Filo di arianna e unità italia

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ISTITUZIONE EDUCATIVA ISTITUZIONE EDUCATIVA P. COLLETTA” P. COLLETTA” SCUOLA SECONDARIA II GRADO SCUOLA SECONDARIA II GRADO ( LICEO GINNASIO – LICEO EUROPEO) ( LICEO GINNASIO – LICEO EUROPEO) C.so V. Emanuele, 206 – C.so V. Emanuele, 206 – Tel.0825/36413-37982 - Tel./Fax Tel.0825/36413-37982 - Tel./Fax 0825/781807 Cod.Fisc.80003870641 0825/781807 Cod.Fisc.80003870641 E –MAIL : E –MAIL : [email protected] ; ; [email protected] 83100 –AVELLINO 83100 –AVELLINO Dirigente Scolastico: Angelina Aldorasi)

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ISTITUZIONE EDUCATIVAISTITUZIONE EDUCATIVA “ “P. COLLETTA” P. COLLETTA”

SCUOLA SECONDARIA II GRADO SCUOLA SECONDARIA II GRADO ( LICEO GINNASIO – LICEO ( LICEO GINNASIO – LICEO

EUROPEO)EUROPEO)C.so V. Emanuele, 206 – C.so V. Emanuele, 206 –

Tel.0825/36413-37982 - Tel./Fax Tel.0825/36413-37982 - Tel./Fax 0825/781807 Cod.Fisc.800038706410825/781807 Cod.Fisc.80003870641E –MAIL : E –MAIL : [email protected]; ;

[email protected] 83100 –AVELLINO83100 –AVELLINO

Dirigente Scolastico: Angelina Aldorasi)

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DOCENTI, ALUNNI E DISCIPLINEDOCENTI, ALUNNI E DISCIPLINE

REFERENTE DI PROGETTO:REFERENTE DI PROGETTO: LISSELLA CATERINI (Prof.ssa di STORIA E FILOSOFIA)

DOCENTI:DOCENTI:ANDREA ACCETTA Prof. di SCIENZE ANNAMARIA PELLECCHIA Prof.ssa di ITALIANO E

STORIAGIUSEPPINA SATALINO Prof.ssa di STORIA E FILOSOFIA

ALUNNI:ALUNNI:CLASSE V LICEO CLASSICO EUROPEOIII LICEO CLASSICO

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Il progetto di storia locale “Il filo di Arianna” rivolto agli alunni delle ultime classi della Scuola secondaria di 2° grado, ha offerto la possibilità di approfondire le tematiche legate al periodo unitario, riflettendo sulla ricaduta di avvenimenti storici nazionali e internazionali significativi, per la città di Avellino

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BIBLIOTECA PROVINCIALE DI AVELLINO

In particolare gli alunni del 5° Liceo classico europeo hanno condotto una ricerca su Francesco De Sanctis, attraverso quotidiani dell’epoca conservati nella Biblioteca provinciale e documenti custoditi nell’Archivio di Stato di Avellino. Gli alunni del 3° Liceo classico si sono interessati dell’opera di Pasquale Stanislao Mancini e della legislazione della seconda metà dell’ottocento.

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FRANCESCO DE SANCTISFRANCESCO DE SANCTISE LA QUESTIONE E LA QUESTIONE

MERIDIONALEMERIDIONALE

PASQUALE PASQUALE STANISLAO MANCINI STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIADEL REGNO D’ITALIA

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Considerata la valenza educativa del progetto “Il filo di Arianna” si è ritenuto di inserire i risultati tra le attività da condividere sulla Piattaforma “Etwinning”, con gli alunni delle scuole europee. Pertanto una sintesi del progetto è stata tradotta in lingua inglese ed in lingua francese, durante le attività laboratoriali.

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We have decided to shave the “Il filo di Arianna” project on the Etwinning Platform, with pupils of European Schools because of its educational value. A summary of this project has been translated into both English and French during laboratory lessons.

Étant donné la portée éducative du projet “le fil d’Ariane, on a jugé utile d’insérer sur la plateforme “Etwinning” les résultats des activitès à partager avec les élèves des écoles européennes. Par conséquent, une synthèse du projet a été aussi traduite, tant en francais qu’en anglais, durant les activités de laboratoire didactique.

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Dopo l’Unità d’Italia appariva sempre più chiaro il duplice volto delle due Italie: quella del Nord e quella del Sud.

Il cammino da percorrere era sempre più arduo per la borghesia dell’Italia centro-settentrionale che mirava a fare della penisola un Paese moderno, degno di far parte dell’Europa.

