Economia Politica Lezione 6 - Libero.it · Sergio Vergalli - Lezione 6 • 24 febbraio 2009 •...

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ilSole 24 ore • Il Nobel dell'economia Stiglitz: «Bernanke troppo ottimista»•• 23 febbraio 2009•• Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, è stato

«eccessivamente ottimista» a dire che nell'arco di tre anni l'economia degli Stati Uniti uscirà dalla crisi. Ne è convinto il premio Nobel per l'economia , secondo cui c'è il rischio reale per gli Usa di entrare in una «malattia giapponese», una recessione «lunga un decennio» come quella che ha colpito il Giappone negli anni Novanta. L'economista, consulente del presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu Miguel D'Escoto Brockmann, è intervenuto oggi ad un seminario al Palazzo di Vetro, spiegando che «ènecessaria una riforma più profonda». Secondo Stiglitz, in particolare, «si deve ripensare all'idea di una riserva globale che sostituisca il Fondo Monetario Internazionale, come aveva proposto John Maynard Keynes piùdi settant'anni fa».

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• 24 febbraio 2009• Fiducia Usa ai minimi.

Bernanke: ripresa nel 2010•

• La recessione che, iniziata nel dicembre 2007, sta mettendo in ginocchio gli Stati Uniti,potrebbe «finire nel 2009». Lo ha detto il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke durante la testimonianza davanti alla commissione bancaria del Senato, sottolineando che «il 2010 potrebbe essere l'anno della ripresa», se le azioni intraprese dal Governo porteranno alla stabilizzazione dei mercati finanziari.

Oggi «l'economia americana sta sperimentando una severa contrazione» ha proseguito il presidente della Fed. «Il Pil americano è sceso nel terzo trimestre del 2008, e questa flessione si è accentuata considerevolmente nel quarto trimestre. Una profonda contrazione dell'attività economica sembra continuare anche nel primo trimestre» dell'anno. Una ripresa totale dell'economia dalla recessione potrebbe avvenire più in là. «È probabile -ha spiegato Bernanke alla commissione bancaria del Senato - che per una piena ripresa dell'economia dall'attuale fase di recessione ci vogliano più di due o tre anni».

Il presidente della Fed ritiene che non sarà necessaria la nazionalizzazione delle maggiori banche per garantire la loro operatività. Al comitato bancario del Senato Usa, Bernanke ha detto che «non occorre avere il controllo o la maggioranza del capitale per lavorare insieme alle banche». Quello che si può fare, ha spiegato il presidente della Fed, «è essere sicuri che gli istituti bancari abbiano sufficienti capitali per operare nelle loro funzioni e, allo stesso tempo, esercitare un adeguato controllo per essere certi che stiano facendo tutto ciò che ènecessario per arrivare a un risanamento».

• Parlando della politica monetaria della Federal Reserve, il presidente della Banca centrale americana Ben Bernanke ha sottolineato che «il tasso sui Fed Funds rimarrà a livelli eccezionalmente bassi per un certo periodo». La Fed durante la riunione dello scorso 16 dicembre aveva abbassato i tassi di interesse a un range compreso tra lo 0 e lo 0,25%, un livello a cui li aveva lasciati nel successivo incontro del 28 gennaio. La Fed è pronta a «usare tutti gli strumenti disponibili per stimolare l'attività economica e migliorare il funzionamento dei mercati finanziari»

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24 febbraio 2009Fiducia Usa ai minimi.

Bernanke: ripresa nel 2010

• Sarà l'economia al centro dell'atteso discorso che questa sera il presidente americano, BarackObama, pronuncerà davanti a entrambi i rami del Congresso. A poco più di un mese dal suo insediamento Obama presenterà ai parlamentari americani le linee guida del suo primo anno alla Casa Bianca il cui obiettivo principale sarà arginare la crisi economica e fermare l'emorragia di posti di lavoro negli Stati Uniti. Obama parlerà alle 21 (le 3 del mattino in Italia) in un discorso che sostituisce quello sullo "Stato dell'Unione" che il presidente rivolge alle Camere ogni anno a gennaio. È stato il presidente a chiedere di parlare alla Nazione anche se normalmente nell'annodell'insediamento lo "Stato dell'Unione" è sostituito dal discorso di insediamento.

