FILANTROPIA ISTITUZIONALE: ALL’EUROPA CHIEDIAMO …Il Sistema Produttivo Culturale e Creativo,...

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Anno XIX F ONDAZIONI Periodico delle Fondazioni di origine bancaria Gennaio - Febbraio 2018 Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma Il settore della filantropia rappresenta uno dei pilastri più significativi del panorama sociale europeo, stan- ziando più di 60 miliardi di euro all’anno in nume- rosi settori di interesse collettivo, quali educazione, salute, ricerca scientifica, ambiente, inclusione so- ciale, migrazione. Essa affronta le tematiche sociali rilevanti, promuovendo il pluralismo e la libertà, e sostenendo l’innovazione sociale. Tuttavia, il conte- sto in cui la filantropia istituzionale si trova a operare è spesso reso complesso da diversi fattori, quali le restrizioni alla raccolta internazionale di fondi, si- stemi di tassazione non coerenti tra paesi, penaliz- zanti misure antiriciclaggio e antiterrorismo: tutti fattori che danneggiano l’attività degli oltre 140.000 tra fondazioni ed enti donatori a livello europeo. È questo quel che emerge da uno studio dal titolo “Ampliare lo spazio per la filantropia a livello euro- peo”, condotto da Oonagh Breen, professore di di- ritto alla UCD Sutherland School of Law di Dubli- no, e commissionato da Dafne-Donors and Foun- dations Networks in Europe, a cui partecipano Acri e Assifero, e da Efc-European Foundation Centre, a cui aderiscono molte Fondazioni italiane. Dafne e Efc, che rappresentano il settore a livello euro- peo, chiedono il riconoscimento di un ruolo più rile- vante per la filantropia istituzionale. E a questa richiesta Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine banca- ria, e Assifero, che raccoglie le altre fondazioni ed enti filantropici, esprimono la loro più piena adesione. «In questi ultimi anni i bisogni e i rischi sociali rispetto ai quali è necessario trovare risposte sono cresciuti, a fronte di risorse pubbliche sempre più contenute – ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri –. È dunque impellente riprogettare il sistema del welfare sulla base del crescente coinvolgimento degli attori privati già in campo, primi fra tutti i soggetti della filantropia istitu- zionale che già operano in Europa su questo fronte. Ri- muovere i fattori che limitano o addirittura inibiscono la piena espressione di questo potenziale è la via per vincere le nuove sfide del welfare che ci attendono». «Le fondazioni e gli enti filantropici non sono dei ban- comat – dichiara Felice Scalvini, presidente di Assi- fero –. È necessario far capire, soprattutto ai governi ma non solo, che le fondazioni hanno molteplici com- petenze, hanno agende di trasformazione sociale, hanno un mandato da rispettare e non sono dei sem- plici erogatori. Le fondazioni e gli enti filantropici sono attori chiave nel progettare futuro, con capacità di rischio e investimento nel lungo periodo, soprat- tutto rispetto a politiche sempre più ristrette al con- tingente e all’emergenziale. I Paesi europei devono dotarsi di una normativa adeguata che consenta alle fondazioni e agli enti filantropici di svolgere il proprio ruolo per il bene comune nel modo migliore». FILANTROPIA ISTITUZIONALE: ALL’EUROPA CHIEDIAMO PIùATTENZIONE segue a pagina 2 Con la premiazione di 62 imprese culturali giovanili non profit, il 17 gennaio scorso a Roma, nelle sale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, si è conclusa la sesta edizione del bando Fun- der35, sostenuto da 18 Fondazioni associate ad Acri, con l’obiettivo di sostenere imprese non profit, attive da almeno un biennio e con una prevalenza di occupati di età inferiore ai 35 anni, al fine di accompagnarle dal punto di vista gestionale e organizzativo con risorse e attività di formazione e diffusione di best practice, che le aiutino ad acquisire un respiro di lungo periodo. L’Italia è, infatti, ricchissima di iniziative culturali, ma lo stato attuale delle imprese giovanili che operano in questo campo è caratterizzato da una forte fragilità strutturale e operativa e dalla dipendenza da finanziatori pubblici e privati, tant’è che nella maggior parte dei casi la loro esistenza è intimamente legata al ciclo di vita dei progetti per i quali ricevono occasionali finanziamenti, che di rado innescano processi capaci di garantire un’attività più consolidata e costante. «Con Funder35 il nostro obiettivo – ha dichiarato Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri, in occasione della premiazione – è quello di diffondere “la cultura della buona gestione”, perché riteniamo che l’effi- cienza gestionale e l’adozione di buone prassi organizzative possano aiutare gli operatori a consolidarsi e a rafforzarsi. Si tratta di coniugare educazione, formazione e produzione culturale, coltivando e valo- rizzando la creatività, stimolando al contempo l’attenzione all’efficienza e all’efficacia gestionali». Funder35 favorirà l’implementazione di azioni mirate al consolidamento/valorizzazione della struttura organizzativa (come ad esempio iniziative di qualificazione del personale non artistico e dei servizi interni tramite percorsi di formazione e innesto di competenze manageriali) e al rinnovamento delle modalità e degli strumenti di produzione (funzionali al rafforzamento, all’estensione, alla differenziazione dell’offerta quando non addirittura alla riconversione delle attività, attraverso start up di nuove iniziative), ma anche Funder35 premia 62 imprese culturali giovanili non profit È del 23 gennaio scorso la notizia che sarà la Cassa Depositi e Prestiti a guidare in Italia la realizzazione di un ampio piano di sviluppo delle infrastrutture sociali in Europa, messo a punto da una Task Force guidata da Romano Prodi per conto dell’Elti, l’as- sociazione europea degli investitori di lungo ter- mine di cui Cdp fa parte insieme, fra altri, alla tedesca Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau) Ban- kengrupe e alla francese Caisse des Dépôts (Cdc). La notizia non sorprende perché in questo campo, dove soprattutto sul piano degli adeguamenti delle strutture materiali lo stato sociale arranca, Cdp, di cui sono azioniste, insieme al Ministero dell’Eco- nomia e delle Finanze, sessanta Fondazioni asso- ciate ad Acri (con una quota di circa il 16%), è leader per storia e per cronaca. In questo numero della rivista a Cdp abbiamo dedicato un ampio ser- vizio alle pagine 4 e 5, che ospita anche un editoriale del suo presidente Claudio Costamagna. Cdp è un’istituzione che ha 167 anni di storia. Nasce, infatti, il 18 novembre del 1850. Il suo ruolo istituzionale è di sostenere l’economia italiana, fi- nalizzando in questo senso sia il risparmio delle fa- miglie, raccolto tramite gli sportelli di Poste Italiane, sia altre risorse derivanti da fondi di investimento e da altri suoi prodotti finanziari. Divenuta società per azioni a seguito della privatizzazione del 2003, con- tinua a operare secondo criteri di sostenibilità e di interesse pubblico e nel 2015, dal Governo Italiano e dall’Unione Europea, ha ricevuto il ruolo di Isti- tuto Nazionale di Promozione, ovvero di “entry point” delle risorse del Piano Juncker in Italia e di “advisor” finanziario della Pubblica Amministra- zione, per un migliore utilizzo di fondi nazionali ed europei. Peraltro, da sempre Cdp è partner strategico e di lungo periodo delle Amministrazioni locali e ormai da circa quindici anni anche di grandi e pic- cole imprese; sicché la sua vocazione allo sviluppo dei territori e dell’economia reale, che ha radici sto- riche, nel tempo si è ulteriormente rafforzata. FOCUS CDP segue a pagina 4 segue a pagina 2 © Mykola Komarovskyy | Dreamstime.com F ONDAZIONI Periodico delle Fondazioni di origine bancaria

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Anno XIX

FONDAZIONIPeriodico del le Fondazioni di or igine bancaria

Gennaio - Febbraio 2018Tariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Il settore della filantropia rappresenta uno dei pilastripiù significativi del panorama sociale europeo, stan-ziando più di 60 miliardi di euro all’anno in nume-rosi settori di interesse collettivo, quali educazione,salute, ricerca scientifica, ambiente, inclusione so-ciale, migrazione. Essa affronta le tematiche socialirilevanti, promuovendo il pluralismo e la libertà, esostenendo l’innovazione sociale. Tuttavia, il conte-sto in cui la filantropia istituzionale si trova a operareè spesso reso complesso da diversi fattori, quali lerestrizioni alla raccolta internazionale di fondi, si-stemi di tassazione non coerenti tra paesi, penaliz-zanti misure antiriciclaggio e antiterrorismo: tuttifattori che danneggiano l’attività degli oltre 140.000tra fondazioni ed enti donatori a livello europeo. Èquesto quel che emerge da uno studio dal titolo“Ampliare lo spazio per la filantropia a livello euro-peo”, condotto da Oonagh Breen, professore di di-ritto alla UCD Sutherland School of Law di Dubli-no, e commissionato da Dafne-Donors and Foun-dations Networks in Europe, a cui partecipano Acrie Assifero, e da Efc-European Foundation Centre,a cui aderiscono molte Fondazioni italiane.

Dafne e Efc, che rappresentano il settore a livello euro-peo, chiedono il riconoscimento di un ruolo più rile-vante per la filantropia istituzionale. E a questa richiestaAcri, l’associazione delle Fondazioni di origine banca-ria, e Assifero, che raccoglie le altre fondazioni ed entifilantropici, esprimono la loro più piena adesione. «Inquesti ultimi anni i bisogni e i rischi sociali rispetto aiquali è necessario trovare risposte sono cresciuti, afronte di risorse pubbliche sempre più contenute – ha

detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri –. È dunqueimpellente riprogettare il sistema del welfare sulla basedel crescente coinvolgimento degli attori privati già incampo, primi fra tutti i soggetti della filantropia istitu-zionale che già operano in Europa su questo fronte. Ri-muovere i fattori che limitano o addirittura inibisconola piena espressione di questo potenziale è la via pervincere le nuove sfide del welfare che ci attendono». «Le fondazioni e gli enti filantropici non sono dei ban-comat – dichiara Felice Scalvini, presidente di Assi-fero –. È necessario far capire, soprattutto ai governima non solo, che le fondazioni hanno molteplici com-petenze, hanno agende di trasformazione sociale,hanno un mandato da rispettare e non sono dei sem-plici erogatori. Le fondazioni e gli enti filantropicisono attori chiave nel progettare futuro, con capacitàdi rischio e investimento nel lungo periodo, soprat-tutto rispetto a politiche sempre più ristrette al con-tingente e all’emergenziale. I Paesi europei devonodotarsi di una normativa adeguata che consenta allefondazioni e agli enti filantropici di svolgere il proprioruolo per il bene comune nel modo migliore».

FILANTROPIA ISTITUZIONALE:ALL’EUROPA CHIEDIAMO PIù ATTENZIONE

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Con la premiazione di 62 imprese culturali giovanili non profit, il 17 gennaio scorso a Roma, nelle saledel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, si è conclusa la sesta edizione del bando Fun-der35, sostenuto da 18 Fondazioni associate ad Acri, con l’obiettivo di sostenere imprese non profit, attiveda almeno un biennio e con una prevalenza di occupati di età inferiore ai 35 anni, al fine di accompagnarledal punto di vista gestionale e organizzativo con risorse e attività di formazione e diffusione di best practice,che le aiutino ad acquisire un respiro di lungo periodo. L’Italia è, infatti, ricchissima di iniziative culturali,ma lo stato attuale delle imprese giovanili che operano in questo campo è caratterizzato da una forte fragilitàstrutturale e operativa e dalla dipendenza da finanziatori pubblici e privati, tant’è che nella maggior partedei casi la loro esistenza è intimamente legata al ciclo di vita dei progetti per i quali ricevono occasionalifinanziamenti, che di rado innescano processi capaci di garantire un’attività più consolidata e costante.«Con Funder35 il nostro obiettivo – ha dichiarato Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri, in occasionedella premiazione – è quello di diffondere “la cultura della buona gestione”, perché riteniamo che l’effi-cienza gestionale e l’adozione di buone prassi organizzative possano aiutare gli operatori a consolidarsie a rafforzarsi. Si tratta di coniugare educazione, formazione e produzione culturale, coltivando e valo-rizzando la creatività, stimolando al contempo l’attenzione all’efficienza e all’efficacia gestionali». Funder35 favorirà l’implementazione di azioni mirate al consolidamento/valorizzazione della strutturaorganizzativa (come ad esempio iniziative di qualificazione del personale non artistico e dei servizi internitramite percorsi di formazione e innesto di competenze manageriali) e al rinnovamento delle modalità edegli strumenti di produzione (funzionali al rafforzamento, all’estensione, alla differenziazione dell’offertaquando non addirittura alla riconversione delle attività, attraverso start up di nuove iniziative), ma anche

Funder35premia 62 impreseculturali giovanili non profit

È del 23 gennaio scorso la notizia che sarà la CassaDepositi e Prestiti a guidare in Italia la realizzazionedi un ampio piano di sviluppo delle infrastrutturesociali in Europa, messo a punto da una Task Forceguidata da Romano Prodi per conto dell’Elti, l’as-sociazione europea degli investitori di lungo ter-mine di cui Cdp fa parte insieme, fra altri, allatedesca Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau) Ban-kengrupe e alla francese Caisse des Dépôts (Cdc).La notizia non sorprende perché in questo campo,dove soprattutto sul piano degli adeguamenti dellestrutture materiali lo stato sociale arranca, Cdp, dicui sono azioniste, insieme al Ministero dell’Eco-nomia e delle Finanze, sessanta Fondazioni asso-ciate ad Acri (con una quota di circa il 16%), èleader per storia e per cronaca. In questo numerodella rivista a Cdp abbiamo dedicato un ampio ser-vizio alle pagine 4 e 5, che ospita anche un editorialedel suo presidente Claudio Costamagna. Cdp è un’istituzione che ha 167 anni di storia.Nasce, infatti, il 18 novembre del 1850. Il suo ruoloistituzionale è di sostenere l’economia italiana, fi-nalizzando in questo senso sia il risparmio delle fa-miglie, raccolto tramite gli sportelli di Poste Italiane,sia altre risorse derivanti da fondi di investimento eda altri suoi prodotti finanziari. Divenuta società perazioni a seguito della privatizzazione del 2003, con-tinua a operare secondo criteri di sostenibilità e diinteresse pubblico e nel 2015, dal Governo Italianoe dall’Unione Europea, ha ricevuto il ruolo di Isti-tuto Nazionale di Promozione, ovvero di “entrypoint” delle risorse del Piano Juncker in Italia e di“advisor” finanziario della Pubblica Amministra-zione, per un migliore utilizzo di fondi nazionali edeuropei. Peraltro, da sempre Cdp è partner strategicoe di lungo periodo delle Amministrazioni locali eormai da circa quindici anni anche di grandi e pic-cole imprese; sicché la sua vocazione allo sviluppodei territori e dell’economia reale, che ha radici sto-riche, nel tempo si è ulteriormente rafforzata.

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FONDAZIONIPeriodico del le Fondazioni di or igine bancaria

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Funder35: 10,5 milioni di euro in sei anniper il rafforzamento gestionale e organizzativol’attivazione di collaborazioni stabili(ad esempio attraverso il meccanismodella residenza artistica) e di aggrega-zioni/fusioni con altri soggetti del set-tore, nella prospettiva di realizzareeconomie di scopo e di scala. I sog-getti beneficiari, come già i vincitoridelle precedenti edizioni, collabore-ranno tra loro per lo sviluppo di unacomunità di pratica, al fine di condi-videre sia le competenze proprie dellesingole organizzazioni, sia le nume-rose esperienze acquisite durante losvolgimento dei progetti, nonché af-frontare e approfondire temi di co-mune interesse, quali gli aspettifinanziari dell’impresa non pro-fit e le strategie di fundraising edi accountability per i soggettisenza scopo di lucro. Anche inquesta edizione, inoltre, al fine divalorizzare l’attività di supportoalle imprese selezionate, sono inprogramma giornate di forma-zione in cui sarà possibile appro-fondire alcuni dei nodi criticirelativi alla progettazione cultu-rale, allo sviluppo e alla gestionedell’organizzazione.Il 2018 è l’Anno Europeo delPatrimonio Culturale. È un con-testo nel quale il nostro Paesepuò avere molto da dire. Quelladella cultura e dell’arte è, infatti,un’Italia da record e la cultura è unodei motori trainanti della nostra eco-nomia, uno dei fattori che più alimen-tano la qualità e la competitività delmade in Italy. Il Sistema ProduttivoCulturale e Creativo, fatto da imprese,pubblica amministrazione e non pro-fit, come segnala il Rapporto Symboladel giugno scorso, genera 89,9 mi-liardi di euro e attiva altri settori del-l’economia, arrivando a muoverenell’insieme, compresi cioè quei com-parti che come il turismo beneficianodella cultura e della creatività, ben 250miliardi, equivalenti al 16,7% del va-

lore aggiunto nazionale. È poi un Si-stema che dà lavoro a 1,5 milioni dipersone, pari al 6% del totale degli oc-cupati in Italia, in crescita di quasi22mila unità rispetto al 2015. I giovanicoinvolti da Funder35 in sei anni, dal2012 al 2017, sono centinaia e le im-prese che hanno ricevuto un sostegnosono state 223, per un importo com-plessivo di 10 milioni e mezzo di euro.Nata nel 2012 nell’ambito dell’attivitàdella Commissione per le Attività e iBeni culturali di Acri, presieduta daMarco Cammelli, sulla scorta di espe-rienze di singole Fondazioni volte a

sostenere il perseguimento di livellipiù elevati di autonomia economico-finanziaria e il rafforzamento delle ca-pacità gestionali delle impreseculturali, Funder35 intende incenti-vare un numero limitato di soggettiche, oltre a distinguersi per la qualitàdell’offerta culturale e per una correttapolitica del lavoro, si prefigganochiari obiettivi di sostenibilità econo-mica tramite specifici progetti di mi-glioramento. «In questi sei annil’iniziativa è cresciuta molto e ha “fattoscuola” su un tema importante come losviluppo e il consolidamento delle im-

prese culturali giovanili, che operanospesso in un mercato incerto e non facile– ha dichiarato Marco Cammelli (fotoin basso) anch’egli presente all’incontro–. Funder35 ha proposto un interventodi sistema, grazie all’impegno di 18 fon-dazioni di erogazione, coprendo quasitutto il territorio nazionale e permet-tendo a centinaia di organizzazioni diinnovare e crescere. Ha offerto loro unpercorso, con un sostegno economico,un progetto formativo e una serie di op-portunità concrete. Un approccionuovo e lungimirante che ha contri-buito, insieme ad altri, al dibattito sul-

l’impresa culturale e che trova unriconoscimento, in particolare per gliaspetti fiscali, nella legge di bilancio 2018(art.1 comma 57 legge 205/2017)».Le 62 organizzazioni selezionate que-st’anno da Funder35 sono 10 in Lom-bardia (province di Milano, Cremona,Bergamo, Brescia, Sondrio, Pavia); 8in Piemonte (province di Asti e To-rino), 7 in Veneto (province di Pa-dova, Belluno, Vicenza, Verona), 7 inEmilia Romagna (province di Bolo-gna, Parma, Modena), 7 in Puglia(province di Lecce, Bari, Brindisi), 5in Campania (province di Napoli, Ca-

serta, Avellino), 5 in Toscana (pro-vince di Firenze, Livorno, Lucca), 3in Sardegna (province di Cagliari eSud Sardegna), 3 in Sicilia (provinciadi Palermo), 2 in Calabria (provincedi Cosenza e Reggio Calabria), 2 inFriuli Venezia Giulia (provincia diUdine), 1 in Valle d’Aosta (provinciadi Aosta), 1 in Molise (provincia diCampobasso), 1 in Basilicata (provin-cia di Potenza). A queste, si aggiun-gono 8 imprese meritevoli diaccompagnamento: 3 in Puglia, 2 inCampania e Friuli Venezia Giulia, 1in Emilia Romagna.

