Fiducia ed Emozioni al lavoro - Sergio Rossi

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Fiducia ed emozioni al lavoro nell’ambito del tema fiducia e cooperazione Università di Urbino “Carlo Bo” Facoltà di Sociologia Lezioni a cura di Sergio Rossi ottobre 2010

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Contenuto del seminario sul tema della Fiducia e delle Emozioni tenuto presso l'Università di Urbino "Carlo Bo", ottobre 2010

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Fiducia ed emozioni al lavoronell’ambito del tema fiducia e cooperazione

Università di Urbino “Carlo Bo”Facoltà di Sociologia

Lezioni a cura di Sergio Rossi

ottobre 2010

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Tratteremo di:

• Rischio

• Fiducia

• Emozioni

• Cooperazione

• Capitale Sociale

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Al termine della lezione dovreste:

• Conoscere la differenza tra rischi naturali e rischi prodotti

• Conoscere la definizione sociologica di fiducia

• Distinguere tipi e qualità della fiducia

• Conoscere l’importanza della fiducia fondamen-tale

• Conoscere tipologia e ruolo delle emozioni nelle relazioni interpersonali

• Conoscere il concetto di diffusore di fiducia

• Esemplificare situazioni in cui la cooperazione interpersonale emerge

• Conoscere le differenze tra Capitale sociale “strutturale” e “culturale”

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Perché parlando di fiducia è urgente parlare anche di

emozioni?

• Non ci interessiamo a come funzionano le nostre emozioni se non quando stiamo male

• Il ruolo delle emozioni nell’instaurarsi della fiducia è determinante

• La fiducia su base emozionale è una fiducia forte

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passo passo

• Ma andiamo per gradi e seguiamo la nostra traccia… – Rischio, Fiducia, Emozioni, Cooperazione,

Capitale Sociale

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Rischio

• Il rischio è dato dalla probabilità che si produca un determinato danno per sé e per gli altri ed è connesso con l’aspettativa di continuità delle condizioni di benessere e tranquillità.

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Rischio

• Nella quotidianità si confonde tra rischio e pericolo, ma vi sono pericoli che oggi non costituiscono più rischi per l’uomo.

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Rischio

• Molti pericoli sono messi sotto controllo dall’uomo attraverso l’uso della tecnologia e dell’organizzazione delle persone– Ad es. il rischio alluvioni esiste ancora,

mentre il rischio tubercolosi nelle società occidentali è praticamente inesistente grazie alla tecnologia dei vaccini.

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Rischio

• Oltre ai rischi naturali come gli tsunami, i terremoti, le carestie, le pandemie, ecc. l’uomo si espone a rischi prodotti cioè generati da lui stesso più o meno consapevolmente.

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Rischi Prodotti

• i rischi prodotti derivano da uno scarso controllo sulle tecnologie impiegate e dalle esternalità negative

• Paradossalmente derivano dall’ambizione ad una maggiore sicurezza, progresso, benessere e potere da parte di una determinata comunità di persone.

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Rischi Prodotti

• I rischi prodotti sono ancor più difficili da mettere sotto controllo (es. scorie radioattive, inquinamento dell’ecosistema, crisi economiche e finanziarie, guerre, ecc.) di quelli naturali a causa del loro alto grado di complessità.

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Rischi Prodotti

• I rischi prodotti sono tipicamente di carattere globale, ossia finiscono per interessare tutte le regioni della terra

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La valutazione dei rischi è problematica…

6.000mortianno

1.000 morti l’anno nella guerra in Iraq

Vs.

Foto http://farm4.static.flickr.com/3081/2345723918_85f87da6c2.jpg?v=0Cit. da: CoaloaLAB di Roberto Coaloa; dati propri

Adattata con dati propri da:http://www.zeusnews.it/immagini/006865-limite_velocita_2.jpg Di Andrea Trapani

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Fiducia

• Centrale è il rapporto esistente tra rischio e fiducia, ossia tra pericoli dell'ambiente di vita e le strategie di sicurezza psicologica che l'attenuano– I rapporti fiduciari interpersonali nascono in

un'ottica di protezione dai pericoli soggettivamente sentiti.

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Fiducia

• La fiducia è quindi una strategia di sicurezza psicologica* che l’uomo attua a causa di una sua inadeguatezza di fronte a situazioni pericolose o incerte che deve o vuole affrontare.

