FINANZA GLOBALE E SVILUPPO LOCALE - CILA Nazionale€¦ · tare il caso del debito privato cine-se...

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FINANZA GLOBALE E SVILUPPO LOCALE Dietro ai movimenti dei moltiplicatori della finanza c’è un mondo dell’economia che in tutto il pianeta segna una crescita debole. Pagina 3 maggio, giugno, luglio 2016 Anno III - n. 5,6,7 www.cilanazionale.org Pagina 2 EDITORIALE ANALISI Circuito finanziario, grandi banche e dinamica economica Pagina 4

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FINANZA GLOBALE E SVILUPPO LOCALEDietro ai movimenti dei moltiplicatori della finanza c’è un mondo dell’economia che in

tutto il pianeta segna una crescita debole.Pagina 3

maggio, giugno, luglio 2016 Anno III - n. 5,6,7 www.cilanazionale.org

Pagina 2EDITORIALE ANALISI

Circuito finanziario, grandi banche e dinamica economica Pagina 4

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INDICEEDITORIALEdel Presidente della CILA

Antonino Gasparo

CATANIA – Saracinesche chiuse e mai più rialzate. Botteghe

e attività artigianali che scompaiono ogni giorno, schiaccia-

te da una crisi senza precedenti che pesa come un macigno

sull’economia siciliana e non solo.

I dati dei primi tre mesi del 2016 parlano chiaro: oltre 750

imprese artigiane hanno chiuso battenti con 1.071 iscrizioni

all’albo degli artigiani e 1.848 cancellazioni.

“Tutto questo è il frutto di una mancanza di responsabilità po-

litica per la quale le istituzioni dovrebbero essere messe sotto

accusa e pagarne le conseguenze – commenta Antonino Ga-

sparo, presidente di Uils e CILA Nazionale -. Sono ingenti i

danni provocati all’economia artigiana, settore di estrema im-

portanza, peraltro protetto dalla Costituzione”.

“Anziché valorizzare e proteggere un’eccellenza di estremo

valore – incalza Gasparo -, la si sta soffocando fino allo sfini-

mento con tassazioni insostenibili, con il rifiuto delle banche

di dar credito alle attività, con la mancanza di sensibilità su un

settore che da sempre è sinonimo di qualità, perizia ma anche

di impegno e sacrificio”.

Secondo i dati di Confartigianato Imprese Sicilia sono 8,6 le

imprese artigiane che ogni giorno escono dal mercato, inter-

rompendo attività anche dalla tradizione centenaria.

La classifica delle “soffocate” vede in testa la provincia di

Enna con un -0,59%, seguita da Caltanissetta con -0,50% e

Catania con -0,23% (con la chiusura di 235 imprese, 1.640

iscrizioni e 1.875 cancellazioni).

Seguono Agrigento (-0,14%) Messina e Siracusa (-0,10% e

-0,07%).

Sembra respirare, invece, la provincia di Palermo +0,12% e un

saldo positivo di 115 imprese.

Fonte: newsicilia.it

PAGINA FISCALE

AGEVOLAZIONI E INCENTIVI

Editoriale del presidente

Finanza globale e sviluppo locale

Circuito finanziario, grandi banche e dinamica economica

Il MEF precisa che gli immobili dellecasse edili sono esenti da IMU e TASI

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ARTIGIANATO & PMIFondo di Solidarietà Bilaterale Alternati-vo per l’artigianato

Dialogo facilitato Fisco-Imprese: l’iter dell’interpello abbreviato

Mancati versamenti INPS fino a 10 mila euro: depenalizzazioni

Fatturazione elettronica: la nuova sfida dell’Agenzia delle entrate

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Calabria, bando per l’acquisto di servizi per l’innovazione tecnologica e produt-tiva

Sardegna, online il bando “Terra ai gio-vani”

Premio nazionale “Donna e Lavoro Startup”

Concorso per idee “Welfare, che impre-sa!”

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AGRICOLTURAPsr 2014-2020 per il rilancio dell’agricol-tura nel Lazio

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La sfida è collegare le “leve comunque importanti della finanzaad occasioni reali e sostenibili di investimento”

Dietro ai movimenti dei moltiplicatori della finanza c’è un mondo dell’economia che intutto il pianeta segna una crescita debole.

Finanza globale e sviluppo locale

Nel linguaggio della finanza la chiamano “trade compression”. Si tratta di una tecnica di sfoltimento dei contratti in eccesso che nel cor-so del 2015 ha contribuito in ma-niera determinante a ridurre da 628 a 493 trilioni di dollari la consisten-za nozionale dei derivati a livello Mondo. Per avere un’intuizione di cosa si tratti, quando la banca A ha un credito per 10 verso la banca B che, a sua volta, ha un credito di 5 verso A, il “compressore” fa sì che sul mercato rimanga in essere solo un credito netto di 5. A mettere in moto il compressore dei derivati sono sia i tassi a zero sia le nuo-ve regole di Basilea III. Le nuove regole, che cercano di limitare il “leverage”, chiedono di mettere da parte più patrimonio a fronte delle attività rischiose. I tassi a zero, che svuotano i tradizionali bacini della redditività, impongono agli inter-mediari di risparmiare sugli oneri patrimoniali connessi ai derivati. L’effetto della “trade compression” e di altri fattori ha prodotto un calo dei derivati pari a due volte il PIL del Mondo. Non è poco. Con i de-rivati in calo e la somma di cre-dito, bond e azioni che è rimasta sostanzialmente ferma, nel 2015 il “moltiplicatore” della finanza ri-spetto al prodotto mondiale è dimi-nuito di una unità in un anno. Per un dollaro di PIL oggi nel Mondo ci sono undici dollari di finanza. Erano quattordici nel 2009, al cul-mine della traiettoria ascendente interrotta dalla crisi dei sub-prime e dal crollo di Lehman. Togliendo