Le realtà sostenute sono attive indiversi settori culturali: arte, ci-nema, musica, danza, cultura cir-cense, teatro. I progetti selezionaticomprendono la realizzazione diuna serie di attività, tra cui: festivalteatrali e di cortometraggi, incuba-tori per offrire servizi ad artistiemergenti, iniziative di promo-zione della cultura enogastrono-mica, tour turistici alternativi,campagne di comunicazione inter-nazionali, residenze per artisti, rin-novamento dell’offerta culturalecon assunzione di personale qua-lificato, eventi, visite guidate emolto altro ancora. In costanteconnessione con le dinamiche so-ciali ed economiche dei loro terri-

tori, le Fondazioni di origine bancariacercano di dare una risposta adeguataalla varietà e complessità delle esigenzedelle comunità, privilegiando logichemultidisciplinari, con una scelta di “tra-sversalità” degli interventi tesa a pre-miare iniziative riconducibili a piùambiti operativi, dal sociale all’istru-zione, alla formazione di eccellenzafino allo sviluppo locale del territorio.In tal senso trovano spazio interventi asostegno di svariate forme di espres-sione culturale e artistica, in stretta cor-relazione con la crescita anche civile eoccupazionale, e in armonia con le pro-pensioni creative e le tendenze culturalidelle nuove generazioni, quale il caso,appunto, di Funder35.Concludendo il suo intervento in oc-casione della premiazione, Guzzettiha sottolineato le grandi valenze po-sitive in termini di coesione socialee di costruzione dell’identità del-l’Unione che può avere un’adeguatacelebrazione dell’Anno Europeo delPatrimonio Culturale e il ruolo chein questo quadro possono avere leimprese culturali giovanili. «La cu-riosità per la storia, le tradizioni, lespecificità culturali proprie e del-l’altro creano senso di appartenenza– ha detto –. L’accoglienza delle di-versità come opportunità di con-fronto ma anche e soprattutto diricerca e di definizione di valori co-muni, quali la democrazia, la tolle-ranza, la tutela delle bellezzeartistiche, della natura e del paesag-gio, propri della civiltà europea, miauguro potranno essere opportuna-mente riscoperti e riproposti. Sonocerto che le imprese che abbiamopremiato con Funder35 avranno unruolo attivo in questo scenario».

Lo studio propone alcuni percorsi che consentirebbero diagevolare il processo di crescita della filantropia in Europa,individuando alcuni passi specifici. La filantropia rimaneesclusa dai trattati europei. Bisogna che il ruolo della filan-tropia venga riconosciuto nei trattati e nei diritti fondamen-tali; si tratta di una necessità non procrastinabile. Le barrierealle iniziative filantropiche transfrontaliere costituiscono unadelle maggiori problematiche a oggi esistenti. Mentre nonvi sono restrizioni alla libera circolazione dei capitali, l’Eu-ropa ha bisogno di condividere una comune definizione delconcetto di interesse generale, promuovere regimi fiscalinon discriminatori e meno complessi per la filantropia, fa-vorire la diffusione della conoscenza. Le legislazioni nazio-nali devono essere in armonia con i diritti e le libertàfondamentali dell’Unione Europea. Gli sforzi dell’UnioneEuropea e dei paesi membri per contrastare il finanziamentodel terrorismo, il riciclaggio e l’evasione fiscale, intesi a pro-teggere il settore, devono essere tuttavia calibrati tenendoconto dei rischi effettivi, della proporzionalità delle misurerispetto alle realtà interessate e delle evidenze accertate. Èopportuno che il settore della filantropia e gli attori istitu-zionali lavorino insieme per individuare e valutare i rischi.

Massimo Lapucci, presidente di Efc e segretario generaledella Fondazione Crt, ha sottolineato: «I trattati europei ren-dono complesso l’utilizzo di appropriati strumenti legali perconsentire lo sviluppo della filantropia a livello europeo».«Valutazioni arbitrarie e regolamentazioni discrimina-torie, che rendono complessa la filantropia transfronta-liera, devono essere eliminate – aggiunge FelixOldenburg, presidente di Dafne e segretario generale del-l’Associazione delle Fondazioni tedesche –. C’è un unicomercato europeo per beni e servizi, ma le donazioni el’impegno sociale troppo spesso si fermano a livello deisingoli stati membri a causa delle crescenti restrizioni.Ciò impedisce al settore della filantropia, che dispone dirisorse ingentissime, di dispiegare appieno il proprio po-tenziale a beneficio dell’interesse generale».Efc e Dafne utilizzeranno i risultati dello studio per avviareuna comune azione di advocacy per il settore della filan-tropia europea con l’obiettivo di salvaguardarne e poten-ziarne il ruolo in tutta Europa a beneficio della societàcivile. L’iniziativa delle due associazioni avrà ulteriore im-pulso in occasione dell’incontro con i legislatori europeiprevisto a Bruxelles il prossimo 28 maggio.

in Europa la solidarietà non vuole barriere

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FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

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Quando nel 1999, grazie all’ “innesco” messo a di-sposizione da Fondazione Cariplo, vennero costituitein Italia le prime Fondazioni di Comunità – quelle diLecco e di Como – probabilmente nessuno immagi-nava che il fenomeno avrebbe acquisito una specificarilevanza sociale, soprattutto nelle piccole comunitàe nelle periferie post industriali. Oggi se ne contano37, alcune delle quali al Sud, con un patrimonio com-plessivo di circa 200 milioni di euro ed erogazioniche hanno supe-rato i 244 milioni;ben 27 sono stategenerate su inizia-tiva di Fondazioniassociate ad Acri.Questi strumentiper promuoverela filantropia lo-cale sono diven-tati veri e propri“ intermediar idella solidarietà”e sul territorio costituiscono piattaforme fondamen-tali per mettere in rete istituzioni e organizzazioni delTerzo settore, al fine di affrontare le complesse sfidesociali, economiche e culturali dell’attualità. Nellamaggioranza dei casi, anche se non necessariamente,nascono con l’aiuto di un soggetto terzo e poi cre-scono sulla spinta del contributo di fondi, privati epubblici, raccolti sui territori a cui le attività della fon-dazione stessa sono destinate. In genere, poi, chi in-nesca il processo raddoppia periodicamente “laposta” in funzione di quanto in quella fase è stato rac-colto sul territorio, alimentando un processo virtuosoche consolida progressivamente la Fondazione diComunità anche sotto il profilo patrimoniale. Peraltroil patrimonio contabile non è la caratteristica distin-tiva delle Fondazioni di Comunità, che a voltecontano su “asset” del tutto diversi. È altresì indi-spensabile che l’attività erogativa venga accompa-gnata di pari passo da quella di fundraising. Caratteristiche distintive che aiutano a definire il set-tore in modo inclusivo e dinamico sono innanzituttol’ownership e la gestione locale. Inoltre, le Fonda-zioni di Comunità sono entità giuridiche indipendentie sono caratterizzate da una proprietà diffusa, con piùstakeholder. Sono costituite per durare, costruire ca-pitale sociale, fiducia, beni e capacità, nella comunità,con la comunità e per la comunità, cercando di avereuna visione di lungo periodo. «Ed è proprio inquest’ottica che molte Fondazioni di origine banca-ria e la Fondazione Con il Sud si sono impegnate perfarle nascere e crescere sui loro territori di riferi-mento» afferma Giorgio Righetti, direttore generaledi Acri. La storia delle Fondazioni di Comunità ita-liane è comunque varia, importante ed effervescente,sottolinea FeliceScalvini, presi-dente di Assifero,l’associazione acui la maggiorparte di esse ade-risce. «Esse sonoportate natural-mente a confezio-narsi una speciedi abito su misurain relazione ai ter-ritori di riferi-mento: comunità urbane e rurali, evolute o in viadi trasformazione, omogenee o caratterizzate daforti diversità culturali ed etniche. Tutte però hannobisogno di tessuto connettivo, di fattori di integra-zione, di occasioni perché le diverse persone che inesse vivono e le organizzazioni che vi operano ab-biano la possibilità di conoscersi, di specchiarsil’una nell’altra, di individuare, anche solo perframmenti, qualche progetto da condividere, qual-

che visione comune a cui aderire». Così, il 24 no-vembre scorso, in un evento organizzato a Romacon la collaborazione di Acri, Assifero ha presentatola prima Guida sulle Fondazioni di Comunità in Ita-lia, che è intesa a favorire un processo di condivi-sione e la crescita di un ecosistema di settore piùinformato, connesso ed efficace a livello nazionale.A leggerla si scopre, per esempio, che per la lotta allapovertà neonatale lavorano insieme la Fondazione diComunità di Messina, la Fondazione della ComunitàBresciana e alcuni enti pubblici e associazioni dei ri-spettivi territori. Il progetto, avviato nel 2017, hal’obiettivo di azzerare la povertà neonatale là dove ipromotori operano, finanche con la presa in caricopersonalizzata dei bambini in condizione di povertàe delle loro famiglie. In particolare, la Fondazione diComunità di Messina istituirà un fondo vincolato digaranzia a sostegno delle azioni di finanza etica e unsecondo fondo vincolato al finanziamento dei pro-getti personalizzati, a partire dalla mutualizzazionedei capitali di capacitazione che saranno assegnatiai bambini messinesi nati in condizione di povertàprofonda e alle loro famiglie. Mentre la Fondazionedella Comunità Bresciana, oltre a coordinare leazioni per il territorio del Comune di Brescia, saràil riferimento finanziario delle risorse economichein entrata e in uscita rispetto agli altri partner.Dalla Guida si scopre che anche quello della forma-zione dei giovani è un tema molto seguito, così comequello degli anziani edelle persone con disa-bilità, o quello dell’oc-cupazione giovanile.La Fondazione di Co-munità della Val diNoto, per esempio, hapromosso l’Incubatoredi imprese “Eureka3.0”, che può contaresulla collaborazione diun ampio sistema dipartnership, che forni-scono percorsi forma-tivi di marketing,management, diritto eaccesso al credito. LaFondazione del Ver-bano Cusio Ossola, in-vece, già nel 2008 ha avviato una campagna diraccolta di donazioni a favore del Fondo LIFT - La-voratori e Imprenditori per il Futuro del Territorio,promosso insieme alla Provincia e alla Camera diCommercio locali e finalizzato alla realizzazione diprogetti che creino lavoro per le fasce più deboli. Nelcorso del 2009, 804 donatori del territorio sono statisensibilizzati alla cultura del dono e si sono avvicinatialla Fondazione versando complessivamente111.590 euro: un risultato importante non solo in ter-mini di raccolta, ma anche di diffusione del messag-gio di solidarietà e coinvolgimento della societàcivile. È, infatti, importante che le Fondazioni di Co-munità abbiano consapevolezza di questo loro ruolomaieutico sul fronte della filantropia. E molte loesplicitano in specifiche iniziative di education. Cosìla Fondazione della Comunità di Monza e Brianza –solo per fare un esempio – realizza il Progetto YouthBank, che si pone l’obiettivo di creare aggrega-zione, rendere i giovani protagonisti della propriacomunità e far crescere i filantropi di domani. Sitratta di un percorso formativo rivolto a studentidelle classi terza, quarta e quinta delle scuole secon-darie di secondo grado, che vengono coinvolti nel-l’ideazione e gestione di un Bando per finanziareprogetti sociali e culturali, promossi da organizza-zioni non profit nel territorio di Monza e Brianza. Iragazzi incontrano ogni singola realtà non profit evalutano le progettazioni pervenute. In cinque anniuna sessantina di studenti degli istituti superiori di

Monza ha così partecipato alla gestione dei bandi.D’altronde, come sostiene Gaetano Giunta, presi-dente della Fondazione di Comunità di Messina,«Le Fondazioni comunitarie dovrebbero strutturaresui territori programmi d’infrastrutturazione so-ciale, altamente innovativi, capaci di assumeresempre più una valenza di tipo storico-strategico,piuttosto che di tipo episodico ed effimero; capacidi promuovere sviluppo umano, mettendo in corre-lazione feconda sistemi produttivi, sistemi culturali,sistemi di welfare, sistemi educativi, azioni di ri-cerca e sviluppo, la capacità di attrarre talenti crea-tivi e le social capabilities delle comunità locali. LeFondazioni di Comunità potrebbero divenire si-stemi territoriali di tipo relazionale non più centratesulla mera raccolta ed erogazione di risorse eco-nomiche, ma sulla ideazione, sostegno e valuta-zione di vere e proprie policy durevoli, orientate asperimentare e promuovere approcci economici ca-paci di porre, quali vincoli esterni alla logica dimassimizzazione del profitto, la progressiva espan-sione delle libertà strumentali delle persone più fra-gili, la progressiva costruzione di capitale sociale,la sostenibilità ambientale e la bellezza».Nel mondo le Fondazioni di Comunità sono 1.800,di cui 680 nell’intera Europa. Le prime nacqueronegli Stati Uniti all’inizio del Ventesimo secolo; laprima in assoluto a Cleveland, in Ohio, nel 1914. Fu-rono create per separare la gestione dei fondi nei trust

dall’utilizzo degli utili prodotti da quella gestione pa-trimoniale; sicché in pratica il modello era basato sullagestione dei fondi, la crescita del patrimonio, la redi-stribuzione degli utili alla comunità attraverso l’ero-gazione di contributi con bandi e la raccolta di fondiper progetti specifici. In Italia, invece, la valenza del-l’intermediazione filantropica è ben più marcata e haradici antiche, come attesta la storia di molte Ipab-Isti-tuti pubblici di assistenza e beneficenza o degli ospe-dali municipali, in cui è chiara l’azione di raccolta difondi e la gestione “professionale”, o della Compa-gnia di San Paolo, che in sé porta i semi di un’anticavocazione comunitaria. Se poi si guarda alla storia lo-cale di moltissime esperienze europee si scopre cheil modello della raccolta di comunità per fronteggiareproblemi della comunità (specie la povertà) è diffusoin larga parte del nostro Continente dal Medioevo e,insieme all’esperienza dei Commons (i beni comuni)nei paesi anglosassoni, costituisce non solo un mododi organizzare la socialità, ma anche di redistribuirele risorse su una base essenzialmente comunitaria,che i tempi moderni non hanno completamenteespiantato. «Queste radici– sottolineano nel loro sag-gio introduttivo alla Guida Carola Carazzone, segre-tario generale di Assifero, e Marco Demarie,responsabile dell’Ufficio studi della Compagnia diSan Paolo – oggi ci offrono ispirazione per mobilitarerisorse altrimenti ripiegate su loro stesse e gestirle inmodo comunitario per l’interesse di tutti e, fino ad uncerto punto almeno, “democratico”».

FONDAZIONI DI COMUNITà: VERI INTERMEDIARI DI FILANTROPIA SUI PICCOLI TERRITORI

680in Europa

1.800nel mondo

37le Fondazioni di Comunità

in Italia

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Attraverso le sinergie tra Fia(Fondo Investimenti per l’Abitare)e fondi locali partecipati dalle Fon-dazioni, quella dell’housing so-ciale (vedi articolo a pagina 6) èprobabilmente la principale area dicollaborazione tra le Fondazioni diorigine bancaria e Cdp; ma non ècerto l’unica. Molti sono gli obiet-tivi condivisi a favore dei territori,sia tramite la compartecipazionediretta nelle stesse società strategi-che – è il caso di F2i, la Sgr che haemesso il maggiore Fondo Italianoper le Infrastrutture, e di Cdp Reti,che gestisce investimenti parteci-pativi finalizzati allo sviluppo delleinfrastrutture nei settori del gas edell’energia elettrica - sia per com-plementarità di ruolo in alcuni am-biti di “comune sentire”. Parliamodi edilizia scolastica, di riqualifica-zione delle periferie urbane, di so-stegno alle aree colpite da eventicalamitosi; ma anche di “smartworking” e di “student housing”.Nel corso degli ultimi anni Cdp è in-

tervenuta in misura rilevante nel fi-nanziamento dell’edilizia scolastica,concedendo prestiti agli Enti locali,per la gran maggioranza Comuni.Nel periodo 2010-2017 sono statiperfezionati oltre 3.500 contratti percomplessivi 1,2 miliardi di euro.Inoltre, in occasione della GiornataNazionale per la Sicurezza nelleScuole, Cdp ha firmato un Protocollod’intesa con il Miur e la Bei in base alquale la Banca Europea per gli Inve-stimenti potrà stanziare fino a 1,3 mi-liardi di euro per finanziare gliinterventi di adeguamento e messa insicurezza delle scuole italiane cheCdp utilizzerà per la concessione difinanziamenti al riguardo da destinareagli Enti locali. I prestiti fin qui con-cessi con oneri di rimborso a caricodello Stato sono stati destinati a in-terventi straordinari di ristruttura-zione, miglioramento, messa insicurezza, adeguamento antisismico,efficientamento energetico, nonchéalla costruzione di nuovi edifici sco-lastici pubblici e alla realizzazione/ri-strutturazione di palestre nellescuole, senza dimenticare lo speci-fico piano per i territori colpiti da ca-

lamità. Per questi, dal 2013, Cdp haimpegnato oltre 20 miliardi di euro,mettendo a disposizione di cittadinie imprenditori una serie di strumentia plafond. In particolare: il PlafondEventi Calamitosi, con uno stanzia-mento di circa 1,5 miliardi, per fi-nanziamenti agevolati da destinarea interventi per la riparazione didanni occorsi al patrimonio privato,alle attività economiche e produt-tive; il Plafond Ricostruzione Sisma2012, per un ammontare pari a circa12 miliardi di euro; il PlafondSisma Centro Italia, con un impe-gno di risorse di circa 4,5 miliardi,comprensivi del pagamento per itributi sospesi. Ha, infine, intra-preso una serie di iniziative a favoredegli Enti nei territori terremotati,tali da rendere più veloce la rico-struzione, come il differimento delpagamento delle rate di ammorta-mento dei prestiti Cdp senza oneria carico per più di 250 Enti locali,per un totale di rate sospese e dif-ferite di quasi 320 milioni.