Intanto però a fiducia dei consumatori Usa è crollata in febbraio al nuovo minimo storico. Èquanto emerge dal rapporto del Conference Board, secondo cui l'indice relativo è sceso a quota 25 punti, il livello più basso da quando è iniziato questo tipo di rilevamento (1967), contro i 37,4 punti di gennaio. Gli analisti attendevano un calo a 35,5 punti. Il Conference Board ha rilevato un netto deterioramento delle aspettative dei consumatori per i prossimi sei mesi: l'indice è infatti sceso a 27,5, (dal precedente 42,5) che rappresenta anche in questo caso un minimo record. Quanto alla percezione delle condizioni attuali, l'indice è sceso a quota 21,2 da 29,7 di gennaio. In particolare, la percentuale di americani che si attende un aumento dei salari nell'arco dei prossimi sei mesi è scesa al 7,6% dal precedente 10,3%. Quanto all'evoluzione del mercato del lavoro, la percentuale di cittadini che vede prospettive occupazionali positive è crollata al 4,4% (dal 7,1%), mentre quella che ritiene più difficile trovare lavoro è balzata al 47,8%, ai massimi dal 1992. (P.F.)

• 24 febbraio 2009

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Produzione, costi, ricavi e profittiLa funzione di produzione e la legge della

produttività marginale decrescenteLa distinzione temporale tra breve e lungo periodoCome variano i costi al variare del livello della

produzione sia nel breve sia nel lungo periodoCome variano i ricavi al variare del livello della

produzioneLa determinazione del livello di produzione che dà

luogo al massimo profitto per l’impresa

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La funzione di produzioneÈ la relazione tecnica che lega le quantità di input utilizzate alla quantità massima di output ottenibile

q = q(x1, x2, …, xn)

q è la quantità di outputxi sono le quantità di input utilizzate

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I fattori di produzione

È possibile distinguere tra:• Fattori di produzione fissi

input la cui quantità non può essere variata nel periodo di tempo considerato

• Fattori di produzione variabiliinput la cui quantità può essere variata nel periodo di tempo considerato

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La distinzione tra breve e lungo periodo

• Breve periodoè un lasso di tempo sufficientemente breve in cui almeno un fattore di produzione è fisso

• Lungo periodoè un lasso di tempo sufficientemente lungo perché tutti gli input possano essere variati → tutti i fattori di produzione sono variabili

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Funzione di produzione con un solo input variabile

Illustriamo i concetti di• Produttività media• Produttività marginale

Consideriamo il caso in cui un solo input (il lavoro L) sia variabile

q = q(L)

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Produttività media

È data dal rapporto tra il livello di output e la quantità di input utilizzata per ottenerlo

PMEL = q(L)/L

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Produttività marginale

Rappresenta la variazione di output dovuta a un incremento unitario dell’input

PMGL = Δq(L)/ΔL

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Legge della produttività marginale decrescente

Quando quantità crescenti di un fattore variabile sono combinate a quantità date di un fattore fisso, a un certo punto ogni unità addizionale del fattore variabile produrrà un minore output addizionale dell’unità precedente

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Ricapitolando…..

• PMGLè crescente fin quando la produzione totale aumenta in modo più che proporzionale all’aumento dell’input variabile (punto A). Poi comincia a diminuire fino a diventare negativa (punto C)

• PMELè dapprima crescente fino a intersecare la curva della produttività marginale (punto B) e poi è decrescente

q

L

A

B

C

PMELPMGL

L

PMEL

PMGL

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La funzione di produzione nel lungo periodo

Nel lungo periodo tutti gli input (nel nostro caso L e K) sono variabili

q = q(L, K)

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Funzione di produzione con due input variabili

Se fissiamo il livello produzione, q0, in modo che

q0 = q(L, K)

è possibile rappresentare la funzione di produzione nel piano (L, K) attraverso curve di livello dette isoquanti

K

L

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Isoquanto

È una curva su cui si trovano le combinazioni di input che permettono di ottenere la stessa quantità di output

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La mappa degli isoquanti

• A curve più lontane dall’origine corrispondono livelli di produzione maggiori (q2>q1>q0)

• Gli isoquanti sono curve decrescenti

• Gli isoquanti non si intersecano tra loro

• Gli isoquanti sono curve convesse

K

L

q0

q1

q2

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Il saggio (tecnico) marginale di sostituzione

Ci dice di quanto deve aumentare la quantitàutilizzata di un input nel caso di una riduzione unitaria della quantità utilizzata dell’altro input se si vuole mantenere costante il livello di produzione

è pari, in valore assoluto, al rapporto tra le produttivitàmarginali dei due input

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I costi di produzione

I costi di produzione dipendono• dalla produttività dei fattori• dal prezzo dei fattori

Se i mercati dei fattori sono in concorrenza perfettaSe, data la funzione di produzione, scegliamo la quantitàutilizzata dei fattori di produzione in modo da minimizzare i costiIl costo dipende solo dall’output

CT = CT(q)

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Costo totale

Il costo totale di produzioneCT = CT(q)