i derivati, il moltiplicatore della finanza “primaria” si mantiene co-stante. Per un dollaro di prodotto ci sono oggi nel Mondo quattro dolla-ri di credito, obbligazioni e azioni, tanti quanti ce ne erano nel 2007. Nel mondo della lunga crisi e ora dei tassi a zero i moltiplicatori glo-bali della finanza non aumentano. Dentro e dietro la finanza sono però molte le cose che stanno cam-biando e di cui sarebbe bene tene-re conto. Dentro i numeri globali della finanza ci sono moltiplicatori che stanno dilatandosi ed altri che invece rimangono relativamente sotto controllo. In Europa continu-iamo a focalizzare l’attenzione sui “ratios” tra debitopubblico e PIL. Ma l’aumento di trenta punti realizzato tra il 2007 e il 2015 dal rapporto tra debito pub-blico e PIL in Italia non è poi così grande se paragonato all’incre-mento di quaranta punti registrato nello stesso periodo dall’analogo “ratio” degli Stati Uniti. Senza ci-tare il caso del debito privato cine-se che tra il 2007 e il 2015 è au-mentato dal 120 al 210 per cento del prodotto interno lordo cinese. Fuor di percentuali, a fine 2015 il debito privato cinese ammontava a 22mila miliardi di dollari, quasi dieci volte l’ammontare in dollari del debito pubblico italiano. Die-tro ai movimenti dei moltiplicatori della finanza c’è un mondo dell’e-conomia che in tutto il pianeta se-gna una crescita debole. In que-sto contesto la sfida è collegare le “leve” comunque importanti della

finanza ad occasioni reali e soste-nibili di investimento. Investimenti produttivi di lavoro e di redditi, che rompano la trappola della liquidità e il circolo vizioso dell’incertezza e dell’attendismo. Dare alla finan-za occasioni reali di investimento è anche un modo per evitare il ripe-tersi di pericolose bolle della finan-za per la finanza. Le differenze di andamento di alcuni moltiplicatori ci segnalano che, fuori dall’Euro-pa, qualcuno sta seguendo la rotta di una finanza più vicina alla cresci-ta. Nel Vecchio Continente lo stato di avanzamento del Piano Juncker segna 107 miliardi di investimen-ti attivati negli ultimi undici mesi. Centosette miliardi sui 14.635 mi-liardi di euro del PIL 2015 della UE28 sono appena il sette per mille del prodotto annuale dell’Unione. Si può fare di più. Anche perché, dei ventotto componenti l’Unione, sono ancora ventuno i paesi dove il volume degli investimenti produt-tivi rimane inferiore ai valori ante-crisi del 2007. Non basta il “com-pressore” dei derivati a riportare avanti le lancette dello sviluppo e a riannodare il legame tra finanza ed economia. I tassi d’interesse bassi aiutano a rivalutare gli investimen-ti rispetto alle rendite, il futuro ri-spetto al presente. Si tratta di que-stioni troppo importanti per essere lasciate ai tecnici e agli economisti. Sta all’Europa e agli europei batte-re un colpo, specie dopo l’esito del referendum sul Brexit.

Massimo Filippo Marciano3

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Circuito finanziario,grandi banche e dinamica economica

Nonostante gli straordinari inter-venti di politica monetaria attuati nei principali paesi, la dinamica economica mondiale si conferma insoddisfacente. Secondo il Fondo Monetario Internazionale la cresci-ta conseguita nel 2015 è risultata a livello globale pari ad appena il 3,1%, un valore inferiore a quello già non brillante del precedente triennio (+3,4%). La correzione ipotizzata per il biennio 2016-17 è complessivamente limitata (+3,3-3,4%). Se ci si concentra sui soli paesi industrializzati lo scenario si presenta ancora più modesto (+1,6% l’anno nell’ultimo quin-quennio); decisamente negativo il consuntivo della sola eurozona (+0,6% nell’ultimo quinquennio con la prospettiva di +1,5% circa nell’attuale biennio). Le possibili cause di questo non soddisfacente andamento sono molteplici. Una di quelle più frequentemente con-siderata fa riferimento al funzio-namento del circuito finanziario, e in particolare alle difficoltà delle banche di significativa dimensio-ne. Da parte loro, le grandi banche evidenziano sempre più un proble-ma di redditività, una debolezza (attuale e prospettica) che i mercati azionari sottolineano quotidiana-mente. Una recente elaborazione1 dell’EBA (European Banking Au-thority) ha messo in evidenza che in media le maggiori 154 banche europee hanno ottenuto nel 2015 un rendimento medio del capitale del 4,7%, rendimento che sale a poco meno del 6% per le banche di maggiore dimensione e scende intorno al 2% per quelle di minore dimensione. Pur in una fase stori-ca caratterizzata da rendimenti fi-nanziari particolarmente modesti,

si tratta di un consuntivo decisa-mente poco brillante. Si deve poi aggiungere che i dati evidenziano una chiara tendenza declinante (a inizio 2015 il ROE annuo medio del campione era superiore di circa due punti percentuali, con le ban-che maggiori non lontane dall’8%). Indicazioni non troppo diverse si ritrovano anche al di fuori dell’am-bito europeo. Solo i gruppi bancari cinesi sembrano estranei a queste preoccupazioni (secondo le stati-stiche ufficiali, negli ultimi anni hanno stabilmente evidenziato ri-sultati al di sopra del 15%). Esi-ste certamente una interazione tra insoddisfacente condizione delle banche e debole congiuntura eco-nomica, un circuito causa-effetto che sembrerebbe agire in entrambe le direzioni. Inoltre, sia nell’ambi-to macroeconomico che in quello bancario esistono nodi strutturali il cui superamento si sta dimostrando più difficile di quanto inizialmente pronosticato. Due altri importanti

punti fermi possono considerarsi acquisiti. In primo luogo, le diffi-coltà tanto di carattere economico quanto di natura bancaria sono di respiro globale ma la loro intensità risulta ampiamente maggiore nel caso europeo. In secondo luogo, nell’ambito bancario, esiste una specifica problematica che riguar-da le banche di maggiori dimensio-ne, un aspetto cui non è evidente-mente estranea l’ampia riscrittura della regolamentazione internazio-nale avvenuta dopo lo scoppio del-la crisi del 2008- 09.I problemi di oggi sono il riflesso di quanto avvenuto negli ultimi 15 anni, un periodo che ll’eurozona corrisponde all’avvio della moneta unica. Tra il 2000 e inizio 2008 il sistema bancario dell’eurozona ha quasi raddoppiato la sua dimensio-ne, portando il totale delle attività da €15,6 a €29,5 trilioni. La cresci-ta è stata significativa in tutti i paesi dell’area, più modesta in Germania (+33%) e viceversa su livelli stra-

Analisi

Esiste certamente una interazione tra insoddisfacente condizionedelle banche e debole congiuntura economica