*S. Rossi, 2009

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Fiducia

• Una definizione sociologica di fiducia* (p. 42):

La Fiducia per la persona che la concede è un’aspettativa positiva riposta nel beneficiario, maturata sotto condizioni di incertezza ma in presenza di rassicuranti credenze personali di natura cognitiva e/o emotiva

*Elaborazione di S.Rossi, 2008, sulla base di A. Mutti, 1998

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Meccanismo di condizionamento fiduciario reciproco

• La fiducia ricevuta dal beneficiario “deve” a sua volta essere onorata in quanto contiene un pregiudizio quasi coercitivo, e deluderla richiede già una cattiveria positiva (Simmel, 1989, in Mutti,1998).

• Ma, come vedremo, la cooperazione non è garantita in assenza di scopi…

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Visione d’insieme, l’edificio della fiducia (p.144)

Complessità!

Fonte: “Fiducia e cooperazione”, S.Rossi, 2008

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Tipi di fiducia in base all’oggetto

• Fiducia interpersonale (p.35)

• Fiducia sistemica (p.31)

• Fiducia istituzionale (p.32)

• Fiducia nei sistemi esperti (p.33)

• Fiducia autoriflessiva (p.36)

• Fiducia fondamentale (p.42)

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Fiducia fondamentale

• La fiducia fondamentale (p.42-44) o ontologica è una sensazione di sicurezza interiore che risiede nel “confidare sulla continuità della propria identità e nella costanza dell’ambiente sociale e materiale in cui si agisce” (Giddens, 1997)

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• A praticare questa iniezione è dapprima la figura primaria che si prende cura del bambino durante l'infanzia, in genere la madre.

• Di primaria importanza è la continuità spazio-temporale e la sensazione di non abbandono da parte dei genitori.

Fiducia fondamentale

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Fiducia fondamentale• Il ritorno del proprio genitore: l'idea

dell'affidabilità degli altri è fondamentale per il senso di continuità dell'identità e si fonda sulla convinzione che l'assenza della madre non rappresenta una sottrazione d'amore.

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Fiducia fondamentale• “La fiducia getta quindi un ponte sulla

distanza nel tempo [ritorno] e nello spazio [distanza] e blocca così le ansie esistenziali che se riuscissero a concretizzarsi, potrebbero diventare fonte di continui travagli emotivi e comportamentali per tutta la vita” (Giddens,1994)

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Sfiducia fondamentale

• La sfiducia, al livello di sicurezza interiore dell’individuo, può produrre come risultato uno stato persistente di ansia esistenziale.

• Nel suo significato più profondo, quindi, l'antitesi della fiducia rispetto alla fiducia fondamentale non è la sfiducia ma uno stato mentale che potremmo definire come paura esistenziale. (p.49)

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Diffusori di fiducia

• I diffusori di fiducia (Mutti, 1998) sono particolari figure d’interfaccia, portatrici di fiducia attiva (p.75) , frapposte tra individuo ed istituzioni in corrispondenza dei punti di interazione istituzionali (“nodi di accesso”).

• Il loro impiego è fondamentale per permettere di focalizzare la fiducia delle persone verso istituzioni, enti, sistemi esperti, gruppi, altre persone. (p.77)

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Diffusori di fiducia

• La diffusione della fiducia può avvenire per tramite di:

– Individui– Organizzazioni

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Diffusori di fiducia, individui– Gli individui diffusori di fiducia possono essere

(Giddens, 1994): • Responsabili-esperti che operano nei nodi di

accesso dei sistemi esperti e rassicurano sul buon funzionamento di tali sistemi proiettando la propria immagine di persona affidabile sul sistema.

I possibili dissensi tra gli esperti rendono precaria la rassicurazione fornita e tendono a riflettere una fiducia di tipo debole sul sistema.

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Diffusori di fiducia, individui

• Mediatori sociali e politici che fungono da “agenti di integrazione” di settori della popolazione con le istituzioni locali e centrali. Essi agiscono quali elementi di mediazione tra potere pubblico e privato, tra regole formali e informali. Forniscono un carico cognitivo limitato e fiducia di tipo debole.

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• Leader carismatici che forniscono un carico emotivo rassicurante (fiducia di tipo forte) in quanto portatori di simboli e valori ad alto contenuto espressivo.