Anche nel campo della riconver-sione del patrimonio urbano il ruolodi Cdp non è secondario, in quantoha il compito di anticipare le risorsead assegnatari che lo Stato avràscelto di finanziare. A fine 2015, in-fatti, il legislatore ha varato il “Pro-gramma straordinario di interventoper la riqualificazione urbana e lasicurezza delle periferie delle cittàmetropolitane e dei comuni capo-luogo di provincia”, finalizzato allarealizzazione di interventi urgentiper la rigenerazione delle aree ur-bane degradate. Nel corso del 2016sono state selezionate le iniziativeda inserire nel Programma, checomprendono progetti presentati da120 Enti, per un investimento com-plessivo di 2,1 miliardi di euro.Sono stati selezionati i primi 24progetti che beneficeranno dellostanziamento di 500 milioni di euroinizialmente previsto, mentre i re-stanti 96 saranno finanziati con ri-sorse provenienti dal Fondo per loSviluppo e la Coesione. In questocontesto, al fine di consentire agliEnti assegnatari di far fronte divolta in volta, con mezzi propri, alla

copertura delle esigenze per la rea-lizzazione degli investimenti, Cdpha messo a punto il prodotto “Pre-stito Riqualificazione Periferie Ur-bane”, con cui assicura agli Entilocali, in attesa dell’effettivo in-casso dei finanziamenti, la coper-tura finanziaria degli interventi finoal 100% del loro valore e l’avvio eil completamento celere deglistessi, sopperendo alle eventuali ca-renze di disponibilità/liquidità. Ilprestito viene rimborsato al mo-mento dell’incasso del finanzia-mento statale, senza alcun onereaggiuntivo a carico degli Enti.In continuità evolutiva con la plu-riennale attività nell’housing so-ciale, Cdp sta promuovendo dacirca un anno una nuova linea diattività ad elevato impatto ambien-tale e sociale – incentrata soprat-tutto sul fondo Fia2 – nei settoridello smart housing, smart wor-king, education & innovation.L’idea è quella di realizzare nellecittà metropolitane e nei capoluo-

ghi di provincia infrastrutture resi-denziali in locazione rivolte a tuttigli utenti non interessati alla pro-prietà abitativa, non solo per ra-gioni di censo, ma anche per stilidi vita, in primis la mobilità lavo-rativa. Gli interventi di smart hou-sing comprendono tutta la gammadella residenza in affitto, dalle so-luzioni più tradizionali di “socialand affordable housing” (soluzioniabitative in cui la spesa per loca-zione non superi il 30-40% delreddito disponibile) alle residenzeper studenti, dalle residenze peranziani autosufficienti (seniorhousing) all’ospitalità in ostelli ealle residenze protette e socio-sa-nitarie per anziani non autosuffi-cienti. Le soluzioni locative sicaratterizzano per essere forte-mente innervate dai servizi allapersona e alla collettività a chilo-metro zero: servizi che si esten-dono dagli spazi educativi (asili,scuole dell’infanzia) e lavorativi(co-working) all’entertainment,dagli impianti sportivi ai poliam-bulatori medici, dalla ristorazionea filiera corta alle attività culturali.

L’adeguamento delle infrastrutture – scuole, ospedali,edilizia sociale, trasporti – sta diventando un’emer-genza che ormai tocca la vita di ognuno di noi, ag-gravando un quadro in cui il numero delle famigliein povertà è cresciuto. In un recente documento dellaCommissione parlamentare di vigilanza sulla CassaDepositi e Prestiti, in corso di pubblicazione, si leggeche in Italia oltre il 70% degli ospedali è stato co-struito prima del 1970 e il 65,1% degli edifici scola-stici prima dell’entrata in vigore delle normeantisismiche nel 1974. Inoltre negli anni è cambiatal’esigenza abitativa, perché il problema dell’alloggionon interessa più esclusivamente le fasce deboli dellapopolazione, ma riguarda un ampio bacino di per-sone che, pur potendo fare affidamento su un redditostabile, ha difficoltà ad accedere al libero mercato.La Task Force, presieduta da Romano Prodi, con ilpatrocinio della Commissione Europea e dellaBanca Europea degli Investimenti (Bei), ha l’obiet-tivo di promuovere finanziamenti per la creazionee il mantenimento delle infrastrutture sociali nel-l’Unione Europea e ha analizzato, in particolare, ladisponibilità di modelli di finanziamento, esistentie innovativi, sul fronte dei bisogni attuali e futurinel campo di sanità, education e social housing. Tra il 2007 e il 2016, gli investimenti in infrastrut-ture realizzati sia dalle Amministrazioni centrali siada quelle territoriali si sono contratti in misura si-gnificativa, con un decremento rispettivamente del20% (da 5 miliardi di euro a 4 miliardi) e del 26%(da 21 miliardi di euro a 16 miliardi). In questo con-testo Cdp si pone l’obiettivo di supportare a 360gradi lo sviluppo dei territori, con particolare atten-zione ai bisogni sociali emergenti, attraverso nonsolo un ampio ventaglio di strumenti finanziari (de-bito, equity e garanzie), ma anche assumendo unruolo di sostegno proattivo, promuovendo il coin-volgimento di capitali privati responsabili e “sustai-nable-oriented” interessati a finanziare iniziativecon rilevanti ricadute sociali. Coerentemente conquest’impegno, che prevede di costruire anche unset di strumenti a supporto dello sviluppo del Paeseche abbiano un focus specifico sull’impatto socialedelle iniziative, Cdp ha appena collocato la suaprima emissione obbligazionaria nel mercato dei ca-pitali internazionali. Si tratta del primo “SocialBond” lanciato da un emittente italiano, nonché laprima emissione obbligazionaria “Social” in Europadedicata ad aree colpite da calamità naturali. I fondiraccolti (gestiti tramite la Gestione Separata dellaCassa), finanzieranno le piccole-medie imprese ita-liane con meno di 250 addetti, attraverso dei Plafonddi Liquidità allocati tramite il sistema bancario. Il“Social Bond” si ispira ai Sustainable DevelopmentGoals (SDGs), punto 8, delle Nazioni Unite ed è inlinea con i Social Bond Principles 2017 dell’Inter-national Capital Market Association (Icma). L’ope-razione, del valore nominale di 500 milioni di euro,destinata a investitori istituzionali, ha raccolto ri-chieste pari a 2,2 miliardi di euro, sottoscritte per il70% da investitori esteri (in particolare del Nord Eu-ropa). I trend internazionali evidenziano, infatti, lasempre maggior rilevanza degli investimenti legatiai bisogni sociali, anche alla luce dell’affermarsi dinuove esigenze determinate dai cambiamenti in atto(l’evoluzione demografica con l’invecchiamentomedio della popolazione, che nel 2030 in Europasarà composta per quasi ¼ da persone con più di 65anni; l’incremento della speranza di vita alla na-scita, che nei Paesi Ocse ha raggiunto in media gli80 anni crescendo di 10 anni negli ultimi 50; icambiamenti climatici; i flussi migratori in partelegati all’inasprimento delle differenze Nord-Sud;le emergenze sanitarie, etc.). In questo senso, dun-que, Cdp consolida e rafforza il proprio ruolo construmenti ad hoc e iniziative specifiche per lo svi-luppo delle infrastrutture sociali sul territorio e lariqualificazione del patrimonio urbano.4

focus Cdp

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Missioneterritori

FONDAZIONI E CDP MOLTE LE AREE D’INTERESSE COMUNE

segue da pagina 1

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focus Cdp

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Le Fondazioni di origine bancaria e la Cassa Depo-siti e Prestiti – l’Istituto Nazionale di Promozione ita-liano che da 167 anni accompagna lo sviluppo delPaese – hanno contribuito significativamente a soste-nere gli investimenti durante tutte le fasi del ciclo eco-nomico, dalla crisi economico finanziaria del 2008,fino alla ripresa e all’attuale fase di espansione. A partire dalla loro costituzione, le Fondazioni diorigine bancaria mantengono un saldo radica-mento nei propri territori, sostenendoli e promuo-vendone la crescita, con un’attenzione particolareal supporto delle attività che intendono dare rispo-ste ai bisogni sociali, culturali ed economici. Unimpegno cruciale di solidarietà e sussidiarietà, cheresta uno dei perni della coesione nazionale.Sin dal 2003 le Fondazioni hanno scelto di entrarenella compagine sociale della Cdp, avviando unaconsolidata partecipazione azionaria. Il denomi-natore comune che unisce le Fondazioni e Cdp vaperò ben oltre il legame che deriva dalla gover-nance societaria. C’è un rapporto ideale che uni-sce Cdp e le Fondazioni, una relazione chealimenta la natura condivisa di investitori istitu-zionali di lungo periodo e che promuove in modofattivo lo sviluppo dei territori, con particolare at-tenzione alle esigenze sociali emergenti. Nel corso del tempo si è rafforzato un patto socialetra i cittadini-risparmiatori e la Cdp, che ha sem-pre offerto strumenti di risparmio per le famigliegarantiti dallo Stato e capaci di trasformare il ri-sparmio privato a breve in investimenti o finanzia-menti di lungo termine, a supporto dell’economiareale e dei territori. In tale ambito, i risultati rag-giunti da Cdp per lo sviluppo del Paese sono moltosignificativi. Il Piano Industriale 2016-2020 – ilprimo con un orizzonte quinquennale – ha previstoe consentito di ampliare il volume di risorse mobi-litate a favore dell’economia, introducendo stru-

menti di finanziamento in-novativi in relazione alleprincipali e tradizionalilinee d’intervento: soste-gno alla Pubblica ammini-strazione, Infrastrutture,Imprese, Internazionaliz-zazione e Real Estate. Èconfermato e rafforzato, quindi, il ruolo di Cdpquale partner strategico a supporto delle Ammini-strazioni locali. Un partner con un’identità pecu-liare: operatore privato con missione pubblica, Cdptrasforma i risparmi privati in progetti con esterna-lità positive per lo sviluppo e la crescita dei territori.Il supporto di Cdp è stato ancor più fondamentaleper le Amministrazioni nei periodi in cui i vincoli al-l’indebitamento hanno ridotto notevolmente gli in-vestimenti locali, e si rafforza in questa fase di ripresadel ciclo economico in cui le Amministrazioni, oltrealla provvista finanziaria, necessitano di un sup-porto proattivo per riprendere il processo di valo-rizzazione dei propri asset, tra cui le infrastrutturesociali. Tale evoluzione del ruolo di Cdp ben si co-niuga con la peculiare missione delle Fondazioni,attente non solo al perseguimento di finalità di in-teresse generale ma anche al mantenimento di unastabile redditività di lungo periodo. A 15 anni dallatrasformazione di Cassa Depositi e Prestiti in so-cietà per azioni e dall’ingresso delle Fondazioninel sua compagine azionaria, l’attuale modello dicollaborazione fondato sull’equilibrio fra l’atten-zione alla redditività degli investimenti – anche agaranzia del risparmio postale – e il radicamento nelterritorio si conferma leva fondamentale per il soste-gno concreto dell’economia reale, in un percorso vir-tuoso di crescita stabile e inclusiva delle realtà locali.

Se è vero che il 98% dei mutui sottoscritti dagli Enti locali viene concessodalla Cassa Depositi e Prestiti, è altrettanto vero che quest’ultima non trascuraaffatto le imprese, in particolare dopo il nuovo corso avviato con la privatiz-zazione del 2003, via via perfezionato e consolidato soprattutto negli ultimianni. Nell’ambito della Gestione Ordinaria di Cdp, infatti, sono previste moltepossibilità di intervento a favore dello sviluppo economico del Paese tramiteil rafforzamento delle attività imprenditoriali, sia pubbliche che private. Sicchéal di là degli interventi diretti nel capitale di medie e grandi aziende italianeche lavorano anche oltreconfine – da Snam a Eni, da Fincantieri a Terna, daAnsaldo a Saipem, a Poste italiane e a di-verse altre – Cdp dispone di numerosi altristrumenti rivolti a questo fine, compreso ilsupporto alle piccole e medie imprese. Ciòè particolarmente evidente nel Piano indu-striale 2016-2020, firmato dall’amministra-tore delegato Fabio Gallia e dal presidenteClaudio Costamagna, che si propone di mo-bilitare a favore del sistema imprenditorialecirca 117 miliardi di euro (+73% rispetto aquanto fatto nel quinquennio precedente),attraverso un mix di interventi disegnato sututte le fasi del ciclo di vita delle imprese.Per favorire la nascita di start-up, e poten-ziare l’azione a sostegno dell’innovazione,si continuerà, per esempio, a puntare sulventure capital, campo in cui Cdp ha un ruolo di operatore primario, tramitefondi e fondi di fondi, ma anche attraverso partnership con player istituzionalieuropei, in primis il Fei-Fondo Europeo per gli Investimenti. A sostegno dellacrescita e della competitività delle imprese ci sono invece le operazioni di pri-vate equity, implementate dalle due nuove società di gestione (Fondo Strate-gico Italiano Sgr Spa e QuattroR Sgr Spa), oltre che dal Fondo Italianod’Investimento Sgr (del cui capitale Cdp ha una quota significativa); l’obiet-tivo è quello di garantire alle imprese che vogliono e possono crescere l’os-

sigeno necessario allo sviluppo. Infine c’è il supporto ai processi di interna-zionalizzazione; e il Gruppo Cdp può avere un ruolo determinante nel pro-cesso di espansione delle imprese italiane all’estero. Al riguardo, nei primi18 mesi di piano industriale (al 30 giugno 2017) ha mobilitato 20,6 miliardidi euro, in particolare nei settori della cantieristica navale, della difesa e delleinfrastrutture. Inoltre, la crescente sinergia, sotto il profilo organizzativo, conSace e Simest nel nuovo Polo dell’Export consente di offrire alle imprese na-zionali una gestione più efficace del portafoglio prodotti del Gruppo, con ununico gestore della relazione, che è in grado di rappresentare le singole società

prodotto. Gli interventi di Cdp a supportodel sistema imprenditoriale italiano sono at-tuati anche attraverso l’intermediazionedelle istituzioni finanziarie, che si sviluppaprincipalmente lungo due direttrici: creditoagevolato o strumenti a “plafond” e stru-menti di risk sharing o di capital relief. Nelprimo caso si tratta della concessione dicredito agevolato strutturato con ricorso arisorse della Cassa assistite da contribuzionistatali in conto interessi (ad esempio ilFondo rotativo per il sostegno alle impresee agli investimenti in ricerca - Fri e il Pla-fond Beni Strumentali). Nel secondo sitratta di nuovi strumenti finalizzati a sup-portare le istituzioni finanziarie nelle proprie

misure di ottimizzazione del capitale e liberare risorse da destinare a nuovi im-pieghi in favore delle imprese, incluse quelle attivate dal “Piano Juncker”. Un’ul-teriore nuova linea di attività è l’alternative financing. In quest’ottica, nel 2017Cdp ha collaborato con Elite – un’innovativa piattaforma di servizi lanciata daBorsa Italiana – per la strutturazione di un “basket bond”, cioè un’obbligazionegarantita da un paniere di “mini-bond”. Grazie all’intera gamma di questi strumenti, nel solo 2017, sono state sup-portate 22 mila imprese, in prevalenza piccole e medie.

Cresce l’impegno a favore delle imprese

Claudio CostamagnaPresidente Cassa Depositi e Prestiti Spa

INSIEME PER LO SVILUPPODEL PAESE

A fine giugno, la Cassa Depositi e Prestiti regi-strava, nel bilancio del primo semestre 2017,un patrimonio netto totale consolidato di 34,6miliardi di euro (21,9 miliardi di pertinenzadella Capogruppo), a fronte del quale, nel pe-riodo, il Gruppo ha mobilitato a favore del-l’economia italiana circa 13,1 miliardi (di cui9,3 mobilitati e gestiti dalla Capogruppo), conuna crescita del 5% rispetto al primo semestre2016 e in linea con gli obiettivi di avanzamentoprevisti nel Piano industriale 2016-2020. Le ri-sorse sono state destinate per 6,4 miliardi(49%) all’internazionalizzazione, per 4,8 mi-liardi (37%) alle imprese, per 1,8 miliardi(14%) al settore government, pubblica ammi-nistrazione e infrastrutture, e per i restanti 0,1miliardi di euro al real estate. Complessiva-mente, nei primi 18 mesi dall’attivazione delPiano, il Gruppo Cdp ha mobilitato risorse per43 miliardi di euro a sostegno dell’economiadel Paese, pari a oltre il 25% di quelle totalipreviste sull’intero orizzonte 2016-2020. Ilmargine d’intermediazione cresce di 1,5 mi-liardi di euro rispetto al primo semestre 2016grazie al significativo aumento degli utili dapartecipazioni: +1,3 miliardi rispetto al primosemestre 2016. Il risultato netto di Gruppo èpositivo per circa 2,5 miliardi di euro (0,6 mi-liardi di euro nel primo semestre 2016), graziesia al rilevante incremento del risultato dellaCapogruppo, sia al positivo contributo delle so-cietà incluse nel perimetro di consolidamento.L’utile netto del semestre di pertinenza dellaCapogruppo è pari a 1,6 miliardi di euro (0,01miliardi di euro nel primo semestre 2016).L’utile netto della Capogruppo è di circa 1,2miliardi di euro, in aumento rispetto al primosemestre 2016 (1,1 miliardi di euro).