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ordinari in Irlanda (+465%) e Spa-gna (+192%), due paesi per i quali è stato poi necessario un rilevante intervento europeo di salvataggio. Negli anni successivi allo scop-pio crisi internazionale la crescita del sistema bancario dell’eurozo-na è proseguita ulteriormente fino a toccare il massimo a metà 2012 quando si è arrivati a sfiorare i €35 trilioni. Da allora si è registrata una contenuta contrazione (€31 trilioni a marzo 2016) che ha riportato la dimensione del circuito bancario europeo in prossimità dei livel-li raggiunti alla vigilia della crisi finanziaria, quindi senza un rias-sorbimento dell’intensa crescita verificatasi nella fase iniziale della moneta unica. Gli anni dell’avvio dell’euro sono anche quelli dell’eu-foria finanziaria a livello globale. Se si guarda al sistema statunitense si ritrova un’evoluzione in parte si-mile a quella dell’eurozona. Negli anni prima dello scoppio della crisi (2000-07) il totale attivo delle ban-che statunitensi registra una cresci-ta di intensità considerevole (+90% circa), sostanzialmente analoga a quanto prima evidenziato per ban-che dell’eurozona. Anche nel caso statunitense lo scoppio della crisi

finanziaria non ha provocato alcun fenomeno di ridimensionamento; anzi, il processo di crescita è pro-seguito ulteriormente, seppure ad un ritmo contenuto (+22% nell’in-sieme degli ultimi 8 anni).All’inizio del 2000 l’attivo del si-stema bancario americano era pari al 70% del Pil del Paese, apporto salito al 92% nel 2008 e ridimen-sionatosi di circa 4 punti percen-tuali alla più recente rilevazione. Ben altra l’evoluzione nel caso europeo: nel 2000 il totale attivo delle banche ell’eurozona era pari a circa 2,3 volte il Pil dell’area, rapporto salito oltre quota 3,4 nel 2012. Per effetto del successivo ri-dimensionamento, ad inizio 2016 il totale delle attività bancarie è sce-so a circa tre volte il Pil dell’euro-zona. Tra il caso europeo e quello statunitense c’è una evidente dif-ferenza di scala, che permane an-che quando depurata dall’effetto di alcuni specifici fattori. In questo processo di crescita del circuito fi-nanziario le grandi banche sembra-no aver giocato un ruolo decisivo, in Europa in misura più importante che non negli Stati Uniti. É’ stato calcolato che se nel periodo 1996-2012 la crescita dei primi 20 gruppi

bancari europei fosse stata analoga a quella del Pil nominale, il rappor-to attività bancarie/Pil risulterebbe diminuito di quasi 140 punti per-centuali. Nel caso degli Stati Uniti un esercizio analogo produce una correzione altrettanto importante, ma decisamente inferiore (poco più di 60 punti percentuali). Perché il circuito bancario europeo è così ampio, perché è cresciuto in misu-ra tanto intensa negli ultimi 15-20 anni, perché è cosi elevato il peso delle banche al vertice del sistema? Queste domande in parte si sovrap-pongono e la risposta è composta di più segmenti. Il primo fattore da considerare è il carattere forte-mente banco centrico della realtà europea, circostanza che ha limi-tato molto lo spazio di crescita del circuito extrabancario. Negli ulti-mi anni questo dato ha cominciato a subire qualche prima correzione: il contributo dei corporate bond al finanziamento esterno delle impre-se dell’eurozona pari all’11,2% a inizio 2008 è salito al 12,9% a fine 2011, e al 17,5% a dicembre 2015. Una seconda argomentazione fa ri-ferimento alla più ampia diffusio-ne in Europa del modello di banca universale, quello che all’interno dello stesso perimetro di gruppo consente di affiancare all’attività creditizia tradizionale altre attività (dall’investment banking, all’atti-vità assicurativa, etc). Il processo di liberalizzazione che ha favorito la diffusione della banca universa-le si è dispiegato in parallelo (anni ’90) in Europa e negli Stati Uniti ma le ricadute sono state più ampie nel Vecchio Continente. Un ulte-riore elemento utile a comprende-re il fenomeno fa riferimento alla maggior timidezza del processo di selezione. Nel corso della sua lunga storia la statunitense FDIC (Federal Deposit Insurance Cor-poration) ha cancellato alcune mi-gliaia di banche (491 dal 2009 ad oggi), quasi sempre istituti minori

Analisi

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Analisi

ma non raramente anche di rilevan-te dimensione (al momento della sua chiusura nel settembre 2008 la Washington Mutual Bank superava i $300 mld). Orientativamente ne-gli Stati Uniti solo una chiusura su sette si risolve nell’incorporazio-ne in un’altra banca, opzione che invece in Europa risulta preferita nella quasi totalità dei casi. Que-sto orientamento europeo ha subito una (limitata) correzione dopo lo scoppio della crisi finanziaria: dal 2008 in poi sono state inoltrate a Bruxelles oltre 400 richieste di au-torizzazione per sostenere banche in difficoltà con fondi pubblici, ri-chieste il cui accoglimento è condi-zionato all’approvazione di severi piani di ristrutturazione/ridimen-sionamento (si trovavano in questa condizione 37 dei 123 gruppi che hanno partecipato alla Asset Quali-ty Review guidata dalla Bce a fine 2014). La crescita dimensionale ha comportato una ricomposizione del portafoglio di attività, ma di inten-sità complessivamente contenuta. In particolare, a livello di eurozo-na la quota nell’attivo dei prestiti a famiglie e imprese diminuisce

di circa 3 punti percentuali degli US GAAP (Generally Accepted Accounting Principles in the Uni-ted States) possono essere esposti su base netta (ossia compensando quelli verso una medesima contro-parte), un’opzione largamente uti-lizzata dalle istituzioni finanziarie; nel caso degli IFRS (International Financial Reporting Standards) questa opzione non è prevista. Tra inizio 2000 e metà 2012 (momento di massima espansione del circuito bancario europeo) per risalire poi di 2 punti percentuali nel periodo più recente. Espressa in valore, ad una crescita di €5,6 trilioni nel primo sotto-periodo fa seguito una contrazione di circa €400 mld nel secondo. Questi dati sintetizzano l’evoluzione a livello di area, con differenze tra paese e paese par-ticolarmente forti. Limitandoci a considerare i paesi di maggiore di-mensione, si registrano mutamenti limitati nel casodella Germania (meno di un deci-mo il suo contributo all’evoluzio-ne dell’aggregato nell’arco dei 16 anni) e viceversa molto pronuncia-ti nel caso della Spagna (i prestiti

a famiglie e imprese crescono da circa €500 a quasi 1.800 mld tra il 2000 e il 2008, per poi contrarsi di quasi €500 mld nei successivi otto anni); da parte loro, Francia e Italia, dopo una crescita molto intensa dal 2000 a metà 2012 (indicativamente €1.200 e €1.000 mld), registrano successivamente una variazione limitata (ulteriore crescita di €93 mld nel primo caso, contrazione di €63 mld nel secondo).Ogni considerazione sull’evoluzio-ne del circuito europeo negli ulti-mi due decenni non può comun-que prescindere dai mutamenti di scenario imposti dall’avvio della moneta unica che ha tendenzial-mente orientato i governi verso un nazionalismo bancario espressosi con frequenza nell’incoraggiamen-to alla costruzione dei cosiddetti “campioni nazionali”, vale a dire gruppi da un lato in grado di muo-versi con autorità in un mercato divenuto di dimensioni continen-tali, dall’altro lato sufficientemente grandi da rendere improbabili ope-razioni ostili da parte di altri ope-ratori.