• Essi riverberano la fiducia di cui beneficiano sulle istituzioni pubbliche e private che rappresentano.

• A livello periferico, la presenza di queste personalità può rendere ancora più vicine e legittime le istituzioni locali.

Diffusori di fiducia, individui

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Diffusori di fiducia, le organizzazioni

– distribuiscono prevalentemente fiducia cognitiva, di debole intensità:

• autorità indipendenti dallo Stato, come le “authorities” (es. Autorità per la concorrenza, per le comunicazioni, per i prezzi, ecc.), associazioni di consumatori, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, SEC, ecc. che emettono continuamente pareri nei confronti di prezzi, organizzazioni, monete;

• agenzie di valutazione nazionali ed internazionali, come Moody’s e Standard and Poor’s, che emettono costantemente pareri di affidabilità economico-finanziaria nei confronti di prodotti industriali e finanziari, e nei confronti di mercati e interi paesi. (vd. il caso di studio “La fiducia attraverso la crisi finanziaria”, S.Rossi, 2008)

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Diffusori di fiducia, i media

• I media, che producono anch’essi interpretazioni e valutazioni su individui ed enti pubblici e privati.

• Possono giocare su elementi emotivi legati all’effetto di seduzione dei messaggi emessi (fiducia forte).

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• Lo Stato ed alcuni dei suoi apparati, come il sistema scolastico e la magistratura, possono sostenere o rafforzare l’affidabilità di altre istituzioni pubbliche e private.

Diffusori di fiducia, le istituzioni

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Fiducia cognitiva

• Il carico cognitivo, attiva la fiducia cognitiva che è strettamente legata alle conoscenze sull’oggetto e alla capacità di discernimento della persona (p.38).

• Si basa sulla percezione “qui ed ora”, sui ricordi evocati, sul ragionamento e sulle euristiche di pensiero della persona nei confronti dell’oggetto.

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Fiducia strumentale

• La fiducia strumentale è un particolare tipo di fiducia cognitiva e muove da calcoli di probabilità in base alle precedenti esperienze personali o da dati acquisiti attraverso l’inferenza statistica e il calcolo delle probabilità, si trova più spesso in ambito economico o finanziario (p.37)

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Fiducia valoriale/emozionale

• Il carico emotivo, mette in opera una fiducia valoriale che è influenzata dai simboli, valori, affetti posseduti da una persona

• Come abbiamo visto si tratta di una fiducia forte da parte del concedente

• Ecco la necessità di comprendere meglio la dimensione emotiva

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Distinguere le emozionidalle altre reazioni emotive

• Alcune di queste possono essere correttamente identificate come RIFLESSI, per esempio:– Una reazione di soprassalto in risposta ad un forte

rumore

• Altre come EMOZIONI, per esempio:– La gioia– La paura

• Altre ancora come STATI AFFETTIVI, per esempio:– Uno stato di umore depresso

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Le distinzioni di Paul Ekman

• Paul Ekman, propone una distinzione tra questi fenomeni in base alla loro durata:– I Riflessi, sono una reazione di durata brevissima

(frazioni di secondi) che l’individuo mette in atto in risposta a degli stimoli improvvisi

– Gli Stati affettivi, ad es. un tono dell’umore depresso, invece possono durare per giornate intere

– Le Emozioni propriamente dette, sono quelle che compaiono rapidamente e che perdurano per un tempo piuttosto breve, comunque dell’ordine dei secondi

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Tassonomia delle emozioni

• Secondo Ekman abbiamo risposte emozionali di:– Gioia– Sorpresa– Paura– Rabbia– Disgusto– Tristezza

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Le risposte emotive sono risposte complesse

• Da una parte compaiono delle manifestazioni emotive di tipo autonomico(1) come:– La sudorazione– Il pallore / rossore– Ritmo cardiaco (rallentato / accelerato)– Respirazione (rallentata / accelerata)

(1) Autonomico = del sistema nervoso autonomo (sistema simpatico + parasimpatico)

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Le risposte emotive sono risposte complesse

• Dall’altra compaiono:– Espressioni facciali – Espressioni vocali-intonazionali– Altre espressioni (postura, prossemica, gestualità,

mimica facciale)

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Espressioni facciali– Espressioni facciali (mimica) ben caratterizzate e

comprensibili socialmente. Ad es.la gioia si traduce in una espressione facciale ben comprensibile dagli altri