D’altra parte gli italiani del Nord conoscevano il Sud solo tramite i resoconti di viaggio, il più delle volte redatti da scrittori stranieri. La Penisola era nota in tutta Europa per le sue forti differenze naturali, che ingeneravano grandi diversità culturali ed etniche.

IL FILO DI ARIANNA 2009/2010IL FILO DI ARIANNA 2009/2010

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Nel 1833 il Leopardi, trasferitosi a Napoli, dopo una prima impressione favorevole per la bellezza della città e l’indole degli abitanti, se ne ricredette tanto da dichiararla “odiosa”.

Nel 1860 Massimo D’Azeglio scrive ”In tutti i modi la fusione mi fa paura, è come mettersi a letto con un vaioloso”.

Nel 1861 Costantino Nigra scrive a Cavour “Mi avete mandato tra i negri. Meglio mille volte i negri dell’America del Sud.

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L’Italia unitaria mostrava sopravvivenze regionalistiche e municipali difficili da sradicare, mentre i fenomeni del brigantaggio e dell’emigrazione testimoniavano i segni di una crisi cancrenosa.

Questa situazione era chiara agli uomini di governo, sia della Destra che della Sinistra storica che tuttavia non riuscirono a risolvere la “questione” meridionale.

Come sostenne Francesco De Sanctis si doveva lottare contro l’ignoranza, cristallizzata attraverso i secoli nelle classi subalterne ma anche in quelle dominanti.

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L’EMIGRAZIONEL’EMIGRAZIONE

Tra il 1900 e il 1913 emigrano quasi 9 milioni di italiani verso Paesi europei e verso l’America; il 45% di essi parte proprio dal Mezzogiorno e dalle isole, da realtà povere come l’Irpinia, non interessate all’avvio dello sviluppo industriale e, quindi, incapaci di risolvere il problema della disoccupazione e di superare lo squilibrio tra nord e sud del Paese.

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L’EMIGRAZIONEL’EMIGRAZIONE

Interi Paesi dell’Irpinia si spopolano, le terre rimangono incolte.

I maschi adulti partono in cerca di “fortuna”, molti di questi non faranno più ritorno.

In Paese rimangono solo donne, bambini ed anziani, con gli occhi tristi e la speranza nel cuore!

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Il BrigantaggioIl Brigantaggio

Il nuovo Stato italiano considerò il Brigantaggio essenzialmente un problema di ordine pubblico, lo dimostra l’emanazione della legge Pica del 15 agosto 1863 che fornì lo strumento legale per condurre “una guerra di riconquista”.

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Il BrigantaggioIl Brigantaggio

I Briganti erano ex combattenti dell’esercito borbonico, sbandati o delinquenti comuni che vivevano alla macchia, depredando e taglieggiando.

Infestavano le strade e i monti dell’Irpinia, per lo più riuniti in bande, spesso protetti dalla popolazione locale.

Rappresentavano, infatti, la rivolta contro il nuovo Stato italiano delle popolazioni contadine in condizione di grande miseria ed abbandono.

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FRANCESCO DE SANCTIS FRANCESCO DE SANCTIS E LA QUESTIONE MERIDIONALEE LA QUESTIONE MERIDIONALE

Francesco De Sanctis fu una delle figure di maggior rilievo della vita culturale italiana, in particolare del Meridione, nel periodo unitario.Fu ministro della Pubblica Istruzione e primo Governatore della Provincia di Avellino, nominato da Garibaldi, quindi deputato dell’Alta Irpinia.Ebbe una personalità aperta a tutte le manifestazioni della vita, interessi di carattere artistico, filosofico, politico, da come si evince nell’opera “Saggi critici”, tanto da meritarsi la qualifica di protagonista della nuova Italia.“La mia vita ha due pagine, una letteraria e l’altra politica, né penso a lacerare una delle due: sono due doveri della mia storia che continuerò fino all’ultimo.” (cit. De Sanctis).

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L’ingegno critico del De Sanctis fu per Pasquale Villari causa della sua forza come

politico, ma anche della sua debolezza. Al De Sanctis mancavano la furbizia e

l’abilità di manipolare clientele, qualità proprie dell’uomo politico. Nello stesso

tempo aveva una vera passione per la politica, lavorò presso il Parlamento per 23

anni e diverse volte ricoprì la carica di ministro.