Massimo Filippo Marciano

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Pagina Fiscale

Il MEF precisa che gli immobili delle casse edili sono esenti da IMU e TASI

Con Risoluzione n. 8 del 1° ot-tobre 2015, il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Econo-mia e delle Finanze ha chiarito che gli immobili utilizzati dalle casse edili, destinati allo svolgimento di attività assistenziali e previdenzia-li e, quindi, utilizzati per fini isti-tuzionali, sono esenti da IMU e TASI.E’ quanto emerge da una risposta ad un quesito avente ad oggetto chia-rimenti in merito all’applicazione dell’esenzione prevista dall’art. 7, comma 1, lett. i), del D.Lgs. 30 di-cembre 1992, n. 504 agli immobili utilizzati dalle casse edili.A tal proposito, il Ministero dell’E-conomia e delle Finanze ha stabili-to che gli immobili posseduti dalle casse edili quali enti non commer-ciali ed utilizzati per lo svolgimen-to dell’attività previdenziale rien-trano nella disciplina di cui alla indicata lettera i) che regola l’esen-zione dall’IMU e dalla TASI.E’ evidente che le Casse edili non avendo come oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciale, le stesse rientrano senza dubbio tra gli enti non com-merciali (1).E’ questa la soluzione fornita dal Dipartimento delle Finanze il qua-le ha stabilito che le casse edili posseggono i requisiti di carattere soggettivo, oggettivo, generali e di settore, richiesti dalla legge per be-neficiare dell’agevolazione fiscale.Le casse edili, infatti, possono usufruire dell’esenzione in quanto posseggono contemporaneamente:• requisiti di carattere soggettivo e oggettivo, di cui alla lett. i), com-ma 1, art. 7 D.Lgs. n. 504/1992. Il requisito soggettivo richiesto per godere dell’esenzione dall’IMU e dalla TASI è che le Casse edili ri-entrino tra gli enti non commercia-

li. Dal momento che le Casse edili non hanno come oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciale, le stesse rientrano tra gli enti non commerciali. Il re-quisito oggettivo richiesto per po-ter beneficiare dell’esenzione in esame è che gli immobili posseduti ed utilizzati dagli enti non com-merciali devono essere destinati esclusivamente allo svolgimento di attività non commerciali e/o atti-vità assistenziali.• requisiti generali e di settore, di cui agli artt. 3 e 4 del Regolamento 19 novembre 2012, n. 200, i quali stabiliscono i parametri per qualifi-care le attività di cui alla più volte menzionata lett. i) come svolte con modalità non commerciali.Nel documento di prassi del MEF vi si legge che per quanto riguar-da il possesso del requisito di ca-rattere soggettivo, l’esenzione ri-guarda esclusivamente i soggetti di cui all’articolo 73, comma 1, lett. c), del TUIR, ovvero “enti pubblici e privati diversi dalle so-cietà che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciale residen-ti nel territorio dello Stato”. Tale esenzione vale anche per le Casse Edili, definite dall’articolo 37 del Contratto collettivo nazionale di settore come organismi di origine contrattuale e sindacale a carattere paritetico (gestiti unitariamente dai rappresentanti dei sindacati dei la-voratori e da rappresentanti dei da-tori di lavoro del settore edilizio), cui è demandato dall’ordinamento il perseguimento di specifiche fina-lità assistenziali e previdenziali a favore degli iscritti.Ne consegue dalla definizione sud-detta che le casse edili non avendo come oggetto esclusivo o principa-le l’esercizio di attività commer-

ciale rientrano a pieno titolo tra gli enti non commerciali di cui all’art. 73, comma 1, lett. C) del d.p.r. n. 917/1986.Esaminando il requisito oggettivo l’art. 7, comma 1, lett. i) stabilisce che, per poter beneficiare dell’e-senzione in parola, gli immobili posseduti ed utilizzati dagli enti non commerciali devono esse-re “destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali di attività assistenzia-li, previdenziali, sanitarie, di ricer-ca scientifica, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, non-ché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a), della legge 20 mag-gio 1985, n.222”.Anche tale requisito sussiste nel caso delle casse edili, la cui atti-vità può qualificarsi come attività previdenziale, definita dal D.M. n. 200/2012 quale “attività stretta-mente funzionale e inerente all’e-rogazione di prestazioni previden-ziali e assistenziali obbligatorie”.Passando, per concludere, all’ana-lisi dei requisiti generali e di set-tore, il Dipartimento delle Finanze ha chiarito che l’art. 3 del D.M. n. 200 del 2012 stabilisce che le atti-vità di cui all’art. 7, comma 1, let-tera i) D.Lgs. n. 504 del 1992, sono svolte con modalità non commer-ciali quando l’atto costitutivo o lo statuto dell’ente non commerciale prevede:“a) il divieto di distribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione nonché fondi, riserve o capitale durante la vita dell’ente, in favore di amministratori, soci, partecipanti, lavoratori o collabo-ratori, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano impo-ste per legge, ovvero siano effet-tuate a favore di enti che per legge, statuto o regolamento, fanno parte