Primo semestre 2017mobilitati oltre13 miliardi

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territori

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Sempre più spesso si sente parlare di rigenerazioneurbana. Anche le Fondazioni di origine bancaria nonsolo non sono nuove al genere ma, anzi, questa è unadisciplina che praticano già da parecchio tempo,eventualmente con altri nomi. Perché, se per rigene-razione urbana si intende il recupero e la riqualifica-zione di spazi nelle periferie degradate delle città, espesso anche nei centri storici trascurati o dimenticati,limitando il consumo di suolo, salvaguardando il pae-saggio e l’ambiente, dando attenzione alla sostenibi-lità e alla germinazione di interventi di naturaculturale e sociale, finalizzati al miglioramento dellaqualità della vita delle comunità, senz’altro di inizia-tive in questo senso le Fondazioni di origine bancariane hanno finora realizzate molte. Negli articoli cheseguono ci proponiamo di tracciarne una breve e si-gnificativa panoramica, quantunque non esaustivadella pluralità degli interventi, in quanto riteniamoche sia davvero importante valorizzare l’impegno suun fronte che, come pochi altri, è politico, in quantoconcernente la “polis”, cioè quei luoghi, le città, che- lo scrive Italo Calvino - “sono luoghi di scambio,ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci,sono scambi di parole, di desideri, di ricordi”.Così da parte delle Fondazioni abbiamo iniziative disocial housing, ovvero di edilizia privata sociale incontesti dove non solo si dorme, ma ci si diverte, sistudia, si fa la spesa e, possibilmente, si lavora; ab-biamo la trasformazione di edifici storici o industrialiabbandonati in veri e propri poli di aggregazione so-ciale e culturale; abbiamo diversificate iniziative direcupero delle periferie. Periferie: una parola assolu-tamente chiave in questo contesto. Negli ultimi de-cenni il tasso di urbanizzazione è ovunque cresciutomoltissimo e oggi metà della popolazione mondialevive in un’area urbana. Anche in’Italia c’è stata una

progressione crescente, con conseguenze, spesso, diespansione delle aree periferiche, il che molte voltevuol dire disagio. Così al di là dei fenomeni che ri-guardano luoghi ritenuti in questo senso emblematici,come Tor Bella Monaca, Scampia o lo Zen di Pa-lermo, i problemi derivanti dalla marginalità oggisembrano essersi estesi a molte periferie della grandicittà, arrivando a insidiare anche i centri storici di pic-coli e grandi centri.Nel 2017 il Parlamento italiano ha svolto un’inchiestasulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degradodelle città e delle loro periferie, dalla quale emergeche il 61,5% dei residenti nei capoluoghi metropoli-tani vive in periferia e che il 33,8% abita in quartieridove c’è una significativa presenza di famiglie conpotenziale alto disagio economico. L’incidenza di

queste famiglie è variabile fra 1-3% nel Nord, fino al4-14% nel Mezzogiorno, con punte massime a Na-poli, Palermo e Catania. Come ben focalizza il Rap-porto della Commissione d’inchiesta, “le periferieurbane non sono più definibili semplicemente comeambiti lontani dal nucleo storico della città o comepolarità opposta alle aree centrali, ma come una con-dizione trasversale che intanto riguarda l’espansionefisica della città, particolarmente pronunciata negliultimi due decenni, ma che comprende tutte quellezone più densamente popolate, dove sono riscontra-bili fenomeni di degrado, di marginalità, di disagiosociale, di insicurezza e di povertà”, aggiungendopoi: “ogni iniziativa volta a migliorarne le condizionidovrà collocarsi all’incrocio fra diverse azioni, daquelle per la riqualificazione territoriale alle politiche

PER UN DISCORSO SULLE CITTà

Non si può parlare di rigenerazione ur-bana senza partire dall’housing sociale.Si tratta di un campo in cui le Fonda-zioni di origine bancaria sono state pio-niere, prima fra le altre FondazioneCariplo. A partire dal 2004 ha comin-ciato a sperimentare una formula peroffrire alloggi in locazione a canoni ri-dotti del 40-50% a giovani coppie, stu-denti, lavoratori con redditi bassi,immigrati regolari, famiglie monoge-nitoriali, anziani. Ovvero a quelle cate-gorie sociali che non rientrano neiparametri per l’assegnazione di casepopolari, ma che non sono nemmenoin grado di accedere a un’abitazione aprezzi di mercato. Questa sperimenta-zione è alla base del piano nazionale diedilizia sociale varato dal Governo nel2009. Tramite fondi di investimento lo-cali sostenuti dalle Fondazioni e dalfondo nazionale Fia (Fondo Investi-menti per l’Abitare) emanato da CdpInvestimenti Sgr, società partecipata al70% da Cdp Spa e al 15% ciascuna daAcri e Abi, fino a oggi sono stati rea-lizzati circa un quarto dei 20mila al-loggi complessivi previsti dal piano. Aldi là dei numeri è il modello abitativodi questi interventi che ha rivoluzionatoil modo di concepire l’abitare e di pen-sare alle periferie. Nei condomini di so-cial housing, oltre agli alloggi ci sonoinfrastrutture condominiali, spazi perorticultura, ricreativi, culturali e servizi

dedicati ai giovani e alle famiglie. Inol-tre gli inquilini sono coinvolti in per-corsi che li portano alla gestione dellearee condivise e dei servizi collabora-tivi che scelgono di sviluppare (dopo-scuola per i bambini, orti, bikesharing,carsharing, ecc). Si tratta di un modellooriginale e innovativo che sta susci-tando interesse anche all’estero. Non acaso il Parlamento Europeo nel giugnoscorso ha invitato i vertici di Fonda-zione Cariplo e di Fondazione Housing

sociale a illustrare la formula dell’hou-sing sociale sperimentata in Lombar-dia. La prima esperienza di questo tipoè stata il sostegno alla realizzazione delVillaggio Barona, seguita dalla defini-zione e implementazione di un pianoparticolarmente ampio, che ha portatoa realizzare fino a oggi oltre mille ap-partamenti, suddivisi in cinque grandiprogetti: Borgo Sostenibile e Cenni di

Cambiamento (in foto), entrambi nellaPeriferia Ovest di Milano; Via Padova36, condominio in una delle zone piùmultietniche del capoluogo lombardo;Abit@giovani, progetto di housing dif-fuso in tutte le nove zone della città, ri-servato agli under 35; Casa Crema +,realizzato a Crema in località Sabbioni. Molto attiva su questo fronte è ancheCompagnia di San Paolo, che da undicianni porta avanti il suo ProgrammaHousing. Coniugando gli aspetti archi-

tettonici e urbanistici con quelli socialied economico-finanziari, il Programmaha contribuito alla nascita e alla diffu-sione di una nuova cultura dell’abitare,fatta di partecipazione, socialità, soste-nibilità ambientale, solidarietà interge-nerazionale. Esso sperimenta, infatti,nuovi modelli di housing sociale: dalleResidenze temporanee nei quartieri to-rinesi di Porta Palazzo e di San Salva-

rio, con il risanamento architettonico didue immobili e il recupero urbanisticodelle aree circostanti, al CondominioSolidale di via Gessi, che prevede il co-housing tra persone anziane e madricon figli minori o persone sole inseritein percorsi di autonomia sociale. Cisono poi “StessoPiano”, un servizio diintermediazione immobiliare sociale ri-volto ai giovani in cerca di spazi in coa-bitazione, con locazione di appartamentiprivati a condizioni particolarmente fa-vorevoli; e “CiVediamo”, progetto chefavorisce la permanenza delle personeanziane presso la propria abitazione.Per finire c’è “Coabitazione Giova-nile Solidale”, che coinvolge giovanivolontari per lo svolgimento di unvero e proprio “portierato sociale”; némanca il sostegno a progetti di hou-sing sociale sviluppati da soggettiterzi, attraverso un apposito bando dierogazione e la partecipazione al ca-pitale di due fondi a rendimento etico:Fondo Abitare Sostenibile Piemontee Fondo Housing Sociale Liguria.Quelli citati sono soltanto due esempidi intervento delle Fondazioni di ori-gine bancaria nel campo dell’housingsociale, ma esperienze analoghe cisono in tutta la Penisola, dal Veneto al-l’Emilia Romagna, dalla Toscana alleMarche e all’Abruzzo. Una mappaturacompleta e aggiornata si può consul-tare sul sito www.housing-sociale.it.

UNA NUOVA CULTURA DELL’AbITARECon l’housing sociale la chiave è la condivisione

Luoghi di scambio non solo di merci, ma di parole, di desideri, di ricordi

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territori

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Rigenerare una città non significa solo ricostruirla, abbellirla, rifunzionalizzarla, ma vuol dire restituirle l’anima. Ovverorenderla un luogo vivo, in cui gli abitanti si sentano a casa. Per questo l’impegno delle Fondazioni in questo campo simuove non tanto sul versante dell’urbanistica quanto piuttosto su quello della “riattivazione comunitaria”. I loro approccisono diversi, ma fanno riferimento a una comune visione: la questione delle periferie si affronta solo coinvolgendo chi inquesti quartieri ci abita e vitalizzando gli spazi condivisi.Nella nostra brevissima carrellata partiamo da “Bella Fuori”, un progetto portato avanti tra il 2007 e il 2015 dalla Fondazionedel Monte, in collaborazione con il Comune di Bologna. L’obiettivo è stato programmare interventi di “riqualificazione par-tecipata” di aree periferiche pubbliche per ridurne il degrado. Nella convinzione che la qualità e la bellezza non siano un’esclu-siva dei centri storici, ma possano e debbano diventare elemento di connotazione comune della città contemporanea in tuttele sue parti, Bella Fuori ha interessato alcune aree di quartieri periferici come Navile, San Donato e San Vitale. Il coinvolgi-mento della popolazione residente ha consentito di elaborare una soluzione urbanistica capace di coniugare l’innovazione ela creatività dei progettisti con le reali esigenze dei cittadini. Sulla cultura come volano di rigenerazione punta anche la Fon-dazione Cr Firenze con il bando “Spazi attivi”, di quasi un milione di euro. Servono a finanziare piccole ristrutturazioni e lamessa a norma di locali e spazi, pubblici e privati, da destinare ad attività culturali, sociali e ricreative durevoli. La Fondazionedi recente ha anche promosso un bando per percorsi di rigenerazione ecologica delle aree verdi pubbliche, chiamato “Paesaggicomuni.”. Con un budget di 480mila euro sta finanziando associazioni, comitati di quartiere, enti di promozione sociale, or-ganizzazioni di volontariato, riuniti in partenariati, affinché si occupino di curare gli spazi verdi, i giardini e le aiuole dellacittà. L’obiettivo, oltre la manutenzione, è far riscoprire questi spazi: i beneficiari dei contributi, infatti, dopo il recupero, do-vranno organizzare al loro interno eventi culturali, educativi, incontri aperti alla cittadinanza. Sulla stessa lunghezza d’ondasi muove la Fondazione Con il Sud con il “Il bene torna comune”, iniziativa partita nel 2008 che, con uno stanziamento dioltre 11,1 milioni di euro, è riuscita ad attivare e riaprire al pubblico ben 28 beni storico-artistici abbandonati nel Mezzogiorno(ville e palazzi storici, ex luoghi di culto, castelli e fortezze, beni archeologici e di archeologia industriale). La formula adottataprevede che gli enti pubblici e privati proprietari di immobili inutilizzati li mettano gratuitamente a disposizione per diecianni. La Fondazione ne seleziona alcuni e coinvolge le organizzazioni del Terzo settore perché diano vita all’interno di questiluoghi ad attività sociali e culturali economicamente sostenibili, che “restituiscono” il bene alla collettività. C’è, infine, “Lacittàintorno”, il programma di rigenerazione urbana di Fondazione Cariplo. Con un budget di 10 milioni dieuro, in tre anni, intende supportare un modello utile a favorire il benessere e la qualità della vita nelle aree periferiche dellecittà, sperimentandolo in primis a Milano. Qui si è partiti lo scorso ottobre in due quartieri “pilota”: Adriano/Via Padova eCorvetto/Chiaravalle, rispettivamente nelle aree Nord-Est e Sud-Est della metropoli lombarda. È in queste zone, dove accantoalle criticità è presente un ricco tessuto di associazioni, cooperative sociali e gruppi informali, che Lacittàintorno vuole am-pliare le opportunità, promuovere il protagonismo delle comunità nello sviluppo delle aree, “accendere le luci” con nuoviprogetti artistici e di aggregazione, iniziative culturali e di dibattito, al fine di renderle attrattive nel contesto cittadino. Rigenerare una periferia vuol dire anche restituire una speranza ai ragazzi che qui crescono, quotidianamente in bilico traabbandono scolastico e microcriminalità. Su questo specifico fronte le Fondazioni di origine bancaria sono presenti consvariati progetti, ma non certo ultimo il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che tra i suoi obiettivi haproprio quello di intervenire nelle periferie dove maggiormente si concentrano le sacche di povertà.

Da Palazzo Branciforte nel centro diPalermo a Palazzo Bracci Pagani nelcuore di Fano, dal Palatium Vetus diAlessandria a Palazzo Binelli di Car-rara, da Palazzo de’Mayo sul Corso diChieti al Polo di Sant’Agostino a Mo-dena, e così via in tutta Italia, sonomoltissimi gli edifici storici restauratidalle Fondazioni, e spesso loro sediistituzionali, che per la gran parte sonodedicati a servizi al pubblico, fun-gendo da veri e propri poli di aggrega-zione culturale e sociale. Ma non è diqueste esperienze, da tempo consoli-date e più volte illustrate in questa ri-vista, che vogliamo dar conto, bensìdelle sempre più numerose iniziativedi recupero di aree dismesse, per lo piùresiduate da precedenti attività indu-striali, la cui riqualificazione e rifun-zionalizzazione sta migliorando ilvolto delle città. Grazie a interventidelle Fondazioni, quasi sempre in si-nergia con altri attori, sia pubblici cheprivati, questi spazi prima abbandonatisono oggi destinati a nuovi usi in fa-vore delle comunità: per studiare, av-viare un’impresa, conoscere, rilassarsi.Senza alcuna pretesa di esaustività, nepresentiamo alcuni. Fondazione CrTrieste, per esempio, ha riconvertitoalcuni edifici del porto realizzando unpolo espositivo e una piscina terapeu-tica, Fondazione Carivit ha realizzatoil Museo della Ceramica in un ex mat-

tatoio, Fondazione Cr Firenze sta tra-sformando il granaio della famigliaMedici in riva all’Arno in un hub digi-tale per ospitare start up innovative,Fondazione Cr Cuneo ha finanziato unbando sperimentale per abbattere gli“ecomostri” che deturpano i centri ur-bani del suo territorio, Fondazione Cari-paro sostiene gli Enti locali cherecuperano le areeurbane dismesse perrealizzare parchi gio-co dedicati ai bambini.Andando su dati dicronaca, il riscontropositivo di molte ini-ziative è evidente.Sono più di 100milale persone che hannovisitato finora lenuove Ogr (in foto),frutto del restauro diun grandissimo edi-ficio industriale dellafine dell’Ottocentonel centro di Torino,che si sviluppa suun’area di oltre 20 mila metri quadri.Qui si riparavano i treni, ma Fonda-zione Crt l’ha acquistato e trasformato(con un impegno economico comples-sivo di 100 milioni di euro) nel nuovoDistretto della Creatività e dell’Innova-zione, punto d’incontro di mostre, spet-tacoli e concerti, nonché di uffici, di

start up e di imprese innovative. Si trattainfatti di un esempio unico in Europa diriconversione industriale finalizzata afar convivere al proprio interno dueanime: quella della ricerca artistica, intutte le sue declinazioni, e quella dellaricerca in ambito tecnologico. Sempre di riconversione di edifici in-dustriali possiamo parlare spostandoci

di 150 km verso Est.All’interno delle exacciaierie Ansaldo diVia Bergognone 34 aMilano, nel distrettoTortona (zona di rife-rimento del design edella moda), si trovaCariplo Factory, ungrande polo di openinnovation inaugu-rato nel 2006 da Fon-dazione Cariplo. Qui,grazie al coinvolgi-mento di incubatorid’impresa, accelera-tori, università e cen-tri di ricerca, le Pmi e

le grandi aziende possono incontraregiovani creativi, startuper e imprendi-tori sociali. Lo scambio e la contami-nazione di idee e di competenzedanno vita a un fertile ecosistemaorientato all’innovazione. Mirata esclusivamente al sociale è in-vece l’esperienza di Ascoli Piceno.

Qui la Fondazione ha acquistato e ri-pristinato un edificio abbandonato nelcentro storico cittadino, dando vita allaBottega del Terzo settore: una “casa”in cui le organizzazioni del territoriopossono incontrarsi, farsi conoscere,trovare servizi, attivare collaborazioni.Si tratta infatti di uno spazio di cowor-king, specificamente destinato al nonprofit, assolutamente nuovo per l’Ita-lia. C’è poi M9 della Fondazione diVenezia. È un’area di 10 mila metriquadri nel centro di Mestre, progettatae costruita secondo i più moderni cri-teri di ecosostenibilità, che sarà unapiccola smart city nella quale trove-ranno ospitalità cultura, con il Museodel Novecento, servizi per i cittadinie commercio, generando occupa-zione, crescita e benessere per la col-lettività. Rimanendo in Veneto, un exospedale e l’ex distretto militare sonostati riconvertiti in sede universitariagrazie alla Fondazione Cassamarca,che ha anche recuperato l’ex Con-vento San Francesco di Conegliano,trasformato in campus e sede di atti-vità culturali. Per non parlare delgrandissimo intervento per l’AreaAppiani (80 mila mq): una delle piùimportanti iniziative immobiliari divalenza pubblica in ambito italiano,che ha dato vita a una nuova “citta-della delle istituzioni” sui terrenidell’ex fornace Appiani.