Come politico s’interessò ai problemi nazionali. Tra le opinioni del De Sanctis

emergono quelle sul bipartismo e sulla necessità per il governo di un partito

innovatore e conservatore. De Sanctis faceva parte, infatti, dell’ultima coalizione

del Cavour, successivamente s’impegnò a costruire una maggioranza liberale di

centro. Non era contrario alle coalizioni, a patto che si creassero in momenti di

emergenza e solo quando i partiti concordassero un’azione, per esempio sulla

necessità della questione di Roma e Venezia

FRANCESCO DE SANCTIS FRANCESCO DE SANCTIS E LA QUESTIONE MERIDIONALEE LA QUESTIONE MERIDIONALE

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Francesco De Sanctis, assunto nel 1878 il ruolo di Ministro della Pubblica Istruzione, affidò a Girolamo Caruso, direttore dell’Istituto agrario superiore di Pisa, lo studio per realizzare nella città di Avellino una Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia.L’ idea era chiara: «quando avremo scuole popolari, scuole tecniche per gli operai, scuole agrarie, scuole industriali, nuove vie si apriranno per guadagnarci la vita, acquisteremo coscienza della nostra dignità…» (16 ottobre 1860). Con decreto dato a Torino da Umberto I e controfirmato dal Presidente del Consiglio Benedetto Cairoli, il 27 ottobre 1879 una Regia Scuola fu istituita ad Avellino, con l’obiettivo di sollevare le condizioni dell’agricoltura provinciale.

FRANCESCO FRANCESCO DE SANCTIS DE SANCTIS

E LA QUESTIONE E LA QUESTIONE MERIDIONALEMERIDIONALE

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L’on. De Sanctis, conosceva bene i bisogni della sua terra, eppure incontrò più volte le critiche dei suoi concittadini, così come si evince da questa frase, riportata su un quotidiano dell’epoca, in occasione della costruzione della linea ferroviaria.

“De Sanctis impegnato nelle elezioni del 1880 (“per pensare troppo alle belle lettere ed ai canti del Leopardi”) dimenticò la risoluzione del problema ferroviario affrontato,invece, da Del Balzo, le cui proposte furono approvate da tutti i deputati della provincia”.

 

FRANCESCO DE SANCTIS FRANCESCO DE SANCTIS E LA QUESTIONE MERIDIONALEE LA QUESTIONE MERIDIONALE

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIAL’unificazione legislativa fu uno dei problemi più importanti che dovette

affrontare la classe dirigente italiana all’indomani dell’Unità.Al governo italiano, secondo Carlo Ghisalberti, si presentavano tre

alternative:1. Estendere a tutta l’Italia la codificazione del Regno di Sardegna,

come era accaduto per lo Statuto albertino, che era diventato la Carta costituzionale dello Stato italiano;

2. Lasciare in vigore le singole legislazioni regionali, dopo averle adeguate al nuovo sistema politico costituzionale;

3. Creare un nuovo codice nazionale valido su tutto il territorio nazionale.

Fu proprio quest’ultima alternativa a prevalere nel dibattito parlamentare. Ed è per questo fine che lavorò P. S. Mancini.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIA

:

MANCINI NACQUE NEL 1817 A CASTELBARONIA, IN PROVINCIA DI AVELLINO, DA UNA FAMIGLIA PATRIZIA.

TRASFERITOSI A NAPOLI PER INTRAPRENDERE LA CARRIERA FORENSE, PARTECIPO’ AL DINAMICO AMBIENTE CULTURALE DELLA CITTA' ED ANIMO’ LA RIVOLUZIONE DEI LIBERALI DEL 1848.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIAPasquale Stanislao Mancini diede un notevole contributo alla nuova

codificazione penale italiana. Nel discorso pronunziato alla Camera dei Deputati nella seduta del 13 luglio 1862 il

giurista affermò che: “…nel giorno in cui il Parlamento italiano decreterà l’abrogazione compiuta di tutti questi Codici provinciali, in cui non esisteranno più, come oggi esistono al cospetto del diritto nazionale una Lombardia, una Toscana, un Piemonte, Napoli e Sicilia, in cui sparirà con quei Codici dalla società italiana la traccia più profonda che abbiano lasciato le dinastie nemiche della nazionale indipendenza e libertà; quando il popolo italiano non avrà soltanto una bandiera, uno il Principe, uno l’esercito, ma una la legge e la giustizia; l’Europa ammirerà lo stupendo spettacolo, ed avrà una prova di più che gl’Italiani, benché arrestati con doloroso indugio da impreveduti ostacoli nella loro rivoluzione e nella compiuta ricostituzione, alla quale ardenti anelano, della loro nazionalità, possono tuttavia imprendere e condurre a fine opere di maturità e di calma, senz’altro stimolo che l’amore della patria, ed il desiderio vivissimo e concorde di consolidare, per quanto da essi dipende, la sua indipendenza ed unità…”

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Castel Baronia, Palazzo Stanislao Mancini

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIA MANCINI CONDANNATO ALL'ESILIO SI TRASFERI’ A TORINO,CAPITALE

DEL REGNO DI SARDEGNA OVE, GRADITO AL RE CARLO ALBERTO E A

CAVOUR, COMINCIO’ A SVOLGERE MISSIONI DIPLOMATICHE.