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della medesima e unitaria struttura e svolgono la stessa attività ovvero altre attività istituzionali diretta-mente e specifica mente previste dalla normativa vigente;b) l’obbligo di reinvestire gli eventuali utili e avanzi di gestio-ne esclusivamente per lo sviluppo delle attività funzionali al perse-guimento dello scopo istituzionale di solidarietà sociale;c) l’obbligo di devolvere il patri-monio dell’ente non commercia-le in caso di suo scioglimento per qualunque causa, ad altro ente non commerciale che svolga un’analo-ga attività istituzionale, salvo di-versa destinazione imposta dalla legge”.Al riguardo, il Dipartimento delle Finanze ha evidenziato che lo Sta-tuto tipo delle Casse Edili contiene

le prescrizioni richieste per qualifi-care le attività di assistenza e pre-videnza come svolte con modalità non commerciali.Giova, a tal proposito, far presente che nello “Statuto tipo delle Casse Edili” approvato in sede di accordo nazionale del 19 settembre 2002, è previsto che:1) “La Cassa Edile non ha fini di lucro” ;2) “Alla Cassa Edile è fatto divieto di distribuire, anche in modo indi-retto, avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitale, durante la vita della Cassa”;3) “Il patrimonio netto risultante dai conti di chiusura della liquida-zione dovrà essere devoluto ad al-tra organizzazione con finalità ana-loghe a fini di pubblica utilità (…).Se questa è, dunque, la ricostru-

zione del tessuto ordinamentale, in esame, sul piano generale (e la normativa fin qui richiamata non pare consentire opzioni diverse), bisogna affermare, conclude il Di-partimento delle Finanze, che gli immobili posseduti ed utilizzati dalle casse edili per lo svolgimen-to dell’attività previdenziale nei termini e alle condizioni così de-lineate, rientrano nella disciplina che regola l’esenzione dall’IMU e dalla TASI.

N O T E1) -MEF, risoluzione 5 ottobre 2015, n. 8/DF -D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, art. 87, comma 1, lett. c)

Salvatore Albanese

Pagina Fiscale

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Con la registrazione presso la Cor-te dei Conti del 23 giugno 2016, vengono indicati i criteri per di-sciplinare il Fondo di Solidarietà Bilaterale Alternativo per l’arti-gianato-FSBA, istituito ai sensi dell’articolo 27 del decreto legi-slativo numero 148/2015. Il Fondo garantisce ai lavoratori del settore una tutela reddituale in presenza di rapporto di lavoro.Nello specifico, il fondo sarà ge-stito da presidente, vicepresidente, consiglio direttivo e direttore, in possesso di specifica competenza ed esperienza in materia di lavoro ed occupazione e di una conso-lidata esperienza. Il decreto fissa anche i requisiti di “professionali-tà” e onorabilità” per i componenti degli organi del Fondo. Ai membri degli organi non spetta alcun emo-lumento. Il FSBA avrà un adegua-to sistema di contabilità e l’obbligo di presentare bilanci di previsione pluriennali. Per rispondere alle esi-genze di informazione e trasparen-za nei confronti delle imprese e dei lavoratori coinvolti, il FSBA dovrà

dotarsi di un sistema di raccolta dati sull’andamento delle presta-zioni da trasmettere annualmen-te al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Ministero del Lavoro e delle Poli-tiche Sociali eserciterà solo le fun-zione di controllo sulla corretta ge-stione del FSBA ed il monitoraggio dell’andamento delle prestazioni, in caso di irregolarità o inadempi-menti, il Ministero potrà disporre la sospensione dell’operatività del fondo stesso.Le imprese e i lavoratori iscritti all’ente bilaterale di settore (Ebna) sono automaticamente iscritti al-l’Fsba e l’erogazione degli assegni di integrazione salariale avverrà tramite gli enti bilaterali territoria-li, nell’ambito delle risorse dispo-nibili per quel territorio, diretta-mente ai lavoratori o attraverso le imprese. Queste ultime dovranno presentare la domanda al Fondo entro 20 giorni dalla sospensione o riduzione dell’attività. In caso contrario l’avvio della prestazione

decorrerà dalla data della richiesta.Il FBSA interverrà con prestazioni integrative di disoccupazione ASPI e con altre prestazioni di sostegno al reddito, in considerazione delle peculiari caratteristiche ed esigen-ze del settore. Ad esclusione del settore edilizia, le imprese artigiane che applicano il CCNL dell’artigianato dovranno effettuare i versamenti tramite il modello F24, sezione INPS, indi-cando il codice “EBNA”, la quota per il dipendente e il mese di rife-rimento. Con l’istituzione del Fon-do, ai lavoratori sospesi per crisi aziendali o occupazionali iscritti al FSBA è fornita una indennità ero-gata dall’INPS fino a concorrenza dei fondi disponibili ma, prima di chiedere l’intervento del Fondo dovranno essere stati utilizzati le ferie residue e gli strumenti ordina-ri di flessibilità applicati in azien-da, quali ad esempio la banca delle ore e la riduzione dell’orario lavo-rativo.Il fondo diviene così un nuovo am-mortizzatore sociale per contrasta-re la crisi, a garanzia degli operato-ri di settore.

Ilaria Di Paolo

Artigianato & PMI

Fondo di Solidarietà Bilaterale Alternativoper l’artigianato

Le novità per l’artigianato e un ulteriore stumento per il sostegno al reddito

Indicati i criteri per i membri degli organi direttivi

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Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 giugno 2016, n. 148 il provve-dimento che disciplina i termini e le modalità applicative del regime dell’adempimento collaborativo in relazione alla procedura abbreviata di interpello preventivo (Ministero dell’economia e delle finanze 15 giugno 2016). Ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 128, l’adesione al regime dell’adempimento colla-borativo comporta altresì per i con-tribuenti una procedura abbreviata di interpello preventivo in merito all’applicazione delle disposizioni tributarie a casi concreti, in rela-zione ai quali l’interpellante ravvi-sa rischi fiscali. L’Agenzia delle Entrate, entro quindici giorni dal ricevimento, verifica e conferma l’idoneità del-la domanda presentata, nonché la sufficienza e l’adeguatezza della documentazione prodotta con la domanda. Il termine per la risposta all’interpello è in ogni caso di qua-rantacinque giorni, decorrenti dal ricevimento della domanda ovve-ro della documentazione integra-tiva richiesta, anche se l’Agenzia delle Entrate effettua accessi alle sedi dei contribuenti, definendo-ne con loro i tempi, per assumer-vi elementi informativi utili per la

risposta. I contribuenti comunica-no all’Agenzia il comportamento effettivamente tenuto, se difforme da quello oggetto della risposta da essa fornita. Il rischio fiscale, per il quale il contribuente rivolge l’interpello, è inteso quale rischio di operare in violazione di norme di natura tri-butaria ovvero in contrasto con i principi o con le finalità dell’ordi-namento tributario.L’istanza si presenta prima della scadenza dei termini per la dichia-razione o per l’assolvimento di al-tri obblighi tributari connessi alla questione oggetto di interpello. É redatta in carta libera, inviata via PEC, oppure con spedizione a mez-zo plico raccomandato con avviso di ricevimento, oppure consegnata a mano all’ufficio competente.Si considera presentata a partire dalla data di ricezione (data di con-segna oppure, per le istanze pre-sentate a mezzo servizio postale o per via telematica, data dell’avviso di ricevimento rilasciato dal siste-ma postale o della ricevuta di avve-nuta consegna rilasciata dal siste-ma di posta elettronica certificata). Tra gli adempimenti del contri-buente è estremamente importan-te comunicare tempestivamente all’ufficio competente se ha te-