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• L’idea di Darwin era giusta: noi utilizziamo in modo universale le espressioni facciali per comunicare ad altri le nostre emozioni

• E’ il controllo sociale che ci abitua a mascherare le espressioni inopportune con altre stereotipate

Le espressioni facciali sono universali a meno di quelle controllate

socialmente

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Le altre funzioni delle espressioni facciali

• Il volto non trasmette solo stati emozionali, ma anche:– Trasmette informazioni relative ai processi

mentali (es. concentrazione, incertezza) – Partecipa a produrre segnali

conversazionali • mentre due persone dialogano fra loro si

producono un’infinità di segnali mimico-facciali che hanno una funzione specifica sulla regolazione e i sincronismi della conversazione stessa

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• La mimica facciale è tanto più sviluppata nelle specie che vivono in comunità permanenti

• Tale sviluppo ha una funzione adattiva per l’interazione sociale

Le altre funzioni delle espressioni facciali

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Il ruolo delle aree corticali nelle emozioni

• Gazzanica (2000)

Emozioni positive

Emisfero SX

Emozioni negative

Emisfero DX

Lesioni

Reazionicatastrofiche

lesioni

Indifferenzainadeguata

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Lettura delle modalità del ricordo / costruzione

Il risultato dell’osservazione di individui provenienti da culture ed etnie diverse, ha consentito di individuare dei modelli di movimento oculare in rapporto al processo del ricordo (Dilts, 1976,1977; Grinder, DeLozier e Bandler, 1977; Bandler e Grinder, 1979; Dilts, Grinder, Bandler e DeLozier, 1980):

SXDX

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Lettura delle modalità del ricordo / costruzione

Occhi in alto a sinistra: visualizzazione emisfero non dominante - esempio: immagine ricordata Occhi in alto a destra: Visualizzazione emisfero dominante - esempio: immagine costruita e fantasia visiva Occhi di lato a sinistra: Processo auditivo dell'emisfero non dominante - esempio: suoni ricordati, parole, ripetizioni e distinzioni di tonalitàOcchi di lato a destra: Processo auditivo emisfero dominante - esempio: suoni e parole costruite, ripetizioni (es. filastrocche) o anche distinzioni di tonalitàOcchi in basso a sinistra: Dialogo internoOcchi in basso a destra: Sensazioni, sia tattili che viscerali

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strategie di comunicazione emozionale

Le circostanze culturali attivanti (anche dette “regole di esibizione”), interagiscono col nostro programma espressivo neuro-motorio dando luogo a strategie di comunicazione emozionale:– Intensificazione dell’emozione,– Attenuazione,– Neutralizzazione,– Simulazione,– Dissimulazione

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Esiti della comunicazione interpersonale-emozionale

• Dalla qualità della nostra comunicazione interpersonale linguistica, paralinguistica, posturale, gestuale, mimico-facciale, prossemica, con Alter dipende l’instaurarsi del rapporto fiduciario su base emozionale.

• La fiducia basata sulle emozioni è, come sappiamo, una fiducia forte

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Esercitazione

• Individuare i tipi di fiducia presenti in due cortometraggi della campagna promozionale “PerFiducia” di Banca Intesa-San Paolo (2009):– “Stella” di Gabriele Salvatores– “Il Premio” di Ermanno Olmi

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Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

• “Stella” vive verso “la pasticcera” un’ aspettativa di esperienze positive, maturata in condizioni di incertezza ma in presenza di rassicuranti credenze personali di natura emotiva.

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• “la pasticcera” vive nei confronti di “Stella” un’ aspettativa di esperienze positive, maturata in condizioni di incertezza ma in presenza di rassicuranti credenze personali di natura cognitiva.

Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

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• “Stella” col suo vissuto profonde fiducia generalizzata ed autoriflessiva;

• Il “dottore” profonde fiducia nei sistemi esperti ed istituzionale;

• L’”assistente sociale” profonde fiducia fondamentale e generalizzata.

Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

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• Stefania Berselli e Maral Kinran, vivono verso “il personaggio politico” un’ aspettativa di esperienze positive, maturata in condizioni di incertezza ma in presenza di rassicuranti credenze personali di prevalente natura emotiva.

Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

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• “l’amico” vive verso “il politico” un’ aspettativa di esperienze positive, maturata in condizioni di incertezza ma in presenza di rassicuranti credenze personali di prevalente natura cognitiva.

Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

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• Stefania e Maral testimoniano fiducia nei sistemi esperti;

• “l’amico” esprime fiducia sistemica ed istituzionale e ne palesa l’aspettativa;

• “il politico” profonde (diffusore) fiducia istituzionale anche se si mostra all’inizio diffidente e distaccato.

Esercitazione: il concetto di fiducia al lavoro

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Esercitazione: il concetto di cooperazione al lavoro

• La credenza dell’amico di dipendere dal politico per realizzare lo scopo finale (finanziare il bracciale), attiva in lui lo scopo che il politico faccia un'azione concreta per la causa delle sue amiche inventrici.

• Il fatto che il politico faccia realmente un’azione determinante per la causa delle inventrici non è tuttavia automatico: comporta che l’amico agisca per disporlo ad agire in suo favore ossia che il politico adotti il suo scopo finale. (p.64)

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Dopo una “piccola crisi” di fiducia istituzionale l’aspettativa del gruppo è stata soddisfatta, il gruppo ringrazia per la fiducia in loro riposta

L’amico ringrazia privatamente il politico per aver adottato il suo scopo (sodalizio tra diffusori)

Il politico è soddisfatto per aver profuso fiducia istituzionale (il suo scopo) ai giovani e adottato lo scopo del gruppetto di giovani

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Quando scatta la cooperazione?

• Durante l’esercitazione abbiamo visto due casi in cui si innescano processi di collaborazione a partire da una fiducia emotiva o cognitiva

• Vediamo di capire cosa li produce e la rilevanza che assumono i processi cooperativi di natura cognitiva

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Teorie sulla cooperazione interpersonale

• Cooperazione accidentale à la Bateson in biologia (p.62)

• Cooperazione accidentale à la Axelrod: “vivi e lascia vivere” (p.62)

• Cooperazione conservativa al ribasso per mancanza di comunicazione (Gambetta), il Dilemma del Prigioniero (p.59)

• Cooperazione su base cognitiva (Conte e Castelfranchi)

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Cooperazione su base cognitiva

• Nel Modello cognitivo della fiducia di Conte e Castelfranchi (1996), soltanto un agente cognitivo può fidarsi di un altro agente,

dove per agente cognitivo, si intende un agente dotato di scopi e proprie credenze, dove le azioni sono governate da scopi che sono attivati dalle sue proprie credenze. p.63

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• In questa teoria l’azione sociale (p.67) è rappresentata completamente e non solo nei suoi aspetti strategici contingenti come nel Dilemma del Prigioniero:

l’agente persegue i suoi scopi finali e per realizzarli può decidere di dipendere da un altro agente con il quale deve necessariamente comunicare.

Cooperazione su base cognitiva

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Cooperazione interpersonale

• La credenza dell’agente di dipendere da un altro agente per realizzare il suo scopo, attiva in lui un nuovo scopo strumentale, ossia che Alter faccia l'azione dalla quale dipende l’ottenimento del suo scopo.

• Il fatto che Alter compia realmente la data azione non è tuttavia automatico: il “meccanismo coercitivo” comporta che il concedente fiducia agisca verso Alter per disporlo ad agire in suo favore, come? Adottando a sua volta lo scopo del fiduciario. (p.64)

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Cooperazione interpersonale

• L’adozione di scopi è dunque la chiave di volta per mettere a frutto la fiducia nella cooperazione tra persone. (p.73)

• Le forme di cooperazione possono a loro volta essere:– Deliberata (p.69), gli attori collaborano su scopi ultimi

palesi integrandosi orizzontalmente tra pari; – Orchestrata (p.71) gli attori collaborano su obiettivi che

con conoscono completamente integrandosi solo verticalmente col leader.

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Capitale sociale

• Secondo Putnam (1993) e Fukuyama (1996) la produzione della fiducia rimanda a dinamiche storiche di lungo periodo. (p.90)

• Viceversa, secondo altri autori, la fiducia è un bene che può essere creato intenzionalmente e razionalmente, ma questa posizione va incontro a tutta una serie di difficoltà logiche perché “sconta i limiti di ogni prospettiva fondata esclusivamente sulla decisione individuale”.