Nascono spazi per conoscere, crescere e lavorare

per l’abitare, alle politiche sociali e per la sicurezza”.È evidente che questi criteri siano utili per chiunqueintenda operare in tal senso e, in ogni caso, lo sonoper molte delle iniziative sostenute e operate dalleFondazioni, la cui parola d’ordine, declinata in piccolie grandi interventi, e ponendo l’attenzione su aspettidiversi a seconda delle esigenze dei vari territori, sem-bra essere “città bene comune”. Ovvero, come af-ferma il presidente di Acri, Giuseppe Guzzetti,«ripensiamo gli spazi in cui le nostre comunità vi-vono, s’incontrano, lavorano e crescono, rigene-rando le periferie, rivitalizzando i centri storici,implementando progetti di housing sociale, in unconfronto continuo con la collettività e potenziando lemigliori pratiche del Terzo settore, per la realizzazionedi nuovi modelli di welfare metropolitano e urbano».

LA RIGENERAZIONE URBANA PUNTASULL’ATTIVAZIONE DELLE COMUNITÀ

© Daniele Ratti

© Angelo Cordeschi |Dreamstime.com

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caleidoscopio

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«C’è una Italia scarsamente o pernulla raccontata. Un Paese invisibileai media e, dunque, agli occhi dellagente. Per lo più è l’Italia del Sud e, an-cora di più, quel Sud che reagisce allederive sociali ed esistenziali. Le regionimeridionali sono un giacimento ine-sauribile di storie che attendono di es-sere raccontate». Sono queste parole diLoredana Capone, assessore all’Indu-stria turistica e valorizzazione dei beniculturali della Regione Puglia, che illu-strano il senso di “Social Film Fund -Con il Sud”, l’iniziativa congiunta lan-ciata da Fondazione Con il Sud e Fon-dazione Apulia Film Commission per“raccontare” il Mezzogiorno attraversoi fenomeni sociali che lo caratterizzanoe le nuove esperienze comunitarie chelo animano. Le due Fondazioni promo-trici selezioneranno e finanzieranno(ciascuna per il 50%) fino a dieci pro-dotti audiovisivi, destinando a ogniprogetto un massimo di 40 mila euro.Social Film Fund si rivolge a partena-

riati composti da imprese audiovisivee organizzazioni del Terzo settore diBasilicata, Calabria, Campania, Puglia,Sardegna e Sicilia. Il nucleo narrativodelle opere dovrà essere incentrato sulprocesso di sviluppo virtuoso del capi-tale sociale nel Mezzogiorno, con spe-cifico riferimento a uno o più deiseguenti ambiti: l’educazione dei gio-vani, in particolare riguardo alla culturadella legalità e ai valori della convi-venza civile; la valorizzazione dei ta-

lenti; la cura e la valorizzazione dei“beni comuni” (patrimonio storico-ar-tistico e culturale, ambiente e paesag-gio, beni confiscati alle mafie) e losviluppo di iniziative di economia ci-vile; la qualificazione e l’innovazionedei servizi socio-sanitari, rivolti soprat-tutto a persone svantaggiate; l’acco-glienza e l’integrazione culturale,sociale ed economica degli immigrati;il contrasto alla violenza di genere e aogni forma di discriminazione. Sonopreviste due categorie di opere:“Short”, cortometraggi di finzione dai5 ai 20 minuti, e “Doc”, documentaricreativi con una durata compresa tra i20 e i 52 minuti. La produzione, da rea-lizzare in tutto o in parte in Puglia, deveprevedere attività di valorizzazionedella tematica sociale affrontata, sianella fase di ideazione e realizzazione,sia nella fase di promozione e divulga-zione del prodotto audiovisivo. I ter-mini per partecipare scadono il 3 aprile.www.apuliafilmcommission.it

Per Fondazione Cariplo il 2018 si apre all’insegnadella ricerca scientifica. È stato infatti appena con-fermato il bando “Ricerca biomedica condotta dagiovani ricercatori” che, con i suoi 4 milioni di euro,vuole supportare le carriere indipendenti nel settoredella ricerca biomedica. Per Fondazione Cariplolanciare la quinta edizione di questo bando che in-veste sulle carriere delle nuove generazioni di ricer-catori significa credere davvero che l’eccellenzanella ricerca possa essere anche indipendente. Unadelle criticità del sistema italiano è infatti la man-canza di sostegno alla ricerca indipendente. Il Si-stema Paese sta così perdendo una generazione diricercatori, che in Italia si trovano di fronte alla scar-sità delle risorse, al mancato turnover e all’inaffida-bilità dei percorsi di carriera, dove troppo spesso ildiritto acquisito per anzianità prevale sulle capacità.È quindi diventato urgente ripristinare il diritto dei

meritevoli di contribuire alla ricerca scientifica inmaniera originale e autonoma. Il bando RicercaBiomedica sosterrà progetti volti a identificare e acomprendere le basi molecolari di una specifica pa-tologia umana; tutte le patologie sono ammissibili,ad eccezione della sclerosi laterale amiotrofica, perla quale Fondazione Cariplo ha in piedi un pro-

gramma specifico insieme a Fondazione Arisla.Dal 1991, anno della sua nascita, Fondazione Cari-plo con 500 milioni di euro ha sostenuto circa 2milaprogetti nell’ambito della ricerca scientifica suddi-visi in 5 macro aree: Agroalimentare; Ambiente ebiotecnologie; Scienza e società; Fisica, chimica eingegneria; Biomedicina. L’obiettivo della Fonda-zione in questo campo è contribuire a creare un am-biente favorevole per la ricerca scientifica. Questoavviene tramite il potenziamento dei centri di ri-cerca, l’impulso al trasferimento tecnologico e lavalorizzazione dei risultati della ricerca applicata,ma anche grazie al supporto per la realizzazione direti e partnership, la partecipazione a progetti inter-nazionali, lo sviluppo del capitale umano, l’innal-zamento del livello qualitativo della produzione ela più recente attenzione verso una buona comuni-cazione scientifica verso la società civile.

CULTURA+IMPRESA

La leggendaria storia di VittorioPozzo, il commissario tecnico azzurropiù vincente di sempre. La collezionedi 50 maglie originali dei grandi cam-pioni di oggi e di ieri dell’inviato spe-ciale di Sky Sport, AlessandroAlciato. Fotografie inedite delpassato e del presente.Grandi ospiti italiani estranieri. Percorsi didat-tici nelle scuole del ter-ritorio. C’è tutto questodentro “Calcio dei Cam-pioni. Storie, fair play e stili divita”, la mostra evento che sitiene fino all’8 aprile nei pre-stigiosi scenari di PalazzoGromo Losa e di Palazzo Fer-rero a Biella. Promossa daFondazione Cassa di Rispar-mio di Biella, Associazione Stileliberoe Comune di Biella, l’iniziativa hal’obiettivo di diffondere i valori positividel “fair play”, lo stile di vita sano e un

comportamento leale dentro e fuori dalcampo. Si rivolge infatti a tutti gliamanti del gioco del calcio, alle fami-glie e in modo particolare agli studentie ai giovani calciatori. E sono propriogli studenti del Liceo scientifico

sportivo Quintino Sella diBiella ad accogliere i visita-tori alla mostra e ad accom-pagnarli in visite guidatelungo il percorso. La mo-stra è aperta il venerdìdalle 15 alle 19, il sabato,

la domenica e festivi dalle 10alle 13 e dalle 15 alle 19. L’in-gresso costa 5 euro, ridotto 4.“Calcio dei Campioni” non silimita all’esposizione di foto ecimeli; l’iniziativa prevedeanche un ricco programma di

incontri, seminari e partite per accom-pagnare i giovani, e non solo, in unviaggio alla (ri)scoperta della passioneper il pallone!

CALCIO TRA STORIA E FAIR PLAy

biomedicina, giovani ricercatori indipendenti cercansi

La Fondazione Carisbo è proprietaria della Collezione Marino Marini, la piùgrande raccolta italiana di strumenti musicali meccanici. Comprende quasi 400pezzi, tra organi da fiera e da sala, piani a cilindro, organetti di barberia, automi,grammofoni, scatole musicali e altre rare tipologie di strumenti. La Collezione Ma-rini è tutelata da vincolo ministeriale quale patrimonio di indiscusso valore storicoe artistico unico nel suo genere. Recentemente la Fondazione Carisbo ha siglato unaccordo con l’Associazione Italiana Musica Meccanica, alla quale ha affidato l’operadi manutenzione della Collezione, con l’obiettivo di riportarla a uno stato di con-servazione e di funzionamento ottimale. Al termine dell’intervento gli strumentiverranno esposti presso il complesso della Rocchetta Mattei a Riola di Vergato (bo).

Strumenti musicali meccanici senza tempo

Il cinema racconta il MezzogiornoC’è tempo fino al 28 febbraio per presentarela propria candidatura al Premio Cultura +Impresa, dedicato alle migliori sponsoriz-zazioni, partnership e produzioni culturalid’impresa realizzate in Italia nel 2017, non-ché all’attivazione dell’Art Bonus. Sonoammessi progetti di tutte le categorie dellosponsoring e della partnership culturale indiversi campi, che vanno dal restauro e va-lorizzazione di beni culturali alla produ-zione di mostre, festival e rassegne culturali,fino alla creazione di startup culturali ecreative. Il Premio, che è promosso dal-l’omonimo Comitato non profit fondato daFederculture e The Round Table, è giuntoalla sua quinta edizione e, fra altri, ha il pa-trocinio di Acri. Tra le novità di quest’annoc’è il contributo di Fondazione Cariploall’iniziativa, che consentirà di creare - incollaborazione con Iulm e Ipsos - un mo-dello di valutazione delle sponsorizzazionie delle partnership culturali in termini dicomunicazione per i partner e di impattosociale ed economico per il territorio.http://culturapiuimpresa.ideatre60.it

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caleidoscopio

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Dal 2003 a oggi, al sistema della Prote-zione civile in Piemonte e in Valled’Aosta Fondazione Crt ha destinatooltre 20 milioni di euro, per l’acquistodi 470 veicoli destinati altrasporto di persone e at-trezzature, la realizzazionedi 940 interventi per difen-dere il suolo da alluvioni efrane nei Comuni conmeno di 3mila abitanti e lacostituzione della Colonnamobile regionale di Prote-zione civile. Oggi stanziaaltri 500 mila euro da destinare in questadirezione. In particolare, le risorse po-tranno essere utilizzate per l’acquisto diautomezzi idonei al trasporto di persone

e attrezzature. Il bando è disponibile sulsito della Fondazione (www.fondazio-necrt.it) e scade il 15 marzo. «Da benquindici anni siamo al fianco della no-

stra Protezione civile, di-venuta un’eccellenza alivello nazionale anchegrazie all’impegno forte ecapillare della Fonda-zione Crt per la tutela del-l’ambiente e delle persone– afferma il presidentedella Fondazione Gio-vanni Quaglia –.Le parole

d’ordine che ci guidano sono salva-guardia del territorio e sinergia con tuttii soggetti coinvolti, dalle organizzazionidi coordinamento ai piccoli gruppi di

volontari presenti nelle realtà locali».Oltre a sostenere gli interventi per leemergenze, la Fondazione Crt non tra-scura la prevenzione, come ricorda il se-gretario generale Massimo Lapucci:«Ogni contributo per l’acquisto deimezzi è un passo in avanti sia sul frontedella prevenzione dei rischi naturali olegati alle attività dell’uomo, sia sulfronte del pronto intervento. I nuovi vei-coli, infatti, permetteranno alle organiz-zazioni dei volontari di rafforzare ilmonitoraggio di un territorio fragile ecomplesso come il nostro e, nello stessotempo, potranno essere integrati allaColonna mobile della Protezione civileper le operazioni di soccorso e assi-stenza in caso di emergenza».

Le fiabe più belle raccontate attraversole preziose immagini dell’ArchivioStorico Salani sono protagoniste dellamostra “Pinocchio, Harry Potter, To-polino, Heidi e tutti gli altri…”, in pro-gramma a Villa Bardini di Firenzefino al 3 giugno. Promossa e organiz-zata da Fondazione Cassa di Rispar-mio di Firenze e Fondazione ParchiMonumentali Bardini e Peyron, lamostra è un omaggio all’infanzia ealle sue emozioni. Un viaggio cheparte dai disegni dedicati al burattinopiù famoso del mondo, attraversa igrandi classici di ieri e di oggi – daCapuccetto Rosso a Heidi, dal Gattocon gli stivali a Topolino – e arriva aun successo planetario come HarryPotter. Una carrellata di personaggiche hanno parlato alla fantasia di ge-nerazioni di bambini e, negli anni,sono diventati delle vere e proprieicone. Cuore della mostra sono le ta-vole originali e i disegni realizzati per

le storiche collane Salani per ragazzi(“Primi amici del bambino”, “Grandipiccoli libri”, “La biblioteca dei mieiragazzi”) dai più noti illustratori deltempo. Si tratta di un racconto dedi-cato all’incanto delle immagini, maanche di un’occasione unica per sco-prire i tesori di un Archivio che daoltre 155 anni accompagna e fa so-gnare lettori di ogni età. Nel 1862,quando a Firenze Adriano Salani ini-zia la sua attività editoriale, i primi ti-toli che pubblica sono fogli diinformazione e di cronaca; nel girodi pochi anni, però, arriva il successodei romanzi popolari, la cui fortunasi lega proprio al nome dei grandi ar-tisti e illustratori che prestano il lorotalento per arricchire queste opere.Ad affiancare la mostra c’è una serie diattività collaterali: una rassegna cine-matografica dei grandi classici dell’ani-mazione, l’esposizione delle operelignee con cui l’artista intagliatore

Romeo Aldo Ferro ha rappresentatol’intera storia del burattino di Collodi,un programma di laboratori domenicaligratuiti destinati ai giovani visitatori. La mostra è aperta dal martedì alla do-menica, dalle 10 alle 19. Il bigliettocosta 8 euro, ridotto 6, gratuito laprima domenica di ogni mese.

3 MILIONI PER ILNUOVO WELFARE

Grande successo di partecipazione, il 2 febbraioscorso, all’incontro sul tema “Il ruolo e le prospet-tive degli enti e delle società strumentali delle Fon-dazioni di origine bancaria: esperienze a confronto”organizzato all’Aquila dalla Fondazione Carispaq,con il patrocinio di Acri. Per lo svolgimento dellapropria attività istituzionale diverse Fondazioni diorigine bancaria, infatti, hanno costituito società, dicui hanno il pieno controllo, dette strumentali per-ché funzionali allo svolgimento della loro missione,nei vari campi di attività consentiti dalla legge. Intotale, oggi, ce ne sono una cinquantina e, in genere,il loro capitale sociale è costituito con risorse desti-nate a fini erogativi. È da segnalare che, con lastessa funzione delle società strumentali, alcuneFondazioni hanno costituito enti strumentali, ossiaorganismi operativi non strutturati in forma socie-taria. All’incontro hanno partecipato, fra gli altri: ilvicepresidente della Giunta regionale d’AbruzzoGiovanni Lolli, il vicepresidente della Cassa Depo-siti e Prestiti Mario Nuzzo, il presidente della Fon-dazione Carispaq Marco Fanfani e il presidentedella relativa società strumentale FondAq Dome-nico Taglieri, il Direttore e il Condirettore di AcriGiorgio Righetti e Alessandro Del Castello.

NUOVI MEZZI PER LA PROTEZIONE CIVILE

Eccellenze turistiche del territorio, social networke occupazione giovanile sono i tre ingredienti di“Socialcicero”, il progetto promosso dall’Associa-zione Picenum Tour e realizzato insieme alla Fon-dazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno chemira a offrire un servizio innovativo alle centinaiadi migliaia di turisti che ogni anno scelgono il Pi-ceno e le Marche come meta delle loro vacanze,creando al tempo stesso nuove opportunità di la-voro soprattutto per i giovani.“Scopri il tuo viaggio con i miei occhi” è il mottodi Socialcicero, che nasce da un’esigenza ben notaa chi viaggia, per lavoro o per svago: dove andare

e cosa visitare nel luogo scelto? Quali sono le spe-cialità enogastronomiche e le attrattive culturali danon perdere? Le risposte a queste domande ce l’hasolo chi vive 365 giorni l’anno il territorio e puòaiutare il viaggiatore a scoprire tesori altrimentiinaccessibili. Socialcicero (sarà attivato a giugno)è un social network che fa incontrare velocementele domande dei viaggiatori con le opportunità of-ferte da guide e operatori professionali del turismo,nonché da “novelli Ciceroni” in grado di proporreesperienze uniche nella propria città e nei dintorni:da una gita sui colli in mountain bike a un labora-torio di pittura, fino a una passeggiata tra i vigneti.Una volta scelta la meta del viaggio, ogni turistapotrà programmare il proprio soggiorno arricchen-dolo con esperienze su misura che gli permette-ranno di conoscere il lato più autentico del territorioe di stringere relazioni con i suoi abitanti. Utiliz-zando le potenzialità del web, Socialcicero offreun’opportunità di autoimpiego nel settore della cul-tura e del turismo a chiunque voglia mettersi ingioco, dando così la possibilità a giovani e menogiovani di crearsi un reddito attraverso servizi diconsulenza turistica ad hoc, all’interno di una filieracontrollata e facilmente accessibile.

Dotato di un budget di 3 milioni dieuro, il bando “Povertà 2018” dellaFondazione Cariverona ha lo scopo disostenere iniziative volte a contrastareo prevenire le situazioni di disagioeconomico e le nuove marginalità. LaFondazione affiancherà i progetti checontribuiscano a garantire servizi fon-damentali per le fasce più deboli incondizioni di povertà assoluta o ri-spondano a bisogni sociali emergentiquali quelli delle “nuove povertà”.Saranno privilegiate le iniziative svi-luppate in co-progettazione tra diversiattori pubblici e privati delle provincedi Verona, Vicenza, Belluno, Man-tova e Ancona e che sono dirette a in-tegrare i servizi già presenti sulterritorio. Nella selezione delle pro-poste la Fondazione privilegerà lesperimentazioni di “welfare genera-tivo”, ovvero quelle iniziative ingrado di far fruttare le risorse già a di-sposizione, senza consumarle, ma “ri-generandole” con il concorso alrisultato dei beneficiari dei servizi. Iprogetti che partecipano al bando de-vono presentare un cofinanziamentopari ad almeno il 30% dei costi com-plessivi. L’importo massimo che puòessere richiesto varia in funzione dellecaratteristiche dei progetti: fino a100mila euro per quelli presentati erealizzati da un singolo soggetto; finoa 300mila euro per quelli presentati erealizzati da una rete di partner. Ilbando scade il 15 marzo.