nuto un com-portamento non conforme al contenuto della risposta dell’A-genzia delle en-trate. All’istanza va al-legata una copia della documen-

tazione necessaria, non in posses-so dell’Agenzia. Lo stesso contri-buente deve fornire dati e notizie ritenute necessarie (dati identifi-cativi del contribuente;circostanze e specifica descrizione del caso concreto;specifiche norme tri-butarie di cui si chiede l’inter-pretazione, per l’applicazione o per la disapplicazione;domicilio e recapito telematico del contribuente;sottoscrizione).Attenzione: la mancata presenta-zione della documentazione chie-sta, entro sei mesi, determina la decadenza dell’istanza. Artigiani e commercianti, ed anche imprendi-tori agricoli sono tenuti a comuni-care al Fisco un eventuale compor-tamento non conforme alla risposta fornita con l’interpello e qualsivo-glia modifica sulle circostanze di fatto o di diritto, sulla base delle quali è stata fornita risposta.

Marianna Naclerio

Artigianato & PMI

Dialogo facilitato Fisco-Imprese:l’iter dell’interpello abbreviatoDiventa pienamente operativo l’interpello abbreviato

il sistema tributario italiano si adegua al contesto internazionale

Le nuove regole per chiedere chiarimenti al Fisco

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Artigianato & PMI

Mancati versamenti INPS fino a 10 mila euro:depenalizzazioni

Addio ai tre ani di reclusione, la pena va dai 10 mila ai 50 mila euro di multase non si provvede a versare la somma dovuta entro tre mesi.

Legge di Stabilità 2016: abolite le sanzioni penali, restano quelle amministrative:“Alleggerire il carico di lavoro degli organi giudiziari”

Non ci saranno più provvedimenti penali a carico dei datori di lavoro che non hanno versato i contribu-ti previdenziali fino ad una soglia limite di 10 mila euro: la sanzio-ne prevista, da questo momento in poi, è una multa che può andare dai 10 mila ai 50 mila euro. Se si su-pera questa cifra restano i provve-dimenti precedenti: pena pecunia-ria fino a 1.032 euro e reclusione fino a tre anni. Lo si è deciso con la Legge di Stabilità 2016, in attesa della nuova riforma delle pensioni.Con questa norma è il valore limite del mancato versamento a far scat-tare l’uno o l’altro tipo di sanzione. Facendo riferimento all’anno civi-le, dunque a quello che va dal 1° gennaio al 31 dicembre, il datore di lavoro che non sarà in regola rice-verà una notifica di accertamento che costituisce l’avvio del procedi-mento sanzionatorio. A questo pun-to egli avrà due soluzioni: pagare entro 90 giorni la somma dovuta, eliminando così il rischio di incap-pare in penalità, oppure richiedere

entro 30 giorni un colloquio con le autorità preposte, per avere la pos-sibilità di presentare scritti o docu-menti difensivi.Nel caso in cui non si verifichi la prima situazione, oppure vengano giudicati insufficienti gli elementi proposti a propria discolpa, il dato-re di lavoro potrà optare per il pa-gamento di un terzo della somma prevista, facendolo entro 60 giorni.In ultima istanza, se nulla di tutto ciò dovesse accadere, sarà obbli-gato a pagare la sanzione che am-monterà ad una somma, come già detto, tra i 10 mila e i 50 mila euro. Per i mancati versamenti contribu-tivi di oltre 10 mila euro, invece, scatterà la sanzione penale. Il pro-cedimento sarà lo stesso di quello attuato nel caso di somme inferiori.Il tutto in «una logica di attenua-zione della punizione in presenza di un comportamento attivo del da-tore di lavoro».Molto importante è l’articolo 8 di tale legge, che stabilisce il com-portamento da tenersi nel caso di

procedimenti già avviati. La sosti-tuzione della sanzione penale con quella amministrativa si applica anche in questi casi, a condizione che il procedimento non sia già giunto a conclusione e sfociato in una sentenza. L’autorità giudizia-ria ha 90 giorni di tempo per tra-smettere gli atti all’autorità ammi-nistrativa che, a sua volta, ha altri 90 giorni per inviare la notifica agli interessati. Il termine sale a 370 giorni per i residenti all’estero.In caso sia invece già stata emes-sa una sentenza, il giudice è tenuto ad avviare una pratica di revoca, in quanto « il fatto non è previsto dal-la legge come reato e adotta i prov-vedimenti conseguenti».Tra le motivazioni di tale decisio-ne, oltre a quella di venire incontro ai piccoli imprenditori in difficoltà economica e a quella di non cre-are eccessivi grattacapi a coloro i quali hanno commesso una legge-rezza non voluta, ce n’è una volta alla riduzione del carico di lavoro legale, come sottolineato dall’isti-tuto previdenziale: «La precedente normativa prevedeva reclusione e multa per qualsiasi condotta illeci-ta del datore di lavoro che operasse le ritenute previdenziali previste dalla legge sulle retribuzioni senza provvedere al dovuto versamento all’INPS. Siffatta strutturazione giuridica ha comportato un appe-santimento del carico di lavoro de-gli organi giudiziari, accentuatosi in tempi di crisi economica, anche a fronte di somme non versate di esigua entità».

Cristiana Di Cocco

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Fatturazione elettronica:la nuova sfida dell’Agenzia delle entrate

Attiva l’app gratuita per le fatture elettroniche dei contribuenti con partita IVA

