Fichte

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Prima si indicava come fondamento della conoscena il Principio di Identità. Ma Fichte afferma che in “A=A”, si dà per assunto che A sia determinato come un dato di fatto. Invece andrebbe considerato colui che PENSA il concetto “A”, e cioè l’Io, che nell’atto di pensare pone sé stesso: “Io=Io”. L’Io non ha bisogno di essere spiegato a sua volta, poiché è la base di ogni spiegazione. Assumendo l’Io come principio NON SOLO formale, ma anche materiale del sapere, significa assumere l’Io come Assoluto.

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Prima si indicava come fondamento della conoscena il Principio di Identità.Ma Fichte afferma che in “A=A”, si dà per assunto che A sia determinato come un dato di fatto.Invece andrebbe considerato colui che PENSA il concetto “A”, e cioè l’Io, che nell’atto di pensare pone sé stesso: “Io=Io”.L’Io non ha bisogno di essere spiegato a sua volta, poiché è la base di ogni spiegazione.Assumendo l’Io come principio NON SOLO formale, ma anche materiale del sapere, significa assumere l’Io come Assoluto.

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La prima proposizione della Dottrina della Scienza.L’Io pone sé stesso.Ciò il cui essere (la cui essenza) consiste soltanto nel porre sé stesso come esistente, è l’Io come assoluto soggetto.L’Io è auto-produzione, auto-creazione e auto-coscienza.

La seconda proposizione della Dottrina della Scienza.All’Io si oppone il Non-Io.L’Io costituisce il momento della libertà, e il Non-Io costituisce il momento della necessità.Tuttavia, il Non-Io, in quanto posto dall’Io stesso, non lo annulla e non si contrappone ad esso in modo totale, ma lo limita e definisce.

La terza proposizione della Dottrina della Scienza.Nell’Io stesso, l’Io è limitato dal Non-Io e il Non-Io è limitato dall’Io.Essa costituisce la sintesi delle due affermazioni precedenti, ed esprime l’esigenza che l’opposizione del Non-Io venga ricompresa nello stesso Io che l’ha prodotta.“Nessuna antitesi è possibile senza sintesi” (Fichte).Questo denota l’esistenza di un Io limitato e divisibile, in cui si riscontra la molteplicità degli oggetti individuali che percepiamo.

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Queste tre proposizioni delimitano necessariamente anche le prime tre categorie, cioè quelle della qualità: affermazione, negazione e limitazione.L’Io afferma e limita sé stesso.Tuttavia la “deduzione” di Fichte è diversa da quella di Kant, che era di natura trascendentale e riguardava i principi a priori.In Fichte, la deduzione è conoscenza metafisica del soggetto e dell’oggetto DALL’Io. Tesi, Antitesi e Sintesi sono i tre momenti della dialettica dell’Io, in un processo che si prolunga all’infinito.L’Io, mediante l’immaginazione produttiva, inconsapevolmente crea il Non-Io, e ciò descrive la discrepanza che nasce nell’opposizione che si ha tra gli Io empirici (i singoli uomini) e la realtà delle cose empiriche.L’Io e il Non.Io, opponendosi, si dividono formando la molteplicità degli Io empirici e delle cose.

Tuttavia, l’Io empirico non è né diverso né separato dall’Io assoluto, e perciò all’immaginazione produttiva fa seguito la riflessione consapevole, mediante la quale il Non-Io è ricondotto e ricompreso nell’Io, che riconosce il Non-Io come suo prodotto.

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In conclusione, con l’auto-coscienza e auto-riflessione, l’Io scopre che il Non-Io non è un dato esterno, ma qualcosa che è posto da lui stesso.L’Io pone sé stesso come limitato dal Non-Io.

Quando l’Io pone sé stesso come limitato dal Non-Io, conosce, mediante la riflessione, i suoi oggetti. (IO TEORETICO).L’IO PRATICO pone il Non-Io come limitato dall’Io, rivolgendosi agli oggetti non per conoscerli, ma per modificarli.Mediante l’Io pratico, l’Io produce uno sforzo, una tensione, lo Sforzo Morale.Esplica la sua attività infinita, cioè la moralità.Questo sforzo ( che è la caratteristica peculiare dell’attività pratica) trova una resistenza, un ostacolo: il Non-Io, che è il materiale del dovere reso accessibile ai sensi.Vi è il Primato dell’attività pratica dell’Io su quella teoretica.Come era un processo all’infinito la dialettica dell’Io teoretico, così la dialettica dell’Io pratico è uno sforzo infinito, poiché continuamente supera gli ostacoli che si trova di fronte.Ciò si parafrasa nel primato della moralità sulla conoscenza.

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Come diceva Kant, bisogna distinguere l’agira umano tra quello estrinseco dell’azione, e quello intrinseco dell’intenzione con cui l’azione è compiuta.Questa duplicità è il fondamento della distinzione Fichtiana tra morale e diritto (dottrina della morale e dottrina del diritto).Mentre il diritto presuppone l’esistenza di altri, di una vita in società, la moralità si svolge essenzialmente all’interno dell’Io.Il Diritto (come i diritti naturali con cui l’uomo nasce) è funzionale solo in rapporto all’esistenza degli altri uomini.La Morale è intrinseca nell’Io, e solo l’Io riguarda.Una volta che l’Io esiste, e altri Io empirici reclamano diritto sulle cose, entra in gioco il Diritto, che è imposto a tutti e punisce le trasgressioni al fine di vivere in società.Così nasce lo Stato, come formazione di volontà generale.

Stato di Polizia1) Potere di Polizia, che impedisce la

violazione del diritto.2) Potere Giudiziario, che constata se una

violazione c’è stata.3) Potere Penale, che sancisce la pena per

la violazione commessa.Di questi tre poteri è responsabile il governo.Il fondamento dello Stato è il Contratto Sociale, che ha come suo principio il diritto che ciascuno possa vivere del proprio lavoro.

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Lo Stato garantisce questo Diritto.

Può farlo solo in un modo: diventando uno Stato Commerciale Chiuso.Mentre lo Stato Liberale è inadatto al compito, poiché lascia fare al libero gioco delle potenze economiche il secondo tipo di Stato è economicamente autosufficiente.Fichte distingue i cittadini in tre ceti: produttori, artigiani e commercianti.Determinando il numero i esponenti dei ceti che è funzionale all’economia dello Stato, esso diviene autonomo ed equilibrato.

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