzionate con la dovuta fermezza dal-le autorità. Il terzo Rapporto della Commissione europeacontro il razzismo e l’intolleranza (2007), in questo sen-so, parla chiaro: manca la volontà politica per affrontareil problema.

Lo dice senza troppi giri di parole anche Irja Askola, laprima donna a essere eletta vescovo nella Chiesa evan-gelica luterana finlandese lo scorso 3 giugno: «C’è un mo-do sempre più aggressivo di parlare di chiunque sia di-verso dal proprio gruppo. Che sia per il colore della pel-le, la lingua, la religione, ecc. o semplicemente perchéminoranza».

Bersagli facili sono, in particolare, la comunità russa equella somala. «Ancor oggi capita che i bambini russivengano presi in giro dai loro coetanei a scuola con epi-teti senz’altro imparati a casa», continua la Askola. «Sele vecchie generazioni hanno delle ferite aperte, e il ri-cordo delle loro case abbandonate (per la parte della Ka-relia ceduta alla Russia, NDR), le nuove generazioni no:quindi non è più accettabile un simile comportamento».

Tuttavia, è difficile tirare una riga e dire: il passato èpassato. «La relazione con la Russia resta assai compli-cata», ammette Merja Ailus, ceo dell’Istituto pensionisti-co pubblico Keva. È una top manager di 42 anni, con duefiglie adolescenti, un divorzio alle spalle e una respon-

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stri succedutisi in 70 governi (da che il Paese è indipen-dente), le donne sono sempre state un buon numero e an-che con incarichi di prestigio: negli ultimi anni, ad esem-pio, da Elizabeth Rehn, ministro della Difesa nel 1995, aTarja Kaarin Halonen, ministro degli Esteri e speaker delParlamento prima di salire alla presidenza della repub-blica, ad Anneli Jäätteenmäki, altra donna premier nel2003, seppure solo per 69 giorni (perse la poltrona a cau-sa di uno scandalo, NDR).

Da anni, nell’Eduskunta, il parlamento nazionale, ra-ramente la percentuale delle donne scende al di sotto del38%. Tuttavia non era mai accaduto che tre donne occu-passero contemporaneamente due vertici dello Stato euno della Chiesa anglicana, come si è verificato con lanomina a vescovo della Askola lo scorso giugno. Quan-do glielo faccio notare, la Askola scoppia in una risatafragorosa e dice: «Trovo che sia meraviglioso».

Si sa che più un Paese è politicamente stabile e demo-craticamente solido, più la sua crescita economica è rea-le e sana. Dunque non sorprende che Helsinki stia supe-rando la tempesta della crisi assai meglio di molti altriPaesi. Nessuno lo dice, forse solo per scaramanzia, ma il

peggio è passato. Un esempio: nella classifica internazio-nale della libertà di impresa, la Finlandia figura al dicias-settesimo posto, e all’ottavo fra i 43 Paesi della regioneeuropea. Ciò significa che ci vogliono soltanto 14 giorniper dare vita a un’impresa, contro una media mondialedi 35 giorni.

fronte di quei 14 giorni ci vogliono, però, cinqueanni per imparare il finlandese. Lo sanno bene iboat-people vietnamiti che arrivarono qui verso

la fine degli anni Settanta. Erano i primi in assoluto. Conloro la Finlandia cominciò lentissimamente ad aprirsi al-l’immigrazione. Oggi sono 140mila gli immigrati in que-sto Paese: ovvero un misero 2,7% della popolazione (5,3milioni). Ci sono estoni, somali, iracheni, iraniani, cine-si, persone provenienti dall’area balcanica, ecc. Ma, a dif-ferenza di Stoccolma, Helsinki a prima vista non appareun luogo così multietnico. È la società stessa a porre re-sistenza: numerosi sondaggi, condotti nel 2010, indica-no infatti che la maggioranza della popolazione non vuo-

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I finlandesi sono così: hanno la fama di volercela fare.Non mollano mai. «In genere, questo è un popolo di one-sti», spiega la manager. «Vivono in un Paese freddo, nelmezzo di niente. Sono pochi milioni, tutti si conoscono.Parlano una lingua difficile…». Di conseguenza, sonoabituati a resistere. Le donne, soprattutto. Resistere an-dando fuori a correre anche con meno trenta, quando cisi sente pungere la faccia da mille spilli. Resistere deci-dendo di fare un bagno nel mare ghiacciato (e poi unasauna caldissima), anche a 70 anni suonati. «Qui la vitaè troppo dura perché si possa anche solo immaginare unasocietà patriarcale, piramidale…», conclude la Ailus .«Serve una vera partnership».

utto iniziò ai tempi della Seconda guerra mon-diale, quando gli uomini erano al fronte e le don-ne dovettero prendere in mano le farm: «Nessu-

no avrebbe scommesso su di loro, o pochissimi. Fu inquella occasione che capirono di potersela cavare ancheda sole».