La pubblica amministrazione si converte alla digitalizzazione

L’agenzia delle entrate compie un altro importante passo in tema di digitalizzazione dei processi am-ministrativi con un nuovo servizio gratuito di fatturazione elettronica tra privati. Come stabilito dal Dlgs n.127/2015, dal 1° luglio 2016 i contribuenti in possesso di partita Iva potranno generare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche. Ad usufruire di questa nuova ap-plicazione saranno in questo caso gli artigiani, le imprese e i profes-sionisti, i quali potranno scegliere tra l’emissione obbligatoria di una fattura elettronica destinata alla Pubblica Amministrazione o l’e-missione facoltativa nei confronti di privati. Il nuovo servizio, che nei prossimi mesi sarà disponibile anche nella sua versione app per smartphone e tablet, prende il via attraverso una fase transitoria com-presa tra il 1° luglio e il 31 dicem-bre 2016, in cui ne verrà verificata

la reale usabilità. Per rendere an-cora più fluido l’approccio al nuo-vo servizio, l’Agenzia ha messo a disposizione degli utenti un sito di assistenza, ma accedere all’ap-plicazione è molto semplice: basta autenticarsi nel sito dell’Agenzia delle entrate tramite le apposite credenziali utilizzate dai servizi te-lematici dell’Agenzia (Fisconline o Entratel, Spid o Carta nazionale dei servizi) accedere al servizio, scegliere la propria utenza, gene-rare la fattura selezionandone il suo formato e scegliere se generare una nuova fattura, riprendere l’ul-tima o importarne una nuova. Ad accompagnare questa nuova tappa dell’ormai inarrestabile avanzata del processo di digital trasforma-tion che sta interessando ormai tutta la pubblica amministrazione, sono ancora una volta i vantaggi in termini di ottimizzazione dei costi e dei servizi che questa compor-

ta: basti pensare al risparmio della carta, dei costi di stampa, spedizio-ne ed archiviazione e alla migliore gestione della fatture finalizzata a ridurre errori ed oneri. Pur essendo ormai chiaro che il processo messo in atto dall’Agenzia delle Entrate risulti finalizzato al raggiungimen-to di una maggiore tracciabilità delle operazioni economiche di aziende e professionisti, è al con-tempo innegabile come lo stesso

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rappresenti una reale opportunità per gli utenti che andranno incon-tro ad un regime di fiscalità agevo-lata dal punto di vista procedura-le, con conseguente esonero della trasmissione delle comunicazioni delle operazioni blacklist, esonero dall’obbligo di Spesometro, rim-borsi IVA in 3 mesi, controlli fi-scali più semplici, esonero dall’ob-bligo di apposizione del visto di conformità, di registrazione del-le fatture emesse e degli acquisti nell’apposito registro. A giocare un

ruolo determinante all’interno di questo processo di trasformazione sarebbero dunque le imprese italia-ne, più volte tacciate di pigrizia in materia di digitalizzazione. «Non può essere il Legislatore, che cor-rettamente continua a stimolarla, il vero attore della trasformazione digitale. Sono le imprese ad essere chiamate a una scelta esistenziale: essere competitive in un mercato unico europeo digitale o rischiare di scomparire del tutto» ha dichia-rato su corrierecomunicazioni.it,

Irene Facchinetti, direttore dell’os-servatorio Fatturazione elettronica e dematerializzazione. Ad un anno di distanza dall’obbligo di fattura-zione elettronica infatti, soltanto il 17% delle imprese sembra essere riuscita a convertirsi alla digita-lizzazione. Essere protagonisti del cambiamento, dunque, o subirlo? Questo è il dilemma.

Marzia Schiavone

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Il 17 novembre 2015 la Com-missione Europea ha approvato il PSR Lazio 2014-2020, il piano politico di sviluppo rurale che ri-entra nella cosiddetta “Strategia Europa 2020”, un’ambiziosa pro-grammazione di crescita europea decennale, che coinvolge i settori dell’occupazione, dell’innovazio-ne, dell’istruzione, dell’integrazio-ne sociale, dell’energia e del clima. In questo panorama di ripresa eco-nomica per la creazione di un’Eu-ropa più intelligente, sostenibile e inclusiva, l’Italia agisce nel settore agricolo attraverso lo strumento dei PSR regionali, utilizzando, a seconda delle risorse territoriali nuove misure d’intervento, e stan-ziando fondi a sostegno delle attività agricole, forestali e rurali. Con la Misura 6, che riguarda lo “Sviluppo delle aziende agricole e delle imprese”, all’articolo 19 del Regola-mento (UE) n. 1305/2013, e in particolare con la Sot-tomisura 6.1 “Aiuti all’av-viamento aziendale per i giovani agricoltori” (disponibile al link http://lazioeuropa.it/psrfe-asr) il PSR laziale pone le basi di una rivoluzione agricola made in Italy. Al fine di favorire nel setto-re il perfezionamento di servizi, processi e strutture, tenendo con-to dell’impatto ambientale, del ricambio generazionale, dello svi-luppo spontaneo degli ultimi anni, la Regione ha messo a disposizio-ne dei giovani tra i 18 e i 40 anni, che intendono dedicarsi all’avvia-mento di un’attività agricola, un contributo di 70.000,00 euro. È’ il massimo previsto dalla regolamen-tazione comunitaria, diviso in due rate, 70% la prima e la seconda il

restante 30% dell’importo, nell’ar-co di un periodo massimo di cin-que anni. Il bando aperto fino al 30 settembre 2016 prevede che il fondo sia rivolto alle micro e pic-cole imprese, corredate di Business Plan, per un’azienda agricola di di-mensione economica minima non inferiore a 15mila euro, elaborato dallo I.A.P. , vero protagonista del-la misura 6.1. Si tratta del giovane imprenditore agricolo professiona-le, con titolo di studio e adeguate conoscenze tecniche, partita iva, regolare posizione Inps, iscrizio-ne alla Camera di commercio, e in possesso di un’esperienza lavora-tiva documentata, prima dell’inse-diamento in azienda, dopo garanti-

sce la presenza per un periodo non inferiore ai 5 anni. Si vuole con tali misure combattere l’improv-visazione lavorativa nell’ambito in questione, ma anche superare la frammentarietà dell’agricoltura la-ziale, da un punto di vista culturale e non solo economico, valorizzan-do la biodiversità, sostenendo la progettualità, premiando le forme di cooperazione, affinché l’agri-coltura possa essere nuovamente la punta di diamante del prodotto interno lordo regionale. Il settore in effetti, non solo nel Lazio ma a livello nazionale, con la crisi del 2007 ha subito come tanti altri un tracollo, segnalato dalla chiusura

giornaliera in media di 60 ditte, da registrato un indicatore d’invec-chiamento superiore rispetto alla media della maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, e la chiusura dell’Expo con circa 155mila im-prese in meno, ne è stato uno degli strascichi più evidenti. Il sostegno ai giovani disposti a “rischiare” in agricoltura, con conoscenze e competenze professionali compro-vate e attraverso la presentazione di un progetto imprenditoriale, è il segnale certo di una volontà di ripresa del settore, ma anche di una politica finalmente vigile, volta a inquadrare e migliorare una realtà rurale giovanile già esistente da anni. Nessuna novità dunque nel

“ritorno alla terra”, pro-cesso da tempo avviato in alcune aree spontane-amente, attraverso feno-meni quali ad esempio quello dell’agricoltura sociale, che integra e inserisce nell’ambito so-cio-lavorativo le fasce di popolazione svantaggia-te e a rischio di margina-

lizzazione, favorendo l’inclusione. Il PSR si pone, visto in quest’ottica, come un perfezionamento dovero-so di fronte ad una situazione già avviata, ma anche come una nuova occasione d’imprenditorialità gio-vanile, che s’inserisca nel settore nel rispetto delle realtà pionieristi-che, rispondendo alle esigenze di professionalità, d’innovazione, di competitività e di sostenibilità am-bientale cui il Lazio non può e non deve sottrarsi, in gioco la presen-za di 3 miliardi di euro e 45 azioni cardine, e il futuro di più di una ge-nerazione.