Da Topolino a Harry Potter, l’Archivio Salani in mostra

Socialcicero, nasce il turismo su misuraFondazioni a L’Aquila

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Forse non tutti sanno che maiolica, parola che indica una produzione di manufattiche spesso è stata, ed è tuttora, vanto di diverse località italiane, deriva da Ma-iorca. Maiolica, infatti, è il nome assunto dalle terrecotte invetriate con vernicepiombifera o smalto stannifero quando tra il XII e il XIII secolo il loro trafficocommerciale dall’oriente verso l’Italia trovò nell’isola di Maiorca uno dei portipiù attivi. Da allora la sua produzione è fiorita attraverso i secoli, facendosi avolte supporto tramite il quale hanno espresso la propria creatività dei veri e pro-pri artisti. Senz’altro lo fu Giuseppe Magni (Gubbio 1819 – 1917), alle cuiopere la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia dedica un’ampiasezione della mostra curata da Ettore Sannipoli dal titolo “Giu-seppe Magni e la maiolica italiana dello Storicismo”, inaugurataal Palazzo Ducale di Gubbio lo scorso 24 novembre e apertafino al 20 maggio. Si tratta di 64 opere tra piatti, targhe, an-fore e vasi, tutte espressione dell’arte maiolica dell’Otto-cento, tratte da diverse collezioni pubbliche e private; 32sono i pezzi firmati da Magni, provenienti in parte dallasua collezione personale di recente acquistata dalla Fon-dazione Cassa di Risparmio di Perugia.Orefice, decoratore e miniaturista Magni ha lasciato unagrande produzione e una vera e propria scuola che, nelcorso del Novecento e praticamente sino ai nostri giorni, èstata proseguita da molti altri valenti artisti nati e operanti sulterritorio eugubino. Voluto dalla Fondazione Cassa di Rispar-mio di Perugia e organizzato insieme dal Polo Museale dell’Um-bria, dalla Fondazione CariPerugia Arte e dall’Associazione MaggioEugubino, con il patrocinio del Comune di Gubbio, il percorso espositivo offreuna panoramica completa sulla ceramica italiana dello Storicismo, contestoculturale nell’ambito del quale Magni operava e di cui era uno dei massimirappresentanti. Lo Storicismo è una fase particolarmente significativa dellastoria della ceramica, che, nella seconda metà dell’Ottocento, vide pittori, or-natisti e decoratori spingersi, in una sorta di pellegrinaggio artistico, verso lecittà che vantavano un’antica tradizione nella maiolica, con l’obiettivo di rin-

verdirne i fasti e di riconquistare il mestiere perduto. I nomi bastavano da solia suscitare immagini esaltanti: Faenza, Urbino, Deruta, Montelupo, Venezia,Firenze, Casteldurante, Pesaro, Castelli, Savona, Gubbio e così via.Il percorso espositivo si compone di piatti e targhe i cui soggetti principali sono imodelli celebri dell’arte italiana dal Quattrocento all’Ottocento, con speciale pre-dilezione per opere di estrazione classicistica. Accanto alle sacre raffigurazioni,compaiono soggetti mitologici, allegorici, storicistici e d’ispirazione letteraria. Non

mancano riferimenti municipalistici, ritratti di personaggi illustri e quant’altro.Personalissima e di notevole effetto è poi la scelta dei motivi ornamen-tali dei piatti e delle targhe, sempre diversi e di grande ricchezza de-corativa: da quelli d’impostazione classicheggiante ad altri conarabeschi, motivi fitomorfi e geometrici, medaglioni, nastri svo-lazzanti. Tra i lavori più significativi ci sono i piatti con “Lauradel Petrarca” (la cui immagine è stata scelta come emblemadella mostra), con la “Madonna del Belvedere” (foto al cen-tro) e con la “Sacra Famiglia”. Per quanto riguarda le operenon firmate da Magni, la scelta del curatore ha interessatola produzione dei principali opifici storicistici attivi nell’Italiamediana, tra i quali la manifattura Ginori di Doccia, la fab-brica Cantagalli di Firenze, la società Achille Farina di Faenza,le Ceramiche Artistiche Molaroni di Pesaro, le ceramiche PioFabri di Roma, la fabbrica Angelo Minghetti di Bologna.

E di maioliche di Minghetti un’ampia esposizione se ne ha aBologna, dove a Casa Saraceni (via Farini, 15) fino al 2 aprile è

aperta la mostra “Le maioliche Minghetti del duca di Montpensierper palazzo Caprara. Il ritorno di un trionfale servizio da tavola” a cura diAngelo Mazza, conservatore delle Raccolte d’Arte della Fondazione Cari-sbo. I visitatori possono apprezzare 381 maioliche, parte di un trionfale ser-vizio da tavola composto in origine di 900 pezzi appartenente alla collezionedi maioliche della manifattura Minghetti acquisita dalla Fondazione Cassadi Risparmio in Bologna nel 2016 e definita “una delle realizzazioni più si-gnificative e rilevanti della produzione ceramica italiana del XIX secolo”.

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in mostra

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Mentre a Palazzo Fava sta per chiudere i battenti“La mostra sospesa”, con 70 opere di tre figure dispicco nella cultura e nella politica messicane e in-ternazionali – José Clemente Orozco, Diego Rivera(“La niña Lupita”, foto a sinistra) e David AlfaroSiqueiros – la cui arte rappresenta l’eccellenza dellapittura muralista e una delle correnti più importantidel XX secolo, un’altra bella mostra, organizzatasempre a Bologna grazie alla collaborazione traFondazione Carisbo e Genus Bononiae, è in pienosvolgimento presso il Museoe l’Oratorio di Santa Mariadella Vita, fino al 25 febbraio.Si tratta di “René Paresce.Italiani a Parigi. Campigli, deChirico, de Pisis, Savinio, Se-verini, Tozzi”, a cura di Ra-chele Ferrario. René Paresce (1886-1937)è stato, infatti, protagonistadel movimento degli “Ita-liens de Paris”, il gruppodegli artisti italiani residentinella capitale francese tragli anni Venti e Trenta e for-mato da Massimo Campi-gli, Giorgio de Chirico esuo fratello Alberto Savi-nio, Filippo de Pisis, GinoSeverini e Mario Tozzi. AParigi fin dal 1912 Paresce conosce Modigliani ePicasso, frequenta gli artisti dell’École de Paris, dicui fanno parte i metechi – cioè gli stranieri, comeli chiamano con un certo disprezzo i francesi – cheprovengono da tutto il mondo ma hanno eletto Pa-rigi a loro patria. Dal 1928 entra a far parte delgruppo, dipinge molte delle sue tele e vive da pro-tagonista gli avvenimenti artistici della città diquegli anni, facendo da tramite nei rapporti tra gli

autori italiani e di altri paesi europei che avevanoscelto Parigi. Questa mostra ridà centralità al suoruolo e a quello di alcuni artisti che furono tra gliinventori più sorprendenti della mitologia e diun’arte legata all’idea di mediterraneità. Essa sibasa sulle ricerche filologiche e storico artistichesulle opere di Paresce e del gruppo de Les Italienscondotte negli ultimi quindici anni. In particolare,Ferrario ha selezionato 73 opere che raccontano lastoria della sfida lanciata da Les Italiens nell’am-

biente artistico parigino, già attraversato dalleavanguardie e dal richiamo all’ordine, con una pit-tura che guarda alla tradizione italiana e la reinter-preta in una dimensione classica e onirica. Lamostra ricostruisce la storia espositiva del gruppocon le stesse opere delle esposizioni parigine di al-lora, quando è stato possibile. La sezione dedicataa René Paresce (“La partenza”, foto a destra) pro-pone una scelta di dipinti (oli su tela e gouaches)

e disegni, mentre la parte sul gruppo degli Italiania Parigi, una selezione di opere di de Chirico, dePisis, Severini, Campigli, Tozzi, Savinio, prove-nienti da importanti collezioni pubbliche (Fonda-zione Boschi Di Stefano - Museo del Novecentoa Milano, Mart a Rovereto). Gli Italiani di Parigifurono importanti anche per il ritorno al mestiere,che praticarono non solo in teoria ma anche nellapratica di utilizzo di tecniche pittoriche. La mostraè stata l’occasione per studiare questo aspetto gra-

zie ad analisi di laboratoriospecifiche sulle opere di al-cuni dei protagonisti delgruppo: de Chirico, Savi-nio, de Pisis, Severini,Campigli e lo stesso Pare-sce. Condotte da GianlucaPoldi (Centro delle Arti Vi-sive, Università di Ber-gamo), le analisi, del tuttorare in queste occasioni,hanno consentito di com-prendere meglio le peculia-rità tecniche dei diversiartisti, dai materiali impie-gati ai metodi realizzativi,dal disegno sottostante lapittura alle variazioni incorso d’opera, ottenendoinformazioni assolutamente

nuove e di particolare rilievo, che hanno consentitodi analizzare le novità tecnico-espressive e gliaspetti della poetica veicolati dalle scelte tecniche.È emerso che l’ambiente parigino ha favorito – giàsulla scorta dell’eredità delle avanguardie e forsesoprattutto di Modigliani – lo sviluppo di alcunepeculiarità tecniche che differenziano le ricerchedi molti di questi autori da quelle del gruppo No-vecento e di altri pittori italiani coevi.

DAL MESSICO A PARIGI, LA PITTURA SI SVELA

Maioliche dell’Ottocento splendono a Gubbio e a bologna

Due eventi organizzati da Genus Bononiae e Fondazione Carisbo

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Che l’universo sia scritto in lingua mate-matica è senz’altro il cuore della filo-sofia galileiana. E che GalileoGalilei sia stato il fondatore delmetodo scientifico sperimentale èsenz’altro un’altra verità, notaai più, che lo individua comeil padre della scienza moderna.Ma Galilei, nato a Pisa il 15febbraio 1564 e scomparso adArcetri l’8 gennaio 1642, non fusolo questo. Dopo di lui nulla fucome prima, non solo nella ricercaastronomica e nelle scienze, ma anchenell’arte. La mostra “Rivoluzione Galileo”,allestita fino al 18 marzo presso il Palazzodel Monte di Pietà di Padova e forte-mente voluta dalla Fondazione Cariparo

e dalla locale Università, dov’egli insegnò perdiciotto anni, a partire dal 1592, racconta,per la prima volta, la figura complessivae il ruolo di quest’uomo, che fu uno deimassimi protagonisti del mito italianoed europeo. Ciò grazie a un’esposi-zione dai caratteri del tutto originali,dove capolavori assoluti dell’arte oc-cidentale, in dialogo con testimo-nianze e reperti diversi, consentono discoprire un personaggio da tutti sentitonominare ma da pochi realmente cono-

sciuto. La mostra, concepita da GiovanniC.F. Villa, ne fa emergere tutte le molteplici sfac-cettature: dallo scienziato al letterato esaltato daFoscolo e Leopardi, Pirandello e Ungaretti, DeSanctis e Calvino, al Galileo virtuoso musicista

ed esecutore, fino al Galileo artista,

tratteggiato da Erwin Panofsky quale uno dei mag-giori critici d’arte del Seicento; dal Galileo im-prenditore – non solo la realizzazione del cannoc-chiale, ma anche del microscopio e del compasso –al Galileo della quotidianità. Per documentare “Ri-voluzione Galileo” Villa raccoglie un numero im-pressionante di opere d’arte, a partire daglisplendidi acquerelli e schizzi dello stesso Galileo,che mostrano la sua altissima qualità di disegna-tore. Lo scienziato era del resto un attento osser-vatore dell’arte. E l’influenza delle conquistegalileiane sulla cultura artistica è già evidente nelprimo Seicento: come testimoniano le straordina-rie opere dei Brueghel e di Govaerts con la lorominuziosa resa della natura, ma anche l’evidenzadata alla prorompente portata delle “macchine” di Ga-lileo. Nel 1610 egli pubblica il Sidereus Nuncius, il cuieffetto immediato si può scorgere nella celebre Fuga inEgitto di Adam El-sheimer, prima raf-figurazione dellaVia Lattea; e poi inuna sequenza di ar-tisti capaci di raffi-gurare la luna cosìcome vista con ilcannocchiale, tantoche una notevolesezione della mostraracconta proprio la scoperta della luna da Galileo finoai nostri giorni. Anche il genere della natura morta svi-luppa nuove formule compositive: i simboli dellavanitas lasciano il posto a una raffigurazione do-cumentaristica legata allo sviluppo delle scienzenaturali. E poi un racconto iconografico per capo-lavori, tra cui spicca il dipinto del Guercino dedi-cato al mito di Endimione, con una delle primeraffigurazioni del cannocchiale perfezionato dalloscienziato pisano. Tra gli anni Venti e Trenta delsecolo diciassettesimo prende vita una vera e pro-pria “bottega” galileiana, ovvero una generazionedi artisti (Artemisia Gentileschi, l’Empoli, StefanoDella Bella, ecc.) in grado di condividere le sug-gestioni offerte dalla lezione dello scienziato. Nesono un esempio le Osservazioni astronomiche diDonato Creti, ora alla Pinacoteca Vaticana: straor-dinarie tele raffiguranti stelle e pianeti ritratti inmodo da mostrare l’aspetto che presentano al tele-scopio, evocando le scoperte galileiane. La mostrasviluppa anche un’ampia sezione d’arte contem-poranea, che va da Previati, Pelizza da Volpedo eBalla fino ad Anish Kapoor. Così sette secoli di arteoccidentale, intrecciandosi con la scienza, la tec-nologia e l’agiografia galileiana, restituiscono com-piutamente la parabola umana del grande Galileo,che a Padova passò gli anni più felici della sua vitaper la libertà concessagli dallo Studio patavino.

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in mostra

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

ALLA SCOPERTA DI GALILEO

Abiti di Miyake, Fortuny, Jil Sander si mostrano nelgrande salone d’onore; sontuosi abiti d’ispirazione et-nica dai forti accostamenti cromatici di Romeo Giglidialogano con i damaschi cremisi e le specchiere do-rate dell’appartamento barocchetto; abiti scultorei e tri-dimensionali di Maurizio Galante abitano l’austeroappartamento impero; voluminosi e leggeri vestiti da“ballo” di Yohji Yamamoto e Jean Paul Gaultier spic-cano nella sala da musica dell’appartamento impero,mentre corpetti ispirati alla biancheria intima sonoesposti tra gli oggetti per l’igiene personale appartenutiagli antichi abitanti del palazzo. Siamo nellacasa/museo Palazzo Tozzoni, dimora settecentescacompletamente arredata nel centro storico di Imola,dove gli Archivi di Ricerca Mazzini espongono unaselezione delle loro collezioni di abiti, oltre 400 mila,grazie alla mostra dal titolo “Ricerche di stile”, volutadalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola in col-laborazione con i Musei Civici della città, aperta finoal 28 febbraio. Non li conoscono in tanti gli ArchiviMazzini, ma i disegnatori delle grandi case di moda, iricercatori, i designer, gli stilisti, i diversi operatori chelavorano nel mondo del fashion, così come i docentidi storia della moda senz’altro sì. «Gli Archivi Mazzini,vero patrimonio culturale, sono sostanzialmente unluogo di conservazione e di creatività; una fonte diispirazione in continua crescita; una sorta di viaggioattraverso stili, temi, anni, collezioni, tecniche di la-vorazione, colori, materiali e forme a cui sono invitatiricercatori, studenti e stilisti – dichiara Fabio Bacchi-lega, presidente della Fondazione Cassa di Risparmiodi Imola –.Ed è proprio questo aspetto della ricerca,

questo continuo susseguirsi di collegamenti col qualesi nutre il mondo della creatività in generale, e dellamoda in particolare, che abbiamo voluto raccontareattraverso l’esposizione di un centinaio di capi dalgrande valore artistico, tecnico e culturale». L’Archi-vio Mazzini è un centro di ricerca di moda, nato daun’idea e dalla passione di Attilio Mazzini quando, allafine degli anni Settanta a Massa Lombarda in provin-cia di Ravenna, comincia a raccogliere tutto ciò che lo

affascina e colpisce, tra forme, colore e design origi-nali. Oggi l’Archivio è un punto di riferimento per glistilisti di tutto il mondo che arrivano a Massa Lom-barda per far germogliare un’intuizione o un’idea. Nonsi tratta quindi di un tradizionale museo della moda,ma di una raccolta culturale che vuole innanzituttoconservare la storia del costume come testimonianzadella società attraverso una ricerca minuziosa, impron-tata maggiormente al design contemporaneo.

RICERCHE DI STILE

Dove l’arte incontra la scienza

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La Fondazione Friuli, in collaborazione con la Di-rezione servizio integrazione sociosanitaria della Re-gione Friuli Venezia Giulia e con il contributo diIntesa Sanpaolo, lancia il bando “Welfare 2018”, de-stinato a favorire la progettazione sociale degli or-ganismi del Terzo settore. Si tratta della primaedizione di un bando – per il quale la Fondazione hamesso a disposizione 700 mila euro – che vuole sol-lecitare il territorio verso nuove forme di welfare ingrado di coinvolgere tutta la comunità in processi dipartecipazione attiva. Partendo da un’analisi dei bi-sogni e dell’offerta dei servizi sul territorio, le ini-ziative dovranno essere dirette a potenziare il sistemadi welfare locale verso l’auto-organizzazione dellepersone e delle famiglie nel fronteggiare i bisognisocio sanitari della comunità, aprendo nuove formedi socialità e di mutualità e promuovendo la preven-zione del disagio attraverso processi di autonomia edi inclusione sociale. In particolare, i progetti do-

vranno mirare a tre obiettivi: cura delle persone an-ziane non autosufficienti, realizzazione di interventieducativi rivolti a minori in condizione di disagio,implementazione di programmi di inclusione a fa-vore di persone con disabilità psico-fisica. Nella se-lezione verranno privilegiati quei progetti cheprevedano l’utilizzo delle nuove tecnologie per ri-spondere ai bisogni in modo più efficace ed efficiente.La durata del progetto non potrà essere superiore adodici mesi, dovrà avere una ricaduta esclusiva sulterritorio di riferimento della Fondazione (Udine ePordenone) e dovrà prevedere una quota di compar-tecipazione da parte del soggetto proponente. Pos-sono presentare un progetto le Aziende perl’assistenza sanitaria, le Unioni territoriali intercomu-nali, le Aziende pubbliche di servizi alla persona, leorganizzazioni del Terzo settore attive nel campo so-ciosanitario che hanno sede sul territorio in cui operala Fondazione. Il termine scade il 28 febbraio 2018.