Ciò spiega come mai le donne siano in pole positionnella politica finlandese di oggi. Lo scorso 26 giugno Ma-ri Kiviniemi, del Partito di centro, 41 anni e due bambi-ni, figlia di contadini e laureata in Scienze politiche, èstata eletta primo ministro. Va ad affiancare Tarja Kaari-na Halonen, 67 anni, una figlia, ormai da dieci anni pre-sidente della repubblica.

E non si tratta di casi isolati: sono donne, infatti, 11 dei20 ministri del governo attuale. A Helsinki non si parlamolto, anzi non si parla affatto, delle cosiddette “quoterosa” che molto più a Sud occupano i programmi di tan-ti politici. Ma la presenza delle donne in politica, comenelle Università, nei media, ha radici assai profonde.

In Finlandia le donne poterono votare ed essere eletteper la prima volta nel 1906, quando questo era ancora ungranducato sotto l’ala protettrice dello zar di Russia. Nel-le prime elezioni parlamentari finlandesi, concesse nel1907, le donne erano già 19: una percentuale molto altaper l’epoca. Il 1926 segna la prima entrata di una donnanel governo, in qualità di ministro degli Affari sociali.

Da allora è sempre stato un crescendo: fra i 550 mini-

sabilità enorme: gestisce fondi pensione per 27 miliardidi euro, riguardanti circa un milione e 300mila cittadi-ni. «La generazione dei miei nonni ha combattuto laguerra di liberazione; molti sono morti; le ferite non han-no ancora smesso di sanguinare…», spiega. «Lasciare lapropria terra, i campi, le case, seppur con delle compen-sazioni, produce uno shock tremendo».

Merja è un’autentica selfmade woman. Il padre vivevanel Nord del Paese, in Lapponia e di professione produ-ceva formaggi. Era andato fino in Svizzera per imparar-ne le tecniche più elaborate. La madre Margit, oggi 73en-ne, continua a lavorare (malgrado sia in pensione da 20anni) nelle preparation class per i bambini provenientida altre nazioni che devono affrontare le elementari. Consoddisfazione, la Ailus dice: «Sono la prima donna a es-sere nominata presidente in questo istituto; quasi tutti imiei sottoposti sono uomini…». Ma aggiunge subito:«Non è poi così vero che le donne abbiano la strada spia-nata in Finlandia». Semplicemente, sono toste. E in unPaese in cui vigono ancora l’etica e il diritto, ogni cosa infondo è possibile.

Lei ha studiato Legge all’università di Helsinki. Ha la-vorato in Finlandia, Germania e Norvegia; si è fermatatre anni dopo la nascita delle figlie, Lumia (11) e Aurora(12). Agli amici che le dicevano: «Ma sei matta… Non cela farai mai a ripartire», lei ribatteva: «Sono i soli figli chefaccio in questa vita: voglio crescerli!». Tornare in cam-po è stata durissima. Ma, alla fine, ha vinto.

La presidentessa finlandese Tarja Halonen

parla di fronte alla neoeletta premier Mari Kiviniemi,

nel corso di una visita di cortesia

al palazzo presidenziale lo scorso giugno.

La cattedrale ortodossa di Helsinki sotto la neve.

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La maggior parte dei tram ha an-che un ingresso a livello stradale,in modo da facilitarne l’accesso abordo. Altro esempio: le farmacie,le banche, qualsiasi esercizio pub-blico ha una children’s area congiochi, matite colorate, fogli. Per-sino in una galleria dello shoppingsulla centralissima Alexanderin-katu c’è un angolino così. E ognicosa è a disposizione di tutti.Niente sparisce.

Lo stesso vale per le abitazioni:«Ciascun gruppo di case, di solito,ha un cortile. E nel cortile c’è unasabbiera, con palette, secchielli,un po’ di spazio attorno per potercorrere con il monopattino o loskateboard. C’è un deposito di gio-chi, dal quale qualunque bambinopuò pescare.

È un luogo di vitale importanzaper mamme e papà con bambini

anche piccolissimi: attorno alla sabbiera si chiedono e sidanno consigli; è un luogo di grande supporto». Chi par-la è Jaana Enoranta, 44 anni, consulente immobiliare,una figlia adolescente, Jasmin, e un divorzio alle spalle.

aana è stata sposata a un cipriota e ha vissuto suquell’isola del Mediterraneo per 16 anni. L’annoscorso ha deciso di tornare in Finlandia perché

la figlia gliel’ha chiesto: il sistema scolastico è uno deimigliori in Europa. A proposito di Helsinki, dice: «È unacittà piena di parchi: sono disseminati in ogni quartiere,ciascuno con i propri cassoni di legno portagiochi (chiu-si col lucchetto, ma di cui gli abitanti del quartiere pos-sono duplicarsi la chiave dal ferramenta, NDR).