è dato dalla somma tra• Costo fisso (CF)

dato dal costo per acquisire i fattori di produzione fissi

• Costo variabile (CV)dato dal costo per acquisire i fattori variabili

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Costo totale• Il costo fisso non varia con la

quantità prodotta: esso èrappresentato da una retta orizzontale

• Il costo variabile varia con l’output: la curva che lo rappresenta passa per l’origine; il suo andamento èinfluenzato dalla legge dei rendimenti decrescenti

• La curva di costo totale è data da una semplice traslazione verticale della curva di costo variabile

CT

q

CF

CV

CT

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Costo medio

È pari al costo per unità di produzione

CME = CT/q

Si può distinguere tra costo fisso medio (CFME) e costo variabile medio (CVME) (CME = CFME + CVME)

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Costo marginale

È la variazione di costo dovuta a un incremento unitario di produzione

CMG = ΔCT/ Δq

Tutti i costi marginali sono variabili

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La relazione tra costo totale, costo medio e marginale

• CMGè decrescente fino a che il costo totale aumenta in modo meno che proporzionale al crescere del livello di produzione; in seguito ècrescente

• CMEè dapprima decrescente fino all’intersezione con la curva del costo marginale; poi diventa crescente

• CFMEè sempre decrescente

• CVMEsi comporta come CME

CT

q

A

CMECMG

q

CMGCME

CFME

CVME

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I costi di lungo periodo

Il costo totale nel caso di due input variabili (L e K) èpari a

CT = wL + rK

Se fissiamo il livello di costo CT0 èpossibile rappresentare il costo totale nel piano (L,K)

Otteniamo la retta di isocosto

K

L

CT0/r

CT0/w

w/r

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La retta di isocosto

È una retta i cui punti rappresentano le combinazioni dei due input che comportano lo stesso livello di costo totale di produzione per l’impresa

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La mappa degli isocosti

K

L

A rette più lontane dall’origine corrispondono combinazioni dei due input che comportano un costo maggiore per l’impresa

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La combinazione ottima degli input

Dato il livello di produzione fissato, q*, l’impresa sceglie la combinazione dei fattori in modo da minimizzare il costo di produzione

La combinazione (L*, K*) ottima corrisponde al punto di tangenza tra isocosto e isoquanto

K

L

q*

E

L*

K*

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Nel punto di scelta ottima

rw

PMGPMGSTS

K

L −=−=

rPMG

wPMG KL =

Il criterio di scelta della combinazione ottima degli input è dato dall’uguaglianza delle

produttività marginali ponderate

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I rendimenti di scala

• Rendimenti costanti di scalaun aumento percentuale degli input produce lo stesso incremento percentuale di output

• Rendimenti crescenti di scalaun aumento percentuale degli input produce un incremento più che proporzionale dell’output

• Rendimenti decrescenti di scalaun aumento percentuale degli input produce un aumento meno che proporzionale dell’output

Se ipotizziamo di variare nella stessa proporzione tutti gli input

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Economie di scala

Un’impresa gode di economie di scala se i costi medi di produzione diminuiscono all’aumentare dell’output prodotto

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Motivazioni alla base delle economie di scala

• Motivazioni tecnologiche1. Rendimenti crescenti di scala• Motivazioni non tecnologiche1. Specializzazione e divisione del lavoro2. Indivisibilità3. Il «principio del contenitore»4. Maggiore efficienza dei macchinari grandi5. Prodotti congiunti6. Produzione a stadi successivi7. Economie di organizzazione8. Costi comuni9. Economie finanziarie10. Economie di varietà

ECONOMIE DI SCALA A LIVELLO DI IMPIANTO

ECONOMIE DI SCALA A LIVELLO DI IMPRESA

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Diseconomie di scala

In un’impresa si manifestano diseconomie di scala quando il costo medio di produzione aumenta all’aumentare dell’output prodotto

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Motivazioni alla base delle diseconomie di scala

• Problemi gestionali e di coordinamento• Peggioramento delle relazioni industriali• I lavoratori possono sentirsi alienati

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Economie e diseconomie esterne di scala

Costituiscono aumenti o diminuzioni del costo medio di produzione dovuti alla dimensione dell’industria in cui opera l’impresa

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La curva di costo medio di lungo periodo (CMELP)

Le ipotesi alla base della costruzione della curva• I prezzi dei fattori sono dati• Lo stato della tecnologia e la qualità dei fattori

sono dati• L’impresa sceglie, dato il livello di output, la

combinazione di input che minimizza il costo

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La forma della curva CMELP

È possibile che le curve di costo medio di lungo periodo assumano diverse forme

• Decrescente, quando vi sono economie di scala• Crescente, quando vi sono diseconomie di scala• Costante, quando i costi sono costanti