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welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

Sono circa mille i ragazzi tra i 15 e i 19 anni chesi ammalano di cancro ogni anno in Italia. Questigiovani pazienti affrontano le cure in un modomolto diverso da quello di un adulto e da quellodi un bambino. Per ognuno di loro vuol dire af-frontare una sfida del tutto nuova che spesso di-sorienta e impaurisce, in una fase della crescitagià piena di incertezze. Vuol dire avere a che fareper la prima volta nella propria vita con ospedali,reparti, medici, termini incomprensibili, maanche inquietudini, dubbi, paure e tante speranze.

Per loro nasce “Feel Better”, una nuova applica-zione gratuita per smartphone e tablet, curata da“Noi per Voi Onlus”, l’associazione che da tren-t’anni si occupa di assistere i piccoli malati rico-verati presso l’Ospedale pediatrico Meyer. L’appè stata sviluppata grazie a risorse che arrivano peril 50% da un’erogazione delle Fondazione Cr Fi-renze e per il 50% da donazioni private raccoltegrazie a un’apposita campagna di crowdfunding

promossa dall’officina di Siamosolidali, sempredella Fondazione fiorentina. Feel Better è statasviluppata proprio pensando agli adolescenti, chesi trovano ad affrontare aspetti nuovi e dolorosidella vita. Vuol essere uno strumento che li aiutia vivere con più fiducia e consapevolezza la quo-tidianità, dando loro informazioni sullo stile divita da seguire e favorendo il confronto con i coe-tanei che si trovano ad affrontare la loro stessaesperienza. L’app è infatti una sorta di giocoesplorativo che consente ai ragazzi di acquisire

in modo interattivo molte informazioniutili a convivere con la loro malattiagiorno per giorno. Vi si trovano informa-zioni sulle problematiche più frequenti le-gate al contesto oncologico cheriguardano: l’alimentazione, l’aspetto fi-sico, lo sport, la scuola, i rapporti con glialtri e la salute. Ciò li aiuta a capire me-glio come comportarsi in determinate si-tuazioni, come prendersi cura di se stessie soprattutto come cercare di stare me-glio. Tutti gli argomenti sono trattati conlinguaggio semplice a diversi livelli diapprofondimento. Inoltre c’è il supportoon line della psicologa di Noi per Voi

Irene Castellani e dell’equipe medica del repartodi Oncoematologia dell’Ospedale Meyer. La gra-fica è “user friendly”. La conoscenza dei pro-blemi e il supporto concreto per risolverli, fornitodalla app, aiutano i ragazzi a gestire meglio le pro-prie emozioni e preoccupazioni, così da sentiremeno il peso della gravità della loro condizione.L’applicazione è scaricabile gratuitamente dal sitowww.noipervoi.org e dagli store Android e Ios.

Wecare – ci sta a cuore – in piemontese si traduceWelfare Cantiere Regionale. È, infatti, proprio WE-CARE il nome scelto per il programma che le 12Fondazioni di origine bancaria piemontesi e la Re-gione Piemonte svilupperanno insieme per il socialein un’ottica di costruzione di reti pubblico-privateper rispondere in modo innovativo ai problemi delterritorio, sostenendo progetti in linea con i principidella strategia regionale d’intervento. Il protocollod’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria e laRegione per implementare quest’ampio piano diwelfare comunitario è stato firmato il 15 febbraio aTorino dal Presidente della Regione Piemonte Ser-gio Chiamparino e dal Presidente dell’Associazionedelle Fondazioni del Piemonte Giovanni Quaglia.Va sottolineato che, nell’ambito della propria mis-sion, le 12 Fondazioni del Piemonte hanno aumen-tato da tempo la propria attenzione al welfare,ambito a cui lo scorso anno hanno destinato com-plessivamente oltre 100 milioni di euro.«Il protocollo d’intesa siglato oggi è il punto di ap-prodo di una collaborazione da sempre attiva eviva con la Regione Piemonte e, nello stesso tempo,è il punto di partenza di un “percorso” condivisotra pubblico e privato per un grande obiettivo: l’in-novazione sociale al servizio del bene comune – di-chiara Giovanni Quaglia –. Le Fondazioni stannodimostrando sempre più di essere incubatori diidee, veri e propri agenti di cambiamento, capacidi mettere a disposizione del territorio non solo ri-sorse finanziarie, ma anche conoscenze e compe-tenze. Questo lavorare insieme per il Piemonte, chevalorizza le prerogative e le specificità di ciascunsoggetto, è un modello che può fare scuola nel restodel Paese». «Ringrazio tutto il sistema delle Fon-dazioni di origine bancaria del Piemonte – affermaSergio Chiamparino –, perché è evidente che senzal’apporto, a vari livelli, che il sistema delle Fonda-zioni fornisce ad attività strategiche del campo so-ciale, sanitario e culturale, la vita dei piemontesisarebbe decisamente più difficile».La strategia regionale per l’innovazione socialeWecare – che coniuga misure diverse attraverso ilFondo Sociale Europeo e il Fondo Europeo di Svi-luppo Regionale, per un investimento di risorsecomplessive pari a 20 milioni di euro (15 FSE e 5FESR) – è il primo e unico caso a livello nazionalein questo settore e nasce dal lavoro di un tavolo in-terassessorile. L’Assessore alle Politiche Sociali,della Famiglia e della Casa Augusto Ferrari af-ferma: «Innovare il modo di concepire e praticarele politiche sociali è una necessità fondamentale, perpoter ridare sostanza alla missione su cui i nostri si-stemi di welfare sono nati e a cui oggi non riesconopiù a dare una risposta soddisfacente: ridurre le di-suguaglianze sociali. Il percorso di Wecare è natosu queste premesse, coinvolgendo tutti gli attori pub-blici e privati nella sfida di coniugare politiche so-ciali, politiche del lavoro e sviluppo economico,pensando alla coesione sociale come grande occa-sione di sviluppo territoriale e alla crescita come unasfida da realizzare attraverso la riduzione delle di-seguaglianze sociali. La collaborazione con le Fon-dazioni di origine bancaria piemontesi, attore fon-damentale di sviluppo dei territori, è un grandepasso in avanti per attuare questa strategia».Nel mese di dicembre 2017 è stato lanciato ilprimo bando per la creazione dei cosiddetti di-stretti di coesione sociale. Obiettivo: stimolareprocessi collaborativi sui territori, sperimentandoazioni innovative di welfare territoriale e pro-muovendo una migliore governance locale. Inprimavera è prevista l’uscita di un secondo bandodedicato ai progetti di innovazione sociale per ilTerzo settore. Successivamente, saranno varate lelinee per la promozione del welfare aziendale eil rafforzamento di attività imprenditoriali cheproducono effetti socialmente auspicabili.

P I E M O N T E:Sì, WECARE

ADOLESCENTI ONCOLOGICIUN’APP LI AIUTA

In Friuli il bando premia l’utilizzo delle tecnologie

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welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

«Accogliere, proteggere, promuovere e integrare imigranti e i rifugiati» è l’imperativo lanciato daPapa Francesco per la “Giornata mondiale del Mi-grante e del Rifugiato”, che si è celebrata il 14 gen-naio scorso. Tra i temi affrontati anche la tutela e ilsostegno ai minori non accompagnati: ragazze e ra-gazzi che si trovano in Italia soli, privi di assistenzae di rappresentanza da parte dei genitori o di altriadulti per loro legalmente responsabili, la cui pre-senza è in continua crescita (erano 12 mila nel 2015,18 mila a fine 2017). Per rispondere a questa emer-genza sette Fondazioni associate ad Acri (Cariplo,Compagnia di San Paolo, Cr Torino, Cr Cuneo, Ca-riparo, Mps e Con il Sud) insieme a Enel Cuore eFondazione Peppino Vismara hanno dato vita a“Never Alone, per un domani possibile”, un’iniziativache promuove in Italia una serie di azioni volte a fa-vorire l’autonomia e l’inclusione dei giovani migranti.

Nel 2016 è stato lanciato il primo bando, che oggisostiene otto progetti con 3,5 milioni di euro. Giàoperativi dalla primavera dell’anno scorso, i progettistanno dando concretezza a specifiche pratiche diaccoglienza e di inclusione in diverse città, da Norda Sud. “Together” coinvolge i ragazzi in percorsiinnovativi per l’apprendimento della lingua italianae dell’educazione civica. “Ragazzi sospesi” formaalcuni neo-maggiorenni stranieri come peer ope-rators, figure necessarie ad affiancare gli operatorinel loro lavoro con i minori soli accolti. “Strada fa-cendo” e “Ragazzi Harraga” sono progetti che pre-vedono brevi cicli di formazione professionaleseguiti da tirocini in aziende. “Azioni di inclusionee autonomia” accompagna i neo-maggiorenni neiprimi passi verso l’indipendenza, facendo loro spe-rimentare la formula dell’appartamento in semi-au-tonomia. “Map.net” si occupa delle ragazze a rischio

o vittime di tratta, strutturando per loroun sistema di accoglienza specifico, ingrado di dare risposte efficaci e tempe-stive ai loro bisogni. Gli ultimi due pro-getti si rivolgono invece agli italiani.“Mai più soli” fa sensibilizzazione sultema dell’affido famigliare e aiuta chidesidera aprire le proprie porte ai ragazzistranieri per farli sentire a casa. “Minori:Seminare una Nuova Accoglienza” è uncorso per formare tutori volontari di mi-nori stranieri non accompagnati (una fi-gura introdotta dalla L. 47/2017): si trattadi 40 ore formative sugli aspetti legali,relazionali e psicologici connessi alruolo e su come costruire una buonarelazione con il minore.

Con i bambini apreal cofinanziamento

Per il presidente di Acri e di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, scon-figgere la povertà minorile in Italia è da anni un “must” irrinunciabile e im-prorogabile per le Fondazioni di origine bancaria. Un dovere sentito econdiviso, che ha dato i primi frutti con la creazione, a livello di sistema,del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, di cui abbiamomolte volte parlato. Consapevole che in quella che è considerata la capitaleeconomica del Paese ci sono migliaia di bambini le cui famiglie non si pos-sono permettere di dar loro un’alimentazione adeguata, la Fondazione me-neghina ha, però, voluto attivare, sul suo territorio, anche un interventodiretto. Così in occasione del suo venticinquesimo compleanno, il 16 di-cembre 2017, Fondazione Cariplo haannunciato un grande progetto che“sfida” la povertà di Milano: un pro-getto che in tre anni sarà dotato di 25milioni di euro, di cui 12 messi a di-sposizione dalla stessa Fondazione.Molti attori privati, peraltro, hannogià raccolto la sfida: Fondazione Vi-smara, Intesa Sanpaolo e FondazioneFiera Milano hanno messo rispettiva-mente 5 milioni, 3 milioni e 300 milaeuro. Inoltre, Fondazione Cariplo in-tende coinvolgere nella raccolta fondinon solo le aziende, ma anche i mila-nesi stessi, grazie alla realizzazione, nelcorso del 2018, di un portale online de-dicato e di eventi utili a sensibilizzare icittadini. Ma da dove e da chi comin-ciare nell’affrontare il problema povertà a Milano? In Fondazione Cariplo sison detti che, innanzitutto, bisognava mapparla. «Uno degli obiettivi – ha affer-mato Guzzetti – è definire la mappa della povertà, perché è necessario fotogra-fare il problema e la sua incidenza nelle diverse zone della città, per poter esseredavvero efficaci». Così, grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, siè innanzitutto tracciato chi sono i beneficiari di interventi pubblici di contrastoalla povertà. La fotografia elaborata da Fondazione Cariplo consegna l’imma-gine di una città in cui nel 2016 le risorse per l’erogazione di contributi di soste-

gno al reddito hanno raggiunto i 20,8 milioni di euro per sostenere 19.181 nucleifamigliari, pari a un totale di 54.493 individui. Le famiglie con minori raggiuntesono 9.433, per un totale di 19.703 minori. Per la prima volta, insomma, graziea un lavoro complesso che ha incrociato 21 database di altrettante misure pub-bliche di trasferimento monetario, è stato possibile comprendere quante personericevono benefici e a quanto ammontano gli aiuti economici ricevuti. Il prossimopasso sarà quello di scattare una fotografia delle risposte alla povertà date dalletante realtà del privato sociale operanti sul territorio. Caritas, Banco Alimentaree Fondazione Pellegrini, coerentemente con questo obiettivo, stanno già lavo-rando affinché le tante risposte che esse danno quotidianamente possano essere

sistematizzate all’interno di una letturacondivisa del fenomeno. Il tutto con lafinalità di stabilire se ci sono e quantesono le famiglie con minori in povertàassoluta che non ricevono trasferimentidi risorse pubbliche, trovandosi quindiancor più a rischio. Se analizziamo i dati reddituali delle fa-miglie che nel 2016 hanno ricevuto unaiuto – ci spiegano in Fondazione Cari-plo – abbiamo un’immagine evidentedella povertà in città: circa il 90% deinuclei famigliari con minori raggiuntida almeno una misura è sotto la linea dipovertà assoluta. Un aiuto potrà arrivareloro anche dal Reddito di Inclusione(Rei) attivo dal gennaio 2018; si è cal-colato che se ne gioveranno 12.500

bambini dell’universo della povertà finora mappato a Milano. La sua introduzioneva, dunque, sostenuta e accompagnata. Intanto, però, Fondazione Cariplo sta giàimplementando il programma “QuBì – La ricetta contro la povertà infantile”, fi-nanziando l’apertura del primo Emporio Caritas nella città di Milano, la realizza-zione di due hub del Banco Alimentare, che servono due zone della città, e unprogetto pensato da Fondazione Pellegrini e Spazio Aperto Servizi che guarda alcibo, ma non solo, riaprendo ad alcuni nuclei famigliari in povertà la possibilità diinserirsi nel mercato del lavoro e avere un alloggio temporaneo.

POVERTà A MILANO, ORA C’È LA MAPPA

NON PIù SOLI I MINORI STRANIERI

25 milioni per QuBì, il programma triennale di contrasto

Fondazioni in campo con Never AloneÈ una novità strategica importante quella annun-ciata a fine 2017 dal Comitato di Indirizzo Stra-tegico del Fondo per il contrasto della povertàeducativa minorile. Oltre all’implementazionedel piano con risorse erogate tramite bando verràsperimentata la formula delle “Iniziative in cofi-nanziamento”, finanziata con 10 milioni di euroa carico delle risorse a disposizione per la pro-grammazione 2017. L’obiettivo è attrarre risorsesupplementari per gli obiettivi del Fondo pro-muovendo iniziative finanziate anche da altri entierogatori privati. I soggetti co-finanziatori po-tranno proporre all’impresa sociale Con i Bam-bini l’idea progettuale che intendono sostenereentro e non oltre le ore 13,00 del 28 giugno 2018.Le idee progettuali potranno riguardare speri-mentazioni relative al tema del contrasto dellapovertà educativa minorile, a favore di bambinie ragazzi di una o più fasce d’età tra gli 0 e i 17anni. La partecipazione prevede due distinte fasi.In un primo momento si procederà alla ricezionedelle idee progettuali da parte di enti erogatoriprivati che intendono avviare un percorso di col-laborazione con l’impresa sociale Con i Bam-bini. Nella seconda fase, sulla base del soggettoco-finanziatore individuato e dell’idea proget-tuale selezionata, si procederà alla scelta dei sog-getti attuatori, o attraverso percorsi diprogettazione partecipata, nel caso di interventiriferiti a territori molto circoscritti, o attraversospecifici bandi ad evidenza pubblica. Con i Bam-bini ha definito un regolamento relativo alle ini-ziative in cofinanziamento consultabile al linkRegolamento Iniziative in cofinanziamento pre-sente sul sito www.conibambini.org

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welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