Maria Teresa Pontieri

Psr 2014-2020 per il rilancio dell’agricoltura nel LazioIl settore agricolo laziale si rinnova

Agricoltura

Nuovi fondi per i giovani che scelgono il “ritorno alla terra”

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Agevolazioni e incentivi

Calabria, bando per l’acquisto di serviziper l’innovazione tecnologica e produttiva

Il bando è finalizzato all’im-plementazione dell’Azione 1.1.2 “Sostegno per l’acqui-sto di servizi per l’innova-zione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale delle imprese” dell’ Asse I – Promozione della Ricerca e dell’Innovazione del Por Ca-labria FESR-FSE 2014/2020 e prevede il supporto alle PMI

regionali attraverso la conces-sione di incentivi per l’acqui-sizione di servizi di consulen-za e sostegno all’innovazione. È finalizzato alla concessione di incentivi per:- l’efficienza produttiva, am-bientale ed energetica;- l’adozione di innovazioni e nuove tecnologie;- la cooperazione transaziona-

le per la valutazione di tecno-logie;- prodotti e servizi innovativi;- l’acquisizione, la protezione e la commercializzazione dei diritti di proprietà intellettuale ed di accordi di licenza;- l’adeguamento alle norme tecniche nazionali ed estere.Le domande vanno presen-tate entro il 30 agosto 2016.

Per informazioni e approfondimenti, rivolgersi a CILA NazionaleTel. 0669923330, Email: [email protected]

Sardegna, online il bando “Terra ai giovani”

È online, sul sito internet del-la Regione Sardegna, il bando “Terra ai giovani” realizzato dall’Agenzia agricola Laore. Il progetto, frutto della col-laborazione fra l’assessorato dell’Agricoltura, la presiden-za della Giunta regionale e

l’assessorato degli Enti locali, punta a favorire il ricambio generazionale in agricoltura e a ripopolare le aree rurali dell’Isola. Ben 700 ettari di terre incol-te, di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna,

sono state messe a bando in 11 lotti, con una concessio-ne in affitto agevolato per 15 anni, eventualmente rinno-vabili una sola volta. Otto i territori interessati dal prov-vedimento: Sassari, Alghero, Serramanna, Villasor, Valler-mosa, Ussana, Donori e San Vito. Destinatari del progetto sono i giovani che non abbia-no superato i 40 anni.

Le domande vanno presen-tate entro il 31 agosto 2016

Pagina a cura di Giulia Mammoliti

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Agevolazioni e incentivi

Premio nazionale “Donna e Lavoro Startup”Eurointerim Spa Agenzia per il La-voro organizza la sesta edizione del Premio nazionale “Donna e Lavoro Startup”.Scopo del Premio è so-stenere la nascita e lo svi-luppo di nuove idee e/o di nuove imprese e l’intro-duzione di esse nel mondo del lavoro. L’obiettivo è, infatti, supportare giovani imprenditori e le loro idee

di business innovative, accompa-gnandoli verso l’autonomia. Eurointerim potrà sostenere l’idea

imprenditoriale vincente e/o altre valutate positivamente, tramite accompagnamento all’avvio della

Startup: finanziamenti di-retti, facilitazioni nell’ac-cesso al credito, consu-lenze specialistiche e una serie di servizi di accele-razione.La documentazione do-vrà essere inviata entro venerdì 30 settembre 2016.

Per informazioni e approfondimenti, rivolgersi a CILA NazionaleTel. 0669923330, Email: [email protected]

Concorso per idee “Welfare, che impresa!” Fondazione Italiana Accenture, UBI Banca e Fondazione Brac-co, con il contributo scientifico di Aiccon e Politecnico di Milano – Tiresia, promuovono il concorso per idee “Welfare, che impresa!” per premiare e supportare i miglio-ri progetti di welfare di comunità che verranno incubati da PoliHub e Campus GOEL.Quattro gli ambiti in cui candidare

le proprie idee progettuali:Sono previsti quattro ambiti in cui candidare le proposte progettuali:- Agricoltura sociale- Turismo sociale- Welfare culturale- Servizi alla persona.Saranno premiati la migliore idea progettuale del Centro-Nord Italia e quella del Sud Italia, con 20 mila euro e un ulteriore finanziamento

di massimo 50 mila euro ciascuno, quest’ultimo messo a disposizione di Ubi Banca. Inoltre, sarà possi-bile prendere parte a un percorso di incubazione di quattro mesi per l’affiancamento e lo sviluppo delle idee progettuali, a cura di PoliHub e Campus Goel.C’è tempo fino alle ore 12 del 2 settembre 2016 per partecipare.n. 651/2014.

Pagina a cura di Giulia Mammoliti

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Anno III - N. 5,6,7 maggio, giugno, luglio 2016Periodico mensile a carattere

socio-politico, sindacale e culturale

Editore:Federazione Regionale

dell’Artigianato del Lazio

Direttore Responsabile: Sara Di Paolo

Proprietario:Antonino Gasparo

Redazione: Cristiana Di CoccoIlaria Di PaoloGiulia MammolitiMarianna NaclerioMarzia SchiavoneMaria Teresa Pontieri

Art direction, impaginazione e grafica: Marian Bacosca-Tarna

Direttore Editoriale: Massimo Filippo Marciano

Stampa: Via Giulia, 71, 00186, Roma, presso ISPA NazionaleDirezione e Redazione: Via Sant’Agata dei Goti, 4

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Gli articoli e le note firmati (da col-laboratori esterni ovvero ottenuti previa autorizzazione) esprimono soltanto l’opinione dell’autore e non impegnano la CILA e/o la redazione del periodico.L’Editore declina ogni responsabili-tà per possibili errori od omissioni, nonché per eventuali danni derivanti dall’uso dell’informazione e dei mes-saggi pubblicitari contenuti nella ri-vista.

Registrazione Tribunale di Roma No. 298 del 12.12.2013

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