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Capitale sociale

• “Per capitale sociale si intende […] una struttura di relazioni tra persone, relativamente durevole nel tempo, atta a favorire la cooperazione e perciò a produrre, come altre forme di capitale, valori materiali e simbolici. Questa struttura di relazioni consta di reti fiduciarie formali ed informali che stimolano la reciprocità e la cooperazione.” (Mutti 1998)

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Capitale sociale

• queste relazioni sociali di un individuo sono soggette ad accumularsi ma anche a deteriorarsi e possono essere considerate alla stessa stregua di altre risorse soggette ad accumulo, come quelle finanziarie, in particolare sotto il profilo della loro “spendibilità”per ottenere altri risultati. (p.87)

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Capitale sociale di tipo culturale

• Max Weber fa per primo un uso implicito del concetto di capitale sociale. Il focus è sulle origini e sui primi sviluppi del capitalismo liberale ottocentesco. Nel suo famoso saggio, Le sette protestanti e lo spirito del capitalismo si riconoscono gli elementi essenziali del concetto – si tratta di un reticolo di relazioni personali di natura

extra economica che fa leva sull'identità culturale, valori, norme e sanzioni palesi di una comunità;

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Capitale sociale di tipo culturale

– la funzione delle reti è quella di far circolare informazioni di controllo sulle qualità morali dei soggetti capaci di indurre fiducia interpersonale e ridurre i rischi di opportunismo nelle transazioni (economiche) che ne risultano incentivate;

– la fiducia interpersonale può facilitare la circolazione di conoscenze non codificate, legate alla produzione di beni e servizi, e l’intrapresa in progetti rischiosi;

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Capitale sociale di tipo strutturale

• Per Coleman (1990), il capitale sociale si può considerare come l'"insieme delle relazioni sociali" di cui un soggetto individuale o collettivo dispone in un determinato momento.

• Il capitale di relazioni sociali consiste in una rete di comunicazione tra soggetti, singoli e collettivi, che consente di mantenere "connessi" tra loro individui più o meno vicini e familiari tra loro (attraverso meccanismi di "passa parola", di "adozione" e di "somma degli universi" delle conoscenza e tra comunicanti). (p.93)

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• "Attraverso il capitale di relazioni si rendono disponibili risorse cognitive (informazioni) o normative (fiducia), che permettono agli attori di realizzare obiettivi che non sarebbero altrimenti raggiungibili, o lo sarebbero a costi molto più alti".

• Al livello aggregato quello che conta è il grado di diffusione delle reti di relazioni in un dato contesto spaziale. (p.93)

Capitale sociale di tipo strutturale

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• La metafora dei geopiani

• Tecnologie che sposano questo modello Linkedin, Facebook, Twitter, ecc.

Capitale sociale di tipo strutturale

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Riassumendo abbiamo trattato

• La differenza tra pericolo e rischio

• La definizione sociologica di fiducia

• Tipi di destinatari di fiducia

• Diffusori di fiducia• Casi di fiducia forte e

debole

• Emozioni e fiducia• Due esempi in cui la

fiducia porta alla cooperazione

• Definizione sociologica di cooperazione

• Capitale sociale “strutturale” e “culturale”

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Approfondimenti

in “Fiducia e cooperazione”, S.Rossi, Trieste 2008

• Le trappole della fiducia• Sfiducia• Diffusori di sfiducia• L’influenza dell’ambiente nella cooperazione• Esempi di cooperazione tra imprese del Made in

Italy • Situazioni di capitale sociale “appropriabile”

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Bibliografia

:

Coleman, J.S., “Foundations of Social Theory”, Harward University Press, Cambridge, 1990

Conte, R. e Castelfranchi, C., “La società delle menti, azione cognitiva e azione sociale”, Utet, Torino, 1996

Giddens, A., “Oltre la destra e la sinistra”, Il Mulino, Bologna, 1997; “Le conseguenze della modernità”, Il Mulino, bologna,1994

Mutti, A., “Capitale sociale e sviluppo”, Il Mulino, Bologna, 1998; “I diffusori della fiducia”, in Rassegna Italiana di Sociologia, n.4 1998, Bologna

Rossi, S., “Fiducia e cooperazione”, Edizioni Goliardiche, Trieste, 2008 - (testo di riferimento)

Simmel, G., “Sociologia”, Utet, Torino, 1989

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