È abbastanza frequente che su questepagine diamo conto di indagini e ri-cerche sul sociale, più o meno circo-scritte. L’uscita quasi contemporaneaa fine 2017 della prima edizione delCensimento Permanente delle Istitu-zioni Non Profit in Italia, realizzatadall’Istat (ne diamo conto a pagina15), e del Terzo Rapporto sul Se-condo Welfare, curato dal Centro diRicerca e Documentazione “LuigiEinaudi” insieme a Percorsi di se-condo welfare (laboratorio di ricercanato nel 2011 dalla collaborazione trail Centro Einaudi e il Dipartimento diScienze Sociali e Politiche dell’Uni-versità degli Studi di Milano), costitui-scono un’occasione particolarmentefavorevole per tracciare i contornidello scenario in cui si innesta quelloche potremmo definire il settore delBenessere della Persona. Senz’altro,infatti, molti attori del non profit nesono i protagonisti, ma molte di piùsono le tipologie di soggetti che ani-mano quello che viene comunementedefinito “secondo welfare”.Come precisa Maurizio Ferrera,scientific advisor di Percorsi, nellasua introduzione al Terzo Rapporto,«La sfera del welfare è un “dia-mante” a quattro punte. Oltre alloStato, contribuiscono al benesseredelle persone il sistema-famiglia, ilmercato, le associazioni intermedie».Quando gli interventi sono pensati,sviluppati e implementati da soggettiprivati, sia profit che non profit, evanno a inserirsi sussidiariamenteladdove lo Stato, con il primo welfaredi natura pubblica, non riesce ad ar-rivare, si parla di secondo welfare. Sitratta di azioni messe in campo daimprese, assicurazioni, banche, fon-dazioni, cooperative, imprese sociali,gruppi di volontari e altre realtà delTerzo settore, nonché associazionidatoriali, organizzazioni sindacali edenti bilaterali, che con modalità dif-ferenti hanno scelto di sviluppare ri-sposte innovative, il più delle volte atrazione territoriale, che possano po-sitivamente integrare il welfare pub-blico in difficoltà. «La crisi scoppiatadopo il 2008 – sostiene Ferrera – hacreato enormi difficoltà ai sistemi diprotezione sociale, stringendoli nellamorsa delle risorse calanti e dei bi-sogni crescenti. Il “martello” dei bi-sogni ha forse colpito piùdell’“incudine” delle risorse. Nellamaggioranza dei paesi (Italia com-presa) la spesa sociale a prezzi co-stanti pro-capite non è diminuita, inalcuni casi è addirittura aumentata.Ma non è stata in grado di fornire ri-sposte adeguate al moltiplicarsi delledifficoltà materiali e delle nuove vul-nerabilità generate dalla Grande Re-cessione. Diseguaglianza e povertàsono così aumentate. Molte famigliehanno sofferto pesanti arretramentinel proprio tenore di vita. Dati i per-sistenti squilibri del nostro welfarepubblico, le aree di bisogno rimastemaggiormente scoperte sono (state)quelle dell’assistenza e dei servizi so-ciali, soprattutto per le famiglie nu-

merose e senza saldi ancoramenti almercato del lavoro. In risposta allaforte pressione dei bisogni, si sono at-tivati canali di risposta aggiuntivi ri-spetto a quelli pubblici». In Italia lo Stato spende per il welfare447,4 miliardi di euro suddivisi trapensioni, sanità, assistenza sociale epolitiche del lavoro; qualcosa come il54,1% dell’intera spesa pubblicacomprensiva degli interessi sul de-bito. Se si considerano anche le spesededicate a inclusione sociale, fami-glia e housing, oltre ai costi di funzio-namento degli enti che gestiscono levarie funzioni di welfare, il nostroPaese impiega su questo fronte il29,9% del proprio Pil: una percen-

tuale superiore alla media dei 28Paesi Ue (28,7%) e inferiore solo aquelle di Danimarca, Francia e Fin-landia. Però all’interno del panierec’è un forte squilibrio tra l’eccesso dispesa per pensioni e sanità e la scar-sezza di quanto va in servizi dedicatia famiglia, inclusione sociale, lavorofemminile e formazione. Ciò avvienein un contesto, appesantito dall’in-gente debito pubblico (132,6% del Pilnel 2016), che non lascia sperarenella possibilità di particolari incre-menti di risorse al riguardo. A ciò siaggiungono macro dinamiche eso-gene che riguardano i cambiamentidemografici, i mutamenti delle strut-ture famigliari, i nuovi rischi e biso-gni legati all’evoluzione del mondodel lavoro, l’aumento di fenomeniquali povertà e migrazioni. Fattoriche quotidianamente influenzano – esempre più influenzeranno – il nostromodo di vivere. A queste sfide com-plesse il welfare pubblico non puòpiù rispondere da solo. Il Terzo Rap-porto si concentra soprattutto su quel

che riguarda le diverse esperienzeconcrete di sussidiarietà strutturatesinegli ultimi anni. Esso affronta temicentrali – come l’innovazione so-ciale, l’empowerment dei destinataridegli interventi, l’interazione con ilPubblico e l’attivismo “dal basso” –approfondendo modi di operare, pro-getti e strategie delle tante realtà chesono parte integrante del secondowelfare. Dalle imprese che imple-mentano piani di welfare aziendaleallo sviluppo della bilateralità, dalleforme di contrasto messe in campodalle Fondazioni di origine bancariaal ruolo delle fondazioni di partecipa-zione per il “dopo di noi”, dalleYouth Bank alle fondazioni comuni-

tarie nate anche nel Mezzogiorno,passando per il ruolo sempre più im-portante del mondo assicurativo, dalcontributo delle fondazioni d’impresaall’evoluzione della filantropia istitu-zionale, fino alle nuove misure dicontrasto all’indigenza. Fornire datidi sintesi è oggi impossibile; peraltroil Rapporto focalizza alcuni deipezzi più “pesanti” di questo puzzle,che è in continua espansione. Moltosignificative sono ad esempio lecifre che riguardano le persone chein vario modo possono fruire di pre-stazioni, servizi e sostegni di se-condo welfare. Il settore dellabilateralità riguarda almeno 6 mi-lioni e 900 mila potenziali fruitori; igrandi fondi sanitari integrativi bila-terali di livello nazionale coprono 2milioni e 500 mila lavoratori; ifondi, gli enti, le casse e le società dimutuo soccorso aventi fini assisten-ziali registrati presso il Ministerodella Salute (ben 305) riguardano 9milioni e 150 mila persone, di cuiquasi 7 milioni di lavoratori e oltre

2 milioni e 200 mila famigliari. Conl’inclusione del welfare aziendale inseno all’ultimo Contratto CollettivoNazionale dei Metalmeccanici oltre200 mila imprese del settore potrannoattivare programmi di questo genere– e molte hanno già iniziato a farlo –raggiungendo un bacino potenzialesuperiore a 1 milione e 500 mila la-voratori. Anche laddove le cifre nonsono così imponenti si registrano di-namiche virtuose, che influenzanopositivamente la vita dei cittadini. Èil caso di tutte quelle realtà della co-siddetta filantropia istituzionale, chehanno progressivamente abbando-nato l’idea di filantropia come charitya favore di un approccio che mettesempre più al centro la crescita e checonsidera l’azione filantropica comevolano di sviluppo locale e delle co-munità. Le Fondazioni di originebancaria, poi, oltre a fornire contri-buti economici significativi alle orga-nizzazioni del Terzo settore cheoperano nel nostro Paese – sottolineail Rapporto –, si distinguono per stra-tegie di intervento sempre più inno-vative, specialmente in ambiti in cuiil Pubblico fatica ad attivare inter-venti adeguati. Accanto a loro si re-gistra la sempre più solida presenzadi fondazioni di impresa e di fami-glia, di comunità e di partecipazione,che sostengono quotidianamente in-terventi e strumenti in grado di aggre-dire problemi sociali precisi, senzatuttavia perdere di vista l’inclusionedella comunità nel suo insieme.Secondo Ferrera e Franca Maino,direttrice di Percorsi, ormai il se-condo welfare non è più un insiemedi iniziative sporadiche, ma di verie propri nuovi pilastri di un edificiodestinato a pesare in maniera cre-scente nel panorama del welfare e,in generale, del modello sociale ita-liano. Anche perché intorno a questipilastri si sono progressivamenteformate delle cornici regolative eorientative da parte dell’attore pub-blico che ne rafforzano la consi-stenza e l’impatto. A livello europeoil neo-adottato Pilastro Europeo deiDiritti Sociali ha definito in manieraabbastanza dettagliata il perimetroe i contenuti degli standard socialiche debbono essere garantiti informa di diritti soggettivi esigibilidai cittadini Ue. Nel nostro Paesesono stati fissati nuovi paletti nor-mativi intorno ai quali far ruotare iconfini tra primo e secondo welfare,come la riforma del Terzo settore, lenorme sul welfare aziendale e con-trattuale o la parte “sociale” delJobs Act. Insomma, affermano,siamo arrivati al punto in cui «è ne-cessario smettere di pre-giudicareil secondo welfare come program-maticamente erosivo rispetto alprimo, e rimanere aperti – tanto sulpiano descrittivo che su quello va-lutativo – rispetto al contributo po-sitivo che esso può dare alle chancedi vita dei cittadini in questa nuovafase storica di ri-sperimentazionedel welfare e dei suoi modelli».

IN ITALIA SI RAFFORZANO I PILASTRIDEL SECONDO WELFARE

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FONDAZIONIComitato EditorialeMarco Cammelli, Giuseppe Ghisolfi,Antonio MiglioDirettoreGiorgio RighettiDirettore ResponsabileLinda Di Bartolomeo

RedazioneArea Comunicazione Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio SpaVia del Corso, 262/267 - 00186 RomaTel. 06 68184.236 - [email protected] Tribunale di Roman° 135 del 24/3/2000

SpedizioneTariffa regime libero 20/D - Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. Postale - 70% - DCB Roma

StampaIag Mengarelli - Via Cicerone, 28 - 00193 RomaTel. 06 32111054

CODICE ISSN 1720-2531

La rivista Fondazioni è disponibile in versione digitale sul sito www.acri.it. Tutti gli articoli compaiono anche su Fondazioni online (www.acri.it/PublicFondazioniOnline), la versionearricchita settimanalmente di ulteriori notizie. Ciascun articolo può essere richiamato attraverso varie chiavi di ricerca: nome fondazione, settore, area geografica, parola chiave.

welfare

FONDAZIONI Gennaio - Febbraio 2018

La precedente rilevazione Istat sul set-tore non profit era datata 2011; oggil’Istituto Nazionale di Statistica mettea disposizione nuove informazioni sulnumero di istituzioni non profit attivein Italia e sulle loro principali caratte-ristiche strutturali: forma giuridicaadottata, attività svolta in modo pre-valente, risorse umane impiegate fradipendenti e volontari. Tra novembre2016 e aprile 2017 è stata, infatti, ef-fettuata la prima edizione del Censi-mento Permanente delle IstituzioniNon Profit, una rilevazione campio-naria su circa 43 mila unità, con laquale ci si propone di monitorarel’evoluzione del settore e il contributoche esso dà allo sviluppo sociale edeconomico del Paese. Al 31 dicembre 2015 le istituzioni nonprofit attive in Italia sono 336.275:l’11,6% in più rispetto al 2011; com-plessivamente impiegano 5 milioni529 mila volontari e 788 mila dipen-denti. Rispetto al Censimento 2011 ilnumero di volontari cresce del 16,2%,mentre i lavoratori dipendenti aumen-tano del 15,8%. Le istituzioni cheoperano grazie all’apporto di volon-tari sono 267.529, pari al 79,6% delleunità attive (+9,9% rispetto al 2011);quelle che dispongono di lavoratoridipendenti sono 55.196, pari al 16,4%

delle istituzioni attive (+32,2% rispettoal 2011). Fra queste ultime diminuisceil numero medio di dipendenti, pas-sando dai 16 del 2011 ai 14 del 2015;mentre tra le istituzioni con volontariil numero medio di questi ultimi au-menta: dai 20 del 2011 ai 21 volontariper istituzione nel 2015.La distribuzione territoriale degli orga-nismi non profit conferma un’elevataconcentrazione nell’Italia settentrionale

(171.419 unità, pari al 51% del totalenazionale) rispetto al Centro (75.751unità, pari al 22,5%) e al Mezzogiorno(89.105 unità, pari al 26,5%). LaLombardia e il Lazio sono sempre leregioni con la presenza più consi-stente di istituzioni non profit (conquote rispettivamente pari al 15,7 e al9,2%), seguite da Veneto (8,9%), Pie-monte (8,5%), Emilia-Romagna (8%)e Toscana (7,9%). Le regioni con laminore presenza di istituzioni sono la

Valle d’Aosta (0,4%), il Molise(0,5%) e la Basilicata (1%). Rappor-tando il numero di istituzioni non pro-fit alla popolazione residente è ilNord-Est a mostrare l’incidenza mag-giore (67,4 ogni 10 mila abitanti). Ilrapporto è elevato anche nel Centro(62,8) e nel Nord-Ovest (57,7) mentreè più contenuto nelle Isole (46,8) e nelSud (40,8). Rispetto al 2011 il numerodi istituzioni non profit cresce in tutte

le regioni italiane, ad eccezione delMolise (-2%). Aumenti particolar-mente sostenuti si registrano in Cam-pania (+33%), Lazio (+29,5%) e, inmisura più contenuta, in Lombardia(+14,1%) e Sardegna (+12,2%).In media, l’organico delle istituzioninon profit italiane è composto da 16volontari e 2 dipendenti, ma la compo-sizione può variare notevolmente inrelazione alle attività svolte, agli am-biti d’intervento, alla struttura organiz-

zativa adottata e alla localizzazione.A livello territoriale, le aree che presen-tano una maggiore concentrazione didipendenti nelle istituzioni non profitregistrano anche una maggiore inten-sità di risorse umane impiegate nel set-tore rispetto alla popolazione residente.Nel Nord-Est e nel Centro si rilevano irapporti più elevati di volontari (paririspettivamente a 1.221 e 1.050 per-sone per 10 mila abitanti) mentre intermini di dipendenti sono il Nord-Ovest e il Nord-Est a presentare il rap-porto più elevato (pari rispettivamentea 169 e 156 addetti ogni 10 mila abi-tanti). Nel confronto con il 2011, perle regioni del Sud si rileva una crescitaparticolarmente sostenuta in terminisia di dipendenti (+36,1%) sia di vo-lontari (+31,4%).In base alla classificazione internazio-nale delle attività svolte, l’area Cul-tura, sport e ricreazione è il campo diattività prevalente nel quale si concen-tra il numero più elevato di istituzioninon profit: quasi 220 mila, pari al 65%del totale nazionale. C’è poi l’Assi-stenza sociale (che include anche leattività di protezione civile), con quasi31 mila istituzioni (pari al 9,2% deltotale), seguita da Relazioni sindacalie rappresentanza di interessi (20.614istituzioni, pari al 6,1%), Religione(14.380 istituzioni, 4,3%), Istruzione ericerca (13.481 istituzioni, 4,0%), Sa-nità (11.590 istituzioni, pari al 3,4%). Irestanti comparti raccolgono l’8%delle istituzioni non profit. Osservando la distribuzione delle risorseumane per campo di attività, si nota chei dipendenti delle istituzioni non profitsono prevalentemente concentrati inquattro ambiti, che raccolgono l’86,1%dei dipendenti del settore: Assistenza so-ciale e protezione civile (36%), Sanità(22,6%), Istruzione e ricerca (15,8%),Sviluppo economico e coesione sociale(11,8%). Per quanto riguarda i volontari,oltre 3 milioni, pari al 56,6% di coloroche operano nel non profit, svolgono lapropria attività nelle istituzioni attivenella Cultura, sport e ricreazione. L’As-sistenza sociale e protezione civile e laSanità catalizzano rispettivamente il16,1% e il 7,8% dei volontari. Dal con-fronto con il 2011, emerge che l’Assi-stenza sociale e protezione civile haavuto una crescita sia dei dipendenti(+26,1%) sia dei volontari (+48,3%).Nei campi della Sanità e dello Sviluppoeconomico e coesione sociale, invece, siriscontra, in media, una presenza moltopiù elevata di dipendenti, pari rispettiva-mente a 15 e 14 unità di personale.

L’ISTAT FOTOGRAFA UN SETTORE IN CRESCITA

Il non profit italiano è costituito principalmente da asso-ciazioni riconosciute e non riconosciute (286.942 unità,pari all’85,3% del totale); seguono le cooperative sociali(16.125; 4,8%), le fondazioni (6.451; 1,9%), le istituzionicon altra forma giuridica (26.756; 8%); queste ultime sonorappresentate prevalentemente da enti ecclesiastici civil-mente riconosciuti, comitati, società di mutuo soccorso,istituzioni sanitarie o educative, imprese sociali.La distribuzione per forma giuridica evidenzia differenzesignificative nelle diverse regioni italiane. Le associazionihanno un peso più rilevante in Friuli-Venezia Giulia(90,7%), Abruzzo (89%), Provincia Autonoma di Bolzano(88,6%), Toscana (87,8%), Calabria e Provincia Auto-noma di Trento (87,4%), Basilicata (87,3%). Le coopera-tive sociali sono presenti in misura sensibilmentesuperiore alla media nazionale (4,8%) in quasi tutte le re-gioni meridionali e nelle isole, in particolare in Sardegna(8,8%), Puglia (8,5%), Sicilia (8,4%), Campania (8,3%).Le fondazioni, invece, sono relativamente più diffuse inLombardia (3,6%), Lazio (2,2%), Liguria (2,1%) ed Emi-lia-Romagna (2%). Le istituzioni con altra forma giuridicasono più presenti in Liguria e in Toscana (12,2%), EmiliaRomagna (9,9%), Piemonte (9,7%), Provincia Autonomadi Trento (9,3%), Marche (9,2%), Veneto (9,1%).Esaminando l’attività prevalentemente svolta dalle istitu-

zioni non profit e il loro assetto istituzionale, si evince chele associazioni riconosciute e non riconosciute sono rela-tivamente più diffuse rispetto alla composizione nazionale(85,3%), nei settori delle Relazioni sindacali e rappresen-tanza di interessi (99%), della Tutela dei diritti e attivitàpolitica (96,4%), dell’Ambiente (96,2%), della Cultura,sport e ricreazione (95,0%), della Filantropia e promo-zione del volontariato (90,4%). Le cooperative socialispiccano nel campo dello Sviluppo economico e coesionesociale, in cui sono incluse le cooperative di inserimentolavorativo (86,1%, a fronte di un valore nazionale pari al4,8%), delle Altre attività (23,5%, in cui sono incluse at-tività di carattere produttivo), dell’Assistenza sociale eprotezione civile (20,9%), dell’Istruzione e ricerca (11%),della Sanità (9,4%). Le fondazioni sono relativamente piùpresenti nei settori della Istruzione e ricerca (13,2%, afronte di una diffusione complessiva pari all’1,9%), dellaFilantropia e promozione del volontariato (7,8%), dellaCooperazione e solidarietà internazionale (6,6%). Infine,le istituzioni dotate di altra forma giuridica (in particolareenti ecclesiastici, comitati, società di mutuo soccorso, isti-tuzioni educative, enti di previdenza e/o assistenza) sonoattive in prevalenza nei settori della Religione (84,7% afronte di una presenza complessiva pari all’8%), del-l’Istruzione e ricerca (27,3%), delle Altre attività (18%).

Le forme giuridiche del non profit

Oltre 5 milioni e mezzo i volontari, 788 mila i dipendenti

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XXIV CONGRESSO NAZIONALEdelle Fondazioni di Origine Bancaria

e delle Casse di Risparmio Spa

Identità eCambiamento

Auditorium Paganini

Associazione di Fondazionie di Casse di Risparmio Spa

Parma, 7 e 8 giugno 2018

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