SCRISSE SAGGI E TRATTATI SUL DIRITTO PENALE E RICOPRI’ IL RUOLO DI

DOCENTE IN VARIE UNIVERSITA‘.

ELETTO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, DOPO LA NASCITA DEL REGNO

D'ITALIA, SI BATTE’ PER LA RIFORMA DEL CODICE PENALE E PER

L'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE NAZIONALE.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIA

ABOLI' DA GUARDASIGILLI LA PRIGIONIA PER DEBITI E I

PRIVILEGI ECCLESIASTICI, DECRETANDO LA

SOPPRESSIONE DEI MONASTERI E DELLE PIE FONDAZIONI

SUCCESSIVAMENTE DIVENNE MINISTRO DEGLI ESTERI E

PROMOSSE LA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA AL

TRATTATO DELLA TRIPLICE E IL SUO INGRESSO NEL

CIRCUITO DELLE GRANDI POTENZE.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO

D’ITALIAD’ITALIA CONSIDERATO PADRE DELLA SCUOLA ITALIANA DEL DIRITTO INTERNAZIONALE SOSTENNE CHE LE LEGISLAZIONI DA APPLICARE DOVESSERO ESSERE SCELTE IN BASE A TRE CRITERI:

NAZIONALITA', LIBERTA' E SOVRANITA'.

GIUNTO IN VECCHIAIA CONTINUO’ A RICOPRIRE IL RUOLO DI DEPUTATO.

MANCINI FU NOMINATO PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE SPECIALE INCARICATA DI SUPERVISIONARE IL CODICE PENALE PER L'ITALIA, IL CODICE ZANARDELLI, LA CUI EMANAZIONE FU DA LUI SALUTATA CON UN DISCORSO CHE E' PASSATO ALLA STORIA COME ''IL CANTO DEL CIGNO ''.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIALEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIA

Il concetto ed il valore della Il concetto ed il valore della PersonaPersona

L’interesse di Mancini per il diritto penale, già evidente nelle Lettere a Terenzio Mamiani Della Rovere, corrisponde ai bisogni dell’umanità e non alla costruzione di un sistema filosofico e dogmatico: ciò è dovuto a una ideologia schiettamente liberale che lo aiuta a ricercare il metodo per la soluzione dei problemi e dei bisogni dell’uomo comune.

Mancini rigetta la pena di morte, le pene perpetue e tutte le pene che non lasciano speranza di emendazione o conducono a mali fisici. Ribadisce la centralità dell’individuo, che non deve essere privato della possibilità di ravvedimento né con una eliminazione definitiva, o fisica o sociale , né con misure che possono peggiorarlo e non migliorarlo. Le pene, infatti, non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato rispettandolo come uomo.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIALEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIA

Il concetto di NazioneIl concetto di NazioneNel gennaio 1851 Mancini pronuncia la prolusione accademica

intitolata: “Del principio di nazionalità come fondamento del diritto delle genti”.

Le nazioni costituiscono una dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità storica dipende esclusivamente dalla loro libertà e indipendenza. La nazione non è stata creata da un patto fra gli uomini (origine contrattualistica), essa è sempre esistita, anche solo nella coscienza. Anche se sono proprio gli uomini che la compongono che contribuiscono a darle leggi e istituzioni. Le leggi sono la voce della nazione, le istituzioni, invece, sono gli arti. Pertanto, Mancini considera la nazione non come un mero aggregato di fattori naturali e storici, bensì come un corpo politico che possiede un governo, una volontà giuridica e leggi proprie. Senza la conquista dell’unità e dell’indipendenza dello Stato la nazione rischia di restare un corpo inanimato, priva di vitalità storica.

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PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA LEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIALEGISLAZIONE DEL REGNO D’ITALIAMINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIAMINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA

Mancini fu ministro di Grazia e Giustizia e dei culti nel governo Depretis dal 25 marzo 1876 al 23 marzo 1878. In questo periodo, la Commissione ministeriale da lui presieduta esaminò il Progetto del Codice Penale del Regno d’Italia approvato dal Senato nel 1875. Il primo libro del suddetto progetto, che prevedeva l’abolizione della pena di morte, fu approvato dalla Camera il 7 dicembre 1877. Purtroppo Mancini non riuscì a farlo approvare al Senato e quindi passare alla pubblicazione del secondo volume.