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La forma della curva CMELP

Generalmente si ipotizza che la curva CMELP abbia una forma a U

• Fino al livello di produzione q1all’aumentare della produzione si manifesteranno le economie di scala

• Quando le economie di scala sono state sfruttate i costi medi rimarranno costanti

• Infine, quando il livello di produzione va oltre q2cominceranno a manifestarsi le diseconomie di scala

Cos

toq1 q2 q

ECONOMIE DI SCALA

COSTI COSTANTI

DISECONOMIE DI SCALA

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La relazione tra le curve di costo medio di breve e di lungo periodoNel lungo periodo un’impresa può considerare di variare il fattore il cui ammontare èfisso nel breve periodo e ottenere così per ogni livello di tale fattore la corrispondente curva di costo medio di breve periodo

Cos

ti

q

CMEBP1

CMEBP2CMEBP4

La curva di costo medio di lungo periodo rappresenta l’inviluppo inferiore delle curve di costo medio di breve periodo

CMELP

CMEBP3

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La scala minima efficiente di produzione

È il livello di produzione minimo che consente di minimizzare il costo medio

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Una ripartizione temporale piùprecisa

• Brevissimo periodotutti i fattori di produzione sono fissi

• Breve periodoalmeno un fattore di produzione è fisso

• Lungo periodotutti i fattori di produzione sono variabili, ma la loro qualità è data

• Lunghissimo periodotutti i fattori di produzione sono variabili sia per quantità che per qualità

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Ricavo totale, medio e marginale• Ricavo totale

RT = p ⋅ q• Ricavo medio

è l’ammontare che l’impresa ottiene per unità vendutaRME = RT/q

se l’impresa vende tutta la quantità prodotta allo stesso prezzo allora il ricavo medio è pari a p ([p ⋅ q]/q)

• Ricavo marginaleè l’incremento di ricavo ottenuto da un’unità aggiuntiva venduta

RMG = ΔRT/Δq

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Per analizzare l’andamento del ricavo totale, medio e marginale rispetto all’output è necessario distinguere le condizioni del mercato in cui opera l’impresa

• Impresa non in grado di influire sul prezzo• Impresa in grado di influire sul prezzo

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I ricavi quando il prezzo è dato

La curva di domanda dell’impresa è una curva orizzontale

• Ricavo medioè costante e pari al prezzo

• Ricavo marginaleè anch’esso costante e pari al prezzo

• Ricavo totalesi può rappresentare con una linea retta passante per l’origine e con pendenza pari al prezzo

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I ricavi quando l’impresa è in grado di influenzare il prezzo

L’impresa fronteggia una curva di domanda decrescente

• Ricavo mediocoincide con il prezzo (la curva di domanda)

• Ricavo marginale dipende dall’elasticità della domanda al reddito

1. è positivo se la domanda è elastica2. è negativo se la domanda è

anelastica3. è nullo se l’elasticità è pari a 1 • Ricavo totale

è una curva prima crescente (finché RMG>0) e poi decrescente (quando RMG<0)

RMERMG

q

RT

q

p = RME

R (ε=1)

ε>1

ε<1

RMG

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Massimizzazione del profitto

Per massimizzare il profitto• Usiamo le curve di costo e ricavo totale• Usiamo le curve di costo e ricavo medio e

marginale

Il profitto è dato dalla differenza tra il ricavo totale e il costo totale di produzione

π = RT − CT

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Massimizzazione del profitto usando costi e ricavi totali

π = RT − CT

Il profitto è massimo dove è massima la differenza tra ricavo e costo totale

πRTCT

q

RT

CT

π

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Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e

marginali1. Usiamo le curve di

ricavo marginale e costo marginale per trovare l’output che massimizza il profitto

La condizione di massimo profitto è

RMG = CMG

RMGCMG

q

RMG

CMG

q*

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Massimizzazione del profitto usando ricavi e costi medi e

marginali2. Usiamo le curve di

ricavo medio e costo medio per trovare l’ammontare del profitto massimo

Il profitto massimo è pari all’area tratteggiata

Ric

avi,

cost

i

q

RMG

CMG

q*

RME

CME

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Il profitto normale

Il costo-opportunità di gestire l’impresa rappresenta un costo e come tale è incluso nei costi di produzione

• è detto profitto normale• è pari a

tasso di profitto normale (%) = tasso di interesse privo di rischio + premio per il rischio

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Il significato di profitto

Il profitto che si vuole massimizzare è l’eccedenza sul profitto normale ed è detto extra-profitto