D’estate, in questi parchi, viene addirittura preparatoil pranzo per i bambini presenti, per non parlare dellaproiezione di film e delle tante attività organizzate ancheper le famiglie».

Per chi ha figli adolescenti Helsinki è una città sicura,

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le nuovi arrivi. Merja Ailus è invece fra coloro che la pen-sano diversamente: «L’apertura deve proseguire, altri-menti non potrà esserci futuro per nessuno», dice.

Dal suo ufficio, al quarto piano di un grande palazzoin Unioninkatu 43, questa giovane top manager ha unavista spettacolare sulla città: da qui si vedono il parla-mento, il National Museum, la Music House, il museoKiasma. Altri perderebbero la testa… Eppure, ciò che tra-spare dalle sue parole è soprattutto un grande senso diresponsabilità: «Il potere in sé non è interessante…», di-ce senza mezzi termini. «Ma quando sei in una certa po-sizione, la puoi usare al meglio per creare una società mi-gliore». La Finlandia ha fatto una scelta precisa, del tut-to controcorrente rispetto a molti altri Paesi, soprattuttodel Sud Europa: ha posto i bambini – ovvero, i propri fu-turi cittadini – al centro del progetto politico.

Chiunque abbia un passeggino, una carrozzina, o ac-compagni dei bambini (fino ai 6 anni compresi), viaggiagratis su tutti i mezzi pubblici.

che si può attraversare a qualsiasi ora del giorno o dellanotte senza temere di essere derubati o, peggio, picchia-ti. I ladri non esistono. Helsinki non è Londra, insomma.Tuttavia, c’è forse un pericolo ancora maggiore in aggua-to: l’alcol. Qui non bevono solo le casalinghe disperate,o gli emarginati. Comprano e consumano birra e superal-colici persone appartenenti alle categorie più disparate:dai teenager agli uomini d’affari. Il risultato è un’ecatom-be: nel 2006 è diventata la prima causa di morte per gliuomini e quasi la seconda per le donne. Fra i 15 e i 64 an-ni l’alcool uccide più del cancro e delle malattie cardio-vascolari.

D’altro canto, è noto che il proibizionismo non ha maifunzionato e, in fondo, non fa che rendere ciò che vienevietato ancor più desiderabile. Inizialmente birra, vino esuperalcolici erano tassati dallo Stato come in qualsiasialtro Paese europeo. Il primo marzo 2004, tuttavia, lo Sta-to finlandese ha deciso di abolire queste tasse per tenta-re di abbassare i prezzi e almeno di diminuire la quanti-tà di alcolici acquistati all’estero, soprattutto in Russiaed Estonia. Ma, a quel punto, che cosa hanno fatto i fin-landesi? Hanno iniziato a bere ancor di più. Ora si parladi ritassare gli alcolici. Che decidano o meno di farlo èdel tutto ininfluente. I finlandesi sembrano infischiarse-ne dei prezzi: alti o bassi che siano, bevono comunque.

«L’alcolismo è un problema che si eredita. È connessoalla povertà sociale», conclude la Ailus. Questo fenome-no è stato analizzato in ogni suo risvolto da sociologi, po-litici, psicologi, storici, ecc.; eppure, è sconvolgente ve-dere la domenica pomeriggio i ragazzi scendere dai tra-ghetti provenienti dall’Estonia con trolley carichi di lat-tine di birra. Altrettanto lo è vedere, su quegli stessi tra-ghetti, padri cinquantenni con famiglia e figli adolescen-ti a seguito, reggersi a malapena sulle proprie gambe. So-no i cosiddetti “bevitori del weekend”, coloro che “bevo-no con due mani”. Difficile che possano uscire dal giro.

uttavia, fra gli adolescenti, c’è qualcuno che ri-schia più di altri di farsi inghiottire dalla spiraleautodistruttiva dell’alcol: sono coloro che hanno

avuto padri e madri dall’educazione forse ineccepibile,ma incapaci di esternare le proprie emozioni. I figli, cre-scendo, copiano – consapevolmente o meno – quel mo-dello e si ritrovano con una corazza cucita addosso.

Nel tentativo estremo di romperla e finalmente respi-rare, essere se stessi, a volte pensano di avere una sola

chance: quella di ubriacarsi. Jasmin, nata 16 anni fa a Ci-pro, forse questo rischio non lo corre. Su quell’isola havisto gli adulti bere un bicchiere di vino rosso, a tavola,senza tabù.

Come ha imparato anche, a differenza della maggioran-za dei suoi coetanei finlandesi, che i vecchi hanno mol-to da insegnare. .

Il primo ministro finlandese

Mari Kiviniemi

nel corso di un’intervista

al meeting del World Economic Forum di Davos.

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Bambini finlandesi

al parco, con la slitta.

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